promises

di coccinellanna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** promises ***
Capitolo 2: *** ... ***
Capitolo 3: *** ... ***
Capitolo 4: *** ... ***



Capitolo 1
*** promises ***


*attenzione: la storia contiene spoiler giganteschi per chi non ha visto l'ultimo episodio della quinta stagione. Better safe than sorry!

Non le piaceva guidare. Lo aveva sempre fatto con una certa riluttanza. Guidare per quei quaranta minuti che separavano il college da Mystic Falls era uno sforzo disumano. E pensare che appena adolescente aveva pianificato il suo coast to coast con Bonnie e Caroline: destinazione Los Angeles, tutto pianificato come solo delle tredicenni sanno fare, soste per il bagno e cambi alla guida compresi. L'entusiasmo tipico di giovane neopatentata le era stato portato via troppo presto. A volte lo sognava ancora, quel tonfo sordo che aveva sentito mentre l'auto dei suoi genitori cadeva in acqua.

Sorpassare il Wickery Bridge fu niente rispetto al dolore lancinante che provò quando scorse il grande cartello che l'accoglieva nella sua cittadina. Per un istante le sembrò di averlo accanto, mentre la macchina attraversava la pineta e imboccava il viale principale. La piazzetta, la fermata dello scuolabus, il municipio, il negozio di antiquariato, la chiesa e poi il Mystic Grill. L'ultima volta aveva cercato una strada alternativa, ma poi si era detta che era sciocco, che doveva superare il suo blocco in qualche modo.

Il vialetto dei Salvatore era affollato di macchine. Elena parcheggiò e chiuse la portiera alle proprie spalle con estrema lentezza, cercando di ritardare il più possibile il momento in cui avrebbe varcato quella porta. Le aprì Caroline.
-Ciao, Elena. Sono appena arrivata... Riesci a credere che in questa casa non c'è una presa che vada bene per il mio arriccia capelli?-

Caroline sapeva sempre farla sorridere, nonostante l'occasione non fosse delle più liete. Elena sapeva che non era "appena arrivata" a casa Salvatore. Nell'ultimo periodo le visite di Caroline a Mystic Falls si erano parecchio intensificate eppure Liz continuava a lamentarsi di quanto poco tempo la figlia passasse con lei.
-Care, ha chiamato Tyler. Dice che è in ritardo... oh, ciao Elena! Non ti ho sentito arrivare-
Ed Elena non aveva mai sentito Stefan chiamare Caroline con quel nomignolo. I nomignoli erano più una da cosa da suo fratello. Non aveva dubbi che Caroline e Stefan fossero diventati più che amici. Era dolce che glielo tenessero nascosto. Non capiva perchè lo facessero, ma era dolce.

-Ciao.-
Elena odiava se stessa per il suo modo di fare. Una volta avrebbe probabilmente abbracciato Stefan e lo avrebbe tempestato di domande. Ora rispondeva a monosillabi e restava in piedi all'ingresso, senza nemmeno togliersi la giacca, come se fosse a casa di un estraneo. Non voleva essere così, sapeva di far preoccupare i suoi amici e Stefan non si meritava questo suo comportamento.
Si sforzò di schiodarsi dall'ingresso e scese i gradini fino al soggiorno. I ricordi cominciarono a riaffiorare e Elena li cacciò via impegnandosi a togliere il cappotto. Fece scorrere i bottoni fuori dall'asola in modo meticoloso, come un chirurgo durante un'operazione. Voleva far durare quella distrazione il più a lungo possibile. Non era la prima volta che lo faceva: il mese scorso, durante la festa di riapertura del Grill si era rovesciata apposta il suo drink sul vestito. Poi era sparita in bagno ed era rimasta lì per secoli nel tentativo di togliere la macchia.

-Allora, ho sentito che hai ricominciato a scrivere?-
Stefan si sedette di fronte a lei, porgendole un bicchiere.
-Sì, sto scrivendo un romanzo. In realtà sono pensieri sparsi, che spero si trasformino in un romanzo in qualche modo-. Si sforzò di sorridere per rassicurare Stefan.
Si rigirò il bicchiere di vetro fra le mani, ricordandosi di quello che lui aveva scaraventato addosso alla parete. Quel gesto di stizza le era rimasto in mente: avevano fallito quella sera, non avevano sconfitto Klaus e tutto sembrava andare a rotoli. Ricordò di come lo aveva fatto calmare, prendendo il volto fra le sue mani e promettendogli che avrebbero superato anche quella difficoltà. Sembrava passato un secolo.

-Siamo pronti?- Alaric sbucò dal piano superiore, visibilmente teso. Ric era più simile a lei, non aveva l'aplomb di Caroline e Stefan. Dopotutto perchè avrebbe dovuto, stava per onorare il primo anniversario della morte del suo migliore amico.
-Sì, sì siamo pronti!- Caroline li raggiunse trafelata nel soggiorno, stringendo fra le mani un nastro nero. Fece segno ad Elena di girarsi e glielo sistemò fra i capelli. Elena mormorò un grazie.

Stava per salire in macchina con Alaric quando le venne in mente cosa si era scordata di fare. Tornò dentro e salì velocemente le scale fino alla prima camera a sinistra. Fino alla SUA camera. Era interessante come entrare nella stanza che una volta avevano condiviso non  fosse così doloroso come tutti si sarebbero aspettati. Lo aveva fatto più di una volta da quando era morto e, seppur ogni volta si fosse ritrovata a piangere sul letto stringendo fra le braccia qualcosa di suo, era sempre catartico. Questa volta non aveva tempo di fermarsi, si diresse versò la cassettiera e aprì l'ultimo cassetto. All'interno c'era una scatola di legno che, a detta del suo proprietario, conteneva un vino davvero pregiato. Le aveva promesso che un giorno o l'altro avrebbero festeggiato qualcosa insieme e si sarebbero scolati tutta la bottiglia. E le aveva anche fatto promettere di non svelare mai ad Alaric quel nascondiglio. -Se muoio prima di uno di voi due- aveva detto scherzando -allora avete il permesso di brindare con questa bottiglia sulla mia tomba!-.

Note: grazie a chi leggerà. Non ho ancora deciso se aggiungerò dei capitoli, se vi è piaciuta recensite così saprò se continuare o no. Un abbraccio...
     

 

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Capitolo 2
*** ... ***


Era una splendida giornata a Mystic Falls. Ad Elena non piaceva la pioggia, ma quel giorno si era ritrovata a sperare che il cielo si rannuvolasse almeno un po'. Tutto quell'azzurro non le dava tregua: non poteva fare a meno di pensare ai suoi occhi maledettamente celesti. Alaric guidava al suo fianco, in silenzio. Sapeva che stava soffrendo almeno quanto stava facendo lei.

Una volta era entrato nella stanza di Damon trovandola distesa sul letto a soffocare le lacrime sul suo cuscino. Alaric l'aveva stretta forte a sè per un istante poi le aveva raccontato per la centesima volta di come Damon si fosse fermato per salvare Liz, di quanto lui si sentisse in colpa per essere tornato dall'altra parte per primo, di quanto sembrasse felice in quell'ultimo istante in cui l'aveva visto. -Avrei preferito essere io - le disse quella sera -darei la mia vita per farlo tornare da te, Elena. Ma non posso-.

Nessuno poteva portare indietro Damon.

Nessuno poteva portare indietro Bonnie.

Non importava quante lacrime Elena versasse. Non importava quante volte Stefan prendesse distrattamente in mano qualcosa di suo fratello per poi accorgersene e perdersi nei ricordi. Non importava che Jeremy si fermasse davanti alla tomba di Bonnie tutti i giorni prima di andare a scuola.  

Attorno alla cripta dei Salvatore c'era già una piccola folla. Volti famigliari le sorridevano, ma lei dovette farsi forza per trattenere le lacrime. Lì davanti, fra la boscaglia, era stato sistemato un piccolo leggio con le foto di Damon e Bonnie ai lati. Stava proprio dove li avevano visti per l'ultima volta, prima di essere inghiottiti dalle tenebre.
Elena vide Jeremy. Lui le fece un cenno, avvicinandosi. Non dissero niente, si abbracciarono e basta. Sapeva di non essere stata presente nella vita di suo fratello come avrebbe dovuto, in quell'ultimo anno. Ogni volta che guardava suo fratello vedeva Bonnie. Vedeva  sè stessa in lacrime, mentre gridava arrabbiata alla sua migliore amica per averla fatta tornare indietro senza Damon. Vedeva Bonnie che le diceva che era tutto finito, che non c'era più nulla da fare. Non avrebbe mai immaginato che quello sarebbe stato il suo ultimo ricordo di lei. Era davvero convinta che Bonnie avesse trovato un modo per salvarsi, perchè lei lo faceva sempre. Lei aveva sempre la soluzione. Ora invece lei non c'era più.
Caroline era stretta a Stefan, che aveva uno sguardo sofferente in volto. Tyler e Matt stavano accendendo delle candele da sistemare attorno al piccolo altarino. Vide Enzo comparire fra gli alberi, tenendosi a distanza dal loro gruppo. Elena mormorò un grazie, sicura che lui l'avrebbe sentita.
Liz Forbes si avvicinò al leggio, pronta a cominciare.
-Oggi siamo qui per onorare la morte di due persone speciali, due amici che si sono sacrificati per chi avevano di più caro e per la propria città. Vi chiedo di prendere in mano una di queste candele e di tenerla fino alla fine della cerimonia-.
 
-Conosco Bonnie da tutta la vita. Ricordo ancora il giorno in cui siamo diventate amiche. Eravamo alle elementari, avevamo forse sette anni. Era una bella giornata, come oggi, e stavamo facendo l’intervallo in cortile. Kristy Anderson mi disse che non potevo saltare la corda insieme a lei e alle sue amiche. Mi arrabbiai tantissimo e le diedi un pugno in faccia. La maestra fece chiamare mia madre sul lavoro e decisero insieme la punizione. - Lo sguardo di Caroline si spostò su sua madre, che la guardava sorridente.
-Il giorno successivo Bonnie parlò con la maestra. Le raccontò che Kristy e le sue amiche mi prendevano in giro da un po’ di tempo,le raccontò di tutte le volte in cui io avevo ignorato le loro risatine e i commenti cattivi che si sussurravano nell’orecchio. Da quel momento in avanti due cose divennero certe: che le bambine di sette anni possono essere perfide e che io e Bonnie saremmo state amiche per sempre.-

Elena sentiva gli occhi bruciare e trovò la mano di suo fratello stretta nella sua, come se volesse aggrapparsi per non cadere.
Caroline continuò  -Bonnie è stata mia amica nei momenti belli e in quelli brutti, mi ha voluto bene anche quando anche io mi odiavo. Mi ha coperto quando finsi di dormire a casa sua e in realtà andai alla festa di Bill White, non ha mai rivelato a nessuno la mia cotta segreta per Pete, il fratello ventiduenne di Bill, e di come la sera della festa mi ubriacai e tentai di baciarlo. Non mi ha mai giudicata, non importa quanti errori facessi. E non ha mai chiesto niente in cambio. Perché è questo quello che rendeva Bonnie speciale: ti voleva bene senza mai chiedere niente in cambio. Era disposta a tutto per le persone che amava. Sarebbe stata felice di vedervi qui oggi. Anzi, sono sicura che ovunque sia ci sta guardando e sta cercando di trattenere le lacrime proprio come sto facendo io adesso. Vi direbbe che va tutto bene, che la vita va avanti e che il futuro che vi aspetta è splendido. Vi direbbe di non dimenticarvi delle persone che avete intorno e di essere sempre presenti l’uno per l’altro. Ci manchi, Bonnie…-
Caroline lasciò il microfono, con gli occhi ridotti a due fessure per impedire alle lacrime di uscire e le labbra piegate in una smorfia di dolore. Stefan corse ad abbracciarla. Alaric posò una mano sulla spalla di Jeremy, che teneva la testa bassa e lo sguardo fisso a terra.

Quando Caroline, qualche settimana prima, le aveva chiesto se era disponibile a dire qualcosa su Damon durante la cerimonia, Elena aveva rifiutato. In quel momento si vergognava un po', ma sapeva che non sarebbe mai stata in grado di reggere una cosa del genere. Forse era perchè ancora non riusciva a pronunciare il suo nome.  Aveva provato a scrivere qualcosa di sensato da dire, ma tutto sembrava così insulso, così banale. E lui era il contrario della banalità.
Alaric era stato ben felice di prendersi quella responsabilità, anche se Elena si accorse che, mentre si avvicinava al leggio, era visibilmente emozionato.
 
- Damon avrebbe odiato tutto questo. Se fosse qui vi direbbe di smetterla di comportarvi da ragazzini, vi direbbe che stringere fra le mani queste candele non serve a niente e poi probabilmente mi chiederebbe dove ho nascosto gli alcolici. Ha fatto molti errori nella sua lunga vita, non serve certo che io stia qui ad elencarveli. Insomma quell'idiota mi ha anche ucciso un paio di volte! Ma vorrei che lo ricordaste per qualcos'altro. I nomignoli che ci affibbiava. I suoi commenti sarcastici... io facevo fatica a non ridere, ma cercavo sempre di trattenermi per non dargli la soddisfazione. Il modo con cui si faceva carico di mille responsabilità, volendo a tutti i costi fare l'eroe, ma senza mai prendersi i meriti. La sua dote naturale nel mandare a rotoli tutte le relazioni che si impegnava a costruire. La sua capacità di amare in maniera totalizzante, senza mezze misure. Io lo ricorderò così, perchè Damon è sempre riuscito a farsi perdonare tutto il resto-.             
 
Note: scrivere questo capitolo è stato veramente difficile (sì, ho pianto. sì, più di una volta). Prometto che il prossimo sarà più incentrato su Elena. In fondo siete qui per quello, o no?
Grazie a tutti quelli che vorranno leggere/recensire/seguire la mia storia...
Un abbraccio

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Capitolo 3
*** ... ***


Elena era felice di tornare al college. Quel weekend a Mystic Falls aveva assorbito tutte le sue energie ed ora il suo corpo le domandava un po' di normalità. Voleva soltanto essere un'anonima studentessa, con i capelli spettinati e lo sguardo di chi si è appena alzato, che attraversa il campus correndo per non arrivare tardi alla lezione. Voleva soltanto spettegolare con Caroline mentre ingurgitava quantità inammissibili di gelato al cioccolato. Voleva lamentarsi del professore carogna, di quello che infila nell'esame proprio il paragrafo che tutti avevano deciso di saltare.

Dopo la morte di Bonnie, lei e Caroline avevano cambiato stanza. Avevano anche fatto amicizia con un paio di ragazze che stavano dall'altra parte del corridoio. Le sembrava incredibile come scambiare quattro chiacchiere con loro prima di una lezione o nella pausa pranzo fosse diventata un'abitudine irrinunciabile. Eppure loro non sapevano niente di lei, o meglio qualcosa sapevano, ovviamente, ma Elena sentiva che non era sufficiente. Non aveva mai parlato con loro dei suoi genitori, ad esempio. O di Damon.  
Era quello che le mancava di più di lui. L’intimità. Dal momento in cui l’aveva conosciuto, Damon era riuscito a capirla meglio di chiunque altro. Per la prima volta nella sua vita aveva sentito di avere accanto una persona a cui poter dire tutto. Qualunque cosa, sicura di non essere giudicata.
La sua assenza era pesante, come un macigno pronto a crollarle addosso senza preavviso. Le mancavano i suoi occhi azzurro cielo. Le mancavano i momenti in cui lui non era in grado di sostenere il suo sguardo e allora i suoi occhi fissavano intensi un punto lontano imprecisato. Faceva fatica ad ammettere che le era sempre piaciuto vedere Damon in difficoltà, ammutolito e con i pugni serrati per non perdere la calma, vederlo insicuro, convinto di non essere abbastanza per lei, convinto di non poter essere il principe azzurro della storia. Quelli erano i momenti in cui Damon era vulnerabile. Ed Elena era quasi certa che fosse stato in uno di quei momenti che si era perdutamente innamorata di lui.

-Ciao, Elena! Vuoi che ti aiuti?-
Elena si risvegliò dai propri pensieri e si accorse di essere ferma sul pianerottolo della seconda rampa di scale del dormitorio, con un  paio di libri sotto il braccio e un borsone nell’altro.
-No, grazie Kira.-
-Avanti dammi i libri, li porto io. Non dirò a Caroline che ti sei fermata sulle scale con il fiatone, promesso!-
Elena ridacchiò e le passo i due volumi.
-A dire la verità mi sono fermata perché ero distratta, non avevo il fiatone.-
-Ah, capisco. Meditazione sulle scale.-
Elena non fece in tempo a ridere di nuovo, perché Kira era già partita di corsa e aveva imboccato il corridoio sulla destra, a mo di sfida. Lei fece con calma. Sentì Kira bussare alla porta e raccontare a Caroline sghignazzando cosa era appena successo. Sì, era decisamente felice di essere tornata lì, in quel posto che non era casa, ma che per ora era quello che ci assomigliava di più.
 
Erano passate da poco le dieci. Elena stava facendo passare i canali della televisione, seduta a gambe incrociate sulla moquette della stanza. Caroline stava studiando. Più che altro stava sfogliando svogliatamente il libro, fermandosi solo a leggere i titoli dei paragrafi.
-Senti, Elena. Ti devo parlare…- Caroline si girò dalla scrivania, con lo sguardo preoccupato.
-Che succede?-
Elena aveva la sensazione di sapere quale sarebbe stato l’argomento e da come la sua amica si agitava sulla sedia aveva probabilmente ragione.

-Sai, ultimamente io… - Caroline aveva iniziato a gesticolare, come faceva sempre quando era nervosa – io e Stefan ci siamo avvicinati. E credo che, insomma lui mi piace.-
-Sì, lo avevo capito.- Elena guardò la sua amica, cercando di non ridere. Caroline si morse un labbro ed esitò un attimo, prima di continuare.
-E io piaccio a lui. Si potrebbe dire che stiamo insieme.-
-Lo sapevo! Mi sono insospettita dal momento in cui hai cominciato a passare intere giornate a Mystic Falls e poi tornavi qui tutta sorridente e con la testa fra le nuvole. Non puoi nemmeno immaginare quanto io sia felice per voi!-
-Quindi non sei arrabbiata?-
Per tutta risposta Elena si alzò dal pavimento e andò ad abbracciare la sua amica.
-No, Care, non sono arrabbiata. Perché dovrei esserlo? Però non capisco perché hai aspettato fino ad adesso per dirmelo.-

-Perché credevo che potesse darti fastidio. Non  fraintendermi, lo so che fra te e Stefan non c’è più niente. Non è quello. Mi sembrava egoista dirti che mi sono innamorata e che non sono mai stata più felice in vita mia, quando tu pochi mesi fa hai perso Damon. E lo so cosa stai per dire, ma non è vero che stai bene, che va tutto bene. Io lo vedo che soffri da quando lui non è più qui e vorrei sapere cosa fare, che cosa dirti per farti stare meglio ma non lo so. E poi dopo che tu e Stefan avete litigato la scorsa estate tutto è diventato così strano e lo sai che ho cercato di non prendere parte. Stefan dice che tra di voi è tutto a posto, ma sappiamo entrambe che non è così. Tu non torni mai a Mystic Falls… -
Caroline smise di parlare. Elena aveva gli occhi lucidi e guardava con intensità il pavimento.

-Care? Posso dormire nel tuo letto per stanotte?- Caroline annuì e la strinse così forte che per un attimo Elena pensò che la potesse stritolare.
Poi si lasciò andare e pianse fra le braccia della sua amica, come non faceva da tanto tempo.
 

-Cosa ti ho detto riguardo alle mie camicie?- la testa di Damon si girò nella sua direzione non appena entrò nella stanza. Il suo sguardo percorse il corpo seminudo di Elena.

-Che sono bellissima quando le indosso?- Elena si mise in posa, scimmiottando una fotomodella. Damon ridacchiò, poi si avvicinò e la baciò lentamente.

-Sei stupenda, con o senza camicia. Però sai che potrei essere poco delicato mentre te la tolgo…- le sue labbra percorsero il collo di Elena -e questa camicia mi piace un sacco. E questo mese mi hai già strappato tre camicie-
-Siamo in ritardo- Elena cercò di mantenere la calma, nonostante la scia di baci che Damon stava lasciando sulla sua clavicola. Erano davvero molto in ritardo e Caroline gli avrebbe uccisi.

-Ricordami ancora perché dobbiamo aiutare la bionda con i preparativi di una festa a cui non ho intenzione di lasciarti partecipare?-
-Perché Bonnie è in viaggio, Stefan sembra essersi volatilizzato e ho promesso a Matt che non lo avrei lasciato solo a sgobbare. Eh, scusa perché non mi lasceresti andare alla festa di Caroline?-

-Perché ho in mente modi migliori per passare il 4 luglio- Damon le fece l’occhiolino e Elena considerò seriamente l’ipotesi di dar buca alla sua amica. Lei e Damon non riuscivano a stare lontano l’una dall’altro, erano come due calamite che si erano sfiorate per troppo tempo e adesso non potevano fare a meno di scontrarsi con tutta la forza di cui erano capaci.

-Notizie di tuo fratello?- Elena non voleva fare quella domanda e infatti il volto di Damon si incupì immediatamente.
-Niente.- disse, scuotendo piano la testa –spero solo che non sia ripiombato nelle sue vecchie abitudini-.  

Damon sospirò rumorosamente.

-Ehi- Elena prese il suo volto fra le mani –sono sicura che sta bene. Se non fosse così lo sapremmo, giusto? Tutto questo non è colpa tua, lo sai. Rifarei le stesse scelte e gli stessi errori che ci hanno portato fino a qui un altro milione di volte, Damon. Perché ti amo. E perché tuo fratello ti perdonerebbe qualunque cosa. Quindi adesso sorridi e preparati a diventare un dipendente sottopagato della ditta di Caroline Forbes.- Damon roteò gli occhi, ma non riuscì a trattenere un sorriso -Ah, dimenticavo! Hai solo cinque commenti sarcastici a disposizione per il resto della giornata quindi usali bene!-.  

 

Elena si svegliò di soprassalto. Non aveva mai odiato tanto la sveglia come quella mattina.     

Note: lo so che Kira suona come un nome da cane (a me piace tantissimo però sono gusti), ma stavo guardando orphan black e non sono riuscita a inventarmi niente di meglio. La scena tra Damon e Elena era ovviamente un flashback ambientato nell'estate fra la quarta e la quinta stagione. grazie a tutti quelli che recensiscono/leggono/piangono mentre leggono/seguono la mia storia. Prometto di aggiornare entro settimana prossima, anche se non so quanto dobbiate fidarvi di una studentessa in sessione estiva. Un abbraccio  

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Capitolo 4
*** ... ***


Elena fissava lo schermo del computer da quelle che sembravano ore. La pagina bianca era davanti ai suoi occhi, macchiata solo dalla linea nera, a sinistra, che compariva e scompariva. Doveva scrivere un racconto breve per la sua classe di scrittura creativa, ma le parole non uscivano. Non aveva niente da dire e quelle poche idee che riusciva a mettere per iscritto le sembravano di una banalità imbarazzante. 
 
Elena stava fissando il soffitto da almeno una ventina di minuti. Al suo fianco Damon si agitava nel sonno, senza lasciarle chiudere occhio. Non si limitava ad agitare le braccia in aria, ma parlava anche: frasi sconnesse, urla e risatine inquietanti. Ogni tanto ad Elena piaceva rimanere a sentirlo sproloquiare e osservare le smorfie buffe che faceva, ma quella notte era particolarmente stanca. E quella notte, forse anche per colpa del caldo, Damon era particolarmente inquieto.

Ad un tratto iniziò a gridare un nome, Sofia, ripetuto fino allo sfinimento. Poi più niente per un po', fino a quando con un gridò si svegliò spaventato.


Elena si girò a guardarlo, mentre lui si metteva seduto con il cuore che batteva all'impazzata.
-Brutto sogno?-
-Sì... ti ho tenuto sveglia, non è vero?-
-Non fa niente. Sai, se dovessi raccontare a qualcuno i discorsi che fai nel sonno tutta la tua reputazione di vampiro cattivo andrebbe in fumo-

-Nessuno ti crederebbe- Damon si abbassò per baciarla, ma lei lo respinse.
-No, non ti bacio. Sono offesa!- Elena fece la sua migliore faccia imbronciata e incrocio le braccia sul petto.

-Cosa?! Sei offesa perchè parlo nel sonno?-
-No sono offesa perchè di solito chiami il mio nome o al massimo Stefan, non quello delle altre.-
Damon sembrava aver capito di chi stesse parlando e questo fece insospettire un po' Elena. Fino a quel momento era stato uno scherzo, ma era possibile che lui le stesse nascondendo qualcosa? No, era impossibile. Elena scacciò quei pensieri da fidanzata paranoica dalla testa.  

-Lo sai, vero, che non faccio apposta?-
Lo sguardo serio e un po' ferito sul volto di Damon le fece trattenere a stento una risata, rischiando di farle saltare la copertura. Si girò, dandogli le spalle, intenzionata a recuperare qualche ora di riposo. Dopo qualche minuto, cercò con la mano il braccio di Damon e lo tirò verso di sè, in modo che le sue braccia l'avvolgessero. Lo sentì sorridere, mentre le lasciava un bacio fra i capelli.
     

-Cosa stai facendo?- la voce squillante di Caroline la svegliò. Si era addormentata ed ora il foglio di Word era pieno di lettere che si susseguivano senza significato. La sagoma dei tasti le era rimasta impressa sulla guancia destra. Elena voleva lamentarsi con la sua amica del brusco risvegliò, ma in fondo aveva sognato Damon e questo le era bastato per risollevarle un po' il morale. Era strano: non le era mai successo di sognarlo così tante volte nel corso di pochi giorni. In quei sogni le sembrava tutto così nitido e definito, come se fosse realmente lì, a ripetere di nuovo quelle parole, con le sue braccia strette attorno a sè.
 
-Perchè non ti prepari e andiamo a Mystic Falls?- chiese Caroline, come se stesse facendo una telepromozione per una crociera ai Caraibi.
-A Mystic Falls? Di nuovo!?- replicò Elena, con la voce ancora impastata dal sonno. Non era sicura che tornare a casa per la seconda volta in meno di una settimana fosse una buona idea e non aveva alcuna intenzione di affrontare Stefan. Probabilmente era ciò che voleva la sua amica, che lei e Stefan parlassero.  
  
Entrando nel Mystic Grill Elena si complimentò con se stessa per essere riuscita a sfuggire alle grinfie di Caroline. Aveva liquidato i due piccioncini, con la scusa di voler essere il terzo incomodo, e se l'era data a gambe.

-Ciao!-
-Ehi, straniera- Matt stava pulendo il bancone del Grill. Il locale era stato completamente rimesso a nuovo, ma in fondo non era poi così diverso da come era prima di... prima dell'esplosione.   

-Non riesco ancora a credere che tu abbia comprato questo posto!-

-Nessuno lo voleva dopo che lo avete fatto saltare in aria- Matt sorrise, come un papà orgoglioso della propria creatura.
-Dove hai trovato i soldi?-
-Un donatore segreto-. Elena si chiese perchè il suo amico facesse tanto il misterioso. Non aveva idea di quanto potesse costare un posto del genere, ma di sicuro era più di quanto lei o Matt potessero mai permettersi.

-Lo conosco?-
-Certo che lo conosci, Elena. E comunque è un prestito...-
-Adesso posso avere da bere?-

-Credevo fossi venuta a trovare me… Aspetta!-
-Cosa?-

-Ti stai sedendo... guarda sotto lo sgabello-. Elena si piegò e alzò piano lo sgabello sul quale si stava per accomodare, molto curiosa.  

"eternamente riservato a Damon Salvatore"

La scritta era incisa in corsivo su una piccola targhetta di bronzo. Ci fece scorrere lentamente la dita, fermandosi sull'iniziale del suo nome. Guardò Matt sorridente e mormorò un grazie. Poi rimise a posto lo sgabello e si sedette su quello alla sua destra.

-Bene, dopo questo ho decisamente bisogno di ubriacarmi-.
 
Non si ricordava quanto tempo era rimasta al Grill, ma la testa cominciava a diventarle pesante. Aveva decisamente bevuto troppo e per la seconda volta quella giornata si addormentò lì dove era, con le braccia distese sul bancone del Grill sicura che Matt, una volta finito il turno, l'avrebbe riportata a casa.
 

-Elena?- quando Damon la chiamò era fuori a prendere il sole. Gli occhiali sistemati sugli occhi, pantaloncini e top, un buon libro fra le mani. Caroline sosteneva che i vampiri non potessero abbronzarsi, Elena era quasi sicura che fosse solo una leggenda del passato quando, effettivamente, senza anello sarebbero finiti abbrustoliti. Quando avevano chiesto a Damon, il giorno prima, un parere professionale, lui aveva scosso la testa contrariato e poi se n'era andato senza dare alcuna risposta.

-Cosa?-
-Puoi entrare? Ti dovrei parlare di una cosa...- Elena lo seguì, un po' preoccupata dal suo tono di voce serio.
Entrarono dalla portafinestra del soggiorno. Davanti a loro c'erano due grossi scatoloni e poi una serie di vecchi fogli sparsi sul tappeto.

-Sai quel nome che ho detto nel sonno questa notte? Sofia?
-La tua amante negli anni '30?- commentò Elena, acidamente. 
-Non era una delle mie conquiste, quindi puoi smettere di essere gelosa. Sofia Salvatore era mia madre.- Elena si coprì la bocca con le mani.

Si vergognava così tanto. Come aveva potuto scherzare su una cosa del genere.

Lui non parlava mai di sua madre. Era la prima volta che Elena sentiva il suo nome. Non sapendo bene cosa dire, ubbidì al gesto di Damon e si sedette accanto a lui, davanti alle scatole.

-Questa è lei.- passò ad Elena l'immagine sbiadita di una bellissima donna. Aveva i lineamenti decisi e lo sguardo serio, ma sembrava così giovane. -E' morta quando avevo otto anni, una malattia inspiegabile per i medici. Lei e mio padre non si amavano più da tempo. Era una ribelle, ti sarebbe piaciuta.-

Elena strinse forte la mano di Damon. Inspiegabilmente era lei a non riuscire a trattenere le lacrime, lui sorrideva sereno.
-Cosa c'è nelle scatole?-
-Perchè non le apri...-

Libri.
Tantissimi libri, vecchi e ingialliti ma non completamente distrutti dal tempo, come se qualcuno si fosse impegnato per conservarli al meglio. Elena li fece passare fra le mani. Erano in lingua originale: francese, tedesco, italiano. Alcuni erano addirittura delle prime edizioni e avevano probabilmente un valore inestimabile.


-Mia madre leggeva moltissimo. E non leggeva esattamente libri adatti per una donna sposata con uno dei più ricchi costruttori della zona. Le piacevano i libri scomodi molto più di quanto le piacesse fare le faccende di casa! Mio padre si chiedeva perchè non spendesse tutti quei soldi in vestiti come le donne dei suoi amici, invece che farsi mandare "carta" in nave dall'Europa. Quando si ammalò, mi ricordo che iniziò a leggere volumi di biologia, come se volesse essere lei stessa a farsi la propria diagnosi.-        

-Ti manca?-
-E’ morta centocinquanta anni fa, Elena.-
-Sì, lo so, ma non vuol dire niente. Ti può mancare comunque.- Elena riconobbe quello sguardo sul volto di Damon. Stava aggrottando lo sopracciglia e fissava un punto lontano davanti a lui, come se volesse incenerire la parete.

-Non mi manca- sembrava lo dicesse più per tranquillizzare lei, che perché ci credesse veramente –mi dispiace che sia morta così giovane, che fosse incastrata in un matrimonio che non voleva e in una vita che non faceva per lei, che Stefan non si ricordi nemmeno il suono della sua voce. E mi dispiace per quel bambino di otto anni, ecco.-

-Quel bambino di otto anni è ancora lì sotto, Damon.-
-Come fai a dirlo?- la voce di Damon era improvvisamente rauca, quasi violenta. Elena rimase in silenzio per qualche istante, come ad aspettare che lui si calmasse.

-Perché mi sono innamorata di lui-.  

 
Damon era senza fiato. Le visioni che stava avendo in quegli ultimi giorni avevano qualcosa di incredibile. Giorni era una parola esagerata, visto il posto in cui si trovava. Aveva perso completamente la concezione del tempo, poteva essere morto da una quindicina di minuti o da sessanta anni, non lo sapeva dire. Non che il posto in cui si trovava fosse poi così male.

Di certo non era l’inferno, ma nemmeno il paradiso. Era probabilmente un limbo e lui non era solo. Avvertiva la presenza di altre anime. Era come se fosse intrappolato in una bolla di sapone completamente circondata dalla nebbia. Avvertiva dei suoni soffusi e degli spostamenti d’aria attorno a lui.

Qualche tempo fa era riuscito ad incontrare Bonnie (la streghetta, per qualche motivo, era riuscita ad entrare nella sua bolla anche se per pochissimo tempo), ma anche lei aveva ben poche informazioni su quello che stava succedendo. Forse era venuto il momento di provare a cercarla.

Quei flashback dei momenti felici tra lui ed Elena si susseguivano, uno dopo l’altro, così veri e nitidi. Erano pieni di dettagli e, cosa molto strana, non sembravano rispecchiare esattamente i suoi ricordi, ma piuttosto quelli di lei. Era come osservare una scena che aveva già vissuto, ma da un altro punto di vista.   



Note: ecco che si entra un po' più nel vivo. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, se è così recensite! Grazie di cuore a tutti quelli che seguono la mia storia.

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