Dragon Ball A, Parte III: L'incubo degli Inferi

di Aven90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Invasione dagli Inferi ***
Capitolo 2: *** Il ritorno della squadra Genew ***
Capitolo 3: *** Intervento dei Kaioh ***
Capitolo 4: *** Solo pochi rimangono ***
Capitolo 5: *** Fuori uno! ***
Capitolo 6: *** Goten contro Burter ***
Capitolo 7: *** Trunks Super Saiyan III ***
Capitolo 8: *** Gohan diventa Ginew ***
Capitolo 9: *** La fuga di Genew ***
Capitolo 10: *** La fusione dei Tre ***
Capitolo 11: *** Majin Freecell ***
Capitolo 12: *** Tensilin Saikyou No Senshi ***
Capitolo 13: *** Piccolo scopre il suo vero potere ***
Capitolo 14: *** Le due fusion ***
Capitolo 15: *** Morte di Ub. ***
Capitolo 16: *** Addio, terrestri! ***
Capitolo 17: *** Goku non si arrende ***
Capitolo 18: *** La sconfitta di Goku ***
Capitolo 19: *** I Son ***
Capitolo 20: *** Gotenks Super Saiyan IV ***
Capitolo 21: *** La speranza è la Genkidama ***
Capitolo 22: *** Aiuto dall'Universo ***
Capitolo 23: *** Inaspettata reazione! ***
Capitolo 24: *** La disfatta ***
Capitolo 25: *** Fine di Gotenks ***
Capitolo 26: *** Tutto perduto? ***
Capitolo 27: *** Il guerriero leggendario ***
Capitolo 28: *** Lotta all'ultimo sangue ***
Capitolo 29: *** L'aiuto decisivo di Vegeta ***
Capitolo 30: *** Fine di un incubo? ***
Capitolo 31: *** La rivolta delle sfere ***
Capitolo 32: *** Il Drago della prima stella ***
Capitolo 33: *** Troppo facile ***
Capitolo 34: *** Acqua, Fuoco e Aria ***
Capitolo 35: *** Forza, Vegeta! ***
Capitolo 36: *** Intervento di Piccolo ***
Capitolo 37: *** Le ultime due! ***
Capitolo 38: *** Il super Drago ***
Capitolo 39: *** Tutto fumo e niente arrosto ***
Capitolo 40: *** Ancora uno! ***
Capitolo 41: *** Addio, Piccolo! ***
Capitolo 42: *** L'ultima Genkidama ***
Capitolo 43: *** Grazie, Saiyan! ***
Capitolo 44: *** La fine di una grande avventura ***



Capitolo 1
*** Invasione dagli Inferi ***


Ci è stato sempre insegnato, fin da piccoli, che chi muore avendo nell’animo la malvagità, il suo spirito sarebbe stato purificato da Re Enma in persona e reincarnato a seconda della punizione, quindi si potrebbe rinascere topo oppure brontosauro.

In realtà, chi aveva commesso malefatte atroci senza aver avuto nemmeno un atto di pietà nei confronti del prossimo, andava negli Inferi, a pagare con la dannazione eterna, senza possibilità di appello.

Ed è lì che sono andati i nemici di Goku, Broly compreso.

Per inciso, a capeggiare quel posto, vi era un triumvirato composto da Freezer, Cell e Majin Bu, i quali cercavano la loro vendetta.

Primo passo: tornare in vita. Pertanto si riunirono, convinti che quel giorno sarebbe stato l’ideale, dopo anni di allenamento, con conseguente miglioria da parte di Freezer, del quale si poterono notare notevoli progressi. Forse quello che ne ha beneficiato di più del trio.

Gli Inferi: un posto che nessuno si augurerebbe mai di visitare.

Un ammasso immenso di catene montuose, clima rigido oltre la sopportazione umana e  pieno di gente poco raccomandabile, responsabili dei più efferati crimini che la storia universale ricordi, puniti per sempre negando loro la redenzione della reincarnazione.

E quel giorno, in quel tavolo scolpito nella roccia, sedevano i tre cattivi per eccellenza.

A capo tavola, Freezer, che aveva più esperienza nella tirannia politica degli altri due, e per dimostrarlo si era portato dietro anche i suoi cinque migliori elementi, la Squadra Ginew, tre disposti alla sua sinistra e due alla sua destra.

Di fronte a Freezer sedeva Cell, che annoiato aveva incrociato le gambe e osservava annoiato il suo collega che faceva la ruota, accanto a lui un uomo dall’aspetto anziano, ma ancora molto energico.

Infine, alla destra di Cell, il piccolo demone rosa che tanto aveva flagellato l’Universo all’alba dei tempi: Majin Bu, la creatura del mago Bibidi, tuttavia venuto da solo.

“Dichiaro la riunione ufficialmente aperta” esordì Freezer alzandosi: non faceva molta differenza, la sua statura non gli conferiva un aspetto imponente.

“Tu non decidi niente da solo. Lo sai, vero?” ribatté Cell all’altro capo, squadrando il suo avversario coi suoi occhi gelidi.

Freezer fece una smorfia per scimmiottarlo.

“Sempre le emorroidi, eh, Cell? Stando a quanto detto, oggi dovrebbe essere il giorno. Vero, Dottor Gelo?”

Quest’ultimo annuì soddisfatto. “Esatto. Sono riuscito a creare un circuito per confondere re Enma, senza bisogno di stregonerie e artifizi vari. Che fra l’altro non capisco dove stiano il mago Bibidi e il mago Babidi. Anche loro hanno commesso crimini orrendi!”

Nessuno seppe rispondere, così Freezer tornò a parlare. “Allora ripassiamo il piano. Da oggi...”

Due figuri spuntarono dall’unica via possibile senza volare.

Due esseri minuti, vestiti dalla stessa maniera, sogghignavano al vedere i già presenti.

“Siamo gli alleati di Majin Bu” esordì quello verde con una cuffia da piscina nera. “io, ad esempio, sono suo padre”

“Scusa, padre, ma in realtà avrei dovuto essere io a fregiarmi di quel titolo, visto che mi sono sbattuto per farlo resuscitare!” sì intromise Babidi, sempre terribile.

Bibidi ridacchiò nel vedere Babidi protestare, e lo squadrò dall’alto in basso.

“Mi sembra il minimo, come figlio” rispose lui, poi prese a sedersi alla destra di Majin Bu.

“Adesso la riunione può cominciare” concluse infine.

“Ehi, avevamo già dato il via alla riunione. Per quanto ci riguarda conta solo il parere del signor Freezer!” interloquì Ginew, l’essere viola con due corna più vicino al suo padrone.

“In ogni caso” riprese Freezer “volevo sapere il motivo di questo ritardo”, rivolgendosi ai due maghi.

“Ci siamo persi” ammise candidamente Babidi. Ma nessuno gli credette, forse solo Guldo, l’alieno con molto occhi della squadra Ginew.

“E stavo parlando io” rispose Freezer. “Abbiamo finito di dire che oggi è il giorno della nostra vendetta. Un altro minuto di ritardo e sareste rimasti fuori. Il nostro caro dottor Gero, del quale ringrazio sempre per la nuova trasformazione che mi ha conferito” il dottor Gero s’inchinò per ricevere i ringraziamenti “ha creato un marchingegno tale da poter far confondere i piani alti. Ed ecco che serviva il vostro aiuto”

Bibidi si sistemò sula sedia, tossicchiò qualcosa ma lasciò che fosse Freezer a fare la prima mossa.

“Perché senza incantesimi il Portale non si apre. Ci sono voluti anni, ma finalmente il mio fido Ginew l’ha trovato”

“Diciamo che ci è inciampato sopra” ironizzò Rekoom, ma solo Jeeth rise di guasto.

Ginew lo guardò con disgusto e spiegò com’era avvenuto quel casuale e forse fatale incontro: “Beh, stavo passeggiando come sempre, quando un forte vento mi stava spazzando via, e qui il vento porta con sé anche aghi molto appuntiti, eh. Comunque, stavo cercando di aggrapparmi quando aprii una specie di maniglia che dava all’interno di una stanza bianca. Sono entrato e alla fine c’erano un sacco di macerie, come di una casa distrutta. Mi misi a ripararla, con l’aiuto di Reekom, e poi comunicammo la nostra scoperta al signor Freezer. Lì per lì ci stava eliminando, ma quando gli abbiamo detto che la casa portava al palazzo del Dio della Terra, si è ringalluzzito e anzi ci ha premiato con molti onori.”

“Adesso è lui che ci paga i croissant la mattina” annuì Reekom.

Freezer tossicchiò. “Lasciate perdere. Per quanto riguarda voi, abbiamo scoperto che il Portale si apre solo con quella tempesta oppure nulla. Perciò serve la vostra magia”

Bibidi tossicchiò ancora.

“Ti serve per caso una pastiglia?” chiese Freezer, squadrandolo.

“No… mi chiedevo piuttosto quand’è che si parlerà di compensi. Sapete, Babidi, mio figlio, mi ha parlato molto della Terra e dei suoi abitanti un po’… particolari, e quindi sarei il primo a venire con voi in questa spedizione. Ma mi serve una garanzia. Mettiamo che riescono a batterci”

Freezer arricciò le labbra viola. Se lo aspettava, avrebbe ragionato allo stesso identico modo, nei suoi panni. Ma gli dava fastidio che lo facevano anche gli altri.

“Sentiamo, allora. Che tipo di ricompensa vorresti?”

Bibidi guardò Freezer dritto negli occhi, in modo da non perdere nessuna reazione. “La testa di Son Goku su un piatto d’argento”

Nessuno rispose, ma la tensione crebbe esponenzialmente. Persino Majin Bu, che fino a  quel momento aveva dormito, si era svegliato, turbato dal brusco cambiamento dell’aura.

Cell sospirò e disse “A me sta bene, è più con Gohan che ce l’ho. Devo dire che Son Goku l’ha pensata molto bene, a differenziare i nemici, che così possono vendicarsi a scelta libera”

“Mi dispiace, Cell, ma devo dissentire” interloquì Freezer, “perché la testa del Super Saiyan è già mia. Credo che nessuno qui voglia ribattere, e ricorda che in una votazione vincerei sempre io, perché siamo sei contro cinque”

“Esatto! Perché noi siamo la Squadra Ginew!” disse Burter aprendo la bocca per la prima volta. Ginew avrebbe voluto ballare, ma Freezer gli aveva raccomandato esplicitamente di non farlo.

In ogni caso, né Freezer né i creatori di Majin Bu sembravano cedere, vista anche l’atmosfera creatasi.

“Un momento, ragazzi” s’intromise il dottor Gelo.

Tutti lo guardarono.

“Perché non creiamo un guerriero leggendario che possa soddisfare i desideri di tutti? Cell vuole vendicarsi di Gohan, Freezer e Majin Bu di Goku. Bene, per evitare conflitti interni, creerò uno strumento per modificare il corpo di tutti e tre e metterli insieme in un unico corpo, in modo da creare un guerriero invincibile nel pieno senso della parola”

“Scusa, Gelo, ma se c’è da modificare qualcosa in Majin Bu, solo io posso metterci le mani, al massimo mio figlio”

Gelo s’infastidì, ma concesse comunque la loro collaborazione.

Così, in quattro e quattr’otto, la soluzione del Guerriero Perfetto fu attuata, ma solo come ultima soluzione.

“Bene! E adesso… apriamo il portale!” incalzò Freezer.

Conosceva fin troppo bene quella sensazione: gli prudevano le mani, gli batteva il cuore, il sangue correva il doppio…

Insomma, stava di nuovo per uccidere. Certamente c’erano stati attriti nella riunione, ma quello era: la rivalsa degli inferi si sarebbe scatenata tutta sulla Terra.

Andarono dunque al punto convenuto.

“Sperando che non ci veda nessuno” osservò Ginew.

“E chi dovrebbe vederci?” chiese Freezer. “Ho già chiesto a mio padre se vuole accompagnarci, ma ha rifiutato. Non so cos’abbia in testa, ma penso che gli faccia male il cuore, da quando il Contrappasso ha colpito anche lui”

“Contrappasso? Vuoi dire che gli farà sempre male il cuore perché Trunks l’ha ucciso?” chiese Cell.

“Esatto” annuì il tiranno, che stava per tornare tale.

Gelo sapeva già cosa avrebbe dovuto fare: aveva già predisposto tutto in una consolle simile a quella che avevano i DJ nelle discoteche.

Premette qualche tasto apparentemente a caso e una coltre di fumo apparve sulle loro teste.

“Siamo sicuri che funzioni?” chiese Jeeth. Gelo non gli rispose, non era sua abitudine parlare coi moscerini.

“Bene, adesso Bibidi e Babidi ci faranno la cortesia di aprire il Portale!” disse Freezer.

Bibidi si fece avanti, bloccando suo figlio con un braccio.

Quest’ultimo, urato, si mise ad urlare. “PADRE! Perché mi state escludendo? È sempre stato così, finché siete stato in vita! Tutto voi dovete fare, Majin Bu vi ha ucciso ed è stato giusto farlo riportare in vita, a adesso questo vostro atteggiamento mi ha studiato! Ormai non sono più un poppante, ed è ora che vi dimostri quanto valgo!”

Bibidi scosse la testa. “Non ti ho mai perdonato il fatto che ti sia vantato di essere più abile di me”

Il figlio sbuffò divertito. “Beh, non è forse la verità?” . i suoi occhi si illuminarono e la testa di Bibidi, il creatore di Majin Bu, esplose.

“Bene, e adesso siamo pronti non solo per aprire il portale, ma anche per calare dal cielo terrestre e distruggere tutto con un’azione violenta!” dichiarò Babidy, stringendo gli occhi con fare malvagio.

 

 

Ha dunque inizio l'ultima parte della super long di Dragon Ball! Stavolta ho boluto omaggiare i grandi guerrieri delgi Inferi, in una maniera migliore di quanto è stato fatto nel GT! Vedremo se vi piaccia, nel frattempo godetevi questo capitolo, il numero 71 complessivamente!

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Capitolo 2
*** Il ritorno della squadra Genew ***


Era già passato un anno da quando la spedizione che aveva combattuto contro Broly, e molte cose erano cambiate all’interno degli Z Warriors, ad esempio fra Bra e Ub era scoccata una scintilla che si spense ben presto, rimanendo in ogni caso ottimi amici.

Crilin e Tensinhan erano molto migliorati, per quanto fosse possibile data la loro età non più verdissima. In ogni caso era stupefacente il loro miglioramento, sembrava davvero che avessero sempre trent’anni, merito soprattutto della tuta fabbricata da Bra, che nel frattempo l’aveva modificata a seconda delle esigenze.

Per quanto riguardava Goten e Trunks, finalmente decisero di prendere una decisione definitiva.

“Cosa avreste deciso? Di fare outing?” chiese Vegeta, con le mani in tasca. Anche Goku era curioso.

“Vogliamo due ottimi allenatori perché la nostra forza è troppo scandalosa. Abbiamo un brutto presentimento, pertanto vogliamo allenarci con voi seriamente”

Vegeta trasse un respiro di sollievo. “Meno male. Credevo che ci avreste detto che avreste cominciato una relazione! Lo sai, Trunks, che io non intendo imparentarmi con Kakaroth!”

Trunks scosse la testa. “Io e Goten non potremmo mai stare insieme! A prescindere dai nostri gusti sessuali, siamo troppo simili!”. Da bambino avrebbe detto “troppo diversi”. Come cambia, la vita.

Vegeta annuì. Sembrava anche contento. “Bene, allora cercherò un allenatore per te che sia adatto. BRA!”

Bra venne all’istante.

“Allena tuo fratello!” ordinò il padre. Bra annuì vigorosamente, divenendo il ritratto della felicità.

“Capirai che se ti allenassi io mi rallenteresti, mentre io devo superare Kakaroth. Capisci?”

Bra annuì “Sono assolutamente d’accordo con papà! Cominciamo subito, anzi!”

Trunks impallidì, ma tuttavia accettò quella novità; mentre Goten avrebbe preso lezioni sempre da Goku stesso, che non poneva problemi di sorta.

E così erano passati undici mesi da quella scena, e ormai sia Goten che Trunks avevano raggiunto livelli inaspettati, tanto da ricevere i complimenti dai loro maestri.

“Bene, bravo! Riesci bene a combattere anche contro noi due messe assieme!” osservò Bra, che aveva chiesto a Pan di darle una mano, visti i progressi del fratello maggiore. “Mi sa che ormai hai superato il livello del Super Sayan, e anche di parecchio! Ciò gioverà a Gotenks!”

Lo asseriva poiché per undici mesi Trunks non si trasformava in Super Saiyan, proibito a priori dalla sorella.

“Lo spero” disse Trunks, asciugandosi il sangue dalla bocca. “Anche tu sei più forte di quel che pensavo”. Doveva ammetterlo.

Bra ridacchiò. La sua faccia di bronzo gli suggeriva di contrapporre Gotenks con la sua controparte Fusion femminile, ma non era del tutto sicura che l’avrebbe fatto. Era una donna di classe, non poteva certo abbassarsi a ballare in quel modo stupido!

E arrivò anche il momento per Goten di concludere l’allenamento.

“Sei stato fenomenale! Non farmi vedere a che livello di Super Saiyan, deve essere una sorpresa per il prossimo attacco!” disse Goku, esausto ma soddisfatto.

“Sembra che tu goda nel vedere nuovi nemici sempre più forti. Eh?” osservò Ub.

Già, quel che pensavo anche io. Non è che sbagli fra amici e nemici? fece maliziosa una voce ben nota dentro Goku.

“Sta’ zitto” sibilò Goku a Kakaroth. Poi disse ad alta voce “Sei stato grande, Goten. Io stesso non sapevo fare di meglio alla tua età”

Goten sorrise.

Ma quei due sorrisi non sarebbero durati a lungo, solo ventiquattro ore scarse.

Era un martedì pomeriggio qualunque, alla Città dell’Ovest, e la vita procedeva tranquilla, quando un buco a forma di porta si spalancò nel cielo, come se ci fosse sempre stato e si era aperto solo in quel momento.

Dieci figure scesero con una velocità inaudita, cominciando subito a distruggere tutto quello che vedeva.

“CHE STA SUCCEDENDO? ODDIO, MORIREMO TUT…” aveva urlato un passante, che venne incenerito prima di esprimersi del tutto.

“Che cosa sta succedendo?” se lo chiese anche il re Kaioh.

“C’è il rischio che ne abusino anche altri, come ad esempio Broly, che con lo Zenkai Power diventerebbe ancor più micidiale!” osservò Dai Kaioh, con assoluta pacatezza ed erre moscia, come se la questione non lo riguardasse.

Per il momento il Portale rimase aperto senza che alcuno ne usufruisse, ma chi vi era uscito fino a quel momento sarebbe stato sufficiente per aprire un’altra saga.

“Maledizione! Com’è che ancora non si è presentato nessuno?” chiese Freezer.

“Eccomi!”

La voce possente di Goku, arrivato col teletrasporto, si fece annunciare per tutto il resto del corpo.

“Oh, eccoti, Goku!” salutò Freezer, sogghignante e ridendo di gusto all’idea di poter vendicarsi personalmente senza dover dire niente a Babidy, che cercava di fare ragionare Majin Bu a suon di incantesimi.

“Goku, ascoltami!”

Poi la voce di re Kaioh arrivò dal cielo.

“Oh, Re Kaioh! È lei?” chiamò Goku, perplesso.

“Maledizione, Goku! Ci conosciamo da anni! Possibile che tu non sappia ancora riconoscermi?”

Goku avrebbe voluto rispondere, ma non gli venne in mente niente.

“Comunque, ascoltami bene! ho bisogno di te e Vegeta qui, c’è anche Pai Ku Han!”

Goku sgranò gli occhi nel sentire quel nuovo nome.

“Eh? E chi sarebbe?” chiese dunque.

“Lascia perdere! Bene, venite subito che vi sarà spiegato tutto sul posto! Ho già parlato col Dai Kaioh e non ci sono problemi se due vivi vengano qui a dare una mano!”

Goku annuì e sparì alla vista di Freezer che aveva osservato con molta attenzione ogni movimento del Saiyan.

“Il solito scimmione… non sa che prima di andarsene si salutano gli ospiti?” disse Freezer, poi chiamò con un fischio i suoi scagnozzi, che arrivarono saettanti.

“Rekoom!”. L’umanoide dai capelli fiammanti si mise in diagonale in uan posa talmente assurda da far venire dal ridere.

“Burter!”. L’alieno blu si mise in diagonale in una  posizione assurda.

“Jeeth!”. L’alieno rosso scostò i capelli con fare pseudo seducente e inginocchiatosi levò le mani al cielo.

“Guldo!”. Il nanetto verde dai molti occhi copiò la stessa posizione.

“Ginew!”. Il capo della banda mostrò le terga poiché avevano finito le cartucce originali.

“TUTTI PER UNO, UNO PER TUTTI! SQUADRA GINEW IN AZIONE!”

Alla fine, una serie scomposta e scoordinata si presentò agli occhi del tiranno appena tornato in vita.

“Che piacere rivedere questo balletto” commentò serico il loro capo. “Trovate Goku, piuttosto!”

“SUBITO!” urlarono tutti quanti, e si sparsero per il pianeta.

“Quei cinque sciocchi lo troveranno.. sono diventati fortissimi da quando li ho messi nelle mani di Gelo… e dire che Cell l’ha avuto sempre a portata di mano quando era vivo”

Freezer ignorava che Cell era stato a malapena un embrione quando Gelo era in vita, quindi non avrebbe potuto usufruire di alcunché nemmeno volendo.

Reekom scese per strada a Satan City, incontrando il beniamino di quella città, per puro caso.

“Tu! mi sai dire dove posso trovare Son Goku? Ho un conto in sospeso con lui!”

Era vero. Quella gomitata gli faceva ancora male e per il Contrappasso il dolore si ripercosse per tutto il suo soggiorno negli inferi.

Mister Stan non si aspettava certo di ritrovarsi quell’armadio nel balcone, perciò perplesso cominciò a balbettare.

“S-s-s-son G-goku, hai detto? Beh, lo conosco, ma non so dove si trova in questo m-m-momento” farfugliò il campione del mondo.

“Umpf. Sapevo che eri una mezza calzetta, me lo dice il mio Scouter; ma se mi dici che conosci Son Goku e poi non me lo presenti, allora sei anche un cretino!”

E cominciò a fare il “Balletto del Cretino”, coniato in anni di solitudine agli inferi.

Mister Satan non capiva se il nuovo arrivato piombato dal cielo stesse scherzando o faceva sul serio, ma forse era meglio non provocarlo: o al limite chiamare il suo “migliore allievo” per dargli una bella lezione.

Nel frattempo Jeeth, Burter e Guldo erano dall’altra parte del mondo, alla casa del Maestro Muten, dove vi trovarono l’intera squadra terrestre.

Crilin, Ten, Yamcha e i due Cyborg, a proteggere il vecchio maestro.

“Ecco dove ci hanno portato i nostri Scouter! Di fronte queste mezze calzette!” disse Guldo. “Li uccido tutti?”

“Sarebbe meglio” rispose Burter. “A meno che non ci dicano dov’è Son Goku!”

“Anche se ve lo dicessimo, ci eliminereste ugualmente, quindi mi sa che dovremmo combattere” rispose il numero 17, già riscaldandosi.

“Perspicace, eh? Non rilevo alcuna energia da te… sarai di sicuro una mezza cartuccia come tutti gli altri” disse Jeeth. “Me ne occupo io. Tu, Guldo, sta’  in campana!”

Guldo lo scimmiottò, ma eseguì l’ordine.

Ginew invece volava ancora, osservando la Terra in volo. Non gli sfuggiva niente, avrebbe trovato da solo Son Goku, e avrebbe finalmente ballato il valzer con Freezer.

Nel frattempo, Cell sedeva su una delle macerie davanti al dottor Gelo, fissandolo intensamente.

“Secondo te, questa cretinata del Guerriero Colossale può funzionare?” chiese Cell, sempre convinto dei propri mezzi.

“A parte che si chiama Guerrieor Supremo, inoltre sai meglio di me che l’ho fatto per zittire Bibidi e Babidi. Chissà cos’è successo a Bibidi, poi. Si può morire una volta morti?”

Cell pescò dalla memoria una cosa che sapeva Goku. “La sua anima è scomparsa, non so dove sia andata a finire, forse non esiste più”

Gelo non disse nulla. Seccava ad entrambi non agire, ma per il momento era meglio che fosse Freezer a fare il lavoro sporco, mentre loro avrebbero ucciso Som Goku e Son Gohan senza per forza doverli cercare. Se Freezer o uno dei suoi avrebbe torto un capello a uno solo dei due sarebbero stati eliminati immantinente.

Non avevano paura di Babidi e Majin Bu, poiché erano ancora al punto di partenza.

“Majin Bu… perché non mi riconosci?” chiese Babidi, quasi implorante, di fronte al nano dormiente.

“E va bene, piccolo impertinente… se vuoi essere rinchiuso nella sfera dimmelo!”

Il demone rosa aprì un occhio solo, guardando sospettoso il figlio del suo creatore.

“Bene, così mi piaci! E adesso, distruggiamo tutto!”

 

 

 

 

Lasciatemi spiegare il perché della Squadra Genew. I favolosi cinque, gli esseri più temuti della Galassia, non sono stati trattati molto approfonditamente nel manga, secondo me si poteva scrivere molto di più, così aspettatevi molta più introspezione ^^ come se non ce ne fosse stata finora! Bene, aspetto un vostro parere!

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Capitolo 3
*** Intervento dei Kaioh ***


Nel frattempo che gli scontri sulla Terra stavano per cominciare, Goku e Vegeta arrivarono immantinente dal Re Kaioh, che li attendeva impaziente.

“Oh, Son Goku! Che onore rivederti!” lo salutò il Dai, sempre seduto sulla sua sedia volante.

Non c’erano solo loro due, ma anche gli altri tre rappresentanti divini delle Galassie, tutti convenuti per la situazione di emergenza.

“Ci sono anche io, vecchio!” interloquì Vegeta.

Tutti lo guardarono orripilati.

Il Dai invece osservava il Saiyan con estremo interesse. “Tu sei Vegeta, eh? Goku mi ha parlato molto di te”

“Quindi ti ha detto che io sono il più grande guerriero dell’Universo?” chiese il marito di Bulma, come sempre modesto.

“Aahahah, no! Mi ha detto però che sei un ottimo guerriero sul quale posso fare affidamento” rispose il dai, con la sua solito erre moscia.

Vegeta s’irritò non poco, ma non disse nulla. Per lui, quella definizione equivaleva a dire “Non sei un granché, però un paio di pugni sai darli”.

In ogni caso Dai Kaioh continuò a parlare. “Vi ho convocati qui, voi e Pai Ku Han, poiché dobbiamo assolutamente chiudere il Portale! Oltre a quelli che sono già passati, nessuno conosceva il fatto che potesse essere aperto, perciò dobbiamo assolutamente impedire che passino ancora defunti terribili!”

“E noi cosa possiamo fare che gli dei Kaioh non possono?” chiese Pai Ku Han. Sembrava Piccolo, coi suoi modi composti, e anche nell’aspetto, tanto che a Goku parve un Namecciano.

“Beh, un sacco di cose” rispose lui. “Ad esempio, scendere negli Inferi e chiudere il Portale. Noi non possiamo per l’antica legge che ci vuole confinati qui per ogni evenienza, ma nulla ci impedisce di usare le nostre pedine come ci pare e piace! Ohohoho!” e rise, mettendosi una mano davanti la bocca nel miglior modo snob.

Goku e Pai Ku Han accettarono di buon grado quell’incarico, ma Vegeta era vistosamente seccato: non gli andava di essere usato come pedina, non da uno stupido!

In ogni caso, seguì i due nel lungo viaggio attraverso gli Inferi.

“Quindi sta tutto qui l’intervento dei Re Kaioh? Alla fine ci sbattiamo noi? E perché dovremmo farlo noi che siamo vivi?”

Quelle erano le domande di Vegeta, che trovarono una mezza risposta in Son Goku.

“Beh, ecco… non vorrei ricordartelo, ma noi siamo di casa nell’Aldilà. Io ad esempio non sarei dovuto essere vivo, solo grazie alla magnanimità del Sommo sono in carne ed ossa… mentre tu sei in vita per una serie di fortunati eventi. Re Enma ti ha conservato il corpo, poi Polunga ha fatto un po’ di casino coi morti, visto che avrebbero dovuto resuscitare solo quelli uccisi da Majin Bu e invece sei tornato in vita tu e anche il Sommo che vi siete suicidati, in pratica”

Vegeta ebbe un fremito. Non aveva mai sentito Goku parlare così chiaramente, e aveva anche detto una cosa giusta.

“Mentre tu, Pai?” chiese Goku, per fare un po’ di conoscenza mentre scendevano agli Inferi.

“Pai Ku Han, prego!” lo corresse lui.

“Ok! Tu quando sei morto?” chiese Goku, con sincera curiosità.

Già. Bella domanda.

Pai Ku Han ripensò all’intera sua vita, ricordata in poemi leggendari e tramandata per via orale dalle generazioni per sempre a lui riconoscenti.

Sorrise. “È una storia troppo lunga per renderle giustizia in questo momento triste che stiamo attraversando”

Goku arricciò le labbra. “Voi di Namecc siete sempre così seri , però”

“Namecc? No, guarda che io vengo dalla Galassia dell’Ovest” osservò Pai Ku Han.

Goku sgranò gli occhi. “Oh, scusa! Pensavo davvero che fossi un Namecciano! Piccolo è esattamente identico a te!”

Vegeta pensò fra sé che Goku avrebbe avuto presto bisogno di un paio di occhiali, mentre l’essere verde non aveva la minima idea di chi fosse Piccolo.

In ogni caso, Goku tornò a parlare. “E quindi a te il Dai Kaioh ha detto che cosa dobbiamo fare in questa missione?”

Pai Ku Han rispose “Beh, è un’operazione abbastanza semplice: siccome probabilmente la porta aperta attirerà molti demoni, dovremmo sconfiggerli, poi uno di noi tre prenderà la Pesante Maniglia e chiuda la porta. Dopodiché col tuo Teletrasporto, Goku, torneremo alla base”

“Noi dobbiamo tornare sulla Terra” lo corresse Goku, facendogli vedere come non aveva l’aureola.

Già. Lui non aveva l’aureola.

Pai Ku Han si rattristò nel vedere che c’era qualcuno che aveva pensato a lui e lo aveva fatto tornare in vita.

Lui no. Nonostante fosse considerato un eroe, nessuno aveva mai pensato di portarlo di nuovo nel mondo dei vivi, e ormai era troppo tardi. Si vede che il suo ciclo era terminato.

Arrivarono dunque nel regno degli Inferi, miracolosamente sgombro.

“Come pensavo. Il portale sta ancora funzionando e sta attirando un sacco di demoni sulla terra” osservò Pai Ku Han.

Goku si rivolse a Vegeta. “Tu dovresti guardare se arrivano altri cattivi”

Vegeta scosse al testa. “Sempre meglio di distruggere quei patetici moscerini” e si voltò, a guardare il desolato paesaggio che conosceva bene.

Conosceva bene poiché anche lui aveva passato un periodo agli Inferi, anche se poche ore, quando fu ucciso da Freezer e poi riportato in vita dal drago Polunga.

Non avrebbe mai più voluto rimetterci piede, e invece eccolo lì, col freddo pungente che già stava cominciando a farsi sentire, soprattutto su di lui, poiché il mondo lo riconosceva e voleva “festeggiare” il suo ritorno.

Una lotta contro sé stesso, ancora una volta. Contro il suo passato, che più cercava di voltare pagina, più si presentava.

“Maledetto me” si disse, “e la mia voglia di perseguitare Kakaroth! Non avrei potuto starmene a casa?”

Intanto, Goku  stava distruggendo con molta facilità quei Demoni fastidiosi che avevano l’unico pregio di rilasciare un gas violaceo che irritava la pelle costringo la vittima a grattarsi; e Pai Ku Han invece che era immune a quel gas stava studiando la maniglia.

Era enorme,, longilinea e soprattutto bianca avorio.

Sembrava bastasse la sua forza, ma per quanto aveva provato non si era mossa di un millimetro.

“Vorrei sapere cosa è successo ai re Kaioh.,.. perché non si sono accorti che il portale è stato aperto?”

Si girò appena sentì un bip in lontananza.

Si avvicinò dunque a dove aveva creduto di averlo sentito e notò una consolle simile a quella che avevano i DJ terrestri.

“Questa è una Sala Comando!” osservò Pai Ku Han. “Il mio udito non inganna! È dunque questo che rilascia il fumo per non far vedere ai Kaioh! Peccato però che loro hanno sempre qualcosa con cui guardare! I cattivi non possono tornare in vita!”

E in effetti, non appena la Terra era stata invasa dai mostri senza redenzione, il re Kaioh del Nord aveva subito interpellato la maga Baba per capire l’origine della vicenda, e dopo aver sconfitto tutti i suoi avversari, consultò la sfera, per poi aver dedotto tutto ciò che vi era da dedurre.

E così si arrivò a quella situazione: era riuscito anche a conoscere il famoso Son Goku.

Non che gli sia dispiaciuto, ma non sapevo proprio come chiudere la maniglia partendo dalla consolle.

“Beh, meglio che la distrugga!” le diede un calcio, ma ebbe solo l’effetto di farsi molto male all’alluce.

“Cavolo! Che succede? Perché oggi non mi sta riuscendo niente?”

“Perché la Consolle è viva! Ecco a te il Cyborg numero 21!” rispose quella, si trasformò e divenne una specie di robot, in una scena assolutamente fuori dal comune.

“Ah, è così? Bene, a noi due!” disse Pai Ku Han, sorridente.

Nel frattempo, Goku si asciugava la fronte col braccio.

“Urca, non finiscono mai! Mi domando quando Pai chiuderà il Portale, perché… eh? Ma non c’è!”

Goku non riusciva a spiegarsi quell’enigma, ma non vi era tempo di pensare a quello, poiché alcuni demoni attaccarono Goku da dietro, così da coprirgli l’intera visuale.

“E BASTAAAAA!”. Espanse l’aura e si trasformò in Super Saiyan, poi si pose davanti al Portale e ordinò. “Chiunque voglia passare oltre deve prima fare i conti con la mia aura!”

Nessun Demone osò più toccarlo, anche perché era orribile vederlo grattarsi con cotanta violenza, persino per una creatura malvagia.

Pai Ku Han cominciò ad attaccare il Cyborg con una serie di calci infuocati, per poi concludere con uno rotante, che lo atterrò a terra.

“Non ho finito!”, detto quello cominciò a vorticare attirando a sé tutto ciò che lo circondava, avversario compreso, che cadde davanti a Goku, che stupefatto non capiva cosa stesse succedendo.

“Non toccarlo, Goku!” ordinò Pai Ku Han, in piena foga agonistica. Utilizzando la super velocità afferrò una delle due gambe e lo lanciò in aria, per poi colpirlo con una raffica di fuoco che lo disintegrò.

“Troppo facile” commentò Pai Ku han, tuttavia soddisfatto dal risultato raggiunto.

Goku annuì convinto. “Non era affatto facile. Mi dispiace che tu non possa più tornare in vita”. In quel momento la maniglia si abbassò da sola e il portale si chiuse. Dunque chi era dentro o chi era fuori lo sarebbe rimasto per sempre, a meno di usare il Teletrasporto.

“Bene, e adesso… tutti a casa!”

Goku fece per portare Pai Ku Han e Vegeta lungi da quel posto, ma il padre di Bra e Trunks si era distratto nel notare un’alta figura che li osservava compiaciuto.

“Molto bene” disse la figura. “Adesso il soggiorno agli Inferi sarà molto più interessante”

Era Broly, in tutta la sua maestosità non aveva perso niente della sua incredibile foza, e stavolta non sarebbe servito alcunché per fermarlo.

“Broly! Maledetto! Stai meritando questa punizione!” asserì Goku.

“Kakaroth… tu morirai qui e adesso, non ti pare di aver già vissuto abbastanza? E ppoi perch avete chiuso il Portale impedendo agli altri di far compagnia a Freezer, a Cell e a Majin Bu?”

“Per evitare che l’Universo cada nell’oblio e nella disperazione!” rispose Pai Ku Han.

Broly scosse la testa. “Zitto, muso verde, o ti faccio fuori prima dei Saiyan. E c’è anche il re Vegeta… dimmi un po’, com’è l’aria qui?”

Domanda pensata giusto per lui.

Da quando era entrato, Vegeta soffriva i brividi di freddo e pensava ad incubi terribili che gli attraversavano non solo il cervello, ma anche il resto del corpo.

Sembrava proprio che gli Inferi erano disegnati per lui.

“Non sono affari tuoi” mormorò piano il nuovo Re dei Saiyan.

“Ohoho… sempre con la lingua lunga, eh? Anche in queste lande desolate!” . Un altro figuro eliminato di recente fece capolino poggiando un braccio sul ginocchio.

Era Kolom. Goku guardò entrambi e dichiarò “Purtroppo non abbiamo tempo per giocare con voi!” e fece sparire i suoi compagni proprio un istante prima di venire colpiti da una sfera verde e da un raggio di fuoco. Non era più  il loro tempo.

 

 

 

 

Fine Capitolo! Anche i Kaioh sono arrivati, tanto per chiudere gli Inferi prima che la situazioni peggiori troppo, e comunque i cattivi che mi servivano sono scesi tutti in maniera del tutto casuale! Ditemi che ne pensate, siete tantissimi a recensire ^^

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Capitolo 4
*** Solo pochi rimangono ***


Goku e Vegeta partirono dunque per l’Aldilà, sperando che il tempo trascorso lì non togliesse molto tempo alla guerra che stava per cominciare fra i loro amici.

Ad esempio, Rekoom stava fissando Mister Satan con fare avido, dopo aver seguito correttamente il Ballo del Cretino.

“Guarda che chiamo il miglior allievo che abbia mai avuto! Solo allora puoi combattere contro Mister Satan!” disse quest’ultimo, puntandogli il dito contro in un suo gesto tipico.

“Aahaha! Vorrei proprio saper echi è!” lo sfottò con fare sarcastico il suo interlocutore.

”Sono io.”

Ma quando vide il proprietario di quella voce, allibì. Non poteva credere ai propri occhi. Non aveva avuto quella sensazione da quando attaccarono il pianeta Blizniuk, ove tutti erano uguali.

“Tu… tu sei… non è possibile!” farfugliò Rekoom, che sicuramente non si aspettava quel colpo di scena.

“Come mai dici che non è possibile?” chiese Mister Bu, conosciuto in quel modo dall’opinione pubblica, ma le sue origine erano chiare a tutti quelli che lo conoscevano meglio. “Sono davvero Majin Bu, solo che colui che conosci è piccolo e malvagio, io sono alto e… buono”, detto quello, finì di mangiare la banana che aveva in mano.

Già. Era davvero buono. Quasi vent’anni di convivenza con Mister Satan e il rispetto che provava per lui, poi tramutato in affetto fraterno, lo avevano completamente convertito. Non vi era più possibilità di far tornare una minaccia come quella di Kid Bu, e poi era oltremodo impossibile,  poiché la scissione della parte malvagia era possibile fisicamente solo una volta, poiché invero ciascun individuo possiede una sola parte malvagia.

“Mah, non m’interessa! Ti sei presentato come amico di costui e dunque ti posso eliminare, a meno che non decida spontaneamente di dirmi dove si trova Son Goku, in tal caso ti eliminerò con più “dolcezza””

E si mise a fare il balletto della Dolcezza, cominciando a muoversi sinuosamente e dire “Dolcezza” ogni qualvolta che eseguiva un quadro.

“Che spettacolo orripilante” commentò una voce femminile.

“PAN! Nipotina mia! Scappa da questo individuo malefico!” avvertì Mister Satan, che non aveva mai accettato il fatto che la figlia di Gohan potesse essere oltremodo potente.

E poi aveva già indossato il costume da Great Saiyagirl, il che voleva dire che era trasformata in Bluetz Super Saiyan.

“Oh, una donzella! Ti saluterò col mio Rekoom Kick, che in questi anni si è molto, ma molto, ma molto, ma molto, ma molto, ma molto… RAFFORZATO!”

E ne diede una dimostrazione, calciando l’aere. Sembrava che avesse causato un tornado, poiché gli alberi che attorniavano la villa di Mister Satan vennero abbattuti con estrema semplicità, creando un sentiero nel boschetto e finendo la propria corsa su un palazzo, facendolo crollare e causando decine di morti.

Con somma sorpresa, Pan sbadigliò vistosamente. “È tutto qui quel che sai fare?”

Espanse la propria aura, facendosi notare dal circondario.

Il primo che ebbe un sussulto fu Freezer, che non sapeva riconoscere le aure e quindi ogni minimo spostamento d’aria poteva essere quello giusto. “È lui! Lo Scouter lo rileva!”. Se lo era fatto costruire dal Dottor Gelo, ma non aveva mai capito come funzionava, anche perché il tiranno galattico non conosceva bene la lingua terrestre.

“Uhm, non mi pare stiate giocando pulito… siamo due contro uno, è fuori discussione!” protestò Rekoom, con voce falsamente terrorizzata. Era davvero sicuro dei propri mezzi e quindi avrebbero potuto essere anche in cinquecento, l’avrebbe spuntata lui.

“Ah, davvero? Se fosse tu nele nostre condizioni non faresti certo queste polemiche!” disse Pan, molto sveglia.

Rekoom sogghignò, aprì la bocca e urlò. “Eliminatore di Rekoom!”, e subito fuoriuscì un raggio rosso violentissimo, in grado sicuramente di distruggere gran parte del pianeta, sennonché Pan lo respinse con le manie lo deviò verso l’alto,, non causando danni.

Era incredibile come il colpo di riscaldamento avesse ucciso persone mentre il colpo valido per lo scontro non avesse causato danni ad innocenti.

“Grrr.. maledizione! Ma vedrai che ho anche altri colpi!”

Ma in quella arrivò Freezer in persona.

“Sta’ calmo, Rekoom… tutti i Super Saiyan sono miei” esordì non appena arrivato.

Il fatto era che gli rodeva non essere riuscito ad estirpare l’erbaccia.

Quella notte avrebbe dovuto fare una ricerca ancor più capillare ed eliminare tutti quanti finché era in tempo, invece non aveva pensato che la vita sul Pianeta Vegeta procedeva ignara e dunque le astronavi per le missioni partivano comunque.

La fretta. Un nemico troppo grande anche per il Freezer.

Fortunatamente, c’era ancora tempo per rimediare.

“Bene, signor Freezer! Allora io mi occuperò di Mister Bu”  disse Rekoom.

“Come? Mister Bu? Non sarà…”. Freezer era sconvolto: era impossibile ci fossero addirittura due Majin Bu da controllare.

E invece era così: ma a voler ben guardare, non sembrava molto forte, e poi si stava presentando come nemico. “Fallo fuori, Rekoom, e non parliamone più”

Il guerriero della Squadra Ginew sorrise sinceramente e dopo aver ballato la Danza della Forza, urlò di nuovo “Rekoom Kick!”

Si avventò su di lui, ma un’altra voce ordinò: “FERMI TUTTI!”

“C’è casino, il sabato sera…” pensò fra sé Pan, anche se non era sabato sera.

Era Babidi, Pan ne era sicura, perché era arrivata la sua descrizione nei lunghi racconti che amava prima di addormentarsi.

Babidi accompagnato anche da Kid Bu, che era tuttavia intento a battersi il petto come un gorilla, del tutto indifferente agli eventi che si stavano incrociando.

“Nessuno tocchi Majin Bu” asserì imperioso il mago, fissando astioso il grasso amico di Mister Satan.

“Non dico che non me l’aspettavo” salutò Majin Bu, impassibile.

“È il mago che ha fatto soffrire il mio amico… sembra fortissimo” pensò fra sé Mister Satan, che aveva avuto modo di conoscere l’intera saga dell’alieno, figlio di un mago altrettanto malvagio.

“Perché? Perché hai rifiutato onori e gloria scegliendo di rimpinzarti e basta?” chiese Babidi, con il tono disarmato che potrebbe usare un padre verso il figlio che l’aveva fatta grossa.

 “Per l’amicizia! Un sentimento che tu non potrai mai capire!” rispose Mister Bu, tornato finalmente in sé.

“Non hai speranza, e lo sai!” disse Babidi. “Non puoi competere con il Mio Majin Bu, che anche se si sta scaccolando rimane sempre terribile!”

Mister Bu sogghignò. “Ma io non voglio combattere contro di lui…” aprì gli occhi, come non gli capitava di fare da tanto, troppo tempo, e gli fece esplodere la testa, esattamente com’era successo poco prima al mago Bibidi.

“Boom… ecco una musica per le mie orecchie” disse Mister Bu, scimmiottando ciò che disse il mago stesso alla morte di Yamu.

Kid Bu si svegliò dal pisolino che stava facendo, e guardò il suo alter ego. Aveva compiuto ai suoi occhi un’azione malvagia, ma non per questo avrebbe alzato un dito contro di lui, piuttosto attendeva il momento giusto per distruggere tutti con un colpo solo. Il modo migliore per farlo era distruggere il pianeta con tutti i suoi abitanti, ma non era sicuro che gli altri sarebbero stati d’accordo.

Ma alla fine, chi se ne frega?

Nel frattempo, Rekoom applaudì quel gesto. “Mi sei proprio piaciuto, credo che mi divertirò con te!”. Si tolse il Battle Suite che cadde a terra con un tonfo sordo e si avventò su Mister Bu, mentre quest’ultimo scagliava via Mister Satan al sicuro.

Il pugno del guerriero della Squadra Ginew collise con l’avambraccio sinistro dell’essere rosa, che tuttavia non s’indurì, anzi per attutire il colpo curvò come se fosse stato di gomma.

“Cosa? Come hai fatto?”, si chiese Rekoom, ma già aveva pronto un calcio che tuttavia Mister Bu evitò con noncuranza.

Nel frattempo, Pan e Freezer si studiavano senza dire nulla.

“Sai… non avevo mai visto un Super Saiyan femmina. Si dice che non si viva mai abbastanza per vedere tutto lo scibile universale, però questa è davvero fuori da ogni immaginazione”

Pan ridacchiò. “E non hai ancora visto tutta la mia potenza!”

Freezer ridacchiò mettendosi il dorso della mano sulla bocca. “Tu pensi che invece io sia al massimo?”

Pan rimase perplessa: Goku le aveva detto che la forma finale di Freezer era esattamente quella che aveva davanti: bianco con macchie viola.

E invece, cominciò ad espandere la propria aura fino a crescere anche di statura.

“COSA? È IMPOSSIBILE!” esclamò re Kaioh, che aveva avuto sempre paura di quel tiranno, più di Cell o di Majin Bu, perché conosceva tutte le sue malefatte, essendo stato per anni l’incubo dell’Universo.

Piccolo fino a quel momento era rimasto un po’ in disparte, poiché gli eventi stavano succedendo uno dietro l’altro.

“Piccolo, dovresti dare una mano anche tu!” lo esortò Dende.

Piccolo invece rimase al Palazzo di Dio, osservando preoccupato. Aveva un’idea precisa, e quell’idea prevedeva il suo non agire, per il momento. Nemmeno vedere Freezer trasformarsi lo aveva scosso.

Alla fine della trasformazione, era diventato abbastanza alto, bianco, con una specie di museruola davanti la bocca e spalline, entrambe viola.

I suoi occhi, da dietro quella maschera, diventarono rosso fuoco.

“Cominciamo a fare sul serio, allora”. La sua voce vellutata arrivava ora alle orechcie di Pan alterata, incutendo più timore di prima.

Pan oltrepassò il limite del Super Saiyan. La sua aura blu la oscurava oltremodo.

I due pugni collisero creando un violento terremoto. Lo scontro era cominciato.

Nel frattempo, Mister Bu aveva intrappolato Rekoom nella morsa mortale senza fine, giocando con lui come se fosse una bambola di pezza, tuttavia riempiendola di calci.

Un po’ come aveva fatto contro Majin Vegeta, quando ebbe l’ardire di affrontarlo.

Alla fine, quando vide che l’umanoide dai capelli rossi continuava a s sorridere, lo strinse fra le sue braccia fino a stritolargli le ossa e lo eliminò dalla faccia della Terra con un potente e preciso colpo .

“Sei stato grande! Grande!” si complimentò Satan.

“Sì, ma non è finita. Lui era il più scarso fra tutte le aure che sento”

E in effetti, un'altra battaglia stava per cominciare, in un’isola deserta.

Guldo, Burter e Jeeth fissavano i due Cyborg, Tensinhan e Crilin con aria avida. Avevano già stabilito i turni, barando come al solito.

“Chissà se questa volta me la cavo” si disse Crilin, in preda al panico.

 

 

 


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Capitolo 5
*** Fuori uno! ***


“Tutto è pronto” dichiarò Jeeth. “Conto su di te, Guldo”

Quest’ultimo ridacchiò.

“Sappiamo cosa può fare, stavolta non ci fregerà più!” disse Crilin.

“Mh? Sì, mi ricordo di te, e anche che te la cavasti quella volta… infatti, guarda caso, comincerò proprio con te il mio gioco!” rispose il rosso.

Burter aggiunse “E se qualcuno s’intrometterà, perché succederà, conosciamo bene i Terrestri che non si fanno mai i cavoli propri… io penserò a placare i bollenti spiriti! Adesso che sono tornato l’essere più veloce dello spazio posso farlo!”

Il Numero 17 si mise a ridere.

“Tu, l’essere più veloce dello spazio? Ti faccio presente che in  fatto di velocità nessuno è meglio di Diciassette, né tantomeno un ranocchio come te!”

“Come dici?”. E cominciarono a battersi, allontanandosi dal gruppo.

“Bene, allora io mi occuperò del nanetto verde” constatò Ten.

“Come mai hai chiamato, patetico terrestre?” fece Guldo, irritato.

“Sta’ attento, Crilin. Ricorda sempre che ci sono sempre io” lo rassicurò Diciotto, intenta ad osservare prima di attaccare Jeeth con tutte le sue forze. Sapeva bene che suo marito non l’avrebbe mai perdonata, se si fosse intromessa prima del tempo nel suo scontro.

Marron, rimasta sull’isola della tartaruga, guardava apprensiva l’orizzonte.

“Credo che torneranno ancora una volta sani e salvi, maestro?”

“Ma certo” Il Maestro Muten le sorrise. Era davvero così bella, una palpatina giusto per sdrammatizzare un po’ l’avrebbe certo consolata!

E invece, la solita cinquina.

In ogni caso, Jeeth cominciò a colpire Crilin con una veloce serie di pugni. Sdi vedeva molto come era migliorato negli anni, ma non certo fino a mettere paura a un Saiyan.

Siccome Crilin non era un Saiyan, aveva serie difficoltà a colpirlo, tenendo comunque alta la guardia.

L’unica soluzione era metterlo alle strette con un colpo risolutivo.

Così si allontanò da lui evitando all’ultimo momento un calcio volante e alzò il braccio per effettuare il Kienzan.

Guldo lo vide appena in tempo e col suo particolare potere lo fermò.

“Oh, cavolo! Me l’ero dimenticato!” ma ecco che si fece avanti Tensinhan, che cercò di colpirlo con la Dodonpa, ma anche quella venne fermata.

“E non ho nemmeno bisogno di trattenere il respiro per fermarvi! Ormai siete in mio potere!” sorrise Guldo, usando un occhio per colpire Ten con un raggio al ginocchio, e un altro per colpire Crilin nell’incavo del gomito che stava tentando di fare il Kienzan.

“Maledizione!” . Il numero Diciotto fu costretta a scendere in campo.

Si spostò, aiutata dal fatto che non poteva essere percepita, con la super velocità, e colpì Guldo con un calcio che lo atterrò e perdere la concentrazione.

Crilin e Ten sospirarono di sollievo.

“Ti amo, Diciotto”  pensò fra sé Crilin. A lei non piaceva che glielo si dicesse in pubblico, perché comunque era troppo orgogliosa per far vedere il suo lato tenere, a maggior ragione davanti ai nemici.

Ma rimaneva sempre nel suo cuore quando fu proprio lei a dichiararsi per prima, quella notte di svariati anni prima, la stessa in cui concepirono Marron.

In ogni caso, Jeeth guardò avido la donna.

“E così, hai scoperto il nostro trucchetto, eh? Male… o meglio, bene. Per me, che ti sfonderò pezzo dopo pezzo, e male per te, che non godrai affatto annegata come sarai nel dolore!”

Guldo ridacchiò “Hai sentito cosa ha detto Jeeth? Preparati, dunque!”

“Sta’ zitto, che ce n’è anche per te!” lo avvertì il rosso coi capelli bianchi.

Un minuto di silenzio.

“Niente cornetti al cioccolato per una settimana, poiché ti sei fatto colpire! Credo che anche Burter la penserebbe allo stesso modo!”

Burter emise un suono di approvazione, nella foga della Lotta contro il numero Diciassette.

“Maledizione! Me la pagherete, sapete?” asserì Guldo, davanti ai tre.

Diciotto si mise a ridere. “Non sei minimamente alla nostra altezza, non sei nemmeno degno di Lottare contro di me!” e si concentrò piuttosto su Jeeth.

“Allora qui dovrò pensarci io” pensò Ten, mentre Crilin stava in retroguardia.

Nel frattempo, Ginew era sempre intento a cercare Son Goku, da solo.

Ricordava perfettamente i momenti passati nel corpo del Saiyan.

Non aveva mai visto una potenza così pura, eppure così terribile nel non riconoscere il legittimo proprietario: era stata forse l’unica volta che lo Scambio di Corpi non aveva funzionato correttamente.

E purtroppo proprio quella volta era coincisa con la sua sconfitta.

 In quella, arrivò un uomo molto simile a Goku.

“È mio compito fermarti!” lo minacciò.

A voler ben guardare, Ginew aveva già visto quel volto, e anche se era molto cresciuto non poteva non riconoscerlo.

“… Tu sei Son Gohan, il figlio di Son Goku, vero^?”

Gohan annuì. “Certo, chi credevi che fossi?”

Ginew fece spallucce. “Un altro di quegli scimmioni con tendenze suicide, ma non pensavo che fossi proprio il figlio di Goku. Sarà un piacere eliminarti!”

Espanse la propria aura. “Non lo pensi anche tu? sono fortissimo, vero?”

Gohan doveva ammettere che era molto migliorato: non sarebbe stato facile farlo fuori, ma in effetti c’era una possibilità, anzi forse più di una.

L’importante era non perdere la concentrazione. Un po’ come quando faceva le ricerche e glie sperimenti. Una dosaggio in più e il laboratorio esplodeva, con conseguenti lamentazioni di Bra, che non soltanto seguiva Trunks ma anche i folli esperimenti di Gohan e la sua squadra universitaria.

Nel frattempo, Pan stava combattendo alacremente contro Freezer, che però parava i suoi colpi solo coi piedi.

“Aahahah! Ma cosa vuoi che possa fare, tu, con me che sono il Grande Freezer?”

Kid Bu ridacchiò, nel vedere come si stava comportando il collega. Non era giunto il momento di scatenarsi, non ancora.

“Molto!”

Una nuova voce irruppe nella scena.

“Ne escono fuori un sacco, ultimamente” commentò Mister Bu, ancora soddisfatto per essere riuscito a farne fuori uno.

Non era sola, Bra: c’era anche Ub, che dopo la rottura della loro relazione erano rimasti ottimi amici.

“Bra! Ub!” Che bello rivedervi insieme!”

Ub guardò di sottecchi Bra. Era vero, erano passati tre mesi dalla fine della loro relazione.

“Scusa. Ub” aveva detto lòei.

“Cosa succede?”. Quel giorno, era felice, come lo era stato per nove mesi, ogni singolo giorno. L’amore di una ragazza rende più felice persino della Lotta.

“Credo che in realtà non ti amo. Non so, ho fatto un casino... mi sa che non sono brava coi sentimenti”. Bra si sentì un mostro, ma in realtà vedeva Ub come un fratello, al massimo.

E così l’allievo di Goku propose di interrompere quella relazione ma di rimanere ottimi amici.

Fino ad arrivare a quel giorno.

Pan era felice di vederli di nuovo insieme, aveva sempre tifato per loro.

Per quello aveva una luce negli occhi, una luce di gioia.

Ed era così che se ne andò. Freezer non perse tempo.

Fu un attimo, attimo fatale, attimo maledetto.

Bastarono solo due dita, a lui; che non aveva mai compreso il valore della vita, commettendo genocidi in serie.

Il Raggio Letale era la sua tecnica preferita, con la quale gli piaceva torturare ed uccidere qualora non gli piaceva giocare.

Il raggio trapassò la gola della figlia unigenita di Gohan e Videl e cadde come una bambola di pezza davanti la villa del nonno.

“Olé” asserì Freezer, rimettendo in pari il conteggio delle vittime fra i buoni e i cattivi.

A Bra cadde il mondo addosso. Era vero che erano morte giù una volta, ma in quell’occasione Zenit ebbe il buonsenso di uccidere tutti nello stesso momento, con quella sua strana tecnica.

Invece, in quel momento, la sua più cara amica era appena morta davanti a lei, e lei non aveva fatto alcunché per salvarla.

Freezer notò la sua faccia atterrita, ignorando beatamente quella del terrestre, il quale non sapeva se consolarla o consolarsi, oppure dare una bella lezione al tiranno che aveva infestato i sogni di Goku, il quale ricordava ancora con terrore il terreno sotto i piedi mancare quando negli ultimi secondi di Namecc non riusciva a trovare una navicella che potesse andar bene.

“Oooh, suvvia! Puoi sempre andare a trovarla all’altro mondo, no?” cercò di sdrammatizzare Freezer, con una voce falsamente paterna.

Bra a quel punto non ci  vide più: aiutata dal potere delle Onde Bluetz e dato il fatto che stavolta si stava parlando di Luna Piena, la figlia di Vegeta raggiunse Trunks, allungandosi i capelli e diventato Super Saiyan di Terzo Livello.

“Ora tocca a te, invece, prender il biglietto di sola andata per l’Inferno! E che tu possa marcirvi!”

Kid Bu riconobbe quella figura.

Ma sì, era uguale: i capelli arrivavano fino alla schiena.

Era luil la sua nemesi che lo aveva portato a morire, quando gli era stato garantito che non sarebbe potuto accadere.

 Si disse che era giunto il momento di provare le sue nuove tecniche.

A quel che pareva, secondo l’opinione comune era lui quello uscito peggio dagli allenamenti degli anni, quello che non era migliorato molto rispetto a Freezer, che in ogni caso ricordava bene che Gelo gli aveva impiantato un nuovo chip nel corpo che gli permetteva di raggiungere una nuova trasformazione, che in quel momento stava bellamente utilizzando e senza della quale non avrebbe mai sconfitto Pan.

Così espanse ancora la sua aura e poco prima che Bra potesse finire Freezer con la sue versione del Finish Buster, Kid Bu prese in pieno il colpo al posto suo e rigeneratosi era pronto a combattere.

“M-maledizione!” disse Bra. Aveva un cliente tostissimo. Forse il più tosto della storia.

Freezer trasse un sospiro di sollievo. “Beh, grazie, Majin Bu. Devo dire che adesso ti vedo con un occhio diverso” . si rivolse ad Ub. “Però, i moscerini non mancano di certo!”

“Non sarà così facile! Ho anche sconfitto il Super Saiyan della Leggenda!” asserì Ub, nascondendosi dietro un alibi puerile.

“Ah, sì? Beh, chi se ne frega non ce lo metti? Hai davanti il più grande dell’Universo, non m’importa se tu abbia superato quel livello oppure possa uccidere cento scimmioni con un dito!”

Il secondo round stava per avere inizio.

 

 

 

Fuori uno, e chi poteva crepare se non Guldo? Bene, bne ho approfittato per approfondire un po' la psicologia dei perosnaggi e devo dire che sono piuttosto soddisfatto; anche se so che non è un granché LOL coimunque, apprezzo molto i vostri commenti!

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Capitolo 6
*** Goten contro Burter ***


Sembrava che Goku tardasse ad arrivare. Era già da un po’ che lui e Vegeta erano andati a far visita agli Inferi, e ancora non tornavano.

Nessuno sapeva cosa stessero combinando, eppure avevano la sensazione che da un momento all’altro sarebbero tornati intatti.

Era dunque questione di tempo, e di resistenza.

Cell e il Dottor Gelo aspettavano ancora, mentre per ammazzare il tempo uccidevano gli abitanti della Terra.

“Piccolo!” implorò per l’ennesima volta Dende, il quale, essendo il Dio della Terra, sentiva maggiormente quelle aure scomparse.

Ed era morta anche Pan.

“Lo so” mormorò il namecciano. “ma qualcosa mi dice che non è il momento per me di scendere in campo. Purtroppo ho una strana sensazione, anche se mi sfugge di cosa può trattarsi. Vedrai che sistemeremo tutto con le Sfere del Drago”

Una di quelle fu trovata da Gelo stesso.

“Oh, ma guarda! Una Sfera del Drago, il desiderio del generale Red! Finalmente ne vedo una!”

Era piccola, arancione, recante tre stelline.

“Potremmo cercarle tutte e sette, per adesso che non scendiamo in campo!” propose Cell, ma finalmente Piccolo decise di farlo. Fu spinto proprio da quel ritrovamento.

“Non ve lo permetterò!” esordì, mostrando loro la Sfera dalle Cinque stelle, che aveva trovato grazie al Dragon Radar.

Cell e Gelo ridacchiarono.

“Beh, Piccolo, non è che adesso sei fortissimo, tanto da poterci mettere in difficoltà” disse sarcastico Cell.

“Esatto” rispose il Namecciano. “Adesso posso sconfiggervi!”

Ed espanse la propria aura: la potenza risvegliata dal Sommo superava qualunque limite fino a quel momento solo sognato da un guerriero della sua razza.

Mentre la sua aura si espandeva fino a toccare il suo apogeo, tutt’attorno l’aria si spostò in maniera supersonica, e molti fulmini coprirono il corpo del maestro di Gohan, che infine si tolse gli indumenti pesanti, suo stile di allenamento preferito.

Naturalmente, per lui quello era solo un allenamento. Non riusciva a capirlo, ma c’era qualcosa dentro di lui che lo spingeva a credere che in realtà i guai non sarebbero finiti con l’eventuale sconfitta dei tre mostri che tanto avevano afflitto la loro età della giovinezza.

In ogni caso, avrebbe dato tutto sé stesso per sopraffare l’avversario.

Cell invece non sembrava molto disposto a combattere, oppure le sue braccia conserte e il suo viso sornione erano sufficienti per tenere alta la guardia.

“Cell, tu sei l’Essere Perfetto. Il mio miglior prodotto di fabbricazione. È impossibile che tu perda!” asserì il dottor Gelo, ignorando il fatto che Gohan in effetti era riuscito a disintegrarlo.

E così cominciarono a combattere, scambiandosi veloci colpi e facendosi sentire da tutto il pianeta, che impotente assisteva agli attacchi che erano capaci di divellere la crosta terrestre uccidendo centinaia di migliaia di innocenti.

Nel frattempo, Goten e Trunks avevano deciso per il momento di stare in retroguardia, ma alla notizia della morte di Pan si rattristarono.

“Tsk, non ci voleva. Per niente! Non è giusto!” commentò Goten, profondamente addolorato.

“È il momento di scendere in campo. Io andrò ad aiutare Crilin e gli altri, mentre tu aiuterai tua sorella” proseguì, guardando fisso negli occhi Trunks.

Ques’ultimo era profondamente preoccupato per sua sorella, che aveva imparato ad apprezzare nell’ultimo anno e che quindi avrebbe dato la sua vita per salvarla. Non che prima non l’avesse fatto, ma da quel giorno in poi l’avrebbe fatto anche per motivi di affetto, superando così ogni tipo di gelosia.

Così uscirono dalla Capsule Corporation ignorando gli avvertimenti di Bulma (“Se non tornate vincitori vi stacco la testa!”) e prendendo due strade diverse.

Guldo aveva serie difficoltà contro Ten e Crilin.

“Maledizione! Non posso sopraffarli!” disse, cadendo ancora a terra.

“Mio sa che questa la vinciamo” asserì Crilin, ma Ten era sempre turbato.

“C’è qualcosa che non va, Tensinhan?” chiese il piccolo amico di Goku.

Ten guardava arrabbiato Guldo che si rialzava a fatica. “Siamo addirittura due per eliminare questa patetica immondizia. Mi domando ora a che cosa serviamo, se eliminiamo solo i moscerini”

”È un lavoro ingrato, ma qualcuno deve pur farlo. I Saiyan, Piccolo e Ub contano su di noi!”

“Così loro si prendono tutta la gloria” concluse amaro il treocchi. “Addirittura, Jiaozi e Yamcha si sono ritirati dalle battaglie… li capisco, meglio non partecipare che fare figure magre da sufficienza”

Crilin capiva lo stato d’animo di Ten, che aveva sempre cercato di superare Son Goku,e  vederlo allontanarsi ogni anno che passava era quanto mai frustante, e ormai l’età non lo accompagnava più. Forse quella era l’ultima battaglia che potevano condurre prima del ritiro definitivo.

Guldo si rialzò “Anf, anf… sono troppo stanco. Direi di chiuderla qui, no? vi sto dando anche troppa corda, per i miei gusti! Morirete seduta stante!”

Crilin creò un Kienzan per mano.

“Secondo me, sarai tu a morire qui e ora! Guardati: un essere minuscolo che fa affidamento solo alla sue telecinesi per vincere! Non ti sei mai chiesto qual è il tuo ruolo nella Squadra Ginew?”

Guldo sgranò i suoi molteplici occhi, colmi di stupore.

Finalmente, qualcuno lo aveva messo davanti alla realtà: chi era, Guldo? Un omino verde tanto simpatico oppure un valoroso guerriero della temuta Squadra Ginew, ormai anacronistica per ciò che era stato?

Non lo sapeva nemmeno lui, era quella la verità.

A volte gli sembrava esistere solo per quel suo particolare potere, proprio della sua razza, ormai decimata da Freezer stesso, mentre in altre occasioni era un elemento portante della Squadra, che senza il suo potere non avrebbe potuto sopraffare i Giganti del pianeta Milzis.

E siamo sempre lì: il suo potere. Il suo talento e la sua maledizione.

Oppure una benedizione, perché altrimenti sarebbe morto esattamente come i suoi fratelli e sorelle?

Insomma, chi era Guldo?

“Che c’è? Ti ho messo in crisi d’identità?” incalzò Crilin, vedendo che il avversario si era fermato ad occhi sgranati, perdendo tempo a rimuginare.

Guldo sogghignò, tornando alla realtà. “Non direi. Anzi, mi hai dato un motivo in più per eliminarti! Ti distruggerò, e implorerai perdono con quanto fiato hai in corpo! Trema, dunque, poiché l’ira di Guldo sta per abbattersi su di te!”

E si mise in posizione, la stessa posa che assumeva quando la Squadra Ginew si riuniva davanti a Freezer.

Crilin commentò sarcastico “Ah, interessante. e poi? Immagino che mi farai molto male, no? nel frattempo, prendi queste!”

E lanciò le due Kienzan, ma Guldo le bloccò con la telecinesi.

Se non esistesse questo potere, tu saresti morto, disse ad un tratto una voce all’interno di lui.

Era così scosso dall’averlo sentito, che si bloccò sconvolto e venne tagliato dunque in due pezzi.

“Adesso avrà più tempo per pensarci” commentò infine Crilin. “maledetto bastardo sopravvalutato”

Nel frattempo, lo scontro fra Jeeth e il numero Diciotto proseguiva frenetico, ma Jeeth sembrava addirittura in vantaggio, forse in maniera momentanea, poiché la ragazza aveva sempre i reattori energetici eterni dalla sua parte.

In quella, un corpo cadde fra loro.

“Eh? Che succede?” si disse Jeeth, pronto a scagliare un’altra Bomba di fuoco all’avversaria.

Il corpo del Numero 17 giaceva a terra.

Morto.

Il Numero Diciotto non esistette più, da quel momento.

Similarmente a quanto successo a Pan, anche il fratello maschio della coppia non era stato disintegrato e quindi giaceva col volto stupefatto a metà strada fra Jeeth e sua sorella.

Così bello, eppure così immobile.

“AAAAAAAH!” .

Impazzì dal dolore. Non poteva credere che un Cyborg progettato per avere l’energia infinita, così orgoglioso della sua forza e della sua velocità, avrebbe potuto soccombere.

“Aahahah! Era vero, devo ammetterlo: era molto veloce, ma mai quanto il numero uno della Galassia!” commentò Burter, ansimante ma soddisfatto. “Oh, Jeeth! Noto con piacere che tu non hai ancora finito il tuo lavoretto! Ma credo che adesso la biondina sia peggio che morta, no?”

Jeeth sorrise compiaciuto. “Già, e non è neanche questo granché!”

“No…” sussurrò lei, ad occhi bassi.

“Come?” chiese il rosso.

“Non mi hai ancora battuta!” . I suoi occhi bellissimi eppure gelidi reclamavano vendetta.

“Guarda che non hai possibilità!” la avvertì Burter, ma all’improvviso lo Scouter gli suggerì di voltarsi.

Goten, in preda al furore derivato dal Super Saiyan di Secondo Livello, avanzava sicuro di sé come se ci fosse sempre stato.

“Grrr… maledetto! Sei un Super Saiyan, no? E dunque non posso ucciderti! Quelli sono solo proprietà del signor Freezer!” disse Burter, ma Goten sorrise con un angolo della bocca.

“Faresti bene a difenderti, invece. Non sono qui per darti qualche buffetto”

Burter espanse la propria aura, ma Goten non mosse un muscolo.

“Si vede che ti sei consumato molto nel sopraffare il numero 17, tanto che basta me in questo stato per farti fuori.” Asserì il secondogenito di Goku.

“Allora non mi conosci bene! io sono Burter, l’essere più veloce dello Spazio, ho appena vinto uno scontro contro il numero 2!”

Goten ridacchiò. “L’essere più veloce dello spazio, dici? Io dico invece che ce ne sono almeno tre davanti a te… o forse addirittura quattro!”

Un colpo, un pugno sul volto.

Due colpi sullo stomaco.

Come terza mossa afferrò le sue gambe e le lanciò in aria per avere una migliore visuale e scagliare la Kamehameha.

“Eccoti servito. Erano davvero quattro” disse Goten, lasciandosi travolgere dalle ceneri di ciò che era stato Burter.

 

 

E anche Burter è fuori uso! Chissà cosa succederà adesso?

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Capitolo 7
*** Trunks Super Saiyan III ***


Mister Bu aveva come scopo salvare Satan da quel duplice attacco. Adesso che comunque Rekoom era morto e Freezer e l’altro Bu erano impegnati in scontri feroci, non vi era un pericolo imminente.

Addirittura l’altro Bu e Bra se n’erano andati molto in alto nel cielo, i quali rimbombi dei loro colpi contrastavano con quelli di Cell e Piccolo, creando persino piccole esplosioni nell’atmosfera.

Era sempre pericoloso quando due titaniche forze combattevano contemporaneamente, figuriamoci quando quattro di queste difendevano la propria vita scambiandosi colpi sì violenti.

Mentre né Freezer né Ub avevano dato il via al combattimento.

Si guardavano in cagnesco, e il primo notava che aveva molto di Goku nello sguardo.

“Uhm.. non è che sei anche tu un Saiyan, in realtà? Non è normale questa potenza per un Terrestre. Devi essere per forza forte, altrimenti non avresti la faccia tosta di venire a sfidarmi!”

“È vero” disse Ub. “Sono molto più forte di quel che pensi. Dillo al tuo Scouter, e vediamo quanto resiste”

Freezer, per tutta risposta, raccolse il suo Scouter e lo distrusse.

“Non ne ho bisogno, mi fido di Son Goku, se egli ritiene che tu sei più che sufficiente per battermi, lo umilierò”

Alzò i due indici e, guardando fisso Ub negli occhi, cominciò a sparare una veloce serie di Raggi Esilaranti, come quelli che avevano abbattuto Piccolo.

Non gli interessava nemmeno uno scontro serio, voleva vedere quanto resisteva il corpo nero del suo avversario.

Nel frattempo, Bra era impegnatissima a difendere sé stessa dai colpi di Kid Bu, che negli anni passati in esilio agli Inferi se non era aumentato molto di forza in ogni caso aveva acquisito molta più elasticità, tanto da sembrare.

“… un’enorme gomma da masticare, maledizione!” concluse per me Bra.

“Keee ke ke ke” ridacchiò Bu. Non credeva che sarebbe potuto esistere un’altra Saiyan in grado di rivaleggiare con Son Goku, tuttavia doveva ricredersi.

Bra non sapeva cos’altro fare: avrebbe dovuto creare una tecnica tutta sua in quel momento, probabilmente.

Solo che non le veniva in mente niente, eppure era cresciuta con Vegeta. Solo che era cresciuta anche con Bulma, quindi non aveva mai avuto tempo per coltivare due passioni contemporaneamente, favorendo sempre l’eguagliare la madre piuttosto che inventare nuove tecniche.

Quello era il maggior difetto di quella ragazza, così geniale eppure così fragile.

Allargò le braccia: avrebbe provato il Final Flash.

Non poteva credere al fatto di essere costretta adusare una delle migliori tecniche di suo padre in condizioni di Bluetz Super Saiyan, tuttavia quello era, e forse anche perché era giorno, ancora.

La Luna Piena avrebbe esposto il suo potenziale solo la sera. Quindi, o cercavano un posto ove il fuso orario permetteva la Luna piena, oppure avrebbe applicato il Final Flash, sperando che Kid Bu glielo permettesse.

 E invece no: il demone rosa usò la super velocità e la colpì con una ginocchiata alla schiena facendola precipitare al suolo, schiantandola su uno dei grattacieli, ormai vuoti a causa dell’evacuazione disordinata dei terrestri.

Bra si rialzò, e dolorante guardò Kid Bu, e ameno che non le si fosse appannata la vista, ne vedeva addirittura due, che volteggiavano impazziti.

“Lascia stare mia sorella, maledetto!” . una voce squarciò l’aere.

“Trunks…” disse Mister Bu, vedendolo da lontano.

Aveva visto giusto: il fratello di Bra, nell’ultimo anno, aveva raggiunto e superato la stessa sorella, divenendo prima di lei un Super Saiyan di terzo Livello, dunque più abitato a conoscere quel tipo di potenza così particolare e così dispendiosa.

E in quel momento, il doppio ciuffo davanti agli occhi si scostò, mosso dal vento.

“Ti elimineremo insieme!” disse il figlio di vegeta.

“I-insieme? che cosa stai dicendo, Trunks? Non possiamo fare la Fusion, abbiamo altezze diverse!”

Trunks sogghignò. “Infatti non pensavo alla Fusion. No, pensavo ad unire le nostre forze rimanendo comunque noi stessi!”

Ed entrambi così espansero la loro aura.

“Vedo che siamo pari, eh?” disse Bra, con tono ironico.

“Non è il momento, sorella” tagliò corto il ragazzo.

Se non fosse stato per i vestiti, Kid Bu avrebbe detto che erano perfettamente identici.

“Allora, andiamo?” chiese Bra. Trunks sorrise: perlomeno, non dava a vedere di essere ancor sconvolta per la morte di Pan.

“Andiamo”.

L’avrebbe protetta lui, da chiunque avesse osato toccarla.

Era sicuro che Vegeta l’avrebbe pensata allo stesso modo, ovunque egli era stato convocato.

Con loro somma sorpresa, anche Kid Bu si divise in due, e con loro sconcerto la loro forza non ne risentì.

“Maledizione!” imprecò Trunks, ma ormai era lì e dunque era giusto che prendesse anche lui parte alla battaglia, ma i suoi buoni propositi erano ormai andati.

Ed era anche difficile colpirlo, poiché il corpo era molto più morbido di come lo ricordava.

Infatti, più lo colpiva, più si rendeva conto di colpire un cuscino, non arrecandogli danno alcuno.

E Kid Bu ridacchiava, soddisfatto per l’averlo messo in difficoltà.

Anche Bra non se la cavava meglio, e il Super Saiyan di Terzo Livello cominciava a richiedere sempre più forza, della quale Bra non disponeva.

“Devo riuscire a resistere fino a notte… allora vedremo chi sarà il più forte!” pensò la sorella di Trunks, molto in apprensione, ma in ogni caso ancora abbastanza lucida dal dover pensare a strategie.

Nel frattempo, Trunks continuava a studiare l’avversario continuandogli a dar filo da torcere sul piano della velocità.

Secondo il figlio maschio di Vegeta, era molto utile, poiché in quel modo Kid Bu aveva meno possibilità di vederlo e  quindi di colpirlo.

Speranza vana.

Il demone rosa aveva molti occhi.

Allungò un braccio e colpì Trunks, che fino a un secondo prima era invisibile.

Quest’ultimo si massaggiò la mascella.

“Maledetto… mi hai visto, eh? Ebbene, non te la caverai così facilmente”. Mosse le braccia velocemente e urlò “BURNING ATTACK!”

Una grossa sfera lucente partì dalle mani in direzione del piccolo mostro del mago Bibidi, che inizialmente aveva fabbricato per meri interessi personali.

“Voglio conquistare tutto l’universo, ma non sono un grande mago. Cosa posso fare?”.

Questa fu la domanda pregnante alla base di anni di sofferenze, sofferenze che toccarono anche il pianeta Gi’isa, all’inizio dei tempi.

Non era un grande mago, ma aveva un’intelligenza fuori dal comune e mis etto sé stesso nella fabbricazione di un essere perfetto.

Perfetto in ogni suo senso, in grado di smuovere le acque anche fra i Kaioshin, che caddero uno dopo l’altro.

Tuttavia, ironia della sorte, aveva incontrato la morte proprio sul loro pianeta, distrutto dalla Genkidama.

E tuttavia non sarebbe mai più capitato, respingendo dunque il colpo del ragazzo coi capelli lilla con un colpo secco.

Decise di reagire, si gonfiò oltremodo e soffiò una potentissima aria rosa, che sbalzò via il Super Saiyan, scagliandolo lontano, sulle montagne, distruggendole; e distruggendo anche tutto quello che incontrarono durante il percorso.

Trunks non poteva credere a quello che aveva appena subito.

“Ma cosa è successo? Non credevo potesse esistere una tecnica del genere!”

E invece esisteva: era il Soffio della Purezza, una tecnica di Majin Bu.

“Bastardo” si disse. Non bastava nemmeno la super velocità. Avrebbe dato fondo a tutte le sue energie per attaccarlo senza tregua né posa.

E così cominciò uno scontro velocissimo, che nemmeno Bra avrebbe potuto seguire.

Ad ogni colpo, Trunks si spostava, ma era imitato da Kid Bu, il quale non solo si spostava, ma quando ne aveva voglia si allargava o si restringeva come se fosse stato di gomma, piuttosto di pelle.

Stava per ripetere il Cannone della Purezza, ma stavolta Trunks era preparato, così si scansò con la supervelocità e si portò dietro di lui, pronto a scagliare un Finish Buster che avrebbe disintegrato la sua copia, ma Kid Bu lo vide appena in tempo e , trascurata Bra, lo catturò legandosi attorno al corpo del mezzo Saiyan.

“TRUNKS! ATTENTO!” lo avvertì la sorella, che in apprensione stava osservando Kid Bu copiare esattamente la tecnica del fratello.

Era dunque venuto il momento di crearne un’altra tutta sua.

Mise i palmi parallelamente alla sua faccia e urlò: “Scaglie di Luce!”

Una serie di scaglie di luce rosa si abbatterono sul Kid Bu “intrappolante”.

Trunks la fissò esterrefatto. “E cosa hai risolto?”

Bra sogghignò. Chiuse gli occhi con aria saputella, alzò la mano sinistra e schioccò le dita.

Una serie di esplosioni costrinsero il demone rosa a lasciare il fratello maggiore che ebbe dunque modo di scappare.

“Per fortuna”. Trunks si asciugò i capelli, ma non gli venne in mente di ringraziare Bra.

Quest’ultima sorrise e lasciò perdere, intenta in ogni caso ad affrontare il suoi demone, che pur avendo subito, aveva aumentato probabilmente la sua carica d’ira.

Mentre Trunks era molto più spavaldo nei confronti dell’altro Kid Bu, che rinunciando alla tecnica che avrebbe ucciso il Super Saiyan, squadrava quest’ultimo con un’avidità forse inedita.

“È inutile che mi squadri in questo modo. Creperai molto presto”  lo provocò il figlio di Vegeta, calcando ciò che avrebbe detto il padre.

Ma nel frattempo, Kid Bu prelevò la sua copia e tornò un’unica entità.

“E questo perché?” chiese Bra.

Kid Bu sghignazzò e ruotò su sé stesso, creando un vortice che coinvolse tutti i presenti, Mister Satan, cadavere di Pan e Mister Bu compreso, che però intuì all’ultimo momento ciò che stava succedendo e mise in salvo chi non poteva difendersi.

“Sono molto preoccupato… chissà se stavolta riusciremo a salvarci” si disse Mister Bu, guardando anche come Freezer riuscisse a tenere a bada Ub.

Forse, non era escluso che il peggio doveva ancora arrivare.

Forse, era solo l’inizio, e non era l’unico a pensarlo.

 

 

 

 

 

E così anche Trunks raggiunge il terzo Livello del Super Saiyan! Chissà quali saranno i prossimi sviluppi, la tensione è palpabile, non sembra anche a voi? Alla prosisma, dunque ;)

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Capitolo 8
*** Gohan diventa Ginew ***


L’altro a pensarlo era Piccolo, che affrontava Cell e il dottor Gelo.

Fino a quel momento, lo scontro stava conducendosi in perfetta parità, attendendo solo un guizzo da parte dei due avversari.

Il Dottor Gelo aveva preso la parte del trainer della sua creatura preferita.

“Sta’ attento, Cell” lo avvertì. “ Piccolo ha molti assi nella manica, e ricorda che possiede una Sfera del Drago, quindi…”

“… mi impossesso della Sfera e poi lo faccio fuori” concluse Cell, senza guardarlo. “Sì, lo so, Gelo”

“Bravo ragazzo!” si complimentò l’anziano cyborg. “Adesso sconfiggilo!”

Cell non se lo fece ripetere due volte, espanse la sua aura e cercò di mollargli un gancio destro, ma Piccolo si scansò e rispose, ma non a lui, si diresse verso quella mente diabolica che negli anni oscuri della sua caverna aveva dato il via ad un’era malvagia e ricca di dubbi, quella dei Cyborg, rischiando di far precipitare per mera vendetta l’intera popolazione.

Una mera vendetta. Son Goku aveva distrutto il sogno del Red Ribbon di conquistare il mondo, e Gelo, l’unico sopravvissuto alla strage del Saiyan, si sobbarcò la responsabilità di continuare quell’obiettivo, eliminando prima di tutto il responsabile.

Anni dopo, l’obiettivo fallì e il dottore fu conscio che nemmeno il suo ritorno in vita avrebbe prodotto gli effetti sperati.

“CHOBARETSUMAHA!” urlò Piccolo, postosi davanti a lui, che si disintegrò in mille pezzi.

“Adesso ho due sfere! Che ne dici?” disse poi rivolto a Cell, che si rese conto di avere ben due pastoie, in quel momento.

Cell sogghignò. “Beato te… sai quanto me ne importa! Importava a quello sciocco, non a me! E adesso posso distruggerti!”

Mentre Piccolo si preparava per il secondo round dello scontro, la Squadra Ginew veniva decimata membro dopo membro.

Dopo Rikoom, Burter e Guldo, era il turno di Jeeth lasciare questa dimensione una seconda volta.

“Siamo quattro contro uno, più che mai disposti ad eliminarti… rasseganti e rendici la vita facile suicidandoti” disse Tensinhan, abbastanza lugubre.

Jeeth sorrise. “E se bi dicessi che ho abbastanza potenza da eliminarvi tutti? Mi basta solo chiamare Ginew”

Espanse la sua potenza e si ritirò, diretto proprio dove lo Scouter lo spediva, al cospetto del terribile Ginew dal potere terribile.

“Anf, anf… sei molto forte” constatò l’essere viola, ad un Gohan guardingo che fino a quel momento non aveva subito danno alcuno.

“E dunque? Hai deciso di arrenderti?” chiese il figlio di Goku.

“No… no. Non lo farò. Piuttosto farò una cosa molto… simpatica”

Aveva deciso di farlo, ancora una volta.

Gohan lo aveva messo sotto, come la prima volta non era riuscito a fare.

Ricordava molto bene la lotta su Namecc, e doveva ammettere con se stesso che il figlio di Son Goku era migliorato molto più di quanto avrebbe creduto agli Inferi.

Ma adesso era tornato in vita, quindi aveva ricevuto una seconda possibilità, grazie al dottor Gelo e alla Squadra Ginew, che aveva trovato il Portale.

“Sai, Gohan” disse “puoi essere forte quanto vuoi, ma guarda chi hai davanti.”

Qualche attimo di silenzio che confuse Gohan, poi Ginew urlò “BODY CYHANGE!” e subito un raggio multicolore colpì Gohan alla bocca.

Non aveva pensato nemmeno a distruggere il proprio corpo, non aveva importanza: tanto non sarebbe riuscito comunque a controllarlo per bene.

Lo stesso discorso avrebbe potuto applicarsi anche a lui, ma lui si era esercitato rimuginando su cosa aveva sbagliato nel periodo in cui aveva preso il corpo di Goku.

Quello era il corpo del figlio, ma aveva poca importanza.

“Eccomi” disse Ginew, infine, nel corpo di Gohan, che ancora stralunato fissava il suo nuovo corpo. “Sono pronto per… eh?”

Vide una figura rossa arrivare a tutta velocità.

“Maestro Ginew! Ho bisogno di una vendetta!” disse Jeeth, fissando Gohan e il suo capo con aria afflitta, poiché aveva sempre avuto problemi col Body Change.

Una volta gli era capitato che Ginew aveva preso il corpo del re di un pianeta di cui non ricordava il nome, ma siccome il rosso non aveva visto lo scambio avvenuto, aveva parlato tutto il tempo col corpo di Ginew quando in realtà era il re, spiattellandogli così tutte le strategie che poi avrebbero portato ad un a ribellione che sarebbe stata inarrestabile se la Squadra Ginew non fosse stata addestrata per uccidere tutti senza distinzione.

“Dimmi, mio caro inetto Jeeth” fece Ginew, nel corpo di Gohan, con voce rassicurante.

“Mi devi aiutare! Devo eliminare quattro cretini!” urlò Jeeth, e così trascinò il suo capo nella vendetta, lasciando Gohan da solo.

“Oh, accidenti”! ha preso il mio copro! Sono proprio come mio padre!” si disse Gohan, rimanendo solo col corpo viola, ma del tutto nuovo.

Ed essendo per lui del tutto nuovo, avrebbe potuto provare nuove potenzialità.

Perché lui non era come suo padre, era pronto a fare nuove esperienze, e poi era esperto di biologia, quindi scoprire nuovi corpi era per lui il pane quotidiano. Se solo ci fosse stata Bra… ma lei era impegnata con Kid Bu, e inoltre non avrebbe riconosciuto subito il suo professore, dandogli sicuramente prima un calcio prima di essere aperta alla discussione.

Quindi, si concentrò ed entrò dentro sé stesso, cercando fra i ricordi non suoi.

“Bene… sono dentro. Hai fatto male i tuoi conti, Ginew! Adesso scoprirò quali sono i tuoi punti di forza e sta’ sicuro che li userò contro di te!”

E cercò per bene in ogni ricordo di Ginew: dalla sua infanzia, alla sua adolescenza, fino all’incontro con Freezer, che dopo essere stato pestato per bene entrò a far parte della sua Squadra, incaricato di scegliere quattro altrettanto validi guerrieri.

Per primo arrivò Jeeth, poi Rikoom, infine Burter e Guldo per ultimo, tutti e quattro gli ultimi della loro razza, dopo essere stata distrutta da Ginew stesso.

La Squadra Ginew cominciò a seminare il panico per conto di Freezer per diversi anni, fino alla loro caduta sul pianeta Namecc.

Ma di colpi segreti nemmeno l’ombra.

“Maledizione” commentò il figlio di Goku. “Si direbbe che conta solo sul Body Change per vincere... eppure non è che sia scarsissimo, anzi! E va bene… improvviserò!”, espanse la sua aura e volò verso il campo di battaglia.

“Eccoci, dunque” disse Ginew, arrivato proprio in quel momento. “Chi sono i miei avversari?”

“GOHAN! Non dovresti aiutarci?” chiese Tensinhan, ma Crilin, riconobbe i sintomi. “Ten, non è Gohan! Puoi combatterlo, è il capo di quel mostro rosso!”

Tensinhan non aveva mai visto quel tipo di trucco, e quindi era ancora convinto che si trattasse di Gohan, ma se Crilin stava esponendo quella possibilità, come negarlo?

“E va bene! sarà un piacere picchiare il figlio di Goku…” ridacchiò il tre occhi, ricordando come lui e suo padre fossero stati nemici, una volta.

Pertanto, almeno per un giorno, i fasti si sarebbero rinverditi, e Ten non ne vedeva l’ora, a dirla tutta.

“D’accordo, piccoli buzzurri! Jeeth! Aiutami!”

Da un lato il rosso avrebbe affrontato Crilin e il numero Diciotto, mentre Ginew avrebbe affrontato a viso aperto Tensinhan e Goten, reduce da una strepitosa vittoria contro Burter, che a sua volta aveva eliminato il numero Diciassette, precludendogli la possibilità di tornare in vita, in quanto il Capo dei Saggi Namecciano aveva una volta sola strappato la regola, non poteva sempre ed eternamente chiudere un occhio perché gli amici di Son Goku morivano in continuazione.

Per quello la sorella si era disperata così tanto: la morte del maschio della famiglia non era un evento rimediabile, e forse nemmeno quella di Pan.

A proposito della figlia di Gohan, quest’ultimo non si era ancora accorto che l’aura della ragazza era scomparsa da un bel po’ di tempo: evidentemente il picchiare Ginew e poi gli eventi successivi lo avevano distratto a tal punto.

In ogni caso, Jeeth aveva già cominciato a combattere contro la ragazza e suo marito, i quali avevano maturato una buona conoscenza delle loro tecniche, e inoltre la complicità che si era venuta a creare negli anni li aiutava nelle azioni combinate, cosa che il membro della Squadra Ginew si sognava di conoscere e di applicare, poiché se era vero che quando si presentavano a Freezer si mettevano in posa, al di fuori ognuno combatteva per i fatti propri, lasciando intendere che la definizione di Squadra era applicabile solo agli occhi del tiranno galattico.

Così Crilin lo attirava in trappola coi suoi Kienzan, Jeeth prevedibilmente li schivava ma Diciotto era in agguato sfruttando anche la sua assenza di aura che riusciva ad ingannare persino la nuova versione dello Scouter costruita dal Dottor Gelo, di molto superiore alla tecnologia Saiyan, anche solo per il fatto che il progresso tecnologico non si era fermato alla notte in cui Bardack morì.

Jeeth, mentre subì la Danza Accelerata, una delle tecniche della bionda dagli occhi di ghiaccio, voleva capire cosa nel frattempo stesse preparando Crilin.

“Preparati, poiché lancerò la Kamehameha più forte che abbia mai gene rato! Certamente non è forte quanto quella di Goku… ma credo che basterà per sconfiggerti!” dichiarò il nanetto che aveva accompagnato Son Goku in ogni avventura.

Diciotto, finita la sequenza di pugni e calci che prevedeva la Danza Accelerata, prima di cominciarne una nuova, si scansò e lasciò che Crilin lanciasse il suo colpo preferito.

Jeeth se ne accorse, tuttavia, e disse sogghignando: “Non sarà così facile! Palla di fuoco!” , ne creò una dal palmo della mano e la lanciò verso il raggio blu, certo che la sua creazione avrebbe fagocitato in pochi secondi il colpo avversario.

Tuttavia, invece di fagocitarlo, si scontrarono a metà strada ed esplosero in un botta che interessò l’intera area circostante, interrompendo la visuale a Ginew e i suoi avversari.

“Aahahah! Che ti avevo detto? Non è facile sconfigger… NOOO! Ma cosa…?”

Non si era accorto nemmeno che Diciotto approfittò del fumo che si era creato per nascondervisi e colpirlo con un colpo secco del suo Kienzan, molto più affilato del marito, pur essendo quella una copia dell’originale.

Nel frattempo, Ginew stava affrontando un Super Saiyan di secondo Livello e un terrestre.

“Non è possibile! Sta succedendo di nuovo!” commentò l’alieno travestito col corpo di Gohan.

E in effetti, per quanto provasse a scagliare anche il più semplice gancio destro, Tenshinhan lo vedeva in anticipo e lo colpiva con pugni ancora più violenti.

“Ahahaha! Non ho nemmeno bisogno di Goten per batterti! Adesso assaggerai la mia Dodonpa!”

Goten sorrise a Ten. “Mi sa che ti stai infogando un po’ troppo… conta che è pur sempre il corpo di mio fratello, e se lo colpisci troppo poi potrebbe ritrovarsi con un corpo moribondo e quindi morire lui stesso per dissanguamento”

”Lo so bene” rispose Ten,”ma questo non mi impedisce di dargli una bella lezione comunque, no? E poi l’importante è metterlo fuori combattimento nell’attesa che ritorni il corpo originale di questo bastardo… DODONPA!”

Il raggio giallo partì dal dito diretto a qualche millimetro dal busto del figlio di Goku, che quindi esplose, ma l’onda d’urto creò abbastanza danni anche a Ginew, che non riusciva ancora a coordinare bene i movimenti.

“Questo dev’essere un trucco della famiglia di Goku… non è possibile che...”

“Non c’è nessun trucco” intervenne la voce di Gohan, nel corpo originale di Ginew. “Quando il corpo e la mente non sono connessi, non si creano gli effetti sperati!”

Ginew non poteva credere di essersi dimenticato di danneggiarsi il corpo.



Ginew ci riprova, col corpo di Gohan, e come abbiamo visto non impara dai suoi errori! Non so perché, ma la squadra Ginew sta ripetendontutti gli erorri commessi la prima volta, e questa cosa porterà loro alla rovina, se non si svegliano! Voi invece, che ne dite?

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Capitolo 9
*** La fuga di Genew ***


Della Squadra Ginew, era rimasto dunque solo il capo, in quel momento come su Namecc.

L’unico in grado di tenere alta la bandiera e la reputazione, sia loro che del loro capo.

I mercenari più temuti dell’Universo erano ancora una volta stati beffati da quel gruppetto di guerrieri che aveva dato loro tanti grattacapi, e non solo, se n’erano aggiunti anche altri, i loro amici.

Ginew si chiese finalmente se fra i membri c’era davvero amicizia: Guldo era sempre stato isolato, in quanto non abbastanza forte da poter compiere una missione da solo, Jeeth e Burter si stimavano a vicenda ma al di fuori del contesto bellico la loro amicizia si basava sui cornetti al cioccolato; ed infine Rekoom era il più indipendente, sempre pronto a provare le nuove pose da ballo, ma in realtà tutto fumo e niente arrosto.

Era quello il problema di quei guerrieri: non c’era mai stata unità d’intenti, tralasciando le tante parole che attorniavano quei cinque esseri, tanto diversi da non potersi capire, e tenuti uniti solo dal collante che prendeva il nome di paura.

Paura di Freezer, dei suoi giochetti perversi per ottenere ciò che voleva e quando lo voleva.

Inoltre, aveva anche acquisito una nuova trasformazione, il che lo rendeva ancora più terribile.

In ogni caso, non era quello l’argomento pregnante in quel momento: si poteva soltanto cominciare a combattere seriamente contro Tensinhan, e spegnergli ogni velleità che gli stava venendo in mente.

Aveva un sacco di tecniche, Gohan, come poteva vedere fra i suoi ricordi, e ne provò una.

“Masenko!”: un flebile raggio giallo partì dalla mano, ma che Tenshinhan non si curò nemmeno di schivare, assorbendolo tutto.

“Bene, è tutto qui quel che sai fare, figlio di Goku?”, si spostò con la super velocità e cominciò a colpirlo violentemente con una gomitata, un pungo al volto e infine un calcio volante che arrivò direttamente sul petto, facendolo cadere a terra.

“Proverò un’altra Dodonpa, ma stavolta mirerò direttamente al cuore!”

Goten sapeva che non faceva sul serio, altrimenti avrebbe dovuto ripetere l’avvertimento lanciato poco prima.

“Non credere che sia così facile!” rispose Ginew. Nel frattempo Gohan, che era arrivato qualche minuto prima, voleva vedere dove sarebbe andato a parare Ten, che in quel momento stava evidenziando una spiccata crudeltà, forse figlia delle innumerevoli frustrazioni accumulate durante la sua vita.

Frustrazioni mai del tutto compensate dal Torneo Tenkaichi vinto, poiché secondo lui non aveva mai vinto, ma solo pareggiato, con Goku.

E da allora, comunque, c’erano sempre state delusioni, contro Piccolo Daimao, contro Nappa, contro i Cyborg e la giusta decisione infine di ritirarsi per poi rispuntare contro Majin Bu, creando quei pochi secondi utili a salvare la vita a Mister Satan e al dio Dende.

E infine, contro Ginew, che tornante dall’Aldilà prese le sembianze di Gohan e lo minacciava di morte come nessuno aveva mai fatto prima direttamente a lui.

La Dodonpa era pronta. E lo era anche Ginew.

“Uhuhuhu… farò il Body Change all’ultimo secondo! Nessuno sa che in realtà Ginew è un’anima, un inconscio che può essere dentro ognuno di noi, e pertanto immortale!”

Era l’ultimo della sua razza, che poteva anche non morire mai, a meno che non li si colpiva a  tradimento senza che si potesse avere la possibilità di cambiare il corpo.

“DODONPA!” urlò lui, e Ginew quasi nello stesso momento “BODY CHANGE!”, ma non funzionò in quel caso, poiché Goten con un riflesso eccezionale utilizzò la sua Super velocità e spostò Ginew dalla traiettoria, evitando così che il cuore di Gohan riportasse danni troppo seri per ricongiungerlo al proprietario.

Goten guardava Tenshinhan sconvolto. Anche Gohan aveva i brividi freddi.

Ten aveva deliberatamente cercato di uccidere Gohan, anche se non era propriamente lui.

“T-ten… ti credevo uno dei nostri… perché dunque hai deciso di scagliare quella Dodonpa?” chiese Goten, affranto.

Tenshinhan sgranò gli occhi, altrettanto sconvolto.

Scese a terra  e si mise la testa fra le mani.

“Non me ne sono reso conto… non intendevo farlo, Gohan! Mi dispiace così tanto, è solo che come ha detto Goten poco fa, sono stato rapito dalla foga e dall’illusione di superiorità nei confronti di un Saiyan che non ci ho pensato due volte a colpirlo direttamente al cuore, senza sapere che si trattava del tuo cuore, Gohan! Potrai mai perdonarmi?”

Era vero, tutti quegli anni a sputare sangue e masticare amaro per il fatto che tutti i Saiyan lo stavano sorpassando, tanto da essere arrivato a pensare di sfruttare Lunch per rubare un  po’ del loro DNA e truffare Bulma per impiantarselo, lo avevano spinto a quel tentato omicidio.

Gohan lo sapeva, ed ereditando la magnanimità del padre, sorrise. “Non preoccuparti, so cosa provi”

“Sai cosa provi?” chiese Ten, incredulo.

“Beh, sì…” disse Gohan. “Adesso che sono in questo corpo, frugando fra i ricordi di Ginew, anche lui ha un complesso di inferiorità, ma nei confronti dei Freezer. Rallegrati, dunque! Tu hai come modello mio padre, che è il Cavaliere senza macchia per eccellenza, mentre Ginew insegue solo una vana chimera che è disposta ad ucciderlo qualora ne avesse la mezza scusa!”

Ten si commosse: non avrebbe mai osato sperare tanto: il perdono da un Saiyan per la sua arroganza.

“Avete finito la commedia?”, nel frattempo, lo scontro non era ancora finito. Ginew fece notare la sua presenza rialzandosi e scostando Goten con un movimento brusco.

“Ricordate che sono ancora io il proprietario di questo corpo, qualora ve ne foste dimenticati! E quindi ho tutte le tecniche di Gohan a mia disposizione, così come Gohan NON ha le mie tecniche a disposizione!”

“Ritengo che ci sia un doppiopesismo che farà storia!” commentò Gohan, astioso.

“Può darsi” fece Ginew, “ma per adesso m’importa sconfiggervi tutti, e col corpo del vostro amico!”

Ten si colpì nel sentire quella parola, così semplici e eppure così terribili.

Amico… chi poteva definirsi amico, per lui? Jiaozi, di sicuro, anzi come un fratello, Lunch; anche se era più di un’amica, ma c’erano momenti in cui l’avrebbe ammazzata.

E poi gli amici di Goku, a partire da Crilin, passando per Gohan.

Poteva davvero contare su di loro, e lui doveva ricambiare quella fiducia facendo in modo di restituire con le sue mani il corpo di Gohan al legittimo proprietario.

“Esatto, quello che hai è il corpo di un mio amico, quindi me lo prenderò con le cattive!”

“Senza però toccare cuore alcuno” osservò Goten.

“Esatto” convenne Ten. “Preparati, dunque!”, espanse la sua aura, amplificata dalla tuta di Bra (altra amica, seppur inaspettata considerato il padre), diede il via a quello che con ogni probabilità sarebbe stato l’ultimo scontro della sua vita.

Una serie di colpo veloci, tanto per cominciare: tanto per capire chi avrebbe prevalso alla lunga.

“E pensare che basto io per lui…” si disse Goten, un po’ triste. Ma Ten teneva troppo a quel combattimento per permettergli di dare il cambio.

Per quanto si sforzava, Ginew era troppo scoordinato, permettendo all’avversario di colpire con estrema facilità, e infatti quello che si preannunciava uno scontro alla pari, alla fine pendeva tutto verso il tre occhi, che soddisfatto dominava la scena.

“Ma è mai possibile che debba prenderle sempre?” disse Ginew, rialzandosi. Era stupito solo dall’elevata resistenza del corpo di Gohan.

“Non crucciarti, fra poco i tuoi guai sono finiti!”

Ginew rifletté a lungo a quelle parole.

“Hai detto proprio bene” disse infine, “i miei guai sono finiti! BODY CHANGE!”, il raggio multi colore permise lo scambio fra Gohan e lui stesso, tornando le cose com’erano in precedenza.

“Bene, adesso che ho di nuovo il mio vecchio corpo darò il la alla dimostrazione pratica di quello che stavo dicendo. I miei guai sono finiti, pertanto tu morirai!”

Si concentrò al massimo, pronto per scatenare una tecnica apocalittica, e forse era addirittura un eufemismo.

“Adesso assaggerai la mia versione avanzata del Cannone Latteo! Un raggio bianco come il latte stesso, che ti trapasserà da parte a parte! Non avrei potuto mai eseguirlo col corpo di Gohan, perché se è vero che da un lato è più forte di me, dall’altro non avevo il controllo totale sul corpo, e quindi ho preferito coordinarmi col mio! Ma ti assicuro che l’effetto sarà lo stesso!”. In realtà non ne era sicuro, ma gli conveniva dire così.

Tenshinhan infatti lo guardava scettico. “Anch’io ho una super tecnica, ma non per questo sto vantandomi!”

Mise le mani a triangolo , pronto a sparare il Super Kikoho.

“Anzi, no! Ma perché dovrei sbattermi per distruggerlo in questo modo?”. Utilizzò la Super Velocità e colpì Ginew con una più semplice Dodonpa, centrandolo agli occhi.

Egli, che era tutto intento a creare il suo Cannone latteo che avrebbe distrutto mezzo pianeta, non si accorse di niente, tuttavia aveva perso per sempre l’utilizzo della vista.

“Bene, e adesso… KIKOHO!”

Il Triraggio colpì in pieno Ginew, che stava cercando di scappare.

La fuga: un altro ottimo argomento nel disastro della Squadra Ginew.

Dicevano che non sarebbero mai fuggiti, eppure davanti all’ira di Freezer lo facevano.  Jeeth, poi, era il primo ad andare da Ginew e fargli risolvere al posto suo tutte le situazioni spinose.

Ma che squadra erano? Piena di problemi, contraddizioni, paura, fuga.

Soprattutto fuga.

Da un pianeta all’altro, fuggivano da quei due occhi di ghiaccio che li tenevano incatenati.

Allora, forse, era meglio se fossero dimenticati dalla Storia ed espiare le loro colpe tornando mero spirito ed essere reincarnati in qualcosa di meno complesso.

Era a quello che stava pensando Ginew nel momento in cui le membra cominciavano a sfaldarsi e la sua ragione perdersi: perlomeno, quella volta non sarebbero fuggiti da nessuna parte, a parte forse dalla crudeltà della vita.

Due volte li avevano sfidati, due volte avevano perso, lui e i suoi ragazzi contro la squadra di Terrestri, il popolo forse più insulso di tutti nella Galassia del Nord.

Merito di Goku, sicuramente, che aveva spronato tutti a combattere per raggiungerlo, ma forse era ancora più colpa loro e della loro inettitudine.

Ginew sarebbe scappato anche da questo.

Ecco, adesso, tutti e cinque i membri della Squadra Ginew erano scomparsi, senza più possibilità di ritorno.

Gelo non avrebbe tentato un’altra volta la fortuna.

“E non ce n’è nemmeno bisogno” disse, una volta agli Inferi anche lui. “Adesso è tempo di porre inizio alla seconda parte del piano: fortunatamente, io sono un genio, e quindi la mia morte è soltanto una perdita di pedina negli scacchi: ininfluente”

“Che cosa vuoi dire, dottore?” chiese Ginew, resosi conto che per lui non c’era altra possibilità che rimuginare nei suoi errori agli Inferi, creato apposta per i genocidi come lui.

“Voglio dire che quando Aldilà e Mondo Mortale si uniranno, non avrà più importanza essere vivi o morti-. Quello che importerà davvero sarà l’identità di colui che si ergerà al di sopra di tutti e si porrà sul capo la Corona di Re di entrambi i mondi… e colui sarò io! Nessun altro può farlo! E mi ergerò grazie all’aiuto del mio ingegno e della forza fisica, che io non ho, ma ne ha in abbondanza la mia nuova creatura, il Cyborg Numero 22”

“Cosa? Numero 22?” chiese Ginew, sconvolto.

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Capitolo 10
*** La fusione dei Tre ***


“Esatto. Il mio unico interesse è sempre stato quello di riportare in vita Cell, a prescindere che io torni in vita oppure no. Anzi, forse sarebbe stato meglio non scendere nemmeno. Ma tant’è: adesso creerò un nuovo essere così potente da far impallidire tutti gli altri visti in precedenza!”

Mentre la diabolica mente del dottor Gelo era in fibrillazione, Goku e Vegeta tornarono nel mondo dei mortali, dopo aver concluso il loro compito.

“Tutto risolto, allora?” chiese per prima cosa Dende, ancora in apprensione.

Goku sorrise. “Sì, abbiamo risolto. Non ci saranno più minacce di nessun genere da parte degli Inferi… anzi, ora che ci penso devo dire a Re Kaioh che mi ha preso in giro, poiché mi aveva detto che i cattivi non conservavano il corpo, e invece non è vero! Mi sa che direbbe che si trattava di una battuta! In ogni caso, non ha più importanza, perché vedo che Freezer, Cell  e Majin Bu sono ancora vivi e… no, non può essere!”

Goku e Vegeta si accorsero dell’evento terribile che aveva attanagliato Bra nella disperazione più atroce.

“Pan è morta… non riesco a sentire più a sentire la sua aura” disse Gohan, fra le lacrime. Non avrebbe mai voluto tutto quello.

“Anche Diciassette è morto” aggiunse. “Loro di sicuro ci avrebbero spinto a vendicarli, ma con che animo potremmo farlo sapendo che non c’è più possibilità di riportarli in vita?”

“Con  l’animo di chi ha la consapevolezza di conservare per sempre la loro memoria… in pratica, siamo le loro braccia, in questo momento” rispose per lui il numero Diciotto, che di sciuro era la più affranta fra loro, ma non per quello si sarebbe fermata a piangere per sempre, anzi le aveva dato una scossa più violenta alle sue intenzioni.

E così si mossero per andare a vendicare Pan, ma improvvisamente una voce dall’alto li fermò.

“Non così, non ora! Crilin, Tenshinhan, venite subito da me ad allenarvi! Non è il momento di buttarvi a capofitto in questioni molto più grandi di voi!”

Era l’imperiosa voce del re Kaioh, il dio della galassia del Nord. I due terrestri si guardarono.

“Cosa vuol dire, Re Kaioh? C’è ancora qualche possibilità di poter scrivere la nostra parte in questa faccenda?”

Il re rispose “Senza dubbio, ma dovete venire ad allenarvi nel pianeta dei Kaiohshin. Non è poi questo il tuo obiettivo, Tenshinhan dai Tre Occhi? Fare gli stessi allenamenti di Son Goku nella speranza un giorno di superarlo?”

Era vero. Il tre occhi aveva sempre desiderato percorrere la stessa strada del Saiyan, conscio del fatto che se era servita a lui, allora sarebbe servita anche al terrestre, pur avendo mezzi più limitati, a parte forse la tuta che di era fatta imprestare da Bra.

Così Crilin rispose per entrambi. “Accettiamo. Ci porti su quel pianeta”.

Kaiohbith non perse altro tempo e arrivò in un battibaleno sulla terra, prelevò i due e li portò sul suo pianeta.

“Bello, qui” disse per prima cosa Ten, guardandosi attorno.

Crilin era rabbuiato.

“Cosa c’è, Crilin?” chiese il tre occhi, non vedendo l’ora di intraprendere un nuovo allenamento ancora più severo di quelli finora ricevuti.

“Abbiamo dimenticato Yamcha” confessò il piccolo amico di Goku.

Ten sorrise. Ricordava bene come Yamcha voleva a tutti i costi sorpassarlo, e invece era rimasto con un pugno di mosche, allontanandosi sempre di più dalla guerra e preferendo una vita in pace. Ormai non aveva più un briciolo di forza.

“Forse è meglio così, Crilin” disse Ten. “Yamcha è da un sacco di tempo che non si allena, non avrebbe mai saputo sostenere alcuna lotta né allenamenti, infatti d’altro canto ha smesso di combattere persino dai tempi di Cell. Come puoi pretendere dunque alla sua età che torni in campo?”

Crilin obiettò “Però l’ho visto davvero affranto e…”

“BASTA CHIACCHIERE!” li importunò il Sommo. “Tenshinhan, mi sono interessato a te fin da subito”

Ten si sentì emozionato. L’essere notato dal Sommo in persona non era una cosa che capitava a tutti i terrestri.

“L-la ringrazio signore, ne sono molto lusingato”

Il Sommo disse “Come si chiama quella bella sventolona dai capelli blu che ti porti appresso? Eh? Me la puoi presentare?” chiese con fare malizioso.

Ten arrossì del tutto dalla vergogna, ma Crilin si offese alquanto.

“Nessuna è più sventolona di mia moglie Diciotto! Ehi! qui non stiamo certo decidendo chi è più sexy fra Lunch e mia moglie, ma per allenarci!”

Il Sommo squadrò Crilin. “Per favore, non andrei mai con donne sposate, o forse sì. Non so! Comunque, stai qui fermo, Tenshinhan, e lascia che ti infonda la forza. A patto che tu mi permetta di toccare le generose forme della tua fidanzata!”

“Non è la mia fidanzata…” osservò flebilmente Ten, come a temere che Lunch versione bionda lo sentisse.

 E così cominciò anche per lui il rito del potere nascosto, anche se donato per un motivo molto sessuale. Il Sommo scelse Lunch semplicemente perché Diciotto non avrebbe esitato a dargli uno sganassone divino.

E così, per puro caso, Tenshinhan avrebbe riscoperto al sua forza mistica. Crilin invece avrebbe atteso il suo turno, o comunque provare a vedere cosa sarebbe successo in loro assenza.

Molti chilometri più giù, agli Inferi, il dottor Gelo stava ancora parlando con Ginew.

“Vedi questo? È un telecomando. Quando impiantai la nuova trasformazione a quell’essere abominevole (Freezer), ho pensato bene di ripagarmi con un piccolo prezzo, ossia di impiantare al tuo padrone un altro chip, che avrebbe permesso una sorpresa che svelerò tra poco. Inutile dire che l’ho fatto anche con Kid Bu. Non mi sono mai piaciuti i maghi!”

Ginew lo ascoltava , rapito. Era preoccupato dal fatto che Freezer avrebbe potuto avere una reazione a quel chip, ma in ogni caso se davvero esisteva la possibilità di perdere la battaglia ma di vincere la guerra, conveniva fare come diceva il dottore.

 Così premette il bottone.

Un solo bottone, rosso come il sangue che avrebbe versato dai suoi nemici.

Rosso come il simbolo del Red Ribbon, che campeggiava anche in quell’aggeggio.

Aveva sempre creduto nel nome e negli ideali di quel terribile esercito, sin da quando era stato selezionato come scienziato.

“Ehi, tu! Mi piacciono molto i tuoi marchingegni, ma credo che tu non abbia abbastanza denaro per mandare avanti i tuoi esperimenti. Che ne diresti di lavorare per me? Ti darò tutti i soldi che vuoi, ma in cambio devi costruirmi armi sempre più diaboliche, per conquistare il mondo!”

Così il generale Red, venuto a far visita al laboratorio del dottor Gelo, trovatolo dopo estenuanti ricerche.

“Accetto, Generale Red” disse Gelo, senza nemmeno guardarlo. Certamente avere avuto tutti quei finanziamenti gli aveva fatto molto comodo, e visto che poi lui era l’unico rimasto dalla carneficina che aveva fatto Goku, risultava persino l’erede del patrimonio ancora vivo dell’armata. In quel modo cominciò a studiare e costruire i Cyborg.

Uno dopo l’altro, fino ai tre ad energia eterna, il numero 19 e lui stesso, per non parlare poi di Cell.

E adesso, anni dopo quelle invenzioni, era giunto il momento di premere l’ultimo bottone, il definitivo, che avrebbe generato l’Essere Supremo.

Bip.

Un solo, unico bip, neanche troppo acuto.

Ma avrebbe causato il terrore di miliardi di esseri viventi, sconvolgendo tutto ciò che si sa e si conosce sulla terra e fuori.

Il giorno del giudizio era finalmente arrivato, con quell’unico bip, premuto quasi a caso.

Freezer, che stava lottando contro Ub, sgranò gli occhi come se si fosse ricordato di una cosa importante e quasi inconsciamente volò verso Cell.

Quest’ultimo, che stava contendendo a Piccolo le sfere del Drago, ebbe la stessa reazione e volò verso Kid Bu, il quale a sua volta rimase fermo.

“Cosa succede?” chiese Trunks, più in generale che a Bra. “Non dirmi che ne sta provando un’altra delle sue!”

Invece, dopo qualche secondo arrivarono Freezer e Cell in persona, che si misero uno a destra e l’altro a sinistra.

“Abbiamo un compito” cominciò Freezer, il grande tiranno.

“Dobbiamo portare l’equilibrio nell’Universo” proseguì Cell.

Magicamente, Kid Bu riprese l’uso della parola e tutti e tre recitarono quanto segue:

Per noi e per tutti i fratelli morti per la causa,

stiamo per cominciare la nostra vendetta,

Non attenderemo che qualcuno non ce lo permetta

Pertanto la nostra azione non conoscerà pausa.”

I tre urlarono e nell’urlo uno strano chip uscì dalle loro spalle sinistre, che cominciò a pulsare come se fosse rotto.

Tutti erano troppo allibiti per tentare di far qualcosa, e comunque l’azione procedeva in pochi secondi.

Fatali.

Infine, un grosso flash pari a cento Taiyoken coinvolse tutta l’area.

Successivamente, un violento terremoto annunciò la nascita di un nuovo essere, totalmente irreale eppure vivo e presente.

Nessuno avrebbe mai potuto permettere quell’invenzione.

“Eccolo, Ginew: la mia invenzione Finale! Dopo questa, niente potrà sorpassarla! Dovevo conoscere Freezer e Kid Bu prima, solo così avrei potuto costruire il vero essere perfetto!”

Già. Il vero Essere Perfetto.

Due gambe. Due braccia. Sguardo letale.

La gambe erano quelle di Cell. Le Braccia di Freezer. Lo sguardo e il resto della testa era di Kid Bu.

Il busto era quello del cyborg, ma rosa e con un pannello viola eredità di Freezer.

Sulla schiena, due ali da libellula e la coda bianca.

E alla vita, la cintura con una M stilizzata.

“Osserva attentamente, mio caro Ginew della Squadra Ginew! La mia creatura perfetta! La mia forza, la mia vita, il mio braccio! Il Cyborg Numero 22! Majin Freecell!”

Non aveva ancora fatto nulla, ma la Terra era percorsa da violenti scosse di un magnitudo mai raggiunto, come se un bambino scuotesse una scatola per vedere cosa ci fosse dentro.

Uno dopo l’altro, i terrestri morivano. E lui non stava muovendo neanche un dito.

Goku non poteva permetterlo. “ASCOLTA, RE KAIOH! INTERCEDI TU PER NOI E SPOSTACI IN UN PIANETA DISABITATO! PER FAVORE, ESAUDISCICI ALMENO QUESTO!”

Il Sommo stava ancora ballando il cerimoniale per scuotere Tenshinhan. “E sia!”, gli bastò il potere della mente e tutti quanti si spostarono su un altro pianeta, disabitato esattamente come lo voleva Goku, e completamente privo di mare.

“È incredibile come la voglia di donne del Sommo lo scuota così tanto” commentò Vegeta, notando come né Crilin né Tenshinhan erano con loro, e deducendo dunque che si trovassero da lui, in quanto il re dei Saiyan sapeva di Lunch e Diciotto.

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Capitolo 11
*** Majin Freecell ***


Ma non era la voglia di ragazze di Kaioshin il Sommo che avrebbe salvato l’Universo da quella minaccia.

 Invece, sarebbero servite tutte le forze, e al cento per cento, e tutti assieme, per sopraffarlo anche se si presentava come un’impresa disperata.

“Broly sembra una passeggiata di salute al confronto” commentò Trunks, ancora trasformato in Super Saiyan III. “Almeno, con lui non sapevamo con chi avevamo a che fare e una minima speranza la coltivavamo, ma qui sappiamo tutto di lui, e quindi sappiamo già che l’unione dei tre significa caos totale”

Tutti guardarono Trunks.

“Grazie per il sostegno” disse Goten. “Avevamo bisogno di una carica”

Trunks fece spallucce. “È solo ciò che penso, non devi essere d’accordo con me per forza”

“E infatti non lo sono” disse Goten. “So solo che costui come tutti gli altri farà una brutta fine.”

“Piantatela, voi due” li ammonì Goku. “Abbiamo con lui le stesse possibilità che avevamo con Broly, e quindi non c’è la certezza né dell’una né dell’altra tesi. Quello che so è che darò tutto per farlo fuori!”

E quell’asserzione non avrebbe lasciato adito a dubbi ulteriori.

Majin Freecell evidentemente non sapeva contenere la propria aura, perché l’atmosfera in quel nuovo pianeta mutava precocemente, ma non causava terremoti, di nessun tipo.

“Mmmmh… mi sembra più resistente del nostro, che stava esplodendo. Chissà dove siamo finiti” si chiese Goku, fra sé.

Era un pianetino della Galassia dell’Est, fra l’altro la Galasssia di competenza del Sommo e del suo successore, quindi conosceva bene ogni corpo celeste, e il pianeta Birzigmot era il più adatto allo scopo.

Non sarebbe esploso, perché conteneva un po’ di quella terra divina dove ora risiedeva. Era il suo luogo di allenamento preferito, non poteva rischiare di rovinare il bel paesaggio che vi era prima, ma una grande carestia aveva ucciso tutti gli abitanti.

Questo a dimostrare che non importa quanti sforzi tu faccia, se una cosa deve andare male lo farà.

In ogni caso, il nuovo essere che avrebbe dovuto cambiare l’ordine naturale delle cose ponendosi quindi molte più ambizioni di Zenit (egli voleva infatti cambiare solo Gi’isa, ndr) era pronto per combattere.

Chissà se avrebbe parlato, e con che voce.

“Perfetto, sono pronto. Chi viene per primo? Ho intenzione di farvi fuori uno ad uno!” disse, con una voce che non c’entrava nulla con nessuno dei tre, e rassomigliante un po’ troppo a quella del dottor Gelo.

“Mi farò avanti io!”.

La voce di Bra squarciò l’aria, mettendo in agitazione tutti gli altri uomini e il numero Diciotto.

Ub diede voce alle sue perplessità. “Aspetta, Bra! Non puoi!”

Bra si girò verso di lui, guardandolo triste. “Sì che posso. Ormai ho rinunciato a te, Pan è morta, gli esperimenti non mi prendono più come una volta, considerato che sono più sull’orlo fra la vita e la morte che in studio col professor Gohan… ormai non mi restano molte motivazioni per vivere, dato che non riesco a proteggere le persone che amo”

Era per quello che aveva deciso di eccellere nello studio e imitare suo padre e il fratello, per proteggere loro e allo stesso tempo sconfiggere la paura che l’attanagliava.

Solo che quella paura non l’avrebbe mai abbandonata.

Si trasformò in Super Saiyan di terzo Livello, pronta per l’ultimo scontro.

Ub non poteva fare a meno di pensare a quanto fosse bella. E si erano anche lasciati, perché così lei aveva deciso.

Lui non aveva mai smesso di amarla, ma Bra era interessata solo ad una relazione amichevole, pur avendo avuto la cotta iniziale.

Mentre Ub provava sentimenti puri, condotti dal fatto che Bra era tata la prima ragazza a mostrare interesse per lui.

In ogni caso, l’allievo di Goku non avrebbe mai dimenticato niente dei suoi particolari.

E nemmeno i suoi baci. In quel breve periodo, Ub aveva capito che Bra era l’unica con cui stare.

“Come speri di battermi con quella misera forza?” chiese Majin Freecell, sempre impassibile. Essere un miscuglio di tre esseri completamente diversi gli aveva fatto perdere molte espressioni facciali.

“Ti conviene non sottovalutare il Bluetz Super Saiyan, frutto di anni di esperimenti!” lo avvertì la ragazza, col cuore che martellava.

Era vero, la disturbava. Ma ciò che non sapeva era il fatto che più che altro Ub le aveva di nuovo rivolto la parola col tono davvero preoccupato, quando lei gli aveva detto esplicitamente di non andare oltre l’amicizia, poiché non era ancora pronta.

E quindi? Che fosse davvero innamorata? No, quello che contava era dare una mano a Pan e vendicare la sua morte per quanto fosse poco nelle sue possibilità.

“Il Bluetz Super Saiyan mi conferisce una potenza al di là dell’apparenza” continuò Bra, e si spostò con la super velocità, pronta per colpirlo in quel modo, con colpi secchi e veloci, ma Majin Freecell la prese per il collo e lo distrusse in maniera molto lenta quanto sadica, godendo nel sentire le ossa del collo che scricchiolavano fra le sue dita.

Bra era morta, in maniera così brutale che nessuno dei rpesenti poteva crederci.

“…. Maedizione!”. Crilin riuscì a dire solo quello, orripilato com’era da quanto aveva visto.

E non era finita: lasciando il suo corpo cadere, le lanciò una sfera d’energia che la disintegrò senza lasciarle toccare terra.

Tutti avevano gli occhi sbarrati.

“Fra poco toccherà a tutti voi” disse Majin Freecell, la malvagità che trasudava da tutti i suoi pori.

Vegeta fece per scagliarsi contro di lui senza neanche trasformarsi, ma Goku lo prese appena in tempo . “Fermo, Vegeta! Non buttarti così a capofitto!”

“MA LO HAI VISTO COS’HA FATTO A MIA FIGLIA? LASCIAMI ANDARE A DARGLI UNA BELLA LEZIONE! VOGLIO SENTIRE LE SUE OSSA SCRICCHIOLARE SOTTO I MIEI COLPI E GODERE QUANDO MI SUPPLICHERÀ DI RISPARMIARLO! E SOLO ALLORA GLI DARÒ IL COLPO DI GRAZIA!” rispose Vegeta, con una nota di follia sia nella voce che negli occhi, lucidi.

“Guarda che anch’io lo voglio esattamente quanto te! Ma dobbiamo aspettare! Abbiamo bisogno di una strategia!” disse Goku, notando il fatto che l’essere non li stava attaccando, pur avendo tutte le possibilità di farlo e di vincere contro ognuno.

“Avanti, datemi un avversario più interessante!” li incalzò l’essere.

Goku non sapeva che fare.

Gogeta Super Saiyan di Quarto Livello gli sembrava un principiante, in quel momento. Non vedeva proprio via d’uscita, e il tempo stringeva.

“D’accordo, visto che nessuno si fa avanti, verrò io. Non vedo l’ora di eliminarvi tutti, così posso cominciare il mio dominio!”

Troppo tardi. Era il momento di pensare alla propria vita. Non si era mai sentito, Goku, così impotente. E aveva la netta sensazione che non era nemmeno a metà della potenza, il suo avversario.

“Era questo il mio presentimento” commentò Piccolo ad occhi sgranati. “Non abbiamo possibilità, nemmeno una”

Majin Freecell si trovò troppo presto davanti a loro, lasciando che la massa d’aria creatasi li sconvolgesse.

“Uhuhuhu… togliamo di mezzo le donne”. Guardò il numero Diciotto e puntò l’indice destro contro di lei.

Quest’ultima non ebbe la forza di spostarsi, né di fare altro. Un po’ la voglia di raggiungere il fratello, un po’ la paura, le aveva bloccato qualsivoglia articolazione.

“Raggio Letale.” Scandì Majin Freecell, con la voce più serica che aveva, e il colpo viola attraversò il cuore della bionda, che cadde esattamente come Bra, con dipinta sul volto la paura nella sua definizione più crudele.

In quel momento, Crilin e Tenshinhan comparvero sulla scena. Il primo, con le lacrime agli occhi, giurava vendetta senza esplicarlo a voce.

“Calma, Crilin: abbiamo le carte in regola per ribaltare la situazione” lo rassicurò Ten, una nuova luce negli occhi.

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Capitolo 12
*** Tensilin Saikyou No Senshi ***


Era del tutto giustificata, pur il Sommo non avendo compiuto tutto il rito, che contava venticinque ore.

Tenshinhan aveva messo molta fretta al Sommo, forse troppa, tuttavia era necessità virtù.

“Si sbrighi, Sommo!” aveva minacciato il terrestre, mentre il Sommo aveva appena cominciato a sedersi e trasmettere la sua aura al treocchi.

“Oh, non avere fretta. Ricorda: i lavori migliori sono quelli fatti senza fretta!” gli ricordò il vecchio dio, ma Ten insistette: “Guardi che è già morta Bra e forse anche la moglie di Crilin sta per lasciarci le penne!”

Il Sommo sgranò gli occhi. “COSA? È morta Diciotto?”

“E anche Bra” osservò Ten.

“Porca miseria! Crilin deve assolutamente cercare di salvare sua moglie!”. Si tolse i suoi orecchini e li porse al suo interlocutore.

“Ecco! Questi sono due Potara! Basta che te ne metti uno tu e uno il tuo compagno nell’altro orecchio e diverrete guerrieri invincibili, anche se non ho completato il Rito”

Tenshinhan strinse quei due orecchini magici: non gli piaceva l’idea di unirsi, tuttavia sembrava l’unica soluzione.

“E quindi diventeremo un unico essere?” chiese il treocchi , ancora dubbioso, in realtà, non aveva mai provato quella sensazione, eppure ne era curioso, anche se andava oltre i suoi principi-

“Sì! Sì! Ma fa’ presto!” incalzò il Sommo. “non vorremmo piangere un nuovo lutto!”

Così Crilin e Ten poggiarono una mano a Kaiohbith che fece più in fretta che poté, ma Diciotto era già stata eliminata.

E proprio davanti agli occhi del marito, che dunque non credette minimamente a qualsivoglia parola proferita da Tenshinhan.

Gli sembrava di essere caduto in un baratro buio senza possibilità di toccare il fondo né di risalire.

“Maledetto!” commentò dunque il Sommo. “Per colpa tua un’altra ragazza è morta!”

“Mi scusi” si scusò il Superiore fuso col suo guardaspalle, ma le scuse evidentemente non sarebbero mai bastate.

Fatto stava che il numero Diciotto era appena morta, e quidni Crilin non aveva più voglia di fare nulla.

Aveva concluso la sua vita assieme a lei.

“Non c’è più niente da fare, moriremo tutti” dichiarò il piccolo amico di Goku.

“Non dire stupidaggini!” lo esortò Ten mentre Majin Freecell rideva degli altri che intontiti dall’ennesimo lutto lo guardavano astiosi. “Sta a noi vendicarla! Lei non avrebbe voluto che ti riducessi ad uno straccio! Altrimenti credo che non ti avrebbe sposato!”

Crilin sgranò gli occhi. Era vero: chi aveva sposato Diciotto? Un guerriero coraggioso e portabandiera orgoglioso del gruppo Terrestre oppure un codardo che si fermava per il lutto e quindi troppo debole per riscuotersi e vendicarla com’era giusto che fosse?

“Hai ragione” disse Crilin, afferrando un orecchino e mettendoselo all’orecchio sinistro. “Dobbiamo vendicarla!”

“Ecco, così ti riconosco” disse Ten, mettendo il suo al lobo destro.

Subito una luce li invase, si attrassero e infine si unirono.

“Ecco a voi… Tensilin!” disse la nuova creatura.

Era una cosa assolutamente inedita: il gilet, portava un gilet, era nero, i pantaloni verdi e i polsini arancioni.

Era calvo, e portava tre occhi come Tensinhan, ma era senza naso come Crilin.

Sembrava di media statura, all’esatta metà fra Crilin e Tenshinhan.

“Sperando che funzioni” disse il Sommo. “Di sicuro, funzionerà meglio di loro due presi singolarmente”

Infatti, la nuova aura sprigionata distrasse tutti i presenti.

“Oh, un altro moscerino si è presentato qui! Ma che onore!” disse Majin Freecell, squadrandolo. In realtà, avrebbe potuto incenerirlo col solo sguardo, ma voleva dargli una possibilità.

“Non sono certo un moscerino” disse la Fusion appena nata.

“Ok, Vegeta: dobbiamo cercare di provare la Fusion: ho voglia di dare qualche pugno nei denti a questo bastardo” disse Goku, con una nuova luce negli occhi”

Vegeta annuì, vedendosi costretto ad assecondare ancora una volta il suo rivale, e cominciarono le pratiche per trasformarsi in Super Saiyan di Quarto Livello, in quanto ogni volta ci voleva la luce della Luna per compierla, e siccome la Luna in quel posto non era presente, si sarebbe ricorsi all’Onda Bluetz.

Nel frattempo, Piccolo, Gohan, Goten, Trunks e Ub guardavano con apprensione Tensilin che si poneva davanti al nemico, dando proprio l’impressione di poter sconfiggere quel mostro pericoloso e senza alcuna pietà.

“Bene, ti concedo cinque minuti, in cui puoi colpirmi come vuoi”, e mostrò il palmo della mano apertto come per dimostrargli che si trattavano davvero di cinque minuti.

Tensilin interpretò quella mossa come “cinque secondi”, e quindi sfoderò sin da subito il suo coolpo migliore.

“Kikamehameha!”.

Un raggio giallo tendente al blu partì dalla mano della Fusion, che andò a colpire in pieno il mostro.

Visto che aveva ancora un paio di secondi, Tensilin pensò bene di utilizzare la super velocità e di scagliarne un’altra, stavolta da dietro.

I due colpi collisero in un boato di proporzioni gigantesche.

Ma Majin Freecell tornò del tutto integro, forse un po’ ammaccato, ma ancora del tutto integro.

 “Sai? Mi hai sorpreso” commentò il nemico, sfoderando un ghigno degno del miglior Cell, “ma adesso mi sa che è giunto il mio turno. È vero, avevo detto cinque minuti, ma mi prudono le mani, che ci vuoi fare?”

Anche lui utilizzò la super velocità per una veloce sequenza di colpi: un pugno al volto, una gomitata allo stomaco e infine un’altra gomitata alla nuca, che fece precipitare la nuova Fusion al suolo, schiantandosi ad alta velocità.

“Così si colpisce un avversario” disse poi.

“Maledizione! Ha una forza spaventosa! Noi siamo soltanto degli insetti ai suoi confronti!” dichiarò piccolo.

“Visto? E poi sono io lo iettatore!” disse Trunks, puntando il dito sul Namecciano rivolto con lo sguardo verso Goten.

Quest’ultimo non disse nulla, era troppo concentrato nel verificare le condizioni del terrestre.

Che si rialzò, seppur a fatica.

“Maledetto… b-bastardo!” lo apostrofò Tensilin, asciugandosi il sangue dalla faccia. Era atterrato molto violentemente. “Adesso vedrai con chi hai a che fare!”

Naturalmente, erano frasi buttate lì a casaccio, il terrestre era perfettamente conscio che non avrebbe mai scalfito minimamente il suo avversario attuale.

Niente male come primo scontro.

“Bisogna dargli una mano” asserì Piccolo, mentre vedeva che il terrestre stava per tornare a mezz’aria, ma Majin Freecell lo aveva bloccato le braccia da dietro, torcendogliele.

“E dunque? Perché non lo fai?” chiese Gohan.

“Si direbbe che Tensilin non apprezzi l’aiuto di alcuno” disse Piccolo, e in effetti notò un impercettibile cenno di dissenso fra le sue urla.

E in effetti non avrebbe avuto bisogno del suo aiuto, poiché espanse la sua aura e si liberò di quella presa mortifera.

Tensilin era già fiatoni dopo nemmeno cinque minuti di battaglia.

“Bene” disse, “non vedo l’ora di ucciderti”

Majin Freecell sbadigliò, com’era solito fare Kid Bu quando si annoiava.

“Ebbene?” chiese. “Perché non ci… provi?”

Allungò la coda, visto che conteneva anche le cellule del demone rosa e la attorcigliò al collo della Fusion, che non aveva potuto far nulla per impedirlo.

Si sentì il fiato mancare, immediatamente stava diventando blu.

Sarebbe morto se Goku non avesse lanciato una sfera d’energia per distrarlo.

“Oh, Son Goku” salutò Majin Freecell, lasciando andare quasi inavvertitamente la Fusion, che arrivò a tossire sangue, dal sollievo. “Finalmente sei arrivato, vedo. Non vedo l’ora di spolparti come sto facendo con l’amico tuo”

Goku strinse i pugni colmo di ira. “Ti farò rimpiangere di essere uscito un’altra volta da quel buco che chiami Inferi! Non avrai più pace finché non vi ritorni, e non sono sicuro che ve ne troverai!”

Majin Freecell lo guardò stupito. “Oh, ma che bel discorso! Io invece credo che fra poco tu e i tuoi degni compari morirete per mano mia, com’è già capitato alla bella Diciottina!”

Tensilin ebbe un sussulto.

Diciottina. Come poteva osare, con quella sua lingua viscida e lercia, chiamare col suo nome lei, l’amore della sua vita?

E meno male che nessuno sapeva il suo nome. Lei lo ricordava, a differenza del numero Diciassette.

Inya.

La bellissima Inya. Solo Crilin al mondo sapeva come si chiamava il numero Diciotto, non lo ricordava nemmeno Diciassette.

In ogni caso, non era il momento di ricordare il giorno in cui confessò quel terribile segreto a Crilin. Sembrava che quasi si vergognasse di quel nome stupendo, che sapeva di elfico.

“Come osi…” borbottò. “COME OSI NOMINARLAAAAA?”

Espanse la sua aura al massimo che gli era consentito dalle sue poche forze e spinto dall’orgoglio, si scagliò contro Majin Freecell che rimase di stucco, ma un pungo violento allo stomaco lo subì tutto, fino a rigurgitare un po’ di bava.

“Questo non sarebbe potuto accadere in condizioni normali…” commentò il demone.

“E non è finita!” disse Tensilin, che, del tutto dimentico di stare ospitando anche Tenshinhan, alzò un braccio per creare il Kienzan.

“Ah, quella tecnica la so fare anch’io”. Majin Freecell alzò un braccio ma dal suo ne uscì uno viola.

I due Kienzan si scontrarono a mezz’ari, creando molto rumore e altrettante scintille.

Sembrava uno scontro di spade.

Tensilin però non era più cosciente di sé stesso, era pronto a tutto, ormai. Non poteva sopportare il fatto che quell’essere avesse profanato la memoria della donna più bella di sempre.

Si spostò con la super velocità e lo colpì direttamente alla bocca con una sfera di energia.

“Sai, non dovresti tenere la bocca aperta.. potrebbe entrarti qualcosa di inaspettato” ironizzò la Fusion.

Majin Freecell sorrise. “Era quello che mi aspettavo da Terrestri come voi, il gioco sporco”



Naturalmente Inya è davvero Elfico e vuol dire "donna".

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Capitolo 13
*** Piccolo scopre il suo vero potere ***


“Peccato che sia un asso anche in questa materia” proseguì il demone.

Tensilin sputò verso terra. “Non ne dubitavo, bastardo”

Stava dunque per avere inizio un altro round di quel complesso gioco a scacchi fra i Saiyan e il mostro definitivo, che come pedina consapevole aveva Tensilin.

Tensilin era pronto. Qualunque cosa fosse successa di lì a poco, era pronto per affrontare il suo destino.

Majin Freecell lo aspettava al varco, poi si preparò per affrontare il suo avversario utilizzando la sua velocità per rifilargli un calcio dal basso verso l’alto diretto al meno, ma la Fusion lo evitò grazie a dei poderosi riflessi e si spostò leggermente verso destra, come se stesse cercando di afferrare la gamba del suo avversario, che tuttavia se ne accorse e tornò in posizione verticale.

Sfruttando quella “risalita” Majin Freecell avrebbe voluto volentieri rispondere con una poderosa testata, ma Tensilin scansò anche quel colpo e si portò verso l’alto, pronto a sparare un Kikoho che sicuramente avrebbe causato non pochi danni.

Tuttavia la tripla fusione parò anche quel colpo spirituale rispedendolo al mittente, che non venne centrato on pieno perché in ogni caso la Fusion si aspettava anche quella risposta e quindi riuscì a cavarsela appena in tempo.

“Riesci a prevedere le mie mosse, eh?” disse Majin Freecell, squadrando il terrestre sospettoso.

“No” ammise il guerriero. “Sapevo che mi avresti risposto col Kikoho perché sei uno sporco villano, senza alcuna fantasia!”

Il demone fece spallucce e aumentò un po’ di più la sua velocità, colpendolo ripetutamente allo stomaco, come se stesse cercando di fargli vomitare ogni singolo organo interno.

Per fortuna, fra un colpo e l’altro c’era sempre un po’ di intervallo, così Tensilin utilizzò il Taiyoken che accecò per un breve istante l’altro, dandogli così modo di scappare.

“Anf, anf… fa troppo male, dannazione” commentò il terrestre, resosi conto dei danni che aveva appena ricevuto. “Non sono più in grado di affrontare nemici di tale entità”

Era davvero l’ultimo scontro della sua vita, e forse si sarebbe concluso con la sua stessa morte.

“Ormai quel tuo colpo non mi fa né caldo né freddo” disse Majin Freecell, tuttavia avendo gli occhi arrossati. “Adesso ti finirò nel modo che preferisco”

Tensilin non seppe mai da dove gli fosse uscita la seguente battuta. “E quale modo preferisci?”

Il demone si fermò un attimo a riflettere. Quale modo di uccidere preferiva? Giocare col cibo prima di disintegrarlo? Vedere la sua faccia socnvolta prima di polverizzarla con un raggio energetico? Oppure un colpo e via, al prossimo obiettivo?

Era davvero complicato, e questo il dottor Gelo non l’aveva mai pensato.

Dottor Gelo che era ancora seduto su un trono in attesa del responso della sua creatura. “Ma quanto ci mette ad uccidere tutti?”

Ginew, ormai preso confidenza col vecchio dottore, tentò “Forse vuole uccidere tutti gli esseri viventi del mondo mortale prima di aprire i cancelli dei mondo dei morti”

Il creatore dei Cyborg guardò il capo della squadra di Freezer. “Non sarebbe da lui. Gli ho ordinato esplicitamente cosa avrebbe dovuto fare, e quindi mi aspetto da lui una risposta congrua”

Ginew disse “E allora non rimane che aspettare”

Gelo annuì. “È proprio quanto voglio dire… però, sono un  po’ deluso”. Sospirò. “Mi chiedo quanta forza abbuiano quei bastardi…”

In realtà, Majin Freecell era bloccato da un dubbio esistenziale, il che permise al resto della Squadra Z di intavolare un nuovo consiglio di guerra.

Goku e Vegeta ormai avevano completato la loro trasformazione, quindi erano pronti in qualunque momento a prendere il posto di Tensilin.

“Allora, chi dovrebbe il prossimo?” chiese Gohan.

“Non tu” rispose Piccolo. “Ho la netta impressione che tu potresti essere davvero il prossimo, se scendessi in campo. Francamente, non mi aspettavo che Tensilin sarebbe durato così tanto”

“Poche ciance, piccolo!” incalzò Vegeta. “Ho bisogno di vendicare mia figlia, quindi sarò io il prossimo, e non verranno altri dopo di me!”

Il namecciano però scosse la testa in segno di disapprovazione. “No, Vegeta, tu sei uno dei guerrieri più importanti, e anche se odio ammetterlo, devi aspettare con Goku il momento opportuno per fare la Fusion. Solo Gogeta può salvarci, ora come ora”

Goku annuì convinto. “Ha ragione Piccolo, Vegeta. Dobbiamo tentare Gogeta. Nel frattempo, sarà lui stesso a offrirsi”

Piccolo non disse nulla, perché sapeva dentro di lui che era giunto il suo momento.

Doveva ancora una volta tenere alta la bandiera del suo pianeta di provenienza. Namecc.

Lui, il figlio di Daimao, colui che voleva semplicemente conquistare la Terra per diventare il nuovo Dio, adesso stava aiutando le forze che avrebbe dovuto combattere per sconfiggere un essere orribile, che seppur fermo contro sé stesso, era pur sempre minaccioso. Si sarebbe sbloccato da un secondo all’altro e allora sarebbe iniziata l’Apocalisse.

In ogni caso, si fece avanti, traendo un sospiro.

“Tensilin” borbottò, per non essere sentito. Non voleva certo che Majin Freecell si accorgesse anzitempo di lui, perché in quel modo si sarebbe interrotto l’incantesimo.

“Cosa c’è? Non vedi che l’ho sconfitto?” rispose di rimando piccato la Fusion, che in effetti aveva bloccato in essere quel terribile demone.

“Sì, ma sai quanto me che è solo una questione di pochi secondi, un minuto al massimo. Dobbiamo distruggerlo, e basta. Anzi, fino all’ultimo pezzo, poiché contiene anche le cellule di Majin Bu, perciò finché rimane anche una sola cellula, rimarrà in vita! Per questo dobbiamo assolutamente sconfiggerlo, e per farlo dovrai darmi carta bianca”

Tensilin era molto combattuto: gli dispiaceva molto abbandonare il campo, ma se Piccolo gli chiedeva esplicitamente di farlo, allora lui non era nessuno per impedirglielo, e poi era comunque più scarso del namecciano.

“D’accordo” disse, “Fa’ come vuoi”

“Ottima decisione” sorrise Piccolo. “Un grande guerriero sa anche quando deve ritirarsi”. Ed era vero. Da ciò ne deriva che Piccolo non era un grande guerriero, piuttosto uno che voleva provare i suoi limiti, ma Majin Freecell li superava abbondantemente.

In ogni caso, si tolse il turbante e il mantello, com’era solito fare quando aveva intenzione di combattere seriamente, che caddero in un tonfo, poco lontano dal Numero Diciotto.

“Eccomi, mostro! Ti mostrerò il vero potere del Grande Mago Piccolo!”

“Cosa? Ancora? Non gli bastava la potenza conferitagli dal Sommo?” si disse Vegeta, pensando fra sé. Era molto curioso, di solito disprezzava il namecciano, eppure negli ultimi scontro aveva dimostrato un grandissimo miglioramento, e forse era la volta buona che poteva essere equiparato a un Super Saiyan IV, mettendo dunque in difficoltà sia lui che Kakaroth, perché in caso di sconfitta, avrebbero perso anche loro.

Il Grande Mago Piccolo, prima della scissione con Dio, era un guerriero veramente straordinario, che nascondeva una forza latente ora ristabilita grazie all’aiuto di Kaioshin il Sommo. Ma non bastava, infatti il namecciano aveva passato l’ultimo anno a cercare sé stesso in lunghi allenamenti mentali, a prescindere delle normali meditazioni che usava eseguire.

E fu allora che, scovando nella sua mente, aveva trovato un ricordo ancestrale.

Terra, diversi anni prima che Goku nascesse.

“Mi spiace, ma per salire al trono di Dio, dovrai essere completamente dal cuore puro”. Detto quello, gli voltò le spalle e tornò a Palazzo. Sembrava davvero dispiaciuto, Dio.

Daimao non poteva credere alle sue orecchie.

Cosa non andava in lui? Perché, quel demone dentro di lui, gli aveva impedito di salire sul gradino più alto delle istituzioni terrestri?

No. non poteva accettarlo. Doveva essere il Dio della Terra, ne aveva tutte le carte in regole e avrebbe governato con sapienza per un sacco di tempo, vista anche la sua potenza grandiosa.

Così si scisse, costretto non solo a eliminare la parte malvagia, ma anche buona parte della sua potenza, che scappò in un remoto angolo del suo inconscio, che venne risvegliato solo dopo la “cura” del sommo Kaioshin e che si palesò pochi mesi prima l’apertura dei cancelli infernali.

Era sempre stato lì, e adesso era pronto di nuovo a comandare. Non era più il Dio della terra, poteva senza troppe remore utilizzare di nuovo tutta la sua potenza.

E dunque, perché non sfruttarla per eliminare il terribile avversario?

Majin Freecell ridacchiò. “E così, tu vorresti scoprire l’ultima tua carta?”

“Esatto” rispose Piccolo. “Adesso che mi ricordo tutto il mio passato, per te non ci sarà scampo! La mia potenza, unita alla mia esperienza, farà di te poltiglia!”

“Io starei attento a ciò che dico, se fossi in te” lo avvertì il mostro. “Sono più forte di te, e adesso te ne darò una dimostrazione!” 

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Capitolo 14
*** Le due fusion ***


Senza perdere tempo, Majin Freecell si spostò verso Piccolo per cominciare a tempestarlo di pugni, ma il namecciano aveva acquisito una nuova percezione dell’aria, che gli permise di schivarli tutti ad occhi chiusi.

Tutti si meravigliarono dalla nuova abilità del verde.

“Ma che…? Allora può davvero farcela! E io che mi son o preoccupato per niente!” esclamò Goku, asciugandosi un po’ di sudore freddo.

“Aahahah! Non farmi ridere, Son Goku! Fra poco toccherà a te! Mi ha colto un po’ di sorpresa, ma vedrai che divertimento quando lo squarterò!”

E ritentò con quella sequenza di colpi fisici, ma Piccolo era come entrato in trance : sembrava davvero che stesse controllando i pugni che subiva spedendoli laddove non gli avrebbe causato danno alcuno.

“Tutto qui quel che sai fare?” chiese Piccolo, una volta aperto gli occhi.

“No. Ovvio che no, ci mancherebbe” rispose Majin Freecell, resosi conto che in realtà non aveva avuto la sensibilità nelle mani.

L’avrebbe pagata cara, anche a costo di farsi male nel dare pugni.

“Morirai molto presto, quindi perché posticipare il momento della tua fine con dei mezzucci infantili?” chiese il demone.

“Beh, perché tengo alla mia vita e ormia mi sono preso al responsabilità di proteggere ciò che tu vuoi distruggere! Di far crescere laddove tu vuoi disintegrare! Di raddrizzare ciò che vuoi piegare! E così via!”

“Molto filosofico” commentò Majin Freecell. “Mi chiedo quanto la tua lingua possa aiutarti nell’ora della tua morte!”

Sparì di nuovo alla vista e tornò visibile solo dopo aver piantato per bene il ginocchio destro allo stomaco del Namecciano, che sputò sangue viola e sgranò gli occhi dalla sorpresa. Fortunatamente si riprese subito, perché si tirò un po’ indietro per confezionare un calcio volante che sicuramente la Fusion avrebbe bloccato; cosa effettivamente successa e quindi Piccolo nel approfittò per lanciare un Makankosappo a distanza ravvicinata.

Sfortunatamente, poco prima che il colpo potesse arrivare, il mostro creato dal dottor Gelo creò una barriera protettiva che ebbe il merito di far rimbalzare la luce demoniaca trapassante.

Dopo che il colpo esplose lontano dal campo di battaglia, Piccolo disse 2Non male, ma faresti bene a ridarmi la gamba”

“Perché? Altrimenti che farai?” chiese Majin Freecell, aumentando la morsa, fino a f fuoriuscire un po’ di sangue.

Il maestro di Gohan doveva ammettere che faceva alquanto male, ma con uno scatto deciso se la spezzò, lasciando quindi fra le mani del mostro un moncherino.

“Bastardo… non ci avevo pensato” commentò egli, buttando la gamba ormai inutile a terra, nell’ormai discarica che si trovava a terra.

Piccolo rigenerò in poco tempo la gamba che gli mancava e poté tornare a combattere, anche con una gamba scoperta.

“Peccato che per il vestito non si possa fare più nulla, e anche s elo ricucissi con la foga del combattimento tornerebbe a strapparsi, perciò…” ed entrambi sparirono, utilizzando la super velocità per muoversi e scambiarsi colpi sempre più veloci e furiosi.

“Piccolo ha bisogno di aiuto! Devo intervenire!” si disse Tensilin, ma qualcosa lo bloccava: il Namecciano aveva pensato anche a lui, e con la mente gli stava bloccando le articolazioni.

“E allora chi? Chi ti può aiutare? Dimmelo, poiché non hai speranza!” gli urlò disperato.

“Dovremmo unirci in Fusion” dichiarò Goten. “Solo così possiamo invertire la rotta.”

In effetti, Piccolo stava tenendo bene l’impatto dello scontro, aiutato anche dai nuovi poteri mentali che aveva trovato essendo stato Grande Mago, purtroppo non bastava nemmeno ad essere un po’ inferiore, perché alla lunga si sarebbe trovata la differenza fra Majin Freecell e l’ex maestro di Goten e Trunks.

E infatti, fu proprio Piccolo a tornare ad essere visibile ad occhio umano, precipitando al suolo con uno schianto fragoroso.

Trunks deglutì: era preoccupatissimo. “Va bene, scenderemo in campo anche noi”

E si misero in posizione, ma Majin Freecell colpì violentemente in volto sia Goten che Trunks, non troppo forte da farli svenire.

“Ehi! Non ho certo finito col muso verde! Se volete morire, dovete solo aspettare il vostro turno! Con calma arriverò a tutti!” assicurò la creatura del dottor Gelo, facendo l’occhiolino a Goku.

“Maledetto bastardo…” rispose lui. “Ub” chiamò. “A che punto sei col Kaiohken?”

Ub cadde dalle nuvole. “M-mi dispiace… io… io non pensavo che…”

“MA SEI SCEMO O COSA?” chiese Goku, allarmato dalla poca prontezza di spirito del suo allievo. “Qui stiamo morendo tutti e tu perdi ancora tempo a pensare? Devi subito attivare il Kaiohken, o qui finisce male!”

Ub chiese “Fino a quanto?”

“Fino a dove te lo consente il tuo corpo” disse Goku, mesto. Sapeva bene di stare rischiando molto col ragazzo, ma la situazione era critica. Goten e Trunks non si sarebbero ripresi tanto facilmente da quel pugno, e lui non aveva nemmeno un Senzu.

“Non vi permetterò di fare la Fusion” disse ancora Majin Freecell, con quell’odiata voce così simile a quella del suo creatore, ma improvvisamente piccolo si portò dietro di lui e gli bloccò braccia e gambe.

“Bene, vai Trunks! Goten! Fate la Fusion!”

“E allora perché io non posso combattere?” chiese Tensilin, ma improvvisamente si rese conto di avere di nuovo pieno controllo delle articolazioni.

“E questo… perché? Forse che Piccolo ha deciso di darmi una possibilità? Oppure… ciò che mi ha frenato è solo paura?”

La paura. Ancora una volta. Non poteva credere di esserci caduto un’altra volta. Eppure, ancora una volta, era lì, fermo, a lasciare che altri si prendessero la briga di sistemare quella faccenda.

Nel frattempo, Goten e Trunks dovettero ripetere la Fusion, poiché stavano per agganciarsi con un errore.

“MUOIVETEVI! NON CE LA FARÒ ANCORA PER MOLTO!” li incitò Piccolo, davvero sofferente nel tenere fermo il triplice mostro.

E alla fine, Gotenks tornò alla vita.

Con una sorpresa: aveva la coda, che gli era spuntata in maniera del tutto inaspettata.

“Oh, la coda! Non pensavo potesse accadere” commentò Vegeta. L’aveva tagliata Bulma, al momento della sua nascita.

“Non voglio questo orrore nel corpo di mio figlio! Là!”. Uno zac e la parte migliore dei Saiyan era stata separata. Vegeta ne fu molto triste, e forse per quel motivo aveva deciso di smettere di frequentare Bulma, in quanto Trunks era nato da una notte focosa ma extra coniugale.

Il re dei Saiyan era convinto che non sarebbe mai più ricresciuta e invece eccola lì. Certamente forse era anche merito di Goten, ma lui era convinto che fosse Trunks il proprietario di quella coda.

“Bene, adesso sarai più forte!” lo incitò, alla fine. “Vai, dunque, Gotenks!”

Quest’ultimo alzò il pollice in senso di approvazione. “Esatto, mi sento davvero vivo e vero!”

Espanse la sua aura e si scagliò verso Majin Freecell, che stava per dare il colpo di grazia a un Piccolo affranto e anchilosato.

“Fermo!”, bloccò il colpo energetico, qualunque esso fosse, non lo aveva riconosciuto nella foga, e lo scagliò in aria.

“E tu chi … ah, sei Gotenks! Uno die nemici di Majin Bu! Bene, mi farà molto piacere sconfiggerti!”

“Anf, anf… grazie Gotenks… ma adesso lasciami riposare almeno un minuto, dopodiché ti aiuterò coi miei poteri mentali”

Il suo compagno annuì’ sorridente, ma in quella si pose accanto a lui un nuovo arrivato, che poi a voler ben guardare tanto nuovo non era.

“Tensilin! Sei pronto per batterti ancora con noi?”la Fusion annuì. “Mi chiedo quando si scioglierà questa Fusion… è già passata mezz’ora, o no?”

Gotenks non seppe rispondere. Il Sommo si era dimenticato di dire che l’agganciamento tramite Potara era unico ed eterno, a meno di non morire o di essere assorbiti da un corpo magico.

“E va bene! adesso… a noi tre!”

Majin Freecell li corresse. “Veramente, saremmo in realtà in quattro contro tre… sono in svantaggio”

“Ma fammi il favore e battiti con tutta la tua forza!” lo incitò Tensilin.

“Tutta la mia forza, eh? Così presto? E va bene… chi sono io per negare la morte a un suicida?”. Si schioccò le dita e si diresse proprio verso di lui, per colpirlo con forza e violenza, con un doppio pugno al petto, come a fargli vomitare i polmoni, ma Gotenks frappose fra l’attaccante e il difensore un Super Ghost Kamikaze Attack e salvò il terrestre da morte certa.

“Ah, già, dimenticavo che c’è questa formalità… allora comincio da te!”. Majin Freecell mise le mani su un fianco per lanciare la Kamehameha, ma Tensilin volle ricambiare il favore con un Kienzan, che spezzò in due il grande nemico.

“Ce l’hai fatta! Si è spezzato, perlomeno!” commentò Gotenks, notando che Majin Freecell si stesse ricomponendo.

“Devo dire che questa proprietà di Majin Bu mi è molto comoda, invece di consumare energie per ricreare l’arto perduto posso riattaccarlo semplicemente! Le cellule di Piccolo non mi servono più!” e, dopo aver fatto finta di masticare, lanciò una specie di saliva infuocata in direzione del namecciano, che dovette scansarsi per evitare quel colpo, che distrusse buona parte del terreno sottostante, ma Majin Freecell gli fece ugualmente assaggiare la polvere perché si spostò e lo colpì con un violentissimo colpo a due mani sulla cervicale.

Avrebbe potuto anche rompergli l’osso del collo, ma la foga del colpo non aveva preso il punto vitale, e comunque Piccolo era molto resistente.

Forse troppo, se nemmeno un colpo di quel genere lo aveva ucciso.

“Comincio a crederci” pensò fra sé il namecciano. Potevano farcela, bastava solo un po’ di fiducia in loro stessi. Avevano approcciato male l’incontro fin dall’inizio.

“Ha colpito Piccolo, meno male che sta bene” commentò Gotenks. “Comunque, gli avversari adesso siamo noi!”

“Esatto” convenne Tensilin “e adesso ti colpirò con un altro dei miei colpi! La Double Tsuihikidan!” , si concentrò al massimo per creare due sfere d’energia simili alla Kamehamhea e scagliarli contro il demone, che era pronto per scansarli oppure contrattaccare. Al momento della partenza, Majin Freecell gonfiò il proprio corpo in modo da assorbire la potenza del raggio, ma Gotenks lanciò un Super Donught che lo rinchiuse, lasciando così che la Double lanciata da Crilin ottenesse i sì risultato sperati, impattandosi in un’esplosione che ebbe perlomeno l’effetto di togliere per un attimo quell’orribile volto dalle iridi di tutti.

“Molto interessante, il combattimento a squadre” commentò MajiN Freecell, ancor auna volta illeso. “ Ma adesso permettetemi di attaccare!”, creò senza problemi una sfera rosa e la lanciò verso Tensilin, con una tale velocità che nessun Super Ghost Kamikaze al mondo avrebbe potuto fermarla in tempo.

“Maledizione! Kikoho! Kikoho! KIKOHO!”

Una serie di Kikoho ridusse la portata distruttrice di quel colpo, che infine impattò sul corpo della Fusion non facendo troppi danni.

“Meno male… se meno male si può definire l’essere colpito quasi a morte” commentò fra sé Tensilin. Ormai mancava veramente poco.

“Bene! è il momento di Ub!” disse quest’ultimo, pronto col Kaiohken.

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Capitolo 15
*** Morte di Ub. ***


“Molto bene” sospirò Goku. “Vai e colpisci!”

La tattica del Saiyan stava nell’indebolire Majin Freecell in modo da finirlo col solo Super Saiyan IV, e anche se sarebbe stata una mossa dispendiosa, ne valeva la pena: almeno poteva dare una possibilità a tutti i suoi compagni di misurarsi con quel mostro, e se qualcuno ci riusciva prima lui, ben veniva.

In ogni caso, non avrebbe mai permesso che nessuno dei suoi amici rischiasse la vita per un suo capriccio, infatti era già trasformato, pronto ad aiutare chiunque fosse in difficoltà.

Ub, nel frattempo, era cambiato tantissimo fisiognomicamente: dallo sguardo innocente che aveva poco prima, due occhi nei di rabbia adesso campeggiavano sulla sua faccia.

Il rosso del colpo Kaiohken riempiva tutti i suoi muscoli.

“Kaiohken livello Cinquanta! Credo che sia sufficiente per sconfiggerti!”

“Aahahah!” rise Majin Freecell. “Non scherzare, su! La fila dei suicidi si allunga ancora, prima fammi finire il lavoro con costor…”

Ub lo colpì in pieno, con una forte gomitata allo stomaco, poi si tirò indietro per colpirlo con una ginocchiata al mento e infine, mentre stava ancora volando guadagnando quota, lanciò una Kamehameha che lo centrò in pieno.

“E non era facile, il bersaglio era in movimento!” commentò Piccolo.

Majin Freecell, finito il polverone, ansimante, si complimentò. “Meno male che posso rigenerarmi, eh? Ehehe, hai finito però di fare lo sbruffone!”

Ub lo guardò torvo. “Ho appena cominciato a fare lo sbruffone!”, e parò un suo calcio, poi parò anche l’altra gamba.

“Visto? Adesso guarda!”, si precipitò volutamente verso terra per schiaffarlo sul terreno duro, ma Majin Freecell con una torsione inumana poggiò i palmi a terra e con un gesto brusco tolse le gambe dalla morsa e cominciò a fare un po’ di capriole per tenersi a debita distanza.

Era incredibile come potesse essere forte.

“Che cos’è che ti spinge ad avere tutta questa forza?” chiese Majin Freecell.

“L’amore” rispose Ub, senza timore né ritardi nella risposta. “È l’amore che spinge tutti noi ad affrontarti e a mettere a repentaglio la nostra vita, perché ci sono persone che amiamo che non possono difendersi!”

Majin Freecell lo provocò. “C’è una persona che hai amato che era in grado di difendersi, ma io l’ho disintegrata. Che mi dici di lei?”

Ub smise di trattenersi. “Che la vendicherò, maledetto!”, si spostò con la super velocità utilizzando allo stesso momento il Zanzoken, e diede il via ad uno scontro alla pari.

Tutti quei discorsi sull’amore lo avevano rimesso in carreggiata. In realtà, non sapeva chi o che cosa l’avesse ispirato, però sentiva che quella era la verità, persino per uno come Vegeta.

L’amore che muoveva tutto glielo aveva insegnato Bra, quella notte in cui uscirono a veder le stelle.

“Sai, Ub?” aveva detto Bra quella sera.

“Mh?” Ub, com’era solito fare quando era con lei, aveva una spiga di grano in bocca.

“Credo che sia l’amore… mio padre combatte per amore di mia madre, poiché non vuole vederla morta, e naturalmente spinge anche noi a seguire le sue orme”

In quel momento, nel “noi” c’era anche lui, anche se Ub aveva ancora il bernoccolo della padella sulla fronte, essendo stato colpito da Vegeta la cena precedente.

“Hai ragione, come sempre” disse Ub, non trovando altro di interessante da dire, e allungò un braccio per cingerle la spalla.

Forse era per quello che avevano rotto: mancava il dialogo, Ub rispondeva solo di sì.

Ed era innanzitutto questo ricordo a muoverlo, in tutte le sue mosse, e il breve accenno a Bra lo aveva rinfocolato in maniera più intensa.

Majin Freecell poteva soltanto godere di quello sfogo, in quel modo avrebbe potuto misurarsi con un essere al suo pari.

Il problema era che non era un suo pari, ben presto Ub risultò più veloce e preciso dei suoi colpi, trovandosi troppo spesso a subire; fortunatamente non poteva consumarsi perché aveva le cellule di Majin Bu, ma se non  ci fosse stato sarebbero stati guai e forse sarebbe stato anche eliminato da un pezzo.

Ancora una volta, la magia vinceva sulla tecnologia. Bibidi era stato davvero geniale a suo tempo, a differenza di Babidi, che avrebbe potuto essere più abile in quanto a magia tanto da esser riuscito a sottomettere Darbula, ma aveva già tutto pronto.

In ogni caso, Majin Freecell stava subendo, e parecchio: dai semplici colpi fisici, Ub era passato ai colpi energetici, sempre più complessi e potenti, tanto da non consentire mai una via di fuga all’avversario, il quale era costretto ogni volta a subire ogni singolo colpo, parandone una piccola percentuale.

“Fantastico” commentò Gotenks. “Ub è davvero esemplare, sta vincendo lui anche stavolta”

“Però contro Broly si è fatto fregare… spero che non succeda di nuovo questa volta” commentò Piccolo, in apprensione.

“Non arriverò mai al suo livello…” constatò Tensilin, vedendo i movimenti fluidi e precisi del terrestre.

Era incredibile che condividessero lo stesso pianeta d’origine eppure fossero così lontani, come livello di forza e anche di esperienza: Un aveva sì e no diciassette anni, Tenshinhan e Crilin più di quaranta.

Eppure il ragazzo nero sembrava aver avuto alle spalle chissà quante battaglie: forse era la relazione finita, forse erano stati gli allenamenti contro Goku, fatto stava che Majin Freecell era seriamente in difficoltà, subendo tutti gli attacchi che gli pervenivano.

“Mi sembra giunto il momento del colpo di grazia” dichiarò Ub sogghignando, vendendo Majin Freecell cominciare ad indebolirsi.

Anche Ub stava cominciando a sudare, quindi si disse che forse era meglio chiudere lì la partita, così si portò a una distanza abbastanza epica e pose ancora una volta le mani su un fianco. Il cuore cominciò ad accelerare i battiti.

“Ka…” cominciò a dire. Le forze cominciavano a cedere campo alla stanchezza e per un momento vide due esseri orribili davanti a lui.

Majin Freecell lo notò e disse “Non lancerai mai questa Kamehameha, quindi è meglio se contrattacco con la mia!”

“Meee…” continuò Ub, ma qualcosa non andava: ormai era come se il cuore non potesse più fermarsi, e i nervi stavano cedendo uno dopo l’altro.

All’improvviso, un formicolio al braccio sinistro lo fece preoccupare.

Un attimo dopo aver sgranato gli occhi, il cuore subì una brusca frenata, come quando Bra gli aveva chiesto di cominciare una relazione seria.

Ma quella volta, non ci sarebbe stata una ripartenza.

“Non ci posso credere…” commentò Goku, tornando quasi normale dallo stupore.

Ub aveva appena avuto un infarto: troppa fatica, tenere un Kaiohken di cotante dimensioni. Da un momento all’altro, il cuore può tradire anche un grande guerriero, che cadde tenendosi una mano sul muscolo, per sempre.

Goku ripiombò negli orribili ricordi.

“Era così che mi sentivo quando ebbi il virus… ma non pensavo che si potesse anche morire!”

“Non dire stronzate, Kakaroth! Hai appena ucciso il tuo allievo, non dovevi responsabilizzarlo in questo modo!” lo ammonì Vegeta. Alla fine gli stava simpatico, quel brutto usurpatore di figlie complicate.

“A questo punto, ci si può chiedere se sia stato Majin Freecell ad ucciderlo oppure Son Goku, commettendo così il primo peccato… c’è un concorso di colpa apparente” disse il Sommo, dubitando per la prima volta della correttezza trasparente del Saiyan.

“Non saprei dire” rispose Kaiohbith. “Lasciamo che gli eventi si svolgano, poi prenderemo una decisione”

E così fu. Lasciarono che Ub rimanesse senza carnefice, additando la sua morte come un avvenimento inaspettato, dovuto più che altro alla sua anatomia.

“È incredibile come fosse stato a un passo dall’uccidermi... devo ammettere che sono sconvolto, credo che questo sia un avvenimento senza precedenti in un campo di battaglia” commentò Majin Freecell, sollevato dal dover vivere ancora un po’.

“Me la sono vista brutta” continuò, “ma adesso è giunto il momento di eliminarvi tutti!”

“Maledetto! Noi non abbiamo finito di combattere!” Piccolo tornò alla carica, in testa alle due Fusion.

“Ormai siete solo immondizia parlante…” commentò aspro il demone. “Vi eliminerò tutti! Non lascerò ancora una volta che la morte naturale mi tagli la strada!”

Sparì alla vista e si concentrò su Piccolo, attaccandolo con diverse sequenze, e vedendosi rispondere con altrettante sequenze di colpi veloci. Era ovvio: il maestro di Gohan stava cercando di ritentare con i poteri mentali.

“Eh, no, mio caro” asserì Majin Frecell. “Non avrai ancora i miei arti sotto controllo!”, gli lanciò un Eye Beam in fronte e lo allontanò da sé.

Se il namecciano si aspettava una mano dalle due Fusion, fino a quel momento era rimasto deluso: e dire che Gotenks aveva i minuti contati.

Finalmente, se ne rese conto. “Dobbiamo vendicare Ub e Bra! Abbiamo i minuti contati! Non possiamo restare con le mani in mano, pertanto useremo una nuova tecnica risolutrice!”

Mosse le mani in una strana sequenza, poi le mise davanti al suo volto e urlò “Burning Kamehameha!”

Un’enorme sfera energetica verde partì dai palmi delle mani diretta verso l’orribile mostro, che la respinse con i suoi, inoltre non si limitò a respingerla ma anche a rispedirla al mittente che fu costretto ad usare la super velocità per scansarla e portarsi dietro il suo nemico per afferrargli la coda.

Coda che invece ricevette in pieno volto, sfigurandoselo.

“Ti ho preso l’occhio, eh? Dovresti stare più attento alle code degli altri…” disse Majin Freecell, girandosi.

Lo guardava con la stessa voglia che si potrebbe avere davanti a un piatto di lasagne.

Se lo sarebbe mangiato, come un piatto di lasagne.

“Adesso… MUORI! Big Bang Attack!”

Troppo vicino per evitarlo.

Troppo potente per pararlo. Per Gotenks era la fine.





Ub muore, gente! Il cuore non ha retto allo stress del Kaiohken, e adeesso pare che anche Gotenks ci lasci! Come riuscirò a risollevare la barca? Seguitemi e lo scoprirete!

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Capitolo 16
*** Addio, terrestri! ***


Alla fine del boato che venne dopo l’esplosione, non si capì più nulla.

“Che botto” commentò Gohan. “Chissà che cosa è successo”

Tutti cercarono le aure di Goten e Trunks.

C’erano, quindi si nascondevano nel polverone.

“Credo che dovremmo accertarcene!” Goku, che aveva un brutto presentimento, espanse la propria aura e con lo spostamento d’aria tolse ogni sorta di fumo nei paraggi.

Quello che vide non gli piacque mai, e si pentì addirittura di aver avuto quell’idea, che gli aveva mostrato la verità nella sua più nuda definizione.

Gotenks era vivo, anche se di colore bianco terrore, divenendo lui stesso un Ghost Kamikaze, ma davanti a lui vi era Tensilin.

Morto.

Inequivocabilmente morto, supino, con la braccia aperte come a voler proteggere qualcuno. Nello specifico, la Fusion di Metamor.

Tale era l’apprensione insita in Crilin e Tenshinhan, i quali, sapendo di essere nettamente in svantaggio, decisero comunque di sacrificarsi per il bene comune.

Se non avrebbero potuto dare una mano da vivi, tanto valeva offrire la loro vita stessa, il loro bene più prezioso, per una causa più grande, che rispondeva al nome di vittoria.

La vittoria richiedeva la vita di Tensilin, e quest’ultimo non ebbe esitazioni ad offrirla. Tanto sarebbe stato più utile in quel modo che non invece a prenderle di santa ragione come se fosse un tritatutto.

“Ha offerto la sua vita.. per me. Non verrà sprecata, questa è una promessa” borbottò Gotenks.

“Povero sciocco… ha soltanto anticipato la sua morte” disse Majin Freecell, ma si stupì quando la Fusion tossì.

“Ah! Non è morto!” disse Goku, fra le lacrime.

Ma ormai mancava poco.

“G… giurami… c-che… la mia vita… sarà r-ricordata… e v-vendicata…” bofonchiò la Fusion, con un occhio semi chiuso, intento a fissare Gotenks sottosopra.

“Te lo prometto” rispose Gotenks con tono alterato a causa delle lacrime. “TE LO GIURO DAVANTI A QUESTO BASTARDO!”

Majin Freecell non disse nulla, ma Tensilin sorrise e spirò in pace.

“Addio, Terrestri” salutò la Fusion. “E ora, a noi due!” espanse la sua aura e si lanciò verso il demone, pronto a dargli una bella lezione, ma Piccolo gli ordinò da fuori campo: “Fermo, Gotenks! Non puoi farcela da solo!”

“È il momento che mi faccia avanti io” disse Goku, cominciando a scendere a terra.

“Fermo anche tu, Goku! Sei la nostra ultima speranza! “

Piccolo, per dire quello che aveva appena detto, doveva avere una buona tattica in mente.

“Ritengo che sia ora di unire le nostre forze, Gotenks! Possiamo farcela, se ci manteniamo concentrati!”

Majin Freecell rispose “Io farei scendere in campo Son Goku, tuttavia se voglio proprio morire sarei d’accordo con voi”

Piccolo sputò a terra. “Non m’interessa ciò che pensi, tanto ormai sei morto!”

Sparì alla vista e colpì il demone al collo, con una ginocchiata, ma questi parò un calcio con l’avambraccio e rispose con un gancio destro, che però fu evitato dal muso verde che iniziò una serie di capriole per allontanarsi e rispondere con un raggio violentissimo viola, che non raggiunse mai l’obiettivo in quanto il Guerriero definitivo si alzò in aria.

Lo scontro era cominciato, e Tensilin e Ub stavano per essere vendicati, o comunque i loro amici ci avrebbero provato. Questo come a dimostrare ancora una volta quanto fosse importante, fra i membri della Squadra Z, l’unione, la coesione e l’unità di intenti, come se fosse stata un’unica entità che via via affrontava e spesso sconfiggeva i nemici, e quando non lo faceva, li ammetteva nella squadra.

 Ed era per quel motivo che Tensilin aveva sacrificato sé stesso per lasciar vivere chi aveva più possibilità di restare vivo dopo uno scontro contro quel mostro con una forza senza limiti.

Ed era per quel motivo che Ub aveva deciso di lanciare una Kamehameha ben oltre le sue possibilità, pagando con l’infarto.

E, sempre per quel motivo, Goku aveva deciso di porre fine a quella carneficina, scendendo in campo lui stesso.

Ma Piccolo glielo aveva impedito, lasciando che fosse il Namecciano ad aiutare Gotenks nel suo scontro, in un ruolo più che altro strategico e mentale.

Majin Freecell rideva come un folle. “E così stai cercando sempre di mettermi li bastoni fra le ruote, eh? Non succederà!”

Prese aria nei polmoni e li respinse via col Cannone della Purezza, una tecnica di Kid Bu. Quelle erano le più potenti, pertanto ricorreva spesso a quelle.

“Pazzesco! Ma quanta energia possiede?” chiese Gotenks, retorico. Ma in quella tornò ad essere due personalità distinte.

“Che disdetta!” commentò Goten.”La Fusion si è sciolta… tu te la caverai? Abbiamo bisogno di un’ora per tornare ad aiutarti!”

Piccolo sorrise. “C’è ancora un gruppo di persone che non ha combattuto ancora… Gohan, vieni!”

Gohan si sentì pronto non appena sentì il suo nome, laddove prima era tremebondo e pieno di dubbi.

“Va bene, Piccolo… lo faccio per Pan, affinché possa riposare in pace!”

E si trasformò nel Super Guerriero Mistico.

“C’è qualcosa di strano… ma perché non vuole farci scendere in campo?” chiese Vegeta a Goku, che lo conosceva meglio di lui.

“Sa che Gogeta è la carta della disperazione, analizzando il tuo carattere e quella che è la situazione… forse, la sua idea sta proprio nell’indebolirlo, perché io ho molti dubbi che persino Gogeta possa fare qualcosa contro di lui!”

“Ma Ub l’aveva affrontato molto bene, prima di pagare con l’infarto!” obiettò Vegeta.

Goku non rispose. Forse, aveva la sensazione che Majin Freecell non avesse fatto sul serio contro il ragazzo, e quindi aveva subito quei colpi preso alla sprovvista. Era un’ipotesi da non scartare.

O forse no: non voleva certo farsi prendere dal panico! Eppure, più vedeva la stanchezza di Piccolo leggersi in faccia, più era sconvolto nel pensare che di lì a poco sarebbe toccato a lui.

Gohan, invece, era assolutamente concentrato sullo scontro. Sapeva bene che non poteva distrarsi, sconvolto com’era dalla morte di Pan.

“Masenko!” gridò, utilizzando il colpo che gli aveva insegnato Piccolo, ma Majin Freecell lo parò e rispose con il raggio viola di Freezer, quello che aveva fatto tanto penare il Namecciano e che dunque ripiombò nei brutti ricordi.

L’essere martoriato in maniera tanto sadica lo aveva sconvolto a tal punto dall’essere diventato il suo incubo personale.

E in quel momento, il padre di Pan stava sicuramente provando le sue stesse sensazioni. Piccolo aveva l’impressione che vecchie ferite si stavano riaprendo sulla sua pelle.

Nel frattempo, Gohan stava resistendo meglio di quanto aveva sperato. Ogni colpo non lo faceva urlare di dolore come stava capitando a lui, pur senza subire alcunché.

“Non mi fai nulla… dovrai impegnarti, se vuoi sopraffarmi!” disse Gohan, quasi ringhiandolo.

“Credi che non lo stia facendo?” chiese Majin Freecell.

“Cosa?” chiese Gohan, esterrefatto, ma capì subito che non stava bleffando poiché venne colpito ripetutamente alla schiena, fin quasi a rompergli la colonna vertebrale.

Poi decise di utilizzare ancora la coda, e stringerla attorno al suo corpo, per continuare con la tortura delle ossa.

“Grrr.. maledetto!” Gohan provò a lanciargli una sfera energetica in faccia, ma Majin Freecell non subì alcun effetto.

Piccolo finalmente caricò il suo Makankosappo. Come andava, andava. Non aveva importanza se avesse fallito, l’importante era colpirlo ed indebolirlo per lasciare spazio poi a Goku, che lo avrebbe finito.

Era sicuro che lui ne avrebbe avuto la forza.

“Makankosappo!” urlò il Namecciano, ma con suo sconforto Majin Freecell aveva occhi anche per lui, così si scansò e colpì il muso verde con una gomitata allo stomaco che lo spinse verso il sottosuolo, facendogli scoprire molti strati di quel pianeta.

“Ahahahah! Sei solo un rottame, ormai! Fammi giocare ancora un po’ con Gohan!”

Quest’ultimo pensava a Ub e a Tensilin, che non avrebbero mai più rivisto la Terra come entità singole.

Crilin, così spiritoso, così felice nell’avere moglie e figlia, che bellissime lo adoravano. Invece in quel momento Marron, ignara di tutto, era rimasta da sola col solo Muten ad invitarla a non perdere la speranza.

Tenshinhan, così misterioso ma sempre così disponibile a dare una mano a chi ne avesse avuto bisogno, anche lui stava lasciando Jiaozi e Lunch, in chissà quale parte del pianeta.

Gohan non conosceva la ragazza, ma Jiaozi sì, e aveva ancora impresso nella mente cosa aveva fatto il piccolo ometto bianco per la salvezza del suo migliore amico.

Adesso, era il momento di dare un senso al sacrifico dei due Terrestri. Si liberò con una difficile torsione e lanciò una Kamehameha da distanza ravvicinata.

“È il mio turno, mostro! O te ne sei dimenticato?” disse furioso.

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Capitolo 17
*** Goku non si arrende ***


“Non hai di certo aumentato la tua aura, non hai acquisito una nuova tecnica e hai solo aumentato la tua ira. Quante chances hai di battermi, in queste condizioni?” chiese il malvagio essere.

Il figlio di Goku sogghignò. “Più di quante ne pensi tu”.

Si avvicinò a lui, sicuro di sé stesso come non lo era stato fino a quel momento.

“Quanti minuti sono passati dallo scioglimento della Fusion?” chiese Piccolo.

“D-dieci minuti scarsi… forse meno” rispose Goten, andando a memoria.

“Cavolo! Gohan non ce la farà!” . Piccolo era molto in apprensione, ma adesso toccava lasciare il posto al suo migliore amico.

Era sempre stato lui, Gohan, a redimerlo, insegnandogli più di quanto avesse insegnato lui stesso, tanto da mettere in dubbio il ruolo di allievo e maestro in più di una occasione.

Iniziò a colpirlo con una serie di pugni veloci, ma Majin Freecell era molto attento e le evitava tutte, poi si abbassò e rifilò una testata violentissima allo stomaco, che lo respinse lontano, così il demone poté avvicinarsi ancora  e metterlo fuori combattimento con un poderoso calcio, che arrestò la corsa di Gohan.

Quest’ultimo non capiva cosa stesse succedendo. Dov’era la sua ira? Quella che aveva distrutto un terzo del demone che aveva davanti?

“Arrabbiati, Gohan: fa’ scatenare la tua ira, e ti assicuro che non ci sarà nemico che tenga”: così gli aveva detto suo padre, ai tempi dello scontro contro Darbula.

Cos’era cambiato, da allora? Nessuno lo sapeva… o forse sì?

Cos’aveva fatto in quei vent’anni? Aveva studiato, si era fatto una famiglia, e il Saikyou No Senshi era rimasto a marcire senza mai essere potenziato o quantomeno mantenuto.

Non era più sicuro, ora come ora, che avrebbe potuto sfoderare un’ira abbastanza efficace per l’occasione, inoltre era sconvolto dalla morte di Pan.

“Che ti succede? Hai perso la tua baldanza?” chiese Majin Freecell, tranquillissimo.

“No… stavo solo pensando al modo di sconfiggerti!”, sparì con la super velocità e riapparve a pochi centimetri dal naso dell’avversario, pronto per colpirlo con una sfere energetica, ma il demone si abbassò di scatto e lo colpì con la coda alla spalla destra, fratturandogliela.

Non aveva ancora finito: ormai il figlio di Goku era una pedina nella mani del mostro.

“Maledizione! Ma perché stiamo cadendo uno dopo l’altro?” si chiese Piccolo.

“Forse è passato un quarto d’ora…” borbottò Goten, come se qualcuno gliel’avesse chiesto.

“No… io non mi arrenderò!”

Goku era pronto.

“Che stai facendo, Kakaroth? Dobbiamo agire con la Fusion, o te lo sei dimenticato?”

Goku rispose ad alta voce “Sì, ma quello è mio figlio! Si chiederà sicuramente perché suo padre non sta venendo a salvarlo!”, riprendendo le parole di Piccolo, quando Gohan era stato in difficoltà contro Cell.

Aveva imparato la lezione, ma ci erano voluti anni e un po’ di botte a convincerlo. Alla fine, si arrese all’evidenza: Gohan non era affatto un guerriero come lui, ereditando il lato Terrestre della madre, scegliendo quindi di integrarsi del tutto allo stile di vita del pianeta materno.

Aveva tentato in tutti i modi di far di Gohan l’erede che lo avrebbe potuto sostituire in tutto: persino rinunciando alla vita che gli era stata offerta dai suoi amici dopo il Cell game, ma alla fine era tornato comunque fra i mortali e Gohan declinò ogni possibilità di restare un combattente, smettendo di allenarsi in tempo di pace.

E quindi, alla luce di tutto questo, Goku doveva intervenire, poiché sapeva dentro di sé che suo figlio non era ciò che si aspettava.

“Majin Freecell! Stavolta ti affronterò io, e da solo! Che nessuno venga a nuocermi!” disse Goku, determinatissimo.

Il demone sogghignò. “Molto bene, Son Goku: finalmente, siamo al piatto forte! Forse, ci sono stati troppi antipasti, ma forse ho ancora un po’ di spazio per te!”

E si pose di fronte a lui, come consuetudine: la fase di studio prima dello scontro era qualcosa che nemmeno in cattivi potevano rifiutare.

Inoltre, quello si preannunciava come lo scontro finale: dopo la morte di Ub, Tensilin, Bra e Diciotto e la sconfitta di Gotenks, Piccolo e Gohan era rimasto solo Vegeta nel pieno delle forze, e per tradizione il re dei Saiyan non era più forte di Goku.

Quindi, una bella fetta di salvezza passava per lo scontro che avrebbe avuto luogo di lì a poco.

Il Sommo osservava il tutto con apprensione sul suo pianeta.

“Mi spiace per Tensilin… ma data la situazione, non potevo certo aspettare che finisse il Rito!”

Kaiohbith non rispose nulla. Sapeva che i due non avevano colpe e che le cose dei mortali non li riguardavano del tutto, ma la minaccia era tangibile anche per l’Aldilà.

“Nel caso, sta’ pronto per la Fiala” concluse il Sommo, rivolto proprio al suo assistente.

“La… Fiala?” chiese quest’ultimo.

“Sì! Non dirmi che non conosci la Fiala!”

E non era nemmeno il momento di conoscerla per noi, c’era uno scontro da osservare. Per questo motivo il Sommo lasciò cadere il discorso posticipandolo.

Forse non c’era bisogno di scomodare la Fiala.

Forse Goku ce l’avrebbe davvero fatta, anche se dalla sua espressione non si sarebbe detto.

Il figlio di Bardack espanse la sua aura e si lanciò verso Majin Freecell, che come se fosse stato mosso da una strana sincronia, si lanciò allo stesso momento verso di lui, e i due pugni collisero facendo tremare l’intero pianeta.

Dopo quell’impatto, i due sparirono alla vista, dando il via all’ennesimo combattimento basato sui colpi veloci, scambiati in milionesimi di secondo ma quanto mai efficaci.

Se Goku aveva colpito con un pugno alla spalla Majin Freecell, quest’ultimo aveva risposto espandendo la sua aura e colpendolo con una raffica veloce di colpi fisici, che andarono a colpire tutto il busto del Saiyan, che si ritrovò dunque costretto a suburre senza poter usare il teletrasporto, poi il terribile demone guadagnò qualche metro in quota per rifilare un lancio in volto, ma il marito di Chichi lo vide appena in tempo e bloccò il piede, per poi cercare di farlo schiantare a terra trascinandolo di peso, tuttavia il suo avversario svanì dalla morse per riapparire dietro di lui, ghermendogli le braccia.

“Maledetto!” Goku provava fastidio nel sentire quel corpo viscido sulla sua schiena, ma allo stesso tempo non riusciva a toglierselo di dosso, quindi la sofferenza era ancora maggiore.

“Dimmi un po’” esordì Majin Freecell, bisbigliando con la sua voce più calda, dando all’orecchio più vicino una parvenza di aria calda molto fastidiosa, “e se mi facessi esplodere?”

Goku raggelò. “N-non puoi!”

Quegli rispose divertito. Sembrava davvero la voce dolce dell’inferno che viene a bussare alla porta degli innocenti per corromperli. “Sì che posso. Ricordati che ho le cellule di Kid Bu era il nucleo sostitutivo di Cell, che mi consentono di farmi esplodere non una, ma dieci, venti, tutte le volte che voglio”

Il Saiyan si rese conto che il suo avversario non stava scherzando, solo che se avesse avuto davvero l’intenzione di farsi esplodere, sarebbero morti tutti gli avversari, ma d’altro canto sarebbe finito anche il suo divertimento. Conoscendo il punto debole di Cell, Goku partì col seguente monologo.

“M-ma se decidessi di esplodere, poi non avresti nessuno con cui combattere al tuo livello. Voglio dire, sei il guerriero più forte della Galassia, e lo hai dimostrato. Perché, dunque, non lasci una possibilità a noi di sorpassarti e a te stesso di divertirti prima del dominio di terrore assoluto che ti spetta?”

Aveva allo stesso tempo stuzzicato la fantasia del nemico e lasciato una possibilità a se stesso di vivere, almeno per qualche secondo in più.

“Hai proprio ragione, Son Goku. Vedo che sei cresciuto anche con le parole, e di questo mi compiaccio. Bene, Son Goku, farò proprio come dici e ti lascerò vivere. Ma bada: deve essere un combattimento coi contro fiocchi”

Goku ridacchiò “Lo sarà, non preoccuparti”. Così Majin Freecell abbandonò del tutto l’idea di auto distruggersi per coinvolgere anche il Saiyan e concluse il suo attacco spedendolo al suolo, menomandogli la possibilità di rialzarsi del tutto integro.

“Rialzati, dunque, e fammi vedere tutto quello di cui sei capace, anche a costo di utilizzare le tue tecniche speciali sin dall’inizio”

Utilizzare le tecniche speciali sin dall’inizio?

Quelle parole rimbombarono nel cervello sgombro di Goku. Sgombro perché non riusciva a peensare a niente se non a sopravvivere il più a lungo possibile, trascurando ogni forma di strategia.

“Bene, l’hai voluto tu” disse Goku, sul vago, e si preparò per la Kamehameha forza Dieci.

“La respingerai o la schiverai? Fammi vedere…” si chiese il figlio di Bardack. “In ogni caos, non posso rischiare di fallire”

Majin Freecell notò la posa della Kamehameha e decise di rispondere a tono, imitandolo.

“KA… ME … HA… MEEEE… HAAAAAAA!”

I due raggi, uno azzurro e l’altro rosso, si scontrarono a metà strada.

“Ha risposto… non me l’aspettavo” si rispose Goku, alla domanda di poco prima.

“Dobbiamo andare a dargli una mano” propose Goten.

“No, fermo, Goten” lo avvertì Piccolo. “Non è il caso, né il momento. Goku ha messo tutto sé stesso in questo combattimento,e  se ha deciso di rischiare così tanto sin da ora vuol dire che non sa che pesci pigliare. E poi la nostra differenza di forza non ci permettere di aiutarlo in alcun modo”

“Inoltre, sembra che la forza di Majin Freecell stia aumentando” osservò Gohan.

Piccolo deglutì: se se n’era accorto anche Gohan, la cosa era palese a tutti, quindi si maledisse per non averlo detto subito, lasciando loro una falsa speranza.

Nel frattempo, le due forze stavano facendo tremare quel luogo che avrebbe dovuto essere immune da danni ingenti come avrebbe potuto essere la Terra.

Goku ce la stava mettendo tutta, ma metro dopo metro, Majin Freecell stava lentamente avendo la meglio, rischiando quindi di disintegrare il povero avversario.

“Maledizione! Kakaroth è in pericolo! Devo colpire quel bastardo col Big Bang Attack, oppure morirà” si disse Vegeta, che fino a quel momento stava osservando il suo miglior rivale con estrema apprensione, pronto a sostituirlo in qualunque momento.

Il marito di Bulma stese un palmo della mano verso il demone creato dal dottor Gelo, ma Piccolo lo fermò con la forza del pensiero, in quanto si trovava accanto a Goten, Trunks e Gohan, lungi da lui.

“Vegeta… sta’ fermo, ti prego! Non sappiamo che reazioni può avere quella sfera di energia! E se esplodesse? E se poi la scagliasse contro di te? Ricorda che abbiamo ancor ala carta Gogeta da giocare!”

Al che, il Saiyan si rese conto che avrebbe procurato più danni che altro. Sembrava davvero che ancora una volta Kakaroth si era addossato tutte le speranze dei Terrestri.

“Per questa volta, farò come dici, Piccolo. Ma stai pur certo che non appena finirà questo scontro, sarò io a battere Majin Freecell!”

 Nel frattempo, la Kamehameha di quest’ultimo ormai aveva cancellato quasi del tutto la strenua resistenza della Forza Dieci del Super Saiyan di Quarto Livello.

“N… non… ce la faccio!”, disse Goku, che mollò all’istante, usò il teletrasporto prima di essere colpito e invece, confidando il fatto che Majin Freecell era ancora concentrato sul colpo energetico, provò ad attaccarlo col Ryuken da sinistra, sfruttando dunque l’elemento sorpresa.

“Ryuken!” urlò, facendosi sentire.

“Cosa?” Majin Freecell sgranò gli occhi e…

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Capitolo 18
*** La sconfitta di Goku ***


“RYUKEN!”

Goku mise tutto sé stesso in quel pugno destro. Sapeva che l’esito dello scontro dipendeva da quanto forte avrebbe colpito.

Sapeva anche che, urlandolo, avrebbe sciupato l’effetto sorpresa, ma l’impulsività gli aveva, ancora una volta, giocato un brutto tiro.

Majin Freecell però aveva poco spazio temporale per scansare il colpo, che in effetti ottenne il suo impatto.

Il Colpo del Drago esplose in tutta la sua ferocia, e si stenterebbe a credere che anche quel colpo maestoso non potesse funzionare.

O quantomeno, funzionerebbe nella maggior parte dei casi. Il fuoco lasciato dietro di sé era altissimo e riempiva un profondo solco lungo diversi metri, costringendo persino Vegeta ad allontanarsi per non essere coinvolto.

Alla fine di quelle fiamme, c’era Goku, ridotto a pezzi ma ancora in versione Super Saiyan.

“Allora? Com’è andata? L’hai sconfitto, vero?” chiese Goten.

Goku notò nella sua voce un cambiamento: non era più il bambino che gli chiedeva tante cose e lui rispondeva con affetto, ma un uomo adulto che non credeva minimamente alle parole che aveva appena pronunciato.

E infatti, Goku scosse la testa.

E infatti, Majin Freecell spuntò del tutto integro fra le fiamme.

“In realtà, mi hai distrutto l’intero busto lasciandomi solo le gambe” esordì, come parole di ritorno, “esattamente come riuscisti a fare con la tua Kamehamahea ai tempi del cell game. Ed, esattamente come allora, sono rientrato in gara più forte di prima”

Goku, che gli dava ancora le spalle, tremava dalla rabbia.

“Allontanatevi! TUTTI!” ordinò ai suoi amici.

Vegeta chiese “Persino io? E Gogeta? Ragiona, Kakaroth! Non puoi farcela da solo!”

Goku lo guardò astioso, ma Vegeta scandì bene le sue ultime parole.

“Non puoi farcela da solo”. Il padre di Trunks e Bra provò una discreta soddisfazione nel pronunziare quelle parole.

Goku rifletté intensamente in pochi secondi.

“Ma se dovessi morire… chi li salverebbe?” chiese a Vegeta e, non trovando risposta, si voltò per guardare Majin Freecell, ormai arrivato fra loro, pronto ancora una volta per uccidere.

“Devo ammettere che il tuo Ryuken è stato formidabile, ma come sarà il mio?”

Goku raggelò, oltre ad avere le sue cellule, per merito di Cell, aveva anche quelle di Kid Bu, che avevano la proprietà di apprendere le tecniche nemiche non appena le vedeva.

L’immagine di un drago nero pronto a decretare la sentenza di morte per tutti loro era orribile.

“Non ti permetterò di farlo!” disse ad alta voce.

“Ma non farmi ridere… hai a malapena il fiato per reggerti in piedi”. Majin Freecell aveva vinto, e ormai aveva dato il via al gioco del cibo prima di mangiarlo. Con Son Goku ne valeva la pena.

“Non vi permetterò di applicare la Fusion, quindi è inutile che ci proviate. Come essere ridicolo mi basta vedere solo Gotenks”

Piccolo chiese loro “Quanto tempo è trascorso?”

Goten girò con gli occhi la domanda a Trunks, che sudando freddo buttò lì “Più o meno mezz’ora, ma non sono sicuro!”

Piccolo digrignò i denti: ancora mezz’ora, e non era nemmeno sicuro che Goten e Trunks sarebbero riusciti ad agganciarsi.

Così gli venne un’idea. “Vegeta, dovresti creare un’Onda Bluetz… fra mezz’ora circa”

Vegeta sgranò gli occhi. “Vuoi far diventare Gotenks Super Saiyan di Quarto Livello usando Gogeta come esca? Sei pazzo? Non dovrebbe essere il contrario?”

Piccolo gli ordinò di fare silenzio. “Ssssh! Sai bene che Majin Freecell vi impedirà con ogni mezzo di fare la danza di Metamor, quindi tanto vale che procediamo con un piano B!”

Vegeta strinse i denti, prima di insultarlo. Era inutile dire che aveva ragione il namecciano per la seconda volta di fila, quindi tanto valeva concentrarsi e dare una mano a Kakaroth in maniera individuale, nel frattempo  che i loro figli si riprendano per eseguire un’efficace Fusion.

“Bene, Kakaroth” disse “Fa’ conto che ci sono anch’io, quindi lasciami un po’ di divertimento”

Goku ridacchiò. “Grazie, Vegeta”

Grazie, Vegeta” lo scimmiottò il demone. “Come siamo diventati... sentimentali, eh?”

Goku digrignò i denti e scomparve con la super velocità, pronto ad utilizzare il Zanzoken.

“Sai bene che queste tecniche non funzionano più!” lo avvertì l’avversario, pronto a colpire a botta sicura col Ryuken nero, ma Vegeta si frappose fra loro e fu lui a colpire con un potente Final Flash, che ebbe il merito di bruciare le mani della creatura, spingendola fuori dal raggio d’azione del Zanzoken.

“Bastardo!” lo insultò il malvagio essere. “Dovresti essere dalla mia parte! Ricorda chi hai ucciso e quanti!”

Vegeta ricordava perfettamente: esseri senza nome né volto e indigeni di innumerevoli pianeti.

“Ma ho avuto anche la forza di voltare pagina! Ed è questo che mi eleva ad un gradino superiore al tuo infimo livello!” urlò Vegeta, cresciuto molto da quando si era messo in testa la corona di Saiyan che in realtà non gli era mai appartenuta.

Majin Freecell invece era un concentrato di pura malvagità, non avrebbe mai potuto capire questioni come la crescita morale o le riflessioni personali.

Così si rialzò e dopo essersi tolto un po’ di croste dai palmi delle mani, corse verso di lui per colpirlo con la coda, ma Vegeta la afferrò e lanciò il resto del corpo verso Goku, che nel frattempo era tornato e lo colpì con una  gomitata allo stomaco.

“Ma se continuiamo a confonderlo può darsi che si scinderà in tre parti diverse?” chiese Kakaroth, speranzoso.

Majin Freecell si rialzò noncurante.

“No, mi spiace deluderti” rispose. “Rimarrò solo io in questo pianeta desolante e desolato. Guardate un po’ là”, indicando i corpi di Diciotto, Ub e le ceneri di Bra, ormai disperse nel vento. “Farete la stessa fine”

Goku non voleva certo rivedere il corpo sofferente del ragazzo, morto più che altro per colpa sua.

Ma al tempo stesso sapeva bene che Ub non avrebbe mai voluto che si fermasse per quel motivo, e in ogni caso ogni scelta che aveva fatto l’ex di Bra poteva ricadere solo su di lui, che era conscio del fatto che il Kaiohken livello Cinquanta era troppo per chiunque.

“Perché me l’hai fatto vedere ancora? Non capisci che è proprio il suo volto sofferente a darmi lo stimolo a dare più di me stesso?”

“Oho… ti rimorde la coscienza, eh?”

E invece hai fatto bene ad ucciderlo! Non ascoltarlo!, bisbigliò una vocina dentro di lui.

“Non lo ascolterò, ma tu sta’ zitto” gli ordinò Goku, rispedendo Kakaroth da dov’era rinchiuso.

Si rimise in posa per la Kamehameha.

“Che noia” commentò Majin Freecell. “Non vorrai utilizzare di nuovo la stessa tecnica?”

Il Saiyan non rispose nulla e lasciò che una sfera rossa crescesse fra i suoi palmi, senza chiamare la tecnica per nome.

“Che cos’hai in mente, Kakaroth?” chiese Vegeta.

Non lo sapeva nemmeno lui, ma nel frattempo la sfera, di qualunque tecnica si trattasse, era pronta per essere scagliata.

“Haaaaa!” disse Goku, facendo partire… nulla, ma un raggio da sotto terra scarlatto, diretto verso il mento dell’essere, che venne colpito in pieno.

“Dovrebbe salire, no?” chiese ancora Vegeta, ma Goku non lo stava ascoltando, utilizzò il Teletrasporto per colpirlo di nuovo con un colpo a due mani che lo avrebbe inserito nel raggio e concluso l’incontro.

Majin Freeceell, tuttavia, sfortunatamente aveva i sensi molto sviluppati, quindi, sentendosi in pericolo, vide Goku arrivare davanti a lui e si scostò un millesimo di secondo scarso prima di essere colpito, lasciando che fosse Goku ad essere colpito dalla sua stessa tecnica, che esplose, in un terribile gioco pirotecnico che colorò di rosso il cielo verdognolo del pianeta, creando un fastidioso effetto ottico.

“Spero che non sia il sangue di mio padre…” commentò Gohan.

Il sangue di suo padre c’era, ma c’era anche il resto del corpo, tornato alla forma normale.

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Capitolo 19
*** I Son ***


Seguitò qualche minuto di silenzio, in cui anche Majin Freecell osservava il corpo inerme del Saiyan coraggioso cresciuto sulla Terra.

Qualche penoso istante, nel quale erano tutti col fiato sospeso.

Da Piccolo, che non voleva credere ai propri occhi.

A Gohan e Goten, che non potevano sopportare di avere in quel momento e tutto d’un tratto la pesante responsabilità di vendicarlo.

E anche Vegeta, ormai pronto a sgranchirsi i muscoli per sostituire quell’essere inutile che giaceva a terra, essendo stato giocato in maniera piuttosto infantile.

Furono secondi lunghi, forse interminabili, in cui tutti sembravano come ipnotizzati, nel guardare quel corpo che sembrava così insignificante, ma che aveva fatto tutto nella vita.

Sin da quando aveva incontrato Bulma, era riuscito ad arrivare tre volte di fila in finale del Torneo Tenkaichi, distrutto da solo la più terribile armata della Terra, sconfitto e redento l’antico Grande Mago Piccolo, osato sfidare Freezer, Cell e Majin Bu, con alterne fortune. Poi era arrivato il turno dei Gi’isa, in cui ebbe un ruolo importante nel distruggere l’autostima del Predestinato.

E infine, nel giorno in cui le porte degli Inferi erano state spalancate, cadere per la terza ed ultima volta.

O forse no?

Alla fine, Goku mosse flebilmente un dito e aprì gli occhi. Sapeva bene che tutti stavano contando su di lui.

Ma…

“R-ragazzi… “ cominciò, con voce roca.

“Che succede?” chiese Gohan, talmente in apprensione da aver modificato la propria voce in falsetto.

“N-non… riesco a muovere… un muscolo… pensateci voi”

“Aveva parlato di una Fiala, poco fa” riprese Kaiohbith, rivolgendosi al Sommo.

Quest’ultimo tuttavia aveva ancora delle riluttanze.

“Dobbiamo andare a prenderla! Non vede che ormai è tutto perduto?” incalzò la Fusion, attratto dall’accenno del Sommo. Più del dovuto, in effetti.

“Non so nemmeno io se funzionerà, a questo punto… e poi si può utilizzare una sola vota, e non è detto che Goku non muoia dopo averla ingerita”

Kaiohbith insistette “una ragione in più per rischiare! Ormai è moribondo! Majin Freecell distruggerà ogni cosa che avrà la sventura di osservare; ed essendo una creatura appartenente agli Inferi, rovescerà anche questo mondo che credevamo sicuro!”

Il Sommo sapeva tutto quello che stava dicendo Kaiohbith senza che ci fosse lui a rimarcarlo, ma la Fiala era un oggetto troppo pericoloso per utilizzarlo a cuor leggero come la Spada Z.

Era un liquido trasparente e lucentissimo, che scorreva ovunque su quel pianeta.

Per quello la Fiala era vuota, poiché i Kaiohshin antichi ne potevano attingere quanta ne volevano. Ma per saggezza decisero di non utilizzarla nemmeno contro Majin Bu, per quanto la situazione fosse stata critica, consci che il risparmiare Bibidi era la soluzione migliore.

“È troppo pericolosa” rispose infine il vecchio saggio. “Per Majin Freecell, che verrebbe sicuramente sconfitto, ma anche per Goku, che in queste condizioni non potrebbe ingerire nemmeno bicarbonato”

Kaiohbith allora restò atterrito. “E perché non ha deciso di usarla prima?”

“Prima non volevo utilizzarla perché preferisco usare tutte le carte in tavola prima di utilizzare un liquido così pericoloso. Non sottovalutare la potenza degli Antichi, Kaiohshin, non ti conviene”

Kaiohbith allora gli voltò le spalle. “Andrò io a cercare questa Fiala, ovunque si trovi! E sarò io a somministrarla personalmente a Goku! Lei sta sottovalutando i Saiyan, pur avendo loro dimostrato una tempra superiore a qualunque altra creatura mortale!”

Il Sommo fece spallucce. “Fa’ come ti pare, io preferisco sconfiggere i nemici con i miei soldati, e non con i Liquidi Sacri. E poi non sai nemmeno dove essa si trova né altro!”

Kaiohbith sbuffò, e tornò a sedersi.

“Bravo, ragazzo” sorrise il Sommo.

Nel frattempo, Majin Freecell rise alla dichiarazione di Goku. “Non hai potuto niente tu stesso, e adesso lasci tutto ai tuoi figli? Ma chi ti credi di essere?”

“Nostro padre!” risposero all’unisono Gohan e Goten.

Era davvero ammirevole come i due figli si ritrovarono uniti sotto lo stesso ideale, per una volta.

Il distacco generazionale che si era creato fra Gohan e Goten, vista la loro differenza d’età, era stato colmato durante l’infanzia del secondogenito da un’amorevole Chichi, che seppur sconvolta dal sacrificio di Goku, aveva saputo mantenere vivo l’interesse e e la vivacità del piccolo.

Poi era sopravvenuta l’adolescenza, e Goten ebbe un padre vero che non fosse Gohan, ma con lui si era trovato molto male, perché Goku aveva in testa di rendere Goten un super guerriero, poiché era rimasto affascinato dalla forza strepitosa di Gotenks, ma Goten era più interessato all’altra metà del cielo e alla vita di tutti i giorni piuttosto che farsi male da mane a sera.

E così sopravvenne Ub, e Goku partì con lui, e Gohan tornò a rivestire l’incarico di padre, anche se ormai Goten non lo chiamava più “papà”, erra sempre bene ricordarglielo qualche volta.

Gohan aveva ormai una famiglia, mentre il giovane Son batteva la fiacca anche nel contesto universitario, dove si manteneva a galla coi 18 solo perché uno dei professori era suo fratello.

Tutto questo per sette anni, fino all’arrivo di Zenit, che convinse l’ex enfant prodige a rafforzarsi moralmente e fisicamente decidendo di seguire gli allenamenti di Goku e Ub, tralasciando la vita goliardica e ovattata che si era creato.

Gohan non avrebbe potuto essere più felice. Fortunatamente, ora che il minore aveva trovato la sua strada, poteva proseguire coi suoi esperimenti anche a casa.

In sostanza, non c’era mai stata un’unità d’intenti fra fratelli.

Adesso, però, i ruoli dei tre erano chiari e ben definiti, partendo dal presupposto che Goten avesse acuto molto chiaro il fatto che se Goku aveva abbandonato la famiglia, era perché non era a conoscenza della seconda gravidanza di Chichi.

“E che cosa intenderete fare, adesso?” chiese Majin Freecell.

“Oh, noi, niente” rispose Goten, “ma abbiamo intenzione di donare la nostra energia a colui che ci ha dato la vita!”

“Voglio proprio vedere che effetto farà… secondo me, non servirà a niente” obiettò Majin Freecell.

Piccolo, intimamente, era d’accordo con lui. “Goten farebbe bene a non rilasciare troppa energia, altrimenti ci vorrà ancora un’ora per ritentare la Fusion”

Quest’ultimo ne era consapevole, quindi lasciò una minima parte, d’altro canto nessuno l’avrebbe colpevolizzato. Se doveva combattere, era meglio risparmiare le energie e donare al padre il minimo sindacale.

Tuttavia, Goku si riprese in fretta, tanto da poter rialzarsi, anche se un po’ barcollante.

“Vi ringrazio, figli” disse Goku, ansimando ma prendendo lentamente il controllo di sé. “Non so come avrei fatto, senza la vostra energia”

Piccolo passò un po’ della sua energia a Goten. Quest’ultimo ne chiese lumi: “Perché l’hai fatto?”

Piccolo rispose. “Non posso permettere che tu perda anche una sola stilla dell’energia che stai recuperando assieme a Trunks! Dovete fare la Fusion o no?”

“Ma chi affronterà adesso Majin Freecell?” chiese lui stesso, allargando le braccia per segnalare la sua orribile presenza.

“Io! E io soltanto affonderò la tua testa sotto la terra!” esordì Vegeta, pronto a combattere.

Majin Freecell non attese altro, si mosse con la super velocità e colpì Vegeta all’avambraccio, che quest’ultimo aveva preparato per pararsi.

Goku osservava lo scontro con occhi stanchi.

“Vegeta se la caverà… ne sono sicuro… o quantomeno, darà il tempo a voi di riposarvi e fare la Fusion”

Vegeta pensò fra sé “Devo stare molto attento… Gotenks ha bisogno dell’Onda Bluetz, quindi devo approfittare di un momento di pausa per fabbricarla… ma come faccio, se costui non mi da pace?”

Sembrava in effetti che Majin Freecell avesse intuito cosa avevano intenzione di fare Goku e Vegeta, e quindi lottava contro il Saiyan con più accanimento, impedendogli qualsivoglia attimo di respiro.

Ma Vegeta ce l’avrebbe fatta, quant’era vero che era il Re dei Saiyan, proclamato davanti a Broly, il Super Saiyan della Leggenda.

“Tempi oscuri minacciano il mondo che conosciamo! I Kaioshin sono costretti ad attingere all’Acqua Sacra del loro pianeta, le porte dell’Inferno si aprono, i comuni mortali raggiungono potenze elevatissime! Che cosa si dovrà sentire di più? Ebbene, Kaioshin dell’Est di quest’epoca, per grazia diventato l’Unico dei Quattro: ti concederò di attingere alla Fiala, ma bada bene che dovrà essere usata una sola volta, poiché la situazione è questa e i nostri padri dovranno comprendere per forza!”

Kaiohbith si stupì nel sentire d’un tratto quelle parole auliche, dette dal Sommo in maniera così pomposa da ricordare un grande e saggio re del passato, quando sapeva bene che il vecchietto cercava solo il corpo femminile.

Però sorrise:i suoi amici (sì, un dio poteva avere degli amici) avevano bisogno dei quella Fiala, per quanto potente avrebbe potuto essere, e lui stesso gliel’avrebbe loro donata.

Lui, a cui non aveva mai importato dell’essere un dio, sempre pronto a sacrificarsi per quei ragazzi che tanto lo avevano colpito.

Ringraziava sempre il giorno in cui aveva deciso di iscriversi al Tenkaichi terrestre, gli aveva aperto porte che non sapeva di possedere, chiuso com’era in quel mondo ovattato che nessuno avrebbe mai dovuto varcare, ma ormai aperto a tutti.

Lui, che aveva sempre sottoposto la sua nobiltà divina per dare una mano, e anche se la sua potenza non glielo consentiva, sempre pronto a combattere in prima fila, in maniera quasi incosciente, sotto le vesti dello sfortunato Kaiohbith.

E probabilmente sarebbe stato Goku ad assumerla. Non Gohan, poiché in proporzione la sua potenza non era più quella possibile ai tempi di Majin Bu (mancavano anni di addestramento) e nemmeno Vegeta, poiché il suo animo combattuto avrebbe mal reagito contro la Fiala, così potente e pura.

Ma nel frattempo, avrebbero dovuto sopravvivere per il tempo necessario di prelevare la boccetta e riempirla dell’Acqua Sacra. Ovviamente, complicazioni permettendo.

Da come ne aveva parlato, il Sommo temeva ripercussioni dagli antichi Spiriti dei Kaioshin che vivevano nell’acqua.

In quel preciso istante, Goku invece avrebbe apprezzato per sempre i suoi due figli, che finalmente remavano dalla stessa parte.

“Grazie, figli… adesso, ho abbastanza forze per la Genkidama, qualora ne servisse”

Goten e Gohan annuirono comprensivi.

Qual era la soluzione migliore? La Fiala o la Genkidama, il colpo universale, ove sono riposte tutte le speranze e le gioie positive dell’Universo?

“La Fiala… o la Genkidama? La Fiala… o la GENKIDAMA? Oh, cielo, dovrei avere qui una donna formosa per decidere!”

Il Sommo stava strappandosi i capelli, ma poi decise di tornare alle riviste divertenti che era solito leggere.

Chissà l’Universo in che mani sarebbe finito.

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Capitolo 20
*** Gotenks Super Saiyan IV ***


Nel frattempo che i due Kaioshin decidevano le sorti dell’Universo con le loro trame sotto banco, Vegeta era impegnato nello scontro contro Majin Freecell, il quale non voleva sapere di fare una pausa. Forse teneva in considerazione il fatto che ce n’era stata una lunga nel momento in cui si pensava che Goku fosse stato coinvolto nell’esplosione delle sue Kamehameha e verificare se fosse davvero deceduto.

Invece, era ancora lì, pronto a muovere i fili dei suoi compagni contro i suoi interessi.

Aveva sentito parlare di Genkidama: due terzi del suo essere avevano visto di che cosa parlava e il restante terzo sapeva anche produrne una, oltre chiaramente a Kid Bu che aveva assimilato come sempre anche il colpo che lo aveva ucciso.

Non poteva permettere né la Fusion, né la Genkidama.

“Bastardo… perché non reagisci ai miei colpi, eh?” chiese Vegeta, facendosi avanti con una domanda retorica. Aveva la sensazione che non poteva subire grossi danni, perché in quel modo si sarebbe allontanato da lui cadendo a terra, e quell’attimo lo avrebbe sfruttato per fabbricare l’Onda Bluetz.

Ma così, vedere costantemente i suoi occhi impassibili e pieni di rancore, e sentire allo stesso tempo il suo alito pesante, era ugualmente una sofferenza non raccomandabile nemmeno a Kakaroth, che pure l’aveva vissuta.

“Non posso farlo” rispose Majin Freecell, che da un po’ si limitava a parare ogni tipo di colpo, fisico o energetico, che gli perveniva. “Se ti colpisco, poi cadi a terra, e tu ne approfitteresti, da sconsiderato quale sei, per creare un’Onda Bluetz. Io invece non voglio, guarda caso!”

“Pensavo che lo avresti detto! Io invece voglio davvero che mio figlio ti batta!”

“Allora perché non ti sei unito tu con Son Goku?”

“Perché lo hai ridotto ad uno straccio prima che potessimo applicare l’ultima carta, costringendoci a ricorrere alla Genkidama!”

“Ora capisco… beh, provaci pure!”

Inaspettatamente passò al contrattacco e colpì ripetutamente il padre di Trunks all’addome, per finire con un colpo a due mani.

Incoscienza: una carta che non avrebbe mai dovuto apparire fra tutti quei guerrieri professionisti e abbastanza esperti.

Eppure, Vegeta sorrise, pur non essendo in grado di evitare lo scontro con quella terra così dura.

“È finita per te… non credevo fosse così facile punzecchiarti e farti male allo stesso tempo!”, cade a terra in un boato fragoroso , ma non gli importava.

Molto presto quell’incubo sarebbe finito, poiché Gotenks Super Saiyan IV sarebbe stato superiore a loro due (lui e Goku) presi singolarmente.

Ricordava perfettamente quando imparò l’Onda Bluetz.

“Ricorda, Vegeta: non esiste, per un Saiyan, fabbricare un’Onda Bluetz per altri Saiyan: i pivellini che non vi riescono saranno costretti ad annegare nella loro infimità, e dunque solo allora si vedranno i veri Saiyan ergersi fra le fila della cernita naturale!”

Così il re Vegeta, suo padre, che era orgoglioso di ogni progresso fatto dal figlio.

Ma adesso erano passati decenni da quel giorno, e le cose erano cambiate. In meglio, forse, perché l’Onda Bluetz che avrebbe aiutato il nuovo principe dei Saiyan a crescere come guerriero esplodeva ora a contatto con l’ossigeno.

Goten e Trunks erano pronti, ormai era passata un’ora, anche se loro avevano perso il conto.

Tutto era pronto, ma poiché Goten non aveva ancora raggiunto il Super Saiyan di terzo Livello, i due si unirono in Fusion allo stato normale e con l’aura azzerata.

Una volta tornati ad essere Gotenks, poté cominciare la metamorfosi che lo avrebbe fatto accrescere alle dimensioni di un gorilla pazzo e sanguinario, ma dorato, poiché entrambi avevano raggiunto il Super Saiyan.

Un’altra forte esplosione di luce e Gotenks raggiunse il Super Saiyan di Quarto Livello, cambiando anche casacca, che in quel caso era nero con le spalline rosse, o forse era solo l’aura che forniva loro quel curioso effetto ottico.

“Per te è finita!” annunciò la Fusion, trionfante.

“Cosa, è finita? La lotta?” chiese sardonico Majin Freecell.

“Hai capito benissimo! Sto per ucciderti senza che di te rimanga alcunché!” riprese la Fusion, che, aiutato da un paio di Super Ghost Kamikaze Attack, si scagliò contro di lui.

Infatti, il piano era quello: nel caso in cui sarebbe riuscito a scansare qualche colpo, c’era un Ghost che lo raggiungeva ed esplodeva e impedirgli di scappare.

Ma ben presto si rese conto che nemmeno quella tattica funzionava, il che era molto strano, poiché Majin Freecell era sembrato agli occhi di tutti subito in difficoltà, con i suoi attacchi fisici, e lui non riusciva nemmeno una volta a sorprenderlo con la guardia abbassata.

“Che sta succedendo? Perché non riesco a colpirlo come si deve?” si chiese la Fusion di Metamor.

“Grrr… forse non è passata un’ora. Forse avevano bisogno di un altro po’ di tempo per riposarsi… fatto sta che non riescono a concludere, eppure guarda come stanno lottando bene!”.

In effetti, Gotenks aveva le redini dell’incontro: per quanto la tripla Fusion cercasse di colpirlo, il suo avversario, usciva sempre dalla manica un Ghost Kamikaze che gli impediva di andare a segno, e quindi col passare del tempo stava chiaramente indebolendosi, ma allo stesso tempo non capiva come contrattaccare come si doveva.

La soluzione migliore per la creatura del Dottor Gelo era quella di allontanarsi e cercare lo scontro a distanza, e così fu: utilizzò la supervelocità, dopo aver applicato il Taiyoken, e si allontanò dalla Fusion, che cieca poteva confidare solo nei suoi fantasmini, di guardia attorno a  lui, essendo immuni al sole.

“Ah, è così, eh? Vi faccio vedere io!” . Gli venne un’idea diabolica.

Si frappose fra il recinto di guardia e Gotenks, per tirargli un quasi innocente gancio destro, ma i Ghost, vedendo di essere stati giocati, si precipitarono su Majin Freecell per fargli confondere le idee, ma quest’ultimo sparì alla vista essendo solo un ologramma dettato dallo Zanzoken e Gotenks fu infine costretto a sorbirsi tutte le esplosioni dei suoi dieci soldatini eterei, che sommato al dolore agli occhi per il Taiyoken ne derivava un dolore immenso, sia fisico che morale.

E pensare che persino Piccolo aveva donato a Goten un po’ della sua energia, per velocizzare il processo di ripresa, e invece si era fatto giocare in maniera talmente stupida da mettere in dubbio le origini Saiyan dei due ragazzi.

“Aahahaha! Cos’è che dicevi, prima? Che mi avresti eliminato? Ma guardati! Non faresti del male ad una mosca!”

“Ad una mosca forse, no, ma a te di sicuro! Morirai!”, Gotenks si era ripreso, perlomeno riusciva ancora a reggersi in piedi dopo i violenti scoppi che aveva subito.

Non avrebbe più usato quel trucchetto da bambini e avrebbe utilizzato una nuova tecnica.

Ma non sapeva nemmeno crearne una… era finita l’epoca sognatrice dell’infanzia in cui sapeva fabbricare come se niente fosse tecniche su tecniche.

Poteva solo contare su se stesso e le sue forze, ma purtroppo quelle gli stavano venendo a mancare, troppi danni aveva subito e ormai non c’era molta strada da fare.

“Ok, allora interverrò anch’io”, Piccolo si fece avanti, proprio come una volta.

“Piccolo! Anche tu per darmi una mano!” esclamò Gotenks, contento di vederlo al suo fianco come sempre.

“Non posso lasciarti solo… sei praticamente la nostra ultima speranza”

Vegeta scossa la testa incredulo: era ancora sdraiato sul prato dove si era schiantato ad altissima velocità: “Non farmi ridere, Piccolo… che mi fanno male le costole”

In realtà, era ancora un Super Saiyan IV, ma ormai le sue energie stavano finendo esattamente come quelle del guerriero della nuova generazione.

“Non puoi permetterti di mollare, Gotenks! Su chi faremo affidamento, in caso contrario?” incitò Piccolo.

“Ormai puoi fare solo questo” lo punse Majin Freecell. “Incitare a parole un vecchio relitto qual è questa Fusion… nemmeno l’aver raggiunto il Quarto Livello del Super Saiyan è servito, poiché si è fregato con le sue stesse mani… adesso avrà la forza necessaria per eseguire il colpo finale?”

“Certamente!” rispose Gotenks , sicuro, e ponendo le mani davanti al suo volto. “Finish Buster Kamehameha!”

Un potente raggio partì quindi da lì diretto al mostro che però lo scansò senza troppi problemi.

“Posso scagliarlo ancora! E ancora! E ancora!”

Ma ogni volta che lo scagliava, il demone lo evitava con estrema naturalezza avvicinandosi pericolosamente alla Fusion.

“Muori” bisbigliò dolcemente infine, all’orecchio. Un colpo violentissimo sul cranio, e la Fusion perse i sensi.

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Capitolo 21
*** La speranza è la Genkidama ***


Sapevano che non era morto perché la Fusion non era tornata normale né si era sciolta, ma avevano subito comunque enormi danni.

Alla fine, dopo lunghi istanti, si rialzò, con la testa sanguinante.

“Maledetto… non mi aspettavo proprio questo colpo” commentò a voce rotta.

Majin Freecell era sicuro di averlo ucciso, e invece era ancora in piedi e forse anche con l’aura invariata dopo l’urto subito coi suoi stessi fantasmini.

“Mi fa piacere vedere che hai la scorza dura” volle complimentarsi ”ma vedrai, sarò io a vincere! E la prossima volta sta’ pur sicuro che ti ucciderò in quattro secondi!”

“Sono già passati” rispose di rimando Gotenks. Sentiva il sangue colare sulle guance, ma al momento non poteva farci niente. “ E sono ancora qua… quindi vedi di darti una calmata, perché sarai tu fra poco a sanguinare”

Goku, nel frattempo, sospirò. Non vedeva in Gotenks una completa affidabilità, pertanto si disse che forse era meglio creare la sfera Genkidama, sperando che stavolta non si dovesse avere bisogno delle Sfere del Drago per donargli abbastanza energia da lanciarla.

La speranza risiedeva in ciò che avrebbe potuto fare nei successivi minuti. Purtroppo, creare la sfera assoluta, il miglior colpo del re Kaioh, richiedeva un lasso di tempo utopistico e assurdo, tuttavia era il prezzo da pagare per la vittoria.

Che nemmeno era sicura.

In ogni caso, alzò le mani al cielo e , facendo bene attenzione a non farsi notare dal terribile mostro impegnato contro Gotenks e contro Vegeta, che nel frattempo si era rialzato, chiamò a sé innanzitutto le residue forze e quelle che aveva ricevuto in dono dai suoi figli, che sicuramente erano le più idonee a farlo rinsavire, poiché erano carne della propria carne.

Il flusso dell’aura era pronto. Quanta energia avrebbe dovuto consegnare alla Genkidama? Certamente, il mittente avrebbe dovuto pagare un po’ più degli altri, ma forse non sarebbe rimasta energia per dopo.

In fin dei conti, non avrebbe avuto importanza: una volta lanciata, la Genkidama sarebbe stata in grado di distruggere l’intero pianeta e con un po’ di fortuna anche i residui di Majin Freecell, il quale non sarebbe morto se prima non si sarebbe disintegrato anche l’ultimo atomo, e anzi si sarebbe rafforzato per via dello Zenkai Power contenuto nel corpo di Cell.

Un immenso calore penetrò dentro le sue braccia, diretto ai palmi delle mani, e due sfere presero forma su quelle.

Le due sfere si incontrarono subito e si unirono, per creare una Genkidama individuale: la fase Uno era stata completata. Al che gli ritornavano in mente le parole del re Kaioh: “Ricorda, Goku: dopo la Fase Uno, la parte più difficile è ottenere la fiducia degli esseri viventi attorno a te: sulla Terra non dovrebbero esserci problemi, ma mettiamo che ti ritroverai un giorno fuori dal tuo pianeta… in tal caso, dovrai stabilire un contatto con le altre specie e guadagnare anche la loro fiducia”

Goku in quel frangente non capì: a quell’età gli sembrava tutto molto facile, e in ogni caso era contentissimo per aver imparato il Kaiohken.

“E come dovrei fare?” chiese innocentemente, tirando distrattamente la coda a Bubbles, che cercava di scappare.

“Beh, ecco… una volta creata la sfera Genkidama, fungerà anche da altoparlante per le tue onde cerebrali, e a partire da questo sarà un giochetto conversare con qualsivoglia specie che possa dare energia” rispose il dio.

“E quindi parleranno anche le pietre?” chiese Goku.

“NON DIRE SCHIOCCHEZZE! LE PIETRE NON PARLANO!” urlò re Kaioh, che chissà perché, si era alterato. “Voglio dire, sarai tu a parlare con loro, poi starà a loro darti o no la loro energia, a seconda dell’umore in cui si ritrovano quel giorno e al tuo grado di simpatia. A questo proposito, voglio raccontarti una barzelletta: sai perché un ginnasta saluta tutti? Perché lo sport è… SALUTARE! Ahahaha! Ti assicuro che con questa battuta mondiale convincerai anche il più riottoso a donarti la tua energia!”

Goku rimase di sasso, ma si costrinse a ridere.

Fu con molta nostalgia che ripensava a quei tempi, e anche se comunque l’addestramento su quel pianetino non corrispondeva esattamente a quello che Goku aveva in mente per “vacanza”, si era comunque molto divertito nell’osservare i comportamenti molto strani del suo maestro di allora.

Era dunque giunto il momento di conversare con gli esseri viventi di quel pianeta.

“Erba… aria… acqua… animali… riuscite a sentirmi? Il mio nome è Son Goku, un uomo della Terra…”

Ti sbagli, tu ti chiami Kakaroth, figlio di Bardack, e vieni dal pianeta Vegeta, lo corresse la solita vocina, che non perdeva occasione di metterlo in difficoltà.

Ma Goku lo ignorò semplicemente e proseguì nel suo appello “Son Goku, proveniente dal pianeta Terra. So bene che quella che sto per fare è una richiesta che non vi capita spesso, ma se per favore potreste offrirmi la vostra energia per distruggere il nemico comune che ha già distrutto diversi ettari vostri fratelli, mi fareste un grande favore. Sconfiggiamo dunque questo mostro, prima che uccida i miei figli!”

Quell’ultima frase avrebbe potuto evitarla, ragionandoci a posteriori, ma gli era uscita quasi involontariamente, poiché aveva visto anche Gohan unirsi allo scontro contro Majin Freecell, senza peraltro concludere niente.

Non aveva ancora ricevuto una risposta. Non che se l’aspettasse, ma gli riusciva difficile, in un momento del genere, con i suoi figli che stavano rischiando la vita e una serie di morti sulla coscienza a raccontare quella barzelletta o qualsivoglia.

Tuttavia, si rese ben presto conto che si sbagliava: sferette di energia purissima blu si incrociavano con la sua contribuendo ad ingigantire la Genkidama.

Una, dieci, cento: la Sfera era pronta, ma non abbastanza per un nemico del calibro di Majin Freecell, in quel momento impegnato a distruggere le articolazioni dei suoi nemici, che invano tentavano di opporgli resistenza.

Lui si sentiva privilegiato, ma in ogni caso non poteva fare nulla, poiché aveva le energie sufficienti a tenere alte le mani, senza che l’acido lattico intervenisse e lo facesse soffrire.

Nel frattempo, la Genkidama continuava a caricarsi, e dentro di sé Goku sentì diverse voci, così diverse da quella che lo aveva minacciato contro Broly:

“Grazie, Goku”

“Siamo con te, ragazzo!”

“Goku, sconfiggi quel mostro!”

“Stiamo dandoti la nostra energia perché sappiamo che hai il cuore puro come quello di un bambino!”

E altre frasi, circolavano nei suoi pensieri, anche se non gli appartenevano.

Era bello, per una volta, non incontrare nessuna remora, significava che la sua fama era giunta anche oltre la Terra. l’aver sconfitto Freezer una volta per tutte lo aveva reso una vera celebrità nella Galassia del Nord, anche fra gli esseri viventi non dotati di intelletto.

“Ottimo! Grazie a tutti! Grazie del vostro aiuto! Vi prometto che il vostro contributo non andrà sprecato!” urlò ad alta voce Goku, fortunatamente da solo in quanto lo scontro si era spostato.

Piccolo, l’unico a parte lui che non stava combattendo, chiese “È tutto pronto?”

Goku arricciò le labbra “Non basta… non basta, maledizione! Non posso presentarmi contro Majin Freecell con questa ridicola Genkidama!”, essendo alta come un palazzo a tre piani, non era poi tanto ridicola.

Piccolo mise una mano sulla spalla destra del Saiyan, premette forte e urlò con tutta la forza, per poi far passare la sua energia residua dentro la Genkidama, che si ingrandì solo di poco.

“Beh, meglio di niente… sembra che non voglia saperne di crescere! Eppure non so più a chi rivolgermi!” disse Goku.

Piccolo, col fiatone, rispose: “Prova a contattare quelli della Terra e vedi che ti rispondono ora!”

“Lo sai che loro ascoltano solo mister Satan… io non sono nulla ai loro occhi, ormai è finita la generazione che temeva il grande mago Piccolo, ormai i terrestri sono tutti presi dalle loro occupazioni e hanno smesso di credere alle favole!”

“Un vero peccato, mentre qui rischiamo la vita per loro. Buffo, no? Che due extraterrestri si assumono la responsabilità di difesa della Terra mentre gli indigeni se ne trascurano”

Goku ridacchiò. “Siamo più terrestri noi che i sei miliardi ivi contenuti”

“Ivi contenuti? Goku, dove stai studiando?” . Piccolo era sorpreso dal registro alto dell’amico ignorante.

“Piccolo, ho un figlio scienziato. Piuttosto, quand’è che ti trovi una bella Namecciana e la pianti di fare il solitario?”

Piccolo scosse la testa. Non esisteva l’altra metà del cielo, per i musi verdi. Ma non era il caso di rivelarlo a Goku, che sognatore doveva rimanerlo per sempre.

Nel frattempo, Gohan, ridotto ad uno straccio, cadde ai loro piedi.

“D-devi sbrigarti, papà… Majin Freecell ci sta facendo a pezzi” lo supplicò con voce roca.

“Ma almeno riesci ad alzarti?” Goku era latteo, ma non poteva fare altrimenti, la Genkidama era troppo piccola.

Gohan scosse la testa , e cadde svenuto.

Goku non poteva sopportare di perdere il proprio figlio. Non poteva sopportare di perdere nessuno, e oltre ad avere sulla coscienza l’infarto di Ub, che non sarebbe potuto tornare in vita in quanto non essendo stato eliminato da mano altrui ma per un incidente fisico, non poteva sopportare di perdere anche il proprio primogenito, il figlio preferito.

“Re Kaioh!” si ritrovò a pensare. “Ci aiuti lei, per favore!” .

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Capitolo 22
*** Aiuto dall'Universo ***


Il dio Kaioh rizzò le antenne.

“Mh? Successo qualcosa, re Kaioh del Nord?” chiese il Dai Kaioh, con la sua solita voce alla francese.

“È Son Goku… mi sta implorando il suo aiuto!” rispose lui.

“Uhmm.. interessante. Poc’anzi lo abbiamo chiesto a lui, adesso è lui che viene a chiedere aiuto a noi dei! Ebbene, sei autorizzato a dargli una risposta!”

Anche se fosse, non ci sarebbe stato bisogno del suo permesso, in quanto il Dai Kaioh aveva una funzione solo rappresentativa e le preghiere rivolte al dio del Nord riguardavano solo il soggetto.

E così, il dio Kaioh del Nord, il cui ruolo era stato relegato ad “antenna”, non se ne lamentò e cominciò a contattare tutti i pianeti, a partire da Namecc.

“Pianeti della galassia del Nord! Ascoltate! Abbiamo bisogno della vostra energia per creare la più grande Genkidama che si sia mai vista!”

Non si aspettava certo un aiuto dalla Terra, ma Namecc collaborò immantinente, poiché riconobbero la voce del re e dedussero che era Goku ad averne bisogno.

I Namecciani, la razza più onesta dello spazio, sempre pronta a dare due braccia per aiutare il prossimo. Pur essendo di razza diversa.

Sulla Terra, Bulma e gli altri compagni che conoscevano re Kaioh confidavano in Mister Satan.

“Sperando che capisca la gravità della situazione” commentò il maestro Muten, all’interno di casa sua.

“Sono sicuro che lo farà… non si è mai tirato indietro di fronte a nulla!” disse Yamcha fiducioso.

 E in effetti, avendo anche Majin Bu a fianco, ed essendo Majin Bu un vecchio nemico dei Kaioh, a Satan arrivò interamente il messaggio senza filtri.

“Quindi Gohan ha bisogno di aiuto! Per favore, padre, contatta il re Kaioh in modo da farti sentire da tutta la Terra!” lo implorò Videl.

Il campione di arti marziali sorrise e rassicurò la figlia “Non ho bisogno di Kaioh o chissà che… ricordati che un miliardario possiede sempre televisioni!”

E così, in mondovisione, mister Satan raccolse ancora una volta l’energia dai terrestri e il dio del nord la spedì direttamente sul pianeta dove Goku stava combattendo.

“Sarebbe carino se aiutaste anche voi” osservò dai Kaioh agli altri tre dei Kaioh, responsabili ognuno di una porzione di universo.

“Cosa?” chiesero in coro gli altri quattro, come quello del Nord, anche gli altri tre ricordavano vagamente insetti terrestri:  il re Kaioh del Sud ricordava una cavalletta, il re Kaioh dell’Ovest uno scarafaggio e quello dell’est una coccinella, di sesso femminile.

“Avete capito bene” rispose il dai. “Dovete anche voi contattare le Galassie di vostra competenza... anzi, direi che il re Kaioh dell’Est dovrebbe essere il primo, poiché il pianeta dove ora stanno combattendo Son Goku e gli altri si trova in quella giurisdizione!”

“Aahahah! Ti è andata male, eh, vecchio mio? Dovrai aiutare quel vecchio inutile del re del Nord!”,  ironizzò il re dell’Ovest, il quale, essendo il dio protettore di Pai Ku Han, poteva benissimo competere con lo squadrone della Galassia del Nord anche con un solo individuo.

E così, spinto dalla costrizione, il re Kaioh dell’Est parlò col suo pianeta rappresentativo, che si chiamava Atstovas.

Furibondi e controvoglia, gli alieni del detto pianeta alzarono le mani al cielo, seguiti anche dai suoi satelliti e per passaparola anche da tutti gli altri.

Quello che venne fuori, fu uno spettacolo assurdamente magnifico: miliardi di nuove stelle comparvero nell’infinito firmamento, tutte azzurre e dirette verso la Genkidama di Goku, che subito ne sentì la pur fievole carica negativa, che sparì all’istante schiacciata dalla stragrande maggioranza.

“Visto, re Kaioh dell’Ovest? Pur facendole piano, alla fine noi collaboriamo per l’Universo!” si vantò il re dell’Est.

“Adesso tocca a te, però” interloquì il Dai Kaioh.

“Posso offrire tutta la mia energia al mio amico Son Goku?” chiese Pai Ku Han, facendo un passo avanti.

“Ohohohoh! Ma certo, ma certo! I guerrieri più valorosi hanno il dovere di contribuire alla causa!”

Al re Kaioh dell’Ovest dispiaceva quella simpatia che aveva il verde per il Saiyan allievo del suo acerrimo rivale, ma non disse nulla e lasciò fargli fare come meglio credeva.

Goku sorrise: non poteva credere che la Galassia dell’Est partecipasse anche alla causa, ma sicuramente il re Kaioh ce la stava mettendo tuta a convincere gli altri dei a creare la più grande Genkidama che si fosse mai vista.

E l’energia che gli pervenne era anche considerevole.

Ma non bastava.

Goku temeva per Gotenks e Vegeta, che stavano per svenire.

“Forza, dai! Datemi la vostra energia!” si ritrovò ad urlare.

Nel frattempo, il re Kaioh dell’Ovest si mise a contatto col suo pianeta capitale.

Era molto più organizzato degli altri settori universali, dotato di modernissimi mezzi di comunicazione che permettevano di entrare in contatto anche con l’Aldilà.

“Ascoltate tutti! So bene che è una richiesta che viene dal re Kaioh del Nord, ma purtroppo è stata avvallata anche dal sommo Dai, quindi vi esorto tutti quanti, uomini e donne, di donare parte della vostra energia…”

“Non parte, tutta!” lo corresse il Dai.

“Tutta la vostra energia a un certo Son Goku, della Galassia del Nord, ma che sta combattendo in un pianeta della Galassia dell’Est! Contribuite, dunque, alla salvezza dei vostri mondi!”

E così, tutti gli indigeni dell’Ovest, così privilegiati nel sentire la voce del dio, anche se raramente, alzarono le mani al cielo e donarono tutta la loro energia alla Genkidama, che nel frattempo raccoglieva gli oboli provenienti dall’Universo.

Goku finalmente recepì anche le ultime arrivate.

“Bene... ora tocca solo alla Galassia del Sud”

“Manchi solo tu, re Kaioh della Galassia del Sud! Offri la tue considerevole energia a Son Goku!”

Considerando che il Nord era abitato dai Saiyan, l’Ovest era abitato dalla specie di Pai Ku Han e l’Est ogni tanto sfornava un guerriero valido, il Sud era invece quello più sottovalutato, ma in compenso era quello con più forme di vita intelligenti e delle più variegate.

La Galassia più popolata, insomma.

Così la dea strepitò rovinando l’udito a tutti “Ascoltate!”

Il re Kiaoh del Nord l’avvertì “Devi mettere una mano sulla mia spalla, prima!”

“Oh, odio il contatto fisico” commentò la donna, ma alla fine riprese il proprio monologo:

“Ascoltatemi tutti, o voi che… un momento, ma a chi sto mandando il messaggio? La mia Galassia non ha pianeti capitali!”

“Ma ha il Sommo Sacerdote” obiettò il dai Kaioh. “Quindi è con lui che devi conferire”

Così, la dea contattò la detta persona, che aveva molte teste.

“Qui è il tuo re Kaioh che ti parla! Devi assolutamente far sapere alla tua gente di alzare le mani per una Sfera Genkidama!”

Anche il Sommo sacerdote conosceva quel colpo, essendo l’unico che sapeva usarlo, solo che nel Sud la sfera era rosa anziché azzurra. Per inciso e completezza, la Genkidama dell’Est era rossa mentre quella dell’Ovest verde.

In ogni caso, stavamo parlando della Genkidama azzurra, e quindi per quel motivo le sferette arrivavano comunque azzurre, poiché erano attratte dalla sfera regina.

Ormai la Sfera era pronta.

Goku avrebbe potuto solo lanciarla, aveva le dimensioni di edificio di trentasei piani almeno, dal diametro proporzionato all’altezza.

Non appena sentì di essere pronto per lanciarla, si sollevò da terra, in direzione di Majin Freecell, il quale aveva ormai concluso lo scontro contro Gotenks e Vegeta, che era rimasto in secondo piano rispetto alla creazione del colpo dei Kaioh.

“Questa è la speranza dell’Universo! questa è la mia vendetta! Questa è la tua fine! Con questo colpo mi gioco tutto! GENKIDAMAAAA!”

Majin Freecell stava per dare il colpo di grazie ai due Super Saiyan ormai ridotti ad uno straccio, assumendo un’espressione di assoluto disgusto.

“Son Goku è durato molto più di voi… mi rincresce colpirvi con ciò che chiamo colpo migliore, ma… EH?”

Si voltò di scatto, poiché un’aura enorme era comparsa dietro di lui.

“Come mai non l’ho percepita prima? Forse perché anche Goku ha l’aura azzerata e quindi dal momento che l’ha ormai lanciata il suo potenziale è schizzato alle stelle? Devo fermarla ad ogni costo!”

Non sarebbe stato facile. La Genkidama si avviava minacciosa verso il nemico.

“Ha un’aura spaventosa… ma anche Majin Freecell! Non so chi dei due uscirà vivo!” commentò Piccolo, fra sé. Se avesse potuto, avrebbe dato volentieri una mano a Goku a distrarre il nemico e prendere in pieno il colpo senza che avesse avuto la possibilità di reagire, ma purtroppo il danno era fatto.

Egli se n’era accorto, e da quel momento in poi sarebbe toccato a Goku e solo a lui governare la Genkidama più grande della storia.

Terribile fu l’impatto. Le mani dell’essere bruciarono al contatto, ma resistette.

“Ci siamo” annunciò Gohan. “Lo scontro fra i due, l’ultimo, è appena cominciato”

Tutti nell’Universo avevano il fiato sospeso, dal Kaiohshin il Sommo fino all’ultimo essere strisciante in un pianeta obliato della Galassia del Sud.

Per inciso, Kaiohbith era appena arrivato alla Fonte, ove sgorgava acqua lucente e purissima.

Ne bevve un po’. Non sapeva di niente. Al tatto era calda, ma una volta in bocca era fresca come una pioggia d’estate.

“E quest’acqua così miracolosa donerebbe ai comuni mortali una forza fuori dal comune che però potrebbe anche portarli alla morte?” si chiese.

Il Ruscello rispose in un sussurro tra i gorgoglii del ruscello: “Sì, o Kaioshin Superiore. Ma ricorda: puoi attingervi solo una volta e solo a una persona da te prescelta, per poi non somministrarla mai più a nessuno nella storia a seguire, pena la morte del secondo soggetto. Per questo è una carta molto pericolosa che va rischiata con estrema cautela, inoltre non c’è garanzia di buona riuscita”

Il Sommo deglutì: era una sentenza impietosa per chi stava costringendosi a resistere al braccio di ferro contro una creatura infernale.

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Capitolo 23
*** Inaspettata reazione! ***


Sono consapevole dei rischi che corro” rispose Kaiohbith all’acqua. “Ritengo che questo momento è il più idoneo per usare l’Acqua”

“Bene, a tuo rischio e pericolo allora, e buon pro vi faccia!” rispose secca l’acqua, così Kaiohbith estrasse la Fiala.

Era una boccetta  ingrassata verso il basso, dal colorito bluastro, con un tappo d’argento che ricordava lo sgorgare di una fontana.

Empì la boccetta: sperava di non doverne fare uso.

“Un momento, Superiore” obiettò il ruscello, tornando a parlare con la sua voce fonda che tuttavia si mimetizzava nel rumore del gorgoglio.

“Cosa… succede?” chiese, temendo di essere statao letto nel cuore. Temeva che il ruscello lo avrebbe punito se non fosse stato sicuro che l’uso della fiala era indispensabile al cento per cento.

E infatti…

“Nel tuo cuore non alberga la certezza assoluta” disse “Pertanto, sono costretto a chiederti… ne vale davvero la pena?”

Era forse la domanda più difficile che poteva porre, capace di mettere in difficoltà quanto un pugno o una trappola.

Ne valeva davvero la pena? E chi si aspettava questa reazione da un ruscello che normalmente dovrebbe star zitto?

Ne valeva davvero la pena? E se Goku poi scatenava una forza fino a quel momento insospettata e lo facesse fuori come aveva fatto con Freezer?

Kaiohbith guardò la boccetta ormai empita: era davvero bella, con quei giochi di luce blu che mettevano sicurezza.

In ogni caso, avrebbe dovuto dare una risposta, altrimenti non avrebbe potuto immaginare le conseguenze che avrebbe potuto sentenziare quel ruscello all’apparenza innocente.

Deglutì: non era una decisione facile, e considerando quello che il Sommo aveva detto e avvallato dal Ruscello stesso, avrebbe potuto benissimo gettare la boccetta fra quelle limpide acque e ricorrervi in un’altra occasione più urgente.

Ma poi gli venne in mente una cosa.

La crudeltà geniale del dottor Gelo, che era stato capace di creare fra le rocce gelide degli Inferi un macchinario di silicio in grado di ingannare persino una personalità come re Enma, e aprire i cancelli oscuri dell’Inferno stesso, per poi tornare in vita una volta scesi.

Era una precisa responsabilità dei Kaiohshin, laddove Enma non arrivava. Non poteva fidarsi del lascivo Dai Kaioh, anzi egli aveva scoperto solo recentemente l’effettiva loro esistenza.

E quindi strinse più forte la boccetta.

“Va bene” sospirò, concentratissimo, vedendo con gli occhi della mente orribili torture subite da Goku per colpa sua. “Sì, o mio Ruscello: sono assolutamente convinto che questa volta sia l’unica idonea per donare la nostra Acqua Sacra a un comune mortale, poiché è idoneo ad ingerirla senza danni e poiché la situazione è talmente disperata che ne richiede forse non solo una boccetta, ma forse un’intera damigiana”

Il ruscello ridacchiò. “Addirittura? Lo sai cosa succederebbe in tal caso? Ti conviene non scherzare e accontentarti di quei centocinquanta millilitri!”

Poi proseguì: “Il mortale sa dei rischi ai quali va incontro oppure sarà una sorpresa per lui?”

Forse non era una domanda colloquiale.

Kaiohbith rispose “No, poiché devo dirti la verità. Ma ti assicuro che il suo spirito è purissimo e quanto mai simile al nostro”

Il ruscello dopo una pausa rispose “Va bene, se mi dici così do per scontato che sia vero. Ma sai, mi accorgerò se mi hai mentito, e se per te non sarà piacevole incorrere nel mio disappunto, per il mortale ci sarà dannazione eterna”

Kaiohbith annuì, anche se il ruscello non possedeva occhi e bisognava parlargli per avere una qualsivoglia sua reazione.

“Che hai deciso, dunque? Sei davvero sicuro di ciò che stai per fare?” chiese l’Acqua infine.

Più si tratteneva davanti il ruscello, più sarebbe stato sottoposto a quel tipo di domande, pertanto Kaiohbith si alzò e fissando l’acqua che scorreva indifferente alle complicanze dl mondo dei mortali disse “Per la prima volta, i Kaiohshin hanno in mano il destino dell’Universo. Non mi lascerò scappare questo momento storico! Finalmente porrò la mia firma nel grande libro della Storia, che mi ricorderà come il Kaioshin più grande di tutti i tempi, capace di scelte coraggiose!”

O quantomeno, voleva sperarlo.

“Va’, dunque. La gloria è un’ambizione legittima, se perseguita per i fini nobili dai quali sei mosso”

E così tornò dal Sommo, per guardare l’evolversi degli eventi, giunti sul pianta della battaglia in una situazione di stallo.

Se da un lato Majin Freecell stava consumando ogni stila della sua energia per tenere lontana la Genkidama, dall’altro Goku tremava con tutto se stesso per contrastare la controffensiva e chiudere definitivamente lo scontro.

“N-non posso… farcela…” Goku era estremamente in difficoltà, ma non poteva abbandonare i propri amici proprio nel momento del bisogno.

“Accidenti… spero che Kakaroth tenga perlomeno un altro po’… e poi ci penserò io. Ma prima devo riposarmi!” osservò Vegeta.

Ma ormai non avrebbe tenuto per molto.

“Devo… devo assolutamente trasformarmi in Super Saiyan, oppure qui finisce male… solo che non ho più energia per farlo!”

“E chi si aspettava questa reazione da parte di Majin Freecell?” si chiese Gotenks. “Devo fare qualcosa per distrarlo! Magari con una Kamehameha anche semplice… il problema è che se poi esaurirò le forze se dovesse andare male!”

“Bisogna fare qualcosa” osservò Piccolo. “Devo assolutamente contattare Dende e chiedere al dio Drago di dare l’energia quantomeno a Goku, così può scagliare senza problemi la Genkidama…”

E così si operò in tal senso.

“Pronto, Dende? Dende! Riesci a sentirmi?”

Dende ebbe un sussulto: se Piccolo chiamava, voleva dire che vi erano problemi.

“Piccolo! Che succede?”

“Ho assolutamente bisogno che tu raduni le Sfere del Drago e chieda a Shenron di ripristinare le forze a Goku! Alla svelta, anche!”

Dende deglutì. “Popo! Raccogli le Sfere!” ordinò ad alta voce come se fosse un vero re capace di delegare a qualcuno le incombenze. “Piccolo, spiegami senza mezzi termini cosa sta succedendo!”

Piccolo rispose secco. Non era da lui, ovviamente, parlare con mezzi termini. “Dovresti averlo capito, no? Siamo in estrema difficoltà, Goku ha lanciato la Genkidama ma si è fatto nuovamente cogliere dalla stanchezza. Potremmo morire tutti se il desiderio non viene esaudito in fretta”

Dende sbiancò, e non era facile. “D’accordo, faremo l’impossibile!”

Nel frattempo che lui parlava, Popo aveva già preso la prima sfera, anche senza l’ausilio del Dragon Radar.

Goku era esausto.

La potenza della Genkidama faceva scuotere la terra fin nella sua profondità, ma lui non riusciva assolutamente a sorpassare la forza contrapposta contenuta in Majin Freecell, il quale era addirittura in vantaggio.

“No… no, dai! Dai!” . Goku era arrivato ad incitare sé stesso, non riuscendo a pensare ad altro se non ad ogni suo tendine rivolto alla Genkidama.

Era come il braccio di ferro vinto contro Majin Bu, solo che in quel caso non ci sarebbe stato un lieto fine.

Dall’altra parte, Majin Freecell era pronto a respingere la sfera azzurra.

“Che c’è? Non mi sembri in forma, Son Goku! E ti dirò di più: io sono soltanto al cinquanta per cento della mia forza!”

Goku sbiancò e quasi stava per perdere la presa. “COSA?”

“Ahahahah! Esatto! Speravo proprio che reagissi così! E adesso te ne darò una piccola dimostrazione!”

Cominciò ad urlare per espandere la propria forza.

Oltre al solito effetto di terremoti e devastazioni, la sua anima, nera come la pece appena calda, cominciava ad influenzare l’energia positiva della Genkidama, che cominciò a colorarsi quindi di nero.

 “Non è possibile…” commentò Gohan.

“È la fine del mondo” disse Gotenks, non trovando altro da commentare, alla fine, ciò che aveva profetizzato Trunks era giusto.

Ormai la Genkidama aveva raggiunto del tutto il colore nero, rendendola malvagia.

“Aahahah! Sei finito, Son Goku!”

Quest’ultimo lo sapeva, e ormai avrebbe accettato la morte senza remore, così calò le braccia e si mise ritto sulla schiena.

“Ok, colpiscimi! Hai vinto!”

Dende aveva le sette Sfere davanti a sé, ma qualcosa gli diceva che non erano più necessarie.

Majin Freecell alzò le braccia, per avere l’enorme sfera negativa sulla sua testa.

“È questa la tua posizione di quando lanci la Genkidama, no? e allora ti copierò in tutto e per tutto!”

Goku aveva le lacrime agli occhi, quindi gli venne risparmiato quello spettacolo osceno.

“GENKIDAMA!” urlò, anche se non ne aveva nulla a che spartire.

“Impossibile… è impossibile! Come può essere successo! La Genkidama non potrebbe mai e poi mai influenzarsi con l’energia negativa!” strepitò il re Kaioh del Nord, chiedendo lumi ai colleghi e al Dai, che tossicchiando rispose “È un evento senza precedenti, ma credo che quando si ha a che fare con una potenza così devastante non ci siano alibi che tengano, e poi avendo le cellule di Cell sa come trattare un colpo del genere, e gli è venuto naturale porla alle sue volontà”

I quattro dei delle Galassie con grande scorno dovettero ammettere che il Dai aveva ragione ancora una volta.

In quel mentre, Majin Freecell lanciò la Sfera Genkidama nera, sua creazione.

“Maledizione! Kakaroth verrà sconfitto!” esclamò Vegeta, pronto a lanciare un Final Flash sul colpo.

“Mi gioco tutto e al diavolo la contromossa! FINAAAAL FLAAAASH!”

Il raggio lucente partì dai suoi palmi come al solito e colpì in pieno al Genkidama ormai a tre quarti di strada, ancora pochi secondi di esitazione e Goku sarebbe stato polverizzato senza che questi avesse voluto far qualcosa per reagire.

L’esplosione che ne conseguì avrebbe potuto distruggere Majin Freecell, ma non l’aveva fatto.

La Genkidama avrebbe potuto uccidere Goku, che nel suicidio aveva trovato la risposta ai suoi tormenti. In realtà, non gli piaceva vivere continuamente sotto attacco, e spesso in quegli istanti si era chiesto come sarebbe stato se fosse nato terrestre.

O se semplicemente non avesse mai incontrato Bulma.

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Capitolo 24
*** La disfatta ***


Majin Freecell squadrò Vegeta con aria disturbata.

“Come hai osato interrompere il mio miracolo?” chiese glaciale.

Vegeta rispose “Kakaroth posso ucciderlo solo io, il giorno in cui l’avrò superato!”

Goku ridacchiò, intimamente grato all’amico. Non aveva mai pensato che quelle parole gli sgorgavano dal cuore.

“E tu, per questo motivo futile, mi impedisci di farlo fuori al posto tuo? Non stai remando contro te stesso?” chiese il mostro, al massimo della sua forza.

La sua aura metteva in soggezione chiunque, che si sentivano terribilmente oppressi da tormenti atoni nei loro animi.

“No, non direi” rispose Vegeta. “Il fatto che io stia di fronte a te ne è una prova! Voglio essere io a togliere la vita a Kakaroth, poiché è un Saiyan ribelle, e io in quanto suo re devo punirlo con la pena di morte com’è scritto nelle nostre leggi!”

“Non m’importa un bel niente delle tradizioni di voi patetici scimmioni” lo apostrofò Majin Freecell, mutuando una citazione del tiranno galattico. “Secondo la mia legge invece devi essere tu a morire, poiché mi hai intralciato!”

Vegeta sbuffò. “Beh, tanto la mia sentenza di morte era già scritta…”

“Hai detto proprio bene, quindi perché lamentarsi?”. Sparì alla vista utilizzando la supervelocità e riapparve davanti a vegeta scagliandogli un violento pugno allo stomaco che lo fece piegare in due.

“Oh no, Vegeta!” esclamò Goku, ma lui non avrebbe potuto farci niente. La sua aura era azzerata e non avrebbe potuto fare nulla, neanche danneggiare il più piccolo atomo.

“Ha appena detto che ti vuole uccidere e ti preoccupi per lui? Ma qui l’unico normale sono io?” chiese Majin Freecell, ponendosi quel dubbio che gli serpeggiava già da un po’.

Goku digrignò i denti. “Ma che ne capisci, tu? L’affetto e la stima… tu non hai mai saputo cosa siano!”

Il suo interlocutore fece spallucce. “So solo che affetto e stima mal si conciliano con l’omicidio, e comunque non ti crucciare, perché sarò io a eliminarvi tutti e due!”

Fece per sparare un forte raggio violaceo come se fosse stato a una gara di lancio del disco, ma Gohan si frappose fra i due allargando le braccia come a formare una croce.

“Ti avverto, non sono un Vampiro” lo avvertì Majin Freecell.

“Non cercare di fare lo spiritoso” disse Gohan, decisamente non in vena di celie, anche perché era ricoperto di sangue rappreso, del suo stesso sangue rappreso, fattogli uscire da Majin Freecell stesso. “Prima di raggiungere mio padre, dovrai passare sul mio cadavere!”

“E ora come mai questo affetto filiale?” chiese il demone, incuriosito. “Qui nessuno tiene alla vita?”

“Sono concetti ai quali non puoi arrivare, mi spiace” rispose Gohan, ansimante. I colpi ricevuti gli dolevano ancora, gli serviva innanzitutto una lunga riabilitazione e soprattutto una lavata, ma in quel momento era la sua anima a parlare.

Un’anima pronta a lasciare il corpo poteva essere imprevedibile persino per il guerriero più forte della Galassia.

“Grrr… ma sì, alla fine che m’importa? Eliminerò te!”. Lanciò comunque la sfera violacea e colpì Gohan, il quale venne carbonizzato al momento dell’impatto, che lasciò illeso Son Goku.

Aiutato dal fatto che non era  nelle condizioni migliori, l’ultimo colpo ricevuto da Gohan fece un effetto maggiore di quello sperato.

Gohan cadde a terra con una lentezza impressionante, evidentemente c’era una depressione che frenava la caduta.

Oppure era solo un’impressione del padre di lui?

Atterrito, non riusciva a pensare ad altro. Ripercorreva nella sua mente i bei momenti passati con lui. Fra le lotte e i giorni chiusi in casa a studiare non erano stati molti, ma la giornata passata al lago poco prima del Cell Game era stata davvero una bella giornata padre/figlio.

Era triste pensare che non ve n’erano più state da allora. E non ce ne sarebbero più state in ogni caso.

Il suo primogenito, il suo figlio preferito, aveva offerto la sua vita, e adesso riposava non lontano da Ub, Tensilin e Diciotto, gli altri morti in quell’orribile battaglia.

“Gohan… grazie.” Mormorò Goku, a bassa voce e tenendo i pugni chiusi. Ormai niente gli sembrava bello, niente gli sembrava valido da difendere.

Ormai vedeva lui e Majin Freecell, che diventava sempre più forte. E chi si aspettava che stava usando solo parte della sua potenza e adesso che la stava usando tutta ormai non c’erano più speranze?

Chi si aspettava tutto il male che stava fabbricando? Per assurdo, Broly, considerato il guerriero più forte dell’Universo dalle leggende, non aveva portato nell’Aldilà con sé nessuno, e invece i vecchi nemici che tanto avevano fatto temere la gente innocente durante la loro vita ed essere stati sbattuti all’inferno per quel motivo, erano tornati in vita per tornare a spargere terrore.

“Goku sta affrontando la prima sconfitta della sua vita… non so se riuscirà a rialzarsi. È una brutta batosta, fin ora aveva sempre vinto o al massimo pareggiato” commentò Piccolo.

“Dici che adesso abbiamo meno speranze?” chiese Vegeta.

“Non ne abbiamo mai avuta una, Vegeta” rispose il namecciano. “Sono addolorato per la morte di Gohan, ma mi consolo pensando che fra poco toccherà anche a noi”

“Ormai i nostri sogni si sono infranti tutti… Gotenks e Vegeta sono Super Saiyan di quarto livello, ma ormai possono ben poco, a meno di non ucciderlo a pizzicotti. Goku è caduto in uno stato inaspettato di depressione e Piccolo non ha la forza di sostituirli. È finita, a meno che non usiamo la Fiala. Kaiohshin, mi sa che ci hai pensato tu, non è vero?” chiese il Sommo.

Kaiohbith mostrò la boccetta al Sommo. “Quando potrò scendere a somministrargliela?”

Il Sommo deglutì: non era una domanda alla quale sapeva rispondere.

“Non adesso” rispose, prendendo tempo. “Voglio vedere se succede il miracolo, anche se la speranza è stolta ora come ora”

In quel preciso istante, Goku fissò ad occhi sbarrato e vagamente folli Majin Freecell, che a braccia conserte aspettava un attacco dai tre ultimi contendenti.

“Hai ucciso mio figlio… “disse. “HAI UCCISO MIO FIGLIO! ME LA PAGHERAI MOLTO CARA!”

“Aspetta, padre!” intervenne Gotenks. “Voglio essere io a vendicarlo.. mi rimane poco tempo per rimanere in questo stato e voglio usarlo tutto per dargli una bella lezione!”

Goku guardò Gotenks molto attentamente: era ricoperto di lividi e la sua aura raggiungeva all’incirca la metà di quella che poteva avere effettivamente, ma alla fine concesse quella possibilità, confidando le Quarto Livello versione Fusion, che poteva essere pieno di sorprese.

Così il guerriero nato dalla danza di Metamor si fece avanti con fare sicuro.

“Ho trovato una mossa risolutrice che distruggerà senza appello questo bastardo!” annunciò agli astanti.

“Meno male…” commentò fra sé il Sommo. “Possiamo non usare l’Acqua... speriamo, speriamo!”

“E di che tecnica stai parlando?” chiese il demone.

Gotenks non sapeva come rispondere, ma traendo un profondo respiro disse “Lo Squarcio Lucente della Tartaruga!” (che in giapponese risulta Kame no kagayaku namida, ndr)

Giunse le mani che si illuminarono all’istante, creando una specie di spada.

“Che stai facendo?” chiese Majin Freecell, vagamente allarmato.

La spada aveva raggiunto i quattordici pollici di lunghezza. Andava bene, per il momento.

Dalle mani giunte, intrecciò le dita come se la stesse impugnando e ciò ne conseguì una maggiore lunghezza .

Era pronto a fendere il colpo.

Majin Freecell scosse la testa. “Forse non hai capito che le armi non funzionano contro di me, ho la scorza dura come l’acciaio Kaccin” (l’acciaio Kaccin si dice che sia il metallo più duro dell’Universo, ndr)

Gotenks rispose “Oh, ma questa non è una spada come tutte le altre… questa è la spada di Metamor che si tramanda da secoli!”

Non era assolutamente vero, ma per fare impressione qualunque cosa andava bene.

“Sarà interessante vanificare anche questo colpo!” rispose allora sardonico Majin Freecell.

“Non ci riuscirai! È più forte della Genkidama!”

Abbassò la lama e in un fendente violento che squarciò l’aere circostante, provocando una violenta esplosione.

Nessuno avrebbe previsto quell’effetto, che coinvolse un diametro di diversi chilometri.

E nemmeno Majin Freecell, che spaventato non si aspettava quella devastazione.

Una grande coltre di fumo nascose per un attimo l’esito.

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Capitolo 25
*** Fine di Gotenks ***


Gotenks aveva messo tutto sé stesso in quel colpo.

Gotenks, la grande Fusion, il “dio della morte giustiziere” come soleva definirsi da ragazzino.

Il suo ritorno contro Kolom non aveva ottenuto gli effetti sperati.

Grazie a Vegeta, aveva raggiunto anche il Super Saiyan di Quarto Livello, ottenendo una forza eccezionale, tornando ad essere davvero la nuova speranza generazionale per la Terra e le sue sorti.

Poi, avvenne Majin Freecell, e molti di quei sogni vennero infranti, con la caduta di Bra e Gohan. I due fratelli sfortunati che offrirono la propria vita per una causa più grande.

Senza dimenticarsi Ub, Tensilin e il numero Diciotto, lasciando da sola Marron, che ignara attendeva il loro ritorno.

Gotenks aveva sperimentato quella nuova tecnica per la prima volta, voglioso di conferme su sé stesso.

E invece, non appena il fumo si diradò, la Fusion si sciolse immediatamente.

“Beh” commentò Goten, tornando normale, “se non altro lo abbiamo sconfitto. Io non sento più la sua aura”

Trunks annuì “Già… è vero! Come abbiamo fatto a non accorgercene subito?”

Goten e Trunks guardarono Goku con occhi pieni di giubilo.

“Goku, hai visto? Abbiamo vinto!”

Ma Goku non guardava loro, fisso com’era sui cadaveri.

“Credo che tuo padre non si riprenderà molto in fretta dal trauma che ha subito per colpa di quel bastardo” disse Trunks all’amico, triste com’era per l’espressione che aveva assunto suo padre.

“Beh, allora chiamo anche mio padre!”. Trunks si voltò per guardare Vegeta, ma quest’ultimo, oltre a mantenere attivo il Super Saiyan di quarto livello, era immobile e pietrificato, fissando il vuoto oltre sé.

“Che ti succede, padre?” chiese Trunks.

”Forse non vogliono crederci nemmeno loro”osservò Goten, guardando Piccolo che eras addirittura a quattro zampe prendendo a pugni il terreno.

Goten e Trunks si guardarono: in che sogno stavano vivendo? Perché era un sogno, laddove i loro genitori e Piccolo erano sconvolti dalla morte di Majin Freecell invece di gioire e speranzosi tornare sulla terra e far resuscitare i poveri caduti.

“Ma insomma! Abbiamo fatto un’impresa colossale e voi neanche ci ringraziate preferendovi piangere addosso?” chiese Trunks, scrollando il padre per le spalle.

Vegeta lo guardò con occhi malvagi.

“Figlio… togli subito le mani da me oppure sarò. Io ad eliminarti, e non quel demone assassino”

Trunks socchiuse gli occhi perplesso. “Di cosa stai p…”

Si voltò. Il mondo gli crollò addosso.

Goten volteggiava senza vita verso terra, raggiungendo Gohan e cadendo in modo tale da tenere la mano al fratello maggiore, come se tessero percorrendo insieme la strada per il paradiso.

Il ragazzo coi capelli lilla notò successivamente l’enorme buco allo stomaco che ancora perdeva sangue.

“G-g-gg-… no… non può essere…”. Non riusciva nemmeno a nominarlo.

Goten, prendendo per mano Gohan, era persino sorridente, coi suoi occhi sgranati e vacui.

Non riusciva a crederci. Ormai niente aveva più senso.

Majin Freecell era lì, ritto sulla schiena e soprattutto illeso.

L’unica cosa piegata sono le labbra in un ghigno malvagio.

“Uhuhu… lo amavi?” chiese sadico l’essere.

Trunks amava Goten? Forse, era quell’amore fraterno di cui tutti parlavano.

O forse era qualcosa in più? D’altra parte, lui non aveva mai avuto una ragazza e non faceva che pensare alla prossima mossa di Goten, che nel frattempo lo “ingelosiva” involontariamente vedendosi con altre ragazze.

“No. Non lo amo, naturalmente” rispose Trunks, facendo chiarezza con sé stesso. “C’è affetto fraterno, e lo considero davvero una delle persone più importanti della mia vita, ma non lo amo in quel senso. E poi tu che ne sai dell’amore?”

Majin Freecell ridacchiò. “Ne so eccome. Amo il male, il buio, far soffrire le persone. Amo essere malvagio, un sadico stronzo che fa torcere le budella. Amo che i buoni mi odino e i cattivi abbiano terrore di me. Amo che i corrotti si lascino ammaliare dalla mia sensazione di onnipotenza. Amo incattivirmi per ogni piccola cosa e amo punire selvaggiamente per le grandi offese. Amo il “Boom”, gli organi interni, i film dell’orrore, i pianti e lo stridore dei denti durante i funerali. Amo Freezer, Cell e Majin Bu nella loro interezza e perché il mondo li ha rifiutati. Amo la schiavitù e la discriminazione. Amo il razzismo ai Namecciani e la negazione delle cose buone. Amo l’egocentrismo e la misantropia, amo il Male in ogni sua dimensione!”

Alla fine del monologo, una serie di fulmini caddero dal cielo, come a voler prendere le distanze da ciò di disumano che aveva detto.

Trunks era allibito. Non si sarebbe mai aspettato quella dichiarazione d’amore al Male, non in un momento critico come quello.

Ma se era critico per chi difendeva la giustizia, non lo era chi invece serviva il Male.

Il Sommo deglutì. “Incredibile. Ha appena rinnegato tutto ciò che è Bene nell’Universo. Sono parole che pesano più dei colpi energetici”

“È vero” rispose Kaiohbith. “Aspetto solo il suo beneplacito, e poi farò bere la Fiala a Goku”

Il Sommo sbuffò. “Non so se avremo l’occasione di usarla. Voglio che almeno tu viva, e hai bisogno di almeno cinque secondi, quando invece Majin Freecell non lascia spazio nemmeno per riflettere”

“Forse, allora, per una volta, dovremmo imitare i Saiyan ed essere scavezzacollo” propose Kaiohbuith.

“Non dire stupidaggini! Tu sei un dio e come tale vai preservato!” lo ammonì il Sommo, del tutto dimentico che lui aveva addirittura offerto la propria vita a Goku salvo poi tornare in vita per un effetto collaterale.

Kaiohbith però preferì non ricordarlo e strinse più forte la boccetta, in cui erano racchiuse le speranze di tutti. Ma senza un adeguato piano non sarebbe potuto scendere a portarla a Goku.

“D’accordo, allora. Aspetterò”. Kaiohbith tornò a sedersi.

Era una sofferenza essere costretti a vedere una simile tortura, ma Trunks ce la stava davvero mettendo tutta a non crollare di fonte alle tortura che stava subendo.

Torture fisiche, come calci e pugni.

“Avanti, forza! Ma è mai possibile che siete diventati tutti carne da macello?” chiese Majin Freecell.

Vegeta era impietrito, ma non poteva rischiare di dividerli in quanto avrebbe potuto colpire anche il suo unico figlio rimasto.

Poi accadde.

Majin Freecell tolse la mano dai capelli di Trunks e lo lasciò cadere, ormai privo di sensi, e mentre stava cadendo, lo colpì con un pugno esplosivo fortissimo che gli aprì il torace . Dal torace fece entrare la mano e gli prese il cuore, che venne estratto dallo stomaco.

“Ecco, Trunks, il tuo cuore, dove si dice risieda l’amore. Ma io non l’ho trovato. Chissà se è rimasto dentro di te”

Lasciò cadere l’organo involontario e frugò ancora fra i suoi organi interni.

“Non c’è niente. Però vedo che sei pieno di cose inutili”. Detto quello, fece cadere la carcassa spoglia degli organi interni tolti uno dopo l’altro me lo fece cadere a terra, assieme a Goten e gli altri.

Vegeta ebbe un lieve conato, ma chiunque lo avrebbe potuto avere.

“Tsk, non ditemi che v’impressionate per quello che ho fatto” chiese falsamente stupito Majin Freecell, col sangue ancora nelle mani. “Vorrà dire che dopo toccherà anche a te”

Goku disse a un certo punto. “LASCIALO STARE!”

Majin Freecell si voltò. “Cosa c’è ancora? Vuoi che ti dia il colpo di grazia? Seriamente, Son Goku, avete perso. Non credo ci sia altro da dire se non strapparvi la vita in piccoli pezzettini lasciando te come dessert”

“Non è il nostro sangue che sarà versato” disse Goku. “Ma il tuo! Pagherai per tutto il male che hai fatto!”

“E come lo pagherò, visto che nemmeno hai la forza di trasformarti?” chiese il demone scettico.

“VAI! ADESSO!” ordinò Kaiohshin il Sommo, e il suo assistente non perse tempo.

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Capitolo 26
*** Tutto perduto? ***


Goku rimase fermo, immobilizzato da quella domanda.

Oltre a lui, erano rimasti solo Vegeta e Piccolo.

Era finita: era questione di secondi, e Majin Freecell avrebbe cancellato per sempre gli Z Warriors dall’Universo.

I sentimenti che crescevano dentro i tre erano molto simili, ma nessuno di loro sarebbe mai stato disposto a morire umiliandosi, tenendo dunque alta la loro dignità.

Il guerriero più sconvolto di tutti era Vegeta: l’aver appena visto il figlio sventrato della maggior parte dei suoi organi interni l’aveva sfibrato, tanto da riportarlo allo stadio normale, vittima anche di uno stato catatonico.

Non capiva il motivo di quell’accanimento. Chissà, forse al demone creato dalla diabolica mente del dottor Gelo piaceva soltanto divertirsi.

Oppure era un pazzo assetato di sangue, esattamente come lui prima di incontrare Bulma.

Se nemmeno Kakaroth poteva fare nulla contro di lui, essendo stato riconosciuto da lui stesso come il numero uno, allora nemmeno il tanto decantato re dei Saiyan avrebbe potuto anche solo sfiorarlo.

Per quel che riguardava Piccolo, era pronto a morire combattendo, ma non capiva come sarebbe riuscito a portare con sé anche Majin Freecell, né se ci sarebbe riuscito.

Quella sensazione di impotenza aveva accompagnato i tre fino a quel momento.

“Che noia… vi state sottovalutando, credo. Avanti, che dite di un attacco di massa? Oppure gradite davvero il fatto che vi possa distruggere con un colpo solo?”

A quelle parole, seguitò un momento di silenzio.

Lugubre. Rotto solo da una lieve brezza la quale non fece altro che peggiorare le ferite che riportavano i tre.

Dopo tutto quel tempo, Majin Freecell non sembrava aver riportato grossi danni, e ora che aveva deciso di scatenare tutta la sua potenza, stava sottoponendo l’intero pianeta a un terremoto perpetuo, che dava l’impressione di un’imminente esplosione, peraltro impossibile, perché quel pianeta era stato modificato.

“Allora! Non abbiamo tutta la giornata!” incalzò il demone vedendo che i tre non avevano nessuna voglia di farsi ammazzare.

“Gettate così la spugna? Non è da voi, ragazzi!” proseguì, leggermente petulante.

“Non riesci a capire come ci sentiamo? Neanche la Genkidama ti ha fatto danno! Lasciaci pensare, almeno!” disse Goku, senza realmente capire ciò che stavo dicendo, affranto com’era dalla perdita dei suoi due figli.

Goten e Gohan erano lì, assieme,e tenendosi per mano per sempre, nella grande strada della disperazione.

Non era affatto sicuro che i due avrebbero trovato la pace anche nell’Aldilà, perché Majin Freecell era capace di distruggere anche quella dimensione e dominarla incontrastato per tutta l’eternità.

Era davvero finita.

“Allora lasciami colpirvi!”. Majin Freecell era pronto per conferire loro il colpo di grazia, ponendo fine a quello strazio; quando all’improvviso apparve una figura.

“KAIOHBITH! SPOSTATI! NON PERMETTERÒ ANCORA UNA VOLTA CHE GLI DEI KAIOH DIANO LA VITA PER I MIEI INTERESSI!” supplicò Goku, con le lacrime agli occhi. Non sentiva di meritarsi quell’ennesima grazia divina.

Ma la Fusion si girò sorridente verso di lui. “Stai tranquillo, Son Goku, e non ti succederà niente. Ti sei dimostrato superiore agli dei, in tutto e per tutto, e per questo vogliamo premiarti dandoti la possibilità di bere l’Acqua Sacra dalla Fiala”

Vegeta sbuffò “Tsk! Come sempre tutte le fortune!”

Goku non riusciva a capire: che cosa poteva conferire, una semplice acqua?

“Non riesco a comprendere” rispose con sincerità.

“Togliti, Kaioshin o chi per lui, o coinvolgerò anche te!” chiamò Majin Freecell, col colpo in canna.

Kaiohbith non rispose e il demone controbatté lanciando la sfera rosa che avrebbe dovuto distruggere i tre guerrieri rimasti, ma quella andò a collidere con una misteriosa barriera protettiva che protesse chi si trovava al di là.

“Incredibile… in condizioni normali, ci avrebbe colpito tutti, quindi presumo che quest’acqua sia il Liquido Divino che si trova nel pianeta dei Kaiohshin” disse Piccolo.

“Esatto” rispose la divinità. “Sfortunatamente, si può usare solo una volta, e quindi abbiamo dovuto decidere come e quando e se usarla, perché se dovesse capitare un altro problema di questa entità, non potremmo più usufruirne. Voglio dire, noi possiamo berla ma non ci conferirebbe una forza spropositata limitandosi a proteggerci, ma se bevuta da un mortale vivente la Potenza si sprigionerà in lui, portandolo al rango di Onnipotenza”

“E qual è la fregatura?” chiese brusco Vegeta.

Kaiohbith non rispose subito.

“Potresti morire, Goku” disse quasi con rammarico.

Ma al Saiyan, per com’era fatto, non importavano le conseguenze: se c’era una sola speranza, anche flebile, di poter distruggere Majin Freecell che in quel momento si arrabattava per varcare la barriera invisibile che lo stava fermando come non era riuscito a fare nessuno, se vi era una sola speranza, Goku si sarebbe aggrappata a quella.

“… D’accordo. Berrò la Fiala” disse.

Piccolo non poteva che essere d’accordo con la decisione presa. Vegeta sbuffò irritato: se fosse morto per colpa di quell’acqua, non se lo sarebbe mai perdonato.

“Sapevo che avresti accettato” disse Kaiohbith. “Ma permettimi di ricordarti che…”

“Lo so, lo so” tagliò corto il figlio di Bardack. “Se morirò, non tornerò mai più in vita”

Piccolo deglutì. Già il fatto di averlo fra loro in quel preciso momento andava al di là delle probabilità logiche, perché il Saiyan aveva avuto in dono la vita dal Sommo.

Ma il modo in cui l’aveva detto avrebbe potuto far pensare un profano che a Goku non interessava vivere o morire. Niente di più sbagliato.

Goku amava la vita, il cibo, gli allenamenti, la moglie, i figli e il cibo, e proprio per quello avrebbe donato la vita. Per ciò per cui lottava.

Ecco la grande differenza fra bene e male.

Goku afferrò la Fiala, ascoltando attentamente il sottofondo delle esplosioni che si susseguivano fuori dalla barriera. A quanto pare, stava reggendo.

Era calda al tatto, e una vaga luce rischiarava l’altrimenti azzurro colore.

Se l’avesse bevuta, avrebbe ottenuto un grande potere, che andava usato una sola volta nella storia.

Se però non avrebbe retto alla pressione, sarebbe morto, lasciando il mondo mortale e quello immortale in un guaio che nessuno avrebbe potuto più fermare.

I Kaiohshin stessi hanno reputato nella persona di Son Goku, e in nessun’altra, il migliore soggetto per far ingerire l’Ultima Carta.

Se avesse fallito, i morti che riposavano sotto i suoi piedi non avrebbero trovato la pace eterna, ma l’Inferno sarebbe diventato l’unica dimensione accettata ovunque.

Ma le Fiamme dell’Inferno non avrebbero mai prevalso, di questo Goku ne era convinto.

Ecco perché avrebbe bevuto in un sol sorso e sopravvissuto subito dopo.

Stappò la boccetta e bevve come pianificato.

La prima impressione fu un immenso bruciore alla lingua, come se avesse ingerito del tabasco senza preavviso.

Lasciò cadere la Fiala a terra, toccandosi la gola per sentire meno dolore.

Il bruciore si estese agli occhi e allo stomaco.

“Lo sapevo, lo sapevo…”. Kaiohbith si stava strappando i capelli e chiuse gli occhi, non osando guardare.

Goku cominciò a tossire ad avere alcuni spasmi involontari.

Si piegò in avanti provando una fortissima nausea, accentuata dal dolore di stomaco che stava già provando. Aveva anche i brividi da febbre.

A quota 39 di temperatura, Goku assunse un colorito rossastro.

A quota 40, il rosso divenne porpora,

a 41 di febbre, perse tutto il rossore e divenne bianco latte.

Dentro di sé non sapeva cosa pensare, accettando tutte quelle reazioni come venivano, senza opporre resistenza.

O forse era proprio quello che voleva l’Acqua?

Son Goku… cominciò a sentire dentro di sé, a 45 di febbre.

“Sì, sono io! Per favore, dammi la forza e non uccidermi!” Si ritrovò a dire, senza che neanche l’aveva pensato prima.

Son Goku, non temere. Io sono l’Acqua Eterna del Pianeta dei Kaiohshin. A te e a te solo è stata concessa di berla fra i mortali, e ora capisco la fermezza del Kaioshin dell’Est di somministrartela. Hai davvero uno spirito candido più della neve, ma allo stesso tempo è profondamente turbato, analizzò la voce.

“È vero… sto per morire, i miei figli sono morti, i miei amici sono morti e stavolta non sono in grado di difendere il mio pianeta” confessò il Saiyan.

Non sono d’accordo. Tu hai il potere dentro di te, dovevi soltanto trovarlo e avere fiducia in te stesso. Ma adesso lascia che ti guidi verso un futuro più radioso di quello che riesci ad immaginare… ma per consentirmelo di fare, devi riuscire a superarmi, disse l’Acqua, riferendosi ai sintomi che gli stavano pervenendo.

“D’accordo… lotterò contro di te e ti supererò!” rispose Goku, trovando quella sfida allettante. Era un combattimento così diverso dal solito!

Ma ci era abituato. Contro Broly aveva affrontato il sé Saiyan che era stato sepolto nella sua coscienza dopo la botta in testa avvenuta ai tempi di quando era un neonato, in quel momento invece stava lottando contro il sé affranto e pessimista.

Chiamò a sé tutte le cellule della sua volontà, per affrontare tutti uniti quel nemico che lo stava abbattendo.

Cominciò ad urlare e a trasformarsi in Ohzaru, pur senza Luna od Onda Bluetz.

Dall’esterno, Kaiohbith, Piccolo e Vegeta erano sconvolti.

“Oh, accidenti…” commentò il re dei Saiyan.

Persino Majin Freecell interruppe il suo assedio per osservare la mutazione inaspettata, che dal punto di vista di Goku tanto inaspettata non lo era, poiché aveva preso possesso di tutte le sue cellule Saiyan e cominciò ad affrontare a viso aperto l’Acqua Sacra, che era disposta a lasciarsi dominare, ma prima doveva verificare che il futuro vincitore avrebbe dovuto essere degno di lei.

La versione Ohzaru assunse un pelo bianchissimo, inedito fino ad allora.

“Che cosa può significare?” chiese Piccolo, a vegeta e a Kaiohbith.

“Non lo so…” rispose il dio, ma Vegeta socchiuse gli occhi e tentò di riflettere: “Secondo me, Kakaroth sta provando una nuova trasformazione in Super Saiyan, sempre che esista”

Nessuno conosceva Kakaroth meglio di Vegeta, o forse erano solo le sue cellule Saiyan che parlavano per lui. In fondo, fra simili ci si intende, e non poté negare a sé steso che se l’avesse ingerita lui, probabilmente avrebbe tentato di affrontare le varie malattie distruggendo i propri limiti.

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Capitolo 27
*** Il guerriero leggendario ***


E infatti, Goku aveva preso quella strada, infischiandosene degli effetti collaterali.

Per adesso, il suo unico intento era quello di sopraffare l’Acqua.

Pensò al dolore, alla rabbia e alla disperazione che lo stavano attanagliando. I suoi peggiori incubi avevano allora preso forma?

Era davvero disposto a lasciare a Majin Freecell carta bianca?

Come poteva lui, Son Goku, alzare bandiera bianca quando non tutto era perduto?

Quelle erano le domande che si poneva il Saiyan in quello stadio, mentre al di fuori urlava e si contorceva, non sembrando in ottima forma.

Majin Freecell socchiuse gli occhi sospettoso e tornò alLottare contro la Barriera fino a quel momento impenetrabile.

Poi, improvvisamente, Goku provò a creare un raggio d’oro di enorme portata.

“ATTENZIONE! QUESTO CI FA SECCHI!” urlò Vegeta, portando Piccolo e Kaiohbith fuori tiro.

 Goku lanciò il raggio che quasi colpì Majin Freecell, colpendolo al braccio che comunque rigenerò all’istante.

“Maledizione! Allora sta combattendo così?” si chiese il demone, ma quando vide che Goku stava colpendo indiscriminatamente continuò a concentrarsi sulla Barriera, facendo tuttavia bene attenzione a non essere colpito.

“Deve fare attenzione a non colpire i suoi e mio figlio… altrimenti lo distruggerò con le mie stesse mani” disse Vegeta.

Goku sembrò ascoltarlo, perché i suoi occhi argentei si posarono sui cadaveri.

Era pronto per sparare un altro raggio, ma all’improvviso si bloccò esitante.

Ecco, sono loro, coloro che devi proteggere, Son Goku. Hai davvero intenzione di lasciarti sopraffare dalle emozioni? Chiese la voce dell’Acqua.

“No… non lo farò. Adesso mi è molto più chiaro cosa devo fare. Grazie, Acqua, e se mi permetti una richiesta, ti pregherei non di lasciarti dominare, ma di collaborare insieme a me per distruggere quel maledetto”

Eh? Rinunci dunque al Dominio purché lo si vinca? Guarda che l’Onnipotenza è il dono più ambito da tutti gli esseri viventi umanoidi e non, osservò la voce, non riuscendo a nascondere una nota di stupore.

“Sì, hai sentito bene, Sorgente” rispose Goku. “A me non interessa vincere, ma proteggere. Non importa se ho l’Onnipotenza o chissà che altro, a me interessa solo vivere in pace con la mia famiglia, e qualora non mi sarà possibile, darò loro la vita”

A questo punto, non posso far altro che donarti tutto ciò che desideri, disse l’Acqua.

“Dammi la Forza, per favore” chiese Goku.

E sia! Hai dimostrato saggezza pari agli antichi dei Kaioh, e per questo mi hai compiaciuto. E sia, mortale, ti darò il dono della Forza come da te richiesto, e con quella sconfiggerai Majin Freecell e  tutti i nemici che verranno dopo, eventualmente, disse l’Acqua.

Goku rispose con un “Grazie” e  l’Acqua, dominata e vinta, azionò il processo finale.

Tutti i malanni in Goku scomparvero e l’Ohzaru bianco cominciò a ridimensionarsi.

“Ci siamo” disse Kaiohbith. “Mi sono preoccupato per niente, Goku ha vinto”

Anche il Sommo sorrise soddisfatto. “Sapevo che Goku ce l’avrebbe fatta, d’altro canto sono stato io il primo a proporre l’Acqua come soluzione”

“Bene, adesso è meglio che vada, il mio compito qui è finito! Buona fortuna, contiamo su di voi!”. Kaiohbith sparì a quelle parole, e Piccolo e Vegeta si guardarono quasi soddisfatti, poi tornarono ad osservare la metamorfosi di Goku.

I peli stavano cominciando a scomparire e la statura sembrava star tornando quella standard, ma all’improvviso una luce fortissima bianca cominciò a sprigionare da quello stesso corpo.

“Equivarrebbe a un milione di Taiohken!” ipotizzò Piccolo.

“O forse anche di più! Mi bruciano gli occhi anche se li tengo chiusi!” concordò Vegeta.

Anche Majin Freecell dovette fermarsi a strofinarsi gli occhi. Fu un colpo di fortuna, perché dal momento in cui Kaiohbith se n’era andato la Barriera era scomparsa.

Quell’esplosione di luce che avrebbe accecato chiunque durò alcuni minuti.

Minuti lunghissimi, nei quali i tre destinatari non poterono fare altro che coprirsi in qualche modo.

Goku aveva davvero meritato sul campo tutto l’appoggio dell’Acqua Sacra, e adesso ne stava gustando gli effetti positivi.

Ad un certo punto, l’aura di Goku cominciò a salire vertiginosamente.

“Pazzesco! Più la luce si affievolisce, più l’aura di Goku aumenta! L’Acqua Sacra è una roba pazzesca! Credo che solo Goku avrebbe potuto affrontarla e abbassarsi a lei per vincerla!” disse Piccolo, davvero stupito e orgoglioso dell’ex rivale.

Vegeta non sapeva che cosa dire. Aveva previsto prima di tutti quell’intenzione, ma adesso l’esaltazione del talento del Saiyan cominciava a dargli fastidio, forse sarebbe davvero tornato a combattere Majin Freecell, non appena la vista gli sarebbe tornata.

 D’altro canto, non avrebbe potuto essere altrimenti, perché Goku aveva davvero ricevuto una potenza sconfinata, che si sarebbe palesata di lì a poco.

Un altro scontro, un’altra crescente palpitazione.

Non c’era più sconforto, disperazione e dolore per i molteplici lutti che era stato costretto a subire da quando era arrivato su quel pianeta.

Adesso nel suo cuore albergava speranza e voglia di combattere, come era sempre stato da quando Goku aveva incontrato Bulma.

Di lì a poco la luce si sarebbe completamente diradata e il figlio di Bardack sarebbe tornato visibile.

“È incredibile come non si riesca a vedere niente anche se la luce si è affievolita… devo dire che quando i Kaioshin lavorano, lavorano bene” riconobbe Vegeta.

Riconobbe anche che lui non sarebbe mai riuscito ad ingraziarsi l’Acqua Sacra, che avrebbe riconosciuto nel suo animo il tormento e il contrasto di una vita sregolata e mai del tutto capovolta.

Forse avrebbe raggiunto un nuovo stadio del Super Saiyan, ma non sarebbe stato efficace quando quello di Kakaroth, che aveva avuto la saggezza di prostrasi senza condizioni alla Sorgente e per quello aveva ricevuto in cambio la potenza.

Era quella la differenza fra loro, che nessun allenamento avrebbe mai colmato.

Finalmente, la luce si era allontanata del tutto, ma in compenso una specie di notte era scesa sul pianeta.

Sembrava davvero che la luce avesse assorbito quella della Stella naturale a capo del pianeta, sostituendola con la radiazione luminosa che emanava Goku.

L’aura che emanava era argentea e come fiamme ricopriva il corpo muscoloso di Goku, diventato persino più alto.

La conformazione fisica per il resto era molto simile al Super Saiyan IV, ma i peli erano più folti ed argentei, i capelli argentei arrivavano fin quasi al coccige ed erano simili al Terzo Livello, ma i ciuffi sulla fronte erano due e molto più lunghi, come quasi a ricordare le antenne degli dei Kaioh. Non era escluso che Goku avesse acquisito il potere telepatico.

Ma ciò che stupiva maggiormente erano i vestiti.

I pantaloni non erano più gialli, ma bianco latte e gli stivali verde acqua.

Al posto della cintura, una specie di kilt con ricamati alcuni simboli arcani dal significato ormai perduto.

Ai polsi, due polsini verde chiaro di un materiale molto simile alla lana.

Agli occhi, l’assenza delle sopracciglia gli conferiva uno sguardo malvagio. Ma solo per i suoi nemici.

Aprì le palpebre. Due iridi azzurre fecero capolino nel bianco della sclera.

Sogghignò, Son Goku: era proprio quello che si aspettava.

Ora non solo Majin Freecell faceva tremare il pianeta, ma anche lui. Numerose scariche elettriche partivano dall’aura e si liberavano anche a lunga distanza.

“Eccomi. Il mio nome è Son Goku, figlio di Bardack, colui che per primo ha raggiunto il Super Saiyan di Quinto Livello!”

Vegeta era esterrefatto.

“Fortunatamente, ha potuto raggiungerlo solo una volta nella vita” si disse, ma l’effetto che gli faceva in lui era molto più complesso.

“Ha una forza spaventosa… non riesco a credere che solo quella boccetta avrebbe potuto contenere cotanta energia!” disse Piccolo.

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Capitolo 28
*** Lotta all'ultimo sangue ***


Eccolo, dunque.

Hai ricevuto in dono le vestigia e i simboli degli antichi dei Kaioshin. Vedi di portarli con onore, disse la Voce.

“Grazie, Sorgente” rispose Goku.

E un’altra cosa: non avrai più altra occasione di usufruire di questa potenza, perciò dovrai usarla con molta parsimonia. Tornerai normale solo dopo averlo sconfitto, inoltre non provare mai più a trasformarti in questo Quinto Livello, poiché non vi riuscirai, redarguì l’Acqua.

“Grazie ancora, Sorgente, ma adesso lasciami combattere” chiese Goku.

Certamente. Buona fortuna, rispose l’Acqua.

Goku aveva ancora bisogno di prendere confidenza con quella nuova potenza, e in condizioni normali avrebbe fatto un po’ di riscaldamento, ma dentro di sé aveva ancora l’Acqua Sacra, perciò era abbastanza sicuro che tutto sarebbe andato bene.

Ma prima, doveva togliere di mezzo quel maledetto. Sarebbe stata una lotta all’ultimo sangue.

Majin Freecell finalmente aveva riottenuto la vista, ma purtroppo per lui ciò che vide di primo impatto non gli piacque per niente.

“Son Goku… è la tua aura. Ma come ti sei conciato?” chiese, volendo risultare spavaldo, ma gli riuscì solo una domanda in falsetto che non nascondeva un po’ di timore.

“Che t’importa? Tanto fra poco morirai e non tornerai mai più a disturbare i nostri sogni!” disse Goku.

Majin Freecell ridacchiò.

“Casomai sarai tu a morire. Ti informo che questa pagliacciata non servirà a distruggermi, è impossibile raggiungere né tantomeno superare la mia incredibile potenza, che viene alimentata dagli Inferi per te irraggiungibili!”

Se lo era lasciato scappare. Piccolo colse l’occasione di contattare Dende.

Goku invece non capì cosa stava dicendo, pensando si trattasse solo di una metafora, e rispose “Beh, se non altro la mia energia è alimentata da qualcosa di più forte e puro, che ti annienterà! Gli Inferi non prevarranno sull’antica forza e saggezza degli dei Kaioshin!”

Piccolo contattò Dende, dunque. “Dende! Riesci a sentirmi?”

Dende si stupì nel sentire Piccolo. “Sì, Piccolo! Abbiamo trovato tutte e sette le Sfere e stiamo per chiamare il dio Drago! Cosa vuoi che chiediamo?”

Piccolo rispose “Lascia perdere le Sfere al momento, e chiama il sommo re Kaioh, poiché dovrò conferire con lui!”

Dende annuì. “Te lo chiamo subito!”. Si concentrò al massimo e il suo impulso arrivò diretto al simpatico essere al comando della Galassia del Nord.

“Tu sei il Dio della Terra… che piacere sentirti! In cosa posso esserti utile?”

Da notare come il suo tono era leggero e amichevole, poiché una volta saputo che Goku aveva ingerito la leggendaria Acqua Sacra non vi erano più problemi di sorta.

“Ecco, forse c’è qualcosa per cui ho bisogno di aiuto… Dovrebbe chiamare Piccolo, perché desidererebbe dirle qualcosa che ignoro!”

“D’accordo, fammi ascoltare Picc…”, si mise in contatto con lui, ma in realtà fu il Namecciano ad anticiparlo.

“Re Kaioh, Re Kaioh! Mi ascolti attentamente! Ho appena saputo che Majin Freecell prende energia dagli Inferi, quindi credo che il dottor Gelo, pur essendo stato eliminato da me, stia ancora manovrando nell’ombra! Ecco perché diventa sempre più forte!”

Il re Kaioh ascoltò attentamente e rispose “D’accordo, Piccolo. Anche se l’Acqua Sacra è entrata in gioco, credo che noi dei abbiamo ancora un ruolo da giocare,  quindi credo che bloccheremo il dottor Gelo nel nome del Bene!”

Così interruppe al comunicazione e girò la richiesta al Dai Kaioh, che come al suo solito rise sguaiatamente.

“Va bene, re Kaioh della Galassia del Nord. Direi che hai il permesso di scendere agli Inferi, per chiudere per sempre questa maledetta pratica!” disse semplicemente.

Il re Kaioh del Nord assoldò così Pai Ku Han e scese agli Inferi.

Nel frattempo, Goku si avvicinò a Majin Freecell, pronto per mettere alla prova la nuova potenza che era già palese nell’incredibile aura che sprigionava, ma ora era il momento di metterla in pratica.

Allargò le gambe, mettendosi in posizione.

“Avanti, colpiscimi! Non volevi darmi il colpo di grazia?” chiese provocatorio.

Majin Freecell sogghignò, per nulla intimorito. Si abbassò di scatto e provò a colpirlo con una gomitata dando per scontato che l’avrebbe presa in pieno, ma il Goku che aveva davanti in realtà era solo un ologramma.

“Cos… maledetto! Fatti colpire!” disse il demone, tornando a vedere Goku sogghignante soddisfatto. Allungò un braccio per colpirlo con una massa d’aria violente, ma nemmeno quello era il Goku originale.

“Tsk! Mi sta prendendo per il culo, quel bastardo! Vieni fuori, che ti squarto vivo come ho fatto per Tru…”!

Non terminò mai la frase perché Goku lo colpì allo stomaco, facendo vomitare sangue viola.

“Bastardo” disse a denti stretti Goku. “Non nominerai mai più nessuno dei miei amici. CAPITO, DEMONIO? Ti ucciderò con le mie stesse mani! Non vi sarà pietà alcuna per te e verrai condannato a un quarto d’ora di sofferenza tale che rimpiangerai di essere tornato in vita!”

Majin Freecell doveva ammettere di essersi fatto male, ma non per quello si sarebbe arreso.

Non per quel motivo, la vittoria era a portata di mano. Si maledisse per non aver distrutto subito gli ultimi tre guerrieri, che fino a qualche minuto prima erano prostrati.

Ma era già un guerriero maledetto, ne doveva solo prendere coscienza.

Si rialzò, guardando astioso Son Goku, in uno sguardo che avrebbe prostrato anche il più fiero dei guerrieri.

Tranne Goku, che era protetto dall’armatura divina.

Goku, il figlio di Bardack, il Saiyan leggendario che col cuore puro stava ribaltando una situazione che era disperata a dir poco.

Piegò leggermente la schiena per mettersi a pari altezza col suo avversario, alzò i pugni e cominciò a tempestarlo di quelli.

Uno in faccia, uno ancora sul petto, un altro sulla spalla: insomma, una serie velocissima di pugni che colpivano indiscriminatamente ogni zona del busto, non lasciando il tempo di far respirare Majin Freecell, che stava subendo per la prima volta.

Alla fine, Goku colpì il demone con un colpo a due mani che gli fece “arare” il campo per diversi chilometri, ma non aveva finito: si spostò col teletrasporto non avendo più bisogno di apporre gli indici sulla fronte, si spostò in pochissimo tempo dietro di lui e lo colpì con un poderoso calcio.

“Calcio della Luce!”  urlò Goku , e sentì sul suo alluce la spina dorsale del nemico frantumarsi irrimediabilmente, se non avesse avuto le cellule di Piccolo e di Majin Bu.

Majin Freecell era faccia a terra, apparentemente sconfitto.

“Non so come tu abbia fatto a ottenere tutta questa forza” disse, ansimante, “ma ti garantisco che me la pagherai molto cara!”

“Abbiamo già pagato la tua tirannia. È ora che sia tu a conoscere i patimenti e le sofferenze in maniera decuplicata di quanto ne abbiamo passate noi!” rispose acido Goku.

“Decuplicata, eh? Beccati questo decuplicato!” cercò di sparare un Big Bang Attack da distanza ravvicinata, ma Goku era già scomparso e riapparso dietro di lui, pronto per colpirlo nuovamente con un Calcio della Luce, che lo scaraventò a molti chilometri, per poi non permettergli di farlo cadere  a terra in quanto gli bloccò i quattro arti e distrusse ancora una volta la colonna vertebrale spaccandola sula suo ginocchio destro, esattamente come aveva fatto con Freezer la prima volta che si era trasformato in Super Saiyan.

Majin Freecell era ancora intrappolato, ma gli bastò espandere un po’ la sua forza per liberarsi e posrsi di fronte a lui.

“Maledizione” pensò. “Dev’essere successo qualcosa a Gelo”

E in effetti, il re Kaioh del Nord scatenò la forza distruttiva di Pai Ku Han che distrusse in quattro e quattr’otto la base segreta ov’era nascosto lo scienziato con tutti i suoi macchinari, facendo bene attenzione a non farne rimanere nemmeno un pezzo.

“Devo fare da solo, da ora in poi”, concluse il demone, vedendo con gli occhi della mente quanto accaduto.

Espanse la propria aura, ancora temibile.

“Non mi hai ancora sconfitto” disse gelido, poi scomparve alla vista utilizzando a fondo tutta la sua velocità, per confondere le idee al Saiyan.

Ma Goku era diventato saggio. Sapeva che era solo una provocazione per dare il via a uno scontro basato sulla tecnica veloce, laddove aveva il semplice scopo di prolungare lo scontro risentendo dell’energia che sicuramente Goku avrebbe pagato prima o poi.

Per quello era vitale che il Saiyan si scatenasse subito e ponesse fine a quel supplizio, altrimenti avrebbe poi pagato dazio.

Chiuse gli occhi, Son Goku. Non voleva essere indotto in tentazione, anche se gli prudevano le mani.

“Cosa c’è? Non ce la fai a seguirmi? Allora verrò i…”

Neanche stavolta riuscì a concludere la frase, perché nel momento in cui la triplice fusione stava per colpirlo con un gancio destro diretto in pieno viso, Goku lo colpì in anticipo sempre sul viso, causandogli parecchio dolore al naso, che proruppe in un copioso sangue.

“MALEDETTO! COME HAI OSATO COLPIRMI AL NASO?” urlò iracondo il demone.

“Oh, scusa” disse sarcastico Goku. “Forse vuoi essere colpito da un’altra parte? A me non fa differenza dove colpisco”

Majin Freecell digrignò i denti. Doveva assolutamente schiacciare quell’insetto troppo cresciuto.

“Ti credi spiritoso, ma in realtà se non avessi bevuto quella boccetta saresti già passato all’altro mondo! Ti credi furbo a vincere così?” lo provocò.

Goku rispose semplicemente. “Non lo so… so solo che se gli dei Kaioh mi hanno dato questa grazia, posso soltanto sfruttarla al meglio! È l’aiuto di un dio amico, una cosa che tu non riuscirai mai a comprendere!”

Si mise in posa per la Kamehameha. Era ora di finirla.

“Ha ragione Kakaroth” disse Vegeta. “Majin Freecell ha rotto davvero le scatole”

Goku sorrise compiaciuto, si spostò creando con la pura velocità un clone di se stesso e lo colpì al muso, facendolo cadere a terra, pur lui rimanendo con le ginocchia piegate fermo sul punto di compiere la Kamehameha.

“Bastardo… è riuscito a creare una copia di sé stesso tangibile come me” pensò Piccolo. “Sfortunatamente, o fortunatamente, non riuscirà mai più a raggiungere questo stadio… anche se ne dubito. Con l’allenamento riuscirà anche a superarlo, probabilmente!”

Forse l’Acqua si riferiva al quinto Livello Mistico del Super Saiyan.

“E tu? non rispondi per le rime? Accetti dunque di essere colpito dal mio colpo preferito senza remore?” chiese Goku.

Majin Freecell si gonfiò oltremodo, perdendone in velocità. Ma forse non gli serviva, più che altro lo fece per la potenza.

“Non ti perdonerò mai” disse gelido. “Assaggerai la Kamehameha Istantanea di Kid Bu alla Terza Potenza!”

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Capitolo 29
*** L'aiuto decisivo di Vegeta ***


“KAAAA… MEEEE… HAAAA… MEEE… HAAAAA!”

Così Goku, un’infinità di volte. Sin da quando l’aveva vista fare con tanta sicurezza dall’Eremita della Tartaruga, si era esercitato ogni giorno a lanciare quel colpo che serviva anche a spegnere gli incendi, ma usato più che altro come arma offensiva di legittima difesa.

Dal colpo azzurro mare, si era passati al rosso fuoco della Forza Dieci, peculiarità del Super Saiyan di Quarto Livello.

E ora, in conformità al bianco argenteo del Quinto Livello, la Kamehameha divenne verde, venti volte superiore al normale.

“Chissà perché fra tutto questo bianco la Kamehameha è diventata verde” disse Piccolo.

“Misteri da Kakaroth” rispose Vegeta, curioso di sapere come avrebbe risposto Majin Freecell.

Come aveva annunciato, il demone degli Inferi rispose con una Kamehameha Istantanea, tecnica ereditata da Kid Bu, solo che al verde si contrappose il rosa, in un’apoteosi di coerenza cromatica.

I due colpi collisero a metà strada, in un boato di dimensioni titaniche.

“Sarà uno scontro breve, non ho intenzione di attardarmi” disse Majin Freecell, avvertendo chi lo stava contrastando.

“Meglio così” rispose Goku. “Non posso restare trasformato in eterno, e quindi non ti potrò dare una bella lezione ancora per molto”

“Bisogna fare qualcosa per aiutarlo” disse Piccolo. “Ma non mi viene in mente niente… si accorgerebbe di tutto. Dannazione, mi sento così impotente! Ma perché devo essere così debole? Perché?”

Vegeta gli mise una mano sula spalla. “Muso verde, ormai i nemici  non sono più per te, ma per i Saiyan in grado di affrontarli. Noi tre siamo stati scelti dalla Natura come i migliori per affrontarlo, è vero, ma adesso sei tu il più scarso della squadra. Lascia che sia io a sacrificarmi, poiché al pari di Goku ho perso due figli che attendono di essere vendicati”

Piccolo invece non poteva capire il dolore che stavano provando i suoi due alleati. Era vero, Gohan era come un figlio per lui, ma il legame del sangue era ben altra cosa, una cosa di cui era sempre stato geloso, in fondo.

Le due Kamehameha erano giunte dunque in una situazione di stallo.

Da un lato Majin Freecell, che non aveva intenzione di mollare pur essendo affaticato e depresso per essersi sfuggito la vittoria quando ce l’aveva fra le dita.

Dall’altro, Goku Super Saiyan V, che non aveva idea del motivo per cui non riusciva a trionfare.

Forse non aveva ancora dominato la Fiala? Che cosa gli serviva, allora?

Forse Majin Freecell non era ancora stato abbattuto?

E dunque, perché non riusciva a trionfare?

Le due Kamehameha esplosero in un boato assordante, e Goku ne approfittò per scagliarsi verso di lui e colpirlo ancora a suon di colpi fisici, che infortunarono oltremodo il guerriero che sembrava invincibile.

Infortunarono i primi secondi, perché poi il terribile demone riusciva comunque a ripararsi, ma il dolore rimaneva, inspiegabilmente.

Goku continuava a colpire con la stessa velocità e ferocia di sempre.

“Pugno della Luce!”, voleva dire un montante in pieno muso. “Questi colpi della Luce sono molto più efficaci di quel che pensavo… ma mi serve una tecnica risolutrice”

Majin Freecell stava massaggiandosi il mento che era stato danneggiato. “Bene, allora che vuoi fare?”

Goku non rifletté, trovando la risposta dentro di sé. “Beh, ti distruggerò col Ryuken… ti va?”

Il demone si interdisse. “Questo sì che sarà per me un colpo nuovo… ma non vedo come tu possa scagliarlo, visto che comunque io conosco tutto di te e ti impedirò fino all’ultimo istante di distruggermi… e poi ricorda che la vittoria è già mia perché ti sei arreso, pertanto preparati a salutare questo mondo e fra poco anche l’altro!”

Goku non lo ascoltò nemmeno e si spostò con la Super velocità, portandosi dietro il suo nemico colpendolo con una ginocchiata destra alla schiena, facendolo precipitare.

Majin Freecell lo guardò astioso, ma riuscì a evitare l’impatto violentissimo che ci sarebbe stato e a rispondere con un raggio dalla bocca, eredità di Kid Bu, ma Goku lo respinse con un colpo a due mani e scese a terra, per poi colpirlo ancora con un calcio allo stomaco.

“Tutti i suoi colpi vanno a segno… mi chiedo come faccia” pensò Piccolo; mentre Vegeta non poteva più stare con le mani in mano.

“Così noi non ne usciremo mai… devo aiutare Kakaroth e vendicare i miei figli! Non posso lasciargli ancora una volta tutta la scena, poiché ci sono motivazioni anche per me! Non mi perdonerei mai se Kakaroth sconfiggesse Majin Freecell e io non ho fatto nulla!”

Così decise di chiamarlo.

“Ehi! parlo con te, mi ascolti, maledetto?”

Sia Goku che Majin Freecell si voltarono.

“Kakaroth! Maledizione, non ce l’ho con te stavolta!”

Goku fece spallucce e colpì ancora il suo nemico con una sfera energetica argentea, che all’impatto col malvagio prese fuoco.

“Con cosa mi hai colpito?” chiese.

“… Non te lo so dire. Sono tecniche arcane dei Kaiohshin, e che ho intenzione di utilizzare tutte” rispose Goku.

“Prima, voglio parlare con Vegeta, se non ti dispiace” disse il demone, e il re dei Saiyan rispose “Volevo solo dirti… che il colpo di grazia sarò io a dartelo”

Goku non capiva come avrebbe fatto, ma sapeva che al marito di Bulma piaceva scherzare; così non stette ad ascoltarlo e continuò a pestare per bene Majin Freecell, finché non si fosse arreso.

Sembrava una tortura.

Ogni colpo, ogni calcio, ogni onda energetica, gli doleva ancora più di prima, perché le fiamme d’argento che adesso stavano bruciando il suo corpo non gli facevano male, ma amplificavano il dolore di tutti i colpi successivi. Era un buon colpo, doveva ammetterlo.

“E adesso… Vortice di Luce!”, creò dai palmi della mani un vortice luminoso, che accecò temporaneamente il nemico e lo trascinò a sé in un gorgo di musica soave e parole felici, cosa che il suo animo tormentato e puramente malvagio non poteva sopportare.

“Amo la natura. Per le cose belle. Per i giochi, per gli scherzi, per l’amore di una donna. Per la vittoria. Per il sole, la luna e il mare. Per il cielo quando piove e lascia sull’erba, dopo, un profumo soave. L’amore per le risate e il buon cibo. L’amore per l’amicizia, per l’onestà e la protezione ai deboli. Per la fede, la speranza e la carità. Il male non passerà impunito e per questo verrà piombato negli abissi ove risiedeva originalmente!” disse Goku, sconfessando la dichiarazione d’amore di Majin Freecell.

Quest’ultimo riuscì con un’espnsione di energia a liberarsi dalla morsa di sofferenz a cui era stato sottoposto.

“Per te è finita! Ho capito molte cose là dentro, una su tutte il tuo limite di tempo! Mi basterà prolungare questo scontro fino a quando l’effetto dell’Acqua sarà svanito! Aahahahah!”

Si alzò di diversi metri, allungando il braccio sinistro.

“Oppure… forse… svanirai con questo pianeta?”

Creò una sfera rosa di enorme portata in meno di due secondi. Goku ebbe un fremito, se solo pensava a quanto ci aveva impiegato per raccogliere l’energia di tutto l’Universo poi rivelatasi infruttuosa.

“Questa è eredità di Kid Bu… purtroppo,  i colpi più potenti sono suoi, ma grazie a Freezer ho potuto migliorare il suo colpo. Adesso sono pronto a distruggere questo pianeta, per quanto sia stato costruito da Kaioshin, non può certo fermare una sfera di tale entità!”

Era vero: pur non essendoci terremoti e sfaldamenti di terreno, si aveva la sensazione che tutto stava per esplodere da un momento all’altro.

“MUORI!” urlò Majin Freecell, come non lo aveva mai detto prima.

La Sfera partì. Per Goku poteva essere finita, dopo aver avuto la vittoria in tasca.

Il demone creato dal Dottor Gelo alla fine era riuscito a portare a casa la vittoria, o perlomeno era quello il suo pensiero dominante.

Ma non aveva fatto i conti con Vegeta, l’orgoglioso Saiyan.

Notando l’impotenza di Goku, si trasformò in Super Saiyan di terzo Livello e bloccò la Sfera di energia con un poderoso Final Flash carico di emozioni positive.

“È un colpo di mia invenzione… considerato ciò che è successo alla Genkidama, il principio dovrebbe essere lo stesso, no?” pensò fra sé.

Piccolo era esterrefatto. “Questa idea è venuta… a Vegeta? Ma in che mondo viviamo? Ecco perché abbiamo rischiato la fine… è assurdo che l’orgoglioso principe dei Saiyan pensi alle sensazioni positive e a tutto ciò che è bello!”

Invece no. Piccolo dimenticava come Vegeta stesso era stato disposto a dare la sua vita per il bene comune quando aveva deciso di autodistruggersi. Non bisognava sottovalutare un animo buono, seppur sepolto da quintali di orgoglio.

E in effetti, il Final Flash colpì in pieno la Sfera negativa e la riempì di sensazioni buone, che la colorarono dal rosa all’azzurro.

Goku, che in effetti si aspettava un colpo di testa del genere, sorrise giubilante e si preparò ad assorbirla per intero, dopo averlo fatto caricò il suo braccio destro di quella stessa energia e urlò: “RYUKEN! Morirai col tuo stesso colpo!”

Tirò indietro il braccio destro e lo stese tutto in un colpo, che esplose liberando un enorme drago bianco a occhi blu.

Majin Freecell, dall’alto della sua arroganza, cercò di pararlo, ma invano.

Come niente era riuscito a fare fino a quel momento, Goku trapassò il corpo dell’odiato nemico, del quale non rimase alcunché, nemmeno la più piccola particella.

Alla fine del boato, Goku si accorse di essere tornato allo stato normale. L’Acqua aveva capito di aver compiuto la missione e decise da sola di congedarsi dal suo corpo.

Allo stesso tempo, Goku si accorse di essere stanchissimo, così cadde a terra, esausto ma felice di aver vendicato i suoi figli e i suoi amici.

Era finita. Grazie a Vegeta, era finita.

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Capitolo 30
*** Fine di un incubo? ***


Piccolo non riusciva ancora a crederci, tale era stato l’incubo.

Osservò a lungo il cielo terso, che ancora conteneva alcune scintille di quello che era stato il Ryuken.

“Vegeta… hai deciso tutto tu” pensò fra sé. Era davvero contento di quella crescita.

Per la prima, avrebbe dovuto metterlo in statistica, era riuscito a sconfiggere un nemico di grossa portata. Senza quel colpo di testa, Goku non sarebbe mai riuscito a sopraffare il terribile mostro.

Senza di lui, Goku non sarebbe nemmeno mai arrivato al Super Saiyan di Quarto Livello.

Senza Vegeta, Goku si sarebbe fermato massimo al Kaiohken.

Se solo Crilin avesse avuto il coraggio quella volta di abbassare la lama di Yajirobei e tagliare la testa al Principe, adesso nessuno sarebbe uscito vivo da nessuno scontro.

Vegeta era sempre andato incontro a Goku, credendo che dipendesse da lui il sorpasso e l’eventuale scontro che avrebbe deciso il numero uno fra i due.

E se invece era Goku che in realtà aveva paura di Vegeta e continuava ad allenarsi per non essere superato, temendo un nuovo attacco di cattiveria da parte sua e cominciasse a dominarli tutti?

A quella nuova visione delle cose, Piccolo non aveva mai pensato.

E continuò a riflettere su quel fatto curioso per i minuti successivi, nei quali Goku e Vegeta avevano pensato bene di prendere con loro i cadaveri invece di seppellirli per verificare se ci fosse stata ancora una possibilità di farli tornare in vita.

Nessuno dei due prese l’argomento “aiuto di Vegeta”, non ce n’era bisogno.

Goku sapeva che il suo caro amico e rivale non aveva bisogno di ringraziamenti, e anzi lo avrebbe picchiato se lo avesse fatto.

Vegeta sapeva che Kakaroth gli era grato, e quindi non necessitava di sentirsi dire un “grazie”, e poi non lo aveva fatto per fargli un favore, ma combatteva solo per amore dei suoi figli. Se poi Kakaroth aveva tratto vantaggio da quello che aveva fatto, era solo un effetto collaterale.

“Bene, mi sembra ora di andare… mi sono ripreso del tutto e adesso possiamo tornare sulla Terra col Teletrasporto” annunciò Goku a Piccolo.

Il Namecciano chiese “Sei sicuro che vada tutto bene? ci sono poche probabilità che Shenron chiuda un occhio”

Goku stava pensando invece di chiedere un favore ai namecciani.

“So quello che pensi” continuò Piccolo, “e ti posso assicurare che se potessero, i Namecciani ti permetterebbero di usare le Sfere cento volte, perché hai salvato loro la vita. Ma la minaccia universale che ora abbiamo sconfitto, ha interessato sì anche loro, ma non posso permettere sempre che solo i tuoi amici tornino in vita, se non è per un bene più grande. L’altra volta, contro Majin Bu, siamo tornati in vita tutti perché così serviva a Vegeta, contro Kolom abbiamo avuto bisogno del Sommo… e ora? Come farai a far tornare in vita i nostri amici?”

Goku rispose “Non credere che non ci ho pensato... parlerò direttamente con Shenron”

Piccolo pensò fra sé che forse un po’ di Acqua Sacra gli era rimasta nel corpo, ma adesso gli stava dando alla testa.

Comunque mise una mano sulla sua spalla e si fece trasportare al Palazzo di Dio, dove Dende, Popo e Bulma li stavano aspettando.

“Bulma! Che ci fai qua?” chiese Vegeta, sempre stupito dall’amore infinito che provava quella donna per il marito.

“Oh, Vegeta! Ero così preoccupata! Però… Trunks e Bra… non dirmi che…”

Vegeta non disse nulla e sua moglie proruppe in lacrime.

Goku ricordò una cosa. “Dovrò dirlo anch’io a Chichi… e poi c’è da informare anche Marron”

Dende sospirò. “Chichi è svenuta, ti attende in una delle stanze all’interno.”

“Come sarebbe, svenuta? Non dirmi che ha sospettato di qualcosa!” esclamò Goku.

Dende rispose. “Era già svenuta non appena ha saputo della morte di Pan, e così anche Videl. Non sono donne forti come Bulma, purtroppo”

A Goku venne voglia di far tornare in vita tutti. Era una grande incognita, quella di Shenron, ma non poteva chiedere ancora una volta il favore ai Namecciani. Si maledisse per non averlo fatto quando c’era da creare la Genkidama, così perlomeno avrebbero contribuito anche loro.

“Sei sicuro, Dende, che Shenron si rifiuti?” chiese Goku.

Il dio della Terra annuì. “Puoi sempre provare, anche perché ci sono dei morti anche fra i civili”

Goku così raccolse personalmente le Sfere del Drago prelevate da Popo e le mise a terra con una particolare cura.

Ogni palla arancione era per lui motivo di particolare affetto, soprattutto la Shunchinchu, la Sfera dalle Quattro Stelle, quella che Son Gohan trovò tanto tempo prima e che conservò a lungo dedicandole addirittura un posto d’onore sulla mensola  della casa ai Monti Paoz.

Al piccolo Goku sembrava chissà che cosa, tanto da farla impersonare personalmente il nonno adottivo non appena egli venne brutalmente assassinato dal “mostro della Luna Piena”.

Fu quella che Goku toccò quasi accarezzandola.

Se c’era anche solo un modo per farlo tornare in vita... lui l’avrebbe usato di sicuro.

Ma non era sicuro allo stesso tempo che Gohan avrebbe apprezzato: l’ineluttabilità della morte era una delle cose delle quali era stato messo in guardia, anche se aveva aggirato più e più volte il problema grazie a Shenron e Polunga.

Era vero quando si diceva che gli dei erano stati buoni con Son Goku.

E adesso, c’era un ultimo ostacolo da superare. Aveva bisogno del dio drago un’ultima volta.

Chissà cosa sarebbe successo, non appena avesse osato chiedere il proibito.

Vegeta invece era curioso: non aveva mai visto il drago Shenron esaudire un desiderio già espresso, e quindi voleva capire come Kakaroth avrebbe aggirato la regola.

Anche Piccolo si trovò ad osservare il Saiyan: non era da lui ingannare qualcuno, ma di fronte ai molteplici lutti, si sentiva solidale.

“È incredibile… Majin Freecell è stato sconfitto, no? e guardiamoci: siamo tutti tristi e sconvolti come se avesse vinto lui” disse Dende, cercando di interrompere l’inquietante silenzio.

Goku disse, senza guardarlo: “Finché una sola delle sue vittime resta nell’Aldilà, avrà vinto lui”

Aveva anche pensato di offrirsi lui al posto degli altri, ma non vedeva a cosa poteva servire.

Bulma invece faceva da portavoce alle altre mogli che non erano riuscite a reggere allo stress.

“Vegeta…” esordì, aggrappata a lui come se fosse l’ultimo ramo prima di un burrone senza fine di disperazione.

“Dimmi” disse lui, pronto a risponderle.

“Goku ce la farà, non è vero?”

Bulma guardò Vegeta dritto negli occhi, esattamente come faceva Bra quando aveva capito di averla fatta grossa coi suoi “esperimenti da quattro soldi”, come soleva chiamarli lui.

Oddio, quanto le mancava adesso! Avrebbe dato qualunque cosa per vederla distruggere mezza casa con le sue provette e abbracciarla per quello!

“Certo, donna” rispose secco. “Lo conosci meglio di me, per lui non esiste la parola impossibile”

Si costrinse a dirlo, ma era la verità. Anche Bulma lo sapeva e si fidava di Goku, ma aveva bisogno di sentirlo dire anche dal marito.

Goku sentiva lo sguardo dei due su di lui e cominciò a sentire un po’ di caldo.

Più guardava le Sfere lampeggiare, più aveva la sensazione che esse guardavano lui, o forse era solo una sensazione dovuta dall’emozione di stare per commettere un peccato.

Più che altro, doveva farlo per Bulma e Chichi, che non erano abituate a sopportare il lutto, e poi sarebbe stato davvero ingiusto che un bastardo già morto avesse decretato la fine definitiva dei propri figli.

Così, trasse un sospiro per Gohan, uno per Goten.

Un sospiro per Pan, la sua adorata nipotina almeno quanto per Satan.

Un altro per Trunks e Bra, i figli di Vegeta che non meritavano la fine orribile che hanno patito.

Avrebbe resuscitato loro per primi, proprio per compensare la loro morte, delle quali Trunks era ancora un esempio costante là davanti.

“Cosa stai aspettando, Goku?” chiese Piccolo.

Goku provò dell’astio per il namecciano: lo stava mettendo sotto pressione e quello non andava bene!

“Sto solo cercando la formula giusta per chiederlo a Shenron… insomma, volgiamo che tutti tornino in vita o no?”

Dende tornò a dire: “Beh, se questa è la fine di un incubo… allora vi prego, svegliatemi!”

Goku dovette ammettere che Dende non aveva tutti i torti. Era così difficile chiamare il Drago e spiegargli la situazione?

 “E se provassimo a contattare i Namecciani per Polunga?” tornò a chiedere Goku, riconoscendo a sé stesso che gli mancava il coraggio.

“Ti ho già spiegato che è impossibile, per questione etica. Sembra che la mia gente serva solo per i nostri porci comodi, e non va bene! I nostri problemi devono essere risolti da soli!” osservò Piccolo, che rifiutava sopra ogni cosa un altro aiuto dai Namecciani, che in realtà non ce’entravano niente con le beghe terrestri.

Non potevano sempre e ogni volta accorrere solo perché loro non riuscivano a sopportare un mezzo lutto! E loro, allora, che avevano perso il loro pianeta?

Avrebbero fatto un tentativo con Shenron e come sarebbe andata, sarebbe andata.

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Capitolo 31
*** La rivolta delle sfere ***


Alla fine, Goku decise di tentare il tutto per tutto.

“Compari, Drago Shenron! Esaudisci il mio desiderio!” disse a voce alta, stendendo le mani sulle sette sfere lampeggianti.

Un grande nastro aureo partì da esse, prendendo la forma di un enorme drago cinese verde dagli occhi rossi, che coi suoi baffi svolazzanti aveva esaudito innumerevoli volte Goku e compagni. E chissà se l’avrebbe fatto anche quella volta.

“Parla, esaudirò ogni tua richiesta” esordì come al solito il drago.

Goku deglutì e abbassò lo sguardo. “Ecco… ho appena combattuto contro Majin Freecell e l’ho sconfitto, ma assieme a lui sono morte molte persone a me care e una grande quantità di civili. Potresti fare qualcosa per farli tornare in vita?”

Shenron non rispose nulla, accese i suoi occhi e tornò a parlare: “Ho resuscitato tutti i morti per la prima volta, ma per Crilin, Tenshinhan, Bra Brief, Son Pan, Son Goten, Son Gohan, Trunks Brief, Inya e Amlach non posso fare più nulla in quanto sono già morti una volta. Sono spiacente”

In effetti, Ub era morto per la prima volta, e quindi tornò fra loro, fra la gioia generale. Ma per tutti gli altri, Zenit il Gi’isa era stato decisivo nel decretare la fine definitiva, per non parlare di Crilin.

“Chi sarebbero Inya e Amlach?” chiese Goku.

“Coloro che voi chiamate impropriamente Numero Diciotto e Numero Diciassette” rispose semplicemente Shenron. “Avete un altro desiderio oppure posso andarmene?”

“Un momento, Shenron, non avere fretta!” intimò Goku. “Dopotutto, sono io che ti ho chiamato e quindi sarò io a congedarti! Io SO che tu vuoi far resuscitare tutti, infatti hai detto mi dispiace, quindi che cosa ti impedisce di non ascoltarmi per una volta?”

Shenron guardò Goku con un’espressione indecifrabile, poi si avvicinò per guardarlo meglio.

“Vedo che stai piangendo, Son Goku. Le Sfere del Drago non sono pensate per far piangere di dolore le persone, ma per contribuire a rendere questo mondo un po’ più felice”

Piccolo ricordò di aver detto le stesse parole quando creò le sette Sfere. O perlomeno, lo aveva fatto Dio a suo tempo.

“E allora.. p-perché n-non vuoi esaudirmi? Mi mancano troppo!” disse Goku, con la voce alterata dl pianto naturale che gli era sgorgato.

Se Shenron si era mosso a compassione, non lo dava a vedere.

 “Son Goku… conosco il tuo cuore e le tue gesta. Hai sconfitto il terribile potere degli Inferi ingerendo l’Acqua Sacra leggendaria degli dei Kaioshin, laddove nessun mortale avrebbe mai dovuto farlo. Alla luce di questo avvenimento, posso fare uno strappo alla regola”

Goku tornò a guardare il drago con i lucciconi agli occhi. “D-davvero?”

Shenron annuì. “Ma ad una condizione”

Goku era pronto a tutto.

“Per far sì che io possa far tornare in vita chi è morto una volta, devi farmi dimenticare i loro nomi, e per farlo dovrai entrare dentro di me e purificare ogni singola Sfera del Drago, cosicché anch’io possa ripartire da zero” disse.

Goku sorrise, per la prima volta da moltissimi capitoli. Un altro scontro si profilava all’orizzonte.

“E sia, allora” disse, contento. “Fammi entrare dentro le Sfere”

“Un momento!” intervenne Vegeta.

“Cosa succede? Eravamo chiari sul punto che solo a me tocca riportare indietro i nostri figli e amici!” obiettò Goku.

“Tu non decidi un bel niente!” urlò Vegeta. “Verrò con te, due braccia in più non fanno mai male!”

Era vero, ma Goku preferiva andare da solo. Ma poteva capire il dolore di Vegeta, e forse avrebbe detto le stesse cose a parti invertite. Dopotutto, anche lui era un padre.

“E verrò anche io” disse Piccolo. “Dopotutto, le Sfere sono una mia creazione, perciò voglio verificare coi miei stessi occhi come il dio drago abbia deciso di contravvenire alle regole che ho dato io stesso”

“È deciso allora” disse Goku. “Andremo noi tre, se per te non è un problema”

Shenron rispose “E sia… te lo avrei consigliato io stesso, non sarà affatto facile distruggere i miei Ricordi”

Goku socchiuse gli occhi, interessato da quella frase.

“Facci entrare, dunque” ordinò Vegeta. Piccolo sbuffò, era proprio da lui muovere fretta quando in realtà non ce n’era.

Bulma si sollevò oltremodo sapendo che c’era ancora una possibilità di riabbracciare i suoi figli.

Ub ascoltò tutto quanto, e, se prima era dispiaciuto dal non essere riuscito ad abbattere Majin Freecell facendo risparmiare dolori e fatiche al suo maestro, era sollevato dall’idea che la minaccia era stata sventata.

Per quel che concerneva accompagnare il Saiyan, qualcosa gli diceva che non avrebbe approvato, in quanto era stanco e appena tornato in vita, così decise di aspettare con gli altri e allenarsi un po’.

“Buona fortuna, Goku” disse solamente.

Shenron dettò le regole del gioco: “Quello che starete per fare va contro ogni regola che Dio mi ha impresso nella mente, perciò consideratelo un privilegio. Non ci sarà mai più una seconda occasione”

Goku ascoltò le stesse parole che aveva pronunciato l’Acqua. Quell’avventura era qualcosa di inedito nel vero senso della parola.

“Dovrete sconfiggere ogni singolo mostro che troverete sulla vostra strada, che in realtà è circolare, infatti avete messo le Sfere proprio in questo modo. Per ogni sfera, c’è un Drago appartenente che vi metterà i bastoni fra le ruote in quanto state infrangendo il suo domicilio, ma ritengo che avete la potenza sufficiente ad abbatterli tutti. In questo modo io dimenticherò chi ho resuscitato e farò tornare in vita i vostri compagni”

“C’è solo una condizione da rispettare” proseguì il drago, incombente.

“Quale?” chiese Goku.

“Il contraente deve impegnarsi a non perdere nessuno dei suoi compagni per strada, oppure il compagno perduto sarà costretto a vivere in me per sempre, senza possibilità di un Aldilà né di morte”

“Quindi resterei imprigionato dentro di te? Ed è possibile quindi che una volta che ti dovremmo evocare di nuovo, potrei comparire con te?” chiese Vegeta.

“Precisamente, o penso che sia così” rispose Shenron. “Nel caso morissi, diventeresti anche un dio Drago… ma non credo che saresti disposto ad esaudire tutti i desideri a chicchessia, quindi cercate di non morire”

Vegeta sbuffò: come mai lo conoscevano tutti?

Shenron si spostò all’indietro e attivò una specie di vortice d’oro al centro delle Sfere. Era una fortuna che non ci fosse nulla dentro quell’anello.

“Coraggio, entrate. La speranza ci aspetta all’interno, a meno che non vogliate rinunciare. In questo modo avrete la mia stima per non avermi fatto cambiare le regole”

Goku ridacchiò ed entrò senza esitare, così come Piccolo ed infine Vegeta.

“E tu, Shenron? Cosa farai?” chiese Bulma.

Il drago rispose “Aspetterò che finiscano, dopodiché li espellerò con tutti gli altri tornati in vita, dopotutto il desiderio è quello”

Così rimasero tutti in attesa, nella noia silenziosa, angosciosa e gelida del Palazzo di Dio.

Nel frattempo, Goku, Vegeta e Piccolo, dopo alcuni minuti di caduta dove vennero investiti da una luce dorata molto forte, arrivarono in un luogo quasi incantato.

“Questa dunque è la casa del dio Drago?” chiese Piccolo.

Si trovavano davanti a un prato verde, sormontato da un cielo d’oro e in lontananza alcune montagne.

Avrebbe potuto essere pianeggiante del tutto, sennonché un grande sentiero lastricato partiva dai loro piedi e percorreva in circolo l’intero piano, tanto che non se ne riusciva a vedere l’estremità ad occhio nudo.

Riuscivano a vedere una casa a forma di Sfera a destra e un’altra a sinistra, quindi presumibilmente il sentiero era intervallato da quegli edifici per tutto l’anello.

Si girarono: a rigor di logica, avrebbe dovuto essercene uno anche dietro di loro, e in effetti una grande casa a forma di sfera bianca riportante una stella blu si ergeva più imponente del previsto.

“Mi sembra incredibile che questo posto sia portatore di disastri... si sta così bene, non c’è nemmeno vento, ma queste specie di lucciole d’oro ti mettono davvero pace” commentò Goku.

“E invece i Draghi sono davvero ostili”

Una voce roca uscì dall’edifico alle loro spalle.

Un drago sviluppato, ritto in piedi e bianco come il latte, li guardava torvo.

Alla schiena, una serie di spuntoni blu scuro che non promettevano nulla di buono.

“Siete qui per la Rivoluzione delle Sfere, vero? So tutto della vostra missione… ma saperlo e farvelo fare ne corre parecchio! Il mio nome è Li Shenron, e non vi sarà facile sconfiggermi! Seguitemi!”

Goku, Vegeta e Piccolo seguirono il mostro dentro l’edificio.

“Non promette nulla di buono… hai sentito l’aura di costui? È fenomenale!” commentò Piccolo.

“Tanto non dovrai fare nulla tu, Piccolo… sarò io a sconfiggerlo” disse Vegeta.

“Piantatela, voi due” disse Goku. “Qui nessuno sconfigge nessuno se non alla fine di uno scontro come si deve” li ammonì Goku, poggiando uno stivale sul secondo gradino. Aveva ancora indosso le vestigia degli dei Kaiohshin, non avendo avuto il tempo di cambiarsi.

Entrando, se si aspettavano una camera simile ai camper, furono delusi: si ritrovarono catapultati in uno scenario triste e squallido, con un’immensa distesa di spuntoni a farla da padrone.

Sopra di loro, il cielo si colorò di blu scuro. Sembrava un’altra dimensione, rispetto quella d’oro che si erano lasciati alle spalle.

“Ogni Drago ha diritto a un Campo di Battaglia personalizzato, e il mio è questo. Che ne dite?” disse Li Shenron.

“Fa schifo!” disse pronto Vegeta, proprio per conquistare la sua simpatia.

“Fra poco finirai di fare il gradasso e verrai rapito!” tagliò corto Li Shenron. “A meno che non sia Son Goku a combattere per primo”

Goku si voltò verso i suoi compagni. “Lasciate che sia io a occuparmi di costui”

Vegeta sbuffò “Fa’ come ti pare, a patto che non abbia bisogno ancora dell’Acqua Sacra per fermarlo”

Goku ridacchiò. “Sarò io il tuo avversario!”

Li Shenron leccò le labbra in un gesto osceno. “Proprio come speravo, Son Goku! Lascia che ti illustri il regolamento! Come vedi siamo in un’immensa distesa di spuntoni. È impossibile rimanere in piedi sopra essi ed è altrettanto impossibile finire fra uno e l’altro, poiché sono così fitti e appuntiti che chiunque cade viene dilaniato dalle ferite e potrebbe anche lasciarci le penne, se non fossimo al’interno delle Sfere! In questo caso, ritieniti fortunato, il tuo spirito aleggerà sulle Sette e non avrà più possibilità di essere richiamato in vita… quindi è come se fossi morto, ma in realtà è soltanto una prigionia eterna!”

“Un destino peggiore della morte…” disse Piccolo.

“Aahahah, davvero, Piccolo! E ora… diamo inizio alle danze, se ti va!” disse il drago.

Goku annuì. “Certo che mi va, non vedo l’ora di riabbracciare i miei figli che tenete rapiti! Sappi che dopo Majin Freecell non ho più paura di nessuno!”

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Capitolo 32
*** Il Drago della prima stella ***


Goku contro Li Shenron.

Uno scontro che si preannunciava emozionante.

“Dunque tu sei il guardiano della Prima Stella, eh?” chiese il Saiyan.

“Non mi sembra il momento di fare conversazione…” rispose il suo interlocutore. “Comunque sì, e sappi che ho il controllo di tutto ciò che vedi, quindi per te non sarà facile come auspicato, anzi non mi stupirei se il vostro viaggio si concludesse qui!”

Goku ridacchiò. “Dite tutti così…”

Piccolo non ricordava di aver fabbricato Sfere molto antipatiche, anzi Shenron sembrava molto cordiale.

Nel frattempo, Ub era tormentato dal dubbio.

“Cosa ti succede? Sei tornato in vita, eppure non sei molto felice…” chiese Bulma, che aveva preso in simpatia Ub, seppure aveva smesso di frequentare Bra.

“Ecco… dovrebbero tornare in vita solo i morti uccisi da mano altrui, ma io sono morto di infarto. La ritengo un’ingiustizia che sia vivo io e invece i vostri cari sono ancora nell’Aldilà a penare”

Bulma non poteva credere di avere davanti un ragazzo più puro di Goku, ma fu Dende a rispondere: “Ritengo che il tuo infarto sia dovuto allo sforzo eccessivo del Kaiohken, ma è vero anche che se non ci fosse stato Majin Freecell non saresti stato costretto a sforzarti così eccessivamente, pertanto è come se ti avesse ucciso lui. Ecco perché sei tornato in vita, se ti fosse venuto un infarto in maniera naturale avresti avuto ragione tu”

Ub annuì, rincuorato. Bulma mise la questione su un piano che poteva capire: “Ma perché hai lasciato mia figlia?”

Ub non le seppe rispondere. In realtà, era Bra ad aver lasciato lui, ma cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non sarebbe mai cambiato.

Tornando a Li Shenron, stava rispondendo alla provocazione di Goku. “Diciamo tutti così, è vero, ma io ho la consapevolezza, cosa che eventualmente gli altri tuoi avversari non hanno avuto! E così ti sconfiggerò!”

Espanse la sua aura: lo scontro era cominciato ufficialmente.

Ogni centimetro del suo corpo tremava leggermente, segno che la sua potenza traboccava genuina.

“Non stava mentendo… ha una forza davvero mostruosa!” commentò Piccolo.

Goku invece lo osservava molto concentrato, poi gli venne un’idea. “Vegeta! Crea un’Onda Bluetz!”

Il re dei Saiyan chiese lumi al namecciano. “Muso verde! Qui si possono creare lune?”

Il maestro di Gohan rispose lentamente. “Non so… potresti provare, se non vado errato,  l’Onda Bluetz a contatto con l’ossigeno esplode, quindi non dovrebbero esserci problemi a crearla e fare di lei una luna”

Il padre di Trunks e Bra sapeva che senza il Super Saiyan di Quarto Livello non sarebbero andati molto lontano, ma gli seccava dare una mano a Kakaroth.

“Un giorno di questi gli insegnerò come si fabbrica un’Onda Bluetz…” si ritrovò a pensare, quasi vergognandosene, ma per quell’occasione avrebbe fatto un’eccezione alla regola e lanciò la sfera che permetteva i Saiyan di trasformarsi.

Goku la guardò all’istante e iniziò il solito lungo processo che portava al Super Saiyan IV, l’ultimo livello disponibile, per il momento.

Dopo lo scorcio del Quinto, il Quarto sembrava troppo debole, ma per il momento dovevano accontentarsi.

Sempre per il momento, perché questo scontro era solo un prosieguo cinico della lotta contro il demone degli Inferi, il quale si sperava fosse tornato dalle sue parti.

Goku e Vegeta si trasformarono in sincronia, avendo entrambi la stessa forza.

“Ti sei trasformato anche tu, vedo” commentò Piccolo.

“Esatto” rispose Vegeta. “Non voglio che rimanga indietro rispetto a quel guerriero infimo che risponde al nome di Kakaroth”

Goku non perse altro tempo e sparì alla vista, cercando di colpire Li Shenron, ma una grossa scarica elettrica lo colpì e lo fece cadere verso gli spuntoni, ma in realtà il figlio di Bardack capì di non aver troppi danni e si fermò appena in tempo.

“Bastardo… perché mi hai colpito con poca potenza?”

Li Shenron rispose inespressivo: “Volevo illuderti un po’… mi fa piacere che ti sia accorto del mio inganno, ma adesso non è più tempo di giocare! Vediamo se riesci a evitare questi!” si girò e lanciò degli spuntoni di energia affilati quanto quelli che Goku aveva dietro, ma il Saiyan usò ancor ala super velocità e si portò davanti il nemico.

“Appena in tempo… sei davvero pericoloso!”

Goku lo stava lusingando, ma dentro di lui aveva il sospetto che chi aveva di fronte non era un granché.

Li Shenron ridacchiò, utilizzò la tecnica dell’immagine residua per illudere Goku e portarsi dietro di lui, pronto per colpirlo con un colpo a due mani, ma il Saiyan se ne accorse appena in tempo e  bloccò quegli arti così pericoloso, poi con una ginocchiata lo colpì allo stomaco piegandolo in due dal dolore.

“Non sei un granché” disse Goku.

“Certamente…. Non sei un granché… il… il tuo corpo non mi ha fatto niente”, disse Li Shenron, con gli occhi fuori dalle orbite e un po’ di sangue fuori dalla bocca.

“Questo lo reputi niente?” chiese Goku. “cavolo, allora dovrò pestarti per bene per farti ammettere la tua inferiorità”

Vegeta si stupì alle parole di Kakaroth. “Certo che è molto determinato… non si sarebbe mai permesso, in un’altra occasione, di sbeffeggiare così il suo avversario, consigliandogli al massimo di allenarsi di più”

“Evidentemente la posta in gioco è troppo alta per lasciare spazio alla magnanimità” commentò Piccolo.

Ma Li Shenron non poteva accettarlo, espanse la sua aura ancora una volta e fece cadere sul campo di battaglia una serie di fulmini violentissimi, che stavolta impegnarono Goku affinché li evitasse tutti.

Approfittando della distrazione di Goku, Li Shenron si scagliò contro di lui con un pugno elettrico violentissimo, che andò a schiantarsi sull’addome del Saiyan, esplodendo in una forza inaudita.

 Non aveva ancora finito, tuttavia: il drago alzò le braccia e gli scagliò contro una sfera elettrica ad alto tasso negativo.

“Per te è finita, Son Goku! Morirai per aver sfidato il dio drago della prima stella!” annunciò, e un’altra esplosione seguitò la precedente, non lasciando a Goku il tempo di schivare né parare.

Sembrava fatta per il drago.

“Ma allora che senso ha non esibire tutta la forza sin dall’inizio? Mi sa che Kakaroth ha sottovalutato l’impegno…” disse Vegeta, guardando i palmi delle sue mani: se lui non ce l’aveva fatta, nemmeno il re dei Saiyan avrebbe avuto molte speranze.

Ma poi successe un fatto inaspettato: un’enorme raggio rosso distrusse l’enorme polverone che anora emanava scariche elettriche, diretto verso Li Shenron, che venne colpito in pieno.

Di lui non rimase alcuna traccia, ma Goku tornò dalle nubi vivo e vegeto, senza alcun danno apparente.

“Fuori uno… non credo servano molte spiegazioni in questo senso”

“È vero, ma adesso dovremmo uscire, e la porta è bloccata” disse Piccolo.

A quelle parole, un violento terremoto devastò il campo di battaglia.

 Li Shenron era stato sconfitto, ma a quel che pareva la Sfera di cui era guardiano aveva deciso di vendicarsi, distruggendosi da sola.

Shenron, che era sempre rimasto al Santuario di Dio, commentò “Hanno sconfitto il primo drago”

Bulma sorrise gaudiosa. “Davvero? Allora ne restano solo sei!”

“È solo il primo round… ci saranno avversari terribili uno dopo l’altro” disse Ub. Adesso rimpiangeva la scelta di rimanere con gli altri ad attendere il buone sito degli eventi. Il suo Kaiohken sarebbe stato utile. Non aveva nemmeno la voglia di allenarsi, per quanto agitato era.

Goku osservò attentamente la porta, sembrava molto massiccia.

“Maledizione! Proverò a colpirla ai cardini!” caricò il pugno destro, ma sentì che il braccio si bloccò a causa di una mano che lo teneva impegnato.

“Chi osa…? Ancora tu? credevo di averti sconfitto!” esclamò Goku, inorridito da quell’orrenda visione.

Li Shenron, con metà corpo disintegrato e l’altra metà a pelle aperta, lo guardava con occhi spiritati e vogliosi di sangue.

“Non mi fermerai mai, Son Goku” disse il pericoloso guardiano.

“Conviene che ti salvi anche tu, questo posto sta per crollare!” osservò il Saiyan, ma Li Shenron scosse la testa. “Ricordati che sono a casa mia, è ridicolo che possa morire proprio sotto il mio stesso tetto”

Evidentemente nessuno gli aveva parlato degli incidenti domestici, ma non sarebbe stato Goku a farlo.

Goku tolse con uno strattone il suo braccio dalla morsa dell’essere e lo colpì con un violento colpo a  due mani, che lo fece precipitare fra gli spuntoni.

“Ben ti sta, maledetto!” poi tornò alla porta, ma notò che era stata aperta.

“Chi è stato?”, Vegeta alzò il dito, di spalle e pronto per uscire da quel luogo malefico.

Goku sorrise. Aveva ancora degli amici.

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Capitolo 33
*** Troppo facile ***


Usciti dalla casupola, Piccolo chiese ad alta voce, sperando che qualcuno gli rispondesse: “Ne abbiamo sconfitto uno, è vero?”

Shenron, da fuori campo, rispose: “Confermo la sua disfatta… la Sfera della Prima Stella è stata purificata. Scegliete ora il passaggio che più vi aggrada”

In effetti, il percorso si biforcava in due sentieri con in mezzo un grande prato verde. In lontananza, due casette.

“Ho un’idea per sbrigarci: Vegeta andrà a sinistra e io e Piccolo andremo a destra, ma ciascuno avrà un drago da sconfiggere”

Vegeta annuì “Sono d’accordo, ma perché io dovrei andare a sinistra e non dove cavolo mi pare?”

Goku rispose secco “Perché a destra c’è la casa con le Quattro Stelle”

“Come fai a saperlo?” chiese il padre di Trunks e Bra perplesso. Da quella distanza non era possibile scorgere il numero delle stelle di ogni casa.

“Perché ho osservato per dieci minuti buoni la disposizione delle Sfere che ho messo io stesso per i desideri, e so che la Sfera dalle Quattro stelle si trova a sinistra, la prima dopo l’opposto” rispose Goku, cercando di ricordare.

“Ho capito… quindi vuoi essere tu a purificare la Sfera di tuo nonno” concluse Vegeta. “D’accordo, te lo lascerò fare, a patto che chi incontrerò io sarà alla mia altezza, mi seccherebbe vincere troppo facilmente”

“Non sta a me decidere, ma come ti capita” disse Goku laconico, e si divisero.

Decisero di volare invece di andare a piedi, poiché risultava molto più comodo e veloce.

“Ok, io mi prendo la sfera delle tre stelle, mentre tu Goku prenderai quella da cinque” propose Piccolo. Sembravano due casette esattamente identiche, tranne forse per il numero delle stelle blu sul muro bianco.

Era straordinario come al di fuori erano gialle con la stella arancione e invece nella dimensione craata dalla fantasia del dio drago erano di tutt’altro colore.

Vegeta aveva incontrato invece la casa della Sfera a sette stelle.

“Mmmh… sette stelle… credo che sarà il più forte del lotto, no? In effetti, avere una sola stella è sinonimo di mediocrità, se non proprio essere dei vermi striscianti”, entrò con un fremito.

Nel frattempo, Piccolo non aveva paura dei vermi striscianti, così entrò con estrema flemma, spingendo delicatamente la porta di legno che si trovava davanti.

Davanti a lui un’enorme distesa polare, inframmezzata da alti cumuli di iceberg e crepacci a grande profondità. Il tutto non aiutato dal clima, molto rigido e tempestoso.

Piccolo ci era abituato, ma uno come Goku avrebbe notato la differenza di temperatura. Per fortuna, non vi era.

Non fece neanche tre passi che una spinta ventosa più forte gli fece perdere l’equilibrio e schiantarsi contro una di quelle montagne.

“Maled… costui è pericoloso!” commentò il namecciano.

“Non mi sono neanche fatto vedere e sei già a terra? Eeheheh… piacere, sono San Shenron, il custode della Sfera a Tre stelle. Inutile dire che avete avuto molta fortuna con quel presuntuoso di Li, ma con me non avrete… ehi, dove sono gli altri?” esordì la San Shenron, accortosi solo in quel momento di aver ospite solo Piccolo.

“Ci siamo divisi per eliminarvi prima” spiegò il Namecciano, togliendosi la brina dalla pelle. Era dolorosissimo.

“Maledizione, c’è più freddo che nella Stanza dello Spirito e del Tempo” pensò fra sé Piccolo. “Ma non importa, meno male che ci sono io qui. Devo dire che la fortuna sta forse girando dalla nostra parte: Shenron che ci concede di esaudire un desiderio già espresso, io che scelgo la camera più adatta… insomma, sono fiducioso del fatto che gli Inferi non la spunteranno”

“Ci state sottovalutando, eh?” riprese San Shenron. “Peggio per voi, vi elimineremo con molta serenità”

Piccolo non sapeva cosa rispondere, quindi  preferì concentrarsi su sé stesso e raccogliere le forze che sicuramente aveva.

Il Saikyou No Senshi, ovvero la Forza Nascosta Mistica risvegliata dal Sommo Kaioshin, aveva bisogno di continue cure e profondi allenamenti per continuare ad avere l’effetto originale, oltre naturalmente a grandi sforzi mentali per accrescerla. Era più incontro/scontro col proprio corpo che esercizi meramente atletici.

In ogni caso, gli bastò raccogliere la propria forza per tornare alla massima potenza.

“Sono pronto per batterti” disse Piccolo, ignorando quindi le ultime parole del drago che aveva di fronte.

“Ah, sì? Bene, non vedo l’ora!”, egli espanse la propria aura e cominciò a vorticare su sé stesso.

“Se mi tocchi, verrai congelato! Se ti tocco, verrai congelato! Mi chiedo come ne uscirai!” disse, ma Piccolo non aveva certo paura di una mossa come quella, così preparò la Chobaretsumaha e la scagliò contro, ma San Shenron, dimostrando riflessi perlomeno adatti all’avversario, si scansò all’ultimo momento e lo colpì alla schiena, poi, approfittando del fatto che Piccolo stava precipitando, si fuse col ghiaccio per poi riapparire dal terreno, sparandogli addosso un raggio energetico molto freddo, in modo da bloccarlo per sempre in un blocco impenetrabile.

“Ecco… è stato troppo facile. Mio caro Namecciano. credo che tu abbia sottovalutato un po’ troppo la sacra stirpe degli dei Draghi. Noi non siamo, come credi tu, alla mercé del primo venuto che ci raduna ed esprime il suo desiderio egoista ed egocentrico, ma abbiamo un orgoglio, un orgoglio nato da secoli di rispetto leggendario! Perciò preparati ad assaporare la nostra vendetta, rimanendo imprigionato qui per sempre!”

Piccolo uscì dal blocco con estrema naturalezza, distruggendo la caLotta senza sforzo apparente.

“Sai, ero curioso di provare cosa succedeva dentro un blocco di ghiaccio” affermò sarcasticamente “e devo dire che non mi piace per niente. Ciò che hai detto è frutto di un delirio che nemmeno io riesco a concepire. Io non vi ho creati perché vi vantiate!”

San Shenron rispose “Ci ha creato Dio, non Piccolo”

“Io sono Dio e anche il grande Mago Piccolo” ribatté il maestro di Gohan. “Eravamo un’unica entità e adesso ci siamo riuniti”

“Interessante…” fece San Shenron, anche se non lo pensava. “Resta il fatto che morirai!”

Sparì con la super velocità e fece per attaccarlo frontalmente, ma Piccolo parò il suo pugno con l’avambraccio, si abbassò di scatto e con lo stesso avambraccio lo colpì allo stomaco, per poi spedirlo lontano con un poderoso calcio destro.

Doveva dire che la portata di quel colpo era ammirevole: San Shenron distrusse una, due, tre montagne con la sua traiettoria, per poi schiantarsi su una quarta lasciandole comunque una grande crepa.

Piccolo si portò di slancio dov’era atterrato il suo avversario per sbeffeggiarlo. “Allora? Non ridi più?” chiese.

Il drago tossicchiò un po’ di sangue azzurro. “Non credere che abbia vinto… ti polverizzerò col potere del ghiaccio! Sappi che io sono un drago di ghiaccio e questo ambiente è l’ideale per me! Nessuno è mai uscito vivo da qui!”

“Solo perché non è venuto nessuno” puntualizzò con enfasi il namecciano, evitando a braccia conserte tutti i colpi che gli pervenivano.

Alla fine, il drago perse la pazienza e creò una grande sfera azzurra.

“Questa non la puoi evitare!”, la scagliò a distanza ravvicinata e come previsto il bersaglio fu colpito in pieno, e cadde a terra.

“Aahahah! Che fai, non ridi più?” lo canzonò San Shenron. “Chi la fa, l’aspetti, d’altronde!”

Scese in picchiata per distruggerlo con un pugno appesantito da un grande blocco di ghiaccio per romperlo sul povero corpo del muso verde, ma quest’ultimo, apparentemente senza danni, aprì gli occhi giusto in tempo e rotolò verso destra, per non essere colpito; e tornando in piedi e approfittando della posizione dell’avversario, rispose con una ginocchiata alla schiena che lo fece cadere a terra.

“Sei troppo scarso” disse Piccolo.

“Dici, eh? Perché non ho utilizzato tutta la potenza, finora” ribatté San Shenron, ansimante e ferito in più punti. Se davvero non avesse usato tutta la forza, non sarebbe stato così esausto come si presentava.

Piccolo rispose dunque  “Usala dunque, e poniamo fine a questa pagliacciata”

San Shenron divenne solo più grosso, purtroppo per il maestro di Gohan.

“Sei patetico… non è la dimensione che ti porterà alla vittoria… io parlavo di forza.” Osservò Piccolo, vedendo che adesso il drago era alto più di cinque metri.

“Taci! Adesso morirai schiacciato dal mio gelido furore!” urlò dall’alto  San Shenron, che cominciò a muoversi dannatamente per colpirlo, ma Piccolo era palesemente più veloce“Come colpire una mosca” disse Piccolo, schivando fra un pugno e l’altro. “Non sai mai dove potrebbe guardare né dove potrebbe andare, eppure ronza sempre attorno a te in maniera talmente fastidiosa che è frustrante non riuscire a prevedere le sue mosse!”

E in effetti, nonostante la grande potenza dei colpi, il drago azzurro non riusciva a colpirlo, mentre Piccolo schivava con leggerezza, con la stessa leggerezza dell’insetto da lui citato.

“Mi sa che è il momento di farlo fuori… sono davvero insoddisfatto di questo scontro, e fra l’altro abbiamo Gohan da salvare”

Lasciò passare un ennesimo pugno e si allontanò per inquadrarlo meglio.

“Stai forse scappando? Ti prenderò!” disse il drago, e tirando il fiato stava cercando di sicuro un potente raggio congelante che sarebbe stato difficile evitare senza conseguenze.

Così Piccolo si mise premura da solo e preparò il Makankosappo, per contrastare quel raggio furioso, che si stava preannunciando come il più gelido della storia.

“MAKANKOSAPPOOOOO!” . Il raggio a vite senza fine partì imperioso dalle due dita e respinse senza troppi sforzi il suo avversario, che impietrito come se fosse stato congelato lui non riusciva a ribaltare la situazione.

Il Makankosappo si stava avvicinando pericolosamente.

Se venisse  coinvolto, non rimarrebbe di lui un solo atomo. Conveniva scappare.

Ma qualcosa lo tratteneva;: non sapeva bene cosa, ma era sicuro che in quel momento non poteva muoversi e trarsi in salvo, osservando la vite senza fine diretta al cuore. Al suo cuore.

Il Makankosappo, il Cannone di Luce Penetrante, un colpo terribile che era in grado di perforare persino il diamante.

San Shenron non ebbe possibilità di evitarlo, oppure non aveva voluto, impietrito com’era dalla sorpresa e dalla paura.

“Troppo facile” disse Piccolo, deluso. Uscì dalla cupola e si mise a cercare Vegeta, dando fiducia quindi a Goku, che nel frattempo era già entrato nella casa della Sfera a cinque stelle.

“Sono proprio curioso…” si disse Piccolo. Voleva vedere tutti i draghi in faccia.

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Capitolo 34
*** Acqua, Fuoco e Aria ***


Dalla parte opposta, Vegeta, il mancato re dei Saiyan, entrò con un fremito dentro la casa a sfera contenente il guardiano dalle sette stelle.

D’altro canto, non avrebbe mai potuto sapere chi invece Goku avrebbe incontrato entrando nella casa a cinque.

Aprendo la porta, si ritrovò di fronte quella che sembrava la stessa arena in cui aveva affrontato Vegeta la prima volta che lui era sbarcato sulla terra.

Era aspra e desertica, piena di gole e altipiani: insomma, un posto non facile per combattere, perché bastava nascondersi e azzerare l’aura per sparire a ogni tipo di radar.

Una leggera brezza calda arrivò in faccia al Saiyan, concentrato più che mai a sconfiggere il nemico.

Che tardava ad arrivare.

“Dove sei? Non dirmi che hai paura? Oppure sei tu il mio nemico?” chiese il Saiyan all’arena.

Dopo qualche secondo, arrivò un essere talmente brutto da sembrare una specie di non si seppe mai bene cosa dal colore porpora.

“E tu saresti un drago?” chiese il figlio di Bardack.

“Esattamente, e ti consiglio di non fare dell’ironia, o potresti subirne le conseguenze!” disse quello. “Il mio nome è Uh Shenron e naturalmente anche colui che ti ucciderà molto lentamente” , si mise in posizione di combattimento.

“D’accordo Uh…” disse Goku.

“Uh Shenron!” lo corresse.

“Come vuoi che ti chiami” tagliò corto. “Morirai esattamente quanto gli altri!”

“ Anche se so utilizzare i tre elementi fondamentali?” chiese il drago, creando tre sfere di colore diverso.

“Alla mia destra si trova una sfera d’Acqua, al centro una di Fuoco e a sinistra una Sfera d’Aria. Tutte e tre letali! Mi chiedo come tu possa schivarle!”. Detto quello, le lanciò senza alcuna pietà verso il Saiyan, che però rimase immobile e le prese tutte e tre al volo, come se gliele volesse passare.

“Grazie mille” rispose Goku. “Non credo che serva a nulla rispondere e quindi le distruggerò!”. Lo fece per davvero.

Uh Shenron ridacchiò. “Non illuderti! Era solo un test per vedere quanto eri forte! Hai già eliminato Li, e quindi non ti sottovaluto, ma sappi che alla fine uscirò vincitore da questo scontro!”

Batté le mani e si scatenò una violenta corrente d’aria calda che trascinò con sé tutto quello che trovava.

Goku si riparò con le braccia, ma venne risucchiato lo stesso dal vortice.

“Urca! Che bravo, non riesco a controllarmi!” fece sarcastico, ma Uh Shenron non colse quel sarcasmo.

“Te l’avevo detto, io” disse Uh Shenron. “Morirai qui, e fra pochi istanti!” ; si scagliò su di lui per colpirlo con veemenza, ma Goku si scansò all’ultimo momento, lasciando che fosse solo Uh Shenron a essere coinvolto nel ciclone, ed essere quindi colpito.

Uh Shenron si rialzò a fatica, neutralizzato dal suo stesso colpo.

“Te la sei cavata, eh? Con la Tecnica dell’Aria… ma ti avverto, non sarà così semplice liberarsi del…”

“Del…?” chiese Goku.

“FUOCO!” Uh Shenron aprì la bocca in maniera sproporzionata alla sua statura e circondò il Saiyan con alte fiammate.

“E allora?” chiese ancora Goku con aria di sfida.

“E allora… mi alzerò!” prese quota e attaccò il figlio di Bardack caricandosi di fiamme, convinto che lo avrebbe colpito e dato fuoco dopo l’impatto.

Goku però si alzò appena in tempo e, postosi dietro di lui, lo colpì con un claico che lo fece tornare fuori dal recinto di fuoco, dopodiché uscì anche lui e con un violento spostamento d’aria spense ogni fiamma.

“Ho superato anche la prova del fuoco, vero?” disse.

Uh Shenron non la prese bene.

“Grrr… me la pagherai!”, si avventò su di lui con un pugno fiammante, ma Goku lo scansò senza problemi, così come un calcio destro e una gomitata. Sembrava troppo veloce per il drago guardiano della quinta sfera.

“Bastardo! Fatti colpire, se ne hai il coraggio!”

Goku rimase fermo e immobile.

“Uhuhuhu… non credevo fossi così stupido, eppure mi hanno parlato di te con terrore!”, allargò le braccia e creò un duplicato di sé stesso fiammante, che si scagliò contro il padre di Gohan e Goten per intrappolarlo e dargli fuoco come uno stoppino dentro una candela, ma il bersaglio in realtà era soltanto un’immagine residue, quando in realtà il vero Goku era dietro Uh Shenron intento a colpirlo con un colpo di karate alla nuca, che lo fece svenire.

“Non sei alla mia altezza… sto cominciando a pensare che non ci sono draghi davvero forti, oppure è il Quarto Livello che è troppo per voi”

Il drago delle cinque stelle si rialzò a fatica.

“Dannazione… devo ammettere che ha ragione! A questo punto avrebbe dovuto essere rantolante a terra a chiedermi pietà, invece è dietro di me pronto per colpirmi ancora, finché non sarò io a chiedere pietà a lui! È semplicemente assurdo!”

Si voltò a guardare il suo avversario in faccia.

Era imperscrutabile, ma sapeva che Goku era lì per riprendere i propri  figli e amici assassinati da Majin Freecell: non sarebbe stato difficile accondiscese a quella sua richiesta, ma per nessuna ragione al mondo Shenron avrebbe fatto resuscitare due volte le stesse persone, quindi era più che mai intenzionato a fermare Goku in quella barbarie contro natura.

“Non hai ancor avinto” disse Uh Shenorn. “Ti farò assaggiare la polvere con la prova dell’Acqua!”

Trasse un paio di respiri profondi e alzò il braccio destro, come a voler creare un Kienzan, ma d’acqua invece di energia.

“Ti consiglio di non sottovalutare questa potenza!”, lo scagliò e Goku si scansò come previsto, ma il Kienzan d’acqua tornò indietro e impattò sula faccia del Saiyan, che non si aspettava di essere intrappolato.

Adesso doveva trattenere il respiro, altrimenti sarebbe annegato.

“Voglio proprio vedere quanto riesci a resistere, nel frattempo che tu trattieni il respiro io ti attaccherò con i Pugni di Fuoco!”

Uh Shenron sapeva bene che nessun essere umano avrebbe potuto sopportare una tale pressione d’acqua, senza soffocare, quindi di conseguenza anche le propriteà fisiche sarebbero venute meno e pertanto sarebbe stato più facile colpirlo.

Così si avventò su di lui, sicuro che stavolta avrebbe sentito tutti i colpi, ma Goku continuava a schivare e scansare senza accusare la minima fatica.

“Maledizione!” commentò, e scagliò un’altra fiammata, ma quando Goku schivò ancora ne scagliò un’altra con l’altro braccio, sicuro che stavolta avrebbe fatto centro con la tattica ad esca, tuttavia il marito di Chichi evitò anche quella con il Zanzoken, e venne colpito da dietro con una gomitata alla schiena che lo atterrò ancora.

Al che, Goku decise di porre fine a quella pantomima e si liberò della sfera d’acwuache teneva intrappolata la sua faccia.

“Avrei potuto stare sott’acqua per molto altro tempo, ma mi scoccia illuderti” commentò il Saiyan, pronto per il colpo di grazia.

“No, aspetta! È impossibile che tu sia così forte!”, Uh Shenron espanse la sua aura e si avventò ancora sull’avversario, colpendolo con una tempesta di pugno all’addome.

Goku decise di non scansarsi e li prese tutti, non accusando il minimo dolore.

Tuttavia, era Uh Shenron a sentire le nocche distruggersi contro quei peli,ma nonostante il dolore che arrecava, continuava a tempestare di pugni, nella speranza che si indebolisse.

Alla fine, dovette desistere, in quanto le mi erano inutilizzabili e piene di fratture.

“Per te è finita. Sai, sono molto deluso” disse Goku. “meglio per me, mi faciliti il compito che devo svolgere!”

La sensazione d’impotenza insita nel drago non poté che acuirsi.

“Non è ancora finita. Seppur i miei pugni mi fanno malissimo, posso ancora usare molte altre parti del corpo!”. Aprì le ali e le agitò verso Goku, che però non si mosse di un centimetro. Eppure, in altre occasioni avrebbe spazzato via chiunque.

“Grrr… mi stai prendendo in giro! Soffri! Fatti male! Implorami clemenza!” urlò Uh Shenron, come se Goku lo avrebbe ascoltato.

“Non lo farò solo perché me lo dici” disse Goku. “Posso anche risparmiarti, ma tu arrenditi!”

“Invece no, dovrai eliminarmi!”, ormai Uh Shenron era in preda all’ira, creò un’enorme sfera di fuoco e si avvicinò verso di lui, per farla esplodere il più vicino possibile, contando sul fatto che se anche il Saiyan sarebbe stato capace di schivare anche quel colpo sarebbe rimasto coinvolto comunque nel’esplosione.

“Bomba di Fuoco definitiva!” disse uh Shenron, con una nota di disperazione nella voce, e l’esplosione non tardò ad arrivare.

Ma non era stata causata dalla bomba di fuoco, bensì dalla Kamehameha Forza Dieci.

Uh Shenron si distrusse ancora prima dell’impatto.

“Ho aspettato anche troppo… e anche questa è fatta! Speriamo che Piccolo ce l’abbia fatta!”

Uscì dalla Sfera e vide che in quella accanto non era rimasto più nessuno.

“Uhm… che sia finita in un pareggio? Come si fa a capire hi ha vinto?”

A quella domanda, la voce di Shenron riapparve fuori campo.

“Non temere, Piccolo ha concluso felicemente la sua missione e ha deciso di dare una mano all’altro Saiyan, Vegeta”

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Capitolo 35
*** Forza, Vegeta! ***


Vegeta era dunque entrato nella casa a Sette stelle.

“Che strano posto… non c’è un accidente! C’è solo questa immensa distesa di sabbia che mi da fastidio!”

E in effetti, dune e dune di granelli si disperdevano a vista d’occhio. Non sembrava il miglior posto per combattere.

“C’è nessuno qui?” chiese il marito di Bulma, mettendo i piedi sulla sabbia.

In quella, un paio di mani bloccarono il Principe.

“Ma che cazz…”, non appena lo disse, affondò sotto la sabbia.

Si trovò in una galleria, che di lì a poco si sarebbe diramata in altri sentieri.

“Chi mi ha trascinato qui sotto? Rispondi, o distruggerò tutto senza nemmeno averti visto in faccia!” minacciò Vegeta.

“ Uhuhu… calma, Vegeta, principe ereditario dei Saiyan. Io sono Chi Shenron, per distruggerti!” disse una voce calma e raffinata.

“Maledetto bastardo! Mi hai trascinato qui con la forza e adesso ti nascondi! Che c’è, hai forse paura del mio immenso potere?”  fece il Saiyan sardonico.

“Uhuhuhu… no, è solo che se sopra la sabbia forse avevi una possibilità, qui non ne hai nessuna! È sempre meglio combattere dove si ha vantaggio, non credi?” ed espanse la sua aura.

Era sempre invisibile, tuttavia la sua presenza era tangibile in qualche modo.

“Cos’avrà in mente di fare?” pensò Vegeta, e nel frattempo tanto per cercarlo prese il sentiero più a destra, solo che all’improvviso un potente pugno stava per abbattersi sul suo addome, parato appena in tempo grazie ai suoi eccezionali riflessi.

“Bastardo” lo apostrofò il Saiyan, notando che il pugno era scomparso così com’era venuto, lasciando il palmo di Vegeta aperto senza parare nulla.

Stava seriamente pensando di espandere la sua aura per colpirlo, ma decise di stare al suo gioco, continuando a proseguire,, con la massima circospezione.

Osservava ogni minimo movimento: non avrebbe dovuto esser difficile scovarlo.

E in fatti, aguzzando le orecchie, notò un vago movimento sotto i suoi piedi: stava di nuovo bloccandolo alle gambe come aveva fatto poco prima.

Ma stavolta il grande Vegeta aveva preso le adeguate contromisure e afferrò i due palmi rosa con estrema forza e finalmente vide in faccia il suo avversario.

“Altro che drago… sembri una talpa” commentò il Saiyan, e in effetti era piccolo, rosaceo e dall’aspetto e le dimensioni di una talpa troppo cresciuta.

“Sarà… ma mi chiamano Drago, perciò so anche sputare fuoco!”, aprì la bocca e colpì vegeta, che dovetet usre una barriera protettiva per non essere coinvolto nell’incendio.

“Allora? tutto qui quel che sai fare?”

Chi Shenron colpì Vegeta alla schiena, visto che si era distratto.

“Mio hai fatto male, sai?”, espanse la sua aura, ma notò sin da subito come i suoi movimenti erano limitati dal cunicolo stretto.

Non c’era nemmeno la possibilità di distruggere quelle mura di sabbia, perché il drago lo impegnava il più possibile con contrattacchi fisici.

“Maledizione… forse non è fortissimo, ma conosce trucchetti per distrarmi e condurre appieno il mio gioco! E va bene, assaggerà il Big Bang Attack!” pensò fra sé il padre di Trunks e Bra, e distese il palmo destro, sogghignando.

“Per te è finita!” Big Bang Attack!”, urlò e subito il raggio di luce dell’attacco si diresse verso il dragone delle Sette Stelle, ma a quello bastò gonfiarsi e respingere il colpo, che rimbalzò sulle pareti e non provocò alcun crollo.

“Maledizione! Come può essere successo?” chiese Vegeta.

Chi rispose “Eheheh… è tutto merito del mio potere speciale”! sono in grado di assorbire la forza degli attacchi gonfiandomi, per questo quella che è sbattuta sulle pareti peraltro solidissime è solo luce! E la luce non ha mai spostato nessun muro!”

Vegeta dovette ammettere che la questione lo stava stuzzicando.

“Se è così, ti finirò con le mie stesse mani! In effetti, c’è più gusto!”, si scagliò verso di lui per conferirgli una serie di pugni veloci, ma Chi Shenron si gonfiò e scagliò il re dei Saiyan dov’era partito non appena affondò il primo gancio.

“Dimenticavo… so respingere anche gli attacchi fisici!”. Detto quello si spostò con la super velocità e colpì Vegeta con una gomitata allo stomaco.

“Ma so attaccare benissimo, come vedi!”

Il suo avversario era piegato in due, ma non era del tutto sconfitto.

Forse non aveva una grande forza, ma era comunque un osso duro. Vegeta sogghignò: la vittoria era nelle sue mani, restava solo da capire come ovviare alle numerose tecniche difensive del drago.

Lo stava osservando avidamente, squadrandolo con disprezzo. Sembrava indifeso, e quello poté solo aumentare il suo nervosismo.

“Sei un vero bastardo, ma non potrai sconfiggermi con quel tipo di colpi” disse Vegeta, sperando di fargli abbassare la guardia.

“Oh, ma io non ho detto che ti avrei finito” disse Chi Shenron. “Non personalmente. Ti ridurrò in briciole senza toccarti. Ti ricordo che qui siamo in un cunicolo sabbioso, senza cibo né tantomeno acqua. Il mio scopo è quello di indebolirti senza mangiare né bene per un periodo sufficiente a farti morire disidratato!”

Vegeta era molto interessato a quella tattica cinica.

“Molto interessante. Saresti stato un vero Saiyan, se solo non saresti morto qui e adesso” disse quest’ultimo, incrociando le braccia e per nulla intimorito da quella prospettiva.

“Ah, sì? Mi chiedo come farai, visto che ti ho dato dimostrazione che non puoi superare i miei ostacoli”

Vegeta rispose “Beh, ma non ho certo scoperto tutte le mie carte”

“Cosa?” Chi Shenron tornò in guardia. Vegeta raccolse energia bluastra e la scagliò verso il drago. Che ebbe molta difficoltà a respingerli tutti gonfiandosi, finendo in ogni caso a terra.

“Il Final Shine Attack è sempre di grande effetto, ma consuma tanto” disse fra sé Vegeta. “Meno male che è caduto… un altro paio e morirà fra atroci sofferenze”

Chi Shenron si rialzò in quel momento.

“Maledetto…” disse. “mi hai colpito, non me l’aspettavo. Adesso la mia vendetta si abbatterà su di te! Ti farò rimpiangere di essere nato!”

Vegeta gli ricordò sardonico “Avevi detto che non mi avresti toccato e stronzate varie!”

Chi Shenron “Promessa revocata!” , si scagliò verso di lui con un calcio, ma il re dei Saiyan lo parò senza problemi, così come un raggio energetico da destra.

Per scollarselo di dosso e portarsi in situazione di attacco, gli fu sufficiente espandere la sua aura, ma con sua grande scorno dovette notare che Chi Shenron si gonfiò per assorbire il colpo.

“Maledizione… è davvero coriaceo. Dovrei trovare un modo per impedirgli di gonfiarsi… ma quale potrebbe essere?”

Vegeta rifletté intensamente, alimentando la sua ira soltanto guardando il suo nemico.

Aveva detto che il Final Flash non avrebbe funzionato, e quindi… ma cosa stava succedendo?

Lui, il grande Vegeta, m,esso alle strette da un essere neanche tanto forte? Impossibile.

Doveva prendere adeguate contromisure.: se non poteva abbattere lui, almeno avrebbe potuto abbattere quella mura, così espanse la sua aura e invece di mirare alla talpa/drago, mirò al cunicolo, che ovviamente si distrusse,., portando entrambi di nuovo all’aria aperta.

“Visto come sono bravo?” chiese Vegeta.

“Eheheh… niente male, davvero. Ma io sono ancora qua pronto per assorbire ogni tuo colpo!” rispose il drago, divertito.

Vegeta si scagliò verso di lui per colpirlo con un pugno, ma il drago lo lasciò affondare nello stomaco gonfiato.

Il problema era che dal pugno stava assorbendosi anche il braccio. E dal braccio, la spalla.

Vegeta iniziò a sudare freddo: per quanto si sforzava, quello stomaco sembravano sabbie mobili.

“Cosa stai facendo, maledetto?”

“Aahahaha! Sapevo che non ti avrei mai sconfitto, così ho deciso di assorbirti!” niente male come idea, no?”

Vegeta ormai aveva solo le gambe fuori, e si concesse una violenta imprecazione inudibile dall’esterno e che non verrà riportata in questo scritto.

Improvvisamente, l’aura di Chi Shenron prese a salire vertiginosamente.

Adesso era davvero temibile, sia in difesa che in attacco. Non sarebbe stato facile abbatterlo: tutto stava in Vegeta e nelle sue capacità in escapologia.

Alla fine della sua metamorfosi, Chi Shenron si voltò dietro di sé: era arrivato un altro “turista”.

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Capitolo 36
*** Intervento di Piccolo ***


Vegeta era rimasto dunque intrappolato dentro Chi Shenron.

Non aveva idea di avergli conferito una potenza inaudita, invece era più interessato a capire dove si trovava.

Era completamente buio, innanzitutto. Non sentiva n caldo, n freddo. Era diverso dall’interno del corpo di Majin Bu, che era perfettamente controllato con i suoi tendini, globuli, nervi, organi interni e muscoli.

Avrebbe sperato forse di trovare anche lì la stessa situazione? Beh, si sbagliava.

Non sembrava nemmeno in piedi su una specie di pavimento, stava proprio galleggiando in un mare nero, senza possibilità di altre forme di vita.

“Questo è l’interno di un drago? E dovrebbe portarmi alla pazzia?” si disse il marito di Bulma. Aveva già provato quella sensazione, durante uno dei suoi allenamenti, quando le vave chiestoi una macchina in grado di escludere ogni bersaglio.

Bulma gliel’aveva costruita, e molti esseri presero ad attaccarlo, ma il Principe riuscì a distruggerla con apparente semplicità. Aveva superato il momento in cui non riusciva a percepire le aure, e anche contro gli androidi sapeva che bastava sentire il movimento pur minimo che avevano quando camminavano per distruggerli seppure invisibili.

In quel frangente però avrebbe voluto avere la coda come quella di Kolom, in grado di rilevare anche la più misera forma di vita incapace di emettere un’aura.

O forse non ne aveva bisogno: era una lotta contro sé stesso e la paura del buio. Non sapeva come uscire, se mai ce ne fosse stata la possibilità.

“Ok! Qui posso scagliare il mio potentissimo Final Flash!” disse, e congiunse le mani.

Il raggio salì verso l’alto, seppure fosse stato lanciato in orizzontale, e andò a schiantarsi in un punto lontanissimo, che Vegeta suppose fosse la testa.

“Bene,m maledetto bastardo! Conoscerai la vera forza di Vegeta!”.

Nel frattempo che il Saiyan studiava l’interno del drago, Chi Shenron ebbe un mancamento dovuto alla Final Flash scagliata in quel preciso istante, ma poi si riprese subito e guardò il nuovo arrivato. Era completamente verde, e indossava una maglia viola.

Era Piccolo, che si diceva essere l’ex Dio della Terra, il predecessore dell’attuale.

“Piccolo… eccoti arrivato, dunque. Ti eliminerò come ho fatto con Vegeta!”

Piccolo sapeva che non stava mentendo: il Saiyan era entrato in quella casa, e visto che c’era solo quel mostro, Vegeta doveva essere stato davvero eliminato.

“Hai eliminato un nostro alleato fortissimo, e ti faccio i miei complimenti. Ma sappi che non sarà così facile sconfiggere anche me! Ho molta più esperienza con le Sfere del Drago del mio compagno e quindi non ti sarà facile superare le mie difese!”

“Neanche le mie” rispose secco Chi Shenron. “Adesso basta con le chiacchiere e mostrami la tua vera forza!”

Piccolo per tuta risposta espanse la propria aura e cominciò a colpirlo con una serie veloce di pugni, tutti evitati agilmente dal drago, che si rese conto di non avere più bisogno di  gonfiarsi.

“Maledizione… non riesco a colpirlo” constatò Piccolo. “ha davvero un’aura enorme!”

Nel frattempo, il drago Shenron non aveva informato Bulma dell’eliminazione di Vegeta, poiché non ancora avvenuta tecnicamente, quindi lei, Dende, mister Popo e Ub seguivano con estrema apprensione l’evolversi degli eventi, che fino a quel momento aveva visto il trio in vantaggio, in quanto avevano già eliminato tre dei sette draghi.

 Ma in quel momento purtroppo Piccolo non sapeva che pesci pigliare, mentre la talpa gigante che era Chi Shenron si faceva beffe di lui.

“Se vuoi, ingoierò anche te” disse il drago.

“In che senso, anche? Non avrai ingoiato Vegeta, vero?” chiese Piccolo, perspicace.

“Certo che sì, ed è grazie a lui che ho tutta questa potenza. Se vuoi liberarlo, non hai che da battermi!”

Fece vedere un attimo la testa di Vegeta facendola uscire dall’enorme stomaco.

Quest’ultimo stava volando diretto alla testa, ma improvvisante un’enorme folata di vento lo costrinse a mettere fuori la testa.

Piccolo non perse tempo e tirò fuori l’alleato, lasciando Chi Shenron di stucco.

Improvvisamente, cominciò a regredire.”Beh, sei davvero stupido” dissero Piccolo e Vegeta all’unisono. “Non sai che non devi mai mostrare il fianco al nemico?”

Chi Shenron si rese conto di aver fatto una stronzata e si rammaricò per questo.

“Maledizione” si disse. “Adesso ho due nemici da affrontare. Calma, Chi! Non sei certo come quegli altri sprovveduti che si fanno chiamare draghi! Io ho anche un cervello, e comunque non possono attaccarmi! Vediamo se…”

Alzò le mani e creò una prigione di sabbia su di loro, in modo da non poter uscire.

“Bene! siete in mio potere! Ci siete cascati, eh?”

Vegeta disse “Ti ringrazio Piccolo per avermi liberato, ma adesso come ne usciremo?”

Il Namecciano era felice di essere stato chiamato per nome da Vegeta, ma rispose “Non ne ho la minima idea. È sabbia, quindi immagino che qualunque attacco fisico o energetico ci passa attraverso senza il minimo danno”

Chi Shenron lo sentì e si mise a ridere entusiasta. “Ahaha! Lo sapevi, eh, Piccolo? Fortunatamente hai un cervello, al contrario di quello scimmione!”

Si alzò in aria e preparò una cannonata di energia pronta a disintegrare i suoi due avversari.

All’improvviso, a Vegeta venne un’idea.

“Piccolo! Se i nostri attacchi fisici ed energetici ci passano attraverso, questo vuol dire che anche i nostri corpi! Usciamo!”

Piccolo annuì e uscirono con un balzo appena prima di essere colpiti dalla cannonata molto simile al Kikoho.

“Bella idea… strano sia venuta a te” disse Piccolo, complimentandosi a suo modo.

“Che simpatico” fece sarcastico Vegeta. “Davvero, dovresti fare cabaret, riceveresti più successo che come combattente, di sicuro”

Piccolo non rispose nulla, limitandosi a fissare Chi Shenron con fare astioso.

“Per te è finita” disse. “le tue trappole non funzionano contro di noi”

Su quello, non c’erano dubbi, ma Chi Shenron era molto fiducioso.

“Vincerò io comunque” rispose. “Ho molte carte ancora da giocare”

Si schiantò verso di loro, sperando di prendere qualcuno, ma non vi riuscì.

“Maledetti” li apostrofò ancora. “Vi distruggerò con il mio asso nella manica! Il Potente Tornado Kamikaze!”

“Cioè?” chiese Vegeta. Poi si rivolse a Piccolo “Lascialo a me, è me che ha ingoiato questo maledetto!”

Il Namecciano non ebbe nulla in contrario e si fece da parte. Forse, per la prima volta, Vegeta avrebbe vinto un incontro decisivo.

Ripensandoci, ne aveva tutte le carte in regola: era  più forte di lui, doveva solo trovare un modo per liberarsi delle tecniche difensive dell’avversario, che erano alquanto ostiche.

Vegeta espanse la sua aura e disse “Non c’è nessuna tecnica di difesa che può fermare il grande Vegeta! E adesso te ne darò una dimostrazione col Galick Cannon Forza Venti!”

“Oh, il Cannone Galick” commentò Piccolo. “era da un po’ che non lo usava!”

Vegeta sogghignò sentendo piccolo parlare da solo e lanciò proprio quel colpo, quello che aveva in origine l’incarico di distruggere la terra ma poi respinto da Goku.

Chi Shenron si gonfiò e respinse l’attacco, ma il raggio visto che era salito ina ria, era poi sceso diretto al suo vero bersaglio.

“Così, Vegeta! Forza!” incitò Piccolo, dentro di sé.

Chi tenne alta la concentrazione, ma Vegeta era già nei suoi pressoi per colpirlo con un altro Final Shine Attack, che stavolta non avrebbe potuto evitare. Utilizzare la tecnica della distrazione per attaccare due volte l’avversario era una mossa che di solito funzionava.

Ma non in quel caso, Chi Shenron respinse l’uno e l’altro attacco, e ansimante sorrise davanti allo sconforto del Saiyan. “Che ne dici, eh? Non posso essere colpito!”

Vegeta dovette ammettere che aveva ragione. Non si era mai sentito così impotente, tranne forse quando aveva capito che non avrebbe avuto possibilità di superare Freezer.

Ma stavolta non sarebbe accaduto. A differenza di quell’occasione, aveva qualcuno da difendere, Bulma in primis.

Trunks e Bra da portare indietro fra le braccia della madre. Non tanto per lui, lui sarebbe convissuto con il lutto, tanto ci era abituato.

Ma Bulma… Bulma non meritava quel trattamento. La sua “donna”, come preferiva chiamarla, meritava di riavere i suoi figli di nuovo a casa.

Riabbracciarli.

Raccontare loro cosa è successo nel frattempo e sperare di farsi apprezzare come un eroe e ancora una volta come esempio da seguire, nella speranza che i suoi peccati siano rimessi una volte per tutte.

Ecco quello che voleva fare. L’ultimo regalo del grande Vegeta alla sua famiglia.

Ecco il grande segreto di Goku: la generosità. E adesso era un dono che aveva anche Vegeta, il principe egocentrico che non appena guardava un pianeta lo distruggeva.

Fatto quel ragionamento, espanse la sua aura: era pronto per un nuovo attacco. “Tu non mi attacchi, vedo” osservò, rivolto a Chi Shenron.

“A che serve? Tanto, ti stai consumando… mi basterà aspettare che tu ti consumi del tutto per distruggerti”

Aveva calcolato che probabilmente il drago era poco più scarso del Super Saiyan di Terzo Livello, quindi al Quarto avrebbe dovuto umiliarlo.

Pertanto, utilizzando un attacco a piena potenza, non sarebbero dovute rimanere nemmeno le briciole.

“Hai ragione, mi sto consumando” disse. “Ma non permetterò al mio corpo di debilitarsi così tanto da farsi superare da una mezza cartuccia come te!”

“FINAAAAL FLAAAASH!” urlò Vegeta. “PROVA A RESPINGERE QUESTO!”

Il Final Flash bruciò l’ossigeno che incontrò nella sua traiettoria creando un vuoto assoluto tutt’attorno e arrivò al drago con forse troppa foga.

Chi Shenron ingenuamente si gonfiò per respingerlo, ma il suo corpo vene trapassato da parte a parte,  provocando un’implosione immediata.

“Ce l’ho fatta” disse alla fine. “Non era un granché, ma ha posticipato di un sacco il momento della sua fine”

Piccolo sorrise. “Già, la prossima volta seri avvisato: mai dare troppa corda ai nemici scarsi ma troppo infidi”

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Capitolo 37
*** Le ultime due! ***


Usciti da quel luogo, entrarono immediatamente alla casetta dove abitava il Drago a Due Stelle.

In quello stesso momento, Goku aspettava alla numero 6.

“Voglio lasciare la Quarta Stella all’ultimo... ho il brutto presentimento che la Sfera del Nonno sia la più pericolosa, se non altro per il desiderio di vendetta che dovrebbe coltivare in quanto è stata prigioniera del nonno per un po’ di tempo”

Ma la numero 6 non si apriva.

“D’accordo, vorrà dire che aspetterò qui che Vegeta e Piccolo finiscano il loro percorso”

E in effetti erano già entrati alla numero 2.

L’arena preposta non era un ambiente facile, in quanto ricoperto di pozzanghere paludose e sabbie mobili. L’odore inoltre non era affatto invitante e grosse zanzare decoravano il tutto.

“Salve. Il mio nome è Ryan Shenron, e sono il Drago delle Paludi” disse una voce, e subito la figura che lo accompagnava si palesò nella sua interezza.

E bruttezza.

Era grasso, col ventre giallo e la schiena verde, e un certo numero di spuntoni si ergevano dalla spalla.

“Ihihihi! Siete in mio potere! Non è facile uscire dalle sabbie mobili!” disse quegli.

Vegeta lo guardò sornione. “Allora l’importante è non affondare i piedi in questa melma, no? Basta volare e la tua palude non servirà più a nulla, se non a farci nauseare con la sua puzza!”

Ryan Shenron sogghignò.”Credi che non lo sappia? Mi prendi per scemo? EH?”Si era alterato d’un tratto. “La mia tecnica è invidiata dagli altri sei draghi proprio perché non lascia niente al caso! Capito? NIENTE! E adesso morirete per avermi sottovalutato!”

Puntò l’indice sinistro contro Piccolo e lo colpì alla gamba, che subito si riempì di melma, appesantendola e costringendo il verde a mettersi in ginocchio.

“Visto? La mia tecnica non lascia scampo! E se consideriamo la mia ottima mira siete morti, matematicamente!”

Vegeta osservò la melma su Piccolo che stava espandendosi per tutta la gamba e disse “In effetti, non è da sottovalutare, ma non hai speranza contro di me! Costui si è fatto cogliere impreparato perché è un Namecciano, io invece sono il Re dei Saiyan, ed è perciò impensabile che…”

Al che, una zaffata di melma gli  arrivò in bocca.

“L’unico modo per farti stare zitto!” asserì Ryan Shenron, con uno strano ritorno di voce che risultò essere quella di Piccolo che stavolta doveva condividere il pensiero del drago.

Vegeta non poteva accettare quell’affronto, così provò ad espandere la propria aura, ma ottenne proprio l’effetto contrario:la melma cominciò ad espandersi per tutta la faccia.

“E ora che ho eliminato la vista all’avversario più pericoloso, posso affrontare Piccolo senza ostacoli, senza contare che hai pure una gamba fuori uso!” disse Ryan Shenron.

Era incredibile: Piccolo e Vegeta erano sicuramente più forti del drago, ma adesso che soffrivano di quelle menomazioni non avevano più la vittoria in tasca, dovendosela guadagnare con molti sforzi, inoltre il primo passo stava nel capire come ci si poteva liberare di quella trappola.

“Che bastardo! Adesso ci eliminerà tutti!” disse Piccolo, e in effetti Ryan alzò le braccia e chiamò a sé tutte le zanzare del luogo, che si riunirono ed attaccarono equamente i due nemici del drago, che adesso dovevano stare attenti a non esseri punti.

“Basta che ciascuna delle zanzare femmine che vi ho mandato succhiasse un po’ del sangue di cui si nutrono che rimarrete essiccati nel giro di un minuto!”

E in effetti quegli insetti erano tanti e affamati: un essere umano sarebbe morto in quelle condizioni.

“Maledizione… ma si è scordato della supervelocità!” pensò Vegeta, così ne usufruì e si portò dietro di lui per colpirlo con un colpo a due mani, ma Ryan Shenron si voltò appena in tempo e si scansò, preoccupato da quella stranezza.

“Mi hai trovato… dimenticavo che tu segui l’aura e il movimento nemico, ma non capiterà un’altra volta! Adesso azzererò l’aura e…”

E nulla, perché il drago venne colpito da Piccolo e fato cadere nella melma sottostante.

“Siamo in due, Drago! Vedi di ricordartelo!” fece il maestro di Gohan.

Ryan Shenron tornò dal fango rafforzato, o perlomeno era quello che credevano tutti.

“Ihihih… il bagno nella melma può solo farmi bene, visto che la controllo!” disse. “E poi, non puoi neanche colpire con la massima velocità perché sei menomato!”

Piccolo sorrise giulivo e staccò senza ritegno l’arto inferiore infortunato.

Nessuno poté biasimare il piccolo conato che ebbe il drago, costretto a vedere quella truculenta scena.

“Adesso chi è in svantaggio, eh?” disse Piccolo, facendosi ricrescere la gamba riuscendo a essere ancora più truculento.

Copiosa bava verde gli colava umida e appiccicosa, ed era strano che il drago delle paludi ebbe disgusto al solo guardarla.

“Piccolo… il tuo potere speciale fa ribrezzo” disse Ryan, desolato.

“Diamine! Sei il re delle paludi eppure provi ribrezzo per la bava degli altri? Allora sei un deficiente!” lo apostrofò Vegeta, da dietro. Lui non poteva staccarsi la testa e farsela ricrescere, quindi doveva trovare un altro modo per liberarsi dalla morsa cieca a cui lo aveva costretto.

“Posso avere qualche difetto o no? Mi è concesso?”. Ryan Shenron stava diventando blu.

“No, perché ti porteranno alla morte! Big Bang Attack!” urlò Vegeta, pronto per distruggerlo con quel colpo, ma Ryan schivò senza problemi. Era facile, adesso che aveva azzerato l’aura, non farsi notare.

Molto più facile, certo, ma non poteva attaccare, perché Vegeta avrebbe schivato ogni qualvolta, conducendo quello scontro in una situazione di stallo.

Era per quello, dunque, che serviva l’intervento di Piccolo. Il problema era che non sapeva bene da che parte cominciare.

“Come posso fare? E pensare che potrei sconfiggerlo in due minuti… così come Vegeta… anzi, lui in quindici secondi” pensò fra sé, rammaricato.

Non erano molto forti, i draghi, ma sapevano bene come portare avanti uno scontro fino a metterli in difficoltà.

Il padre di Trunks e Bra nel frattempo aveva trovato l’idea per liberarsi dalla melma.

“Piccolo! Ti consiglio di spostarti! Cercherò di espandere la mi aura per liberarmi da questa schifezza!”

Il Namecciano trovava quella mossa leggermente pericolosa, ma fece quanto richiesto, lasciando campo libero al Saiyan e liberare la sua potenza.

Il calore rilasciato dall’espansione, infatti, liquefaceva quella poltiglia, che fisicamente cominciò a scendere dalla faccia, restituendo la vista al marito di Bulma.

“Rieccomi… anche se avrei preferito tenerla la maschera, a questo punto. Sei oltremodo brutto!” disse, ma quel tipo di provocazioni Ryan Shenron se le lasciava scivolare esattamente come la melma appena toltasi.

“Uhuhuh… ti distruggerò. Non sai ancora con chi hai a che fare” ribatté il drago.

“Ti abbiamo appena dimostrato che sappiamo toglierci la merda che ci spari addosso in due secondi” precisò Vegeta.

“Non mi riferivo a quello” rispose Ryan, e con la supervelocità tentò di colpirlo con una gomitata, che però il Saiyan parò senza problemi e rispose con un gancio destro che arrivò puntuale sul volto del drago.

Al che, lo stesso pugno, che verosimilmente avrebbe dovuto perlomeno scaraventare il nemico a molti chilometri di distanza, invece rimase attaccato al volto del drago che cominciò ad inglobarlo dentro il suo essere.

“Oh, no! di nuovo no!” si disse Piccolo, decidendo che quello era il momento giusto per intervenire, con un calcio volante alla spalla del drago, in modo da distrarlo e lasciare andare il compagno. Il problema era che Ryan Shenron aveva previsto anche quella contromossa, e si preparò ad inglobare entrambi i guerrieri, con una mossa molto astuta.

“Vi imprigionerò… sarà più difficile, ora, liberarvi, non credete?” disse serico.

“Questo lo credi tu.”

Ormai Vegeta sapeva il trucco e intendeva applicarlo sul corpo di Ryan Shenron, per liquefarlo e sentire le urla di dolore, che erano musica per le orecchie del principe distruttore.

Ma stavolta, distruttore di entità malvagie.

Ryan capì l’antifona e lasciò la morsa di entrambi. “ Anche stavolta ce l’avete fatta, eh?”

“Già, e sarebbe anche ora di chiudere il discorso!” disse Piccolo. “Chi lo distrugge? Io o tu, Vegeta?”, rivolgendosi al compagno.

Quest’ultimo rispose “Non m’importa, è un verme schifoso. Distruggilo pure tu, e consideralo come un regalo che non si ripeterà”

Piccolo doveva convenire che era troppo scarso perché Vegeta si abbassasse a dargli il colpo di grazia, e pertanto toccava a lui, col suo Makankosappo.

“Però vorrei provare qualcosa di diverso” si disse, mentre Ryan Shenron si stava surriscaldando, ormai innocuo.

Era vero: anni e anni di allenamento psicologico e fisico e ancora era fermo al Makankosappo. Era ora i provare qualcosa di nuovo.

Stese la mano destra in direzione dell’essere. I colpo che stava per eseguire era di suo padre, ma lui lo aveva reso migliore.

“Bakurikimaha” sussurrò, e un potente fascio di energia rossa scaturì dal palmo verde del Namecciano, diretto verso Ryan Shenron, che non poté nulla per fermarlo, nemmeno colpendolo con della melma sufficientemente solida.

Dopo aver disintegrato il drago, il colpo esplose sulla palude, che esplose.

“Però… non sapevo di questa tecnica, sono veramente colpito” commentò Vegeta.

“Non fare sarcasmo con me, non sono Goku” rispose Piccolo, ed uscirono, pronti a incontrare Goku che attendeva sconsolato seduto sugli scalini antistanti alla sfera numero 6. 

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Capitolo 38
*** Il super Drago ***


“KAKAROTH! Come al solito a battere la fiacca, eh?”

Vegeta era scatenato. Aver avuto la meglio su due draghi gli aveva dato la forza di proseguire con quel gioco assurdo che li stava vedendo assoluti dominatori.

Goku guardò i due amici arrivare. “Siete qui, eh? Adesso possiamo abbattere questa porta!”

Piccolo osservò “Tu sei un Super Saiyan di Quarto Livello, Goku. È inammissibile che non riesca ad aprirei una porta di legno”

Vegeta concordò con lui “Ha ragione il muso verde. Guarda come si spalancano le porte, perché non lo farò più in tua presenza!”

Stese la mano e disse “Big Bang Attack!”, e il raggio esplose sull’uscio, che tuttavia rimase intatto.

“Esattamente quello che volevo dire” disse Goku, tornando a guardare per terra, rimanendo seduto sugli scalini.

Al che, una voce profonda diversa da quella di Shenron parò fuori campo.

Per passare, dovete un indovinello indovinare.

“L’ha detto anche a me, e sono ore che sto riflettendoci su” disse Goku.

“E quale sarebbe l’indovinello, se è lecito?” chiese brusco Vegeta. La voce rispose:

In cielo non si vede, in mare si sente, il diavolo ce n'ha una, in paradiso ce ne sono due, Alessandra ne ha tre e in tutto l'universo non se ne trova nessuna...

Vegeta rifletté intensamente e poi rispose “Siete entrambi degli idioti, Kakaroth e tu che hai recitato l’indovinello. Io apro la porta!”

E si scagliò contro di essa con tutta la potenza, ma quella non si apriva.

Piccolo ridacchiò. “Certo che voi scimmioni siete davvero lenti, eh? La risposta è “la lettera A”. Ho ragione?”

Corretto. E la porta si aprì, mandando a vuoto un pugno di Vegeta, che cadde rovinosamente oltre l’uscio.

“Era facilissimo” commentò Piccolo rivolto a Goku. “Certo che questa tua deficienza è da curare. Meno male che la tua forza non è proporzionale alla tua intelligenza”

Goku ridacchiò mettendosi un braccio dietro la testa. “Che vuoi farci, Piccolo? Ho studiato solo sette mesi col vecchietto!”, riferendosi all’allenamento mentale che gli aveva offerto l’Eremita della Tartaruga nei mesi precedenti il ventunesimo torneo Tenkaichi.

In ogni caso, l’argomento cadde ed entrarono nella nuova arena, che in questo caso non sarebbe potuta esserci una definizione migliore.

Era del tutto simile ai posti ove combattevano i gladiatori romani, con delle cellette tutt’attorno e gli spalti sopra il circolo fatto di sabbia dove avrebbero combattuto i tre e il drago, presumibilmente.

“Queste cellette preannunciano trappole” disse Piccolo.

“Adesso non ti allargare troppo, muso verde, solo perché hai indovinato poco fa non ostentare troppo!” disse invece Vegeta, glaciale.

Attesero dunque che arrivasse il drago, ma nessuno si aspettava che sarebbe arrivata una donna.

O meglio, un drago dall’aspetto di una donna.

Indossava una lunga tunica verde acqua  ed era di carnagione chiara.

“Più che un drago, direi che sei un’umana” osservò Piccolo.

“Esatto” rispose lei. “Ma non per questo dovete sottovalutarmi, anzi può essere che io sono la più forte del lotto”

Allargò le braccia, e solo con quel gesto scagliò i due verso il muro in mattoni, che però sembrava più duro del previsto.

“Maled… mi sono lasciato distrarre!” disse Vegeta, massaggiandosi la schiena.

“Aahahah! E non è finita!” Lasciò l’indice destro alzato chiudendo gli altri e con quel gesto tenne Vegeta capovolto, per poi sbattergli la testa contro quel muro, come se fosse un orologio a pendolo macabro.

“Hai finito?” chiese Vegeta, vedendo che si era fermata, non notando alcuno sprazzo di sangue a terra.

“Come mai non sanguini fino a crepare?” chiese preoccupata la draghessa.

“Sono un Saiyan, questi colpi mi fanno solo un baffo... e ora mi libererò di te!” detto quello, utilizzò la super velocità per portarsi dietro di lei e colpirla con una ginocchiata, ma quella la schivò senza problemi, sparendo alla vista.

“Come mai tuta questa velocità?”. Goku era preoccupato, ma una risatina lo distolse dai problemi.

”Beh, è semplice! Il mio elemento è il vento, e posso fondermi con lui tutte le volte che lo desidero. Purché veda il colpo, posso fare quello che voglio e non potete sconfiggermi! Provate a fermare la massa d’aria che chiamate… URAGANO!”

Dense nuvole grigie si unirono nel cielo azzurro sopra le loro teste e subito dopo si sentirono trasportati per tutta la piazza, non riuscendo a fermarsi, dovendo subire anche una serie di fulmini, che stavano accompagnando l’uragano.

Piccolo era costretto ad urlare per farsi sentire. “Ascoltatemi! Forse so come fermarla!”

“Ah, sì? E come?” chiese Goku.

“Dobbiamo ascoltare da dove viene l’aura più potente… è l’unico modo per identificarla, se non ha l’aura azzerata, possiamo trovarla! In caso contrario, non può attaccarci!” spiegò il Namecciano, che ormai era diventato il cervello del terzetto. Era stata un’ottima mossa, quella di Piccolo, inserirsi nella squadra che era entrata dentro le sfere, in quel modo si era “guadagnato la pagnotta”.

Così Goku e Vegeta si concentrarono al massimo e trovarono il drago poco lontano da loro, e vi si scagliarono con un Ki Blast a testa, ma Ryu Shenron li evitò, lasciando che collidessero su una di quelle inferriate a semicerchio che circondavano l’arena, aprendola.

Da quella aperta, spuntò una belva gigantesca, che lasciava molte domande aperte su come fosse potuta entrare in quel piccolo spazio.

Aveva le sembianze di una tigre, solo viola e con i denti a sciabola, che bianchissimi da soli accecavano anche la vista acuta di Piccolo, e costringendo a socchiudere quelli dei Saiyan.

“E questo che significa?” disse Piccolo.

“Non potete sfuggire alla Belva! È vero che sono la padrona del Vento, ma posso permettermi anche qualche bestia feroce, non credete?” disse il drago.

E in effetti, la tigre viola stava cominciando a sbavare, affamata alla vista di quei tre bocconcini che in proporzione sembravano più stuzzichini che un  pasto completo.

“Goku! Vegeta! Non fatevi fregare!” consigliò Piccolo.

“Codardo… non riesce a tenere gli occhi aperti e quindi rinuncia a combattere”. La realtà era diversa da quella che vi concepiva Vegeta, perché Piccolo stava davvero soffrendo il luccichìo di quei denti, che stavano anche cominciando a farlo sanguinare.

In ogni caso, Goku si avventò sul mostro con un pugno, ma la Belva aprì la bocca per ingoiarlo in un colpo solo, cosa che riuscì solo in parte: Goku, vedendo che il suo pungo non era andato in buon fine, frenò sulla lingua rischiando comunque di scivolare.

“Maledizione! Qui fa un caldo tremendo!” osservò il Saiyan, notando che la bocca si era chiusa.

“Maledetto Kakaroth! Si è lasciato ingoiare! Spero non mi tocchi estrarlo!” disse Vegeta, che quindi non si sarebbe mai aspettato che il proprio amico/rivale avesse  adottato una contromossa anche in quella situazione.

Stava di fatto che il padre di Gohan e Goten uscì dall’interno del mostro semplicemente espandendo l’aura, distruggendolo dall’interno.

“Impossibile!” esclamò Ryu Shenron, ma con Goku in mezzo era davvero ammissibile.

Al che, il drago dalle sei stelle aprì un altro cancello, dal quale uscì un serpente a due teste.

“Ehi! Ti tratti bene come  animali domestici, vedo!” osservò Vegeta, che distrusse quella creatura con un semplice Big Bang Attack.

Tutto troppo semplice, doveva ammetterlo Ryu Shenron, così decise di non aprire le altre celle e di scendere in campo nuovamente lei stessa.

“Avete di fronte il Super Drago! Potete anche dominare il più pericoloso dei mostri, ma non me, che posso usufruire di una Mutazione!”

Detto quello, espanse la sua aura e si ingigantì a dismisura, perdendo le sembianze femminili e assumendo quelle di un drago nel vero senso della parola.

Un’enorme lucertola con le ali verde acqua, ora, campeggiava sull’arena, ingranditasi per ospitarla interamente.

Il drago osservava i tre con enorme astio.

I tre osservavano il drago con molta apprensione. Punti di vista a confronto, dunque.

“Non riuscirete mai a sconfiggermi… provate pure attaccarmi in tre, vedrete che i vostri colpi si annullano sulla mia pelle magica” disse il drago.

E naturalmente Vegeta abboccò istantaneamente provando il suo Final Shine Attack, procurandosi solo qualche fitta alle mani.

“No… è pazzesco!” esclamò in seguito.

“E non è finita qui!”. Il drago spiccò il volo e con un solo battito d’ali scaraventò i tre verso la porta dalla quale erano entrati.

“Adesso che vi ho messo all’angolo, posso anche mangiarvi!” urlò, e si avventò su Goku, quello alc entro, per divorare lui per primo.

“No! mai! Sono insipido! Kamehameha!”

Con un disperato tentativo, sparò la Kamehameha forza Dieci, ma non lo colpì, perché nonostante quelle dimensioni il drago era comunque in grado di usare la super velocità e schivare il colpo con naturalezza.

Fin troppa, forse.

“Ho ottenuto solo di aver distrutto quest’arena” pensò fra sé il figlio di Bardack, osservando come il drago stesse volando diversi metri sopra di loro, probabilmente per studiare una nuova tattica.

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Capitolo 39
*** Tutto fumo e niente arrosto ***


Il drago osservava i tre lì sotto come farebbe il lupo con al sua preda.

Tutto era pronto: ormai che aveva raggiunto la mutazione del super drago poteva soltanto portare compimento la sua missione e farsi lodare da Shenron, che avrebbe intrappolato due Saiyan e un Namecciano dentro di sé per sempre, evitando quindi di infrangere le regola arcane che gli aveva imposto proprio uno di quei tre.

Per prima cosa, quindi, avrebbe fatto fuori Piccolo. Tirò quindi un profondo respiro e lanciò un raggio lucente in sua direzione.

“Attento, Piccolo!” esclamò Goku, notando per prima il grande bagliore precipitare verso l’arena, e il suo compagno non se lo fece ripetere due volte: saltò verso l’alto in modo da non farsi colpire, e già che c’era raggiunse il drago in alta quota.

“Ce l’hai con me, allora… lascia andare Goku e Vegeta e preparati ad affrontarmi!”

Il drago rispose “Con molto piacere!” si avventò su di lui per colpirlo con una carica ad alta velocità, ma il guerriero verde lo fermò con entrambe le mani tese, per poi colpirlo con un colpo a due mani, che però fu evitato all’ultimo secondo grazie alla super velocità, che permise al drago di riapparire Alle spalle del maestro di Gohan e spalancare le orribili fauci.

Al che gli venne un’idea: avrebbe potuto colpirlo all’interno con la Chobaretsumaha facendolo esplodere dall’interno, e così si precipitò dentro.

“Aahahah! Povero sciocco! Adesso tocca ai Saiyan liberarlo!” commentò Ryu Shenron, che aveva la scorza troppo durra per essere colpito.

Piccolo se ne accorse troppo tardi.

“Come mai non esplode niente? Non diventerò mangime per davvero, spero?”

Si era fatti fregare dall’istinto: lui che prima di fare un passo rifletteva dieci volte, alla fine si era fatto ingannare dall’ultimo nemico che si aspettava.

“Quel maledetto di un muso verde si è fatto ingoiare! Io non ci vado a recuperarlo!” sentenziò il marito di Bulma.

Goku sospirò. “E va bene, andrò io! Ma poi non dirmi che non nsono gentile!”

“Non sei gentile, Kakaroth!” lo rimbeccò.

Goku non lo ascoltò nemmeno e si piazzò di fronte al drago con sguardo sornione.

“Ridammi il namecciano.” Ordinò.

“Prima sconfiggimi!”, si mise anche in posizione verticale per essere colpito meglio.

Goku lo interpretò come un invito allettante. “D’accordo… assaggerai il mio Super Dragone!” , accese la propria aura di un caldo rosso fuoco e si scagliò verso quel corpo con una tale veemenza da ricordare lui stesso un drago, cominciando una serie di pugni e calci in grado da piegare il proprio nemico, che si contorse dal dolore.

Alla fine della sequenza, un colpo d’aria fece precipitare al suolo Ryu Shenron, che accusò il colpo.

“Maledizione… non so cosa fare! Devo utilizzare tutta la forza!” pensò fra sé, e si concentrò sull’obiettivo, che attendeva in alto.

Aveva bisogno di un colpo energetico che lo avrebbe intrappolato, ma non ne disponeva nel suo repertorio, così lasciò perdere e si concentrò su di lui con le tecniche che conosceva, ovvero quelle riguardanti il vento.

“Aahahah! Sei in aria, Saiyan! Vedrai cosa capita ai miei nemici quando stanno in aria!”, mosse  le braccia come se avesse le convulsioni e, se apparentemente poteva essere impazzito, in realtà a Goku calò da sopra la testa una grossa massa do’aria a forma di incudine, che subì in pieno.

“Ahiooo! Che male! Sei un maledett…”

Non completò la frase perché venne colpito da una gomitata allo stomaco. Il drago aveva approfittato della distrazione dei Saiyan per colpirlo con estrema violenza.

“In realtà, non è stato così forte.” Sentenziò Goku.

“Oh, ma non è certo finito, come attacco. Non vedi che sono ancora posizionato in gomitata?” osservò Ryu.

Goku all’improvviso sentì un forte bruciore allo stomaco, e cadde a terra come se fosse stato schiantato.

A quel che pareva, l’aria spostata dalla gomitata aveva preso fuoco solo ora e aveva spinto Goku a terra, dolorante.

“Bastardo… e va bene! ti farò assaggiare la mia super potenza!” disse Goku, ma Vegeta ridacchiava dietro.

“Vupoi che ti aiuti? Certo che esserne in difficoltà contro di lui mi fa proprio pensare al fatto che sia il numero 1”

“Taci, Vegeta! Non sono mica in difficoltà!”. Espanse la sua aura, facendo tremare il luogo.

“Non mi spaventi! Ricorda che ho sempre il dominio del vento!” disse Ryu Shenron.

Nel frattempo, all’interno dello stomaco, Piccolo era imprigionato e soffriva di crisi esistenziali.

Perché il buio doveva fargli sempre quell’effetto? E perché si era lasciato ingoiare nonostante ci fosse stata solo una possibilità su mille che si sarebbe fato esplodere  come la belva feroce di poco prima?

Nel frattempo, rischiava di sciogliersi come neve al sole, in quanto il caldo là dentro era asfissiante.

Doveva trovare un modo per aiutare Goku, e alla svelta. Era sua l’aura che si stava impegnando contro il drago, e a quel che pareva sembrava in difficoltà.

“Bene! non ho ancor sfoderato tutte le carte! Forza, dunque! Io sono il Grande Mago Piccolo, ma sono stato anche Dio, una volta! Ho creato io Shenron!” e come l’ho creato posso sempre distruggerlo!”

Raccolse dentro di sé la forza mistica che gli erta stata donata dal Kaioshin il Sommo e colpì con un pugno una delle due pareti, ignorando il fatto che aveva fermato il drago mentre stava combattendo corpo a corpo contro Goku.

“Oh! Deve essere Piccolo che ti sta combattendo dall’interno! Allora si è svegliato, molto bene!”

Picciolo cercò di contattare Goku. “Mi senti, Goku? Ti sto contattando telepaticamente”

“Ti ascolto, Piccolo” rispose lui, mentre cercava di colpire Ryu Shenron oltrepassando una barriera d’aria.

“Dovremmo colpirlo in sincronia, cosicché io possa uscire! A quanto pare la scorza interne è più dura di quella esterna, quindi presumo che anche se riuscissi a distruggerlo, ci sarebbe ancora una seconda pelle che lo salverebbe! Se invece noi lo distruggiamo in sincronia, possiamo farcela!”

Goku annuì, anche se Piccolo non poteva vederlo, poi disse “Non ho capito nulla, ma sono pronto a fare quello che mi dici”

Piccolo si mise un palmo in faccia e tagliò corto. “Va bene, lancia la Kamehameha e me la sbrigo io”

Il Saiyan sorrise. “Avresti potuto dirmelo subito, invece di fare una filippica colossale!”

Piccolo lo incalzò. “Allora? Ti vuoi muovere?”

Goku sospirò. “Per te è finita, Ryu Shenron! Adesso io e Piccolo ci muoveremo in sincronia, e ti faremo vedere i sorci verdi!”

Il drago lo squadrò per bene. “Non è stato molto intelligente da parte tua comunicarmi il vostro piano, per questo motivo dovrò eliminarti! Certi individui poco intelligenti non dovrebbero vivere!”

Goku chiese “Ti stai riferendo a me? Beccati questa Kamehameha Forza Dieci!” 

Vegeta sospirò. “Kakaroth… finalmente ti sei deciso a chiudere questo scontro!”

Finalmente. Il Super Drago non era poi molto potente, la colpa era di Goku che si lasciava fregare dalle tecniche del vento di Ryu Shenron, e poi dall’altra complicazione dovuta alla prigionia di Piccolo.

Ma presto avrebbero risolto tutto, con la sincronia.

Il raggio rosso del Colpo della Tartaruga moltiplicato per Dieci brillava fra i palmi del Saiyan.

“Spero che Piccolo stia preparando il Makankosappo là dentro” pensò Vegeta.

Da parte del Namecciano non c’era molto da temere, ma Ryu Shenron ridacchiava ancora in maniera fastidiosa.

“Non potete farcela, anche perché sto per disintegrare te, Son Goku”

“Voglio proprio vedere” lo rimbeccò il figlio di Bardack.

“Kaaaaa…” cominciò a  dire, ma Piccolo lo fermò subito con la telepatia.

“Goku! Hai proprio bisogno di annunciare il colpo?”

Goku si scostò. “Ma volevo dare enfasi al…”

“A niente! Colpiscilo ora e basta! Il Makankosappo è pronto!”

E proprio quando Ryu Shenron stava per colpire Goku con il suo raggio, Goku lanciò il suo colpo migliore, che collise proprio nello stesso momento col Makankosappo.

Ryu Shenron perse tutta la sua potenza. Si era disintegrato.

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Capitolo 40
*** Ancora uno! ***


Una volta finito Ryu Shenron e la sua apparente insormontabilità, un po’ di inquietudine serpeggiava fra i tre, una volta di fronte alla casetta dalle quattro stelle.

“È stato troppo facile” commentò Piccolo.

“La fregatura sta proprio alla fine, io direi di entrare e fargli il culo a strisce, così poi possiamo tornare a casa” disse Vegeta.

Goku non rispose. Era più che mai determinato a purificare la Sfera di suo nonno da solo.

Già. Da solo.

Era il ricordo che aveva di lui più caro, a parte il bastone magico che adesso univa il Santuario di Karin con quello di Dio.

Aveva passato un anno e mezzo circa da solo, con solo quella Sfera a fargli compagnia. Diciotto mesi che lo avevano straziato, a soli dodici anni, rendendolo però indipendente e selvatico, e impegnandosi affinché il “mostro della Luna Piena” potesse venire sconfitto, magari proprio da lui.

Solo che poi Radish gli aveva rivelato che era proprio lui, quel mostro. E quel giorno non lo avrebbe mai dimenticato.

Ciononostante, era felice. Felice del fatto che Son Gohan non gli portava rancore, e felice anche che quell’Ohzaru non avrebbe più fatto male a nessuno.

Se tuttavia poteva pensare che proprio l’unica persona che non doveva uccidere invece era morta, allora sarebbe di nuovo caduto nel buco nero della disperazione.

Ma ormai non era più tempo di pensare a quello. La casetta a forma di sfera bianca con dipinte all’esterno quattro stelle blu campeggiava davanti a lui, esattamente identica alle altre sei.

“Non so perché, ma qui c’è un’atmosfera diversa” disse infine.

“Aaaah, ti lasci suggestionare troppo facilmente, Kakaroth! Ecco perché non puoi essere il numero 1” ed entrò di straforo dentro il piccolo edificio, seguito a ruota dagli altri due che ormai erano costretti ad entrare.

Era l’ultimo ostacolo. L’ultima battaglia. L’ultimo impedimento e Shenron avrebbe riportato in vita Gohan e gli altri.

Questi i pensieri di Piccolo, ma non averva idea di chi o di che cosa avrebbe incontrato.

Una volta dentro, non si cominciava bene: il caldo era asfissiante e un’0enrome distesa di sabbia si espandeva ai loro occhi. Il paesaggio era molto simile a quello del Drago che aveva sconfitto contro vegeta, in effetti; ma forse sarebbe cambiato anche il nemico, che probabilmente trovava nel caldo il suo punto di forza.

“E pensare che tutto questo è colpa mia” pensò fra sé il Namecciano. Lui, anni prima, aveva deciso di diventare Dio e di dare al mondo le Sfere del Drago.

Lui aveva creato quegli oggetti che un giorno si sarebbero rivelati malefici e sempre lui le aveva create col più grande difetto di sempre, ovvero quello di non poter esaudire due volte lo stesso desiderio.

Attesero solo qualche secondo, prima di vedere l’ultimo drago nella sua interezza.

Sembrava ricoperto d’oro, o forse aveva solo la pelle molto gialla, con grosse labbra viola. Sembrava perlopiù umanoide, se non fosse stato per quelle caratteristiche e le ali.

“Salve. Il mio nome è Suu Shenron e sono il drago custode della Sfera a quattro stelle, la Sushinchu. Sconfiggetemi e avrete salva la vita, così come coloro i quali sono stati eliminati per la seconda volta”

Un minuto di silenzio seguì quel piccolo monologo.

“Come immaginavo: è diverso dagli altri. È stato influenzato dalla carica positiva del nonno e adesso è onesto e leale. Non sarà facile sconfiggerlo” rifletté Goku, vedendo molto di suo nonno in quel drago.

“Son Goku” disse ancora l’essere. “Vuoi combattere tu, per primo? So bene cosa significa per te purificare questa sfera, e quindi ritengo giusto che sia tu a sconfiggermi”

“Ehi, un momento” lo interruppe Vegeta. “E noi chi dovremmo essere, spettatori? Non ci sto per niente! Se devi combattere con Kakaroth, lasciaci andare!”

“Non posso, voi due sarete le sue riserve nel caso in cui vincessi io il prossimo scontro, e  poi avete scelto voi di seguirlo in questa missione” gli ricordò il drago, col suo modo di fare pacato.

“Grrr… Kakaroth, vedi di sconfiggerlo! Non fare cazzate!” disse Vegeta, pronto comunque a sostituirlo.

“Certo, Vegeta. Sai, gli scontri con gli altri sei non mi hanno soddisfatto” disse Goku. “Spero che con te mi diverta un po’”

“Staremo a vedere” rispose Suu Shenrorn. Era quasi irritante, il suo modo di porsi. Cercare di essere simpatico quando in realtà era preposto ad ostacolare quei tre non era il modo migliore per assolvere il suo compito.

In ogni caso, entrambi si inchinarono in segno di rispetto per l’altro, come prevedeva il regolamento canonico delle arti marziali.

Mentre eseguiva quel gesto, a Goku tornò in mente lo scontro avuto con Son Gohan davanti alla Sibilla. Era stato particolarmente emozionante quel giorno, e adesso stava ripetendosi, solo che aveva la sensazione che non avrebbe avuto lo stesso finale: ormai la coda era stata allenata per bene e non sarebbe crollato per quel motivo.

Suu Shenron sparì alla vista, diretto verso l’avversario per colpirlo con un pugno, ma Goku lo parò all’ultimo secondo facendosi anche male al palmo, ma reagì alzando una gamba per fargli assaggiare un suo calcio, ma il drago si alzò in aria e tornò alla carica accendendosi in un tripudio di fiamme dorate.

“Il mio elemento è il fuoco. Tutto ciò che è calore, è di mia competenza!” si schiantò verso Goku per una tecnica senza nome, ma il Saiyan non si sarebbe mai fatto colpire in quel modo e schivò con naturalezza la traiettoria.

“Ho come la sensazione che io non possa colpirti adesso” disse Goku, notando come Suu Shenron stava ancora fiammeggiando.

“Esatto” rispose lui. “Se mi tocchi, faresti solo del male alle tue mani, proseguendo lo scontro con un grave infortunio”, si avventò su di lui per colpirlo con una ginocchiata allo stomaco, ma Goku usò lo Zanzoken e si portò più a destra, dove invece colpì con la tecnica dello spostamento d’aria, che fece precipitare al suolo il drago, e si spense.

“Bene, ma non mi hai ancora vinto.” Aumentò un po’ la propria velocità e attaccò nuovamente Goku, in maniera frontale.

“Sembra che non sappia usare attacchi spirituali” commentò Vegeta. Piccolo stava in silenzio e a braccia conserte, senza dire nulla. Gli tormentava l’anima, ogni singolo colpo di Suu Shenron. Aveva un’aura mai sentita negli altri draghi, sidi un tale volume che non capiva come Vegeta lo stesse ancora sottovalutando.

E infatti, a Suu bastò aumentare un po’ il livello della propria forza di base che mise in difficoltà il proprio avversario con una serie perfetta di pugni allo sterno e con un colpo a due mani finale che lo fece precipitare fra le dune incandescenti, le quali costrinsero Goku sa risalire in aria, laddove c’era un po’ meno caldo.

Suu Shenron lo sapeva e attese Goku al varco, colpendolo mentre stava salendo con una grande fiammata a forma di fenice, che intrappolò il figlio di Bardack senza possibilità di uscirne.

“Non dirmi che ti basta questo per fermarti…” osservò malinconico il drago, ma qualche secondo dopo dovette ricredersi: Goku utilizzò quelle fiamme contro il mittente, e sperò un colpo “della fenice” verso il suo stomaco, sperandolo di perforarlo, ma non vi riuscì, procurandogli solo un gran dolore e poco altro.

Suu Shenron tossicchiò. “Non era male, ma puoi sempre riprovarci”

“Come mai non ha colpito anche te?” chiese Goku atterrito.

“Te l’ho detto… il fuoco non ha effetto su di me. Forse dovresti imparare ad ascoltare gli avvertimenti che ti danno, Son Goku” disse Suu Shenron, in modo orrendamente simile a come l’avrebbe detto il nonno adottivo.

Era pazzesco che come una sola sfera stesse mettendo in difficoltà Goku:risentire per un attimo anche una sola nota di biasimo così simile alle voce di Gohan lo aveva messo in soggezione.

Era l’unico individuo nell’universo che poteva incutergli paura, e il senso di colpa per averlo ucciso tornò a crescere inaspettatamente.

“Ecco perché Kakaroth ha tenuto per ultimo proprio questo drago… ha paura di fare i conti coi fantasmi del suo passato,e  poi l’affetto che prova per suo nonno è troppo grande per poter far male nemmeno alla controparte malvagia. Se poi anche Suu Shenron ci si mette ad imitare la voce di Gohan allora mi sa che verrà davvero il mio turno” analizzò Vegeta.

Piccolo continuò a non dire nulla. Stava riflettendo molto con sé stesso.

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Capitolo 41
*** Addio, Piccolo! ***


Vedendo lo scontro fra Goku e Suu Shenron che procedeva in sostanziale parità e asserito che entrambi non si stavano risparmiando in quanto non ce n’era motivo, Piccolo ripensò a quanto aveva appena detto Vegeta.

Goku, glielo si leggeva in faccia, aveva terrore del suo avversario. Un terrore ancestrale che era rimasto fino a quel momento imprigionato nel suo animo, sperando che non si sarebbe mai liberato.

Invece, a causa di Bulma e del suo acceleratore di cellule*, non solo si era risvegliata la sua parte malvagia, ma anche il senso di colpa per aver “ucciso” suo nonno, che adesso si era reincarnato, o qualcosa di simile, in quel drago.

Lo scontro procedeva esattamente alla pari. Piccolo osservava i movimenti del Saiyan con estrema attenzione e apprensione.

Se non avesse creato le Sfere, Goku non avrebbe sofferto così tanto… ma allo stesso tempo, s enon le avesse create, Goku non avrebbe mai incontrato Bulma scaturendo poi tutto quello che era successo dopo, e avrebbe incontrato Radish con una potenza nemmeno sufficiente ad eguagliarlo per metà.

Non avrebbe mai potuto affrontare da solo il Red Ribbon, e di conseguenza nemmeno Cell, sempre che la creatura del dottor Gelo fosse apparsa comunque.

Insomma, è stato grazie alle Sfere del Drago che Goku aveva potuto raggiungere il Super Saiyan e il livello attuale, e di quello Piccolo poteva essere solo fiero.

Solo che tutte le vicende finora avute lo avevano portato a lottare con sé stesso, incarnato nel drago Suu Shenron.

E in effetti, tutte le sette sfere avevano portato disgrazie, croce e delizia di tutti quelli che conosceva e anche di quelli che non conosceva, che continuavano a morire ignari del motivo per il quale il mondo era minacciato.

E anche Goku, se da un lato poteva essere grato all’esistenza delle Sfere, dall’altro gli seccava dover riportare in vita ogni volta i suoi amici che non riuscivano a sopravvivere.

Di quello ne era sicuro.

Era giunto il momento, per lui, di sacrificarsi come parte di un risarcimento verso l’umanità?

In fondo, la Squadra Z non aveva più bisogno di lui: c’erano Ub, Bra e Pan che sarebbero tornate in vita molto preso, e anche Goten e Trunks, che se tornassero ad allenarsi, avrebbero potuto eguagliare i loro padri, se non superarli.

Questi i pensieri di Piccolo, scoprendosi più Dio di quanto non lo fosse stato dopo l’unione avvenuta ai tempi di Cell versione primo stadio.

A onor del vero, c’era anche l’altra parte, quella malvagia, che non voleva sacrificarsi per Goku, e quella neutrale, rappresentata dalla coscienza di Nail, che si era limitato fino a quel momento di seguire ciò che preferiva.

Man mano che passavano i minuti, Goku cominciava ad essere in difficoltà, dopo la sostanziale parità. Suu Shenron lo trovava sempre più spesso scoperto e  ne approfittava per affondare i suoi colpi calorifici, che Goku accusava in pieno, lasciandogli se non ferite, almeno profonde bruciature.

Ogni volta che Goku veniva colpito, Piccolo si sentiva in colpa. Non sapeva nemmeno spiegarsi il perché, ma credeva forse che la forza di Suu Shenron derivava dalla sua arroganza nel voler creare sette palle che col tempo erano ormai sempre più facili da trovare.

E adesso, stava persino impedendo il desiderio di un padre, che consisteva semplicemente nel voler riabbracciare i propri figli ed amici.

Che razza di Dio era stato, uno che si rifiutava la richiesta di un uomo così innocente e puro?

Che razza di Namecciano era, uno che non era stato in grado di riprodurre un drago come Polunga?

Che razza di essere vivente era, uno che non sapeva nemmeno come aiutare il proprio amico?

Doveva ad ogni costo difendere il desiderio più che legittimo di Goku, e doveva farlo in quel momento.

Così si rivolse verso Vegeta, il quale smaniava per prendere il posto di Goku.

“Vegeta… mi sa che purtroppo è giunto il mio turno.”

Il Saiyan alla sua sinistra lo guardò collerico. Non sarebbe mai cambiato.

“Che cazzo dici, muso verde? Non puoi sostituire tu Kakaroth! Hai visto quando è forte? Visto che è un buono a nulla, sarò io a sconfiggerlo!”

Piccolo scosse la testa. “Non giudicare troppo severamente Goku… lui è ancora legato a suo nonno ed è preoccupato per quello che gli potrebbe dire”

Vegeta rispose piccato. “Forse proprio perché sta combattendo male, suo nonno potrebbe rimanere parecchio deluso! Deve darsi una mossa, allora!”

“Lo so” rispose Piccolo, sconsolato. “Ma lo deve capire innanzitutto lui.”

Non era facile.

Più Goku provava a colpire con maggiore potenza, più Suu Shenron glielo impediva, facendogli vedere molti fili da torcere.

Goku, nel frattempo, era sempre più stanco ed intristito.

“Cosa c’è che non va?” chiese Suu Shenron, interrompendo il proprio attacco.

Goku era col fiatone e accusava dolore in tutte le articolazioni, sintomi non troppo positivi.

 “Sei molto forte” rispose lui, con la bocca asciutta. “Troppo forte per me”

“Tsk! Non è vero!” disse Vegeta, più a sé stesso che all’altro. “È lui che non riesce ad aver ragione dell’avversario perché si sente in colpa per aver ucciso Son Gohan e quindi non vuole uccidere un’altra volta suo nonno”

“Io invece credo che ci equivaliamo, ma per qualche strana ragione non vuoi combattere” rispose Suu Shenron, non avendo ascoltato quanto detto dal marito di Bulma, che era a terra e a diversi metri lungi da loro.

Goku sentiva come un mostro dentro di sé, un mostro che gli impediva di colpire più a fiondo il drago.

Aveva sempre voluto bene a Son Gohan, suo nonno, l’unica persona che lo aveva adottato come un figlio dopo il suo sbarco sulla Terra. In caso contrario, sarebbe morto, probabilmente di stenti.

Espanse ancora una volta la sua aura: voleva colpirlo con la Kamehameha Forza Dieci e vedere cosa ne sarebbe uscito fuori; di sicuro avrebbe sentito il colpo in pieno, ma doveva essere sicuro di colpirlo e che non si rigenerasse.

“Se siamo pari come dici, se aumento un po’ di più la mia potenza dovrei riuscire a superarti, non credi?” disse Goku al suo avversario, che si mise in guardia.

“Quella è la Kamehameha, giusto? Ormai conosco tutte le tue tecniche, mi sarà facile respingerla!”

Goku ebbe un fremito: la conosceva perché la sapeva lanciare anche lui o era una semplice casualità?

In ogni caso, lanciò il colpo, in un fascio d’energia rossa.

Suu Shenron scansò all’ultimo momento, lasciando che quel colpo si schiantasse altrove, ma con una lodevole prontezza di spirito Goku riuscì a farla tornare indietro e quindi a colpire l’avversario originale, che stramazzò a terra, in una volta sola ricoperto di lividi.

Non poteva creder ea quel tempismo, eppure si era lasciato abbindolare.

“N-n… non ho mai v-visto… un controllo così preciso di una Kamehameha così potente. Devo farti i miei complimenti, Son Goku”

Quest’ultimo ricordò di portare lo stesso cognome del nonno. Son.

Era anche lui un Son a tutti gli effetti, eppure come ringraziamento lo aveva ucciso, schiacciato sotto il suo piede. Quale, non poteva saperlo perché non lo ricordava, però era abbastanza probabile che Gohan fosse morto così, piuttosto che disintegrato da un raggio uscito dalla bocca.

Piccolo non ne poteva più. Doveva per forza fare qualcosa per aiutarlo.

“È proprio finita” disse Piccolo. “Mi scuso con voi per i fastidi che vi ho causato”

Vegeta lo squadrò sospettoso. “Di che cazzo stai parlando, Piccolo?”

Piccolo sorrise e si pose di fronte a Suu Shenron, con la braccia allargate.

“Tu sei una mia creatura, perciò morirai se muoio io! A prescindere da chi è il Dio in questo momento, le Sfere del Drago sono una mia creazione, così come Shenron! Ebbene, io porrò fine a tutti i patimenti di Son Goku scarificando me stesso, come avrei dovuto fare tanto tempo fa!”

Goku ricordava che Dio voleva sacrificarsi per distruggere anche la sua controparte malvagia, ma il Saiyan non glielo aveva lasciato fare.

E anche in quell’occasione doveva farlo recedere dai suoi propositi. Non poteva immaginarsi senza Piccolo che lo consigliava sempre saggiamente. Era come perdere il suo cervello, se mai ne avesse avuto uno.

“No, Piccolo! Non farlo!” lo scongiurò Goku, alzando la voce.

Il Namecciano sorrise più sinceramente di come aveva fatto poco prima con Vegeta. “Salutami Gohan…”

Suu Shenron non ebbe pietà. “Togliti di mezzo, Piccolo!” , scagliandogli un raggio di fuoco verso tutto il suo colpo, che lo prese in pieno.

Di lui non rimase più alcuna traccia, tranne qualche pezzetto di cenere.

Goku sentì le lacrime finora represse salire irrimediabilmente agli occhi. “Addio, Piccolo. Ti saluterò Gohan”

“Maledetto” disse Vegeta. “Suu Shenron è ancora qui!”

 

 

 

* ovviamente sto parlando della mia saga di Broly, ndr

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Capitolo 42
*** L'ultima Genkidama ***


Piccolo sarebbe stato ricordato per sempre a causa del suo sacrificio perfettamente inutile.

“Maledizione… non possiamo più farti tornare in vita! Ti sei dimenticato che Dende ha ricreato le sfere a sua immagine e somiglianza, pur mantenendo lo stesso drago?” disse Goku, ancora in lacrime.

Un lembo del vestito viola dell’amico gli capitò sopra il petto.

“Lo conserverò per Gohan” disse, mettendoselo in tasca.

Era il momento di vincere: non poteva permettere che Piccolo si fosse sacrificato senza senso, quindi cercò nella sua morte un motivo valido per sconfiggere la Sfera di suo nonno.

“Ah! molto bene! Kakaroth riprenderà a combattere!” disse Vegeta, ma…

“Vegeta! Prendi il mio posto! Io lancerò la Genkidama!” urlò il Saiyan, manifestando la sua volontà tornando allo stadio normale.

“Come vuoi, ma credo che la Genkidama sia perfettamente inutile, perché lo sconfiggerò prima che tui possa crearla!” disse il re dei Saiyan, nella sua solita spocchia.

Goku ridacchiò. Non era semplice come pensava.

“E chi vi dice che ve lo lascerò fare?” disse Suu Shenron, pronto a un nuovo scontro.

“Io lo dico!” disse Vegeta, sornione. “te la vedrai cone me, e bada che io tirerò di sciabola, altro che fioretto del cazzo che ha usato Kakaroth!”

Goku rimase perplesso. “… da quando ti occupi di scherma?”

Il suo interlocutore ridacchiò. “Da quando ho saputo che hai cominciato a disegnare malissimo, ho voluto coltivare un hobby. Non c’è sport più regale della scherma, e quindi ho preso in mano la sciabola e l’anno prossimo parteciperò alle Olimpiadi”

Inutile dire che la medaglia d’oro era già sua. Ma non era quello il momento di approfondire la questione.

Invece espanse la sua aura e si scagliò contro Suu Shenron, pronto per un nuovo scontro.

Il drago aveva pensato che la cosa migliore da fare era difendersi dalla foga iniziale e in seguito con calma passare al contrattacco.

E aveva ragione lui: non ci stava andando leggero, e molto presto lo avrebbe bombardato con una serie di colpi sempre più violenti.

E in effetti, tutti i pugni del Saiyan erano profondi e violenti, inoltre, complice il fatto di essere stato colpito dalla Kamehameha poco prima, Suu Shenron era limitato nei movimenti.

Conveniva fare qualcosa subito per poi non trovarsi grane nei minuti successivi.

“Finora ci sono andato leggero, ma con te posso usare tutte le tecniche che ho tenuto nascosto a Goku! Sei pronto?”

Vegeta rispose “Suppongo che arrivino dal caldo, no?”

“Esatto” rispose lui. “Ti farò assaggiare che cos’è il vero calore, con la pelle appiccicosa e liquefatta. Non riesci a pensare ad altro se non a un grosso bicchiere d’acqua gelata, che sarebbe capace di rinfrescarti, ma in realtà può soltanto peggiorare le cose, dopo averlo bevuto. Assaggerai l’Inferno rovente, in altre parole”

Vegeta non si scompose minimamente. “Avanti, allora! Fatti sotto!”.

Si scagliò ancora una volta contro di lui per colpirlo in pieno volto e fargli dimenticare come sai chiamava, ma il drago aprì la bocca e contrastò il suo avvento con una spirale di fuoco che non colpì in pieno il Saiyan, perché non voleva farlo: invece il suo effetto stava proprio nel fargli respirare fuliggine e farlo tossire fino allo svenimento.

“Se credi che bastino questi mezzucci…”, ma già cominciava ad avere qualcosa nella gola che aveva bisogno di essere espulso. Gli conveniva non parlare, o avrebbe respirato più fumo.

“Sei in trappola. Non credere che basti togliere il fumo per liberarti, anche perché io sono qui dietro a colpirti qualora riuscissi ad uscire” disse Suu Shenron, molto attento alla sua trappola.

Vegeta lo sapeva e aveva solo una soluzione per uscire dal quell’enigma: usare il Final Flash diretto verso dove percepiva l’aura del drago.

Così stese la mani orizzontalmente e poi di fonte a lui, creando delle scintille luminose.

“FINAAAAAL FLAAAASH!” urlò, e sicuramente il drago non si aspettava quella reazione, quindi venne colpito in pieno.

Fortunatamente per lui la sua scorza era dura e riuscì ad assorbire il grosso del colpo, finendo solo per riportare diverse ustioni comunque non abbastanza gravi da nuocergli.

“Bastardo maledetto… l’avevo detto io di non sottovalutarti!” esclamò il drago, esaminando quelle ferite.

Vegeta ridacchiò senza gioia.”Non sai con chi hai a che fare… ti eliminerò senza che Kakaroth abbia il tempo di fare quello che sta facendo”

“Ovvero? La Genkidama?” chiese curioso Suu Shenron.

“No, il cretino” fece Vegeta, con noncuranza.

Goku rise. Vegeta non sarebbe mai cambiato, ma ancora ripensava a Piccolo. Senza il suo intervento, il Saiyan non avrebbe mai trovato le motivazioni per reagire, quindi ne sarebbe stato eternamente grato.

Nel frattempo, le prime sfere d’ energia azzurra stavano cominciando a convogliare sopra i suoi palmi.

Non credeva fosse possibile che un piccolo spazio come quello avrebbe cominciato da subito a rilasciare l’energia per conferirla a Goku.

“A proposito… qui non siamo sulla Terra né su un pianeta, ma in un’altra dimensione. Dove arriva, dunque, questa energia? Dalle Sfere?” pensò Goku, in vena di riflessioni.

“No.” rispose una voce, quella di Shenron, l’originale.

“Shenron? Sei tu?” . Goku era allibito.

“Certo, Son Goku… in ogni caso, l’energia che ti sto inviando è la mia” disse il drago, da fuori campo.

“Perché lo stai facendo?”. Al che,  nessuno ci stava capendo più niente: Shenron era restìo a esaudire due desideri uguali, nessuno ci avrebbe mai sperato nella storia, eppure in quel frangente stava donando l’energia a Goku per distrugge Suu Shenron e quindi far riazzerare i desideri come se non ne fossero mai stati espressi.

“Non so… forse da quando il Dio che mi ha creato è morto sto cominciando a cambiare irdea pure io” rispose Shenron.

Piccolo.

Ancora lui.

Il suo sacrificio aveva aperto alla vittoria dei desideri di Goku e Vegeta. Ma adesso doveva creare la Genkidama, essendo diventata una soluzione irrinunciabile.

“Grazie, Piccolo… non mi dimenticherò mai ciò che hai fatto oggi!”

E pensare che era partito come suo nemico, per poi convertirsi grazie a Gohan, e infine dare la vita stessa per la resurrezione del primogenito di Goku, e per la seconda volta, solo che la prima era servita per deviare il colpo di Nappa.

“Mi porta a pensare che Piccolo avesse avuto un debole per Gohan… ma che vado a pensare? Meglio concentrarmi sulla Genkidama!” disse Goku, poi ringraziò Shenron.

“Grazie, Shenron! Non so cosa avrei fatto se ti fossi rifiutato di esaudire il mio desiderio!”

Al che, la Genkidama cominciò a prendere una forma considerevole, mentre Vegeta continuava a massacrare di colpi Suu Shenron, il quale tuttavia si difendeva piuttosto bene.

“Hai una buona tecnica difensiva, ma non riuscirai mai a vincere solo con quella” ammise Vegeta. Non era usuale che si mettesse a fare complimenti. Quell’esperienza dentro le Sfere stava cambiando tutti.

“Ti ringrazio, ma puoi dire a Son Goku che non può sconfiggermi con quella Genkidama” rispose Suu Shenron, con un occhio rivolto anche all’altro Saiyan.

“E invece credo proprio che ti finirà lui” pensò il marito di Bulma. Lo scontro era pari, e non riusciva a scardinare la sua “buona” tecnica difensiva, a meno che…

Si mise in una posa simile alla Kamehameha.

“Era da un secolo che non usavo questo colpo!” ridacchiò Vegeta, con uno sguardo un po’ folle.

“Uhmmm… non so di quale colpo stia parlando” pensò Goku.

“GALICK CANNON! PROVA A PARARE QUESTO!”

Era evidente che per spararlo bisognava essere pazzi.

Una grosso bagliore fucsia si espanse a sinistra del Saiyan e partì coprendo tutto il suo corpo.

Suu Shenron gli rispose contro con una fiammata a forma di drago, e i due colpi esplosero e metà strada, in un altro braccio di ferro.

“Non durerà a lungo!”, disse Vegeta, infatti si spostò con la supervelocità e sparò un secondo Galick Cannon sopra il drago, che non aspettandoselo, lo  subì tutto e cadde a terra.

“Aahahaha! Kakaroth, puoi anche smettere di creare la Genkid…”

Non terminò mai la frase perché una violenta ginocchiata allo stomaco gli bloccò le vie respiratorie facendogli sputare sangue.

“Maledetto…” si ritrovò a dire fra il dolore.

Suu Shenron si asciugò un po’ di sangue dal labbro. “Meno male che le dune del deserto mi aiutano a rigenerarmi”

“Ah, è così, allora!” concluse il re dei Saiyan, che trovò il bandolo della matassa.

“Già…  però non ti servirà a niente saperlo, perché non potrai sopraffarmi!”. Detto quello, il drago sdadalel quattro stelle si scagliò verso di lui.,

“Forbice, carta o… SASSO?”, infilò due dita negli occhi del suo avversario, che non aspettandosi quella tecnica, la subì in pieno come se fosse stato investito da un Taiyoken.

Goku deglutì in apprensione. Suu Shenron gli piaceva sempre meno, non poteva scimmiottare i colpi di Son Gohan!

Anzi, non sarebbe nemmeno dovuto esistere! Come aveva pensato, Goku, che il drago era la reincarnazione del nonno? Gohan avrebbe sicuramente acconsentito subito alla seconda resurrezione dei suoi amici!

E invece, Suu stava opponendo una strenua resistenza, e ignorando le imprecazioni di Vegeta, si concentrò maggiormente sulla Genkidama, che ormai era giunta a buon punto, ma le sfere che avrebbero dovuto comporla continuavano a venire imperterrite.

Vegeta non capiva come mai il colpo della Morra Cinese continuava ad essere valido, ma in fondo non gli importava. Si passò l’indice e il medio sull’osso del naso e tornò a guardare lacrimante la sagoma traballante di Suu Shenron, con uno sguardo che sperava essere carico d’odio, ma invece era soltanto quasi piagnucolante.

“Sei un bastardo” esordì. “Ma nonostante questo sia un fatto appurato, riconosco che sei un osso duro. Devo essere io a distruggerti, facendoti a pezzettini”

 Suu Shenron mise le braccia conserte. “Mi chiedo come farai”

Vegeta usò lo Zanzoken per poi portarsi a pochi centimetri dall’avversario, pronto a mollargli un potente gancio destro, ma il drago lo fermò all’ultimo momento, per poi rispondere con una fiammata che si allargò come se fosse stata una rosa.

Vegeta la notò e si scansò appena in tempo.

Per Goku era il momento per opportuno per lanciare la Genkidama.

“Va bene, va’ e fai il tuo dovere!”

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Capitolo 43
*** Grazie, Saiyan! ***


Lanciò le braccia in avanti e lo stesso fece la Genkidama sopra di lui.

Si era giunti al punto cruciale della missione: una volta eliminato Suu Shenron sarebbero potuti tornare a casa con i loro amici, poiché Shenron avrebbe dimenticato tutti i desideri fino a quel momento esauditi.

Nel momento in cui si sarebbe tornati ad utilizzarli, i draghi sarebbero tornati a crescere all’interno delle sfere, sempre più forti.

Fortunatamente, i sette fino a quel momento cresciuti non avevano raggiunto una forza tale da impensierire si Saiyan giunti a quel livello, così non hanno avuto nessuna difficoltà fino a Suu Shenron, che era risultato il più forte del lotto, costringendo Goku a creare la Genkidama anche all’interno del mondo creato dal drago Shenron per consentirgli di affrontarli uno dopo l’altro in un contesto comprensibile universalmente.

In realtà Shenron non abitava in quella dimensione, ma dormiva in un dimensione oscura e inaccessibile a qualsivoglia essere umano, che qui non sarà descritta.

La Genkidama arrivò verso Suu Shenron, che fece il possibile per respingerla.

I suoi palmi provarono una sensazione di bruciato indefinibile, poiché nessuno aveva mai provato tanto dolore.

Il concentrato di pensieri positivi e di speranze nobili stava corrompendo il drago malvagio che però era a sua volta corrotto dal bene di Son Gohan, pertanto a contatto con una sfera di energia così pura e benedetta lo metteva in soggezione fino ad arrivare ad ustionarlo.

Ma non per quello si sarebbe arreso.

“Maledizione, Kakaroth! Ancora una volta hai calcolato male la potenza e non riesci a disintegrarlo! Quando imparerai ad usare la Genkidama come si deve?”, lo riprese Vegeta, dall’alto della sua lunga esperienza nel creare Genkidama.

“Vegeta… invece di disturbare, perché non mi aiuti?” pensò fra sé Goku, con ogni tendine concentrato sull’obiettivo.

“Non credo che tu ti stia illudendo che… basti questo per fermarmi…” bofonchiò Suu shenron fra i denti, intento anche lui a crecare di respingere la gigantesca sfera che, checché ne dicesse, lo stava alquanto minacciando.

“E invece sì! È la speranza di Piccolo!” rispose Goku.

“E che cazzo, Kakaroth! Trasformati in Super Sayan!” lo esortò Vegeta.

“No! Lo sconfiggerò come un terrestre! Qui ci troviamo di fronte un problema di tipo terrestre e quindi è giusto che io assomigli a loro, una volta tanto!” rispose Goku, con le sue convinzioni cromai radicate profondamente nel cervello, talmente tanto che non riusciva a capire come mai il Kakaroth dentro di lui si fosse risvegliato.

Vegeta osservava il suo amico ed eterno rivale come  se stesse analizzando una creatura complessa.

“Kakaroth” disse sottovoce. “Non ti capirò mai, ma allo stesso tempo comprendo come ti senti. È proprio questo sentimento di amore e odio che non riuscirò mai a capire, dentro di me. Tu stesso hai detto che siamo fratelli di sangue poiché nati nello stesso pianeta… e allora perché non riesco a raggiungerti nel tuo mondo?”

Goku era assolutamente estraneo a quelle questioni filosofiche, prendendo la vita per come veniva si era guadagnato la stima della maggior parte delle persone con cui si era imbattuto: da Bulma ad Oolong all’Eremita della Tartaruga, per passare a Tenshinhan, a Piccolo, lo stesso Vegeta, il Cyborg numero 16 e gli dei Kaioh.

Addirittura aveva spinto Kaioshin a fargli bere l’Acqua Proibita e a portare i vessilli arcani dell’origine dei tempi, laddove gli dei erano in quanto tali e forse i tempi erano più felici.

Ed infine, l’estremo sacrificio di Piccolo, che era morto perché sperava di fermare Suu Shenron col suo solo senso di colpa, ma in realtà aveva dato uan spinta in più a Goku che decise per la Genkidama.

Quando purtroppo quest’ultima non era ancora abbastanza potente per distruggere l’ultimo drago, il più ostico.

“Non potrete mai ammazzarmi! Sarebbe pura follia pensarlo da parte mia e da parte vostra!” urlò il drago, con un po’ di follia nella voce e negli occhi. Da parte sua non aveva mai capito fino in fondo le motivazioni di Goku, che aveva deciso di sovvertire l’ordine preposto nelle Sfere del Drago per un puro capriccio personale. Come osava, uno stupido extraterrestre dal livello infimo di potenza voler cambiare la legge naturale delle Sfere del Drago, uccidendo peraltro sei dei suoi fratelli?

Come osava, dunque, sfidare persino lui, il Drago dalle Quattro Stelle, ed essere persino vicino ad eliminarlo?

Non poteva permetterlo, e su quello sarebbero stati tutti d’accordo. L’unico problema stava nel disfarsi della Genkidama.

“Grrr… non riesco… NON RIESCO A RESPINGERLA! DANNAZIONE!” disse sfogando la sua frustrazione.

“Grrr… non riesco… a… NON RIESCO AD DISTRUGGERLO! GOHAN, GOTEN! PERDONATEMI!”, urlò Goku, ancora più disperato, col pensiero rivolto ai suoi figli.

“Si direbbe che Kakaroth non riesca a distruggere Suu Shenron” disse una voce all’orecchio di Vegeta.

Quest’ultimo la riconobbe come quella appartenente a Piccolo.

“Piccolo! Come fai a parlare visto che sei morto?”

“Oh, ma io non sono morto… qui non si muore, si rimane intrappolati dentro le Sfere, ma non sono morto. Ma non è questo il punto. Sapevo che Goku aveva bisogno di una mano per distruggere l’ultimo nemico, ma mi aspettavo che mi dessi anche tu una mano” osservò il Namecciano.

“Hai perso il tuo corpo, però rompi ancora le scatole! E va bene, Piccolo! Sarò io a distruggere Suu Shenron, dando una mano a quel buono a nulla di Kakaroth, che mi ripagherà il debito smettendo di allenarsi affinché io possa superarlo!” disse Vegeta, in puro delirio.

Piccolo non rispose nulla, disgustato da quello che aveva sentito. Forse aveva sbagliato a comparire solo con la voce spingendo Vegeta, tuttavia non lo rimpianse.

Dentro quest’ultimo, una brutta lotta con sé stesso era in atto, fregandosene dei violenti spostamenti d’aria provocanti dalla Genkidama.

Aiutare o no Kakaroth? Certamente, era molto antipatico: gli aveva salvato parecchie volte, lo aveva preso in giro ai tempi di Majin Vegeta e ancora una volta lo aveva costretto a fare quello che voleva lui, facendogli ballare la Danza di Metamor contro Broly.

Ma era anche vero che era un suo amico, ormai. L’unico che gli aveva teso la mano quando era in difficoltà, come un verme strisciante  e davanti la lama della spada di Crilin.

“VEGETA!”  lo supplicò Goku. “Non vuoi vedere Trunks e Bra ancora una volta?”

Era vero. Trunks e Bra, i suoi figli.

Doveva farlo per loro e per Bulma, la sua famiglia. Ancora una volta, stava a lui la salvezza dell’Universo, esattamente come contro Majin Freecell, dov’era stato più che decisivo.

Tornò allo stadio normale e stese la mano destra.

“Tieni, Kakaroth, la mia energia. Quanto sei fortunato”

Era vero, era davvero fortunato. Cosa poteva essere, altrimenti, la forza invisibile dietro Goku che spingeva persino il re dei Saiyan a piegarsi ai suoi voleri?

Una sfera azzurra comparve davanti il palmo steso e partì immantinente ad ingrossare la Genkidama ancora contesa e provocatrice di parecchi terremoti.

Il re Kaioh del Nord era abbasatzna preoccupato per la scomparsa di Goku e Vegeta dalla terra, subito dopo aver evocato il drago Shenron.

“Speriamo che stiano bene, non vorrei che quel drago li rapisca”

Kaioshin il Sommo era ancora entusista della reazione di Goku all’Acqua Sacra.

“Oltre le mie più rosee aspettative! Sapevo che Goku ce l’avrebbe fatta! Adesso manca solo che mantenga le promesse fattemi e potrà diventare un vero Santo!”

Kaiohbith era invece corrucciato. “Senza contare che sono stato io, però, ad essere messo alla prova quando ho dovuto riempire la Fiala…”

L’altro non lo ascoltò nemmeno.

La Genkidama assunse  proporzioni gigantesche, inaspettate persino per Vegeta.

“Cavolo! Quanta forza avevi, Vegeta?”, chiesero sia Suu Shenron che Goku.

Il re dei Saiyan soggighnò. “Non ringraziatemi, faccio solo il mio dovere!”

E in effetti per Suu Shenron, l’ultimo drago, fu la fine.

Goku spinse con più forza la Genkidama verso il drago delle quattro stelle e vinse il contrasto, facendo dell’ultimo nemico poltiglia, com’era sempre stato, a prescindere dai fantasmi del proprio passato.

Il tutto grazie a Vegeta, il quale aveva ripreso davvero il titolo di re dei Saiyan.

E forse da quel momento in poi anche re dei Terrestri.

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Capitolo 44
*** La fine di una grande avventura ***


E così, tutto si risolse per il meglio.

Goku e Vegeta tornarono subito dopo aver distrutto Suu Shenron, in tempo per vedere gli occhi scarlatti del dio drago originale illuminarsi ancora una volta e portare in vita tutti gli eliminati da Majin Freecell, anche sul pianeta d’origine.

Per quel che riguardava Tensilin, utilizzarono il secondo desiderio.

“È vero! C’è ancora questo problema da risolvere!” disse stolidamente Goku, osservando Tensilin appena tornato in vita, che ancora si esaminava.

“Volete dunque far torare Tensilin un’unica entità?” chiese Shenron, quasi retoricamente. “D’accordo, posso metterlo in sesto”

Il dio drago ci arrivò da solo senza che nessuno glielo avesse chiesto esplicitamente proprio perché Piccolo ormai rinchiuso per sempre all’interno delle Sfere sapeva quali erano le esigenze dei suoi compagni.

E così la Fusion terrestre fatta coi Potara tornò ad essere due identità differenti.

“Wow, che potenza il dio drago!” comentò Crilin . “Pensavo che avrebbe fatto storie riguardo la potenza che era troppo alta, e invece non ha battuto ciglio”

Goku sorrise triste. Ci era arrivato anche lui. “Penso che sia merito di Piccolo.”

“Eh?” fece Crilin, e anche Ten risultò essere incuriosito. Compiaciuto da quell’interesse, Goku espose la sua teoria : “Penso che Piccolo, sacrificandosi, stia gestendo Shenron dall’interno, e quindi da adesso in poi la potenza del dio drago è aumentata notevolmente, tanto da poter abbattere molti più nemici. Certo, non avrà mai la potenza del Super Saiyan di Quinto Livello, ma…”

Dende non ci aveva pensato, però era abbastanza plausibile. “Goku, lo conoscevi meglio di chiunque altro… persino meglio di me, che sono un suo simile”

“Grazie, Piccolo” lo interruppe Ten. “Non avrei mai creduto di poter essere in debito con te”

“E dire che era partito come nemico” aggiunse Gohan. Gli piaceva rimarcarlo, dato che lui non aveva mai visto Piccolo come nemico.

“E grazie anche a voi, Saiyan” disse ancora l’amico di Jiaozi. “Intrufolarvi fra le sfere e sconfiggere i draghi non deve essere stata una passeggiata”

“Non lo è stata affatto!” rispose Vegeta, secco. “Ma almeno ho recuperato Trunks e Bra.”

Quest’ultima, così contenta di essere tornata in vita, decise di riprendere la relazione con Ub, interrotta per qualche stana ragione mai compresa del tutto.

“E va bene.” Commentò il nero allievo di Goku, notando come la ragazza gli si aggrappava con piacere al braccio ben definito. “Stavolta non mi farò fregare dall’inesperienza!”

“Che ne diresti invece se ci allenassimo?” chierse il suo maestro, sapendo di stare per essere maledetto al solo nominare quella proposta.

Ormai non c’era spazio per gli allenamenti, e tutti ne risero.

Shenron si congedò com’era suo solito. “Ora devo proprio andare. Addio.” E fece per spargere le sfere su tutta la Terra, ma Goku con un balzo colse la Sfera da quattro stelle.

“Il ricordo del nonno, eh?” chiese Vegeta.

“Già” rispose lui, guardando assorto l’ormai semplice sasso grigio e tondo. “Non mi staccherò più da questa palla”, e infatti da allora la portò sempre al collo.

Bulma qualche giorno dopo diede una festa per la fine di ogni incubo alla Capsule Croporation, e al suo culmine tutti brindarono per Piccolo e il suo sacrificio. Vennero invitati anche il maestro Muten e Yamcha, anche se loro c’entravano poco per quelle vicende.

“... Perché senza di lui, molti di noi non sarebbero qui” concluse Goku, dribblando le resistenze di Chichi, che ancora vedeva il tenebroso Namecciano come un nemico.

“A Piccolo, il mio muso verde preferito!” disse Vegeta, e molti divertiti ripeterono.

“Certamente, mi spisce per lui” disse Crilin, una volta finito di bere. “Sono morto più di tutti voi, eppure io sono qui, mentre lui è stato costretto a rimanere nelle Sfere”

“Ti sbagli, Crilin” lo corresse Goku, un po’ brillo. Non reggeva neanche un bicchiere di rosso, in effetti. “Piccolo è sempre nel cuore di chi lo ha amato”

Tutti guardarono il figlio di Bardack sconcertati e Vegeta suggerì a Gohan. “Fatelo bere più spesso, magari diventa intelligente”

Gohan ridachiò, perché sapeva che era impossibile. Lui aveva ripreso le ricerche, anche se ben presto dovette rinunciare a Bra come assistenete, in quanto assorbita nella nuova storia con Ub, laddove decisero di fare un  tour nello spazio per fare nuove esperienze, esattamente come aveva fatto Goku alla fine dello scontro contro Gohan ai termpi della vecchia Sibilla, solo che il Saiyan ai tempi si era “limitato” a fare esperienze nel mondo. Invece Ub aveva preso con sé Bra e partirono alla volta di nuovi mondi.

Bisognava dire che anche lei raggiunse uan forza considerevole e ben presto poté vantarsi di essere Super Saiyan IV, a differenza del fratello, che invece smise di allenarsi per dedicarsi anima e corpo alla Capsule Corporation.

“Non voglio che quanto fatto da mamma e nonno si perda per sempre” diceva Trunks, quando suo padre gli chiese lumi slla sua rinuncia.

Passarono i giorni, i mesi, gli anni.

Goku continuò per un certo periodo di tempo ad allenare Goten, il quale decise di partecipare al primo Torneo Tenkaichi senza Mister Satan per sfidare Mister Bu in un’epica finale che avrebbe designato il successore dell’eroe.

A Satan, ormai fuori quota, venne concesso l’onore di dare il via col gong e la sfida partì automaticamente.

 “Ho vissuto anni con Satan” pensò Mister Bu, mentre affrontava Goten divertito. “Devo essere io il suo erede”

“Non posso deludere mio padre” pensò invece Goten, conscio che Goku lo stava guardando sullo spalto più alto, come aveva fatto anni prima in occasione della finale persa contro Trunks nella sezione giovanile. “Devo vincere ad ogni costo!”

Alla fine vinse Mister Bu, poiché Goten, nonostante il Super Saiyan di Terzo Livello acquisito negli anni, venne ingannato con uno stupido trucchetto da ring e buttato fuori.

“E Mister Bu vince il suo primo Tenkaichi!” annunciò il nuovo commentatore. Era tristissimo sentirlo dopo essersi abituati a quello vecchio, con cui Goku e compagni avevano condiviso tre Tenkaichi e mezzo.

“YU-UUUUH! Caramelle e cioccolatini per tutti!” fu il commento a caldo dell’essere rosa, e i tifosi lo festeggiarono fra le risate, dimentichi del fatto che una volta lo erano stati loro stessi, caramelle e cioccolatini.

Trunks trovò invece sistemazione con una ragazza terrestre.

“COSA? COME OSI?” gli urlò Vegeta, nello stesso giorno in cui il ragazzao decise di presentarla ai genitori.

“Tale padre, tale figlio…” pensò invece Bulma, pensando come l’uomo che aveva accanto aveva fatto breccia nel cuore di una terrestre.

Pan invece non si sposò mai:continuò ad allenarsi indefessamente e ben presto divenne l’allieva migliore di Mister Bu.

“Aahahah! Lo trovo molto divertente, invece!” rispose Mister Satan, quando gli chiesero le sue reazioni a quel paradosso.

Bra ed Ub non tardarono molto: passati cinque anni si sposarono e un anno dopo diedero al mondo due gemelli, e poi altri due figli.

Anche Gohan decise di dare un fratellino a Pan, ma al momento del matrimonio di Ub aveva già cinque anni, dimostrando di avere una forza pazzesca.

Il piccolo si chiamava Bardack.

“Son Bardack. È giusto così, in fondo è lui il nostro capostipite” disse Gohan, quando spiegò ad un comrpensivo Goku il motivo del nome.

“Certo, figliolo” rispose lui.

Se Chichi avrebbe voluto nipoti anche da Goten, non fu mai accontentata. Non era da lui impegnarsi con una ragazza in maniera fissa, e infatti rimase coerente con se stesso.

La gente della Città dell’Ovest soleva chiamare Goten e Trunks “fannulloni coi parenti famosi”, ma a loro piaceva comunque, anche perché era soprattutto grazie a loro che la criminalità della metropoli era tenuta a bada, a suon di sberle.

E così, la pace generale scorreva tranquilla sulla Terra, paradossalmente grazie allo stesso Grande Mago Piccolo che era atterrato secoli prima, in seguito alle catastrofi naturali che avevano colpito il pianeta Namecc.

Chi avrebbe mai detto che il sacrificio dell’ex Dio della Terra avrebbe fatto prosperare ancora la felice Squadra Z?

Chi avrebbe detto che il mostro imprigionato da Mutaito avrebbe avuto un giorno un ruolo chiave per la felicità di ognuno?

Per quanto riguardava le antiche vestigia degli dei Kaioshin, che Goku aveva ricevuto durante la sua trasformazione in Super Saiyan V, decise di riportarle sul pianeta del Sommo.

“Ti ringrazio tanto, Kaiohsin, ci hai aiutato tantissimo” disse Goku, arrivato al santuario col Teletrasporto, infischiandosene come sempre delle leggi sui vivi e sui morti.

“Sciocco! Avrei mandato io Kaiohbith a prendere queste reliquie! Non devi infrangere ogni volta le regole! Per entrare qui devi morire!” protestò il vecchietto, una volta messo al ccorrente dell’uso delle Sfere del Drago anche dopo la sconfitta dell’Essere Supremo.

Goku rise mettendosi la solita mano sulla nuca.

“E dai, non essere così fiscale!”

“A proposito, ma le ragazze che mi avevi promesso? Una volta che sei qui, possiamo … concludere l’affare” chiese il Sommo, sottovoce, come se stesse complottando. Kaiobith si voltò dall’altra parte arrossendo dalla vergogna.

Goku capì subito che stavolta non se la sarebbe cavata con la “dimenticanza”, com’era successo con la saga di Majin Bu.

“Potrei chiedere ad Oolong…” si disse, e andò a prenderlo.

E così, esattamente come quanto successo al Monte Padella, Oolong si trasformò in Bulma e in Videl e si fece toccare dal Sommo in questa veste.

“Servo solo a questo, vero Goku?” chiese Oolong, contrariato.

Goku era invece intimamente grato all’amico dalle sembianze di un maiale. Aveva evitato l’ira divina solo con la sua capacità di trasformarsi in giovani prosperose.

Nel frattempo, la Sfera dalle Quattro Stelle luccicava sopra la mensola del soggiorno di casa Son, lucidata ogni giorno da un’amorevole Chichi, che capiva bene le motivazioni del marito, l’unica che ci riusciva, nella solitudine dei monti Paoz.

Andava tutto bene.



THE END


Siamo infine giunti alla fine di una grande avventura. Questa long mi ha impegnato moltissimo, ho cercato di essere il più vicino possibile alle atmosfere del manga, attenendomi comunque alla famosa lista episodi che trovai quel giorno in mezzo alle scartoffie. Certo, fanno un po' schifo, però senza questi 114 titoli (su Efp li ho spezzettati in tre tronconi) non avrei mai e poi mai nemmeno cominciato a scrivere di Dragon Ball come piace a me, ovvero con lotte, traformazioni e depressioni varie. Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito fin qui, e mi raccomando non abbandonate mai Dragon Ball :D

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