Ofelia dall'aldilà

di Deadinside
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo- Presentazione... ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1- Prima che tutto accadesse... ***
Capitolo 3: *** Capito 2- Tutto a rotoli ***



Capitolo 1
*** Prologo- Presentazione... ***


Sono sempre stata una ragazza chiusa e asociale, o per lo meno lo ero...
Non sopporto i posti affollati e rumorosi; troppa gente che ti viene addosso e le insopportabili risate.
Odio il contatto umano, solo al pensiero che la loro disgustosa pelle possa toccare la mia, mi vengono i conati. Non che la mia sia meglio della loro.
oh, che maleducata, non mi sono ancora presentata...
Mi chiamo Ofelia, ho 15 anni e frequento il secondo anno di liceo classico, vivo in una cittadina sperduta nell'assolato sud del mondo. Amo la letteratura ottocentesca, l'arte gotica e la musica classica. Di recente, dato che ho molto tempo libero, ho scoperto quanto possa essere interessante lo studio di psicologia e psicoanalisi. Mi piace osservare le persone e tracciarne un accurato profilo psicologico, anche se i miei concittadini sono tutti uguali: bigotti, facilmente manipolabili e incredibilmente stupidi.
In fondo mi dispiaccio un pò per la loro natura inetta, ma non posso fare altro che osservarli, mentre compiono le loro abitudinarie azioni.
Non fatevi un'idea sbagliata di me, ve ne prego, ho solo dei complessi di superiorità e una mente contorta per via del mio trauma. Proprio di questo vorrei parlarvi... Non lo definirei un trauma, ma un evento che ha cambiato radicalmente la mia "vita".
Prima che accadesse ciò che vi sto per narrare,ero una ragazzina come tutte le altre, più o meno...
Sempre con le cuffie nelle orecchie, lo sguardo basso e la mente che viaggiava altrove. Mi ricordo che avevo una cotta per un ragazzo molto più grande di me; un universitario figlio di papà (ci tengo a dire che odio i tipi come lui, ma non so perchè questo ragazzo mi attirava).
Con i miei coetanei non avevo molti rapporti, a mala pena mi parlavano e quando aprivano bocca, lo facevano solo per insultarmi e le persone mi evitavano.
Tutto questo perchè ero diversa da loro, ero diversa da tutti.
Ma adesso non più, per sfortuna loro...Mi temono. Le mamme raccontano ai loro irrequieti figli, per farli stare buoni, la storia di "Ofelia dell'aldilà"
Adoro vedere i loro piccoli volti sconvolti e terrorizzati... Ma la mia storia è molto peggio di una favoletta per far spaventare i bambini.
Sono felice di mettere in atto la mia vendetta, ogni singolo colpevole deve pagare per ciò che mi hanno fatto...
Mi sembra ingiusto pagare la vita per qualcosa che non ho fatto e infierire sul mio corpo,poi, non è stato eticamente umano.
Comunque, bando alle ciance e passiamo ai fatti!

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1- Prima che tutto accadesse... ***


Capitolo 1- Prima che tutto accadesse...
Finalmente l'inverno...
Amata e fredda stagione, vecchia madre della terra che si ricopre di un manto spaventosamente bianco. Peccato che in questa dannata città fa talmente caldo, che di neve non c’è neanche l'ombra. Nervi!
Ma almeno posso godermi questo periodo al calduccio, davanti al camino, in salotto. Fortunatamente casa mia si trova alle periferie della città, almeno non vedo le brutte facce dei miei concittadini.
Adoro questa casa...
E' molto grande e cupa, con tante camere e quadri abbastanza inquietanti. La maggior parte delle persone che vi entra si sente strana, come se fosse osservata da qualcosa o da qualcuno, hanno brividi e sono nervosi. Non li capisco proprio, questa casa da un senso di pace eterna e silenzio tombale. C'è anche una torre nell'ala est, la mia stanza, arredata secondo i miei gusti ovviamente... Passo chiusa li dentro la maggior parte del tempo, impegnata fra lo studio, i libri e l’ascolto dei vecchie melodie nel mio amato grammofono.
Da poco i miei genitori mi hanno regalato un quadro, comprato all'asta, di un pittore dell'epoca gotica. Almeno si presume che sia di quell'epoca, in quanto quel quadro è stato ritrovato in un mausoleo, abbandonato nella regione boema, in ristrutturazione. Cosi ha detto il tizio dell’asta… Raffigura una ragazza dai lunghi capelli corvini, che guarda lo spettatore con aria malinconica e triste. Mi assomiglia in po’…
Guardando il fuoco ardere nel camino un senso tranquillità e serenità mi pervade. Quelle calde fiamme che giocano, che fanno scoppiettare gli ultimi resti dei ceppi… Sento che sta per succedere qualcosa…
< Ofelia! Ricordati che domani inizia la scuola! > mia mamma, che fa da uccello del malaugurio…
Ma non poteva starsi zitta! Solo lei può rovinarmi un momento di pace in quell’odiata maniera… Non posso pensare che domani ricomincerà l’incubo della scuola, dovrò rivedere i miei odiati compagni di classe, i miei maledetti professori e quelle due cornacchie: Marika e Giusy, le ragazze più oche e celebrolese di questo fottuto mondo.
Marika è la tipica ochetta, che si sente tutta lei, anoressica e poco raffinata. Suo padre è il sindaco della città, o dovrei dire sindaco corrotto. Due anni fa è stato accusato di aver permesso ad un gruppo di uomini poco raccomandabili, di scaricare rifiuti pericolosi nel lago poco distante da qui. Purtroppo non fu mai processato, quindi è ancora qua a romperci le scatole e a raccomandare sua figlia, purché venga promossa, data la media abbastanza bassa. Sua madre ,invece, è una stilista che viaggia per il mondo. Riesce ha creare solo abiti mediocri, che vende ad un prezzo altissimo. La cosa bella è che ha pure dei clienti, che pur di farsi notare comprano i suoi abiti (questo dimostra il livello di intelligenza delle persone).
Giusy è il cagnolino dell’ochetta, che pur di essere popolare si fa comandare a bacchetta . I suoi genitori sono il classico stereotipo dei contadini ignoranti, e lei è più ignorante di loro due messi insieme. Possiedono una fattoria enorme e campano grazie al loro bestiame e alle loro terre. In fondo non fanno niente di male… Ma spendono i loro guadagni per la figlia, che vuole necessariamente gli abiti firmati dalla mamma dell’oca!
Ho iniziato ad odiarle già al primo giorno di scuola, quando facevano commenti sul mio modo di vestire all’antica. Beh, meglio vestirsi da morta che da meretrice… Dopo i primi mesi hanno incominciato a farmi brutti scherzi e a spargere la voce che ero la puttana di Satana. E dato che la mia città è piena di esseri dotati di un solo neurone malandato, ci hanno creduto e… benvenuta emarginazione!
Si, mi piace disegnare pentacoli, croci al contrario e teste di capra ovunque, ma non vuol dire che io sia satanica. Mi piacciono cose strane, ecco… Ma la gente è disposta a tutto pur di isolare chi è diverso dal gregge.
Ma non mi importa di loro, rischierei di abbassarmi al loro livello se dovessi stare dietro a certe voci, infangherei la mia reputazione.
< Mamma, salgo in camera a preparare le cose per domani, non voglio niente per cena! >.
 Detto questo, mi avvio verso i lunghi e bui corridoi. Quando li percorro, immagino di essere una gran signora con il suo abito lunghissimo, mentre improvviso in testa delle melodie suonate al clavicembalo.
 Arrivata in camera mi butto sul letto e svogliatamente, come al solito, preparo lo zaino e mi preparo mentalmente per domani. Mentre controllo i libri nella vecchia libreria, l’occhio mi cade nel quadro Mi sembra strano. E’ più cupo del solito, la ragazza ha uno sguardo più triste, sembra quasi che stia per iniziare a piangere…
Sento un brivido lungo la schiena e il cuore mi batte all’impazzata. Un infarto? No. Riprendo il controllo di me stessa, forse sono solo un po’ agitata per domani…
Sento dei passi che si avvicinano alla mia stanza, mi sento ancora strana. Bussano. Apro la porta e fuori c’è la nonna. La mia amata nonna…
Una donnetta bassa, con lunghi capelli grigi legati dietro la nuca con una pinza color avorio. I suoi occhi sembrano due perle, in quanto cieca. Durante la sua vita ne ha passate di tutti i colori, adesso si gode la sua vecchiaia qui da noi. E’ l’unica persona a cui voglio veramente bene, e che mi mancherà quando passerà a miglior vita.
< Farfallina, sei sicura che non vuoi niente da mangiare? >
Da quando sono piccola ha preso il vizio di chiamarmi farfallina, ma non mi piace molto…
< No grazie, nonna, stasera salto. Magari più tardi vengo a prendermi un pezzo di dolce, se papà non l’ha mangiato tutto. Comunque ti ho detto un sacco di volte di non chiamarmi così, lo sai che odio quel soprannome… >
Rimase zitta per una manciata di secondi, la fissai negli occhi bianchi. Anche se è ceca, quei suoi occhi sono così espressivi. Hanno l’aria di chi ha visto tante brutte cose e, stanchi di questo, si sono spenti.
< Ma farfallina, tu sei bella come una farfalla! Anche se ti ho potuto vedere una sola volta, so che sei bella, anzi bellissima >
< Si, lo so che sono belle, ma vivono per poco tempo… >
< Proprio come te, mia farfallina adorata >
Quest’ultima affermazione mi lasciò a bocca aperta…
< Ti accompagno in camera, nonna? >
< No, vado da sola, conosco questa casa a menadito. Forse è meglio che metti un po’ di musica, la ragazza la dietro e triste. Buonanotte farfallina >
Chiudo la porta e mi volto. Dietro di me non c’è nessuno, a parte la ragazza nel quadro.
Penso che mia nonna sia speciale, vede le cose anche senza occhi, oppure è una strega…
Mi butto nel letto e penso alla strana affermazione di mia nonna, la cosa che più mi inquieta è il fatto che abbia sempre ragione. Mi alzo e metto in funzione il grammofono. Il suono del clavicembalo si diffonde armoniosamente in tutta la camera e la ragazza nel quadro sembra meno triste. Sto iniziando ad avere un po’ di paura ma, basta che la tizia non salti fuori dal quadro per strangolarmi e allora tutto può andare…
Mi posiziono davanti al grande specchio, mi guardo. In fondo la nonna ha ragione, come al solito, sono bella. Non per essere narcisista. Non sono molto alta, ho la carnagione pallida, il nasino all’insù e le labbra rosse come il sangue. I miei occhi sono grandi e verdi, con venature che vanno sul giallo. Una specie di bambola di porcellana, insomma! Ma basta con la vanità, cerco la mia vestaglia da notte nei cassetti li vicino e la indosso. Chiudo la grande finestra vicino al mio letto e lascio che uno spiraglio di luce lunare, entri delle pesanti tende di colore rosse. Spengo la candela e mi infilo tra le coperte.
Spero di trovare un po’ di tranquillità nei miei tormentati sogni, dopo tutto quello che è successo oggi.. 

 

 

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Capitolo 3
*** Capito 2- Tutto a rotoli ***


Capitolo 2- Tutto a rotoli...
Sono tipo le 6 di mattina e sono già sveglia, come al solito...
Amo guardare l'alba e non pensare alle 5 ore di tortura che mi aspettano.
 I miei genitori stanno ancora dormendo e non ho voglia di svegliarli, altrimenti iniziano con le solite domande da adulti che cercano di recuperare il rapporto con i figli, dopo che hanno passato mesi ignorandoli. Mi fanno talmente pena...
Vado silenziosamente in cucina per mettere qualcosa sotto i denti, ho una nausea pazzesca...
La nonna è già in piedi e avverto un odorino stuzzicante: muffin! Ogni giorno quella donna mi stupisce sempre di più.
< Buongiorno nonna! Hai dormito bene? >
< Buondì farfallina, ti ho preparato la colazione... Comunque non ho dormito molto bene, sentivo qualcuno piangere da camera tua. Eri tu? >
Ok, la cosa mi inquieta, e non poco... Sta succedendo qualcosa di strano...
< No, non ero io... Ho dormito come un ghiro. E poi non ho sentito nessuno piangere ieri notte... >
Sarà stata la tizia nel quadro? Ahahaha come no!
Prendo un muffin e mi avvio verso camera mia
< Farfallina, parla un pò con Edvige, si sente sola >
< Edvige? Chi è Edvige? >
Inizio ad avere davvero paura, adesso...
< Ma è la tua coinquilina, farfallina! >
Ok... In quel quadro c'è qualcosa che non va e la nonna mi sta terrorizzando. E' un bell'inizio per questa giornata...
Giro i tacchi e riprendo la strada.
I miei stanno ancora dormendo, mi toccherà andare a scuola a piedi, anche se fa freddo. Li odio da morire. 
Scelgo un vestito nero dall'armadio e lo indosso, trucco e parrucco, lo zaino in spalla e le cuffie nelle orecchie. Parto all'avventura sperando di tornare integra.
Fa un freddo cane e la scuola dista un bel pò da casa mia, questa me la pagano! Prendo la strada più lunga, cosi passo vicino all'università, magari Alex è nel cortile esterno.
Si, in questo posto di decerebrati c'è un'università, difficile a credersi eh... Non si studia granché, l'hanno costruita solo per far arrivare i fondi per l'istruzione, che il sindaco usa per rifinirsi la piscina nella sua villetta.
Volete sapere chi è Alex, vero? Vi accontento...
Alex è un'universitario che non sa distinguere un'atomo da una molecola, ignorante come pochi, ma bello da crepare. Nonostante questo mi sono infatuata di lui e, quando posso, lo seguo neanche fossi un cagnolino. Frequenta il gruppo più chic (e stupido) della città e guarda caso Marika e Giusy ne fanno parte... Per farla breve è il classico belloccio, tutto muscoli e niente cervello che quelle come me non se le fila minimamente.
In cortile non c'è, in effetti, con questo freddo...
Velocizzo il passo e all'orizzonte vedo il profilo della scuola, la depressione mi assale...
Sento il brusio di voci giovanili e risate sguaiate, la mia nausea sta iniziando a farsi sentire. Arrivo davanti al vecchio cancello arrugginito e il brusio cessa. Tutti si girano verso di me, non sopporto gli sguardi umani.
So che sono bella e attiro molto l'attenzione, ma non voglio che mi guardino...
< Ma guarda chi c'è, Miss puttanella di Satana >
La gracchiante voce di Marika ruppe il silenzio. Andiamo bene...
< Karma, Marika, karma. Aspetta solo che arrivi il tuo turno... >
Perchè non le cade un cornicione in testa?
 Detto questo proseguo verso la mia classe e attendo che il professore arrivi.
Le 5 ore passano velocemente e non vedo l'ora di tornare a casa, ma prima voglio passare dall'università per vedere se è uscito.
Al suono dell'ultima campanella mi precipito all'uscita e prendo la strada di petto. Il vento gelido mi sfiora il viso come lame, ma non m'importa, devo sbrigarmi. 
Arrivata quasi vicino al cortile sento le risate di baldi giovani che si rincorrono tipo cani, ma non vedo lui... Che delusione...
Ma ecco che arriva un ragazzo, non riesco a capire chi sia, magari... Ma si! E' lui! Si avvicina, strano, forse vuole costruire un contatto. Sono cosi felice.
Si avvicina ancora di più, penso che voglia dirmi qualcosa. Mi tremano le gambe e il cuore mi batte a mille. Quanto odio l'amore...
< Tu devi essere Ofelia >
Ossatana, mi ha parlato! E adesso che faccio? Ofelia non fare la stupida...
< Si... come lo sai? >
< L'anno scorso sei venuta nella mia facoltà per parlare con il mio professore di letteratura >
< Oh, si, il professor Chinanski! Avevo bisogno di un consiglio... ahahah >
Sento che il cuore mi sta per esplodere... 
< Giusto, beh... Che ci fai qua? >
Che ci faccio qua? Non posso mica dirgli che lo sto stalkerando.
< Stavo tornando a casa e ho pensato di fare il giro un pò più lungo, sai... Per smaltire un pò di ciccia ahahah >
Ho affermato davanti a lui che sono una palla di lardo...
< Ahahaha si, capisco... Comunque ti vorrei chiedere una cosa >
Alex, il ragazzo per cui sbavo da 10 mesi mi deve chiedere una cosa, sta per crollare il mondo, me lo sento nelle ossa...
< Spara! >
< Ok, avrei bisogno di una mano in letteratura e dato che il prof mi ha parlato bene di te, ho pensato che potessi aiutarmi >
Sto per collassare...
< Certo! Quando vuoi, puoi venire da me oppure in biblioteca >
< Facciamo che questo pomeriggio ci vediamo al caffè e ne parliamo li, sempre se non hai impegni... >
< Per me va bene! Adesso vado, ciao! >
< A pomeriggio >
Ripresi a camminare...
Mi assicurai che lui non fosse dietro di me e iniziai a salterellare come una demente. Ero cosi felice che mi scordai tutte le mie paranoie e i miei problemi. Il ragazzo che mi piaceva mi aveva chiesto di studiare insieme! Non vedo l'ora di dirlo a nonna...
Arrivata a casa, con un sorriso a 364 denti aprii la porta, ma come spesso mi succede, la mia felicità dura poco...
Seduto al tavolo della cucina c'è il sindaco e la moglie, e i miei genitori, che conversano allegramente. Solo loro potevano rovinare il mio momento di felicità.
< Ofelia! Vorrei presentarti il sindaco > 
disse mia mamma con un sorriso da ebete stampato in faccia.
< Piacere piccolina, se non sbaglio sei l'amichetta della mia amata figliola >
la voce di quell'uomo è piuttosto grave e la sua faccia paffuta ha assunto una strana colorazione rossa, non avevo mai visto qualcosa di così disgustoso. I suoi vestiti sono troppo stretti e sciatti, sicuramente firmati dalla moglie, e di un colore a dir poco improponibile.
Mi tende la mano destra, sudaticcia, io non lo tocco... Lo guardo con una delle mie occhiate malevoli e mia mamma mi strattona un pò.
< Salve... Si, sono una compagna di sua figlia... >.
Una vocetta gracchiante spezza l'imbarazzante silenzio.
< Giacomo, dobbiamo andare, è stato un piacere essere ospiti in casa vostra. Magari la prossima volta portiamo anche Marika >
Ora capisco da dove ha preso la voce quell'oca spennacchiata...
La strana coppia si avvia verso l'uscio, il sindaco ha una grossa toppa di sudore all'altezza di quella che dovrebbere essere la vita... Orrore...
Appena chiusa la porta, raccolgo tutto il mio fiato e...
< Ma siete impazziti! Socializzare con il nemico! Volete farmi morire?! >
< Ofelia, calmati, stavamo solo discutendo di un'affare. Niente di più... >
Mio padre sa sempre farmi ribollire il sangue nelle vene.
< Un'affare?! Con quel mascalzone? Certo che siete proprio intelligenti... Se si azzardano, lui e tutta la sua famiglia, ad entrare in questa casa, non sarò responsabile delle mie azioni! >
Non riesco a trattenermi, non posso sopportare che quelle specie di essere pluricellulari siano entrati nel mio territorio.
< Ofelia, basta! Sei sempre la solita! Non ti credere di essere tanto meglio di noi! Sempre sul tuo piedistallo d'oro a guardare gli altri dall'alto verso il basso e a schifarli. Non sei normale, hai qualche problema al cervello... >
Mia mamma con le sue manie di protagonismo mi fa salire l'omicidio, sa che ci rimette con me, eppure continua a provocarmi.
< Si chiama "complesso di superiorità" stupida capra ignorante. Mi chiedo come sia possibile che io sia così intelligente, a differenza vostra, mi avete adottato, vero? >
< Basta! Non ti permetto di insultare tua madre! Va in camera tua! >
Aspetta, c'è qualcosa che non quadra, manca una persona... Dove è nonna?
< Dove è andata nonna? >
Attimi di silenzio...
Li osservo, hanno l'aria colpevole e cercando di evitare il mio sguardo.
< Non mi dite che l'avete mandata via?! >
Mia madre presa da un impeto di coraggio, mi rispose...
< E' in camera sua, rischiava di farci fare brutta figura e quindi... >
Non le ho dato il tempo di rispondermi, sono corsa subito verso camera sua...
Mi fermo davanti alla porta chiusa, ho una strana sensazione, mi manca l'aria e mi fa male la testa. Gli occhi mi si offuscano e non sento le gambe... Spero che ciò che penso non sia vero.
Apro la porta e nonna è stesa sul letto, immobile, mi avvicino...
< Nonna... Nonna... > 
Non mi risponde.
< Nonna, sono la tua farfallina, rispondimi... Ti prego! Rispondimi! >
Ancora niente. Le controllo il polso, nessun battito...
< Ti prego nonna! Non mi lasciare! Non mi lasciare! >
La mia esistenza sta crollando. Sono sola. Non c'è più nessuno che si preoccuperà di me. Almeno lei starà bene, lassù.
Raggiungo lentamente la cucina, mi nascondo dietro il muro.
< Letizia, non possiamo continuare cosi... Ofelia sta diventando insopportabile e irascibile. E' incontrollabile, forse possiamo mandarla dalla zia in Germania... >
< Lo so, Aldo, ma è pur sempre nostra figlia >
Adesso vogliono anche mandarmi via. Codardi!
Salto fuori dal mio nascondiglio.
< La nonna è... è... è morta... Non respira più. E' stesa sul letto. Adesso siete felici di non averla più tra i piedi?! E non vedete l'ora anche di sbarazzarmi di me?! Mi fate letteralmente schifo >
Ecco, la nonna è andata... Lassù qualcuno mi odia... 
Corro in camera, trattenendo le lacrime, il cuore mi batte troppo forte e il petto mi brucia. Troppe emozioni, troppa confusione, il caos sta distruggendo la mia mente.
Passo prima da camera di nonna, voglio salutarla per l'ultima volta. Sembra felice. Mi accascio sopra il suo freddo corpo. Le lacrime iniziano a scorrere come fiumi, il suo profumo mi inonda le narici. Una brezza di vento gelido mi smuove i capelli. Credo che la finestra sia aperta.
Mi alzo a fatica e, con lo sguardo offuscato dalle lacrime, mi avvicino alla finestra.
Faccio per chiuderla, quando entra una piccola farfallina azzurra che, delicatamente, si posa sulla nonna. Proprio vicino al suo cuore...
Vado da lei... Osservo la scena. Quella farfallina, di un particolare azzurro chiaro. E' il colore preferito della nonna. La creaturina d'improvviso smette di battere le ali, si piega e si butta su un fianco... Penso che sia morta.
Ho un nodo in gola, vorrei urlare... Mi sento morire, mi sento a pezzi. Sto crollando.
Sento i miei avvicinarsi alla camera, mia mamma sta parlando al telefono, probabilmente con il tipo delle onoranze funebri. Non sopporto più la loro presenza. Scappo in camera mia.
Mi butto sul letto... Non riesco a respirare... La mia mente è annebbiata dal dolore e dalla rabbia. Un nero tumulto cresce dentro di me. 
Butto un occhio sull'orologio... Ma è tardissimo!
Devo essere lucida, maledizione! Alex mi aspetta, devo essere carina... Oddio che disastro...
Maglione nero, jeans scoloriti e anfibi. Sono pronta.
Esco di casa mandando a quel paese i miei, subiranno la mia ira quando ritornerò.
Prendo la strada di petto e mi dirigo verso il caffè, spero che lui sia già arrivato, sono cosi in ansia e una strana sensazione di vuoto si espande a macchia d'olio nelle mie viscere... La nonna... Devo reprimere i miei sentimenti, mi dispiace, mi manca...
Eccolo lì, seduto vicino alla finestra, con i capelli castani scompigliati e quegli occhioni celesti. Mi sento sciogliere, maledetto amore...
Mi siedo e...
< Ciao bambolina! >
Non ci credo, mi ha chiamata bambolina. Penso che il mio cuore stia per esplodere, ma uno strano presentimento si fa strada nella mia mente, c'è qualcosa che non va.
< Ciao Alex... Da quale autore vuoi partire? >
< Beh, dal tuo preferito ovviamente ahaha >
Dai Ofelia, è tutto ok... Non comportarti da cretina...
< Io...io... non ho un autore preferito eheh... >
Mi sto comportando da cretina, ecco... Ahi ahi, ma cosa fa l'amore?
< Oh, non ti preoccupare, ma ci possiamo spostare da qualche altra parte? Qua c'è troppo rumore e non mi piace >
< Certo, dove vuoi andare? >
< Seguimi >
O mio Satana, mi vuole portare da qualche parte!
Già mi immagino i nostri bambini; belli come lui e intelligenti come me. Il paradiso.
Avremo una casa in campagna e un cane di nome Varg. Forse sto mi sto montando la testa e quello strano presentimento si fa più grande e pressante. Ma per una volta voglio dare ascolto al mio cuore e seguirlo!
Mi sta portando vicino al lago, che romantico... La vista è magnifica e regna un silenzio alquanto inquietante. Il luogo perfetto per un specie di appuntamento perfetto.
< Vieni, Ofelia, siediti vicino a me >
Mi affretto a sedermi e guardo il panorama...
< Quindi... Ti va di iniziare con qualche autore tedesco? >
Provo ad iniziare un discorso serio
< Perchè? Non possiamo goderci questo paesaggio insieme? > 
Mmmh non capisco, prima mi chiede di dargli una mano in letteratura e poi non ha voglia di studiare... Ho capito! Era una scusa per stare insieme a me, ma che timido questo ragazzo.
< Va bene... >
Forse sono troppo fredda... Noto che la sua mano si avvicina alla mia. Vorrà stringermela? Il cuore mi sta esplodendo. Mi faccio schifo ad essere cosi sentimentale.
Mi prende la mano e inizia ad accarezzarla, si avvicina con le labbra al mio collo. Mi bacia e si avvicina pericolosamente alla mia bocca. Potrei svenire...
Per un attimo si ferma e si allontana, avrò fatto qualcosa di sbagliato... Mi guarda negli occhi, con uno sguardo languido e innamorato. Vuole confessare il suo smisurato amore per me? Finalmente...
< Piccola Ofelia, sei cosi ingenua che mi fai quasi tenerezza... >
Non capisco cosa voglia dire.
< Io ti piaccio? >
Per la serie: ma sei stupido o cosa? 
Annuisco timidamente.
< Lo sapevo. Mi segui come un cagnolino, diventi rossa quando mi vedi e non riesci a parlare. Piccola stupida Ofelia, io non sono il tipo che si metterebbe insieme alle possedute come te ahaha >
Cosa diavolo succede?! Lo sapevo che c'era qualcosa sotto e come una stupida ci sono cascata, ma questa me la paga. Con un calcio lo spingo via.
< Brutto figlio di una meretrice! >
Mi alzo e faccio per andarmene, ma mi sento chiamare e mi volto. Ci sono anche Marika e Giusy e due ragazzi che ho visto un paio di volte all'università. La situazione inizia a spaventarmi, devo scappare via.
Incomincio a correre più forte che posso, la città non è molto lontano da qui. Le ginocchia mi fanno male, non sento più il mio cuore, non riesco a respirare e le lacrime mi bruciano gli occhi. Inciampo su un ramo e cado. Batto la testa, non capisco niente.
Sento dei passi, qualcuno si avvicina, forse posso chiedere aiuto. 
Un'ombra si china verso di me, non riesco a capire chi sia e non riesco a rialzarmi. Dopo un pò riesco a mettere a fuoco. Capelli castani, occhi celesti. Alex!
Con un calcio lo butto per terra e con uno sforzo disumano mi alzo e provo a correre. La testa mi gira e non riesco a capire in quale direzione stia correndo. Sento delle voci. E' tutto confuso, ho paura...
< Piccolo mostro, vieni qua che ti faccio vedere io l'inferno! > 
E' uno di quei ragazzi, mi sta alle calcagna, non voglio che mi prendano.
Continuo a correre anche se non so dove diamine sto andando. Qualcosa di bagnato mi arriva in faccia...
< Ehi puttana! Guarda dove metti i piedi! >
Cosa? Perchè? Oh mamma, il lago! 
Mi sa che c'ho pensato troppo tardi...
La testa mi duole e tengo gli occhi chiusi. Ho paura ad aprirli. Mi sento strana, qualcosa si struscia contro di me. Qualcosa di viscido. Mi sento circondata dall'acqua.
Ho freddo e non riesco a respirare...
Mi convinco ad aprire gli occhi, ma sarebbe stato meglio non farlo.
Sto affogando, sto dolcemente cadendo sul letto del lago. In superficie si distinguono delle forme, si agitano sembrano preoccupate.
Piano piano i miei occhi si richiudono, mi abbandono, l'oblio mi circonda.
Sto arrivando nonna, "vivremo" in pace per sempre.
Non ancora farfallina...
La voce di nonna echeggia...
Mi sento strana, qualcosa in me sta cambiando. Non ho più paura...

 

 

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