It's where my demons hide.

di LittleHarmony13
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Prologo ***
Capitolo 2: *** 2. Nuovi incontri ***
Capitolo 3: *** 3. Gelido fuoco ***
Capitolo 4: *** 4. Oro colato. ***



Capitolo 1
*** 1. Prologo ***


    
 

                                               It's where my demons hide


 
1. Prologo
 
                                                         
 
"Shine on, just shine on
Close your eyes and they'll all be gone
They can scream and shout that they've been sold out,
but it paved the cloud that we're dancing on
So shine on, just shine on
With your smile just as bright as the sun
Cause they're all just slaves to the Gods they've made
But you and I, just shone, just shone"

James Blunt, Shine On.
https://www.youtube.com/watch?v=WRxl6N52VIE



Dover, Aprile 1804.
 

Il sole splendeva quel giorno a Dover, con grandissima sorpresa di tutti, in quanto un avvenimento del genere non capitava certo tutti i giorni in quella nuvolosa e burrascosa contea del Kent. In una di quelle case solitarie poste proprio nel mezzo della brughiera inglese abitava Samantha Rowan, figlia sedicenne del pastore della loro città. In quel momento Samantha si trovava in piedi al centro della sua stanza, indecisa se uscire di casa ed andare a godersi quel primo bagliore primaverile dell'anno, o rimanere davanti allo specchio a prepararsi per il ballo di quella sera.
Anche in quella piccola cittadina inglese c'era sempre il tempo e la voglia di preparare balli che sarebbero dovuti assomigliare a quelli dell'alta società londinese, ma che in realtà sembravano molto di più piccole fiere di paese. Quella sera si sarebbe tenuto uno di questi balli nella casa dei Finnegan, la famiglia più ricca di tutto Dover che alla nascita del loro primogenito Gregory, diciotto anni prima, si era trasferita in quel piccolo villaggio dall'affollata Londra. Il motivo non lo seppe mai nessuno, non perché non ne avessero la curiosità, ma perché nessuno osava chiederlo. Giravano voci, però, che il signor Finnegan avesse tradito la moglie a Londra e per mantenere le apparenze, ed anche per salvaguardare la reputazione dell'imminente nascituro, i coniugi avessero deciso di ricominciare da zero in una nuova regione.
Tutto questo non interessava Samantha, ad ogni modo. Quello che la interessava davvero non erano tanto i drammi familiari del vecchio signor Finnegan, quanto piuttosto suo figlio maggiore Gregory.
Gregory e Samantha erano amici da tutta la vita, e negli ultimi due anni fra loro era nato qualcosa che a loro piaceva definire come amore, ignari tuttavia di cosa fosse davvero quel sentimento nuovo e inaspettato che entrambi provavano l'uno per l'altra. E fu proprio a quel pensiero che Sam decise di rimanere in casa a prepararsi per l'imminente serata. Dopotutto Gregory sarebbe passato a prenderla nel giro di poco più di un'ora e doveva farsi trovare pronta. L'odore di mare che veniva dalla finestra aperta della camera di Samantha, che dava proprio sulle famose scogliere, era molto invitante, ma avrebbe dovuto aspettare. Dando un'ultima e breve occhiata alla finestra Samantha scorse un breve movimento con la coda dell'occhio, una macchia nera che si dirigeva verso il bosco. “Sarà solo un cane” - pensò Sam, e liquidando il pensiero con un gesto di mano, si diresse allo specchio.
Il vestito che aveva scelto per quella sera se lo era cucito da sola, perdendo ore di sonno affinché fosse perfetto per la sua corporatura non proprio longilinea. Non poteva definirsi una ragazza sovrappeso, ma sicuramente non era nemmeno filiforme e perciò aveva fatto in modo che il vestito beige le coprisse le forme nei punti giusti e mettesse in evidenza i suoi punti di forza. Sperava soltanto che suo fratello John non si lamentasse andando a dire al padre che era uscita di casa troppo scollata. Quella sarebbe stata davvero una scocciatura. John era il miglior fratello maggiore che potesse desiderare, ma c'era una parte di lui che era troppo protettiva nei suoi confronti. Sam sapeva che lo faceva per il suo bene, ma a volte poteva risultare davvero pesante. Suo fratello era inoltre un grande amico di Gregory ed erano serviti secoli a convincerlo che il suo ragazzo non tentava certo alla sua virtù. Almeno non per il momento, pensò Sam arrossendo. Non era certo che soltanto perché era la figlia del pastore dovesse pensare solo a pregare o andare in chiesa.
Fu in quel momento, immersa nei propri pensieri, che non si accorse che in camera era entrato qualcuno. Un qualcuno che le strinse forte la braccia e le sfiorò le proprie labbra sul collo. Presa alla sprovvista Sam tirò una botta con il gomito nello stomaco dell' “aggressore”, rendendosi conto soltanto quando lo vide piegarsi in due, che era Gregory. Non riuscì a trattenersi dal ridere. La visione di Gregory, lo statuario, virile, e bellissimo Gregory, sconfitto da una ragazza era veramente divertente. Ma le risate finirono non appena Sam si sentì prendere dai sensi di colpa.
Aiutò Gregory a rialzarsi in piedi nel momento stesso in cui cominciava a dire: “Se questo deve essere il modo in cui mi dimostri la tua fedeltà...”
“Ma Gregory, è colpa tua, se mi prendi così alla sprovvista reagisco, non posso farci niente.” - cercò di difendersi Sam, anche se era veramente dispiaciuta. Mise le mani dietro la nuca di Gregory e cominciò ad accarezzargli i capelli folti e castani. Il ragazzo si avvicinò, fece sfiorare il naso contro quello di Sam e le sussurrò: “Non merito forse un regalo visto il modo in cui mi hai trattato?”
“Cosa vorresti di preciso?” - gli chiese Sam con aria innocente.
In tutta risposta Gregory abbassò le proprie labbra all'altezza di quelle di Sam e le fece schiudere la bocca con la propria. Un gemito di sorpresa sfuggì dalle labbra di Sam, che però ricambiò il bacio con decisione.
Nel momento in cui le mani di Gregory si fecero più decise sulla schiena della ragazza, una voce forte e possente, come di un uomo che si schiariva la voce li fece allontanare. Sulla porta della stanza di Sam si trovava il pastore Rowan, anche conosciuto come suo padre. La sua faccia non esprimeva felicità, come era solito esprimere, ma solo severità.
“Sam, cara, mi chiedevo cosa fossero questi rumori, ma non mi aspettavo Gregory. Sei in anticipo vero, ragazzo?”
Suo padre adorava Gregory, ma certamente lo preferiva quando era almeno a tre metri da sua figlia.
“Sì, beh, io.. Non sapevo cosa.. cosa fare a casa. Mia madre è in fermento per i preparativi e beh.. L'atmosfera era inspportabile.” - balbettò Gregory.
“Ragazzi cosa ne dite di andare ad aiutare la signora Finnegan con i preparativi? Mi sembrerebbe un'idea molto gentile.” - propose il pastore.
“Ottima idea papà, andiamo subito.” - rispose Sam, trascinando Gregory fuori di camera, mano nella mano con lei.
Solo quando ebbero superato la soglia, Sam si rese conto che dietro suo padre per tutto il tempo c'era stato John, che non appena le passò accanto gli fece l'occhiolino e dette una leggera pacca sulla spalla a Gregory.
“Direi che la serata è cominciata proprio bene!” - esclamò Gregory ridendo ironicamente. Sam gli dette un bacio sulla guancia e mano nella mano si diressero verso la dimora dei Finnegan.


Angolo Autrice: Buonasera a tutti! Dopo quasi un anno di inattività sono tornata, e non potrei esserne più felice.
La storia che vi propongo stasera è una rivisitazione della mia vecchia storia "Lux et Nox" a cui ero molto affezionata, ma che purtoppo mi sono trovata a costretta a dover cancellare. Mi dispiace per tutti quelli che la avevano aggiunta ai preferiti, alle ricordate, o alle seguite, ma la storia era cominciata ormai più di due anni fa e non aveva mai trovato una degna conclusione. Non avevo le idee chiare e il pro
getto non era ancora ben stabilito nella mia mente. Adesso credo che abbia trovato una sua vita propria e di questo sono molto felice. Spero che apprezzerete il mio lavoro, e spero mi vogliate far sapere qualcosa, anche in negativo, accetto qualsiasi critica, davvero, sono seria. Fatemi sapere cosa pensate, nel bene e nel male.
Mi sono dilungata anche troppo, è stato un piacere, buon inizio estate, e alla prossima.
Buona Serata,
S. <3


P.s: Prima di ogni capitolo sono tendente a mettere una canzone che mi ha particolarmente ispirato o mi ricorda il capitolo in questione. Spero che la cosa non vi disturbi. Grazie dell'attenzione.
Vorrei inoltre ringraziare la talentuosa e bravissima Lights Mee per la creazione del Banner che vedete qui sopra <3

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Capitolo 2
*** 2. Nuovi incontri ***


    
 


2.

 
 

"Come up to meet you, tell you I'm sorry
You don't know how lovely you are
I had to find you, tell you I need you
Tell you I set you apart.
Tell me your secrets and ask me your questions
Oh, let's go back to the start
Running in circles, coming up tails
Heads on a science apart."

The Scientist, Coldplay

 

  Arrivati a casa dei Finnegan Samantha cominciò a sentire quel familiare odore di pini e legno antico che le ricordava moltissimo la sua infanzia. Tutte le litigate con suo fratello John e Gregory perché non volevano farla giocare con loro, il suo primo ballo, la prima volta che Gregory l'aveva guardata dritta negli occhi senza dirle niente, ma parlandole allo stesso tempo, tutto era accaduto lì. La dimora dei Finnegan era la più grande della contea e tutte le feste e i balli venivano svolti lì, grazie anche al facoltoso appoggio che dava la famiglia all'organizzazione di questi eventi. Il salone quel giorno era addobbato a festa, con i fiori che scendevano dal soffitto e legati intorno a delle corde così da formare come delle lunghe dita che venivano giù dal cielo. A Sam parvero ali, e per un momento si perse a pensare a quanto dovesse essere bello volare.
Sam era così, erano più i momenti in cui non viveva nella realtà che quelli in cui effettivamente sentiva la reale voglia di combinare qualcosa della sua esistenza. Si era sempre sentita una ragazza un pochino emarginata dal resto del mondo, con quella testa sempre fra le nuvole, e nessun desiderio di socializzare, eccezion fatta per le poche persone che amava. Fra queste si potevano annoverare i suoi genitori, John, Gregory, il fratello minore di Gregory, Daniel e l'unica vera amica che avesse mai avuto, Emma.
Emma però si era trasferita nell'entroterra anni prima e da quel momento le due ragazze si vedevano solo una volta all'anno, in quei pochi giorni in cui Emma veniva a trovare la nonna, che era rimasta ad abitare a Dover, nonostante il trasferimento di tutta la famiglia. La signora Covington era una simpaticissima vecchietta dai capelli più bianchi della spuma del mare e dall'immaginazione molto vivace. La dolce signora infatti aveva sempre sostenuto che a Dover convivessero insieme agli esseri umani anche altre creature che di umano non avevano niente. Fra le creature preferite della signora Covington si potevano annoverare vampiri, stregoni, sirene e persino angeli ribelli. Sam ed Emma si erano sempre fatte delle grandi risate a spese della simpatica vecchietta.
Fu proprio nel mezzo di quel pensiero che sul suo viso comparve un piccolo sorriso. Gregory vedendola ridere e presupponendo che fosse a causa della magnificenza del grande salone la prese per mano e la diresse verso sua madre, che stava appunto parlando con la madre di Gregory.
“Mamma, non mi aspettavo di trovarti qui! Credevo fossi a casa con papà e John” - esclamò Sam, sorpresa di vedere la madre in quella casa e non proprio contenta di sapere che probabilmente l'aveva vista arrivare mano nella mano con Gregory. Sebbene quell'unione fosse vista di buon occhio da entrambe le famiglie, che anzi speravano in un imminente matrimonio, a Sam dava ancora fastidio che le persone potessero fare dei commenti su di lei o su Gregory riguardo la loro vita amorosa. La loro relazione era solo loro, e non era necessario condividerla con gli abitanti di tutta Dover.
“Oh, no, cara” - rispose la signora Rowan - “sono venuta a dare una mano ad Hannah. Sai come possono essere stressanti i preparativi per un evento come questo.”
Sam non espresse a voce alta il suo pensiero su cosa fosse veramente stressante nella vita. E nella sua lista non era certo annoverato un ballo di paese. Ma si guardò bene dal farlo notare alla madre.
“Sam, tesoro, stavo appunto dicendo ad Hannah quanto sia stata gentile ad invitare il giovane Mason per svolgere alcuni dei preparativi per la festa di stasera. Sai bene che lui e sua madre si trovano in una difficile situazione economica. Ovviamente Mason verrà pagato per il suo aiuto.” - La signora Rowan fece girare Samantha nella direzione del suddetto Mason.
Mason Irvine era l'unico figlio di Cosette Irvine, donna sulla trentina che aveva avuto un figlio da giovanissima e lo aveva cresciuto da sola da allora. Il nome del padre di Mason, infatti, era sconosciuto e Cosette aveva fatto in modo che nessuno lo venisse mai a sapere, Mason compreso. Il perché di tanta segretezza aveva sempre stupito Sam, fino al momento in cui pensò che forse nemmeno Cosette stessa sapesse di chi fosse figlio Mason. Figlio del caso, figlio della fortuna, figlio della sorte, figlio del destino, questi erano gli epiteti con cui spesso veniva definito Mason dalla popolazione di Dover. Con il suo pallido colorito, i folti capelli ricci e castani, e i suoi occhi color del cielo il giovane ragazzo era sempre stato guardato con disprezzo e quella che sembrava paura dagli scettici abitanti di Dover. Girava voce che Mason sapesse fare delle “cose”, cose strane e malvagie, cose che potevano somigliare molto ai racconti della vecchia signora Covington. Dicevano che poteva accendere il fuoco con gli occhi, far muovere le foglie di un albero senza che ci fosse bisogno del vento, e far esplodere una tempesta dal nulla. Sam non aveva mai creduto a niente di tutto ciò, e l'unica cosa che credeva che gli occhi di Mason fossero in grado di fare era solo esprimere una grandissima tristezza. Quel ragazzo era sempre stato un emarginato, non aveva mai avuto amici, non aveva mai conosciuto l'amore, e poteva capire perché le persone dicessero che era sempre arrabbiato.
Solo in quel momento si accorse che Mason stava effettivamente venendo verso di loro, con quello che sembrava un atteggiamento di sottomissione.
“Mason caro” - lo chiamò la madre di Gregory - “ti ho mai presentato mio figlio Gregory e Samantha, la sua.. beh Sam come potrei definirti? Facciamo fidanzata? Ma sì, diciamo fidanzata”
Quelle parole fecero rabbrividire Sam, che non era ancora pronte ad ascoltarle, ma ciò che la fece davvero rabbrividire fu il tocco delle labbra appena schiuse di Mason sulla sua mano. Non era un brivido di piacere, quanto piuttosto un brivido di paura, e la ragazza sentì subito nello stomaco quello che sembrava un avvertimento, un movimento improvviso nelle sue viscere che la intimava a scappare. Non sapeva che cos'era poiché non aveva mai provato niente di simile.
“Estasiato di fare la vostra conoscenza signori.” - disse Mason con quella che sembrava quasi ironia e fu questione di un attimo, giusto il tempo per Sam di lanciargli un ultimo sguardo rubato, prima che il ragazzo si girasse borbottando un “ora se volete scusarmi, sono occupato, devo finire di sistemare tutto entro un'ora.”
“Mason.. aspetta, vuoi una mano?”
Cosa sto facendo?” - pensò Sam. Non lo sapeva nemmeno lei. C'era solo un'irrazionale presenza dentro di lei che le diceva che non era ancora il momento di salutarlo. C'era poco tempo per cercare di capire, ma di capire cosa? Questa era la sensazione che portò Sam a pronunciare quelle parole.
Il ragazzo si era voltato a guardarla, incredulo, come se nessuno lo avesse mai chiamato per nome. Come se qualcuno non gli avesse mai chiesto se poteva aiutarlo. E forse era così.
Gregory fissava Samantha con sguardo preoccupato, e le sussurrò un no veloce alle spalle ma fu come se Sam non lo sentisse.
“Sì, Mason, dico a te, hai bisogno di una mano? Quelle cassapanche sembrano pesanti.”
“D'accordo signorina, se va bene a lei..”
“Oh per tutte le maree di Dover non darmi del lei, e certo che mi va bene, in caso contrario non te lo avrei proposto no?”
Ed insieme si diressero verso il giardino della tenuta.




Angolo autrice: Buonasera a tutti! Avevo promesso aggiornamenti brevi e spero di aver mantenuto la parola. Questa storia mi sta prendendo più del previsto, quindi eccomi di nuovo con un capitolo fresco fresco (anche se fuori fa un caldo infernale.. Ok, pessima battuta). Spero che la storia vi appassioni e che vi diverta così come sta divertendo anche me lo scriverla.
Come sempre, se volete farmi sapere qualcosa, io sono qui, e accetto ogni tipo di recensione. Se volete dirmi come vi sentite per l'arrivo del nostro terzo personaggio principale, se volete dirmi che ho toppato qualcosa.. Tutto, accetto tutto. Sono sincera, quindi non esitate.
Ok, spero possiate avere un'ottima serata e noi ci sentiremo presto spero.
Un bacione,
alla prossima.
S. <3

                                              

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Capitolo 3
*** 3. Gelido fuoco ***




3. Gelido Fuoco.
 


"Dicono alcuni che finirà nel fuoco
Il mondo; altri, nel ghiaccio.
Del desiderio ho gustato quel poco
Che mi fa scegliere il fuoco."
- Fuoco e ghiaccio, Robert Frost.

 



Il giardino di casa Finnegan era enorme. La loro villa si trovava in un punto abbastanza isolato di Dover e questo poteva quindi permettere alla famiglia di possedere un grande giardino, in cui di solito si svolgevano le feste nel periodo estivo. Soltanto che la festa di quella sera non era una festa estiva. Per niente. Era ancora Aprile, e il clima freddo dell'Inghilterra non permetteva certo di poter star fuori tutta la sera a socializzare con altre persone senza prendersi una polmonite. Per questo gli oggetti che prendevano troppo spazio nella sala grande venivano trasportati in giardino. Di solito dalla servitù. Ma quel giorno furono portati fuori anche da Sam. La ragazza stava morendo di freddo. La stola che aveva preso per uscire, dal momento che voleva dare una mano a Mason, era giusto un velo e lei stava tremando. Ma ne valeva la pena. Sentiva che c'era qualcosa in quel ragazzo che semplicemente non era giusto. Un senso di inadeguatezza la sovrastava quando stava con lui. Ed era solo mezz'ora che erano insieme.
E lui non le aveva ancora rivolto la parola.

 

- Forse è per questo che non ha amici – pensò Sam. Ma anche se fosse? Non era giusto discriminare le persone per la poca voglia di parlare. Magari era timidezza. Ma Sam si sentì stupida anche solo per aver avuto quel pensiero. Quel ragazzo non era timido. Dentro di lui c'era semplicemente qualcosa di irrisolto. Qualcosa che le faceva venire i brividi. Più del freddo. E fu in quel momento che lui parlò per la prima volta. Dopo mezz'ora e cinque cassapanche venne fuori che anche lui aveva una voce. E come la prima volta che l'aveva sentita, mezz'ora prima, Sam non poté non notare quanto fosse profonda per un ragazzo di soli diciotto anni.
“Stai bene? Stai tremando. Lo sapevo che non era una buona idea che tu mi aiutassi. Torna dentro. Se una ragazza di buona famiglia come te si ammala per avermi aiutato, potrei persino essere arrestato.” - disse, quasi con disprezzo.
Fu per colpa di quelle parole che a Sam montò improvvisamente una grande rabbia. Dopotutto che voleva aiutare quel ragazzo, disprezzato da tutti, sembrava anche che la cosa lo infastidisse, poverino.
“Sai Mason, odio le persone come te. Con tutto il cuore. Faccio sempre il possibile per essere gentile con tutti, anche nei giorni in cui magari mi sento un po' più giù di morale. E tu mi ripaghi così? Non mi sembra molto giusto, se mi permetti. Non me ne andrò soltanto perché a te farebbe piacere! Rimarrò qui perché questo è ciò che ho deciso di fare, e quindi porterò a termine il mio compito. Ma non sentirti in dovere di parlarmi, tanto so che non ne hai voglia!” - rispose la ragazza, più arrabbiata che mai. Aveva perfino alzato la voce, cosa assolutamente non da lei. Non avrebbe mai voluto urlare, ma odiava l'ingratitudine più di ogni altra cosa.
“Samantha, tu non sai niente di me, niente! Non sai cosa ho voglia di fare e cosa no, ma una cosa posso assicurartela. Non mi sento in dovere di fare niente. E se ti ho fatto quella domanda era solo per il tuo bene, ragazzina viziata e testarda che non sei altra.”
Ma come si permetteva? Sam non era un carattere facile da gestire, e se pensava che la giovane non avrebbe reagito alle sue offese, allora non sapeva niente di lei.
“No, ora mi ascolti tu!” - Il suo dito era così vicino al volto di Mason, che per un attimo pensò che glielo avrebbe infilato in un occhio. Di proposito. - “Forse hai ragione. Forse sono un po' viziata. Forse dalla mia vita ho sempre avuto tutto abbastanza facilmente, ma una cosa che di sicuro non sono è maleducata. Sono stata educata bene, e se qualcuno mi offre una mano, io l'accetto. E non mi metto a sindacare su ogni cosa. Sono semplicemente riconoscente. Va bene?”
Ora stava seriamente urlando.
“D'accordo, d'accordo Signorina Riconoscenza, devo ammettere che hai carattere!” - Stava per caso ridendo? Era un sorriso quello?
A Sam si scaldò il cuore. E non sarebbe dovuto succedere. Non dopo come l'aveva trattata. Ma forse era una prova. Una prova per vedere fino a che punto sarebbe arrivata a sopportarlo. Forse era una difesa. E allora Sam si calmò un poco. Rise anche lei, spontaneamente, stringendosi ancora di più nella sua stola.
“Seriamente Samantha, stai morendo di freddo. Lascia che ti presti il mio cappotto. A me non serve, non ho così freddo. E sotto ho un'altra maglia. A maniche lunghe.” - disse, osservando scettico il vestito senza maniche di Sam. La ragazza voleva rinunciare, in un primo momento, ma stava davvero congelando.
“Mi faresti un favore!” - rispose, sorridendo a quella gentilezza inaspettata.
Mason si tolse il cappotto e fu in quel momento che Sam poté osservare quanto fosse bello. I suoi capelli ricci e un po' lunghi gli incorniciavano il visto perfettamente simmetrico. Era un viso da ritratto. Solo in quel momento Sam si rese conto che gli occhi neri di Mason la stavano scrutando, e arrossendo per essere stata colta in flagrante, distolse lo sguardo. Mason ne sembrò compiaciuto, ma fu solo un istante, perché l'attimo dopo le stava già porgendo il suo cappotto, con suo solito fare distaccato. Sam lo accettò molto volentieri. Appena se lo mise addosso le sembrò di rinascere. Il tessuto era caldo e sulla sua pelle nuda era un toccasana.
“Non so come ringraziarti, Mason, davvero.” - disse, riconoscente.
Il ragazzo la guardò con sguardo sorpreso, come se non fosse abituato a sentirsi ringraziare. E la consapevolezza di quel pensiero colpì in pieno Sam. Il suo cuore si riempì di tristezza.
Aveva appurato che non c'era niente che non andasse in quel ragazzo, e allora perché veniva allontanato il quel modo?
“Io, ehm, presumo.. Prego?” - rispose imbarazzato Mason.
E allora Sam fece una cosa che non avrebbe dovuto fare, considerando le circostanze e il carattere scostante del ragazzo. Gli toccò una mano. La prese fra le sue, per ringraziarlo non solo a parole, ma anche con un gesto affettuoso. Mossa sbagliata.
Il ragazzo sulle prime parve sconcertato, ma, nel momento in cui ricambiò la stretta di Sam, la giovane sentì un forte bruciore alla mano con cui stringeva quella di Mason. Come se stesse andando a fuoco. E non era colpa di qualsiasi cosa potesse provare in quel momento per quel ragazzo.Era colpa proprio della mano di lui. Stava bruciando.

 

La ritrasse, sorpresa. “Ahi! Ci devo credere quando dici che hai caldo anche con due gradi fuori!” - provò a dire la ragazza per scherzare.
Ma dentro di lei, non aveva proprio voglia di scherzare. Non capiva come fosse potuto succedere. Quella che aveva sentita sulla mano non era semplice temperatura corporea elevata. Era fuoco.
E allora le tornarono in mente tutti i discorsi della nonna di Emma. I discorsi riguardanti i poteri delle persone del posto. Ed ebbe paura, dovette ammetterlo anche a se stessa.
Mason, intanto, si era allontanato da lei. Era di nuovo intento a strappare le erbacce dal giardino. Anche se in quel giardino non erano presenti erbacce. Fingeva indifferenza, così come Sam. Entrambi sapevano, ma nessuno parlava. Ma Sam aveva bisogno di spiegazioni. E così, per la seconda volta in una giornata, fece ciò che non avrebbe dovuto fare. Tentò la sorte.
“Mason, vieni al ballo stasera?” - Domanda stupida, ovvio che non ci sarebbe andato. Ma Sam aveva un piano.
“Ovvio che no. Cosa ti salta in mente?” - Le dava le spalle, e sembrava irritato.
“Ma ti piacerebbe andarci?”
“No, Samantha, non mi piacerebbe. Mi odiano tutti, e io non appartengo a questo posto, sebbene sia un'ora che con il tuo insopportabile ottimismo cerchi di farmi cambiare idea a tal proposito.” - Era di nuovo sprezzante, segno che si era innervosito, o che in qualche modo si era offeso.
“E invece a me piacerebbe che anche altre persone notassero che sei una persona vivibile, se non ti innervosisci troppo. Vuoi venire al ballo con me?” - chiese la ragazza, tutto d'un fiato.
“Samantha, questo è per caso un invito?” - Improvvisamente si era alzato, e si era avvicinato alla ragazza, con fare malizioso. Le stava talmente vicino, che poteva sentire il suo respiro sul visto. Voleva intimidirla, ma non ci sarebbe riuscito. Lei doveva sapere. E se ciò comportava un po' di pericolo, tanto meglio, si sarebbe divertita di più.
Perciò rispose con tutta la calma di cui era capace.
“Purtroppo no. Mia madre non me lo permetterebbe, anche se vorrei. Sai come si scandalizzerebbe tutto il paese?” - Sorrise già al pensiero. Un po' di scandalo era quello che serviva in quel posto di perbenisti. Ma pensò anche a come l'avrebbe presa sua madre, e no, non pensava fosse una buona idea.
“Ah, scusami, pensavo che fosse perché hai un ragazzo!” - replicò Mason, in tono sarcastico.
“Oh no, Greg avrebbe capito, sai? Se gli avessi spiegato il perché, ovvero farti fare nuove amicizie, avrebbe capito.” - Come se il motivo fosse davvero quello. Voglio vedere se dai fuoco a un'intera stanza sarebbe andato meglio. Ma non poteva dirlo ad alta voce. Almeno non per ora.
“Non posso credere che lo stai facendo davvero. Samantha non voglio la tua compassione. Non posso farlo!”
“Non lo faccio per compassione, Mason. Troviamoci fra due ore davanti alla tenuta. Tu entri con me. Fine della discussione.” - disse Sam in tono deciso.
“E va bene, ma solo perché so che non riuscirò a farti cambiare idea!” - rispose Mason, sorridendo.
“D'accordo, ora vado. Devo perlomeno dire a Greg che mi vedrà entrare con qualcun altro. Sarà interessante. Ma capirà. Ci vediamo dopo Mason!”- disse, girandosi per andarsene.
Era già a metà del vialetto quando si accorse che indossava ancora il suo cappotto. Girandosi di nuovo, si avviò verso di lui per ridarglielo.
“Grazie mille, senza di te sarei congelata!” - disse. In tutti i sensi. C'era stato un po' troppo fuoco per essere la prima volta che si vedevano.
“No, Samantha, grazie a te” - rispose, sorridendo e riprendendosi il cappotto.


 

Samantha sorrise di rimando, ma mentre se ne stava andando, quando lui non poteva più vederla in faccia, si accorse che le veniva da piangere. Perché si stava affezionando. Ad una persona che poteva essere malvagia, ma non sapeva neanche lui di esserlo.




Angolo Autrice:  Buona serata a tutti! Mi vergogno quasi a ripresentarmi qui, visto che sono più di due mesi che non aggiorno. Ma non prometto mai aggiornamenti brevi. Purtroppo non so la mia ispirazione come lavora, e per questo mi prendo sempre i miei tempi. Spero ad ogni modo che ci sia sempre qualcuno che segue la storia. Ve ne sarei davvero grata. Come vi sarei grata se qualcuno volesse darmi il suo parere. Tengo molto al vostro parere, perché tengo a questa storia. E molto anche. Quindi, nel bene e nel male, lasciatemi una piccola recensioncina se volete.
Voglio inoltre ringraziare tutte le persone che hanno recensito la storia, o la hanno messa nelle preferite, nelle ricordate, o nelle seguite. Siete la mia forza.
Un bacione, e grazie ancora.
S. <3

 
 
                 

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Capitolo 4
*** 4. Oro colato. ***




4. Oro Colato.


"We observe others.
The absurd above us.
I can’t seem to find a bending mind,
I can’t seem to find you in others."

- Others, Data Romance.
https://www.youtube.com/watch?v=lfKM53w2p-g

 




Mason non era mai stato il tipo da feste. In realtà non era mai stato il tipo da niente. Dalla sua nascita non era mai uscito da Dover, ma presupponeva di non essere l'unico in quella piccola cittadina. La cosa che lo contraddistingueva dagli altri era che probabilmente lui non usciva mai di casa. Mai per andare ad eventi mondani almeno. La sua vita si era sempre svolta nei boschi, a cercare di esercitare il dono, o la maledizione, come preferiva chiamarla lui, che aveva.
“Hai un grande potere Mason, ed è l'ora che tu cominci a controllarlo. Per portare a termine la missione.”
Questo era ciò che gli aveva detto sua madre all'età di dodici anni.
E lui, che all'epoca era solo un bambino impaurito, all'inizio non aveva capito, fino a che il suo potere non era cominciato a manifestarsi concretamente. E la sua missione diventava sempre più oscura. Se c'era una cosa che poteva dire con certezza di non aver capito era tutta quella storia della “missione”. Certo, sua madre gliela aveva spiegata, ma gli risultava sempre oscura. O perlomeno intangibile.
Doveva preservare pura l'anima della salvatrice. Ma chi era questa salvatrice? E cosa doveva salvare? Alla seconda domanda la madre aveva dato una risposta, alla prima, invece, aveva semplicemente detto che quando l'avrebbe vista l'avrebbe certamente riconosciuta.
Ma a Mason sembrava improbabile, in quanto la quantità di donne che vedeva nell'arco di un anno era sicuramente inferiore a quello di chiunque altro. E il motivo principale per cui aveva accettato di andare a quella stupida festa di campagna era per cercare potenziali donne. Ma non nel modo in cui tutti si sarebbero aspettati da lui. Lui le cercava, anzi avrebbe fatto meglio a dire che la cercava, per istruirla. E sapeva benissimo anche da solo quanto tutto questo potesse sembrare pervertito mentre all'atto pratico non lo era affatto. Non quando si trattava di magia.
Ma ecco arrivare Samantha. L'aveva vista per la prima volta quel pomeriggio, e per prima cosa l'aveva studiata bene, per cercare di capire se fosse lei, ma non era successo niente di tutto quello che Mason pensava sarebbe successo alla vista della persona che cercava ormai da cinque anni. Aveva provato attrazione verso di lei, ma come può provarla qualsiasi ragazzo di diciassette anni costretto in casa quasi ogni giorno alla vista di una bella ragazza. Aveva provato perfino simpatia ed empatia nei suoi confronti, ma non aveva sentito quello che pensava avrebbe sentito di fronte all'oggetto delle sue ricerche. Anche se non sapeva nemmeno lui cosa potesse essere. Per quanto ne sapeva, quella ragazza, la salvatrice, avrebbe potuto benissimo essere anche Samantha.
Dannazione, il compito che gli era stato assegnato non era per niente facile. Ma l'importante, al momento, era entrare in quella tenuta e cercare di vedere se avrebbe incrociato la misteriosa lei che cercava.
Ad ogni modo, però, mentre Sam si avvicinava a lui, quasi guardinga, lui non poté fare a meno di rendersi conto che, nella luce soffusa della luna, il suo viso sembrava di ceramica, ceramica con qualche crepatura però, perché ai lati della bocca sembrava avere quella che sembrava una fossetta causata dall'incertezza, e Mason sperò che non fosse perché aveva cambiato idea. Aveva bisogno di entrare a quella festa, e sapeva che senza di lei non avrebbe avuto speranza. Ma mentre Sam percorreva il vialetto che l'avrebbe portata a lui tutta la preoccupazione svanì, per lasciare il posto ad un solo pensiero: “E' bellissima!”

 

 

Sam non si accorse nemmeno di stare tremando, finché non si fermò di fronte a Mason. Si accorse che non si era cambiato dall'ultima volta che lo aveva visto, ma non importava. A quelle feste di provincia nessuno era mai vestito davvero bene. E certamente non si aspettava che Mason avesse a casa dei vestiti da festa. L'idea, come sempre, le mise addosso una grande tristezza, anche perché a Mason sarebbero stati davvero bene. Era un bellissimo ragazzo, con il viso dolce di un bambino cresciuto troppo in fretta, e quei riccioli castani che stavano diventando forse un po' troppo lunghi e che gli incorniciavano il visto, quasi come se fosse un cherubino dei quadri cinquecenteschi.
“Buona sera, Mason.” - gli disse, porgendogli il braccio, e aspettando che lui glielo prendesse.
Al tocco del braccio del ragazzo contro il suo, Samantha rabbrividì. Ma non di piacere. Quello che era successo appena poche ore prima era sempre marchiato a fuoco nella sua mente. Fuoco. Lo sentiva ancora chiaramente sulla sua mano.
“Samantha, tutto bene?”
Si accorse solo in quel momento che Mason la stava sorreggendo. Aveva perso la concezione dello spazio, al pensiero di quello che era successo fra di loro, e doveva rimettersi in sesto, se non voleva che lui pensasse che fosse spaventata. Cosa che era. Ma non voleva farglielo notare.
“Benissimo. E adesso andiamo a fare cose che non dovremmo assolutamente fare. Tipo farti entrare di sorpresa al ballo dei Finnegan. Oh sì, mia madre ne sarà sicuramente felice.” - disse, con una risatina, pensando davvero alla reazione che avrebbe avuto sua madre di fronte alla sua entrata con Mason. E alla faccia di Gregory. Forse, alla fine, un'entrata separata sarebbe stata decisamente meglio.
Dopo aver bisbigliato all'uomo che era di guardia all'ingresso per controllare che nessun ospite indesiderato entrasse al ballo, di far entrare Mason esattamente due minuti dopo di lei, si diresse all'interno della grande sala, tutta addobbata per l'evento. La prima persona che vide fu Gregory ed andò subito ad abbracciarlo, ma non fece in tempo a mettere il viso nell'incavo della sua spalla, che Mason si irrigidì.
Perfetto, Mason è entrato” – pensò subito Sam.
E infatti, appena sciolse l'abbraccio, senza nemmeno girarsi per controllare che il suo sospetto fosse esatto, sentì Gregory sussurrarle: “E lui cosa ci fa qui?”
Samantha gli mise una mano sul braccio, cercando di calmarlo e disse, nel tono più
innocente che poté: “Quando ti arrabbieresti se ti dicessi che lo ho fatto entrare io?”
“Che cosa?!? Sam, come hai potuto? Quel tipo è pericoloso, lo dicono tutti. E' capace di cose malvagie.” - Greg sembrava infuriato. E tradito.
Sam gli mise una mano sulla guancia, e lo costrinse a guardarla.
“Greg, tesoro, sai che non credo a quello che dicono tutti. Ma potrei aver avuto delle prove di.. quello che sa fare. Solo devi fidarti, d'accordo? Non ti allarmare, va tutto bene, sono al sicuro, e so gestire questa cosa. Lascia solo che controlli. Va bene?”
“Va bene” - le rispose Greg in quello che sembrava un tono molto riluttante. - “Tanto cercare di non farti fare qualcosa, mi porta sempre all'esatto opposto.”
“Esatto, quindi lasciami fare. Voglio solo saperne di più.”
“Ma sì, dai, magari è anche un ragazzo simpatico, come no.” - disse Greg in tono sarcastico. - “Di sicuro è molto bello.”
Il tono sarcastico era svanito per lasciare il posto a quello geloso.
“Tu lo sei molto di più.” - gli rispose Sam. Ed era vero. Gregory era il ragazzo più bello che avesse mai visto, con i suoi occhi azzurri, la sua mascella squadrata e il fisico perfetto. Ma non era affascinante come Mason. Doveva ammettere anche quello. Ma non lo disse ad alta voce. Quello che disse invece fu: “Ma io amo te.”
E si chinò su Greg per dargli un leggero bacio sulla bocca. Il ragazzo ricambiò con anche troppa passione, circondandole il corpo con le proprie braccia, e accarezzandole la schiena. Sam rimase senza fiato per il gesto improvviso, e, visto che sembrava che tutti avessero visto quel bacio, arrossì in modo molto violento.
“In caso non lo avessi capito, ti amo anche io, testa dura che non sei altra.” - precisò Greg, come se quel piccolo spettacolo che sembrava avessero dato non lo sconvolgesse più di tanto. Avrebbe davvero dovuto fare i conti con sua madre, dopo.
Con un ultimo bacio sulla guancia a Greg, Sam si allontanò da lui, decisa ad andare a parlare con Mason. Doveva saperne di più.
Lo trovò accanto al buffet, intento a guardare tutta quell'ammasso di roba da mangiare, sicuramente considerandolo uno spreco. Lei, almeno, era così che lo considerava.
“Mason, ehi, ti stai divertendo?” - gli disse, raggiungendolo.
“Di sicuro ti stai divertendo di più tu.” - le rispose lui, con uno sguardo malizioso.
Avrebbe voluto rispondergli a tono, ma capì che era inutile, visto che stava arrossendo, e nel complesso non sarebbe sembrata troppo convincente.
“Cercherò di fare finta di non aver capito la tua allusione.” - gli rispose, ridendo.

 

 

Era una vera forza della natura. Questo era quello che aveva pensato Mason, prima di essere strappato dai suoi pensieri, proprio da lei.
Mezza sala la stava guardando male, e probabilmente il giorno dopo sarebbe stata additata da mezza città come “quella che dà spettacolo in pubblico” ma sembrava non importarle. Sprigionava una forza tutta sua, sembrava illuminare ogni posto in cui andava. Ed era solare, talmente tanto che a volte sembrava risplendere di luce propria.
Non aveva accettato la sua provocazione, e la cosa lo rendeva particolarmente attratto da lei. Sembrava che il muro che innalzava intorno a sé non la scalfisse minimamente, ed era una novità per lui.
“Cercherò di fare finta di non aver capito la tua allusione.” - gli aveva detto, ridendo.
Stava ridendo anche lui, quando una donna poco più alta di Sam, che Mason aveva visto quel giorno insieme alla madre di Gregory si avvicinò a lei con un'andatura furiosa.
“Samantha, io e te andiamo a casa. Adesso!” - sembrava quasi posseduta. E molto imbarazzata.
“Mamma, non adesso. Gregory è il mio ragazzo, ed io con lui faccio quello che voglio. In pubblico se voglio. E' una cosa naturale, e non andrebbe nascosta.” - Sam sembrava sul punto di finire la sopportazione, come se fossero anni che incassava, ed adesso era ad un punto di rottura.
“Non resterò qui a guardare mentre ti fai deridere. Prima ti comporti come una sgualdrina qualunque in pubblico e poi ti metti in ridicolo parlando con questo.” - A Mason servì un secondo per capire che stava parlando proprio di lui. Preso alla sprovvista pensò a cosa dire per difendersi, ma non ce ne fu bisogno.
Sam, in tutta la sua forza, stava prendendo le sue difese, come un angelo custode.
“Non ti permettere di considerarti superiore a lui, mamma!” - Stava quasi urlando. - “Non ti permettere mai più! Non lo conosci, e non hai nessun motivo per giudicarlo in questo modo. Tu e le tue bigotte amiche continuate pure a sparlare di tutto il paese, ma non mettete di mezzo la mia vita.” Era furiosa, e sembrava stesse brillando. No, ora che Mason guardava meglio, stava davvero brillando. Il suo corpo mandava bagliori dorati, così forti che avrebbero potuto abbagliarlo se avesse lasciato indugiare il suo sguardo un po' più a lungo.
Sembrava un angelo tanto era bella. Un angelo custode, un angelo vendicatore... un angelo.
Stava scappando da sua madre, quasi in lacrime, e prima che potesse uscire dal portone, le prese il polso e la costrinse a girarsi.
“Sam, dobbiamo davvero parlare.” - le disse, nel tono più gentile che conosceva. - “Lo so che non è il momento, ma credo di averti trovata.
Fu come se non avesse parlato. Probabilmente Sam non lo aveva nemmeno ascoltato, perché non ebbe nessuna reazione alle sue parole. Tutto quello che fece fu buttarsi fra le sue braccia e cominciare a singhiozzare.

 


Angolo Autrice: Buona serata a tutti! Voglio ringraziarvi se siete arrivati fino a qui a leggere. Il vostro supporto è sempre più importante per me.
Allora, cosa ne pensate di questo capitolo? Non ci avete capito nulla? Bene, era il mio obiettivo. No, sto scherzando. In questo capitolo ho provato a giocare un pò di più con il Mason POV e spero che abbiate apprezzato. Io mi sono divertita molto.
Come al solito voglio ringraziare tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate e a chi ha recensito. Infinite grazie.
Inoltre, se avete voglia di farmi sapere se vi piace questa storia, e la direzione che sta prendendo, non fatevi scrupoli e per favore, fatemi sapere tutto quello che pensate, nel bene e nel male.
Vi ringrazio. Un bacione, alla prossima.
S. <3

 

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