Pensieri Svelati - Sopravvivere

di Gale
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Destino ***
Capitolo 2: *** Discorsi ***
Capitolo 3: *** Risveglio notturno ***



Capitolo 1
*** Destino ***


Primo capitolo
PENSIERI SVELATI - SOPRAVVIVERE

Salve a tutti!Ebbene sono tornata con il sequel di "Pensieri Svelati". Qui trascriverò i pensieri che ha il nostro bel Divergente tratti da Insurgent.
Con l'inizio delle vacanze sono più libera e avrò più tempo per aggiornare velocemente i capitoli.
Sono rimasta stupita e felice del successo che ha avuto Pensieri Svelati...veramente, non me lo aspettavo :'). Grazie a tutti coloro che mi hanno incoraggiata ad andare avanti, ve ne sono grata e spero di non deludervi.
Be' che altro dire se non buona lettura!
A presto!
Gale.

(per chi non avesse letto Pensieri Svelati , ecco qui il collegamento. Non è indispenasabile ma mi farebbe piacere.)

1. DESTINO

Finalmente siamo arrivati al quartier generale dei Pacifici. Non so cosa troveremo qui. Non so cosa faremo d'ora in poi, e non voglio pensarci ora. Lancio una rapida occhiata al mio gruppo. Sono tutti sfiniti, Tris si trascina i piedi sull'erba e guarda il terreno ed evita lo sguardo di tutti. A volte ho come l'impressione che sia vacuo. Non ha parlato molto da quando siamo saliti sul treno.
Direi che ha qualcosa che non va, ma forse è ancora scossa. Perdere in un giorno entrambi i genitori non è cosa da poco. Ho il timore che cedi da un momento all'altro.
In quanto a me o i muscoli a pezzi e la testa risente ancora dell'effetto post-simulazione.
Marcus ci supera e apre una porta. Sembra sappia bene dove andare.
C'è una donna seduta al centro della stanza; è Johanna Reyes, la rappresentante dei Pacifici.
Non l'avevo mai vista di persona ma non è facile da dimenticare anche solo vedendola sugli schermi: una profonda cicatrice gli solca il viso fino al labbro. Mi trovo a disagio a fissarla.
"Oh, grazie a Dio." esclama vedendoci. Va incontro a Marcus e lo abbraccia. Li fisso con un senso di disaccordo. Gli dice qualcosa ma io mi volto dall'altra parte per allontanare la sensazione sgradevole.
Quando mi rigiro trovo il suo sguardo fisso su di me, per poi andare da Caled a Tris ed infine su Peter. Nota la sua camicia macchiata di sangue.
"Oh, cielo. Manderò a chiamare un dottore. Posso concedere a tutti il permesso di fermarvi stanotte, ma domani spetta alla nostra comunità decidere. Probabilmente non saranno entusiasti della presenza di Intrepidi nella nostra residenza" aggiunge fissando me e Tris "Naturalmente vi devo chiedere di consegnare tutte le armi che avete."
Sospettavo di questa cosa. Si chiamano Pacifici mica per niente.
Riluttante, consegno la mia pistola, ma quando vedo Tris tirare fuori la sua da dietro la schiena la fermo. Intreccio le sue dita con le mie per mimetizzare il gesto.
Anche se siamo qui, non vuol dire che siamo fuori pericolo. Non voglio correre il rischio di essere disarmato se succedesse qualcosa.
"Mi chiamo Johanna Reyes" dice la donna stringendoci la mano.
"Questo è T..." comincia Marcus.
"Mi chiamo Quattro" lo precedo. "Questi sono Tris, Caleb e Peter.
Ci sorride. "Benvenuti nella nostra residenza. Se permettete ci prenderemo cura di voi."

Mi hanno dato dei vestiti puliti e una camera da condividere con Caleb. Non ho ben capito se mi piace o no, ma di certo non stravedo per lui. Da parte sua invece ricevo molte occhiate fugaci. Mi innervosisce. Infilo veloce la maglietta rosso scuro pulita lasciata sopra il mio letto mentre evito di mettermi i pantaloni. Qui si muore dal caldo a differenza del quartier generale degli Intrepidi. Mi metto veloce a letto e senza calcolare Caleb spengo la luce.

                                                                                          ***

Mi sono informato in quale stanza alloggia Tris, e sono già a bussare alla sua porta. Forse sta ancora dormendo.
"Avanti" invece mi sento rispondere.
Mi infilo solo per metà, non so perché ma voglio essere cauto con lei.
"I Pacifici si riuniscono tra mezz'ora" dico. "Per decidere il nostro destino"aggiungo in tono scherzoso.
"Non avrei mai immaginato che il mio destino sarebbe stato nelle mani dei Pacifici." dice scuotendo la testa.
"Neanche io. Ah, ti ho portato una cosa." Avanzo verso di lei stappando la bottiglietta che ho in mano. "È un antidolorifico. Prendi un intero contagocce ogni sei ore."
"Grazie." risponde e lo beve subito. Si passa la lingua sulle labbra.
"Come stai Beatrice? chiedo di getto.
Mi  guarda stranita. "Mi hai chiamato Beatrice?"
Beccato. "Volevo sentire che effetto fa." rispondo sentendomi a disagio. "Non ti piace?"
"Forse solo in occasioni speciali: Giorni dell'Iniziazione, Giorni della Scelta..." si blocca. Di nuovo abbassa lo sguardo, vacuo. 
"Affare fatto." Mi irrigidisco. "Come stai Tris?"
Ancora evita il mio sguardo. Serra le labbra e scuote la testa.
"Sto...non so, Quattro. Sono sveglia. Io..." Continua a scotere la testa. Non ce la faccio a vederla così.
Le prendo una guancia con la mano, accarezzandole la pelle dietro l'orecchio. Senza esita ancora la bacio. La solita scarica elettrica mi atraversa e sento Tris aggrapparsi a me. Vuole un sostegno e io sono qui per darglielo.
Mi stacco piano. "Lo so" sussurro. "Scusami, non avrei dovuto chiedertelo." La guardo e vedo il suo dolore. Dolore che tanto tempo prima avevo provato anche io.
La lascio andare. "Ora vado, così puoi prepararti."

"È quasi ora della riunione" dice Caleb aprendo la porta. "Faremo meglio a sbrigarci."
"Sì hai ragione, andiamo a prendere Tris." rispondo uscendo e chiudendomi la prta alla spalle.
La sua stanza non è molto lontana dalla nostra, infatti poco dopo busso alla sua porta avvisandola che è ora di andare.
Quando esce, sento il mio cuore fare un sobbalzo. Si è tagliata di molto i capelli e le danno una aria ancora più bella. Il viso e gli occhi sono ancora più in risalto ora.
Il primo a riprendersi è Caleb. "Ti sei tagliata i capelli." afferma.
"Sì." risponde "Fa...troppo caldo per tenerli lunghi."
"Capisco."
Non penso capisca davvero. Forse questo taglio significa qualcos'altro per lei.
Attraversiamo il corridoio per poi uscire dall'edificio e ritrovarci all'aperto sotto un'aria soffocante e intrisa dell'odore dell'erba.
"Lo sanno tutti che sei il figlio di Marcus?" chiede all'improvviso Caleb. "Gli Abneganti, dico"
"Non che io sappia" rispondo squadrandolo. "E gradirei che non ne parlassi."
"Non ce n'è bisogno. Chiunque abbia gli occhi può vederlo da solo."
Mi guarda sempre con più interesse e la cosa mi infastidisce ancor di più. Decisamente no, non mi piace questo tipo.
"Quanti anni hai comunque?
"Diciotto." rispondo secco.
"E non pensi di essere troppo grande per stare con la mia sorellina?"
Non riesco a trattenere la risata nervosa. "Lei non è la sorellina di nessuno."
"Smettetela, tutti e due" interviene Tris.
Ha ragione è megio smetterla qua. Oramai siamo arrivati davanti a una grande serra. Intorno a noi ci sono uomini e donne con magliette gialle anche loro dirette lì.
Ci sono piante da terra e piante acquatiche ovunque, e ne rimango affascianto. Non avevo mai visto un posto con così tante piante. Ma il mio stupore è tutto per l'enorme albero che si erge al centro della serra. Il solo filtra tra le due late fronde, mosse dai numerosi ventilatori. Le sue radici sono immerse nell'acqua il che lo rende ancor più maestoso. È il posto più spettacolare in cui sia mai stato.
I Pacifici prendono posto sedendosi di fronte a Johanna, che è ai piedi delle radici. Noto alla nostra sinistra il gruppo degli Abneganti sopravvissuti. Guido Tris fino all'ultima fila di essi.
Mi avvicino al suo orecchio e le sussurro: "Mi piaci con i capelli così".
Mi sorride lievamente ci sediamo vicini, braccio contro braccio.
Johanna alza òle mani per richiamare l'attenzione. Dopo alcuni momenti di silenzio inizia a parlare. Oggi sapremo cosa fare da ora in poi.
"Oggi dobbiamo affrontare una questione urgente: in quanto persone che perseguono la pace, che comportamento adottiamo om questo frangente di guerra?"
Tutti i Pacifici si girano l'uno verso l'altro e cominciano a discutere.
"Come faranno ad arrivare a una decisione?" mi chiede Tris osservando la scena stranita.
"A loro non interessa raggiungere in fretta un risultato. A loro interessa essere d'accordo. Osserva."
Fin da quando ero ancora tra gli Abneganti sentivo Marcus discutere a volte sul modo che avevano i Pacifici di prendere decisioni.
Ora finalmente potevo vederlo di persona. È tutta un'altra cosa rispetto alla altre fazioni. Qui si cerca di ragionare tutti insieme e si ascoltano tutti i pareri. Anch'io osservo il gruppo più vicino a noi che sta discutendo.
"Che cosa bizzarra." mormora Tris.
"Io la trovo bella" rispondo senza riuscire a staccare gli occhi di dosso da quel gruppo.
Sento l'occhiata indagatrice della mia ragazza.
"Che c'è?" chiedo ridacchiando. "Tutti hanno lo stesso ruolo nel governo, tutti sono ugualmente responsabili. E questo li rende partecipi...solidali. Penso sia una bella cosa."
Lei controbatte dicendo che è impraticabile questo metodo. Funziona per problemi semplici ma con per quelli più complessi?
"Immagino lo scopriremo." rispondo.
Da ogni gruppo si alza una persona e si mettono tutti intorno a Johanna per cominciare a discutere con lei sottovoce.
"Non ci lasceranno dire la nostra, vero?
"Ne dubito." ammetto.
Poco dopo i portavoce si rialzano i ritornano al loro posto. Johanna si volta verso di noi.
Sento Tris agitarsi nervosa.
Sono nervoso anche io, ma non pessimista come lei. Confido nelle giuste decisioni dei Pacifici.
"Pensiamo che l'unico modo per preservare la nostra amicizia con entrambe le fazioni sia rimanere imparziali e non farci conivolgere. La vostra presenza qui, per quanto benvenuta, complica le cose."
"Siamo giunti alla conclusione che apriremo il nostro quartier generale ai rifugiati di tutte le fazioni: ma a una serie di condizioni." aggiunge.
Ascolto più attentamente.
"Primo: nella residenza non sono ammesse armi di alcun genere. Secondo: se dovesse scoppiare un conflitto, fisico o verbale che sia, tutte le persone coinvolte saranno invitate ad andarsene. Terzo: di tale conflietto non si potrà discutere, neanche privatamente, all'interno di questa residenza. Quarto: chi si ferma qui deve contribuire al benessere della collettività con il proprio lavoro. Non appena possibile riferiremo tutto questo agli Eruditi, ai Candidi e agli Intrepidi."
Lo sguardo di Johanna che per l'intero discorso era in continuo movimento ora si è fermato su me e Tris.
"Siete i benvenuti, ma potete restare se e solo siete in grado di attenervi alle nostre regole." dice. "Questa è la nostra decisione."
Ok, abbiamo già infranto la prima condizione. Non sono mai stato bravo a rispettare le regole.
"Non riusciremo a restare a lungo." sussurra Tris.
Ne sono convinto anche io, e rimpiango di aver dato troppa fiducia a questi Pacifici.
"No, infatti."


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Capitolo 2
*** Discorsi ***


2. 2.  DISCORSI

Un Pacifico mi accompagna alla mia nuova stanza. Questa volta singola.
Dopo averlo ringraziato e chiusa la porta alla mie spalle, mi butto sul letto a pancia in sù fissando il soffito in legno chiaro.
La riunione e il caldo di oggi mi hanno sfinito. Non ero mai arrivato a fine giornata così stanco, facendo praticamente nulla! Almeno quando ero dagli Intrepidi era giustificata la mia stanchezza.
Mi alzo e apro la finestra che da su una piantagione di alberi da frutto. Una leggere e fresca brezza mi soffia sulla pelle. Chiudo gli occhi godendomi quell'agoniato sollievo.
Mi sforzo di non pensare alla nostra situazione, e al nostro futuro fin troppo incerto. Appoggio le mani sul davanzale e inspiro più aria fresca che posso.
Devo resistere per Tris. Deve sapere che può sempre contare su di me.
Sento bussare deciso alla porta. Mi giro ridigo verso il rumore.
"Avanti."
Dalla porta sbuca Caleb. Entra fissandomi, poi si guarda in giro per poi ritornare su di me.
E ora cosa vuole questo? L'ultima volta che ci siamo parlati, non mi ha fatto domande gradite. Gli lancio un'occhiata di attesa.
Si chiude la porta alle spalle, fa qualche passo verso di me e resta immobile a guardarmi.
"Sono qui per parlarti di una cosa." comincia.
"Ti ascolto." gli rispondo incrociando le braccia davanti al petto.
Distogli un secondo lo sguardo, sembra stia prendendo aria, poi ritorna su di me.
"Senti, sono preoccupato per Tris. Lei fa come se nulla fosse e dice che sta bene, ma so che non è così." Si passa una mano sulla faccia.
"Da quant'è che tu e lei state insieme?" domanda. Noto dell'imbarazzo nella sua voce.
Mi vien da ridacchiare ma mi sforzo per non sorridere.
"Non da molto. E anche io sono preoccupato per lei. Non si comporta come sempre."
"Come fai a dirlo? Non la conosci come la conosco io."
"E chi lo dice, scusa?" Alzo le sopracciaglia.
"Be'...sono suo fratello. La conosco da sempre, ci ho vissuto insieme per sedici anni..."
"Ti voglio ricordare che vengo anche io dagli Abneganti, e mi ricordo bene come sono i discorsi o i rapporti familiari: quasi inesistenti." lo interropo seccato.
"Vuoi davvero farmi credere che Tris fin da piccola si sia confidata con te? Che si sia sempre fidata di te? Perché da quando è arrivata tra gli Intrepidi non ti ha mai nominato. Se non per dire che era venuta a trovarti durante una sua fuga." dico.
Caleb si siede pesantemente sul letto.
"È l'unica famiglia che mi rimane. Non voglio perderla." dice improvvisamente.
Dal suo tono riesco a percepire ciò che prova. Paura. Paura di rimanere di nuovo solo in una fazione che non gli appartiene.
Alza la testa verso di me. Mi guarda fisso negli occhi, senza vacillare.
"Da quel che ho visto, Beatrice tiene molto a te. Non voglio fare la parte del fratello impiccione ma voglio essere solo sicuro che non la stai prendendo in giro. Insomma, non fare il cretino con mia sorella."
Assottiglio il mio sguardo.
"Io, ci tengo a lei e non la sto prendendo in giro o cose simili."
Ci fissiamo in silenzio. All'improvviso fa una domanda che non mi sarei mai aspettato.
"Come vi siete...innamorati?" chiede arruffandosi i capelli.
"Non hai appena detto che non volevi essere il fratello impiccione?" rido.
"Be' si..." ride anche lui. "Considerala semplice curiosità erudita."
Smetto di ridere e mi siedo sopra una sieda accanto al letto.
"Ero il suo istruttore per la fase dell'iniziazione. Mi ha colpito fin da subito. Ha dimostrato molto coraggio e tenacia, e poi sapeva tener testa a tutti."
"Anche a te?" chiede Caleb.
Sorrido. "A volte anche a me. Più che altro mi prendeva in contropiede, non riuscivo mai a capire cosa le passasse  per la testa o cosa volesse fare. Era un'enigma, e mi attraeva." Abbasso lo sguardo sulle mie mani, vedendo davanti a me i momenti passati insieme, quando ci stavamo studiando a vicenda.
"L'ho sempre voluta proteggere, ma allo stesso tempo volevo vedere fin dopo poteva spingersi per ciò in cui credeva."
"Non dirmi che l'avete pestata fino a che non riusciva più a reggersi in piedi?" chiede spaventato.
Mi lascio scappare una risata.
"No, peggio. Le ho lanciato addosso dei coltelli."
"Che cosa?" chiede impallidendo.
"Tranquillo, sapevo esattamente dove mirare senza che lei rischiasse nulla. Le ho solo graffiato un orecchio." dico ricordando quel giorno. Sembra essere passata un'eternità dall'addestramento.
"D-dovrei restare tranquillo? Ma siete pazzi voi Intrepidi?" chiede alzandosi dal letto.
Sbuffo scuotendo la testa.
"Aspetta ti faccio vedere."
Sul tavolo c'è un piatto con del formaggio e del pane, affianco le posate.
Prendo il coltello e il formaggio. Quest'ultimo lo posiziono sopra una cassettiera.
Ritorno alla sedia.
"Sta a vedere." dico. Caleb mi fissa quasi senza batter ciglio. La sua curiosià di Erudita si è risvegliata.
Fisso il pezzo giallo di fronte a me. Senza pensarci troppo faccio saettare la mano. Un leggero suono si sente quando la lama si conficca nel formaggio.
"Woah! Come...come..."
"Aspetta ancora." dico estraendo il coltello.
"Ora lo lancerò alla sinistra del formaggio. Poi a destra."
Detto fatto. Il primo lancio finisce esattamenre dove volevo: il coltello in piedi con la lama nellla superficie del legno del mobile, alla sinistra del formaggio. Il lancio dopo stesso risultato ma sulla destra.
Caleb guarda me, il coltello poi il formaggio ed infini ancora me sempre più affascianto.
"Come ci riesci?" esclama venendo verso di me.
"Devi fissare il punto dove vuoi che la lama si conficchi, poi dosando con la giusta foza lo lanci. Il movemento del polso deve essere dolce ma allo stesso tempo preciso.  Non deve essere nè troppo debole altrimenti non ci arriva, nè troppo forte se no sbanda e non finisce nel punto stabilito. Ah....e ci vuole tanta pratica." concludo.
"Posso provare?" chiede. Oddio, sembra un bambino con un nuovo giocattolo.
Gli passo la posata.
Prova vari titi, uno peggio dell'altro. Gli spiego ancora il moviemento del polso. Più non ci riesce più si agita. È davvero esilarante.
Mi siedo per terra allungando le gambe per sgranchirle, mentre Caleb fallisce ancora il lancio.
"No, non così" dico ridendo.
"Cosa intendi per "non così"? Ti ho imitato alla perfezione." risponde Caleb.
"Non è vero."
"Be', allora rifallo."
Mi passa il coltello e mentro lo lancio, spunta la figura di Tris dalla porta. Guarda stranita il nostro "gioco" e poi noi.
"Dimmi che è una specie di prodigio anche per gli Intrepidi. Oppure sei capace di farlo anche tu?" chiede sbalordito Caleb a Tris.
"Forse con la mano destra. Però si. Quattro" quando mi nomina la fisso attentamente "è una specie di prodigio anche per gli Intrepidi. Non per farmi gli affari vostri, ma posso chiedervi perché state lanciando dei coltelli contro un pezzo di formaggio?"
"Caleb è passato da me per discutere di una cosa." le spiego appoggiandomi contro il muro, ma senza lasciare i suoi occhi. "E non so come siamo arrivati al lancio dei coltelli."
"E a chi non sarebbe venuto in mente?" ribadisce, facendomi sorridere.
Rimaniamo così, lei che mi fissa con aria sospettosa io che ricambio godendomi delle sue attenzioni.
Caleb rompe quell'imbarazzante silenzio per lui.
"A ogni modo, dovrei tornare in camera mia. Sto leggendo un libro sui metodi di filtrazione dell'acqua. Il ragazzo che me l'ha dato mi ha guardato come se fossi pazzo quando gli ho detto che volevo leggerlo. Credo che sia sostanzialmente un manuale di riparazione, ma è affascianate." Si blocca. "Scusate, probabilmente state pensando anche voi che sono pazzo."
"Niente affatto." rispondo sopprimendo un sorrido. "Forse anche tu  dovresti leggerlo, Tris. Secondo me potrebbe piacerti." Ora la provoco io.
"Posso prestartelo." dice entusiasta Caleb.
"Magari dopo." annuisce Tris.
Appena Caleb se ne va, Tris mi fissa arrabbiata.
"Grazie mille! Ora mi farà una testa così con le tecniche di filtrazione dell'acqua. Anche se mi sa che è sempre meglio del vero argomento che vuole discotere con me."
"Ah sì? E cioè?" Inarco il sopracciglio. "Acquaponica?"
"Acqua-che?"
"È uno dei sistemi di coltivazione che usano qui. Ti risparmio i dettagli."
"Ecco bravo. Di cosa voleva parlarti?" Lo sapevo che me lo avrebbe domandato.
"Di te...Mi ha fatto il discorsetto del fratello maggiore. Non fare il cretino con mia sorella  e roba del genere". Mi alzo per andare da lei.
"E tu cosa gli hai risposto?"
Mi avvicino ancor di più. "Gli ho raccontato di come ci siamo messi insieme: è così che è saltato fuori il lancio dei coltelli. Poi gli ho assicurato che non sto facendo il cretino."
Le guance di Tris si colorano. Le prendo i fianchi con le mani e la incastro tra la porta e me. Abbasso il viso verso la sua bocca.
Annulla lei la distanza, tirandomi verso di sè. Quando sento le sue dita scorrere forti sulla mia pelle, intensifico il bacio, mordendole il labbro e cercando la sua lingua. Siamo ancor più vicino ora e si sentono solo i nostri respiri affannosi.
Devo controllarmi. Mi scosto quel poco che Tris mi lascia di spazio.
"Non è per questo che sei venuta." dico piano.
"No"
"E allora perché?"
"Che importa?"
Mi infila le dita tra i capelli mi tira nuovamente a sè. Non rifiuto la sua passione, ma non posso far finta che non ci sia qualcosa sotto.
"Tris" le sussurro sulla guancia poco dopo.
"Okay, okay." si stacca. Ci sediamo sul letto e comincia a raccontarmi della conversazione che ha origliato tra Marus e Johanna. Ogni volta che nel racconto nomina il nome di quella persona ho il voltastomaco.
"Be' cosa ne pensi?" mi chiede alla fine.
"Penso" dico lentamente. "che Marcus (voltastomaco) voglia farsi passare per qualcuno di più importanza di quello che è."
Mi guarda sopresa. "E...quindi? chiede sperando in qualcosa di più. "Credi che abbia blaterato cose a caso?"
"Probabilmente esiste davvero un'informazione di cui gli Abneganti erano in possesso e che Jeanine voleva, ma non credo che abbia tutta questa importanza. Marcus cerca di soddisfare il suo ego facendo credere a Johanna che lui ha qualcosa che lei vuole e che non intende dargliela."
"Io non so..." Ha una faccia perplessa "Non sono d'accordo con te. Non aveva l'aria di uno che mente."
"Tu non lo conosci come lo conosco io. È un bugiardo patentato."
Rimane un attimo in silenzio.
"Forse hai ragione, ma non è meglio scoprire di che si tratta? Giusto per stare tranquilli?"
"Trovo sia più importante affrontare la situazione in cui ci troviamo. Dobbiamo tornare in città, scoprire cosa sta succedendo e trovare un modo per spodestare gli Eruditi. Poi forse, quando tutto il resto sarà risolto, potremo dedicarci a questa faccenda, okay?"
Annuisce. So che questa cosa le frullerà ancora per molto nella testa, ma dobbiamo dar più urgenza a noi, non a Marcus (voltastomaco).
La bacio ancora e la lascio andare nella sua stanza. Mi cambio velocemente, spengo la luce e lascio che l'aria fresca della notte mi trascini nel sonno.

                                                                                                        ***


Sto camminando verso la mensa, stanco come non mai. Il turno in cucina non pensavo fosse così duro. E neanche che i Pacifici fossero così invadenti...sento che mi sta di nuovo risalendo il nervoso.
Non vedo l'ora di sedermi, e mettere qualcosa sotto i denti.
So che in mensa troverò Tris e Caleb, infatti appena apro la porta li noto subito. Tris ha una faccia disgustata.
"Cosa è successo?" mi chiede Tris guardandomi preoccupata.
"Nella  loro smania di risolvere i conflitti, pare che i Pacifici si siano dimenticati che immischiarsi negli affari altrui crea ancora più conflitti. Se restiamo qui ancora un po' finirò per prendere a pugni qualcuno....e non sarà un bello spettacolo." dico nervoso.
Caleb e una ragazza Pacifica mi scoccano un'occhiataccia e anche il tavolo più vicino dei Pacifici si ammutolisce e mi fissa.
"Mi avete sentito" dico verso di loro. Questi si voltano dall'altra parte.
"Ripeto la domanda...cos'è successo?" chiede Tris coprendosi la bocca con la mano.
"Te lo dico dopo."
Pochi attimi dopo una figura si materializza dietro Tris e le appoggia una mano sulla spalla dolorante.
"Ha una ferita su quella spalla." sibilo distogliendo lo sguardo.
"Le mie scuse." rispnde Marcus. Con la coda dell'occhio vedo che si scosta da lei.
"Ciao." ci saluta.
"Che cosa vuoi?" chiede Tris acida.
"Beatrice. Non c'è bisogno di..." comincia l'altra ragazza.
"Susan." la ferma Caleb.
Tris si gira verso Marcus. "Ti ho fatto una domanda."
"Mi piacerebbe discutere di una cosa con voi." Il suo tono è rude. Lo riconosco alla perfezione. Stringo i pugni sotto al tavolo.
"Ne ho parlato con gli altri Abneganti e abbiamo deciso che non è il caso di fermarci qui. Pensiamo che sarebbe egoistico da parte nostra stare qui mentre quel che rimane della nostra fazione è oltre quel cancello. Vorremmo chiedervi di scortarci."
Pensavo peggio e sinceramente questa idea mi alletta. Neanche io voglio restare qui e cominciavo a pensare ad un modo per sgomberare senza dovver fuggire durante la notte.
Occasione perfetta.
"Che cosa ne dici?" mi chiede Tris.
"Penso che dovremmo partire dopodomani." rispondo tenendo gli occhi fissi sul tavolo.
"Okay, grazie" risponde Marcus allontanandosi.
Rilascio il fiato che avevo trattenuto e sento una mano stringere la mia. Riconosco la sua stretta. La riconoscerei tra mille, sempre. Ed ora più che mai ho bisogno di lei.



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Capitolo 3
*** Risveglio notturno ***


3. 3. RISVEGLIO NOTTURNO

Il cigolio fastidioso della stanza mi sveglia. Cavolo, non può essere già l'alba! Apro piano gli occhi e dalla finestra aperta noto che è ancora buio.
Alzo la testa per vedere chi sta entrando nella mia stanza. Credo sia...Tris?
"ieni." sbiascico ancora assonnato, scostando le coperte e facendo posto sul letto.
Aspetta, ma sto sosgnano? Mi alzo meglio e la fisso per accertarmi di quel che ho visto.
Okay, è Tris. Tris con solo una maglietta che non le arriva neanche a metà coscia. Nota il mio sguardo fisso sulle sue gambe scoperte e scerca di tirarla un po' più giù.
Oh no mia cara, più di così non potrai fare.
Si infila veloce nel mio letto, vlta verso di me.
"Brutto sogno?" le chiedo. Il suo profumo mi invade le narici ed io automaticamente ne assaporo quanto posso. Devo controllarmi.
Annuisce.
"Cos'hai sognato?" Magari parlare mi farà distrarre.
Scuote la testa, serrando le labbra. Evita ancora il mio sguardo.
Vorrei tanto che mi parlasse di ci che la preoccupa. Se potessi mi prenderei io i suoi timori e le sue paure.
Faccio scivolare la mia mano sulla sua guancia, accarezzandola dolcemente.
"Noi siamo a posto, sai?" le dico. "Io e te. Okay?"
Le lascio un bacio leggero e sorrido. "Nient'altro è a posto. Ma noi sì."
"Toabias." dice guardadomi. Ma appena i suoi occhi incontrano i miei tutto cambia. Il suo sguardo nella penombra, noto si fa più scuro e l'aria intorno a noi si fa carica.
Mi ritrovo le sue labbra sopra le mie e non me le lascio scappare.
Rispondo subito al bacio con un altro, anzi con molti altri, tutti più passionali di quelli precedenti. Addio autocontrollo.
Dalla sua guancia, la mia mano arriva a sfiorarle il fianco, poi la vita fino a quando sento il contatto caldo con la sua gamba nuda. La sento rabbrividire.
Contrariamente a quanto mi  aspettassi, Tris si stringe di più a me e aumenta la nostra stretta avvolgendo le sue gambe intorno il mio bacino.
Deglutisco.
Dove vuole arriavre? Perché io non so più quanto possa resistere.
Le nostre lingue continuano a sfiorarsi, eccitandomi. Non so se consciamente o inconsciamente, la mia mano finisce sotto l'orlo della sua maglietta.
La sua pelle al contatto con la mia mi provoca ancor più piacere. Non riesco più a ragionare. La spingo ancor più vicina a me.
Calco sua spina dorsale con le dita e la sua maglietta segue la mia risalita.
Lascio le sue labbra, ormai bollenti e mi dedico al suo collo ancora fresco. Assaporo la sua pelle, mi godo i suoi sospiri e la sua stretta forte sulla mia spalla.
Sotto di me so bene fin dove è arrivata la sua maglietta.
I nostri baci non sono mai stati così famelici. Le mordo il labbro e subito dopo lo ribacio, mentre ancora la mano le esplora ogni centimetro di pelle.
La sento fremere sotto di me, e lei cerca di nasconderlo stringendomi maggiormente.
L'adrenalina e la passione mi annebbiano la mente. Le sfioro veloce la benda sulla spalla. Ma quel toco abbastanza lieve la riporta alla realtà.
Si stacca da me e srotola la maglietta fino alla gambe. Il silenzio è interrotto dai nostri respiri ancora affannosi. Le mie mani sono ancora su di lei.
"Mi spiace" mormora Tris. Ha la voce incrinata.
"Non scusarti." La voce mi esce un po' troppo roca, e non perché sia deluso o che. Le asciugo le guance.
"Mi spiace essere un disastro" esclama all'improvviso. "È solo che mi sento così..." scuote la testa singhiozzando.
"È tutto sbagliato." la interrompo. "Non importa se i tuoi genitori sono in un posto migliore...non sono qui con te, e questo è sbagliato, Tris. Non sarebbe dovuto accadere. Non a te. E chiunque dica che va bene così mente."
Un gemito la scuote e io la abbraccio subito prima che vada a pezzi. Il suo muro crolla in un attimo, davando sfogo a tutto quello che aveva dentro. Piange in un modo esasperato, ma io sono lì per sorreggerla. Io sono qui con lei, e ci sarò sempre.
Rimaniamo così per non so quanto, finchè non si calma e le asciugo tutte le lacrime, senza dirle niente.
"Dormi." le sussurro cullandola.
"Li scaccio io i brutti sogni se vengono a prenderti."
"E come?"
"A schiaffi, naturalmente."
Abbassa la testa sorridendo. Poi allunga il braccio intorno alla mia vita e prende un profondo respiro.
Sento a poco a poco i suoi muscoli rilassarsi e il respiro farsi regolare.
Io continuo ad accarezzarle i capelli e lasciare qualche leggero bacio sulla nuca.
Mi appoggio anche io contro il cuscino e la guardo prima di chiudere gli occhi.
"Ti amo, Tris."




Scusate per il ritardo dell'aggiornamento! Tra esami, amiche in crisi e impegni vari non trovato tempo per me.
Comunque eccoci qui! So che il capitolo è corto rispetto agli altri, ma volevo che questo momento tra Tris e Tobias avesse un capitolo proprio.
Non so come sia venuto, spero bene (?) anche perché ci tengo a far valorizzare sotto ogni aspetto il loro legame. 
Prometto che il prossimo capitolo arriverà presto!
Grazie a tutti e un grazie in più per chi lascerà un commento :')
A presto,
Gale.

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