The Dark One's secret

di Stria93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Unwelcome visitor ***
Capitolo 2: *** Curiosity ***
Capitolo 3: *** Storm ***
Capitolo 4: *** All's well that ends well ***



Capitolo 1
*** Unwelcome visitor ***


1

Tutto ebbe inizio durante un uggioso pomeriggio d'autunno al Castello Oscuro.
Rumpelstiltskin stava lavorando all'arcolaio mentre Belle, che aveva terminato tutte le faccende e attendeva l'ora di preparare il tè, si era accoccolata su una poltrona accanto alla finestra, con un libro prelevato dalla grande e fornitissima biblioteca del castello.
Lo scricchiolio della ruota, il fruscio delle pagine del volume e il pigro ticchettio della pioggia contro il vetro delle finestre si accordavano alla perfezione, come a creare una sorta di ninnananna.
Nella stanza regnava un'atmosfera sonnolenta e pacifica.
All'improvviso però, si udì un forte bussare proveniente dal portone d'ingresso.
Belle si riscosse bruscamente dalla lettura e anche il folletto s'interruppe di colpo, entrambi colti dalla stessa perplessità: non erano molti quelli che si avventuravano spontaneamente da quelle parti, e ancor meno coloro che si arrischiavano a bussare alla porta del Signore Oscuro.
I colpi si fecero più insistenti e Rumpelstiltskin si alzò, sbuffando irritato: odiava che lo si interrompesse durante la filatura, e ancora di più odiava le visite inaspettate.
- Resta qui, Belle. Io torno subito. -
La ragazza annuì: - Comincerò a preparare il tè, nel frattempo. -


Il folletto raggiunse il grande atrio che costituiva l'ingresso del castello, e, ad un suo gesto, il pesante portone di legno massiccio a due battenti si spalancò, rivelando sulla soglia una donna dai capelli corvini elegantemente acconciati, vestita di un lungo abito di velluto nero, dalla scollatura generosa e arricchito qua e là con piccoli cristalli scarlatti, che la avvolgeva e sottolineava le curve del suo corpo in modo seducente e provocante.
- Regina. Che piacevole sorpresa. - Rumpelstiltskin assunse un tono falsamente cordiale, senza mancare di caricare di sarcasmo la parola “piacevole”.
Senza attendere un invito del padrone di casa, la donna entrò nell'atrio a passo deciso: il suono dei suoi tacchi rimbombò per tutta la stanza.
- Oh, Rumpel, lascia perdere i convenevoli; sappiamo entrambi che non ti fa alcun piacere vedermi. -
Regina sorrideva, mostrando i denti bianchi e perfetti: sembrava incredibilmente a suo agio e di ottimo umore, il che non lasciava presagire nulla di buono.
- Mi dispiace dearie, ma se sei venuta a chiedermi aiuto per uccidere Biancaneve e attuare così la tua vendetta, temo di non poterti aiutare. -
Lei rise: - Oh no, caro. In realtà sono qui perché ero curiosa di vedere la tua nuova domestica. -
Rumpelstiltskin rimase interdetto e s'irrigidì. Come diamine faceva Regina a sapere di Belle?
Il sorriso della donna si fece ancora più smagliante quando notò l'effetto che le sue parole avevano sortito e un lampo di trionfo attraversò i suoi occhi scuri, pesantemente truccati.
- Vedi, Rumpel, attendevo con ansia la caduta di Avonlea per mano degli orchi; come sai, non sono mai stata in buoni rapporti con Re Maurice. -
La sua voce vellutata e melliflua, unita all'atteggiamento compiaciuto, misero ancora più in allarme Rumpelstiltskin, che tentava, tuttavia, di mostrarsi impassibile.
- Arriva al punto, dearie. - Disse piano.
Di contro, il tono di lei si fece ancora più calmo; sembrava proprio non avere nessuna fretta, ed evidentemente godeva parecchio nel tenerlo sulle spine.
- Be', quel reame era ormai sull'orlo della distruzione, ma improvvisamente gli orchi si sono ritirati, apparentemente senza alcun motivo. Ho immaginato subito che ci fosse il tuo zampino, così ho inviato uno dei mie uomini alla corte di Maurice e ho scoperto che aveva stipulato un accordo con te che prevedeva la salvezza del regno in cambio della sua unica figlia. Sai Rumpel, non ti facevo quel tipo d'uomo, sempre che ti si possa definire tale. Insomma, ovviamente conoscevo la tua natura perversa, contorta e dissoluta, ma addirittura un predatore di giovani donne... -
- Forse non mi conosci poi così bene, dearie. - Ghignò il folletto.
Regina non abbandonò l'espressione spavalda: - Be', dopo tutta la strada che ho fatto non m'inviti neanche ad entrare?! I tuoi modi sono alquanto peggiorati, caro. -
Rumpelstiltskin si morse nervosamente l'interno della guancia: sapeva che la donna voleva vedere Belle e cercare di capire se, e in che modo, poteva usarla contro di lui per indebolirlo; d'altro canto, se lui si fosse dimostrato troppo protettivo avrebbe potuto alimentare la sua determinazione a servirsi della ragazza.
Si sforzò di sorridere al suo solito modo beffardo e le indicò la porta che conduceva alla sala principale del castello, che si spalancò con un cigolio.


Belle stava versando il tè in due tazze di porcellana bianche, decorate con fini disegni blu, una delle quali aveva il bordo leggermente sbeccato.
Il suo sorriso dolce si spense alla vista di Regina, sostituito da un'espressione sorpresa e confusa: non aveva mai visto nessuno varcare quella soglia.
- Come vedi, abbiamo un'inaspettata ospite per il tè, Belle. - Il tono del Signore Oscuro era piatto e calmo e non lasciava trasparire alcuna emozione.
- Oh, ma certo. -
La ragazza si riprese un po' dalla sorpresa e si affrettò a riempire un'altra tazza.
Nel frattempo, Regina la studiava attentamente. Sembrava niente più che una principessina come tante altre: delicata, dalle labbra rosate e la pelle chiara di chi non ha mai conosciuto il sole cocente di una giornata di lavoro nei campi o la fatica di altri lavori manuali.
Da un certo punto di vista le ricordò Biancaneve e, a quel pensiero, avvertì un'intensa fitta d'odio per quella fanciulla dagli occhioni celesti e innocenti.
Si sedette al tavolo, di nuovo senza aspettare l'invito di Rumpelstiltskin, che prese posto accanto a lei, senza perderla d'occhio neanche un momento.
Belle porse ad entrambi una tazza fumante della bevanda ambrata; Regina la prese, sorridendole in maniera falsamente amichevole.
- La tua domestica sembra molto in gamba, Rumpel. - Commentò, passando un dito sul tavolo, in cerca della minima traccia di polvere. - Sai, qualche volta potresti mandarla al mio palazzo. Mi farebbe davvero comodo una cameriera personale. -
Belle avvertì uno sgradevole brivido lungo la schiena: quella donna non le piaceva per niente.
Osservò Rumpelstiltskin, con sguardo supplichevole, sperando che egli cogliesse la sua muta richiesta d'aiuto.
- Lei non è in vendita, dearie. L'ho portata qui in veste di pagamento per un accordo e ora mi appartiene per sempre. - Replicò il folletto con calma ma con un tono che non ammetteva repliche.
In ogni caso, Regina non si diede per vinta: - Chissà come la fai vivere qui, in questo posto dimenticato dal mondo e sperduto tra le montagne! Sai cara, se venissi al mio palazzo sarebbe tutto diverso: potresti avere una camera decente, dei bei vestiti... -
- Ora basta, Regina. Ti ricordo che ti trovi nel mio castello. - Sibilò il Signore Oscuro, glaciale.
Lei non diede il minimo segno d' imbarazzo e, come se non l'avesse udito, si rivolse direttamente a Belle: - Perché non proviamo a chiedere il suo parere? Allora, cara, ti piacerebbe venire nel mio regno e diventare la mia governante? -
Il folletto strinse i braccioli di legno della sedia e puntò lo sguardo sulla giovane, in attesa della sua risposta, che arrivò dopo un silenzio che parve interminabile.
- Vi ringrazio, ma ho promesso di servire Rumpelstiltskin per sempre. Ho dato la mia parola e intendo mantenerla. - Le parole di Belle erano state gentili ma ferme.
Rumpelstiltskin si rilassò un po' e inarcò le labbra in un sorrisetto compiaciuto alla vista dell'espressione di Regina, che sembrava aver appena ricevuto uno schiaffo. Tuttavia, la donna si riprese quasi subito e il sorriso mellifluo tornò a troneggiare sul suo bel viso di porcellana, senza tuttavia coinvolgere gli occhi, che rimasero freddi e duri: - Come desideri, mia cara. Ma ricorda: non avrai un'altra occasione. -
Il Signore Oscuro decise che era giunto il momento di porre fine a quella situazione che si stava rivelando pericolosa, per lui ma soprattutto per la sua giovane domestica.
- Belle, vai a riordinare i libri in biblioteca, quando avrai finito potrai iniziare a preparare la cena. -
Lei annuì, decisamente sollevata di avere un pretesto per potersi allontanare da quella donna e dal suo gelido sguardo indagatore; la salutò cortesemente con un'elegante riverenza e si dileguò su per le scale come un topolino che fugge dagli artigli del gatto.
Appena se ne fu andata, il sorriso di Regina scomparve. - Ti sei scelto una sgualdrina fedele, eh? -
Il folletto dovette reprimere un moto di rabbia nel sentire Belle appellata in quel modo.
Sapeva che quella strega stava cercando di provocarlo e fargli perdere il controllo, ma non le avrebbe dato questa soddisfazione.
- Te l'ho detto, dearie: lei è una mia proprietà, niente di più e niente di meno degli oggetti che ci circondano e ornano la mia dimora. - Disse pacato.
La donna non rispose, soppesando le sue parole per capire fino a che punto corrispondessero alla verità.
- E ora che hai ottenuto ciò che volevi puoi anche andartene da casa mia. -
Il sorrisetto di lei tornò al suo posto e si finse indignata: - Che scortesia! -
- Eh già, dearie. Sono famoso per i miei modi poco gentili. - Ghignò Rumpelstiltskin, facendo lampeggiare gli occhi da rettile.
- Molto bene. Ho cose molto più importanti da fare che prendere il tè con un folletto contorto e astioso. -
- Non ne dubito, dearie. - Ribatté il Signore Oscuro con ironia.
Regina si alzò e altrettanto fece lui, che la scortò fin nell'atrio e la osservò scomparire in una densa nuvola color porpora, quasi volesse assicurarsi che quella perfida donna se ne andasse davvero dalla sua dimora.


Quella sera, a cena, Belle non disse una parola e tenne lo sguardo basso sul suo piatto per tutto il tempo, piluccando il cibo con aria assente. Rumpelstiltskin non tardò ad accorgersi che qualcosa non andava.
- Sei silenziosa stasera, dearie. Come mai non mi stordisci con le tue solite chiacchiere sull'ultimo libro che hai letto? -
Belle sospirò: la verità era che la visita di quella donna misteriosa l'aveva preoccupata e spaventata. Aveva ancora ben impressi nella mente i suoi occhi granitici che la fissavano e sembravano volerla trapassare da parte a parte.
Aveva un brutto presentimento legato a ciò che era accaduto quel pomeriggio, come una sensazione di minaccia incombente.
Il Signore Oscuro parve leggerle nel pensiero: - Non preoccuparti dearie. Regina non oserà farti del male. Conosce fin troppo bene il destino che le riserverei in tal caso. -
La ragazza gli sorrise lievemente, un po' rincuorata: - Vi ringrazio. E grazie per avermi difesa oggi. -
Lui alzò le spalle con aria noncurante: - Io proteggo sempre ciò che mi appartiene. -
Stranamente Belle non si sentì offesa da quelle parole, anzi, per la prima volta da quando aveva incontrato la regina, quel pomeriggio, si sentì davvero al sicuro.


Come ogni notte, Rumpelstiltskin si mise a filare alla luce calda e intima del fuoco che ardeva sommessamente nel camino.
Nonostante avesse rassicurato Belle giusto poche ore prima, lui stesso non riusciva a togliersi dalla testa quella visita inaspettata. Non gli era piaciuto per niente il modo in cui lo sguardo malevolo della regina continuava a soffermarsi sulla sua giovane domestica.
Il suo primo istinto era stato quello di frapporsi tra le due donne, pararsi davanti a Belle e allontanarla il più possibile da quell'arpia.
Conosceva bene Regina, in fondo era stato proprio lui a trasformarla nella persona spietata e fredda che era diventata; l'aveva plasmata dal dolore e dalla sofferenza per la perdita del suo vero amore, l'aveva indirizzata sulla strada della vendetta e aveva alimentato il suo lato più oscuro. Era solo una pedina nel suo piano per ritrovare Bae.
Non si era mai preoccupato del fatto che ora ella cercasse continuamente di indebolirlo e diventare più potente di lui.
Ma se si trattava di Belle era tutto diverso. Non voleva che lei venisse coinvolta in quella faccenda e non poteva sopportare l'idea di metterla in pericolo.
Sarebbe toccato a lui proteggerla e tenerla lontana dalle grinfie di quella donna.
No, Regina non le avrebbe torto un solo capello finché ci fosse stato lui.
L'avrebbe protetta ad ogni costo.




Da Stria93: Dearies miei! :)
Ebbene sì, sono tornata con una mini-long, rigorosamente RumBelle, ambientata ai bei tempi di Skin Deep, quando non c'erano stregacce verdi e invidiose che si divertivano a trattare Rumpel come il proprio schiavetto personale.
Questa storia era in cantiere già da un bel po' di mesi, ma ho deciso solo ora di pubblicarla, dopo aver apportato qualche cambiamento alla trama e aver sistemato dei dettagli che non mi convincevano del tutto.
Anche questa volta il numero di capitoli sarà abbastanza limitato. L'idea è di arrivare ad un massimo di quattro, ma ciò non esclude che potrebbero esserci dei cambiamenti se l'ispirazione e il tempo saranno dalla mia parte.
Ringrazio in anticipo chi leggerà questo primo capitolo e chi deciderà di seguirmi in questo nuovo progetto.
Il vostro parere è sempre graditissimo e tenuto in grande considerazione, dunque vi invito calorosamente a farmi conoscere le vostre impressioni! Non siate timidi! ;)
A presto, meraviglie! <3


P.S. Per chi la segue, cercherò di aggiornare al più presto anche la mia raccolta sui cinque sensi. ;)

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Capitolo 2
*** Curiosity ***


2


Un mese dopo...


- Dearie, domani dovrò recarmi nel reame di Re George per un certo affare. Partirò alle prime luci dell'alba e tornerò verso sera. Bada di non trascurare le tue faccende mentre sono via. -
Belle annuì e si lasciò sfuggire un sospiro, un po' rattristata. Ultimamente gli accordi di Rumpelstiltskin lo portavano ad allontanarsi sempre più spesso dalla sua dimora, lasciandola sola. Se non fosse stato per la compagnia dei suoi amati libri, quei giorni le sarebbero sembrati insopportabili e tremendamente lunghi.
Il folletto studiò per un attimo l'espressione della sua domestica, cercando, forse, di decifrare quel velo di malinconia che era calato sui suoi occhi di cielo, poi riprese a filare. - Molto bene. Ora puoi anche andare a dormire. Direi che per oggi hai finito. -
La ragazza si congedò con un sorriso forzato, cercando di celare il proprio dispiacere, e un lieve cenno del capo: - Buonanotte, Rumpelstiltskin. -
- Buonanotte, dearie. -


La mattina dopo, Belle si presentò, come di consueto, nella sala dove ogni giorno serviva la colazione al folletto, ma la trovò deserta e silenziosa. Evidentemente il Signore Oscuro era già partito.
La giovane sospirò, delusa; non aveva neanche fatto in tempo a salutarlo e augurargli un buon viaggio.


Come previsto, la giornata trascorse lenta e monotona.
Belle terminò tutte le faccende entro il pomeriggio e si ritrovò a vagare per il castello in cerca di una qualche occupazione per poter ingannare il tempo, in attesa del ritorno di Rumpelstiltskin.
Da lettrice appassionata qual era, si diresse immediatamente in biblioteca e iniziò a scorrere con lo sguardo i titoli dei numerosi volumi conservati sugli antichi scaffali.
Solitamente, quelle parole, vergate elegantemente sul dorso delle rilegature, a lettere dorate e decorate con intricati ghirigori, esercitavano su di lei un richiamo irresistibile; la seducevano con promesse di avventure intessute di pericoli e adrenalina, e la invitavano con insistenza ad allungare la mano e iniziare a sfogliarne le pagine per poi perdersi nel loro vortice di emozioni e dimenticare ogni preoccupazione.
Ma non quel giorno.
Nemmeno i suoi preziosi compagni di carta e inchiostro riuscirono a distogliere la ragazza dal pensiero di Rumpelstiltskin. Il viso ghignante dell'Oscuro continuava ad infilarsi, prepotentemente e senza invito, tra le pieghe della sua mente, rendendo impossibile l'impresa di concentrarsi sulla lettura.
Belle sbuffò e richiuse il libro con un gesto secco, sollevando una piccola nube di polvere.
Perché la lontananza di quel folletto la turbava tanto? Perché non faceva altro che guardare l'orologio, sperando di vedere le lancette compiere più velocemente il loro giro intorno al quadrante? Perché ogni due minuti le sembrava di udire il rumore del portone che si spalancava per poi rimanere grandemente delusa quando realizzava che lui non era tornato e che si era solo immaginata tutto?
Scosse la testa per scacciare quelle domande inopportune, poi gettò un'occhiata fuori dalla finestra e scorse all'orizzonte dei fitti e minacciosi nuvoloni neri che si stavano avvicinando al castello molto rapidamente. L'idea di uscire in giardino e spendere qualche ora all'aria aperta era decisamente inattuabile.
La ragazza sospirò e lasciò la biblioteca, prendendo a gironzolare per il Castello Oscuro, senza meta, come uno di quegli spiriti che, nelle vecchie storie, infestavano i luoghi antichi e caduti in rovina con la loro malinconica e funesta presenza.


La giovane salì e scese infinite rampe di scale, percorse innumerevoli corridoi, entrò e uscì da centinaia di stanze, e, pian piano, la noia cedette il posto alla curiosità e ad un'irrefrenabile voglia di esplorare ogni angolo del grande maniero di Rumpelstiltskin.
Mentre passava da una sala all'altra, Belle sorrideva, ripensando alla sua infanzia al palazzo reale di Avonlea: anche da piccola aveva sempre avuto una grande passione per quel genere di “avventure”. Le piaceva girovagare per la reggia facendo finta di essere una degli eroi dei suoi libri e immaginare di partire per un'impresa gloriosa e irta di pericoli.
All'epoca era solita scorrazzare in giro per il palazzo sotto lo sguardo benevolo e divertito di alcuni e guardata con disappunto e perplessità da altri, che ritenevano il suo comportamento decisamente inadeguato per una principessa, anche se ancora bambina.
Durante quelle “esplorazioni”, Belle aveva scoperto l'esistenza di molti passaggi segreti e stanze nascoste; aveva perfino disegnato una mappa del castello che custodiva gelosamente in uno dei suoi libri preferiti. Ovviamente si trattava di un'opera molto rudimentale e imprecisa, ma la piccola ne andava assai fiera.
La ragazza si riscosse da quei dolci ricordi d'infanzia e tornò al presente.
Anche il Castello Oscuro celava di sicuro molti segreti tra le sue mura e i suoi corridoi, e la tentazione di svelarne quanti più possibile era irresistibile per una mente curiosa e vivace come la sua.
In fondo, che male c'era in questo?


Cammina cammina, Belle si ritrovò in cima a una delle torri più alte del castello, in una stanza circolare simile a quella che Rumpelstiltskin utilizzava come laboratorio, ma molto più piccola e spoglia.
L'unico elemento di arredo era costituito da un vecchio arazzo tutto impolverato, appeso alla parete di pietra.
Belle si avvicinò e lo studiò con attenzione: un tempo i colori della trama dovevano essere stati un rosso acceso e un dorato luminoso, ma ora erano quasi del tutto sbiaditi, spenti dal tempo e dalla polvere; la decorazione era ormai talmente rovinata che non si distinguevano più i contorni delle figure.
La giovane non vi trovò nulla di interessante così fece per tornare sui suoi passi, quando venne investita da uno spiffero freddo che, ne era sicura, proveniva da dietro il pannello di tessuto polveroso. Evidentemente in quell'innocua stanzetta c'era molto di più di quanto apparisse ad un primo sguardo.
La ragazza allungò una mano con cautela e scostò il pesante tessuto, sollevando una densa nuvola di polvere che la fece tossire e le provocò un lieve bruciore a occhi e gola; ma ella non ci badò e il suo entusiasmo salì alle stelle quando si rese conto che l'arazzo nascondeva, in realtà, l'entrata di un corridoio buio e freddo. Gli spifferi arrivavano proprio da lì.
Belle rabbrividì e si strinse nelle spalle, contemplando il passaggio segreto davanti a sé, che, più avanti, sembrava finire completamente inghiottito dalle tenebre.
Il buonsenso le diceva che non era affatto una buona idea avventurarsi là dentro. Non sapeva nemmeno dove quell'oscuro tunnel l'avrebbe condotta. Ma, in fondo, non era proprio questo il bello delle avventure? Non erano forse l'ignoto, il pericolo e il mistero ad affascinarla?
Così, la curiosità mise presto a tacere la prudenza.
Tuttavia, la ragazza decise di procurarsi almeno una fonte di luce prima di addentrarsi in quell'angusta galleria, così tornò al piano di sotto, afferrò una candela e in pochi minuti si ritrovò di nuovo di fronte all'arazzo.
Prese un gran respiro per darsi coraggio dopodiché si addentrò nella piccola apertura.


Era una fortuna che fosse così minuta, perché il soffitto era molto basso e Belle doveva procedere, a tratti, chinandosi leggermente.
La flebile luce della candela non era di molto aiuto e sembrava che l'oscurità di quel luogo potesse divorarla da un momento all'altro. Le pareti erano umide e scivolose, inoltre il freddo aumentava sempre di più man mano che la giovane proseguiva il cammino.
Non aveva idea di dove stesse andando. Lo stretto percorso proseguiva in discesa e curvava in più punti.
Il rumore dei suoi passi e del suo respiro affannato risuonavano tutt'intorno e, più di una volta, la ragazza ebbe l'impressione di non essere sola in quel cunicolo.
Non essere sciocca, Belle. Non c'è nessun altro qui. Ricorda: fa' una cosa coraggiosa e il coraggio verrà da sé.
Si ripeteva in continuazione quelle parole, come un mantra.
Fa' una cosa coraggiosa e il coraggio verrà da sé. Fa' una cosa coraggiosa e il coraggio verrà da sé.


La giovane non sapeva da quanto tempo stesse camminando nell'oscurità: minuti o forse ore, non avrebbe proprio saputo dirlo. Il tunnel sembrava non avere fine.
Le facevano male i piedi, rabbrividiva in continuazione, batteva i denti e aveva perso la sensibilità delle dita a causa del freddo, inoltre la candela si era quasi del tutto consumata.
Belle stava giusto prendendo in considerazione l'idea di tornare da dov'era arrivata, quando intravide una luce fioca e tremolante in lontananza e pensò con sollievo di essere vicina all'uscita di quell'angusto budello scavato nella roccia.
Avanzò verso il barlume e si accorse che il corridoio si faceva sempre più largo.
Infine, arrivò in una sorta di anticamera quadrata. Di fronte a lei ardevano due torce accese, affisse alla parete, ai lati di una porta di legno, con i battenti in ottone che raffiguravano il muso feroce di una terribile bestia.
Belle deglutì: aveva un brutto presentimento riguardo ciò che avrebbe trovato una volta varcata la soglia, ma era arrivata fin lì e non aveva la minima intenzione di tirarsi indietro dopo tutta quella strada.
Fa' una cosa coraggiosa e il coraggio verrà da sé.
Prese un grande respiro, appoggiò una mano intorpidita dal freddo sulla superficie di legno e spinse con poca convinzione.
Con sua grande sorpresa, l'uscio si aprì immediatamente, emettendo un cigolio sinistro che riecheggiò tutt'intorno.
La giovane sfilò con fatica una delle due torce dal proprio sostegno arrugginito, poi mosse qualche passo incerto oltre la porta.
L'ambiente nel quale si ritrovò era meno soffocante del lungo tunnel che aveva percorso per giungere fin lì. Il soffitto era più alto e, nonostante la mancanza di finestre o aperture verso l'esterno, l'odore di chiuso e muffa impregnava molto meno l'aria.
Belle tenne la fiaccola alta davanti a sé e la sua luce calda rivelò uno sgangherato tavolino di legno: l'unico mobile presente in quel luogo spoglio e freddo.
Sopra di esso, la ragazza notò un curioso oggetto: uno strano pugnale era sospeso a mezz'aria a pochi centimetri dalla superficie del tavolo e pareva emanare un tenue bagliore. Una campana di vetro piuttosto impolverata lo proteggeva, come se fosse stato un fiore delicato.
Sempre più incuriosita, Belle avvicinò la torcia per poter osservare meglio l'oggetto e avvertì un tuffo al cuore quando notò una scritta a lettere nere come la pece che spiccava sulla lama, curiosamente ricurva ai lati.
“RUMPELSTILTSKIN”.
Cosa significava? Perché il nome del Signore Oscuro era scritto su quell'arma?
Esitò un istante, poi rimosse con delicatezza la campana di vetro e strinse le dita tremanti intorno all'elsa, sollevando il coltello e studiandolo attentamente.
Qualunque cosa fosse, doveva essere importante. Possibile che il folletto l'avesse nascosto volontariamente nelle viscere del castello per tenerlo al sicuro?
La giovane tracciò con l'indice il contorno della R e fu come se una strana e maligna energia si sprigionasse dal freddo metallo della lama.
All'improvviso Belle avvertì una tremenda sensazione stringerle lo stomaco. La sensazione di aver appena violato un arcano segreto, di cui lei non poteva in alcun modo comprendere l'antico e oscuro potere; perché quel coltello era chiaramente impregnato di magia nera e sembrava pulsare di vita propria.


Rumpelstiltskin si materializzò davanti al portone del suo castello, ben felice di essersi finalmente potuto congedare da Re George e di essere di nuovo a casa.
In realtà non aveva mai considerato quell'imponente maniero una vera e propria casa; semmai un luogo particolarmente isolato e lussuoso dove vivere e potersi dedicare alla magia e alle arti oscure in completa solitudine.
Ma, da qualche tempo, gli veniva curiosamente spontaneo pensare al Castello Oscuro come ad un luogo in cui poter ritrovare l'atmosfera calda e intima che caratterizza un vero focolare domestico.
Sebbene proficua, la visita a Re George era stata tutt'altro che piacevole.
Come il folletto aveva previsto, l'arrogante principe James era morto, il sovrano aveva chiesto il suo aiuto per sconfiggere il drago che terrorizzava il regno di Re Mida e così era giunto il momento di far entrare in scena un'altra pedina fondamentale del suo piano: il fratello gemello del principe.
Il Signore Oscuro aveva provato grande disprezzo e un profondo disgusto per il re che, davanti alla salma del figlio, era parso molto più interessato alle casse del regno e all'alleanza con Re Mida, e poco importava che James non fosse sangue del suo sangue. Un figlio è pur sempre un figlio.
Era stata una lunga giornata e ora Rumpelstiltskin aveva solo voglia di rivedere il sorriso con il quale Belle avrebbe accolto il suo ritorno. Sì, sembrava strano anche a lui formulare certi pensieri, ma, in un certo senso, quella piccola sfrontata, sempre con la testa fra le nuvole, gli era quasi mancata quel giorno.
Senza indugiare oltre su quelle scomode riflessioni, il folletto spalancò il portone d'ingresso ed entrò nell'atrio.
- Belle! Sono tornato! - Annunciò.
Quando non ottenne alcuna risposta alzò gli occhi al cielo: sicuramente la sua domestica si era rintanata in biblioteca a leggere, estraniandosi dal mondo e da tutto ciò che la circondava.
Si diresse a grandi falcate al piano di sopra ma trovò il locale completamente deserto e silenzioso, come lo era stato per molti anni. Di Belle nessuna traccia.
Dove poteva essersi cacciata? Forse era già intenta a preparare la cena?
Rumpelstiltskin stava giusto per andare a cercarla nelle cucine, quando avvertì un'improvvisa e sgradevole sensazione alla bocca dello stomaco, come una morsa, poi l'immagine chiara e distinta del suo pugnale balenò nella sua mente per qualche secondo, prima di svanire con la stessa velocità con cui era apparsa.
Ciò poteva significare solo una cosa: per quanto fosse difficile da credere, qualcuno doveva aver trovato l'unico oggetto in grado di controllare il Signore Oscuro...e di ucciderlo.


Rumpelstiltskin si precipitò come un fulmine all'entrata del passaggio segreto che conduceva al nascondiglio del coltello, mentre una miriade di pensieri e domande presero a vorticare nella sua testa, come uno sciame di api impazzite: chi mai era riuscito a penetrare nel suo castello e a scovare il tunnel segreto dietro l'arazzo? E Belle? Le era stato fatto del male? Era ancora viva oppure...?
La sua stessa mente si rifiutò di soffermarsi su quell'ultima fosca possibilità. No, Belle non era morta. Non poteva esserlo!
Arrivò al buio corridoio in un istante e imboccò, senza la minima esitazione, lo stretto passaggio che portava alla stanza segreta.
Corse a più non posso e raggiunse il luogo in cui aveva riposto il suo pugnale moltissimi anni prima, quando si era insediato in quel castello.
Si arrestò sulla soglia della porta socchiusa e fece apparire una sfera di fuoco scarlatto nella mano destra, pronto ad usare la magia contro gli intrusi, chiunque essi fossero.
Ma si sentì gelare il sangue nelle vene quando scorse la persona che si rigirava tra le mani quel potente oggetto con fare curioso e, allo stesso tempo, diffidente.
Belle?!
Non era possibile. Come aveva scoperto quel posto? Che fosse una spia di Regina? L'aveva ingannato per tutto quel tempo? Il suo unico obiettivo era sempre stato solo il suo pugnale?
Rumpesltiltskin vacillò per la sorpresa, ma solo un momento, poi riprese il controllo della situazione e parlò con voce glaciale e incredibilmente calma: - Cosa stai facendo quaggiù, dearie? -
La ragazza venne colta di sorpresa e sussultò; per poco l'arma non le sfuggì di mano.
- Rumpelstiltskin! Io...io non... - Belle non sapeva proprio cosa dire. Per quanto il tono del Signore Oscuro fosse sembrato pacato, era piuttosto ovvio che fosse adirato con lei; il suo sguardo gelido sembrava volerla trafiggere come una lama di ghiaccio.
In quel momento desiderò di non essere mai scesa per quel dannato corridoio, desiderò di essere rimasta in biblioteca e di non aver mai trovato quel malefico pugnale.
Il folletto le si avvicinò e le strappò di mano l'oggetto: ora i suoi occhi mandavano lampi e la mascella era contratta per la furia. Ogni traccia di calma era svanita.
- CHE COSA CREDEVI DI FARE, EH?! - Sbraitò, poi la prese saldamente per le spalle e iniziò a scuoterla in malo modo.
- VOLEVI FORSE USARE QUESTO PUGNALE PER COSTRINGERMI A LASCIARTI ANDARE?! E COME FACEVI A SAPERE DI QUEST'ARMA E DEI SUOI POTERI?! CHI TE NE HA PARLATO?! -
Belle rimase paralizzata dal terrore, senza capire il significato di quelle accuse. Non aveva mai visto Rumpelstiltskin perdere il controllo in quel modo, preda di una furia cieca e incontrollabile.
I tratti bestiali del suo volto si erano fatti ancora più marcati e feroci, rendendo il suo aspetto perfino meno umano del solito.
- Io non...io non volevo... - La voce le uscì roca e debole.
- Ti avevo ordinato espressamente di stare lontana dall'ala ovest del castello, eppure tu mi hai disubbidito! -
La ragazza si sentì mancare. In tutto quel suo distratto girovagare, non si era neanche accorta di essersi avventurata proprio nella zona del Castello Oscuro alla quale le era interdetto l'accesso.
- Mi dispiace, io non sapevo... -
Ma il folletto non la lasciò finire e prese a trascinarla con forza fuori dalla stanza. - Sta' zitta! Non voglio più sentire una sola parola da te! -
La giovane non osò replicare, terrorizzata com'era, ma grosse lacrime calde presero a scivolarle lungo le gote.


Il percorso per tornare all'arazzo sembrò molto più breve rispetto all'andata.
La presa ferrea delle dita di Rumpelstiltskin sul suo polso le faceva male, ma Belle non si lamentò né cercò di divincolarsi.
Il Signore Oscuro non parlò più e non si voltò a guardarla neanche una volta; si limitava a trascinarsela dietro con malagrazia, come se fosse stata una bambola di pezza.
La giovane non aveva la più pallida idea di dove la stesse portando.
Cosa voleva farle? L'avrebbe punita? Le avrebbe fatto del male?
Presto però riconobbe le scale che portavano alla sua cella, nei sotterranei del castello.
Il folletto aprì la porta con la magia e, con uno strattone, la spinse dentro, facendola cadere in ginocchio sul freddo pavimento di pietra.
Prima che lei potesse dire o fare qualunque cosa, Rumpelstiltskin richiuse a chiave l'uscio e se ne andò, lasciandola sola.
- Aspettate, vi prego! Lasciatemi spiegare! -
Ma l'unica risposta che ricevette fu il suono dei passi del folletto che si allontanavano e il secco rumore della porta delle segrete che sbatteva con furia.
Allora Belle si accasciò sul pagliericcio e pianse, maledicendosi per non essere rimasta in biblioteca e per aver ceduto alla sua fatale curiosità.




Da Stria93: Ma buongiorno, splendori! :)
Come promesso, ecco qui l'aggiornamento di questa storia!
Ovviamente la principale fonte d'ispirazione per la stesura di questo secondo capitolo è stata, ancora una volta, il capolavoro firmato Disney “La Bella e la Bestia”, anche se ho volutamente attinto anche alla scena di Skin Deep che ha spezzato il cuore a noi rumbellers per la prima volta.
So di essere stata un po' cattiva, specialmente con la nostra eroina che si trova a subire l'ira del Signore Oscuro senza poter fare nulla per contrastarlo, ma non odiatemi per aver fatto emergere il lato peggiore di Rumpel e per aver fatto litigare i RumBelle; ogni cosa verrà risolta. Abbiate fede! ;)
Detto ciò, non posso esimermi dal ringraziare infinitamente claraoswald, dagaz, Euridice100, gionem, Nimel17, padme83, PoisonRain, Rosaspina7 per le bellissime parole che hanno speso per il capitolo precedente; annachiara27, Araba Shirel Stark, Beabizz, claraoswald, dagaz, Euridice100, gionem, padme83, S05lj per aver inserito questa storia tra le seguite/preferite/ricordate; e ultimi, ma non meno importanti, tutti i lettori silenziosi. :)
Alla prossima, dearies! <3
Baci!

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Capitolo 3
*** Storm ***


storm

Rumpelstiltskin sbatté con violenza la porta dei sotterranei dietro di sé e salì le scale che portavano alla sala dell'arcolaio, l'unico luogo dove, forse, avrebbe potuto ritrovare un po' di calma.
Sentiva la collera montare dentro sé e impadronirsi del suo corpo ad ogni passo, come un fuoco che divampava e gli mordeva la carne. La Bestia premeva per uscire allo scoperto e dare sfogo ai suoi istinti distruttivi.
Ma era davvero solo la collera?
Il folletto avrebbe voluto poter rispondere affermativamente a quella domanda, ma non poteva ignorare un altro sentimento che gli torceva dolorosamente il cuore, come a volerlo stritolare fino a renderlo nient'altro che una manciata di polvere, allo stesso modo in cui egli aveva posto fine a tante vite.
Si trattava di un sentimento di gran lunga più forte dell'ira e molto più dolente.
Il Signore Oscuro era pronto ad affrontare chiunque avesse violato il nascondiglio del pugnale, ma quando si era ritrovato davanti proprio la sua domestica aveva sentito il terreno franare sotto i suoi piedi e ogni flebile certezza costruita in quegli ultimi mesi era venuta meno.
Lei l'aveva tradito! Aveva tradito la sua fiducia e aveva disubbidito ai suoi ordini avventurandosi nella proibita ala ovest.
Eppure, una parte di lui si rifiutava categoricamente di credere che Belle avesse sempre e solo mirato a trovare l'arma dell'Oscuro, che rappresentava sì la fonte del suo potere, ma anche il suo unico punto debole.
Si accorse solo in quel momento di averlo ancora stretto in una mano, da quando l'aveva strappato con violenza dalle dita candide della giovane.
Lo accarezzò con lo sguardo, soffermandosi su ogni singola lettera del suo nome impresso sulla fredda lama come una condanna, un monito; un ricordo indelebile e permanente del prezzo che il suo enorme potere esigeva e di ciò che aveva perso.
Rumpelstiltskin amava e, allo stesso tempo, odiava quell'oggetto: esso gli aveva donato la magia, lo aveva reso l'essere più potente di ogni reame e, soprattutto, era stato la salvezza del suo Bae dalla Guerra degli Orchi; ma aveva inoltre rappresentato la causa della loro separazione, ed ora si era frapposto anche tra lui e Belle.
Ma era un'assurdità pensare che la ragazza potesse essere a conoscenza dei poteri oscuri di quel coltello, a meno che, naturalmente, qualcuno non l'avesse informata. Qualcuno che avesse avuto un qualche interesse nel sottrargli quell'arma magica.
Un solo nome balenò immediatamente tra i pensieri del folletto: Regina.
Che fosse stata lei a persuadere la sua giovane domestica a rubare il pugnale?
La mente di Rumpelstiltskin corse rapidamente a qualche settimana prima, quando la donna si era presentata al Castello Oscuro. Ricordava perfettamente il modo in cui i suoi occhi scuri continuavano a squadrare Belle con malcelato interesse, animati da una luce perfida e infida.
Il Signore Oscuro sapeva che ciò che stava per fare era una mossa molto azzardata, ma doveva sapere la verità. Il dubbio era logorante. Doveva sapere se Regina si era davvero servita della ragazza e se lui non era stato in grado di proteggerla, come aveva promesso a se stesso quella sera.
Mosse qualche passo deciso in direzione di un'alta sagoma rettangolare, nascosta da un pesante drappo di tessuto, poi ne afferrò un lembo e strattonò con forza.
Il tendaggio cadde a terra con un fruscio, rivelando un antico specchio dalla cornice d'argento.
L'Oscuro osservò per un attimo la propria immagine riflessa, che gli restituiva lo sguardo: stentò a riconoscere se stesso quando incrociò la propria espressione, che sembrava più folle e allucinata che mai.
- Regina! Mostrati a me! - Ordinò, cercando di arrestare il tremito della propria voce e di mantenere un tono fermo e autoritario.
Non accadde nulla, allora il folletto si permise un ghigno beffardo e assunse un tono cantilenante e irriverente. - Oh, andiamo, dearie! Vuoi farmi credere che all'improvviso hai paura di fare quattro chiacchiere con un vecchio amico? So che sei lì e non è affatto carino ignorarmi in questo modo. -
- Tsk, proprio tu vieni a parlarmi di buone maniere! -
Questa volta la superficie dello specchio prese ad incresparsi e il riflesso di Rumpelstiltskin scomparve, sostituito dalla sinuosa figura di Regina, avvolta in un sontuoso abito di velluto nero, decorato di brillanti.
L'espressione seccata del suo bel volto per essere stata convocata come una qualunque serva, non poteva tuttavia dissimulare la sincera curiosità per quell'inaspettato comportamento da parte dell'Oscuro.
Da che ricordava, il folletto era sempre stato molto geloso del suo castello e dei suoi segreti, tanto che aveva accuratamente coperto ogni specchio e superficie riflettente che vi si trovassero, per impedire a lei di spiarlo. Ed ora era proprio lo stesso Rumpelstiltskin che le permetteva di accedere alla sua dimora attraverso quel magico strumento. Quale mistero si celava dietro quell'inusuale situazione?
- Allora? Che cosa vuoi, Rumpel? Di cosa vorresti chiacchierare con me? -
- Sei stata tu? -
La donna parve sinceramente sorpresa e incuriosita. - A fare cosa? -
- Oh, sono sicuro che lo sai, dearie. - Il folletto parlava a denti stretti e stringeva i pugni, cercando di domare l'ira.
Regina corrugò la fronte, perplessa. Non capiva proprio dove il suo interlocutore volesse andare a parare.
- Ti sei servita di Belle per cercare di indebolirmi! Non negarlo! Solo tu potevi architettare un piano così subdolo! Be', mi dispiace per te, ma anche stavolta hai fallito miseramente! - Sbottò lui, mandando al diavolo ogni proposito di mantenere la calma.
Stavolta la donna scoppiò a ridere. - Belle? Quella scioccherella della tua domestica?! Mi dispiace, caro, ma io non ho fatto nulla. Qualunque cosa sia accaduta tra te e la tua servetta, io non c'entro affatto. Ma dimmi un po', cos'è successo? Deve aver di sicuro combinato un gran bel guaio perché mi sembri alquanto sconvolto, caro. -
Rumpelstiltskin si avvicinò allo specchio fino a portare il proprio volto deformato dalla rabbia ad un soffio da quello calmo, rilassato e perfino divertito di Regina.
- Non mentire a me. - Sibilò.
L'altra sfoderò un sorrisetto perfido e malizioso. - Forse dovresti scegliere meglio le tue sgualdrine. -
Il Signore Oscuro fissò intensamente la donna, come a volerne carpire i segreti più profondi. 
La conosceva bene ormai, così come conosceva altrettanto bene il peso delle menzogne. Per lui era un gioco da ragazzi capire quando qualcuno mentiva, tuttavia, almeno in quella circostanza, non riuscì a scorgere la minima traccia di falsità in quelle iridi gelide. Possibile che stesse davvero dicendo la verità?
Se fosse stato più lucido e meno provato da quanto era successo, il folletto si sarebbe sicuramente accorto del profondo interesse con cui la donna dall'altra parte dello specchio lo stava scrutando e del diabolico bagliore di trionfo che animava suoi occhi bruni, tanto belli quanto duri e crudeli.
- Ora, se vuoi scusarmi, Rumpel, devo proprio andare. Non ho tempo di occuparmi dei tuoi problemi con la servitù. -
L'immagine prese a tremolare, per poi scomparire del tutto nel giro di pochi secondi.
Rumpelstiltskin restò immobile davanti allo specchio ancora per qualche minuto, a fissare il proprio riflesso, senza in realtà vederlo, dopodiché si lasciò cadere stancamente sulla poltrona davanti al camino, massaggiandosi le tempie e cercando di ragionare a mente lucida: da quando era diventato l'Oscuro gli riusciva molto difficile controllare la propria furia e riacquistare quel piglio freddo e calcolatore che lo contraddistingueva la maggior parte del tempo.
Per quanto Regina fosse furba e spietata e desiderasse da sempre diventare più potente di lui, almeno in quell'occasione gli era sembrata sincera. Non c'entrava davvero nulla con quanto era accaduto quella sera, ma non avrebbe saputo dire se ciò lo confortasse o meno.


Nel frattempo, in un altro reame, a molte miglia dal Castello Oscuro, la Regina Cattiva misurava a grandi passi la sua lussuosa camera da letto, riflettendo rapidamente.
Quella breve conversazione con l'Oscuro era stata decisamente illuminante.
Non ricordava di averlo mai visto fuori di sé come poco prima; nei suoi occhi disumani e spiritati aveva riconosciuto un'angoscia e una disperazione che non gli erano proprie. E tutto quel turbamento era legato a quella principessina che aveva preso con sé come sguattera.
Regina si accarezzò il mento, pensierosa, mentre cercava di visualizzare il volto gentile della ragazza.
Quando, poche settimane prima, aveva fatto visita a Rumpelstiltskin non le era certo sfuggito il modo in cui quei grandi occhioni azzurri cercavano continuamente quelli del folletto, in una muta richiesta di protezione e sicurezza. Era una brava osservatrice, lo era sempre stata e, sebbene il suo cuore inaridito non lo provasse da molto tempo, sapeva ancora riconoscere l'amore negli sguardi altrui.
Ma non immaginava minimamente che il Signore Oscuro potesse ricambiare i sentimenti della sua domestica... almeno fino a pochi minuti prima.
Un'idea aveva iniziato a farsi largo nella sua mente da quando aveva visto Rumpelstiltskin così turbato. Un'idea che, se attuata nel modo giusto, le avrebbe permesso di privarlo dei suoi poteri proprio grazie a colei che egli amava. Perché, in fondo, Regina lo sapeva bene, l'amore è solo una debolezza.
Sarebbero bastate poche parole ben studiate per spingere quell'ingenua a baciarlo e a trasformarlo in un uomo qualunque, prosciugando anche la più piccola e miserabile goccia di magia che scorreva nel suo sangue.
I baci del Vero Amore possono spezzare qualsiasi sortilegio.


Fuori dalle finestre del Castello Oscuro imperversava una formidabile tempesta, con tuoni e fulmini che pareva volessero far crollare il cielo sulla terra con i loro assordanti boati.
Rumpelstiltskin rimase per un po' ad ascoltare la voce possente della natura, che, evidentemente, doveva essere inquieta e scossa quanto il suo animo in quel momento.
Alla fine sospirò: non riusciva, semplicemente non riusciva a concepire l'idea che Belle volesse fargli del male. Doveva esserci un'altra spiegazione per i fatti accaduti poco prima.
Una nuova saetta squarciò il cupo manto di nubi nere, illuminando a giorno l'intera stanza, e l'ennesimo rombo grave riecheggiò per tutto il castello, facendo vibrare pareti e pavimenti.
Il folletto pensò alla paura che la sua domestica nutriva per i temporali, e quella sera sembrava davvero che gli dèi avessero intenzione di scatenare il finimondo.
Si era sempre stupito di come una giovane donna, che si era mostrata tanto fiera, coraggiosa e impavida nell'accettare l'accordo che l'avrebbe resa prigioniera di un mostro per tutta la vita in cambio della salvezza del proprio regno, potesse reagire come una qualunque bambina spaventata ogni volta che un temporale faceva visita al Castello Oscuro con il suo carico di folgori e tuoni.
Nella sua mente si formò l'immagine della ragazza rannicchiata in un angolo della cella, esattamente un piano sotto i suoi stivali, tremante, spaventata e infreddolita. La morsa che gli attanagliava lo stomaco e il petto si fece ancora più opprimente.
Era giunto il momento di affrontare la domanda che, fino a quel punto, egli aveva cercato disperatamente di ignorare.
Cosa avrebbe dovuto fare ora?
La risposta gli giunse spontanea e impietosa: c'era un solo, ineluttabile destino che attendeva chi veniva a conoscenza, seppure involontariamente, del suo segreto.
Non sarebbe stata la prima volta. Già in passato aveva ucciso a sangue freddo e senza alcuno scrupolo la giovinetta che lavorava per lui come domestica e che aveva udito, suo malgrado, uno stralcio di conversazione riguardante il pugnale.
La fanciulla in questione era muta e, in ogni caso, non ne avrebbe potuto far parola con nessuno, ma Rumpelstiltskin non poteva lasciarla in vita; sarebbe stato un rischio troppo grande e così se n'era sbarazzato il giorno dopo.
Ma la prospettiva di riservare a Belle la stessa sorte lo ripugnava e gli dava il voltastomaco.
Si vide in piedi nella cella, incombere sulla giovane accucciata per terra e appiattita contro la parete mentre lo supplicava di non farle del male e di lasciarla spiegare, poi vide se stesso alzare il pugnale e prepararsi all'affondo... ma, a quel punto, la sua mente non riuscì più a sostenere quei turpi pensieri.
Trovava assolutamente inconcepibile l'idea di fare del male a Belle. Ma non era, forse, ciò che era appena accaduto?
Abbassò lo sguardo sulle proprie mani, che poco prima si erano strette forte e rudemente attorno alle esili braccia della giovane, mentre la trascinava dietro di sé come un corpo inanimato.
Provò un moto di repulsione per quelle mani mostruose che tanto male avevano seminato negli anni e che, sicuramente, avevano segnato la pelle delicata e nivea della ragazza.
Mentre la tempesta infuriava e il vento ululava senza sosta, Rumpelstiltskin sospirò e si abbandonò contro lo schienale della poltrona.
Oh, Belle. Perché hai dovuto mettermi in questa situazione? Cosa dovrei fare adesso, eh?


Rinchiusa nell'angusta e umida cella di pietra, Belle rabbrividì quando il fragore di un tuono, ancora più possente di quelli che l'avevano preceduto, fece tremare le pareti.
Si raggomitolò ancora di più contro il muro e affondò la testa fra le ginocchia.
Quante volte Rumpelstiltskin l'aveva presa in giro per quella sua paura così irrazionale e infantile! Ma alla fine, nonostante il suo atteggiamento irrisorio, era sempre la presenza del folletto che la faceva stare meglio quando imperversavano quei violenti temporali.
Stava con lei, la faceva parlare per distrarla e, a suo modo, le faceva compagnia fino a quando la tempesta non era passata.
Quel Rumpelstiltskin, che Belle aveva imparato a conoscere e perfino ad apprezzare, era così diverso dal demone che l'aveva gettata in malo modo nelle segrete solo qualche ora prima.
Abbassò lo sguardo sulle proprie braccia, dove, in netto contrasto con la sua pelle di porcellana, erano ben visibili i segni e i graffi che le dita e le unghie del Signore Oscuro avevano lasciato su di lei.
Non riusciva a togliersi dalla testa quegli occhi stralunati e feroci e il modo in cui essi sembravano mandare lampi, proprio come il cielo sopra il castello in quel preciso istante.
I lineamenti deformati dall'ira, i denti aguzzi scoperti in un ringhio, le pupille ridotte a due fessure lampeggianti lo avevano reso praticamente irriconoscibile. In quel frangente le era sembrato davvero la bestia orribile che tutti descrivevano.
In effetti, a tal proposito, un terribile dubbio si era insinuato nella mente della ragazza: che fosse davvero quella la natura del Signore Oscuro?
Al contrario di tutti gli altri, la giovane aveva sempre creduto nella bontà che doveva celarsi nel profondo del suo cuore. Aveva sempre visto una flebile scintilla di luce oltre quell'oceano di oscurità; ma poteva anche essersi sbagliata clamorosamente.
Eppure, se Belle possedeva un talento, una sorta di potere magico, un sesto senso o in qualunque altro modo lo si volesse chiamare, era proprio la straordinaria capacità di riuscire a leggere l'anima delle persone, e, nonostante i fatti di poche ore prima, era ancora convinta che Rumpelstiltskin non fosse l'essere abominevole, abietto e senza scrupoli di cui aveva tanto sentito parlare.
Ma cosa mai poteva aver fatto scattare in lui un tale e improvviso accesso di furia?
Le tornarono alla mente la sua espressione sconvolta quando l'aveva sorpresa con quello strano pugnale tra le mani e le accuse insensate e sconnesse che le aveva riversato addosso subito dopo. Ovviamente il folletto doveva aver frainteso le sue intenzioni.
Era evidente che, stavolta, l'avesse davvero combinata grossa, ma una reazione così violenta era spropositata perfino per il Signore Oscuro e l'aveva turbata non poco.
Se solo egli le avesse dato la possibilità di spiegarsi! Se solo non se ne fosse andato senza voler sentire ragioni!
Restava comunque il fatto che ella aveva disubbidito ai suoi ordini, oltrepassando i confini entro i quali avrebbe dovuto rimanere.
Belle sospirò: cosa le sarebbe successo ora?
Temeva il momento in cui il folletto si sarebbe presentato nella cella, sempre che egli non avesse intenzione di lasciarla laggiù per sempre. Temeva di incrociare di nuovo quello sguardo furibondo e folle d'ira che l'aveva lasciata ammutolita e paralizzata dal terrore.
L'ennesimo fulmine si abbatté sul castello, seguito da un fragore assordante.
Belle cacciò un urlo e si premette le mani sulle orecchie, come faceva quando era piccola per non sentire più il rombo grave dei tuoni.
Dov'era Rumpelstiltskin? Dov'era il folletto che la faceva sempre sentire al sicuro quando aveva paura, che la faceva ridere quando era triste, ed era in grado di agitare in lei emozioni che mai, prima di allora, avrebbe creduto di poter provare?



Da Stria93: Splendori miei! :)
Ecco qui il terzo, nonché penultimo, capitolo di questa mini-long.
Vi avevo promesso che Regina avrebbe fatto di nuovo la sua comparsa, nonostante la storia sia prevalentemente dedicata ai RumBelle, ed ecco che ho mantenuto la promessa.
Mi piaceva l'idea di provare ad immaginare cosa avesse fatto nascere nella Regina Cattiva l'idea di usare Belle contro Rumpel attraverso il Bacio del Vero Amore e quindi servendosi dei loro sentimenti reciproci.
Nonostante io in primis non sia convinta al 100% di questo capitolo, spero che, almeno a voi, sia piaciuto o almeno che non l'abbiate trovato troppo insensato. xD
Per il resto, stavolta mi sono dedicata prevalentemente all'introspezione di Belle e soprattutto di Rumpel, e ai loro pensieri in seguito all'accaduto del capitolo precedente, che ha lasciato entrambi profondamente scossi e turbati.
Come sempre mi auguro davvero di non essere finita OOC, ma il giudizio finale spetta a voi. :)
E a proposito dei vostri giudizi, permettetemi di ringraziare tantissimo claraoswald, dagaz, Euridice100, padme83, PoisonRain, seasonsoflove per aver recensito il secondo capitolo; annachiara27, Araba Shirel Stark, Beabizz, claraoswald, dagaz, Euridice100, gionem, kittyonce, La Lady, padme83, PoisonRain, S05lj, seasonsoflove per aver inserito questa storia tra le seguite/preferite/ricordate; e, naturalmente, anche tutti i lettori silenziosi. :)
Vi lascio con una piccola anticipazione che spero possa risultare rassicurante: nel prossimo capitolo ci sarà il tanto agognato fluff e tutto si sistemerà... in qualche modo. ;)
Grazie di nuovo a tutti voi, miei cari! <3
Baci!

P.S. Scrivendo questo capitolo mi è venuta un'idea per una nuova shot che non escludo di pubblicare in un futuro forse neanche troppo lontano. Non vi anticipo altro per ora. ;)

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Capitolo 4
*** All's well that ends well ***


cap.4

Il Signore Oscuro trascorse quella tempestosa nottata senza chiudere occhio.
Filò per la maggior parte del tempo, e, all'alba del mattino seguente, si era formato un alto cumulo di fili dorati, ammassati in disordine ai piedi dell'arcolaio. Di solito era Belle che, ogni giorno, si occupava di sistemarli e ricomporli in matasse ordinate e lucenti.
Il folletto aveva pensato molto alla sua domestica durante quelle ore, mentre la vecchia ruota di legno compiva placidamente il suo giro come se nulla fosse, totalmente indifferente al turbolento stato d'animo di colui che la dirigeva.
Si era ormai definitivamente convinto del fatto che la ragazza non avesse la minima idea del potere del pugnale, ma ciò non rendeva meno pericolosa la situazione che si era venuta a creare, inoltre la sua furiosa reazione doveva averle fatto intuire quanto esso fosse importante per lui.
Rumpelstiltskin gettò un'occhiata al coltello, che si era assicurato alla cintura, in modo da non perderlo mai di vista fino a quando non avesse trovato un nuovo posto dove custodirlo.
Quell'oggetto era antico quanto il primo Signore Oscuro, generato con esso dalle tenebre più fitte, dall'oscurità più impenetrabile. Alle sue spalle vantava una lunga storia scritta con il sangue di molti e pregna di dolore e sofferenza.
Chiunque fosse entrato in contatto, anche solo superficialmente, con quell'arma maledetta, aveva patito un triste destino.
Il folletto pensò ai molti nemici che, durante i suoi duecento anni di vita, si era fatto un po' in tutti i reami, ai potenti che aveva contrariato o ingannato.
Naturalmente nessuno avrebbe mai osato sfidarlo nel pieno dei suoi poteri, ma se qualcuno fosse venuto a conoscenza del segreto del pugnale e della possibilità di rendere inoffensivo il terribile Signore Oscuro e addirittura di poterlo assoggettare al proprio volere, allora egli avrebbe potuto trovarsi in una posizione alquanto sgradevole.
Questo era il motivo per il quale l'unica persona che sapesse dell'arma era suo figlio Baelfire. L'unica persona di cui Rumpelstiltskin si fidasse a tal punto.
Di nuovo, l'Oscuro provò un forte moto d'odio verso quel pugnale che aveva causato tante pene a lui e a suo figlio, e al quale, tuttavia, il suo destino era ineluttabilmente vincolato, come le fosche lettere del suo nome impresse sulla lama non mancavano mai di rammentargli.
Non poteva permettere che altri venissero a sapere del suo segreto per usarlo contro di lui e intralciare, così facendo, i suoi piani per ritrovare Bae; non poteva permettere che una tale eventualità si concretizzasse.
Ciononostante, non aveva intenzione di arrecare alcun danno a Belle, così, dopo quella lunga notte passata a meditare all'arcolaio, era giunto ad una soluzione che, tra tutte le numerose possibilità che il suo cervello aveva vagliato in quelle ore, gli era parsa la più sicura e sensata: avrebbe trovato un nuovo nascondiglio per il coltello, l'avrebbe munito di ogni sorta di protezione magica, e avrebbe fatto bere alla sua domestica una rara pozione; un particolare filtro della memoria per cancellare in lei il ricordo di quanto aveva visto nella stanza segreta e dei fatti che ne erano conseguiti.
Modificare la memoria non era cosa semplice o da prendere alla leggera. I ricordi rendono le persone ciò che sono, e cancellarli o apportarvi dei cambiamenti avrebbe potuto avere delle conseguenze considerevoli, ma Rumpelstiltskin era il mago più potente di tutti i reami, nonché il più grande esperto e praticante di arti magiche che si fosse mai visto nella Foresta Incantata, inoltre il ricordo da rimuovere copriva un lasso di tempo di poche ore. Non ci sarebbero stati rischi per Belle e il suo segreto sarebbe stato nuovamente al sicuro.


Era ormai l'alba.
La tempesta della notte aveva esaurito la sua potenza, e, nonostante il cielo plumbeo e la pioggia battente che non accennava ad arrestarsi, il vento si era placato, i lampi erano scomparsi e il sommesso brontolio dei tuoni taceva già da qualche ora.
Il Signore Oscuro decise che era giunto il momento di recarsi al piano di sotto a liberare la giovane e di chiarire con lei l'accaduto.
Non sapeva cosa aspettarsi mentre scendeva lentamente le scale che conducevano alle segrete. Era consapevole di aver mostrato a Belle il suo lato peggiore e di averla brutalmente aggredita, in parte ingiustamente.
Che reazione avrebbe mai potuto avere la ragazza di fronte al mostro che le si era scagliato contro con tanta ferocia e poi l'aveva rinchiusa laggiù per l'intera notte, sola e preda del freddo e dell'oscurità?
I suoi piedi lo condussero automaticamente alla porta della cella, di fronte alla quale il folletto prese un profondo respiro prima di far scattare il chiavistello con la magia.
Quando varcò la soglia, nella penombra, intravide subito la giovane seduta in un angolo, con la testa fra le ginocchia.
Inizialmente, Rumpelstiltskin pensò che stesse dormendo, ma quando Belle si accorse della sua presenza scattò in piedi, spaventata e colta di sorpresa.
Per la prima volta, il Signore Oscuro vide i suoi occhi celesti venarsi di timore, misto a diffidenza.
Aveva paura di lui.
Questo pensiero gli fece male; un male che non avrebbe mai creduto possibile.
Buffo. Quella situazione recava in sé un'amara ironia, perché a lungo Rumpelstiltskin si era chiesto per quale ignoto motivo la sua inquietante ed eccentrica presenza, i suoi modi sgarbati, le sue battute sarcastiche di pessimo gusto e il suo aspetto mostruoso non suscitassero in quella stramba ragazzetta le consuete reazioni di orrore, spavento e disgusto alle quali era ormai avvezzo.
L'Oscuro andava fiero della sua capacità di far tremare anche il più forte e valoroso dei guerrieri, di far vacillare l'onore e la fierezza del sovrano più integerrimo, eppure il viso di porcellana e lo sguardo di cielo di quella giovane gli dicevano che non sarebbe mai riuscito ad intimidirla.
Più volte Rumpelstiltskin si era indispettito e aveva provato una certa irritazione nel constatare che tutti i suoi tentativi di intimorirla e impressionarla non andavano a buon fine e fallivano miseramente, ma, al contempo, non poteva fare a meno di nutrire anche una certa ammirazione per la sua domestica che, evidentemente, doveva essere o molto coraggiosa o molto stupida per non temere il mago più potente e malvagio di tutti i regni.
Ed ecco l'infelice ironia del caso: proprio ora, che quel tanto anelato velo di timore era calato su quelle iridi limpide come acqua di sorgente, il folletto avrebbe desiderato non dover mai assistere a tale visione.
- Belle... - Mosse qualche passo incerto verso di lei, ma la giovane arretrò e si appiattì contro la parete, guardinga. Il Signore Oscuro si bloccò immediatamente dinanzi alla sua reazione: l'ultima cosa che voleva era peggiorare le cose.
Si concesse un momento per osservare più attentamente il volto tirato e pallido della sua domestica: evidentemente neanche lei aveva dormito quella notte. Gli occhi erano gonfi e arrossati, contornati da ombre scure, e sulle guance aveva ancora i segni delle lacrime. I capelli le ricadevano scarmigliati e in disordine ai lati del viso cinereo e il vestito azzurro era impolverato e strappato in più punti. Sulle sue braccia spiccavano dei lividi violacei e gonfi.
Era stato lui. Lui l'aveva ridotta così. Era solo colpa sua.
Questa consapevolezza gli provocò le vertigini e la nausea.
- Che cosa volete? Siete venuto quaggiù per punirmi? - Nonostante la voce resa rauca dal tanto piangere, dalla stanchezza e dal timore, Belle riuscì ad infondere una certa fierezza a quelle parole fredde e taglienti, puntando i propri occhi dritti in quelli del suo padrone e sostenendone lo sguardo, senza dare alcun segno di cedimento.
Rumpelstiltskin rispose cercando di imprimere alla propria voce il tono più dolce e rassicurante possibile. - Non sono qui per farti del male, Belle. Voglio solo che mi racconti come sono andate le cose. Perché ti sei recata nell'ala ovest? Perché sei scesa per il passaggio segreto? -
L'espressione di lei si fece allora meno intimorita, ma la diffidenza non accennò a scomparire: era ovvio che non sapeva se credere o meno alle sue parole.
Alla fine parlò con un filo di voce stanca. - Io stavo aspettando il vostro ritorno. Non avevo nulla da fare e così ho iniziato a passeggiare per il castello, finché non mi sono ritrovata in quella torre e ho scoperto il tunnel dietro l'arazzo. Non volevo fare niente di male, davvero. Ero solo curiosa di sapere dove quel corridoio mi avrebbe condotta. -
Rumpelstiltskin la scrutò, assumendo un cipiglio serio e severo. - La curiosità può essere una pessima consigliera, dearie. Pensavo lo sapessi. Credevo che i tuoi amati libri te l'avessero insegnato. -
Belle non poté fare a meno di arrossire. - Mi dispiace. Quando ho visto quel pugnale sono rimasta molto sorpresa di trovarvi il vostro nome, così l'ho preso per osservarlo meglio ma vi assicuro che non intendevo assolutamente rubarlo o usarlo contro di voi. Avrei voluto spiegarvi tutto questo ieri sera, ma voi non me ne avete dato la possibilità... - Sottolineò con una lieve nota di rimprovero quell'ultima frase.
Il Signore Oscuro non rispose alla sua sottile provocazione, ma si limitò a sospirare. - Ti credo, dearie. Ma resta il fatto che dovresti stare più attenta. Questo castello nasconde molti segreti oscuri e tu faresti bene a seguire i miei ordini, per il tuo bene. Le conseguenze di ciò che hai fatto e che hai visto avrebbero potuto essere molto pericolose sia per me che per te. -
- Sì, capisco. - Belle si sentiva una stupida per essersi lasciata trascinare dall'entusiasmo come una bambina imprudente, senza valutare bene la situazione.
Sapeva di aver sbagliato, almeno in quel senso, ma ciò non giustificava l'aggressività e la violenza con cui il suo padrone l'aveva aggredita.
Ci fu un istante di silenzio, poi Rumpelstiltskin tentò di nuovo di avvicinarsi a lei, con cautela.
Stavolta la ragazza non si ritrasse.
Lui le mise una mano sotto il mento e le fece sollevare il viso con delicatezza, in modo da poterla guardare negli occhi, che ancora non avevano perso quella vena di timore e indecisione.
- Mi dispiace, Belle. Non avrei dovuto reagire così. Perdonami. -
Quelle parole aleggiarono nell'aria tra il folletto e la giovane, come se a pronunciarle fosse stata una presenza estranea e senza corpo.
Perfino il Signore Oscuro stentò a riconoscere la propria voce. Non era da lui ammettere apertamente di aver sbagliato e scusarsi, ma non voleva mai più rivedere quel manto di paura e sospetto oscurare il serafico volto della ragazza.
A quel punto, Belle avrebbe voluto fargli pesare il modo in cui l'aveva trattata; avrebbe voluto assumere un atteggiamento freddo e duro, dimostrandogli che non aveva intenzione di perdonarlo così facilmente, invece sentì gli occhi inumidirsi e lo strinse forte a sé, nascondendo il viso nella sua casacca e piangendo silenziosamente, dando sfogo al sollievo che sentiva esploderle nel cuore.
Era tornato!
Il “suo” Rumpelstiltskin era di nuovo accanto a lei e del mostro adirato del giorno prima era rimasto solo un brutto ricordo che sarebbe sbiadito sempre di più con il passare del tempo.
Il folletto non si sarebbe mai aspettato una simile reazione da parte della sua domestica e non ricambiò subito la stretta.
Il suo corpo venne percorso da un caldo e piacevole formicolio, proprio come quando Belle gli aveva fugacemente gettato le braccia al collo nella Foresta di Sherwood, mesi addietro.
Ma, a differenza di allora, dopo qualche secondo di esitazione e smarrimento, Rumpelstiltskin avvolse la giovane tra le sue braccia e le accarezzò piano la testa, come per rassicurarla e farle capire che la Bestia della sera prima se n'era andata e lei era al sicuro.
In ogni caso, Belle non avrebbe ricordato nulla di tutto ciò una volta bevuta la pozione, quindi lui non avrebbe dovuto giustificare quel moto di umanità e quell'inconsueta dolcezza.
Quando la giovane si fu un po' ripresa, il Signore Oscuro le passò un mano su una guancia, asciugandole le ultime lacrime. - Ora vai a darti una ripulita, poi raggiungimi nella sala dell'arcolaio per la colazione. Penso io a preparare il tè. -
Belle annuì e abbozzò un sorriso, lievemente imbarazzata, poi s'incamminò fuori dal sotterraneo, felice di poter finalmente lasciare la cella dove, in quella notte di tempesta, ansie e paure erano state le sue uniche compagne.
Rumpelstiltskin rimase per un po' immobile davanti allo spoglio muro di pietra, sfiorando con le dita le macchie umide che le lacrime della ragazza aveva lasciato sui suoi vestiti, poi si diresse a grandi passi al suo laboratorio.
Aveva un lavoro da portare a termine.


Il folletto aprì l'armadio nero nel quale conservava le pozioni più rare e preziose.
Afferrò una fiala contenente un liquido incolore, denso e lattescente, poi tornò al piano di sotto, nella sala dell'arcolaio, e fece apparire il solito servizio da tè di porcellana decorato con fini ed eleganti motivi blu.
Versò la bevanda ambrata e fumante nelle tazze, riservando per sé quella sbeccata, poi stappò la provetta e lasciò che una singola goccia di quel potente filtro magico scivolasse in quella destinata a Belle.
Giusto pochi minuti dopo, la domestica fece il suo ingresso nella stanza: indossava un abito pulito color pesca, i capelli erano di nuovo in ordine e i segni delle lacrime erano svaniti. Le lunghe maniche del vestito, tuttavia, non riuscivano ad occultare del tutto i segni sulle sue braccia.
Rumpelstiltskin cercò di non indugiare con lo sguardo su quei lividi che deturpavano la sua pelle lattea e delicata e invitò gentilmente la giovane a sedersi, porgendole la tazza.
- Grazie. - La voce di lei tradiva un leggero disagio, probabilmente a causa degli eventi del giorno prima, che, nonostante tutto, ancora incombevano tra loro, e del modo in cui gli si era gettata tra le braccia, piangendo come una bambina.
Il Signore Oscuro osservò di sottecchi la giovane mentre sorseggiava con grazia il tè, attendendo che la pozione facesse il suo effetto.
Non dovette aspettare a lungo, perché dopo pochi minuti Belle iniziò ad avvertire le palpebre farsi pesanti e una specie di torpore l'avvolse, come una fitta nebbia. I suoi arti sembravano essersi tramutati in piombo e, all'improvviso, si ritrovò a provare una gran voglia di dormire.
Presto gli occhi le si chiusero, incapaci di resistere a quella forza misteriosa, ed ella perse conoscenza, abbandonandosi completamente contro lo schienale della sedia.
Rumpelstiltskin sorrise: il filtro aveva funzionato, ma presto la ragazza si sarebbe ridestata e lui doveva fare in modo che ogni cosa fosse al suo posto per quel momento, così da non suscitare in lei alcun sospetto a proposito di ciò che era accaduto.
Si alzò in piedi e la sollevò con garbo tra le braccia, dopodiché la portò in biblioteca e l'adagiò sulla poltrona.
Molto delicatamente, sfiorò i suoi polsi e gli avambracci tumefatti e praticò un incantesimo di guarigione.
Le ecchimosi scomparvero completamente e la sua pelle tornò candida e immacolata.
Infine, l'Oscuro agitò elegantemente una mano e, al posto del nuovo abito color pesca, Belle tornò ad indossare il grazioso vestito celeste che s'intonava alla perfezione con il colore, quasi surreale, dei suoi occhi, senza la minima traccia del più piccolo granello di polvere ad intaccare il tessuto.
Il folletto attese qualche minuto, trepidante, poi finalmente l'espressione di lei prese a mutare e le sue palpebre si sollevarono piano.
La giovane si portò una mano alla testa e prese a guardarsi intorno, smarrita e confusa. Sussultò quando si accorse che il suo padrone era in piedi di fianco a lei e la studiava intensamente, come in attesa di qualcosa.
- Rumpelstiltskin? Ma cosa...cos'è successo? Quando siete tornato? - Si sentiva spaesata e non aveva la minima idea del perché si trovasse sdraiata sulla poltrona della biblioteca, con il Signore Oscuro che la fissava in quel modo così strano.
- Qual è l'ultima cosa che ricordi? - Il tono di lui, mentre, senza preamboli, le rivolgeva quell'insolita domanda, lasciava trasparire una lieve nota di urgenza, quasi di apprensione.
Belle corrugò la fronte, riflettendo, poi rispose. - Stavo aspettando il vostro ritorno... credo. Ricordo che stavo scegliendo un libro da leggere e poi... più nulla fino ad ora. -
A quel punto, il folletto sembrò rilassarsi un poco e sfoderò il solito ghigno divertito. - Ti sei addormentata, dearie. Quando sono arrivato, ieri sera, ti ho trovata qui e, per tua fortuna, ero particolarmente di buon umore così non ho voluto svegliarti. Ero giusto venuto a vedere se eri ancora nel mondo dei sogni. -
Tuttavia, la domestica non sembrava del tutto convinta di quella spiegazione. Si sforzò di ricordare altro ma pareva che nella sua memoria si fosse formato un insondabile buco nero.
Rumpelstiltskin notò l'atteggiamento dubbioso della ragazza e tentò subito di cambiare argomento e di dissuaderla dai suoi pensieri. - Be', direi che hai poltrito fin troppo, dearie. Sono già le otto e mezza ed è ora che tu inizi a dedicarti alle tue faccende. La mia collezione non si spolvererà certo da sola, non credi? -
Ma Belle non diede segno di aver udito le sue parole. Sembrava tutto perfettamente normale, eppure il suo istinto le suggeriva che qualcosa non andava. Si sentiva strana, ma non era in grado di rintracciare la causa di quella sensazione.
Il Signore Oscuro sapeva che la mente arguta della sua domestica stava lavorando febbrilmente alla ricerca di quei ricordi che la pozione aveva cancellato dalla sua memoria. Doveva assolutamente trovare un modo per distrarla, poi ebbe un'idea.
Senza farsi notare dalla giovane, schioccò lievemente le dita dietro la schiena e un istante dopo, dal corridoio, si udì l'inconfondibile suono di un cagnolino che abbaia allegramente.
- Avete sentito? -
Prima che Rumpelstiltskin potesse rispondere, nella biblioteca entrò, trotterellando sulle quattro zampette, un candido cucciolo dal pelo bianco e morbido. La sua codina saettava freneticamente da destra a sinistra.
Sul viso di Belle si aprì un luminoso sorriso stupito. La ragazza s'inginocchiò immediatamente a terra e prese ad accarezzare il nuovo arrivato e a parlargli con voce dolce. - Ciao piccolo! E tu chi sei? Come hai fatto a finire qui? -
Il Signore Oscuro tirò un sospiro di sollievo: il suo piano aveva funzionato.
- L'ho trovato ieri sera fuori dal portone del castello. Deve avermi seguito quando sono entrato. - Improvvisò, sperando che quella debole scusa reggesse; ma Belle sembrava troppo occupata a vezzeggiare il cagnolino per prestargli attenzione.
Rumpelstiltskin venne colto da una lieve fitta di gelosia.
Stupido! È solo un cane!
La ragazza rise quando il cucciolo prese a leccarle affettuosamente le mani.
Il folletto sospirò: grazie a quell'espediente era riuscito a distrarre Belle dal vuoto di memoria, ma ora non sarebbe stato facile liberarsi di quella palla di pelo scodinzolante. Si era messo proprio in un bel guaio.
Te la sei cercata, mio caro.




Da Stria93: Eccomi qui, meraviglie!
Al riparo dal caldo soffocante di questi giorni, chiusa nella mia camera fresca (sia benedetto l'inventore dell'aria condizionata!) ho finalmente portato a termine questa mini-long. :)
Dopo l'angst dei capitoli precedenti avevo proprio bisogno di aggiungere un po' di fluff e di tenerezza a questa storia e non potevo negare un lieto fine ai nostri poveri RumBelle che sono già abbastanza tartassati nello show.
Ad ogni modo, come sempre ho cercato di restare fedele ai personaggi e di evitare il tanto temuto OOC. Questa volta i miei timori riguardano in particolare il confronto tra Belle e Rumpel nella cella e lo sfogo finale della ragazza.
Vi prego di non trattenervi e di dirmi tutto ciò che pensate di questo capitolo, inclusi ovviamente eventuali critiche e consigli.
In questo periodo di “studio matto e disperatissimo” e altre mille cose da fare, la scrittura è una delle attività che più mi aiutano a distrarmi e a rilassarmi un po'.
Detto questo, lascio a voi la parola, sperando che la conclusione di questa breve storia sia stata di vostro gradimento.
Un ringraziamento grandissimo va alle care claraoswald, dagaz, Euridice100, gionem, LadyViolet91, padme83, PoisonRain per aver recensito il capitolo precedente; annachiara27, Araba Shirel Stark, AthenaKB, Beabizz, claraoswald, dagaz, Euridice100, gionem, kittyonce, LadyViolet91, La Lady, padme83, PoisonRain, Rumple_bumple, S05lj, seasonsoflove per aver inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate; e, come sempre, anche a tutti i lettori silenziosi. :)
Concludo con un enorme “in bocca al lupo” a chi quest'anno affronterà gli esami di maturità e anche a tutti coloro che, come me, se la dovranno vedere con la sessione estiva.
A presto! Un bacione a tutti quanti! :*

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