The Dark One's secret di Stria93 (/viewuser.php?uid=319287)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Unwelcome visitor ***
Capitolo 2: *** Curiosity ***
Capitolo 3: *** Storm ***
Capitolo 4: *** All's well that ends well ***
Capitolo 1 *** Unwelcome visitor ***
1
Tutto ebbe inizio durante un uggioso
pomeriggio d'autunno al Castello Oscuro.
Rumpelstiltskin stava lavorando
all'arcolaio mentre Belle, che aveva terminato tutte le faccende e
attendeva l'ora di preparare il tè, si era accoccolata su una
poltrona accanto alla finestra, con un libro prelevato dalla grande e
fornitissima biblioteca del castello.
Lo scricchiolio della ruota, il fruscio
delle pagine del volume e il pigro ticchettio della pioggia contro il
vetro delle finestre si accordavano alla perfezione, come a creare
una sorta di ninnananna.
Nella stanza regnava un'atmosfera
sonnolenta e pacifica.
All'improvviso però, si udì un forte
bussare proveniente dal portone d'ingresso.
Belle si riscosse bruscamente dalla
lettura e anche il folletto s'interruppe di colpo, entrambi colti
dalla stessa perplessità: non erano molti quelli che si
avventuravano spontaneamente da quelle parti, e ancor meno coloro che
si arrischiavano a bussare alla porta del Signore Oscuro.
I colpi si fecero più insistenti e
Rumpelstiltskin si alzò, sbuffando irritato: odiava che lo si
interrompesse durante la filatura, e ancora di più odiava le visite
inaspettate.
- Resta qui, Belle. Io torno subito. -
La ragazza annuì: - Comincerò a
preparare il tè, nel frattempo. -
Il folletto raggiunse il grande atrio
che costituiva l'ingresso del castello, e, ad un suo gesto, il
pesante portone di legno massiccio a due battenti si spalancò,
rivelando sulla soglia una donna dai capelli corvini elegantemente
acconciati, vestita di un lungo abito di velluto nero, dalla
scollatura generosa e arricchito qua e là con piccoli cristalli
scarlatti, che la avvolgeva e sottolineava le curve del suo corpo in
modo seducente e provocante.
- Regina. Che piacevole
sorpresa. - Rumpelstiltskin assunse un tono falsamente cordiale,
senza mancare di caricare di sarcasmo la parola “piacevole”.
Senza attendere un invito del padrone
di casa, la donna entrò nell'atrio a passo deciso: il suono dei suoi
tacchi rimbombò per tutta la stanza.
- Oh, Rumpel, lascia perdere i
convenevoli; sappiamo entrambi che non ti fa alcun piacere vedermi. -
Regina sorrideva, mostrando i denti
bianchi e perfetti: sembrava incredibilmente a suo agio e di ottimo
umore, il che non lasciava presagire nulla di buono.
- Mi dispiace dearie, ma se sei venuta
a chiedermi aiuto per uccidere Biancaneve e attuare così la tua
vendetta, temo di non poterti aiutare. -
Lei rise: - Oh no, caro. In realtà
sono qui perché ero curiosa di vedere la tua nuova domestica. -
Rumpelstiltskin rimase interdetto e
s'irrigidì. Come diamine faceva Regina a sapere di Belle?
Il sorriso della donna si fece ancora
più smagliante quando notò l'effetto che le sue parole avevano
sortito e un lampo di trionfo attraversò i suoi occhi scuri,
pesantemente truccati.
- Vedi, Rumpel, attendevo con ansia la
caduta di Avonlea per mano degli orchi; come sai, non sono mai stata
in buoni rapporti con Re Maurice. -
La sua voce vellutata e melliflua,
unita all'atteggiamento compiaciuto, misero ancora più in allarme
Rumpelstiltskin, che tentava, tuttavia, di mostrarsi impassibile.
- Arriva al punto, dearie. - Disse
piano.
Di contro, il tono di lei si fece
ancora più calmo; sembrava proprio non avere nessuna fretta, ed
evidentemente godeva parecchio nel tenerlo sulle spine.
- Be', quel reame era ormai sull'orlo
della distruzione, ma improvvisamente gli orchi si sono ritirati,
apparentemente senza alcun motivo. Ho immaginato subito che ci fosse
il tuo zampino, così ho inviato uno dei mie uomini alla corte di
Maurice e ho scoperto che aveva stipulato un accordo con te che
prevedeva la salvezza del regno in cambio della sua unica figlia. Sai
Rumpel, non ti facevo quel tipo d'uomo, sempre che ti si possa
definire tale. Insomma, ovviamente conoscevo la tua natura perversa,
contorta e dissoluta, ma addirittura un predatore di giovani donne...
-
- Forse non mi conosci poi così bene,
dearie. - Ghignò il folletto.
Regina non abbandonò l'espressione
spavalda: - Be', dopo tutta la strada che ho fatto non m'inviti
neanche ad entrare?! I tuoi modi sono alquanto peggiorati, caro. -
Rumpelstiltskin si morse nervosamente
l'interno della guancia: sapeva che la donna voleva vedere Belle e
cercare di capire se, e in che modo, poteva usarla contro di lui per
indebolirlo; d'altro canto, se lui si fosse dimostrato troppo
protettivo avrebbe potuto alimentare la sua determinazione a servirsi
della ragazza.
Si sforzò di sorridere al suo solito
modo beffardo e le indicò la porta che conduceva alla sala
principale del castello, che si spalancò con un cigolio.
Belle stava versando il tè in due
tazze di porcellana bianche, decorate con fini disegni blu, una delle
quali aveva il bordo leggermente sbeccato.
Il suo sorriso dolce si spense alla
vista di Regina, sostituito da un'espressione sorpresa e confusa: non
aveva mai visto nessuno varcare quella soglia.
- Come vedi, abbiamo un'inaspettata
ospite per il tè, Belle. - Il tono del Signore Oscuro era piatto e
calmo e non lasciava trasparire alcuna emozione.
- Oh, ma certo. -
La ragazza si riprese un po' dalla
sorpresa e si affrettò a riempire un'altra tazza.
Nel frattempo, Regina la studiava
attentamente. Sembrava niente più che una principessina come tante
altre: delicata, dalle labbra rosate e la pelle chiara di chi non ha
mai conosciuto il sole cocente di una giornata di lavoro nei campi o
la fatica di altri lavori manuali.
Da un certo punto di vista le ricordò
Biancaneve e, a quel pensiero, avvertì un'intensa fitta d'odio per
quella fanciulla dagli occhioni celesti e innocenti.
Si sedette al tavolo, di nuovo senza
aspettare l'invito di Rumpelstiltskin, che prese posto accanto a lei,
senza perderla d'occhio neanche un momento.
Belle porse ad entrambi una tazza
fumante della bevanda ambrata; Regina la prese, sorridendole in
maniera falsamente amichevole.
- La tua domestica sembra molto in
gamba, Rumpel. - Commentò, passando un dito sul tavolo, in cerca
della minima traccia di polvere. - Sai, qualche volta potresti
mandarla al mio palazzo. Mi farebbe davvero comodo una cameriera
personale. -
Belle avvertì uno sgradevole brivido
lungo la schiena: quella donna non le piaceva per niente.
Osservò Rumpelstiltskin, con sguardo
supplichevole, sperando che egli cogliesse la sua muta richiesta
d'aiuto.
- Lei non è in vendita, dearie. L'ho
portata qui in veste di pagamento per un accordo e ora mi appartiene
per sempre. - Replicò il folletto con calma ma con un tono che non
ammetteva repliche.
In ogni caso, Regina non si diede per
vinta: - Chissà come la fai vivere qui, in questo posto dimenticato
dal mondo e sperduto tra le montagne! Sai cara, se venissi al mio
palazzo sarebbe tutto diverso: potresti avere una camera decente, dei
bei vestiti... -
- Ora basta, Regina. Ti ricordo che ti
trovi nel mio castello. -
Sibilò il Signore Oscuro, glaciale.
Lei non diede il
minimo segno d' imbarazzo e, come se non l'avesse udito, si rivolse
direttamente a Belle: - Perché non proviamo a chiedere il suo
parere? Allora, cara, ti piacerebbe venire nel mio regno e diventare
la mia governante? -
Il folletto strinse
i braccioli di legno della sedia e puntò lo sguardo sulla giovane,
in attesa della sua risposta, che arrivò dopo un silenzio che parve
interminabile.
- Vi ringrazio, ma ho promesso di
servire Rumpelstiltskin per sempre. Ho dato la mia parola e intendo
mantenerla. - Le parole di Belle erano state gentili ma ferme.
Rumpelstiltskin si rilassò un po' e
inarcò le labbra in un sorrisetto compiaciuto alla vista
dell'espressione di Regina, che sembrava aver appena ricevuto uno
schiaffo. Tuttavia, la donna si riprese quasi subito e il sorriso
mellifluo tornò a troneggiare sul suo bel viso di porcellana, senza
tuttavia coinvolgere gli occhi, che rimasero freddi e duri: - Come
desideri, mia cara. Ma ricorda: non avrai un'altra occasione. -
Il Signore Oscuro decise che era giunto
il momento di porre fine a quella situazione che si stava rivelando
pericolosa, per lui ma soprattutto per la sua giovane domestica.
- Belle, vai a riordinare i libri in
biblioteca, quando avrai finito potrai iniziare a preparare la cena.
-
Lei annuì, decisamente sollevata di
avere un pretesto per potersi allontanare da quella donna e dal suo
gelido sguardo indagatore; la salutò cortesemente con un'elegante
riverenza e si dileguò su per le scale come un topolino che fugge
dagli artigli del gatto.
Appena se ne fu andata, il sorriso di
Regina scomparve. - Ti sei scelto una sgualdrina fedele, eh? -
Il folletto dovette reprimere un moto
di rabbia nel sentire Belle appellata in quel modo.
Sapeva che quella strega stava cercando
di provocarlo e fargli perdere il controllo, ma non le avrebbe dato
questa soddisfazione.
- Te l'ho detto, dearie: lei è una mia
proprietà, niente di più e niente di meno degli oggetti che ci
circondano e ornano la mia dimora. - Disse pacato.
La donna non rispose, soppesando le sue
parole per capire fino a che punto corrispondessero alla verità.
- E ora che hai ottenuto ciò che
volevi puoi anche andartene da casa mia. -
Il sorrisetto di lei tornò al suo
posto e si finse indignata: - Che scortesia! -
- Eh già, dearie. Sono famoso per i
miei modi poco gentili. - Ghignò Rumpelstiltskin, facendo
lampeggiare gli occhi da rettile.
- Molto bene. Ho cose molto più
importanti da fare che prendere il tè con un folletto contorto e
astioso. -
- Non ne dubito, dearie. - Ribatté il
Signore Oscuro con ironia.
Regina si alzò e altrettanto fece lui,
che la scortò fin nell'atrio e la osservò scomparire in una densa
nuvola color porpora, quasi volesse assicurarsi che quella perfida
donna se ne andasse davvero dalla sua dimora.
Quella sera, a cena, Belle non disse
una parola e tenne lo sguardo basso sul suo piatto per tutto il
tempo, piluccando il cibo con aria assente. Rumpelstiltskin non tardò
ad accorgersi che qualcosa non andava.
- Sei silenziosa stasera, dearie. Come
mai non mi stordisci con le tue solite chiacchiere sull'ultimo libro
che hai letto? -
Belle sospirò: la verità era che la
visita di quella donna misteriosa l'aveva preoccupata e spaventata.
Aveva ancora ben impressi nella mente i suoi occhi granitici che la
fissavano e sembravano volerla trapassare da parte a parte.
Aveva un brutto presentimento legato a
ciò che era accaduto quel pomeriggio, come una sensazione di
minaccia incombente.
Il Signore Oscuro parve leggerle nel
pensiero: - Non preoccuparti dearie. Regina non oserà farti del
male. Conosce fin troppo bene il destino che le riserverei in tal
caso. -
La ragazza gli sorrise lievemente, un
po' rincuorata: - Vi ringrazio. E grazie per avermi difesa oggi. -
Lui alzò le spalle con aria
noncurante: - Io proteggo sempre ciò che mi appartiene. -
Stranamente Belle non si sentì offesa
da quelle parole, anzi, per la prima volta da quando aveva incontrato
la regina, quel pomeriggio, si sentì davvero al sicuro.
Come ogni notte, Rumpelstiltskin si
mise a filare alla luce calda e intima del fuoco che ardeva
sommessamente nel camino.
Nonostante avesse rassicurato Belle
giusto poche ore prima, lui stesso non riusciva a togliersi dalla
testa quella visita inaspettata. Non gli era piaciuto per niente il
modo in cui lo sguardo malevolo della regina continuava a soffermarsi
sulla sua giovane domestica.
Il suo primo istinto era stato quello
di frapporsi tra le due donne, pararsi davanti a Belle e allontanarla
il più possibile da quell'arpia.
Conosceva bene Regina, in fondo era
stato proprio lui a trasformarla nella persona spietata e fredda che
era diventata; l'aveva plasmata dal dolore e dalla sofferenza per la
perdita del suo vero amore, l'aveva indirizzata sulla strada della
vendetta e aveva alimentato il suo lato più oscuro. Era solo una
pedina nel suo piano per ritrovare Bae.
Non si era mai preoccupato del fatto
che ora ella cercasse continuamente di indebolirlo e diventare più
potente di lui.
Ma se si trattava di Belle era tutto
diverso. Non voleva che lei venisse coinvolta in quella faccenda e
non poteva sopportare l'idea di metterla in pericolo.
Sarebbe toccato a lui proteggerla e
tenerla lontana dalle grinfie di quella donna.
No, Regina non le avrebbe torto un solo
capello finché ci fosse stato lui.
L'avrebbe protetta ad ogni costo.
Da Stria93: Dearies
miei! :)
Ebbene sì, sono
tornata con una mini-long, rigorosamente RumBelle, ambientata ai bei
tempi di Skin Deep, quando non c'erano stregacce verdi e invidiose
che si divertivano a trattare Rumpel come il proprio schiavetto
personale.
Questa storia era
in cantiere già da un bel po' di mesi, ma ho deciso solo ora di
pubblicarla, dopo aver apportato qualche cambiamento alla trama e
aver sistemato dei dettagli che non mi convincevano del tutto.
Anche questa volta
il numero di capitoli sarà abbastanza limitato. L'idea è di
arrivare ad un massimo di quattro, ma ciò non esclude che potrebbero
esserci dei cambiamenti se l'ispirazione e il tempo saranno dalla mia
parte.
Ringrazio in
anticipo chi leggerà questo primo capitolo e chi deciderà di
seguirmi in questo nuovo progetto.
Il vostro parere è
sempre graditissimo e tenuto in grande considerazione, dunque vi
invito calorosamente a farmi conoscere le vostre impressioni! Non
siate timidi! ;)
A presto,
meraviglie! <3
P.S. Per chi la
segue, cercherò di aggiornare al più presto anche la mia raccolta
sui cinque sensi. ;)
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Capitolo 2 *** Curiosity ***
2
Un mese dopo...
- Dearie, domani dovrò recarmi nel
reame di Re George per un certo affare. Partirò alle prime luci
dell'alba e tornerò verso sera. Bada di non trascurare le tue
faccende mentre sono via. -
Belle annuì e si lasciò sfuggire un
sospiro, un po' rattristata.
Ultimamente gli accordi di Rumpelstiltskin lo portavano ad
allontanarsi sempre più spesso dalla sua dimora, lasciandola sola.
Se non fosse stato per la compagnia dei suoi amati libri, quei giorni
le sarebbero sembrati insopportabili e tremendamente lunghi.
Il folletto studiò per un attimo
l'espressione della sua domestica, cercando, forse, di decifrare quel
velo di malinconia che era calato sui suoi occhi di cielo, poi
riprese a filare. - Molto bene. Ora puoi anche andare a dormire.
Direi che per oggi hai finito. -
La ragazza si congedò con un sorriso
forzato, cercando di celare il proprio dispiacere, e un lieve cenno
del capo: - Buonanotte, Rumpelstiltskin. -
- Buonanotte, dearie. -
La mattina dopo,
Belle si presentò, come di consueto, nella sala dove ogni giorno
serviva la colazione al folletto, ma la trovò deserta e silenziosa.
Evidentemente il Signore Oscuro era già partito.
La giovane sospirò,
delusa; non aveva neanche fatto in tempo a salutarlo e augurargli un
buon viaggio.
Come previsto, la
giornata trascorse lenta e monotona.
Belle terminò
tutte le faccende entro il pomeriggio e si ritrovò a vagare per il
castello in cerca di una qualche occupazione per poter ingannare il
tempo, in attesa del ritorno di Rumpelstiltskin.
Da lettrice
appassionata qual era, si diresse immediatamente in biblioteca e
iniziò a scorrere con lo sguardo i titoli dei numerosi volumi
conservati sugli antichi scaffali.
Solitamente, quelle
parole, vergate elegantemente sul dorso delle rilegature, a lettere
dorate e decorate con intricati ghirigori, esercitavano su di lei un
richiamo irresistibile; la seducevano con promesse di avventure
intessute di pericoli e adrenalina, e la invitavano con insistenza ad
allungare la mano e iniziare a sfogliarne le pagine per poi perdersi
nel loro vortice di emozioni e dimenticare ogni preoccupazione.
Ma non quel giorno.
Nemmeno i suoi
preziosi compagni di carta e inchiostro riuscirono a distogliere la
ragazza dal pensiero di Rumpelstiltskin. Il viso ghignante
dell'Oscuro continuava ad infilarsi, prepotentemente e senza invito,
tra le pieghe della sua mente, rendendo impossibile l'impresa di
concentrarsi sulla lettura.
Belle sbuffò e
richiuse il libro con un gesto secco, sollevando una piccola nube di
polvere.
Perché la
lontananza di quel folletto la turbava tanto? Perché non faceva
altro che guardare l'orologio, sperando di vedere le lancette
compiere più velocemente il loro giro intorno al quadrante? Perché
ogni due minuti le sembrava di udire il rumore del portone che si
spalancava per poi rimanere grandemente delusa quando realizzava che
lui non era tornato e che si era solo immaginata tutto?
Scosse la testa per
scacciare quelle domande inopportune, poi gettò un'occhiata fuori
dalla finestra e scorse all'orizzonte dei fitti e minacciosi nuvoloni
neri che si stavano avvicinando al castello molto rapidamente. L'idea
di uscire in giardino e spendere qualche ora all'aria aperta era
decisamente inattuabile.
La ragazza sospirò
e lasciò la biblioteca, prendendo a gironzolare per il Castello
Oscuro, senza meta, come uno di quegli spiriti che, nelle vecchie
storie, infestavano i luoghi antichi e caduti in rovina con la loro
malinconica e funesta presenza.
La giovane salì e
scese infinite rampe di scale, percorse innumerevoli corridoi, entrò
e uscì da centinaia di stanze, e, pian piano, la noia cedette il
posto alla curiosità e ad un'irrefrenabile voglia di esplorare ogni
angolo del grande maniero di Rumpelstiltskin.
Mentre passava da
una sala all'altra, Belle sorrideva, ripensando alla sua infanzia al
palazzo reale di Avonlea: anche da piccola aveva sempre avuto una
grande passione per quel genere di “avventure”. Le piaceva
girovagare per la reggia facendo finta di essere una degli eroi dei
suoi libri e immaginare di partire per un'impresa gloriosa e irta di
pericoli.
All'epoca era
solita scorrazzare in giro per il palazzo sotto lo sguardo benevolo e
divertito di alcuni e guardata con disappunto e perplessità da
altri, che ritenevano il suo comportamento decisamente inadeguato per
una principessa, anche se ancora bambina.
Durante quelle
“esplorazioni”, Belle aveva scoperto l'esistenza di molti
passaggi segreti e stanze nascoste; aveva perfino disegnato una mappa
del castello che custodiva gelosamente in uno dei suoi libri
preferiti. Ovviamente si trattava di un'opera molto rudimentale e
imprecisa, ma la piccola ne andava assai fiera.
La ragazza si
riscosse da quei dolci ricordi d'infanzia e tornò al presente.
Anche il Castello
Oscuro celava di sicuro molti segreti tra le sue mura e i suoi
corridoi, e la tentazione di svelarne quanti più possibile era
irresistibile per una mente curiosa e vivace come la sua.
In fondo, che male
c'era in questo?
Cammina cammina,
Belle si ritrovò in cima a una delle torri più alte del castello,
in una stanza circolare simile a quella che Rumpelstiltskin
utilizzava come laboratorio, ma molto più piccola e spoglia.
L'unico elemento di
arredo era costituito da un vecchio arazzo tutto impolverato, appeso
alla parete di pietra.
Belle si avvicinò
e lo studiò con attenzione: un tempo i colori della trama dovevano
essere stati un rosso acceso e un dorato luminoso, ma ora erano quasi
del tutto sbiaditi, spenti dal tempo e dalla polvere; la decorazione
era ormai talmente rovinata che non si distinguevano più i contorni
delle figure.
La giovane non vi
trovò nulla di interessante così fece per tornare sui suoi passi,
quando venne investita da uno spiffero freddo che, ne era sicura,
proveniva da dietro il pannello di tessuto polveroso. Evidentemente
in quell'innocua stanzetta c'era molto di più di quanto apparisse ad
un primo sguardo.
La ragazza allungò
una mano con cautela e scostò il pesante tessuto, sollevando una
densa nuvola di polvere che la fece tossire e le provocò un lieve
bruciore a occhi e gola; ma ella non ci badò e il suo entusiasmo
salì alle stelle quando si rese conto che l'arazzo nascondeva, in
realtà, l'entrata di un corridoio buio e freddo. Gli spifferi
arrivavano proprio da lì.
Belle rabbrividì e
si strinse nelle spalle, contemplando il passaggio segreto davanti a
sé, che, più avanti, sembrava finire completamente inghiottito
dalle tenebre.
Il buonsenso le
diceva che non era affatto una buona idea avventurarsi là dentro.
Non sapeva nemmeno dove quell'oscuro tunnel l'avrebbe condotta. Ma,
in fondo, non era proprio questo il bello delle avventure? Non erano
forse l'ignoto, il pericolo e il mistero ad affascinarla?
Così, la curiosità
mise presto a tacere la prudenza.
Tuttavia, la
ragazza decise di procurarsi almeno una fonte di luce prima di
addentrarsi in quell'angusta galleria, così tornò al piano di
sotto, afferrò una candela e in pochi minuti si ritrovò di nuovo di
fronte all'arazzo.
Prese un gran
respiro per darsi coraggio dopodiché si addentrò nella piccola
apertura.
Era una fortuna che
fosse così minuta, perché il soffitto era molto basso e Belle
doveva procedere, a tratti, chinandosi leggermente.
La flebile luce
della candela non era di molto aiuto e sembrava che l'oscurità di
quel luogo potesse divorarla da un momento all'altro. Le pareti erano
umide e scivolose, inoltre il freddo aumentava sempre di più man
mano che la giovane proseguiva il cammino.
Non aveva idea di
dove stesse andando. Lo stretto percorso proseguiva in discesa e
curvava in più punti.
Il rumore dei suoi
passi e del suo respiro affannato risuonavano tutt'intorno e, più di
una volta, la ragazza ebbe l'impressione di non essere sola in quel
cunicolo.
Non essere sciocca, Belle. Non c'è
nessun altro qui. Ricorda: fa' una cosa coraggiosa e il coraggio
verrà da sé.
Si ripeteva in
continuazione quelle parole, come un mantra.
Fa' una cosa coraggiosa e il
coraggio verrà da sé. Fa' una cosa coraggiosa e il coraggio verrà
da sé.
La giovane non
sapeva da quanto tempo stesse camminando nell'oscurità: minuti o
forse ore, non avrebbe proprio saputo dirlo. Il tunnel sembrava non
avere fine.
Le facevano male i
piedi, rabbrividiva in continuazione, batteva i denti e aveva perso
la sensibilità delle dita a causa del freddo, inoltre la candela si
era quasi del tutto consumata.
Belle stava giusto
prendendo in considerazione l'idea di tornare da dov'era arrivata,
quando intravide una luce fioca e tremolante in lontananza e pensò
con sollievo di essere vicina all'uscita di quell'angusto budello
scavato nella roccia.
Avanzò verso il
barlume e si accorse che il corridoio si faceva sempre più largo.
Infine, arrivò in
una sorta di anticamera quadrata. Di fronte a lei ardevano due torce
accese, affisse alla parete, ai lati di una porta di legno, con i
battenti in ottone che raffiguravano il muso feroce di una terribile
bestia.
Belle deglutì:
aveva un brutto presentimento riguardo ciò che avrebbe trovato una
volta varcata la soglia, ma era arrivata fin lì e non aveva la
minima intenzione di tirarsi indietro dopo tutta quella strada.
Fa' una cosa coraggiosa e il
coraggio verrà da sé.
Prese un grande
respiro, appoggiò una mano intorpidita dal freddo sulla superficie
di legno e spinse con poca convinzione.
Con sua grande
sorpresa, l'uscio si aprì immediatamente, emettendo un cigolio
sinistro che riecheggiò tutt'intorno.
La giovane sfilò
con fatica una delle due torce dal proprio sostegno arrugginito, poi
mosse qualche passo incerto oltre la porta.
L'ambiente nel
quale si ritrovò era meno soffocante del lungo tunnel che aveva
percorso per giungere fin lì. Il soffitto era più alto e,
nonostante la mancanza di finestre o aperture verso l'esterno,
l'odore di chiuso e muffa impregnava molto meno l'aria.
Belle tenne la
fiaccola alta davanti a sé e la sua luce calda rivelò uno
sgangherato tavolino di legno: l'unico mobile presente in quel luogo
spoglio e freddo.
Sopra di esso, la
ragazza notò un curioso oggetto: uno strano pugnale era sospeso a
mezz'aria a pochi centimetri dalla superficie del tavolo e pareva
emanare un tenue bagliore. Una campana di vetro piuttosto impolverata
lo proteggeva, come se fosse stato un fiore delicato.
Sempre più
incuriosita, Belle avvicinò la torcia per poter osservare meglio
l'oggetto e avvertì un tuffo al cuore quando notò una scritta a
lettere nere come la pece che spiccava sulla lama, curiosamente
ricurva ai lati.
“RUMPELSTILTSKIN”.
Cosa significava?
Perché il nome del Signore Oscuro era scritto su quell'arma?
Esitò un istante,
poi rimosse con delicatezza la campana di vetro e strinse le dita
tremanti intorno all'elsa, sollevando il coltello e studiandolo
attentamente.
Qualunque cosa
fosse, doveva essere importante. Possibile che il folletto l'avesse
nascosto volontariamente nelle viscere del castello per tenerlo al
sicuro?
La giovane tracciò
con l'indice il contorno della R e fu come se una strana e
maligna energia si sprigionasse dal freddo metallo della lama.
All'improvviso
Belle avvertì una tremenda sensazione stringerle lo stomaco. La
sensazione di aver appena violato un arcano segreto, di cui lei non
poteva in alcun modo comprendere l'antico e oscuro potere; perché
quel coltello era chiaramente impregnato di magia nera e sembrava
pulsare di vita propria.
Rumpelstiltskin si
materializzò davanti al portone del suo castello, ben felice di
essersi finalmente potuto congedare da Re George e di essere di nuovo
a casa.
In realtà non
aveva mai considerato quell'imponente maniero una vera e propria
casa; semmai un luogo particolarmente isolato e lussuoso dove vivere
e potersi dedicare alla magia e alle arti oscure in completa
solitudine.
Ma, da qualche
tempo, gli veniva curiosamente spontaneo pensare al Castello Oscuro
come ad un luogo in cui poter ritrovare l'atmosfera calda e intima
che caratterizza un vero focolare domestico.
Sebbene proficua,
la visita a Re George era stata tutt'altro che piacevole.
Come il folletto
aveva previsto, l'arrogante principe James era morto, il sovrano
aveva chiesto il suo aiuto per sconfiggere il drago che terrorizzava
il regno di Re Mida e così era giunto il momento di far entrare in
scena un'altra pedina fondamentale del suo piano: il fratello gemello
del principe.
Il Signore Oscuro
aveva provato grande disprezzo e un profondo disgusto per il re che,
davanti alla salma del figlio, era parso molto più interessato alle
casse del regno e all'alleanza con Re Mida, e poco importava che
James non fosse sangue del suo sangue. Un figlio è pur sempre un
figlio.
Era stata una lunga
giornata e ora Rumpelstiltskin aveva solo voglia di rivedere il
sorriso con il quale Belle avrebbe accolto il suo ritorno. Sì,
sembrava strano anche a lui formulare certi pensieri, ma, in un certo
senso, quella piccola sfrontata, sempre con la testa fra le nuvole,
gli era quasi mancata quel giorno.
Senza indugiare
oltre su quelle scomode riflessioni, il folletto spalancò il portone
d'ingresso ed entrò nell'atrio.
- Belle! Sono
tornato! - Annunciò.
Quando non ottenne
alcuna risposta alzò gli occhi al cielo: sicuramente la sua
domestica si era rintanata in biblioteca a leggere, estraniandosi dal
mondo e da tutto ciò che la circondava.
Si diresse a grandi
falcate al piano di sopra ma trovò il locale completamente deserto e
silenzioso, come lo era stato per molti anni. Di Belle nessuna
traccia.
Dove poteva essersi
cacciata? Forse era già intenta a preparare la cena?
Rumpelstiltskin
stava giusto per andare a cercarla nelle cucine, quando avvertì
un'improvvisa e sgradevole sensazione alla bocca dello stomaco, come
una morsa, poi l'immagine chiara e distinta del suo pugnale balenò
nella sua mente per qualche secondo, prima di svanire con la stessa
velocità con cui era apparsa.
Ciò poteva
significare solo una cosa: per quanto fosse difficile da credere,
qualcuno doveva aver trovato l'unico oggetto in grado di controllare
il Signore Oscuro...e di ucciderlo.
Rumpelstiltskin si
precipitò come un fulmine all'entrata del passaggio segreto che
conduceva al nascondiglio del coltello, mentre una miriade di
pensieri e domande presero a vorticare nella sua testa, come uno
sciame di api impazzite: chi mai era riuscito a penetrare nel suo
castello e a scovare il tunnel segreto dietro l'arazzo? E Belle? Le
era stato fatto del male? Era ancora viva oppure...?
La sua stessa mente
si rifiutò di soffermarsi su quell'ultima fosca possibilità. No,
Belle non era morta. Non poteva esserlo!
Arrivò al buio
corridoio in un istante e imboccò, senza la minima esitazione, lo
stretto passaggio che portava alla stanza segreta.
Corse a più non
posso e raggiunse il luogo in cui aveva riposto il suo pugnale
moltissimi anni prima, quando si era insediato in quel castello.
Si arrestò sulla
soglia della porta socchiusa e fece apparire una sfera di fuoco
scarlatto nella mano destra, pronto ad usare la magia contro gli
intrusi, chiunque essi fossero.
Ma si sentì gelare
il sangue nelle vene quando scorse la persona che si rigirava tra le
mani quel potente oggetto con fare curioso e, allo stesso tempo,
diffidente.
Belle?!
Non era possibile.
Come aveva scoperto quel posto? Che fosse una spia di Regina? L'aveva
ingannato per tutto quel tempo? Il suo unico obiettivo era sempre
stato solo il suo pugnale?
Rumpesltiltskin
vacillò per la sorpresa, ma solo un momento, poi riprese il
controllo della situazione e parlò con voce glaciale e
incredibilmente calma: - Cosa stai facendo quaggiù, dearie? -
La ragazza venne
colta di sorpresa e sussultò; per poco l'arma non le sfuggì di
mano.
- Rumpelstiltskin!
Io...io non... - Belle non sapeva proprio cosa dire. Per quanto il
tono del Signore Oscuro fosse sembrato pacato, era piuttosto ovvio
che fosse adirato con lei; il suo sguardo gelido sembrava volerla
trafiggere come una lama di ghiaccio.
In quel momento
desiderò di non essere mai scesa per quel dannato corridoio,
desiderò di essere rimasta in biblioteca e di non aver mai trovato
quel malefico pugnale.
Il folletto le si
avvicinò e le strappò di mano l'oggetto: ora i suoi occhi mandavano
lampi e la mascella era contratta per la furia. Ogni traccia di calma
era svanita.
- CHE COSA CREDEVI
DI FARE, EH?! - Sbraitò, poi la prese saldamente per le spalle e
iniziò a scuoterla in malo modo.
- VOLEVI FORSE
USARE QUESTO PUGNALE PER COSTRINGERMI A LASCIARTI ANDARE?! E COME
FACEVI A SAPERE DI QUEST'ARMA E DEI SUOI POTERI?! CHI TE NE HA
PARLATO?! -
Belle rimase
paralizzata dal terrore, senza capire il significato di quelle
accuse. Non aveva mai visto Rumpelstiltskin perdere il controllo in
quel modo, preda di una furia cieca e incontrollabile.
I tratti bestiali
del suo volto si erano fatti ancora più marcati e feroci, rendendo
il suo aspetto perfino meno umano del solito.
- Io non...io non
volevo... - La voce le uscì roca e debole.
- Ti avevo ordinato
espressamente di stare lontana dall'ala ovest del castello, eppure tu
mi hai disubbidito! -
La ragazza si sentì
mancare. In tutto quel suo distratto girovagare, non si era neanche
accorta di essersi avventurata proprio nella zona del Castello Oscuro
alla quale le era interdetto l'accesso.
- Mi dispiace, io
non sapevo... -
Ma il folletto non
la lasciò finire e prese a trascinarla con forza fuori dalla stanza.
- Sta' zitta! Non voglio più sentire una sola parola da te! -
La giovane non osò
replicare, terrorizzata com'era, ma grosse lacrime calde presero a
scivolarle lungo le gote.
Il percorso per
tornare all'arazzo sembrò molto più breve rispetto all'andata.
La presa ferrea
delle dita di Rumpelstiltskin sul suo polso le faceva male, ma Belle
non si lamentò né cercò di divincolarsi.
Il Signore Oscuro
non parlò più e non si voltò a guardarla neanche una volta; si
limitava a trascinarsela dietro con malagrazia, come se fosse stata
una bambola di pezza.
La giovane non
aveva la più pallida idea di dove la stesse portando.
Cosa voleva farle?
L'avrebbe punita? Le avrebbe fatto del male?
Presto però
riconobbe le scale che portavano alla sua cella, nei sotterranei del
castello.
Il folletto aprì
la porta con la magia e, con uno strattone, la spinse dentro,
facendola cadere in ginocchio sul freddo pavimento di pietra.
Prima che lei
potesse dire o fare qualunque cosa, Rumpelstiltskin richiuse a chiave
l'uscio e se ne andò, lasciandola sola.
- Aspettate, vi
prego! Lasciatemi spiegare! -
Ma l'unica risposta
che ricevette fu il suono dei passi del folletto che si allontanavano
e il secco rumore della porta delle segrete che sbatteva con furia.
Allora Belle si
accasciò sul pagliericcio e pianse, maledicendosi per non essere
rimasta in biblioteca e per aver ceduto alla sua fatale curiosità.
Da Stria93: Ma
buongiorno, splendori! :)
Come promesso, ecco qui l'aggiornamento di questa storia!
Ovviamente la principale fonte d'ispirazione per la stesura di questo
secondo capitolo è stata, ancora una volta, il capolavoro firmato
Disney “La Bella e la Bestia”, anche se ho volutamente attinto
anche alla scena di Skin Deep che ha spezzato il cuore a noi
rumbellers per la prima volta.
So di essere stata un po' cattiva, specialmente con la nostra eroina
che si trova a subire l'ira del Signore Oscuro senza poter fare nulla
per contrastarlo, ma non odiatemi per aver fatto emergere il lato
peggiore di Rumpel e per aver fatto litigare i RumBelle; ogni cosa
verrà risolta. Abbiate fede! ;)
Detto ciò, non posso esimermi dal ringraziare infinitamente
claraoswald, dagaz, Euridice100, gionem, Nimel17, padme83,
PoisonRain, Rosaspina7 per le bellissime parole che hanno speso
per il capitolo precedente; annachiara27, Araba Shirel Stark,
Beabizz, claraoswald, dagaz, Euridice100, gionem, padme83, S05lj
per aver inserito questa storia tra le seguite/preferite/ricordate; e
ultimi, ma non meno importanti, tutti i lettori silenziosi. :)
Alla prossima, dearies! <3
Baci!
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Capitolo 3 *** Storm ***
storm
Rumpelstiltskin
sbatté con violenza la porta dei sotterranei dietro di sé
e salì le scale che portavano alla sala dell'arcolaio, l'unico
luogo dove, forse, avrebbe potuto ritrovare un po' di calma.
Sentiva la collera montare dentro sé e impadronirsi del suo
corpo ad ogni passo, come un fuoco che divampava e gli mordeva la
carne. La Bestia premeva per uscire allo scoperto e dare sfogo ai suoi
istinti distruttivi.
Ma era davvero solo la collera?
Il folletto avrebbe voluto poter rispondere affermativamente a quella
domanda, ma non poteva ignorare un altro sentimento che gli torceva
dolorosamente il cuore, come a volerlo stritolare fino a renderlo
nient'altro che una manciata di polvere, allo stesso modo in cui egli
aveva posto fine a tante vite.
Si trattava di un sentimento di gran lunga più forte dell'ira e molto più dolente.
Il Signore Oscuro era pronto ad affrontare chiunque avesse violato il
nascondiglio del pugnale, ma quando si era ritrovato davanti proprio la
sua domestica aveva sentito il terreno franare sotto i suoi piedi e
ogni flebile certezza costruita in quegli ultimi mesi era venuta meno.
Lei l'aveva tradito! Aveva tradito la sua fiducia e aveva disubbidito ai suoi ordini avventurandosi nella proibita ala ovest.
Eppure, una parte di lui si rifiutava categoricamente di credere che
Belle avesse sempre e solo mirato a trovare l'arma dell'Oscuro, che
rappresentava sì la fonte del suo potere, ma anche il suo unico
punto debole.
Si accorse solo in quel momento di averlo ancora stretto in una mano,
da quando l'aveva strappato con violenza dalle dita candide della
giovane.
Lo accarezzò con lo sguardo, soffermandosi su ogni singola
lettera del suo nome impresso sulla fredda lama come una condanna, un
monito; un ricordo indelebile e permanente del prezzo che il suo enorme
potere esigeva e di ciò che aveva perso.
Rumpelstiltskin amava e, allo stesso tempo, odiava quell'oggetto: esso
gli aveva donato la magia, lo aveva reso l'essere più potente di
ogni reame e, soprattutto, era stato la salvezza del suo Bae dalla
Guerra degli Orchi; ma aveva inoltre rappresentato la causa della loro
separazione, ed ora si era frapposto anche tra lui e Belle.
Ma era un'assurdità pensare che la ragazza potesse essere a
conoscenza dei poteri oscuri di quel coltello, a meno che,
naturalmente, qualcuno non l'avesse informata. Qualcuno che avesse
avuto un qualche interesse nel sottrargli quell'arma magica.
Un solo nome balenò immediatamente tra i pensieri del folletto: Regina.
Che fosse stata lei a persuadere la sua giovane domestica a rubare il pugnale?
La mente di Rumpelstiltskin corse rapidamente a qualche settimana
prima, quando la donna si era presentata al Castello Oscuro. Ricordava
perfettamente il modo in cui i suoi occhi scuri continuavano a
squadrare Belle con malcelato interesse, animati da una luce perfida e
infida.
Il Signore Oscuro sapeva che ciò che stava per fare era una mossa molto azzardata, ma doveva sapere la verità. Il dubbio era logorante. Doveva
sapere se Regina si era davvero servita della ragazza e se lui non era
stato in grado di proteggerla, come aveva promesso a se stesso quella
sera.
Mosse qualche passo deciso in direzione di un'alta sagoma rettangolare,
nascosta da un pesante drappo di tessuto, poi ne afferrò un
lembo e strattonò con forza.
Il tendaggio cadde a terra con un fruscio, rivelando un antico specchio dalla cornice d'argento.
L'Oscuro osservò per un attimo la propria immagine riflessa, che
gli restituiva lo sguardo: stentò a riconoscere se stesso quando
incrociò la propria espressione, che sembrava più folle e
allucinata che mai.
- Regina! Mostrati a me! - Ordinò, cercando di arrestare il
tremito della propria voce e di mantenere un tono fermo e autoritario.
Non accadde nulla, allora il folletto si permise un ghigno beffardo e
assunse un tono cantilenante e irriverente. - Oh, andiamo, dearie! Vuoi
farmi credere che all'improvviso hai paura di fare quattro chiacchiere
con un vecchio amico? So che sei lì e non è affatto
carino ignorarmi in questo modo. -
- Tsk, proprio tu vieni a parlarmi di buone maniere! -
Questa volta la superficie dello specchio prese ad incresparsi e il
riflesso di Rumpelstiltskin scomparve, sostituito dalla sinuosa figura
di Regina, avvolta in un sontuoso abito di velluto nero, decorato di
brillanti.
L'espressione seccata del suo bel volto per essere stata convocata come
una qualunque serva, non poteva tuttavia dissimulare la sincera
curiosità per quell'inaspettato comportamento da parte
dell'Oscuro.
Da che ricordava, il folletto era sempre stato molto geloso del suo
castello e dei suoi segreti, tanto che aveva accuratamente coperto ogni
specchio e superficie riflettente che vi si trovassero, per impedire a
lei di spiarlo. Ed ora era proprio lo stesso Rumpelstiltskin che le
permetteva di accedere alla sua dimora attraverso quel magico
strumento. Quale mistero si celava dietro quell'inusuale situazione?
- Allora? Che cosa vuoi, Rumpel? Di cosa vorresti chiacchierare con me? -
- Sei stata tu? -
La donna parve sinceramente sorpresa e incuriosita. - A fare cosa? -
- Oh, sono sicuro che lo sai, dearie. - Il folletto parlava a denti stretti e stringeva i pugni, cercando di domare l'ira.
Regina corrugò la fronte, perplessa. Non capiva proprio dove il suo interlocutore volesse andare a parare.
- Ti sei servita di Belle per cercare di indebolirmi! Non negarlo! Solo
tu potevi architettare un piano così subdolo! Be', mi dispiace
per te, ma anche stavolta hai fallito miseramente! - Sbottò lui,
mandando al diavolo ogni proposito di mantenere la calma.
Stavolta la donna scoppiò a ridere. - Belle? Quella
scioccherella della tua domestica?! Mi dispiace, caro, ma io non ho
fatto nulla. Qualunque cosa sia accaduta tra te e la tua servetta, io
non c'entro affatto. Ma dimmi un po', cos'è successo? Deve aver
di sicuro combinato un gran bel guaio perché mi sembri alquanto
sconvolto, caro. -
Rumpelstiltskin si avvicinò allo specchio fino a portare il
proprio volto deformato dalla rabbia ad un soffio da quello calmo,
rilassato e perfino divertito di Regina.
- Non mentire a me. - Sibilò.
L'altra sfoderò un sorrisetto perfido e malizioso. - Forse dovresti scegliere meglio le tue sgualdrine. -
Il Signore Oscuro fissò intensamente la donna, come a volerne carpire i segreti più profondi.
La conosceva bene ormai, così come conosceva altrettanto bene il
peso delle menzogne. Per lui era un gioco da ragazzi capire quando
qualcuno mentiva, tuttavia, almeno in quella circostanza, non
riuscì a scorgere la minima traccia di falsità in quelle
iridi gelide. Possibile che stesse davvero dicendo la verità?
Se fosse stato più lucido e meno provato da quanto era successo,
il folletto si sarebbe sicuramente accorto del profondo interesse con
cui la donna dall'altra parte dello specchio lo stava scrutando e del
diabolico bagliore di trionfo che animava suoi occhi bruni, tanto belli
quanto duri e crudeli.
- Ora, se vuoi scusarmi, Rumpel, devo proprio andare. Non ho tempo di occuparmi dei tuoi problemi con la servitù. -
L'immagine prese a tremolare, per poi scomparire del tutto nel giro di pochi secondi.
Rumpelstiltskin restò immobile davanti allo specchio ancora per
qualche minuto, a fissare il proprio riflesso, senza in realtà
vederlo, dopodiché si lasciò cadere stancamente sulla
poltrona davanti al camino, massaggiandosi le tempie e cercando di
ragionare a mente lucida: da quando era diventato l'Oscuro gli riusciva
molto difficile controllare la propria furia e riacquistare quel piglio
freddo e calcolatore che lo contraddistingueva la maggior parte del
tempo.
Per quanto Regina fosse furba e spietata e desiderasse da sempre
diventare più potente di lui, almeno in quell'occasione gli era
sembrata sincera. Non c'entrava davvero nulla con quanto era accaduto
quella sera, ma non avrebbe saputo dire se ciò lo confortasse o
meno.
Nel frattempo, in un altro reame, a molte miglia dal Castello Oscuro,
la Regina Cattiva misurava a grandi passi la sua lussuosa camera da
letto, riflettendo rapidamente.
Quella breve conversazione con l'Oscuro era stata decisamente illuminante.
Non ricordava di averlo mai visto fuori di sé come poco prima;
nei suoi occhi disumani e spiritati aveva riconosciuto un'angoscia e
una disperazione che non gli erano proprie. E tutto quel turbamento era
legato a quella principessina che aveva preso con sé come
sguattera.
Regina si accarezzò il mento, pensierosa, mentre cercava di visualizzare il volto gentile della ragazza.
Quando, poche settimane prima, aveva fatto visita a Rumpelstiltskin non
le era certo sfuggito il modo in cui quei grandi occhioni azzurri
cercavano continuamente quelli del folletto, in una muta richiesta di
protezione e sicurezza. Era una brava osservatrice, lo era sempre stata
e, sebbene il suo cuore inaridito non lo provasse da molto tempo,
sapeva ancora riconoscere l'amore negli sguardi altrui.
Ma non immaginava minimamente che il Signore Oscuro potesse ricambiare
i sentimenti della sua domestica... almeno fino a pochi minuti prima.
Un'idea aveva iniziato a farsi largo nella sua mente da quando aveva
visto Rumpelstiltskin così turbato. Un'idea che, se attuata nel
modo giusto, le avrebbe permesso di privarlo dei suoi poteri proprio
grazie a colei che egli amava. Perché, in fondo, Regina lo
sapeva bene, l'amore è solo una debolezza.
Sarebbero bastate poche parole ben studiate per spingere quell'ingenua
a baciarlo e a trasformarlo in un uomo qualunque, prosciugando anche la
più piccola e miserabile goccia di magia che scorreva nel suo
sangue.
I baci del Vero Amore possono spezzare qualsiasi sortilegio.
Fuori dalle finestre del Castello Oscuro imperversava una formidabile
tempesta, con tuoni e fulmini che pareva volessero far crollare il
cielo sulla terra con i loro assordanti boati.
Rumpelstiltskin rimase per un po' ad ascoltare la voce possente della
natura, che, evidentemente, doveva essere inquieta e scossa quanto il
suo animo in quel momento.
Alla fine sospirò: non riusciva, semplicemente non riusciva a concepire l'idea che Belle volesse fargli del male. Doveva esserci un'altra spiegazione per i fatti accaduti poco prima.
Una nuova saetta squarciò il cupo manto di nubi nere,
illuminando a giorno l'intera stanza, e l'ennesimo rombo grave
riecheggiò per tutto il castello, facendo vibrare pareti e
pavimenti.
Il folletto pensò alla paura che la sua domestica nutriva per i
temporali, e quella sera sembrava davvero che gli dèi avessero
intenzione di scatenare il finimondo.
Si era sempre stupito di come una giovane donna, che si era mostrata
tanto fiera, coraggiosa e impavida nell'accettare l'accordo che
l'avrebbe resa prigioniera di un mostro per tutta la vita in cambio
della salvezza del proprio regno, potesse reagire come una qualunque
bambina spaventata ogni volta che un temporale faceva visita al
Castello Oscuro con il suo carico di folgori e tuoni.
Nella sua mente si formò l'immagine della ragazza rannicchiata
in un angolo della cella, esattamente un piano sotto i suoi stivali,
tremante, spaventata e infreddolita. La morsa che gli attanagliava lo
stomaco e il petto si fece ancora più opprimente.
Era giunto il momento di affrontare la domanda che, fino a quel punto, egli aveva cercato disperatamente di ignorare.
Cosa avrebbe dovuto fare ora?
La risposta gli giunse spontanea e impietosa: c'era un solo,
ineluttabile destino che attendeva chi veniva a conoscenza, seppure
involontariamente, del suo segreto.
Non sarebbe stata la prima volta. Già in passato aveva ucciso a
sangue freddo e senza alcuno scrupolo la giovinetta che lavorava per
lui come domestica e che aveva udito, suo malgrado, uno stralcio di
conversazione riguardante il pugnale.
La fanciulla in questione era muta e, in ogni caso, non ne avrebbe
potuto far parola con nessuno, ma Rumpelstiltskin non poteva lasciarla
in vita; sarebbe stato un rischio troppo grande e così se n'era
sbarazzato il giorno dopo.
Ma la prospettiva di riservare a Belle la stessa sorte lo ripugnava e gli dava il voltastomaco.
Si vide in piedi nella cella, incombere sulla giovane accucciata per
terra e appiattita contro la parete mentre lo supplicava di non farle
del male e di lasciarla spiegare, poi vide se stesso alzare il pugnale
e prepararsi all'affondo... ma, a quel punto, la sua mente non
riuscì più a sostenere quei turpi pensieri.
Trovava assolutamente inconcepibile l'idea di fare del male a Belle. Ma non era, forse, ciò che era appena accaduto?
Abbassò lo sguardo sulle proprie mani, che poco prima si erano
strette forte e rudemente attorno alle esili braccia della giovane,
mentre la trascinava dietro di sé come un corpo inanimato.
Provò un moto di repulsione per quelle mani mostruose che tanto
male avevano seminato negli anni e che, sicuramente, avevano segnato la
pelle delicata e nivea della ragazza.
Mentre la tempesta infuriava e il vento ululava senza sosta,
Rumpelstiltskin sospirò e si abbandonò contro lo
schienale della poltrona.
Oh, Belle. Perché hai dovuto mettermi in questa situazione? Cosa dovrei fare adesso, eh?
Rinchiusa nell'angusta e umida cella di pietra, Belle rabbrividì
quando il fragore di un tuono, ancora più possente di quelli che
l'avevano preceduto, fece tremare le pareti.
Si raggomitolò ancora di più contro il muro e affondò la testa fra le ginocchia.
Quante volte Rumpelstiltskin l'aveva presa in giro per quella sua paura
così irrazionale e infantile! Ma alla fine, nonostante il suo
atteggiamento irrisorio, era sempre la presenza del folletto che la
faceva stare meglio quando imperversavano quei violenti temporali.
Stava con lei, la faceva parlare per distrarla e, a suo modo, le faceva compagnia fino a quando la tempesta non era passata.
Quel Rumpelstiltskin, che Belle aveva imparato a conoscere e
perfino ad apprezzare, era così diverso dal demone che l'aveva
gettata in malo modo nelle segrete solo qualche ora prima.
Abbassò lo sguardo sulle proprie braccia, dove, in netto
contrasto con la sua pelle di porcellana, erano ben visibili i segni e
i graffi che le dita e le unghie del Signore Oscuro avevano lasciato su
di lei.
Non riusciva a togliersi dalla testa quegli occhi stralunati e feroci e
il modo in cui essi sembravano mandare lampi, proprio come il cielo
sopra il castello in quel preciso istante.
I lineamenti deformati dall'ira, i denti aguzzi scoperti in un ringhio,
le pupille ridotte a due fessure lampeggianti lo avevano reso
praticamente irriconoscibile. In quel frangente le era sembrato davvero
la bestia orribile che tutti descrivevano.
In effetti, a tal proposito, un terribile dubbio si era insinuato nella
mente della ragazza: che fosse davvero quella la natura del Signore
Oscuro?
Al contrario di tutti gli altri, la giovane aveva sempre creduto nella
bontà che doveva celarsi nel profondo del suo cuore. Aveva
sempre visto una flebile scintilla di luce oltre quell'oceano di
oscurità; ma poteva anche essersi sbagliata clamorosamente.
Eppure, se Belle possedeva un talento, una sorta di potere magico, un
sesto senso o in qualunque altro modo lo si volesse chiamare, era
proprio la straordinaria capacità di riuscire a leggere l'anima
delle persone, e, nonostante i fatti di poche ore prima, era ancora
convinta che Rumpelstiltskin non fosse l'essere abominevole, abietto e
senza scrupoli di cui aveva tanto sentito parlare.
Ma cosa mai poteva aver fatto scattare in lui un tale e improvviso accesso di furia?
Le tornarono alla mente la sua espressione sconvolta quando l'aveva
sorpresa con quello strano pugnale tra le mani e le accuse insensate e
sconnesse che le aveva riversato addosso subito dopo. Ovviamente il
folletto doveva aver frainteso le sue intenzioni.
Era evidente che, stavolta, l'avesse davvero combinata grossa, ma una
reazione così violenta era spropositata perfino per il Signore
Oscuro e l'aveva turbata non poco.
Se solo egli le avesse dato la possibilità di spiegarsi! Se solo non se ne fosse andato senza voler sentire ragioni!
Restava comunque il fatto che ella aveva disubbidito ai suoi ordini,
oltrepassando i confini entro i quali avrebbe dovuto rimanere.
Belle sospirò: cosa le sarebbe successo ora?
Temeva il momento in cui il folletto si sarebbe presentato nella cella,
sempre che egli non avesse intenzione di lasciarla laggiù per
sempre. Temeva di incrociare di nuovo quello sguardo furibondo e folle
d'ira che l'aveva lasciata ammutolita e paralizzata dal terrore.
L'ennesimo fulmine si abbatté sul castello, seguito da un fragore assordante.
Belle cacciò un urlo e si premette le mani sulle orecchie, come
faceva quando era piccola per non sentire più il rombo grave dei
tuoni.
Dov'era Rumpelstiltskin? Dov'era il folletto che la faceva sempre
sentire al sicuro quando aveva paura, che la faceva ridere quando era
triste, ed era in grado di agitare in lei emozioni che mai, prima di
allora, avrebbe creduto di poter provare?
Da Stria93: Splendori miei! :)
Ecco qui il terzo, nonché penultimo, capitolo di questa mini-long.
Vi avevo promesso che Regina avrebbe fatto di nuovo la sua comparsa,
nonostante la storia sia prevalentemente dedicata ai RumBelle, ed ecco
che ho mantenuto la promessa.
Mi piaceva l'idea di provare ad immaginare cosa avesse fatto nascere
nella Regina Cattiva l'idea di usare Belle contro Rumpel attraverso il
Bacio del Vero Amore e quindi servendosi dei loro sentimenti reciproci.
Nonostante io in primis non sia convinta al 100% di questo capitolo,
spero che, almeno a voi, sia piaciuto o almeno che non l'abbiate
trovato troppo insensato. xD
Per il resto, stavolta mi sono dedicata prevalentemente
all'introspezione di Belle e soprattutto di Rumpel, e ai loro pensieri
in seguito all'accaduto del capitolo precedente, che ha lasciato
entrambi profondamente scossi e turbati.
Come sempre mi auguro davvero di non essere finita OOC, ma il giudizio finale spetta a voi. :)
E a proposito dei vostri giudizi, permettetemi di ringraziare tantissimo claraoswald, dagaz, Euridice100, padme83, PoisonRain, seasonsoflove per aver recensito il secondo capitolo; annachiara27,
Araba Shirel Stark, Beabizz, claraoswald, dagaz, Euridice100, gionem,
kittyonce, La Lady, padme83, PoisonRain, S05lj, seasonsoflove per aver inserito questa storia tra le seguite/preferite/ricordate; e, naturalmente, anche tutti i lettori silenziosi. :)
Vi lascio con una piccola anticipazione che spero possa risultare
rassicurante: nel prossimo capitolo ci sarà il tanto agognato
fluff e tutto si sistemerà... in qualche modo. ;)
Grazie di nuovo a tutti voi, miei cari! <3
Baci!
P.S. Scrivendo questo capitolo mi è venuta un'idea per una nuova
shot che non escludo di pubblicare in un futuro forse neanche troppo
lontano. Non vi anticipo altro per ora. ;)
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Capitolo 4 *** All's well that ends well ***
cap.4
Il Signore Oscuro
trascorse quella tempestosa nottata senza chiudere occhio.
Filò per la
maggior parte del tempo, e, all'alba del mattino seguente, si era
formato un alto cumulo di fili dorati, ammassati in disordine ai
piedi dell'arcolaio. Di solito era Belle che, ogni giorno, si
occupava di sistemarli e ricomporli in matasse ordinate e lucenti.
Il folletto aveva
pensato molto alla sua domestica durante quelle ore, mentre la
vecchia ruota di legno compiva placidamente il suo giro come se nulla
fosse, totalmente indifferente al turbolento stato d'animo di colui
che la dirigeva.
Si era ormai
definitivamente convinto del fatto che la ragazza non avesse la
minima idea del potere del pugnale, ma ciò non rendeva meno
pericolosa la situazione che si era venuta a creare, inoltre la sua
furiosa reazione doveva averle fatto intuire quanto esso fosse
importante per lui.
Rumpelstiltskin
gettò un'occhiata al coltello, che si era assicurato alla cintura,
in modo da non perderlo mai di vista fino a quando non avesse trovato
un nuovo posto dove custodirlo.
Quell'oggetto era
antico quanto il primo Signore Oscuro, generato con esso dalle
tenebre più fitte, dall'oscurità più impenetrabile. Alle sue
spalle vantava una lunga storia scritta con il sangue di molti e
pregna di dolore e sofferenza.
Chiunque fosse
entrato in contatto, anche solo superficialmente, con quell'arma
maledetta, aveva patito un triste destino.
Il folletto pensò
ai molti nemici che, durante i suoi duecento anni di vita, si era
fatto un po' in tutti i reami, ai potenti che aveva contrariato o
ingannato.
Naturalmente
nessuno avrebbe mai osato sfidarlo nel pieno dei suoi poteri, ma se
qualcuno fosse venuto a conoscenza del segreto del pugnale e della
possibilità di rendere inoffensivo il terribile Signore Oscuro e
addirittura di poterlo assoggettare al proprio volere, allora egli
avrebbe potuto trovarsi in una posizione alquanto sgradevole.
Questo era il
motivo per il quale l'unica persona che sapesse dell'arma era suo
figlio Baelfire. L'unica persona di cui Rumpelstiltskin si fidasse a
tal punto.
Di nuovo, l'Oscuro
provò un forte moto d'odio verso quel pugnale che aveva causato
tante pene a lui e a suo figlio, e al quale, tuttavia, il suo destino
era ineluttabilmente vincolato, come le fosche lettere del suo nome
impresse sulla lama non mancavano mai di rammentargli.
Non poteva
permettere che altri venissero a sapere del suo segreto per usarlo
contro di lui e intralciare, così facendo, i suoi piani per
ritrovare Bae; non poteva permettere che una tale eventualità si
concretizzasse.
Ciononostante, non
aveva intenzione di arrecare alcun danno a Belle, così, dopo quella
lunga notte passata a meditare all'arcolaio, era giunto ad una
soluzione che, tra tutte le numerose possibilità che il suo cervello
aveva vagliato in quelle ore, gli era parsa la più sicura e sensata:
avrebbe trovato un nuovo nascondiglio per il coltello, l'avrebbe
munito di ogni sorta di protezione magica, e avrebbe fatto bere alla
sua domestica una rara pozione; un particolare filtro della memoria
per cancellare in lei il ricordo di quanto aveva visto nella stanza
segreta e dei fatti che ne erano conseguiti.
Modificare la
memoria non era cosa semplice o da prendere alla leggera. I ricordi
rendono le persone ciò che sono, e cancellarli o apportarvi dei
cambiamenti avrebbe potuto avere delle conseguenze considerevoli, ma
Rumpelstiltskin era il mago più potente di tutti i reami, nonché il
più grande esperto e praticante di arti magiche che si fosse mai
visto nella Foresta Incantata, inoltre il ricordo da rimuovere
copriva un lasso di tempo di poche ore. Non ci sarebbero stati rischi
per Belle e il suo segreto sarebbe stato nuovamente al sicuro.
Era ormai l'alba.
La tempesta della
notte aveva esaurito la sua potenza, e, nonostante il cielo plumbeo e
la pioggia battente che non accennava ad arrestarsi, il vento si era
placato, i lampi erano scomparsi e il sommesso brontolio dei tuoni
taceva già da qualche ora.
Il Signore Oscuro
decise che era giunto il momento di recarsi al piano di sotto a
liberare la giovane e di chiarire con lei l'accaduto.
Non sapeva cosa
aspettarsi mentre scendeva lentamente le scale che conducevano alle
segrete. Era consapevole di aver mostrato a Belle il suo lato
peggiore e di averla brutalmente aggredita, in parte ingiustamente.
Che reazione
avrebbe mai potuto avere la ragazza di fronte al mostro che le si era
scagliato contro con tanta ferocia e poi l'aveva rinchiusa laggiù
per l'intera notte, sola e preda del freddo e dell'oscurità?
I suoi piedi lo
condussero automaticamente alla porta della cella, di fronte alla
quale il folletto prese un profondo respiro prima di far scattare il
chiavistello con la magia.
Quando varcò la
soglia, nella penombra, intravide subito la giovane seduta in un
angolo, con la testa fra le ginocchia.
Inizialmente,
Rumpelstiltskin pensò che stesse dormendo, ma quando Belle si
accorse della sua presenza scattò in piedi, spaventata e colta di
sorpresa.
Per la prima volta,
il Signore Oscuro vide i suoi occhi celesti venarsi di timore, misto
a diffidenza.
Aveva paura di lui.
Questo pensiero gli
fece male; un male che non avrebbe mai creduto possibile.
Buffo. Quella
situazione recava in sé un'amara ironia, perché a lungo
Rumpelstiltskin si era chiesto per quale ignoto motivo la sua
inquietante ed eccentrica presenza, i suoi modi sgarbati, le sue
battute sarcastiche di pessimo gusto e il suo aspetto mostruoso non
suscitassero in quella stramba ragazzetta le consuete reazioni di
orrore, spavento e disgusto alle quali era ormai avvezzo.
L'Oscuro andava
fiero della sua capacità di far tremare anche il più forte e
valoroso dei guerrieri, di far vacillare l'onore e la fierezza del
sovrano più integerrimo, eppure il viso di porcellana e lo sguardo
di cielo di quella giovane gli dicevano che non sarebbe mai riuscito
ad intimidirla.
Più volte
Rumpelstiltskin si era indispettito e aveva provato una certa
irritazione nel constatare che tutti i suoi tentativi di intimorirla
e impressionarla non andavano a buon fine e fallivano miseramente,
ma, al contempo, non poteva fare a meno di nutrire anche una certa
ammirazione per la sua domestica che, evidentemente, doveva essere o
molto coraggiosa o molto stupida per non temere il mago più potente
e malvagio di tutti i regni.
Ed ecco l'infelice
ironia del caso: proprio ora, che quel tanto anelato velo di timore
era calato su quelle iridi limpide come acqua di sorgente, il
folletto avrebbe desiderato non dover mai assistere a tale visione.
- Belle... - Mosse
qualche passo incerto verso di lei, ma la giovane arretrò e si
appiattì contro la parete, guardinga. Il Signore Oscuro si bloccò
immediatamente dinanzi alla sua reazione: l'ultima cosa che voleva
era peggiorare le cose.
Si concesse un
momento per osservare più attentamente il volto tirato e pallido
della sua domestica: evidentemente neanche lei aveva dormito quella
notte. Gli occhi erano gonfi e arrossati, contornati da ombre scure,
e sulle guance aveva ancora i segni delle lacrime. I capelli le
ricadevano scarmigliati e in disordine ai lati del viso cinereo e il
vestito azzurro era impolverato e strappato in più punti. Sulle sue
braccia spiccavano dei lividi violacei e gonfi.
Era stato lui.
Lui l'aveva ridotta così. Era solo colpa sua.
Questa
consapevolezza gli provocò le vertigini e la nausea.
- Che cosa volete?
Siete venuto quaggiù per punirmi? - Nonostante la voce resa rauca
dal tanto piangere, dalla stanchezza e dal timore, Belle riuscì ad
infondere una certa fierezza a quelle parole fredde e taglienti,
puntando i propri occhi dritti in quelli del suo padrone e
sostenendone lo sguardo, senza dare alcun segno di cedimento.
Rumpelstiltskin
rispose cercando di imprimere alla propria voce il tono più dolce e
rassicurante possibile. - Non sono qui per farti del male, Belle.
Voglio solo che mi racconti come sono andate le cose. Perché ti sei
recata nell'ala ovest? Perché sei scesa per il passaggio segreto? -
L'espressione di
lei si fece allora meno intimorita, ma la diffidenza non accennò a
scomparire: era ovvio che non sapeva se credere o meno alle sue
parole.
Alla fine parlò
con un filo di voce stanca. - Io stavo aspettando il vostro ritorno.
Non avevo nulla da fare e così ho iniziato a passeggiare per il
castello, finché non mi sono ritrovata in quella torre e ho scoperto
il tunnel dietro l'arazzo. Non volevo fare niente di male, davvero.
Ero solo curiosa di sapere dove quel corridoio mi avrebbe condotta. -
Rumpelstiltskin la
scrutò, assumendo un cipiglio serio e severo. - La curiosità può
essere una pessima consigliera, dearie. Pensavo lo sapessi. Credevo
che i tuoi amati libri te l'avessero insegnato. -
Belle non poté
fare a meno di arrossire. - Mi dispiace. Quando ho visto quel pugnale
sono rimasta molto sorpresa di trovarvi il vostro nome, così l'ho
preso per osservarlo meglio ma vi assicuro che non intendevo
assolutamente rubarlo o usarlo contro di voi. Avrei voluto spiegarvi
tutto questo ieri sera, ma voi non me ne avete dato la possibilità...
- Sottolineò con una lieve nota di rimprovero quell'ultima frase.
Il Signore Oscuro
non rispose alla sua sottile provocazione, ma si limitò a sospirare.
- Ti credo, dearie. Ma resta il fatto che dovresti stare più
attenta. Questo castello nasconde molti segreti oscuri e tu faresti
bene a seguire i miei ordini, per il tuo bene. Le conseguenze di ciò
che hai fatto e che hai visto avrebbero potuto essere molto
pericolose sia per me che per te. -
- Sì, capisco. -
Belle si sentiva una stupida per essersi lasciata trascinare
dall'entusiasmo come una bambina imprudente, senza valutare bene la
situazione.
Sapeva di aver
sbagliato, almeno in quel senso, ma ciò non giustificava
l'aggressività e la violenza con cui il suo padrone l'aveva
aggredita.
Ci fu un istante di
silenzio, poi Rumpelstiltskin tentò di nuovo di avvicinarsi a lei,
con cautela.
Stavolta la ragazza
non si ritrasse.
Lui le mise una
mano sotto il mento e le fece sollevare il viso con delicatezza, in
modo da poterla guardare negli occhi, che ancora non avevano perso
quella vena di timore e indecisione.
- Mi dispiace,
Belle. Non avrei dovuto reagire così. Perdonami. -
Quelle parole
aleggiarono nell'aria tra il folletto e la giovane, come se a
pronunciarle fosse stata una presenza estranea e senza corpo.
Perfino il Signore
Oscuro stentò a riconoscere la propria voce. Non era da lui
ammettere apertamente di aver sbagliato e scusarsi, ma non voleva mai
più rivedere quel manto di paura e sospetto oscurare il serafico
volto della ragazza.
A quel punto, Belle
avrebbe voluto fargli pesare il modo in cui l'aveva trattata; avrebbe
voluto assumere un atteggiamento freddo e duro, dimostrandogli che
non aveva intenzione di perdonarlo così facilmente, invece sentì
gli occhi inumidirsi e lo strinse forte a sé, nascondendo il viso
nella sua casacca e piangendo silenziosamente, dando sfogo al
sollievo che sentiva esploderle nel cuore.
Era tornato!
Il “suo”
Rumpelstiltskin era di nuovo accanto a lei e del mostro adirato del
giorno prima era rimasto solo un brutto ricordo che sarebbe sbiadito
sempre di più con il passare del tempo.
Il folletto non si
sarebbe mai aspettato una simile reazione da parte della sua
domestica e non ricambiò subito la stretta.
Il suo corpo venne
percorso da un caldo e piacevole formicolio, proprio come quando
Belle gli aveva fugacemente gettato le braccia al collo nella Foresta
di Sherwood, mesi addietro.
Ma, a differenza di
allora, dopo qualche secondo di esitazione e smarrimento,
Rumpelstiltskin avvolse la giovane tra le sue braccia e le accarezzò
piano la testa, come per rassicurarla e farle capire che la Bestia
della sera prima se n'era andata e lei era al sicuro.
In ogni caso, Belle
non avrebbe ricordato nulla di tutto ciò una volta bevuta la
pozione, quindi lui non avrebbe dovuto giustificare quel moto di
umanità e quell'inconsueta dolcezza.
Quando la giovane
si fu un po' ripresa, il Signore Oscuro le passò un mano su una
guancia, asciugandole le ultime lacrime. - Ora vai a darti una
ripulita, poi raggiungimi nella sala dell'arcolaio per la colazione.
Penso io a preparare il tè. -
Belle annuì e
abbozzò un sorriso, lievemente imbarazzata, poi s'incamminò fuori
dal sotterraneo, felice di poter finalmente lasciare la cella dove,
in quella notte di tempesta, ansie e paure erano state le sue uniche
compagne.
Rumpelstiltskin
rimase per un po' immobile davanti allo spoglio muro di pietra,
sfiorando con le dita le macchie umide che le lacrime della ragazza
aveva lasciato sui suoi vestiti, poi si diresse a grandi passi al suo
laboratorio.
Aveva un lavoro da
portare a termine.
Il folletto aprì
l'armadio nero nel quale conservava le pozioni più rare e preziose.
Afferrò una fiala
contenente un liquido incolore, denso e lattescente, poi tornò al
piano di sotto, nella sala dell'arcolaio, e fece apparire il solito
servizio da tè di porcellana decorato con fini ed eleganti motivi
blu.
Versò la bevanda
ambrata e fumante nelle tazze, riservando per sé quella sbeccata,
poi stappò la provetta e lasciò che una singola goccia di quel
potente filtro magico scivolasse in quella destinata a Belle.
Giusto pochi minuti
dopo, la domestica fece il suo ingresso nella stanza: indossava un
abito pulito color pesca, i capelli erano di nuovo in ordine e i
segni delle lacrime erano svaniti. Le lunghe maniche del vestito,
tuttavia, non riuscivano ad occultare del tutto i segni sulle sue
braccia.
Rumpelstiltskin
cercò di non indugiare con lo sguardo su quei lividi che deturpavano
la sua pelle lattea e delicata e invitò gentilmente la giovane a
sedersi, porgendole la tazza.
- Grazie. - La voce
di lei tradiva un leggero disagio, probabilmente a causa degli eventi
del giorno prima, che, nonostante tutto, ancora incombevano tra loro,
e del modo in cui gli si era gettata tra le braccia, piangendo come
una bambina.
Il Signore Oscuro
osservò di sottecchi la giovane mentre sorseggiava con grazia il tè,
attendendo che la pozione facesse il suo effetto.
Non dovette
aspettare a lungo, perché dopo pochi minuti Belle iniziò ad
avvertire le palpebre farsi pesanti e una specie di torpore
l'avvolse, come una fitta nebbia. I suoi arti sembravano essersi
tramutati in piombo e, all'improvviso, si ritrovò a provare una gran
voglia di dormire.
Presto gli occhi le
si chiusero, incapaci di resistere a quella forza misteriosa, ed ella
perse conoscenza, abbandonandosi completamente contro lo schienale
della sedia.
Rumpelstiltskin
sorrise: il filtro aveva funzionato, ma presto la ragazza si sarebbe
ridestata e lui doveva fare in modo che ogni cosa fosse al suo posto
per quel momento, così da non suscitare in lei alcun sospetto a
proposito di ciò che era accaduto.
Si alzò in piedi e
la sollevò con garbo tra le braccia, dopodiché la portò in
biblioteca e l'adagiò sulla poltrona.
Molto
delicatamente, sfiorò i suoi polsi e gli avambracci tumefatti e
praticò un incantesimo di guarigione.
Le ecchimosi
scomparvero completamente e la sua pelle tornò candida e immacolata.
Infine, l'Oscuro
agitò elegantemente una mano e, al posto del nuovo abito color
pesca, Belle tornò ad indossare il grazioso vestito celeste che
s'intonava alla perfezione con il colore, quasi surreale, dei suoi
occhi, senza la minima traccia del più piccolo granello di polvere
ad intaccare il tessuto.
Il folletto attese
qualche minuto, trepidante, poi finalmente l'espressione di lei prese
a mutare e le sue palpebre si sollevarono piano.
La giovane si portò
una mano alla testa e prese a guardarsi intorno, smarrita e confusa.
Sussultò quando si accorse che il suo padrone era in piedi di fianco
a lei e la studiava intensamente, come in attesa di qualcosa.
- Rumpelstiltskin?
Ma cosa...cos'è successo? Quando siete tornato? - Si sentiva
spaesata e non aveva la minima idea del perché si trovasse sdraiata
sulla poltrona della biblioteca, con il Signore Oscuro che la fissava
in quel modo così strano.
- Qual è l'ultima
cosa che ricordi? - Il tono di lui, mentre, senza preamboli, le
rivolgeva quell'insolita domanda, lasciava trasparire una lieve nota
di urgenza, quasi di apprensione.
Belle corrugò la
fronte, riflettendo, poi rispose. - Stavo aspettando il vostro
ritorno... credo. Ricordo che stavo scegliendo un libro da leggere e
poi... più nulla fino ad ora. -
A quel punto, il
folletto sembrò rilassarsi un poco e sfoderò il solito ghigno
divertito. - Ti sei addormentata, dearie. Quando sono arrivato, ieri
sera, ti ho trovata qui e, per tua fortuna, ero particolarmente di
buon umore così non ho voluto svegliarti. Ero giusto venuto a vedere
se eri ancora nel mondo dei sogni. -
Tuttavia, la
domestica non sembrava del tutto convinta di quella spiegazione. Si
sforzò di ricordare altro ma pareva che nella sua memoria si fosse
formato un insondabile buco nero.
Rumpelstiltskin
notò l'atteggiamento dubbioso della ragazza e tentò subito di
cambiare argomento e di dissuaderla dai suoi pensieri. - Be', direi
che hai poltrito fin troppo, dearie. Sono già le otto e mezza ed è
ora che tu inizi a dedicarti alle tue faccende. La mia collezione non
si spolvererà certo da sola, non credi? -
Ma Belle non diede
segno di aver udito le sue parole. Sembrava tutto perfettamente
normale, eppure il suo istinto le suggeriva che qualcosa non andava.
Si sentiva strana, ma non era in grado di rintracciare la causa di
quella sensazione.
Il Signore Oscuro
sapeva che la mente arguta della sua domestica stava lavorando
febbrilmente alla ricerca di quei ricordi che la pozione aveva
cancellato dalla sua memoria. Doveva assolutamente trovare un modo
per distrarla, poi ebbe un'idea.
Senza farsi notare
dalla giovane, schioccò lievemente le dita dietro la schiena e un
istante dopo, dal corridoio, si udì l'inconfondibile suono di un
cagnolino che abbaia allegramente.
- Avete sentito? -
Prima che
Rumpelstiltskin potesse rispondere, nella biblioteca entrò,
trotterellando sulle quattro zampette, un candido cucciolo dal pelo
bianco e morbido. La sua codina saettava freneticamente da destra a
sinistra.
Sul viso di Belle
si aprì un luminoso sorriso stupito. La ragazza s'inginocchiò
immediatamente a terra e prese ad accarezzare il nuovo arrivato e a
parlargli con voce dolce. - Ciao piccolo! E tu chi sei? Come hai
fatto a finire qui? -
Il Signore Oscuro
tirò un sospiro di sollievo: il suo piano aveva funzionato.
- L'ho trovato ieri
sera fuori dal portone del castello. Deve avermi seguito quando sono
entrato. - Improvvisò, sperando che quella debole scusa reggesse; ma
Belle sembrava troppo occupata a vezzeggiare il cagnolino per
prestargli attenzione.
Rumpelstiltskin
venne colto da una lieve fitta di gelosia.
Stupido! È solo un cane!
La ragazza rise
quando il cucciolo prese a leccarle affettuosamente le mani.
Il folletto
sospirò: grazie a quell'espediente era riuscito a distrarre Belle
dal vuoto di memoria, ma ora non sarebbe stato facile liberarsi di
quella palla di pelo scodinzolante. Si era messo proprio in un bel
guaio.
Te la sei cercata, mio caro.
Da Stria93:
Eccomi qui, meraviglie!
Al riparo dal
caldo soffocante di questi giorni, chiusa nella mia camera fresca
(sia benedetto l'inventore dell'aria condizionata!) ho finalmente
portato a termine questa mini-long. :)
Dopo l'angst dei
capitoli precedenti avevo proprio bisogno di aggiungere un po' di
fluff e di tenerezza a questa storia e non potevo negare un lieto
fine ai nostri poveri RumBelle che sono già abbastanza tartassati
nello show.
Ad ogni modo, come
sempre ho cercato di restare fedele ai personaggi e di evitare il
tanto temuto OOC. Questa volta i miei timori riguardano in
particolare il confronto tra Belle e Rumpel nella cella e lo sfogo
finale della ragazza.
Vi prego di non
trattenervi e di dirmi tutto ciò che pensate di questo capitolo,
inclusi ovviamente eventuali critiche e consigli.
In questo periodo
di “studio matto e disperatissimo” e altre mille cose da fare, la
scrittura è una delle attività che più mi aiutano a distrarmi e a
rilassarmi un po'.
Detto questo,
lascio a voi la parola, sperando che la conclusione di questa breve
storia sia stata di vostro gradimento.
Un
ringraziamento grandissimo va alle care claraoswald,
dagaz, Euridice100, gionem, LadyViolet91, padme83, PoisonRain
per aver recensito il capitolo precedente; annachiara27,
Araba Shirel Stark, AthenaKB, Beabizz, claraoswald, dagaz,
Euridice100, gionem, kittyonce, LadyViolet91, La Lady, padme83,
PoisonRain, Rumple_bumple, S05lj, seasonsoflove
per aver inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate; e,
come sempre, anche a tutti
i lettori silenziosi.
:)
Concludo con un enorme “in bocca al lupo” a chi quest'anno
affronterà gli esami di maturità e anche a tutti coloro che, come
me, se la dovranno vedere con la sessione estiva.
A presto! Un bacione a tutti quanti! :*
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