Un amore da 400 cavalli

di LeMee
(/viewuser.php?uid=261106)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Stranek! ***
Capitolo 3: *** Sonnoletti ***
Capitolo 4: *** Santo Caprone ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Pioveva da far schifo.
I suoi capelli erano indignati e insolitamente in disordine.
Si avvicinò alla vetrina di un centro commerciale, il ronzio delle cuffiette nelle sue orecchie  intonava una canzone dei Judas Priest.
Si tolse il cappuccio e osservò il suo riflesso nel vetro.
“Macchediamine! Doveva piovere proprio oggi?”
Si scostò un ciuffo di capelli biondi dal viso. Finalmente gli occhi fino ad allora nascosti si rivelarono. Erano azzurri. Aveva un aspetto nordico, era alto e magro, e i lineamenti molto dolci.
Per contrastare questa bellezza quasi eterea portava una giacca di pelle da metallaro, dei jeans e delle scarpe distrutte e slacciate.
Si chiamava Franek, aveva sedici anni ed era molto confuso.
 
Era un’adorabile giornata di pioggia.
Aveva deciso di uscire per fare passeggiata, senza ombrello.
Il cappuccio gli copriva i capelli ricci, che facevano a gara per vedere il mondo.
Quando si accorse che il cellulare stava squillando lo prese dalla tasca in tempo per vedere l’avviso di chiamata persa e vedersi riflesso nello schermo oscurato.
Nel volto spiccava subito una mascella squadrata, un pomo d’adamo da far concorrenza ad una mela e un’espressione assurda.
A vederlo da lontano, sembrava un normalissimo ragazzo figo, che sarebbe piaciuto a tutte le peppie del mondo. Era molto alto.
Si chiamava Filip e frequentava l’ultimo anno del ginnasio, con ottimi risultati.
 
“Che bello. AMO la pioggia quando non ho né l’ombrello, né il cappuccio e torno a casa fradicio come un cane bagnato. E’ la giornata che aspettavo da secoli!”
Si affrettò ad entrare nel centro commerciale. Doveva comprarsi degli occhiali DA SOLE nuovi. Dopo aver girato e maledetto una decina di commessi, vide un paio di occhiali che facevano proprio al caso suo.
“Mein Gott! Das sind meine Sonnenbrille!”
Prima di provarli contemplò l’immagine che riflettevano: lui stesso!
Capelli biondi, occhi chiari, denti splendenti e un portamento tipico tedesco.
Era molto orgoglioso di come si vedeva.
Alexander, sedici anni. Un gran simpaticone.

Oggi piove. Niente football americano.
In coda alla cassa, con un pacco di cerotti in mano, c’era un ragazzo dall’aspetto virile: mani grandi, statura eccessiva, e una palla da rugby sotto un braccio.
Aveva i capelli corti e portava un codino intento a diventare un rasta, che gli dava le sembianze di un jedi.
La ferita di guerra da coprire con i cerotti non era nient’altro che un taglietto innocuo sulla mano, che a suo dire gli impediva di giocare a rugby.
Era Antek aveva 17 anni e se non si fosse capito adorava giocare a rugby.



Angolo delle autrici (sì, due)
Salve people, siamo le autrici di questa fanfiction! 
Ci teniamo a precisare che in teoria questa storia non è ambientata in Italia, bensì in Polonia.
Quindi il ginnasio non si riferisce al nostro liceo classico, ma alla scuola che c'è là. 

http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=261911 <---- questo è il link dell'altra autrice (Erica)
e quello da cui abbiamo scritto è il mio profilo.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Stranek! ***



Il cellulare vibrò sul letto solleticando la schiena di Franek, che si tolse le cuffiette e aprì gli occhi.
Era quasi l’una di notte. Chi poteva essere?
Alex, ovviamente.
Afferrò il cellulare e fermò quell’insistente vibrazione premendo il tasto di risposta.
“Cosa? Chi? Cosa? Alex…” rispose con voce assonnata stropicciandosi gli occhi
“Ehi, lo sapevo che eri sveglio!”
“Non fino a poco fa. Grazie, comunque per avermi svegliato. Ora però dimmi il motivo IMPORTANTE per cui mi hai chiamato. Perché DEVE essere importante.”
"Beh... sì, è abbastanza importante! Tra due giorni parti per Barcellona! Sei contento?"

"Co-cosa scusa? Non credo di stare capendo..."
"Ovviamente ci sarà anche il sottoscritto, e un paio di altri miei amici, solo due"
"Ma chi l'ha deciso che vengo??"
"Lo confermerai tu domani alle 10.00 al bar dell'angolo, quello di sempre. Ciao"
TU TUU TU TUU TU TUU TU TUU
Fantastico. Parto per Bacellona con uno stupido e due sconosciuti. 
Sarà certamente un’esperienza straordinaria.
Si infilò nuovamente le cuffiette nelle orecchie e si addormentò dopo qualche istante.
Ci mancava anche questa.


 
 
…che sogno strano che ho fatto… dovevo partire per Barcellona… no, aspetta.
Controllò svogliatamente il cellulare. Le chiamate ricevute. Alex.
Allora è vero. Cazzo. Che ore sono?
9.53
-Sono in ritardo!
Corse in bagno e si guardò allo specchio. Subito la sua espressione si trasformò da stanca a sconfortata. I suoi capelli erano un cataclisma, un’apocalisse, uno schifo. Inaccettabili.
Estrasse dal cassetto la sua spazzola preferita e si pettinò con una cura maniacale tutti i capelli, risucchiando il poco tempo che aveva in quell’unica azione che alla gente comune può sembrare insignificante. Ma per lui era davvero importante.
10.00
Pur essendo in ritardo decise di dare un’ultima occhiata allo specchio.
“Ora posso uscire”
Prese le chiavi appoggiate sul tavolino vicino alla porta e uscì.
Quando, aperte le porte dell’ascensore, ebbe nuovamente l’opportunità di specchiarsi notò che era ancora in pigiama.
Seguì una corsa contro il tempo, nonché una lotta con i jeans, che si rese conto allora, troppo stretti. S’inciampò, cadde, si rialzò coraggiosamente senza perdere la speranza, infilò la t-shirt al contrario, la aggiustò e infine fu pronto. Sì, pronto per spazzolarsi ancora una volta.
Alla fine arrivò al bar alle 10.30.
 
“Fai pure con comodo…” il cinismo di Alexander era ai massimi livelli, di mattina.
“Lui comunque è Franek. E questi, Franciszek, sono Filip e Antek. Piacere di vedervi conoscere”
“Ciao” “Ciao” “Ciao”
“Ora che siete affiatati, possiamo passare alle cose importanti. Ovvero che Filip ha vinto un viaggio a Barcellona e ce lo ha GENTILMENTE offerto” intanto si sistemarono ad un tavolino del bar.
Franek si sentiva terribilmente a disagio. Perché lo fissavano così intensamente? Aveva forse i capelli in disordine? Effettivamente nel percorso da casa al bar non si era più specchiato.
Cercò di guardarsi nella vetrina, ma le immagini dei cornetti e dei dolci contrastavano il riflesso. Così si limitò a sorridere nervosamente.
“Allora prenotiamo? Eh Franek?”
“Eh? Eh.. sì.. ma chi ce li ha i soldi? Per quanto tempo? Dove scusa?”
“Mi stai diludendo, così muoro!” lo scimmiottò Alex, e gli altri due risero sommessamente “ L’ho detto fino ad ora. I soldi ce li offre il padre di Antek, giusto no?” si rivolse a lui, e alla sua affermazione proseguì “staremo per una settimana. Da domani a domenica prossima. A Barcellona, Franek, BARCELLONA.”
Filip osservava in silenzio il nuovo arrivato. Franek… era strano.
“Stranek!” disse fra sé e sé. O almeno, così credeva.
Peccato che era appena calato il silenzio, e di conseguenza tutti lo avevano sentito.
“Cosa?” chiese Franek stranito.
“Strano, ho detto, strano che faccia così freddo…”
“Ma non fa freddo!”
“E io ho freddo” la sua voce era risultata un po’ troppo gelida (beh, aveva freddo!)
“Stranek! Hai detto Stranek! Sei letteralmente un genio!” proruppe Alexander.
Antek si limitò a ridere, sì, ridere di gusto. Non era una persona di tante parole, ma di certo non si faceva pregare quando si trattava di ridere.
Franek sorrise, non gli dispiaceva poi così tanto… di certo era meglio di “cavallo” soprannome con cui lo chiamavano tutti i suoi amici.
“Quindi è deciso. Domani alle 17.30  in aeroporto. Regolatevi voi su cosa portare. Ripeto per i non udenti” e lanciò un’occhiatina agli altri “ci staremo una settimana. Fa caldo. Quindi Filip stai tranquillo, non c’è bisogno di portarsi il piumone visto che sei freddoloso”
“Aspetta-aspetta… domani?” esordì Franek
“Tsk, Stranek… ovvio che sì! E sii puntuale come OGGI..”
Poi si salutarono e tornarono a casa. Questa partenza inaspettata in fondo aveva rallegrato tutti.
Franek era felice perché a Barcellona c’era l’Hard Rock Cafè. Antek era felice perché aveva trovato nuovi amici con cui giocare a football americano. Filip era felice perché di sicuro a Barcellona ci sarebbero state delle belle ragazze. E infine Alexander era felice perché si sarebbe fatto una bella vacanza gratis, a Barcellona!
 
 
 
 
All’aeroporto questa volta Franek fu puntuale. Nessuno voleva ammetterlo, ma erano tutti eccitati.
Filip fu il primo ad arrivare. Poi, inaspettatamente arrivò Franek. Con soli, record dei record, attenzione, 30 secondi di ritardo.
“Stranek… come va?” Pronunciò la parola “Stranek” senza farsi troppo sentire. E sorrise.
Anche Franek sorrise.
“Bene bene, tu? Ma tu pensi di portarti casa tua dietro? Mi sa che qui lo strano sei tu!”
Silenzio imbarazzante. Filip non sapeva più cosa dire e Franek pensava di aver fatto una battuta idiota, o che l’altro se la fosse presa.
“Scusa.. scherzavo.. volevo solo sapere perché hai due valigie e perché sono entrambe così grandi..” cercò di sorridere per sciogliere la tensione ma quello che ne uscì fu una smorfia tirata.
“Eh.. perché… perché.. ehila, padawan!” alzò la mano in segno di saluto e fissò un punto oltre le spalle di Franek. Era arrivato Antek. Appena sentì quel soprannome capì che lo chiamavano così per la sua somiglianza ad un Jedi. Tutto grazie a quel codino.
Filip iniziò a chiacchierare con Antek senza più calcolarlo. Dopo pochi, anzi parecchi minuti di attesa Alexander arrivò. Si sedettero ognuno sulla propria valigia, per questo Filip era indubbiamente il più comodo. Aveva praticamente un divano a disposizione. Antek era messo abbastanza bene. Una poltroncina. Alec invece si era seduto per terra per due motivi. Il primo era che secondo lui era più comodo, il secondo che la sua valigia era più che altro un borsone e non era tanto comoda. Infine Franek aveva una valigia piuttosto “comoda” e uno zainetto da montagna sulle spalle. Chiuso sul petto. Gli dava un’aria davvero tenera. In ogni caso era seduto svogliatamente e giocava con i piedi tracciando sul pavimento delle circonferenze.
 
 
Due ore dopo erano sull’aereo. Franek accanto Alexander e ovviamente Filip vicino ad uno sconosciuto, un vecchietto dall’aria tutt’altro che simpatica e che continuava a lamentarsi della scomodità del sedile. Antek era isolato, al fondo dell’aereo, nel posto vicino ad una Hostess, per altro racchia. Il volo fu abbastanza tranquillo, durò poco più di due ore, durante le quali Franek ascoltava la musica, le solite band metal come Judas Priest e Iron Maiden, e guardava  ammaliato le nuvole fuori dal finestrino. Alec iniziò a giocare con il cellulare non appena diedero il permesso di farlo. Filip cercò di ignorare, per quanto possibile, il lamentoso vecchietto accanto a lui. Antek invece si imbottì di panini e cibo vario offerti dalla compagnia, o meglio dalla hostess che se lo era preso a cuore. All’aeroporto ripresero le valige e si guardarono intorno.
Barcellona distava una decina di Kilometri, che percorsero con in pullman.
Barcellona di notte era bellissima.


Angolo delle autrici (sempre le solite due!)
Allora, prima di tutto quello che scriviamo in questa raccolta è in parte vero e in parte frutto della nostra fervida (?) immaginazione.
Per ora non sappiamo quanto andrà avanti perchè scriviamo un capitolo per volta senza sapere dove finiremo, quindi siate pazienti..
Per il resto speriamo che la fanfiction sia scorrevole, piacevole da leggere e che prima o poi vi appassionerete ai personaggi.
Questo è il profilo di Erica (che per altro si sbatte a scrivere tutto mentre io sto sul letto a parlare a vanvera) -->  
http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=261911
questo è il mio profilo.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Sonnoletti ***


La stanza era spaziosa e accogliente e come previsto erano stati sistemati insieme. C’era un letto a castello e uno matrimoniale.
I mobili erano essenziali e accanto ad ogni letto c’era un comodino.  Probabilmente era stata arredata per una famiglia.
Appena entrati Franek, Antek, Filip e Alexander  posarono i loro bagagli a terra e come prevedibile si fiondarono sul letto in cui avrebbero preferito dormire. Peccato che fossero tutti mostruosamente d’accordo su quale fosse il letto migliore, e si erano trovati a contenderselo con spintoni amichevoli e brillanti argomentazioni sui molteplici punti a favore del letto matrimoniale.
“Io non sono degno di condividere codesto giaciglio con persone di alto livello quali voi, piuttosto questo privilegio spetta a te, Filip” Alec si gira e lo guarda.
“Suvvia, non mi permetterei mai di mettere piede in quel letto, avrò l’umiltà di lasciarlo a voialtri, oggi mi sento generoso. Franciszek, concedo a te l’onore di usufruirne” rispose prontamente Filip puntando il dito nella sua direzione.
“No dai, preferirei che ci dormisse qualcun altro..”
“QualcunAntek!”
Tutti si voltarono allora nella direzione di Antek, che arrossì e cominciò a balbettare parole sconnesse.
“Ma veramente NO. Non è possibile. O meglio, non credo che vi farebbe molto piacere.. io.. ehm.. di notte faccio le puzzette..”
La reazioni degli altri furono diverse fra loro.
Alec non si riuscì a trattenere e rise neanche troppo sommessamente, Filip per diversi minuti rimase interdetto e Franek visibilmente schifato.
Visto che la questione non si risolveva Filip esordì con “Beh, io propongo una gara.. facciamo così: i primi che dicono no vincono!” E ovviamente fu lui il primo a dire no, seguito immediatamente da Franek. Antek era troppo assorto nei suoi pensieri per prestare attenzione e Alec si aspettava una prova diversa. Il risultato fu comunque una schiacciante vittoria per Franek e Filip, a discapito degli altri due, diventati da quell’istante inseparabili compagni di letto.
 


 
La cena fu piacevole (Alec trovò comunque qualche particolare su cui fare la vecchia nonnina polemica). Poi tornarono in camera e reduci dallo stancante viaggio in aereo si infilarono i loro pigiami, anche se a dirla tutta nessuno di loro indossava propriamente un pigiama. C’era chi aveva un’imbarazzante tuta qualunque e chi sembrava uscito da un negozio di Abercrombie, chi dormiva semplicemente in pantaloncini e maglietta e chi aveva talmente caldo da dormire solo con i boxer.
E le scelte di ognuno erano piuttosto coerenti con ciò che avevano dimostrato di essere fino ad allora. Si sdraiarono sui loro letti e iniziarono a chiacchierare come delle amabili galline, o semplicemente come ragazzine nei corridoi di un liceo.
“Ma l’hai vista quella tipa alla reception? No, dico, che occhi
“Occhi?”
“Si, certo..”
“Di che colore erano?”
“Ehm.. verdi..?”
“Tempo scaduto, bello, che taglia di reggiseno portava?”
“Una quarta di sicuro!”
“Eccolo, ci risiamo, ragazzi”
“Hm.. buona la cena”
“Già, ottima..”
“Che facciamo domani?”
“Colazione”
“Io esco a fumare..”
“Domani?”
“No, ora”
Così Alec si alzò e uscì sul balcone accendendosi una sigaretta.
“Quindi che si fa?”
“Domani?”
“No, guarda, oggi!”
“Io dormo..”
“Scemo. Domani.”
“Ah..”
“Allora?”
L’unica risposta che Filip riuscì ad ottenere fu un inizialmente debole russare, che con il passare dei secondi si fece più intenso e fastidioso.
“A quanto pare nessuno mi ascolta” sbuffò spazientito.
“Potremmo andare al mare.. no?”
Filip si sorprese dell’intervento improvviso di Franek e sorrise nel constatare che tutte le sue parole non erano state sprecate. E poi avrebbe avuto l’occasione di scambiare qualche parola con l’altro ragazzo, che fra tutti era stato il più silenzioso.
“Sembra bello..” riprese Filip dopo un attimo di silenzio
“Cosa? Il mare?”
“Eh? Sì.. e anche le tipe in spiaggia..”
“Già..”
 
“Che tipe ti piacciono?”
“Non saprei.. uhm.. dipende..”
“A me piacciono tutte, indistintamente” rise, poi riflettè qualche istante “A parte le racchie, sia chiaro”
“Certo. Beh..” stava per dargli la buona notte, ma venne interrotto.
“Tu sei figlio unico?”
“Sì sì, tu?”
“No, io ho una sorella e un fratello. Solo che mi hanno tipo lasciato solo, che tristezza, e se ne sono andati all’estero”
“Uh, mi spiace” in realtà non sapeva cosa dire.
“Alla fine è meglio così..”
“Perché?”
“Beh, ho la camera tutta per me, e quando torno a casa da scuola sono sempre solo, è figo. Posso fare quello che voglio!”
La ‘conversazione’ fu bruscamente stroncata da Alec, che esordì nella stanza con uno ‘scrofa prostituta’ poco fine.
“Ma stai bene?” chiese Filip ridacchiando.
“Fa un freddo calamita” urlò barcollando in risposta.
“Ok, non sta affatto bene. A volte ci va giù pesante con quella roba”
Franek e Alec erano amici da così tanto tempo da conoscere ogni cosa l’uno dell’altro, e quest’ultimo si faceva molto spesso delle canne per svagarsi e dire cazzate a destra e a manca.
Era piuttosto divertente essere suo amico, sotto questo punto di vista.
“Ma cosa facciamo?”
“Boh, di solito gli basta una dormita.. Entro domani mattina sarà a posto, te lo assicuro. Non stare a preoccuparti. Al massimo si addormenta sbavando sul pavimento o nella vasca, anche se dubito che ce la faccia a raggiungere il bagno senza uccidersi..”
“Ah, ok.. beh buonanotte allora” sì girò verso il muro e chiuse gli occhi.
 

Non fecero neanche in tempo ad addormentarsi che Alec cominciò a biascicare frasi senza senso e a fare rumore.
“Buono il sapone”
“Si, a noi piace il sapone”
“Tre per due?”
“Solo quelle alla lavanda però”
“Nove”
“Su le mani, questa è una rapina”
“No, meglio qualcosa di più arancione”
“Che occhi graaaaandi che hai”
“Dopo tutto questo tempo!”
“Ladro!”
“Banana”
“E’ per guardarti meglio!”
 
“Shhh” lo zittì Franek, e non sentendo più nessun suono provenire dall’amico si addormentò.
 

 
La sveglia era suonata da un po’ e gli unici ad accorgersene erano stati Antek e Alec, che si erano catapultati al primo piano per la colazione a buffet.
Filip si era svegliato al suono della porta che sbatteva indicando evidentemente che i due erano usciti, lasciandolo lì. O meglio: lasciandoli lì. Lui e Franek.
Dopo diversi minuti, passati a fissare il letto sopra di lui e a chiedersi quando si sarebbe svegliato l’altro ragazzo, decise di fare lui il primo passo e svegliarlo.
Si alzò sbattendo la testa (era troppo alto) e si passò una mano fra i capelli arruffati per via della notte. Alzò la testa verso di lui e lo vide. Era.. tenero. Rimase a fissarlo per qualche istante e poi lo svegliò picchiettandogli la mano sulla spalla.
Franek aprì gli occhi fingendo di essersi appena svegliato, anche se in realtà era sveglio da un po’.
Scese dal letto scivolando e cadendo rovinosamente a terra, sorridendo con un’espressione impacciata. Filip gli porse una mano per aiutarlo ad alzarsi e gli rivolse un sorriso “Buongiorno”.
“Giorno..”
Si prepararono e poi raggiunsero gli altri nella sala al primo piano.
 


A colazione decisero di andare in spiaggia.
Verso mezzogiorno Alec si assentò un attimo perché “fa davvero troppo caldo, vado a prendermi una bibita al chiosco” e non lo videro più fino a cena, quando, con un sorriso malizioso in faccia (?), tornò in hotel per la cena.
Nessuno seppe mai come aveva trascorso quelle ore.
Intanto Antek, Filip e Franek avevano fatto il bagno, qualche partita a calcio con altri ragazzi e mangiato una quantità indecente di cibo al chiosco.
Comunque verso le sette e mezza si ritrovarono tutti in stanza e si prepararono per l’abbuffata serale.
Tra una dose decisamente abbondante di costolette di maiale e qualche fetta di cheesecake ai mirtilli, arrivò un cameriere con una faccia da situazioni sconvenienti. 


Angolo delle autrici:
Ehilà.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Santo Caprone ***


“Ehm… tosse tosse, soffoco di tosse, santo caprone! Scusate buoni signorini, ho un’impellente comunicazione da farvi.” Con quelle parole il cameriere pose fine al neonato discorso, attendendo qualche segno di vita nei corpi stupefatti dei ragazzi.
Loro però, non sembravano affatto preparati a quell’improvvisa apparizione e ci misero una manciata di secondi a reagire alle parole dello stralunato uomo.
“Qui non sei l’unico che ci va giù pesante” sussurrò Antek tirando una severa gomitata ad Alec, prima di tornare a rivolgere l’attenzione al cameriere.
 
“E’ appena giunto in codesto loco ameno un nefasto nucleo familiare che ha la necessità di pernottare a tempo indeterminato nella camera che, oh deprecabile sorte, è stata conferita giust’appunto a vossignoria”.
Sguardi carichi di estremo stupore aleggiarono nell’aria per svariati secondi. Poi qualcuno parlò.
“Dafuq”
“In pratica ci vuole sfrattare”.
 
“Sfrattare non costituirebbe un termine confacente, in quanto codesto ossequioso albergo si è per l’addietro assicurato di reperirvi una novella occupazione. Ma ahimè, è giunto oramai il momento in cui i vostri fati saranno costretti a scindersi idissolubilmente, imprescindibilmente, e fondamentalmente ora.” Fece un profondo, regale respiro. “206 castello, 372 matrimoniale.” Girò i tacchi e corse via svolazzando scompostamente e fischiettando la marsigliese.
 
“Scrofa prostituta*, che vecchio rimbecillito.”
 

 
“Questa volta il matrimoniale spetta a voi. Antek scalcia come un puledro,” esordì Alec.
“Grazie tante!”
“Non ti lamentare, fetta di palma. Ti sto semplicemente salvando le chippe.”
“Mhhh. Gentile da parte tua.”
“Ma.. veramente io..”
“Il dado è tratto. Ci vediamo per colazione.”
 
 

 
Filip e Franek si guardarono a malapena e decisero sileziosamente di chiedere maggiori informazioni alla reception. Appreso che i loro bagagli erano stati stranamente già portati nella tanto amata camera 372 e che non potevano schivare l’ineluttabile sorte, i due si avviarono verso la suddetta stanza con la sconfitta nel cuore e il passo pesante.
 
“Beh, io almeno non scalcio di notte.”
“Ehm… no, nemmeno io in effetti…”
 
(Primo tentativo di discorso: fallito)
 
La stanza 372 era più piccola della precedente, ma ugualmente ben arredata e funzionale. Filip, entrando, si buttò sul letto, sbadigliando e strofinandosi gli occhi come per riordinare le idee.
 
“Da che parte vuoi stare?”
“Come vuoi tu.”
“Ok. Beh, allora io sto di qua,” concluse indicando la parte destra del letto.
 
(Secondo tentativo di discorso: fallito)
 
Cercarono di trovare un pretesto per dimostrare di avere sonno e per poter così concludere per quel giorno con i discorsi imbarazzanti, e finirono per spegnere le luci alle dieci più o meno in punto.
In realtà la consapevolezza di non essere assonnati e l’insaziabile e classica voglia di un adolescente di stare sveglio fino a tardi li spronò a parlare, o a provare a farlo. Per quanto arduo potesse sembrare ad entrambi (ma soprattutto a Filip che tentava di estrapolare qualsiasi anche inutile parola dalla bocca di quel ragazzo quasi sconosciuto che si era trovato, per qualche strano motivo, a dover dormire accanto a lui in un letto matrimoniale).
 
“Certo che un flirt estivo ci starebbe di brutto.”
“EH, già, in effetti…” borbottò in risposta Franek, non troppo convinto.
“Non so, dovrei provarci con la biondina del bar.”
“Sì, ottima scelta…”
“E tu? Hai addocchiato qualcuna?”
“Uh… non ancora in realtà. Però boh.”
“Sei sempre così logorroico?”
“No, solo dopo essermi imbottito di cheesecake senza dare troppo nell’occhio ed essermi ritrovato per chissà quale dannata ragione a dover condividere un letto matrimoniale con un perfetto sconosciuto.”
“Ehi, non sono un perfetto sconosciuto.”
“Non saprei come altro definirti.”
“Sul perfetto però ci hai preso in pieno.”
“Nessuno è perfetto.”
“Il mio nome è Nessuno, ma ti concedo l’onore di chiamarmi Filip.”
“Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.”
“Cavolo, il discorso si era fatto interessante!”
“Una volta.”
“Sei tornato a parlare a monosillabi?”
“Erano tre, le sillabe.”
“Sei tornato a parlare a trisillabi?”
Ero.”
“Questo era indubbiamente un monosillabo.”
“Cazzo.”
“Due sillabe.”
“Due palle.”
“Come sei volgare.”
“Come sei noioso.”
“Sei tu quello noioso che parlava a monosillabi.”
“Ora ricominci?”
“Sì.”
“Beh, allora continua da solo. Buona notte.”
“Mi annoierò mortalmente senza di te e i tuoi monosillabi inespressivi.”
“Cheppalle.”
“Buona notte.”
 
(Terzo tentativo di discorso: riuscito con discreto successo)
 
 
 
Tutti pensano prima di addormentarsi, questo è risaputo.
E nemmeno due ragazzi spensierati e assonnati come loro avrebbero potuto scampare a quell’inconscio rituale.
Filip pensava che il vicino, molto sulle sue e riservato, in realtà fosse dotato di sufficiente cinismo (e sufficiente acutezza mentale) da poter sostenere una conversazione decente. Niente di difficile, niente di particolarmente impegnato, si intende. Giusto qualche piccolo, insignificante botta e risposta quotidiano.
Franek, invece, era stato costretto a ricredersi sull’altro: nonostante sembrasse il più scontato dei playboy, generalmente vuoti, si era dimostrato  essere… Nessuno. Grande scoperta, by the way.
 
 IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
 
*Scrofa prostituta sarà un ricorrente intercalare utilizzato come simpatica autocensura da Alec.


Angolo delle autrici:
Hola pipol.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1820114