My pride, your prejudice

di mononokehime
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 (fine) ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Gli eventi hanno luogo dopo la prima fallimentare dichiarazione d'amore di Darcy ad Elizabeth e alla lettura da parte di Elizabeth della lettera di Darcy in cui le veniva rivelata la verità su Wickham. Da quel momento Darcy torna a Pemberley e si dedica agli affari per dimenticare Elizabeth, senza successo.

Passano alcuni mesi. Nel frattempo, i signori Collins indicono un grande ballo a Rosings per festeggiare il compleanno di Lady Catherine de Bourgh. Vengono invitati anche i fratelli Darcy, i Bingley e i Bennet, all'insaputa gli uni degli altri.

 

Capitolo 1

 

Era una serata piacevolmente tiepida a Pemberley. L'elegante stagno di fronte alla dimora Darcy era increspato appena da una brezza che accarezzava lieve la superficie dell'acqua. L'imbrunire rivestiva il cielo di veli sempre più scuri, attirando con sé le prime stelle della sera che decoravano come diamanti lo scenario incantevole della tenuta.

Georgiana Darcy ammirava il paesaggio dall'ampia finestra della sua stanza da letto. La lieve febbre che l'aveva colta le avrebbe impedito di partecipare al ballo dei Collins quella sera. Sperò che almeno il fratello sarebbe andato, così da porgere anche in sua vece i propri auguri di compleanno alla zia, Lady Catherine de Bourgh.

Proprio in quel momento sentì bussare alla porta.

"Sono io, sorella. Posso entrare?"

"Venite pure, fratello caro. Stavo giusto pensando a voi"

La porta si aprì, e il signor Darcy entrò nella stanza avvicinandosi al baldacchino della sorella.

"Come vi sentite, Georgiana?"

"Sto meglio, grazie. Sono certa che dopo una notte di riposo guarirò completamente"

Darcy sorrise appena, ma il suo volto si adombrò quasi subito.

Georgiana lo notò, e preoccupata gli chiese: "Fratello mio, cosa posso fare per alleviare il peso sul vostro cuore? È da mesi che siete molto cupo"

Darcy scosse la testa.

"Non vi preoccupate, cara sorella. Si tratta solo di un periodo in cui il lavoro mi toglie più energie del solito. Passerà", disse con un sospiro.

Georgiana lo guardò, affatto soddisfatta della spiegazione, ma non insistette oltre. Conosceva troppo bene il fratello, e sapeva che si sarebbe solo infastidito.

"Allora non tornate troppo tardi dal ballo, fratello mio, cosicché potrete riposare" disse. "Perché voi andrete al ballo, giusto?"

Darcy distolse lo sguardo. Non ne aveva il minimo desiderio, ma sapeva che era suo dovere porgere i propri auguri e quelli della sorella alla zia.

"Sì, ci andrò e seguirò il vostro consiglio, cara Georgiana. Non mi tratterrò a lungo"

Si avvicinò a lei e le depose un bacio sulla fronte candida.

"Siete ancora un po' calda, sorella mia. Riposatevi, non indugiate oltre. Io sarò di ritorno in poche ore. Buonanotte, Georgiana"

Ella sorrise dolcemente e salutò di rimando Darcy, che dopo un ultimo sguardo alla sorella distesa uscì dalla stanza chiudendo la porta dietro di sé.

Si diresse alle sue stanze, e ordinò ad un valletto di preparagli l'abito per il ballo. Dopodiché, rimasto solo, si sedette sul suo letto con lo sguardo perso nel vuoto.

Elizabeth...

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

Giunto a Rosings, Darcy ebbe modo di ammirare, suo malgrado, lo sfarzo della tenuta. L'imponente villa si stagliava contro il cielo già buio, illuminata da centinaia di lampioncini la cui luce si rifletteva sulle immense vetrate, moltiplicandone lo sfarzo.

Di fronte alla dimora decine di carrozze andavano e venivano, mentre gli eleganti invitati si dirigevano all'ingresso nel cicaleccio generale.

Mentre seguiva il flusso degli invitati, Darcy sentiva crescere il turbamento dentro di sé. Era una sensazione familiare ormai, ne era preda ad ogni ballo a cui aveva partecipato in seguito al suo rifiuto. Non poteva non ripensare a quando aveva danzato con lei, a quanto vicini fossero, per alcuni minuti, solo loro due...

Scosse la testa con rabbia, quasi a voler scacciare per sempre i pensieri colmi di rimpianti che lo perseguitavano da mesi. Doveva superare il dolore di essere stato respinto, di essere stato offeso e ferito dall'unica donna che avesse mai amato, di sapersi disprezzato in favore di un uomo falso e opportunista quale Wickham...

Darcy serrò gli occhi e strinse i denti. Ormai non poteva fare nulla per cambiare ciò che era stato. L'unica cosa da farsi era seppellire i suoi sentimenti nel più profondo del cuore, e lasciare che si sopissero e si sedimentassero, fino a morire.

Come aveva sempre fatto.

Respirò profondamente ed entrò nella dimora. Fece del suo meglio per passare inosservato, non aveva voglia di parlare con nessuno. Decise che avrebbe porto i dovuti omaggi alla zia, sarebbe rimasto quel tanto che prescriveva l'etichetta, e poi sarebbe tornato a Pemberley.

Non aveva altri motivi per rimanere a Rosings. Anzi, ogni momento trascorso avrebbe solo accresciuto la propria agonia.

Basta che finisca in fretta...

L'ora e mezza che seguì fu un turbinio confuso di sfarzosi vestiti, musiche allegre, risatine, chiacchiericci ed insulse formalità. Darcy non riusciva a separarsi dal suo tormentato stato d'animo, e forse non lo voleva nemmeno. Scambiò i dovuti convenevoli con Lady Catherine, spiegando il motivo dell'assenza di Georgiana, e acconsentì malvolentieri a danzare con Anne de Bourgh.

Per fortuna l'orchestra aveva scelto una danza poco impegnativa, che gli consentì di non sbagliare i passi pur restando immerso nei propri pensieri. Alla fine del pezzo, Darcy salutò formalmente Lady Catherine ed Anne de Bourgh e si allontanò, tra gli applausi dei danzatori e del resto degli invitati.

Voleva stare solo.

No...

Voleva stare con lei.

Nonostante tutto... L'amava ancora. I suoi occhi scuri gli trafiggevano l'anima, lo incatenavano ad un sentimento troppo doloroso e profondo da poter essere semplicemente dimenticato.

Forse doveva soltanto rassegnarsi al dolore. Subirne le vessazioni come espiazione di anni di inguaribile orgoglio, per le proprie origini ed i propri ideali.

Orgoglio che si era dissolto come neve nell'acqua.

Spazzato via dal lampo di due occhi bruni, senza timori né vincoli.

Diretti e smaliziati. Sinceri.

Sembravano potergli leggere dentro, indovinare anche i suoi pensieri più reconditi.

Ne aveva avuto paura, ma erano ciò che di più schietto avesse visto nella sua vita.

Gli stessi occhi che, carichi di rancore, avevano riversato su di lui il rifiuto di quei sentimenti che continuava a provare, mettendolo di fronte alle proprie responsabilità, come nessuno avrebbe mai osato fare con lui.

 

Cosa non darei per rivederli ancora una volta...

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

Darcy si aggirava tra le sale della dimora de Bourgh, evitando gli sguardi della gente, alla ricerca di un posto silenzioso dove poter riordinare le idee mentre attendeva l'arrivo della propria carrozza.

Finalmente riuscì ad allontanarsi dagli ambienti dedicati al ballo, e via via incontrava sempre meno persone sulla sua strada.

Si ritrovò a percorrere gli eleganti corridoi dell'ala pubblica del palazzo, prestando attenzione a non smarrirsi. Quando fu abbastanza lontano dal rumore della folla nelle sale da ballo, ma abbastanza vicino da ricordarsi la strada di ritorno, si fermò.

Aveva appena raggiunto il primo corridoio in cui erano già state spente le luci dalla servitù, e decise che avrebbe trascorso lì qualche minuto per poi uscire dalla villa.

Non fece in tempo a concludere il pensiero che sentì dei passi concitati provenire dai corridoi che aveva appena percorso. Essi si fermarono nei pressi di Darcy, dietro l'angolo, dove l'ambiente era ancora illuminato.

“Perché mi hai portata qui, Charlotte?”

Darcy si immobilizzò. Quella voce...

La sua voce.

Era davvero lei? Ne era certo.

Cosa faceva lì? Era stata invitata al ballo? Com'era possibile che non l'avesse vista? E lei, aveva visto lui? Cos'aveva pensato?

Mille domande gli riempirono la mente senza lasciargli tregua.

Darcy sentì il proprio cuore battere così forte che temeva l'avrebbero sentito. Si appoggiò alla parete del corridoio, tentando di non fare il minimo rumore.

"Lizzy, ci conosciamo da una vita. Ormai non mi ci vuole più molto per capire che c'è qualcosa che non va"

La perentoria -seppur affettuosa- affermazione di Charlotte Collins non ricevette risposta.

"Lizzy..."

"Non succede niente, Charlotte. Torniamo di là"

Darcy sentì la signora Collins sospirare di fronte alla cocciutaggine della sua interlocutrice.

Elizabeth...

"Si tratta del signor Darcy, non è così?"

Darcy sussultò nel sentire il proprio nome.

"Cosa c'entra il signor Darcy adesso?"

"C'entra perché tu lo ami, Lizzy. Vuoi negare di aver passato tutta la serata guardandoti intorno nella speranza di vederlo, nonostante la signorina Bingley ci avesse detto che lui non sarebbe venuto?"

Darcy trasalì ancora, trattenendo il respiro. Di nuovo, fu assalito da innumerevoli interrogativi.

Mi cercava? Perché Caroline Bingley le ha detto che non sarei venuto?

... Lei mi ama?

Darcy non osava sperare nella verità di quell'affermazione. Era certo che Elizabeth l'avrebbe smentita, probabilmente aggiungendo qualche pungente osservazione a suo danno.

Dopo una lunga pausa, Elizabeth Bennet rispose flebilmente: "Ormai è troppo tardi, Charlotte"

Cosa...

"L'ho ferito, offeso ed insultato, ho dubitato della sua sincerità nonostante non ne avessi mai avuto motivo. Ho calpestato i suoi sentimenti per far valere i miei pregiudizi, sostenuti da affermazioni false che provenivano da un uomo che avevo appena conosciuto. Quando è tornato per consegnarmi la lettera non l'ho nemmeno guardato negli occhi. Ha tutte le ragioni del mondo per non volerne sapere di me"

Elizabeth fece una pausa, la sua voce aveva iniziato a tremare lievemente.

Darcy era senza parole. Si rese conto che stava stringendo i pugni così forte che le nocche dovevano essere ormai sbiancate.

Lei crede che io non la voglia più vedere perché me ne sono andato...

Serrò gli occhi, più turbato che mai, e continuò ad ascoltare.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

“Non nego di averlo cercato stasera, ho davvero sperato di vederlo. Eppure sento che sarebbe stato ipocrita da parte mia rivolgergli la parola, se l'avessi visto. Ho perso la mia unica opportunità, Charlotte... Ho perso l'uomo che amo per colpa dei miei pregiudizi, niente potrà cambiare questa realtà. E non posso perdonarmelo.”

Elizabeth ebbe un singulto, e si interruppe.

Darcy capì che stava piangendo silenziosamente.

Era ancora appoggiato al muro, con i pugni stretti, il respiro mozzato, gli occhi serrati.

Aveva davvero sentito quelle parole?

Elizabeth mi ama... Si sente in colpa... Si è addossata tutta la responsabilità di quello che è successo.

Darcy sentiva di non poter più sopportare il peso della situazione. Desiderava solo poter andare da lei e parlarle, ripeterle che l'amava e che per lui non era cambiato nulla.

Ma non poteva uscire allo scoperto in quel modo. Doveva aspettare.

“Oh, Lizzy” esclamò la signora Collins. “Il signor Darcy è un uomo di grande valore, e sono certa che i suoi sentimenti non sono cambiati. Certo, venire respinto non dev'essere stato facile per lui, ecco perché è tornato a Pemberley così improvvisamente. Perché perdere le speranze? È l'unico uomo di cui tu ti sia mai innamorata, e già questo è un buon motivo per non desistere. Inoltre il signor Darcy ha molte qualità che non troverai facilmente in altri uomini, Lizzy”

Elizabeth sospirò.

“Lo so, Charlotte... Ma non posso fare nulla. Non so dove sia, e probabilmente anche me lo trovassi davanti non solo non sarei in grado di rivolgergli la parola, ma non riuscirei nemmeno a guardarlo negli occhi... Ormai ho perso la mia opportunità, e ne pagherò le conseguenze. Anche se questo volesse dire non amare nessun altro uomo per il resto della mia vita”

La signora Collins stava per replicare, quando sopraggiunsero altri passi. La voce cerimoniosa di un valletto annunciò che la signora Collins era desiderata da Lady Catherine de Bourgh, e che pertanto era invitata a seguirlo nella sala principale.

Ella sospirò, e prima di andarsene disse: “Lizzy, aspetta qualche momento qui prima di rientrare nella sala. Avrai modo di ricomporti e di sentirti meglio”

Elizabeth assentì, e la signora Collins si allontanò preceduta dal valletto.

Quando il rumore dei passi non fu più percepibile, Darcy sentì Elizabeth sospirare profondamente.

Egli sapeva di dover rivelare la sua presenza.

Origliare una conversazione privata era decisamente contro i suoi princìpi morali, anche nel caso in cui la conversazione lo riguardasse in prima persona.

Eppure aveva timore della reazione di Elizabeth.

Si sarebbe sicuramente spaventata. Avrebbe pensato male di lui? La situazione si sarebbe risolta di nuovo in una separazione in cattivi rapporti? Sarebbe riuscito a parlarle dei propri sentimenti?

Poco prima aveva sperato ardentemente di poterla rivedere. Ora, anche se l'opportunità era letteralmente dietro l'angolo, non riusciva a muoversi.

Sentiva già puntata su di sé la forza inquisitoria dei suoi occhi.

Devo parlarle. Forse non avrò un'altra occasione.

Dietro l'angolo, Elizabeth sospirò ancora.

E Darcy uscì allo scoperto.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 

Elizabeth non si accorse subito della presenza di Darcy. Aveva il volto nascosto tra le mani, e le sue spalle tremavano come quelle di qualcuno che cerca di reprimere i singhiozzi.

Darcy la contemplò per un lungo istante, poi la chiamò a bassa voce.

“Signorina Elizabeth...”

Ella trasalì, guardandolo con occhi spalancati e pieni di sorpresa. Le sue ciglia erano umide.

“Signor Darcy... Voi cosa-”

“Vi prego di perdonarmi, signorina Elizabeth. Ammetto di aver ascoltato la vostra conversazione con la signora Collins”

Ad Elizabeth ci volle un momento prima di capire le implicazioni di quella frase. Quando le comprese, un morbido rossore le salì alle guance.

“Voi...” pronunciò infine, con voce incerta, “Voi eravate già qui? Avete sentito tutto, signor Darcy?”

Da quanto tempo non la sentivo pronunciare il mio nome?

Dopo un momento di esitazione, Darcy rispose: “Ogni parola, signorina Elizabeth. Vi chiedo perdono per la mia intromissione. Ero dietro l'angolo, non mi sentivo bene, cercavo un momento di tranquillità dal trambusto del ballo. Quando ho sentito delle persone avvicinarsi non ho fatto in tempo a tornare indietro, e non appena ho inteso che eravate voi il mio cuore ha sussultato così fieramente da impedirmi di muovermi. Credetemi, non è affatto mia abitudine ascoltare conversazioni altrui, e non ho scusanti per il mio comportamento”

Detto ciò, Darcy chinò il capo, in attesa della reazione di Elizabeth.

“Il vostro comportamento non è certamente stato corretto, signor Darcy” ella disse infine, “... ma anch'io ho di che scusarmi”

Darcy sollevò lo sguardo verso di lei, ma Elizabeth distolse rapidamente il suo.

Non era da lei essere così ritrosa.

“Poiché avete ascoltato la conversazione tra me e la signora Collins, potrete intuire le ragioni del mio imbarazzo” disse lentamente, senza guardare Darcy in viso.

“Voi sapete ciò che provo, ma io non so cosa proviate voi. Avrei così tante cose da dirvi, e ancor più per cui scusarmi, che non so da dove cominciare” Elizabeth si portò una mano alla bocca interrompendosi, mentre grosse lacrime iniziavano a formarsi all'angolo dei suoi occhi.

Darcy era completamente disarmato. Vederla così gli stringeva il cuore, e desiderava disperatamente fare qualcosa.

“Signorina Elizabeth...” cominciò d'impulso, senza ben sapere cosa dire esattamente.

Ella si sforzò di guardarlo negli occhi, nonostante la sua vista fosse annebbiata dalle lacrime.

“Signorina Elizabeth, vi prego di credermi se vi dico che quando ho riconosciuto la vostra voce la mia felicità è stata tale da non avere pari in questi ultimi mesi. Nonostante io abbia cercato di fare del mio meglio per rassegnarmi di fronte al vostro rifiuto, mi scoprivo continuamente a pensare a voi, e tanto intensamente da non avere pace. Ammetto di aver tentato di dimenticarvi dedicandomi al lavoro con più animo del solito, ma invano. I vostri begli occhi tornavano inevitabilmente nei miei pensieri, e con essi il ricordo dei momenti trascorsi con voi. Mi ero già risoluto di convivere con il dolore della separazione da voi, quando mi ritrovo qui ad ascoltare le vostre parole...” Darcy si interruppe, avvicinandosi a lei di alcuni passi.

“I miei sentimenti non sono mai cambiati, signorina Elizabeth, e se possibile vi amo ancora di più. Non posso dimenticarvi in nessun modo, e il mio cuore non avrà pace fintantoché piangerete a causa mia”

Una lacrima solcò la guancia di Elizabeth Bennet.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 (fine) ***


Capitolo 6

 

Darcy ed Elizabeth restarono in silenzio per alcuni lunghissimi istanti, guardandosi negli occhi.

Come se solo così potessero trovare tutte le risposte alle proprie domande.

Leggendosi dentro a vicenda, rivelando più di quanto non avrebbero avuto il coraggio di fare a voce.

Una conversazione silenziosa e senza riserve, che avrebbe dissipato i dubbi e allontanato le incomprensioni.

Elizabeth si asciugò le lacrime e sospirò. Poi le sfuggì un debole sorriso.

“Come sono ipocrita... Vi ho respinto e ferito, vi ho causato dolore e preoccupazioni per mesi, e anche adesso... Adesso che siete di fronte a me, come non avrei più osato sperare, riesco a farvi soffrire...” sollevò lo sguardo e lo rivolse verso il viso di Darcy, “... Com'è possibile, dunque, che io in questo momento sia così felice?”

Darcy sentì che il peso che portava sul cuore da mesi si era dissolto. Elizabeth era di fronte a lui, era riuscito a dirle ciò che provava.

“Signorina Elizabeth...”

Si avvicinò lentamente a lei, quasi nel timore che fuggisse. Con delicatezza, le asciugò una lacrima che aveva preso a scorrere sulla sua guancia liscia. Lei chiuse gli occhi, assaporando il suo tocco lieve. Poi lo guardò.

“Signorina Elizabeth, vi amo con tutto me stesso. La mia vita senza di voi non ha significato. Tutto ciò che desidero è restare sempre accanto a voi, ogni giorno della mia vita, a partire da questo stesso istante, se lo volete” si interruppe per inginocchiarsi davanti a lei, e le prese una mano tra le sue.

“Elizabeth Bennet... volete concedermi l'onore di diventare mia moglie?”

Ella non riuscì più a trattenere le lacrime, che iniziarono a scendere dai suoi occhi scuri senza tregua. Annuì, poiché non riusciva a proferire parola.

“Sì, signor Darcy... desidero diventare vostra moglie, con tutto il cuore” disse infine.

Alla risposta di lei, Darcy si sentì ricolmo di una felicità che non avrebbe mai creduto possibile.

Era accaduto tutto così in fretta che gli sembrava di sognare.

Elizabeth gli sfiorò la guancia con la punta delle dita, e a quel tocco leggero ogni dubbio scomparve, lasciando spazio ad un amore intenso e sconfinato.

“Vi amo, signor Darcy” mormorò Elizabeth.

“Fitzwilliam, vi prego, signorina Elizabeth” la corresse lui, prendendole le mani e portandole alle proprie labbra.

“Allora vale anche per voi... Chiamatemi Elizabeth, mio caro Fitzwilliam”

“Elizabeth... amore mio”

La baciò sulla fronte, quasi a suggellare un tacito patto d'amore. Protrasse il contatto a lungo.

In quell'unico bacio tutto il dolore di quei mesi lontano da lei si annullava, e si faceva strada una promessa di felicità.

La felicità di poterla finalmente avere accanto a sé, a dispetto della disparità di rango e delle opinioni della gente.

La felicità di amarla immensamente, e di essere amato da lei.

Quando Darcy la guardò negli occhi, Elizabeth sorrideva. Pensò di non avere mai visto una creatura più incantevole di lei.

Elizabeth... amore mio.

 

 

Certamente gli invitati al ballo di Rosings avrebbero avuto qualcosa da raccontare di quella serata.

Non capitava tutti i giorni di vedere il signor Fitzwilliam Darcy di Pemberley, nipote di Lady Catherine de Bourgh, fare il proprio ingresso nella sala principale della villa gremita di persone dando il braccio ad una donna.

Lady Catherine, si disse, diventò paonazza dall'ira. Tutti nella sala ammutolirono e lasciarono il passo alla coppia.

C'è poi chi giurò, spesso senza essere creduto, che il signor Darcy sembrasse quasi sorridere.

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