Underneath my skin di _Branwen_ (/viewuser.php?uid=138326)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gelosia. ***
Capitolo 2: *** Tatuaggio. ***
Capitolo 3: *** Make-up. ***
Capitolo 4: *** Posta. ***
Capitolo 5: *** Tè. ***
Capitolo 6: *** Musica. ***
Capitolo 7: *** Melodia. ***
Capitolo 8: *** Viaggio. ***
Capitolo 9: *** Matita. ***
Capitolo 10: *** Lacrime. ***
Capitolo 11: *** Cinema. ***
Capitolo 12: *** Computer. ***
Capitolo 13: *** Abbraccio. ***
Capitolo 14: *** Sete. ***
Capitolo 15: *** Vacanze. ***
Capitolo 16: *** Underneath their skin. ***
Capitolo 1 *** Gelosia. ***
Underneath my skin.
Gelosia.
Guardando
la mappa su cui il cacciatore
di demoni aveva tracciato l'itinerario da seguire per la prossima
missione, Lady, alle sue spalle, si chinò per vedere meglio
la
cartina, lasciando che il suo seno sfiorasse innocentemente il
braccio destro di Dante.
Lucia
notò tutto, non lasciando trapelare alcuna emozione, mentre
ripassava mentalmente ciò che avrebbe fatto nel suo nuovo
incarico.
Prese le sue daghe ricurve e il giubbotto, mentre per un istante le
balenò l'idea di sguainare le spade e di puntarle in pieno
petto a
Lady che ora si allontanava dall'agenzia camminando con la sua
andatura ondeggiante e provocante. Non
fece nulla del genere, non avrebbe lasciato che la sua
razionalità
venisse minata da un'istigazione di quel tipo, ma si limitò
a
guardare di sottecchi Dante, che sogghignava. Egli si alzò e
le si
avvicinò, mettendosi a giocherellare con la zip della giacca
di
Lucia.
«Ehi,
donna dagli occhi verdi, già vai via?» le chiese.
«Certo,
ne approfitto per cercare Iago, magari mi saprà dare una
mano»
rispose seccamente Lucia avendo colto la metafora. L'uomo invece si
chinò sul collo di lei, baciandolo, mentre l'attirava a
sé,
sussurrandole «Lucia, sei per caso gelosa?»
La
risposta fu un pieno pugno nello stomaco e una risata spontanea di
Dante non appena lei chiuse la porta della Devil May Cry.
L'angolo
di Layla.
Salve
a voi e
rieccomi qui.
Sì,
lo so,
ho ancora una storia incompiuta qui, in questa sezione, ma perdonatemi!
Dopo quattro mesi buoni di ispirazione ballerina e stronza, eccomi di
nuovo qui, a scrivere qualcosa che non siano haiku.
Cosa
posso dire?
Sarà
una
raccolta credo di trenta mini-storie che aggiornerò con
regolarità, se tutto va bene una alla settimana o
sennò ogni quindici giorni, ne ho scritte a mano
già alcune, però potrebbe darsi che possano
essere di più, chi lo sa. :3
L'avvertimento
AU
corrisponde a un semplice "connotato" ovvero che io immagino il mondo
di Dante in una realtà parallela al nostro mondo, o meglio
il nostro mondo tra qualche decennio, diciamo così.
Spero
di non
risultare OOC (tremo al sol pensiero) e beh, la citazione storpiata del
mostro dagli occhi verdi, è di matrice Shakespeariana, ed
è la metafora della gelosia.
A
tal proposito lo
dico chiaramente: secondo me Dante non è un ignorantone come
spesso viene tracciato mentre Vergil è il secchione di casa
(lo immagino anche io secchione e pure bacchettone, ma questo
è a parte), credo che da adulto, forse anche
perché sentendo la mancanza del fratello, Dante si sia
avvicinato alla lettura, perché no? Se volete, è
una mia concezione.
Credo
di aver detto
tutto.
Spero
che
ciò che scrivo possa piacervi e nel caso non sia
così, non mancate di dirmelo. A me fa sempre piacere
ricevere confronti e chiacchierare.
Vi
ringrazio
tantissimo,
alla
prossima,
Barbara.
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Capitolo 2 *** Tatuaggio. ***
Tatuaggio.
La
X che aveva
sul
braccio sinistro era per lei fonte di imbarazzo, dispiacere e tante
delusioni. Ogni volta che vedeva quella parte del suo corpo
contrassegnato come un oggetto riproducibile, pensando al fatto che
non era nemmeno il prodotto
ultimo, non
riusciva a non
intristirsi.
Non
capiva se
valeva la pena vivere così, con tanti dubbi e incertezze,
aggiungendo inoltre la grande paura di non sapere se non sarebbe mai
esplosa,
lasciando emergere la sua natura di difetto.
Ripensava a Matier, a colei che è stata più
vicina a una figura matena per lei, quando invece... anche questa
certezza era crollata come un castello di carte.
Spesso
le risultava
difficile guardarsi allo specchio, come anche in quel momento, dopo
essere uscita dal box della doccia. Vide però Dante, vigile,
mentre
la osservava negli occhi, rivolto però a osservarla dalla
specchiera. Lei si voltò, continuando a coprire con la mano
quel
simbolo a lei così ostile.
«Un
marchio non ti
rende un oggetto, non ti rende quello che sei. Tu sei Lucia, la donna
che ho davanti, null'altro, basta con le paranoie» disse
l'uomo,
avendo capito perfettamente cosa albergasse nell'animo della ragazza
che aveva abbassato lo sguardo per appoggiarsi al petto di lui,
cercando un abbraccio che non le fu negato.
Sentendo
il battito
del cuore di Dante e il suo torace che si alzava e abbassava
ritmicamente a ogni respiro, Lucia si acquietò, lasciando
che le sue
paure si affievolissero. Si sentì serena e alzò
il viso in
direzione di quello di Dante.
Una
lacrima
ribelle, un sorriso, un bacio. Era tutto ciò che cercava e
che aveva
trovato, si sentiva bene. Doveva smetterla di essere così
negativa, la sua vita era giunta a una svolta che aveva tutte le
premesse di donarle la felicità.
L'angolo di Layla.
Sono tornata dopo
nemmeno una giornata... miracolo, eh?
A mia discolpa posso
dire che sono ispirata e questa volta non scrivo papiri prolissi e
logorroici (come piace a me), ma ho voluto proprio provare a essere
più breve e allo stesso modo "incisiva", ovvero capace di
dire tanto con poche parole. Non è da me, ma se non altro ci
provo, e spero che i miei tentativi possano portarmi a migliorarmi come
desidero.
Questo piccolo brano
di oggi mi è venuto, grazie a un moto di nostalgia,
rileggendo la mia storia "Feeling
good", sempre in questo fandom (occhio, è a rating
rosso, quindi se non vi piace il genere, nessuno vi chiede di leggerla
obbligatoriamente), dove ho trattato a modo mio, come Lucia vede la sua
natura demoniaca come creazione da laboratorio.
L'ho ripresa un
attimo ed ecco questo secondo scrittino che con quella one-shot ha solo
il tema in comune.
Mi auguro che possa piacere.
Dedico questo piccolo scritto a LilythArdat,
la prima (e per ora unica) che ha messo tra le seguite questa raccolta
e che ha la mia stima e rispetto come autrice e come persona. Gliela
dedico con la speranza che riesca a prendere tutto il coraggio che le
serve per intraprendere quella strada che le permetterà di
vivere anche materialmente di parole, perché lo merita
davvero. Sì, sono sicura che ha talento e mi piacerebbe che
la sua occasioni arrivi il più presto possibile.
Ho detto tutto, mi sa.
Grazie come sempre per l'attenzione e la pazienza.
Un abbraccio,
Barbara.
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Capitolo 3 *** Make-up. ***
Make-up.
«Ma
devo per forza
mettere quest'abito? È... osceno!» fece Lucia
guardando l'abito
elegante di raso nero con uno spacco vertiginoso.
«Ti
avevo detto
che, stando alle informazioni che avevo ricevuto, il demone agisce
giocando dapprima al casinò, per adescare le sue vittime. E
per
poter entrare richiedono abiti formali» ribatté
Dante sistemando la
sua mise «siccome tu non mi prestavi attenzione, ho chiesto a
Trish
di scegliere un vestito per l'occasione, io non sarei stato capace di
cavare un ragno dal buco. Certi capi non sono per me, anche se mi
piace molto vederli indossati» continuò
sorridendole maliardo e
vedendo Lucia arrossire. Una scena del genere era impagabile, per
lui.
La
ragazza si
riscosse e prese l'abito «Farà tanto Casinò
Royale mi sa.
Non mi resta che indossare questo... coso»
commentò, mentre pensava
a una vendetta contro Trish una volta ultimata la missione.
Andò in
bagno e si vestì. Il vestito le stava bene, era della sua
misura, ma
non voleva ammettere a se stessa che la bionda le aveva scelto un
qualcosa che le donava così tanto. Indossò anche
i tacchi e,
titubante, uscì dalla stanza. Dante era in camera e si
incantò a
fissarla per un istante che sembrò un'eternità.
«Bond
Girl, a me
sembri più Fujiko, ma sei davvero splendida.»
«Oh...
grazie»
rispose la giovane non avvezza ai complimenti pensando
“sì, come
no, io sono più magra” e fece per truccarsi un
po'. Si accorse che
Dante stava osservando i suoi gesti e ribadì «se
devi fare una
sceneggiata deve essere perfetta, no?»
Il
cacciatore
sorrise; sì, lei non badava molto a cose del tutto
appartenenti al
mondo femminile, ma era ammaliato dalla cura che metteva Lucia nel
truccarsi.
Stava
per mettere
il rossetto, ma la fermò «Aspetta, non penso ti
serva.»
«Come,
scusa?»
La
domanda di Lucia
non ricevette risposta. Le labbra di Dante erano impegnate a mordere
le sue in un bacio appassionato, ora sì che sarebbero state
rosse!
L'angolo di Layla.
Salve a tutti e
benritrovati.
Lo avevo detto che
avrei postato un capitoletto a settimana, no? XD
Inizio col dire che
questa scenetta mi è venuta in mente guardando l'immagine
che trovate qui http://redfoxemarosa.tumblr.com/post/66368751552
perché ci
ho visto una città che non dorme, poi sono fissata con James
Bond... sì, sono parecchio strana, che vi devo dire?
Spero che possa
piacervi questo raccontino e mi auguro di non storpiare nessun
personaggio.
Un abbraccio,
Barbara.
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Capitolo 4 *** Posta. ***
Posta.
Dante
odiava quando la gente suonava con insistenza il campanello, specie
di prima mattina. Lucia si era svegliata, infastidita dal rumore
incessante e stava per alzarsi, ma lui le fece cenno di restare
lì,
sarebbe andato
lui a vedere di chi si
trattasse.
Scese
rapidamente
gli scalini.
«Chi
è?»
«Il
corriere,
signore.»
Gli
bastarono
queste parole per sorridere tra sé, scuotendo il capo, non
si
aspettava che ciò che aveva acquistato arrivasse
così subito.
Aprì
la porta e il ragazzo addetto alla consegna gli porse
la lettera chiedendogli una firma.
Non
appena la
transazione finì e Dante chiuse la porta, Lucia lo
abbracciò da
dietro.
«Cosa
ti hanno
consegnato?» chiese gentile, con la voce ancora un po'
impastata dal
sonno forse poco sufficiente data la notte movimentata.
«Una
lettera... nulla di speciale» rispose cercando di restare sul
vago.
Lucia alzò un sopracciglio, perché sentiva che
c'era dell'altro,
quella risposta non era per nulla esaustiva, figurarsi se fosse stata
veritiera!
«Nulla
di
speciale, eh? Okay, va bene, per me non è così,
ma mi fido»
commentò ammiccante. Dante le sventolò la lettera
sul viso,
facendole cenno di prenderla.
«Aprila.
Sì, sono
in anticipo, ma penso che in questi casi... è meglio
organizzarsi.»
Lucia
aprì la lettera e le brillarono gli occhi. In uno scatto
saltò
addosso a Dante, che l'afferrò, per poi baciarlo con
trasporto.
«Due
biglietti...
gli Avenged Sevenfold! Non ci credo! Grazie!»
«E
di
cosa? Ma gli auguri te li
faccio la settimana prossima, porta sfortuna farli prima!»
L'angolo di Layla.
Buon sabato a voi e
rieccoci qui.
Ecco un altro piccolo
capitolo. Questo è... beh, come posso dire, derivato dal
fatto che io sarò al concerto degli Avenged Sevenfold
che si terrà il ventitrè di questo mese a Milano
e così ho pensato che, per l'occasione del compleanno (che
non si sa) di Lucia, Dante (leggasi come segno particolare Metalhead),
le abbia fatto questo regalo che piace pure a lui! XD
Sì, questi
piccoli scrittini mi vengono così, partendo da poco e con
molta leggerezza. Lo dico perché di solito scrivo testi
più "impegnati" e profondi, ma al momento ho bisogno di
leggerezza. Come potete vedere, sono anche raccontini, brevi, e siccome
non sono da me, ci metto molta cura lo stesso. La logorrea e la
prolissità ora sono alle Fiji, credo, ma va bene
così, era da luglio che non scrivevo più qualcosa
partendo da zero e me ne sono successe tante. Non potete immaginare
quanto io sia felice di aver ripreso a scrivere, sento di iniziare a
star meglio e spero di riuscire a fare tutto ciò che voglio.
La Scrittura, come sempre, mi ha aiutata, assolutamente.
E ora passo ai
ringraziamenti.
Grazie a SoulsReader che ha recensito, grazie a Zelda69 che ha messo
la raccolta tra le preferite (non credo che ci siamo mai incontrate
prima, quindi spero che ti piaccia questo mio scritto, se è
la prima volta che ti trovi tra le mie pagine) e a LilythArdat e SoulsReader che l'hanno messa tra le
seguite.
E ovviamente grazie a tutti voi che leggete in silenzio. Spero di
leggere le vostre opinioni un giorno.
La
prossima settimana non aggiornerò perché non ci
sarò (a parte il concerto!), sarò a Parma
per un workshop che parla del conflitto di interesse tra le case
farmaceutiche. Rappresenterò la mia università e
spero di farmi onore.
Non credo che
sentirete la mia mancanza o quello della mia storiella, ma ve lo dico.
Un saluto a tutti,
Barbara.
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Capitolo 5 *** Tè. ***
Tè.
Di
ritorno da una
missione, Lucia aveva una specie di rituale da seguire. La prima fase
prevedeva una buona tazza di tè verde; le piaceva mettere a
bollire
l'acqua e aspettare che tutto fosse pronto. Quella sensazione di
piacevole attesa, che poi era un preludio a qualcosa di ancora
più
bello per lei, era una cosa alla quale non avrebbe rinunciato.
Intanto che l'acqua raggiungeva la giusta temperatura, lei si
appoggiava al piano cottura, mentre lasciava scorrere le dita sui
tasti del lettore musicale, per poi mettere le cuffie, e si lasciava
trasportare in quel limbo ovattato che era per lei la musica evitando
di disturbare il coinquilino.
A
occhi chiusi, non
si era resa conto che Dante era entrato in cucina e aveva preso un
bollitore più grande, che era stato messo sul fornello
azionato prima da Lucia. Forse aveva fatto solo finta di non accorgersene, per continuare a canticchiare indisturbata.
L'acchiappa-demoni
le sfilò una cuffietta dall'orecchio e sorrise.
«Make total
destroy, eh? Ti
senti violenta o cosa?» fece sornione avendo
riconosciuto il brano dei Periphery.
«Nulla
del genere,
sono particolarmente calma, la missione è stata ultimata con
successo e sono soddisfatta del mio operato»
commentò sincera e
sorridendogli di rimando.
Il
ragazzo le
sorrise ancora «Mi fa piacere» si rese anche conto
che Lucia ora
aveva notato il bollilatte diverso, ma non disse nulla,
cosicché lui
proseguì «non hai notato che quello che hai preso
tu era sporco?»
«No,
non me n'ero
accorta, possibile che fossi così distratta?» si
chiese la ragazza
a voce alta e stupita per non aver fatto caso a una cosa del genere.
Era
una bugia e
prendendo una delle due tazze che erano sul tavolo, Dante provvide a
spegnere il fornello e offrire la prima a Lucia dicendole
«Penso
che, anche se preferisco il caffè, questa potrebbe diventare
una
piccola abitudine anche per me. Bentornata.»
L'angolo di Layla.
E rieccoci. Vi sono
mancata? *rotolano le balle di fieno*
Sarò breve
perché non voglio scocciare più di tanto. Il
brano citato è una canzone sulla quale mi sono intrippata da
un mese e più ed è la "molla" che mi ha fatto
riprendere a scrivere e ve lo propino subito: http://www.youtube.com/watch?v=spCmStMOiHE
Che dire
più? Spero che anche questo capitoletto vi sia piaciuto; al
solito non ho grandi pretese al momento, ma mi auguro di avervi
dilettato anche se per poco.
Nel caso vi faccia
schifo, ditelo pure, eh, mica mi faccio problemi, sappiatelo.
Ora vado via, non
senza ringraziarvi e salutarvi.
Un abbraccio,
Barbara.
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Capitolo 6 *** Musica. ***
Musica.
Ascoltare
le note
da una delle chitarre di Dante che riecheggiavano per il salone dava
a Lucia l'occasione di battere il tempo e di canticchiare, come se si
volesse rilassare. La verità era che la musica le permetteva
di
sentire il suo animo cantare e, in aggiunta, come risuonasse quella
dell'uomo di cui si era innamorata.
L'angolo di Layla.
Salve a voi! E
rieccoci qui, tra queste poche righe. Proprio poche davvero, ma i miei
attimi di tenerezza e dolcezza sono proprio brevi, ecco. Spero non vi
spiaccia, magari ne siete pure sollevati! XD
Come sempre, mi
auguro che questo raccontino sia di vostro gradimento.
Mi piacerebbe sapere
cosa ne pensate, se trovate il tutto noioso, scritto male, assurdo o
quant'altro, sono sempre ben disposta a chiacchierare e a ricevere
confronti e critiche, ci mancherebbe. Non vi mangio. :)
Noto che qualcuno,
per caso o perché è incuriosito, legge la serie,
ma non favella.
Ammetto che mi
spiace, ma non mi sognerei mai di prendere il mitra e obbligarvi a dire
cosa ne pensate, ci mancherebbe! XD
Ringrazio SoulsReader
per l'unica, ma graditissima recensione alla serie, poi LilythArdat e Zelda69 che hanno
messo questa raccolta tra le preferite e SoulsReader che l'ha
messa tra le seguite.
E ringrazio anche tutti voi, lettori silenti.
Se volete, mi trovate su Facebook a questo indirizzo: https://www.facebook.com/barbara.zimotti.7
oppure anche sul mio profilo Ask http://ask.fm/LaylaMorriganAspasia,
per chiacchierare di qualsiasi cosa vogliate.
Ora vado, e ancora grazie di cuore,
Barbara,
|
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Capitolo 7 *** Melodia. ***
Melodia.
Dante la poggiò in
modo per lui molto agevole sul pianoforte di terza mano che aveva
trovato da un rigattiere a un prezzo stracciato, mentre Lucia gli
mordeva le labbra baciandolo.
Il suono che uscì
dalla cassa armonica la fece ridacchiare, e un suono frequente e
sincopante poi accompagnò la melodia nata sul momento, in
sincrono
con le spinte dell'uomo e alla voce della ragazza sempre più
spezzata.
L'angolo di Layla.
Rieccoci qui, salve,
di nuovo.
Sì, sono
sempre breve, forse un po' troppo al momento. Forse potreste dire "e tu
hai aspettato una settimana per pubblicare questa cacata di quattro
righe?". Giusto, legittimo.
Mi rendo conto che
non sono più la signorina prolissa di un tempo, ma al
momento penso sia la cosa giusta per me.
Mi spiego meglio: in
queste "vacanze", io mi darò da fare, studierò
per la sessione invernale come una forsennata. Voglio dare gli esami e
anche con voti soddisfacenti. Si tratta del mio proposito per l'anno
nuovo, perché ce la metterò tutta per vincere il
trasferimento in un altro ateneo e più i voti sono
corposi... più possibilità ho, anche per la casa
dello studente, così non sarei molto di peso ai miei.
Lo studio
è una priorità, ma non abbandono la mia passione
e l'altro mio sogno ossia la scrittura, ma questi piccoli frammentini e
quelli di un'altra storia appena iniziata (se vi interessa,
è su Soul Eater, ve la lascio qui: http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2332245&i=1), più gli haiku e
altre cosine mi vengono nelle pause studio, e quindi sono calibrate al
fatto che al momento non posso stare ore e ore a scrivere come vorrei.
Ora in poche parole trovo me stessa; per me è strano, sono
la prima a dirlo.
Potreste
dire che le mie sono tutte scuse, ma è così.
Spero che anche
questo piccolo pezzettino vi sia piaciuto, ma... ho come l'impressione
che odiate la coppia Dante/Lucia, cari lettori, o sbaglio?
Non lo dico
perché non ricevo pareri (e forse questo mi fa capire che
qualcosa non va, ma siccome nessuno mi dice nulla... non posso saperlo
T___T), ma lo dico a istinto. Confutatemi se sbaglio!
Beh, ora vi lascio,
credo di aver parlato troppo.
Come sempre, grazie,
la vostra
Barbara.
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Capitolo 8 *** Viaggio. ***
Viaggio.
Non
è sempre
facile uccidere dei demoni, specie se sanno camuffarsi bene tra gli
umani dando l'impressione di essere insospettabilissime persone
rispettabili.
Spesso
la loro
capacità di occultarsi è direttamente
proporzionale alla loro forza
e malvagità.
Alle
volte si può
uscire vincitori da una battaglia anche piuttosto malconci; alcuni
avversari sanno essere particolarmente ostici.
La
pensava così
Lucia mentre aiutava Dante a reggersi in piedi, mentre egli
zoppicava.
Sapeva
che si
sarebbe ripreso in poco tempo, ma non poté non preoccuparsi
e
spaventarsi dopo aver visto lo scontro mentre il suo compagno aveva
voluto fare tutto da solo.
«Ma
dimmi un
po'... perché vuoi sempre strafare? Potevo darti una mano,
no?»
«Ho
valutato male
i rischi e le conseguenze sono queste, tutto qui.»
«Sì,
infatti, il
solito impulsivo» rimbeccò la ragazza acida,
cercando di nascondere
la sua apprensione.
«Mi
dispiace, non
volevo farti impensierire» il tentativo di celare al
cacciatore di
demoni i suoi timori era fallito «dopo questa missione
però ci
meritiamo una vacanza, che ne dici? L'idea ti piace?» chiese,
facendo un sorriso sincero.
«Sì,
perché no?
Hai già pensato a qualcosa?»
«Non
amo molto il
mare, pensavo a un posto tranquillo in montagna, ma mi piacerebbe
sentire anche la tua opinione.»
«La
montagna...
potrei leggere in santa pace e camminare per i boschi, sarebbe molto
rilassante; dai, la vedo come una cosa molto fattibile»
commentò la
ragazza allegra. Le è sempre piaciuta la natura.
«No,
no. Niente
libri, solo noi due, non esiste» fece lui categorico.
«E
allora come
faccio a rilassarmi?»
«Ci
penso io,
fidati.»
Cosa
poteva
aspettarsi Lucia da un maliardo come Dante se non una risposta del
genere?
L'angolo di Layla.
Rieccoci qui.
Sarò brevissima stavolta.
Grazie a tutti quelli
che hanno letto, recensito e inserito la storia tra le preferite e le
seguite.
Spero che questa
raccolta possa continuare a piacervi almeno quanto a me piace scriverla.
Colgo l'occasione per
augurarvi buone feste.
Un abbraccio,
la vostra
Barbara.
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Capitolo 9 *** Matita. ***
Matita.
Lucia
aveva preso
un plaid per avvolgere Dante che si era assopito sul divano, quando
le venne un'idea.
Sul suo viso si tratteggiò per un istante un
sorriso sghembo che aveva spesso visto sul volto dell'uomo ora
addormentato, con la variabile sostanziale che era lui a non poter
vedere lei.
Prese
il bloc-notes
e una matita. Prese anche una penna nera, ma riflettendoci non se la
sentiva di usare l'inchiostro in quel frangente; era da tanto che non
si cimentava in un'attività che le piaceva così
tanto.
Doveva
sbrigarsi e
approfittare del momento propizio.
Fece
un abbozzo
schematico del divano con delle linee guida e si concentrò
sul
soggetto principale.
Si
sentiva bene, il
disegno faceva parte di lei... le era mancato così tanto
tratteggiare qualcosa con calma, meticolosità e bruciante
passione.
Il
cuore le batté
forte non appena iniziò a marcare con tratti più
decisi il volto
dell'uomo, studiando anche i pieni e i vuoti che la luce le stavano
mostrando sull'incarnato della persona raffigurata sul taccuino.
Sfortunatamente
la
luce del sole le giocò lo scherzo di posarsi sugli occhi di
Dante
che, stizzito, si svegliò, senza che Lucia ebbe l'occasione
di
terminare il lavoro.
Chiuse
di scatto il
notes e si alzò dalla poltrona, andando in cucina e
prendendo una
mela che sciacquò sotto il getto d'acqua del lavabo.
Fece
in tempo a
mettere il blocco in borsa, per non lasciare tracce; avrebbe finito
il disegno più tardi in quanto tutto quello che le serviva
lo aveva
già impresso nella mente e nell'animo.
Diede
un morso alla
mela, verde, del colore complementare a quella che aveva appena preso
Dante il quale le cinse la vita in un morbido abbraccio.
«Come
mai sei
scappata così velocemente in cucina? La fame ti ha assalita
all'improvviso?» chiese.
«Avevo
voglia di
una mela, tutto qui» fece la ragazza, cercando di mentire al
meglio.
Non è mai stata brava a mentire al suo compagno,
però sperava che,
una volta ogni tanto, per non imbarazzarsi più di tanto, lui
facesse
almeno finta di credere alle sue innocenti bugie.
«Giusto,
giusto,
ne hai prese tre. Si vede che hai fame. Una verde che stai mangiando
e due rosse. Una... e due» ribatté lui,
carezzandole le guance che
al suo tocco si fecero più roventi.
“Non
l'ha bevuta
nemmeno questa volta” si ritrovò a pensare Lucia
“sono così
prevedibile?” domandò poi a se stessa.
«Oh,
queste...»
iniziò lei «è perché abbiamo
i riscaldamenti accesi, cosa vai a
pensare, idiota?»
«Penso
che tu
abbia in mente qualcosa che non vuoi dirmi o che stai già
tramando
delle cose che mi vuoi nascondere, per esempio... hai la mano sporca,
proprio qui» incalzò Dante togliendole la mela
dalla mano destra e
soppesandola «sembra... matita o sbaglio?»
proseguì osservandola
bene negli occhi per capire meglio Lucia, che le sembrava una
sorpresa costante.
Le
sfiorava la mano
con tocchi delicati, ricambiati a loro volta dalla ragazza.
“Accidenti...
ma
che sta giocando al Tenente Colombo o a Detective Monk?”
«Colpevole,
vostro
onore!» iniziò la giovane dopo aver riso della
grossa «Sono
colpevole di innocenza, stavo disegnando, nulla di speciale, ma non
avendo finito l'opera non voglio che nessuno guardi quello che stavo
facendo. Quando termino... chissà.»
«Okay,
mi sta
bene, non sia mai che Leonardo poi mi dia la colpa di averle rovinato
il disegno» ribatté sarcastico.
Ironia
che fu
ripagata con un tentativo di Lucia di dargli un calcio nello
stinco... andato a male.
L'acchiappa-demoni
bloccò la gamba di lei per poi accarezzarla lentamente
constatando
che effetto facesse a entrambi quel contatto, sempre così
ricercato.
«Artista
permalosa... non sarai uno di quei pittori che quando il disegno fa
schifo distrugge un atelier intero?»
«Ma
per chi mi hai
preso? Penso che potresti stupirti e poi... a dirla tutta, tu hai
reso il mio disegno speciale» rispose Lucia sincera.
Dante
si abbassò
all'altezza del suo viso «Ma cosa stai...?»
La
domanda non fu
più formulata perché Lucia lo baciò
con trasporto, mordendogli le
labbra, come le piaceva fare.
«Ho
ritratto te,
ecco» fu la rivelazione appena sussurrata in un filo di voce
«dormivi così bene sul divano e mi sono sentita
ispirata.»
«Io
in un
ritratto... che gusti strani hai per i soggetti da disegnare, fattelo
dire» era stupito, non si sarebbe mai aspettato che la sua
donna
riprendesse a dipingere dopo tanto tempo e ritraesse proprio lui.
Il
suo ego ne era
solleticato, senz'alcun dubbio, ed era felice perché
desiderava con
tutto se stesso che Lucia non smettesse di coltivare le sue passioni,
ma pensò anche che non riusciva a capacitarsi del fatto di
aver
incontrato e trovato una donna meravigliosa e che fosse al suo
fianco.
Si
reputava
fortunato e si sentiva sereno, dopo tanto tempo passato
nell'inquietudine che sempre bussava alle porte dell'anima. Sia di
lui sia di lei.
Ma
si facevano
forza a vicenda e vivevano al meglio delle loro possibilità,
assieme.
Lucia
si accorse
che Dante era immerso in una qualche riflessione e attese prima di
rispondergli.
«Sono
esigente in
fatto di uomini, che ci puoi fare. Sei disponibile per un ritratto
integrale?» le parole della ragazza lo riscossero e lo fecero
ridere
di gusto, pregustando la scenetta come la immaginava lui.
«Ci
sto, mia
ritrattista ufficiale.»
«Pallone
gonfiato
che non sei altro.»
«Cosa
ti aspettavi
da me? Dici che sei esigente parlando di uomini, con me hai fatto un
terno al lotto!» esclamò tronfio, ma stringendo
ancora di più
Lucia tra le sue braccia.
«E
tu hai sbancato
il jackpot con me» fu la risposta di lei, scoccandogli un
bacio sul
collo.
«Es
verdad.»
L'angolo di Layla.
Ho scritto un po' di
più, un fuori programma, decisamente.
Vedetela un po' come
storiella natalizia.
Nella storia alberga
calma e serenità, è quella che vi auguro, a tutti
quanti quelli che leggono i miei strampalati esperimenti.
Il Dante di questa storia è riflessivo, sì, io
non lo vedo come un morto di figa (detto papale papale) che pensa
sempre e solo alle donne o che faccia sempre cavolate, per me
è un uomo che quando c'è da essere serio, lo
è, ecco. Ci tenevo a precisarlo.
Lo spagnolo... dalla battuta di Devil May Cry 4, chissà,
magari Dante conosce lo spagnolo. Se vive negli States, lo spagnolo
è la seconda lingua parlata oltre all'inglese. ;)
Non
credo in un dio o altro, ma trovo che augurarvi il meglio trascenda
qualsiasi credo e lo faccio di vivo cuore assieme ai miei
ringraziamenti che mi sopportate.
Questo è
l'ultimo scritto in questo fandom per quest'anno, sabato
vedrò di aggiornare nel fandom di Soul Eater (diamine, se mi
piace) e devo vedere come abbozzare una drabble con il prompt "Risiko".
Questa volta la vedo
dura! XD
Beh, tanti auguri a
tutti e buone feste.
Grazie davvero.
Un abbraccio forte,
Barbara.
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Capitolo 10 *** Lacrime. ***
Lacrime.
Dante
meditava
sulle parole di Lucia.
La
ragazza si
sentiva, a suo dire, limitata quando si
trattava di capire la
musica, mentre lui, invece, poteva capirla appieno e per davvero
perché sapeva suonare degli strumenti musicali.
La
sue definizioni
di simpatia ed empatia musicale erano semplici.
Chi
è empatico,
capisce la cosa o la persona che sta a esso di fronte, prova a
immedesimarsi, ma il tentativo finisce lì, perché
non si sente
totalmente coinvolto.
Chi
invece avverte
una simpatia, riesce dove l'empatico fallisce, in quanto il suo grado
di implicazione è massimo. Vive anche lui la stessa cosa e
capisce
appieno l'altro.
Con
la musica è lo
stesso ragionamento, secondo la ragazza.
Se
una persona sa
suonare uno strumento, capisce e assapora appieno la musica come non
potrà mai fare chi l'ascolta, si lascia trasportare dalla
melodia e
dalle parole, ma non raggiunge la stessa esperienza totalizzante del
musicista.
All'uomo
fece molto
piacere la richiesta di Lucia che voleva imparare a suonare la
chitarra, non gli sarebbe dispiaciuto affatto insegnarle.
Quello
che però
non capiva erano le lacrime che la giovane versava spesso quando
ascoltava dei brani che le piacevano in modo particolarmente intenso,
così appassionato, forse.
Stava
piangendo
anche ora, sulle note di In loving
memory e il
cacciatore
sorrideva.
Anche
quella era,
per lui, simpatia musicale pura e semplice.
Ma
non si trattenne
dal prendere un po' in giro la sua compagna, non avrebbe mai perso
l'occasione.
«E
ora cos'è
questa? Empatia o simpatia?» chiese sarcastico.
«Sto
affettando la
cipolla, idiota, è logico che pianga!»
ribatté la ragazza mentre
col piede batteva il tempo della canzone.
«Non
ho sentito
che la mettevi sotto l'acqua corrente e poi... quelli sono
fagiolini»
rispose ridendo mentre abbracciava da dietro Lucia per darle un bacio
tra i capelli.
L'angolo di Layla.
Salve a tutti.
Dico solo che la
definizione di simpatia ed empatia musicale sono le constatazioni della
sottoscritta, lo penso da sempre, è inutile negarlo.
Che dire
più?
La famosa cipolla
contiene alline (proteine derivate da cisteine solforate) che quando
l'ortaggio viene tagliato si degradano e siccome l'occhio avverte le
alline degradate come "minaccia", per difesa iniziano a lacrimare
perché pensa che possa essere corrosivo. Se si sciacqua la
cipolla sotto l'acqua, l'occhio non reagisce in tal modo. *ecco cosa mi
insegnavano a biochimica*
Bando alle ciance.
Grazie a chi ha
recensito finora questa raccolta: JoMarch95,
ninjiapiccina
e SoulsReader
e grazie a LilythArdat
e Zelda69
che l'hanno inserita tra le preferite e Dauntless975_ e SoulsReader che
l'hanno messa tra le seguite.
Grazie anche a tutti
coloro che leggono silenziosi, so che ci siete, ma se potessi vi
ringrazierei di persona, com'è giusto.
Se tutto va bene,
come sempre, il prossimo capitolo sarà la prossima settimana.
Devo sistemare alcune
cose della piccola storia con Vergil e dopo tanto tempo ho ripreso in
mano Nocturne with no moon e penso che tornerò anche con
quella storia.
Un abbraccio,
Barbara.
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Capitolo 11 *** Cinema. ***
Cinema.
La
passione per la
lettura di Lucia non era mai dispiaciuta a Dante; gli piaceva che la
ragazza mostrasse anche la sua bellezza quando si trattava della sua
intelligenza in ogni sua forma.
Gli
aveva fatto
piacere essere stato avvicinato anche a un mondo fantastico –
lui
che spesso ne aveva le tasche piene delle creature che incontrava
quasi tutti i giorni – come quello di Tolkien seppure per il
momento solo guardando i film della Trilogia
dell'Anello e Lo
Hobbit: un viaggio inaspettato a casa con
la compagna.
Aveva
conservato i
romanzi di Vergil, lui amava quel romanziere, e Dante non si era mai
sentito di iniziare un viaggio in quei libri; pensava che alcuni
nostalgici ricordi potessero attanagliargli l'animo in ogni momento.
Però,
lasciandosi
travolgere dall'entusiasmo di Lucia, aveva iniziato a pensare che
forse leggere quei libri sarebbe stato un modo per ricordarlo ed
essergli più vicino.
Le
fece la sorpresa
di prenotare due biglietti il giorno in cui uscì La
desolazione
di Smaug; bastava
poco per rilassarsi, a entrambi.
Non
si sarebbe mai
aspettato i borbottii di Lucia durante la visione del film; non
avendo letto i libri, lui prese il film per quello che era e che
vedeva.
La
vide affondare
le unghie nella poltrona dove sedeva: era livida di rabbia.
Udì
anche
l'impercettibile «Quella dannata elfa» pronunciato
da Lucia e lui
sorrise nascosto dalla penombra della sala.
Gli
sembrò che
odiasse quella Tauriel lì, se non aveva capito male, e alla
fine
della visione del film, lui ne avrebbe approfittato per deriderla;
gli piaceva farla arrabbiare per poi calmarla... a modo suo.
Al
ritorno a casa,
Lucia era stata silenziosa per tutta la durata della passeggiata,
evidentemente rifletteva sulla desolazione del film
in sé.
Gettò
il giubbotto
senza nemmeno curarsi di centrare l'attaccapanni e infatti
colpì
appieno il torace di Dante.
«Ehi,
ma che ti
prende? Va tutto bene?» la giovane si rese conto di quello
che aveva
fatto e fece un tiratissimo sorriso e si avvicinò a lui.
«Scusami,
non ci
sto con la testa. Ero rimasta...»
«Al
film?» la
anticipò e vide un cenno di assenso da parte di lei
«Ho come
l'impressione che non ti sia piaciuto, vero?»
«Beh...
già dalla
prima parte il regista ha fatto di testa sua e quindi sapevo che
nemmeno questa parte sarebbe stata fedele al libro, ma inserire
quella
cosa
lì... Che rabbia!»
Dante
scoppiò a
ridere nel vedere il sincero disappunto di Lucia. Sapeva che era una
fan del Professore,
però era divertente vedere che era
davvero arrabbiata!
«Pensavo
che per
solidarietà avresti difeso una guerriera rossa come te, dici
sempre
che le rosse vengono sempre oscurate o dalle bionde o dalle more e ti
lamenti ora?» in quel momento gli occhi di Lucia parevano le
fiamme
gettate dalle fauci del drago Smaug.
«Solidarietà?
Per
quella? Ma mi prendi in giro?»
«Ma
sì, siete
entrambe combattive e risolute» commentò
sarcastico.
Il
sarcasmo fu
colto e ottenne l'effetto sperato.
«Oh,
certo,
talmente risoluta che basta vedere un attimo Kili e... ma che morta
di...»
Le
parole morirono
nella gola di Lucia perché Dante la baciò senza
che lei potesse
muoversi o pensare ad altro.
«Non
sono da te
certe parole così colorite.»
«Eh,
però tu
incalzi per farmi arrabbiare! Lo sai che quando si tratta di una cosa
che mi piace io...» un altro bacio, questa volta
più lungo e più
rabbioso anche da parte di lei rivelò la foga della passione
che
Lucia metteva in ogni cosa, si trattasse anche dell'amore per i
libri.
«Dài,
non ti
scaldare. Come personaggio non esiste, giusto?»
«Già,
il
Professore
non
avrebbe mai inserito un essere onnisciente,
onnipotente, capo delle guardie a una così giovane
età che fa di
testa sua e se ne infischia di tutto, anche del contesto in cui
è
inserita. Che trovata commerciale. Non mi aveva dato fastidio che la
produzione avesse pensato di affiancare un personaggio femminile...
chissà cosa mi aspettavo» fece Lucia pensierosa e
alquanto delusa.
La sua voce leggermente alta
lasciava trapelare tutto il suo sdegno.
«Se
lo avessi
saputo, non ti avrei proposto di andare al cinema.»
«Ma
no, no» Lucia
si fece più minuta di quanto non fosse e
abbracciò il suo uomo «e
chi immaginava tutto questo, è stato bello passare un
pomeriggio in
tranquillità, lontani dal lavoro, solo noi due»
disse sincera, il
suo sorriso lo rivelava.
«Puoi
sempre
ripetere come mantra Tauriel
non esiste, magari
svanisce per
davvero.»
«Magari
Smaug la
incenerisce nel prossimo film!» gli occhi della ragazza
brillarono
al solo pensiero di quell'eventualità.
«Che
tragica»
fece Dante non nascondendo di essere divertito dal fatto che Lucia in
quel momento le sembrava una bambina entusiasta. Si sciolse un attimo
dall'abbraccio della ragazza e andò a prendere la sua copia de Lo Hobbit.
Lucia
sapeva cosa
volessero dire quei romanzi per lui e un suo sorriso dolce gli fece
capire che la giovane era contenta che si fosse deciso a fare quel
passo in tutta autonomia e calma.
Gli
fece cenno di
sedersi accanto a lui sul divano e con un movimento elegante la
ragazza lo raggiunse.
«Mi
informo anche
io, non sia mai che mi immedesimi anche io in un personaggio come
quando leggi tu, specie di fanatica.»
«Cretino...
tu
sembri Thorin.»
«Dici?
In effetti
è il più figo di tutti e il paragone lo trovo
calzante» si
pavoneggiò facendo alzare un sopracciglio a Lucia.
«Che
montato.
Forza, inizia.»
«Va
bene. In un
buco della terra viveva uno Hobbit...»
L'angolo di Layla.
Sarò breve.
Non fucilatemi, ma
sì, il parere che Lucia dà su Tauriel
è il mio.
Per come immagino io
la ragazza (e poi è un'AU questa) l'ho resa una lettrice e
fan sfegatata di Tolkien che, non lo nascondo, è uno dei
miei "maestri" e un modello di stile e narrazione.
Dante ovviamente è sempre lui, sarcastico e a tratti
antipatico e, come dicevo e ho detto tante volte, certo, Vergil l'ho
sempre visto come l' "acculturato" di casa, ma anche lui,
già per informarsi sui demoni e altre cose, per me legge.
Non tantissimo, ma come hobby perché no?
Spero che questo scritto vi piaccia e che vi strappi un sorriso almeno
come quando l'ho scritta, proprio per sdrammatizzare ed esorcizzare
quella cosa che per me è Tauriel! XD
Lo dico e lo ripeto, ho scritto solo per divertimento e non per far
scatenare la fazione "Viva Tauriel" e "Abbasso Tauriel".
Prendetela per quella che è, una storia breve nata dalla mia
mente bacata! XD
Credo che la prossima settimana, causa tirocini, non
aggiornerò, ma spero di gettare almeno a mano delle idee per
"Nocturne with no moon", sempre in questo fandom.
Beh, vi saluto e grazie, come sempre.
Barbara.
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Capitolo 12 *** Computer. ***
Computer.
Per
Dante il
telefono era un aggeggio infernale, spesso lo faceva innervosire,
però lo trovava nel complesso utile.
Aveva
installato
nella sua agenzia un modem con la connessione a Internet e aveva
comprato anche un computer.
Lady
e Trish non ce
lo vedevano proprio a smanettare con quell'aggeggio infernale
e
pensavano che alla fine lo avrebbe distrutto nel caso il
sistema operativo avesse giocato degli scherzi al cacciatore.
Per
loro era una
trovata per mostrarsi giovane quando era
un vecchio apatico
nell'animo e magari per conoscere altre donne su siti di incontri
vari ed eventuali.
Lo
avevano detto
una volta scoppiando in grasse risate, alla portata di una certa
ragazza, ma Lucia
non si era unita a loro, anzi, aveva digrignato
i denti in una strana smorfia, stando attenta a non premere troppo il
bricco di carta del succo di frutta.
Dante
non aveva
problema alcuno a lasciare alla ragazza il computer, anzi, non gli
dispiaceva, come quando gli scaricò Libertad dei Velvet
Revolver.
Lucia
però non
riusciva a cancellare dalla mente le parole delle colleghe, le
ronzavano in testa come delle fastidiose zanzare.
Una
volta, mentre
provava il funzionamento di un programma di grafica, non si trattenne
più e arrivò addirittura a controllare la sua
cronologia, ma non
trovò nulla di losco o di meschino, anzi, cercò
di capire cosa
voleva fare l'uomo.
Non
era un idea
malvagia quella di creare un sito della Devil May Cry per attirare
una clientela che al giorno d'oggi usava la tecnologia e che era
diventato il mezzo maggioritario di comunicazione di massa.
Si
sentì sporca e
malfidente e decise che avrebbe ascoltato sempre la sua coscienza,
che nutriva piena fiducia nell'uomo e non le voci di due
galline starnazzanti.
L'angolo di Layla.
Ecco qui questo
aggiornamento flash.
Oggi ho aggiornato la
raccolta su Soul Eater e siccome ho del tempo... ecco qui.
Non ho pretese, solo
strapparvi un sorriso.
Lucia gelosa,
insomma, lo sarei anche io di Dante.
E parlando di
pornografia via web e ogni mezzo... mi sale l'Orcrist (concedetemi
l'espressione).
I Velvet Revolver sono una band che adoro. <3
Come
sempre, grazie a chi finora ha letto, anche senza favellare, chi ha
recensito e chi ha inserito la raccolta tra le sue preferenze e altro.
Alla prossima.
Barbara.
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Capitolo 13 *** Abbraccio. ***
Abbraccio.
"Chiuse gli occhi e sospirò,
togliendosi gli occhiali e mettendoli nella custodia.
Trasse
un altro respiro, lentamente,
con un tono che le parve addirittura greve, pieno dell'angoscia che
sentiva attanagliarle il petto.
Strinse
con rabbia il colletto della
camicia, incurante del fatto che il suo compagno di viaggio la stava
osservando in modo curioso e soprattutto preoccupato.
D'un
tratto si acquietò, lasciò
andare il lembo di stoffa che aveva torturato fino a un attimo prima
e prese dal bagaglio a mano Penelope
alla guerra;
voleva rileggerlo, ancora una volta, per perdersi tra quelle parole
che l'avevano resa finalmente cosciente e piena di volontà.
Aveva
capito che se avesse fatto finta e detto che tutto andava bene
sarebbe stata bugiarda verso se stessa.
E
dannatamente ipocrita,
come la gente che più odia al mondo.
Non
poteva, non voleva mentire, non era
da lei e non lo sentiva giusto.
Ma
Charlie non dimentica, né il
dolore né la delusione.
Non sarebbe stata capace di rimuovere tutto e lasciare che i suoi
tristi ricordi accompagnassero l'oblio dei pensieri, quelli che
bisognerebbe dimenticare per vivere più sereni, ma che
un'anima da infelice
cronica, invece, ritrovava puntualmente ogniqualvolta si
presentava una nuova difficoltà oppure quando si lasciava
andare per non pensare alla realtà.
Sì, ci provava, ma non ci riusciva; Charlie è
anche questo.
Non
avrebbe dimenticato nemmeno l'amore, quel sentimento che l'aveva
mutata, rendendola irriconoscibile addirittura ai suoi stessi occhi.
L'odio
aveva lasciato posto al disprezzo,
il rancore era diventato consapevolezza.
Non
era una debolezza
ammettere il proprio limite; era più infantile e stupido
crogiolarsi
nell'illusione di un qualcosa che per lei non aveva più
ragione di
esistere dopo che era diventato tutto fatiscente e crollato sotto i
suoi piedi, cosa che non si aspettava.
Non da lui.
Lei
non
perdona.
Se
le si fa un torto non lascia seconde possibilità.
È
una sua caratteristica, ha provato a vedere cosa sarebbe accaduto a
fare l'esatto opposto di ciò che il cuore e la mente le
suggerivano,
ma ha fallito.
Lei
non ha visto però la sconfitta; è cresciuta e si
è arricchita.
Ha
imparato a conoscersi e a volersi bene, più di
quanto le era stato detto dagli altri che poi, per un motivo o per un
altro l'hanno abbandonata.
L'amore
è un'esperienza totalizzante, passionale,
vissuto fino all'ultimo come un'ardente fiamma che poi, quando si
spegne, vede braci che non devono essere riattizzate.
Non
sarebbe
il fuoco di prima, è sbagliato convincersi del contrario.
Bianco
o nero, questi sono i colori dell'amore della ragazza, non ci sono
vie di mezzo, non più.
Di sicuro cercherà di non innamorarsi mai più, di
scongiurare ogni altro tentativo di avvicinarsi o di lasciarsi
avvicinare a quell'abbacinante mondo a cui sente di non appartenere.
È
tempo però che il gelo del suo cuore trovi
una nuova dimora in cui sciogliersi e cercare di divampare in
seguito, vivendo di nuovo, in un modo più coinvolgente
rispetto a prima... più
vivo, più vero.
Mettendo
le cuffie alle orecchie, si preparò a solcare i
cieli, dicendogli "addio" dall'oblò, anche se lui non
c'era.
Non
ci sarebbe stato mai più.
Charlie
lo sapeva, lo
aveva già deciso da tempo, ora è riuscita a
farcela.
Se
gli dèi
da lui venerati fossero stati clementi forse, un giorno, si sarebbero
rivisti.
Se
quelli di lei le avessero sorriso, invece, si sarebbero sì
visti, mentre bruciavano in due fuochi diversi.
L'una
in nuovo
amore, l'altro nelle fiamme del rimpianto eterno".
Lucia si
mordeva il
labbro inferiore con forza; aveva appena fatto una pausa dal leggere
ad alta voce quel frammento del libro che aveva comprato per puro
caso su una bancarella degli usati e stava riflettendo.
Non
c'era nessuno,
quindi poteva parlare liberamente senza che nessuno potesse prenderla
per pazza.
«Stando
a quanto
dice l'introduzione in copertina, l'autrice ha romanzato la sua
vita»
controllò di nuovo la quarta pagina e fece sì con
la testa «ho
letto bene... però, cavolo, com'è stata
sfortunata, mi spiace per
lei.»
Non
le risultava
difficile immedesimarsi nelle vicende che leggeva.
Le
era capitato
spesso di piangere, di commuoversi, di mormorare un
“ammazzati” a
un personaggio antipatico della risma di Joffrey Baratheon, come
anche di sorridere, sghignazzare e altro ancora.
Questa
volta,
invece, pensando alla giovane età della scrittrice, non
poté far a
meno di intenerirsi e immaginare a come avrebbe reagito lei se si
fosse trovata nella stessa situazione.
«Avrei
reagito
anche io così» mormorò triste Lucia
«e non capisco come abbia
trovato la forza e il coraggio di essersi messa così a nudo
anche se
ha cambiato qualcosa nella storia.»
Mise
il segnalibro
e poggiò il volume sul tavolinetto vicino al pouf
dirigendosi poi in
cucina.
Aveva
voglia di
preparare la cena, sentiva che Dante sarebbe tornato presto.
Venti
minuti dopo,
nemmeno a farlo apposta, sentì uno scalpiccio di passi a lei
familiare e la porta si aprì.
Non
diede nemmeno
all'uomo il tempo di chiudere la porta e di togliersi il giubbotto di
pelle bagnato per via della pioggia che Lucia lo abbracciò.
Un
abbraccio forte,
una stretta salda, come le sicurezze che desiderava ottenere, almeno
giorno per giorno.
Dante,
da parte
sua, ricambiò quel gesto con la stessa
vigorosità, stando attento a
non stringere troppo la ragazza, senza dire nulla.
Il
placido silenzio
che albergava non era nulla paragonato al calore dei loro corpi e ai
muti sguardi che sembravano aver capito già tutto senza il
benché
minimo accenno di parola.
L'angolo di Layla.
Ciao a tutti,
sarò breve.
Lo stralcio iniziale
è dato da questa OS, che vi linko. http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2439765&i=1
Se leggete le note e
la rileggete in quel contesto vi spiego meglio le cose.
Mi hanno scritto via
messaggio privato che sono stata "coraggiosa" nell'esternare quel
frammento di vita in quel breve racconto dove ci si può
immedesimare benissimo e che io (rendetevi conto, io!) potrei scrivere
un romanzo sentimentale, ma non di quelli dolci che fa venire la
glicemia alle stelle o cariare i denti, ma un romanzo coerente e coeso,
dove parlo sì d'amore, ma a modo mio.
Vi dirò,
la cosa mi solletica. E qui, ho immaginato (brutta cosa la fantasia)
che Lucia leggesse un mio romanzo e si soffermasse su un pezzo in
particolare.
Nulla di
più e spero non mi fuciliate.
Grazie come sempre a
chi legge e commenta e quant'altro.
Un abbraccio,
Barbara.
|
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Capitolo 14 *** Sete. ***
Sete.
Lucia si svegliò con la gola arsa e non ci pensò
due volte ad alzarsi dal letto per andare in cucina per bere dell'acqua.
Indossò la vestaglia lasciandosi scappare un mugugno di
disapprovazione quando il piede destro toccò il pavimento
freddo non avendo trovato la pantofola.
Nella penombra, Dante sogghignò mentre una parola si
stagliava precisa nella sua mente.
Freddolosa,
dannatamente freddolosa.
Decise di seguirla e di giocarle un tiro mancino.
Arrivò anche lui in cucina e la vide bere dell'acqua.
Aspettò che lei posasse il bicchiere sul tavolo e la strinse
a sé.
Lucia lo guardò, ricambiando l'abbraccio, intrappolata nelle
sue braccia e inerme come non mai.
Sentiva il suo fiato caldo contro la guancia e, d’istinto,
chiuse gli occhi.
Il ghigno maliardo di Dante la fece ridestare, avvertendo qualcosa che
non andava, mentre poco lontano da lei sollevava la bottiglietta
d’acqua.
«Lucia... Avevo solo sete, a cosa stavi pensando?»
«Stronzo» ribatté la ragazza gettandogli
addosso l'acqua gelida che era rimasta nel suo bicchiere.
A questo Dante non aveva pensato.
Ma si sarebbe vendicato.
L'angolo di Layla.
E rieccoci qui, tra
queste piccole storie.
Colgo l'occasione di
dirvi che, a parte la cancellazione del Notturno,
la mia presenza qui sul sito sarà più sporadica,
se così posso affermare.
Ovvero conto solo di
terminare le storie già postate per poi
non pubblicare più nulla di elaborato come delle long qui.
Quindi potrei tornare solo con delle One-Shot.
Potreste chiedervi
perché e io non negherò la
risposta.
Non è per
la mancanza di recensioni, se nessuno commenta i
miei scritti non ci posso far nulla perché non costringo
nessuno né a leggere né a recensire; sento che
devo impegnarmi a fondo per il mio romanzo e per i miei studi.
Penso sia la cosa
più importante.
E poi voglio staccare
un attimo dal sito, il cui clima, per me, al
momento lo trovo un pochino pesante e sento di dovermi ritemprare.
Diciamo che vado un
pochino in vacanza, ma se volete chiacchierare con
me non fatevi problemi, aggiungetemi tranquillamente su Facebook, Twitter o Ask, se preferite.
Come sempre, grazie a
tutti per davvero.
Un abbraccio e alla
prossima,
Barbara.
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Capitolo 15 *** Vacanze. ***
Vacanze.
Essere
un
cacciatore di demoni è un lavoro pericoloso, impegnativo,
pieno di
difficoltà e anche molto stressante oltre che stancante, ma
Lucia
tendeva a vedere il buono anche in una professione così
particolare.
Non
appena aveva
saputo che il prossimo incarico li avrebbe portati in Italia le si
illuminarono gli occhi; non era mai stata lì e voleva, anche
se il
lavoro sarebbe stata la priorità di entrambi, immergersi in
quel
Paese così ricco di storia, cultura e classicità,
le stesse di cui
aveva spesso letto nei suoi libri e che, da sognatrice, ha sempre
sperato di poter assaporare un giorno.
Non
vedeva l'ora di
andare a visitare Bologna, Firenze, Napoli, Palermo, Roma, e magari
altri posti a lei cari solo sulla carta, fino a quel momento.
Si
era stupita del
fatto che i demoni a cui avrebbero dovuto dare la caccia si
trovassero e agissero in città molto grandi e, a quanto
pareva,
anche in pieno giorno.
Probabilmente
erano
delle creature che avevano imparato a passare inosservati tra la
folla, forse avevano anche le spalle coperte dalla legge, che poteva
chiudere un occhio su certi avvenimenti di cronaca che potevano
essere insabbiati, catalogati come semplici tragiche
fatalità o
altro.
Lucia
aveva già
deciso: lavoro o meno, si sarebbe goduta l'Italia e le sue bellezze
come se fosse stata in vacanza e quando si metteva una cosa in testa
nessuno poteva fermarla.
La
prima tappa
sarebbe stata una delle più antiche città
universitarie d'Europa e
Lucia, eccitata, per prima cosa chiamò il call-center per la
prenotazione di due biglietti della mostra che si teneva a Palazzo
Fava, per ammirare i pittori olandesi del Seicento e quello che
probabilmente era ed è tuttora il quadro più
famoso di Jan Vermeer.
Infatti,
appena
arrivati e dopo aver riposato il giusto per riprendersi dal volo,
Lucia si vestì di tutto punto e invitò
Dante,
anzi, lo
costrinse, a fare altrettanto per uscire e visitare Bologna.
«Andiamo,
Lucia,
vuoi davvero andare a vedere una mostra sul cibo?» chiese
Dante un
poco stupito. La ragazza voleva fargli una sorpresa.
Alcuni
mesi prima,
quando erano stati chiamati per proteggere la famiglia di un
collezionista d'arte ucciso da dei demoni, Lady e Trish si erano
meravigliate del fatto che Dante avesse espresso la richiesta di
poter vedere più da vicino i quadri autentici che il defunto
aveva
nella sua galleria privata; avevano immaginato che tra quelle tele
potesse albergare uno spirito maligno, non sarebbe stato strano,
molto spesso le evocazioni del male si nascondono negli oggetti
comuni per poter agire al meglio e ghermire nuove anime.
Era
stato anche il
pensiero dell'acchiappa-demoni, ma a Lucia non sfuggì un
sorriso
quando l'uomo si ritrovò davanti il San
Giovanni Battista.
Quelle
grandi
ombre, la luce data da un panno cremisi, i lembi di pelle visibili
nella penombra, avevano lasciato in Dante un senso di mistero, anche
di indefinitezza e non appena lo disse alla compagna, che aveva
intuito che l'arte aveva suscitato qualcosa in lui, affermò
con
naturalezza che questo era il bello di ogni forma d'arte, che regala
emozioni e sensazioni diverse per ogni persona che si avvicina a
essa.
Lucia
sperava che
anche i pittori dei Paesi Bassi potessero rendere Dante astonished,
come amava dire.
«Beh,
sai,
l'Italia è anche la terra della buona cucina, penso non ci
sia nulla
di male nel compiacerci dei capolavori culinari; inoltre potremo
osservare la gente e se percepiamo qualcosa,
non trovi?»
«Sì,
hai ragione,
ma guardati, sembri uscita da quel film in bianco e nero, Vacanze
bolognesi»
commentò Dante osservando la ragazza e la sua mise.
Un
vestito leggero
a fiori, i capelli rossi raccolti sotto un cappello, dei grandi
occhiali da sole... sarà stato anche il clima caldo, quasi
estivo,
come anche l'ambiente allegro che si respirava, ma Lucia sembrava una
vera e propria turista uscita da un film d'epoca.
«No,
ti sbagli,
quello è Vacanze
romane»
fece lei accigliata dall'errore di
lui «e dai, goditi anche tu il sole e la città, ci
spacciamo per
una coppietta in vacanza, daremo meno nell'occhio. Con i tuoi
pantaloni di pelle, il trench e chissà cos'altro desteresti
molto
più sospetto rispetto a come sei vestito. Però
fattelo dire, stai
bene, con la camicia.»
Con
un sorriso,
Lucia lo prese sottobraccio e Dante si fece contagiare dalla sua
allegria.
Alle
volte Lucia
appariva entusiasta come una bambina, lasciando che la sua dolce
ingenuità emergesse, affiancata come sempre dalla voglia di
conoscere, sperimentare, divertirsi e vivere ogni momento assieme a
lui con rinnovata gioia.
Arrivati
a
destinazione, Dante scoppiò in una sana risata.
«Lo
sapevo che non
si andava a mangiare, ma a nutrirci di
cultura.»
Lucia
sorrise e
andò un attimo a ritirare i biglietti che aveva prenotato,
per poi
porgerne uno a Dante.
«Se
vuoi andare a
ingozzarti di pizza, potrai sempre farlo, ma come ti ho detto, voglio
visitare l'Italia, senza “se” e senza
“ma”.»
L'uomo
alzò le
mani al cielo e con tono fintamente rassegnato, ma divertito
replicò
«Sarà così anche nelle prossime mete,
vero? Se non altro a Firenze
potrò visitare Palazzo Auditore. Non nascondo che quei
luoghi del
videogioco mi hanno stregato.»
«Dante...
gli
Auditore erano dei violinisti, vissuti ai tempi degli Stradivari, i liutai, non
esiste il palazzo di questi Assassini, magari, se sei fortunato,
però, possono sempre mandarti un piccione con un contratto
di
assassinio.»
«E
tu me lo dici
così? Ti rendi conto che hai smorzato il mio entusiasmo in
un
colpo?»
«Ma
va', ti
aspetti al Vaticano le congiure degli Illuminati? Non tutto
quel
ch'è oro brilla...»
«Né
gli
erranti son perduti, lo so,
ma qui non luccica nulla. Che
peccato, ma meglio saperlo.»
Prese
Lucia per i
fianchi e la baciò lì, all'ingresso della mostra,
mentre alcune
persone si erano soffermate a osservare quella strana coppia di
turisti che parlavano inglese.
«Beh,
Cicerone,
vogliamo andare?»
L'angolo di Layla.
Ben
ritrovati.
Questo
capitolo è nato perché io e le mie colleghe e
amiche stiamo prenotando i biglietti per la mostra di Vermeer e gli
olandesi a Bologna e mi è venuto il pallino per questa
mini-storia.
I
riferimenti alle cose che adoro sono presenti in questo scritto, ma
andiamo con ordine.
1)
Caravaggio. Il quadro di San
Giovanni Battista a cui mi riferisco è conservato
a Monaco in una collezione privata. A me piace da impazzire Caravaggio
e anche se sono atea, i suoi quadri religiosi sono per me bellissimi.
Uno dei miei quadri preferiti in assoluto è proprio la
Vocazione di San Matteo.
L'ho
visto dal vivo e vi assicuro che è meraviglioso.
Ora
il fatto che sono atea non vuol dire che mi renda una che disprezza
l'arte religiosa; ci sono quadri, sculture, canti molto belli, chi lo
nega?
2)
Assassin'S Creed. Amo questa saga e amo Ezio in particolare,
è il mio Assassino preferito. Sarà per il
contesto storico (datemi il Rinascimento e mi fate felice),
sarà perché siamo a Firenze... niente,
è amore.
3)
Tolkien. La frase "Non tutto quel ch'è oro brilla" parte
proprio come matrice dal proverbio "non è tutto oro quel che
luccica", cosa che un filologo come il Professore sfruttò a
suo vantaggio nel capolavoro forse più noto. Ho voluto
creare un rimando.
La
storpiatura del film e della citazione velata a Dan Brown e ad Angeli e
Demoni è voluta.
Come
sempre, grazie a chi legge, a chi recensisce e a chi mette tra le
preferite/ricordate/seguite la raccolta.
Alla
prossima, spero presto,
Barbara.
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Capitolo 16 *** Underneath their skin. ***
Underneath
their skin.
Non
era difficile immaginare come e perché si erano trovati
così, all'improvviso, nudi, sul letto.
Tracciò
un sentiero solo a lui noto con il naso e con una scia di baci,
dall'ombelico di lei all’incavo dei seni sodi, facendola
rabbrividire di piacere, mentre la sua cute ambrata diventava
più colorita.
A
Lucia sfuggì un sospiro, per Dante davvero melodioso; le
labbra di lei erano vicinissime a quelle di lui, stavano cercando un
contatto più profondo.
Lucia
non dovette aspettare molto.
Dante
affondò dentro quel corpo conturbante, prendendole i fianchi
morbidi in modo saldo, stringendoli.
Sfiorando
la pelle di Lucia, Dante pensò che si trattava di quanto
più soave avesse mai avuto il piacere di avere sotto i suoi
tocchi. Ne inspirava l'aroma pesantemente, a lungo, come se volesse
assaporarlo con voracità, ma non solo, voleva inebriarsene
sino a stordirsi.
Un
grande poeta nel passato aveva definito la sua donna sinuosa e oscura
come un gatto che riusciva a smuovere il suo animo maledetto verso
sentimenti di dolcezza, a partire dalle viscere.
Dante
aveva associato la pelle di quella donna celebrata in versi immortali
alla pelle di Lucia; era la sua gatta con gli occhi verdi e la
carnagione olivastra.
Si
insinuò in quelle conturbanti membra, stringendole
saldamente i fianchi morbidi; la pelle di Lucia sotto le dita era
quanto di più morbido Dante avesse mai sfiorato in vita sua,
sembrava cera calda e malleabile che si piegava ad ogni tocco, pronta a
essere modellata dall'uomo come desiderava, eppure era tutto il
contrario: ogni cosa era guidata dalla voce di Lucia.
«Dante...»
Si
trattava di un lieve ansito, eppure sufficiente per Dante.
Iniziò
a percepire una scarica elettrica – o qualcosa che gli
ricordava ciò – in tutto il corpo, per poi
giungere al cuore che aveva preso a pompare sangue con
rapidità.
Si
soffermò a osservare l'incarnato della ragazza, non perdendo
nessuno dei suoi sguardi. Gli occhi di lei ora erano liquidi, avvolti
dal piacere che lui stesso le regalava.
Con
voluttà ammirò, sorridendo compiaciuto, la bocca
di Lucia spalancarsi mentre le strinse un seno; la voce della giovane
le morì in gola; era quello che lui desiderava e si mosse
tra quelle cosce magre.
Lasciò
che le mani di Lucia, dalle dita così sottili che poteva
vedere senza sforzo la rete delle vene sottostante, gli afferrassero la
nuca stringendogli delle ciocche di capelli bianchi, che lei ama,
attirandolo verso di sé, verso la propria bocca, bramando un
bacio, famelico.
Non
volle chiudere gli occhi, Dante ammirò il suo viso e
soffocò i gemiti dentro la sua bocca, assieme a quelli di
Lucia.
Si
stupì, ancora una volta di come tutto andava a raggiungere
le profondità della sua anima, ogni briciolo di
lucidità che aveva lentamente andavano dissolvendosi, mentre
si faceva spazio, prepotente, un desiderio e un calore inspiegabile.
Bastavano
piccoli e anche delicati gesti di Lucia per fargli perdere il
controllo, mentre avvertiva uno stato di inconsueta ebbrezza.
Il
piacere e la voglia salivano come un battello ebbro nella sua mente e
nel suo cuore, amplificando ciò che percepiva: i capelli di
Lucia, rossi, scomposti che, sudati, diventavano un tutt'uno con il suo
corpo; la sua voce, sempre più intensa, i gemiti che
aumentavano a ogni sua spinta; le sue unghie che si conficcavano nella
schiena di lui, graffiandolo, forte; gli sguardi della donna, dapprima
innocenti, imbarazzati, poi via via sempre più sicuri e
sensuali, curiosi, eccitanti... un vero miele.
Era
ubriaco di Lucia.
Sospirò,
cadendo su di lei, lasciando che le sue braccia sottili gli
circondassero il collo.
E
nuovamente, Dante si sentì vibrare dentro, soltanto sentendo
il suo nome, sussurrato impercettibilmente.
«Dante.»
La
guardò ancora, intensamente, osservando le sue guance rosse
e sentendo un fuoco che andava al di là del colore della
chioma di lei.
Questo
è il morire tra le braccia di chi si ama per poi rinascere
avvolte attorno a esse.
Si
muore per davvero quando non si ricerca il paradiso sulla terra e
nell'essenziale delle cose che ci arricchiscono tutti i giorni.
Il
divino in forma umana è l'estasi.
È
un inferno, un peccato che coinvolge loro, molto più
peccatori degli umani su questo pianeta, una macchia che si allarga e
che richiama alla più profonda essenza della natura, per
quanto un amante pensa di essere il chirurgo, l'altro il paziente in
quella oscura e arcana danza fatta di carne, sudore e tremiti.
È
salvezza, redenzione, amore.
È
un orgasmo puro, viscerale, che abbraccia e ingloba tutte le strade dei
sensi che sia Dante sia Lucia scoprono ogni volta.
È
un fuoco vivo che bruciava sotto la loro pelle, nei più
profondi recessi del loro essere.
«Lucia»
sussurrò prima di baciarla, lasciandosi andare «ti
amo.»
L'angolo di Layla.
E rieccoci, dopo
tantissimo tempo, ma alla fine ce l'ho fatta!
Sono viva, sotto
esami, con alcuni progetti in testa, ma con calma vi dico tutto anche
se ho poco tempo.
Ho preso la decisione
di cancellare gli haiku dal sito.
Sì,
è così, lo avevo detto tempo fa su Facebook e lo
farò con calma.
E... sto aprendo un
canale di videorecensioni di libri su Youtube; è un piccolo
progetto ambizioso che voglio iniziare con tanto entusiasmo.
Tornando alla
storia... beh, abbiamo viscere e passione, come piace a me, come loro
piacciono a me.
Spero che possiate
gradire e magari dirmi la vostra. Il rimando al "battello ebbro" è l'omonima poesia di Rimbaud e la donna dalla pelle ambrata come una gatta è Jeanne Duval, la mulatta amata da Baudelaire a cui lui ha dedicato molte poesie.
Grazie a tutti coloro
che finora hanno recensito e semplicemente letto, ora vi rispondo.
Grazie anche a chi
magari si avvicinerà per la prima volta alla raccolta.
Un saluto affettuoso,
Barbara.
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