...and they lived happily ever after. (or maybe not)

di jawaadskebab
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue. ***
Capitolo 2: *** Aunt Pearly. ***
Capitolo 3: *** Journey in Tales. ***



Capitolo 1
*** Prologue. ***







Prologue.

 


Rimbocco le coperte di William dandogli un leggero colpetto sul naso: «Buonanotte.»
Sto per uscire vittoriosa dalla camera da letto dei bambini, convinta di potermi finalmente rilassare senza dover subire continuamente rotture di coglioni, ma Will mi richiama: «Zia, ci racconti una storia?»
Mi giro lentamente.
Merda.
«Certo! - avanzo di pochi passi, con un sorriso finto stampato sulla faccia  - C'erano una volta due bambini, un maschio e una femmina, che si addormentarono tranquilli lasciando in pace la zia. Buonanotte, ragazzi.»
Mi giro nuovamente dirigendomi verso la porta, quando Will grida: «Sì, vai avanti!»
Sospiro sconfitta, borbottando: «Questo bambino non capisce un cazzo, proprio come suo padre.»
«Svegliati Will, sta parlando di noi!» sbuffa Wendy.
Beh, si può dire che almeno la femmina abbia un briciolo di cervello in quella sua piccola scatola cranica.
«Zia Viola, raccontaci una favola vera per favore!» aggiunge poi.
Bene. Ritiro ciò che ho detto poco fa.
Sbuffo, recuperando una sedia per sistemarla accanto ai loro letti: «E va bene, va bene. Che palle. Ma se appena finisco, - gli punto un dito contro - romperete ancora il cazzo giuro che finirete nel cassonetto dall'altra parte della strada.»
Will sbarra gli occhi: «Hai detto una parolaccia!»
«Lo diremo alla mamma.» dice Wendy incrociando le braccia e cercando di non scoppiare a ridere.
Io assumo un'espressione indignata: «Figli di pu...» Per poi fermarmi mordendomi il pugno, facendoli scoppiare definitivamente a ridere e strappando un sorrisetto anche a me.
«Bene, fatemi pensare. La storia di Cappuccetto Rosso?»
«Ce l'hai raccontata ieri!» si lamenta il bambino.
Aggrotto la fronte: «Ma non ve l'ho raccontata giovedì?»
«Infatti oggi è venerdì.»
«William, taci e non rompere i coglioni.»
«Altra parolaccia.» mi riprende la femmina.
«Wendy, se non la smetterai di parlare come tua madre ti tapperò la bocca con un calzino di Jackson. E tu sai benissimo come sono i calzini di tuo padre.»
Lei sbarra gli occhi: «Dì tutto quello che vuoi.»
Annuisco facendole capire di essere sulla buona strada, quando improvvisamente mi viene un'idea. «In effetti c'è una storia che non vi ho mai raccontato, ora che ci penso.»
«Quella dei pinguini ninja che affettano i fenicotteri?» esclama Will con gli occhi illuminati.
Lo guardo accigliata: «Dovresti smetterla con questa fissa per i pinguini ninja, non è per niente normale. E poi scusa, che hai contro i fenicotteri?»
«Sono una specie protetta, Will.»
Ammonisco silenziosamente Wendy, che abbassa subito lo sguardo.
«Volete o no che racconti questa storia?»
«Certo!» mi rispondono in coro.
Così, inizio a raccontare: «C'era una volta...non tanto tempo fa, che sia chiaro, una giovane e bellissima ragazza che...»
«Okay, stai parlando di te.»
«Silenzio. - per poi riprendere - C'era una volta una ragazza...»





EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
eccomi qua, a disturbare il vostro sonno con una nuova ff. e ammetto che questa non è demenziale.
...no okay, forse un pochino lo è.
spero vivamente che vi piaccia. alla prossima! <3


 



 

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Capitolo 2
*** Aunt Pearly. ***






( 1 )


AUNT PEARLY.


 
 
 


*10 anni prima*
«Viola!»
Ero tranquillamente sdraiata sul divano a guardare la televisione quando un urlo di mio padre, degno dell'essere verde geneticamente modificato e perennemente incazzato conosciuto come Hulk, mi fece lanciare l’enorme ciotola che tenevo in mano, ricoprendo me e il divano di pop corn. 
Papà mi raggiunse piazzandosi davanti a me, con le braccia incrociate.
«Dimmi.» dissi il più docilmente possibile, sperando che fosse talmente incazzato da non accorgersi del disastro che avevo appena combinato.
«Si può sapere che cazzo hai fatto in bagno?»
Mi accigliai: «Beh, ieri abbiamo mangiato messicano, quindi...»
«Non quello. - mi interruppe mentre il suo solito tic all'occhio sinistro cominciava a manifestarsi, segno che dimostrava quanto fosse incazzato - Dio solo sa come, hai praticamente allagato il bagno mentre facevi la doccia.»
«Oh, che esagerazione. Mica l'ho allagato, mi è solamente uscita un po' d'acqua.» Se 'un po' d'acqua' equivaleva ai litri contenuti nel Mediterraneo allora sì, era solo un po' d'acqua.
«E comunque sei così arrabbiato solo per questo?» continuai. 
«No, questa è la parte più leggera.»
Cazzo. Cominciò a camminare avanti e indietro: «Sono entrato in bagno perchè la natura mi stava chiamando. Sai, come hai detto tu, ieri abbiamo mangiato messicano quindi... - si schiarì la voce - Comunque, sono scivolato sulla pozzanghera e sono finito in corridoio e per non cadere, mi sono aggrappato a un mobile.»
Visto che non continuava, alzai un sopracciglio: «Uhm...buon per te?»
«Era il mobile sul quale, ormai da anni, conservavamo il vaso con le ceneri di zia Pearly.»
Tirai su col naso. «Non dirmi che...»
«E' caduto? Nah, - scoppiò in una risata isterica - si è solo spaccato in mille pezzi spargendo le ceneri.»
«Spero tu abbia pulito.» mormorai con un conato.
«Non è il momento di scherzare.» disse, nonostante io non stessi affatto scherzando.
Sospirai: «Papà, ti giuro che non l'ho fatto apposta.»
«Lo so che non l'hai fatto apposta, ma...possibile che la responsabile sia sempre tu?» 
«Oh, che esagerazione. - dissi, per la seconda volta - Non sempre.»
«Devo rammentarti ciò che è successo al matrimonio di zia Dolly?»
Mi irrigidii. Già, me lo avrebbe rinfacciato per tutta la vita. Era successo qualche anno prima, e lo ricordo ancora perfettamente come se fosse accaduto ieri. Anzi, oggi.
Comunque, avevo solamente offerto una fetta di torta alle noci a zia Pearly. Certo, lei aveva sempre avuto una mostruosa allergia alle noci, ma...
«Quella donna mi odiava.» sussurrai giustificandomi.
«E quella volta che hai fatto entrare in casa un cavallo che era scappato dal circo, e...»
«Ehi, ti giuro che quella non è stata colpa mia.»
Si sedette accanto a me schiacciando qualche pop corn, e il suo tono si addolcì: «Che cosa devo fare con te, bocciolo?»
Rimasi in silenzio, lasciandolo continuare: «Pensi che quest'estate ti lascerò qui a casa da sola a combinare casini?»
«Ma non sono sola.»
«Jackson non conta.»
«Ehi!» protestò il diretto interessato, che era appena entrato nella stanza. Tempismo perfetto.
«Violetta, - continuò mio padre ignorando suo figlio - devi sapere che ho deciso di mandarti in biblioteca a fare volontariato.»
«Che cosa?!» gridai con gli occhi fuori dalle orbite, mentre Jackson scoppiava a ridere.
«Mi dispiace bocciolo, non mi hai lasciato altra scelta.»
Detto questo, si alzò per dirigersi chissà dove. Probabilmente a scaricare i resti del messicano. Beh, almeno sembrava non essersi accorto dei pop corn.
«E ti conviene dare una ripulita a quel divano, prima che cambi idea e decida di mandarti in riformatorio.» disse prima di sparire definitivamente.
Mandai la testa all'indietro, e sospirai esasperata osservando il soffitto: «Merda.»
Mio fratello si sedette accanto a me, cominciando a mangiare i pop corn sparsi. «Ti divertirai in biblioteca.»
Ignorando la provocazione, mi alzai in piedi e cominciai a raccogliere i pop corn dicendo senza rivolgermi a qualcuno in particolare: «E' sempre colpa mia.»
«Oh, quanto sei infantile.»
Guardai Jackson, dicendo annoiata: «Io infantile? E tu, che hai imparato a non cagare nel vasino quando hai compiuto undici anni?»
«Okay, sai che questo è un punto da non toccare. E comunque avevo dieci anni e mezzo.»
«Rimane sempre una cosa inquietante.» gli risposi, mentre continuavo a raccogliere pop corn.
«Non è inquietante.»
«Sì che lo è.»
«No.»
«Sì!»
«No!»
«State dibattendo sul fatto che i miei meravigliosi capelli siano davvero naturali? Perchè, in tal caso, ha ragione Viola.» Mio padre rientrò in salotto e, come se si fosse dimenticato di ciò che era successo prima, aprì il frigorifero prendendo una lattina di birra.
«No, - Jackson sbuffò - non stavamo parlando di quello. E comunque non sono naturali.»
Robby Ray lo guardò impassibile: «Sei in punizione.»
Ci raggiunse poi sedendosi sul divano e cambiando canale, senza neanche chiedere il permesso. Infine posò il suo sguardo su di me, dicendo divertito: «Sei ancora arrabbiata con me?»
«No, - cominciai con una smorfia - certo che no. Hai ragione, ho diciassette anni e devo prendermi le mie responsabilità. Il lavoro in biblioteca mi aiuterà a crescere.»
«Sì, giusto.» disse lentamente, guardandomi sorpreso.
Sorrisi: «Pop corn?»
«Oh, sì grazie.» disse contento mentre prendeva la ciotola, ignaro del fatto che fosse piena dei pop corn che avevo raccolto da terra e che avevo anche calpestato.
Mi allontanai sorridendo soddisfatta, mentre pensavo a un modo per piazzare una bomba nella biblioteca nella quale avrei dovuto fare volontariato. Oh cazzo, volontariato? Significava che non mi avrebbero nemmeno pagata. Fanculo.





EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
ciao! scusate se è corto come capitolo. cc prometto che il prossimo sarà più lungo. 
il capitolo, intendo.
no okay, basta. smettiamola. la mia omonima ha una brutta influenza su di me. (omonima scherzo, ti voglio bene.)
grazie alle recensioni che avete lasciato e spero vi piaccia questo capitolo c:
alla prossima <3

 

 

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Capitolo 3
*** Journey in Tales. ***







( 3 )



JOURNEY IN TALES.



 


Varcai la soglia della biblioteca, o meglio, il luogo della mia prematura morte. 
Silenzio assoluto.
Certo, in biblioteca c'era sempre silenzio, ma in quel caso...beh, non c'era proprio anima viva.
«Ehi? - deglutii, guardandomi intorno - C'è nessuno?»
Si sentì un rumore in lontananza.
Merda.
Cominciai a indietreggiare, pronta per girarmi e uscire da quel luogo inquietante, quando sentii qualcuno picchiettarmi sulla spalla. Mi girai di colpo gridando, ritrovandomi di fronte una signora sulla cinquantina con i capelli grigi raccolti in una crocchia impeccabile, che mi fissava impassibile. 
«Lo prendo come un 'Buongiorno, Mrs. Godmother.'»
Tirai su col naso: «Beh...»
«Tu devi essere la signorina Hastings. - mi interruppe, sistemandosi gli occhiali da vista sul naso - Tuo padre mi ha detto che sei una bravissima ragazza con un eccezionale spirito di iniziativa.»
Aggrottai la fronte: «Davvero?»
«No.» rispose, senza neanche l'ombra di un sorriso.
Feci spallucce: «Oh, okay. E comunque stia tranquilla, non la prendo come un'offesa.»
Silenzio.
Quella donna aveva l'umorismo pari a quello di un vecchio bradipo con la dermatite.
«Bene. - battei le mani - Da dove posso iniziare?»
«Potresti andare a spolverare quei libri.» disse consegnandomi un piumino per spolverare e indicandomi un punto in lontananza.
Annuii incamminandomi, quando un altro suo commento mi fermò: «Hai qualche domanda prima di iniziare a lavorare?»
«Mi pagherà?» dissi, mentre la osservavo sedersi dietro al bancone.
«No.»
«Okay. - mi rassegnai, sussurrando - Almeno ci ho provato.»
Giunta nella zona indicatami da Mrs. Godmother, mi ritrovai circondata da una miriade di libri ricoperti di polvere. Oh, Gesù santissimo. Papà me l'avrebbe pagata cara. Oh, se me l'avrebbe pagata cara.
Decisi infine di mettermi al lavoro, anche perchè non avevo altra scelta. Passai il piumino sui libri, facendomi cadere addosso una quantità industriale di polvere, che mi fece starnutire e picchiare una testata sullo scaffale. Imprecai con una mano sulla fronte, mentre con l'altra cercavo il fazzoletto che tenevo sempre in tasca. Tuttavia, trovai solamente un foglio di carta tutto spiegazzato di cui non conoscevo neanche l'esistenza.

Regole della biblioteca.
- Fare silenzio.
- Non consumare cibi o bevande.
- Non usare i libri al posto della carta igienica. (In caso ve lo stiate chiedendo sì, è già successo.)
- Non chiedere niente alla bibliotecaria.


Mi accigliai. Non chiedere niente alla bibliotecaria? Ma se era il suo lavoro? Che grandissima stronzata.

- Non dire parolacce.

Certo che in quella biblioteca non si poteva fare proprio un cazzo. Sbuffai, continuando a leggere.

- E non sbuffare.

Oh, ma vaffanculo. Accartocciai il foglio buttandolo in un angolo remoto della stanza, e continuando a spolverare libri e scaffali.


Tornai stanca morta dalla bibliotecaria, notando che era seduta nella stessa posizione di prima mentre leggeva una rivista di gossip. Posai il piumino sul bancone per ottenere la sua attenzione, anche se non mi cagò minimamente.
Mi schiarii la voce: «Posso andare a casa?»
«No.» disse senza neanche alzare lo sguardo.
Tirai un profondo sospiro, cercando di mantenere la calma: «Ho spolverato tutti gli scaffali della biblioteca. - per poi sbottare, visto che non ottenevo alcuna reazione - Mi guardi, sembro la palla di polvere ambulante della Swiffer!» 
«La polvere non dura, perchè Swiffer la cattura.» recitò impassibile sfogliando la sua rivista.
Mi sedetti rassegnata sulla sedia di fronte a lei, posando la testa sul bancone. Nella biblioteca regnava il silenzio, l'unico rumore che si sentiva era lo sfogliare delle pagine. 
Era davvero squallido.
Dopo circa due minuti alzai la testa, posando il mento sulla mano con fare annoiato: «Posso andare a casa?»
«No.»
«Ma non c'è nessuno in questo posto!» dissi esasperata.
«Lo vedo.»
Mi accasciai nuovamente sulla scrivania: «Mi annoio a morte.»
«Mi annoio, mi annoio... - si decise finalmente ad alzare lo sguardo - state sempre ad annoiarvi voi. Oh, se vivessi nel posto dal quale vengo io non ti annoieresti per niente.»
«E da dove viene?» chiesi, in un tentativo di conversazione.
In risposta, Mrs. Godmother mi indicò il cartello con l'avviso di fare silenzio. 
Riappoggiai nuovamente il mento sulla mano, imbronciata. Dovevo pensare a un modo per morire velocemente e senza dolore, possibilmente facendo sentire in colpa mio padre. Avrei potuto...
«Perchè non metti a posto i libri?»
«Devo proprio?» biascicai.
«Hai un entusiasmo eccellente.  - indicò la stessa zona di prima - Puoi iniziare da là.»
Mi alzai sbuffando, mentre la megera mi intimò: «Guai a te se strappi le pagine.» 
La liquidai con un gesto seccato della mano e mi incamminai fra i corridoi. Come già detto prima, non avevo altra scelta. Se mi fossi ribellata papà l'avrebbe saputo, e non osai immaginare dove avrebbe potuto mandarmi. La biblioteca era già un inferno. 
Giunsi nello stesso punto di prima ritrovandomi nuovamente circondata dai libri, che cominciai a disporre in ordine alfabetico. Chissà quanto tempo era passato dall'ultima volta che qualcuno li aveva messi a posto, visto che notai, con mio grande dispiacere, che c'erano titoli con la C accanto a titoli con la W. Non che fossi una cima a scuola, ma ero abbastanza intelligente da sapere che la C veniva dopo la M.
Scherzo.
D'un tratto presi un volume che tempo prima, probabilmente anni, qualche coglione aveva incastrato male, facendomi cadere addosso una montagna di libri. 
Silenzio.
Mi guardai intorno per vedere se la bibliotecaria si fosse accorta di qualcosa, ma non notai nulla di strano. Così mi chinai per raccoglierli, quando uno in particolare attirò la mia attenzione. Presi il libro tra le mani, passando il palmo della mano sulla copertina per eliminare quel leggero strato di polvere, in modo da leggere il titolo.
Come pensavo. 
«Journey in Tales.» mormorai con un sorriso. 
Mi sedetti sulla scrivania alle mie spalle, mentre osservavo il libro che mia madre mi leggeva sempre quando ero piccola. Sfiorai nuovamente la copertina, indecisa se aprirlo e risvegliare in me ricordi dolorosi, oppure buttarlo insieme agli altri sullo scaffale facendo finta di niente.
Strinsi le labbra, e aprii il libro. 
"C'era una volta..."
Chiusi gli occhi, immaginandomi la voce della mamma che prima di andare a dormire si metteva accanto a me e a Jackson, per leggerci qualche pagina del libro. Mi ricordai di Jackson che continuava a interromperla per fare domande idiote che non c'entravano un cazzo e la mamma che, quando lui si addormentava, gli rimboccava le coperte mentre mi ripeteva: «Sono sicura che è un bambino molto intelligente, ogni cosa a suo tempo.» Tuttavia, pensai in quel momento, nonostante fossero passati ormai dieci anni, non vi erano ancora stati dei segni che dimostrassero l'esistenza di anche un solo neurone nel cervello di Jackson. Poi sorrisi, al ricordo di quando pregavo mamma di continuare a leggermi la storia, nonostante fosse notte fonda. E infine, mi ricordai di Louis.
Louis William Tomlinson. L'arrogante, presuntuoso e meraviglioso protagonista del romanzo. Nonchè la mia prima cotta. 
Ora che ci pensavo però era piuttosto imbarazzante quando da piccola a scuola mi prendevano in giro, e in risposta gli gridavo che sarebbe arrivato il terribile Louis Tomlinson a vendicarmi. 
Mi sedetti mentre mi guardavo intorno per accertarmi che Mrs. Godmother non fosse da quelle parti, e continuai a leggere.

Sentii il rumore di uno strappo e mi svegliai di colpo guardandomi intorno. Quando abbassai lo sguardo sul libro, notai di avergli staccato, accidentalmente, una pagina e di averci, accidentalmente, sbavato sopra.
Perfetto. Un libro che era stato conservato per chissà quanti anni con la massima cura, e io lo avevo appena rovinato perchè mi ci ero addormentata sopra.
Merda. Che cosa avevo fatto? Avrei dovuto passare tutta la mia vita lì costretta a lavori forzati, me lo sentivo. 
Stavo per chiudere il libro e rimetterlo a posto per non lasciare nessuna traccia, quando riabbassai lo sguardo. Ero troppo distratta nell'offendermi mentalmente che mi accorsi solo dopo che la pagina staccata era diventata interamente bianca, priva di scritte.
Alzai un sopracciglio. Che razza di stregoneria era quella?
Poco dopo le pagine del libro cominciarono a sfogliarsi come sospinte da un vento forte, per poi fermarsi nello stesso punto di prima. Con la bocca spalancata per lo stupore, vidi una fonte di luce uscire dal libro e poco a poco prendere una forma umana.
Non appena la sagoma divenne nitida, sbarrai gli occhi.
Di fronte a me si trovava Louis William Tomlinson in persona.
Il ragazzo si guardò intorno curioso, per poi posare lo sguardo su di me.
Silenzio.
Poi alzò la mano destra in segno di saluto: «Ehilà.»
Urlai.






EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
inizio col dire che per ben due volte mi sono dimenticata di mettere i crediti per il banner a chocovato.
chiedo scusa, sono idiota lo so.
comunque, grazie per tutte le recensioni che avete lasciato, e spero vi piaccia il capitolo. alla prossima! <3
 

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