• Una settimana solamente.

di magic mellah
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** • prologo. ***
Capitolo 2: *** • Scritte su specchi. ***
Capitolo 3: *** • primo giorno-parte prima. ***
Capitolo 4: *** • primo giorno - ultima parte. ***
Capitolo 5: *** • secondo giorno. ***
Capitolo 6: *** • terzo giorno - capitolo sei. ***
Capitolo 7: *** • capitolo sette. ***
Capitolo 8: *** • capitolo otto. ***
Capitolo 9: *** • capitolo nove. ***
Capitolo 10: *** • capitolo dieci. ***



Capitolo 1
*** • prologo. ***


prologo.
 
« Io ho sentito una strana storia su questa casa... » Disse Akio facendo voltare di scatto tutti verso lui. « Si dice che dieci anni fa qui venne in vacanza una famiglia composta da cinque membri. Un uomo, la moglie, e i tre figli. Sembrava tutto normale, quando quello venne impossessato, ed uccise brutalmente la moglie, tagliandole la testa. Anche ai tre figli accadde lo stesso, ma li uccise mentre dormivano. Alla fine il demone che era in lui gli parlò, dicendogli di uccidersi. » 


 
« Ehi pesca.~ » Disse un ragazzo ad una ragazza.
Erano a scuola, ma nonostante tutto nessuno dei due si degnava di tacere.
Finalmente una settimana dopo sarebbero incominciate le vacanze, per gioia di tutti i studenti.
« Dimmi scemo. » Sbuffò la ragazza dai capelli blu scuro.
« Sei un adorabile pesca quando sei arrabbiata. »
« Zitto, tulipano. » 
I due che parlavano così per bene, si chiamavano Nagumo Haruya e Momoko Rie.
Momoko, ragazza quindicenne, sorellastra di Hiroto Kiyama, mediamente alta e magra, seno prosperoso, capelli blu ed occhi del medesimo colore.
Una ragazza permalosa, decisamente permalosa, che si arrabbiava facilmente.
Il suo nome Momoko significava "albero di pesco", e così il suo "amico", Nagumo Haruya, la chiamava pesca.
« Hiroto non ti ha detto niente, penso. » 
« Dipende di cosa parli. » 
« Della vacanza in montagna che faremo la prossima settimana, e che durerà appunto una settimana. »
« Allora no. Non mi ha detto niente. »
« Signorino Haruya e signorina Rie, spero che non vi abbia dato fastidio. » A parlare era la professoressa, mentre tutti i compagni incominciarono a ridere.
 
« Solo tu mi fai così rider da morire, Rie.~ » Disse una ragazza dal nome Rika.
« Beh, peccato che tu non sia morta, Urabe. » 
« Hiroto. » Lei e i suoi amici erano fuori dalla scuola, visto che erano finite le lezioni. 
Il rosso guardò Momoko, o meglio chiamata da tutti Momo, con sguardo interrogativo.
« Spero che mi dirai della partenza in montagna. » 
Il rosso incominciò a ridere in modo quasi preoccupato, per poi fissare Momo che lo guardava truce. « Santa sorella, io ti adoro. » Disse buttandosi su di lei, abbracciandola.
« Togliti di dosso e dimmi chi verrà in montagna con noi. »
« Beh... noi due, Suzuno e Nagumo, i gemelli Fubuki, Shuuya, Mamoru insieme a Kidou e Fudou, Touko e Reina. Ed anche la tua adorata amica Mahai. »
Reina, colei che Hiroto amava alla follia, nonostante cambiasse ragazza quasi ogni settimana. Solamente che Reina non si interessava quasi minimamente a lui.
 
Il viaggio era stato veramente stancante, visto che i tredici ragazzi avevano viaggiato in tre macchine, e dunque stretti. Solamente chi aveva sedici anni, poteva guidare, e solamente tre avevano sedici anni. Ovvero Hiroto, Shuuya e Fudou.
Sera arrivata, i ragazzi tutti riuniti nel soggiorno della casa, sul pavimento, messi a cerchio tipo campeggio, incominciarono a parlare annoiati chiedendosi cosa fare.
« Raccontiamo una storia paurosa. » propose Nagumo.
« Io ho sentito una strana storia su questa casa... » Disse Akio facendo voltare di scatto tutti verso lui. « Si dice che dieci anni fa qui venne in vacanza una famiglia composta da cinque membri. Un uomo, la moglie, e i tre figli. Sembrava tutto normale, quando quello venne impossessato, ed uccise brutalmente la moglie, tagliandole la testa. Anche ai tre figli accadde lo stesso, ma li uccise mentre dormivano. Alla fine il demone che era in lui gli parlò, dicendogli di uccidersi. » 
« Certo Fudou, certo. » Rise la Rie.
« Non credetemi. Io ho semplicemente raccontato la verità. » Sbuffò Akio.
Shirou stava tremando dalla paura, mentre Shuuya lo abbracciava.
« Ehi tu! Lascia mio fratello, brutto di un Saiyan! » Disse Atsuya.
« Senza che dici niente, Atsuya. Te che stai sempre attaccato a Mahai! » Esclamò Nagumo facendo ridere tutti.



Colei che scrive tardi.
Met, scusa.
Ho messo la fic senza dirtelo. E non so neanche se ti piace.

Comunque, eccola. La descrizione della casa la metterò nel prossimo capitolo.
Ecco la mia Momoko Rie. 



Momo c:

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Capitolo 2
*** • Scritte su specchi. ***


 
• Scritte su specchi.
« Belle le storie di paura, eh? » chiese ironicamente Touko.
« Mai quanto questa. » disse una voce spettrale.
E tutti si voltarono verso le ragazze.
Queste ultime alzarono le mani in segno di innocenza,
« Noi non abbiamo detto niente. » disse la Rie.


Quando Akio finì di raccontare la sua agghiacciante storia, Hiroto li chiamò per la cena.
La cucina era una grande sala dalle pareti scure con al centro un grande tavolo in legno.
Tutti si misero a tavola e quando il cibo arrivò, ed Akio e Nagumo non smettevano di raccontare storie con finali crudi e violenti. Facendo così tremare di paura tutte le ragazze.
Tutte tranne Momoko Rie e Mahai Tsunami.
Mahai era abbastanza alta, con  capelli neri, ricci e sempre in disordine. Gli occhi color blu, ma che di notte diventavano grigi. 
Le due ragazze stanche di quei racconti infantili e per nulla veri decisero di fare uno scherzo ai due ragazzi. Parlarono dello scherzo alle altre ragazze e anche loro approvarono lo scherzo. 
Così finita la cena Momo e Mahai misero in scena il loro scherzo.
 
« Akio, Nagumo, voi credo che conoscete la storia della bambola assassina. » Disse la Rie.
I due ragazzi scossero la testa.
« Bene allora ve la racconto io. » Ghignò la ragazza dai capelli blu. « Tempo fa qui viveva una giovane coppia. Quest’ultimi avevano una bambina. E la chiamarono Katy, la bimba era molto viziata e non accettava mai un no come risposta. Al giorno dei suoi dieci anni la bimba pregò i genitori di comprargli una bella bambola che aveva visto in una vetrina giù in paese. I genitori allora gliela presero. Peccato però che questa bambola fosse maledetta. Quando tornarono a casa la bimba tutta felice gioco con la sua bella bambola nuova. Passo un anno e Katy si era già scordata di lei. E così la notte prima del suo undicesimo compleanno la bambola prese vita e inizio a cantare il suo piano. Katy, Katy sto scendendo le scale, Katy, Katy sono in cucina Katy, Katy sto prendendo il coltello- »
E un rumore sinistro venne dalla cucina.
Haruya sobbalzò per la sorpresa.
« Cos’è hai per caso paura Haruya? » chiese tagliente la pesca.
« Tsk, io paura ma dai. Continua pure la tua stupida storia da bambini. » disse Haruya incrociando le braccia al petto.
« Va bene allora dov’ero rimasta... ah sì, la bambola stava cantando il suo demoniaco piano. Katy, Katy sto salendo le scale… »
E un rumore di passi provenni dalle scale.
« Katy, Katy sto aprendo la porta. »
È un cigolio provenne dal piano di sopra.
« Scusa un attimo Momo ma dov’è Mahai? Prima non era lì vicino ad Atsuya? » chiese Touko.
« La bambola è tornata. » disse la ragazza con voce spettrale.
E un urlo straziante arrivo dal piano di sopra.
« Mahai!? » urlò Atsuya e si precipitò al piano di sopra seguito da tutti gli altri.
Ma quando il ragazzo dai capelli rosa aprì la porta non trovo nessuno. Quando furono tutti entrati la porta si chiuse da sola e le luci si spensero di colpo.
« M-Mahai? Sei tu? » chiese Atsuya.
Un ombra apparve dietro ad Akio ed Haruya.
E quando meno i due se l’ aspettarono la ragazza urlò.
« Buh! »
E tutti i ragazzi urlarono colti dallo spavento.
 
Tutte le ragazze scoppiarono in una fragorosa risata.
E Touko tra una risata e l’altra accese la luce mostrando che la ragazza dagli occhi grigi stava bene.
« Voi! » tuonarono Akio e Haruya infuriati.
« Avete fatto tutta questa scenata per farci uno scherzo! >> Esclamò Akio.
Tutte le ragazze annuirono.
« Belle le storie di paura, eh? » chiese ironicamente Touko.
« Mai quanto questa. » disse una voce spettrale.
E tutti si voltarono verso le ragazze.
Queste ultime alzarono le mani in segno di innocenza,
« Noi non abbiamo detto niente. » disse la Rie.
« Ah si? E chi c’è lo assicura? Magari è un altro dei vostri stupidi scherzi. » la schernì Haruya.
« Fai come vuoi, non crederci. » parlò Mahai.
« Su calma ragazzi! » Disse Hiroto. « Le camere sono sei con un letto doppio, ed una singola. »
« Io prendo la singola! » urlò Rie.
« No che non la prendi, visto che è mia. » parlò ancora Hiroto.
« Ma crepa. » Disse dandogli un ceffone sulla nuca.
« Allora, facciamo così: La singola è mia. » Continuò a parlare Hiroto come se nulla fosse. « Decido io le coppie, così facciamo prima: Nagumo e Suzuno insieme, Atsuya starà con Mamoru, Mahai e Momoko assieme, Shuuya starà col suo Shirou, e Reina starà con Touko, mentre Yuuto ed Akio anche loro insieme. » Disse Hiroto.
« Ehm, non potrei stare con mio frat- » Cercò di dire Atsuya, ma Shuuya gli tappò la bocca.
 
Notte venuta, Momoko che era nel letto con Mahai si sveglio, dirigendosi verso il bagno-- che era stesso nella camera. Si guardò allo specchio, e poi si sciaquò il viso, che era rosso come un peprone, e caldo come acqua che bolliva sul fuoco, e guardando lo specchio alla fine urlò.
 
 
Angolo autrici c:
Bene, abbiamo già aggiornato, per vostra somma felicità.
Che dire, il capitolo e cortino, ma vabbeh dai, voi siete fantastici e lo apprezzate così corto. Almeno credo su.
Avete visto che carina Haruna-chan nella mia foto di efp, eh. Haruna la sto adorando in questi giorni.
Ora dobbiamo andare. c:
Ci vediamo, cara gente.
 
Momo e Met! 

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Capitolo 3
*** • primo giorno-parte prima. ***


 
•  primo giorno.
 
Finita la colazione alcuni ragazzi che erano in pigiama si vestirono, mentre le ragazze si prepararono per bene. 
Quando tutti cercarono di aprire la porta, essa non si apriva. Sembrava chiusa da fuori. Hiroto cacciò la chiave della casa, cercando di aprire la porta da dentro, ma non funzionava. Alcuni dei ragazzi incominciarono a sbattere la porta di legno, ma sembrava fatta di acciaio.
 

 
Mahai si sveglio non appena sentì il grido della sua amica provenire dal bagno. Subito la ragazza dai capelli neri corse verso Momoko.
La ragazza sbiancò non appena vide cosa c’era scritto sullo specchio del bagno.
Sette giorni.
Sette giorni per vivere o morire.
Sette giorni per amare e sette giorni per dimenticare.
Solo sette giorni.
Solo quattro sopravvivranno.
E allora cosa aspetti ?
Nasconditi e non fidarti di nessuno.
Quando lo spavento fu passato e la lucidità riprese il controllo delle due ragazze,  Mahai andò su tutte le furie. La ragazza spalanco la porta e si diresse verso le stanza di Akio e Haruya.
Prese entrambi i ragazzi e li trascinò in camera sua.
Quando furono entrati nel bagno il sonno e lo sguardo impastato si dileguarono non appena videro la scritta.
 
« Cos’è? » chiese in tono irritato Mahai. 
« N – n – non lo sappiamo. » balbettò Haruya.
Momo lanciò un occhiataccia ad Akio e Haruya.
«  Davvero non c’entrate niente? » chiese la pesca.
I due ragazzi annuirono ancora impauriti.
Un po’ per le scritte sullo specchio e un po’ per le occhiatacce che Mahai continuava a tirargli.
« Non sono stati loro. »  disse la Rie in un sospiro.
Mahai sbuffò irritata.
« Allora chi è stato? »   chiese la Tsunami.
Momoko scosse la testa.
« Guardate... » continuò Momo mostrando con un cenno del capo lo specchio pulito.
Tutti sbiancarono, insomma, era uno scherzo di cattivo gusto.
Haruya tossì per attirare l’attenzione su di se.
« Non ci dovresti delle scuse? » chiese.
« Non vedo perché dovrei. » Disse Mahai.
«  Ma non so... forse perché ci hai trascinato qui nel cuore della notte! » disse ironicamente Akio.
«  Non che mi dispiaccia stare con te pesca ma sai com’è la figlia del mare potrebbe non prenderla bene.  »  disse malizioso Haruya verso la Rie che arrossì violentemente.
« Come mi hai chiamato? »  chiese furiosa Mahai, Prendendo Haruya per la maglietta.
« Basta! »  disse Momo. « Andiamo tutti a dormire. »  
Mahai sbuffò e lasciò Haruya e se ne tornò a dormire.
 
Momo sorrise e disse a Nagumo.
« Non è sempre così. »
« Se lo dici tu. » disse poco convinto, mentre Akio se ne tornava in camera sua.
« Ricorda Tulipano, ti amo. »  Disse Momoko dando un bacio casto a Nagumo.
« Lo so già, pesca. Insomma, tutti mi amano! » La ragazza irritata cacciò Nagumo via dalla stanza, ovviamente dandogli un sonoro schiaffo.
« Che amore profondo. » Mahai che sembrava dormire parlò.
« Stai zitta, tu che picchi quasi ogni momento il tuo caro Atsuya. »
 
Arrivò la mattina seguente, e Reina fece la colazione per tutti.
«  Insomma! Voglio sapere chi ci ha fatto lo scherzo ieri! » Tuonò Mahai sbattendo le mani sul tavolo, con un Atsuya vicino che la guardava con un sguardo che diceva "Io non la conosco", anche se era poco probabile, visto che erano fidanzati.
« Io voglio andare a vedere se nel paesiano troviamo qualcosa! Tanto di mangiare e bere ne abbiamo a volontà! Vorrei comprare dei souvenir. »  Disse Touko.
« Anche io vorrei comprare qualcosa. » Cinguettò Shirou allegro.
Tutti annuirono, allettati da quella idea.
Finita la colazione alcuni ragazzi che erano in pigiama si vestirono, mentre le ragazze si prepararono per bene. 
Quando tutti cercarono di aprire la porta, essa non si apriva. Sembrava chiusa da fuori. Hiroto cacciò la chiave della casa, cercando di aprire la porta da dentro, ma non funzionava. Alcuni dei ragazzi incominciarono a sbattere la porta di legno, ma sembrava fatta di acciaio.
« Oh oh! Il gioco è cominciato! Sette giorni. Voglio vedere chi riuscirà a vivere, miei cari. Non è uno scherzo. Dunque preparatevi. » La voce spettrale scomparve, lasciando spazio al panico e le urla di alcuni dei ragazzi.
 
A n g o l o   la la la la.
Ok, no.
Ecco me e _Met_ con un nuovo capitolo. 
Siamo state rapidissime ad aggiornare, eh.
Capitolo sempre cortino, purtroppo.
Fateci sapere cosa ne pensate, comunque.
Domani non potremmo proprio aggiornare, io Momo andrò a palinuro -chi la conosce la conosce- e starò fino a sera lì, ovviamente senza computer, ma aggiorneremò il prima possibile!
 
Met e Momo!
 

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Capitolo 4
*** • primo giorno - ultima parte. ***


 
 
•  primo giorno - ultima parte.
 
Touko aprì per un secondo gli occhi, e li richiuse terrorizzata, uscendo dalla doccia.
 

Le urla dilagavano per tutta la casa.
C’era chi sbatteva ripetutamente i pugni contro la porta per cercare di uscire.
E c’era chi provava ad uscire dalla finestra.
Accorgendosi poi che quest’ultime erano sbarrate.
Shirou si era sentito male giù, dunque Shuuya lo aveva portato in camera, a farlo riposare. Il più piccolo dei gemelli Fubuki provò a chiudere gli occhi, ma non ebbe nemmeno il tempo di farlo, che sentì le soffici labbra di Gouenji sulle sue.
Per tutta risposta Shirou lo bacio nuovamente.
Il ragazzo dai capelli color platino invertì le posizioni, e subito Shirou inizio a baciarli il collo, per poi scendere al petto fino a farci sopra dei cerchi immaginari.
Shuuya chiuse gli occhi e assaporò tutto il piacere che in quel momento Shirou gli stava dando. 
Una goccia di un qualche liquido strano gli cadde sul naso.
Shirou aprì gli occhi e esaminò la piccola goccia color cremisi.
E si stupì ancora di più quando capì che era sangue.
Guardò il suo ragazzo che nel mentre si era fermato.
« Tutto bene? » gli chiese il biondo.
Shirou non rispose e si limitò a guardare spaventato la parete.
Shuuya guardò prima il suo ragazzo e poi si volto verso la parete color panna, guardandola leggermente impaurito. 
Attenti al lupo.
Diceva la scritta intrisa di sangue.
 
Il pomeriggio Mamoru andò nella camera di Touko, visto che Reina era con Hiroto, nella camera appunto sua.
« Aspetta qui, vado a farmi una doccia. Sono stanca morta, e non mi sento bene. » Touko andò in bagno, mettendosi in doccia, mentre scendeva acqua fredda.
Mamoru si buttò sul letto, non era mai stato un tipo malizioso, e dunque non aveva intenzione di certo di andare a spiare la ragazza.
Touko aprì per un secondo gli occhi, e li richiuse terrorizzata, uscendo dalla doccia.
 
« Reina, non fare così! » Disse Hiroto abbracciando la ragazza.
« Smettila Hiroto, non è possibile che tu prenda sempre tutto alla leggera. »
« Uffa. » Sbuffò il ragazzo, irritato.
I due erano sul letto di Hiroto, ed avevano il computer aperto.
Volevano trovare informazioni sulla casa.
« Non mi convince quello che hanno detto Fudou e Haruya, dunque domani dobbiamo fare ricerche! »
Hiroto annuì, spaventato.
« Mi piaci, Reina-chan! » Tutto questo lo disse con una faccia da beota, chiuse per un attimo gli occhi, e quando li riaprì la porta si stava chiudendo. O meglio, la stava chiudendo la blu.
Sentì un urlo, di una ragazza. Touko.
 
Touko guardò con sguardo sconvolto ed impaurito la doccia.
Un lago di sangue vi era, ed una quantità sproporzionata di fili neri vi era.
Capelli. Color corvini. Di certo non erano i suoi.
Mamoru corse in bagno, guardando la ragazza.


 
mellah e met corner::
ecco il nuovo capitolo. leggermente in ritardo.
colpa mia. -mellah- avevo finito di scrivere il capitolo e per sbaglio ho eliminato tutto.
ed ora andiamo, ciao gente c:
 
met e mellah c:

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Capitolo 5
*** • secondo giorno. ***


 
 
•  secondo giorno - capitolo cinque.

 
« Touko ? Stai be- » ma il capitano non terminò la frase troppo preso dallo spavento. La ragazza corse dal suo capitano e l’abbraccio tremante di paura. 
« Endou? Che succede? » chiese piano la ragazza.
« N-non lo so » balbettò il numero uno. 
In quel preciso istante Reina entrò nel bagno e anche lei rimase colpita dalla scena.
« Fuori da qui. » ordinò la ragazza.
I due obbedirono e uscirono dalla stanza seguiti da Reina.
La sera calò e nessuno osava proferire parola, tutti troppo presi dallo spavento.
O almeno quasi tutti.
Suzuno faceva l’indifferente e a dare poco pesa ai fatti accaduti.
Haruya continuava a pensare che fosse solo uno stupido scherzo architettato dalla Tsunami.
E lo stesso valeva per Mahai che era convinta che fosse Nagumo l’artefice degli scherzi.
Finita la cena tutti andarono a dormire nelle proprie stanze.
Tutti tranne Touko e Reina che dormirono sui divani in salotto.
La notte passo tranquilla.
Fatta eccezione per Atsuya che dormì poco e male. 
Il suo sonno era tormentato da una voce spettrale che continuava a dirgli: 
"Dammi il tuo corpo."
"Voglio solo divertirmi un po’."
"Lasciami il tuo corpo ragazzo, lascia che sia io a sporcarmi le mani col sangue dei tuoi amici."
Dopo quest’ultima frase il ragazzo urlò impaurito. 
Ma quando si guardò attorno non vide nessuno e si rimise a dormire.
La mattina seguente il ragazzo era nervoso e stanco. 
Se c’era una cosa che odiava era passare le notti insonni.
Per lui dormire era essenziale e se non dormiva abbastanza diventava molto scontroso.
« Ehi Fubuki cos’hai? Notte in bianco? Non è che eri con la ragazza del mare? » lo schernì Nagumo che era sempre pronto a sfottere la sua ragazza.
Stava per rispondergli male ma ci pensò Mahai che per poco non colpì Haruya con un cucchiaio.
« Ma sei pazza? » disse Nagumo accigliato dal comportamento di Mahai.
Quest’ultima lo ignorò e continuo a fare colazione.
Intanto nella testa di Atsuya la voce continuava a perseguitarlo.
« Chi uccidiamo per primo eh ? »
« Che ne dici del puntaspilli? Da quel che vedo ho capito che non sopporti che stia appiccicato a tuo fratello. » lo stuzzicò la voce.
« Oppure il carciofo? Anche lui ti da abbastanza sui nervi. » continuo la voce.
« Basta! » gridò il rosato.
Tutti lo guardarono stranito.
« Va tutto bene? » gli chiese Yuuto.
Il più grande dei Fubuki annui.
« Sto bene e solo che ho dormito poco e sono stanco. » disse con voce flebile.
« Chissà come mai? » disse in tono malizioso Fudou.
« Giuro che vi tiro un coltello la prossima volta che rompete. » li minacciò Mahai e accompagno Atsuya nella sua stanza.
Il rosa provò a dormire e quando ci riuscì la voce tornò a farsi sentire.
« Attaccheremo dopo pranzo, quando nessuno se l’ho aspetta. » l’avviso la voce.
E detto questo lascio il ragazzo agli incubi.
 
 
« Secondo voi come sta Atsuya? » chiese Kidou mentre mangiava.
« Sono passata prima vicino alla sua camera e stava dicendo parole sconnesse come “ Lasciami in pace “ o “ Vattene da me “.  » disse la Zaizen.
« Magari stava solo sognando. » ribattè la Rie vedendo Mahai visibilmente preoccupata.
« Cerchiamo di non pensarci va, Atsuya sta bene deve solo riposare. » gli rassicurò Hiroto.
Mahai fece un sorriso tirato e se ne andò in camera sua.
Mentre attraversava il corridoio sentì la voce di Atsuya dire:
“ Vattene “ “Esci da me “ 
La ragazza strinse i denti e andò in camera sua.
Verso l’una il ragazzo si alzò e scese al piano di sotto.
Peccato però che il ragazzo non era per nulla in sé.
Le porte e le ante delle finestre erano chiuse per non far entrare il caldo e così nel salotto alleggiava un inquietante alone di mistero.
Shuuya era in salotto con Shirou.
I due erano abbracciati e guardavano un film d’azione.
Il più grande dei gemelli Fubuki entrò in cucina, prese un coltello e torno in salotto, ma nel mentre fece cadere un vaso. Questo si frantumo a terra facendo voltare i due ragazzi che sbiancarono nel vedere il ragazzo con gli occhi tinti di un colore simile all’ambra e un coltello sguainato.
Entrambi si alzarono cercando una via di fuga.
Ma era chiaro ad entrambi che solo uno sarebbe sopravissuto.
Il rosato sorrise. 
Un sorriso demoniaco, di uno che cerca vendetta e sangue da troppo tempo.
Il sorriso di un assassino e di quando capisce che ha vinto.
Alzò il coltello e con un colpo netto trafisse il petto di Shuuya.
Il platinato emise un verso strozzato e cadde a terra in una pozza di sangue.
Dopo che estrasse il coltello Atsuya svenne e riprese possesso del suo corpo.
E mentre sveniva l’eco delle urla di Shirou lo tormentavano.
Il ragazzo dai capelli argentei spavantato, spinse il rosa per terra, correndo fuori dalla porta, mentre sentiva che il fratello lo seguiva.
Si diresse senza far troppo rumore in uno sgabuzzino, che aveva la chiave, e si chiuse.
 
La mattina seguente i ragazzi si risvegliarono, sapendo che era il "secondo giorno" della settimana.
Tutti tranne Mahai e Nagumo ci credevano, che cercavano di incolparsi a vicenda, in ogni momento.
Mahai diede uno schiaffo sulla nuca a Nagumo, e il rosso stava anche per alzare le mani, tanto non faceva differenze tra maschio e femmina.
« Calma ragazzi, calma. » Disse Rie intervenendo, prendendo le mani del ragazzo dolcemente, per poi girarsi verso Mahai, per allontanarla da lui.
« Ah, questo è per aver tentato di alzar le mani su una donna. » Rie diede uno schiaffo a Nagumo, e Suzuno guardava la scena, allibito.
« Sono finito in un manicomio. » Disse, sospirando.
Il pomeriggio seguente avevano tutti deciso di scendere a vedere un film horror nel soggiorno, annoiati.
Mahai era davanti ad Atsuya, e stavano per scendere le scale.
Affianco vi erano Reina ed Hiroto, che parlavano.
Il rosa cercò di spingere la ragazza davanti dalle scale, senza successo, che venne presa da Reina.
« Ma che facevi! Non capisco perché le hai dato una spinta! Sai, poteva morire! » Sbottò Reina, infuriata.
« Mmh- era il mio intento. » Disse lui.
Era diversa, sembrava appartenere ad un uomo sulla cinquantina.
Tutti vennero sentendo Atsuya parlare ad alta voce - anche Shirou, che era nel ripostiglio -
« Faccio parte della famiglia che era venuta qui dieci anni fa, e domani che è il terzo giorno ucciderò qualcuno di voi. »
« Fallo ora se ne hai il coraggio! » Reina lo guardava infuriato.
« Non posso- il contatto col mondo umano finisce alle otto di sera. Ora vado, trovatevi un nascondiglio decente. » Atsuya cadde svenuto per terra, inconsapevole di tutto.
 


 
angolo autrici.
eccoci qui.
si, poi si saprà shuuya che fine ha fatto-
non vi preoccupate.
scusate gli errori, prima di tutto. c:
ora andiamo c:
 
met e mellah c:

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Capitolo 6
*** • terzo giorno - capitolo sei. ***


•  terzo giorno - capitolo sei.

«Secondo voi d-dov’è andato?» balbettò la Zaizen spaventata.
«Dove tu non puoi vederlo.» le sussurrò Haruya.
Touko sobbalzò quando sentì la voce.


Quando si risveglio il ragazzo dai capelli rosati pareva confuso e scioccato, si sedette di scatto, ma un capogiro improvviso lo pervase e si sdraiò nuovamente sul divano.
Solo dopo si rese conto di avere tutti gli sguardi puntati su di se. 
«Che è successo?» chiese con voce impastata.
«Succede che stavi per uccidere Mahai e hai ucciso Shuuya.» l’aggredì la Yagami furente.
«Calmati Reina, hai visto anche che Atsuya non era cosciente di quello che faceva.» l’ammonì calmo Yuuto.
La ragazza dai capelli blu sbuffò e incrocio le braccia al petto visibilmente scocciata. 
«Questo però non giustifica la morte di Shuuya.» intervenì Hiroto.
«Perché cos’è successo?» chiese preoccupato Atsuya.
«L’hai ucciso.» disse fredda Reina.
«D – Davvero?» chiese Atsuya, ma non sentì la risposta perché i suoi occhi si tinsero d’ambra e un coltello apparve tra le mani del ragazzo. 
«Ma come non vi avevo detto di nascondervi? Beh, pazienza. Sarà più divertente uccidervi.» disse la voce spettrale. 
E lanciò il coltello verso la Yagami.
L’impatto fu immediato, il coltello si conficco nella gola della blu.
Un attimo dopo Reina giaceva a terra, gli occhi un attimo prima vivi e veloci ora erano spenti e vuoti.
Atsuya rise, una risata roca e divertita.
Quasi compiaciuta.
Quando smise tutti lo guardarono allibiti.
Ma era Hiroto quello che sembrava il più sconvolto.
I suoi occhi color acqua marina guardarono prima Reina, poi Fubuki e un espressione ferita quando rabbiosa si dipinse sul suo volto.
«Tu!» il ragazzo quasi gridò mentre assaliva Atsuya. Ma il ragazzo si era già dissolto in una nuvola.
«Io non lo farei se fossi in te sai ragazzo.» disse con voce quasi annoiata mentre si appoggiava allo stipite della porta. 
«Ma come?» chiese confuso il ragazzo dai capelli rossi.
Atsuya sorrise.
Un sorriso demoniaco di uno che sta cercando la preda adatta alle sue abilità.
Gli occhi ambra di Atsuya vagarono su tutti i presenti e dopo aver fatto un ghigno compiaciuto scomparve ancora una volta in una nuvola.
Tutti si guardarono spiazzati.
«Secondo voi d-dov’è andato?» balbettò la Zaizen spaventata.
«Dove tu non puoi vederlo.» le sussurrò Haruya.
Touko sobbalzò quando sentì la voce.
«Anche quando un killer gira per casa non riesci a non essere un deficiente?» gli chiese acida Mahai.
«Smetterò di essere un deficiente quando tu ammetterai che è tutto uno scherzo.» ribattè Nagumo a tono.
«Ti auguro buona fortuna perché quando troverai il tuo cervello e capirai che è tutto vero saremmo già tutti morti.» disse la Tsunami sul punto di urlare.
«Ora basta!» gridò la Rie. «Non ne posso più di voi due, smettetela o qui ci rimaniamo tutti secchi!» continuò, furente.
Un gridò arrivò dal secondo piano.
Subito tutti corsero su per le scale.
E una smorfia disgustata si dipinse sul volto di tutti quando trovarono Shirou nello sgabuzzino avvolto da una pozza di sangue.
Una lama argentea gli trapassava il braccio sinistro.
Il ragazzo aveva fatto in tempo ad urlare prima di morire dissanguato.
La Rie alla vista del sangue si girò. Soffriva di emofobia; solo alla vista di un piccolo puntino di sangue le faceva venire i brividi, figuriamoci quel sangue.
Si abbassò, piegando le ginocchia, stringendole con le braccia, mentre aveva incominciato a tremare.
Non doveva succedere tutto quello. Non doveva. Come se non bastasse, il corpo di Shuuya era scomparso misteriosamente. Era tutto inquietante, e di certo non era uno scherzo come pensava Nagumo. 
«M-Momoko...» intervenì Mahai abbassandosi vicino a lei, guardandola seria. Era una delle rare volte che la chiamava per nome, visto che la Rie odiava essere chiamata così.
Non rispose, mentre il tremolio aumentava di più.
Si sentì un rumore provenire dalla cucina. Rie si alzò, tremando ancora, e si diresse verso la cucina.
«Lei è impazzita.» parlò Hiroto, guardando la sorella; la seguì, affiancandola, mentre le posava una mano sulla spalla e continuarono a camminare seguiti dal gruppo.
Arrivarono davanti alla porta, e anche da lì, potevano notare con orrore cosa era successo.
Il corpo di Reina era scomparso, come quello di Shuuya.
«Shi-Shirou...» disse Momoko; si diresse verso le scale, salendo in fretta, e vide che anche il corpo del ragazzo con i capelli argentati era scomparso.
Si sentì la voce dello spettro riecheggiare in tutta la casa. 
«Guardate, sta finendo il terzo giorno, ed ora incomincia il quarto. Vi tormenterò anche in questo. Vi regalo mezzora, in modo che tutti voi potete nascondervi dove vi pare e piace.»
Gli altri raggiunsero la blu, che aveva appoggiato la testa allo stipite della porta.

«Moriremo. Sono sicura che moriremo.»

 

angolo autrici c:
salve gente!
finalmente riaggiorniamo, finalmente.
ehm scusatemi, è tutta colpa mia. met non ha fatto nulla. il capitolo era pronto da tempo, solo che io non avevo il tempo di correggerlo e finirlo; avevo intenzione di farlo una settimana fa, ma poi ho cominciato a fare le valigie visto che ho fatto una mini-vacanaza a Roma --leggermente pessima--

magic e met c:

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Capitolo 7
*** • capitolo sette. ***


 
•  capitolo sette.
 

«M-momo stai bene?» le chiese Haruya abbraciandola.
«Sì, sto bene...» sussurrò piano.
«E’ meglio se pensiamo a nasconderci.» disse Yuuto in tono calmo.
Tutti annuirono.
«Ci nasconderemo a coppie, così se Atsuya si presenterà uno dei due, potrà scappare e avvisare gli altri.» disse Hiroto in tono fermo.
«E abbandonare l’altro? Non se ne parla.» a parlare era stata la Tsunami che avrebbe fatto di tutto pur di salvarsi, ma mai avrebbe abbandonato un amico in difficoltà.
«Tanto moriremo tutti.» replicò Fuusuke.
Mahai non replicò, non c’era il tempo per litigare.
«Bene allora io mi nascondo con Momo.» disse Haruya con un filo di malizia nella voce.
«Non se ne parla nemmeno, ci nasconderemo con il compagno che abbiamo in camera.» disse Hiroto lanciando un’occhiataccia a Nagumo.
«E tu con chi starai?» chiese Touko notando che erano dispari.
«Io mi nasconderò da solo.» rispose il ragazzo dagli occhi acquamarina. 
Tutti andarono a nascondersi.


Haruya e Fuusuke decisero di nascondersi in soffitta tra gli scatoloni.
«Sposta la tua gamba dalla mia faccia.»disse Haruya a Fuusuke.
«E tu leva il tuo braccio dal mio sedere idiota.» 
«Non ci riesc-» ma Fuusuke lo zittì facendogli segno di tacere.
«Ho sentito dei passi.» sussurro l’albino.
Infatti dei rumori provenirono dal piano di sotto.
La botola si aprì, e videro qualcuno a loro familiare.


Momo e Mahai invece scesero giù in cantina.
La stanza era piccola e all’interno vi era solo un freezer vuoto oramai dimenticato.
Le due ragazze entrarono con la speranza che Atsuya non le trovasse.


Hiroto invece si nascose in bagno. Più precisamente nell’armadio. Appoggio la schiena alla scura parete di legno e si porto le gambe al petto. Dalla tasca estrasse il telefono e aprì la cartella immagini. Sul display apparve Reina. Quell’estate erano andati tutti del Sun Garden  al mare e lui era riuscito a scattarle una foto mentre usciva dall’acqua e gli sorrideva. Una piccola e silenziosa lacrima gli rigò il volto chiaro. 


Akio e Yuuto andarono in soffitta. Ignari però che al suo interno vi era già qualcuno.
Infatti, quando Kidou aprì la botola che conduceva alla stanza, notò subito Fuusuke e Haruya litigare.
Il ragazzo dagli occhi color sangue ignorò i due ed entrò nella stanza facendo cenno ad Akio di seguirlo.


Touko e Endou invece andarono nello sgabuzzino.
Dei passi pesanti provenivano dal piano di sopra.
La ragazza tremò dalla paura, così Endou la strinse a sè in un abbraccio.
La porta dello sgabuzzino si aprì e due occhi grigi li scrutarono con fare confuso.
«Ecco dov’eravate finiti. Ma dove sono tutti?» chiese ingenuamente Atsuya.
Il ragazzo si era risvegliato nel suo letto confuso e impaurito.
Non avendo trovato nessuno nella casa era andato a cercare gli amici.
«Atsuya è... è meglio se te vai.» balbettò Mamoru.
«Per-» il ragazzo non fini la frase.
I suoi occhi si tinsero d’ambra e la sua voce si arrocchì.
«Non avrete mica paura di me?» chiese lo spettro.
La Zaizen guardò con occhi impauriti il più grande dei Fubuki e si rannicchiò a Endou in una disperata quanto vana ricerca di protezione.
Mamoru guardò prima Touko e poi Atsuya.
«Avanti uccidimi.» lo intimò il ragazzo.
«Basta che lasci lei.» aggiunse prima che una lama gli perforasse lo stomaco.
«Povero e ingenuo ragazzo.» disse Fubuki scuotendo la testa.
Touko era rimasta a bocca aperta. Voleva scappare, ma le gambe si erano fatte molli e pesanti. Avrebbe voluto urlare ma non ci riuscì dato che Atsuya la prese per la gola e la sollevo da terra.
«Sapeva che ti avrei ucciso solo non voleva vederti morire. Potevi scappare ma non l’hai fatto.» sussurrò il ragazzo.
«E ora tocca a te.» ghignò il fantasma, stringendo la presa sul collo della Zaizen.


Atsuya lasciò i due corpi nello stanzino chiudendolo a chiave.
Rise come un folle. 
Ancora sette - otto, contando il ragazzo di cui si era impossessato - e la sua casa sarebbe stata libera.
Si bloccò, quando si accorse che non riusciva a muoversi.
Il ragazzo aveva ripreso il suo corpo, e dunque ora lui, lo spirito, era nella mente del Fubuki.
«Maledetto! Lasciami il tuo corpo!»
E così incominciò una lotta interna...


Intanto Momo e Mahai che erano chiuse nel freezer, si terrorizzarono, vedendo che il posto non era affatto sicuro.
Difatti, vi era del sangue. Un palmo. O meglio, una mano. Il segno di una mano, tinta di rosso. Forse qualcuno che aveva bisogno di aiuto, molto probabilmente.
Era piccola. Sicuramente apparteneva ad una bambina.
Vi erano anche dei capelli neri, color pece, molto lunghi.
«Vorrei tanto uscire di qui.» disse la Rie, abbassando lo sguardo.
«Sai Momoko, è strano vederti così. Sei sempre stata una persona molto forte, è buffo dunque vederti piagnucolare.» la ragazza con i capelli azzurri guardò male la Tsunami. Ella sorrise, contenta di aver fatto sentire leggermente meglio la compagna.
Sentirono un rumore; la porta della cantina era aperta.
Le due sollevarono leggermente il coperchio del freezer; il giusto necessario per riuscire a spiare, e vedere chi era entrato.
Non si poteva escludere la probabilità che era uno dei loro compagni.
La persona incominciò a scendere le scale di legno, che scricchiolavano continuamente.
Era snervante tutto ciò. Le metteva sotto pressione.
Incominciarono a vedere le gambe della persona, coperte ovviamente da un pantalone decisamente maschile.
Quando la persona finì tutte le scale, si guardò intorno, come se cercasse qualcuno.
Era Atsuya, che cercava qualcuno, ovviamente da uccidere. Momoko singhiozzò, tremante, e il rosa si girò, fissando il freezer, che Mahai chiuse repentinamente. Abbracciò la sua amica, tappandole la bocca, fin quando il frigorifero ormai fuori uso venne aperto, e si trovarono davanti il demone che stava impugnando un coltello, da cui sgoccialava del sangue.
La minore dei Tsunami si alzò decisa, mettendosi davanti a Momoko, fissando il suo ragazzo, o meglio, lo spettro.
«Oh oh, la signorina presente vuole fare la eroina.»
«Dimmi chi hai ucciso.»
«Beh, quella simpaticissima coppietta. Sai, quella col ragazzo che ha la fascia arancione e la rosa.»
Mahai sobbalzò, guardando il ragazzo con aria da sfida. 
Il ragazzo dai capelli color salmone alzò il pugnale, e Mahai si buttò su di lui, facendolo cascare sul pavimento. Il coltello era caduto lontano, così Atsuya passò alle maniere forti. 
Strinse il collo della ragazza, e si avvicinò al viso sempre di lei.
«Uh, credevi di battermi. Le cose ti sono andate male, però.»
Lo baciò, mentre la presa sul collo se ne andava, fortunatamente.


E la notte venne sostituita dal giorno, ore due del pomeriggio.
I ragazzi spiegarono ad Atsuya come erano andate le cose, e mangiarono.
Erano sfiniti, distrutti. Non mangiavano da un più di ventiquattro ore.
E neanche mangiarono molto, pensando alla loro situazione attuale.
Erano rinchiusi in una casa dove sarebbero morti tutti probabilmente, i posti per nascondersi erano più che limitati, e si potevano anche uccidere a vicenda.
Stando ad Atsuya lui si rinchiuse tutta la giornata in camera, terrorizzato dal fatto di esser stato impossessato, e di aver ucciso il suo unico parente ancora rimasto in vita; il suo adorato Shirou ora era morto, per mano sua.


Rie si sedette sul divano, ed accese la tv.
Erano le ventitrè e quarantacinque minuti, a quanto pare. Non si era ancora cambiata, e non aveva sonno. Voleva rimanere sveglia fino a tardi, magari a vedere che cosa succedeva, e a farsi uccidere.
Infilò la mano nella tasca, mentre tirava qualcosa che assomigliavano a fili.
Guardò i capelli, che fino a qualche ora erano nel freezer; era inquietante la cosa, certo, insomma nessuno mai avrebbe preso i capelli di una persona ormai morta da un decennio, eppure lei lo aveva fatto, visto che si era come sentita chiamata da qualcosa, o meglio, qualcuno.
I capelli in quel momento brillavano di una innaturale lucentezza. A quanto pare, appartenevano alla componente minore della famiglia.
Sorrise tristemente, pensando che la ragazza se non fosse morta, sarebbe stata addirittura più grande di lei.
Guardò per quindici minuti i fili brillanti, quando venne richiamata da Akio.
«Ehi...»
«Oh, ciao.» disse semplicemente lei. Sospirò di nascosto, contenta del fatto che il ragazzo non si era accorto dei capelli. Il ragazzo si sedette vicino a lei.
Erano diventati ottimi amici, col passare degli anni, e nonostante si prendessero in giro varie volte si volevano bene.
«Dovresti andare dal tuo Kidou. Sai bene che questi potrebbero essere gli ultimi tuoi istanti con lui.»
«Io credo che dopo la morte ci attenda un altro mondo, dove tutti noi ci rincontriamo.» disse guardando la soffitta, come se ci fossero delle stelle.
«Comunque, io vado a dormire. Notte.» la Rie si alzò, facendo un finto sbadiglio mentre si avviava verso la porta.
«Beh, è inutile che fingi. Lo sanno tutti che hai il terrore continuo di morire, e che non vuoi affrontare la realtà. Mahai ci ha detto che nel freezer ti eri spaventata, vedendo delle impronte di sangue.»
«Tsk, pensala come vuoi cretino.» uscì definitivamente, avviandosi al piano di sopra.
Al secondo piano, vide Mahai a fine corridoio, che cercava di entrare nella porta di Atsuya, che sicuramente era chiusa a chiave. Non si era neanche accorta della sua presenza; ne era sicura.
Entrò in camera, mettendosi il pigiama, e poi si buttò sul letto, nasconendo per bene i capelli dentro ad un cassettino della scrivania.
Chiuse gli occhi, proprio prima che la porta venne aperta; sentì dei singhiozzi rotti, ma non se ne curò, e chiuse gli occhi stanca.


 



mellah e met corner.≈
hello popolo pillò.
se vi chiedete cosa vuol dire quella cosa scritta sopra, non lo so uu
la mia migliore amica lo usa sempre, e lo faccio anche io, chu.
che dire, ecco il nuovo capitolo.
ehi ehi, questa storia sta giungendo al termine!
manca il quinto, sesto, e settimo giorno, contanto anche quel carino di un epilogo.
e poi abbiamo finito.
speriamo che il capitolo sia stato di vostro gradimento, cari ragazzi c:
ed ora andiamo, siamo distrutte.

met - ora cherry - e magic.

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Capitolo 8
*** • capitolo otto. ***



 
•  capitolo otto.
 

La mattina seguente Momo si svegliò presto dato che la sera precedente si era addormentata in un batter d’occhio. La Tsunami invece non aveva chiuso occhio, linee scure le contornavano gli occhi gonfi e arrossati, un chiaro segno che la ragazza aveva pianto.
«Cosa ti è successo?» chiese la Rie preoccupata per l’amica.
La ragazza riccia scosse il capo con non curanza.
«Tranquilla, sto bene.» rispose cercando di mantenere un tono tranquillo e calmo.
«Atsuya?» chiese l’azzurra.
Mahai annui leggermente.
«Vedrai che si riprenderà.» cercò di tirarle su il morale Momo.
«Andiamo a fare colazione.» cambiò argomento Mahai.
La Rie non fece nemmeno in tempo a rispondere che la sua coinquilina era già scesa. Così si cambiò e scese giù anche lei.
In cucina c’erano tutti tranne Akio, Yuuto e Atsuya.
I primi due probabilmente stavano ancora dormendo, mentre il terzo non aveva chiuso occhio.
Il ragazzo col ciuffo scese qualche minuto dopo le due ragazze. Akio ancora assonnato si diresse verso la credenza e prese una tazzina in cui vi verso del caffè. In quel esatto momento l’ampio lampadario di cristallo tremò. Tutti guardarono sconcertati il lampadario, tutti tranne Fudou che era troppo concentrato sulla sua bevanda scura per curarsi della scossa. Un secondo scossone e il pesante lampadario crollò sul ragazzo che si accasciò al suolo in una pozza di sangue e caffè. Passi pesanti si udirono dalle scale e tutti si voltarono verso la gradinata. Due occhi color rubino e una coda rasta spettinata apparvero in cima alle scale.
«Perché quelle facce? Sembra che abbiate assistito ad un omicidio.» scherzò Yuuto ancora assonnato.
E solo allora il ragazzo si rese conto che Fudou non era lì con loro.
«Aspettate… d- dove Akio?» balbetto preoccupato Kidou.
Non ricevette alcuna risposta solo un gemito strozzato.
«A - Akio?» balbettò Yuuto scendendo di corsa le scale. 
Yuuto rimase a bocca aperta davanti a quell’orribile spettacolo. Si accucciò sulle mattonelle della cucina, vicino al corpo dell’amato e inizio a togliere frammento per frammento ogni singola scheggia di cristallo.
Ma Akio poggiò una mano su quella del compagno in un chiaro segno che doveva smetterla perché lui prima di tutti aveva capito che la sua fine era giunta.
«Basta Yuuto…» sussurrò piano Fudou come se anche solo respirare gli fosse difficile, tossi e poi continuo:
«T - Ti prometto che ci rivedremo.» promise Akio mentre chiudeva gli occhi per sempre.
Per vari minuti il regista non si mosse, rimase lì fermo a contemplare il corpo del suo ragazzo oramai spoglio di un qualunque frammento di vita. Senti una mano poggiarsi sulla sua spalla, ma non si volto per capire a chi appartenesse.
Sapeva già che quella mano apparteneva ad Haruya, che forse più di tutti lo capiva. Infatti il rosso aveva assistito alla morte dei propri genitori quando aveva a malapena otto anni.
Il ragazzo dagli occhi scarlatti lo guardò con occhi gonfi di lacrime.
Ma dal suo viso non scese nemmeno una lacrima.
Si alzo e uscì fuori dalla stanza con i pugni serrati.

«Com’è successo?» chiese il rasta dopo svariati momenti di silenzio.
«Il lampadario è crollato.» rispose Fuusuke in tono calmo.
«E Atsuya?» chiese sospettoso Yuuto.
«E’ in camera sua, non fa entrare nessuno.» rispose la Tsunami.
«Ne sei sicura?» chiese ancora Kidou.
La ragazza annui.
«E ora?» chiese Hiroto.
«Ora aspettiamo.» rispose Momo.
«Aspettiamo cosa? Che qualcun altro muoia?» chiese retorico il rasta in tono furioso.
Mahai scosse il capo.
«Dobbiamo capire, scoprire come sconfiggere la casa.» disse la Tsunami.
«Non potete sconfiggermi sciocchi.» disse la voce spettrale, ridendo.


La sera arrivò, e altri fatti inquietanti non erano accaduti.
Quasi tutto, eccetto che la Rie, erano in soggiorno, e visto che comunque la noia li ammazzava - tanto per sdrammatizzare -, i ragazzi si stavano guardando un film in tv.
Finalmente la ragazza con i capelli azzurri entrò in salotto, con un computer in mano. Quello del fratello Hiroto.
«Io dico di fare qualche ricerca.» sorrise, lei, come se quel pomeriggio non fosse accaduto nulla.
Era così la ragazza; prima era impaurita e paralizzata, e dopo qualche ora si calmava, e faceva finta di aver dimenticato tutto.
Guardò Atsuya, che era sul divano, accanto a Mahai, e poi si sedette per terra, accanto al fratello.
«Dovresti dirmi dove hai messo la chiavetta internet, perché poi ricerche non ne possiamo fare senza.» lui prese il computer e se ne andò in camera, segno che della faccenda se ne sarebbe occupato lui.
Ovvero cercare informazioni sulla casa, nonostante tutti ricordavano che cinque giorni prima aveva detto qualcosa su un uomo impossessato che aveva ucciso la famiglia.
Yuuto seguì il rosso, e Rie alzò le spalle, per poi prendere il telecomando e cambiare canale, con il disappunto di alcune persone.
Ma lei non se ne importò, e incominciò a guardare la televisione.



Hiroto chiuse la porta, quando dopo venne riaperta, e vide che era il rasta.
Disse solamente un "oh" e poi si sedette sul letto, seguito da Kidou.
Inserì la chiavetta nel computer, e poi aprì internet digitando parole quasi messe a caso, sulla casa in montagna e dove si trovasse di preciso.
Aprì un articolo di dieci anni prima, e videro che la casa era la stessa in cui erano loro, visto che vi era una foto. I due si irriggidirono, quando videro che la porta mostrava in bella vista una grossa chiazza di sangue.
Incominciarono a leggere.
"Delitto in montagna, uomo ammazza la famiglia. Gente che passava di lì, alpinisti, o altre persone che venivano in casa, sentivano urli, persone che sentivano gridare una donna, che diceva che era impossessato ancora non si sa chi. A quanto pare, i corpi della moglie e dei tre figli sono scomparsi, molto probabilmente nascosti dal capo famiglia. Sembra che abbia ucciso tutti nel letto. La moglie mentre leggeva, dato il romanzo ai piedi del letto, aperto, con del sangue sopra, e i due gemelli maschi uccisi nel sonno. Molto probabilmente la bambina era riuscita a scappare, e si era diretta in cantina, visto che dentro ad un freezer ci sono sue impronte. La casa verrà abbatuta il prima possibile e-"
«... è finito.» disse Yuuto, sbigottito.
«Ma è impossibile che un articolo termini così! E la casa non è stata venduta poi...»
«Hiroto, voglio solo sapere da chi diamine hai affittato questa fottuta casa!»
Lui abbassò lo sguardo, con qualche gocciolina che gli colava dalla fronte.
«Sono andato in un agenzia... E lì ho ho affittato la casa.»
Kidou deglutì spaventato, visto che il computer si era spento di scatto, ma Hiroto lo rassicurò, dicendogli che faceva così sempre. Si diedero la buonanotte, e si misero a dormire.


Rie sbadigliò, chiudendo la tv. Era da sola nel salotto, visto che tutti dormivano.
O meglio, quasi tutti; Fuusuke era entrato come aveva fatto Akio la sera precedente, dalla porta, e la guardava.
«Fuusuke...»
«Rie...»
Era da tempo che non si parlavano, e avevano quasi perso confidenza a tal punto da chiamarsi per cognome.
Lui si sedette, mentre lei si stava alzando, ma le prese la mano, facendola risedere.
«Uhm... anche il corpo di Akio è scomparso.»
«Già...» rispose solamente Momoko, stanca.
«Vorrei chiederti una cosa da tanto tempo.» 
«Dimmi.»
«Vorrei chiederti solo se non hai scelto Haruya perché sta per morire. Solamente per la sua malattia, per consolazione. Vorrei solo sapere se in tal caso avresti scelto me.»
La ragazza si alzò, decisa ad andarsene, senza dire niente.
E il giorno seguente era il sesto, e pensavano tutti che sarebbe finito quel maledetto incubo, finalmente. 



angolo autrici c:
eccoci qui ad aggiornare, finalmente.
oh yeah! manca poco e la fic è terminata, finalmente! c":
altri due capitoli (contando quel fantastico -wtf- epilogo che si trova nel settimo giorno) ed abbiamo terminato.
speriamo che sia di vostro gradimento il tutto, e noi scappiamo yay.

la cherry e la mari. c:

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Capitolo 9
*** • capitolo nove. ***



 



• capitolo nove.
 

 

Mi alzo dal letto con la consapevolezza che oramai sono solo. Affianco a me non c’è più un corpo caldo da stringere in un abbraccio ma un ammasso di lenzuola e coperte che non mi regaleranno mai il calore e l’amore che riusciva a darmi lui. Mi vesto e il mio sguardo cade per l’ennesima volta su quel letto disfatto. Un sospiro affranto e triste mi esce dalla bocca. Apro la porta con lentezza già sapendo che al piano di sotto tutti si sentono un po’ come me. Soli,abbandonati a sé stessi, tristi e forse anche un po’ disperati. Mi dirigo verso le scale e scruto i miei amici. Quasi tutti hanno degli evidenti cerchi sotto gli occhi. Sospiro affranto e penso che oramai il sonno e un privilegio che pochi tra noi possono concedersi. Scendo le scale e mi dirigo in cucina ed evito di guardare il pavimento, il corpo di Akio e sparito come gli altri, ma delle schegge di cristallo sono ancora sparse per terra. Silenziosamente prendo una tazza dal ripiano e mi verso del the con cui faccio colazione.
«Tutto a posto Kidou?» mi chiede una voce stanca ma che lascia trapelare una nota di preoccupazione nei miei confronti. Non mi serve voltarmi per capire che la domanda me la fatta Mahai. Penso che lei – oltre ad Haruya – riesce a capire il mio stato d’animo.
«Si, sto bene.» rispondo ma non c’è verità o sincerità nel mio tono. In realtà sto male, ma non voglio far preoccupare gli altri dicendogli davvero come sto. La perdita di Fudou è stato davvero un colpo troppo pesante per assorbirlo tutto in una volta sola.
«E Atsuya? Come sta?» le chiedo.
«Resta sempre nella sua camera, non lascia entrare nessuno e non parla con nessuno.» dice la ragazza in tono triste.
«Vedrai che si riprenderà.» a parlare è stata la Rie che le ha messo una mano sulla spalla. Il suo tono è rassicurante, quasi convincente ma non sufficiente a coprire il dolore.
Ritorno sui miei passi con la tazza ancora tra le mani. Mi siedo sul divano e inizio a giocherellare con il bordo della piccola tazza color cielo. Non so il motivo per cui lo sto facendo, forse sto solo aspettando di sentire un urlo disperato o un invocazione d’aiuto. Poggio la tazza sul tavolino e sprofondo sul divano sospirando.
«Ma come Kidou ti manco già?» mi chiede retorico una voce maschile.
Mi volto stranito da quella domanda e quando i miei occhi cremisi incontrano quelli ardesia di Akio per poco non faccio cadere la tazzina con cui avevo ripreso a giocare.
«A - Akio.» balbetto.
«Ciao Yuuto...» la sua voce è dolce, quasi tenera poche sono state le volte in cui ha usato quel tono con me.
«C-come è possibile?»
Akio sorride beffardo.
«Ti sto dando un opportunità Yuuto.» dice Akio con voce melliflua. Mi stupisco, non aveva mai usato un tono così dolce. Ma scuoto la testa ripetendomi che forse è un onore aver ricevuto questa visita.
«Per cosa?» chiedo.
«Per restare con me.» sorride lui.
Il mio sguardo è un misto d’incredulità e sorpresa.
«Come posso fare?» domando.
Ma il ragazzo non fa in tempo a parlare che vengo percosso e agitato come se fossi una bambola.
«Kidou?!?» grida una voce preoccupata.
«Kidou?!?» urla ancora la voce maschile.
Apro gli occhi e solo ora mi rendo conto che è stata tutta una fantasia del mio subconscio. Un sogno, uno scherzo di pessimo gusto che mi sono fatto da solo per spiegarmi. Metto a fuoco le persone che ho attorno è noto le sagome poco nitide di Hiroto,Nagumo,Suzuno e Momo. Un sorriso amaro dipinge il mio volto. Siamo rimasti in sei. Se penso che meno di qualche giorno fa eravamo in tredici.
«Che succede?» chiedo confuso.
«Stavi tremando e ti stavi contorcendo sul divano, gridavi il nome di Akio e pensavamo che fossi…» Hiroto non termina la frase non riuscendo a pronunciare quella parola.
«Posseduto.» interviene la Tsunami da in cima alle scale. Il suo volto e preoccupato ma c’è una piccola e fragile nota di buon umore che le dipinge gli occhi. La riccia – un po’ come tutti – è dimagrita molto, il volto prima sottile ora è scavato e sotto gli occhi ha due evidenti occhiaie segno che come molti di noi non riesce più a dormire
«No, non sei posseduto, disperato, ma non posseduto.» precisa la ragazza scendendo le scale con lentezza,come se ogni singolo movimento le costi uno sforzo incredibile.
«Molto rassicurante.» commenta ironico Haruya.
La ragazza emette un ringhio soffocato ma non ribatte.
Intanto mentre loro sono intenti a discutere nella mia testa risuona la voce di Akio insistente come un tamburo, suadente e melodiosa come una chitarra.
«Kidou… Kidou.» mi chiama lui, la sua voce è un sussurro distante che mi invita a seguirlo. Mi alzo dal divano sotto lo sguardo di tutti.
«Dove vai?» mi chiede dubbiosa la Rie.
«In camera.» rispondo. La mia voce è meccanica e inespressiva.
Se mi hanno detto qualcosa non lo saprò mai dato che mi sono avviato in camera senza ascoltare le voci dei miei amici. Apro la porta e me la richiudo alle spalle. Mi guardo allo specchio e affianco alla mia immagine c’è quella tremolante di Fudou.
«Ciao Kidou.» mi sussurra.
Mi volto per vedere se Akio e davvero affianco a me, ma con mia delusione capisco che posso vederlo solo attraverso lo specchio. Mi avvicino di più all’oggetto e metto una mano sopra la superficie liscia. Sul volto di Akio si increspa un piccolo sorriso e fa combaciare la mia mano con la mia.
«Come faccio a raggiungerti?» e l’unica cosa che riesco a dire.
«Soffitta,corda,cantina.» risponde lui. Poi il suo riflesso tremola per poi scomparire. Resto a bocca aperta e mi siedo sul letto. Rifletto al lungo su quelle tre semplici parole. Mi prendo il volto tra le mani e sospiro affranto non riuscendo a trovare una soluzione. Qualcuno bussa alla porta e io solevo il capo.
«Avanti.» riesco a dire con un filo di voce.
La porta si apre e sulla soglia c’è Hiroto.
«Tutto okay Kidou?» mi chiede.
Annuisco piano, ma si vede lontano un miglio che sto mentendo.
«Sicuro?» mi domanda sedendosi accanto a me sul letto..
Sospiro e scuoto il capo.
«Ti manca vero?» mi domanda retorico.
Annuisco piano.
«Ci pensi mai? A Reina intendo a come stia ora lassù.» gli chiedo.
Lui sospira triste e annuisce.
«Penso che ora stia molto meglio che qui.» mi risponde.
«E tu? Come pensi che stia Akio?» mi chiede.
«Credo stia bene.» dico.
Nella mia testa intanto le ultime tre parole di Akio mi rimbombano insistenti e fastidiose. Un sospiro affranto sfugge al mio controllo.
«Mi stai ascoltando?» mi chiede il rosso.
Vorrei annuire ma se lo facessi direi una bugia così mi limito a scuotere il capo.
«Vedrai che si sistemerà tutto.» mi dice alzandosi dal letto e dirigendosi in camera sua. Non lo seguo e continuo a pensare a quel complicato enigma. Così decido di analizzare gli indizi uno per uno.
Perciò mi dirigo in soffitta. E lì ricordo. Ricordo di aver visto una corda il giorno in cui mi nascosi qui con Fudou. Tra gli scatoloni trovo la corda e solo quando c’è l’ho tra le mani capisco. Capisco che per stare con Fudou devo morire. E il modo più veloce per farlo è impiccarmi. E solo ora capisco cosa centri la cantina. Quasi mai nessuno va lì. Quindi anche se m’impiccassi nessuno se ne accorgerebbe. Un sorriso amaro quando compiaciuto mi dipinge il volto.
Silenziosamente scendo al piano di sotto e lì noto Haruya, Momo e Fuusuke intenti a guardare un film d’azione. I primi due sono sul divano mentre il terzo e seduto a terra. Apro la porta della cantina e scendo le scale. Qui trovo un piccolo gancio appeso al soffitto e una sedia. Salgo sulla sedia e faccio un piccolo nodo e lo aggancio alla piccola sporgenza metallica. Poi faccio un cappio che mi faccio passare sopra la testa e che mi ricade poco sopra le spalle. Un sorriso mi dipinge il volto e prima di tirare un calcio alla sedia mi sembra quasi di vedere Akio che mi porge la mano. Poi la sedia cade con un tonfo e i miei occhi si chiudono per sempre.

 

~
 


Dieci anni prima.

Una famiglia felice ha affittato la casa per qualche giorno per le vacanze natalizie. Le luci accese donano un senso di affetto e calore alla casa. Due bambini si rincorrono per le stanze ridendo e scherzando.
«Ora ti prendo Alec – kun!» ride una bimba dai capelli neri e gli occhi ambra.
«Non c’è la farai mai Moriko – chan!» scherza il fratello gemello.
«Bambini venite a cena!» li chiama la madre sorridente.
«Arriviamo!» gridano in coro i due bimbi.
Veloci i bambini corrono in bagno e si lavano le manine e vanno a mangiare. Di notte però la bimba si sveglia per andare a bere, ma quando torna passa davanti alla camera dei genitori e i suoi occhi color ambra vedono davanti a sé uno spettacolo orribile. La mamma è stesa a terra in una pozza di sangue, gli occhi sbarrati fissano il nulla, le labbra si muovono in un ultimo avviso.
«Corri Moriko, corri.»
La bimba guarda spaesata e impaurita la scena davanti a se. Gli occhi li si gonfiano di lacrime ma obbedisce e corre a nascondersi nel bagno. La piccola si rannicchia contro la parete della doccia sperando che il padre non la trovi. Sa che è stato lui, nessun altro poteva uccidere la madre a parte lui. Un urlo soffocato le giunge alle orecchie e capisce che anche suo fratello gemello l’ha lasciata sola. La piccola trema ma si fa forza. Dalla tenda intravede il padre, in mano a un coltello che gronda ancora sangue.
«Moriko dai esci.» la chiama il padre.
«Non voglio farti male.» dice con voce dolce. L’uomo è sempre più vicino. Scosta la tenda e un ghigno si dipinge sul volto dell’uomo ed estrae il coltello. Moriko allora grida e cerca di scappare ma il padre l’afferra per i capelli, la bimba scalcia e si dimena riuscendo così a scappare. Dei fili corvini sono rimasti in mano al padre che li getta nello scolo della doccia.
La bambina allora corre in cantina e si nasconde nel freezer. La piccola ancora trema, un po’ per il freddo un po’ per la paura. Sente dei passi provenire dalle scale e allora si schiaccia ancora di più contro la parete del frigo, però sulla superficie ci sono dei vetri e la bimba si graffia una mano,cerca di fermare il sangue ma non sa nemmeno lei come. Poggia la piccola mano insanguinata e nota che ha lasciato le sue impronte, ma non fa in tempo a cancellarle che il coperchio si spalanca e il padre le sorride maligno. Lui le punta il coltello alla gola ma lei è furba e non si lascerà uccidere così facilmente. Si alza veloce e cerca di correre via ma il padre è più grande e più forte così riesce a fermarla prendendola per i fianchi. La prende in braccio e per un attimo Moriko ha l’illusione che il padre si sia risvegliato e che è tornato normale e vuole solo stringerla in un abbraccio. Ma presto si accorge che ha di nuovo sguainato il coltello è gli e lo sta puntando alla gola.
«Papà...» singhiozza la bimba.
«Perché papà?» ora la sua voce è un grido disperato.
«Papà svegliati!» grida la bambina
Le risposte non arriveranno mai da parte dell’uomo. La bimba non le sentirà mai. Ha già chiuso gli occhi ed è già stata avvolta dalle braccia della morte. Solo ora, solo in quel momento l’uomo è cosciente di ciò che ha fatto. Così prende il coltello ancora imbrattato di sangue e di netto si mozza la testa.


 

~
 


«Dobbiamo prendere delle scorte di acqua in cantina, dunque qualcuno di voi vada.» esclamò Rie, annoiata, guardando a uno a uno Mahai, Hiroto, Suzuno e Nagumo. Atsuya era in camera sua da qualche giorno, e invece nessuno sapeva dove era Kidou.
Hiroto si offrì volontario di andare in cantina, e lì ci fu ancora il panico più totale, come sempre.


 

~

 

«Atsuya...» mormorò Mahai, sapendo che comunque era sentita dal ragazzo con i capelli color salmone. Erano le tre di notte, e lei era lì, attaccata alla porta da tante ore, sperando che il suo ragazzo la aprisse... Capiva che era scombussolato, ma così la faceva preoccupare! Visto che lui non mangiava e beveva da quasi due giorni - lo aveva sentito solo una notte andare in cucina per mangiare, ma poi più niente -, era andata lì davanti munita di una bottiglia di acqua, e pasta, carne e anche una mela. Se almeno si sarebbe degnato di aprirla.
La ragazza piangeva da ore, silenziosamente, però dopo qualche minuto singhiozzò e singhiozzò. Atsuya era ingiusto con lei. Sembrava quasi odiarla. Si buttò per terra, con i piatti poggiati sulle gambe, la testa appoggiata sulla porta di legno, che le doleva.
Sentì girare la serratura, e scostò la testa, per non cadere. Lei piangeva ancora, e quando Atsuya le aprì la porta si sentì tremendamente in colpa, per non esserle stato accanto nel momento del bisogno.
«Scusa, Mahai-chan...» la abbracciò lui, accarezzandole i capelli e dandole un bacio sulla fronte.
La invitò in camera, e finalmente dopo giorni il ragazzo mangiò, affamato come non mai, e parlarono degli avvenimenti che Atsuya si era perso.

 

 

met e mari corner.

sssalve gente c: eccoci qui a pubblicare, finalmente. con il prossimo capitolo finisce la storia, e metteremo anche l epilogo, lì c: dunque in totale la storia finirà con dieci capitoli.
non aggiornavamo da tempo, ma io e met siamo state impegnate a scrivere la storia per un contest, e per questo non abbiamo aggiornato. c: non avevamo le idee chiare per questo capitolo, e anche per questo ci abbiamo messo tempo ad aggiornare ma, con buona volontà, lo abbiamo finito c: ed è anche lunghetto rispetto al precedente, che era un poco più corto uwu per il prossimo sappiamo già che scrivere, ma dateci tempo che anche noi abbiamo la scuola! alla prossima, ragazzi c:

mari e met.

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Capitolo 10
*** • capitolo dieci. ***




•  capitolo dieci.
 

Kidou corse, era nel corridoio della casa, e sembrava non terminare mai. Urlava, ma nessuno lo accorreva, non c'era nessuno lì, pronto ad aiutarlo, come sempre. Non sapeva da cosa era rincorso precisamente, aveva visto solo una figura spettrale, che all'improvviso lo aveva preso, e incominciato a soffocare, ma si era riuscito a liberare. E correva ancora, senza mai fermarsi, o almeno ci provava.
Cadde rovinosamente per terra; era inciampato in qualcosa. Cercò di alzarsi, ma non ci riusciva, era affaticato, e si muoveva lentamente. Guardò cosa aveva fermato la sua corsa, e vide il corpo di Akio per terra, morente. Non riusciva a capire se era vivo o morto, molto probabilmente era tra l'incudine e il martello, molto probabilmente era tra vita e morte, molto probabilmente stava morendo... 
Lo vide lì, per terra, fragile, con tutto il corpo sporco di sangue (del suo sangue!), e Kidou intanto aveva incominciato a strisciare per terra, lontano da lui, spaventato, terrorizzato. Cercò di pensare che fosse solamente un'orribile visione, che fosse solo frutto della sua immaginazione, o almeno in cuor suo lo sperava. 
«Kidou... ti prego, non lasciarmi qui, Yuuto... aiutami, ti prego...» respirava lentamente, in modo affannato; gli si avvicinò, con gli occhi pieni di lacrime. Non voleva rivederlo morire, non voleva. E all'improvviso quando abbassò lo sguardo sul pavimento, vicino a Akio, vide che un'altra pozza di sangue si stava formando, vide che la maglia bianca si faceva sempre più rossa. Ogni secondo la macchia si espandeva.
... Stava morendo?
«Akio!» Kidou si svegliò sudato. I capelli erano bagnati, e lo stesso valeva per la maglietta. Non aveva sudato così tanto mai in vita sua. «... Era solo un brutto sogno, un bruttissimo sogno.»
Però anche Yuuto quella notte scomparse, come la maggior parte dei ragazzi, e appena Rie, Mahai, Nagumo, Atsuya e Suzuno si svegliarono, capirono che anche lui era andato.




I ragazzi erano tutti nella cucina, seduti a quel tavolo ormai troppo grande per quattro ragazzi, quel tavolo che all'inizio della settimana era pieno, sia di mangiare che di persone, mentre ora era così enorme. 
Mahai aveva i capelli mossi ancora più spettinati del solito, molto spettinati, così come Atsuya, e quasi sembrava faticavano a star in piedi i due. Nagumo guardò l'orologio, che segnava le nove. Sì ricordò che quello era l'ultimo giorno nella casa, e che proprio alle cinque di pomeriggio si sarebbero aperte le porte, e sarebbero potuti fuggire dalla casa. Anche il rosso aveva un aspetto stanco, ed era fin troppo nervoso e stressato.
Suzuno invece non aveva parlato neanche una volta, e non era chissà che di strano, ma almeno quando vedeva qualcuno si degnava di salutarlo, specialmente Momoko. E beh, Rie aveva un'aria stanca, stanchissima. Preoccupata. E aveva delle profonde occhiaie, segno che non aveva dormito neanche un po' quella notte.  (aveva pianto così tanto, che si notava fin troppo, dagli occhi rossi).
Quasi nessuno aveva toccato cibo, se non per Momo, che stava divorando il piatto. Lei in qualunque situazione riusciva a mangiare, anzi, il cibo sembrava quasi calmarla. 
«Ehi, Mahai, le mangi quelle fette biscottate?» chiese alla ragazza che stava di fronte a lei, e che non accennava a parlare, ma solo a fissare Atsuya preoccupata. La ragazza non ascoltava, tanto che era assorta nei suoi pensieri.
«Mahai, ti ho chiesto se mangi quelle fette biscottate!» replicò la ragazza, che per la seconda volta venne ignorata. Lo richiese una terza volta, e di nuovo venne ignorata, così se ne andò al piano di sopra, lasciando i ragazzi in cucina. 
Rie in quel momento non era l'unico in uno stato confusionale, perché tutti erano più o meno turbati da qualcosa -o anche qualcuno-. La profezia il secondo giorno aveva rivelato che solo quattro ragazzi sarebbero usciti dalla casa vivi, e tutti volevano continuare a vivere, ovviamente, però non accettavano l'idea che un altro di loro sarebbe morto, visto che Yuuto ormai era morto, ed erano rimasti solo in cinque. Ma alla fine Hiroto era morto, e così una parte di lei.




Purtroppo, i cinque ragazzi avevano capito che qualcuno si sarebbe dovuto sacrificare, perché anche se scoccarono le cinque, la porta era sempre chiusa, non si apriva. E Nagumo decise di fare questo sacrificio, non era triste, preoccupato per la sua morte, spaventato, non provava nulla. In fondo, lui sarebbe morto entro un anno. Gli rimaneva poco da vivere. 
Prima di morire aveva un sorriso sulle labbra, sarcastico, triste, quasi felice; non avrebbe più rivisto i suoi amici, ma era contento, perché si sarebbe sacrificato per loro, e non c'era cosa più bella che sentire di aver protetto le persone a cui voleva bene. 
Era morto, il corpo era scomparso, e la porta aperta.




Un mese dopo...

«Rie, ti sono venuta a portare questi cioccolatini, guarda! Sono i tuoi preferiti, erano i tuoi preferiti...» disse Mahai porgendoglieli, e la ragazza li afferrò. I tre ragazzi -Suzuno, Atsuya e Mahai- uscirono dalla stanza, e parlarono tra di loro.
Nessuno se l'era passata bene usciti dalla casa; Atsuya dovette stare due settimane senza camminare, a letto, Suzuno era stato tre settimane all'ospedale, perché a quanto pare si era ritrovato più stanco del solito, e pieno di tagli profondi, mentre Mahai fino a qualche giorno prima era stata dallo psicologo, cercando di superare la morte del fratello.
«Allora Fuusuke, alla fine che hanno detto i dottori?» il ragazzo nominato si sedette su una poltroncina di pelle.
«Non recupererà più la memoria, a quanto pare lo shock e i tagli profondi in testa che aveva, non le hanno fatto recuperare la memoria. Doveva essere una cosa momentanea, ma... molto probabilmente non ricorderà nulla.»
«Gli diremo però la verità, vero? Della casa, che il fratello è morto... gli diremo tutto?» chiese Atsuya, ai due.
«Glielo diremo... è suo diritto sapere che è successo.»
«Ah, Suzuno, abbiamo una notizia da darti io e Mahai.» Fuusuke li fisso, notando che i due diciassetteni si guardavano in modo complice, e fece un debole sorriso, vedendo la mano di Atsuya posarsi sulla pancia della ragazza.
«Sto aspettando un bambino.» trillò la ragazza, contenta. «E tu, Fuusuke-kun, quando ti deciderai a rifarti una vita?» la ragazza si riferiva alla sua ex -ormai, visto che non ricordava nulla- migliore amica.
«Sono contento per voi due... scommetto che i vostri fratelli sarebbero contenti e già farebbero festa. O meglio, Tsunami prima rimarrebbe sconvolto e poi farebbe festa.» disse, ignorando la domanda della ragazza. 
«Con permesso, vado un attimo a portare una cosa a Momo.» disse Mahai, e entrò nella stanza della ragazza, e la salutò di nuovo.
«Tieni Momo, questa è per te...» gli diede una foto, raffigurante due ragazzini delle medie.
«Siamo io... e insomma, il ragazzo che mi viene sempre a trovare... Fuusuke?»
«Sì, e ti dico una cosa... lui ti vuole tanto, ma tantissimo bene.» rise, e uscì dalla stanza.
Da quando erano usciti da quella casa, sapevano che la loro vita non sarebbe stata più normale. Sarebbe cambiato, tutto. 




10 anni dopo - epilogo.

«Tenma, sei sicuro che qui non ci sono animali selvatici?» chiese Hamano.
«Sicurissimo! Dai, accampiamoci qui, muoviamoci a mettere le tende prima che venga sera!» disse Tenma, che moriva di freddo. Dopo aver messo le tende, accesero un fuoco, e tutti i ragazzi lì presenti gli si sedettero attorno.
«Sapete ragazzi... conosco una storia, che pare è accaduta qui vicino, se non in questo punto.» ghignò Masaki, e tutti lo guardarono. Aveva un'aria quasi inquietante, e quasi tutti i presenti si spaventarono, sentendo quelle parole e vedendo la sua faccia.
«E sentiamo questa storia.» disse Kyousuke, per niente intimorito.
«Allora, dieci anni fa vennero qui tredici ragazzi. C'era una casa, che poi fu abbattuta, proprio in questo punto... quando questi ragazzi andarono in questa casa, incominciarono ad accadere cose strane, a sentire voci di una delle quattro persone sopravvissute. Strani rumori, visioni, del sangue che compariva misteriosamente sui muri e i pavimenti, un ragazzo che fu impossessato da uno spirito, e uccise delle persone, per poi ritornare normale... e...» si fermò, sentendo uno strano rumore, quasi sinistro.
«Cos'è stato?» chiese Minamisawa.
«Io ho sentito un urlo provenire da quella parte.» disse Shinsuke, indicando una parte della foresta.
«Kurama è andato a raccogliere della legna, proprio da quella parte.» disse Tenma.
Shinsuke si alzò, pronto a dirigersi verso la foresta, proprio dove Kurama era scomparso pochi minuti prima, e da lì fu terrore.





met e mellie corner.
buonday guys, alloraaa, mi sono resa conto che avevo un bel po' di storie in sospeso, dunque ho deciso di finire almeno questa. in realtà, questo finale l'ho scritto cinque o sei mesi fa, e c'erano due versioni. ma se leggete la prima era una cosa da far venire le carie ai denti. tutti che si salvavano a vicenda, e vabbé. dunque ho deciso di dire solo chi si sacrificava, per non fare un casino. io mi sono immaginata, che anche se tutto fosse finito, la casa abbattuta, beh, ho pensato che poteva ripetersi di nuovo la storia della casa. (senza casa, lol).
alla fine ho pure pensato che fosse più giusto rimanere il finale di mesi fa, invece di cambiarlo. lo so che probabilmente forse era meglio riscrivere tutto, ma non me la sentivo. adesso vado c: fateci sapere se ci sono errori, eh (?)

mellie e met.




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