Una macchina del tempo per Leo

di Artemiss
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I: L'uomo con la cabina blu. ***
Capitolo 2: *** II: Un futuro riscritto ***
Capitolo 3: *** III: Un ultimo saluto (per ora) ***



Capitolo 1
*** I: L'uomo con la cabina blu. ***


Una macchina del tempo per Leo
 
I: L'uomo con la cabina blu
 


Leo desiderava poter inventare una macchina del tempo. Sarebbe tornato indietro di due ore e avrebbe annullato ciò che era accaduto.
Dopo la chiacchierata molto piacevole sull’accaduto con gli altri, Leo rimase solo sul ponte, poggiato contro l’albero maestro a maledirsi e a darsi schiaffi. Quei simpaticoni dei Romani avevano intenzione di usare le loro teste come lanterne, ora, e i propositi della pace fra le due fazioni erano saltati in aria, come la città. Tutto questo per colpa sua.
Mentre  iniziava ad abituarsi all’idea di essere odiato da tutti, un rumore di motori invase il silenzio che si era creato intorno a lui. Più il suo si faceva vivido, un figura blu si materializzava sul ponte. Leo per poco non prese un colpo. Una cabina blu si era materializzata sul ponte. In cima alla cabina c’era scritto “Police Public Call Box”, insomma, era una cabina telefonica della polizia. Ma che ci faceva una cabina telefonica blu, del blu più intenso mai visto, sul ponte della sua Argo II?
Leo si avvicinò lentamente, e poco prima che potesse sfiorare le porte in legno blu, queste si aprirono. Si affacciò un uomo, che non appena vide Leo fece un enorme sorriso e uscì dalla cabina. Indossava una camicia bianca con delle bretelle rosse sotto ad una giacca di tweed, un farfallino e dei pantaloni neri.
L’uomo si guardò intorno.
“Credo di essere atterrato su una nave. Non è la prima volta che mi capita.” guardò di nuovo Leo, che aveva gli occhi spalancati pieni di stupore. Mise una mano in tasca, cacciando una specie di portafoglio. Aprì quello strano portafoglio e Leo vide una carta bianca, sulla quale comparvero le parole “Vorrei una macchina del tempo per poter tornare indietro di un paio d’ore e sistemare tutto”. Erano i suoi pensieri di poco fa, come facevano a trovarsi la sopra?
“Carta psichica” spiegò l’uomo, notando il suo sguardo confuso. “Mi è vibrata con questa richiesta, mi sono agganciato al segnale… ed eccomi qui!”
Leo era ammirato dalla tecnologia e dall’ingegno di quell’uomo.  “è incredibile!” esclamò Leo esterrefatto.
“Lo so!” poi rimise la mano in tasca e cacciò un attrezzo simile ad un cacciavite. L’uomo misterioso accese il cacciavite e lo portò dal basso verso l’alto su Leo, che venne illuminato da una tenue luce verde. Mise il cacciavite in verticale e lo guardò, aggrottando la fronte. “Non risulti alieno, ma neanche completamente umano. Chi e cosa sei?” chiese ammirato, tenendo stretto il cacciavite. Leo si disse che doveva assolutamente costruire quell’attrezzo.
“Leo Valdez, semidio, figlio di Efesto. La vera domanda è: chi e cosa sei tu? Leo prese qualcosa dalla cintura degli attrezzi che portava sempre con lui, e iniziò a manovrarla, ottenendo in poco tempo un coniglietto animato.
Un coniglietto, Leo? Sei un vero duro.
Disse la sua voce interiore. L’uomo fissava il lavoro di Leo, attratto dalla facilità con cui aveva creato quell’animaletto metallico. Si accorse che il ragazzo lo fissava in attesa di una risposta, così si schiarì la gola e si presentò.
“Sono il Dottore, un Signore del Tempo proveniente da Gallifrey e questa bellezza, Leo” disse indicando la cabina blu  “è la mia macchina del tempo, la TARDIS”
“TARDIS?”
Tempo e Relativa Dimensione Interna allo Spazio” spiegò l’alieno, allegro, accarezzando un bordo della cabina.
Ma è una cabina telefonica” osservò Leo, scettico. Il Dottore, allora, lo invitò ad entrare nella cabina, e Leo accettò curioso. Con uno schioccò di dita, le porte si aprirono. Leo entrò dopo il Dottore, e rimase a bocca aperta. Era più grande all’interno! Era enorme all’interno! Al centro c’era una console con così tanti comandi, e Leo voleva provarli tutti. Una colonna con dei motori partiva verso l’alto dal centro della console, e terminava in dei dischi che rotavano con sopra inciso qualcosa in chissà quale lingua. Erano tanti cerchi. Si sovrapponevano l’un sull’altro ed alcuni erano tagliati da dei segmenti trasversali.
Il Dottore guardò Leo con un sorriso compiaciuto e, poggiandosi alla console, disse: “Su, dillo. Lo dicono tutti”
“Oh, Santo Efesto! Quanti comandi!” disse Leo eccitato.
Il Dottore fece una faccia strana. "Questa è nuova" e osservò il ragazzo guardarsi intorno  e fare commenti sulla tecnologia e la forza di quella cabina blu. Il Dottore sorrideva, però poi fu preso dalla preoccupazione.
“Leo” chiamò. “I tuoi capelli vanno a fuoco!”
“E ti pareva!” commentò seccato il ragazzo. Si diede qualche colpetto sui capelli ed il fuoco si spense. Il Dottore osservò stupido che i capelli non sembravano per nulla intaccati dal fuoco. Fece per chiedere ma Leo, dato che era una cosa che gli domandavano tutti, lo anticipò. “Efesto mi ha fatto un regalino quando sono nato: controllo il fuoco e sono, come dire, ignifugo.” spiegò Leo, avvicinandosi alla console e sfiorando i comandi.
“Interessante” osservò il Dottore. Poi si rese conto che Leo lo aveva, involontariamente, chiamato per un motivo.  “Allora, Leo… che è successo di tanto orribile da farti desiderare una Macchina del Tempo?” chiese.
Leo si bloccò, mentre accarezzava una leva, e sospirò tristemente.
“Be’, c’è Gea, la madre terra, che sta risorgendo insieme ai suoi figli giganti, ed ha intenzione di distruggere il mondo. Così, la simpaticissima Era, ha deciso di unire Greci e Romani, nemici da secoli, per combattere insieme, rischiando di scatenare una guerra civile. Ecco, stava andando tutto benissimo… ma poi quell’idiota di Ottaviano, uno spaventapasseri sventra peluche, ha messo in dubbio le qualità dell’Argo II, la mia nave, ed io mi sono offerto di mostrargliela in modo che si ricredesse ma… nulla, poi non ricordo nulla se non una sensazione di gelo e Nuova Roma che bruciava. È stata colpa mia, questo lo so, ma non so perché l’ho fatto! Io non volevo, ma era come…”Leo parlava velocmente, con la voce incrinata come se stesse per scoppiare a piangere, ma il Dottore lo interruppe, dandogli dei colpetti sulla spalla.
“Ho capito, ho capito.” disse il Dottore. “Era come se una forza si fosse impossessata di te”
“Esatto”
“Be’, andiamo ad impedire l’attacco a Nuova Roma!” sorrise il Dottore, facendo un giro su se stesso e iniziando ad abbassare leve e premere pulsanti.




Hello theeere c:
Alloooora, che ve ne pare del primo capitolo? :3
Quando ho letto quella frase sul Marchio di Atena -la frase con cui inizia la storia- ho pensato "Be', Leo, prova a chiedere al Dottore" e poi nella mia mente malata ha iniziato a svilupparsi un incontro fra Doc e Leo -che sono due dei personaggi che amo di più in assoluto- e dato che questa dannata idea mi ossessionava ho dovuto scrivere qualcosa.
Se siete anche Whovian, be', che aspettate a venire qui da me e abbracciarmi? Ho bisogno di miei simili u.u
Se non lo siete... magari vi spiego qualcosina ;)
Allora, il dottore in questione è l'Undicesimo (interpretato da quel figo di Matt Smith). Ho scelto proprio lui perchè secondo me i miei due ragazzi si somigliano <3
La carta psichica è un foglio di carta bianca che, mostrata ad una persona, induce a vedere ciò che si vuole. Inoltre, può recapitare messaggi/richieste d'aiuto al Dottore.
L'espressione del Dottore "questa è nuova" è dovuta al fatto che ogni persona che entra nel TARDIS esclama "è più grande all'interno!" {vabbè, tranne Clara che se ne esce con un "è più piccolo all'esterno" lol} e quindi Eleven si aspettava appunto la precedente frase. Ma Leo è Leo quindi... è ovvio che si preoccupava dei comandi e delle cose ultra fighe lol
E... niente, credo di aver spiegato tutti i riferimenti. Se non l'ho fatto, chiedetemi pure spiegazioni in una recensione ^w^
Ah, il Dottore capisce già che c'entra una presenza misteriosa con la faccenda di Nuova Roma perchè è praticamente un genio -ma poi quando si trova con due altri suoi simili non riesce ad aprire una porta aperta, lol-
Spero vi sia piaciuto l'inizio, fatemelo sapere con una recensione, pls :3
Un bacio spazio temporale  -cosa porco crono significa-
Iz ^w^

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Capitolo 2
*** II: Un futuro riscritto ***


Una macchina del tempo per Leo


II: Un futuro riscritto
 

Il TARDIS era atterrato.
“Eccoci qua, un’ora prima dell’attacco a questo posto, secondo le informazioni che mi hai dato.” sorrise il Dottore.
Leo aveva appena viaggiato nel tempo. Non ci poteva credere! Era la cosa più forte che avesse mai fatto. Si pizzicò una mano. Forse stava sognando, si era addormentato disperato e aveva sognato queste cosa assurde. O, magari, aveva avuto un contatto con delle sostanze allucinogene. Forse a Nuova Roma erano diffuse, chi lo sa.
“No, Leo, non stai sognando.” disse il Dottore, vedendolo pizzicarsi.
“Oh, dei, tutto ciò è assolutamente fortissimo! Abbiamo viaggiato nel tempo? In una cabina blu? Non ci posso credere!” Leo era molto eccitato, e temeva di prendere fuoco distruggendo quella meraviglia del TARDIS e bruciando il Dottore, così si impose di calmarsi. Si avvicinò alle porte e spinse per aprire, ma queste rimasero chiuse.
Il Dottore si avvicinò al Leo in difficoltà, che si spostò vedendo l’alieno. Quest’ultimo tirò verso di se le porta che si aprì, e Leo arrossì leggermente.
“Sono sicuro che tu e la TARDIS abbiate messo su un complotto contro di me.” Disse Leo incrociando le braccia al petto. Il Dottore rise.
“Tranquillo, dopo secoli di viaggi spazio temporali anche io spesso dimentico come si aprono queste porte.” Leo sorrise, e sporse la testa fuori dalla cabina.
Nuova Roma era intatta, e i ragazzi erano tranquilli. Fra meno di un’ora, però, Nuova Roma sarebbe stata bombardata e i Romani avrebbero dato la caccia a loro e al Campo Mezzosangue, segnando la vittoria di Gea. Ma lui poteva fermare tutto questo, ora. Poteva semplicemente impedirsi di salire sull’Argo II.
“Dottore” chiamò Leo, rientrando nel TARDIS e chiudendo le porte. “Ma se io sono qui… ora io non sono con il resto dei miei amici, giusto?”
“Sbagliato” disse il Dottore “Il Leo del passato continua ad esistere, in quanto siamo tornati indietro sulla tua linea temporale.”
“Fingerò di aver capito tutto.” Disse Leo, e il Dottore gli rifilò un’occhiataccia, che lui ignorò bellamente. “Come faccio ad impedirmi di distruggere il Campo?” chiese Leo.
Il Dottore ci pensò. “Potrei far saltare i comandi della nave.”
“Sì, e poi come partiamo alla volta delle Terra Antiche, noi?” disse Leo. “Inoltre, c’ho messo mesi per costruirla, ed è anche un fantastico lavoro. Non permetterò ad un tizio con un ridicolo cravattino di rovinarmela!” aggiunse, infastidito dall’idea che qualcuno potesse rovinare la sua tanto amata nave. Il Dottore non sembrò particolarmente offeso, ma si sistemò il farfallino e con aria di superiorità disse:
“I cravattini sono forti.”
Leo roteò gli occhi. Calò il silenzio, mentre i due pensavano ad un modo per impedire l’attacco. Dopo una manciata di minuti, Leo ebbe un’idea.
“Potrei spostare l’Argo II dal Campo!” disse Leo. Il Dottore annuì.
“Però sei consapevole che quella cosa potrebbe riprendere il controllo su di te, lassù?” lo mise in guardia l’alieno.
“Sì ma… abbiamo un piano migliore?” chiese Leo, nervoso.
No, non avevano un piano migliore. Dovevano mobilitarsi per agire subito perché, secondo l’orologio del Dottore, mancavano poco più di venti minuti.
“Vengo con te, Leo. Metterò fuori uso le armi, nulla che non si possa riparare tranquillo, in caso non dovessi essere in te.” Ecco la parte finale dell’idea.
Leo accettò, anche se un po’ riluttante.
“E se non dovessi essere tu in te, Dottore?” chiese Leo, mentre stava per uscire dal TARDIS.
“Oh, tranquillo. Una volta ero mezzo-posseduto da un cyberman. Ho vinto il controllo del mio corpo a scacchi.” Si sistemò di nuovo il cravattino con superiorità.
“Certo che sei un tipo forte, Dottore.” Commentò Leo stupito.
Andiamo, vincere il controllo del proprio corpo a scacchi? Che forza! Leo, forse, lo avrebbe vinto in una gara di costruzione. Non era poi così bravo a giochi come, appunto, gli scacchi.
“Leo, cerca di non farti vedere da nessuno. Ok?” lo mise in guardia il Dottore, che facendo un qualcosa che Leo non capì, fece sparire il TARDIS. O meglio, lo fece diventare invisibile. I due si avviarono verso l’Argo II, cercando di non farsi vedere da nessuno. Era abbastanza difficile, poiché molti ragazzi camminavano per le strade dirigendosi a pranzo.
Erano quasi arrivati, avevano solo un quarto d’ora di tempo. Accelerarono il passo, e si trovarono dinanzi alla scaletta di legno della nave. Leo tremava mentre si arrampicava. Non aveva paura dell’altezza, non aveva paura di cadere. Aveva paura di rovinare tutto.
Una volta in cima, andarono verso i comandi dell’Argo II, e il Dottore prese il suo cacciavite sonico. Leo indicò tremante i comandi delle armi.
“Andrà tutto bene, Leo.” cercò di tranquillizzarlo il Dottore. “Fidati di me, sono il Dottore.” Sorrise e puntò il cacciavite sonico acceso verso i comandi, che esplosero in una cascata di scintille ed emisero del fumo. Leo accarezzo i comandi saltati, mormorando delle scuse.
Prima di mettersi al lavoro, Leo estrasse un foglietto ed una penna dalla sua cintura degli attrezzi.
Tranquillo, amico. Sto solo salvando la situazione. Parcheggio l’Argo II poco fuori di qui.
LV
Ehm.. Leo, vedo un te del passato insieme ad un ragazzo biondo con una cintura con dei… peluche? Ma chi è che si lega dei peluche alla cintura?” chiese il Dottore, affacciato dal parapetto.
“Oh, quello è Ottaviano. L’idiota di cui ti ho parlato. Squarta peluche per interpretare la volontà degli dei.” Detto questo, Leo lasciò cadere il bigliettino, che con grazia toccò il suolo, e mise il moto la nave, che iniziò a spostarsi fuori dal Campo.
Il Dottore vide il Leo del passato correre veloce verso la nave che si spostava, ma il Leo del futuro tirò su la scaletta, per evitare ospiti passati – magari posseduti – sulla sua nave.
“Ce l’abbiamo fatta! Dottore, ce l’abbiamo fatta!”  Leo cantava vittoria, spostando la nave, e sorrideva come un bambino a cui avevano appena regalato una gran quantità di dolciumi. Quando furono abbastanza lontani dal Campo, Leo fermò la nave ed andò ad abbracciare il Dottore.
“Grazie! Grazie! Oh, Dottore! Non finirò mai di ringraziarla!” il Dottore ricambiò l’abbraccio sorridendo, poi si ricordò di che cosa sarebbe successo ora.



Hola! :3
Sono tornata con il secondo capitolo di questa mini-long totalmente assurda! 
106 visite allo scorso capitolo, io.. aaaahhh, vi amo! *-*
Magari vi sembreranno un po' poche ma.. omgs, per me sono tante, aw.
Ringrazio di tutto cuore
Francesca lol e Miss Metal Detector per aver recensito il precedente capitolo. Siete fantastiche *-*
Ringrazio anche
Anonima_14 per aver messo la storia fra le preferite. Sei fantastica! :3
Ovviamente, ringrazio anche i lettori silenziosi perchè mi hanno fatto capire che questa storia è cagata :3
Oltre 100 di voi splendide persone hanno letto questa cagata! AHAHAHAH AAAAHHH MI RENDETE FELICE! :3
Oggi sono euforica, si vede? ee
Non mi sembra di dover spiegare nessun riferimento. Nel caso comunque non abbiate colto qualcosa -che magari la picciona che sono ha dimenticato di spiegare-  chiedete pure in una recensione :3
Ah, bè, è tutto suppongo :3
Al prossimo -e ultimo- capitolo di questa pazza storia!
Un bacio wibbly wobbloso -di mene in meglio-,
Iz ^w^

 

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Capitolo 3
*** III: Un ultimo saluto (per ora) ***


Una macchina del tempo per Leo
 
III: Un ultimo saluto (per ora).


Il Dottore prese Leo per le spalle e lo allontanò, abbassando i suoi occhi verdi verso in piedi di Leo. Il ragazzo imitò l’uomo e, con orrore, notò che i suoi piedi erano dissolti, e man mano si dissolvevano anche le gambe. Leo fu preso da un moto di panico.
“Cos’è, questo? Uno scherzo?” chiese con voce stridula. Continuava a fissare il suo corpo che si dissolveva nel nulla.
“Spostando la nave hai evitato di bombardare questo posto. Tu provieni da un futuro in cui qui sotto è stato tutto distrutto dalle fiamme, un futuro di colpevolezza. Ora, invece, il bombardamento non avverrà e tu… scomparirai.” La voce del Dottore era bassa, e non guardava Leo nei suoi occhi scuri e vispi. “Ovviamente, il te del passato continuerà a vivere la sua vita, ma senza il peso di un bombardamento e…”
“E senza averti conosciuto.” Concluse Leo, che era sparito fino a metà cosce. Il Dottore annuì, e Leo guardò verso il Campo che si erano lasciati alle spalle poco prima, per evitare l’attacco.
Leo non voleva andarsene, non dopo aver conosciuto il Dottore e aver viaggiato nel tempo –anche se non erano tornati in chissà quale epoca antica– con lui. Però sapeva che non era possibile. Per una vittoria, c’è sempre un prezzo da pagare. E poi, non è che stava morendo. Stava solo dando spazio ad un Leo più tranquillo. Un sé stesso più tranquillo. Leo tornò a guardare il Dottore, che aveva gli occhi antichi velati di tristezza. Sorrise copiosamente, e il Dottore accennò un sorriso malinconico.
“Be’, Dottore, sono stato forte, non è vero?” chiese Leo, con il suo solito sorriso, mentre del suo corpo restava solo dall’ombelico in su.
Il Dottore sorrise dolcemente al ragazzo che stava scomparendo. “Lo sei stato eccome, Leo Valdez.” Rispose. “più forte di un cravattino, ad essere sinceri.”
Leo si esibì nella sua classica risata cristallina, piena di allegria, capace di contagiare anche l’essere più triste dell’universo. Il Dottore rise con lui.
Leo smise, e guardò il Dottore.
“Ci incontreremo di nuovo, vero, Dottore?” chiese, speranzoso. “Voglio dire.. non noi, ma tu e lui.” Aggiunse, alludendo ovviamente al Leo Valdez che stava dando di matto per la nave.
“Be’, chi lo sa cosa ci riserva il futuro.” Rispose il Dottore.
“Apri bene le orecchie, Dottor Ti-Piombo-Sulla-Tua-Supertecnologicaefantasticanave-Con-La-Mia-Cabina-Blu-Del-Telefono-Che-Ospita-Il-Mondo-Intero-Là-Dentro-E-Che-Viaggia-Nel-Tempo-Con-Un-Cravattino, prova a non farti rivedere…” disse Leo, mentre gli rimaneva davvero poco.
Il Dottore scoppiò a ridere. “D’ora in poi alla domanda “Dottore chi?” rispondero Dottor Ti-Piombo-Sulla-Tua eccetera eccetera.” Risero di nuovo insieme.
Leo era poco più di una testa fluttuante, adesso. Resosi conto di ciò, fissò negli occhi il Signore del Tempo.
“Ci si vede, Dottore.” Disse, sorridendo.
“Buona fortuna, Leo Valdez.” e Leo sparì, lasciando il Dottore da solo  sul ponte dell’Argo II, con un sorriso sul viso.
Il silenzio regnava sovrano. Il venticello gli muoveva leggermente il ciuffo, ma era piacevole. Guardò i comandi fusi della nave, e cosa poteva fare lui, se non ripararli? In un certo senso, lo doveva a Leo. Neanche dieci secondi dopo, un rumore di motori, un rumore dolce che amava con tutto se stesso, e la sua TARDIS era lì, in quel blu splendente.
Il Dottore si avvicinò.
“Sempre io e te, da soli, Sexy” Sussurrò, per poi entrare nella sua macchina per prendere degli attrezzi e riparare i comandi che aveva distrutto.
Mentre riparava, sorrideva al ricordo di Leo. Sarebbe stato un ottimo companion, quel Leo. Lo era stato per un po’. Era un tipetto simpatico, pieno di sorprese, allegro ma triste in realtà.
Un po’ come te, Dottore.
Sentì la voce di Amy, la sua Pond, sussurrargli quella frase. La malinconia prese il sopravvento. Si stava dando del vecchio ammattito a causa dell’età, perché sentiva voci di persone che non c’erano più al suo fianco. Però doveva dare ragione alla voce fantasma della sua vecchia e cara amica. Leo e lui erano simili. Gli sarebbe piaciuto terribilmente rincontrare quel semidio iperattivo dal sorriso allegro e dalla battuta pronta. Lo avrebbe fatto. Lo avrebbe ritrovato.
Aveva ritrovato Clara – l’originale, per di più – dopo averla vista morire in epoca Vittoriana, poteva trovare di nuovo Leo.
Con malinconia, però, ricordò che Clara non aveva idea di chi fosse lui, quando l’aveva rivista. Solo un tizio strano con una cabina telefonica blu –assolutamente non per le pomiciate, come invece pensava la ragazza -, nient’altro. Così sarebbe stato con Leo.
Leo non lo avrebbe riconosciuto. Sospirò, triste, continuando a sistemare quei comandi.
 
✾✾✾
 
Leo  non credeva ai suoi occhi. La sua nave, la sua bellissima nave, era stata spostata da chissà chi chissà dove. Aveva abbandonato Ottaviano, che cercava di raggiungerlo inciampando nel suo vestitino romano, per dirigersi a tutta velocità verso il luogo in cui era stata “parcheggiata” l’Argo II. Giurava di aver visto qualcosa cadere dal parapetto.
Fa che non sia qualcosa della nave.
Pregava Leo, disperato, mentre correva a rotta di collo. Ottaviano imprecava dietro di lui, ordinando gli di fermarsi, ma Leo, ovviamente, lo ignorava.
Arrivato sul posto, vide un biglietto.
“Tranquillo, amico. Sto solo salvando la situazione. Parcheggio l’Argo II poco fuori di qui.”
Erano le parole stampate sul pezzo di carta, firmato LV. Leo rimase immobile per un po’, scioccato da quel biglietto, e Ottaviano riuscì a raggiungerlo.
“Ma sei sordo, razza di un greco?! Ti ho urlato di fermarti ininterrottamente! Che è successo alla tua nave?! Cos’hai in mano?!” la voce irritante dell’augure fece venire voglia a Leo di fare un falò sui suoi capelli.
“CHIUDI IL BECCO, OTTAVIANO!” urlò spazientito. Leo non era quel tipo di persona che si spazientiva ed urlava contro tutti infuriato, ma Ottaviano era impossibile. L’augure era inorridito dall’affronto  di Leo, e gli strappò con impertinenza il biglietto dalle mani.
“chi è questo.. trentacinque?” chiese, con superiorità.
“Non è trentacinque.” Rispose freddo Leo. Questo non era da lui. “Senti, Mr. Squarto-Peluche-Per-Vivere, sono le iniziali di un nome. Indovina di quale. Senza squartare un peluche, magari.”
Ottaviano era sempre più indignato.
“Mi verrebbe da dire Leo Valdez ma…” disse l’augure.
“Oh, ma bravo piccolo visionario!” lo lodò Leo, battendo le mani. “Ma come è possibile? Questa è la mia scrittura, la mia firma… ma io non l’ho mai scritto!”
“Stai forse beffeggiandoti di Roma?” lo accusò Ottaviano, puntandogli l’indice contro.
Leo posò la sua mano sull’indice pallido del ragazzo, e lo abbassò. “Non sto beffeggiando nessuno, Peluche Man.” Ottaviano lo guardò fuorioso. “Ok, forse te sì, ma… sai cosa? Vado a prendere la mia nave. Tu vai pure a… fare quelle cose romane che fai di solito. Con permesso.” E se ne andò, nella direzione in  cui era scomparsa la nave. Ottaviano non lo seguì, se ne stette con il bigliettino in mano fumante di rabbia.
 
✾✾✾

Leo vedeva la nave in cielo. Aveva camminato parecchio – alla faccina del vicino! – ed ora eccolo davanti alla sua opera d’arte. La scaletta toccava terra, così fu facile per lui salire su fino al ponte per capire cosa stava succedendo.
Quando salì trovò tutto in ordine sul ponte. Comandi perfettamente a posto, albero maestro dritto in piedi, una cabina telefo.. che ci faceva una cabina telefonica blu sulla sua nave?!
Le porte si aprirono,  e la testa di un uomo uscì. Vide Leo e sorrise, ammiccando. Lasciò cadere un foglio di carta, e fece per rientrare. Ma Leo lo richiamò.
“Hey, tu! Chi sei?” chiese, fissando la figura umana nella cabina. Lui si girò con un sorrisetto.
“Dottor Ti-Piombo-Sulla-Tua-Supertecnologicaefantasticanave-Con-La-Mia-Cabina-Blu-Del-Telefono-Che-Ospita-Il-Mondo-Intero-Là-Dentro-E-Che-Viaggia-Nel-Tempo-Con-Un-Cravattino” e sparì nella cabina. Un rumore di motori, e la cabina andava scomparendo, alzando del vento e facendo arrivare sul viso elfico di Leo un foglietto bianco.
Quando staccò il biglietto, sulla nave non c’era più nulla.
“Ma che…” prese il biglietto per leggerlo.
Non era la sua calligrafia, ottimo.
“Non guidare da solo Leo, o non guidare proprio. Buona fortuna, con la tua missione. Ci si vede.
Dottore”
 
FINE
 
Eeeee siamo arrivati alla fine, miei cari cwc.
Siete felici di non vedermi più. Ammettetelo. Però… temo di dovervi dare una brutta notizia… TORNERÒ! Sì, esatto! Tornerò con il continuo di questa storia –non so quando ma…- e vedremo Eleven e Leo buttarsi in una nuova ed “entusiasmante” avventura! Felici? (((ovvio che no!)))
Vaaa bene, veniamo alle spiegazioni :3
 
  • Il Dottore chiama la TARDIS “Sexy” perché le ha dato questo nome, anche se lo usa solo quando, appunto, sono soli. {Ep. The Doctor’s Wife} Sono tenerissimi, non trovate?
  • Amelia “Amy” Pond è stata una companion di Eleven. [mi pare giusto metterci ora SPOILER ALERT, nel caso qualcuno volesse seguire la serie o comunque la segue ma non è ancora arrivato a ciò] Amy è morta, insieme a suo marito Rory. Sono stati uccisi da un angelo piangente (evitate di conoscerli) davanti al Dottore, e quest’ultimo è rimasto devastato da questa perdita (come me). {Ep. The Angels Take Manhattan}
  • Clara Oswald, The impossibile girl, è l’attuale companion di Eleven (sarebbe più corretto dire Twelve…). [Anche qui: SPOILER ALERT] Clara ha, non completamente volontariamente, diviso se stessa in tante versioni di sé, sguinzagliate nel tempo e nello spazio con l’intento di proteggerlo. Eleven fa riferimento all’Eco-Clara Clara Oswin Oswald, una ragazza dell’Inghilterra vittoriana morta collaborando con lui. Dopo quest’avvenimento, il Dottore capisce che Clara è ancora viva, o almeno esiste un’altra lei, anche perché ne aveva “”vista”” una prima di allora di nome Oswin Oswald, e riesce a trovarla. Ma quando la vede… lei ovviamente non ha idea di chi sia il Dottore. {Ep in ordine di citazione:The Name Of The Doctor; The Snowman;The Asylum of the Daleks; The bells Of St. John}
Grazie per aver seguito questa storia, per me significa tanto :3
Grazie a Miss Metal Detector per la recensione (scusami se non ho risposto ew).
Grazie a Anonima_14 per aver messo la storia fra le preferite.
Grazie a Francesca lol e Feli_007 per aver messo la storia fra le preferite.
GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNO CAGATO QUESTA STORIA!
Ve se ama, e alla prossima!
Un bacio,
Iz ^^

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