Qualcosa nasce sempre lì, dopo che piove

di kuwari
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 11 ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 12 ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 13 ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 ***


QUALCOSA NASCE SEMPRE LI', DOPO CHE PIOVE

 

Ho dovuto inserire nuovamente la storia! Ho aggiunto un capitolo!

Spero vi piaccia!!!

 

CAPITOLO 1

 

Era passato già un mese dalla morte di Davide, un mese in cui tante cose erano cambiate… L’allegria e la spensieratezza che aveva invaso e riempito l’ospedale dopo che si erano formati i “Braccialetti Rossi” era come svanita nel nulla, come se non ci fosse mai stata.

Tutto era tornato come prima, quando quello era ancora “solo un ospedale” e non il luogo in cui 6 giovani anime si erano incontrate ed era nata un’amicizia così speciale da andare oltre il dolore, la malattia e la sofferenza.

Dopo la scomparsa di Davide i Braccialetti Rossi, tranne Leo e Vale in quanto in camera insieme, non si erano quasi più visti, troppo doloroso ed angosciante anche il solo guardarsi, quindi era impensabile stare insieme..

Era dunque così labile e fragile la loro amicizia?

Non sarebbe stato più logico rimanere uniti e cercare di superare questo lutto?

Queste erano solo alcune delle tante domande che affollavano la mente di Toni.

Era ancora vivido il ricordo di quello che era successo nella stanza di Rocco; da quel maledetto giorno il senso di colpa, il dolore per la perdita dell’amico e la rabbia non lo avevano abbandonato un solo istante.

Provava rabbia nei confronti di Davide per non aver detto nulla dell’operazione ma, soprattutto, rabbia verso se stesso per non essere riuscito a far nulla per lui e a non capire che “quel giorno” qualcosa non andava.

Nessuno di loro lo aveva capito, erano tutti presi dall’organizzazione del compleanno di Leo che non avevano fatto caso a Davide e ai suoi occhi particolarmente tristi e preoccupati. Aveva detto che doveva fare solo un risonanza e che dopo li avrebbe raggiunti alla festa. Invece…

Toni sentiva ancora la voce di Davide che gli diceva addio e lo salutava… Una pugnalata sarebbe stata meno dolorosa.

Era come aver perso una parte di se stesso. Insieme i Braccialetti Rossi erano forti, niente e nessuno avrebbe potuto fermarli o sconfiggerli, avrebbero potuto scalare una montagna o attraversare a nuoto un oceano…

Adesso, invece, che un componente del gruppo era venuto a mancare, era come se quella forza ed energia si fosse dissolta come neve al sole e niente poteva far tornare le cose come prima.

Nei corridoi quando i ragazzi si incontravano si salutavano appena, ognuno si era chiuso nel proprio dolore, una fortezza aveva chiuso i loro cuori.

Inutile l’aiuto dei medici che cercavano in tutti i modi di spronarli ma, d’altronde, anche loro erano sconvolti da quella morte assurda ed inaspettata, arrivata come un fulmine a ciel sereno. E’ vero che era un intervento chirurgico rischioso ma erano convinti che Davide l’avrebbe “sfrangata”…

Si cercava una spiegazione, ma una spiegazione non c’era.

Come si può spiegare la morte , per di più di un ragazzino che aveva tutta la vita davanti?

I medici non riuscivano a darsi delle risposte, figurarsi a darle ai ragazzi che, in quell’interminabile mese, avevano cercato un solo motivo!

Perché, perché proprio Davide?

Perché il destino o il fato gli avevano fatto questo?

La rabbia, l’odio e la disperazione erano i sentimenti che tutti i Braccialetti Rossi provavano per quel posto, per la malattia, per quella vita ingiusta…

Cris aveva ripreso a non mangiare più, gli ottimi risultati che aveva raggiunto grazie all'apporto dei suoi amici si erano frantumati... Il traguardo per la guarigione dall'anoressia prima tanto vicino era, adesso, così lontano ed irraggiungibile...

Leo aveva nascosto il suo dolore con la solita maschera di allegria e spensieratezza, ma dentro si sentiva morire... Come leader del gruppo avrebbe dovuto accorgersi del malessere di Davide ed aiutarlo... Che cavolo di capo era se non si accorgeva neppure che un componente del gruppo, un suo amico aveva bisogno?! Di notte ripensava spesso al giorno in cui lui e Davide erano rimasti chiusi in ascensore.

Lì era nata la loro amicizia. Leo aveva capito che, dietro quella facciata da duro, si nascondeva in realtà un ragazzo buono pieno di timori, insicurezze e bisognoso di amici.

Toni, come già detto, si sentiva tremendamente in colpa. La vitalità, che lo aveva sempre contraddistinto, si era così sfuocata che tutti non riconoscevano più quel ragazzino...

Vale passava tutte le sue giornate a disegnare e sfogare quello che provava sulle tele... I suoi erano disegni cupi e tristi, i colori che usava maggiormente erano scuri perché rispecchiavano quello che lui provava e sentiva... Voleva andare via quel posto, da quel luogo, da quelle persone che tanto lo avevano aiutato ma che, ora, lo facevano stare così...

I giorni si susseguivano ormai tutti uguali, nessuno però poteva pensare che, presto, le cose sarebbero cambiate.

I Braccialetti Rossi sarebbero tornati ed un nuovo componente sarebbero entrato nel gruppo e avrebbe riempito quel vuoto che, ora, sembrava incolmabile.

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 ***


CAPITOLO 2

 

Era lunedì mattina quando Silvia si preparò per andare in ospedale.

Era il suo primo giorno di lavoro e il suo animo era un miscuglio di agitazione e felicità per quella nuova avventura...

Non aveva praticamente dormito ma non era assolutamente stanca! Anzi era piena di energia!

Dopo anni di studio e di sacrifici avrebbe finalmente coronato il suo sogno di essere medico...

Aspettò sotto le coperte fino a quando la sveglia non suonò.

Erano solo le 7 ma voleva prepararsi bene ed arrivare puntuale!

Si pettinò i lunghi capelli castano chiaro, si mise un vestito a fiori, semplice, tanto poi avrebbe indossato la divisa e, dopo il suo immancabile cappuccino, si apprestò ad uscire, non prima di aver salutato zia Sara e zio Alberto che la guardavano con orgoglio e con gli occhi lucidi... Neanche loro avevano dormito molto quella notte...

La loro bambina era cresciuta, pronta “a conquistare il mondo” come diceva sempre zio Alberto quando parlava di lei ai suoi amici al bar.

L'infanzia di Silvia era stata costellata di molti momenti duri e difficili ma, nonostante tutto, era una persona solare ed aveva sempre il sorriso sulle labbra.

Trovava sempre il lato positivo in tutte le cose, non credeva né al destino né al fato, riteneva però che le cose, belle e brutte, accadessero sempre per un motivo specifico, anche se quando avvengono non se ne comprende appieno il motivo.

Prima di uscire di casa, Silvia entrò nella stanza della persona per lei più importante, senza la quale non sarebbe mai arrivata dove era ora...

Entrò piano e si avvicinò al letto di Alessandro, il suo fratellino di 13 anni.

Dormiva tranquillo e sereno.

Le passò una mano nei folti capelli neri e ricci e lo baciò sulla fronte. Erano cresciuti insieme, avevano pianto e riso, l'uno era il sostegno per l'altra... Niente e nessuno li avrebbe potuti mai separare.

Un giorno le loro strade li avrebbero portati lontano ma i loro cuori sarebbero sempre stati legati.

I loro genitori non c'erano più, morti in un incidente stradale quando Silvia aveva 17 anni ed Ale solo 2 anni.

Erano stati affidati agli zii paterni che li avevano cresciuti con amore, non facendo mancare loro niente.

Anche se un po' strana dunque erano comunque una famiglia unita.

Dopo questo attimo di nostalgia gli scompiglio capelli ed uscì.

Non c'era traffico per strada ed arrivò in ospedale di buon orario.

Attraversò l'immenso atrio ma, prima di presentarsi dal suo superiore, decise di fare un giro in reparto.

Ricordava bene quel luogo, i lunghissimi corridoi, le pareti di quel verdino e le stanze...

Durante l'adolescenza ci aveva passato qualche tempo, aveva odiato e maledetto quel posto. Quando era stata poi dimessa aveva giurato che non ci sarebbe più tornata!

Ora, invece, eccola lì. Era come se una forza misteriosa la stesse attirando ad andare avanti.

Non era più una paziente, una ragazzina impaurita e spaventata, ma un medico che avrebbe fatto tutto quello in suo possesso per aiutare i pazienti perché sapeva fin troppo bene cosa volesse dire stare in ospedale, senza gli amici e non poter uscire...

Erano situazioni che lei aveva provato in prima persona...

Guardò l'ora e si accorse di essere in ritardo, si girò e si avviò con passo celere dalla dottoressa Lisandri.

Una volta completate tutte le pratiche amministrative, Silvia poté finalmente occuparsi dei degenti.

Il primo era un uomo anziano, gli avevano diagnosticato l' Alzhimer, malattia subdola e spietata che, a poco a poco, gli avrebbe tolto tutti i ricordi di una vita.

Arrivò davanti alla sua stanza e, dopo un profondò respiro, varcò la soglia.

Silvia: < Buon giorno signor Nicola! Sono la dottoressa Silvia Cavalesi ma può chiamarmi semplicemente Silvia... Sono venuta a visitarla... Come si sente oggi?>

Nicola: < Buon giorno! Ma è nuova?>

Silvia:

La dottoressa guardò la cartella e fece tutte le domande del caso, cioè se aveva dormito, mangiato, se aveva dolore, ecc. Insomma tutto quello che le avevano insegnato all'università.

Sbirciò, ad un certo punto, Nicola e vide i suoi occhi confusi, spaventati e pieni di domande e di dubbi.

Ricordava bene quell'espressione. Era la stessa che aveva lei quando, da piccola, i medici entravano nella sua stanza e le porgevano le stesse domande e si comportavano allo stesso modo, senza cioè alzare mai gli occhi da quella stramaledetta cartella clinica.

Non voleva essere come uno di quei dottori, voleva che i pazienti potessero fidarsi di lei e che la vedessero come un'amica con cui poter parlare e non solo come una persona in camicie bianco!

Chiuse quindi il fascicolo che teneva in mano, si sedette sulla sponda del letto e propose a Nicola di prendere un caffè insieme.

Lui la guardò con aria sorpresa e stupita e, dopo un attimo di titubanza, accettò.

Parlarono per quasi un'ora del più e del meno, Nicola le raccontò della sua vita, della sua gioventù, delle sue esperienze, di ciò che aveva fatto e visto nei suoi viaggi e di ciò che avrebbe voluto fare e vedere.

C'era rimpianto e tristezza in quelle parole amare e dolci che fluivano senza fermarsi più, le raccontò di cose che non aveva mai svelato a nessuno, che aveva tenuto per sé per tutti quegli anni.

I suoi occhi erano lucidi, concentrati su un vecchio passato che non sarebbe più tornato.

Anche Silvia parlò con il cuore in mano spiegandogli ad esempio della sua scelta di diventare medico e di cosa intendeva per lei essere davvero un medico.

Proprio in quel momento passò Leo che salutò Nicola e, immediatamente, notò la nuova dottoressa.

Leo: < Ciao Nicola!>

Nicola: < Ciao Leo!>

Leo: < E questa nuova dottoressa?>

Nicola: < Leo ti presento la dottoressa Silvia Cavalesi. E' il suo primo giorno di lavoro e mi ha gentilmente offerto un caffè>

Leo: < Piacere dottoressa! Sono Leone, ma tutti mi chiamano Leo!>

Silvia: < Piacere di conoscerti Leo e puoi chiamarmi semplicemente Silvia>

Come, come? Un medico che non voleva essere chiamato con l'appellativo di dottore? Leo era alquanto stupito...

Da dietro arrivò la dottoressa Lisandri che immediatamente tuonò: < Dottoressa Cavalesi si può sapere che sta facendo?? Sono già le 11.00 e non ha ancora terminato il giro delle visite?>

I tre ebbero un sussulto e si voltarono verso la “strega”, il gentile nomignolo datole da Leo.

Silvia: < Dottoressa Lisandri, ho offerto semplicemente un caffè al signor Nicola e...>

Lisandri: < Non è compito suo intrattenere i malati! Gli amici e i parenti fanno questo! Lei deve solo pensare alla sua salute e alle sue cure. Ora si sbrighi a completare le visite. La aspetto nel mio ufficio quando ha finito>

Dopo questa sfuriata, la Dottoressa Lisandri oltrepassò i tre e se ne andò.

Dopo un attimo di silenzio, Silvia si congedò e proseguì con il suo lavoro.

Sia Leo che Nicola la guardarono allontanarsi.

Leo guardò la giovane dottoressa allontanarsi e, inspiegabilmente, sentì dentro di sé una strana energia.

Non sapeva perché e non ne comprendeva il motivo ma, ad un tratto, aveva voglia di vedere i suoi “amici”. Salutò Nicola e tornò in camera dove vi trovò Vale.

Come al solito stava disegnando sulla tela e con i colori che gli aveva regalato Davide.

Dopo la sua morte ci aveva dipinto ogni giorno, come se quel semplice gesto potesse far vivere ancora il ”bello del gruppo”.

Dopo la morte dell'amico, Vale era stato forse l'unico a cercare di tener vivo il ricordo di Davide, cercando di vivere per lui tutte quelle cose che non aveva potuto fare.

Da quanto tempo che Leo e Vale non si parlavano davvero?

Da quanto che non ridevano insieme?

A Leo mancava il suo amico, tanto uguale ma anche tanto diverso da lui. Vale era la parte razionale ed oggettiva di un puzzle in cui lui era la componente leggera ed istintiva. Insieme quindi si completavano

Leo: < Ma che mortorio! Ehi Vale ti va di fare un giro?>

Vale alzò gli occhi dal foglio. Da quanto tempo che Leo non gli rivolgeva più di due parole?

Vale: < Leo??>

Leo: < Dai vice! Usciamo di qui! Andiamo dagli altri!>

Confuso ma felice, Vale lasciò i pennelli, montò sulla sedia a rotelle e seguì Leo.

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 ***


Ciao!! Spero che i primi 2 capitoli vi siano piaciuti!! Spero di aver descritto bene come si sentono i Braccialetti dopo la morte di Davide e i loro stati d'animo! E spero anche di avervi un pò incuriosito!

Mi scuso per eventuali errori e accetto volentieri anche critiche ed appunti su cose che non vi sono piaciute! Ora il terzo capitolo!

 

CAPITOLO 3

 

Silvia aveva quasi concluso il suo giro delle visite, le mancava solo una persona.

Entrò nella sua stanza e notò subito come fosse piena di libri e pupazzi, probabilmente pensò che, chiunque ci dormisse, doveva essere ricoverato da un po' di tempo...

Vide un diario e allora capì che doveva trattarsi della stanza di una ragazza.

Anche lei da giovane ne aveva avuto uno.

Rammentava bene cosa ci aveva scritto, paure, ansie, timori, rabbia, odio... Non c'erano parole e frasi felici o di amore nel suo diario, ma si augurava con tutta se stessa che in quello ce ne fossero.

Silvia spostò poi lo sguardo sul piccolo tavolino e vide un vassoio con ancora tutta la colazione...

Immaginò allora il motivo del ricovero di quella povera ragazza.

L'anoressia, un disturbo infimo e spietato capace di uccidere.

Si ricordò di Eleonora, la aveva conosciuta quando faceva tirocinio... Ricordava bene il suo rifiuto del cibo. Veniva alimentata con un sondino e, nonostante il tanto dolore psicologico ma sopratutto fisico, si ostinava a non mangiare.

Era rimasta in ospedale per moltissimo tempo senza poter vedere amici e parenti perché era la prassi per questi tipi di malati. Non potevano vedere i loro cari fino a quando non avessero ripreso a nutrirsi.

Si pensava che questo metodo fosse uno stimolo per queste persone ma... Eleonora non ne uscì più...

Ricordava il giorno della sua morte, era un giorno di primavera e, anche se non aveva mai fatto amicizia con lei, pianse. Silenziosamente...

Eleonora era finita in un baratro, nessuno la aveva aiutata, era stata lasciata sola a combattere contro un nemico invisibile...

Cris: -Ehi tu! Chi diavolo sei?-

Silvia: -Sono la dottoressa Cavalesi...-

Cris: -Se sei venuta qui anche tu per obbligarmi a mangiare sappi che stai perdendo il tuo tempo-

Silvia: -Non sono qui per costringerti a fare una cosa che tu non vuoi. So bene che se non vuoi mangiare io non posso importi nulla... -

Cosa? Quella dottoressa non era lì per farla mangiare?

Cris: -E allora perché sei venuta?-

Silvia: -Oggi è il mio primo giorno di lavoro e la dottoressa Lisandri mi ha detto di fare il giro delle visite. Tu sei l'ultima... So che fai parte di un gruppo, i Braccialetti Rossi, siete famosi in tutto l'ospedale! Ritengo sia una cosa fantastica avere degli amici su cui poter contare!-

Cris: -Chi ti ha parlato dei Braccialetti Rossi?-

Silvia: -Come ho detto siete alquanto famosi! Comunque è stato il signor Nicola a parlarmi di voi...-

Cris: -Allora ti avrà anche detto che il gruppo non esiste più!-

Silvia: -Mi ha accennato di Davide, il ragazzino morto durante un intervento chirurgico al cuore... So cosa vuol dire perdere una persona cara. Ci si sente sconfitti, perduti, soli e in colpa... E' come se qualcuno ti tagliasse una gamba o un braccio. Non si è più completi per davvero... Dopo una perdita si può decidere di lasciarsi andare, sprofondando nel dolore e nella disperazione, oppure si può reagire, cercando di andare avanti. Il dolore però non scomparirà mai, si, ti sembrerà a volte di averlo dimenticato, magari non penserai all'amico perso per molti giorni, mesi, anni, ma basterà un suono, un profumo, una melodia per ricordati di lui e di tutto quel dolore che credevi aver dimenticato. E ti sentirai tremendamente in colpa per esserti scordato di quella persona! Ecco perché è così importante avere degli amici con cui condividere tutto questo... Solo chi ha provato un dolore simile al tuo e così grande può davvero aiutarti...-

Cris era stata in silenzio tutto il tempo, aveva ascoltato quella dottoressa senza riuscire a dire nulla... Ipnotizzata da quelle parole così dannatamente vere!

In quel momento mille pensieri le passarono per la testa, le mancava Davide, le mancavano terribilmente i suoi amici...

Come aveva potuto isolarsi tanto da loro?

Come aveva anche lontanamente potuto pensare che il non vederli l'avrebbe fatta sentire meglio?

Le uniche persone con cui voleva stare, quelle che l'avevano capita, aiutata, fatta ridere, piangere, ed arrabbiare ma mai giudicata, erano quelle che aveva allontanato da sé. Era convinta che così facendo avrebbe sofferto di meno e dimenticato in fretta tutto quel dolore che, da un mese, provava incessantemente...

Ora capiva, invece, che era stata proprio quella lontananza forzata a farla precipitare nuovamente nella sua depressione...

Una nuova consapevolezza nacque dentro di lei, alzò lo sguardo e sorrise alla dottoressa, ringraziandola silenziosamente. Silvia ricambio il sorriso ed uscì.

Cris si avvicinò alla finestra abbracciando forte il pupazzo/formichiere che le aveva regalato Davide, e pianse....

Nel frattempo, nello studio della dottoressa Lisandri...

Silvia: -Dottoressa ho completato le visite-

Lisandri: -Molto bene. Può andare a pranzo. Ci rivediamo alle 14.00-

Silvia si congedò, si tolse il camicie, che appoggiò su una sedia, e si avviò verso la mensa.

Passò davanti ad una stanza buia, silenziosa ed apparentemente vuota ma vide che, invece, c'era un ragazzino tutto fasciato.

Era sdraiato sul letto ed aveva un'espressione così triste che le si strinse il cuore solo a vederlo.

Il giovane stava guardando fuori dalla finestra anche se dava l'impressione di non prestare effettivamente attenzione al mondo esterno...

Silvia: -Ciao! Perché te ne stai qui tutto solo?-

Toni si girò di soprassalto.

Toni: -Oh ciao! Ma sei una nuova paziente?-

Silvia: -No, no! Non sono malata, sono un medico... A guardati bene non mi sembri immobilizzato a letto, perché te ne stai chiuso in camera tutto solo e non esci un po' in giardino? E' una bellissima giornata!-

Toni: -Perché non mi va...-

Silvia osservò ancora quel ragazzino... Quanta tristezza che emanava.

Qual era il peso che stava sopportando?

Silvia: -Ti va un gelato?-

Toni: -Un gelato?? I dottori non ci danno praticamente mai dolci, dicono che fanno male... Ma sei proprio sicura di essere un medico?-

Silvia: -Si, si tranquillo! E oggi ti prescrivo proprio una bella dose di zuccheri!-

Toni: -Ah bé allora... Comunque io sono Toni!-

Silvia: -Piacere Toni! Io sono Silvia!-

La dottoressa sorrise..

Lo aiutò a scendere dal letto e a sistemarsi sulla sedia a rotelle, così uscirono dalla stanza.

Toni parlò senza interrompersi mai, le raccontò di suo nonno, della sua passione per le moto e del motivo per cui era stato ricoverato, Silvia rise tutto il tempo! Toni era troppo divertente e simpatico! Il tutto era ovviamente condito dal suo dialetto e dalla sua parlata napoletana che la facevano letteralmente sbellicare dal ridere!

Presero il gelato al bar dell'ospedale, non era un granché ma si accontentarono.

Arrivarono davanti all'ascensore che si aprì proprio in quell'istante da cui uscirono...

Toni: -Leo, Vale!-

Leo e Vale: -Toni!-

I tre ragazzi si guardarono a lungo senza riuscire a proferire parola. Tanti pensieri affollavano le loro menti... Era come se non si vedessero da anni.

Neanche a farlo apposta arrivò anche Cris che sbucò da dietro una colonna...

I quattro giovani si guardarono...

Il tempo quasi si fermò, non fecero caso al mondo che li circondava. In quel momento c'erano solo loro, con le loro paure, ansie e i loro dubbi.

Da quanto tempo che non si vedevano?

Eppure le loro stanze erano sullo stesso piano!

Non passò neanche un minuto che si abbracciarono, felici, contenti e di nuovo insieme, uniti...

Che stupidi che erano stati a pensare di star meglio separati e divisi!

Insieme avevano già superato tante prove difficili, avevano riso e pianto. Avrebbero superato anche questa...

In quel momento c'erano solo loro e nessun altro!

Al diavolo la malattia, il dolore, al diavolo i medici e il mondo intero!

Silvia guardò quella scena così intensa e commovente... Poteva solo immaginare cosa quei ragazzi stavano provando, quindi decise di non intromettersi ed impedì a chiunque di farlo!

Sapeva che quello era un momento importante e fondamentale per loro...

Leo, Vale, Cris e Toni si erano ritrovati, il destino aveva provato a dividerli, mettendoli davanti ad un evento tragico e doloroso che li aveva allontanati, ma Silvia era convinta che l'amicizia, forse il più potente sentimento, li avrebbe legati ancora di più.

Un'esplosione di felicità invase il reparto! Il silenzio si trasformò all'istante in urla di gioia! Medici, infermieri e pazienti uscirono dalle rispettive stanze, attirati da quel frastuono!

Nessuno credeva a quello che stava accadendo!

Tutti sapevano quello che quei ragazzi avevano dovuto sopportare, d'altronde erano famosi in tutto l'ospedale! Vederli così, riempì a tutti il cuore di felicità.

Anche Carletto, il simpatico specializzando, e il dottor Alfredi giunsero e gioirono per loro e con loro. Forse non tutto era perduto in fondo... C'era ancora speranza nonostante tutto.

In particolare quella scena colpì molto Alfredi, il medico che aveva fatto l'arteriografia a Davide.

Dopo la morte del ragazzo, il dottore aveva tante volte ripensato a quell'intervento e al ragazzino deceduto. Si era sentito in colpa e sconfitto per quella tremenda perdita che aveva colpito un po' tutti... Anche lui, a suo modo, si era chiuso nel suo dolore, si riteneva responsabile della morte di Davide e non se ne dava pace...

Aveva più e più volte riletto la cartella clinica, riguardato il video dell'operazione per cercare una qualsiasi cosa, un dettaglio che potesse spiegare l'esito negativo dell'intervento... Solo ora si rendeva effettivamente conto che, in quel lasso di tempo, non aveva pensato minimamente al dolore che avevano provato quei ragazzi...

Ora però, vederli lì tutti insieme era fonte di enorme gioia!

Anche la dottoressa Lisandri venne attirata da quelle voci e, quando le si presentò davanti quella scena, non se la sentì di intervenire... Come responsabile avrebbe dovuto “sedare” quel casino ma non fece nulla... Era contenta per loro ed un lieve sorriso si dipinse sulle sue labbra... Sorriso che durò pochissimo, dopo qualche istante, infatti, riprese la sua aria dura e severa. Aveva comunque una reputazione ed un “ruolo” da difendere!

Lisandri: -Si può sapere cos'è questo baccano? Ragazzi questo, vi ricordo, è un'ospedale! Non potete fare tutto questa confusione!-

Leo, Vale, Cris e Toni la guardarono e con finta preoccupazione se la svignarono! Sapevano bene che la dottoressa quando si arrabbiava diventava una belva e non volevano assolutamente essere nei paraggi!

Mentre stavano andando via, Leo si voltò un'ultima volta e, mentalmente, ringraziò Silvia... Il leader sapeva che era stato tutto merito suo! Molto probabilmente senza il suo apporto i Braccialetti non si sarebbero mai ritrovati...

Quella fu una una giornata speciale per i Braccialetti Rossi! Passarono tutto il tempo insieme riportando quella sferzata di buon umore che tanto era mancata nell'ultimo mese!

Alla sera si erano fatti coraggio e si erano riuniti nella stanza di Rocco, era da tanto che non ci andavano... Da quella terribile giornata... Troppo doloroso, troppi ricordi...

Si misero attorno al più giovane e stettero lì fermi, muti...

Guardarono il letto vuoto, quello che fino a poco tempo prima era stato occupato da Davide. Provarono nostalgia e malinconia per l'amico scomparso.

In quel momento non servivano parole, i ragazzi stavano in silenzio, cullati solo dal leggero venticello che entrava dalla finestra che li accarezzava dolcemente...

Ogni tanto qualcuno buttava l'occhio alla porta, sperando e sognando che Davide entrasse e risollevasse i loro animi proprio come aveva fatto il giorno quando la Lisandri gli aveva dato il permesso di uscire e passare una giornata a casa. Era tornato carico di regali per loro!

Se fino ad un attimo prima c'era stata un'aria cupa e pesante, dopo l'arrivo di Davide, quell'atmosfera triste era sparita in un lampo, lasciando spazio all'allegria e spensieratezza che la sola sua presenza aveva portato.

In poco tempo, il “bello” era cambiato così tanto che, molto probabilmente, i suoi compagni di scuola lo avrebbero riconosciuto a fatica.

Non era più il ragazzo spaccone e duro. Forse la malattia lo aveva cambiato o forse lui era sempre stato così e il suo atteggiamento era solo una maschera per nascondere il suo vero “io”. Forse non aveva mai avuto dei veri amici e aveva creduto di averli trovati a scuola, al mare...

Ma in fondo tutti loro erano cambiati...

Forse se si fossero incontrati fuori dall'ospedale non sarebbero mai diventati amici... Troppo diversi.

Lì invece avevano addirittura formato un gruppo! Un gruppo vero, come quelli che la maggior parte dei ragazzi della loro età formano.

Nessuno di loro sapeva che fine avrebbero fatto...

Sarebbero guariti?

Sarebbero mai usciti un giorno dall'ospedale?

Queste domande ovviamente non avevano risposte...

Leo, Vale, Cris e Toni sapevano solo che, da adesso in poi, non avrebbero permesso a niente e a nessuno di separali! Avrebbero affrontato la vita e le sue sfide insieme ed uniti. E lo avrebbero fatto anche per Davide. Avrebbero vissuto anche per lui, commemorando la sua morte e facendo tutte quelle cose che il destino non gli aveva permesso di fare.

Non lo avrebbero dimenticato, mai!

Si guardarono negli occhi ed insieme urlarono “Watanka”.

Non sapevano cosa volesse dire quella parola, forse non aveva neanche un significato ma a loro dava una forza immensa! Era il loro motto!

Intrecciarono le loro mani... Al polso di ognuno il braccialetto rosso che giurarono di non togliersi mai più!

Era il loro simbolo e, quando un domani, lo avrebbero guardato, si sarebbero ricordati di questo momento e di questa muta promessa fatta guardandosi solamente...

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4 ***


CAPITOLO 4

 

Che giornata strana era stata quella!

Faticosa ma bella... Silvia ripensò a tutte le persone che aveva conosciuto in ospedale, ai colleghi, ai pazienti e alle loro famiglie...

Era così immersa nei suoi pensieri che quasi non si accorse di essere giunta a casa.

Silvia: -Sono a casa! C'è nessuno?-

Immediatamente zia Sara e zio Alberto uscirono dalla cucina impazienti e curiosi di sapere della giornata della loro nipote! Dalla sua camera spuntò anche il “musetto” di Ale, non vedeva l'ora che la sorella tornasse!

A cena Silvia raccontò del signor Nicola, della “strega” della Lisandri, dei Braccialetti...

Prima di coricarsi Ale e Silvia parlarono ancora molto, non c'era verso che andassero a dormire! Chissà cosa avevano da dirsi poi? Silvia era stata fuori casa solo una giornata e non un anno intero!

Se la giornata di Silvia era stata ricca di novità, quella di Alessandro era stata come tutte le altre...

Frequentava la prima superiore nella scuola del paese e, a parte l'arrivo della nuova cuoca, non c'erano stati eventi degni di nota.

Nonostante tutto Ale era un bambino normale, non gli pesava più di tanto il fatto di aver perso i genitori. Aveva due zii fantastici ed una sorella che adorava!

Amava le materie scientifiche e detestava quelle umanistiche! Non sopportava il dover studiare gente morta o studiare il latino e il greco! Il suo sogno era quello di fare l'astronauta, oltre che il pilota di formula 1, il giocatore di basket, il calciatore, ecc... Insomma i classici sogni e desideri dei ragazzi della sua età...

Purtroppo Ale soffriva di anemia, era spesso stanco, irritabile, pallido e talvolta soffriva di tachicardia.

Periodicamente doveva fare delle trasfusioni di sangue che lo costringevano a brevi periodi di ricovero e a saltare giorni di scuola.

Non poteva sforzarsi e stressarsi troppo, per questo motivo il medico gli aveva vietato educazione fisica e prescritto un certo numero di farmaci che lo indebolivano ulteriormente ed una dieta specifica... Perciò non aveva molti amici, quelli di scuola infatti non volevano passare del tempo con un compagno che non poteva praticamente muoversi!

Ale non lo dava a vedersi ma sentiva particolarmente quella situazione...

All'apparenza poteva sembrare che non gli importasse nulla, continuava a ripetere che non aveva bisogno di amici e che poteva farne benissimo a meno!

Spesso però, di nascosto, osserva dalla finestra della sua camera gli altri ragazzi giocare e li invidiava.

Avrebbe dato tutto pur di poter fare una semplice partita, ma anche semplicemente passare un pomeriggio con persone, amici che non lo trattassero come un “malato”!

Silvia gli aveva spiegato che per guarire avrebbe dovuto fare un trapianto di midollo osseo, il problema vero era trovare un donatore compatibile...

Sperava e sognava quel arrivasse quel giorno!

Il mattino arrivò velocemente. Silvia si preparò per andare in ospedale ed Ale per andare a scuola...

Nel pomeriggio c'erano le selezioni per la squadra di basket dell'istituto... Sapeva benissimo che il medico gli aveva vietato un qualsiasi tipo di sforzo, ma voleva tanto poter giocare, anche pochi minuti...

La mattinata passò tranquilla. Arrivò l'ora di pranzo ma, invece di recarsi in mensa, andò in palestra, a quell'ora era vuota perché i ragazzi di quarta sarebbero arrivati solo più tardi. Prese un pallone dalla stanza degli attrezzi e cominciò a palleggiare. Fece avanti ed indietro sul campo per un sacco di volte!

Non sentiva né la stanchezza né la fatica! Per un attimo si scordò addirittura della sua malattia!

Entrarono alcuni studenti e chiese loro se poteva un po' giocare con loro!

Ad un tratto, però, gli mancò del tutto il respiro, il mondo intorno cominciò a girare e divenne tutto nero...

 

Silvia arrivò in ospedale e cominciò il suo giro di visite, non prima di aver ricevuto le raccomandazioni dalla Lisandri che la esortava a non impiegarci tutto il giorno!

Quella mattina sembrava estate, infatti c'era un gran caldo e le sarebbe proprio gustato un enorme gelato o un tuffo al mare...

Passò davanti alla stanza di Rocco. I colleghi le avevano parlato di quel bambino, era lì da 8 mesi e, da allora, non si era più svegliato.

La madre ci andava tutti i giorni, si vestiva da pagliaccio per rallegrare un po' l'ambiente... Aveva parlato con quella donna, ammirava la sua forza, il coraggio e l'amore per il figlio!

Silvia si augurava davvero che Rocco si svegliasse dal suo lungo sonno...

Dentro alla camera vide anche Leo, Vale, Cris e Toni... I Braccialetti Rossi.

Da quello che aveva capito era stato Leo a formare questo strano gruppo...

Lui si era autoproclamato il “Leader”, Vale era il “Vice-Leader”, Toni il “Furbo”, Rocco “l'Imprescindibile” e Cris ovviamente era la “Ragazza”... E poi ci sarebbero stato il “Bello”... Davide...

Mise la testa dentro e li salutò.

Silvia: -Ciao ragazzi!-

Leo: -Ohi dott! Non dirci che devi ancora finire il giro delle visite? La Lisandri potrebbe arrabbiarsi!-

Silvia: -No, no! Tranquilli! Oggi ho finito in tempo... Piuttosto che fate?-

Vale: -Niente di particolare...-

Cris: -Nulla... Stiamo semplicemente qui...-

Silvia ci pensò un attimo e poi esordì: -Vi va un super-mega-gelato?!-

Toni: -Oh si!!-

Leo: -E lo chiedi? Ovviamente!-

Vale: -Magari...-

Cris: -Un gelato? Veramente...-

Silvia: -Allora vestitevi ed andiamo!-

Leo: -Andiamo? Possiamo anche rimanere così, tanto per andare giù al bar...-

Silvia: -Al bar? E chi ha parlato di bar? Ho detto super-mega-gelato, micca quelle schifezze che vendono giù! Io intendevo la gelateria “crema&cioccolato” in paese! Non so se ci siete mai stati ma lì fanno delle robe da leccarsi i baffi!-

Leo, Vale, Cris, Toni: -Cosa??-

Vale: -Ma non possiamo uscire! Dobbiamo avere il permesso dai medici e non ci diranno mai di si...-

Silvia: -E io scusate cosa sarei? Il permesso ve lo do io! Forza vestitevi! Vi aspetto nell'atrio!-

Leo: -Dott scusa ma non devi lavorare?-

Silvia: -Il mio turno è finito... Forza ragazzi! O preferite restare qui?-

Dopo un attimo di sgomento dei ragazzi si prepararono alla velocità della luce!

Silvia stava uscendo dalla stanza quando venne bloccata da Cris e le parlò in disparte senza che gli altri sentissero...

Cris: -Veramente non so se mi va di uscire...-

Silvia: -Tranquilla Cris... In gelateria fanno anche ottimi frullati e hanno succhi di frutta buonissimi! Oppure puoi non prendere nulla... Come ti ho già detto non voglio obbligarti a far nulla che non vuoi... se ti va qualcosa bene, altrimenti niente!-

Cris le sorrise e la abbracciò, andò quindi nella sua stanza a prepararsi.

Silvia si recò nello studio della dottoressa Lisandri e la informò di cosa aveva deciso. Ovviamente la Lisandri andò su tutte le furie e disse che non poteva assolutamente portare fuori i ragazzi senza il permesso dei genitori o dei medici!

Silvia: -Dottoressa non mi sognerei mai di portare fuori i ragazzi all'insaputa dei genitori... Prima di venire qui da lei li ho, ovviamente, sentiti... Ho parlato con la sorella di Leo, i genitori di Vale, il nonno di Toni e ho rintracciato la sorella di Cris. Ho detto loro della mia intenzione di portarli semplicemente a prendere un gelato in paese e che mi sarei presa ogni tipo di responsabilità! Hanno tutti acconsentito. E se non bastasse garantisco io. Il regolamento dell'ospedale me lo permette...-

La Lisandri era senza parole... Avrebbe potuto obbiettare ma, in quella circostanza, la collega aveva ragione ed aveva agito secondo le regole...

Lisandri: -E va bene... Mi raccomando! Quei ragazzi sono sotto la sua responsabilità-

Silvia: -Non si preoccupi! Andiamo solo in gelateria... staremo via solo 2/3 ore.-

Detto questo Silvia uscì.

Silvia: -Allora ragazzi siete pronti? Andiamo!-

Silvia aveva ragione! In quella gelateria facevano dei gelati buonissimi!

A sorpresa di tutti, anche Cris prese qualcosa... Certo non era nulla in confronto a quello che Leo, Vale e Toni avevano ordinato ma, comunque, stava gustando un' ottima, a detta di Gino il gelataio, tisana alle fragole... Il cameriere aveva portato anche dei biscottini... Quelli Cris non li toccò, ma ci pensarono gli altri tre a farli sparire...

Passarono un pomeriggio libero, leggero, lontano per una volta dall'ospedale! Finalmente stavano mangiando qualcosa di commestibile e che non sapesse di mela cotta!

Erano felici, si sentivano come tutti i ragazzi della loro età! In quel momento non erano degenti, ma semplici ragazzi che stavano gustando un gelato in una normale gelateria!

Leo: -Ehi dott! Grazie! Ma perché lo hai fatto?-

Silvia: -In che senso?-

Cris: -Nel senso perché ci hai portato qui, fuori a prendere un gelato... Insomma, perché passi un pomeriggio con noi piuttosto che con gli altri medici dell'ospedale o tornartene a casa?-

Toni: -Effettivamente è un po' strano...-

Silvia: -Primo non mi va di passare la pausa con gli altri medici, parlano solo di malati e di ospedale. Io credo che bisogna in certi momenti staccare la spina e distrarre la mente e parlare anche di altro... Ma il motivo principale di questa uscita è un altro...-

Leo: -Cioè?-

Silvia: -So che l'ultima volta che siete usciti dall'ospedale è stato per andare al funerale di Davide, il vostro amico... Non mi andava proprio che l'unica volta che siete usciti, anche se clandestinamente a quel che so, sia legata ad un evento negativo! Già è brutta e difficile la vostra situazione che mi andava di aiutarvi anche solo un pochino...-

I ragazzi non avevano parole... Non potevano credere alle loro orecchie...

Era così diversa quella dottoressa da tutti gli altri medici...

I ragazzi erano consci che i loro cammini erano pieni di insidie e fatiche ma sapevano che, da oggi, avevano qualcuno su cui contare davvero...

Silvia aveva capito di cosa avevano bisogno, non solo di medicine e cure, ma soprattutto sapeva cosa fare per tirarli su...

Forse senza neppure saperlo li “aveva salvati” dal fondo in cui stavano precipitando dopo la morte di Davide. Era riuscita là dove tutti gli altri avevano fallito.

Erano bastate semplici parole e piccoli gesti per riportare la luce dove era calata la notte...

Leo: -Questo è un momento solenne e, come tale, va festeggiato! Ehi Gino portaci del vino!-

Silvia: -Leo che dici!-

Toni: -Eh dai Gino!-

Silvia: -Ragazzi insomma! Gino non ascoltarli!-

Leo: -Ehi dott, stiamo scherzando!-

Silvia: -Vabbè... al massimo possiamo brindare con un succo di frutta!-

Toni: -Che tristezza... Vabbuò! Magari un succo di frutta corretto...-

Il pomeriggio trascorse tranquillo... Era ora di rientrare... Bisognava tornare alla realtà...

Varcarono l'atrio dell'ospedale e ad attenderli c'era la Lisandri.

Era in piedi, davanti all'entrata.

Li osservò e vide la loro espressione felice, era bastato così poco... Era vero dunque che, a volte, un semplice gesto era molto più efficace di una medicina...

Lisandri: -Ragazzi piano! Ora tornatevene nelle vostre stanze!-

Leo: -Uffa!-

Lisandri: -Niente storie! Filate!-

Leo: -Va bene, va bene... Ehi dott grazie per oggi!-

Vale: -Si grazie!-

Silvia: -Di nulla! Ora però fate come dice la Lisandri, altrimenti le scoppia la giugulare... Ci vediamo domani ragazzi!-

Cris: -A domani allora...-

Toni: -A domani!-

Leo: -Facciamo un gara? Chi arriva ultimo paga da bere!-

Toni: -Leo aspetta! Non vale! Sei partito prima!-

Vale: -Ragazzi aspettatemi!-

Leo: -Cris non vale! Tu puoi correre! La sfida è solo fra me, Vale e Toni!-

Cris: -Non avevi specificato che bisognava usare la sedia a rotelle! Quindi partecipo anche io!-

Lisandri: -Ragazzi piano! Questo è sempre un ospedale!!-

E così sparirono dietro la colonna... La Lisandri osservò quindi Silvia e mentalmente la ringraziò... Silvia ricambiò lo sguardo e fece un lieve cenno con la testa, come se avesse capito che la dottoressa la stava ringraziando... Ovviamente la Lisandri non lo avrebbe mai ammesso, neanche sotto tortura!

Era una donna dura, poteva sembrare anche “cattiva ed insensibile” in molti casi. In realtà, sotto quella spessa corazza, era un ottimo medico, competente e preparato. Aveva a cuore la salute dei pazienti.

Silvia sapeva che era contraria all'uscita nel pomeriggio dei ragazzi solo perché aveva paura che potesse capitare loro qualcosa di brutto...

La Lisandri non aveva avuto figli e considerava tutti quei ragazzi come se lo fossero... Si comportava quindi come una madre apprensiva che voleva evitare un qualsiasi pericolo e rischio.

Silvia la ammirò molto... Sapeva che poteva imparare molto da lei.

Silvia: -Grazie dottoressa per oggi. E' stato importante per i ragazzi...-

Lisandri: -Che non diventi un'abitudine però... Si ricordi che sono comunque dei malati e, come tali, hanno esigenze e bisogni particolari. Non diventi loro amica, non si faccia coinvolgere troppo. Rischia di scottarsi…-

Silvia aveva capito cosa intendeva... All'università i docenti lo ripetevano in continuazione... Non bisogna farsi coinvolgere nelle vite dei pazienti, bisogna tenere un atteggiamento distaccato e professionale. Non ci si può far carico delle loro sofferenze...

Ma come si fa a non essere coinvolti e rimanere impassibili?

Silvia se lo era sempre chiesto, ammirava persone come la Lisandri che ci riuscivano perfettamente.

Le due donne si salutarono.

Silvia stava per uscire quando il cellulare squillò.

Silvia: -Si pronto, chi parla?-

 

 

Ecco il quinto capitolo!! Succederà una cosa strana, una cosa che sconvolgerà non poco! Ma non vi anticipo nulla! Buona Letturaaaaaaaaa!

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5 ***


Ecco il quinto capitolo!! Volevo inserirlo non oggi ma ho una settimana impestata e magari poi non riesco più... Succederà una cosa strana, una cosa che sconvolgerà non poco! Ma non vi anticipo nulla! Buona Letturaaaaaaaaa! Fatemi sapere!!!

 

CAPITOLO 5

 

Ulisse: -Dottoressa si calmi!! Non può entrare!-

Silvia: -Come non posso entrare?? C'è mio fratello là dentro!-

Ulisse: -E' proprio per questo!-

Silvia: -Ma è ridicolo...-

Lisandri: -Ulisse ha ragione... Sa anche lei che i medici non possono visitare i parenti... Dottoressa Cavalesi, Silvia, si vada a prendere qualcosa al bar e ci lasci lavorare. Suo fratello è in ottime mani! Stia tranquilla! Appena avremo finito sarà mia premura venire ad informarla personalmente! Ha la mia parola...-

Silvia: -Ha ragione... Mi scusi... Però preferirei aspettare qui.-

Lisandri: -Come vuole-

Così la dottoressa e l'infermiere Ulisse entrarono nella stanza, lasciando Silvia sola nel corridoio...

Passarono interminabili minuti...

Silvia era letteralmente terrorizzata, voleva entrare e stare con Ale... Immaginava che anche lui avesse paura in quel momento...

Passò da lì Piera, la mamma di Rocco, e vide la dottoressa seduta sulla panca con la faccia appoggiata alle mani... Si sedette vicino a lei chiedendole cosa stesse accadendo...

Silvia aveva un groppo in gola e non riusciva a dir nulla, sapeva che, se avesse parlato, le lacrime sarebbero fluite senza più controllo... Ma aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno, o per lo meno le serviva qualcuno che la stesse semplicemente ad ascoltare...

Le due donne andarono sul tetto, nel campetto di basket...

Silvia aveva bisogno di aria e voleva un posto lontano da occhi e sguardi indiscreti...

Piera: -Dottoressa... Ma che succede?-

Silvia: -Per favore mi chiami Silvia... Che ne dici di darci del “tu”?-

Piera: -Molto volentieri! Allora Silvia che cosa ti è successo? Sei sconvolta!-

Silvia: -E' per via di mio fratello... Lo hanno portato d'urgenza, è svenuto a scuola...-

Piera: -E' grave?-

Silvia: -Soffre di una rara forma di anemia... Per guarire completamente avrebbe bisogno di un trapianto di midollo...-

Piera osservò la ragazza e vide terrore nei suoi occhi, paura...

Silvia: -Ale è un ragazzino fantastico... Nonostante la sua condizione non è mai triste! Anzi è lui che mi dà la forza e mi fa coraggio...-

Piera: -Allora è proprio speciale... Scusa se sono indiscreta ma i vostri genitori?-

Silvia: -Sono morti qualche anno fa in un incidente stradale. Ale aveva solo 2 anni. Siamo cresciuti con gli zii-

Piera: -Oh scusa non volevo...-

Silvia: -Non importa... E' tutto ok... Quello che davvero mi dispiace è che Ale non ha amici... I suoi compagni di scuola non vengono mai a trovarlo. Posso capirli... Dovrebbero stare in casa senza poter uscire, visto che Ale non può affaticarsi... Lui dice che non gli importa nulla, ma io so che non è così. Lo vedo dai suoi occhi... All'apparenza Ale sembra un ragazzino forte, sicuro, sfrontato... Non lascia avvicinare nessuno e non permette che qualcuno lo aiuti. Si chiude a riccio...-

Piera ascoltava Silvia senza fiatare... Si vedeva che la dottoressa soffriva per quella situazione... Non avrebbe mai immaginato che dietro il sorriso che mostrava al lavoro si celasse un così grande dolore...

Silvia: -Ora scusami ma torno giù a vedere se ci sono novità...-

Piera: -Ti accompagno!-

E così le due donne rientrarono...

Sul tetto però non erano sole... Qualcuno aveva ascoltato quella conversazione...

In ospedale erano giunti anche zia Sara e zio Alberto, Silvia li aveva chiamati quando Ale era arrivato in ambulanza.

Zia Sara: -Silvia, ma che è successo? Dov'è Alessandro?-

Silvia: -Non so nulla! So solo che ha avuto uno svenimento… Ora lo stanno visitando…-

La Lisandri uscì poco dopo, Silvia le si avvicinò chiedendole delle condizioni del fratello.

Lisandri: -Ora sta meglio. Ha ripreso conoscenza. Ha detto che a scuola si è stancato perché durante l’ora di pranzo ha fatto una partita di basket con dei compagni...-

Zio Alberto: -Cosa?? Ma lo sa benissimo che è pericoloso per lui!-

Zia Sara: -Calmati caro...-

Silvia: -Si zio calmati!-

Lisandri: -Terremo Alessandro qui per qualche giorno... Voglio fare degli accertamenti, inoltre se dovesse avere un'altra crisi potremo meglio intervenire. Ora lo faccio trasferire immediatamente in reparto... Dottoressa magari venga con me, così mi spiega a modo la situazione del ragazzo, delle cure e delle medicine che prende-

Silvia: -Va bene. Posso vederlo?-

Lisandri: -Ora sta dormendo. Gli abbiamo dato un leggero tranquillante perché si stava agitando, quindi non si sveglierà per qualche ora. L'infermiere vi porterà nella sua stanza. Potete aspettarlo lì... Con permesso-

La dottoressa si avviò nel suo studio, non prima di aver richiamato la collega a seguirla.

Silvia: -Dottoressa ora arrivo!-

Si voltò verso gli zii e poté constatare la paura nei loro occhi. Era la stessa che avevano avuto quando i suoi genitori ebbero l'incidente...

Silvia: -Zio, zia avete sentito cosa ha detto la dottoressa? Ora Ale sta meglio. Ha solo bisogno di riposo... Quindi state tranquilli. Avrà bisogno di cambi, quindi perché non andate a casa a prendere qualche vestito...-

Zio Alberto: -Si hai ragione...-

Zia Sara: -Io voglio rimanere qui! Non voglio che quando Ale si sveglierà sia solo!-

Silvia: -Zia, Ale dormirà ancora per un po'...-

Zia Sara: -Non importa! Voglio rimanere qui!-

Silvia: -Ma zio Alberto non sa cosa prendere da casa! Rischia di portare un maglione di lana! E' meglio se vai con lui... Così magari gli porti anche qualcuno dei suoi giochi e dei suoi libri...-

Zio Alberto: -Silvia ha ragione...-

Zia Sara: -E va bene! Però anche alla più piccola novità mi chiami immediatamente!-

Silvia: -State tranquilli! Ora però andate... Ci vediamo dopo...-

Silvia osservò gli zii allontanarsi... Aveva convinto anche zia Sara ad andare a casa perché sapeva che sarebbero stati giorni lunghi e difficili. Aveva bisogno anche della loro forza per affrontare il “calvario” che li attendeva...

Prima di andare dalla Lisandri mise la testa dentro la stanza dove c'era Ale. Stava dormendo. Come faceva sempre gli scompiglio i capelli e lo baciò sulla fronte. Scottava, probabilmente lo svenimento e le medicine che gli avevano somministrato gli avevano fatto salire la febbre... In quel momento entrò un barelliere che portò il ragazzo in reparto.

Nello studio della Lisandri, Silvia descrisse la situazione di Ale, dello stato della malattia, delle cure, ecc. C'era anche il dottor Alfredi che ascoltava attentamente. Osservava la giovane dottoressa e poté vedere come in quel momento ostentasse una sicurezza che non aveva... Chiunque avrebbe potuto notare la sua agitazione ed ansia...

Lisandri: -Dottoressa deve stare tranquilla... Monitoreremo suo fratello 24 ore su 24. Non deve assolutamente preoccuparsi...-

Alfredi: -La dottoressa Lisandri ha ragione. Vada a prendersi qualcosa al bar. Quando torneranno i suoi zii dovrà essere forte, non deve farli preoccupare...-

Silvia: -Si, certo... Vi ringrazio... Però vorrei andare da mio fratello... So che si sveglierà fra qualche ora, ma vorrei comunque stare con lui... Potrebbe sentirsi spaesato e confuso al risveglio...-

Alfredi: -Certamente! Se vuole può prendersi qualche giorno di permesso-

Lisandri: -Il dottor Alfredi ha ragione! Si prenda del tempo...-

Silvia: -Vi ringrazio ma non è necessario... Preferirei lavorare... Con Ale ci staranno i miei zii...-

Lisandri: -Come vuole... Per qualsiasi cosa, e intendo qualsiasi cosa, mi chiami!-

Silvia: -Grazie, ad entrambi...-

Una volta uscita, i due medici si guardarono negli occhi... Temevano per la salute del ragazzino, aveva un disperato bisogno di un trapianto!

Alfredi: -Cosa ne pensi?-

Lisandri: -Penso che la situazione è critica! Ha bisogno di un donatore, e presto anche...-

Il dottor Alfredi annuì, entrambi sapevano che dovevano trovare un midollo e, probabilmente, anche Silvia lo aveva capito... Tutti avevano compreso la gravità della situazione...

Prima di uscire, il dottor Alfredi si rivolse alla collega: -Hai notato che quel ragazzino, Alessandro...-

Lisandri: -Si, ho visto... Tutti se ne sono accorti... Mi è venuto un colpo quando sono entrata e l'ho visto... Non è comunque un evento impossibile...-

Alfredi: -Ammetterai che è strano... E' un fatto più unico che raro...-

Lisandri: -Non è il primo caso... Ma penseremo a questo dopo. Ora dobbiamo concentrarci su altro-

Alfredi: -Hai ragione... Solo che...-

Lisandri: -Cosa?-

Alfredi: -Niente... Riflettevo...-

Lisandri: -Avanti parla! Ti conosco bene e so che c'è dell'altro...-

Alfredi: -Forse il destino, il fato o qualcosa del genere ci sta dando una seconda possibilità...-

Lisandri: -Una seconda possibilità? Non capisco a cosa ti stai riferendo...-

Alfredi: -Davvero non ci arrivi?-

Lisandri: -Illuminami...-

Il dottor Alfredi la guardò...

Ma come faceva a non capire? Dopo tutto quello che era successo, dopo tutto il dolore provato, i sensi di colpa, ecco che era arrivato in ospedale quel ragazzino...

Alfredi: -No, niente... Forse hai ragione tu... Ora scusa ma devo andare... Ci aggiorniamo quando il bambino si sveglia-

La Lisandri lo guardò allontanarsi... Anche lei aveva pensato le stesse cose, anche se credere al destino o ad una qualche forza misteriosa la faceva ridere... Non credeva assolutamente a queste sciocchezze! Lei era una scienziata e, in quanto tale, credeva esclusivamente in ciò che poteva vedere, toccare e che avessero una spiegazione concreta e razionale! Su tutto il resto era sempre stata abbastanza scettica... Però anche lei aveva pensato che quel ragazzino avrebbe portato non poco scompiglio, sopratutto per alcuni... E probabilmente avrebbe riaperto vecchie ferite...

 

Vale: -Quindi hanno ricoverato il fratello della Cavalesi?-

Toni: -Esattamente! Non abbiamo però capito bene... Io e Leo eravamo un po' lontani... Lei e la mamma di Rocco parlavano di trapianto di midollo...-

Cris: -Non sapevo che avesse un fratello... E per di più malato!-

Leo: -Già... Ragazzi andiamo da qualcuno che ci spieghi meglio!-

E così i Braccialetti partirono all'arrembaggio!

TOC TOC

Alfredi: -Avanti! O ragazzi! Che succede?-

Leo: -Dottore scusi ma abbiamo saputo che hanno ricoverato il fratello della dottoressa Cavalesi...-

Cris: -Si, ecco... Volevamo sapere cosa gli è successo...-

Vale: -Per favore!-

Toni: -Si la prego!-

Il dottor Alfredi guardò quei ragazzi, sapeva che erano lì non perché erano curiosi, si vedeva benissimo che erano preoccupati! Forse si sentivano così perché Silvia era stata buona, gentile, premurosa nei loro confronti e, quindi, si sentivano in debito!

Alfredi: -Si è sentito male a scuola... Ha avuto uno svenimento mentre stava giocando a basket…-

Cris: -Ma è grave?-

Alfredi: -Ragazzi voglio essere sincero con voi... Siete grandi e delle persone mature. Ha assolutamente bisogno di un trapianto di midollo osseo...-

Il dottore descrisse, con termini semplici e facilmente comprensibili, la gravità della situazione di Alessandro.

Leo: -Accidenti...-

Vale: -Ma che si può fare?-

Alfredi: -Per il momento lo abbiamo ricoverato...Starà qui per un po' di tempo finché non decideremo il da farsi... Magari potreste fargli un po' di compagnia... Gli farebbe bene... E anche a voi...-

Cris: -Cioè? In che senso?-

Alfredi: -Dicevo solo così per dire... Sarà sicuramente spaventato e si sentirà solo...-

Leo: -Nessun problema!-

Toni: -Ci pensiamo noi!-

Lo avevano rifatto... I Braccialetti Rossi erano pronti ad aiutare ancora! Avrebbero aiutato quel ragazzino!

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 6 ***


CAPITOLO 6

 

Spero di avervi incuriosito almeno un pochino!! :) Non viene spiegato ancora il perché Alessandro porterà un po' di trambusto...

E' un po' cortino come capitolo, ma mi rifarò poi con il settimo!!!!!!

 

Erano passate cinque ore da quando Alessandro era stato trasportato in ospedale e tre da quando era in quella stanza...

Zia Sara e zio Alberto erano appena arrivati da casa, gli avevano portato quello di cui aveva bisogno, qualche vestito e libro... Non sapevano per quanto sarebbe stato ricoverato, quindi avevano raccattato un po' di cose...

Lo guardavano dormire... Sembrava così piccolo ed indifeso in quell'enorme letto e in quella squallida camera...

Si trovava al terzo piano, in un corridoio dove c'erano pochi malati ricoverati. Era stato deciso per quella sistemazione per evitare ad Ale un qualsiasi tipo di stress... Aveva bisogno di tranquillità e di assoluto riposo.

C'era un silenzio quasi rumoroso... Si sentivano solo i battiti dei lori cuori, segno inequivocabile dell'ansia e preoccupazione per le sorti del nipote...

Zio Alberto: -Si riprenderà... Ale è un ragazzo forte. Supererà anche questa...-

Zia Sara: -Lo so... Guardalo, sembra così sereno...-

Zio Alberto: -Vedrai che Silvia e gli altri dottori lo guariranno!-

Zia Sara: -Meno male che lavora qui! Sono molto più tranquilla!-

Zio Alberto: -Anche io...-

Silvia: -Zio, zia siete qui... Come va?-

Zia Sara: -O cara! Ale non si è ancora svegliato... Sono preoccupata...-

Silvia: -Tranquilli! Sta riposando... Vedrete che fra poco si sveglierà!-

Silvia ostentava sicurezza e forza davanti agli zii, non poteva permettersi di crollare.

Doveva rimanere lucida e non lasciarsi travolgere dalle sue emozioni... Dentro però stava morendo e la preoccupazione cresceva di minuto in minuto...

Il fratello non aveva mai avuto un attacco così... Temeva, anzi tremava all'idea di cosa sarebbe potuto accadere... Sia lei che gli altri medici avevano capito che ora un trapianto sarebbe stato fondamentale ed indispensabile!

La ricerca del donatore era tutt'altro che semplice! Dovevano trovare un midollo compatibile e lo avrebbero dovuto fare in tempi brevi! Non c'erano alternative... Il problema era che le liste d' attese erano infinite e prima di Ale c'erano altri pazienti...

I suoi pensieri furono interrotti da alcuni mugolii... Ale si stava riprendendo.

Zia Sara: -Ale!-

I tre adulti si avvicinarono al ragazzino in attesa del suo risveglio. Silvia gli toccò la fronte per sentire la temperatura, valutò il battito cardiaco oscultando il torace e toccando il polso.

Passarono alcuni minuti e finalmente Ale aprì i suoi occhi scuri...

Ale: -Che succede? Dove sono?-

Silvia: -Calmati Ale... Ti ricordi cosa è successo?-

Ale: -Ero in palestra... Stavo palleggiando quando tutto è diventato nero...-

Silvia: -Sei svenuto... Ale sai che non dovevi affaticarti! Perché hai agito in modo così sconsiderevole?-

Zia Sara: -Silvia non aggredirlo!-

Silvia: -Non lo stò aggredendo! Ho solo chiesto perché ha fatto una cosa tanto stupida come mettersi a correre dietro ad un pallone!-

Zio Alberto: -L'importante che ora Ale stia meglio...-

Alessandro aveva una faccia colpevole... Sapeva fin troppo bene che non doveva fare quello che aveva fatto...

Ma come potevano loro capire?

Non avevano idea di quello che provava quando vedeva gli altri fare quello a lui era stato categoricamente vietato!

Si sentiva diverso, escluso... Provava rabbia e odio in quel momento... Ma nonostante tutto tenne per sé i suoi pensieri...

Ale: -Mi dispiace... Scusa Silvia...-

Silvia: -Scusa tu... Non dovevo arrabbiarmi così... E' solo che quando mi hanno detto del tuo malore mi sono spaventata!-

I due fratelli si abbracciarono, l'uno stretto nelle braccia dell'altra, come facevano sempre quando avevano bisogno...

Silvia: -Ora riposati... Hai fame?-

Ale: -Non molta...-

Zia Sara: -Però qualcosina devi mangiare...-

Zio Alberto: -La zia ha ragione...-

Ale. -Va bene...-

Silvia: -Allora vado giù al bar a prenderti qualcosa... Torno subito!-

Silvia scompigliò i capelli ad Ale ed uscì.

 

Leo: -Ehi dott!-

Silvia: -Leo, ragazzi!-

Toni: -Abbiamo saputo di tuo fratello!-

Cris: -Come sta?-

Silvia li guardò e vide una sincera preoccupazione nei loro sguardi...

Silvia: -Meglio! Si è appena svegliato... Stavo andando al bar per prendergli qualcosa da mangiare... Venite con me?-

Leo: -Certo!-

Stava tremando... I Braccialetti poterono notare come la dottoressa fosse agitata ed inquieta... La sua solita aria allegra e spensierata veniva celata, male, da un finto sorriso...

Forse gli altri ci avrebbero creduto a quella falsa espressione ma loro no...

Loro non ci erano cascati... Sapevano distinguere un sorriso vero da uno fasullo! Lo sapevano perché anche a loro era capitato di dover sorridere e mostrarsi felici quando in realtà non lo erano!

Leo lo aveva fatto dopo una Tac quando aveva letto sul referto che il tumore era tornato... Non voleva però che Asia, sua sorella, si preoccupasse e stesse in pena per lui...

Aveva quindi sfoggiato uno dei suoi soliti sorridi, dicendo che era tutto a posto, che non c'era nulla da preoccuparsi. Solamente quando era andata via aveva fatto cadere la sua maschera e tutta la sua sicurezza e spavalderia era scivolata via...

Vale si era comportato nello stesso modo il giorno che era arrivato in ospedale... Aveva detto a sua mamma che poteva andare a casa a riposare, che lui sarebbe stato bene... Disse che avrebbe passato una notte tranquilla insieme a Leo, il suo nuovo compagno di stanza.

In realtà, quello che più avrebbe voluto, era che la madre restasse, che stesse lì con lui!

Anche Toni sapeva bene nascondere le paure e preoccupazioni dietro quella sua espressione un po' stupida... Lo faceva di continuo, soprattutto con suo nonno.

Era consapevole che la cavolata che aveva fatto guidando la moto aveva avuto non poche conseguenze...

Sapeva della possibilità sempre più reale che potessero separarli per mandarlo in una casa-famiglia... Nonostante tutto continuava ad atteggiarsi come sempre, non voleva che il nonno, già carico di problemi e di pensieri, stesse in pena...

Per non parlare di Cris! Lei era una vera esperta!

Si teneva tutto dentro, non si confidava mai... Solamente il suo diario la conosceva davvero... Su di esso scriveva tutto, tutto quello che non riusciva a dire a parole...

Era un monologo puro e semplice... In questo modo non incorreva nel rischio di giudizi da parte degli altri...

 

Vale: -Possiamo fare qualcosa?-

Silvia: -Grazie ma no... Non potete fare nulla...-

Cris: -Magari potremmo passare un po' di tempo con... Come si chiama tuo fratello?-

Silvia: -Alessandro, ma tutti noi lo chiamiamo Ale...-

Leo: -Allora è deciso!-

Silvia: -Ragazzi vi ringrazio ma non siete costretti a farlo... Purtroppo Ale non può affaticarsi, quindi non può uscire per il momento dalla sua camera...-

Leo: -E che problema c'è!-

Silvia: -Eh?-

Toni: -Andremo noi da lui!-

Cris: -Esatto!-

Silvia: -Siete molto cari... Ve ne sarei infinitamente grata!-

Leo: -Figurati dott! Tanto non dobbiamo uscire!-

Protezione, era questo che i ragazzi sentivano di provare... Un senso di protezione verso un ragazzino che nemmeno conoscevano.

Eppure sentivano di doverlo aiutare!

Tutti loro sapevano bene cosa volesse dire non avere amici con cui divertirsi, giocare o semplicemente parlare...

Sapevano fin troppo bene cosa era la solitudine, cosa voleva dire essere invisibili agli occhi degli altri non per una propria scelta ma perché gli altri non ti vedono o non ti vogliono vedere!

Ti schivano perché sei malato, temono che tu possa in un qualche modo “infettarli” o “contagiarli”!

E quindi, nella maggior parte dei casi, ti ignorano o ti insultano, dandoti dei nomignoli cattivi e dispregiativi... E tu, piano piano, ti isoli, allontani tutto e tutti, ti rifugi in un mondo tuo e non permetti a nessuno di entrare...

Ecco questo era quello che Leo, Vale, Toni e Cris pensavano e molto probabilmente era quello che provava anche Ale... Potevano solo immaginare quindi il dolore e la rabbia di quel ragazzino...

Solo loro potevano aiutarlo

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 7 ***


Ed ecco il settimo capitolo! E' un po' più lunghino degli altri ma non sono riuscita a farlo più breve... E' praticamente un dialogo fra due personaggi e non mi andava di bloccare la conversazione a metà!

Buona letturaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!

 

CAPITOLO 7

 

Silvia tornò in camera di Ale, gli aveva comprato un panino ed un succo di frutta e sperava che il fratello lo mangiasse, visto che non aveva pranzato e che era già pomeriggio.

Silvia: -Ti ho portato un panino... Cerca di mangiare almeno un pò-

Zia Sara aiutò il ragazzo a tirarsi su in modo che fosse più comodo.

Ale mangiò di controvoglia, aveva lo stomaco chiuso e sentiva di non stare benissimo. Gli girava la testa e sentiva freddo, nonostante quella fosse una giornata particolarmente calda.

Silvia disse che era per via della febbre ma che presto sarebbe migliorato.

Silvia: -Sai Ale qui fuori dalla porta ci sono dei ragazzi che ho conosciuto qui in ospedale... Hanno più o meno la tua età...Anche loro sono ricoverati, magari potresti conoscerli, fare amicizia! Ti posso garantire che sono simpaticissimi!-

Zia Sara: -E' fantastico! Che dici Ale?-

Ale: -Non mi va! Non voglio fare amicizia con nessuno! Mandali via...-

Zio Alberto: -Dai piccolo... Almeno salutali!-

Ale: -No!-

Il ragazzo buttò per terra il panino e si girò dall'altra parte dando le spalle ai tre adulti. Non aveva per niente voglia di conoscere questi tipi, di parlare e tanto meno fare amicizia con loro!

Ale: -Per favore lasciatemi un po' solo... sono stanco e vorrei dormire...-

Silvia guardò il fratello e poi gli zii, sapeva che quando Ale faceva così non c'era verso di fargli cambiare idea. Era cocciuto e testardo!

Silvia: -Va bene, come vuoi... Per qualsiasi cosa però chiamami-

Zia Sara: -Ma Silvia...-

Gli zii non volevano lasciare il nipote solo, volevano stare lì con lui! Silvia però li convinse ad uscire, disse loro che Ale non correva alcun rischio e che aveva bisogno di riposo e che una bella dormita lo avrebbe sicuramente aiutato.

Zio Alberto: -Va bene... Ale allora noi andiamo! Chiamaci però se hai bisogno... Ci vediamo domani!-

Detto questo i tre adulti uscirono.

Fuori dalla i Braccialetti avevano sentito tutto...

Silvia: -Ragazzi mi dispiace ma Ale non sta troppo bene... Zia, zio loro sono i ragazzi di cui vi parlavo... Ragazzi loro sono i miei zii!-

Sara ed Alberto li guardarono e notarono subito come sembrassero uniti, anche se all'apparenza molto diversi...

Con discrezione osservarono i due ragazzi senza capelli e senza una gamba e videro i loro sguardi fieri. Immaginarono il motivo per cui erano in ospedale... Il loro sguardo poi passò al ragazzino più piccolo tutto fasciato e con gli occhioni grandi ed infine alla ragazza fin troppo magra...

Zia Sara: -Piacere! Io sono Sara e lui è mio marito Alberto...-

Zio Alberto: -Piacere...-

Leo: -Salve! Io sono Leo e loro sono Toni, Vale e Cris!-

Cris: -Salve!-

Vale: -Piacere!-

Toni: -Ciao! Ma come sta Ale?-

Silvia: -E' ancora un po' debole... Ma sono sicura che domani andrà sicuramente meglio! Ha solo bisogno di riposo...-

Leo: -Se volete andare a casa ci stiamo noi Braccialetti qui...-

Zia Sara: -Braccialetti?-

Silvia: -Ah scusate! Non ve l'ho detto, ma loro hanno formato un gruppo che si chiama appunto “Braccialetti Rossi”-

Zia Sara: -Braccialetti Rossi?-

Leo: -Esattamente! E questo è il nostro simbolo!-

I ragazzi mostrarono “con orgoglio” ai due anziani signori i loro braccialetti rossi...

Zio Alberto: -Ma è fantastico! Anche io da giovane facevo parte di un gruppo! Eh si... Bei tempi quelli!-

Toni: -E tu chi eri nel gruppo?-

Zio Alberto: -Come chi ero?-

Vale: -Be ogni gruppo è sempre formato da sei persone!-

Zia Sara: -E cioè?-

Leo: -C'è il Leader, il Vice-Leader che diventa leader quando il leader non c'è, il Furbo, l'Imprescindibile senza il quale il gruppo non potrebbe esistere, la Ragazza ed il Bello...-

Zio Alberto: -E tu Leo chi saresti?-

Leo: -Be io sono ovviamente il Leader! Vale è il mio Vice, Toni il Furbo, Cris la Ragazza e poi Rocco, che non è qui, è l'Imprescindibile!-

Zio Alberto: -Uao... Ma non avevi detto che siete in sei? E il sesto dov'è? Il Bello giusto?-

All'improvviso calò il silenzio... Gli occhi dei ragazzi si rabbuiarono all'istante. Per un attimo avevano parlato come se Davide fosse lì con loro...

Intervenne Silvia, sapeva che la “questione Davide” era ancora una ferita aperta. Nonostante i loro visi apparentemente allegri soffrivano ancora molto per la perdita del loro amico.

Silvia: -Il Bello del gruppo si chiamava Davide...-

Zia Sara: -Chiamava? Non c'è più? Lo hanno dimesso?-

Silvia: -No, lui è...-

Leo: -Morto... Circa un mese fa...-

Zia Sara: -O mi dispiace! Non immaginavo...-

Vale: -Non si preoccupi...-

Un silenzio imbarazzante... Nessuno riusciva più a parlare. Da una parte Sara ed Alberto si sentivano tremendamente in colpa per aver fatto riaffiorare ricordi tristi, avevano compreso di aver toccato un tasto dolente... Dall'altra i ragazzi che al solo nome di Davide si erano intristiti ed avevano ripensato all'amico deceduto...

Intervenne Silvia per alleggerire quella tensione che si era creata.

Silvia: -Zia, zio andate pure a casa, tanto ora non potete fare più nulla... Inoltre l'orario delle visite è quasi finito. Se ci sono novità vi chiamo... E voi quattro tornate nelle vostre stanze, se la Lisandri vi trova qui si arrabbia!-

Zio Alberto: -Va bene... Allora torniamo domani... Piacere di avervi conosciuto ragazzi e scusate ancora...-

Zia Sara: -Si, scusateci... Allora a domani! Mi raccomando Silvia!-

Silvia: -Tranquilli! Andate ora...-

La dottoressa osservò gli zii allontanarsi. Guardò poi i giovani e non poté non notare il loro volto triste, malinconico e lontano... Sicuramente stavano pensando a Davide.

La loro espressione era la stessa di quando era arrivata in ospedale, triste... Era bastato “quel nome” per farli nuovamente sprofondare nel buio e nella disperazione.

Sapeva che il legame fra loro era forte ma non fino a quel punto... Da un lato li invidiava perché sapeva che niente e nessuno li avrebbe mai potuto dividere ed allontanare, sarebbero stati legati per sempre... Dall'altro, però, era consapevole che questa era una ferita che mai si sarebbe richiusa... Tanto più il loro legame era forte tanto più avrebbero sofferto...

Silvia: -Ragazzi?-

Leo: -Scusa... Forse hai ragione... Dobbiamo andare...-

E così si allontanarono. Ognuno andò nella propria camera. Non avevano voglia di stare insieme, avevano bisogno di stare da soli, ognuno con i propri pensieri...

Solo Toni andò in camera di Rocco, voleva parlare con il ragazzo “addormentato” e confidarsi con lui ma, quella sera, anche Rocco forse non aveva molta voglia di “conversare”. Probabilmente anche lui, dal limbo in cui era imprigionato, sentiva la mancanza di Davide. Era stato con lui negli ultimi suoi attimi di “vita” e, anche se non si erano mai incontrati nella vita vera, si sentiva triste e perso, proprio come tutti loro...

 

Fu una notte dura e lunga per i Braccialetti, una notte in cui antiche paure e dubbi riaffiorarono sconvolgendoli ulteriormente... La paura di non farcela, di non uscire più da quell'inferno tornò in superficie e sembrò andare a minare tutte quelle sicurezze che i ragazzi pensavano di avere... Era bastato pronunciare il nome di Davide e tutte le certezze erano crollate all'istante, proprio come un castello di carte... Il vuoto che l'amico aveva lasciato era incolmabile, troppo grande il dolore per la perdita...

 

Con questi pensieri giunse l'alba, Leo non era riuscito a chiudere occhio, ogni volta che ci provava vedeva il volto di Davide, lo vedeva contrarsi dal dolore, piangere e chiedere aiuto... Lui, però, non poteva fare nulla!

Lo vedeva affogare ma non poteva aiutarlo! Non poteva tuffarsi e nuotare perché senza una gamba era impossibile! E quindi lo guardava morire e si sentiva terribilmente in colpa!

Leo: -Davide, Davideee!-

Continuava ad urlare il suo nome, come se così avesse potuto in qualche modo salvarlo.

Leo: -Davideeee!-

La disperazione più pura lo aveva letteralmente travolto e sommerso! Cadde sulla ginocchia e pianse così forte che i polmoni gli facevano male...

Davide: -Leo! Leo! Si può sapere che diavolo stai facendo??!-

Leo: -Cosa? Ma... Davide! Sei davvero tu? Ma come è possibile?-

Leo alzò lo sguardo, davanti a lui c'era Davide! Il ragazzino si inchinò all'altezza dell'amico e gli tirò un pugno in pieno viso!

Leo cadde all'indietro. Si teneva la mandibola dolorante.

Leo: -Si può sapere perché mi hai tirato un cazzotto?-

Davide: -Perché te lo meriti! Non ti meno ancora perché non ci sarebbe gusto a picchiare uno nelle tue condizioni!-

Leo: -Nelle mie condizioni?? Avvicinati e vedrai!-

I due ragazzi si guardarono con occhi di sfida, proprio come facevano “prima”... Nessuno più di Davide mandava Leo su tutte le furie! Quel ragazzino a volte era davvero insopportabile!

Il Bello si avvicinò poi all'amico e gli si sedette accanto... Stettero in silenzio, senza dir nulla. Osservavano il mare di fronte, le sue onde. C'era un senso di calma e di tranquillità che aleggiava tutto intorno... Era famigliare quel posto... A Leo ricordava tanto il luogo che aveva sognato quel giorno della chemio, quando Vale gli aveva detto di chiudere gli occhi e pensare ad un luogo in cui sarebbe voluto andare... Non sapeva il perché ma gli era venuto in mente quella spiaggia. C'erano tutti loro... Lui, Vale, Toni, Rocco, Davide e Cris... Tutti insieme, felici... Non erano malati, erano semplicemente dei ragazzi che si stavano divertendo a giocare in acqua.

Lo sguardo di Leo poi passò all'amico, aveva mille domande in testa, non osava chiedere nulla però... Sapeva che, molto probabilmente, quello era solo un sogno e non la realtà... E forse per questo motivo non osava parlare, non voleva svegliarsi e rendersi conto che Davide era morto davvero, che non c'era più...

Davide: -Allora... Posso sapere che intenzioni hai?-

La voce di Davide ridestò Leo dai suoi pensieri...

Leo: -In che senso?-

Davide: -Voglio sapere perché stai agendo in modo così stupido e da idiota...-

Leo: -Come scusa?-

Davide: -Ma allora ti sei proprio rincoglionito!-

Leo: -Ma come ti permetti...-

Davide: -Mi permetto eccome Leo! Te ne stai qui a piangere e a disperarti! Per non parlare degli altri... So che siete tristi ed arrabbiati per quello che è successo... Lo sono anche io cosa credi... Pensi che mi sia piaciuto “morire” e lasciarvi? Avevo finalmente trovato degli amici... Però non si può cambiare il passato!-

Leo guardava Davide ed invidiava in quel momento la sua sicurezza... Sembrava molto più grande e non più un ragazzino di 14 anni...

Ma come faceva a non capire quello che lui e gli altri avevano provato alla notizia della sua morte e al suo funerale davanti a quella dannata bara bianca?

Aveva idea del dolore e del vuoto che aveva lasciato?

Davide: -Leo so come ti senti... Perché anche io provo le stesse cose... Ma io sto bene... Ho ritrovato mia mamma e sono sereno...-

Leo continuava a singhiozzare sommessamente, aveva gli occhi colmi di lacrime, non riusciva più ad ascoltarlo... Distolse lo sguardo per non vedere più il suo volto...

Davide: -Leo guardami!-

Leo: -No ti prego...-

Davide si alzò di colpo e gli si mise davanti costringendo a guardarlo! Gli prese le spalle e lo scosse fino a quando l'amico non lo alzò lo sguardo verso di lui.

Davide: -Non puoi continuare così... E neanche gli altri... Devi reagire!-

Leo: -Non è giusto!-

Davide: -Niente è giusto! Ma cosa vuoi fare? Vuoi startene qui per sempre?-

Leo: -E perché no? Perché dovrei tornare e soffrire ancora?-

Davide: -Sai benissimo che non puoi rimanere! E non pensi a Toni, Vale, Cris, a tua sorella?-

Leo: -Non mi importa nulla...-

Davide: -Non ci credo! Allora se dici così sei solo un cretino, un'egoista, un'idiota... Pensavo fossi diverso, invece sei come tutti... Solamente un vigliacco... Sei tu che hai voluto formare il gruppo dei Braccialetti Rossi! Avevi detto che saremmo stati sempre uniti, amici... Che avremmo affrontato ogni cosa insieme... E adesso che fai? Alla prima difficoltà ti arrendi? Allora le tue erano solo parole vuote... Per te non contano nulla? Perché cazzo hai voluto formare il gruppo? Solo per gioco forse?-

Leo: -Sai che non è così!-

Davide: -Dal modo in cui ti comporti non si direbbe!-

Calò il silenzio tra i due ragazzi... Proprio come succede dopo un'esplosione o dopo un tuono, dopo regna solo il silenzio e la calma...

Davide: -Leo... Sei il Leader... Tu sei il capo e come tale devi agire... Non puoi permettere che il gruppo si sciolga o che ci siano contrasti. Devi essere una guida per gli altri! Loro contano su di te... Io conto su di te...-

Leo: -Forse dovevi esserlo tu il leader... Tu hai la stoffa del capo...-

Davide: -No, non è vero... Solamente tu puoi farlo... Grazie...-

Leo: -E di cosa?-

Davide: -Perché mi hai fatto diventare un Braccialetto Rosso e mi hai fatto capire cosa volesse dire avere degli amici... Gli ultimi giorni sono stati i più belli della mia vita...-

Nostalgia e rimpianto c'erano ora nelle parole di Davide... Nostalgia della sua vita, per ciò che aveva lasciato “dall'altra parte” e rimpianto per non aver fatto tutte quelle cose che avrebbe voluto fare, dei suoi sogni che avrebbe voluto realizzare... Provava rabbia per quello che gli era successo, per quel destino infame e crudele che gli aveva tolto tutto... Ma provava rabbia anche verso Leo perché stava buttando via la sua vita, si stava legando al suo ricordo e non pesava a vivere...

Leo: -Ci manchi tanto Davide...-

Davide: -Lo so... Anche voi mi mancate tanto... Ma non potete continuare così. Dovete andare avanti e dovete “lasciarmi andare”...-

Leo: -Lasciarti andare? Che vuol dire? Che dovremmo dimenticarci di te? E' questo che vuoi?-

Davide: -Non ti sto dicendo che dovete dimenticarmi! Ti sto solo dicendo che non dovete permettere al passato di condizionarvi... Dovete pensare al futuro... Io rimarrò sempre con voi, vi veglierò sempre. Non mi vedrete ma starò sempre al tuo, al vostro fianco...-

Queste parole fecero nuovamente disperare Leo, il pensiero di non vedere più l'amico lo faceva letteralmente morire...

Davide: -Io starò sempre qui...-

Davide toccò Leo sul petto, all'altezza del cuore. Proprio quel maledetto muscolo che lo aveva ucciso e portato via da loro, dai suoi genitori, dalla vita...

Davide: -E poi dovete pensare ad Alessandro ora...-

Leo: -Eh? Cosa?-

Davide: -Bè si... Sbaglio o c'è un posto vuoto nel gruppo?-

Leo: -Ma sei impazzito? Vuoi che sto ragazzino entri nei Braccialetti e prenda il tuo posto? Mai!-

Con un gesto di stizza Leo allontanò la mano di Davide, come se si fosse scottato! Come poteva chiedergli una cosa del genere?!

Davide: -E perché no? Sei tu che hai detto che in ogni gruppo che si rispetti ci sono sempre sei persone!-

Leo: -Io non voglio che qualcun altro ci entri!-

Davide: -Non puoi decidere tu! Devi sentire anche gli altri!-

Leo: -Saranno d'accordo con me!-

Davide: -Ne sei sicuro?-

Leo: -Certo! Non ti rimpiazzeremo! E poi perché proprio lui? Anche il dottor Alfredi disse che ci avrebbe fatto bene conoscerlo e fare amicizia con lui...-

Davide: -Allora vedi che non solo il solo a pensarlo...-

Leo: -Si ma perché?-

Davide: -Oddio Leo! Non fare tutte ste domande! Non devi decidere adesso... Parlane con gli altri, conoscetelo e poi decidete... Me lo prometti?-

Leo non disse nulla... Continuava a pensare a tutto questo discorso assurdo e all'apparenza senza senso...

Perché Davide continuava a dirgli di fare entrare Alessandro nel gruppo?

Come mai insisteva tanto?

Perché poi proprio lui?

D'altronde dopo la sua morte erano arrivati in ospedale tanti ragazzi... Ognuno di loro poteva quindi, a rigor di logica, entrar a fare parte del gruppo...

Quello che Leo non sopportava era l'idea di un nuovo componente, non gli andava proprio giù l'idea che un'altra persona prendesse il posto di Davide!

Davide: -Non prenderà il mio posto...-

Leo: -Cosa? Ma come?-

Davide: -Ti chiedi come faccio a sapere quello che pensi? Siamo in un sogno e, in teoria, posso “leggere” nei tuoi pensieri...-

Leo: -Ma non è giusto però...-

Davide: -Guarda che micca ho deciso io... Muori anche tu così riesci a leggere nel pensiero!-

I due giovani scoppiarono a ridere! Se non si fosse trattata di una conversazione in una specie di sogno tra un ragazzo vivo, pelato, senza una gamba e malato di tumore ed uno morto a 14 anni per infarto sarebbe stata una situazione alquanto comica e divertente.

Davide: -A parte tutto... Promettimi che penserai a quello che ti ho detto... Promettilo!-

Leo: -Va bene... Ti prometto che ci penserò e ne parlerò con gli altri... Watanka amico mio!-

Davide: -Watanka! Mi spieghi ora cosa vuol dire?-

Leo: -Bho! Non ne ho idea! E' una parola che ho sentito da qualche parte ma non so cosa voglia dire...-

Leo e Davide si guardarono ancora, sapevano che presto si sarebbero salutati...

Davide: -Devi svegliarti ora... Non puoi continuare a dormire-

Leo: -Lo so... Ci rivedremo?-

Davide: -Forse... Salutami gli altri! Dì a Toni che non è stata colpa sua “quel giorno” se non è riuscito a salvarmi e di non disperarsi. Dì a Vale che i suoi disegni sono bellissimi, anche quelli che ha fatto dopo la mia morte ma digli di non usare solo il nero o il blu! A Cris dille che non volevo metterla in imbarazzo con quella richiesta un po' inconsueta... Lei capirà...-

Leo avrebbe voluto saperne di più ma non indagò oltre... Abbracciò forte l'amico. Sapeva che non lo avrebbe rivisto, o per lo meno non a breve...

Gli sarebbe mancata la sua “aria da grande”, la sua spavalderia, la sua aria da spaccone, da bullo e da arrogante ma anche la parte più dolce e sensibile, quella che nascondeva sotto lo sguardo da ragazzo duro e prepotente.

Davide: -Poi quando vedi Lilia dille che è stata un'ottima vice-mamma e che quindi sarà un'ottima mamma... Dille che mi dispiace se non sono stato un bravo figlio... Dille che le voglio davvero bene anche se mi chiama con quel ridicolo nomignolo...-

Leo: -E' dal tuo funerale che non la vedo, non credo che tornerà tanto presto in ospedale... Aspetta un attimo, Lilia è incinta? Ma tu come fai a saperlo?-

Davide sorrise, un sorriso che nascondeva tante cose...

Davide: -E infine dì a mio padre che gli voglio bene! E' stato il papà migliore del mondo e che mi dispiace di averlo fatto arrabbiare in certe occasioni! E digli che sono stato io quella volta a rompere il vetro della scuola e non Mirko...-

Leo ascoltava cosa l'amico gli stava dicendo... Avrebbe voluto rimanere lì davvero insieme a Davide e avrebbe voluto che ci fossero stati anche gli altri... Insiemi e guariti! Purtroppo però era impossibile... A malincuore si staccò da lui, c'erano tante, troppe cose che avrebbe voluto dirgli, ma non una parola uscì dalla sua bocca... Non c'era tempo o forse sapeva che Davide già le sapeva e quindi non serviva dirle ad alta voce...

Con questo dolce pensiero si risvegliò. Si ridestò dal dormiveglia in cui era caduto... Non sapeva per quanto aveva dormito. Si sentiva calmo, sereno, come non lo era da tanto tempo. Ripensò a Davide e a quello che si erano detti sulla spiaggia. Sarebbe dovuto correre dagli altri e raccontare cosa era accaduto ma non lo fece, almeno non subito... Voleva ancora cullarsi nel ricordo dell'amico, voleva tenersi ancora per sé queste sue emozioni e non condividerle con nessuno... Forse si era immaginato tutto, forse non aveva davvero “parlato” con Davide. Forse il suo subconscio aveva creato tutto e non era vero che aveva visto l'amico...

Toni però sosteneva di parlare con Rocco, allora perché lui non avrebbe potuto parlare con Davide?

Non capiva però perché “era stato scelto lui” e non qualcun altro...

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 8 ***


CAPITOLO 8

 

Ecco il cap.8!!!

Spero che fin qui la storia vi sia piaciuta almeno un pochino!! E spero di avervi un po' incuriosito sul perché Davide voglia che Alessandro entri nel gruppo!

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate e se ho descritto bene Davide quando parla nel sogno con Leo..

Ciaoooooooo!!!!!!!!!!! :) :)

 

Leo: -Vale... Vale... Insomma Vale ti vuoi svegliare!-

Vale: -Uffa Leo! Lasciami dormire! Ho sonno...-

Con queste parole un po' sbiasgiugate a causa del sonno, il Vice si girò dall'altra parte, dando le spalle all'amico. Neanche lui aveva dormito molto quella notte, troppi pensieri avevano occupato la sua mente... Si era rigirato nel letto più volte e, solo all'alba, era riuscito ad appisolarsi.

Leo: -Vale alzati!-

Con un gesto quasi di stizza, Leo allontanò le coperte di Vale che, ovviamente, si svegliò.

Vale: -Ho capito, ho capito! Sono sveglio!-

Leo: -Era ora! Forzati vestiti! Andiamo dagli altri...-

Controvoglia Vale seguì Leo fuori dalla camera. Sapeva che quando l'amico partiva in quarta così non c'era nulla che avrebbe potuto fermarlo.

Vale si chiedeva come facesse Leo ad avere tutta quella energia addosso, infondo lo aveva sentito agitarsi tutta la notte... Nessuno dei due infatti era riuscito a dormire bene... Ma Leo non sembrava per niente stanco, anzi...

Poi non capiva neanche la sua espressione, sembrava quasi felice...

Con questi pensieri arrivarono davanti la camera di Cris. La ragazza era seduta al tavolino e guardava con aria assente il vassoio della colazione davanti a lei. Aveva occhi tristi, lontani, sconfitti.

Leo: -Dai Cris! Vestiti e vieni con noi!-

Cris si girò e vide i suoi amici sulla porta. Il suo sguardo passo da Vale a Leo e poté notare come l'espressione del Vice fosse confusa proprio come la sua, a differenza di quella del Leader... Era infatti molto più tranquilla e serena, c'era una luce diversa nei suoi occhi.

La ragazza non aveva molta voglia di seguirli, voleva starsene lì in camera da sola... Ma decise comunque di andare con loro.

E così i tre giovani andarono in camera di Toni. Il Furbo li guardò entrare e si stupì di vederli lì. Dopo quello che era successo il giorno prima era convinto di “dover passare una giornata da solo”.

Cris: -Allora Leo ci vuoi spiegare perché hai voluto vederci?-

Leo: -Perché questa notte ho avuto modo di riflettere...-

Vale: -Riflettere? E su cosa?-

Leo: -Su di noi... Su quello che è successo a Davide, alla sua morte...-

Toni: -E quindi?-

Leo: -Ragazzi non possiamo continuare così...-

Cris: -Ma che dici Leo? Così come?-

Leo: -Non possiamo che ogni volta che qualcuno nomina il nome di Davide noi ci chiudiamo in noi stessi... Sappiamo tutti che ci manca, la sua perdita è stata una terribile tragedia ma...-

Cris: -Ma cosa?-

Leo: -Dobbiamo andare avanti... Dobbiamo superarla...-

Cris: -Ci stai dicendo che dovremmo dimenticarci di Davide? Di fare come se lui non ci fosse mai stato? E' questo che vuoi?-

Leo: -Non sto dicendo questo!-

Vale: -E allora cosa vuoi che facciamo?-

Leo poté notare la confusione negli occhi degli amici, era la stessa che aveva avuto lui quando Davide gli aveva detto quelle stesse cose in sogno.

Come poteva dare loro delle risposte quando lui stesso non le aveva?

Doveva confidare ai compagni che quella notte aveva sognato Davide e che era stato lui stesso ad intavolare quel discorso?

Doveva menzionare il fatto che il Bello voleva che Alessandro entrasse nel gruppo?

Leo non sapeva che fare... Aveva però fatto una promessa a Davide ed intendeva mantenerla.

Raccontò del sogno, della chiaccherata con Davide e di quello che si erano detti sulla spiaggia. Parlò senza interrompersi mai, tenne sempre gli occhi fissi sugli amici, voleva infatti vedere la loro espressione e capire quello che stavano pensando. Forse non gli avrebbero creduto, ma come dar loro torto? Probabilmente neanche lui avrebbe creduto ad una storia simile! D'altronde anche lui al suo risveglio aveva dubitato di quello strano sogno...

Cris: -Quindi hai davvero parlato con Davide?-

La ragazza fu la prima a parlare, a rompere quel silenzio che si era formato dopo le parole di Leo. Aveva bisogno di credere che tutto quello che aveva detto era vero, che Davide era ancora con loro e che non li avrebbe mai abbandonati...

Leo: -Lo so che può sembrare strano ma...-

Vale: -Io ti credo! Quando ero sotto anestesia ho visto e parlato con Rocco, Toni ci parla continuamente e quindi non vedo perché tu non debba aver parlato con Davide!-

Toni: -Anche io ti credo!-

Leo guardò i due amici, era contento che non lo ritenessero pazzo! Poi il suo sguardo passò a Cris. La ragazza era confusa, non sapeva cosa pensare...

Leo: -Cris so che è difficile da credere... Ma ti giuro che ho davvero parlato con Davide... Devi credermi. Non mentirei mai su una cosa del genere...-

Cris e Leo si guardarono negli occhi, la ragazza sapeva che l'amico non gli avrebbe mai detto un balla.

Cris: -Ti credo Leo... Ti credo...-

Si sentivano tutti più liberi, leggeri... Non dovevano più temere nulla, sapevano che Davide, dovunque lui fosse, avrebbe sempre vegliato su di loro, sulle loro vite. Un giorno forse lo avrebbero incontrato di nuovo ed avrebbero davvero corso e giocato su quella spiaggia.

 

Nel suo racconto Leo però non aveva menzionato la “questione Alessandro”. No era riuscito a dire che Davide voleva che entrasse nel gruppo e prendesse il suo posto...

Cris: -Leo che hai?-

Leo: -Come scusa?-

Toni: -Hai una faccia strana... Qualcosa non va?-

Leo: -C'è un'altra cosa che non vi ho detto...-

Vale: -Cioè?-

Erano tutti molto curiosi. Cos'altro poteva essere successo?

Leo: -Nel sogno Davide mi ha parlato anche di un'altra cosa... Gli ho promesso che ne avrei parlato con voi per decidere...-

Cris: -Decidere cosa?-

Toni: -Eddai Leo non tenerci sulle spine!-

Leo: -Davide vuole che facciamo amicizia con Alessandro... dice che potrebbe entrare a far parte dei Braccialetti...-

Cris: -Cosa?-

Vale: -Eh? Ma sei sicuro che voglia questo?-

Toni: -Magari hai capito male!-

Cris: -Io voto contro! Non voglio che un altro entri nel nostro gruppo! E poi perché proprio questo qui?-

Toni: -Tu che dici Leo?-

Leo: -Sinceramente non lo so... Non capisco perché Davide mi abbia detto questo. Ho provato a chiedergli il motivo ma non ha voluto rispondermi... Dice che dobbiamo conoscerlo...-

Cris: -Conoscerlo? No!-

Toni: -Però forse...-

Cris: -Forse niente! Io non voglio che qualcuno prenda il posto di Davide! Vale tu che dici?-

La ragazza si rivolse quindi a Vale, sapeva dell'influenza che aveva sul ragazzo. Le dava sempre ragione su ogni cosa ed era sicura che anche in quell'occasione sarebbe stato d'accordo con lei.

Vale: -Potremmo almeno parlarci...-

Cris: -Ma stai scherzando?-

Vale: -Dico solo che...-

Cris: -No basta! Mi sono stancata di questi stupidi discorsi!-

Leo: -Cris non dobbiamo decidere ora!-

Cris: -Ma Leo come puoi voler una cosa del genere? Vuoi davvero rimpiazzare Davide?-

Leo: -Come puoi dire una cosa del genere? Lo sai che volevo davvero bene a Davide! Anche io ero riluttante all'inizio ma...-

Vale: -Ma cosa?-

Leo: -Non lo so... Ci deve essere un motivo per cui Davide mi ha fatto questa richiesta... E poi...-

Toni: -E poi cosa?-

Leo: -Anche il Dottor Alfredi quando siamo andati da lui ha detto che ci avrebbe fatto bene conoscere Alessandro...-

Ad un tratto Cris si alzò avviandosi verso la porta della stanza.

Leo: -Cris dove vai?-

Cris: -Me ne torno in camera mia... Non mi va più di stare qui ad ascoltarvi mentre decidete di far entrare nel nostro gruppo un estraneo! Io sono contraria e non cambierò idea!-

Con queste parole la ragazza se ne andò, lasciando i compagni nella stanza di Toni. Era arrabbiata, anzi era furiosa!

Come potevano solo pensare di rimpiazzare Davide con quel ragazzino?

Mai e poi mai lei sarebbe stata d'accordo!

Non avrebbe mai permesso ad un altro di entrare nel gruppo!

Non voleva soffrire ancora... Non voleva affezionarsi a qualcuno e vederlo morire senza poter far nulla proprio come era successo con Davide. Non voleva piangere e disperarsi ancora!

 

Con questi pensieri la ragazza si ritrovò sul tetto... Non c'era mai stata, era la prima volta che vi saliva da sola. Guardò il paesaggio e lo trovò stupendo. Vide il mare, la spiaggia, le montagne... C'era un senso di maestosità tutto intorno che la fece sentire piccola, piccola in confronto a quella bellissima natura.

Chiuse gli occhi per assaporarsi tutto quel sole e quella tranquillità. Fece lunghi e profondi respiri per rilassarsi e scacciare dalla mente tutti quei discorsi assurdi che aveva fatto con gli altri. In quel momento non voleva pensare a niente!

Trascorsero alcuni minuti quando sentì dei rumori provenire da lì. Si guardò intorno ma non vide nessuno. Pensò di essersi immaginata tutto.

Ad un tratto però sentì distintamente dei palleggi. Seguì il rumore e poté scorgere un ragazzo che stava palleggiando con un pallone e che tirava al canestro poco lontano da lui.

Non riusciva a vederlo bene, era di spalle e, nonostante fosse una giornata particolarmente calda, aveva una felpa con un cappuccio che gli copriva la testa.

Lo osservò per qualche minuto in rigoroso silenzio e sopratutto nascosta dietro il muro. Non voleva farsi scoprire, no sapeva il perché ma c'era qualcosa in quel ragazzo che le impediva di andarsene, non capiva il motivo ma sentiva che doveva restare lì.

Era così sopra-pensiero che non si accorse che le era arrivato il pallone vicino ai suoi piedi. Dopo un attimo di esitazione lo raccolse per darlo al ragazzo. Si avvicinò quindi a lui e, solo allora, quando era a poco più di un metro di distanza poté guardarlo in faccia e quasi il suo cuore smise di battere.

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 9 ***


CAPITOLO 9

Eccomi qua!!! Intanto spero abbiate passato una buonissima Pasqua!! Io ho mangiato così tanta cioccolata che ho pensato di scoppiare... ;) ;)

Spero che il cap. 8 vi sia piaciuto :) :)

Precisazione: Le scritte in corsivo sono i pensieri dei personaggi!!!

Buona Letturaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!

 

Toni: -Eddai Leo dille qualcosa! Non puoi lasciarla andare via così!-

Leo: -Se vuole andarsene che vada! Non può comportarsi sempre come una ragazzina viziata!-

Vale: -Ma cerca di capirla...-

Leo: -Capirla?! E perché? Ogni volta che qualcosa non va prende e va via! Non affronta mai il problema! Cosa pensa? Che solo lei ha sofferto? Che solo lei ha il diritto di stare male?-

Vale: -Ma Cris non voleva dire...-

Leo: -Oh basta Vale! So che ti piace ma non puoi sempre darle ragione!-

Vale: -Non le sto dando ragione! Dico solo che la sua reazione è più che normale... Dopo tutto quello che ha, anzi che abbiamo passato, arrivi una mattina e proponi di far entrare un nuovo ragazzo nel nostro gruppo... Forse Cris si è solo sentita tradita...-

Leo: -Tradita? Non ti capisco!-

Vale: -Si tradita! Insomma Leo pensaci... Pensa a tutti noi Braccialetti Rossi, al nostro gruppo... Tu hai scelto me come Vice perché, come hai detto tu stesso, abbiamo molte cose in comune e non parlo solo del fatto che non ho una gamba, che sono pelato e che ho un tumore proprio come te... Hai scelto, anzi abbiamo scelto noi due, Cris. Fra tutte quelle ricoverate abbiamo capito che solo lei poteva essere la Ragazza, quella giusta intendo... Davide lo hai fatto entrare nei Braccialetti perché siete rimasti chiusi in ascensore e, come mi hai detto, è proprio in quel luogo strano ed inaspettato che hai visto in lui un amico, che hai percepito veramente com'era, che hai davvero capito che poteva essere solo lui il Bello e nessun altro! Per quanto riguarda Toni e Rocco non potevano che essere loro il Furbo e l'Imprescindibile... Chi altro sennò? Insomma Toni parla con Rocco... Tu stesso lo hai guardato dritto negli occhi e hai capito che non poteva mentire, che davvero poteva sentire e parlare con Rocco... Proprio lui che veglia su di noi, che è stato con Davide negli ultimi attimi della sua vita e che mi ha aiutato quando ero sotto anestesia...-

Leo: -Non capisco questo tuo discorso-

Toni: -Oh Leo! Vale sta semplicemente dicendo che tutti noi siamo speciali ed è per questo che siamo riusciti a formare il gruppo!-

Vale: -Toni ha ragione! Sei tu che hai detto che prima di formare i Braccialetti facevi parte di un altro gruppo ma che non è finita bene, che hai litigato con tutti e per questo ti hanno mandato via... Con noi altri non è successo! E non ti chiedi il perché?-

Leo rifletté a fondo sulle parole degli amici. Capì che avevano ragione… Il loro gruppo era davvero speciale, qualcosa che andava ben oltre la semplice amicizia. Ne avevano passate tante insieme e, sempre insieme, avevano affrontato cose che gli altri ragazzi della loro età neanche potevano immaginare... Ma non era solo la malattia che li accomunava o il fatto che si erano ritrovati tutti in ospedale... C'era una sorta di alchimia che li aveva uniti, un legame che lui non aveva mai sentito con nessun altro ragazzo che aveva conosciuto! E di ragazzi ne aveva incontrati molti visto che era ricoverato da più di un anno!

Leo: -Forse avete ragione... Ma ho promesso a Davide che avrei conosciuto Alessandro ed intendo mantenere la mia promessa!-

Vale: -Nessuno ti impedisce di farlo... Vengo con te! Ora sono curioso anche io di conoscere questo ragazzo-

Toni: -Eppure io!-

Leo: -Allora andiamo! Non è ancora l'orario delle visite, quindi non dovremmo incontrare nessuno...-

E così il Leader, il Vice-Leader ed il Furbo partirono con le loro carrozzine verso la camera di Alessandro.

Quando arrivarono bussarono alla porta ma non ottennero risposta. Decisero di entrare comunque. Era vuota, Alessandro non c'era. Forse gli stavano facendo un qualche esame.

Leo: -Torneremo più tardi... Andiamo!-

Il ragazzo uscì seguito da Vale. Toni, invece, non se ne andò subito. Era un tipo alquanto curioso e quindi decise di guardarsi un po' intorno. Voleva capire il perché Davide volesse tanto far entrare quel ragazzino nel loro gruppo. Pensava che, scuriosando un po' tra le sue cose, lo avrebbe aiutato a capire. C'erano libri, giochi e vestiti... Tutto nella norma insomma. Non c'era davvero niente di particolare...

Leo: -Toni vieni?-

Toni: -Arrivo, arrivo...-

E così il più giovane uscì con una faccia un po' sconsolata e delusa...

Leo: -Si può sapere che stavi facendo?-

Toni: -Niente, niente... E che pensavo di trovare qualcosa...-

Vale: -Qualcosa?-

Toni: -Be si! Qualcosa di speciale... Ma non ho trovato nulla...-

Leo: -Ma cosa speravi di trovare scusa?-

Toni: -Non lo so Leo... Solo che se davvero Davide vuole far entrare Alessandro nei Braccialetti pensavo che avremmo trovato qualcosa appunto di speciale...-

Leo e Vale si guardarono negli occhi, sapevano delle stravaganze di Toni. Molto spesso lui poteva vedere e sentire cose che gli altri nemmeno si potevano immaginare... Si chiedevano cosa mai si aspettava di trovare in quella stanza...

Con questi pensieri tornarono al pian terreno.

Vale: -Guardate chi c'è!-

I giovani si voltarono quindi verso la persona indicata da Vale. Era Lilia, la mamma di Davide. Era dal funerale che non la vedevano. Nonostante fosse solo la “vice”, come era solito denominala Davide, aveva davvero tanto sofferto quel giorno, si era disperata proprio come una madre quando perde un figlio. Da quel maledetto giorno non era più tornata in ospedale, troppo grande il dolore e lo sconforto nel tornare nel luogo che le aveva portato via Davide per sempre... Ora, però, era nuovamente lì. Aveva una faccia stanca, tirata come se non dormisse da giorni. Aveva gli occhi lucidi che, uno sguardo poco attento, avrebbe potuto pensare fossero in procinto di piangere. Nonostante fosse passato più di un mese dalla scomparsa di Davide, sicuramente Lilia soffriva ancora molto...

Leo,Vale e Toni le andarono incontro, volevano salutarla ed anche abbracciarla. Volevano farle sapere che loro c'erano e che, anche se erano solo dei ragazzi, poteva contare su di loro... Sapevano quello che la donna stava passando. Molto probabilmente il suo dolore era ancora più grande, profondo ed intenso del loro...

Vale: -Lilia!-

La donna si voltò e li riconobbe immediatamente. Sorrise... Fu un sorriso lieve, stanco ed appena accennato. Anche se quel luogo aveva solo ricordi tristi era però felice di rivederli. Sapeva che anche loro avevano sofferto molto e che, a differenza sua che era scappata da quell'ospedale, loro erano costretti a starci, obbligati a percorrere quegli stessi corridoi che anche Davide aveva spesso attraversato...

Lilia: -Ragazzi! Sono contenta di vedervi...-

Toni: -Anche noi! Ma come stai?-

Lilia: -Così... E' strano tornare qui...-

Vale: -Lo so... Ma come mai sei qui?-

Poi quando vedi Lilia dille che è stata un'ottima vice-mamma e che quindi sarà un'ottima mamma...”

All'improvviso a Leo tornarono in mente le parole di Davide e capì! Gli occhi di Lilia erano sì lucidi ma non per quello che pensavano loro! Quelli erano gli occhi che tutte le donne hanno quando aspettano un bambino! Tutte hanno una luce diversa, nuova sul volto!

Lilia: -Sono venuta a fare degli esami... Non sto benissimo in questo periodo. Mangio poco e non dormo molto ma credo sia normale dopotutto...-

Senza chiederle il permesso Leo toccò gentilmente la pancia di Lilia. La donna non fece nulla, forse era solo sorpresa dal gesto inaspettato del ragazzo per fare una qualsiasi cosa...

Toni: -Leo che fai?-

Il Leader guardò Lilia negli occhi, ora le parole di Davide erano davvero chiare ed avevano un senso! Il Bello era stato il primo a sapere della sua gravidanza. Allora era vero dunque che aveva parlato con lui in sogno, che non si era tutto immaginato! Altrimenti come avrebbe fatto a sapere che era incinta?!

Lilia: -Leo?-

Leo: -Scusami... E' solo che...-

Lilia: -Cosa?-

Leo: -No, niente... Lascia perdere... Sono contento di vederti! Sono sicuro che le tue analisi andranno benissimo!-

Il Leader non svelò nulla. Non voleva rivelarle quello che, da lì a qualche giorno, avrebbe scoperto dall'esito del controllo. Non voleva rovinarle la sorpresa! Si sorpresa, perché era sicuro che la notizia di quella gravidanza avrebbe riportato un po' di gioia e di serenità in lei e nel papà di Davide, che tanto, troppo aveva sofferto... Certamente l'arrivo di un bambino avrebbe in parte riempito quel vuoto che Davide aveva lasciato. Sarebbero stati degli ottimi genitori! Lo avrebbero cresciuto con amore! Anche lui, se mai fosse guarito ed uscito da quell'ospedale, avrebbe vegliato su quella vita, lo avrebbe fatto per Davide. Non avrebbe permesso a niente e a nessuno di fare del male a quel bambino!

Lilia: -Ora scusate ma devo andare... E' stato bello rivedervi-

Vale: -Si anche per noi!-

Toni: -Ciao!-

E così, dopo i saluti, la donna si avviò verso l'uscita. Sarebbe dovuta tornare la settimana dopo per ritirare gli esiti. Prima di andarsene guardò un'ultima volta verso i ragazzi, in particolare verso Leo. Non capiva il suo atteggiamento...

Perché le aveva toccato il grembo?

Cos'era quella strana sensazione che aveva provato?

Si riscosse dai suoi pensieri e se ne andò.

Toni: -Leo ma perché le hai toccato la pancia?-

Leo: -Niente, niente! Dai ragazzi andiamo! Sto morendo di fame!-

Il Leader quindi partì, non voleva rivelare neanche a loro la notizia della gravidanza di Lilia. Per il momento era solo un suo segreto, suo e di Davide ovviamente...

Toni: -Vabbuò... Aspettaci!-

Vale: -Aspettatemi!-

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 10 ***


CAPITOLO 10

 

Eccomiiii!!! Come avete passato il week-end??? Io benissimo!! Sono stata al Lago di Garda!!! ^^ ^^ ^^

Questo è il capitolo in cui finalmente si capiscono un po' di cose, ad esempio il motivo per cui alcuni personaggi vogliono fare entrare Ale nel gruppo..

Mi piacerebbe davvero sapere se questa “soluzione” e la piega della storia vi convince e sopratutto vi piace!!! E' un po' strano ma a me piace!!!

Buona Letturaaaaaa

 

Cris: -Davide? Sei tu? Ma come può essere?-

La ragazza stava letteralmente tremando, non c'era un centimetro del suo corpo che non stesse fremendo! Nonostante questo stringeva il pallone così forte che le si sbiancarono le dita. Dai suoi occhi cominciarono a scendere copiose lacrime che le annebbiarono la vista, la testa cominciò a girarle... Ad un tratto i contorni si sfocarono, riuscì solamente a pronunciare il nome dell'amico perso e poi divenne tutto nero...

Cris: -Davide...-

 

Lisandri: -Cris... Cris mi senti?-

Piano, piano la ragazza riprese conoscenza. Si sentiva confusa e disorientata, si guardava intorno e riconobbe la sua stanza, ma non ricordava assolutamente come c'era arrivata... Vide che accanto a lei c'erano la dottoressa ed anche il dottor Alfredi. I due medici notarono subito il suo smarrimento.

Alfredi: -Ricordi cosa è successo?-

Cris: -Non molto... Ero sul tetto... C'era un ragazzo, stava giocando con una palla... Poi non ricordo bene...-

Lisandri: -Quel ragazzo era Alessandro, il fratello della dottoressa Cavalesi. Meno male che c'era lui quando sei svenuta, altrimenti chissà quando ti avremmo trovato!-

Cris ripensò all'accaduto, al fatto che avesse scambiato quel ragazzo per Davide. Forse però si era sbagliata, forse la sua psiche aveva immaginato tutto...

Alfredi: -Cosa c'è che ti preoccupa cara?-

Cris: -Nulla! Davvero sto bene!-

Come poteva confidare ai due dottori che aveva scambiato Alessandro per Davide?

L'avrebbero ritenuta una pazza, avrebbero chiamato la psicologa che le avrebbe fatto una testa così! Preferì quindi non dire nulla, di tenersi tutto dentro. Disse loro che voleva solo riposare.

Lisandri: -Come vuoi... Più tardi torno per vedere come va-

Detto questo la dottoressa si alzò e si avviò verso l'uscita convinta che anche il collega sarebbe uscito.

Alfredi: -Tu va pure! Io ti raggiungo dopo...-

E così rimasero da soli l'uomo e Cris. La ragazza non capiva perché non fosse andato via pure lui! Aveva detto che stava bene, che voleva solo dormire! Non avrebbe sopportato un'ulteriore ramanzina o predica! Già c'erano sua sorella e quell'odiosa della psicologa che la tormentavano...

Alfredi: -E' identico a Davide vero?-

A quelle poche parole Cris si girò... Credeva di aver sentito male, di non aver capito le parole del medico... Lo guardò con occhi sbarrati e pietrificati per alcuni istanti fino a quando non fu lui stesso a parlare.

Alfredi: -Posso immaginare come ti senti, anche io quando ho visitato per la prima volta Alessandro sono rimasto alquanto stupito dalla incredibile somiglianza-

Cris: -Ma come può essere...-

Alfredi: -Non è un evento così raro... Al mondo ci sono un sacco di persone che si somigliano. Sono i cosi-detti “sosia”. La cosa davvero strana è che sia successo qui ed ora...-

Cris: -Io... Credevo... Si, insomma...-

Non riusciva a parlare, aveva un groppo in gola che impediva alla voce di uscire. Credeva davvero di aver visto Davide! Per un attimo, per una frazione di secondo aveva pensato che non fosse morto. Il dottore poteva solo immaginare il dolore e il turbamento della giovane, l'idea di aver perso un amico e poi vederselo lì davanti agli occhi!

Cris: -Ecco perché ci ha detto che dovevamo farlo entrare nei Braccialetti...-

Alfredi: -Cosa? Chi ha detto cosa?-

Cris: -Niente, niente!-

Cris pensava ad alta voce. Ora capiva il perché Leo insisteva tanto, ecco spiegato il motivo per cui Davide, attraverso Leo, voleva che Alessandro entrasse nel gruppo!

Alfredi: -Io vi dissi solo che a mio giudizio vi avrebbe fatto bene conoscerlo-

Cris: -E perché non ci avete detto niente? Perché ci avete tenuto nascosto questa cosa?-

Alfredi: -E cosa dovevamo dirvi? Che era arrivato un ragazzino identico a Davide?-

Cris: -Si!... No.. Cioè, non lo so...-

Alfredi: -So che sei confusa, lo siamo tutti. Non è facile. Tutti noi sappiamo che tu e gli altri ragazzi avete sofferto tanto e soffrite tutt'ora per la morte di Davide... Ma forse potete un po' alleviare la tristezza conoscendo Alessandro. E' un bel tipetto con un caratteraccio...-

 

TOC, TOC

 

Proprio in quel momento fece il suo ingresso l'oggetto dei loro discorsi.

Alfredi: -Oh Alessandro vieni! Tanto io stavo andando via!-

Cris: -Dottore aspetti un attimo!-

Alfredi: -Mi spiace... Ma il lavoro chiama... Ti lascio in ottima compagnia!-

E così il medico andò via, lasciando da soli i due ragazzi.

Un silenzio imbarazzante riempì tutta la stanza; da una parte c'era Alessandro che guardava Cris con occhi curiosi ed incerti. Dall'altra c'era lei che lo guardava trattenendo il respiro fino quasi a scoppiare! Era identico a Davide... Stessi capelli neri e ricci, stesso sguardo fiero e sicuro, stessi occhi un po' duri, arroganti ma anche tanto, tanto dolci e profondi... Ripensò alle parole del dottor Alfredi, ai cosi-detti “sosia”...

Ale: -Come ti senti?-

Le sue parole arrivarono all'improvviso che riscossero Cris dai suoi pensieri.

Cris:-Cosa?-

Ale: -Ti ho chiesto semplicemente come stai-

Cris: -Bene, bene... Grazie per avermi aiutata... Se non ci fossi stato tu chissà che fine avrei fatto...-

Ale: -Di niente...-

Il ragazzo cominciò a gironzolare un pò per la camera, notò come quella tipa continuasse a fissarlo in modo strano, aveva un'espressione tipica di una persona che ha visto un fantasma. A pensarci bene tutti, in quell'ospedale, lo guardavano così. Ogni volta che si muoveva in quei corridoi tutti si voltavano e sussurravano piano. Sapeva che parlavano di lui e la cosa lo faceva letteralmente imbestialire! Non sopportava la gente che gli sparlava dietro!

Ale: -Si può sapere perché continui a fissarmi così?-

Cris: -Non ti sto fissando!-

Ale: -Ah no?!-

Cris tremava e sudava contemporaneamente, il cuore le batteva così forte che credeva le scoppiasse da un momento all'altro. Si alzò quasi di scatto ed andò alla finestra. Guardò fuori, oltre quel vetro, non riusciva più a sostenere lo sguardo così uguale ma al contempo tanto diverso di quel ragazzino. Tutto in lui le ricordava Davide e non solo fisicamente, ma anche il modo di parlare e di atteggiarsi erano molto simili al Bello.

Cris: -Mi dispiace... E' che è una giornata un po' strana... Ma ti giuro che tu non centri nulla...-

Ale. -Sarà... Ma sembrate tutti un po' stravaganti in stò ospedale per usare un termine amichevole...-

Cris sorrise, Ale aveva ragione... C'erano persone alquanto bizzarre in giro.

Ale: -Comunque io sono Alessandro... Ale in realtà...-

Il ragazzo le porse la mano per stringerla. Cris la guardò e, per un attimo, il tempo quasi si fermò. Non sapeva perché ma stava esitando.

Perché non voleva toccare quella mano?

Perché la rimirava in quel modo?

Ale: -Vabbè... Se non vuoi dirmi il tuo nome chi se ne frega! Tanto non resterò in questo dannato posto per molto!-

E con queste parole si avviò verso l'uscita. Si sentiva un idiota! Era andato da quella ragazza per sincerarsi delle sue condizioni e lei neanche voleva dire come si chiamava!

Cris rimase quindi sola. Non sapeva cosa fare, da una parte voleva correre dagli altri e dire loro cosa era successo. Voleva scusarsi per il modo orrendo e terribile con cui li aveva trattati, non avrebbe dovuto comportarsi così. Sapeva di aver un pessimo carattere, aveva provato a cambiare ma non c'era mai riuscita. Anche prima era stata alquanto maleducata e scortese con Alessandro... L'aveva salvata, era venuto lì a vedere come stava e lei cosa aveva fatto? Lo aveva fissato tutto il tempo e non gli aveva detto neanche il suo nome! Si sentiva davvero una stupida!

 

Nel frattempo Ale era tornato in camera sua... Dire che era arrabbiato e furioso era dir poco! Si era preoccupato di quella tipa ed in cambio cosa aveva ricevuto? A mala pena le aveva detto grazie! Si sdraiò sul letto, si mise delle cuffiette ed ascoltò della musica, voleva e doveva calmarsi ad ogni costo.

Proprio in quel momento arrivò sua sorella. Entrò e spalancò le finestre per cambiare l'aria e far entrare un po' di luce.

Ale: -Uffa Silvia!-

I raggi del sole entrarono così prepotentemente che il ragazzo dovette mettersi le mani sugli occhi.

Silvia: -E che sarà mai! Vedo che sei già di buon umore... Come ti senti oggi?-

Ale: -Benissimo! Non potrei stare meglio!-

In realtà era molto irritato e scocciato ma preferì non dire nulla, altrimenti la sorella non sarebbe andata più via. Voleva starsene solo e senza nessuno tra i piedi!

Silvia si comportò come un medico diligente e scrupoloso, visitò velocemente il fratello e constatò che stava migliorando a vista d'occhio.

Silvia: -Bene... Non hai più la febbre e, nonostante tutto, ti vedo bene... Oggi è una giornata bellissima! Perché non esci un po'? C'è un giardino stupendo... Magari incontri qualche ragazzo con cui fare amicizia...-

Ci manca solo di incrociare qualche altro cretino che mi guarda come se avesse visto un fantasma!”

Silvia: -Ale... Ale ma mi stai ascoltando?-

Ale: -Si, si! Ti ho sentito! Ma non mi va di uscire! Preferisco starmene qui-

Silvia: -Come vuoi... Ora devo andare. Ci vediamo dopo!-

E così la dottoressa, dopo avergli scompigliato i capelli, uscì.

 

Nella sua stanza Cris si sentiva in colpa per il modo in cui si era comportata con Alessandro... Doveva scusarsi e cercare di spiegargli il motivo del suo comportamento. Dopo attenta riflessione decise, con passo deciso e determinato, di dirigersi verso la sua camera...

Optò di prendere le scale e non l'ascensore perché 1) A quell'ora puzzavano di cibo e in quel momento l'odore ma anche solamente l'idea del mangiare la facevano vomitare... 2) Se da una parte era pronta a scusarsi, dall'altra non era del tutto sicura di riuscire a reggere il confronto e lo sguardo con quel ragazzo. Avrebbe inevitabilmente dovuto fare i conti con le sue angosce e paure e questo la terrorizzava non poco! Quasi sicuramente avrebbe dovuto parlargli di Davide, di tutti loro e di quello che li univa... Forse non era pronta a farlo... Non era preparata ancora ad affrontare il passato... Ma sapeva che, presto o tardi, avrebbe dovuto reagire...

Con questi pensieri si ritrovò in un batter d'occhio dinnanzi la stanza di Alessandro. Esitava, qualcosa la stava bloccando. Ma era decisa ad andare avanti! Fece quindi un profondo respiro e bussò. Non ottenne risposta e quindi decise di battere ancora qualche colpetto alla porta. Niente... Decise di entrare lo stesso.

Il suo sguardo passò in rassegna tutta la camera fino a quando non vide Alessandro. Era girato da un lato, aveva le cuffie alle orecchie... Ecco spiegato il motivo per cui non l'aveva sentita.

Lo osservò, guardò i suoi lineamenti, il suo aspetto. In quel momento sembrava davvero Davide. Aveva uno sguardo fiero, corrucciato ed un po' arricciato, proprio come quando il Bello era arrabbiato per un qualche motivo... I suoi profondi ed intensi occhi fissavano il cellulare che aveva in mano senza alzare lo sguardo. Anche Davide si comportava così, o per lo meno all'inizio quando, per isolarsi da tutto e da tutti, cominciava ad ascoltare la musica e non prestava attenzione a nient’ altro...

Quanti ricordi invasero la mente di Cris... In un attimo ripensò a tutto quello che avevano vissuto, alle risate, alle scorribande nei corridoi, ai pomeriggi e alle tante serate passate in camera sua e di Rocco a giocare, a cantare o semplicemente a parlare... Ripensò a quel “maledetto giorno” quando Davide le aveva chiesto un bacio... Molte volte in quell'ultimo mese aveva pensato a quel momento, a quegli occhi tanto tristi... All'inizio aveva pensato che il Bello scherzasse, che il suo desiderio di ricevere un suo bacio fosse dettato semplicemente dal fatto che si era fatto influenzare dai discorsi di Leo e di Vale... Solo dopo aveva capito che Davide le aveva fatto quella strana domanda solo perché sapeva, o per lo meno intuiva, che non ce l'avrebbe fatta... Le venne poi in mente quando si erano conosciuti, alla loro prima conversazione...

“E tu saresti il Bello?”

“Sei bella te...”

Le mancavano quei momenti, quei giorni sereni e felici, anche se parlare di giorni sereni e felici in ospedale sembra quasi un'eresia... Eppure avrebbe dato tutto per rivivere quegli attimi quando, per la prima volta dopo tanto tempo, era stata spensierata e si era davvero sentita accettata...

Ale: -Che ci fai qui?-

Le parole di Alessandro ridestarono Cris dai suoi pensieri.

Cris: -Ho bussato ma non mi hai sentita... Sfido io! Con quella musica così alta non avresti sentito neanche una bomba!-

Ale: -Cosa vuoi?-

Il ragazzo mostrava una risolutezza ed una arroganza quasi insopportabile che avrebbero fatto imbestialire chiunque! Ma non Cris... Immaginava che, proprio come Davide, dietro a quella maschera, in realtà, ci fosse un ragazzo dolce.

Cris: -Volevo scusarmi per il mio comportamento... Sono stata molto sgarbata con te...-

Ale: -Scuse accettate... Ora te ne puoi anche andare-

La stava davvero cacciando via?

Dopo tutta la “fatica” che aveva fatto per arrivare lì ora le diceva di andarsene?

Non avrebbe voluto pensarlo ma era parecchio antipatico ed odioso! Si girò sui suoi passi e si avviò verso l'uscita. Prima di andarsene però pronunciò ancora alcune parole...

Cris. -Cris...-

Ale: -Come scusa?-

Cris: -E' il mio nome...-

Detto questo oltrepassò la porta ed andò via...

Cris... carino...”

Ale pensò che era davvero un bellissimo nome, semplice, delicato e fragile proprio come quella strana ragazza...

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 11 ***


CAPITOLO 11
 
Ecco il capitolo 11!!!!
Spero davvero vi piacciaaaaaaaaaaa!!! Buon Lettura!!!
 
 
Vale: -Non credi che dovremmo andare da Cris? E' da un po' che è andata via...-
 
Il Vice era un po' preoccupato per la ragazza, voleva chiarirsi con lei, dirle che le sue paure erano più che giustificate e, inoltre, farle sapere che comprendeva la sua riluttanza all'idea di fare entrare Alessandro nel gruppo...
 
Leo: -Sono sicuro che sta bene...-
 
Anche il Leader pensava all'amica, forse era stato un po' brusco e burbero ma a volte quella ragazza lo faceva davvero imbestialire!
 
Toni: -Allora che ne dite se andiamo da lei?-
 
Il Furbo sapeva che quei due erano entrambi innamorati persi di lei, ma sapeva anche che non lo avrebbero ammesso neanche sotto tortura! Un lieve sorriso comparve sulle sue labbra... Toni infatti si ricordò di quando lui e Davide avevano in tutti modi cercato di spronare Vale a dichiararsi, o per lo meno a fare qualcosa... Si erano tutti accorti infatti dell'amicizia profonda che piano, piano stava nascendo tra lei ed il Leader... 
 
Vale: -Toni ha ragione!-
 
Leo: -E va bene! Ma io non mi scuso! E' lei che se ne andata...-
 
E così, dopo aver finito di mangiare, raggiunsero Cris... Purtroppo constatarono che neanche lei era in camera.
 
Ma dove diavolo erano tutti?
 
Vale: -Ma dove può essere?-
 
Leo: -Tranquillo! Vedrai che sarà qui in giro...-
 
La cercarono praticamente dovunque, in sala mensa, dalla psicologa, nella camera di Rocco e nelle stanze che erano state destinate a diventare classi... Niente... Di Cris neanche l'ombra. Provarono quindi in giardino ma non la trovarono neanche lì.
 
Vale: -Forse dovremmo chiedere aiuto!-
 
Leo: -Forse ti devi calmare... Vedrai che è qui da qualche parte...-
 
Vale: -Ma...-
 
Leo: -Vale rilassati! Cosa vuoi che le sia capitato!?-
 
Nonostante mostrasse sicurezza, il Leader era inquieto e nervoso... Conoscendo l'amica ed il suo carattere instabile immaginava che si fosse nascosta da qualche parte a vomitare. Non voleva però far capire quello che pensava, sopratutto non voleva che Vale se ne accorgesse. Sapeva che quando si trattava di lei non ragionava più...
 
Leo: -Potremmo dividerci!-
 
Toni: -Forse è tornata in camera sua...-
 
Leo: -Allora tu Toni guarda nella sua stanza, tu Vale rifai il giro tra i corridoi... Io continuo qui in giardino! Ci ritroviamo da Rocco!-
 
Toni: -Ok capo!-
 
Vale: -Va bene... A dopo allora!-
 
E così i tre ragazzi continuarono le ricerche... Avevano cercato e guardato in ogni angolo, erano stati dappertutto tranne che al terzo piano... Ovviamente nessuno di loro aveva pensato di andarci, lì avevano ricoverato Alessandro e, dopo la discussione che avevano avuto, era impensabile che Cris fosse andata proprio da lui...
 
 
Nel frattempo Cris stava tornando nella sua stanza quando si sentì chiamare...
 
Ale: -Aspetta!-
 
La ragazza si voltò... Era felice di vedere che l'aveva seguita...
 
Ale: -Scusa... E' che a volte sono davvero uno stronzo... Pace?-
 
Nuovamente le diede la mano, Cris la osservò per un istante ma, questa volta, la strinse. Fu una stretta forte e decisa...
 
Cris: -Pace!-
 
Ale: -Ti va qualcosa da bere? I miei zii mi hanno portato un sacco di cose!-
 
Cris: -Certo... Volentieri...-
 
I due ragazzi passarono così il pomeriggio insieme, parlarono di tantissime cose! Dei loro sogni, speranze, aspirazioni, ma anche dei loro timori e delle loro paure. Era come se si conoscessero da sempre. Ad Ale piaceva Cris, la trovava bellissima e stupenda... Probabilmente la sua era solo una cotta adolescenziale e nulla di più... Magari se fosse stato un po' più grande le avrebbe chiesto di uscire, l'avrebbe portata in uno di quei ristoranti in riva al mare e dopo avrebbero fatto una lunga passeggiata sulla spiaggia... Continuava a guardarla e a rimirarla, sopratutto ammirava i suoi lunghi capelli ed il modo con cui ci giocava con le dita... Non aveva ben capito il motivo del suo ricovero, aveva però intuito come sembrasse fragile ed insicura...
 
Cris: -Ora devo andare... Ho passato un pomeriggio bellissimo!-
 
Ale: -Anche io sono stato bene... Magari potremmo vederci anche domani!-
 
Cris: -Certo! Molto volentieri...-
 
Si salutarono e si diedero appuntamento per il giorno seguente...
 
 
Vale: -Cris!-
 
La ragazza si voltò, richiamata dagli amici...
 
Cris: -Ragazzi che succede?-
 
Leo: -Come che succede? E' tutto il pomeriggio che ti stiamo cercando! Si può sapere dove eri finita?-
 
Cris: -In giro...-
 
Toni: -Come in giro?-
 
Cris: -Non devo rendere conto a nessuno dove vado e di certo non a voi!-
 
Leo: -Ehi piantala! Eravamo solo in pensiero per te!-
 
Cris: -Nessuno vi ha chiesto di farlo!-
 
Vale: -Dai Cris non te la prendere... Volevamo solo dirti che eravamo un po' preoccupati... Tutto qui...-
 
Cris: -So badare a me stessa! Ora scusate ma sono stanca e voglio solo andare a dormire...-
 
Leo: -Allora va'!-
 
Leo se ne andò, lasciando lì gli amici... Si sentiva un idiota ad essersi preoccupato per lei. Era furente per come li aveva trattati! Se ne tornò in camera senza più dire una parola. Sperava di calmarsi e di sbollire quella rabbia!
 
Toni: -Mi sa che sta volta l' hai davvero fatto arrabbiare...-
 
Cris: -Affari suoi!-
 
Vale: -Ma Cris...-
 
Cris: -Oh basta!-
 
Con queste ultime parole se ne andò anche lei, lì in corridoio rimasero solo Vale e Toni. Avevano guardato gli amici litigare e poi andarsene via ognuno per la propria strada. Non erano riusciti a calmarli o a farli ragionare in alcun modo! Succedeva sempre così purtroppo... Erano proprio come cane e gatto o acqua e fuoco, bastava un niente e subito discutevano... Quando ciò accadeva non c'era modo di farli riappacificare. Erano troppo diversi e questo li portava spesso, praticamente sempre, a questionare, anche per cose futili... Era stato così fin dall'inizio, da quando avevano formato il gruppo, sia il Vice che il Furbo però avevano sperato che, dopo la morte di Davide, le cose sarebbero cambiate o, per lo meno, migliorate. Avevano ingenuamente pensato che quella tragedia li avrebbe avvicinati di più e avrebbe fatto smettere loro di litigare... Era brutto quando accadeva, non tanto per la discussione in sé, ma perché poi ogni volta Leo e Cris chiedevano chi aveva ragione! A Vale non piaceva prendere le parti di uno o dell'altra, per il semplice fatto che non voleva scegliere tra il suo migliore amico e la ragazza che amava... Anche a Toni non piaceva schierarsi, Leo e Cris erano entrambi amici suoi e non gli piaceva assolutamente quando bisticciavano!
 
Toni: -Vabbuò... Ci vediamo domani Vale!-
 
Vale: -Si... Ciao Toni!-
 
Il Vice così si avviò verso la sua camera, non ne aveva però molta voglia... Sapeva bene che quando Leo era alterato non c'era verso di intavolare una qualsiasi conversazione o fare una qualunque cosa... Inoltre quando stava così “l'argomento Cris” diventava un tabù.
Entrò in camera, guardò di sfuggita il compagno e si mise sul suo letto a disegnare. Vale avrebbe voluto farlo ragionare ma sapeva che in quel momento non avrebbe cavato un ragno dal buco!
 
 
Nel frattempo Cris nella sua camera avrebbe tanto voluto parlarne con qualcuno di quella strana e bizzarra giornata ma non c'era nessuno lì però che potesse ascoltarla... Avrebbe voluto confidarsi con i suoi amici ma era troppo arrabbiata con loro che non meritavano di conoscere i suoi pensieri... Ma aveva bisogno di sfogarsi, di esternare tutto quello che provava e sentiva... Decise quindi di affidarsi all'unico “amico” che mai l'avrebbe giudicata e criticata, l'unico a cui poteva svelare i suoi segreti senza il rischio che li spifferasse in giro... Prese quindi il suo diario su cui cominciò a scrivere...
 
Oggi è stata davvero una giornata strana, difficile, triste e malinconica da una parte ma anche luminosa per certi versi... Era cominciata come, da molto tempo purtroppo, iniziano molti giorni qui in ospedale, un susseguirsi di secondi, minuti ed ore sempre uguali. Non accade nulla qui... Niente che possa farmi cambiare idea su questo stramaledetto posto! Odio stare qui, odio essere malata e costretta a fare cose che non voglio fare!  L'unica mia consolazione e sollievo è che ho amici con cui condividere tutto o la maggior parte delle cose... Il problema è che quando litighiamo, sopratutto quando accade con Leo, vorrei davvero mandarli al diavolo! Oggi è un giorno di quelli... ho litigato con loro... Il motivo è molto semplice, vogliono fare entrare nel nostro gruppo un estraneo! Vogliono che un tipo mai visto e conosciuto prenda il posto di Davide! Lui che è morto da più di un mese, che ha lasciato, che mi ha lasciato, un vuoto dentro che forse nessuno colmerà mai... Io non sono d'accordo, non lo sarò mai... Me ne sono andata nel bel mezzo della discussione! Non volevo sentire le loro patetiche spiegazioni che mi avrebbero propinato per convincermi... E così mi sono ritrovata sul campetto da basket, non c'ero mai stata... Ed è proprio lì che l'ho visto! Stava giocando con una palla, la tirava al canestro... Osservavo quel ragazzo con ammirazione, non so perché ma qualcosa dentro di me mi diceva di restare lì... Forse sarei dovuta andarmene via... E stavo per farlo fino a quando la sua palla ha toccato i miei piedi. L'ho raccolta per ridargliela ma quando i miei occhi hanno incontrato i suoi tutto il mondo è diventato nero... Quando mi sono risvegliata ero in camera mia, accanto me c'erano quella strega della Lisandri e Alfredi. Mi dissero che ero svenuta. Ripensai a quello che mi era accaduto sul tetto e ritenni assurdi i miei pensieri! Ad un tratto, però, comparve sulla soglia della mia stanza quello stesso ragazzo incontrato prima. Ci siamo guardati così intensamente che ho temuto potesse cogliere e sentire quello che pensavo... Ho paura di Lui ma non perché temo possa farmi del male, almeno non fisicamente. Temo perché so che porterà scompiglio nella mia già complicata ed incasinatissima vita. Non ho detto nulla agli altri di questo incontro, non sanno niente di Lui e di quello che per me rappresenta... Sento qualcosa per Lui, provo affetto anche se ci conosciamo solo da poche ore... Domani ci rivediamo, sono contenta di vederlo ma una parte di me ne ha timore... Ho paura di affezionarmi a qualcuno che so che un giorno andrà via lasciandomi sola... Ho già perso una persona a cui volevo bene e non voglio succeda ancora...”
 
 
Cris finì di scrivere quelle poche pagine, in alcune righe aveva scritto come si sentiva, nessuno le avrebbe mai lette... Mai.
 

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Capitolo 12
*** CAPITOLO 12 ***


Ecco il capitolo 12!!! Scusate tantissimo il ritardo ma è un periodo incasinatissimo!!!!

CAPITOLO 12

 

Ci fu molta tensione in quei giorni tra i corridoi dell'ospedale, un miscuglio tra nervosismo ed ostilità, era un'aria pesante che faceva presagire qualcosa di brutto. Molti si erano accorti di quell'atmosfera un po' cupa, ma solo chi aveva un occhio attento ed accorto poté intuire davvero i “responsabili” di quella situazione...

Silvia era una di quelle persone che aveva colto, aveva in un qualche modo capito che era successo qualcosa tra i Braccialetti, un qualcosa che aveva turbato l'animo di quei ragazzi. La giovane dottoressa aveva intuito che, sopratutto tra Leo e Cris, i rapporti erano molto tesi. Aveva provato a saperne di più chiedendo a Vale e a Toni ma erano stati molto vaghi, dicendo che gli amici avevano solamente litigato. Aveva anche provato a chiedere ai diretti interessati ma non aveva cavato un ragno dal buco...

Si era rivolta quindi ai colleghi ma tutti erano molto indaffarati che non avevano tempo e voglia di occuparsi di questi sbalzi di umore dei ragazzi... Silvia avrebbe voluto fare di più, teneva davvero a loro ma se non volevano parlare non poteva di certo obbligarli! Per di più aveva anche il lavoro a cui pensare, oltre che concentrarsi sulle condizioni di Ale... Il fratello si era ripreso abbastanza bene ma il problema del trapianto rimaneva e la ricerca di un ipotetico midollo compatibile continuava senza sosta ma ancora non era stato trovato un donatore...

Nonostante tutto però vedeva Ale più sereno e rilassato, non era più così tanto scontroso ed intrattabile come invece era apparso nell'ultimo periodo... Anche gli zii si erano accorti di questo lieve cambiamento e ne erano molto felici oltre che sorpresi...

Di fatti il ragazzo era cambiato, qualcosa in lui lo aveva trasformato da ragazzo chiuso, schivo a ragazzo quasi socievole... “Quasi” perché rimaneva comunque introverso e, per certi versi, alquanto “stronzetto”...

Anche Cris aveva notato questo piccolo cambiamento e ne era contenta... A poco a poco Ale si era aperto con lei, le aveva mostrato quella parte nascosta e celata che forse non aveva mai davvero mostrato a qualcuno... La maschera di ragazzo taciturno, sfrontato e spavaldo stava via, via scemando... In quei giorni Cris passò molto tempo con lui, si sentiva felice e leggera... Riusciva a non pensare più a Leo, alla discussione con gli altri, a quella dannata psicologa, ecc...

Nonostante tutto però c'era una parte di lei che le diceva di stare attenta, di non affezionarsi troppo a quel ragazzo... Era la parte più recondita che le parlava piano e che continuava a dirle che quello non era Davide, ma solo uno che, nel bene e nel male, gli somigliava molto... E forse proprio per tale motivo che non riusciva completamente ad aprirsi e che, talvolta, abbassava lo sguardo per non incrociare quegli occhi che la riportavano purtroppo alla dura realtà, quella in cui Davide non c'era più.

Ale aveva intuito che qualcosa turbava l'amica, di tanto in tanto notava la sua aria assente e lontana come se la sua mente fosse occupata da tristi e dolorosi pensieri... Aveva provato più volte a domandarle il motivo ma aveva sempre ricevuto un -Non ho niente!- come risposta. Sicuramente mentiva, gli occhi di Cris tradivano quella frase, si vedeva benissimo che fingeva... Inoltre tutte le volte che ne parlavano si irrigidiva e si chiudeva a riccio e quasi si arrabbiava! Le prime volte addirittura se ne andava lasciandolo solo... Per evitare quindi dissapori con lei, Ale aveva deciso di non tornare più sull'argomento, catalogando quello strano atteggiamento come una semplice “paranoia”...

A Cris però mancava qualcosa o meglio le mancava qualcuno... Sentiva la mancanza dei suoi amici ma era troppo orgogliosa per andare da loro e dire un semplice -Mi dispiace-... Si sentiva in colpa per come si era comportata ma era anche tanto arrabbiata e così, invece che comportarsi come una persona adulta e responsabile, preferiva chiudersi nel suo mondo e confidare tutte le sue paure ed insicurezze al suo diario...

Caro amico mio... I miei amici mi mancano, vorrei non litigare con loro, vorrei tanto che andassimo d'accordo... A volte però vorrei non averli mai conosciuti. Vorrei che Leo quel giorno a lezione non si fosse mai avvicinato a me, vorrei non aver mai conosciuto Vale, Toni, Davide... A volte vorrei che i Braccialetti non si fossero mai formati... Ma poi penso come la vita sarebbe stata vuota senza di loro, e ringrazio per averli incontrati perché hanno riempito la mia vita di 'Vita'... Vorrei andare da loro e urlare ad alta voce 'Scusa' con tutta la voce che ho! Ma qualcosa mi blocca, mi ferma... Proprio come con Lui quando mi chiede che cos'ho, vorrei davvero e con tutta me stessa dirgli la verità, ma non ci riesco... Sono una codarda e vigliacca! Mi sto approfittando di Lui solo per un mio torna-conto personale... A volte penso che passo del tempo con Lui solo perché è come è e non per quello che è davvero... Magari se fosse diverso, se il suo aspetto non tradisse i miei pensieri non avrei mai voluto conoscerlo...”.

 

Appena finito di scrivere, a Cris arrivò un messaggio sul cellulare...

--Scusa, non volevo farti arrabbiare con le mie stupide e cretine domande... Pace?--

La ragazza sorrise, era un sms di Ale. Quella mattina avevano avuto una sorta di piccola discussione sempre in merito al fatto che il ragazzo le aveva chiesto cosa avesse e, come ogni volta, Cris si era arrabbiata e se n'era andata via...

--Pace!--

--Solito posto tra un'ora?--

--Ho l'incontro con la psicologa... Ma nel pomeriggio sono libera. Alle 16?--

--Va bene!--

Perché non poteva succedere così anche con Leo?

Perché non poteva sistemarsi tutto con un semplice messaggio?

Tutto sarebbe stato molto più semplice... Ma purtroppo i rapporti umani non sono tutti uguali. Doveva trovare il coraggio di dire la verità, di aprirsi e non solo con Leo e gli altri ma anche con Ale... Doveva confidargli tutto e doveva farlo subito finché ne aveva la forza... Magari se ne sarebbe pentita subito dopo, magari Ale l'avrebbe allontanata perché si sarebbe sentito tradito e preso in giro... Ma Cris sentiva che doveva farlo!

Decise quindi di raggiungerlo.

Lo trovò come sempre ad ascoltare della musica e a giocare con il cellulare... Entrò piano e si sedette sul letto. Ale la guardò sorpreso ed un po' stupito nel trovarla lì...

Ale: -Cris ma che succede? Hai una faccia...-

La ragazza fece un profondo respiro, il cuore cominciò a batterle talmente forte che temeva che Ale lo avrebbe sentito...

Ale: -Cris! Si può sapere cosa ti prende? Sembri sconvolta! Cos...-

Cris: -Si chiamava Davide...-

All'improvviso cominciò a parlare... Le parole cominciarono a fluire senza che lei potesse fare nulla per bloccarle. Era come se si fosse rotta una diga o una fortezza...

Cris: -Gli volevo bene ma non fraintendere... Gli volevo bene come un'amica, come una sorella... L'ho conosciuto qui in ospedale, era stato ricoverato per problemi al cuore... Se ti devo dire la verità all'inizio era alquanto odioso! Stava molto sulle sue ed aveva un caratteraccio! Era arrogante, permaloso, duro... Insomma il classico bullo e stronzo! Ma...-

Ale: -Ma cosa?-

Cris: -Ma poi è cambiato... Tutti noi siamo cambiati a dir la verità...-

Ale: -Noi chi?-

Cris: -Noi Braccialetti Rossi... E' questo dannato posto che ci ha cambiato... Anche tu, per certi versi, sei diverso... Questo è il nostro simbolo...-

Cris mostrò ad Ale il braccialetto che portava al polso, lo aveva notato ma non ci aveva mai fatto caso, pensava fosse solo un qualunque bracciale che tutte le ragazze portano...

Ale: -Cris ma perché mi stai dicendo tutto questo?-

Cris: -Per farti capire...-

Ale: -Capire cosa?-

Cris: -Me ad esempio ed il mio comportamento... So che posso sembrare orgogliosa, permalosa e scontrosa ma tu non c'entri nulla... E' che questo ultimo periodo è stato un periodo orrendo... E' andato tutto male! Ho litigato con i miei amici, ho versato su di loro tutta la mia frustrazione e rabbia e li ho incolpati di tutto!-

Ale: -Sinceramente continuo a non capire... Che c'entro io con questo Davide e con questi Braccialetti?-

Cris: -C'entri... In un qualche modo è proprio per te che ho discusso con loro...-

Ale: -Io??-

Cris: -Si... E' che loro volevano farti entrare nel gruppo e io era contraria...-

Ale: -Ferma un attimo! Fammi capire... I tuoi amici vogliono farmi entrare nel vostro gruppo anche se non mi conoscono e tu sei contraria?-

Cris: -Esatto...-

Ale: -Perché?-

Cris: -E' complicato spiegarti perché vogliono che entri nei Braccialetti...-

Ale: -In verità voglio sapere perché tu non lo vuoi!-

Cosa poteva dirgli?

Come poteva fargli capire davvero?

Cris: -Perché non voglio più soffrire... Non voglio affezionarmi a qualcuno e poi perderlo di nuovo... Il dolore che si prova è immenso, troppo grande... Il mio cuore non lo sopporterebbe ancora...-

Ale: -Adesso ti stai riferendo a quel tipo...-

Cris: -Davide...-

Ale: -Si lui... Ma cosa gli è successo?-

Cris cominciò piano, piano a tremare... Ripensò a quel maledetto giorno, al dolore, alla disperazione di quelle ore che seguirono la notizia della morte di Davide... Per notti intere non era riuscita a dormire, i suoi sogni erano stati invasi da incubi tremendi che la avevano tenuta sveglia...

Cris: -Non ce l'ha fatta... Durante un'operazione al cuore è... è...-

Non riuscì a completare la frase, ora il suo corpo era scosso da forti tremiti, Ale vide l'angoscia più pura invaderla...

Era dunque così forte il legame che univa quei ragazzi?

La abbracciò, voleva trasmetterla quella forza necessaria. Non sapeva cosa dirle, cosa avrebbe potuto dire o fare per tirarla su e scacciare via quel dolore?

Cris però aveva solo bisogno di parlare, di fare uscire tutto quello che, da più di un mese, si teneva dentro, sepolto nel suo cuore... Voleva solo che qualcuno la ascoltasse e nient'altro...

Cris: -Dopo la sua morte noi Braccialetti ci siamo allontanati... Ognuno di noi pensava che solo stando separati e lontani, ognuno con il proprio dolore, saremmo stati meglio... Io mi sentivo e mi sento come se mi avessero amputato un braccio o una gamba... Mi sento incompleta, svuotata e persa... Immagino che anche gli altri si sentano così...-

Ale: -E poi cosa è successo?-

Cris fece un profondo respiro, di tanto in tanto si fermava per mettere ordine ai suoi pensieri. Ora si era alzata, si era avvicinata alla finestra e guardava fuori...

Cris: -Abbiamo capito che solo uniti ed insieme avremmo, in un qualche modo, superato tutto... Davide non c'era più ma il suo ricordo non ci avrebbe mai lasciato... Per certi versi dobbiamo ringraziare tua sorella...-

Ale: -Mia sorella?-

Cris: -Si... Lei è stata l'unica che ci ha davvero capito, che ha compreso il nostro dolore... Non so come ma dopo aver parlato con lei mi venne voglia di rivedere Leo, Vale, Toni e Rocco... Ci siamo ritrovati... Ma...-

Ale: -Ma cosa?-

Cris: -Questo non ha eliminato il dolore, la sofferenza e la rabbia...-

Ale: -Rabbia?-

Cris: -Si rabbia! Verso questo posto, verso questa vita ingiusta e crudele, verso un destino che si diverte a prenderci in giro!-

Ale: -Io però non ho ancora capito che c'entro...-

Cris pensò che l'unico modo di far capire ad Ale tutto era quella di mostrargli una foto di Davide... Tirò fuori il cellulare e cercò una foto del Bello... Ad Ale quasi venne un colpo! Quel ragazzino era identico a lui! Stesso viso, stessi capelli folti e ricci, stessa espressione... Ora capiva il perché Cris aveva all'inizio riluttanza a conoscerlo e a diventare sua amica, comprendeva il motivo per cui tutti in ospedale lo guardavano come se avessero visto un fantasma!

Cris: -Ora capisci perché non volevo che tu entrassi nel gruppo?-

Ale: -Credo di sì... Hai paura che io possa prendere il ''Suo'' posto, giusto?-

Cris: -Non è solo quello... Tu mi ricordi tantissimo Davide, e non parlo solo fisicamente, ma anche il tuo carattere è simile al suo...-

Ale: -E come fai a dirlo? Tu non mi conosci!-

La voce del ragazzo era un po' alterata, non gli piaceva la piega che stava prendendo quell'assurdo discorso.

Cris: -Sei arrogante, presuntuoso, lunatico, introverso... Fai finta che non te ne freghi di niente e di nessuno-

Ale: -Come scusa??-

Cris: -Ma sotto questa scorza sei in realtà buono, gentile, dolce... Ma nessuno se ne accorge perché tu mascheri tutto molto bene. Non vuoi che gli altri capiscano come sei...-

Ale la guardò, quella ragazza aveva capito tutto... In pochi giorni quella tipa lo aveva compreso come mai nessuno prima d'ora...

Cris: -Proprio come Davide... Lui era il classico ''stronzo'', quello che se ne frega altamente di tutto e di tutti, quello che a scuola può essere considerato il classico bullo, sempre pronto ad alzare le mani... Ma Davide non era così... Era un ragazzo sensibile, altruista... Non ci disse nulla “quel giorno”...-

Ale si voltò verso Cris, dai suoi occhi continuavano a scendere delle lacrime, capì che “quel giorno” era il giorno della morte di Davide...

Cris: -Stavamo festeggiando il compleanno di Leo, nessuno di noi si era preoccupato più di tanto del fatto che Davide stesse tardando, ci aveva detto che doveva fare una risonanza ma che appena finito ci avrebbe raggiunto alla festa che avevamo organizzato... Eravamo tutti presi a divertirci... Non puoi immaginare quanto mi odio per questo! Mi detesto per non essermi resa conto che Davide aveva bisogno del nostro aiuto e sostegno! Forse se noi fossimo stati con lui!-

Ale si mosse verso di lei e la prese per le spalle scuotendola leggermente! Voleva farle capire che lei e i suoi amici non c'entravano nulla, che non avevano colpa della sua morte! Cris doveva assolutamente capire che quella di Davide era stata una sua libera scelta, che lo aveva fatto per loro... Aveva deciso di tenerli allo scuro di tutto per non farli preoccupare...

Cris scoppiò in un pianto liberatorio, finalmente tutte quelle lacrime che aveva tenuto chiuse, vennero rilasciate... Quella “fortezza” era stata abbattuta.

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Capitolo 13
*** CAPITOLO 13 ***


CAPITOLO 13

 

Ma ciaooooooooooo!!!! Grazie per le recensioni!!!!! :) :) Sono stra-felice che la storia vi piaccia!!!!!!!

Ora metto il cap. 13 perché altrimenti rischio di doverlo inserire fra un sacco di tempo, visto che le prossime 2 settimane sarò impegnatissima!!!

Grazie, grazie ancora!!!!

 

Criss

 

 

Nella stanza di Toni intanto Vale ed il Furbo parlavano di quella situazione, dovevano fare qualcosa, non ne potevano più di quella tensione tra Leo e Cris. Decisero quindi che, in un modo o nell'altro, avrebbero fatto ragionare quei due, anche con “la forza” se necessario... Avevano già perso Davide e non avrebbero quindi permesso che il gruppo si sfaldasse per una semplice incomprensione...I due ragazzi si avviarono dal Leader.

Come sempre lo trovarono stesso sul letto con un'aria corrucciata ed imbronciata.

Vale: -Leo dobbiamo parlare-

Leo: -Che c'è?-

Vale: -Voglio che ragioni una buona volta! Sono giorni che stai così! Non ti si può dire niente che te la prendi... Capisco che tu possa essere arrabbiato ma...-

Leo: -Io non sono arrabbiato!-

Toni: -Invece si!-

Vale: -Si vede lontano un miglio...-

Era vero, il Leader era molto irritato, sopratutto con Cris... A volte proprio non la sopportava, o meglio, non sopportava quel suo carattere... Però le mancava. Avevano già perso Davide e non avrebbe voluto perdere anche lei... sopratutto lei...

Leo: -Avete ragione-

Toni: -Allora che ne dite se andiamo anche da Cris!-

Leo: -Da lei proprio non ci vado... E' lei che è sparita e che non si fa vedere da giorni!-

Vale: -Eddai Leo!-

Ci misero un po' ma alla fine Vale e Toni riuscirono a convincere l'amico almeno ad andare da Cris.

I tre ragazzi si ritrovarono quindi in camera della ragazza ma, come da un po' di tempo a questa parte, non c'era. Era sempre in giro anche se proprio non capivano dove.

Che avesse trovato altri amici?

Questo pensiero sfiorò la loro mente ma l'idea che Cris avesse conosciuto altra gente proprio non piaceva e convinceva. Leo notò sul letto il suo diario, sapeva bene che non avrebbe mai e poi mai dovuto fare quello che stava pensando, ma la curiosità era troppa! Decise quindi di dare una sbirciatina a quelle pagine...

Vale: -Leo ma che fai? Se Cris lo scopre ci uccide!-

Toni: -Non possiamo leggere il suo diario!-

Leo: -Ma quante storie! Volete o no scoprire perché Cris ci evita e perché si sta comportando così?-

Vale: -Si ma...-

Leo: -Niente ma!-

E così cominciò a sfogliare quelle poche pagine. Sapeva che stava facendo qualcosa di sbagliato e scorretto... Si stava appropriando dei segreti e delle emozioni più profonde della ragazza che forse non avrebbe mai confidato a qualcuno, nemmeno a loro che erano i suoi amici... Leo lesse ad alta voce qualche riga, capì il suo tormento e sofferenza. Capì come Cris si sentiva a stare lì, alle sue paure e al suo dolore fisico ma anche psicologico, al suo disgusto quando doveva mangiare... Leo si sentiva un verme, non solo perché stava violando la privacy dell'amica ma sopratutto perché finalmente percepì il suo stato d'animo e si pentì quando lui la trattava male definendola solo una ragazzina viziata. Lesse di quando si erano conosciuti e di quando si erano formati i Braccialetti.

...Non sono più sola in questo schifo di posto! Ora faccio parte di un gruppo, un vero gruppo! Ci chiamiamo 'Braccialetti Rossi' ed il nostro simbolo è appunto un bracciale rosso, uno di quelli che i medici ti danno prima di un intervento. Sopra c'è scritto il tuo gruppo sanguineo, così se durante l'operazione hai bisogno di sangue lo leggono lì sopra... In questo gruppo siamo Io, Leo, Vale, Toni, Davide e Rocco. Ognuno di noi è 'qualcuno'. Io sono la Ragazza perché in ogni gruppo che si rispetti ce né sempre una... Leo è il Leader, si è autoproclamato a dir la verità e lo ha fatto neanche troppo democraticamente... Vale è il Vice-Leader, perché in assenza del Leader è lui che “comanda”... Toni è il Furbo, anche se a vederlo non sembrerebbe... Davide è il Bello e chi se non lui con quella sua aria corrucciata ma con occhi dolcissimi?!.. E poi Rocco è l'Imprescindibile, che è così fondamentale che senza di lui il gruppo non potrebbe esistere... Il nostro motto è 'Watanka' anche se non ho la minima idea di cosa voglia dire e scommetto che neanche Leo lo sa, anche se è lui che l'ha inventata..”

 

Poi c'erano anche alcune pagine di quando avevano imbrattato il muro dell'oncologia e della strigliata di Carlo.

...Sta notte abbiamo disegnato un mega leone sulla parete dell'oncologia! Ma non lo abbiamo fatto così tanto per fare, abbiamo deciso di dipingerlo per dare forza a Leo. Domani deve fare la chemio e sono sicura che vedendo quel leone avrà la forza di lottare! Spero che ne dia anche a me visto che ho deciso di accompagnarlo. Spero di essere all'altezza del ruolo e che non mi manchi il coraggio! Quando i medici si sono accorti di quello che abbiamo fatto si sono molto arrabbiati, ai pazienti invece è piaciuto tantissimo! In realtà non lo abbiamo proprio dipinto noi, è stato Vale a farlo. E' bravissimo a disegnare...”

 

C'era poi una pagina in cui la ragazza descriveva la sfida tra Leo e Ruggero.

...Questa notte Leo e Ruggero si sono sfidati. Hanno fatto una gara con le carrozzine tra i corridoi dell'ospedale. Leo lo ha fatto perché quel tipo ha insultato Toni e me! Ha osato definirmi 'la ragazza di tutti' trattandomi come una di 'quelle'... Leo non ci ha pensato due volte e, se non fossi intervenuta io, lo avrebbe picchiato! Voleva proteggermi... Mi piace quando si comporta così, dolce e premuroso e non quando si atteggia da spaccone...”

 

In una pagina Cris aveva scritto di quando Davide era tornato in ospedale carico di regali per loro.

“…Davide ci ha regalato un sacco di cose! Oggi la Lisandri gli aveva dato il permesso di tornare a casa, quando è tornato in ospedale si è portato dietro mezza-casa!! A Leo ha regalato una chitarra, a Vale colori e tele, a Toni una specie di tamburo africano, a Rocco il CD del ‘mitico’ Vasco Rossi e a me un formichiere perché dice che se lui con quella faccia così buffa riesce ad ingozzarsi di formiche, anche io potrei farcela a mangiare un panino del Mc’Donalds con patatine…”

 

Lesse anche qualcosa sulla morte di Davide e non riuscì a trattenere le lacrime...

...Davide non c'è più... E' morto mentre noi altri stavamo ridendo e ci stavamo divertendo. E' morto solo e non me lo perdonerò mai! Aveva bisogno di noi e noi cosa abbiamo fatto??? Non ci siamo neanche accorti che quel 'maledetto giorno' aveva bisogno, che i suoi occhi chiedevano aiuto... Forse se fossimo stati con lui sarebbe ancora vivo! Mi manca... Mi manca la sua aria sbarazzina e furbetta, mi mancano i suoi occhi scuri sempre incavolati con il mondo intero ma anche tanto, tanto dolci...”

 

Leo, Vale e Toni allora capirono davvero quanto Cris avesse sofferto, lo capirono perché anche loro avevano provato le stesse cose... Leo stava quasi per chiudere il diario quando la sua attenzione venne catturata da una pagina in cui Cris parlava dell'incontro con un ragazzo...

Vale: -Leo che hai?-

Leo lesse a bassa voce quelle righe, solo quando ebbe finito disse ciò che aveva appreso, e cioè che Cris aveva conosciuto un tipo e di quello che prova per lui...

Toni: -Ma chi è questo qui?-

Leo: -Non ne ho idea... Non fa il suo nome...-

Vale: -Che facciamo?-

Leo: -E che vuoi fare?-

Vale: -Non lo so ma forse potremmo scoprire chi è-

Toni: -Io ci stò!-

Leo: -E voi due geni come pensate di farlo? Se non ve ne siete resi conto Cris ci evita... Non credo che ci dirà qualcosa...-

Toni: -Potremmo seguirla...-

Vale: -Stai dicendo di pedinarla e spiarla?-

Toni: -No! Stò dicendo di vedere dove và e di non farci scoprire...-

Leo: -Cioè di pedinarla... Per me va bene!-

Vale: -Io non so... Già le abbiamo letto il diario, se poi ci mettiamo anche a seguirla...-

Toni: -Eddai Vale! Vuoi o non vuoi capire chi è sto tizio?-

Vale: -Si ma...-

Leo: -Uffa Vale! Ci stai o no?-

Vale: -E va bene!-

E così i Braccialetti partirono in quarta, il loro piano era semplice, avrebbe seguito Cris ed avrebbero finalmente scoperto l'identità di questo ragazzo misterioso e del motivo per cui l'amica era sia attratta ma anche intimorita...

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