I Vincitori

di ineedmagicandsuperheroes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bruce Banner, 12 anni ***
Capitolo 2: *** Tony Stark, 18 anni ***
Capitolo 3: *** Thor Odinson, 17 anni ***
Capitolo 4: *** Steve Rogers, 17 anni ***
Capitolo 5: *** Natasha Romanoff, 16 anni ***
Capitolo 6: *** Clint Barton, 17 anni ***



Capitolo 1
*** Bruce Banner, 12 anni ***


Bruce Banner

Bruce Banner era sempre stato un ragazzo minuto e, anche se era molto scaltro ed intelligente, la sua stazza lo rendeva il vincitore meno probabile agli occhi degli sponsor e dei suoi avversari; ad ogni modo, provò loro che si sbagliavano e dovettero pagare un prezzo molto alto per questo errore: le loro vite. 

Bruce stava cercando di scappare dalla Cornucopia quando un altro Tributo provò a colpirlo con il proprio coltello appena acquisito; fu allora che scattò. Lo stress e il panico causati dalla situazione fecero emergere qualcosa che era stato nascosto dentro di lui fino ad allora, una personalità separata dalla sua, brutale. Questa persona non sembrava avere i limiti che i nostri corpi ci impongono per tenerci al sicuro; con forza e velocità quasi inumana l'alter-ego di Bruce, Hulk, massacrò il novanta per cento degli avversari durante il primo giorno e, nei due a seguire, ebbe la meglio sui rimanenti.

Nessuno aveva mai pensato che fosse capace di compiere quelle azioni, uccidere, fare a pezzi altri ragazzini in modo talmente brutale. Non il pacato e debole Bruce.

La sua edizione fu la più corta e la più cruenta nella storia degli Hunger Games.

Bruce non ricordava cosa fosse accaduto esattamente nell'arena ma, quando fu tutto finito, guardò le registrazioni. Tentò di suicidarsi in diversi modi, ma ogni volta l'altro emergeva da dentro di lui e lo fermava appena in tempo. 

Bruce Banner voleva solo che tutto finisse. Voleva solo farla finita.

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Capitolo 2
*** Tony Stark, 18 anni ***


Tony Stark

Nessuno si aspettava che il nome di Tony Stark venisse estratto alla Mietitura: suo padre possedeva un'importante azienda produttrice di armi, quindi il ragazzo non aveva mai dovuto chiedere tessere per sfamare la propria famiglia; inoltre il suo Distretto era uno dei più popolosi, fatto che riduceva ulteriormente le probabilità di dover partecipare ai Giochi della Fame. Comunque, invece di perdere la testa, come chiunque si sarebbe aspettato da un ragazzino ricco e privo di qualsiasi allenamento, Tony accettò il proprio destino senza battere ciglio e promise di diventare l'eroe del Distretto; raramente i loro Tributi riuscivano a spuntarla contro i Favoriti dei Distretti più ricchi.

Stark non era molto atletico, ma compensava bene con la propria genialità: riusciva a produrre congegni a cui nessuno aveva mai pensato prima, utilizzando del semplice metallo di scarto. Se la stava cavando piuttosto bene, quando una ragazza del Distretto 3 fece esplodere una mina a pochi metri di distanza da lui e alcuni frammenti penetrarono nel suo torace; le condizioni di salute dell'erede della Stark Industry peggioravano di ora in ora.
Sarebbe sicuramente morto, se un altro Tributo non l'avesse salvato. Quando Tony gli chiese perché un avversario volesse aiutarlo nell'arena in cui si lottava per la vita, in cui ognuno lottava per la propria vita, il ragazzo gli rispose: "Non ho niente per cui lottare e nessuna speranza di vincere. Preferisco rendermi utile, invece di passare i miei ultimi giorni nascondendomi dai Favoriti."

Insieme, i due Tributi crearono armi in grado di reggere il confronto con alcuni dei modelli più avanzati tra quelli che venivano forniti ai Pacificatori. L'alleato di Tony morì due giorni prima della fine dei Giochi, sacrificando sè stesso perché il suo amico potesse fuggire da una trappola tesagli da un altro gruppo di concorrenti. La notte successiva Tony si occupò dei componenti della squadra ancora in vita, spietato come non mai: la voglia di vendetta rendeva più semplice uccidere.

Tony Stark vinse gli Hunger Games, ma non se ne vantò mai, non riuscì più a pavoneggiarsi, a camminare impettito per strada come faceva prima di partecipare ai Giochi. Desiderava solo che ci fosse un modo per evitare che altri ragazzini dovessero combattere per la propria vita per motivi così futili.
Iniziò a cercare di cambiare le cose, partendo dalla compagnia che forniva a Capitol City materiale necessario per gli Hunger Games; la compagnia di suo padre.

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Capitolo 3
*** Thor Odinson, 17 anni ***


Thor Odinson

Thor Odinson era un Favorito. Aveva dedicato la sua intera vita agli allenamenti, portati avanti dalla più tenera età in vista dell'Evento, come la maggior parte dei privilegiati del Distretto 1. Bramava la battaglia e sapeva che avrebbe tratto godimento da ogni assassinio commesso, perché uccidere lo avrebbe condotto alla gloria e alla vittoria, che era sicuro di ottenere con il suo fidato martello.

Si offrì volontario come Tributo alla sua quinta Mietitura e realizzò di aver commesso un errore solamente dopo essere salito sul treno. Quell'anno non c'erano stati volontari tra le ragazze, nessuna si sentiva pronta a partecipare agli Hunger Games come Favorito, quindi era stata estratta una cittadina normale, Jane. Per Thor fu amore a prima vista. Sapeva che uno di loro o entrambi presto sarebbero morti, ma questo non gli impedì di conoscerla meglio ed innamorarsi sempre di più.

Nell'arena, nonostante i timori che iniziavano a nascere in lui, fece ciò che gli era stato insegnato durante gli allenamenti, e lo fece bene. Riuscì a sopravvivere facilmente mentre si prodigava nelle infruttuose ricerche della ragazza del suo Distretto. Più tardi Thor scoprì che Jane era morta a causa della disidratazione, incapace di procurarsi acqua nello scenario desertico nel quale erano stati posti.

Rimase in silenzio mentre lo incoronavano Vincitore; ciò a cui aveva dedicato la sua intera vita, a cui aveva aspirato da quando era un bambino, per il quale aveva lavorato tanto duramente...appariva privo di senso. Seduto lì, a stringere la mano del Presidente, si chiese per quale motivo avesse mai desiderato che la battaglia avesse inizio. 
La gloria derivata dagli Hunger Games si rivelò vuota ed infida e finalmente Thor comprese perché suo padre non aveva voluto che lui e suo fratello dopo di lui combattessero quell'inutile, infruttuosa battaglia.

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Capitolo 4
*** Steve Rogers, 17 anni ***


Steve Rogers

Steve Rogers non era un Vincitore come tutti gli altri. Innanzitutto, fu il primo. 
Nonostante provenisse dal Distretto 8, uno dei peggiori, Steve faceva del suo meglio per aiutare i bisognosi. Odiava l'oppressione cui era soggetto il suo popolo: nessuno poteva dire la sua, nemmeno in merito alla propria vita; fu questo che lo spinse a combattere durante la Prima Ribellione. La sua vocazione lo portò perfino a lasciare che eseguissero degli esperimenti sul suo corpo, in modo da poter aiutare meglio gli altri. Sognava di diventare il loro eroe.

Alla fine, pur avendo perso contro Capitol City, Steve non si arrese e continuò a ribellarsi come poteva; non si stupì quando il suo nome fu casualmente estratto per partecipare al nuovo gioco che il Presidente aveva ideato per punire i cittadini. Capitol doveva liberarsi degli ultimi ribelli e aveva deciso che un bagno di sangue in diretta nazionale sarebbe stato il modo migliore per farli morire.

Nessuno pensava che Steve sarebbe sopravvissuto a lungo, dal momento che non aveva la minima intenzione di uccidere: negli anni precedenti aveva sempre preferito aiutare a sgombrare le aree a rischio e portare in salvo i civili. Non solo fu il primo Vincitore degli Hunger Games, ma fu anche uno dei pochi, se non l'unico, a sopravvivere fino alla fine senza sporcarsi le mani di sangue. Alcuni partecipanti morirono inseguendolo, uccisi da trappole o da mine piazzate da Capitol City, ma Steve non ne era direttamente responsabile.

Quando fece ritorno al suo Distretto, acclamato come un eroe, giurò che avrebbe sfruttato i suoi nuovi privilegi per ottenere cambiamenti e nuova speranza...e l'avrebbe fatto, se non fosse andato disperso subito dopo aver concluso il Tour della Vittoria in tutta Panem.

Settantaquattro anni dopo, proprio quando la Seconda Ribellione stava per avere inizio, il primo Vincitore fu ritrovato; giaceva, come privo di sensi, in un laboratorio abbandonato nei pressi del Distretto 13.
Steve Rogers non era un uomo come tutti gli altri: non era invecchiato di un giorno.

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Capitolo 5
*** Natasha Romanoff, 16 anni ***


Natasha Romanoff

Quando il suo nome fu estratto erano in pochi a sapere chi fosse e ancora meno quelli ai quali importava qualcosa di lei: la conoscevano di vista, credevano perfino che si chiamasse Natalie. La sedicenne dai capelli rossi viveva nell'ombra, nessuno le si avvicinava e di conseguenza nessuno notava le sue assenze lunghe dei mesi o i suoi ritorni improvvisi. Quell'anno, alla Mietitura, tirarono tutti un sospiro di sollievo nell'apprendere che la ragazza estratta per essere sacrificata non era qualcuno a cui tenevano.

Il viaggio verso Capitol City fu solitario e silenzioso, dal momento che Natasha non sentiva il minimo bisogno nè di socializzare con il Tributo maschio del suo Distretto nè di chiedere consigli ai Mentori su come sopravvivere nell'arena: sapeva per esperienza come trovare cibo, acqua e riparo in quasi ogni tipo di terreno. Sapeva anche come uccidere.

Durante l'allenamento cercò di non farsi notare: tenne nascoste le sue capacità, ottenne un punteggio bassissimo, nessuno sponsor si interessò al Tributo femmina del Distretto 6. Il suo piano era lasciare che tutti si dimenticassero di lei, per muoversi nell'arena come un fantasma; al momento giusto sarebbe saltata fuori per giocare.

L'edizione degli Hunger Games di Natasha fu organizzata in una tundra gelata, dove la ragazza si sentì subito nel suo elemento. Le tempeste ghiacciate non davano tregua e uccisero metà dei Tributi; gli altri erano talmente occupati a cercare di resistere al freddo che non notarono la ragazza dai capelli color fuoco che strisciava verso i loro giacigli. Natasha tagliava la gola alla sua vittima e restava a guardare, con espressione glaciale, la neve che si macchiava di sangue e la vita che abbandonava il corpo inerme.

Quando la incoronarono Vincitrice decise di indossare la sua solita espressione glaciale e un paio di guanti scarlatti, a simboleggiare le sue mani sporche di sangue. Non appena l'attenzione del popolo di Panem si focalizzò sul nuovo Vincitore, Natasha ricominciò a vivere la propria vita nell'ombra.
Però adesso aveva una missione da compiere: cancellare la grondante nota rossa dal suo registro.

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Capitolo 6
*** Clint Barton, 17 anni ***


Clint Barton

Quando il nome di Clint Barton fu estratto, nell'aria aleggiarono sentimenti contrastanti: tristezza e sollievo. Era conosciuto da tutti come un affascinante giovane uomo un po' solitario, abbandonato dal padre in tenera età; si guadagnava da vivere scalando gli alberi per segnalare ai boscaioli i rischi che avrebbero potuto correre abbattendone uno piuttosto che un altro. Andava d'accordo con tutti, ma non aveva mai legato particolarmente con nessuno del proprio Distretto.
L'unica persona al mondo alla quale importava davvero qualcosa di lui sapeva che ne sarebbe uscito senza problemi; d'altronde, lei ce l'aveva fatta l'anno prima.

Clint mantenne un profilo basso durante le sessioni di allenamento comuni, ma quando fu lasciato solo con gli strateghi mostrò loro la sua abilità nel tiro con l'arco, per non sembrare totalmente incompetente. Non li sorprese molto, dal momento che i Tributi del Distretto 7 erano spesso ottimi lanciatori di asce e coltelli, ma li impressionò abbastanza da ricevere un punteggio nella media, esattamente quello che desiderava. La Vincitrice dell'anno precedente aveva commesso lo sbaglio di mostrarsi una vera incapace agli occhi di tutti, mentre qualche sponsor le avrebbe fatto comodo in almeno un paio di situazioni; Clint sperava davvero che l'arena non fosse situata di nuovo in uno scenario invernale.

Durante il bagno di sangue iniziale si arrampicò sulla Cornucopia e, con l'arco appena acquisito, riuscì a far fuori quasi tutti i Tributi che cercavano di scappare dai Favoriti. Se avesse avuto un alleato pronto a coprirgli le spalle ne avrebbe sicuramente uccisi di più, ma non poteva correre il rischio di rimanere esposto troppo a lungo.

L'arena quell'anno sembrava fatta apposta per lui: gli alberi dell'immensa foresta tropicale erano perfetti per rintracciare le sue prede, rimanendo facilmente nascosto dal fitto fogliame. I Tributi più intelligenti e cauti, avendolo visto tirare alla Cornucopia, tenevano sempre d'occhio la vegetazione che li sovrastava; purtroppo per loro, Clint aveva una mira eccezionale anche da lontano. Nessuno vedeva arrivare le frecce letali.

Come l'anno precedente, la maggior parte dei tributi morì in circostanze più subdole di un normale corpo a corpo. Clint era orgoglioso per il lavoro ben fatto, ennesima prova della sua abilità, ma sentiva una fitta di colpevolezza ogni volta che uccideva un Tributo innocente. Anche se lavorava come sicario sia per Capitol City che per il Distretto 13, non si era ancora abituato al suo impiego e di certo non lo amava; soprattutto quando aveva a che fare con semplici ragazzini. Sapeva che una volta uscito dall'arena sarebbe passato definitivamente dalla parte dei buoni, come Natasha aveva fatto l'anno prima.

Quando le celebrazioni finirono e la vita di Clint tornò alla normalità, il ragazzo scomparve come era solito fare occasionalmente; al contrario di prima, però, questa scomparsa non fu volontaria. Il Presidente aveva imparato dai suoi errori e, invece di lasciare che Clint si unisse alla resistenza, come aveva fatto Natasha, la loro migliore giovane spia, l'anno precedente, lo prese prima che fosse troppo tardi, per assicurarsi che rimanesse dalla sua parte.

All'età di diciassette anni Clint Barton era già stato un agente doppiogiochista e un Vincitore degli Hunger Games, ma, cosa più importante, era diventato il fedele burattino di Capitol City.

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