Everything has changed

di aleasgard
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** C'è chi vorrebbe essere immortale... ***
Capitolo 2: *** Trovo un padre e un orologio inquietante ***
Capitolo 3: *** Strategie ***
Capitolo 4: *** Affronto un mostro geneticamente modificato ***



Capitolo 1
*** C'è chi vorrebbe essere immortale... ***


Ho paura. So solo questo. Da un pò di tempo inizio a odiare questo posto. Il Campo Mezzosangue. 

-Dai Sonia, muoviti, è ora!- Mi esorta la mia capocapanna, Helena.
Siamo semidei, tutti. E siamo divisi in 12 case, una per ogni dività. Prima erano di più, ci raccontano, altri dicono che originariamente erano 12 ma ci sono state le guerre e molte storie sono andate perdute, alcune divinità hanno perso il loro posto tra i 12, e ora noi al campo seguiamo questo nuovo schema. Ormai tutta la città è un immenso campo, e non ci è permesso andare all'esterno, se non per i giochi. I nostri genitori, quelli mortali, ci portano al campo appena nati, per salvarci dicono gli altri. Quelli divini. La nostra casa è composta dai nostri fratelli, i più grandi si prendono cura di noi, mentre noi giovani ci prepariamo a sopravvivere. Helena ha già compiuto 25 anni, lei mi sta dando una mano con la mia preparazione, lei ha incontrato nostro padre già tre volte, un pò la invidio, spero di essere come lei un giorno. Helena è veramente bella, lunghi capelli neri e ricci, occhi blu con qualche sfumatura viola, è alta e forte, si direbbe più una figlia di Afrodite, se non fosse la più forte della casa 2. Ares. Lei non ha partecipato ai giochi, ma li avrebbe vinti, si è preparata per anni, ma non ci è più concesso offrirci volontari e da una parte, è meglio così. L'immortalità ha un prezzo, dopo tutto.
Quasi tutti hanno un fratello o sorella preferito all'interno del campo; che non è per forza il capo. Se fossi della casa 1 o della 4 non avrei dubbi, hanno gli antenati più forti, e i migliori preparatori, e il maggior numero di rappresentanti all'interno del consiglio. Ogni anno 24 di noi si sfidano sino alla morte per l'immortalità, l'ultimo sopravvissuto diventa una divinità, con un potere a scelta. Alcuni tornano, altri restano nel consiglio, insieme alle divinità escluse dai 12. Loro hanno creato i giochi, solo per divertimento, come presa in giro ai Romani, ma questa è un'altra storia. Ora devo stare dietro a Helena e altre mie due sorelle, stiamo andando a fare colazione, prima che Chirone, il nostro immortale leader renda noto chi quest'anno cercherà di guadagnarsi il suo piccolo spazio tra gli dei.
-Sonia, è un onore essere scelti, non è degno avere paura. 
-Non ho paura di morire.- Ribadisco io, mettendoci quanta più forza nella voce possibile
Carla e Michaela mi sorpassano ridendo. Loro sono le favorite, perchè sono le più grandi della casa di Ares, ci sono tre ragazzi che potrebbero uscire quest'anno, ma non avrebbero nessuna chance. Hanno due 12 e uno 13 anni; per quanto il potere della guerra sia forte, nessuno può competere con Nikolaus, figlio di Zeus e Siria, figlia di Poseidone. Mi avvicino al tavolo, eccezionalmente questa mattina possiamo mangiare con i ragazzi delle altre case, un pò per dire addio chi verrà scelto, un pò per far finta di essere una grande famiglia. Mentre mi sto per sedere vicino a Michaela sento una voce da dietro chiamarmi, è Lucas. Oggi sta meglio del solito, probabilmente perchè è il suo primo anno in cui non è a rischio giochi; ha i capelli castani, un pò troppo lunghi ormai, gli occhi sono blu con delle striature verdi vicino all'iride, sta giocherellando con un tovagliolo, e mi sta sorridendo facendomi segno di avvicinarmi. 
-Buongiorno guerriera- è il mio soprannome da quando l'ho battuto in un duello, è il più forte del suo anno con la spada- pronta a diventare immortale?
-Non penso sia il mio anno, non ci sarebbe molto spettacolo con una figlia di Ares come me. - Mi metto apposto una ciocca dietro l'orecchio e mi mordo il labbro superiore. 
-Sì, in effetti, che divertimento ci sarebbe con solo Nik in giro eh? 
-E' arrogante, non dovrebbero lasciarlo partecipare solo perchè è l'unico in età.
-Cosa pretendi, lui è il più preparato perchè sapeva che sarebbe toccato a lui, ma ricorda che con o senza i suoi poteri è comunque ancora mortale. - Mi dà una gomitata e ride.
Chirone si avvicina alle tavolate e noi restiamo improvvisamente in silenzio.
-Come sapete oggi è il grande giorno. Eroi siate coraggiosi.- Chirone ci sorride e poi appende i nomi dei semidei.
Casa 1: Nikolaus, Alba-Figli di Zeus
Casa 2: Mike, Sophia E.- Figli di Ares
Casa 3: Theo, Moira- Figli di Atena
Casa 4: Will, Siria- Figli di Poseidone
Casa 5: Mirko, Erika-Figli di Afrodite
Casa 6: Elias, Annika-Figli di Ermes
Casa 7: Alec, Sabrina-Figli di Efesto
Casa 8: Blaze, Marie- Figli di Apollo
Casa 9: Felix, Corinne- Figli di Dioniso
Casa 10: Fabian, Hella- Figli di Iride
Casa 11: Francesco, Isabella- Figli di Demetra
Casa 12: Kevin, Ambra- Figli di Ade
La lavagna dove sono esposti i nomi è grande, quindi riusciamo a leggerla anche dal nostro posto, leggo velocemente i nomi, vedo Nik, e Siria e li sento già urlare. Poi leggo di Blaze, è all'ultimo anno, nonostante gli anni di differenza è il ragazzo di Helena, un pò mi dispiace per lui. Sento poi Lucas abbracciarmi, sta singhiozzando, come mi giro verso di lui capisco. Kevin. Suo fratello. Ma ora che ci penso è il suo vero fratello, stessa madre e stesso padre, raro, ma non impossibile, Ade a volte torna dalle sue vecchie fiamme. 
-Mi dispiace- Sussurro.
-Anche a me.- Fa una pausa. - Per te. 
Quasi pensavo di essere salva. Non vedevo quel nome da anni, Sonia è il mio vezzeggiativo. Sophia E. sono io.
Mi chiamo Sophia Ekaterina, vengo da una famiglia di origine russa, e sono figlia di Ares.

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Capitolo 2
*** Trovo un padre e un orologio inquietante ***


Mi guardo le mani, come se avessi già ucciso. Nessuno bada a me. Ma mi sento come se tutti stessero zitti e i miei pensieri potessero essere sentiti da tutti, come se fossero in un megafono. Sono calma. Respiro. Sono forte; sono brava con la spada, sono veloce, non sono tra le più piccole, ma non sono abbastanza. Né forte, né brava o veloce. Nei pochi minuti che mi rimangono di libertà cerco di mettere insieme i pezzi, non posso farcela. Non ho mai fatto un’impresa eroica, non ho poteri come alcuni semidei, come Nik. Ad esempio. Mi tormenta il suo nome.
Lucas mi prende alle spalle, mi sussurra qualcosa all’orecchio, che io non comprendo e mi infila qualcosa nella tasca destra. Non ho tempo per controllare cos’è o chiederglielo.
-Eroi, in piedi. Congedatevi con coloro che vi stanno più a cuore. Presto andrete sull'Olimpo e tra a una settimana inizieranno i Giochi. – Accentuò particolarmente l’ultima parola. Come per sottolineare il divertimento.
Ma poi alla fine cosa abbiamo noi da perdere? Siamo semidei, i nostri genitori non ci prestano più attenzione da secoli, non siamo altro che moderni gladiatori al loro servizio. I nostri genitori mortali ci abbandonano semplicemente. Appena veniamo alla luce, i figli delle dee vengono direttamente portati al campo, mentre chi ha il padre divino deve sperare che si sia ricordato di dare alla madre le indicazioni giuste per il campo. Chirone dice che ci sono ancora mostri in giro che potrebbero trovarci. In 15 anni, non ne ho mai visto uno. A volte mi chiedo se sia tutto reale. Ma dopo tutto Chirone è metà uomo e metà cavallo. Un tempo il direttore del campo era direttamente Dioniso, il dio del vino, e del divertimento. E’ lui che ha ideato i nostri giochi, in un certo senso. I mortali avevano ideato i Giochi Olimpici, niente a che vedere con i nostri. Erano competizioni sportive, a mala pena sappiamo cos’era lo sport, ma dicono che i mortali, i più fortunati, lo pratichino ancora. I nostri giochi iniziano dall’Olimpo, ma poi si svolgono in uno scenario a parte, basato principalmente su una divinità. L’anno scorso lo scenario era su Poseidone, fortunatamente cambia ogni anno, perché io odio il mare, e Siria è una favorita. Mi andrebbe bene Afrodite, qualche anno fa, era una specie di enorme ristorante, in cima ad una montagna. Un perfetto ritrovo per i favoriti. Una specie di fortezza. Ma basta perdersi nei pensieri. Non ho salutato nessuno. Quanti minuti sono passati? I miei compagni si mettono in fila, e io mi sbrigo per mettermi dietro Alba e di fianco a Mike. Ci dirigiamo verso le scuderie. Pegasi. Ci scorteranno sino all’Empire State Building. L’Olimpo. E’ la prima volta che esco dal campo in 15 anni. Montiamo e poi i pegasi partono, come se avessero la rotta già programmata. Chiudo gli occhi, sento il vento che mi scompiglia i capelli, poi alla fine li apro. Ci metto un po’ a mettere a fuoco. Il campo in lontananza, gli alberi che diventano sempre più piccoli, macchine, una città. Grigia. Spenta. Semidistrutta. Sembra quasi disabitata. Poi dall’altro lato del fiume che attraversa la città, New York, mi pare, intravedo delle luci. Il tempo di soffermarmi, incantata e a sentire quello che i figli di Apollo chiamano musica, mi ritrovo scaraventata davanti a una strana porta con dei bottoni luminosi, mi guardo intorno e mi accorgo che siamo in alto, siamo arrivati.
-E’ un ascensore.- Bisbiglia Theo a Moira. Per loro sarà scontato, ma lo ringrazio per averlo detto. Ci dividiamo in quattro gruppi da sei, quindi io sono con la casa 1 e 3, oltre Mike. Sta tremando, ho ragione di credere che Nik non avrà problemi a farlo fuori per primo.
-Hey Mike, sei sicuro di riuscire almeno ad arrivare vivo fino all’incontro con tuo padre? Non vorrà vederti così, vero?. – Nik ride, e Alba gli fa l’eco. Non riderà così quando la ucciderò. All’improvviso mi faccio paura. Ma voglio sopravvivere. Alba è debole, andrà avanti solo grazie all’ombra di Nik, lei non ha poteri, a volte capita anche se sei figlia di uno dei tre pezzi grossi. Ha solo tredici anni.
-E tu pensi che tuo padre non ti fulmini per il tuo atteggiamento? –Gli sorride Theo.
-Taci civetta.
Le porte dell’ascensore si aprono, uno spirito si presenta davanti a noi, ci sorride e ci esorta a seguirlo. Ci conduce in un enorme salone, con dodici troni, dove sopra ognuno siede uno dei nostri genitori. Guardo per la sala, ma non ho dubbi, mio padre è quello con l’aria da motociclista, un giovane teppista, ma sono stranamente felice. Di vederlo? Di essere sull’Olimpo? Non lo so.
Nella sala entra un dio. Ha gli occhi verde scuro e i capelli ramati, è sotto forma umana, non divinità gigante, quindi sono tranquilla. Deve essere uno di quelli che hanno vinto, sembra che si sia fermato con la crescita a 17 anni. Non riesco a ricordarmi il nome, eppure l’ho già visto.
Freddissimo il ragazzo, esclama- Seguitemi, i vostri genitori vi raggiungeranno più tardi.
Ci conduce in un corridoio, molto lungo, 24 stanze, la mia è la seconda a destra, Mike alloggerà di fronte a me. Entro nella stanza, non è molto grande, è la prima volta che ne ho una tutta per me. Colore dominante, rosso. Mi sdraio sul letto, guardo alla mia sinistra e aspetto. Quanto? 10, 20 minuti. Mio padre entra.
-Ciao ragazza. – Ragazza? Non ci siamo mai parlati e la prima cosa che mi dice è ciao ragazza come se fossi la sua figlia preferita? Cosa si aspetta un ‘Ciao Papà’ con tanto di stretta di mano? Mi limito a un cenno con il capo.
-Benvenuta sull’Olimpo, dai raccontami qualcosa. – Sorride, è inquietante.
-Non so cosa raccontarti. Sono brava con..- mi interrompe.
-La spada. Si lo so. Sei la migliore del tuo anno, secondo me potresti anche cavartela contro Nikolaus.
-E’ più forte, in un corpo a corpo non ce la farei mai.
-Devi giocare la tua guerra, non la sua. Se lui è forte in aria, tu portalo in basso, se lui ti attacca con la forza, tu aspetta il momento propizio e usa la tua velocità e agilità. Tranquilla, domani ne parleremo con più calma.
Mi dà una pacca sulla spalla e se ne va. Si, sono decisamente contenta di essere sua figlia. Siamo in guerra. Devo studiare anche tutte le diverse strategie. Mi alzo e vado nel bagno. Niente di speciale o lussuoso. Mi guardo allo specchio, mi sento maturata, cresciuta, ma so bene che non è così. Cerco una spazzola per pettinarmi un po’. I lunghi capelli castani mi arrivano quasi all’addome, penso che li taglierò prima di iniziare i giochi. Non rischierò di essere afferrata per i capelli da dietro e uccisa entro i primi minuti.
Gli occhi ambrati sono cerchiati da una striscia di occhiaie, particolarmente evidenti data la mia carnagione chiara. Ho le labbra screpolate, devo cercare di non morderle per la tensione. Mi frugo le tasche, ricordandomi di Lucas. Non gli ho nemmeno detto grazie. Un orologio. E’ carino, me lo rigiro tra le dita, ha il cinturino nero, e il quadrante dorato, dietro c’è un una specie di L stilizzata con un ricciolo finale non caratteristico del corsivo. Me lo metto, non so a cosa mi servirà. Osservo le lancette, sembrano ossa. E’ un po’ inquietante, ma Lucas è un figlio di Ade, è tutto normale. Vado a dormire, devo cercare di riposare il più possibile, fino a che mi è concesso. 

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Capitolo 3
*** Strategie ***


Quando mi risveglio, mio padre e Mike sono accanto al mio letto. E’ ancora buio. Guardo l’orologio, è fermo. Sarà rotto? Lo terrò come portafortuna. Guardo mio padre, perplessa. E’ strano anche pensare che lui sia veramente mio padre.
-Sveglia ragazza, non possiamo far vedere i nostri combattimenti ai nemici, dobbiamo agire adesso. Poi passeremo il resto della giornata a studiarli.
Mi alzo, vorrei vestirmi, ma mio padre non permette né a me, né a mio fratello di vestirci o mangiare, ci sta trattando come se fossimo già in gara, forse è un bene. Ci trascina nella sala addestramenti, dove regna ancora il buio, e l’unica illuminazione della sala è la luce lunare che filtra tra le finestre. Mike è bravo ad arrampicarsi, quindi lui userà la tecnica della difesa, scapperà fino a che riuscirà. Poi fanno un po’ di pratica con la lancia, se riuscirà a procurarsene una potrebbe sopravvivere, per un po’. Spero. Eppure non mi sento legata a lui. L’ho visto crescere, forse con gli anni, sarebbe pure diventato bravo. La casa di Ares vince spesso. 8 volte negli ultimi 15 anni. Non male. Forse per statistica potrei farcela, l’anno scorso ha vinto Ermes e due anni fa Efesto, tocca di nuovo alla casa 2. Mentre rifletto mi vedo arrivare la lancia contro, la schivo, l’afferro e miro verso Ares.
-Notevole, ragazza. – Mi passa una spada. – Ora combatti. Contro di me.
Fa roteare la spada, è più alto di me, ma è un dio. Non più lento quindi. Devo analizzare velocemente i suoi punti deboli. Lo lascio attaccare per primo, punta verso la mia sinistra, che è scoperta, paro e respingo con forza, seguono una serie di fendenti, alti e bassi, poi di nuovo sinistra. Faccio una finta, cerco di portarmi la spada nell’altra mano, mi attacca sulla destra, ruoto e mi ritrovo al suo fianco, lui sta attaccando il nulla. Un colpo al polso con l’elsa e lo disarmo. Quanto è durato? 5 minuti?
-Mi stai lasciando vincere!- Esclamo arrabbiata. 
-Ti sto sottovalutando, lo ammetto. Corri ora. Devi allenare anche la resistenza.- Sono stanca. Ha ragione. Una settimana? Solo? Non ce la farò mai.

Più tardi arrivano gli altri. Durante le prime ore del mattino noi abbiamo utilizzato tutto lo spazio che volevamo; poi mi rendo conto che la stanza è a forma di dodecagono, ogni lato per divinità. I primi ad arrivare sono Francesco e Isabella, hanno un particolare talento con le piante, Isabella in poco tempo realizza un riparo con l’edera. Non è un potere così inutile, ora che ci penso. Gli allenamenti durano tutta la mattina, con una breve pausa per il pranzo. Ci dirigiamo verso un’altra sala, enorme ovviamente, e ci sediamo. Il cibo è come al campo, abbiamo tutto ciò che vogliamo, così dicono. Io mi ritrovo solo dei pomodori nel piatto. Eppure ero sicura di volere qualcosa di più sostanzioso.
-Allora, avete visto gli altri ragazzi? –Dice Ares mentre inizia ad affettare una bistecca.
-Visti, si. Ma sappiamo già molte cose, come ad esempio che Nik e Siria si alleeranno, e poi lui la ucciderà. – Dice Mike.
Improvvisamente mi da fastidio il suo atteggiamento. Non so perché, ma non voglio che parli così. Non voglio che dia tutto per scontato.
-Sophia tu cosa ne pensi? – Ares si rivolge a me. Mi innervosisco ancora di più a sentire il mio nome.
-Sonia, per favore. – Cosa ne penso? Io farei un’analisi, ma non so cosa lui abbia detto in passato agli altri ragazzi. Quindi espongo la mia idea. -Togliamo i favoriti. Quindi Nik, Siria, Alec e Blaze, che è uno dei più grandi. Blaze non si unirà a Nik, ma gli altri tre uccideranno circa 7 persone durante il bagno di sangue iniziale. Le più deboli sono Hella, Marie, Annika. Non possiamo allearci con nessuno, non sapendo lo scenario potremmo ritrovarci con persone sfavorite già in partenza.
-Volete stare solo voi due? –Chiede mio padre.
- No. Per quanto mi riguarda, io voglio andare avanti da sola.
-Bene. Allora. Se non vuoi allearti ti conviene esercitarti con armi che gli altri non sanno che sai utilizzare, scegli autonomamente, ragazza. Per quello che ho visto, vi conviene eliminare appena possibile Will, e poi vedete chi è rimasto. Se vi è possibile, se siete da soli, state con i figli di Ade.
-Ambra non ce la farà. E’ lenta. – Dice Mike. Non posso dargli torto. Non voglio frequentare Kevin. Solo per via di Lucas.
-Bene. Fate come volete. Supervisionerò i vostri addestramenti. Andate a dormire.
Passiamo i tre giorni successivi ad allenarci di notte. Io, lontano da Mike. Ho scelto un arma tipo boomerang, soltanto che ha una lama, dal lato opposto a l’impugnatura, mi permetterà di agire anche a lunga distanza, è meno ingombrante di una lancia, e alternativo rispetto ad una spada. La mattina guardo gli altri che si allenano con l’arco, per i figli di Apollo. Scontato. Altri lavorano sul corpo a corpo. Una volta finiti gli allenamenti ci prepariamo per un colloquio con il campo, trasmesso via Iride. Serve principalmente per lasciare i nostri fratelli decidere su quale fratello o sorella puntare, per le scommesse, e aiutare in caso di difficoltà. Il colloquio si divide in due parti. Nella prima cerchiamo di convincere il pubblico, ovvero gli amici al campo; mentre nella seconda affrontiamo un mostro, qualcosa di innocuo, solo per testare le nostre abilità, si suppone. Chi è molto fortunato o bravo riesce pure a prendersi il favore dei passati vincitori. Non sarò tra quei pochi fortunati.
 
 

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Capitolo 4
*** Affronto un mostro geneticamente modificato ***


Tra due giorni verremo portati nell’arena. E’ mattina. Una vincitrice figlia di Afrodite supervisionerà il nostro look. Non ho idea di cosa dirò. Non ho parlato molto con mio padre, mi ha sfidato più volte a duello, è riuscito a graffiarmi una mano, ma io l’ho ferito alla clavicola. Sono soddisfatta. Mike si è affidato totalmente a lui, sono sicura che seppur piccolo farà colpo.
Ho scelto un abito nero, colore riservato di solito ai figli di Ade, ma nessuno ha avuto nulla da ridire, se non per una cintura rossa che la figlia di Afrodite mi ha fatto aggiungere. Nessuno di noi partecipanti può assistere alle prove degli altri, né al colloquio. Domani mattina ci daranno i risultati. Chi è stato scelto al campo, e chi gli dei considerano favorito.
La mia prova si avvicina, sono la quarta. Registriamo prima il colloquio, verrà trasmesso più tardi. Mi ritrovo davanti a un microfono, a parlare davanti ad un arcobaleno sbiadito. Sono imbarazzata, sono sicura che tutti si accorgeranno di quanto sono insicura. Il mio talento con la spada non mi servirà a nulla, lanciare un boomerang lo stesso.
-Salve. Un particolare saluto alla mia casa. – Devo sembrare felice ed entusiasta. – E ringrazio Chirone per avermi scelta quest’anno. E’ una grande occasione per me. Porterò onore alla mia casa, è una guerra, e si sa che la mia casa è la più forte. Ho una strategia. – Ce l’ho? Stare da sola, non mi sembra sia una strategia, tantomeno vincente. – Casa di Zeus, continuate pure a sopravvalutare il vostro ragazzo. A presto. 
Non so come interrompere la comunicazione, me ne vado, ci penserà Iride a tagliarla, spero. Ho cercato di atteggiarmi da leader, cosa che non sono. Mi sono presentata come guerriera, cosa che sono. Al campo ho sempre partecipato a tutte le attività, mai mancata una lezione da quando sono tra i guardiani. I guardiani sono i ragazzi che si preparano ad entrare nell’esercito del campo. Loro hanno il diritto, di partecipare alle imprese. Non molti tornano in realtà, ma siamo tutti curiosi di uscire dal campo. Nonostante tutti questi anni, non posso non aver paura di quello che verrà.
Nella sala si svolge la mia prova. Il mostro esce dall’oscurità. E’ un toro a tre teste. Sono confusa. Non conosco mostri greci di questo tipo. Se gli taglio le teste ricresceranno logicamente. E' un toridra? Toro più idra. Come arma scelgo un pugnale. Devo muovermi alla svelta, e con la spada sarei troppo tentata a decapitarlo. Mi carica, e io resto ferma. Si avvicina, al momento giusto devo spostarmi e pugnalare la testa alla mia destra. Faccio due passi, mi aggrappo ad un suo corno, faccio forza e gli conficco il pugnale su per l’orecchio, con quanta più forza possibile. Una testa si dissolve. Poi mi sento scaraventare dall’altra parte della sala. Sulle armi. Afferrò due spada. Dannazione. Quello che non dovevo fare. Proprio come si avvicina incrocio le spade e lo decapito. E siamo di nuovo a tre teste. Mi carica di nuovo, non faccio in tempo a spostarmi e un corno mi prende sul fianco sinistro. Brucia. Ma ho abbastanza adrenalina in circolo per continuare. Non morirò certo prima di entrare nell’arena. Mi rialzo, mentre lui mi è quasi addosso, afferro una spada e provo ad accecarlo, poi scivolo sotto di lui, mi rotolo sul fianco sinistro che mi provoca una forte fitta. La testa che avevo provato ad accecare si è dissolta, recupero velocemente la spada e gli salgo sopra. Gli conficco una spada sul fianco, penso di averlo indebolito, ma sembra ancora più arrabbiato. Scendo, inizio a correre. Sono disperata. Sto correndo verso le armi. Di nuovo? Mi sembra di averne giù utilizzate troppe. Più di quelle che nell’arena mi saranno concesse. Prendo un’ascia, mi giro, il toro o i tori, mi sono quasi addosso, non so dove mirare e scaglio l’ascia tra le due teste. Il mostro si trasforma in polvere. Crollo sulle ginocchia. Mi si annebbia la vista, ma ce l’ho fatta. Sono una guerriera, guardate tutti.
 

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