C’è stato un incidente con l’Altro Lato

di kannuki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** C’è stato un incidente con l’Altro Lato ***
Capitolo 2: *** Terrore e sconcerto! ***
Capitolo 3: *** L'impressione di Caroline ***
Capitolo 4: *** Tocco di Classe ***
Capitolo 5: *** La difesa dell'assassino ***
Capitolo 6: *** Sindrome da Crepacuore ***
Capitolo 7: *** la candela verde ***
Capitolo 8: *** Invidia... oh, invidia! ***
Capitolo 9: *** Scaglie di Drago ***
Capitolo 10: *** La rana e lo scorpione ***
Capitolo 11: *** Out of time Man ***
Capitolo 12: *** Life on Mars ***
Capitolo 13: *** Bayou ***
Capitolo 14: *** Pugno sul muso ***
Capitolo 15: *** Al lupo! Al lupo! ***
Capitolo 16: *** Stuck in a trap ***
Capitolo 17: *** Sinking Inside Yourself ***
Capitolo 18: *** All inclusive ***
Capitolo 19: *** Failure to deliver ***
Capitolo 20: *** Demons on a leash ***
Capitolo 21: *** Bury me with a smile ***
Capitolo 22: *** Cento e Una ***
Capitolo 23: *** E nel mezzo, il piacere ***
Capitolo 24: *** Buio di Mezzogiorno ***
Capitolo 25: *** Maleficent ***
Capitolo 26: *** Da chi stai tornando ***
Capitolo 27: *** In un verso o nell'altro ***
Capitolo 28: *** E tu chi sei ***
Capitolo 29: *** Alla cieca ***
Capitolo 30: *** La bara in cristallo o in mogano? ***
Capitolo 31: *** Risonanza ***
Capitolo 32: *** Il principio e la fine ***
Capitolo 33: *** Ricalibrazione ***
Capitolo 34: *** Il Parassita ***
Capitolo 35: *** Come è iniziato tutto ***
Capitolo 36: *** Quel che resta ***
Capitolo 37: *** Follilandia ***
Capitolo 38: *** Unicorni ***
Capitolo 39: *** Unicorni (2) ***
Capitolo 40: *** Statistiche contro ***



Capitolo 1
*** C’è stato un incidente con l’Altro Lato ***


Buongiorno a tutti! Per come si sta svolgendo la storia, ho deciso di spostarla nella sezione The Vampire Diaries, per dar modo a chi segue il telefilm di leggerla. Si riallaccia per qualche riferimento alla fict 'Nel nome di mia madre' nella sezione The Originals.


Insulti e maledizioni alla solita casella di posta ^^ Buona lettura!

 

 

 

Secondo il telegiornale è l’estate più torrida dell’ultimo decennio. Il noleggiatore alla stazione mi aveva assicurato di aver ricaricato l’aria condizionata dell’auto, ma a quanto sembra, devo tornare a farci una chiacchieratina. Scappotto alla prima piazzola di sosta libera, e lego i capelli per non mangiarli durante il viaggio. Sotto gli occhiali da sole il trucco regge ancora. Mi sono tenuta larga di quattro settimane perché Hayley non aveva idea della scadenza della gravidanza e non volevo piombarle fra capo e collo mentre stava partorendo. Inoltre, ci è voluto del tempo per alzarmi dal letto dopo che Damon e Bonnie se ne sono andati. Arrivo alla dimora dei fratelli e per prima cosa mi rendo conto che non ci sono fiocchi rosa e bardature a festa. Klaus che si tiene sottotono in un evento del genere? Non esiste. Dal portabagagli pesco il bustone dei regali per la bambina e i ‘ragazzi’, e dal sedile posteriore il mazzo di fiori per Hayley. Suono il campanello ed incrocio le dita, sperando di non svegliare la piccola. Elijah apre la porta dopo un lasso di tempo piuttosto lungo. Non sembra felice di vedermi, ma neppure seccato.

“E’ un brutto momento?”

“Non ce ne sono di migliori in previsione.”

Ci guardiamo per un lungo istante.

“La macchina viene dal noleggiatore della stazione?”

“Sì.”

“Non hai attraversato la città per venire qui?”

“No, ho preso strade secondarie. La macchina ha il navigatore.” La mia mente pondera veloce più opzioni, scarta la peggiore di tutti e ritorna con violenza sopra.

Elijah sospira e si scosta dalla porta. “Non lo sai…

Non so cosa?

Elijah devia lo sguardo e un brutto brivido mi attraversa tutta. Penso che è successo qualcosa di orribile ad Hayley – ma Klaus non l’avrebbe mai lasciata morire – o alla bambina – nessuno dei due l’avrebbe lasciata morire! – o ad entrambe.

“Sono successe parecchie cose da quando te ne sei andata.”

Perché non mi risponde? Lo spingo da un lato, abbandonando il mazzo di fiori in terra. Nell’abitazione si sta freschi ma non sento alcun vagito infantile, nessuna cantilena materna… solo un singhiozzo interrotto e poi ripreso… guardo Elijah e lui mi guarda a sua volta. No…

///

Mentre parlavamo in cucina, Hayley è comparsa con la stessa trasparenza di un fantasma. E’ pallida e bellissima ma il suo sguardo è vago, perso nel dolore. Vorrei abbracciarla ma non fin dove posso spingermi. Elijah ha fatto sparire i regali miei e di Caroline. Hayley ha perso il suo branco, il potere, la discendenza e forse non potrà mai più avere figli. E’ un ibrido come… “ma dov’è Klaus?”

Elijah apre la bottiglia di malto invecchiato che ho portato per festeggiare e ci serve tutti e tre. Hayley sussurra che forse è sveglio.

“La strega che ha fatto l’incantesimo per liberare i lupi mannari dalla maledizione ha usato il suo sangue… ad ogni luna piena i dolori sono lancinanti…

C’è stata la luna piena, stanotte. Siamo in estate e la conformazione si vede ancora in cielo. Scopro di avere i palmi delle mani sudati. La voce mi esce dura e senza alcuna inflessione di pietà. “Che problema c’è... la staniamo e l’ammazziamo. Fine della maledizione.”

Elijah non commenta la sparata priva di morale. “E’ morta.”

“E’ stata la prima cosa che ho fatto… aveva preso la mia bambina, quella troia.”

Non dovrei dirlo ma sono contenta. Incrocio lo sguardo di Hayley. Fa paura. E’ una bestia feroce ora che ha perduto la piccolina. Si alza facendo strusciare la sedia sul pavimento della cucina. Se ne va senza dire una parola, terribile e dura come un diamante. Restiamo io ed Elijah, di fronte a due bicchierini vuoti e alla bottiglia di malto invecchiato. “Posso vederlo?”

///

Avevamo sempre scherzato sul fatto che dalla sua camera si sprigionassero vapori sulfurei, ma la prima cosa che respiro, è l’odore dei dipinti appesi alle pareti, poi il profumo dell’erba tagliata del prato che attraversa la finestra aperta dello studio, ed infine il classico sentore maschile, un misto di colonia e dopobarba che a volte può rendere piacevole una vicinanza. Non ci ho mai messo piede, ma un mese fa, in un momento di follia post Royal Street, mi sono   ritrovata a metà del corridoio. 

“Aspetta.”

Mi blocco davanti alla porta socchiusa. Ho fatto la stessa cosa, la sera della festa. Mi sono fermate e sono tornata indietro.

“Entra, è cosciente.”

‘E’ cosciente’ è ben diverso da ‘è sveglio’. La stanza è in penombra e Klaus raggomitolato nelle coperte. Fa un caldo boia, l’aria condizionata è spenta e mi sento soffocare. La prima cosa che sento è il battito violento del cuore. Non sono un medico ma so quando aprire una finestra. Un venticello proveniente da chissà dove, alleggerisce l’aria irrespirabile. Klaus non si è mosso e giace in posizione fetale, il cuscino stretto contro lo stomaco. Non per comodità, penso. Ci si è aggrappato.

“Elijah mi ha detto che fai le ore piccole, nelle notti di luna piena.”

“Per quanto apprezzi… l’ironia… non è un buon momento…

La voce è cavernosa, ma il bell’accento inglese non è scomparso. L’aritmia dei muscoli è spaventosa. Il corpo pulsa contro la sua volontà.

“Fatto pace… col fidanzato?”

Me l’aspettavo, la domanda. “C’è stato un incidente con l’Altro Lato.”

La voce è un sussurro. Mi sforzo di decontrarre i muscoli del collo per guardarla ma posso restare solo in questa posizione. Troppo dolore, non azzardo alcun movimento.

“E’ rimasto intrappolato dall’Altra Parte.”

Intrappolato cosa significava? “Le mie facoltà… celebrali… sono offuscate… usa parole semplici…

“E’ morto. Damon è morto e Bonnie…” mi mordo le labbra e alza gli occhi al soffitto per non piangere ancora. “Bonnie non sapeva come fare a riportarlo indietro… e alla fine, se n’è andata anche lei…

Idiota di un Salvatore. Non sapeva neppure morire definitivamente.

Raccolgo la lampada rovesciata del comodino e i suoi vestiti da terra. Per tutto il tempo, Klaus non cambia posizione. Mi inginocchio, cercando il suo sguardo. E’ febbricitante e sudato. Caroline mi ha convinto a fare un po’ di tirocinio all’ospedale per capire qualcosa in più degli esami e fare bella figura con i professori. Pesco un fazzoletto con tanto di iniziali da uno dei cassetti, lo bagno con l’acqua fresca e torno nella camera. Lo poggio con delicatezza sulla fronte e sulla tempia e ritiro la mano appena il suo corpo ha una contrazione.

Avvertimi… cristo…

“Ti ho fatto male?”

No…” sospira. “Non… mi… aspettavo… di essere toccato… 

“Posso toccarti?”

Dipende… dalle intenzioni...”

Sorrido e faccio un paio di viaggi fra la stanza e il bagno. Elijah mi chiede se ho bisogno di qualcosa. “Cubetti di ghiaccio, acqua da bere in quantità… e riempi una vasca, per favore. L’acqua deve essere calda.” Mi guarda e non capisce se sto scherzando o meno. “Ha la febbre: se non abbassiamo la temperatura gradualmente, gli andrà in pappa il cervello.”

“Vedo cosa posso fare” mormora. “Elena, non provare a nutrirlo.”

Era proprio quello che pensavo di fare.

“Se ingurgita sangue, le ferite si riapriranno.”

Che ferite?

Tutte le ferite. E’ uno spettacolo sgradevole, Elena.”

Eppure molta gente avrebbe un orgasmo vedendolo sanguinare. “L’ha proprio fatta arrabbiare, quella strega…

“Le ha spezzato il cuore.”

Non commento la scelta di farsi spezzare il cuore da Klaus ma se fossimo tutte streghe, metà della popolazione maschile sarebbe spazzata via in un attimo. Torno nella camera e mi siedo nella parte lasciata vuota dal suo corpo. “Ho visto il video caricato da Marcel, sei carino quando ti inginocchi.”

“Non farci... l’abitudine…

Infilo le dita fra i capelli, muovendole piano piano. Il contatto fisico rassicura bambini, adulti e bestie feroci. “Neppure tu.”

Il solletico piacevole scivola lungo la schiena, alleviando un briciolo il dolore sordo che continua imperterrito da ore. La carezza si sposta sulla nuca e sulla schiena. E’ come essere toccato da piccole farfalle in tutti i punti sensibili.

“Accontentati. Se fossi un medico vero, ti somministrerei un decontraente muscolare.”

Chi si lamenta. L’ultimo contatto fisico che ricordo, è stato il pugnetto di Hope stretto attorno al dito.

I muscoli hanno smesso di contrarsi in quel modo violento che lo faceva sobbalzare, ma forse è solo l’effetto del giorno: la luna è del tutto sparita in cielo. “Apro le tende.”

No…

“Ti infastidisce il sole?”

“Non voglio… sembrare… un patetico… idiota… arrapato…

“L’innalzamento della temperatura oltre i 37 gradi porta alla perdita della libido e alla  diminuzione della capacità erettile…

“Vuoi saperlo meglio di me… saputella?”

Rido sotto i baffi e appunto le tende. Il sole illumina il pavimento schiarendo la stanza. Quando mi volto, sento il sangue gelarsi nelle vene. E’ ancora in piena trasformazione, ha le pupille giallognole e i capillari in rilievo. “Ma da quanto tempo…

Tutta… la notte… credo…

Deve essere stremato. “Il giallo stona un casino con la tua carnagione.” Mi siedo sul letto, infilando piano la gamba sotto il suo collo. Brucia fra le mani, deve avere la febbre a quaranta. Sistemo i cuscini dietro la schiena per tenermi dritta. “Non raccontiamolo a nessuno.”

“Non fare cose… di cui ti pentiresti…

“Non ho la scatola di gattini per la petteraphy” mormoro accarezzandogli i capelli e la spalla nuda. “Ad un licantropo piacciono, i felini?”

Elijah mi annuncia che è tutto pronto e si stupisce un po’ di vedermi con la testa di Klaus in grembo. E’ stato lui ad affibbiarmi l’immagine della madonna compassionevole. Non posso deludere la massa. “Ascoltami ora, dobbiamo abbassare la temperatura e possiamo farlo solo infilandoti in una vasca d’acqua.”

Saputella…

“Tu farai quello che ti ordinerò di fare senza storie, intesi?” sussurro nel suo orecchio. “Un po’ di entusiasmo. Non andrai da nessuna parte con quest’atteggiamento disfattista.”

///

“Elena, ti ho preparato la tua vecchia camera.”

“Grazie” mormoro digitando un messaggio a Caroline. Elijah ha la camicia macchiata d’acqua, le maniche arrotolate e l’aria stanca. Hayley segue la diretta con poco interesse e quando si accorge della stanchezza del vampiro, si avvicina in punta di piedi, posa il mento sulla sua spalla e lo abbraccia. Si vogliono un gran bene. Sono un po’ invidiosa… la risposta immediata di Caroline fa ridere. No, non possiamo abbatterlo, digito veloce. Non riesce a smettere di trasformarsi.

Trova una strega e compi il rituale inverso, risponde. Ti secca se esco con Stefan, domani sera?

No, perché dovrebbe… perché escono insieme? Perché Caroline mi chiede il permesso?

Mi infilo silenziosa nel bagno. Klaus ha gli occhi chiusi ma le venature sono scomparse. Batte le palpebre e mi guarda, spostando il braccio penzoloni all’interno della vasca. Sul serio? Ha un attacco di pudore? “Tanto per saperlo, hai fatto un torto anche a Davina?”

“Sai cosa stai facendo o precedi a tentoni? Comincio ad avere freddo…

Infilo le dita nell’acqua. E’ gelata.

Davina non può usare la magia… punizione degli Antenati…

“Stronzate, c’è sempre un modo di aggirare i divieti.”

Mi stupisco dell’irruenza della mia voce e lo stesso fa Klaus. Gli allungo un asciugamano e leggo di nuovo il messaggio. Non so come rispondere. Non la testa in questo momento, ho ancora il braccio steso verso il vampiro. “Non ti aspetterai che lo faccia io.”

“Ho una pressa da mille chili posata sul torace… non riesco a respirare, figurati uscire da quest’affare…

“Sono il medico, Klaus, non l’infermiera.”

Chiamo Elijah, abbandonando l’asciugamano nelle sue mani. Giro su e giù per il corridoio e sento gli occhi di Hayley su di me. Non posso nemmeno immaginare cosa si provi a perdere tua figlia. Sto così male per loro che dimentico la mia perdita.

“Non fare così…

Essere consolata dalla madre è il colmo. “Scusa…

Hayley guarda l’interno del bagno e subito torna a guardare me. “Abbiamo dovuto allontanarla per il suo bene. E’ in un luogo sicuro, con una persona fidata.”

Tiro un sospiro di sollievo che è un vero e proprio singhiozzo.

“Non deve saperlo nessuno.”

Annuisco e spingo le dita sotto gli occhi. Mi stupisco di come riesca a mantenere la calma in questa situazione. “Grazie della fiducia…

“Non farmene pentire.”

///

Non ho risposto al messaggio di Caroline. Ho preso la macchina e vagato un po’ fra le viuzze di New Orleans per rendermi conto dell’atmosfera che regna in città. C’è un intero muro dedicato alle vittime cadute nella battaglia. Tutta la crew di Marcel e un quadretto con un angelo dedicato alla piccola che mi fa rabbrividire. Hanno sterminato quasi tutti i vampiri di New Orleans. Sento il fiato dei lupi mannari sul collo, il Rousseau’s ha cambiato gestione e Camille è stata licenziata. Mi dirigo nel bayou a cercare il branco di Hayley ma trovo solo roulotte vuote. Serve lucidità e gioco di squadra, mi ripeto incessante. Devo restare lucida… ma perché Caroline chiede il permesso per uscire con Stefan se sono solo amici?

“E tu chi sei?”

Mi balza il cuore in gola, faccio un passo indietro e chiudo la porticina della roulotte. Non l’ho mai visto prima d’ora.

“Cosa stai cercando?”

“Mi chiamo Elena” mormoro prendendo tempo. “Se ne sono andati tutti?”

“O forse sono nascosti. Chi può dirlo… tu sei un vampiro?”

Beccata. Come se n’è accorto? Il ragazzo mi guarda da capo a piedi, pensoso. “Ne è rimasto qualcuno vivo, allora.”

Senti…

“Jackson.”

“Non facciamo balletti inutili. Sono un’amica di Hayley e sto cercando il suo branco.”

Hayley non è più a capo di un branco da quando è cambiata.

Ma è stata uccisa, cristo santo! Non ha un po’ di pietà? “Per quel che mi riguarda, è ancora il tuo boss. E’ solo… potenziata.”

“E’ un altro ibrido come Klaus. Nessuno dei due è benvenuto qui.”

“Peccato, sono amica di entrambi.”

“Cioè, la puttana di Klaus.”

Come mi ha… arrossisco di rabbia che si somma a quella latente causata dal messaggio di Caroline. “Dillo di nuovo e ti strangolo con i tuoi stessi capelli, Jack!”

“Jackson. Ti scaldi per niente, bellezza. Se ne sono andati quasi tutti, gli altri sono nascosti. Senza un capobranco, non possiamo affrontare il clan Guerrera.”

“Ce l’avete, il capobranco!”

“Sei solo un vampiro, non puoi capire...”

“Sono un vampiro incazzato, Jack. Ora tu mi porti dal tuo branco ed insieme facciamo una visita di cortesia ad Hayley che come ben saprai, sta passando un momentaccio e ha bisogno della sua famiglia.”

“Jackson. Il mio branco, come lo chiami tu, è passato sotto un nuovo capo, Oliver. Il traditore si è alleato al clan Guerrera. Fine della storia. Riferisci ai tuoi amici Originali che hanno chiuso con New Orleans.”

Lucidità e gioco di squadra, mi ripeto, paziente. “Di cosa hai bisogno?”

Jackson allarga le braccia. “Uomini, donne. Fedeltà e sincerità.”

“Se faccio questa cosa per te, acconsentirai ad incontrare Hayley?”

Il ragazzo mi guarda, dubbioso. “Conosci un branco di lupi mannari ansiosi di perdere a vita in una battaglia che non li riguarda?”

“Conosco un sacco di gente, Jack. Sono carina” mormoro sapendo finalmente cosa rispondere a Caroline. “Sali in macchina, andiamo a fare una passeggiata.”

 

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Capitolo 2
*** Terrore e sconcerto! ***


“Lo sai cosa hai fatto?”

“Del bene al mondo” rispondo digitando messaggi su messaggi. Ho ripreso il mio posto sul letto di Klaus, la schiena appoggiata ai cuscini sovrapposti e le gambe allungate, una sopra l’altra. Non mi domando se lo infastidisca la mia presenza, in realtà me ne importa poco.

“Hai portato in casa il rivale di Elijah.”

Getto un’occhiata vaga al moribondo e mugolo fra i denti. “Non sembra il tipo di Hayley.”

“Non lo ero neppure io, eppure abbiamo fatto sesso.”

“Non era ubriaca?” domanda, distratta. Tyler sta facendo troppo ostruzionismo e francamente sono stanca dei suoi lamenti. Gli scaglio contro Caroline, guarda un po’.

“Non ci crederai, ma sono un animale da letto.”

Faccio un’altra panoramica inconsistente del malato. “Sei un animale e basta. Bevi la tisana di ribes nero, è un naturale rilassante muscolare.”

“Elena, mi hanno lanciato una maledizione. Chi l’ha fatta, sapeva cosa faceva e non sarà il tuo ribes nero a cancellarla.”

“Accontentati, non avevo l’artiglio del diavolo.”

“’Accontentati’ è la parola del giorno? Sei stata una vera stronza a mollarmi la sera della festa.”

Non per mia volontà. Non potevo oppormi alla maggioranza. “Sei sopravvissuto” sospiro e attendo la risposta che… “sì! Perfetto!”

“Perfetto cosa?”

“Mi è stata fatta notare una carenza di vampiri in città. Caroline sta venendo qui con Stefan che ha acconsentito di entrare in modalità ‘squartatore’ se ce ne fosse bisogno.”

“Gentile da parte sua.”

“Caroline ha convinto Tyler a convocare il branco degli Appalachi. Non garantisce il risultato, non sono rimasti in buoni rapporti da quando avete ‘consumato’.” Non sorriderà più a quel modo, quando lo informerò del mio sospetto. “Non farti illusioni, mi ha chiesto il permesso per uscire con Stefan.”

Klaus mi guarda di traverso e non risponde ma sembra offeso.

“Hai una figlia da Hayley, ti porti a letto la mia migliore amica, eppure sono io a passare per la concubina del mese” borbotto sdraiandomi sulla pancia. Sposto i capelli da un lato, attendendo la risposta ad un messaggio. “Pensi di poterti nutrire, ora?”

“Non ne sento il bisogno” risponde, sostenuto. “La musica cambierebbe se ti stessi offrendo a me, ma non sono un tipo che si illude.”

Sentilo, come se la prende! “Sono il medico, non la portata principale. Se vuoi mangiare qualcosa, chiama Elijah.”

“Saputella e acida.”

“L’uomo che amavo e la ragazzina con cui sono cresciuta sono morti” rispondo, stridula. “Ho guidato fino ai docks ma non ho trovato traccia di Marcel. Pensavo potesse condurmi da Davina, è stato un buco nell’acqua.”

“Sei proprio scarsa su certe cose. Dammi il cellulare.”

Perplessa, acconsento a prestargli il telefono.

“Ha sedici anni, colleziona amici. Mandale l’amicizia su Facebook.”

E chi ci aveva pensato? 

Klaus sorride e mi restituisce il cellulare. “Fatto.”

“Cosa ti farà pensare che accetterà…

Plin! 

Il mio sopracciglio sinistro ha una contrazione involontaria. Non solo ha accettato, ma dalla casellina dei messaggi leggo un ciaooooo! Come stai?!’ con un meep sorridente.

Klaus porta le braccia dietro la testa e sospira. “Saresti una concubina perfetta. Sexy e stupida.”

Stupida? Ora lo ammazzo a cuscinate! 

///

“Non lo farai davvero.”

“Cosa?”

“Entrare in modalità ‘squartatore’ per fare un piacere a Klaus.”

Stefan sollevò le spalle. “Non credo ce ne sarà bisogno…

“Non sono convinta di questa cosa e non capisco perché Elena se la sia presa a cuore.”

“Damon è morto, deve fare qualcosa per sentirsi utile…

“Non poteva darsi alla beneficienza?”

“Sta facendo beneficienza.”

“Oh, ti prego…

Stefan rallentò fino a fermarsi nell’area di sosta del benzinaio. “Dovresti essere un po’ meno dura con lei.”

“Non sono dura!”

“Era solo una neonata, Care…

Quello le dispiaceva tanto. Era una cosa orribile. Caroline tacque, restando seduta in macchina mentre Stefan riempiva il serbatoio della spider.

“Lungo silenzio colpevole” sussurrò tornando dell’abitacolo.

“Sono una stronza, lo ammetto” esclamò alzando le mani. “Ho pensato le cose peggiori di Klaus ma non avrei mai voluto che ci andasse di mezzo la sua bambina.”

“Ti sentirai in colpa e resterai in silenzio fino a New Orleans?”

“Immagino di sì…

Stefan sorrise, innestando la retromarcia. “Sarà un viaggio piacevole, allora.”

///

Mi sveglio di colpo, interrompendo il monologo di Damon. Non c’è il sonoro e non capisco cosa dice perché muove le labbra troppo in fretta. Ho l’impressione che qualcuno mi stia toccando, non riconosco il luogo in cui mi trovo e sento le cuciture del reggiseno entrarmi nella carne. Mi sono addormentata sul letto di Klaus. Parlavamo della festa, dell’addio asciutto di Nadia, di come l’abbia cercata in tutta New Orleans per giorni. Al terzo, si era arreso, certo che fosse ormai passata a miglior vita. Gli ho raccontato in breve i fatti di Liv e Luke, i due fratelli stregoni e del brutto tiro che ci hanno giocato. Non ho avuto il coraggio di affrontare la scomparsa di Damon e Bonnie. Ho chiuso gli occhi e pregato di addormentarmi in quell’istante. Forse sono stata accontentata… non lo so… stropiccio gli occhi, mettendomi a sedere. Le tende sono rimaste tirate ma deve essere l’alba, la luce è scarsa. Sbircio la luna decrescente, gancio le tende e le sistemo l’una contro l’altra. Torno a sdraiarmi. Klaus sta dormendo, è tranquillo e fresco. Mi sento così sola da avvolgere il braccio attorno ad un cuscino. Sospiro, un sospiro brutto e umido. Striscio sopra le coperte, mi faccio indietro, sposto il braccio di Klaus attorno alla mia vita e sistemo i capelli sotto di me. I muscoli hanno una contrazione e il suo corpo aderisce al mio. Sento il respiro calmo e caldo contro la nuca. Mi rilasso e dopo poco mi addormento di nuovo.

///

“Tutto qui? Mi avevi promesso ben altro, bellezza!”

“Devono attraversare l’America… dagli tempo, cristo santo!” borbotto sbattendo la tazza di caffè sul tavolo della cucina. Sono le otto del mattino, Caroline e Stefan sono appena arrivati ma Jackson ha già voglia di rompere. Chissà perché le riunioni, da mondo e mondo, si fanno sempre in cucina. Forse per il frigorifero col cibo.

“Una biondina saccente e la copia di James Dean sono il massimo che sai offrire? ‘Conosco un sacco di gente, Jackson. Sono carina’! Hai passato la notte a folleggiare col tuo amichetto o ti sei data da fare?”

Mi scoppia la testa. La stringo fra le mani. Caroline sta per saltargli al collo: continua a sbattere le ciglia, sorridente al limite dell’isteria. “Biondina saccente?”

Stefan mi ruba un biscotto. “Somiglio a James Dean?”

“Un casino.”

“E chi sarebbe l’amichetto?”

“Mi crede l’amante trattino concubina di Klaus” sussurro. “C’è differenza?”

“Un casino.”

Sollevo le spalle, sento Stefan muoversi dietro la mia sedia, poi odo l’urto del corpo di Jackson contro il frigorifero. Se l’è cercata.

“Chiedile scusa”

“Fottiti, vampiro.”

Non cominceranno a litigare a quest’ora? Sospiro e sento lo sguardo di Caroline su di me. “Che c’è?”

“Non hai risposto al messaggio.”

Se n’è accorta. Finisco il caffè mentre i due machi si minacciano. “Stefan, lascia perdere. C’è di peggio al mondo che essere classificata come la puttana di Klaus.”

“Puttana è differente da amante trattino concubina.”

“Che vuoi che me ne importi! Tyler ha dato notizie di se o sta ancora giocando a fare l’offeso?”

Caroline non demorde, mi viene dietro mentre lavo la tazza. Avevo scelto questa tazza anche la prima volta. “Elly se ci sono dei problemi, vorrei che me ne parlassi.” 

“Avete la mia benedizione.”

Caroline trattiene il respiro ed io mordo le labbra. “Scusa, ho dormito molto male…

“E’ corretto dire che hai avuto incubi tutta la notte. Sei una pessima amante trattino concubina.”

Perfetto, ora lo sanno tutti. “Grazie” sussurro in faccia al redivivo Klaus, fresco come una rosa, atletico, sbarbato e più energico di tutti noi messi insieme. Ma solo io mi sento pesta e dolorante? “Alla prossima luna piena ti lascerò crepare in preda ai dolori e me ne starò a guardare, mentre rotoli nel letto lacrimando sangue. Spera che Davina abbia voglia e tempo da dedicarti perché non sarò qui, il prossimo mese.”

“Non mi faccio illusioni.”

Se l’è legata al di… mi insacco nelle spalle quando Klaus, del tutto inaspettato, mi bacia sulla tempia. Un brivido si abbatte lungo la colonna vertebrale e mi fa ondeggiare. Terrore e sconcerto. Terrore per la carica di domande di Caroline che si abbatterà sulla mia testa e sconcerto per la subitanea reazione del mio corpo.

“Caroline, mia cara. È stato un viaggio piacevole?”

Non odo la risposta della mia amica, sono bloccata in uno stato catatonico senza via d’uscita. Ho bisogno di una doccia. Lunga. E fredda.  

///

Torno dopo venti minuti, l’aria del salotto è pessima. Tyler mi avverte di un lungo ritardo tramite sms, Hayley continua a discutere con Jackson della sua condizione, Elijah cerca di fare da paciere, Caroline è sulle spine e Klaus ha l’aria risentita. Guardo Stefan, ci sorridiamo complici attraverso la stanza.

“Stuzzicare il clan Guerrera non è una buona idea!”

“Non potete andarvene in giro come dei bulletti…

“Non siamo il tuo fottuto esercito, Klaus”

Non capisco niente perché parlano tutti insieme. Tiriamo le somme: i vampiri sono stati spazzati via e Marcel è nascosto chissà dove. Caroline ed io siamo troppo ‘giovani’ per affrontare i licantropi ma siamo abili nel gioco di squadra. Stefan è l’arma segreta che speriamo di non dover usare. “Quanti del tuo branco sono passati con Oliver?”

“Venticinque persone in tutto. Solo sei sono rimasti leali…

“… a Hayley. Portale rispetto, è sempre la tua regina. Raduna gli uomini, si sentiranno persi senza una guida.”

Parlo per loro o per me? Mi sento così sola che cerco di occupare la mente come meglio posso. “Tyler arriverà domattina. Sono cinquanta o giù di lì…

“Non conosciamo la grandezza del clan Guerrera, Elena.” 

“Ed è questo a fermarti?”

La domanda è un po’ provocatoria, Klaus mi guarda negli occhi e non risponde. 

“Possiamo fare a loro quello che hanno fatto nel bayouHayley picchietta le dita fra loro, pensierosa. “Facciamo esplodere la città.”

“Non raderemo al suolo New Orleans per la quarta volta!”

“Perché no? Che cosa abbiamo da perdere? La casa? La famiglia?”

Sento una nota di pianto nella sua voce e deve udirla anche Klaus perché non ribatte. “Dove lo prendiamo tanto esplosivo?”

“Frena! E’ piena di turisti, vuoi farli saltare in aria tutti?”

Caroline è esterrefatta, il vampiro si limita ad annuire. “Non voglio mandare un avvertimento a Francesca ma farle esplodere la sedia sotto il culo. New Orleans era nostra, prima che arrivassero quei maledetti licantropi!”

“Quei maledetti licantropi erano qui da prima da voi. Offendendo loro, offendi la tua stessa discendenza, vampiro.”  

Jackson non ha tutti i torti. “Datti una calmata, Nik. Quante streghe hai dalla tua parte? Non rispondere ‘neanche una’, per favore.”

“Se riesci a convincere Davina, saliamo a una. Elijah, puoi intercedere in nostro favore?”

“Ci parlerò io.”

Rido dentro di me. “Non mandare avanti Elijah. Inginocchiati un’altra volta e otterrai tutto quello che vuoi da lei.”

Klaus mi guarda in modo strano.

“Ha sedici anni e tu sei un adulto” insisto e lui stringe le palpebre. Ma non ci arriva, devo fargli un disegnino?

“La tua moralità ha subito una drastica discesa, donna.”

“Come se questo non ti entusiasmasse” ribatto provocatoria e noto Caroline con la coda dell’occhio, fuori di se. “Datti una calmata, non gli sto suggerendo di sedurla!”

“E’ questo il messaggio che è passato” mi informa Stefan, un po’ stupito dalla mia sparata. “E’ troppo bieco persino per lui.”

“Tu non hai idea di cosa arriverei a fare, ora come ora” sibila ed Hayley lo guarda, senza espressione alcuna. “Elena stava solo suggerendo di essere gentile con Davina.”

“Ed io la stavo solo prendendo in giro” risponde, duro. “Non scorre buon sangue fra noi, anche prostrandomi non otterrei niente. Insisto perché mio fratello si occupi della strega!”

Elijah annuisce e mi guarda, pensoso. “Ti va di venire con me?”

Tutto, pur dir togliermi da quell’atmosfera pesante che ho provocato involontariamente. “Prendo le gomme.”

///

Chewingum?”

“No, grazie.”

Peggio per te. Queste alla fragola sono buonissime. Scarto una gomma e la mastico per allentare la tensione. Elijah mi guarda di sottecchi. “Com’eri, a sedici anni?”

“Come adesso, ma con la divisa da cheerleader…” e nessun problema per la testa se non cosa indossare quotidianamente, e come passare indenne le interrogazioni. Elijah si arresta di fronte al cancello sbarrato del cimitero, lo spinge con una mano ed io lo seguo, fermandomi quando un muro invisibile mi impedisce di avanzate. Gonfio un palloncino rosa che attraversa l’aria senza colpo ferire. Potrei industriarmi a produrre un’enorme bolla alla fragola, infilarmi dentro e rotolare nel cimitero…

“L’avevo dimenticato. E’ territorio consacrato, devi essere invitata ad entrare.”

“Perfetto” sussurro facendo un passo indietro. “Sono praticamente inutile.”

“Non sei inutile.” Elijah torna fuori e mi affronta. “Ci hai aiutato con Klaus e hai riportato Jackson da Hayley.”

“Il rivale?” tento.

“Il promesso sposo, in verità.”

“Sei l’amante trattino concubino?”

Elijah sorride e posa il piede in una rientranza del cancello. “Hayley ha bisogno di altro tempo per accettare il cambiamento e non gradisce troppa vicinanza.”

Eppure l’ho vista abbracciarlo.

“Mi dispiace per la tua perdita. Ti sono vicino, se ha bisogno di sfogarti.”

“Se ci fosse un colpevole materiale, mi sfogherei uccidendolo” mormoro, depressa. “Tornerà. Bonnie troverà un modo per ricreare il ponte… dobbiamo solo aspettare.” Elijah mi guarda e so cosa pensa. “Una piccola illusione per andare avanti, fammela passare…” sussurro sentendo le lacrime premere dietro agli occhi. “A che ora avevamo l’appuntamento?”

“Eccomi, scusate il ritardo!”

Occhi blu, capelli neri lunghi fino alla vita, un vestito che può indossare solo una quindicenne che non ha ancora scoperto cosa le sta meglio addosso. Il suo sguardo è deciso, la bocca ben disegnata e contratta nella solita smorfia adolescenziale. Nel complesso, è molto bella e scontenta. Davina si ferma a pochi passi da me e aggrotta la fronte. “Gli adulti in preda alle emozioni mi spaventano sempre. Perché piangi?”

“Non mi sento molto adulta in questo momento…

“Ah, ok. Ce l’hai una gomma?”

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Capitolo 3
*** L'impressione di Caroline ***


Da quel punto della terrazza poteva ammirare la città di notte, i suoi predatori dagli occhi brillanti come gatti, le orchestrine che suonavano agli angoli delle strade. Caroline tremò per il vento fresco e una sensazione mista di eccitazione e potere che non aveva mai sperimentato prima. Toglieva il respiro. Una violenta folata di vento investì Stefan del suo odore. Pesca e miele, pensò. La femminilità di una donna gli riportava sempre alla mente il sapore caldo del frutto e la cremosità del miele.

“Dobbiamo parlarne?”

“Di come sta comportandosi Elena?”

Non ti svegli la mattina provando dei sentimenti per il tuo migliore amico e Caroline sapeva che continuare a sviare il discorso non avrebbe risolto il problema.

Stefan sorrise, appoggiandosi alla ringhiera. Il suo temperamento calmo e riposante gli permetteva di individuare con chiarezza le situazioni e risolverle, ma quella era un’altra faccenda. Lexi gli aveva fatto una domanda a cui tutt’ora non aveva risposta. “Lo sai.”

Caroline si aggrappò alla balaustra, stese le braccia e tirò indietro la schiena. Poi tornò ad appoggiarsi col busto. “Non voglio vivere nel dubbio ma non voglio litigare con la mia migliore amica. E’ un’impressione non supportata da prove.”

“Ci baciamo e vediamo come va.”

“E come vorresti farlo? Al tre?” mormorò, sottotono. Non era una buona idea, non con Elena in quelle condizioni. “Non essere sciocco” sussurrò colpendolo con il pugnetto sul braccio.

“Un bacio normale, da buonanotte del primo appuntamento.”

“Non so tu, ma io ho avuto dei primi appuntamenti esplosivi…

Non poteva dire di essere stato da meno. “C’è un open bar proprio sotto di noi.”

Gli occhi di Caroline brillarono come il suo sorriso. Open bar? Festa! “Chiamo Elena, magari ha voglia di svagarsi un po’.”

Stefan la lasciò fare, rimuginando il percorso che avevano fatto per arrivare fin lì. Non si capacitava della bizzarra novità.

“Non risponde, ha spento il cellulare” sbuffò, contrariata. “Non è da lei. Nulla di tutto questo è da lei! Da quando è amica di Klaus?”

“Sei gelosa?”

La ragazza avvampò e alzò un dito, minacciosa. “Non dirlo mai più. Klaus era un’ossessione, sono passata oltre.”

“Sei spesso ossessionata?”

C’era un messaggio chiaro nella sua domanda. Se l’impressione si fosse rivelata vera, lo avrebbe cestinato come aveva fatto col vampiro? “Vorrei offendermi, ma non ci riesco.”

“Non volevo offenderti.”

Stef, lasciamo le cose come stanno per il momento… ok?”

Il ragazza annuì, riportando l’attenzione in strada. Caroline sbuffò, infastidita. “Tu mi piaci… in un grado di una scala non pervenuta…

Care…

Stefan scosse la testa con il solito atteggiamento rilassato. Caroline sorrise, di nuovo calma. Era facile così. Nessuna pressione, nessuna aspettativa. “Scendiamo?”   

///

Entro al Rousseau’s e scopro che hanno cambiato l’arredamento. Individuo Klaus al bancone, un mucchio di lupi mannari al tavolo da biliardo e una manciata di turisti accaldati che cercano refrigerio nell’aria condizionata. Mi arrampico sullo sgabello, spingendo avanti la banconota di taglio medio. “Quello che ha preso lui e un bicchiere d’acqua, grazie.” Tamburello le dita sul legno, sfiorando la fronte che duole per la tensione. “Hai lasciato Hayley sola?”

“Non vuole neppure Elijah intorno, cosa ti fa credere che sia intrigata dalla mia presenza? Mi hanno anche chiuso il conto, cazzo...”

“E’ stata la cosa più gentile che ti hanno fatto” soffio bevendo il mio bicchiere d’acqua e strisciando verso di lui il bicchierino. “Mi devi un pacchetto di gomme.” Siamo riusciti ad accattivarci l’aiuto di Davina ma ci ha reso chiaro che per invertire il processo, deve mettere mano alle pietre. Ho dato fondo alla scorta di chewingum nel frattempo. Una bruna dai capelli lunghi mi sta fissando da quando sono entrata. Mi volto a guardarla. Ha la sicurezza di chi si sente forte e protetta. “Chi è?”

“La nuova padrona della città.”

“Sta venendo qui.”

Annuso profumo costoso, lacca per capelli e sigarette al mentolo quando si avvicina. Klaus non cambia espressione, il suo sorriso sembra una decalcomania. Ma come fa?

“Ti trovo in forma, Klaus.”

“La luna piena dura solo una notte, Francesca…

La riconosco solo ora. E’ colei che ha ordinato l’uccisione di Hayley e ha fatto apparire l’aggressione dei licantropi come una battaglia fra bande rivali.

“… e parafrasando un certo personaggio, un Mikealson paga sempre i propri debiti.”

“Tu intanto paga il conto.”

Francesca fa un cenno e sul bancone appare uno scontrino di cui non individuo la cifra.

“Accettate assegni?”

Mi viene da ridere per il modo leggero in cui l’ha detto. Spingo il pugno contro la bocca, girando la testa dall’altra parte. Noto che i lupi mannari al tavolo da gioco si sono fermati  che i due uomini che erano seduti al tavolo con lei – e che sembrano appena usciti da una prigione italiana - si stirano nervosi le giacche. L’ostentata sicurezza di Francesca è solo una balla? “Come ci si sente con una neonata morta sulla coscienza?” dico a voce abbastanza alta da far girare molte teste nel locale. Giro una ciocca attorno al dito e poggio il mento sulla mano. Klaus mi lancia un’occhiata che non interpreto. Sorrido alla donna. Io morirei di caldo in quel completo pantalone. “Uccidere bambini ti porterà via un sacco di tempo, quando trovi il tempo di passarti la piastra?”

“Tieni la tua sgualdrina a cuccia ed insegnale l’educazione” sibila con un occhio a me e uno a Klaus.

Si è innervosirla e gli uomini al tavolino si sono alzati. E’ tempo di levare le tende. Sorrido di più ed infilo il braccio sotto quello di Klaus che resta immobile e non muta espressione. “Ti dispiacerà quando scoprirai che so fare altro, oltre che aprire le gambe, assassina di bambini.”

A frequentare brutti tipi come Damon ed Enzo si imparano parecchie brutte cose, ma avere un’amica come Caroline ti mette a riparo da tutte le stronze del mondo.

“Non prestarle attenzione, è pazza.”

Klaus mi indica col dito e scende dallo sgabello. Il conto resta sul tavolo. Il suo braccio gira attorno alla ma vita e il messaggio è ‘cammina senza fare storie e non ti voltare’. Mi aspetto la ramanzina ma non si fa uscire il fiato se non a parecchi palazzi di distanza. “Mi piaceva la storia delle gambe, ma non mi faccio illusioni” ride per nulla risentito del mio intervento. “Cosa volevi dimostrare, pazza?”

Ecco, adesso è arrabbiato. “Ho usato parole chiave per attirare l’attenzione, l’avresti capito se avessi prestato a me e non al mio seno sinistro” sbuffo, posando le mani sui fianchi. “Il biasimo della gente fa decadere la popolarità. Lo sapresti, se avessi vissuto in una piccola cittadina. Francesca ha preso il potere dopo la battaglia di New Orleans, la gente è stupida e preferisce non vedere, ma la morte di una neonata non lascia indifferenti: un’accusa diretta supportata da un padre distrutto, ti incide il dubbio nel cervello.”

“E’ questo, il tuo piano? Usare la maldicenza per detronizzare Francesca?”

“Sono una ex cheerleader, so cosa dire e come dirlo per distruggere la reputazione di una do…

Ssh.”

Klaus mi zittisce all’improvviso e mi trascina dietro un angolo. Tiene la mano leggermente premuta contro la mia bocca mentre tre uomini attraversano con passo svelto il vicolo. O i suoi sensi sono più sviluppati dei miei, oppure il naso mi imbroglia. “Sono turisti.”

“No. Francesca ha molti tirapiedi e non tutti appartenenti al branco” sussurra abbassando il braccio. “Togliti dalla testa l’idea di morderli, li ha riempiti di verbena.”

I giochi di guerra di Jeremy forniscono un sacco di idee. Resto appoggiata al muro, in silenzio. Penso a Rick. E’ umano e può facilmente confondersi con la folla di turisti. “Non hai intenzione di pagare quel conto, vero?”

“Assolutamente.”

“Dovrai pagarlo, invece” mormoro lenta mentre le idee mi assalgono e si accavallano. “Vieni, togliamoci da qui.”

///

“Parte del tuo piano consiste nel farmi vagare per la città come un’anima in pena…

“Esatto.”

“Devo piangere a comando?”

“Se riesci. Seguo il vecchio detto ‘ne ferisce più la lingua che la spada’. Pensa ai cinque minuti più felici della tua vita e ricordati sempre che sono passati. Funziona alla grande.”

“E’ facile. Il pugnetto di Hope stretto attorno al mio dito.”

Raggelo e mi fermo in piena Bourbon Street. Mi sento malissimo per lui. Klaus mi cerca con lo sguardo quando si accorge dell’assenza. Poi si rende conto di essere in prossimità del muro con le offerte alle vittime, fissa il quadretto con l’angioletto e aggrotta la fronte.

“Sforzati di mostrare un sentimento qualsiasi, alla gente piace la teatralità.”

Klaus annuisce, guardandomi da capo a piedi. “Il pacchetto completo?”

Non so cosa intenda per ‘pacchetto completo’ ma perché no, se funziona? Annuisco, Klaus guarda di nuovo la parete e socchiude le palpebre. “Avrò bisogno della tua collaborazione.”

Infilo le mani nelle tasche posteriori degli shorts, rendendomi disponibile. Lui emette un ‘mah’. “Sei una stronza puttana senza cuore, Gilbert.”

L’offesa gratuita e improvvisa mi irrigidisce, Klaus mi abbraccia ed io resto senza fiato. Non me l’aspettavo e mentre una parte di me stringe i pugni che vorrebbe piazzargli nei fianchi, il resto subisce un brusco cedimento. E’ bravo a recitare. Mi arrendo alle costole incrinate e picchietto una mano sulla sua schiena. Noto occhiate curiose dalla gente. Perché il dolore di un uomo attira maggiore considerazione? Siamo sottovalutate, noi donne. “Ok, basta… abbiamo raggiunto lo scopo.”

Scopo… ?” rantola contro il mio orecchio.

Una scossa tellurica mi agita dentro. Non stava fingendo?

Klaus mi lascia bruscamente ed io mi accorgo che il suo dolore è vero, e che è la prima volta che lo vedo piangere. “Pensavo…

“… che stessi fingendo?” borbotta passando la mano sotto gli occhi. “L’ho persa, Elena… ho perso la mia bambina…

///

“La città mormora.”

Quell’idiota di Tyler ha preso altro tempo. Comincio davvero a scocciarmi e il bastardo non risponde al telefono quando lo chiamo, solo ai messaggi e solo dopo ore. “Che cosa dicono?”

Elijah innaffia le piante del giardino e ha spento il sistema di irrigazione. Sono passati due giorni e Klaus non mi rivolge la parola da allora. L’ho fatto sentire una merda.

“Parlano delle lacrime versate da mio fratello. Come ci sei riuscita?”

“Comportandomi da vera stronza” rispondo a mezza bocca, seduta all’ombra della casa. “La gente tiene in considerazione un padre distrutto.”

“E’ la prima volta che riscuote simpatie.”

“Dobbiamo avere tutta la città dalla nostra parte. Dovrà rifarlo, le lacrime sono opzionali” mormoro concentrata sulla chat con Davina. Forse ho capito dove è sparito Marcel. Sta cercando altre pietre.

Elijah chiude il rubinetto e mi guarda. Sento la ramanzina nell’aria. “Elena non starai esagerando?”

“Pretendendo che Klaus mostri fuori come si sente dentro? Lo fa sempre e contro il parere di tutti. Qual è il problema se piange pubblicamente la sua perdita?”

“Mio fratello non piange in pubblico.”

“Proprio per questo si accattiverà le simpatie altrui. E’ un personaggio duro travolto da una tragedia. L’amore per la piccola l’ha riportato fra i comuni mortali. La gente dirà ‘è uno di noi, morte alla donna cattiva che l’ha ferito’” concludo senza alzare gli occhi dal telefono. “Fidati, so quel che faccio.”

“Stai sottovalutando la sua capacità di resistenza. Ogni volta che nomini la bambina, lo accoltelli alla schiena.”

“Ho frequentato gente sgradevole per troppo tempo e questo è il bel risultato” soffio, asciutta. A volte ho l’impressione di aver spento la mia umanità in un momento di distrazione, poi incrocio lo sguardo depresso di Hayley e mi sento male per lei. “Arriva qualcuno.”

Dal Land Rover scendono Jackson e i suoi amici. Li segue a breve distanza la spider di Stefan. Passano tanto tempo insieme, Caroline è sempre sorridente. O forse sono io che non vedo più il mio sorriso da settimane. Vedo Hayley con la coda dell’occhio fermarsi sotto il porticato ed esitare. Uno alla volta si avvicinano alla donna lupo, lei si stringe nelle braccia e attende il responso del popolo.

“I tuoi amici?” Jackson viene verso di me con aria scontenta. “Si sono fermati a Las Vegas?”

“Se non la finisci di pungolarmi, ti mordo.”

“Smetti di infastidirla. Non mi sembra che tu e il tuo mini-branco vi state dando da fare quanto noi.”

Noto che Caroline ha i capelli bagnati. Dov’è andata a nuotare? Nel Mississippi?

“Abbiamo fatto quel che abbiamo potuto, ma è stato come cercare un ago in un pagliaio” mi annuncia Stefan tirando fuori una borsa sportiva dal portabagagli. 

“Tanto più che le pietre potrebbero essere in una cassaforte e non sul letto del fiume” conclude, Caroline.

Cosa cosa? “Avete passato la giornata a fare immersione?”

Caroline sorride di nuovo. “E’ stato divertente! Non hai idea delle schifezze che abbiamo visto e delle cose che abbiamo trovato!”

“Ma come pensavate di distinguere le pietre in mezzo alle altre?” 

“Bagliori spettrali… frecce luminose…

Mi sta prendendo per il culo?

“Ce le siamo fatte descrivere da Klaus!” esclama dandomi un colpetto. “Ha litigato con te,  non con noi.”

“Non abbiamo litigato. L’ho fatto piangere perché sono una puttana stronza e senza cuore” sibilo in direzione di Jackson. “Questo è gioco di squadra. Caroline si è addirittura bagnata i capelli mentre voi non riuscite a digerire il fatto di avere un boss potenziato e ve ne state con le mani in mano!”

“L’acqua aveva un odore davvero sgradevole. Vado a fare la doccia.”

“Sei splendida come sempre, Care.”

La frase che abbiamo convenuto di usare dopo una nottata in bianco o una sbornia clamorosa. Lei mi strizza l’occhio e annusa disgustata un braccio. “Ehi… passi in camera mia, quando hai finito di sgridarlo?”

///

“Non sono pronta alle grandi rivelazioni. Dimmi solo se tu e Stefan state insieme.”

Caroline rimane interdetta e posa la piastra che sta passando fra i capelli. “Non stiamo insieme.”

“Vi siete baciati?”

“Elena, comprendo il tuo stato d’animo ma maltrattare tutti non riporterà in vita Damon e Bonnie.”

“Non sto maltrattando nessuno, a parte Jackson.”

Caroline mi fa cenno di sedere sul letto gemello al suo. Era la stanza di Matt e Jeremy, un mese fa, ora la divide con Stefan. Elijah si è stupito che noi ragazze non dormissimo insieme, ma Caroline ha chiarito che siamo compagne anche al college e che avevo bisogno di privacy. Ho pensato malignamente che così avrebbe avuto Stefan a portata di mano e me ne sono pentita un attimo dopo. La maniacalità di Care non la auguro a nessuno.

“Sei ancora con noi?”

Batto le palpebre, non capisco dove… “non ho girato l’interruttore, se hai paura di questo.”

“Hai azzannato Klaus nel punto più debole.” Caroline arrotola un ciocca di capelli fra le dita e sorride. “Penso che lui ti piaccia un po’.”

“Sbagli.” Il bacio è stato un errore, come le fantasie che ci ho ricamato sopra. Non farei mai questo a Damon…

“So come vanno queste cose” sussurra. “Lui ti guarda con i suoi occhioni azzurri e ti frega con l’accento inglese… lo so, ci sono cascata.”

“Care, tu non cadi. Lui ti piaceva e alla fine te lo sei preso…” come ti prenderai Stefan, penso. “Ti stavo fornendo una scappatoia ad un possibile incidente di percorso” mi rimprovera, un po’ ironica.

“Un incidente è quando cadi e ti sbucci un ginocchio. Non inciampi su un vampiro di un metro e ottanta e la tua vagina scivola accidentalmente sopra di lui.”

“Detta così, è orribile...”

“Concentriamoci sulle cose davvero importanti, ora.”

“La tua vagina sotto di lui?” 

 

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Capitolo 4
*** Tocco di Classe ***


“Dobbiamo andarcene?!”

Se noi teniamo d’occhio Francesca, è molto probabile che anche lei ci abbia messo qualcuno alle calcagna. Chiudo la valigia e infilo il beauty nella bisaccia colorata posata sul letto. Davina è chiusa nello studio di Klaus e sta cercando di localizzare le pietre, studiando una possibile soluzione sul grimorio di Esther. Elijah ha accompagnato Hayley al nuovo rifugio segreto del branco. Sembra che i superstiti abbiamo accettato la condizione della loro ‘regina’. Immagino che Tyler si sia fermato davvero a Las Vegas, visto l’insopportabile ritardo!

“L’ospite è come il pesce, dopo tre giorni puzza. Abbiamo fatto la nostra parte e mostrato cordoglio agli amici affranti dal dolore.”

Stefan chiude l’anta dell’armadio dopo averci sbirciato dentro. “Ci stanno spiando?”

“E’ probabile, per quello dobbiamo lavorare a distanza.” Trascino il trolley fuori dalla porta e loro mi seguono. “Ora riporto la macchina all’autonoleggio e tutti mi vedranno salire sul treno. A metà del percorso scenderò per prendere una boccata d’aria e perderò la coincidenza. Una persona mi riporterà qui. Non qui qui, qui in città. Vi ho prenotato una stanza in un albergo dall’altra parte del fiume. E’ territorio neutrale. Il resto ve lo mando via mail.”

Caroline trattiene il respiro e anche Stefan sembra un po’ perplesso. “Elly non puoi decidere tutto senza ascoltare il nostro parere!”

Mi fermo a metà della scalinata e la guardo da sotto il cappellino militare. “Sto ascoltando.”

Caroline si blocca, come sempre quando esplode a quel modo. Davina annuncia il suo ingresso con un mugolio scontroso. “Ho fatto il possibile ma non riesco a localizzare le pietre.”

“Non importa, faremo in un altro modo” mormoro spostando lo sguardo da lei al vampiro apparso alle sue spalle. Klaus mi lancia un mazzo di chiavi. Le chiavi dell’appartamento di Rebekah. “Dimentichi una cosa.”

Il pacchetto di chewingum. Non sono alla fragola ma le faremo andare bene.

“E’ troppo semplice per funzionare.”

“Proprio per questo funzionerà” mormoro ficcando un quadratino alla menta in bocca. Gli strizzo l’occhio e guardo i miei amici. “Ci vediamo fra qualche giorno.”

///

Sto schiumando al sole quando sento il rombo della motocicletta. Sospiro, alzandomi dalla macchia di ombra scarsa che mezzogiorno ha ridotto ulteriormente. “Sei in ritardo.”

“Sono puntuale, vedi? Il mio orologio dice che sono puntuale.”

Enzo mi mostra il polso nudo e sorride come un farabutto sotto il casco. La stupidità mette le ali ai piedi di un uomo, quando c’è da ricevere qualcosa in cambio. E’ bastato scrivergli “mi sento tanto sola senza Damon. Ti va di fare sesso?” per farlo precipitare qui. E’ crudele, pazzo e sacrificabile, è stato rinchiuso per 50 anni e ha voglia di divertirsi… che si diverta a New Orleans circondato da musica, alcool e belle donne. Lui è la soluzione alla domanda ‘come arriviamo a Francesca passando inosservati’… e poi mi deve la vita di Damon.

“Per tua informazione, non ho creduto ad una virgola del messaggio” mi avverte mentre prendo posto dietro di lui.

“Perché sei venuto, allora?”

“Non sono mai stato a New Orleans” risponde, facendo rumore col motore. “Aggrappati, chiappette belle.”

Rebekah’s

A–ah… sì, posso farlo…

E non chiede niente in cambio?

“Il ragazzo me ne doveva una, non odiarmi.”

Conosco la storia, non posso replicare agli errori madornali di Damon. “Altre domande?”

“Ah, sì… Perché lo facciamo?”

“Per vendicare un torto fatto ad un’innocente” mormoro, accentuando la drammaticità. “Klaus ha perso la bambina a poche ore dalla nascita.”

I lineamenti di Enzo si appiattiscono di colpo. “Da dove vengo io, i bambini non si toccano. Che cazzo sta succedendo in questa città?”

“Aiutaci e sarai ricompensato. Klaus può darti tutto ciò che vuoi.”

Tzè, una morte rapida se va di lusso. Conosco la reputazione della bestia… ti confondi con i mascalzoni, stellina?”

Enzo sorride ed io mi odio per averlo coinvolto. “Ad andare con lo zoppo…

“Per il tuo amico lo faccio gratis, la ricompensa la voglio da te.”

Mi assale una sensazione di disagio che tento di mascherare con scarsi risultati. “Scordatelo.”

“Perché voi donne pensate sempre a quella cosa? Cristo santo…” soffia aggirandosi nell’appartamento di Rebekah con curiosità. “La tua amica è ancora arrabbiata?”

Caroline? “Vuoi che ti combini un appuntamento con Caroline?”

“No, l’appuntamento lo combino da me. Sono italiano, cocca… e quelle che diavolo sono?” Enzo solleva i bracciali di cuoio che occhieggiano dietro la spalliera del letto e mi guarda, basito. “Piccola, sei una vera tigre!”

///

“Niente da fare, non hanno altre stanze.”

Elena la stava mettendo alla prova: una cosa era dormire nella stessa stanza con Stefan… lo stesso letto era fuori discussione!

“Nel suo messaggio ci chiede di cercare un certo Marcel…Stefan si sedette ai piedi del letto e accavallò una gamba mentre Caroline apriva la valigia. “Non so cosa pretenda da noi! Dove lo peschiamo, quel figo di colore se neppure la sua amichetta strega sa dove si nasconde?”

“Qualcosa ci inventeremo” mormorò mettendo via il cellulare. “Perché sei così arrabbiata?”

“Per questo!” esclamò indicando la stanza. “In tutta New Orleans non ci sono più camere disponibili?”

“Immaginare di stare in campeggio.”

“Buona idea. Io dormirò per terra.”

Caroline prese sovraccoperta e cuscino e preparò il giaciglio dall’altro lato della stanza. Stefan la guardò di sottecchi. Era a meno di un metro e mezzo, diosanto. “Una fortezza inespugnabile...”

“E’ una sistemazione scomoda&arrangiata con un messaggio forte&chiaro, casomai Elena si presentasse all’improvviso” insistette finendo di stropicciare il cuscino.

“Sono pazza ed ho urgente bisogno di cure mediche?”

“Sono un’amica onesta&leale e non mi porto a letto il tuo ex ragazzo.” Caroline si alzò dal pavimento e spolverò le ginocchia. “Ora andiamo a cercare questo Marcel.”

“Klaus dice di battere la parte dei docks.”

“State chattando? Dammi qua.”

Caroline gli tolse il telefono di mano, digitando a tutta velocità un messaggio. “Sono un’amica onesta e leale e tengo alla sua salute psicofisica” annunciò spiegando una maglietta. “Ha bisogno di rilassarsi.”

///

No, in quel dispettuccio fra ragazze non vuole entrarci.

Klaus posa il cellulare sul tavolo dello studio, nascondendo lo schermo. Era stato un bacio da conforto, non centravano l’amore o la vaga attrazione sessuale che si era esaurita il giorno dopo la festa. Non erano niente l’uno per l’altro. Solo un uomo e una donna che si incontravano dopo lungo tempo. Troppo concentrato a lottare con la persistente sensazione di morte che lo attanagliava, non si era accorto subito del sorriso svanito e dello sguardo opaco di Elena Gilbert. Lo trattava con aria di superiorità, dispensava rispostacce e tutto quello che le attraversava la mente, lo lasciava uscire senza applicare alcuna censura. Persino Elijah era stato lisciato dal brutale sarcasmo della ragazza. Elena aveva pietà solo per Hayley. Le parlava dolcemente, anche se la metà del tempo non era presente a se stessa.

Ora Hayley è in giardino, vicino alla staccionata. La raggiunge con un balzo silenzioso. Ha scoperto una colonia di gattini nel punto più distante della casa. I suoi occhi brillano in modo innaturale nella luce morente del giorno. “Loro da dove vengono?”

“Sono abusivi.”

C’è una ciotola in terra, Hayley sta distraendo il gattino più grande mentre gli altri lappano il latte. E’ un vero prepotente ed impedisce ai piccolini di mangiare.

“A Hope sarebbero piaciuti…

“Un po’ piccola per giocarci…

Hayley annuisce mentre il più piccolo le rimane appeso alla maglia traforata con un’unghietta. Lo districa e lo lascia zampettare via. “Mi manca, Klaus…

Manca anche a lui, ma non se l’è portata dentro per nove mesi, quell’esserino tutto occhi e sorrisi assonnati che si aggrappava con forza al suo dito. “Te l’ho promesso” mormora sfiorandole la schiena. Hayley ispira e salta via, afferrando la ciotola vuota. Klaus chiude il pugno e lo batte piano sul ginocchio. Non da modo a nessuno di avvicinarsi e per lui prova un vero e proprio ribrezzo. Cosa direbbe la sua psicologa di quel comportamento?

///

Ho convinto Rick a prendere parte alla spedizione punitiva, ma la domanda che ha posto è giusta: dove lo prendiamo tanto tritolo? Di certo non su Ebay. Allaccio e slaccio un bracciale provando la lunghezza della catena. Non ho nient’altro da fare e aspettare è sempre la parte più dura. Non riesco a dormire ma non posso andarmene in giro per la città. Rebekah aveva ragione, non c’è proprio nulla nel quartiere. La musica si sente solo quando è trasportata dal vento e questa sera fa calma piatta. Enzo è andato a ‘fare danni alla vecchia maniera’ nei locali più ‘in’ della città, certo di trovarci Francesca.

Una pupa d’alto bordo non si confonde con i turisti e poveracci, ha detto. Per me può fare quello che vuole, l’importante è che porti a termine la parte del suo piano. Stefan mi ha inviato l’orribile messaggio che Caroline ha spedito a Klaus, indispettita dal mio ‘scherzo’. Mi ha accapponato la pelle, ma Klaus è troppo preso dai suoi problemi per…

Click

… prenderlo sul serio. È entrato qualcuno. La catena del bracciale tentenna quando lo lascio penzolare e mi accorgo di essere seminuda. Seminuda per la visita improvvisa di un ladro nel cuore della notte, non per dormire… “Ehi!”

Hayley mi odia.”

Mi scosto da un lato mentre Klaus crolla a faccia avanti sul letto. E’ venuto fin qui per dirmi questo? Dovrebbe essere abituato. “Mi hai fatto prendere un accidenti, pensavo fosse un ladro e credevo di avere l’unica copia delle chiavi” sussurro afferrando un lato del lenzuolo e coprendomi dal seno in giù. E’ una mossa stupida che rivela nervosismo e fa arrapare ancora di più un uomo, secondo Damon. Beh, io non riesco a fare diversamente. Deve essere un gesto naturale, in noi donne.

“Non ti lascio l’ultima copia… tendi a perdere oggetti nel Mississippi, signorina...”

Ha ragione.

“Ti ho portato la cena.”

Cinese, italiano? Una porzione di gombo? “Grazie.”

“Il tuo amico?”

“Non è mio amico, lo detesto. Ogni due parole c’è un doppio senso atroce.”

“Non ti rilassa?” scherza.

“Ho passato a Caroline la mia prenotazione e non avevo idea che fosse una stanza doppia! Mi ci sono volute due settimane per trovare un albergo libero!”

“E’ un’ingrata” mormora e si gira sulla schiena. “Starà dormendo sul pavimento per dimostrare la sua lealtà.”  

“Mi fido di Caroline e Stefan è una persona stupenda” ribatto.

“Ti da fastidio, eh?”

“Assolutamente no” mento.

Klaus allunga una mano e tira via il fermacapelli. “Bugiarda.”

L’acconciatura crolla miseramente e una cappa di calore si allarga sul collo e la spalla. E’ venuto per irritarmi ed infastidirmi? “Farai saltare il mio piano, seguendo la tua testaccia. Non dovresti essere qui, ma a casa a piangere la perdita o in un locale ad ubriacarti.”

“Fa caldo qui” borbotta rialzandosi sui gomiti.

Non mi ha ascoltato o mi ha volutamente ignorato. “L’aria condizionata non funziona, le batterie del telecomando sono scariche.”

“Lo so.” Klaus si fruga in tasca e mi mostra due pile. “Rilassati.”

“Ero rilassata prima delle tue insinuazioni” mormoro mentre l’aria fresca comincia a soffiare nella stanza. “Sei la persona meno adatta per parlare di loro.” Non ho un’amnesia sui motivi che hanno portato alla prima rottura con Stefan.

“La tua amica è acqua passata e con Stefan avevo un conto in sospeso” soffia alzandomi il mento. “Ti ho salvato da una nottata soffocante, merito almeno un grazie.

Gli stringo il polso e lo allontano da me. Sento le articolazioni muoversi, il battito della vena sotto le dita. Lui gira la mano, mi afferra e torce il braccio dietro la schiena. “Non metterti a litigare con me... perderesti e non ti piacerebbe.”

“Non mi fai paura.”

“Non ricordi com’è avere paura di me” sussurra e indurisce il bicipite. Trattengo il respiro, ma non per la sorpresa o per timore. E’ la sensazione della pelle che si tocca, il formicolio al seno nudo sotto la maglietta. Il cellulare in carica ronza e brilla, facendoci voltare entrambi. Klaus non mi stringe più ma mi tiene bloccata in quella posizione. “Ignorala.”

“Non posso ignorarla” dico mentre penso ‘non riesco ad ignorarti.’ “Forse ha trovato Marcel.”

“Ne dubito.”

“Quale altro motivo avrebbe per chiamarmi alle due di notte?” Mi sto abituando alla posizione e il mio corpo pesa contro il suo. Mi sta accarezzando il braccio.

“Sgravarsi la coscienza” risponde e mi lascia andare solo quando il telefono smette di ballare. Si mette a sedere mentre stacco il telefono dal caricabatterie. Mi avvicino alla finestra e guardo di sotto. Caroline risponde subito. Se sta per confessare un gran segreto, voglio avere i testimoni. Inserisco il vivavoce.

>C’è una cosa che non ti ho detto riguardo Damon…<

Raggelo e Klaus mi guarda con la solita aria da saputello.

>Quando avete sfondato la vetrata del Grill con la macchina, Markos stava trattenendo mia madre contro la sua volontà. Damon l’ha trovata bloccata sotto una trave caduta e ha tardato per aiutarla…<

Klaus non sa nulla di quella storia e mi guarda, interrogativo.

“E’ stata colpa di Luke, tu non centri” mormoro, atona. “Bonnie troverà il modo di tornare… torneranno insieme, ne abbiamo già parlato.” Non è colpa di Enzo se Damon è morto, non è colpa di Liz, non è colpa di Bonnie. Se avesse messo la cintura di sicurezza, non sarebbe stato scagliato via e il suo spirito non avrebbe perso tempo a cercare il corpo…

>Elly, ci sei? Elly?<

“Sì” mormoro toccando la fronte, appesantita dalla nuova rivelazione. “Scusa per la camera, non sapevo che fosse una doppia.” Non aspetto la sua risposta, attacco e spengo il cellulare. Cado a sedere sul letto e Klaus mi guarda, immobile. “Scusarti è stato un tocco di classe, ora si sentirà molto più in colpa di prima.”

“Non poteva aspettare domattina?” sbuffo.

”Il messaggio è: non sto facendo sesso col tuo ex.”

Che mal di testa! “Apriamo quel sacchetto e ci spariamo una televendita notturna?”

///

L’appartamento di Rebekah ha le imposte e non mi ero resa conto di quanto schermassero la luce. Non un rumore, il frescolino piacevole dell’aria condizionata e il letto tutto per me. Mi stiracchio un po’ e giro sul fianco, toccando qualcosa con la mano. Serpeggio un avvallamento, poi una peluria morbida, ombelico e addominali. Mi piace l’odore che fa, mi avvicino con tutto il corpo e risalgo il torace. Il mio braccio ha trovato la comodità che cercava e si ferma. Il silenzio si protrae per un tempo indefinibile, poi la luce cresce con l’avanzare del giorno e il sonno si esaurisce pian piano. Mi stiro come una gatta, scalcio le lenzuola e sbadiglio.

Mmmmh! Sexy!”

Ma non aveva promesso di sbaraccare appena mi fossi addormentata?! Mi sento afferrare per le caviglie e tirare con forza. Lancio un urletto e apro gli occhi, mezza seppellita sotto il corpo di Enzo. “Ma che cavolo fai?!”

“Ne approfitto.”

Resto immobile per un lungo secondo, poi sposto il ginocchio contro il suo stomaco. E’ pressoché inutile e mi sto spaventando.

“Ho passato la notte a cercare di arrivare a quella Francesca ma i suoi scagnozzi sono ovunque e si fidano poco di un connazionale.”

“Non è italiana, è messicana…

“Ora si spiega” mormora con una smorfia. “Avrò bisogno di un bel vestito, tesoro. Non mi lasciano passare senza cravatta.”

“Rubane uno” mormoro cercando di apparire calma e quasi annoiata. Enzo mi accarezza l’interno della coscia e spinge il ginocchio lateralmente. Mi arriva il cuore in gola quando me lo ritrovo addosso.

“Quei gingilli sono ancora appesi lì dove li ho visti?”

Ehm… sì.”

Mhh…

Vorrei replicare che l’appartamento non è mio ma di Rebekah e che il diritto di avere giocattoli sessuali in casa, non è un invito a comportarsi da stupratore, ma non dico niente perché Enzo mi viene strappato di dosso e sbattuto con violenza contro lo stipite della porta. Vedo un pezzo di intonaco cadere e sento un odore buono di dolci. Seguo concitata la dimostrazione di virilità di Klaus e penso che gli uomini sono proprio stupidi. 

“Ti squarto se provi a toccarla di nuovo, stronzo!”

Nonono! Ci serve!” esclamo cercando di fermarlo. “Lascialo, stava solo scherzando!”

Enzo ridacchia. “Proprio…

Salto indietro quando Klaus gli gira il collo con un gesto secco. Beh, meglio così che fatto a pezzi. “Ma che ti è preso? E’ un’idiota patentato e mi sta tampinando perché metta una buona parola con Caroline!”

“La prossima volta lascerò che ti stupri” soffia, sarcastico. “La colazione è in cucina.”

Ci risiamo. Ha fatto la stessa cosa quando c’era Nadia. Non riusciva a prendersi cura di lei e riversava le attenzioni su di me. Hayley lo tiene a distanza e la cosa lo sta facendo impazzire. “Ma non hai capito che non voglio nulla da te?” Sono arrabbiata, tutto d’un colpo. “Non sono il tappabuchi sentimentale quando le cose vanno male, non puoi baciarmi o toccarmi quando ti pare! Questo comportamento mi offende profondamente, devi scegliere un binario e rispettarlo!”

Klaus mi guarda senza mutare espressione.

“L’hai fatto quando c’era Nadia ed ora lo stai facendo con Hayley” insisto, lanciata. “Cerchi in me quello che non riesci ad avere da loro ed è tutto reso più complicato dal fatto che non so cosa accidenti vuoi! Una connessione sentimentale? Sesso? Qualcuno che ti prepari la colazione la mattina?!”

Klaus fa un passo laterale, quasi inciampa nel corpo esanime di Enzo. Sembra voglia dire qualcosa ma lo tiene per se e quando se ne va, resta solo l’odore buono dei dolci nell’aria. Caroline ha ragione… sto diventando una vera arpia.

 

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Capitolo 5
*** La difesa dell'assassino ***


“Fratello?”

Mh?”

“Abbiamo un problema in giardino.”

Le erbacce infestanti non lo preoccupavano, era stata l’assurda reazione di Elena Gilbert a disturbarlo.

La prima notte si era svegliato con la testa a pochi centimetri dalla sua e il braccio attorno al seno della ragazza. Non si era chiesto come e quando fosse successo, l’aveva sollevato e basta. Si era riaddormentato svegliandosi ‘guarito’, affamato e con una donna del letto. Aveva impiegato tre lunghi secondi a riconoscere la testa piena di capelli sparsi sul cuscino. Elena dormiva sopra le coperte, vestita e sognava arcobaleni dorati o più probabilmente Damon Salvatore. Sembrava quieta ma il suo cuore batteva come una grancassa. Klaus era stato un po’ ad osservarla, senza fare nulla. Quando aveva udito il segnale di un messaggio in arrivo del cellulare ed Elena si era mossa, era svanito nel bagno per evitarle un risveglio burrascoso. Si era detto, senza alcuna prova a convalidare l’ipotesi, che il vampiro era morto all’oscuro dell’evento di Royal Street.

“Li ho scoperti stamattina.”

La colonia dei gattini era stata sterminata con ferocia. I due vampiri si guardarono l’un altro, poi Elijah consegnò la pala al fratello.

“Perché tocca a me?”

“Perché Hayley ti permette a malapena di respirarle accanto ed immagino che abbia bisogno di parlare con qualcuno. Penso sia stata lei a fare questo scempio.”

Klaus guardò i corpicini straziati dei micetti e di seguito il fratello. “Miagolavano troppo forte?”

“Sottovaluti il problema.”

“Neppure per sogno” rispose appoggiando un piede sulla pala. “E’ una richiesta di aiuto a cui solo tu puoi rispondere. I miei interventi sono inutili e mal tollerati. ”

C’era una nota malinconica nella sua voce. Elijah lo guardò, attento. “Dov’eri, stanotte?”

“A tenere d’occhio una certa persona.”

Francesca?, si domandò guardando le finestre aperte della camera di Hayley. “Hai scoperto qualcosa?”

“Che a far del bene ci si rimette sempre” soffiò dando il primo colpo nel terreno. L’erba cedette subito, Klaus la scaricò da un lato. Era colpevole di aver infranto la promessa di abbandonarla appena il sonno l’avesse abbracciata, ma l’alba era arrivata in fretta e quando aveva aperto gli occhi, era ormai giorno pieno. E di nuovo, Elena Gilbert lo abbracciava.

“Elena mi ha appena chiamato.”

Klaus sollevò un corpicino e lo adagiò nella buca. “Mh.”

“Sta risalendo il fiume col battello.”

Il vampiro continuò il lavoro in silenzio e quando riprese la pala per coprire la piccola fossa, Elijah lo fermò. “Ho fatto finta di non vedere per non tediarti, ma ora che la situazione è cambiata devo chiederlo.”

Quale situazione?, si chiese spalando una manciata di terreno col piede.

“Provi dei sentimenti per Elena?”

Klaus aprì bocca e la richiuse. Applicò un po’ di forza per costringere il vampiro a lasciare la presa sul badile e concluse in silenzio il lavoro. “Non ha nulla da temere da me.”

“La domanda era un’altra.”

“Non ho voglia di parlare di sciocchezze. Prima che mi disturbassi, stavo compiendo una ricerca molto importante” borbottò entrando in casa. “Non ho intenzione di affidarmi al branco di Tyler, non mi fido di lui… è così stupido da cercare di fottermi nel bel mezzo di una guerra e non ho voglia di far piangere Caroline.”

Klaus sedette alla scrivania, mostrando una cartina di Google Maps. “Dovrai prenderti cura di Hayley mentre cerco il mio branco.”

“Buona idea, fratellone. Ti servirà tutto l’aiuto possibile per salvarti il culo, stavolta.”  

Klaus ghiacciò e i suoi occhi si staccarono con paura dal monitor. Sembrava la voce…

Kol?!”

///

“Certo che ho scoperto il suo punto debole. Le persone molto insicure sono le più appariscenti.”

La saggezza gli proviene da 50 anni di prigione forzata?

Il Mississippi Queen risale allegro il fiume. Enzo si sta lamentando da quando ci siamo imbarcati, lo annoia la folla – ma non smette di osservare con la coda dell’occhio le turiste poco vestite di nazionalità danese – lo imbarazza la scarsa velocità del battello – Un giro in moto è quello che ti ci vuole, cocca! – ma non ha fatto parola della scenetta patetica di stamattina. Rick ci raggiungerà a Natchez, sta visitando il campo di battaglia ad Vicksburg che – a suo dire – dovrei ricordare perché era programma di studi. Ho risposto con un falsissimo ‘ricordo tutto’ e cercato specifiche su Wikipedia. A questa velocità, ci vorranno due giorni per arrivare. Quando ha letto il programma che gli ho sbattuto sotto il naso, Enzo ha mimato l’atto di gettarsi nel Mississippi.

“Molliamo questi scemi, rubiamo una motocicletta e intercettiamo il tuo amichetto.”

Sarebbe una buona idea, ma non mi fido di lui e gli rivolgo la parola il meno possibile. Lo scherzo non mi è piaciuto e mi maledico per averlo coinvolto. Enzo mi si accosta con una spallata. “Ehi, bimba. Io scherzavo davvero.”

Eh sì, è sembrato uno scherzo anche a Klaus. Era proprio arrabbiato. “Ti daranno l’Oscar alla recitazione insieme ad un collare ortopedico!”

“Che storia c’è fra te e il biondino?”

“Nessuna” rispondo con un groppo in gola. Relazione? Io sto con Damon! “Siamo compari di sventura.”

“A-ah. Un modo per dire che scopate per consolarvi delle rispettive perdite?”

Ora lo getto nel fiume! “No, non scopiamo!” soffio abbassando la voce per la quantità di gente che ci circonda. “Se non avessi preso le tue difese, a quest’ora saresti carne a macello!”

“E si incazza a quel modo se ti trova con un altro?” Enzo fa una smorfia e si scosta verso il lato libero. “Gli tira per te, secca.”

“Comportati bene con lei o ti mando a giocare con gli alligatori, moretto!”

Elena smise di respirare. Sembrava la voce… sembrava… “Jenna?!”

///

A differenza di Elena, Caroline non adorava i viaggi in macchina. Lei era per l’arrivo, il mezzo e il tempo non erano importanti. Su quel rettilineo però, stava rivalutando la spider di Stefan. La velocità e il vento le mettevano una tale eccitazione addosso che avrebbe voluto sporgersi e urlare. Lo fece veramente quando il ragazzo si fermò sul ciglio della strada e scappottò, raccomandandole di legare i capelli. Caroline aveva obbedito in fretta, terrorizzata dall’idea di perdere la sua costruita perfezione, ma quando la macchina aveva ripreso a muoversi, era saltata in piedi, tirando indietro la testa. Il foulard alla Grace era volato via, Stefan le aveva urlato una domanda circa il volerlo riprendere o meno ma Caroline aveva risposto di andare avanti, sempre avanti, fino al termine della strada, della giornata, del mondo. Poi, chissà come, si era ritrovata addosso a Stefan, sulle labbra di Stefan e infine in un’area di sosta, scomodamente a cavalcioni su di lui. Caroline faceva quelle cose e poi se ne pentiva. Più o meno. Il clic che era scattato durante il bacio non poteva ignorarlo, ne nasconderlo ad Elena. Tanto valeva chiamarla e confessare a capo chino. Il cellulare ronzò nella borsetta abbandonata sotto il sedile del passeggero, Caroline gelò. “Oh cacchio! E’ lei! L’ha saputo? Come l’ha saputo?!”

Stefan si guardò attorno: erano in piena campagna. “Non isterizzare” mormorò spostando le mani dai suoi fianchi. “Non dirglielo per telefono.”

“Morirò seppellita da un senso di colpa… cara!” esclamò e Stefan scosse la testa, dandole una schicchera sulla fronte.

Cara? Elena alzò gli occhi al cielo: si erano baciati. “Care…

Perchè quella voce tesa? Klaus aveva fatto lo stronzo? Caroline inserì il vivavoce. “Stai bene? Dove sei? Chi c’è con te?”

No… sul Mississippi Queen con Jenna...”

///

Hayley aveva mentito a Klaus e si era accordata con Rebekah per ricevere news sulla bambina. Ogni messaggio che allegava una foto, era preceduto da uno vuoto. Hayley le scaricava tutte in una cartella non identificata, in un hard disk esterno che teneva nascosto in camera. La pappa schizzata sul bavaglino, il primo bagnetto… era una crudeltà tenerle nascoste al vampiro ed ogni volta che si avvicinava, pieno di buon intenzioni, il senso di colpa la devastava ed era costretta ad inscenare una parte che era sempre più difficile sostenere. Non era giusto e non avrebbe continuato. Hayley ripescò l’hard disk dal cassetto e scese lentamente le scale. Quando scorse il ragazzo si fermò e nascose il dispositivo dietro la schiena. “Scusate, non sapevo aveste ospiti.”

“Ciao, mammina!”

L’appellativo la fece fremere. Hayley mantenne la calma ma non accennò un passo. “Non mi fai ridere, stronzetto.”

Hayley, ti presento nostro fratello Kol.” Klaus venne verso di lei e si appoggiò alla scalinata, scosso dalla novità ma ancora padrone di se stesso. “L’ultima volta che l’ho visto, era morto carbonizzato nel salotto di Elena Gilbert.”

Hayley lo guardò, pensando ad uno scherzo. “Molto divertente, Nik… ora devo parlare con te è urgente.”

Odorava di sangue. Ce n’era un po’ coagulato sotto le unghie. Hayley seguì la direzione del suo sguardo. “Non sono riuscita a frenarmi” sussurrò, colpevole.

“Può capitare.”

“La difesa dell’assassino!”

Se non ci avesse pensato Jeremy Gilbert ad infliggergli una morte dolorosa, avrebbe provveduto lui stesso. Elena aveva detto che ‘c’era stato un incidente con l’altro lato’ e Klaus ci aveva creduto. Era normale che i fantasmi tornassero a tormentarlo e che sua madre e suo padre tentassero di rimediare al ‘danno’ che avevano provocato… ma lui non aveva alcuna intenzione di soccombere ai due ‘vecchiacci’. “Di cosa volevi parlarmi, cara?”

Hayley gettò un altro sguardo al ragazzino che sorrideva – era così somigliante ai due fratelli! – e prese la mano di Klaus. Una fiammata di calore gli attraversò le gambe e scaldò lo stomaco. La seguì senza dire una parola e quando fu di fronte al pc portatile della donna lupo, Hayley si scusò a bassa voce e aprì la cartella. Klaus inspirò dopo mezzo secondo di apnea e si aggrappò al bordo della scrivania. Erano tante, tutte bellissime e in quasi tutte sorrideva.

“Imbronciata è identica a te” sussurrò la ragazza indicando uno scatto un po’ mosso. Era evidente che Rebekah stesse tentando di fare due cose insieme e le venissero entrambe male. Mai come in quel momento provò un affetto maggiore per la sorella. “E’ splendida e ti somiglia.”

Hayley non rispose, persa nel mare di fotografie. “Ce la riprenderemo… a costo di bruciare la città e tutti i suoi abitanti… uno per uno…

Avrebbe cominciato dalla streghetta, pensò perdendo il sorriso. A sentire Kol, teneva sotto controllo Mikeal da giorni. Aveva dimenticato di dirglielo? 

///

Perché la ragazzina viveva ancora in una soffitta? “Davina?!”

“Un attimo!”

Klaus sbuffò, irritato dall’attesa. Voleva averla di fronte, non sbraitare risentimento attraverso una porta chiusa. “L’attimo è passato!”

Davina si guardò allo specchio. Aveva un appuntamento con un amico carino ed etero di Josh e tutti i suoi vestiti erano improponibili. Sbuffò e spalancò la porta, arrestandosi di fronte al vampiro. Aveva tre paia di scarpe in mano, due vestiti piegati sul braccio e una quantità indefinita di collane appese al collo. Era molto più scontenta del solito.

“Sembra che abbia tredici anni!” frignò.

“Riporti indietro mio padre dal mondo dei morti ed io sono l’ultimo a saperlo?!”

“Quello era prima che ti comportassi decentemente con me. Tranquillo, è in un cerchio magico da cui non potrà mai uscire” borbottò alzando i capelli e girando in tutte le posizioni. “Sono orribile!”

“Elena Gilbert ha parlato di un incidente con l’Altro Lato. Mio fratello morto carbonizzato è appena apparso nel salotto. La madre che mi detesta ha trovato il modo di reincarnarsi. Che cosa pensate di fare, tu e le altre streghe, per queste fughe improvvise?”

“Un bel nulla, non dipende da noi. L’Ancora è scomparsa e molti hanno trovato il modo di tornare.”

“In maniera permanente?”

“Uccidilo e scomparirà nel nulla. Il nulla nulla, non il Purgatorio. Può andare?”

Un vestito era più importante di una coppia di genitori rancorosi che tentavano di sopprimerli? “Per il tè delle cinque con le bambine dell’asilo è perfetto. Ricordami la tua età.”

“Diciassette a breve.”

Sedici, tradusse osservando le collane che aveva gettato sul letto. “C’è possibilità che l’Ancora riprenda a ‘vivere’?”

“Non è una persona, è un’entità” sussurrò osservando i tacchetti delle scarpe.

Bonnie Bennet non era un’identità ma una ragazza di venti anni. “Potete ricrearla?”

“Klaus, sono brava ma non so fare tutto!”

“Questo è meglio se non glielo dici al ragazzo, stasera.”

Davina impiegò parecchio a tradurre il doppio senso. Arrossì e lasciò spiovere i capelli sul viso.

“Tuo padre è un vero stronzo, ora capisco perché sei così!”

“Così come?”

Grrrr! Mangerò il tuo cervello, stupido essere sottosviluppato!” esclamò arrochendo la voce. “Non so come hai fatto a sopravvivere…

“Diventando così come sono” rispose e Davina lo guardò con i suoi grandi occhioni blu. Sollevò due vestiti e le sopracciglia. Voleva un parere estetico? “Puoi rintracciare una persona che potrebbe essere fuggita dall’Altro Lato?”

“Ci provo. Chi è?”

“Damon Salvatore, il fidanzato di Elena” mormorò lanciandole due mucchietti colorati che aveva scartato a priori. Era così semplici e privi di fronzoli che la streghetta aveva pensato ad un cattivo acquisto. “Questi?!

“Hai bisogno di oggetti particolari per fare l’incantesimo?”

“No, mi basta un’immagine mentale. Dì ad Elena di venire al laboratorio” mormorò infilandosi nel bagno per cambiare i vestiti.

“L’immagine mentale te la fornisco io.”

Davina uscì con addosso l’abito, ancora insoddisfatta. “Ma non avevano rotto?”

Klaus lanciò uno sguardo veloce alla mise e scosse la testa. “Non conosco i dettagli. Immagino siano tornati insieme prima della disgrazia.”

“Non vi capisco, voi adulti” continuò piegando il secondo vestito sul braccio. “E’ tutto uno zip zap quando siete vicini. Perché non state insieme?”

Zip zap? “E’ complicato, tesoro.”

“Non è complicato. Siete voi che lo rendete complicato. Voltati, sono stanca di fare avanti e indietro.”

La voce dell’innocenza era sempre la più saggia.

Mh… un po’ meglio…” mormorò di fronte allo specchio. “Che ne dici?”

Meglio. “Vuoi essere carina o uno schianto?”

“Schianto” sorrise.

“Indossa quelle scarpe.”

“Non so camminare sui tacchi.”

“Fai pratica o fa un incantesimo e svolazza a mezz’aria” la canzonò.

Era un’idea, pensò con una smorfietta. “Vuoi davvero che le trovi il fidanzato?”

“La tirerebbe su di morale.”

“E se non lo trovo?”

Quello sarebbe stato un problema suo. “Dove hai rinchiuso il mostro?”

“Perché vuoi incontrarlo? Non hai abbastanza problemi in questo momento?”

Quella ragazzina aveva la vista lunga. L’aveva messo a tacere e non se n’era neppure accorta. Il cellulare trillò piano nella tasca, Klaus lesse il nome sul display e lasciò partire la segreteria. Davina spostò la chioma su una spalla e la lisciò con le mani. “E’ Elena? Perché non le rispondi?”

“Non voglio altri problemi.”

Cami ha ragione, la tua testa funziona in modo strano” sentenziò salendo sui tacchetti. Lisciò il vestito e lo guardò. “Tu ci usciresti con me?”

“Fra dieci anni.”

“Era un modo di dire!” soffiò, imbarazzata. “Forza, togliamoci il pensiero del fidanzato morto. Siediti lì.”

Klaus si accomodò ai piedi del letto. Ma le piaceva davvero vivere in un luogo così spartano? Marcel poteva essere più generoso… “beh?”

Davina ritirò le mani che gli avevano appena sfiorato la fronte. “Come pensi che mi connetta con te se non ti tocco? Col wifi?”

Gli avrebbe fritto il cervello.

“Pensa alla sua faccia e rilassati. Chiudi gli occhi, non opporre resistenza e lasciami entrare.”

“Se a fine serata quel tipo se ne esce con una bestialità del genere, sai dove trovarmi.”

Davina rise, arrossendo per l’ennesima volta. Gli faceva il solletico con i polpastrelli. Klaus la sbirciò poco convinto dell’efficacia della cosa. La strega salmodiava e lui, al solito, si annoiava. Ora non era più uno sfioramento ma una presa ben salda. La sua voce cresceva e non gli piaceva tanto… urgh! Il nero esplose in un chiarore dietro le palpebre e Klaus si sentì scagliato indietro, fluttuò in un confortante nulla e tornò lentamente a galla. Aprì gli occhi rendendosi conto che stava osservando il soffitto. Si risollevò a sedere con mille precauzioni. “L’hai trovato? E’ vivo?”

Davina si teneva a distanza e il suo sguardo sembrava invecchiato di mille anni. “Avevo proibito l’incantesimo ma Esther non mi ha dato ascolto.”

Il sangue si gelò nelle vene, Klaus smise di respirare e la fissò, in allerta. “Vuoi ucciderci anche tu?”

Davina – o chi la possedeva – scosse lentamente il capo. “Avevo un altro aspetto a quel tempo. Un altro nome. Tua madre mi chiamava Ayana. Le ho insegnato tutto ciò che sapevo e lei ha infranto la prima regola.”

Mai conosciuto alcuna Ayana nella sua vita.

“Non possiamo alterare ancora l’equilibrio della natura. Tua madre dovrà rinunciare a portare a termine il suo piano. Io sono qui per impedirlo.”

“Conosco il ritornello. Cosa vuoi in cambio?”

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Capitolo 6
*** Sindrome da Crepacuore ***


Che non si muore per amore e' una gran bella verità, perciò dolcissimo mio amore, ecco quello che da domani mi accadrà. Io vivrò senza te, anche se ancora non so come io vivrò. Senza te, solo continuerò.
L.Basttisti

 

C’è sempre un prezzo da pagare. Nessuno fa nulla per nulla.

“La bambina.”

Klaus si irrigidì e il suo sguardo brillò minaccioso. “Mai!”

La luce esterna calò di colpo e la figurina sembrò pulsare ed espandersi. Il vampiro guardò le finestre, per nulla intimorito. “Non mi fai fesso con un giochetto pirotecnico, strega! Non arriverai mai a toccare la carne della mia carne!”

“Attento, Niklaus. Non commettere gli stessi errori dei tuoi genitori. Allontanandola le avete salvato la vita, ma quanto credi potrà resistere, sola, quando le sue nature si manifesteranno? Avrà bisogno di una guida. Lei rappresenta una nuova specie, deve essere protetta.”

Non faceva una piega. Per la prima volta, Klaus disse qualcosa che non aveva mai pensato di dire nella sua vita. “Ne dovrò parlare con Hayley.”

La luce tornò normale, Ayana sorrise nel visetto dolce di Davina. “Sei ragionevole e molto diverso da tuo padre, Niklaus.” 

“Eh, mi consola” soffiò. Non avevano risolto il problema ma solo spostato in avanti. “Non per fare il guastafeste, ma l’incantesimo di imprigionamento che Davina ha lanciato a Mikeal vale ancora o siamo di nuovo tutti nella merda?”

“Linguaggio, giovanotto!”

Essì, ora la ricordava, la donna di color caramello che gli accarezzava i riccioli quando era un bimbo!

“Per rispondere alla domanda che hai posto alla giovane strega, il ragazzo si è dissolto insieme all’Ancora.”

Una grossa parte di lui – quella che cercava di salvarsi - aveva sperato in una risposta positiva. Il lato meschino gongolava, facendolo vergognare. Elena era ancora fra il primo e il secondo stadio dell’elaborazione del lutto e non avrebbe creduto alla visione di Davina/Ayana...

“Conducimi dai tuoi fratelli. Nel tragitto ti narrerò una storia persa nelle nebbie del tempo che riguarda l’antenata della giovane donna a cui stai pensando.”

Un’altra storiella sui doppelgänger? Ayana gli leggeva nel pensiero?

Sì” rispose con la vocina sottile di Davina. “Non lo farò più.”

///

“Di nuovo, da capo e lentamente.”

La ragazzina era proprio bellina, anche se posseduta da una strega millenaria. Kol l’aveva guardata e riguardata, stupendosi di quanto fossero migliorate le adolescenti nell’ultimo secolo. Era appena tornato e già si trovava immischiato in uno dei tanti problemi del fratello bastardo. In quel preciso momento sbuffò, esasperato dalle continue domande. “Sei tardo, tardo!”

Tardo? Aveva farfugliato incomprensibilmente per mezz’ora, con lunghe pause fra una domanda e l’altra, tutto assorto ad osservare la streghetta che lo guardava e a volte sorrideva. L’appuntamento di Davina sarebbe sfumato se non avessero tagliato corto.

“L’Altro Lato è un purgatorio per creature soprannaturali” cominciò scandendo bene le parole. Ayana è una discendente di Qetsiyah. Qetsiyah una Viaggiatrice che ha approntato l’incantesimo per rendere immortale il suo amante, Silas. Stai prendendo appunti, coglione?”

Insultarlo era sempre stato il suo sport preferito. “Ha detto che ti uccido svanirai nel nulla, non provocarmi” sibilò. “Va avanti.”

“L'incantesimo che Esther ha usato per trasformarci è una variante di quello di Qetsiyah e ha dato vita di volta in volta a doppelgänger mortali, perché l'immortalità chiede un prezzo da pagare” cantilenò e si voltò verso la ragazzina. “Sto andando bene?”

Davina/Ayana annuì, sorridendo. “Molto bene.”

“Tu stai capendo?”

Klaus roteò gli occhi e sorrise, sarcastico. “Sì!” 

“Quando Qetsiyah scoprì che Silas amava la schiava Amara, la musica cambiò. Alla strega partì la brocca e fece una di quelle cose che piace tanto fare a te, quando ci pugnali e ci infili nelle bare…

E doveva sempre rinfacciarglielo.

“Amara era stata resa immortale dal filtro di Qetsiyah. Qetsiyah creò la cura per l’immortalità e l’Altro Lato per fare in modo che Silas non si riunisse mai con Amara. Le donne sono bastarde e rancorose… presenti escluse, certo…

Lo sguardo di Kol si mosse fra Hayley che ascoltava in silenzio e Davina che non aveva cambiato posizione e restava graziosamente seduta in poltrona. Quando Klaus la vide arrotolare una ciocca di capelli, mugolò divertito. A quell’appuntamento non ci sarebbe mai andata. “Va avanti.” 

Kol balzò in piedi girando in tondo nel salotto. Elijah notò una netta diminuzione della velocità fisica ma non ne fece parola.

Qetsiyah ha fatto di Amara l'elemento che legava l'incantesimo con l’Altro Lato, la cosiddetta Ancora. Salto la parte in cui è tornata umana, è noiosa e inutile alla narrazione. Quando è morta, Bonnie Bennet ha preso il suo posto. Durante un fattaccio che non vi sto neanche a spiegare perché non ne ho voglia, un tipo strano con l’aria pakistana è fuggito dall’Altra Parte e ha causato uno squilibrio della natura. Bum, ci ha fottuti tutti!” esclamò battendo le mani di colpo. “Dimenticavo. Qetsiyah è la capostipite della famiglia Bennett e praticante dell'Espressione. Quella roba nera che faceva nostra madre e che ci ha ridotti così.”

Roba… nera?” mormorò Davina/Ayana lenta e seria. “Dovevano sculacciarti di più, da piccolo.”

Kol sorrise con aria da farabutto e guardò il fratello, indicando con un gesto vago della mano. “Veniamo alla tua attuale ragazza.”

E dai, non la finiva più. “Elena non è la mia ragazza!” esclamò esasperato.

Mh, sì come no….” Sogghignò Kol, allegro. “A quanto pare, discende dritta dritta da Amara e come lei è tanto sfortunata in amore.”

“Per il nostro comune divertimento, pronuncia queste parole di fronte ad Elena, se mai la vedrai. E’ da un po’ che non assisto ad un massacro.”

Kol si industriò in un comico segno della croce che non fece ridere nessuno. “L’anima di Damon Salvatore ha trovato la pace! Gloria e alleluia!”

“Disse colui che fuggì a gambe levate da una fine luminosa.” Ironizzò. “Va avanti.”

“Elena, Katherine e Tatia sono discendenti di Amara. Se non sapessi da dove provieni, penserei a te come al doppelgänger di Silas, ma è toccata al minore dei Salvatore interpretare la parte del povero derelitto costretto ad innamorarsi della stessa donna ad ogni vita.”

“I doppelgänger sono attratti l’uno dall’altro, così è più facile trovarli e usare il loro sangue per i rituali” spiegò Davina/Ayana con voce calma. “Non è amore, è magia.”

“L’amore non è di per se magia?”

“Questo è un pensiero molto profondo e mi stupisco provenga da te, fratello.”

“Sto per nullificarti, moccioso.”

Il cellulare ronzò per la terza volta. Klaus lasciò partire la segreteria e si diede dello stupido perché non trovando lui avrebbe sicuramente chiamato…

“Sì? Ciao, Elena.”

… Elijah. Il vampiro si umettò le labbra e girò lo sguardo nella stanza, colpevole fino al midollo. Incrociò lo sguardo di Hayley che lo fissò con un cenno d’intesa. Dovevano prendere una decisione seria, non cianciare di stronzate sull’amore.

Elijah agganciò, toccando con discrezione i polsini della camicia. “Jenna è apparsa ad Elena e lei ha pensato bene di informarci per prendere provvedimenti, in caso Esther o Mikeal si facessero vivi.”

“Ma che carina! Si preoccupa per voi anche se le avete massacrato la famiglia!”

“Tipico di te, scappare dalla lotta” commentò Klaus con asprezza.

“Io non ho più nulla da temere, fratello.” Kol sorrise e allargò le braccia. “La magia del vampirismo è svanita quando sono fuggito dall’Altro Lato. Ora sono completamente umano.”

Completamente…

“Sorpresa!”  

///

D’un bel giorno, il tepore, fa le bimbe sognare d’amore...”

Jenna continua a ridere degli stornelli di Enzo ed io mi vergogno come una matta. Prima cosa sono nella sua lingua e non capisco un accidente di quel che dice. Secondo, la pronuncia liquida attira di sguardi di quelle donne che si dicono fissate con il maschio latino.

“… ma un gran vento di colpo si leva, e la gonna di lei si solleva!”

Signore, prendimi a te in quest’istante! Jenna scoppia a ridere ed io mi chiedo se è solo una posa o se capisce davvero quel gorgoglio. Tiro indietro la sedia della sala da pranzo del Mississippi Queen e mi affretto a raggiungere il ponte in cerca di aria fresca. Ora che Jenna è qui, andrà tutto bene. Non ci credo che è viva e che posso toccarla di nuovo. Non ho avvertito Rick, voglio che sia una sorpresa.

E’ inutile continuare a chiamare Klaus. Alla terza telefonata persa, devio su Elijah. Si mantiene vago, non parla molto. Chissà chi è, il loro ospite misterioso. Caroline e Stefan non hanno ricevuto visite. Stanno seguendo una pista vaga e Stefan pensa che sia un buco nell’acqua. Davina non è in chat stasera. Nessun ragguaglio sugli incantesimi di localizzazione. Jenna mi raggiunge dopo un po’. Parliamo, le teste vicine. Un certo pensiero mi distrae, perdo il filo del discorso, continuo a guardare il cellulare in attesa di un messaggio o una chiamata che puntualmente non arriva. Lei mi scruta di sottecchi. “Ne vuoi parlare, piccola?”

Cosa potrei raccontare alla donna che è stata uccisa proprio da Klaus? “E’ stato solo un bacio… in un momento sbagliato… e nello stato d’animo peggiore della mia vita... razionalmente è tutto qui e non c’è altro da dire.”

“Siamo donne, non è scritto da nessuna parte che dobbiamo essere razionali.”

Rido della sua affermazione. Lei mi strizza l’occhio. “Il problema con l’Altro Lato è che ti annoi ed inizi a sbirciare dalla serratura. Credevi che Stefan fosse il tuo grande amore e lo è stato, per un po’… poi sei cresciuta e Damon era lì per te…

“Nulla accade per caso nella mia vita. Come discendente di Amara, sono destinata all’infelicità.” A differenza degli altri, la mia vita è una monorotaia senza cambi. Perché affannarsi, perché insistere? Perchè non ho tenuto la bocca chiusa chiedendo qualcosa che forse, alla fine, non voglio? “Continuo a pensare che Damon non è morto perché c’è Bonnie con lui. Lei trova sempre la soluzione.”

Jenna mi guarda e dondola piano una gamba. “Quando mi si è presentata l’occasione, sono fuggita come molti altri. E’ arrivata la Luce bianca ma io ero già lontana.”

Mi sta venendo la nausea e mi tremano le gambe. Luce… che Luce…

///

Mi sveglio nella cabina che ho ‘preso in prestito’ all’inizio del viaggio. Sono sola e dalla finestrella splende il sole. Mi sollevo a sedere, sentendomi pesante e triste. Una Luce bianca non depone mai bene. Mai. Enzo entra senza bussare e mi scopre con le mani pigiate contro la fronte. “La colazione, bambolina.”

Una fiaschetta di liquore? “E tu la chiami colazione?”

“L’abito non fa il monaco. Bevi, è roba buona.”

Bevo. Sangue con aggiunta di coagulante. Non è il mio piatto preferito. “Grazie.”

“Ti ho visto cadere come una pera. Devi smetterla di straziarti l’anima o morirai di crepacuore.”

“Esiste davvero, sai? I medici la chiamano così, sindrome da crepacuore... i sintomi molto simili a quelli dell'infarto: dolore acuto al petto, elettrocardiogramma alterato... nell'80% dei casi, è collegato a stress emotivi come un lutto o la fine di una relazione…

“Brava, dieci e lode. Ora bevi e datti una calmata. Siamo arrivati a Natchez, la tua amica si è offerta di incontrare il contatto. Dice che stavano insieme, una volta.”

“E’ vero…

“Prenderà un infarto anche a lui?

“Spero di no…” sussurro e lui mi sposta una gamba e si siede accanto a me. “Che vuoi ancora?”

“Che non si muore per amore e' una gran bella verità, perciò dolcissimo mio amore, ecco quello che da domani mi accadrà. Io vivrò senza te, anche se ancora non so come io vivrò, Senza te, solo continuerò.”

“Non capisco la tua lingua...” sbuffo ed Enzo mi traduce la canzone di un gran cantautore italiano. “Dovrebbe risollevarmi il morale?”

Enzo ammicca e mi batte la spalla, allegro. “Sai cosa ti ci vorrebbe per stare meglio? Una bella corsa in moto.”

“Devo incontrare Rick, prima. Non siamo in gita scolastica…

“Parla per te. Io mi voglio divertire.”

“Tu dovresti essere a New Orleans ad accattivarti le simpatie di Francesca!” gli ricordo, allacciando le scarpe. “Perché fate sempre di testa vostra?!” Comincio a capire la frustrazione di Klaus quando gli invalidano i piani. Afferro la giacchetta e mi catapulto fuori, in cerca di Rick e Jenna. Li scopro sulla banchina del porticciolo in un momento intimo e bellissimo. Sono felice per loro. Così felice che non mi importa della telefonata ultramattiniera di Caroline per confessare una nuova pena. Poi leggo il nome sul display e mi scivola un brivido lungo la schiena. Le dita restano inerti e la chiamata si perde nel rumore della folla che sta sbarcando. Enzo mi batte piano sulla scapola.

“Pronta, bambolina?”

Pronta. Infilo il cellulare silenziato nella tasca e tiro la zip. “Che motocicletta rubiamo?”

///

Mi piace, sembra di stare al campeggio. La radura è sgombra e silenziosa, accendere il fuoco non è stato un problema per una vecchia coccinella come me. Ci sono un mucchio di stelle in cielo. Sistemo la giacca in terra e mi distendo sulla schiena. Rick e Jenna continueranno il viaggio insieme, tornando a New Orleans sul battello. Enzo non mi sta tediano con le canzonette, pensa ai fatti suoi e sembra piuttosto felice della sistemazione arrangiata. “Marshmallow?”

Mh, buoni… “Non li hai arrostiti.”

“Voi americani avete questa brutta abitudine” borbotta infilando il cilindrotto rosato in bocca. Sorride, una guancia gonfia. Guardalo, il ritratto della goduria!

“Sai bimba… ho come l’impressione che se ti lasciassi andare, non riusciresti più a fermarti.”

Che discorso è? A cosa si riferisce?

“Ci sono cose che non vuoi perché non sai di volerle… o non le vuoi finché non ti vengono imposte.”

Lo guardo cercando di non far trapelare la mia irrequietezza. “Dove vuoi arrivare?”

“Da nessuna parte. Mangiati i marshmallowsussurra sdraiandosi dall’altra parte del fuoco. “Sempre odiato il campeggio…

“Allora perché ci siamo fermati?” domando soffiando sul bastoncino.

“Perché ti piace. Non fare indigestione.”

Glielo ha detto Damon? Parlavano di me, quando erano insieme? Guardo il fuoco spegnersi lentamente. Quando è un puntolino rosso sotto la brace, mi sdraio sull’erba. Non dormirò. Non voglio addormentarmi ora che sono sola con Enzo. Non voglio un altro brutto risveglio.

///

Mi sveglio di colpo quando una mano mi scrolla. Strappo il braccio dalla presa di Enzo e tiro indietro i capelli. Che puzza di benzina! Sento il rombo di tante motociclette e quando mi guardo attorno, mi viene un colpo. Chi… sono… e quanti sono…?  

“Licantropi. Non fare una mossa e non farli incazzare.”

Strisciamo schiena contro schiena. Non possiamo stare lì? Abbiamo invaso il loro territorio? “Ora che facciamo?”

“Prova ad offrirgli una toffoletta” sghignazza, preoccupato. “L’ho sempre odiato, il maledetto campeggio!”

“Non vogliamo guai, siamo solo di passaggio” tento e sento la mia voce tremare. Enzo mi afferra la mano, la ritraggo immediatamente. Forse sbaglio ma è istintivo.

“E’ raro vedere vampiri da queste parti.”

Mi volto verso un tipo segaligno ma carino. Ha i capelli corti e gli occhi azzurri. “Infatti… stiamo andando a New Orleans… lì è pieno di vampiri…

“La moto è tua?”

“Rubata” risponde Enzo al posto mio. Gli tiro una gomitata.

“Ci stiamo andando anche noi. C’è un bel movimento di licantropi da qualche mese.”

“Le voci corrono…” tento accucciandomi piano sulle gambe. “C’è stato un colpo di stato.”

Ridono tutti. Cosa ho detto di così buffo?

“E’ stata una vera e propria mattanza, tesoro. Se hai amici laggiù, è probabile che siano morti tutti.” Il ragazzo smonta dalla moto e viene verso di me. Sento Enzo afferrarmi e dopo un istante mi ritrovo a guardare la sua schiena. Ma che fa?

Il licantropo allunga la mano e sorride ma con scherno. “Jace.”

“Non la stringo la mano ad un licantropo.”

Ma è scemo o cosa? Lo aggiro e il ragazzo mi rivolge un’altra occhiata lunga. Carino per essere un licantropo. “Ignoralo. Ciao, io sono Elena.”

“Piacere di conoscerti, Elena.”

Ha quel modo di sorridere che… “ci siamo già conosciuti?”

Jace scuote piano la testa e abbassa il braccio. “Non andare a New Orleans, Elena. E’ pericoloso.”

“Lo sono anche io.”

Di nuovo, ridono. Il mio problema è che non incuto timore. “Il clan Guerrera ha preso il potere, stanno facendo strage di vampiri. Rentano di controllare le streghe, per ora con scarso successo ma…

“Frena, frena. Come sai tutte queste cose?”

Esito, inghiotto e guardo Enzo che fa un smorfia. “Che abbiamo da perdere?”

“La vita?”

“Ragioni col culo.”

Ma che signore! Sbuffo dentro di me e mi rivolgo di nuovo a Jace. Sembra divertito dal nostro scambio di battute. “Perdonalo, è italiano.”

“Guarda che se ci mordono, l’amichetto ibrido il favore lo fa a te, non a me!” bisbiglia nel mio orecchio e in quel preciso momento vorrei ammazzare Enzo: nominare Klaus è quanto di peggio…

“Ibrido? Voi conoscete Klaus Mikealson?”

Ecco fatto! Adesso ci sbrindellano in mille pezzi!

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Capitolo 7
*** la candela verde ***


“Voi conoscete Klaus Mikealson?”

Vorrei tanto strappare la lingua lunga di Enzo e gettarla in pasto ai cani! “Le disgrazie capitano a tutti” scherzo e gli uomini ridono. Sento le moto spegnersi e alcuni di loro smontano, facendo cerchio dietro Jace. “Klaus ha fatto un torto anche a voi?”

“Al contrario. Sappiamo della sua esistenza da secoli ma ci siamo tenuti a distanza.”

Gente saggia. “E cosa è cambiato?”

“Nessuno di noi ha sofferto la trasformazione, la scorsa luna piena, e le voci sussurrano di un strega di New Orleans che ha trovato la cura. Stiamo andando lì per verificarle.”

“Non c’è nessuna cura. E’ la nuova maledizione di Klaus a scadenza mensile: per ogni licantropo che si trasforma, lui patisce le pene dell’inferno.”

Jace non parla, nessuno si muove. Solo occhiate veloci fra loro. “Stai scherzando? La sofferenza è tale per far impazzire un uomo.”

“L’ho visto contorcersi nel dolore e mi sono goduta ogni singolo lamento di quel bastardo.”

E’ orribile ma mi rendo conto che è tutto vero e che ho gioito a vederlo ridotto ad una larva umana. “Tanto sano non lo è mai stato. Le dicerie non sono dicerie, Jace. E’ un bastardo pezzo di merda, antipatico, scostante, presuntuoso, irritante, folle, odioso, anarchico, misogino, sgradevole, selvatico…

“Ho capito, lo ami alla follia” scherza, bloccando l’elenco di aggettivi che piomba a cascata dalle mie labbra. Arrossisco, irritata dalla sua affermazione. Sento lo sguardo di Enzo su di me. “Tu che hai da dire?”

“Sei focalizzata su di lui e non ti sei resa conto di chi hai di fronte. Guardali bene.”

Vedo un branco di motociclisti. Jace schiocca le labbra e sorride. Che faccia da pagliaccio! Mi ricorda… spalanco gli occhi e faccio un passo verso Enzo. “Tu credi siano…

“… i suoi parenti mannari? Mi sa tanto di sì, dolcezza.”

///

Il viaggio è stato lungo e spossante. Mi sono appisolata sulla schiena di Enzo più volte, rischiando di cadere e costringendolo a diminuire la velocità tutte le volte. Non possiamo entrare in città, usiamo mille vie secondarie per arrivare all’abitazione dei fratelli e cerchiamo di farlo di notte, per mettere meno in allerta le spie di Francesca. Ho avvertito Elijah ma è Klaus che ci viene incontro con l’aria di uno che ha appena visto un fantasma. Non mi tolgo neppure il casco, chiedo ad Enzo di portarmi via di lì e per una volta ubbidisce senza fare domande e senza prendermi in giro. Ho bisogno di dormire e fare una doccia e le mie poche cose sono a casa di Rebekah.

Entro con le chiavi, sbuffo esausta, tolgo la giacca e perdo pezzi di vestiario nel tragitto che va dall’ingresso al bagno. La doccia è fresca, profumata e lunghissima. Mi asciugo i capelli e mi butto nel letto nuda. Ho dimenticato di nutrirmi, ma fa niente. Ci penserò al risveglio. Spengo il cellulare e mi addormento come un sasso. Nel sogno – o delirio – mi sveglio sentendo un rumorino alla finestra. E’ una notte fresca, esco sul terrazzino e vedo Klaus che mi sta aspettando, in strada. Ci guardiamo, con un balzo mi raggiunge. Parla ma nessun suono esce dalla sua bocca. Il cuore mi duole nel petto così lo tiro fuori e scopro che ha la forma di un sasso, rotondo e nero. E’ bello, lucido. Klaus è inorridito. Scompare. La luce bianca esplode attorno a me e divento sempre più felice e arrendevole. Mi chiama dal fondo del lago, nuoto verso di essa. E’ calda, accogliente. Affogo.

///

Le adolescenti erano cambiate nell’ultimo secolo, non si lasciavano più avvicinare come una volta… ma che importava? Sarebbe rimasto ore a contemplare il visetto a cuore e il sorriso timido di Davina.

“Non riesco a concentrarmi se continui a fissarmi a quel modo!”

Ayana si manifestava a tratti ma per il resto del tempo Davina aveva il pieno controllo di se stessa. Si era risvegliata con la consapevolezza della presenza e il fratello minore degli Originali attaccato alla gonna. Era imbarazzante e anche un po’ fastidioso. Davina chiuse il grimorio facendo più rumore possibile. Di solito bastava a far accorrere Klaus e fargli venire uno sbocco di sangue. Attese qualche minuto e non accadde nulla. Stava facendo comunella col branco, pensò. “Senti, coso…

Kol.”

Kol… coso… è lo stesso! Sto cercando di studiare una magia decente per invertire un incantesimo, ma non riesco a farlo col tuo fiato sul collo! L’ha capito Klaus, puoi capirlo anche tu!”

E quando si agitava era di una bellezza incommensurabile. “Mi tolgo dai piedi, se prometti di uscire con me, stasera.”

“Ho da fare” mentì riaprendo il libro e sfogliando a caso le pagine. “Ho da fare sempre.”

“Non è vero” mormorò girando il grimorio verso di se e saltando un’intera sezione. “Gli incantesimi di localizzazione vanno bene per le persone. Per trovare gli oggetti ti serve qualcosa del genere… disse indicando un disegno che Davina non aveva visto “… e una candela verde.”

“Per illuminare il cammino nascosto?” sussurrò, accostandosi al ragazzo. “Come sai queste cose?”

“Origliavo e sbirciavo” ammiccò e Davina sorrise, entusiasta dell’aiuto insperato. “Grazie, ci provo subito!”

Come faceva a resistere? Kol si piegò verso di lei e la baciò, premendo senza alcuna incertezza le labbra sulle sue.

Davina restò a metà di un respiro e di una frase, chiuse gli occhi e seguì incerta i suoi movimenti. Era la prima volta che baciava un ragazzo. Non era umido come pensava ma non aveva ancora capito se le piaceva o meno. La pressione della sua mano sulla schiena che risaliva lenta verso la nuca, sì. Però…

///

“Il problema non è la maledizione, posso sopportare un dolorino sparso qua e là…

“Non esagerare. Non riuscivi neppure a respirare.” Hayley stappò un pennarello, china sulla mappa di New Orleans. “Francesca controlla questa parte della città” disse tracciando un grosso cerchio sotto il naso di Jace. “Noi siamo relegati qui.”

Quel puntolino rosso lo irritava da matti! Klaus tirò giù la gamba dal bracciolo, esalando un sospiro. Jace lo guardò con la coda dell’occhio e tornò a fissare la mappa. “Cosa sono quei palazzi?”

“Abitazioni, non possiamo farle saltare in aria. Però abbiamo un cecchino umano pressoché indistruttibile, a sentire Elena, e un infiltrato insospettabile.”

Tzè! Un insegnante di storia e uno stupratore esotico!

“Ok, qual è il problema?”

Hayley lo stava guardando. Klaus batté le palpebre, scrollando una mano. “Non funzionerà mai.”

La donna lupo lasciò cartina e pennarello e le spostò sotto il suo naso, tamburellando i pollici fra loro. “Proponi qualcosa che non contempli la frase ‘entriamo e li uccidiamo tutti’, per favore.”

L’idea era proprio quella. “Mi farò un tappeto con la sua pelle del tuo amico, la prossima luna piena.”

“Il traditore è mio, Nik...”

Non era il suo branco, poteva concederlo.

“… e se i tuoi amici non trovano le pietre, ti vedrò di nuovo piagnucolare fra le braccia di Elena. Gilbert.”

Quello era un colpo basso all’autostima e alla virilità. “Mai piagnucolato in vita mia.”

“Miagolavi.”

Jace sorrise, volgendo lo sguardo in giro. “Beh, a me non dispiacerebbe farmi consolare da quella ragazza… dov’è, la mente dell’operazione?”

Hayley guardò Klaus e lo sguardo del vampiro rimbalzò sul fratello. Elijah scosse la testa. “Ho provato a contattarla ma ha il cellulare spento.”

Da due giorni?

///

“E’ stato un vero e proprio fiasco. Tanta strada per niente…

… ma si stava consolando con due nuove paia di scarpe e una quantità smodata di biancheria intima. Stefan le ricordò che il portabagagli della spider era piccolo e avrebbe dovuto scegliere se tenere giù la cappotte o dentro i pacchetti del negozio. Caroline rispose che li avrebbe sistemati sul sedile posteriore e chiuse la faccenda. “Elena ha ancora il cellulare spento?”

Mh…

La ragazza abbassò le stampelline degli abitini. “Sei preoccupato anche tu come me?”

“Ho una brutta sensazione. Finora Elena si è lanciata senza paracadute in una guerra che non la riguarda… per cosa?”

“L’hai detto tu: distrarsi.”

“La morte di Damon l’ha sconvolta.”

“Non l’hai mai accettato, è diverso.”

Gli uomini di Francesca avevano massacrato la crew di Marcel. Un morso bastava per mandarti in agonia e solo il sangue di un ibrido poteva salvarti. E’ facile rimediare quando l’ibrido è dalla tua parte, ma se lo allontani con una scusa… “Sta cercando di autodistruggersi.”

ß------>

Klaus batté le nocche sul tavolo e sfilò il cellulare dalla tasca, guardando il display spento. Aveva fatto uno strano sogno: Elena gli parlava, dandogli le spalle. Aveva una camicetta bianca che sembrava diffondere luce ma quando si era voltata, Klaus aveva visto il buco nero cicatrizzato nel torace… uh? Stefan?

>Devi trovare Elena e scoprire se sta bene. Ho una brutta sensazione<

Quel verbo ‘dovere’ era così fastidioso… “Elijah dice che ha il cellulare spento da due giorni.”

>E non ti preoccupa?<

Klaus sospirò e stropicciò la radice del naso. Pensarci avrebbe voluto dire interessarsi e porsi domande di cui non aveva risposta. “No amico, non mi preoccupa affatto. Perché dovrei preoccuparmi di ciò che fa Elena Gilbert?”

>Si sta dando da fare per te o sbaglio?<

“Non è mai stato per me. Non potendo compiangere oltre se stessa, ha riversato le attenzioni sulla ‘bestia ferita’. Gliel’ho servita su un piatto d’argento.”

>Ti ho solo chiesto di rintracciarla. Pensalo come un favore ad un vecchio amico.<

Non poteva, non doveva, non voleva. Klaus scosse impercettibilmente la testa. “Chiama il suo amichetto italiano. Li ho visti fuggire insie...”

>Non dire no a me, Klaus Mikealson!<

Cristo santo, gli aveva forato un timpano! Klaus allontanò il cellulare dall’orecchio e imprecò dentro di se. La voce irata di Caroline si diffuse dal microfono facendo sorridere i presenti.

>Se le succede qualcosa, ti riterrò direttamente responsabile! Quando il dolore è troppo, Elena spegne i sentimenti e diventa la copia stronza di Katherine! Ci siamo già passati ed è stato un inferno!<

Non aveva mai pensato che la compassionevole Elena Gilbert fosse così codarda da imboccare la soluzione estrema. “Non essere drammatica. Vorrà starsene per conto suo, un pensiero con appoggio e condivido” mormorò osservando la streghetta scendere di corsa le scale come se avesse il diavolo alla calcagna. “Scoperto qualcosa?”

Davina saltò gli ultimi due gradini con un balzo pesante e si diresse verso la porta, tenendo lo sguardo basso. “Forse. Ora vado a casa, non mi piace stare qui.”

Qualche ora prima l’aveva sentita confessare ad Elijah che le piaceva ‘un casino’ venire lì. Appariva Kol e le cose magicamente cambiavano. Klaus inspirò per non perdere la calma e scambiò uno sguardo con Elijah che fissò il piano superiore: ci avrebbe pensato il protettore di deboli fanciulle indifese a spezzare le ossa giuste. “Più tardi, forse” dichiarò riagganciando e battendo piano il bordo del cellulare sul tavolo. “Dicevamo?”

Hayley alzò gli occhi dalla cartina e lo fissò con aria sostenuta. “Non vai da lei?”

“Ho altre cose ha fare che cercare una sciocchina che non vuole parlarmi.”

La donna guardò Elijah che scosse la testa. “Non so dove sia nascosta. Elena ha sviluppato una certa abilità nel tramare nell’ombra con Niklaus.”

“Due sciatti suggerimenti non fanno di lei una stratega” mormorò il vampiro accavallando una gamba. Com’era Elena Gilbert priva di sentimenti? La novità lo intrigava. “La copia stronza di Katherine, eh?”

“E’ deprimente constatare che solo le disgrazie altrui smuovono il tuo interesse, Niklaus. Io mi occupo di Kol, tu va a cercare Elena. Se il sospetto di Caroline è fondato, preparati ad una brutta sorpresa.” Klaus sollevò le sopracciglia ed Elijah lo guardò con sufficienza. “Privata della sua pietà, Elena Gilbert è un mostro senza cuore.”

///

“Lo vedi? E’ quello vicino a Jenna.”

“Ce l’ho.”

Ancora mi chiedo come faccia Ric ad avere tutta questa roba e dove l‘abbia presa. Abbasso il binocolo e attendo. Sento il risucchio del fucile col silenziatore, torno a seguire la scena, vedo Jenna agitarsi – sta mantenendo la sua parte… in pratica, urlando come un’aquila – e una marea di turisti farsi da parte e mostrare il cadavere di uno dei tanti parenti di Francesca. Con calma principesca, Rick smonta tutto e ripone i pezzi nella custodia. “Commenti?”

“Mi è sembrato di udire una porta sbattere.”

“E’ normale. Lo sparo prodotto da un fucile di medio calibro con munizioni di tipo silenced ad una distanza di 50 metri produce il classico rumore di una porta sbattuta.”

Fico. Rick mi mostra il proiettile ma non capisco granché di armi. Per me sono tutti uguali.

“Questa è una munizione subsonica... vuol dire che non supera la soglia di 330 m/s. Una volta raggiunta tale velocità, il proiettile infrange il muro del suono, producendo il tipico suono dello sparo.”

“Perché insegnavi storia al nostro liceo?” domando, sinceramente curiosa, mentre lasciamo il tetto e saltiamo sulle scale antincendio di un albergo adiacente.

“Ognuno ha i suoi hobby. Il prossimo obiettivo?”

///

Prima di sera, il notiziario trasmette una nuova dichiarazione di Francesca in merito alle uccisioni dei suoi parenti. Guerra fra bande, bla bla, resa dei conti, bla bla, giustizia privata, bla bla bla.

Jenna ha chiesto se poteva piazzarne uno di legno e argento anche nell’ibrido, Rick l’ha ripresa ricordandole l’unico motivo per cui lasciano Klaus in vita. E’ stato bello sentirli discutere ma irritante vederli amoreggiare quando pensavano che io non guardassi. Acceso il cellulare ho trovato un mucchio di chiamate di Caroline e Stefan, persino una di Elijah, un messaggio di Davina e dell’operatore telefonico che mi ricorda che il credito sta per scadere. Rispondo con un messaggio comunitario, accedo alla chat e invio una faccetta sorridente alla ragazzina. Mi chiama subito. >Puoi venire qui, per favore?<

///

Ho appena messo piede nella soffitta e già Davina sigilla la porta con un incantesimo. Non immaginavo fosse così paranoica… e che posto spartano! Una sedicenne ha bisogno di molte più cose per ‘sopravvivere’ nel mondo degli adulti. Scorgo il cerchio magico a terra e la candela verde in parte bruciata. Mi spaventa un po’. “Va tutto bene?”

“Ho trovato le pietre.”

“Dove sono?”

“In una biscottiera.”

Chi l’avrebbe mai immaginato? “Klaus lo sa?”

Davina scuote forte la testa e si siede sul letto, le gambe incrociate nascoste sotto il vestito ampio. “Un ragazzo mi ha chiesto un appuntamento…

Non sono la persona più adatta per parlare di amore al momento. “Ti piace?”

Davina mi sbircia, colpevole. Cambia postura, salta giù dal letto e cammina fino al cerchio magico. “Mi ha detto lui dove trovare l’incantesimo giusto.”

Mi irrigidisco di colpo. E’ una spia e/o uno stregone? “Non fidarti, potrebbe volere qualsiasi cosa da te. Ci sono passata più di una volta e…

“E’ il fratello…” bisbiglia, arrossendo del tutto.

Che fratello?!

Kol… io lo chiamo coso…

Kol? Kol è il loro ospite misterioso?! Quel bastardo che ha provato a tagliare le braccia di Jeremy?!

“La magia del vampirismo si è esaurita quando è fuggito dall’Altro Lato... è di nuovo umano… allora pensavo che forse…

Umano? Che piacevole notizia!

Elly, mi stai facendo parlare da sola… mi sento un po’ stupida.”

Torno in me. Per un momento ho avuto una visione interessante delle sofferenze da infliggere a quel ragazzino. “Kol è un adulto di novecento e passa anni, anche se le fattezze di un adolescente. Vuoi uscire con un Klaus in miniatura?”

“Ma non si somigliano per niente!” 

Alzo un sopracciglio. Dal tono che ha usato, ha già fatto la sua scelta.

///

Accompagno Davina all’appuntamento ma resto parecchio discosta quando vedo il ragazzo andarle incontro. Se fa lo stronzo, lo appendo al muro come un trofeo. C’è una festa mascherata, stasera, una buona occasione per uscire e svagarsi un po’. Così bardata, non mi riconoscerebbe neppure la mamma. Giro un po’ per la città, guardando tutti e nessuno. Mi sono sciroppata mezz’ora di lamentele di Caroline e una reprimenda da Stefan. Maledetta me e quando ho deciso di farmi viva per prima! Cammino fino all’angolo dove suona di solito il vecchio Pete e lo trovo vuoto. Un abitante di New Orleans mi avverte che si sta esibendo in un locale poco distante, cammino fin lì e quando sono a pochi passi, basta la musica proveniente dalla porta aperta per farmi sospirare. Non posso togliere la maschera, così resto fuori ad ascoltare.

Quando Jenna mi ha destata, stavo sognando di affogare nel lago insieme ai miei genitori. Ero felice e sentivo che tutto sarebbe andato a posto. Appena sveglia, il pensiero è corso a Damon. Le ho detto ‘è morto, Jen. L’ho perso’ e lei mi ha stretto forte sussurrandomi che sarei stata malissimo, avrei pianto ma alla fine sarei guarita.

Mi allontano dal locale, tenendo stretto lo stomaco. Scivolo fra la folla che festeggia, striscio sotto i fuochi d’artificio, quello più forte di tutti mi fa sobbalzare e due mani dure mi afferrano le spalle. Lo riconosco dal tocco. Esplode un altro petardo, meno forte del primo. Se non mi molla subito, lo prendo a calci!

“A Francesca non è piaciuto lo scherzo del cecchino. I tuoi amici sono al Rousseau’s e stanno per rendere l’anima al Signore. Non so tu, ma io voglio vivere.”

“Come l’hai scoperto?”

“Ho origliato. Tu stai bene?”

“Alla grande. Damon è morto, ma chi ci pensa più?”

Enzo mi allunga una scafetta, spostando un po’ la maschera. “Tiriamoli fuori dalla merda prima che affoghino del tutto.”

 

 

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Capitolo 8
*** Invidia... oh, invidia! ***


“Don’t underestimate the allure of darkness. Even the purest of hearts are drawn to it.”

 

Bella prova, Elena.

Siamo arrivati tardi e ci siamo finiti in mezzo. Sono stata la prima ad entrare, senza seguire il consiglio di Enzo di andarci cauta e passare dal retro, e sono stata la prima ad essere morsa. Due volte. Non c’è muscolo che non urli di dolore. Quando cerco di muovere le dita delle mani, non le sento. Non c’è corrispondenza fra quello che ordino e quello che accade. Il veleno agisce in 24 ore, come fa ad essere così rapido?! Centra il fatto che peso cinquantatre chili scarsi?

Mi hanno morso e gettato sul tavolo da biliardo. Sono atterrata fra le palline ed una è anche finita in buca. Mi convinco di non essere spacciata e cerco di afferrare la stecca che giace buttata con noncuranza accanto al mio orecchio destro, ma qualcuno più rapido la conficca nel mio sterno, mancando di poco il cuore. Il cuore nero intriso di veleno. Le convulsioni si acuiscono e – finalmente! - svengo per il dolore.

///

“Che c’è?”

“Un brivido... puoi spingere sull’acceleratore? Ho una brutta sensazione…

Benché fosse certa che non fosse dovuta alla bassa temperatura, Caroline sollevò il finestrino frugando in cerca del cellulare. “Elena non risponde” soffiò e mosse nervosa la gamba destra. “Quanto manca ancora?”

“Poche miglia.”

“Faremmo prima a piedi. Senza offesa.”

Stefan sollevò due dita dal volante ma il piede affondò sul pedale del gas. D’istinto, le strinse la mano abbandonata sul ginocchio sinistro. “Nel caso, avrò bisogno del tuo aiuto per tornare in me.”

Caroline stava per replicare ma la paura aveva aggredito ogni singola fibra nervosa. Annuì, non fidandosi della voce. “Chiamo Rick e Jenna per vedere se sanno qualcosa.”

///

Il rantolo di dolore si era perso nelle grida dei morenti, ma Klaus l’aveva registrato come un lungo tremore che riteneva dovuto all’adrenalina e non si era fermato a pensare. Nella sua mente imperava l’ordine di ‘sterminare e punire’, così fece quello che gli riusciva meglio: squartò e sgozzò ogni singolo nemico che intralciasse il cammino finché non furono tutti morti e l’imprecazione di Elijah non lo riportò alla realtà. Fu il nome a scuoterlo. Il ripetuto ‘no’ di orrore del fratello.

L’ultima immagine di Elena Gilbert comprendeva un’acconciatura scomposta, una sexy t-shirt che copriva un pelo le mutandine e il rossore delle guance mentre gli gridava assurdità sulla ‘scelta di un binario’ che la sua mente aveva registrato come un ridicolo chiacchiericcio senza senso. Era sola, seminuda, indifesa e c’erano delle catene appese al suo letto. La mente aveva fatto gli straordinari per cinque secondi, prima che la ragione schioccasse le dita di fronte agli occhi, e lo riportasse alla realtà di una donna arrabbiata che lo stavo costringendo a fare una scelta imponderabile.

Ora si rifiutava di riconoscerla nel cadavere trafitto che giaceva e gambe e braccia aperte su un insanguinato tavolo da biliardo.

Elena Gilbert era livida, immobile e fredda.

Elena Gilbert era morta e qualcuno pietoso – forse il fratello – le aveva chiuso gli occhi.

Klaus si avvicinò esitante e gli occhi si inumidirono ad ogni passo. Dovevano chiuderla così, senza una risposta… senza aver litigato un po’…

Il suono di ossa rotte quando il vampiro estrasse la stecca spezzata, fu uguale a tanti altri suoni orribili che aveva udito nella sua vita. Le ossa di Elena Gilbert non erano diverse dalle altre ossa. Il suo corpo non reagiva diversamente al veleno. Klaus le sfiorò la fronte, infilando piano le braccia sotto le ginocchia e il collo. La testa ciondolò verso il bicipite e lì si assestò.

“Ed ora devo dirlo a Caroline…” disse con voce roca mentre Elijah trascinava fuori Enzo da un mucchio di cadaveri. L‘uomo imprecò quando la vide. Imprecò perché non sapeva che altro dire e tacque assestando un paio di calci arrabbiati ad un licantropo morto poco distante. “Dov’è, la vostra maledetta strega?!”

“Qui.”

Davina è accorsa quando ha sentito le urla. Le scarpette basse sono macchiate di sangue. C’è Kol con lei, la segue ad una breve distanza. Dall’espressione sul viso, Klaus è sicuro di parlare con Ayana e non con la ragazzina dal vestitino sporco.

“Hai detto che ci avresti parato il culo, è vero o no?!”

Klaus urla e la voce è troppo alta, troppo carica e l’adrenalina gli scorre di nuovo nelle vene. 

“La discendenza di Amara sta morendo ma c’è speranza.”

“Speranza un cazzo, è morta e toccherà a me dare la brutta notizia!” 

“C’è ancora un po’ di vita in lei. Usa il tuo sangue, Niklaus. Guariscila.”

Ma è livida e la stecca ha trapassato il cuore! Non riesce a carpirne il battito, c’è troppa agonia attorno a lui. Enzo sgombera due tavolini e li unisce. “Forza, prima che arrivi la biondina. Con quella c’è poco da scherzare, è una tritapalle…

“Non capisco cosa vi aspettiate da me… o da lei” ringhia adagiando il corpo sui tavolini. Klaus morde il polso e lascia scivolare le gocce di sangue sulle labbra. Può spremersi le vene, non tornerà in vita.

“Qua facciamo notte.” Enzo le afferra il mento e le apre la bocca. Una goccia di sangue cade direttamente sulla lingua. “Se si sveglia e ci trova così, le prende un colpo” ridacchia, nervoso. “Quanto tempo ci vuole, di solito?”

“Di solito sono vivi.”

“Ma vaffanculo” soffia tirando via una goccia dalle labbra secche della ragazza. “Scusa, eh. Ho rimediato un morsetto anche io.”

“La banca del sangue è chiusa, arrangiati.” Klaus posa i pugni sul tavolo e la guarda. Il buco nero cicatrizzato. Eccolo lì. “Kol renditi utile… va fuori a controllare la situazione.”

Per la prima volta, caso strano, il ragazzo obbedisce.

“Che vi è saltato in mente di venire qui? Sapevamo dell’imboscata, li abbiamo provocati apposta.”

Enzo batte una mano sulla coscia, seccato. “Che cazzo ne sapevo! Mi ha chiesto di sorvegliare la mafiosa, l’ho fatto! Stavamo venendo ad avvertirvi!”

“Ragazzo, ci muoviamo in queste situazioni da secoli! Non abbiamo bisogno…

“Fratello, basta.” Elijah si intromette fra i due uomini, alzando le mani. “Non possiamo incolpare nessuno ma solo biasimare noi stessi se siamo giunti a questo punto.”

“Fate silenzio, si sta svegliando.”

Quella ragazzina è inquietante. Klaus le lancia un’occhiata e torna a fissare Elena che rinviene lentamente, un battito di ciglia alla volta, contro tutte le aspettative.

“A me piace amoreggia' pe' le strade in liberta'…”

Oh dio, quella pronuncia liquida! Perché, Signore?! Perché proprio a me questa croce? Sospiro e muovo la testa. Sono sdraiata sul duro ma il dolore al torace è svanito e il bruciore ai muscoli pure. “Risparmiami, Enzo…

Sento le voci dei fratelli sopra di me. Apro con cautela gli occhi e li sbircio a turno. Elijah è sollevato, Enzo ha la sua stessa espressione e Klaus è incazzato come al solito. Ha il braccio sporco di sangue ma il resto dei vestiti non è messo meglio. Infilo un dito nel buco della mia maglietta. Ah sì… lo ricordo. Purtroppo. “Complimenti, signori. Non è da tutti farmi svenire” scherzo alzandomi piano piano a sedere. “Lo rifacciamo in un posto più comodo e pulito?”

Enzo sghignazza e mi da una pacca sulla spalla affermando che non li reggo tre uomini, Elijah fa una strana smorfia e si guarda attorno, Klaus ha lo sguardo lontano e i lineamenti tesi. Vorrei ringraziarlo del disturbo, ma imbocca la porta proprio mentre sopraggiungono Caroline e Stefan. Stefan lo trattiene nel locale, lei quasi corre verso di me, evita Enzo che le ha spalancato le braccia e dopo un istante i suoi capelli mi finiscono in bocca. Nello stesso istante, Kol torna dentro consigliando una fuga rapida. Da come la mette giù, sembra stia arrivando anche la guardia nazionale. Defilarsi è una buona idea. Anche se ci ho scherzato, sto ancora tremando di paura. Elijah mi chiede di tornare a casa con loro. Solo per una notte, per sicurezza. Caroline vuole restare a farmi compagnia. Enzo la invita a non ‘rompere le balle’ con il pigiama party, Stefan la fa riflettere sul fatto che ‘forse’ voglio solo dormire, lei diventa aggressiva – come sempre quando viene contraddetta - e hanno il loro primo litigio. Posso esprimere un parere su una cosa che mi coinvolge? No, eh?

Klaus mi guarda e non dice niente. Sparisce nel fragore dei fuochi d’artificio che continuano indisturbati e nelle sirene della polizia, lasciando orme insanguinate sul marciapiede. Se mi odia, perché non ha lasciato che morissi?

///

Here I go

Going down, down, down,

My mind is a blank,

My head is spinning around and around,

As I go deep into the funnel of love.”

“Non dormi?”

I get weak in the knees-click.

“Non ci riesco.”

Lascio ciondolare le cuffiette attorno al collo mentre Hayley si siede su mio letto, una gamba piegata sotto l’altra. E’ sempre enigmatica e bellissima. “E’ stato lo spirito della strega che risiede in Davina a salvarti la vita, i ragazzi ti credevano morta.”

“Vatti a fidare degli uomini...”

Enzo mi ha detto che è stato proprio un ‘brutto vedere’. Sembravo priva di vita, con quella scheggia di legno infilata a pochi centimetri dal cuore e la pelle livida per il morso. “E’ rimasta un po’ di tisana?”

“Giù per lo scarico del lavandino. Vuoi…

“No, faccio io. Tanto non ho sonno” mormoro sentendomi vagamente in colpa per aver rifiutato la compagnia di Caroline. Voglio stare da sola, tutto qui. Hayley non è stressante come Caroline, sa quando fermarsi.

“Ti faccio vedere una cosa.”

Sbircio la foto sul cellulare. Mi manca poco per mugolare come quelle cretinette che incontri in strada, fissate con i bambini o i cani. Hope è bellissima e sembra non aver preso dal padre… è così allegra, nella foto. “Che splendore…” E’ la gioia della sua mamma e dimostra che Hayley ha così tanta fiducia in me da portarmi le prove della bambina viva.

Quando se ne va per mettere al sicuro il suo tesoro, scendo in cucina con passo felpato. Kol sta rientrando in quel momento. Mi guarda, si stupisce che sia lì, poi ricorda e mi ignora. Sono tutti strani, in quella famiglia. Quasi tutti. Preparo la mia tisana e mi accampo in salotto. Ci credete che non ho idea di dove si rintani Elijah? Non penso dorma con Hayley. Li ho visti adorarsi a distanza e mantenerla fisicamente. Ma come fa? Non le viene mai voglia di…

“Tesoro, stai bene?”

Lupus in fabula. “Non dormo e non penso dovreste farlo neppure voi. Non temete altre ritorsioni da parte di Francesca? Potrebbe venire qui ad incendiarvi la casa.”

“Non lo farà. Abbiamo queste ora.”

Uhhh, le pietre! Ma chi le ha prese e quando? Apro il sacchetto che odora un po’ di vaniglia e cannella… beh, in fondo erano nascose in una biscottiera. Sassi scuri, niente di speciale.

“L’appuntamento di Davina con Kol era un modo per forviare il nemico ed avvicinarsi alla casa di Francesca senza destare sospetti. Kol è un buon ladro, dobbiamo ammetterlo.”

Una cosa di cui vantarsi alle cene di famiglia. “Beh, allora noi possiamo anche andarcene. Avete ottenuto quello che volevate e il branco di Jace vi aiuterà a riportare ordine in città” dichiaro con la stessa violenta leggerezza che usò Jeremy per decidere il mio futuro la notte della festa. Mi chiedo ancora come sarebbe stato il… ballo.

“Vi preferiamo sapervi al sicuro.”

Devio lo sguardo sul camino spento. Parla per te. A Klaus non frega niente di niente. Se non l’avessero costretto, mi avrebbe lasciato morire.

“Sono felice di vederti viva.”

Liscio le pieghe dei pantaloncini con una mano. Sto tremando e ho bisogno di una stretta. Allungo il passo verso di lui e gli circondo le spalle con un braccio. L’altra mano regge ancora la tazza vuota. Elijah esita e ci mette un po’ a ricambiare. Forse le cose con Hayley andrebbe meglio se fosse un pochino più espansivo. “Grazie lo stesso.” Gli sorrido e mi muovo in direzione della scalinata, poi ricordo che ho la tazza in ostaggio e subito torno dabbasso, voltando per la cucina. Lo vedo con la coda dell’occhio e appena lo registro mi fermo. Anche Elijah lo sta fissando, perplesso. Klaus è appena rientrato ed è arrabbiatissimo, a livelli che non ho mai visto prima. Qualunque cosa gli sia successa, non voglio entrarci. Poso la tazza nel lavello e torno in camera mia senza voltarmi indietro.

///

Mi sento un po’ scema con quella ciotola di latte in mano e nessuna colonia di gattini a cui dare da mangiare. Eppure erano qui, la volta scorsa. Confusa, gratto la testa e torno dentro. Come previsto non ho dormito molto e mi sono alzata presto per fare un po’ di jogging attorno alla villa. Faccio una lunga doccia fresca. All’alba l’aria pizzicava ma passata un’ora, si era già riscaldata abbastanza da farmi desiderare l’aria condizionata. Mando un messaggio a Caroline per informarla che sto bene e le raccomando di non litigare con Stefan. Lo leggerà quando accenderà il cellulare o smetteranno di… mh… non ci pensare. Faccio un rapido conteggio delle nature delle persone presenti in casa e decido la colazione. Come previsto, l’unico a ringraziarmi dal profondo dello stomaco è Kol che spazzola tutto con la voracità tipica degli adolescenti. “Sto crescendo” mugola fra un boccone e l’altro. Ha sentito l’odore nell’aria e mi è arrivato alle spalle mentre friggevo il bacon. Lo ricordavo meno alto.

“Perché prepari la colazione in una casa di vampiri assetati di sangue?”

“Per gentilezza e cortesia” rispondo. “Assetati è una parola grossa. Non credo di averli mai visti nutrirsi da quando sono qui.”

“Come sta il fratellino?”

Stronzo. “Ricordati che sei solo umano.”

“Mi stai minacciando?”

“Ti appendo al muro come un trofeo, ragazzino” sorrido.

“No, non ho spazio nello studio e nel salotto stonerebbe.”

La battuta sarcastica di Klaus ci coglie di sorpresa entrambi. Già sveglio? Gli lancio una sguardo da capo a piedi. Ha dimenticato qualche pezzo di vestiario ma anche se sono abituata a Jeremy che gira in boxer e maglietta per casa di prima mattina, non è certo la stessa cosa. Non è mio fratello.   

“Dov’è, la mia vergine? Un vampiro assetato di sangue non mangia bacon e uova.”

Scherza e non so se è un buon segno o meno. “E’ difficile trovarne una a quest’ora” borbotto e gli presento una tazza, rossa dentro e fuori.

“C’è rimasta solo la sua ragazza” risponde, allegro.

Kol mugugna e lo guarda male per parecchi secondi. “Non hai mai avuto una cosa bella e pura in tutta la tua vita. Parli per invidia.”

Bella e pura. Il ragazzo è preso. Sorrido cercando di non farmi vedere. “Ho un dubbio circa la dieta di Hayley. Cosa mangia ora?”

“Non ti dar pena. E’ tornata carnivora” mormora facendo un vago gesto della mano.

In che senso?

Klaus alza le sopracciglia e sorride, indicando il soffitto. Oh. Ma dai? Sono contenta. E invidiosa. “Proporrei di togliere le tende...”

“Sono avanti a te, secca.” Kol infila l’ultimo pezzo di pane in bocca e tira indietro la sedia. “Ho un appuntamento.”

“Con la cosa bella e pura?”

Invidia… oh, invidia!” declama portando due mani al cuore e terminando con un dito medio in direzione di Klaus.

Temo il momento in cui resterò sola con lui, ma ancora una volta Klaus mi stupisce.

“Chi cucina non pulisce” mormora togliendomi le stoviglie di mano. “Siediti lì.”

Matto. Mi arrampico su una sedia, appoggiando il braccio destro allo schienale e scuoto i capelli che sento appiccicati alla testa.

“Elena, non puoi lanciarti alla cieca. Non sei indistruttibile e se non fosse stato per la strega, il tuo nome sarebbe comparso sul muro accanto a quello di mia figlia.”

Ha preso i piatti e li ha messi nel lavandino. Non ha alcuna intenzione di lavarli, solo di fare la paternale a me. “Sono stata avventata” ammetto, riaprendo l’acqua e spostandolo con un colpetto di bacino. Dove tengono il detersivo… ah, eccolo. “Hayley mi ha fatto vedere una foto. È stupenda.” Miro basso e gli strappo un sorriso di orgoglio paterno. “Ne avete altre?”

“Non cercare di manipolarmi, disgraziata.”

Ammicco, mostrando la punta della lingua.

Klaus sospira, arreso. “Ho i miei tempi, Gilbert. Non pretendere più di quanto riesca a dare.”

“Sei fissato e paranoico. Ho solo preparato la colazione e lavato i piatti.”

“Mi piace vederti lavare i miei piatti…” mormora stringendo gli occhi.

“Perché sei maschilista e pensi che il posto di una donna sia la cucina e la camera da letto.”

“Smetti di blaterare stupidaggini” bisbiglia piegando la testa. “Per quanto ti desideri, non dimentico il tuo recente lutto e non approfitterò di un momento di debolezza.”

Finisco di asciugare le stoviglie e lo guardo, incerta sulla risposta.

“Elena, non sono così insensibile da non provare niente. Se ti scopro trafitta a morte, mi viene il malumore.”

Odio quando mi parla con quel tono di voce. Lui non lo sa, ma le mie difese si abbassano notevolmente.

“Guardami negli occhi e non mentire. Cosa provi per me?”

Ha rigirato la domanda! Che figlio di… “Un bacio non può creare tutto questo casino…

“Non gliel’hai mai detto” mi interrompe, intrappolandomi contro il lavandino. “Perché non gliel’hai mai detto?”

Perchè tira fuori Damon? Mi fa sentire ancora più in colpa. “N-non lo so… non contava… avevo altre cose a cui pensare…

“Avete più fatto l’amore?” Klaus mi solleva il mento con dolcezza ed io penso che no, non l’abbiamo più fatto dall’ultimo litigio. Ma il motivo non era lui, erano i problemi! Liv, i Viaggiatori, le prese di posizioni estreme. Poso le mani sul suo torace e lo allontano, stendendo piano le braccia. “Basta così.”

“Che cosa vuoi, Gilbert? La connessione sentimentale? Il sesso? Qualcuno che ti porti la colazione a letto, la mattina?” insiste.

Ha sempre avuto un ottimo frasario a cui attingere. Perché usa le mie parole? “Ho detto ‘basta così’.”

“Io voglio tutto questo, Gilbert. Tutto. Puoi darmelo o dobbiamo continuare a litigare fino alla fine dei tempi?”

 

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Capitolo 9
*** Scaglie di Drago ***


Ma non avevano un appuntamento, quei due?

“Mi fai entrare, per favore?”

Klaus stese il braccio, un occhio alla pendola per l’orario da lattaio della streghetta. Davina sospirò profondamente, varcando la soglia. “Ho la lista degli ingredienti per l’incantesimo.”

Un guizzo di autoconservazione rianimò il vampiro dalla penosa chiacchierata appena sostenuta. La sera prima aveva mancato l’obiettivo, perso la partita a biliardo e capito che l’ostinato tentativo di ignorare Elena, nascondeva qualcosa che era sconsigliato provare. Aveva ancora molti dubbi in merito ma ormai il danno era fatto, l’equilibrio turbato e non avrebbe potuto cavarsela con un ‘dimentica tutto e amici come prima’. Prima cosa, non erano amici e la notte non cercava lui, cercava Damon. L’aveva intuito e deliberatamente ignorato.

La ragazzina si fermò in mezzo alla stanza con le labbra serrate. “Sei fregato.”

///

Elena tirò la zip del trolley dopo aver aperto la combinazione. Klaus l’aveva recuperato senza dirle niente e senza aspettarsi alcun ringraziamento. Non avrebbe mai sperato in una simile gentilezza da parte sua.

Mentre parlavano, si era appoggiata al lavabo bagnato ed ora sentiva l’orlo della maglietta umido, così come il retro degli shorts. Infastidita, infilò una mano fra la pelle e il tessuto, contorcendosi per quantificare il danno. Lo specchio lungo la mostrava accovacciata nei pressi del letto.

Klaus non si era trincerato dietro la solita maschera di impassibilità e assenza, aveva espresso un desiderio che covava dentro e risposto alla sua domanda. Le aveva rimbalzato la palla, ma il senso di colpa la rosicchiava.

Elena tirò fuori il suo adorato abitino pervinca e un mugolio interno di contentezza le distese le labbra. Stava tornando se stessa dopo troppo tempo passato a ‘barboneggiare’ per New Orleans. Uscì dalla stanza dopo aver cambiato gli indumenti e udì la voce di Davina. Ne restò sorpresa. Non aveva un appuntamento con Kol. “Ehi!”

La ragazzina rispose al saluto con un cenno con la mano e tornò a fissare il vampiro. “Ayana farà l’incantesimo, ma è compito mio reperire…

“Ho capito ho capito” la interruppe Klaus, irritato. “Quel che chiedi è impossibile!”

Elena scese gli ultimi gradini con passo veloce. “Hai bisogno di aiuto? Caroline ed io abbiamo aiutato Bonnie molte volte. Siamo brave a scovare le scaglie di drago” scherzò.

Davina inclinò la testa, imbronciata. “Ci serve un miracolo! Un miracolo vero, altro che scaglie di drago!”

///

“L’incantesimo è stato fatto con la Luna Piena, per convertirlo dovremo aspettare la Luna Nuova, simbolo di cambiamento e trasformazione. Cade fra quattro giorni e dovrà essere tutto perfetto e calcolato al minimo dettaglio. Se sgarriamo, dovremo aspettare un altro mese.”

Aveva i sudori freddi quando ripensava ai due giorni di agonia. “Mh…

Elena versò un bicchiere di succo d’arancia e lo mise davanti alla ragazzina. Era sempre più corrucciata. “Cosa dobbiamo trovare?”

Davina sogghignò e Klaus batté il pugno sul tavolo, stizzito, ma non dalla risatina della strega.

Genevieve l’ha pensato proprio bene. Per annullare i suoi effetti, dobbiamo versare il sangue di un uomo retto, di un puro di cuore, di una vergine e di una persona che lo ami senza riserve.” Davina la guardò ed Elena si accorse di essere rimasta a bocca aperta. “Se anche mettessimo insieme tutti gli ingredienti, dove la troviamo una tanto scema da perdere la testa per lui?!”

///

Aveva aspettato un’ora, fermo su quella panchina a macerare al sole. Quando fu evidente che Davina non si sarebbe presentata, Kol vagò un po’ per le stradine ma l’orgoglio lo tenne lontano dall’abitazione della ragazzina. Tornò a casa, scornato e imbronciato, domandandosi cosa aveva sbagliato e quando. Davina aveva apprezzato il bacio, ma si era fermato quasi aveva sentito una certa resistenza da parte sua. Diamine, per una volta che voleva fare le cose per bene…

Ne udì la voce appena messo piede in casa. Stranito, si diresse verso il salotto e si fermò sulla soglia. Ma bene! Gli aveva dato buca per stare appresso ad una nuova stramberia del fratello!

“Buongiorno.”

Kol rispose con un grugnito al saluto del maggiore. “Tutto ruota sempre attorno a lui” disse, a bassa voce. “Non è cambiato niente.”

Elijah si prese del tempo per capire. Uscire dalle braccia di Hayley, era stata la cosa più difficile che aveva fatto negli ultimi cento anni. Era ancora sulla famigerata ‘nuvola rosa’ e si augurava che la sensazione durasse il più a lungo possibile. “L’hai aiutata con l’incantesimo di localizzazione…

“Le streghe hanno sempre doppi fini…

“… e hai rubato le pietre ben sapendo a cosa servissero.”

“Allora?” mugugnò, torvo. “Questo le da il diritto di saltare gli appuntamenti senza neppure inviare un piccione viaggiatore virtuale?”

Ah, era stato bidonato. Per essere un adulto di novecento anni, rispondeva male alle buche. “E’ una ragazza onesta. Ci sarà stato un contrattempo…

Tzè! Klaus l’ha convocata e lei è corsa! Non è cambiato niente!”

Elijah non se la sentì di biasimarlo. Kol non era presente quando il fratello aveva ricominciato a sanguinare da tutte le ferite inflitte nel corso dei vari anni, ed era quasi impazzito di dolore. Posò una mano sulla spalla del ragazzo e la strinse. “Parla con lei.”

“Per udire qualcosa che già so?”

“Tu non sai un bel niente, scemo!”

Kol arrossì e una sensazione di paura lo aggredì sotto il diaframma. Alzò il mento, orgoglioso. La sua bellezza risaltava con le gote rosse di rabbia e dispiacere. Le labbra le tremavano e sembrava sul punto di piangere. La rabbia di Kol vacillò mentre Elijah si eclissava in silenzio. Ricordava secoli ben più placidi. Erano le donne ad essere cambiate.

///

“Ti ho aspettato un’ora su quella panchina!”

Kol le piaceva eccome ma Ayana l’aveva coinvolta nell’incantesimo, scombinandole i piani. “Sono cambiate alcune cose, ok?!”

“Quali cose?”

Il ragazzo le sfiorò per caso e una scossa elettrica lo fece saltare indietro. Ma che cavolo… una protezione magica contro di lui?!

“Queste cose!” borbottò, frustrata. “L’incantesimo di Genevieve ha provocato uno squilibrio nella natura. Finché non sistemiamo le cose, non posso concentrarmi su altro.”

“Non puoi avere una vita privata?!”

Davina si morse il labbro inferiore e scosse la testa. Kol la guardava come se l’avesse tradito di proposito. “Scusa…

“Non posso toccarti?”

No…

“Ne baciarti?”

Un altro cenno di diniego. “Se abbiamo fortuna, in quattro giorni sarà tutto finito…

Kol si rasserenò di colpo. Non era il caso di farla tragica per quattro giorni.

“… altrimenti, dovremo aspettare un intero mese prima di provare a convertire l’incantesimo.”

Un mese era fuori questione. “Posso aiutarti o sono tagliato fuori dall’assistenza?”

“Accetto tutto l’aiuto possibile. È un’impresa disperata.” 

///

Il cappio che portava al collo stringeva sempre di più. Spaventato, Klaus si sfogò nell’unico modo che conosceva.

Elena lo osservò per tutto il tempo che impiegò a scagliare il bicchiere contro il camino, ma trasalì lo stesso quando il vetro si ruppe. Aveva intuito che Davina fosse la vergine nominata, ma in quella città erano tutti marci e corrotti fino al midollo. Dove lo trovavano un uomo retto e un puro di cuore? Qualcuno che lo amasse incondizionatamente. “Hope.”

Klaus si voltò di scatto e la fissò. Elena sostenne il suo sguardo con un certo timore che le saltasse al collo. “Il suo amore è puro.”

“No! Non esporrò mai mia figlia ad un simile rischio!”

Ci aveva provato. Elena attorcigliò una ciocca attorno al dito. “Non c’è modo di aggirare l’incantesimo?” disse alla streghetta quando tornò dal rendez vous chiarificatore con Kol.

In sogno, Ayana le aveva detto qualcosa che non aveva saputo intendere bene. Sangue antico, appena nato. “Ma forse era sangue antico e appena nato...” tentò di ricordare.

“Sforzati. Sono due cose diverse” ringhiò Klaus adocchiando il fratello minore. Lo indicò col dito, dubbioso. “Lui è appena tornato in vita.”

“Ergo?”

Sangue antico, appena nato. Ascolta la tua ragazza quando parla.” Klaus sorrise bieco, scontrandosi con la gelida facciata del fratello. “L’amore rende gli uomini puri di cuore e di spirito… o almeno così mi hanno detto.”

“E’ davvero triste scoprire che le cose migliori della vita le conosci grazie ai libri, Nik...”

“Poche ciance: vuoi andare a letto con la tua ragazza vergine o no?”

Davina arrossì, girò su se stessa e scappò via. Elena stessa avrebbe voluto sotterrarsi per l’imbarazzo. “L’hai pensato e il cervello ti ha detto ‘va bene, dillo?’ Vorrei capire quale demone ti possiede, quando dici certe stronzate!”

“Istinto di sopravvivenza, mia cara! Se fossi tu, la vergine, non esisterei a sacrificarti!”

Elena lo guardò per un lungo momento e la delusione risalì il cervelletto. Come aveva detto, la sera della festa? ‘L’amore non fa davvero cambiare gli uomini. E’ un’illusione creata dalle donne per giustificare scopate grandiose con lo stronzo di turno’. Beh, i suoi principi morali erano troppo forti per stare con qualcuno di cui deplorava le azioni. Il problema fra loro si era risolto in automatico grazie alla sua scarsità di tatto. “Non aveva dubbi” mormorò laconica e la rassegnazione con cui l’aveva detto, non passò inosservata al vampiro.

“Chi altro è tornato dall’Altro Lato?”

Jenna, ma non avrebbe mai collaborato.

Alaric, ma si era già macchiato di una serie di omicidi.

Stefan. “Stefan è l’uomo retto!”

Klaus sospirò, vagamente rinfrancato. Era passato dalla disperazione alla speranza in meno di un minuto. “Buon vecchio amico…” sussurrò cercando il numero nella rubrica.

“Elena, hai attraversato anche tu l’Altro Lato…

“Ce l’avete, la vergine” sibilò in direzione di Elijah, lanciando al contempo un’occhiata a Klaus che la guardava con interesse. “Sei talmente corrotto che hai bisogno di ben quattro persone per convertire l’incantesimo. Gli sforzi di Nadia non sono serviti a niente.”

La sua mente funzionava in maniera perversa nei momenti meno appropriati. Elena Gilbert di nuovo vergine? Appetitosa ed impegnativa, il suo ideale. “Ora capisco da dove proviene l’isteria” mormorò, l’orecchio attaccato al cellulare che continuava a suonare a vuoto.

Elena sorrise a denti stretti e attorcigliò un’altra ciocca di capelli fra le dita. “Ti manca l’ultimo ingrediente, il più importante.”

“La troverò, dovessi sedurre tutte le donne di New Orleans!”

Oltre a mancare il tempo necessario, mancava l’attrezzatura. Elena fece una panoramica del vampiro e sogghignò tanto da contrarre dolorosamente lo stomaco. 

“Non mi dai fiducia.”

Oh, non centrava la fiducia. Elena continuò a ridere sommessa. “Ci siamo sempre chieste perché Caroline non avesse mai voluto raccontare niente... non ce la faceva con l’immaginazione... neppure nel deserto tanta miseria…

///

L’acqua le finì nel naso ed Hayley si strozzò e cominciò a tossire e ridere insieme. Gli sfottò da spogliatoi lo mettevano sempre ko, doveva essere legato a qualche episodio dell’adolescenza. Klaus parlava tanto ma non raccontava mai niente di se. Si affacciò nel salotto per gustare la scena: Elena ed Elijah si ‘sgomitavano’ a modo loro con ammiccatine e sorrisetti che svanivano appena il vampiro si voltava. Che pesti! Pungolato nella virilità, Klaus reagiva male come qualsiasi altro uomo ma era la prima volta che lo vedeva davvero in imbarazzo.

Ah-ah. Non verrete a chiedere il mio aiuto, quando un licantropo vi morderà.”

Klaus aggirò la donna lupo che era rimasta ferma a guardarli sulla soglia del salotto con un sorriso che arrivava alle orecchie. “Vuoi sfottermi anche tu?”

“Ringraziala. Stavi andando ko un’altra volta.”

Lui non andava ko.

“Sono d’accordo nel non coinvolgimento di Hope, però ha ragione Davina. Dove la troviamo una tanta scema che tenga a te?”

Nadia. Ma Nadia era morta da mesi, ormai. “La troverò” mormorò sbrigativo, allungando il passo. Klaus ignorò la pressante sensazione di fallimento e si rinchiuse nello studio.

Elena rise ancora un po’ contro il pugno chiuso quando scomparve alla loro vista. Sfotterlo era un modo per allentare la tensione. Faceva scelte estreme quando era messo sotto pressione.

“Avete esagerato” li rimproverò Hayley, abbracciando la schiena di Elijah che le accarezzò le mani, passò il braccio sopra le sue spalle e la strinse a se.

Erano così carini che Elena sorrise. “Gli fa bene non prendersi troppo sul serio.”

“E’ stato a letto con la tua amica? Potrebbe essere lei, l’ultimo ingrediente?”

No, lo escludeva a priori.

“Le parole delle streghe non vanno sottovalutate. Ayana ha detto ‘una persona che lo ami senza riserve’.”

Rebekah” disse Elena, lenta. “Le ha rovinato la vita ma lei continua ad ‘amarlo senza riserve’.”

Elijah fece un piccolo cenno col capo. “La chiamo subito.”

///

Toc toc.

“Posso entrare?”

Klaus non staccò gli occhi dal soffitto e non cambiò posizione, sdraiato sul letto con le braccia dietro la testa. “E’ una domanda scontata. Sei già entrata.”

Non era del tutto vero. Era ferma sulla soglia della stanza da letto.

“Che cosa vuoi, Gilbert?”

“Abbiamo trovato l’ultimo ingrediente.”

Il vampiro girò lo sguardo su di lei, alzandosi sui gomiti.

Rebekah è la tua più grande sostenitrice.”

Non avrebbe mai pensato alla sorella. Non voleva coinvolgerla ed affibbiarle altri compiti gravosi.

“Elijah la sta chiamando proprio in questo momento.”

Bene. Klaus ripiombò sdraiato e incrociò una gamba sull’altra. “C’è altro?”

“Ti vengono i pensieri brutti quando sei scosso. Fa spazio!”

Klaus spostò il bacino di tre millimetri, ritrovandosi il fianco morbido della ragazza spinto contro il suo. Aveva completamente dimenticato com’era avere paura di lui.

“Ti stiamo aiutando perché teniamo a te” mormorò sistemando il cuscino dietro alla schiena. “Non vuoi accettarlo.”

“Sono realista, Gilbert. Se non fosse per la linea di sangue, ve ne freghereste della maledizione.”

“E un po’ stronzo: ho un vestito da urlo e neppure un complimento.”

L’aveva visto bene, il vestito. Aveva la lingerie nera, sotto. “Sei molto carina.”

“Puoi fare di meglio.”

“Una vera educanda.”

Cioè era sexy come una suoretta? “Se non ci fosse stata Davina, non avresti esitato un attimo a sacrificarmi. Bel ringraziamento per averti curato quando stavi male.”

“Un taglietto sul dito non ha mai ammazzato nessuno” mormorò dandole la schiena. “Vattene, mi infastidisci.”

Quella chiusura completa l’aveva sperimentata con Damon molte volte. Elena si guardò attorno, muovendo solo gli occhi. “I doppelgänger sono ‘programmati’ per incontrarsi così è più facile trovarli e usare il loro sangue per i rituali.”

C’entrava la storia che aveva raccontato Kol?

“La mia antenata ha amato l'uomo sbagliato ed è stata punita ed imprigionata viva in una roccia per l'eternità dalla stessa strega che l'ha resa immortale… trasformata nell’Ancora che collegava i due mondi e destinata a mai più ricongiungersi con l’amato…

Era proprio quella storia.

“Non era vero amore fra me e Stefan e ora Damon è morto. Morto morto e non tornerà in vita. Quando appare la Luce Bianca, c’è poco da scherzare” mormorò, sfiorando piano la sua spalla.  “Come vedi il mio destino è tracciato ma sono sempre disponibile a cazzeggiare con gli amici. Alleggerisce la giornata.”

“Hai abbassato il sipario e dichiarato chiuso lo spettacolo?”

Elena mise un piede a terra e pensò che l’idea era proprio quella.

“Mille anni di solitudine non si augurano a nessuno.”

Mille anni…

“All’inizio ti sentirai sola. Piano piano diventerà normale il vuoto della stanza e del tuo cuore, e alla fine, un’interferenza esterna piacevole ti sembrerà una scocciatura” concluse con lo sguardo di chi la sapeva lunga. “Sono pochi, i fortunati come mio fratello che continuano a cercare di ricongiungersi all’altra metà della mela... si alzano con uno spirito diverso, la mattina.”

“A loro non serve il cric per tirarlo su?”

A-ah. Spiritosa. “In altri tempi e in altri momenti, le tue grida di piacere avrebbero risuonato per chilometri… ma ammetto che potrei essere arrugginito e troppo angosciato per prendermi significativamente cura di te.”

Diceva quelle cose con una tale leggerezza che… Elena deglutì e il cuore le pulsò nel petto. La seconda gamba raggiunse la prima. “Volevi sedurre tutta New Orleans, dieci minuti fa…

La sua voce si era assottigliata e il battito del cuore lo assordava. Esisteva una legge non scritta che impediva a quelli come lui di amare donne come lei. Ti rovinavano e poi non sapevi più dove stavi andando. “Penso in grande.”

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Capitolo 10
*** La rana e lo scorpione ***


Ciao Kithiara!

Essì, sei la prima! Ho quasi cento letture a capitolo ma nessuno interessato a recensire... ça va sans dire! ^^ Mi piace fare i crack pairing da una vita ma se i lettori non trovano le solite coppiette si straniscono, lo sai... se hai notato, qui non ci sono coppie vere e proprie, non sto scrivendo una storia d'amore ma un fatto che ha portato più persone ad interagire con le inevitabili conseguenze. Non manca molto alla fine, questo capitolo e altri due (uno è già pronto e lo sto solo correggendo). Dopo questo capitolo, potete mandare impressioni, insulti e killer a pagamento al solito indirizzo ;) Buona lettura!

 

“Puro di corpo e di spirito?”

“Così dice la strega...”

Infilo la cannuccia nel milk shake e lo muovo su e giù. Ogni volta che entra ed esce, la plastica produce un suono fastidioso contro il tappo dello shake. Siamo nella parte neutra di New Orleans, molto al di là del ponte. Enzo mi ha dato un passaggio in moto e ha suggerito di rubarne una per me. Teme che la sua copertura sia saltata e non ha speranze di riavvicinare Francesca.

“I boxer di che colore erano?”

“I boxer di chi?”

Jenna ci ha raggiunte sulla via dei negozi. Insieme abbiamo scovato un piccolo e grazioso cafè. Caroline spalanca il menù e sgancia la bomba. “Klaus le ha fatto una mezza dichiarazione mentre era in mutande.”

Jenna chiude la borsa e la appende alla sedia. “Sicuro di se, il ragazzo…

Occhieggio l’elenco dei cocktails anche se ho ben in mente cosa ordinare. “Blu. Erano blu. Cambiamo argomento.” Sento lo sguardo di Caroline su di me, ma appena arriva un messaggio nel cellulare di Jenna, lei torna a scegliere la sua consumazione.

“Rick dice che c’è un sacco di movimento a casa di Francesca.”

“Avrà scoperto il furto...” sussurro. “Prenderò un Mai Tai.”

“Sono le cinque del pomeriggio.”

Devo offuscare la mente per qualche ora e non pensare a niente. Il medico interiore lo raccomanda fortemente. “Hai ragione, meglio un Long Island” convengo con Caroline. “Ha il tè, dentro.”

Il menù di Care crolla sul tavolo. “Stefan potrebbe essere vergine!”

Come se ad un uomo cambiasse qualcosa. 

“Ehi, contestualizzate la ritardataria.”

“Chi torna dall’Altro Lato rinasce puro di corpo e di spirito, a quanto dice la strega che possiede Davina.”

Jenna smette di scrivere al cellulare e ci guarda. Sembra sbigottita e anche un po’ imbarazzata. “Ah.”

Caroline ed io scambiamo un’occhiata. “Sei stata a letto con Rick e hai notato qualcosa di strano?”

Jenna arrossisce e strofina una mano sul collo, gli occhi inchiodati allo schermo. Mh...”

Caroline spalanca la bocca e mi indica col dito. “Quindi anche tu…

No no no! E’ stato un calvario, non mi è piaciuto e non voglio riaffrontare quello strazio di tensione e timore! Torno a leggere il menù, la fronte corrucciata. La cameriera compare col taccuino. “Ciao ragazze, che vi porto?”

Caroline mi guarda dispiaciuta e alza tre dita. “Tre Long Island. In quantità smodata.”

///

Non era come mangiare una bistecca al sangue. “Mh…

“Quando l’incantesimo verrà annullato, tornerete a soffrire al sorgere della luna piena. Il sangue degli ibridi vi proteggerà dalla trasformazione.”

Klaus tamburellò le dita sul tavolo ed Hayley si appoggiò allo schienale alto. “Deve essere una vostra scelta, Jace. Ci stiamo sdebitando con voi.”

Il licantropo guardò il bicchiere con aria poco convinta. “Ne devo parlare con i ragazzi. Ehi, quella tipa carina che fine ha fatto?”

///

Sbronzarci rientrava nei piani ma non ricordo come e quando abbiamo rubato la motocicletta. Quando siamo nel vialetto, mi rendo conto di non saper frenare sul ghiaietto. Perdo aderenza, scivolo di lato e mi brucio tutto il polpaccio sinistro, ruzzolando parecchie volte in un intrico di gambe e braccia con Caroline. La moto finisce sull’aiuola, urtando la colonna all’entrata con un rumore infernale. Chiudo gli occhi pensando che il risultato l’ho raggiunto, sono ferma. La testa mi fa un male cane. Caroline cerca di rialzarsi senza pesarmi addosso.

“Hai detto di saper guidare quella cavolo di moto…

“Ho detto che ci saremmo fermate…

“Siete ubriache fradice, amiche mie.”

Conosco il licantropo di vista ma non so il suo nome.

“E’ troppo grossa per te. Dovevi rubarne una più piccola.”

E tu hai due meravigliosi occhi color ghiaccio, penso mentre lo sconosciuto mi solleva dal terreno.

“Non hai idea di dove si trovi il freno, vero?”

Trovo buffissimo tutto quello che dice. Rido, di nuovo accucciata sulle gambe. L’incidente ha attirato fuori Elijah che ci viene incontro in tutta fretta. “State bene?”

Caroline fa un cenno con la mano e si abbassa verso di me. “Se ci pensi, non è così grave. Hai l’esperienza dalla tua. Su, smetti di piangere...”

Non sto piangendo, sto ridendo.

Dai… andiamo a lavarci la faccia. Siamo in disordine” borbotta accarezzandomi le spalle. “Non siamo carine col trucco colato.”

Impossibile, ho un make up super resistente.

“Che le è successo?”

“Cose di donne. Dacci mezzora per favore… un’ora sarebbe meglio.”

“Passate dal retro. C’è un po’ di movimento in casa.”

Che movimento? Smetto di singhiozzare e guardo Elijah che ha una reazione strana. Mi passa un fazzoletto con la sua solita gentilezza. Lo accetto ma non lo uso.

“Il branco di Jace ha catturato Francesca.”

Se la donna cattiva è morta, la bambina potrà tornare a casa. Mi stacco da Caroline e lo abbraccio con la poca forza che mi resta. “Sono tanto felice per voi…

“Tesoro, tesoro… no. Lascialo, da brava…

Sento Elijah mormorare sopra la mia testa qualcosa come ‘non importa, Care’ e la sua mano accarezzarmi i capelli. Qualcosa di caldo scivola via dall’orecchio, la pressione si abbassa di colpo e vedo nero. Le gambe si piegano da sole. Mi sento afferrare e sento la voce di Caroline sempre più lontana.

///

“Ha detto proprio ‘lo’ ami senza riserve o un generico ‘ami senza riserve’?”

Non lo ricordava più. Davina scosse debolmente la testa. “E’ un cavillo, Kol.”

“Ti dico che non può essere Rebekah. Il sangue antico deve essere appena nato. Il mio sangue, il sangue di Stefan…

“Ed io, allora?”

“Tu sei posseduta dalla strega antica ma il tuo sangue è giovane. Rebekah salta un passaggio. Io punto su Elena.”

“Perché è compassionevole?”

“È l’unica abbastanza stupida da scusare le porcate di mio fratello e poi conosciamo la sua storia dall’inizio.”

“E se fosse lei, la vergine?”

Naa.”

“Perché no?! Chi è passato è rinato come essere innocente, puro di corpo e di spirito! La Natura non opera in modi misteriosi: il momento in cui Genevieve ha lanciato l’incantesimo, Elena e i suoi amici sono tornati dall’Altra Parte. Non è una coincidenza!”

“Come facciamo ad esserne sicuri? Tentiamo e se va male, riproviamo il prossimo mese?”

Quando si arrabbiava, gli occhi gli brillavano. Davina riportò la sua attenzione al grimorio e tracciò un disegno su un angolo del quadernino. Era davvero carino. Gli sorrise, timida. Il ragazzo si avvicinò, sfiorò i capelli e ritirò le dita con un sibilo doloroso. Porc…

“Perché insisti a farti male? La barriera funziona sempre.”

“Non mi arrendo. Siamo tutti testardi, in famiglia.”

///

C’era un’inconsueta calma a cui nessuno dei due era abituato. Klaus studiò bene tutte le mosse possibili e spostò una pedina avanti. Hayley era partita con Elijah per incontrarsi con Rebekah e a lui toccava fare la balia ai ‘bambini’. E alla moribonda. New Orleans si era rivelata deleteria per Elena Gilbert: appena scendeva a ‘giocare in giardino’, si faceva la bua. Che imbranata!

Stefan fece fuori l’alfiere con un movimento quasi invisibile. “Scacco.”

“Mi arrendo” disse facendo cadere la Regina. “Un’altra?”

I pezzi vennero risistemati. Troppa calma, non sarebbe durata.

“Questa storia del ‘puro di corpo e di spirito’, suona di stronzata.”

Mh… Davina ha una specie di allarme salva-vergine incorporato. Se Kol prova a toccarla, resta fulminato.”

“E funziona con tutti o solo con lui?”

“Non mi ha ancora accusato di rovinarle la vita...”

“Sta arrivando” sussurrò Stefan fra i denti. “Non è felice.”

Klaus sogghignò, un occhio al fratello minore. “Fatto progressi?”

“Non parlarmi” sibilò andando dritto verso la cucina. “Tu mi stai rovinando la vita!”

Stefan soffocò una risata. “Avete bisogno di aiuto?” domandò ricevendo solo silenzio in risposta.

Un parafulmine, pensò Klaus con un sorriso divertito. “Tocca a te controllare la moribonda.”

“Ci sono stato due ore fa e non ne ho voglia.”

Klaus sbuffò, esalando un “mi stai rovinando la vita!” in falsetto che provocò una sommessa risata. Ogni volta che entrava nella stanza, gli veniva voglia di restare ad attendere il suo risveglio. Non centrava il romanticismo o il senso di protezione: semplicemente voleva essere il primo a sfotterla.  

///

Odore di rivista patinata. Sul comodino lontano da me, scorgo la costina alta di Harper's Bazaar. Roba di Caroline. Non ho più un graffio addosso, mi sento bene. C’è troppa luce fuori, deve essere mattina inoltrata. Appena metto giù le gambe dal letto, mi accorgo di indossare un lezioso pagliaccetto che avevo comprato e destinato ad un uso ‘improprio’ nel caso in cui Damon ed io ci fossimo rappacificati. Come previsto, era rimasto con le etichette attaccate nel cassetto dell’intimo. Devo averlo infilato in valigia per sbaglio. Il rosa cipria è talmente virginale che non mi sfugge la beffa di Care. Trovo un suo post-it attaccato nella pagina interna della rivista.

‘Tornata in albergo a cambiarmi.
Ti voglio bene.

Ps: non ho fatto sesso col tuo ex!

XOXO’

Tzè! La mantide non vede l’ora di cogliere quel fiore! Sorrido, afferro la rivista per un angolino e qualcosa cade in terra. Una rosa bianca, appena sbocciata. Non ci sono spine attorno al gambo. E’ molto elegante ed emana un profumo discreto. La annuso con piacere mentre chiamo Caroline. Risponde dopo molto rumoreggiare. “Care?”

>Mi è caduto il cellulare nella doccia… accidenti, è tutto bagnato… ti senti meglio?<

“Ho trovato una rosa virginale in camera mia. Come devo interpretarla?”

>Non ho detto niente a nessuno. Noi ‘baciamo e mai parliamo’, è la prima regola<

Non avevo dubbi. >Che cosa mi è successo?<

>Hai avuto un’emorragia celebrale. Quando sei caduta dalla moto, hai battuto forte la testa<

Rabbrividisco, ricordando la mia morte. “Mh…

>Sei proprio stronza!<

Eh?

>Tu sei la mia migliore amica e devo venire a sapere da Klaus che hai avuto mille incidenti da quando sei a New Orleans?!<

Me la paga, lo giuro su dio! “Ha esagerato. Lui esagera sempre.”

>Non fare come Bonnie! Non chiamarmi all’ultimo minuto per dirmi ‘ciao Care, lo sai che sto morendo?’! Non lo sopporterei, Elly! Non di nuovo!<

“Care, calmati…

>Sono calma! Se non fossi calma, sarei lì a strangolarti di persona!< urla facendomi staccare il cellulare dall’orecchio. Mi rendo conto di averle nascosto tante cose, esattamente come faceva Bonnie con noi. “Care, ti voglio bene.”

Riaggancia e il senso di colpa viene soppiantato da una rabbiosa sensazione di tradimento. Quel tipo non tiene mai a freno la lingua!

Toc toc

Riconosco la bussata. Spalanco la porta, lo afferro per la maglietta e lo tiro dentro, sbattendolo contro il muro. Gli resto addosso. “Perché racconti i fatti miei a Caroline?! Non è necessario che conosca i dettagli, soprattutto se questo include morti accidentali ed incidenti vari! Le hai detto anche del cacciatore?!”

Klaus scuote la testa e resta con le braccia lungo i fianchi. Ha l’aria di uno che vuole dire qualcosa.

“Pensavo di potermi fidare di te!”

“Conosci la storia della rana e dello scorpione?”

"Tutti la conoscono, brutto rospaccio!”

Klaus sorride e mi afferra i fianchi. Attraverso il raso sento tutto. Pressione, calore… le contrazioni improvvise all’interno del mio corpo…

“Nella versione originale, lo scorpione punge la rana a metà del percorso e muore affogata insieme ad essa.”

Le sue mani salgono e i pollici mi sfiorano i lati del seno. La ‘botta’ non l’ammortizzo molto bene e la minaccia semiseria che ho preparato, vira in un miagolio tremolante. “Ho voglia di farti del male…

Lui espira e mi sorride, ma in modo diverso. “Non ci speravo più...”

///

La rosa proviene da un vaso di fiori che è stato fatto recapitare stamattina ad Hayley, per festeggiare il ritorno a casa della bambina. Senza farmi vedere, l’ho riaggiunta alle sue compagne. Mi sento un po’ umiliata a ricevere i fiori destinati ad un’altra. “Scacco.”

“Giochi da due ore e sei già una campionessa?”

“Sei tu che sei una sega” borbotto mentre Stefan risistema i pezzi. Mi sdraio sul divano e punto la testa contro la mano.

“Posso avere una goccia del tuo sangue per fare un esperimento?”

“Non è letale, vero?” borbotto porgendo il dito a Davina. Mi sento un po’ in colpa a starmene qui sdraiata mentre loro faticano tanto.

“Pura magia bianca. Mi serve solo per dimostrare una cosa.”

Davina mi mostra un fiore appassito che ha raccolto in giardino. Mormora qualche parola magica e lascia cadere la gocciolina in bilico sulla punta dello spillo, direttamente sul bocciolo spento. Non ci vuole molto, prima che si apra e riacquisti un aspetto vivace. Sorrido, ma sia lei che Kol hanno una faccia da mortorio. Il ragazzino batte una mano sulla fronte. “Non è lei.”

Davina ha un moto di irrequietezza. “Se lei è la vergine, dove cavolo lo peschiamo l’ultimo ingrediente?”

“Non lo so!”

Ho accusato Caroline di aver aperto bocca a sproposito ma i miei affari privati sono stati messi in piazza nel modo peggiore. Mi sento male. Sul serio.

“Ti va un’altra partita o…Stefan mi guarda, aspettando un cenno da parte mia. Dubito abbia dimenticato quella sera… e con lui mi sentivo a mio agio. “No” soffio. “Vado a fare una passeggiata.”

“Non farti male, per favore.”

L’ha promesso a Caroline e a Klaus prima che uscisse a reclamare la città. Le moto dei ragazzi hanno lasciato lunghi segni sul prato. Penso che l’erba ricrescerà e presto non si vedrà più niente. Qui ricresce qualsiasi cosa, a quanto pare…

///

“Hai cambiato la moto?”

“Eh sì. Quella bellezza va una meraviglia.”

Avevamo intravisto questo posto nel viaggio di ritorno da Natchez. La collina degrada in una piccola pianura e a parte il frinire dei grilli, non si sente altro. Apprezzo la musica jazz ma sono stanca di trombe e sassofoni. Enzo ha le birre gelate, io il take away del cinese. Una moltitudine di stelle ci sovrasta. Lui stappa una birra e me la passa. Infagotto la felpa e la sistemo sotto la testa. Jenna è partita con Rick. Hanno avuto il loro happy end. “Ora dove andrai?”

“A scoprire il mondo, baby. Se resti imprigionato più di cinquanta anni, ti vengono le vogliette.”

“Ruberai un’altra moto?”

“Ne ruberò tante altre. Quando un uomo ha il vento sulla faccia, non ha bisogno di altro.”

Mh…” borbotto ingoiando un sorso di birra. “Io tornerò al college…

“… e dimenticherai?”

Enzo si alza su un gomito e mi guarda con uno strano scintillio negli occhi. Sta per dire qualcosa di orribile, lo sento.

“Il principe delle tenebre ti ha chiesto di giocare alla bestia a due groppe, vero?”

Scuoto la testa, stampandomi un bel sorriso ironico in faccia. Se ci ripenso, mi viene la pelle d’oca.

“Ma falla finita…” ridacchia e ripiomba a guardare le stelle. “Quel tipo ti piace, ma siccome è un testa di cazzo e tutti lo detestano, invece di ascoltare la vocina della vongolina, ti lasci influenzare dai giudizi altrui.”

Vongolina?! “Enzo, fra due giorni me ne vado.”

La sua birra batte contro la mia. Una goccia mi bagna il dito. Lo guardo di traverso.

“Accadono tante cose in due giorni, amica mia...”

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Capitolo 11
*** Out of time Man ***


Sembra di stare al cinema, mancano solo i pop corn.

Rebekah è arrivata con la bambina e la prima cosa che ha detto è stata ‘ti prego, non farla cadere!’ mentre era ancora in braccio ad Hayley che, a differenza degli altri, nutre un po’ più di fiducia nelle capacità genitoriali di Klaus. Sono rimasti un po’ a studiarsi padre e figlia, poi la piccoletta ha fatto un verso e mosso i pugnetti. Era il segnale per farsi prendere in braccio? Rebekah gli ha spiegato come tenerla, Klaus le ha lanciato un’altra occhiata ammonitrice che a me avrebbe zittito all’istante ma che a lei non ha fatto ne caldo ne freddo, e come se non avesse fatto altro nella vita, l’ha sistemata contro di se.

“Ciao nana.”

Emozione nella sala!

Una manina si chiude a pugno. Una serie di gorgoglii e risatine. Linguaggio strano, vocali, farfugliamenti. Un’altra ‘a’. È proprio bellina e ha i capelli neri. Immagino che gli occhi siano azzurri come in tutti i neonati.

“Elena, non farti venire il torcicollo. Puoi avvicinarti.”

“Attendevo il benestare della madre” mormoro facendo qualche passo in avanti. La ragazzina non è interessata a me, sta troppo bene in braccio al padre. Ah, no. Mi ha scoperto. Si agita, sbava un po’ e si rintana timida, poi mi sorride di nuovo, birichina. Che dolce. “Somiglia a te” dico ad Hayley. Lei fa un mezzo sorrisetto e guarda Klaus che in quel momento è un concentrato d’amore e non ci degna di attenzione. “Purtroppo le femmine prendono il carattere del padre.”

Non replica, assorto in se stesso. Potrebbe cadere la casa e lui scavalcherebbe i calcinacci con indifferenza.

E Caroline se lo sta perdendo!

“Ti sei incantata?”

Perché Rebekah cerca la lite? Ho capito che non è per niente felice di vedermi e che muore dalla voglia di tempestarmi di domande, ma potrebbe essere comprensiva: quella bambina ha ‘risintonizzato’ Klaus. “E’ come guardare l’ultima puntata del tuo telefilm preferito” rispondo ed Elijah sorride e posa una mano sulla spalla della sorella. “È tardi ed immagino che la bambina dovrebbe essere già a letto da un pezzo.”

“È vispa, certe volte mi tocca restare sveglia tutta la notte” borbotta accarezzando la schiena della piccola. “Vero, mostriciattola?”

Tanto vispa non lo è più. Sonnecchia in braccio al padre con il pugnetto in bocca. Lo farei anche io se avessi qualcuno che mi coccola così. Si muove sempre di meno, chiude gli occhi e bum, buonanotte a tutti. Klaus la guarda e sorride accarezzandole la testolina.

Perché Caroline se lo sta perdendo?!

Rebekah è allibita. “Come hai fatto? Non si addormenta mai così velocemente!”

“Lo facevi anche tu. Vi addormentavate subito, quando eravate insieme.”

Ma che cosa tenera! Salto con lo sguardo dalla faccia perplessa di Rebekah a quella rilassata di Klaus. È su un altro mondo. 

“Certo, mi sentivo al sicuro… dov’è, la culla?”

“Al piano superiore” mormora il neo papà e guarda Hayley. Lei fa un cenno con la testa. Seguo il passaggio della bimba rendendomi conto che hanno una sintonia perfetta quando si tratta della piccola. Si capiscono al volo. Sono una coppia perfetta.

“Non te la puoi squagliare, sorella. Dovrai insegnarmi a farle il bagnetto e tutto il resto” mormora seguendo con lo sguardo madre e figlia che risalgono lente la scalinata.

“Vuoi che resti?” sussurra, incredula. “Davvero?”

Klaus l’afferra per il collo con affetto e le dice qualcosa nell’orecchio. Lei sorride e lo abbraccia.

Jeremy ed io ci vogliamo bene ma non facciamo tale mostra di sentimenti. Questi due sono imbarazzanti!

Hope adora l’acqua. Adora soprattutto schizzartela addosso.”

“Tu facevi lo stesso.”

E se lo diceva Elijah…

“E anche tu.”

“Io ricordo un torrente che gelava d’inverno.”

Kol rientra in quel momento sbuffando come un mantice. Sbatte la porta ed impreca. “Un altro buco nell’acqua.”

Klaus fa spallucce. In questo momento non pensa a se stesso. “La sorella preferita è tornata a casa” annuncia e spinge avanti Rebekah che è rimasta impietrita alla vista del fratellino redivivo.

Quando… come?!”

“C’è stato un incidente con l’Altro Lato.”

Mi si blocca lo stomaco. Mi eclisso in silenzio per regalargli un po’ di privacy e non ascoltare la storiella da capo. Esco in giardino e scorgo un microspicchio di luna. Siedo in terra, appoggiando la schiena al muro. Mi assento da tutto e tutti per un po’, poi sento il tipico grido d’aiuto di cubetti di ghiaccio affogati nel bourbon. Uomini e neonati creano una strana alchimia che ingrippa il cervello delle donne. Non dovrebbe funzionare con me, non sono destinata a riprodurmi. Però funziona. L’affetto gli corre fra i lineamenti. Non sono abituata al Klaus ‘domato’.

“Hai detto una cosa piuttosto forte, stamattina.”

“Non eccitarti, ho solo sparato alto. Ero arrabbiata” mormoro rialzandomi e spazzolando il fondo degli shorts. “Buonanotte.”

“Ti porterò a fondo con me, Gilbert” scherza.

Sorrido. “Illuso.”

Klaus mi guarda e l’atmosfera cambia all’improvviso. Lo osservo mentre posa il bicchiere sul piccolo corridoio di mattonato che gira attorno alla casa.

“Non mi illudo, Elena. Neppure Salvatore è riuscito a toccare la parte più profonda di te.”

Damon non poteva farlo perché io non glielo permettevo. Non mi sono mai fidata del tutto, non manteneva le promesse, mi nascondeva le cose, faceva scelte discutibili…

“Non possiamo biasimarlo. Sei circondata da muri.”

Non c’è niente che possa dire per difendermi. È orribile quando qualcuno arriva a capirti così bene... Appena le sue mani mi circondano i fianchi, ho un sussulto difensivo. Klaus se ne accorge e riporta le braccia dietro la schiena ma la posizione non lo soddisfa e le lascia di nuovo ricadere ai lati del corpo. Poi appoggia una mano al muro e si piega in avanti. Non l’ho mai visto così indeciso. Sorrido e lui mi circonda di nuovo la vita, tirandomi un po’ verso di se. Sono tentata di ritrarmi solo per vederlo comportarsi un’altra volta da mosca impazzita!

“Sei quel tipo di donna che deve essere dominata e scopata fino all’anima. Forse allora si riuscirebbe a intravedere qualcosa di te” sussurra, serio serio, togliendomi il respiro. “Non ti lascio affogare, sei troppo importante...”

I nostri sguardi si incrociano e il mio cuore palpita in modo strano. E’ un rumore sordo, profondo e debilitante. Anche se siamo all’aperto, mi manca l’aria. “Importante…” ripeto a fior di labbra.

“Tanto da rinunciare ai miei desideri pur di guadagnare la tua fiducia…

Sento il suo respiro eccitato contro la fronte e l’incavo del naso. I battiti del cuore nelle orecchie quando le sue dita scivolano lungo la gola, risalgono, imprigionano ed accarezzano.

“Manca un ingrediente, Elena. Non c’è il tempo materiale di reperirlo. L’incantesimo non si può fare” mormora a bassa voce. “Ho bisogno di qualcosa di bello a cui aggrapparmi, mentre affondo nella sofferenza. Resta con me, stanotte.”

Mi sento di nuovo risucchiata nella voragine di imbarazzo e vergogna che si spalanca ogni volta che lo desidero al posto di Damon. “Succedono un sacco di cose in ventiquattrore…

Klaus mi guarda come se l’avessi venduto al miglior offerente. “Cazzeggiare fino all’alba è troppo per te?”

No… certo che no. L’ingrediente salterà fuori all’ultimo momento… come al solito…” borbotto e una punta di frustrazione mi stuzzica i polmoni. “Preparo uno spuntino e ci spariamo una telenovela brasiliana notturna. Sono spassosissime.”

///

Non era una canzoncina tradizionale, ma quella versione di una famosa canzone* sembrava piacere molto ad Hope. La guardava con i suoi occhioni azzurri, si adagiava contro di lei e la imbrattava di saliva. Hayley dondolò lievemente e sorrise, sentendosi osservata. “Era divertente, la telenovela?”

“Una pantomima di emozioni pompate e recitate in maniera pessima. Abbiamo cambiato canale dopo cinque minuti.”

“Hai dormito un po’?”

No e lo si vedeva chiaramente. Klaus strusciò una mano sul volto, osservando la bimba. Era un balsamo per il suo cuore straziato. “Non piange mai…

“Per fortuna. Puoi sfamarla mentre faccio una doccia?”

“Certo.”

Aveva sempre paura di romperla quando la toccava. Hope frignò per il passaggio ma si adattò perfettamente al nuovo arrivato. Klaus le accarezzò la testolina e la bimba mosse il pugnetto contro la sua gola.

Hayley ripiegò la copertina ai piedi del lettino e si appoggiò alla culla. “Vogliamo chiedere ad Elena di prolungare il suo soggiorno.”

“Nel caso l’incantesimo fallisca e abbia bisogno di nuovo del medico della mutua?” scherzò con animo pesante. Avrebbe dovuto rispedirla nel suo letto, non lasciare che lo usasse come un cuscino un’altra volta.

“Siete passati dall’odio reciproco alla sopportazione. Vi siete annusati e girati intorno per scoprire i punti deboli e quando avete stabilito di essere feriti a sufficienza ed innocui, avete issato bandiera bianca e scelto la via del cameratismo…

“… e questo proviene direttamente dalla bocca di mio fratello.”

Hayley non smentì l’affermazione e lo guardò al solito modo: un’occhiata lunga ed enigmatica che la rendeva ancora più bella. “Hai abbassato la guardia.”

Klaus guardò la figlia, afferrando il pugnetto che continuava ad agitare e lo portò alle labbra. “Che altro?”

“Elijah dice che sei cresciuto e che hai sviluppato un amore disinteressato.”

“I maschietti maturano tardi. Ma parlate di me quando siete a letto, voi due?”

Hayley sorrise, ironica. “Guardiamo programmi diversi. Ricordati di scaldare il latte. Se la sento piangere perché si è scottata la lingua, ti frusto con un pannolino sporco.”

Non le sarebbe accaduto niente, non l’avrebbe mai permesso, pensò scostandola un po’ da se. Hope lo guardò a bocca aperta e l’emozione gli fece battere il cuore. Amava quell’esserino sopra ogni altra cosa e proprio non si capacitava del comportamento di Mikeal. Come si poteva arrivare ad odiare la propria carne? “Non ti farò mai del male” sussurrò alla bambina. “Mai, te lo giuro sulla mia vita.”

///

Ayana le aveva parlato nel sonno, ma di nuovo non ricordava un accidente! Davina infilò le mani nei capelli sciolti ed esalò un gemito di frustrazione. Avevano sbagliato qualcosa fino a quel momento e avevano solo dieci ore prima che la Luna Nuova si mostrasse in cielo. Contavano su di lei, non poteva deluderli. Sconsolata, raccolse i suoi appunti e i disegni di Kol con le sue annotazioni ai margini. Doveva consultare di nuovo il grimorio e aveva bisogno di vedere Kol, anche se non poteva toccarlo. Ora capiva le due ragazze: i Mikealson avevano qualcosa che ti intossicava ...

“Il soggiorno è durato anche troppo. Non lo credi anche tu?”

E quell’uomo le metteva i brividi.

“Quando ti deciderai a liberarmi?”

Appena terminato l’incantesimo della Luna Nuova, avrebbe studiato un modo per rimandarlo indietro. Davina non rispose e uscì di casa dopo aver lanciato uno sguardo bieco all’individuo racchiuso nel cerchio magico che risiedeva nella stanza attigua. Come si poteva essere così crudeli da voler uccidere una bambina appena nata?

///

Gli adulti di quella casa erano totalmente fuori di testa e la pazzia di Klaus aveva contagiato anche Elena che reggeva il gioco come se non avesse fatto altro nella vita.

Davina si nascose dietro il pugno, leggiucchiando le istruzioni per un dolce stampate sulla confezione del cacao. La radiolina colorata era apparsa dal giorno alla notte e diffondeva una canzone che aveva udito in precedenza e che i due matti conoscevano alla perfezione. Andavano a tempo e avevano entrambi una bella voce. Faceva parte dello zip zap anche lo essere scemi insieme?

Elena aveva scoperto la prima stagione di Breaking Bad ed era rimasta sveglia fino a tarda notte, costringendolo a rivedere le puntate già viste. “Long gone the rendez-vous…

La ragazza zittì il timer e spostò il pentolino del latte da fuoco, giudicandolo sufficientemente caldo. “Now it's half past three.”

“Time made a fool out of me… L’educazione musicale di quella bambina sarebbe stata ben diversa dalle altre: nessuno di loro conosceva canzoncine infantili adeguate ma ad Hope sembrava piacere la scenetta arrangiata che avevano messo su mentre frignava affamata. “Oh baby can't you see…cantò prendendole le manine e muovendole su e giù.

“No use in waiting no more.” Elena chiuse il biberon e lo lanciò al vampiro che lo prese al volo e lo avvicinò alla boccuccia della piccola.

“It's a timing tragedy, I think it's nine when the clock says ten. This girl won't wait for the out of time, out of time man…**” La domanda sorgeva spontanea: si fermava da sola quando era sazia o esisteva una quantità precisa da erogare?

Davina osservò la bimba con occhio critico. E se avesse avuto ragione Elena? Se fosse stata lei la persona che amava senza riserve? Era un essere puro, dopotutto. “E’ carina… per essere tua figlia, intendo.”

“Il ritratto della madre.”

“La caparbietà l’ha presa da te. ”

Perché si ostinava ad afferrare il biberon troppo grosso per le sue minuscole manine? “Evviva.”

“Il tuo latte e cacao è pronto.”

Davina ringraziò Elena con un cenno della testa. La vampira ciabattò fino alla dispensa e pescò una sacca a caso dal pozzetto. Affondò la cannuccia nella plastica, come un colono la bandiera in terra straniera, e tirò una lunga sorsata soddisfatta. La stazione cambiò in una melodia rock che la ragazza giudicò inadatta. Il volume si abbassò notevolmente.

Klaus pensò che era una bella visione con quegli pantaloncini adamitici tesi sulle natiche e i muscoli delle gambe che guizzavano quando si muovevano.

Davina lo scrutò ancora. Anche lui sarebbe diventato come quell’uomo orribile? “Io ho perso i genitori da piccola e non so cosa voglia dire avere un padre.”

Elena la guardò, mesta. “Meglio così, credimi.”

Klaus lanciò un’occhiata ad entrambe e gli tornò in mente la sigla d’apertura della telenovela brasiliana.

“Non averlo mai avuto ti mette al riparo dall’enorme buco nero che si crea quando lo perdi…” sussurrò. “I miei sono morti in un incidente, tre anni fa.”

Davina annuì. Non le erano mai piaciute le frasi fatte e non se ne uscì col solito ‘mi dispiace’.

Elena si sedette al tavolo, quando le spalle al vampiro. “La parte più dura è quando ho un problema o devo prendere una decisione importante… non ho nessuno a cui rivolgermi… quando mio fratello è morto…

Jeremy Gilbert era piuttosto vivo, l’ultima volta che l’aveva visto. Klaus fece una boccaccia alla bambina che sorrise e smise di poppare.

“… ho dato di matto e bruciato la nostra casa. Quando lascio il college non ho un posto dove andare…

Lo ricordava, il fratello carino. “Come ha fatto a tornare in vita?”

“La mia amica strega Bonnie Bennet ha scambiato la sua vita con quella di Jeremy. È troppo lungo da spiegare, ora…”

“La Bennet che discende da Qetsiyah, giusto?”

Elena si adombrò. “Conosci la storia di Qetsiyah e Silas?”

“A-ah.”

“Sai anche dell’Ancora? C’è un modo per ricrearla?” tentò, afferrando il filo esile della speranza. “Ho perso delle persone care quando si è dissolta…

“Non dipende da noi, l’ho già detto a questo qui!” esclamò rivolgendosi al vampiro. “Hai dimenticato di dirle una cosa così importante?”

Non ce n’era stato il tempo ed ora sarebbe successo un casino. Klaus guardò Elena, voltata completamente verso di lui. Era pallida e i suoi occhi gridavano ‘traditore’.

“Tu sapevi che Damon non sarebbe mai più tornato e non… non hai detto niente?” balbettò alzandosi in piedi. “Mi hai lasciato illudere ogni singolo giorno?!”

“Ne parlavi come se avessi accettato la sua morte, ed io non volevo riaprire la ferita.”

“Non hai detto niente per proteggere il tuo sporco interesse” bisbigliò con gli occhi lucidi. “Io mi fidavo di te!”

 

 

* Louise and the Pins - Should I Stay Or Should I Go

** Mick Harvey - Out of time man

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Capitolo 12
*** Life on Mars ***


Le spalle di Kol si mossero dolorosamente, il ragazzo massaggiò la base del collo e guardò in alto: aveva fatto nottata per finire in tempo. “Pensi che le piacerà?”

Elijah roteò gli occhi in aria. Era intenerito dal sentimento che si sforzava di non negare ed era la prima volta che il fratello minore si impegnava tanto per un’altra persona. In quanto ad egoismo, Klaus e Kol combattevano ad armi pari ma si cominciava a respirare una bella aria, in quella casa. “Non ho alcun dubbio.”

“Trattienila mentre cerco di concludere alla svelta” mormorò fissando l’ultimo filo alla struttura portante, in bilico sulla scala. “Se non le piace, mi sparo.”

///

“Non ti sembra di aver esagerato?”

“Tu ce lo vedi Klaus comprare un vestitino come questo? Io no!”

Hope aveva una mamma sportiva e ‘normale’ che non avrebbe mai conciato sua figlia come una bambolina da collezione. Stefan sorrise ironico e Caroline mise via il pacchetto colorato. “Elena dice che ha gli occhi azzurri, ma tutti i bambini hanno gli occhi azzurri. Non credo che resteranno così, Hayley è praticamente…

“Care, fermati.” 

Caroline tacque, estraendo l’ultimo giocattolo dal portabagagli.

“Quando smetterai questa stupidaggine del ‘campeggio’?”

“Vuoi fare a cambio?” disse mentre si avvicinavano al portone d’ingresso. La ragazza premette con decisione il campanello ma evitò lo sguardo del vampiro.

“No. Voglio dormire con te.”

Shhhhhhhhhhh!” soffiò riempiendo l’aria di gestacci. “Non posso, non finché Elena non avrà ritrovato il suo equilibrio!”

“Non lo troverà certo in casa Mikealson.”

“Lo so, ma cosa possiamo farci?”

“Portarla via di peso.”

Non lo aveva considerato. Caroline girò un’occhiata malandrina al ragazzo. “Io la prendo di sorpresa, tu pensi ad impacchettarla.”

Un rombo fragoroso coprì le ultime parole di Caroline. La moto di Elena sfrecciò impudente sopra il prato bagnato, lasciando una striscia fangosa sull’erba abbassata. Stefan si umettò le labbra e mosse la testa, come a dire che il problema si era risolto da se. Caroline lo guardò preoccupata. “Nuovo piano: io lo metto sotto torchio e tu stai pronto, in caso provi a ribellarsi.” 

///

Avrebbero dovuto sbarazzarsi di quel catorcio che aveva rubato e che era rimasto parcheggiato nel retro. Comunque non sarebbe andata lontano, aveva poca benzina nel serbatoio.

“E questa bella bambina?!”

“L’abbiamo trovata in un cartone, vicino i nani da giardino.”

Caroline si chinò sulla piccola Hope accoccolata nel passeggino. Il sorriso di entrambe si allargò. “Congratulazioni, è bellissima!”

“Non è tanto carina quando piange” mormorò la fiera mamma girando lo sguardo su Klaus, fermo di fronte il finestrone del salotto. Il vampiro non dormiva, non si nutriva e dimenticava un sacco di cose da quando il ‘cappio’ aveva cominciato a stringere attorno al collo. Aveva la stessa espressione di uno studente in ritardo con gli esami che cerca di recuperare la notte, e nessuna voglia di essere diplomatico o paziente. Aveva liquidato lo sbotto di Elena con una rispostaccia delle sue e la ragazza era corsa via senza dire una parola.

*/*

Davina aveva isterizzato, urlando alle pareti per cinque minuti buoni: come pretendevano che facesse l’incantesimo, se anche il secondo ingrediente prendeva il volo?! “Ora tu le corri dietro e batti New Orleans palmo a palmo finché non la trovi, le chiedi scusa e la riporti qui!” aveva gridato in faccia al vampiro che si era limitato ad indurire i lineamenti e aveva affrontato la discussione che avevano concordato a tavolino nel peggiore dei modi.

“Quel tugurio in cui vivi è una sistemazione approssimativa e deprecabile, non adatta ad una ragazza della tua età. Lo stato d’emergenza è finito, non devi più vivere nascosta. Hai bisogno di un mentore che si prenda cura di te.”

Davina era rimasta interdetta ed aveva smesso di urlare. “Lo fa Marcel…

“Marcel è sparito” le aveva fatto notare, puntando l’accento sull’ultima parola. “Da quanto non hai più sue notizie?”

Klaus non era così disinteressato come voleva far credere e Davina non ci sarebbe cascata neppure per un secondo.

“Mi credi stupida? È un modo per tenermi al guinzaglio e costringermi a fare incantesimi quando più ti pare e piace!”

Fortuna che era arrivato Elijah a raffreddare gli animi.

Niklaus ha ragione. Quel posto cade a pezzi e dal rubinetto del bagno esce acqua marrone.”

“È solo un po’ di ruggine nelle tubature!”

Hope aveva frignato, forse disturbata dall’eccessivo tono della conversazione e Davina era arrossita, pigiando due dita sulla bocca. Hayley aveva colto l’occasione al volo. “Avresti una tua casa e una tua indipendenza. Il nostro apporto sarebbe esclusivamente finanziario: scuole giuste, un’educazione di primo livello… 

“… e una guida a cui rivolgerti in caso di problemi. Davina, abbiamo avuto tutti la tua età e ricordiamo perfettamente com’è essere soli e in preda ai dubbi.”

La ragazzina aveva guardato prima lei, poi il vampiro che sorrideva incoraggiante e aveva deposto le armi. “Devo pensarci.”

Con lei bastava piantare il seme e…

“Mio fratello è perfetto per ricoprire il ruolo di mentore. Personalmente non mi assumerei mai la responsabilità di fare di te una donna giudiziosa ed equilibrata.”

Klaus e la sua boccaccia! Hayley gli aveva indirizzato un’occhiata omicida per aver appena disfatto il lavoro di fino operato da lei ed Elijah: Davina era di nuovo sulla difensiva.

“Conosco il piano fra te e Ayana: quando Hope avrà l’età giusta e la sua natura si manifesterà, Ayana mi sostituirà, cancellando la mia personalità!”

Uno sguardo interrogativo era corso fra tutti loro.

“Questo non era contemplato nel nostro accordo. Non era nell’accordo iniziale e non lo concederò adesso!” aveva esclamato Klaus, disturbato dalla novità.

“Se una strega potente decide di ‘possedere’ una novellina, lo fa, punto e basta.”

“Premi il bottone magico e mettimi in contatto con lei!”

“Sei caduto da piccolo e hai battuto la testa? Non sono io a decidere quando e come…

“Devo strapparti un arto per cacciare fuori la strega?”

“Non puoi toccarmi, scemo! La barriera…

“… funziona solo con Kol. Io non sono una minaccia sessuale per te!”

Davina era arrossita sconcertata e lei stessa aveva strabuzzato gli occhi. Aveva perso un passaggio?

“La tua reazione è del tutto fuori luogo, Niklaus.”

Però con le intimidazioni otteneva sempre quel che voleva. Hayley aveva notato un cambiamento nei lineamenti della ragazzina. “Cancellerai la personalità di Davina, quando sarà giunto il tempo?”

“È un’eventualità come un’altra” aveva risposto placida, sorridendo alla vista della bambina che teneva in braccio.

Klaus si era frapposto fra lei e la strega. “Trovare un’altra. Il cimitero è pieno di consorelle da resuscitare. È una crudeltà che non merita. Già è intollerabile che tu l’abbia privata del piacere della compagnia di mio fratello…

“Non sono responsabile della scelta difensiva di Davina. L’hai detto tu stesso: le sue naturali barriere sono diventate tangibili quando i nostri poteri si sono uniti.”

“È sempre una questione di fiducia con voi donne…

“No. Sono state le parole di Elena Gilbert ad influenzarla.”

L’ultimo gradino della scalinata era scricchiolato sotto il peso della sopracitata e tutti si erano voltati a guardarla. Elena aveva indosso il giubbotto imbottito, il casco slacciato in mano e un’espressione perplessa sul viso. Klaus le aveva parlato sdegnato. “L’hai messa in guardia da Kol?”

Davina ha solo sedici anni, tuo fratello…

“Le esatte parole, Gilbert!”

Elena gliele aveva sparate dritte in faccia, incurante delle conseguenze. “’Vuoi uscire con un Klaus in miniatura?’”

E quello aveva messo fine alla discussione. Davina era tornata in se con un consapevolezza maggiore e molto imbarazzo addosso. Elena aveva sbattuto la porta posteriore ed era corsa via, facendo urlare il motore. Elijah l’aveva guardata e la domanda ‘che si fa adesso’? era rimbalzata fra loro. Dulcis in fundo, l’isterica amichetta bionda di Elena era piombata sulla bambina con una catasta di regali e troppo profumo addosso. Ed erano solo le undici del mattino.

///

Nessuno andava mai in quella parte della casa. Era una grossa costruzione coloniale e i suoi fratelli avevano lasciato molte stanze inutilizzate, ma bastava aprire un paio di porte e un finestrone per creare la giusta corrente d’aria.

Davina rimase a bocca aperta di fronte allo spettacolo delle gru di carta colorata che si muovevano nel vento leggero. Attraversò il tendaggio fluttuante sfiorandole con le punte delle dita. Erano bianche, rosse, verdi… alcune erano fatte di pagine di libri – i libri di Klaus?! – altre erano di pergamena, altre ancora di normalissima carta da scrivere. “Le hai fatte tutte tu?”  sussurrò, basita.

“Mi hanno dato una mano” confessò aprendo il finestrone centrale della stanza. Una folata di vento entrò, facendo danzare le gru.*

Davina ci si ritrovò un mezzo e la sensazione che provò le bloccò il respiro in gola. “Perché tutto questo lavoro… per quale motivo?” 

Kol sorrise e alzò le spalle. “Per vederti sorridere così.”

L’emozione si agganciò al cuore e rimase lì, a pesarle sui polmoni. Non era proprio sicura di stare sorridendo…

Il suo sguardo valeva le notti in bianco passare a piegare gru e le mattinate di furiosi mal di testa da sonno arretrato. “Ti piace?”

La ragazzina annuì, uscendo dalla pioggia colorata che non sarebbe mai caduta a terra. “Non per fare la guastafeste, ma Elena ha preso il volo e siamo messi peggio di prima…

La soddisfazione di Kol si sgonfiò come un palloncino.

“… ma siamo in libera uscita. Klaus non ci vuole fra i piedi mentre rimugina i suoi errori con Elena e il resto del mondo” concluse, sfiorando una gru di carta rossa.

Oppure – eventualità remota a scadenza millenaria – si era messo una mano sulla coscienza. “Ne avrà per tre o quattro secoli, allora. Usciamo prima che ci ripensi.”

///

Elena lasciò scivolare il giubbotto dalle spalle e scrollò i capelli appiattiti dal casco. Al sole si stava bene ma sulla collina faceva un caldo bestiale. Immaginava che Enzo fosse in giro per il mondo a fare strage di cuori, non piantato al centro della città a darsi alla pazza gioia con le turiste. Il suo messaggio l’aveva colta di sorpresa. “Un altro branco di lupi?”

“Parecchi. Più dell’altra volta.”

La nausea salì in gola. “Beh, se la vedrà Klaus” disse con finta noncuranza. “La mia vacanza è finita.”

“Guarda che è meglio se resti e li fai ragionare” insistette. “Corrono vecchie ruggini fra quei due.”

Elena inclinò la testa, perplessa. Quei due chi?

///

Di bene in meglio! Caroline non era tipa da arrossire ma in quel momento un senso di imbarazzo l’attraversò tutta e si piantò nello stomaco. Guardò Stefan, poi Klaus ed infine il messaggio sul display del cellulare: un amico di letto, il ragazzo con cui sarebbe voluta andare a letto e un ex con cui era andata molte volte a letto. Caroline smise di muovere il sonaglino colorato davanti alla bambina e si chiese perchè diavolo Tyler si presentasse a giochi conclusi. La chiamata inaspettata di Elena la fece saltare. “Ti avverto, sto per mettermi ad urlare!” sibilò allontanandosi dalla piccola folla.

>Anche io. Tyler sta venendo in città con tutto il branco, immagino per il solito motivo. Klaus gli strapperà il cuore appena attraverserà i confini…< sospirò, tirando via una ciocca di capelli dalla fronte. >Devi formare la sua follia e dirgli di Stefan.<

“Cosa centra Stefan? Non stiamo insieme!” bisbigliò abbassando la voce al minimo.

>Dovresti, invece. Hai la mia benedizione.< 

Ma era un passo enorme e Stefan il suo migliore amico! “Qui gira voce che tu sia fuggita per colpa di una rispostaccia di Klaus.”

Fuggita? Si era allontanata in silenzio e comportata civilmente per via della bambina, pensò lasciando andare un “uhm” nel telefono. La risposta non era stata tanto ‘accia’ e aveva detto la verità: Damon Salvatore era solo affar suo e non lo riguardava. “È lì?”

>In tutto il suo malumore.<

“Passamelo.”

Caroline spostò il cellulare dall’orecchio e lo porse al vampiro. “Elena vuole parlare con te.”

Klaus le rifilò un’occhiata obliqua. C’era stato un momento, a metà della notte, in cui avevano condiviso lo stesso cuscino. Un’insolente ed inaspettata debolezza l’aveva sopraffatto e lo sguardo era corso dalle labbra socchiuse alle lunghe ciglia nere. L’aveva accarezzata, sfiorando la cute sensibile della tempia fino alla nuca. Elena si era mossa e l’aveva cercato con dita torpide. Il corpo era ruotato e una gamba si era infilata fra le sue. Solo alle prime luci dell’alba se l’era chiesto. Chi stava abbracciando, in verità? Lui o Damon? Klaus tornò a guardare fuori della finestra. Se lo domandava, non era così maturo come sosteneva il fratello.

Caroline si umettò le labbra. “Non vuole ascoltare.”

Il discorso notturno era stato chiaro, non lasciava spazio a fraintendimenti. Klaus teneva a lei, in un modo tutto suo che non avrebbe indagato. Da parte sua, provava qualcosa che faticava ad accettare perché diverso dal solito. Elena si appoggiò alla motocicletta, il viso caldo di sole e un po’ di batticuore. >Lo farà lo stesso. Mettimi in vivavoce.<

“No, non ti rovinerai con le tue mani” mormorò la ragazza allontanandosi dall’interessato. “Io chiamo Tyler e cerco di farlo ragionare.”

Elena annuì, poi ricordò che non poteva vederla. “Ok. Care… uhm… grazie…

“Le amiche servono a questo” borbottò sottovoce. “Dobbiamo lavorare parecchio sul tuo lato kamikaze. Ti voglio bene.”

///

“È stonato… sul serio, è stonato!”**

David Bowie stonato. Sacrilega! Kol rimise a posto il cd con espressione eloquente. “Meglio la musica irlandese…

“Ho solo comprato un paio di cd per tuo padre. Rompe meno le scatole quando ascolta quella roba” disse sfiorando con lo sguardo i nomi dei gruppi musicali sugli scaffali. Davina sorrise indicando la copertina di un album***. “Anche voi indossavate mantelli del genere?”

“Come tutti. Ti tenevano al caldo e al riparo dell’umidità” confermò spingendola fuori dal negozio. La ragazzina gli prese la mano e di nuovo non restò fulminato. Chi doveva ringraziare per la gentile concessione?

“Non li usavate per avvolgere le vittime?”

“No. Ci prendevamo cura delle nostre donne, evitando loro un malanno” mormorò romantico aprendo la falda della giacca e avvolgendola attorno a Davina che gli si strinse contro. Il suo corpo aveva la stessa morbidezza che ritrovi dopo un’intensa passione, quando la foga è sopita e il sonno sta per coglierti. In più, aveva un odore magnifico.

“Ero io a creare la barriera... l’ho appena scoperto…

“Forse hai le difese più alte del normale, ma io non ho alcuna fretta. Verrai da me quando ti sentirai pronta.”

Pronta per cosa? Davina arrossì e si tirò indietro.

“Ehi, non volevo… tsh!” Una scarica elettrica gli attraversò il braccio quando la toccò. Il ragazzo la guardò sorpreso. Davi…

“Devo tornare a lavoro, non posso perdere tutto questo tempo” disse, girando le spalle in direzione della casa dei fratelli. Era stata brusca ma Kol diceva cose che la mettevano a disagio. E se avesse avuto ragione Elena? Se fosse stato come uscire con la copia di Kla… ah!!!!

///

Non erano tutti licantropi. La ragazza bionda era una strega come lei ma la sua magia era diversa. Erano stati così intelligenti ad imbavagliarla e legarla per impedirle di fare incantesimi che Davina si sentì disorientata. Durò un attimo, il successivo stava già pensando a come fare per liberarsi. La strega si guardò attorno ma non riconobbe il luogo. Quello la fece agitare un poco.

“Perdona il trattamento rude ma dobbiamo assicurarci che tu non compia il rituale, questa notte.”

Nulla di più facile, mancavano due ingredienti su quattro. Davina batté le palpebre una volta sola. La testa le doleva nel punto in cui l’avevano colpita.

“Non vogliamo farti del male, solo dare una lezione a Klaus.”

Davina annuì, chiedendosi che fine avesse fatto Kol.

“La maledizione della Luna Piena è stata spezzata e noi vogliamo che resti così.”

E a nessuno importava che il vampiro soffrisse le pene dell’inferno. Davina inclinò la testa e annuì per la terza volta.

“Te l’ho detto e ridetto” sbottò la ragazza bionda, irritata. “Non è stata una grande idea!”

“Liv, combatto con questo tipo da anni. So quel che faccio.”

No, non lo sapeva. Klaus li avrebbe masticati, sputati e urinato sui loro cadaveri.

“La pensa come me” disse Liv con un’occhiata a Davina che sogghignava immaginando la scenetta. “Tenere il fratello in ostaggio aggraverà la nostra situazione!”

“Per questo sei qui. Per impedirgli di ucciderci tutti.”

Liv scosse i lunghi capelli biondi e sedette scomposta sull’unica sedia della stanza spoglia. “Non ho mai avuto a che fare con vampiri Originali. Riponi troppa fiducia nelle mie capacità.”

Almeno lei conosceva i suoi limiti.

“Non dobbiamo mica affrontarli. Fra un paio di giorni, li lasceremo andare.”

“E nel frattempo dobbiamo restare qui ad augurarci che Klaus non lo scopra? Si metterà a cercarla per tutta la città e quando la troverà…

“Datti una calmata!” esclamò toccando il cellulare in tasca che vibrava. Caroline. “Che vuoi?”

>Impedirti di fare una sciocchezza! Dove sei?<

“Dalle parti di Raceland. C’è una vista magnifica…

>Tyler lo capisco quando menti! Torna indietro e mettici una pietra sopra! Io l’ho fatto!<

“Non è quello che pensi, Caroline.”

Davina lo guardò con curiosità. Caroline? Era amico dell’amica bionda di Elena?

“Senti, sono successe delle cose ultimamente…” Caroline alzò gli occhi al cielo, camminando su e giù nel prato retrostante la casa. Ci sarebbe stata bene una piscina lì. “Ho cominciato a provare dei sentimenti per una persona… e non si tratta di Klaus…

>Noi avevamo qualcosa di bello e tu l’hai buttato via per una notte di squallido sesso!<

Caroline staccò il cellulare dall’orecchio. “Non chiederò scusa per le mie scelte e litigare con Klaus non cambierà la sostanza delle cose. Ti ha già lasciato andare due volte…

>Ho tutto quello che mi serve, Care. Devo solo aspettare.<

Aspettare cosa? “Tyler cosa devi aspettare?!”

Click!

Accidenti!, pensò pestando il piede con stizza. Si sarebbe fatto ammazzare…

La moto di Elena entrò nel vialetto, seguita da quella di Enzo. Appena le udì, Caroline gli corse incontro. “Tyler ha in mente qualcosa ma è diventato furbo a sfuggire ai miei interrogatori.”

“Hai perso il tocco, biondina?”

Caroline si adombrò. “Perché ti sei tirato appresso questo pagliaccio?”

“Anche io sono felice di rivederti, cuoricino.”

Elena slacciò il casco posandolo sulla sella della moto. Se il pensiero che le ronzava in testa era giusto, avrebbero avuto bisogno di tutto l’aiuto possibile. “Ha un’amica strega capace di localizzare le persone scomparse.”

“Ce l’abbiamo anche noi una strega…

Elena la guardò e scosse la testa. “No. Non ce l’abbiamo più.”

 

 

 

 

*Tratto liberamente dal video degli HammockBreathturn

** David Bowie – Life on Mars?

** Davina sta guardando la copertina dell’ultimo album dei

Queens of the Stone Age “Like Clockwork”

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Capitolo 13
*** Bayou ***


Non ricordava di avere un mal di testa da secoli. Avrebbe strangolato Tyler Lockwood per averglielo procurato.

Bubu settete!”

Ahhh…

Qualcuno poteva far tacere quell’individuo? Stava soffrendo.

“Eh sì. Tu sarai una vera bellezza, da grande. Hai preso tutto dalla mamma.”

Elena Gilbert doveva smettere di portare in casa i rivali di Elijah.

Enzo prese i pugnetti della piccola battendoli piano uno contro l’altro. Quella cosina graziosa non c’era l’ultima volta che aveva messo piede lì dentro. “Ma è davvero figlia tua?”

“Così dice la madre…

Hayley finì di preparare il passeggino per l’uscita che era stata ulteriormente rimandata e gettò un’occhiata al vampiro stravaccato sul divano, un libro aperto sulla faccia. Stava reagendo bene al rapimento di Davina. Non aveva speso una parola per il fratello, a differenza di Elijah che era subito uscito in cerca di Kol.

“Dovresti essere più gentile con la madre di tua figlia. È previsto ne abbiate altri?”

Un silenzio imbarazzato scese nella stanza. Enzo li guardò a turno, poi tornò a dedicarsi alla bambina. “Erediterai l’impero, dolcezza. Contenta?” disse manovrandole i piedini avvolti dalle calzette rosa. “Ero il primo di sette fratelli, ho cambiato un bel po’ di pannolini nella mia vita e questa caramellina ha appena prodotto rifiuti di scarto.”

“I fratelli maggiore sono sempre più responsabili” affermò Hayley prendendo in braccio la bambina.

Il libro scivolò dalla faccia di Klaus, scoprendo un’espressione dolorosa e imbronciata. Era un appunto nei suoi confronti? “È con noi da solo un giorno e già mi accusi di non fare abbastanza per mia figlia?”

Hayley lo ignorò, sollevando la piccola che continuava a sorridere all’italiano. “Vieni con me e vediamo se la tua tecnica è migliore della mia.”

Klaus ripiombò sulla schiena, udì l’ultimo gradino della scalinata scricchiolare e chiuse gli occhi. Elena Gilbert era tornata piena di cattive notizie con lo stupratore esotico al seguito, aveva lanciato a bomba, ignorato il suddetto e sgambettata via un’altra volta. Klaus la vide attraversare la stanza a passo svelto, la giacca da moto infilata su un braccio solo e l’elastico dei capelli attorno al polso. Elena arrivò fino alla porta, pressò le tasche e fece una piroetta. Quando si accorse di lui, il passo si ingarbugliò e perse di elasticità. Non vedeva Elena Gilbert così insicura da mesi.

“Caroline e Stefan stanno battendo il quartiere Sud e Ovest della città. A me ed Enzo tocca la parte Est ed Nord. Resti qui a ciondolare o ci dai una mano a risolvere un tuo problema?”

“Tu mi cerchi, la notte.”

Elena si accigliò e batté le palpebre. “Prego?”

“Cerchi me o Damon Salvatore? Chi sogni, Elena? Chi cerchi con tanta insistenza?” continuò mettendosi a sedere. “Hai un’attitudine espansionistica come tutte le donne e c’è sempre una parte di te che cerca di invadere il mio lato. Non che mi lamenti, sei…

Elena scosse la testa e si mosse in direzione della porta. “Io dormo, la notte!”

“È maleducato dare le spalle alla persona che ti sta parlando.”

Elena uscì sul vialetto e marciò fino alle moto parcheggiate. L’aria era rinfrescata, segno che la stagione stava cambiando. Fra poco sarebbe stato autunno e lei sarebbe dovuta tornare al college, in una stanza con tre letti troppo grande per una sola persona. In più, Mystic Falls era ancora interdetta ai vampiri…

“Non hai risposto alla domanda.”

Elena trasalì e il laccio del casco le sfuggì di mano. Il mondo si capovolse sottosopra e la ragazza si ritrovò a ciondolare oltre la spalla del vampiro. “Mettimi giù!” esclamò con voce stridula. “Non abbiamo tempo per blaterare!”

’Succedono un sacco di cose in ventiquattrore’, l’hai detto tu, ed io conosco molti modi per farti parlare. È tempo di cominciare a trattarti per la donna che sei.”

Elena guardò la nuca del vampiro, spaesata. Si agitò e il battito del cuore aumentò a dismisura. “Non sono una delle tue donnette! Non puoi comportarti così!”

“Lo sto già facendo” annunciò ma il corpo di Elena guizzò come quello di un’anguilla, atterrò sui palmi e fece una capriola, liberandosi dalla presa del vampiro. Accaldata e ansimante, fece molti passi indietro. “Ti ha dato di volta il cervello?! Dobbiamo trovare Davina, non…

“Se una strega potente come lei non riesce a sbrigarsela da sola con un pusillanime come Tyler Lockwood, non è poi questo granché! Il tuo spasmodico bisogno di prenderti cura degli altri per non pensare al vuoto lasciato da Damon Salvatore, è diventato grottesco, dolcezza.”

Klaus ti buttava in faccia la verità nel peggiore dei modi. Ti provocava finché non perdevi la testa e poi ti sopraffaceva. No, non si sarebbe fatta gabbare da lui ancora una volta. Elena raccolse il casco con un movimento fluido e lo abbatté con tutte le sue forze addosso al vampiro, perdendo la testa nell’attimo stesso in cui si era ripromessa di non farlo.

Klaus crollò a terra, sorpreso dal gesto e dal dolore. Il disorientamento durò pochi secondi, poi tastò piano la cartilagine del naso. Non era rotto ma faceva un male cane. “Ahia…

“Questo è per avermi trattata come una delle tue puttane!” mormorò con voce vibrante di disgusto.

“Avresti molto più rispetto per me, se fossi la mia puttana!”

“Ne vuoi un’altra?!”

La ‘sveglia’ l’avrebbe ricordata per secoli ma ora stavano esagerando. Enzo si spostò dalla finestra con un ‘mh’ seccato. “Un’arruffata di pelo non fa male a nessuno, ma quei due si stanno ammazzando.”

“È un ambiente controllato, non agitarti” mormorò Hayley finendo di rivestire la bambina. “Sapevamo sarebbe successo, sono due nature passionali. Hanno solo impiegato più tempo del previsto.”

Una sola goccia di sangue di Elena Gilbert e l’avrebbe preso a calci per tutta New Orleans. “Gli avete spiegato che quella ragazza ha solo bisogno di essere baciata?”

“Elijah ha approntato dei disegnini per l’occasione.”

Allora disegnava male, pensò, di nuovo in finestra. “Sono due cani infoiati, avrebbero bisogno di una bella secchiata d’acqua.” Oh! Ed ora dove se ne andavano?! “I bambini sono appena fuggiti dall’ambiente controllato, mammina!”

///

Non voleva tirarselo dietro per tutta New Orleans, ma Klaus era stato veloce ed era balzato sulla sella mentre partiva. Elena scrollò per cercare di farlo cadere ma ottenne solo di farsi stringere di più.

La coda di cavallo gli frustrava il viso, il vampiro l’afferrò girandola attorno alla mano. Elena spostò un poco la testa all’indietro. “Lasciami!”

“Fermati ed io ti lascio andare!”

Col cavolo che gliela dava vinta! Elena accelerò, immettendosi nella via principale.

Andare contromano doveva farlo desistere?

Elena sgusciò veloce fra le macchine che suonarono isteriche al suo passaggio. Ce n’era sempre uno grosso che le metteva molto paura… ah ecco!

Klaus le lasciò la coda. Puntava l’autoarticolato, la pazza? “Che vuoi fare, Gilbert? Sbarazzarti di me suicidandoti? Salterò via e tu sarai l’unica a rimetterci la pelle!” le gridò nell’orecchio.

Elena non rispose e aumentò il gas. Il cuore aveva accelerato i battiti, Klaus fiutò una violenta paura.

“Se mi porti nella tomba con te, avrai sulla coscienza tutta la linea di sangue!”

Devi smetterla di straziarti l’anima o morirai di crepacuore.

Esiste davvero, sai? I medici la chiamano così, sindrome da crepacuore.

Gliel’aveva detto, Enzo. Un giorno avrebbe fatto qualcosa di letale e talmente stupido… “Salta.”

///

Porca troia, non c’era rimasto niente! Pazza di una Gilbert! Si è lasciata andare e non è più riuscita a fermarsi. Enzo abbandonò la moto sul ciglio della strada. Fra polizia, ambulanza e curiosi, avevano fermato tutto il traffico in uscita della statale. I paramedici cercavano il cadavere sbrindellato del motociclista che sembrava svanito nel nulla. Poteva dire con certezza che l’Originale non era morto, ma lei che fine aveva fatto?

///

“… ed io vinco perché le gambe le so usare meglio!”

Il ginocchio premuto contro la trachea non lasciava spazio a movimenti e il torace schiacciato dal peso di Elena Gilbert, gli toglieva il respiro. La frase sembrò provenire direttamente dalla bocca di Katherine e al solo ricordo della vampira, Klaus si irritò e la ribaltò da un lato con un colpo di reni. “Ma io gioco sporco” sibilò mostrandole i denti.

Erano saltati all’ultimo secondo e, appena messo piede a terra, avevano ricominciato. Erano finiti nel bayou, al riparo di occhi indiscreti ed eventuali testimoni scomodi.

“Non puoi mordermi, solo la tua vergine da rituale!” soffiò dritto in faccia con un bel sorriso contorto di dolore.

“Un’altra cosa di cui dobbiamo occuparci al più presto.” 

Lo sgomento le alterò i lineamenti e scivolò dritto nello stomaco. “Sogna!”

“Non faccio altro” mormorò infilando la mano sotto la nuca a contatto con la radice dell’albero. “Continuo ad immaginare il momento in cui entrerò dentro di te, il gemito di dolore nelle orecchie, la carne che si oppone, il tuo ‘no’ ripetuto…  

Elena strinse il pugno attorno ai suoi vestiti, il gomito puntato contro la clavicola per tenerlo lontano da se. Klaus le teneva fermo l’altro braccio e le gambe formicolavano e tentavano di calciarlo. In più, aveva qualcosa conficcato nella schiena…

“Se ti muovi così, devo pensare che la proposta ti alletti…

“C’è qualcosa che mi sta squarciando la schiena, idiota arrapato!”

Il vampiro l’agganciò e girò sul dorso. Entrambi guardarono nella medesima direzione. Elena afferrò il sasso e lo lanciò via. “Uh!” soffiò ripiombando nella posizione precedente. Klaus notò con piacere che tutta quella lotta l’aveva eccitata: aveva il viso rosso e gli occhi brillanti. Elena gemette, affondando nel terreno umido e coperto di foglie. Era stanca e non osava immaginare cosa le fosse finito fra i capelli.

“Ti arrendi?”

“Mai” disse e il braccio che teneva lontano il vampiro scivolò da un lato, tutto il corpo ruotò, i capelli le finirono in bocca ed Elena sentì con sgomento il collo scoprirsi. Ansimò sulle foglie e il terriccio e aspettò il momento in cui l’avrebbe morsa. Klaus infilò le dita fra i capelli e diede uno strattone, non forte ma neppure leggero. Il battito del cuore aumentò ancora e le sembrò che tremasse. E non per paura. “Arresa, sei bellissima” bisbigliò baciandola lungamente sulla pelle accaldata.

Le labbra di Elena si socchiusero per il piacere ma nessun suono uscì da esse. Rotolò ancora, stordita dal contatto e fremente da capo a piedi. La sporcizia nei capelli e sui vestiti era l’ultima cosa a cui pensava ora. 

‘Accarezzarla’ contropelo si era rivelato efficace: era diventata una battuta di caccia. Un guizzo di piacere gli attraversò i lombi.

Klaus sorrise in un modo che non le piacque ed Elena scattò verso la palude ma il terreno scivoloso la fece piombare nell’acqua stagnante. Ne riemerse dopo un istante, annaspando e sputando. La superficie chiusa e silenziosa l’aveva disgustata alla prima occhiata e lei ci era finita dritta dentro!

“Esci, prima che le sanguisughe trovino la via attraverso i vestiti!”

Aaaah!” Elena uscì a grossi balzi dall’acqua, urlando per lo spavento. “Oh dio, ce l’ho già addosso?!”

“Io non vedo niente” borbottò e un istante dopo Elena si strappò la maglietta. “Sento qualcosa pizzicarmi la schiena!”

“Ah sì, eccola lì.” Una bella foglia marcescente che sembrava attaccata con la colla!

“Toglimi quell’animale schifoso di dosso!” urlò, agitata.

“Lei sta dicendo la stessa cosa di te” rise, avvicinandosi. “Non ti muovere, devo fare un lavoro di precisione. Se la testa rimane attaccata, sarà un bel problema.”

“Perché?” domandò, spaventata. “No, non dirmelo… fallo e basta.”

Klaus grattò via la foglia con l’unghia e la sentì tremare. Quel neo alla base del collo era irresistibile, ora che la pelle era bagnata. Vi depose un bacio sopra ed Elena si insaccò nelle spalle. “Per farmi perdonare.”

“Te ne pentirai quando intaserò lo scarico della doccia…

“L’accampamento del branco di Hayley è qui vicino. Potrai toglierti quei vestiti bagnati.”

Elena lo seguì a corta distanza. “Non c’era alcuna sanguisuga” disse senza alcuna certezza che fosse vero, ma solo la sensazione che l’avesse presa in giro per annullare lo sgomento cupo che l’aveva pervasa.

Klaus sorrise e continuò a camminare. “Ci sono ma non ci trovano appetitosi.”

Elena scavalcò una radice e la scarpa fece ‘squeew piena d’acqua.

“Prima scappi, poi ti spogli di fronte a me. Strana altalena di fiducia, la tua.”

Squeew squeew’.

“Ed ora mi stai seguendo senza fare domande” mormorò, gettandole un’occhiata. Era rimasta molti passi indietro, intenta a svuotare le scarpe dall’acqua paludosa con espressione disgustata. Klaus la osservò mentre strizzava i capelli e li pettinava con le dita, togliendo le foglie morte con grazia squisita. Era proprio una femmina, pensò appoggiando la mano al fusto di un albero, e poi si stupiva se le correva dietro come un satiro!

///

Avevano la stessa corporatura ed altezza eppure sulla donna lupo quei vestiti stavano meglio. Elena raccolse gli indumenti bagnati e uscì dalla casupola. Li appese ad asciugare e si guardò attorno. Non c’era nulla ma Klaus era riuscito a scovare una bottiglia di bourbon.

“Il cellulare non prende, siamo tagliati fuori dal mondo.”

Elena si accomodò su una sediola da campeggio dall’aria instabile ma comoda e rifiutò le due dita di liquore che le mise sotto il naso. “Dobbiamo trovare tuo fratello e Davina. Il tempo scorre, nel caso non te ne fossi accorto.”

“Ho un orologio e te a ricordarmelo. Kol se la sapeva cavare anche prima di diventare un vampiro, e non mi preoccuperei di Davina, ha tenuto testa a Mikeal. Oh, prima che lo dimentichi, Hayley vorrebbe chiederti di prolungare il soggiorno. Sono del tutto estraneo ai complotti orditi con mio fratello. Finché continui a preparare la colazione e a sgambettare seminuda in casa mia, non avrò nulla da ridire.”  

“Io non sgambetto!”

“Una notte me le ritroverò avvolte attorno al collo, quelle gambette secche.”

“Questo perchè le mie mani saranno impegnate a mandare una foto del momento decisivo a Caroline!” Elena abbandonò la sediola e strappò via gli abiti zuppi dal filo tirato fra un albero e l’altro. “Resta pure ad ubriacarti. Io vado a cercare Davina!” annunciò marciando dentro la casupola per cambiarsi nuovamente. L’idea di rimettere quegli abiti zuppi e puzzolenti…

La porticina cigolò ed Elena trasalì. “Ehi!”

“Questa cosa mi fa arrapare” la informò notando come si nascondeva dietro le braccia. “Per favore, non farlo.”

“Non potevi aspettare due minuti?” esclamò dandogli la schiena. “Che vuoi?!”

“Nel caso decidessi di restare, poseresti per me? Hai una conformazione ossea perfetta per il quadro che ho in mente.”

“No, Jack!” ringhiò. “Era questa la domanda impellente?!”

“No, è questa. Che cosa provi per me?”

“Cosa?!”

“Devo battere il ferro finché è caldo, non biasimarmi. Sei nuda, indifesa, a disagio, stanca per aver lottando contro di me - più nella testa che fisicamente - e non hai dormito molto,  stanotte. Il momento è propizio.”

Era… diabolico! Un calore improvviso le incendiò lo stomaco, Elena afferrò la maglia di Hayley e la infilò di nuovo. “Se non rispondo cosa succede?”

“Nulla, cambiamo la domanda. Cosa vuoi che faccia per te? A parte parlare, litigare e canzonarti, intendo.”

“Niente più domande!”

Klaus sorrise con un angolo della bocca e si appoggiò ad un mobile ingombro di cianfrusaglie. Klaus sollevò una bombolina con un bottone nero al posto degli occhi e la girò su se stessa. Hayley la stava facendo per Hope. Raccolse l’altro bottone e lo cucì accanto al suo gemello.

Elena lo guardò a lungo, poi indicò la bambolina. “Non ha la bocca.”

“Provvediamo subito” mormorò scovando il rocchetto di filo nero e accomodandosi su uno sgabello. Il sorriso riuscì sbilenco ma simpatico. “Sono più bravo con il legno” ammise tenendola per le ‘manine’. “Sono stato accusato di non fare abbastanza per mia figlia… che insolenza, quella donna…

“Non hai cambiato il pannolino?”

Ecco doveva andare a parare la lupetta! Klaus intascò la bambolina e le passò il braccio sulle spalle con fare amichevole. “Senza di te sarei un uomo perduto, Gilbert.”

“Per questa bugia ti cadranno le zanne” disse e il vampiro rise sommessamente.

La carezza le sfiorò la mandibola, labbra calde si spinsero contro la sua fronte, scesero lungo il naso e si fermarono sulla punta. Aveva chiuso gli occhi mentre lo faceva ma appena smise di baciarla, Elena tornò in se con un respiro, e all’improvviso Klaus era ovunque posasse le mani. Si accorse di essere aggrappata alla sua maglietta e ci mise un po’ a convincere le dita a lasciarlo. Per tutto il tempo, il vampiro la osservò senza battere ciglio.

“Una parola e ti mordo” sussurrò alzando un dito. “Andiamo a cercare quei due imbranati ma prima passiamo a casa. Ho bisogno di fare una doccia, puzzo di palude e sono ancora tutta bagnata.”

Mh…

“E siamo ad ‘uno’, Niklaus!”

Niklaus, non Nikolaus. Non riuscite mai a pronunciarlo bene.”

Niklaus” ripeté.

Nik-laus.”

Elena obbedì, poco convinta. “È come se la lingua frustasse il palato… Nikl…

Nik-laus.”

“Non riesco a dirlo, è…

“È il mio nome e tu lo stai sciupando. Un’altra volta.”

Nikl-aus…

“Mi fai sanguinare le orecchie!” frignò ed Elena scoppiò a ridere forte, a lungo e di gusto. Andò avanti per molti minuti e le sembrò di non riuscire più a fermarsi.

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Capitolo 14
*** Pugno sul muso ***


Era stata trascinata a forza in una causa in cui non la riguardava, aveva dovuto far parlare un sacco di persone per trovare l’indirizzo e finalmente Google Maps l’aveva condotta in quella che credeva l’abitazione del vampiro. Chi si aspettava una pazzoide che, al solo nominare Klaus, l’aveva stordita, legata ed imbavagliata?!

Liv mugugnò attraverso il fazzoletto ed Hayley le gettò un’occhiata cattiva. Elijah non riusciva a trovare i dispersi, i ragazzi non avevano notizie migliori, Enzo le aveva appena comunicato informazioni sommarie sull’incidente e lei non poteva allontanarsi da casa per via della bambina. “Sto avendo una brutta giornata, sta zitta!”

La sua non era certo migliore. Gli scagnozzi di Tyler tenevano in ostaggio il fratello. Dopo quel casino con l’Altro Lato si era ripromessa di stare lontano dai vampiri…

TLACK!

“Tesoro, sono a casa!”

Liv si sporse il più possibile per sbirciare i nuovi arrivati. Sembrava la voce di Elena, ma che ci faceva Elena Gilbert a New Orleans? Lei era al college a farsi di droghe psicotrope per comunicare col fantasma del fidanzato morto, non in una città paludosa e piena di zanzare! Dio, che voglia di grattare i pomfi sul braccio…

“Liv?!”

*.*

Ci sono giornate in cui vorresti metterti ad urlare. Mi chiedo se Liv sia qui perché ha trovato la soluzione al problema di Mystic Falls e capito come ricreare l’Altro Lato, ma quando Hayley ci avverte del reale motivo, la maledico per aver messo piede a New Orleans: crea problemi ovunque e noi ne abbiamo già abbastanza.

“Sentite, qua c’è stato un gran fraintendimento! Sto solo cercando un vampiro che si fa chiamare Klaus!” sputacchia senza più il fazzoletto in bocca. “Non sapevo si dovesse fare anche un test attitudinale!”

Non dargli altre idee, penso quando sento l’animale agitarsi alle mie spalle. “Nessuno ha fretta di incontrare Klaus.”

“Beh, io sì! Tyler ha scazzato e si è messo in testa di morire prima del tempo. Ci tengo ad arrivare all’età pensionabile e ho tutta l’intenzione di trovare Klaus e vendergli i miei servigi. Non voglio essere coinvolta nelle cazzate di quello scemo” risponde scrollando i capelli che continuano a finirle davanti agli occhi. “Posso essere slegata, ora? Non ho cattive intenzioni!”

“Dove si nasconde Tyler?”

“A Nord, nella vecchia fabbrica in disuso. Non c’è nulla per chilometri, solo zanzare e grilli fastidiosi.”  

Con la coda dell’occhio, vedo Hayley digitare un messaggio in tutta fretta. “Che cosa ha in mente Tyler?”

Liv mi guarda e poi gira un’occhiata lunga su i due ibridi. Si ferma su Klaus ed inclina la testa. “Se fossi in questo Klaus e una Viaggiatrice venisse a bussare alla mia porta, manderei avanti elementi sacrificabili.”

Il vampiro sorride e porta le mani dietro la schiena. “Se avessi raccolto informazioni migliori, sapresti che ‘Klaus’ non ama le perdite di tempo.”

Perchè mi fai parlare con le tue squinziette, allora?”

Hayley la prende per i capelli e la scuote tanto forte che posso sentire i suoi denti battere per il contraccolpo.

“Ti ho detto che sto avendo una brutta giornata!”

“I licantropi sono stati liberati dalla maledizione della Luna Piena perché qualcuno l’ha convogliata su Klaus… gira voce che una strega al soldo del vampiro stia lavorando per invertire l’incantesimo. Ty l’ha rapita per impedirlo” ansima con voce strozzata. “L’incantesimo si può fare solo con la Luna Nuova… se la strega fallisce la prima volta, non potrà tentare la seconda. Un ingrediente sbagliato, una parola errata e… addio pietre insanguinate...”

“Ma sono pietre” mormoro, perplessa. “Cosa può succedere ad un sasso?”

‘Intrise del sangue del malvagio in una notte di orrore e Luna Piena. Tali erano i suoi peccati che la strega buona lo legò alla terra e all’acqua perché il fuoco già scorreva nelle vene e l’aria rifiutava di spirare in sua presenza…’” recita e Klaus sorride in un modo che non mi piace: il suo ego non ha bisogno di essere sollazzato ulteriormente.

“Quando cominciano a scrivere certe robe su di te, sei una leggenda” borbotta guardandolo dritto negli occhi “ed io volevo conoscere la leggenda di persona.”

Non capisco se sta tentando di suicidarci o sta solo flirtando.

Hayley la lascia con un altro strattone e la testa si sposta bruscamente in avanti. I capelli le finiscono negli occhi, Liv sbuffa e guarda di nuovo il vampiro di fronte a se.

Klaus fa una panoramica completa del suo corpo, un ‘mh’ che può voler dire qualsiasi cosa e poi sorride. “Posso offrirti qualcosa da bere?”

Liv mi guarda, indecisa. La parte più meschina di me vorrebbe lasciarla nel dubbio, ma non è stata lei a ‘tirarci la fregatura’. Ha messo a repentaglio la sua vita per aiutare Bonnie a tenere aperto il passaggio. Annuisco e lei mormora ‘solo acqua, grazie’ sottotono.

Davina sta bene?”

“Non le hanno fatto del male… ah!”

Hayley ha tirato le corde con troppa forza, ferendole la pelle. Liv struscia i polsi dolenti con una smorfia.

“Non può tenerli in ostaggio per sempre” mormoro tenendo d’occhio Klaus mentre torna con la bibita fresca. Non mi piace. È impassibile ma so che il suo cervello sta lavorando a pieno ritmo.

“È quello che gli ha detto il ragazzino... il fidanzato, intendo. Tyler si è accorto della falla nel piano e costringerà la strega ad eseguire l’incantesimo con gli ingredienti sbagliati…

Spero che anche gli scoppi d’ira siano leggendari perché ne sta per ricadere uno sulla testa di Liv. 

“Ho risparmiato la vita a quella nullità per ben due volte!” ringhia da accapponare la pelle. “Non ripeterò l’errore!”

“No!” esclamo balzando in avanti e frapponendomi fra Klaus e la porta. “Senza le pietre non può fare l’incantesimo!”

“Non intralciare il mio passo, donna!”

“Sta cercando di proteggere il suo branco!” grido, spaventata all’idea di perdere un altro amico. “Tu hai fatto la stessa cosa con Hayley, hai cercato di proteggere lei e la bamb…

“Sono stato misericordioso, Gilbert!”

“Cazzate! L’hai risparmiato perché sapevi che Caroline ti avrebbe odiato!” grido, spingendolo indietro.

Klaus gira appena la spalla e si lecca le labbra, spazientito. Mi accorgo di essere stata morsa nel momento stesso in cui cado a terra con un dolore atroce al collo. Riesco a sentire la porta spalancarsi, le mani di Hayley toccarmi e il singhiozzo spaventato di Liv, prima che l’agonia inizi. Qualcosa di bagnato si schianta contro le mie labbra, bevo il sangue di Hayley e un torrente di lacrime viene giù di colpo. “Fermalo…

“Resta con lei” ordina a Liv. “Se succede qualcosa a mia figlia, non ti piacerà quello che ti farò. Sono stata chiara?”

Liv resta seduta accanto a me finché non riesco a sollevare la faccia dal pavimento. Tampono il collo con la mano e la ritiro sporca di sangue. Poteva stordirmi ma ha preferito che soffrissi. Mordendomi ha reso chiaro quel che ho sempre pensato. Klaus è sempre Klaus e non cambia mai, neppure dopo sette figli.

“Dove vai?”

“A controllare Hope e a fare le valige” borbotto bramando più che mai la famosa doccia. “Non sarei mai dovuta tornare qui.”

///

Elijah era arrivato per primo e aveva rotto un bel po’ di ossa, quando si erano rifiutati di ‘ragionare’ con lui. Caroline e Stefan avevano tentato un approccio con Tyler ma la situazione era peggiorata con l’ingresso di Klaus, placcato un istante dopo da Hayley con una mossa da giocatore di football. Mentre Caroline la slegava e Stefan si occupava di Kol, arrabbiato con se stesso e ferito nell’orgoglio – non ricordavo che essere umano facesse talmente schifo! – era scoppiata una lite fra i due Originali. Davina era dovuta ricorrere a mezzi drastici per ‘calmare’ Klaus ed Hayley aveva risolto la faccenda ‘sfidando’ il capobranco. Caroline aveva mugugnato qualcosa sulla stupidità di Tyler e Stefan l’aveva condotta via. Seduta sulla due posti, si era infine appisolata.

Ora guardava con orrore la cifra ‘18:00’ su un cellulare che non era il suo, stesa sul cuoio morbido del divano nello studio di Klaus. Non poteva biasimarlo per aver dato di matto, in fondo ne andava della sua vita, ma saltare al collo di quel Lockwood non avrebbe risolto un bel niente. E lei, in quelle tragedie da adulti, non voleva entrarci. Davina si sollevò con un piccolo colpo di reni, sbadigliò e decise di aver bisogno del bagno.

“Ma aspetta un attimo…

Elena le passò avanti con la sua lunga falcata, la sacca sulla spalla e volò giù per le scale.

“Che succede?”

“Non ne ho la più pallida idea!” stridette Caroline, isterica. “Elly!”

“Ho detto: che si fotta!”

Tragedie da adulti. Davina trovò il bagno e lavò il viso. Nella soffitta scamuffa c’era molta più tranquillità…

“Ho smesso di ragionare con Elena Gilbert!”

… e serenità. Davina tirò indietro i capelli, tolse una ciglia dalla gota ed uscì dal bagno.

“Se sei sveglia puoi rimetterti a lavoro!”

Voleva un altro mal di testa? “L’incantesimo non si può fare perché mancano gli ingredienti. Non posso aiutarti.”

Le narici di Klaus si allargarono e la mascella si strinse. Davina lo vide lottare per non perdere il controllo. Alla fine, il vampiro espirò e si allontanò con passo elastico.

Elijah lo seguì con lo sguardo finché non sparì. “Ci dispiace che tu abbia dovuto vivere tutto questo…

Non era mica spaventata. “Ho pensato alla faccenda del mentore. Lasciamo le cose come stanno” disse, risoluta. “Mi domando come abbia fatto Marcel a crescere così equilibrato con quell’isterico accanto...”

“È calmo rispetto allo scorso secolo.”

Davina lo seguì al piano inferiore. “Ho visto Elena correre via arrabbiata.”

“Klaus l’ha morsa, dimostrandole di non valere più degli altri.”

Avevano un modo tutto loro di scherzare ed un ‘botta e risposta’ da guinness dei primati. “Klaus è più gentile da quando lei è qui. Elena lo fa ridere e tuo fratello ne ha un gran bisogno.”

Gli occhi di un’innocente vedono sempre le cose in maniera diversa. “Quando la sua vita è in pericolo, Niklaus non ragiona più.”

“Non è mai toccata a te” mormorò una voce lugubre alle sue spalle. Klaus li doppiò, puntando l’uscita.

“Dove vai?”

“Al Rousseau’s ad ubriacarmi.”

Elijah ebbe un moto di insofferenza. “Ti comporterai così quando Hope sarà più grande? Ti comporterai come nostro padre, Niklaus? Lui non ammetteva mai i suoi errori e tu ne stai ricalcando le orme.”

“Conosco la lista dei miei errori, fratello!” esclamò, furioso. “Elena Gilbert ha osato mettere in dubbio la mia parola e tu sai bene che ne ho solo una!”

“Morderla doveva convincerla del contrario?!”

Klaus si leccò le labbra, fissando negli occhi il fratello. “Ho… scazzato” ammise, di colpo. “L’ho ferita intenzionalmente e la… la sconterò per conto mio, Elijah…

“Sei pentito del tuo gesto?”

“Nell’istante stesso in cui l’ho udita gridare per il dolore… Argh!”

Ma cosa stava facendo? Elijah spostò lo sguardo dal fratello in agonia alla ragazzina, concentrata a bisbigliare.

“Mi duole farlo, ma è necessario.”

Ayana?!

Davina/Ayana abbassò il braccio e un silenzio pesante piombò fra loro. “Aspettavo da tempo questo momento. Non temere, figlio mio. Stai solo rivivendo la ‘lista degli errori’. Finché non troverai il ‘capo’, essi continueranno a mostrarsi a te ed il tormento ti toglierà il sonno e il sangue sarà come acqua.”

Maledetta… strega…

“Comincia dalle cose semplici.”

Cose semplici?, si domandò Elijah chino sul vampiro. “Immagino si riferisca ad Elena.”

“Lasciami!” sbottò, allontanando il fratello e un lampo di immagini gli bloccò il respiro. Le crudeltà che si infliggevano l’un l’altro da secoli, ripiombarono sulle sue spalle con la forza di una cascata. Klaus ondeggiò e la schiena colpì il muro. “Stavo solo cercando di salvarmi la vita…” biascicò al nulla “che cosa avrei dovuto fare?”

Elijah sgranò gli occhi ma Davina/Ayana lo fermò con cenno di diniego. “È necessario ho detto.”

“La memoria è una maledizione per noi. Klaus potrebbe impazzire…

“In quel caso dovrai metterlo a dormire.”

Solo Rebekah sapeva dove si trovavano i pugnali.

“Chi oserà prestare orecchio alla disperazione, verrà trascinato nella perdizione ma amando senza obiezione, troverà infine la soluzione” recitò, composta. “Eppure era semplice.”

///

La macchina di Stefan è sempre due passi accanto a me. Eppure sono stata chiara quando ho chiesto di essere lasciata sola. Camminare è l’unica cosa che mi calma, al momento. “Caroline non mi farai cambiare idea.”

“Se hai intenzione di passeggiare fino al Whitmore College, ti terremo compagnia.”

Tempo pochi chilometri e Stefan finirà la benzina. Sposto la sacca sull’altra spalla e guardo avanti. Ho il mio asso nella manica. Ho distrutto la moto ma conosco qualcuno che appoggia pienamente la mia decisione di lasciare New Orleans. Enzo arriva rombando, si affianca alla spider, gli taglia la strada, recupera me ed insieme sfrecciamo sulla statale. Posso sentire il malcontento di Caroline da qui! Ci fermiamo nell’appartamento subaffittato illegalmente da Enzo, proprio al centro della città, e mentre lui raduna le sue cose, osservo l’andirivieni delle persone alla finestra. Caroline ha ragione. Non riesco ad essere perfida. Enzo è piegato sulla sua sacca e sta cacciando all’interno i vestiti alla rifusa.

“Ce l’hai un posto dove stare? Un posto lontano dai tuoi amici, dico.”

La casa sul lago dei miei genitori.

“Prenditi una vacanza, sta un po’ per conto tuo… stacca il telefono e sparisci dal mondo.”

Dovevano essere queste, le mie vacanze.

“Ma gli uomini mai mi riuscì di capire perché si combinassero attraverso l'amore, affidando ad un gioco la gioia e il dolore*.”

“Non la capisco, la tua lingua” mormoro con un nodo in gola. Stavolta non spreca tempo a tradurre. Tira la zip e getta la sacca sulla spalla. “Che ha fatto?”

“Non aveva voglia di parlare con me e andava di fretta…

“A-ah.”

“Mi ha… morso.”

Enzo schiocca le labbra e molla la sacca a terra. “L’avevo detto alla mammina… una sola goccia del tuo sangue e l’avrei preso a calci per tutta New Orleans. Aspettami qui, dolcezza.”

E ora dove va? Oh, mica tornerà a casa dei fratelli!

///

“Ehi!”

Ehi…

Che tono pesto! La sorpresa per Davina non aveva funzionato? Hayley infilò la busta dei popcorn nel microonde e impostò l’orario scritto sulla scatola. “Tramezzino?”

Mh…

“Doppio o triplo?”

“Due tripli.”

Il timer del microonde scattò e il ragazzo aprì lo sportello, versando il contenuto della busta nella ciotola che Hayley aveva preparato. Poi si rimise seduto e riprese a far finta di leggere.

Elijah entrò in cucina con passo esitante. “Abbiamo un nuovo problema.”

“Aspetterà.” Hayley finì di preparare i tramezzini mentre Davina si accomodava al tavolo.

Il giornale piombò sopra il piatto colmo di sandwiches. “Paragonarmi a Klaus è offensivo ed irritante. Lui non riesce a chiedere scusa. Io ammetto i miei errori dieci volte al giorno!”

Davina sollevò un angolo del foglio e pescò un tramezzino. “Tuo fratello è uno scemo e la sconterà tutta.”

“Stai gongolando.”

“Un po’.”

“Che cosa ha fatto, stavolta?” sospirò rivolgendosi ad Elijah.

Ayana l’ha maledetto, costringendolo a ricordare ogni torto perpetrato nel corso della sua lunga vita…

Kol rialzò il giornale, poco interessato alla cosa. “Siamo alla terza maledizione o sbaglio?”

“Rischia di impazzire, fratello.”

“O di rinsavire…

“Rintraccia Rebekah e chiedile di portare qui i pugnali. Se la cosa andrà per le lunghe, dovremo metterlo a dormire.”

“Come ha fatto a sottrarglieli?”

“Non è stata lei, sono stata io.”

Che brava, la mammina!, pensò con un’occhiata di profonda ammirazione che svanì e si tramutò in terrore quando udì un lupo ululare. Il silenzio piombò nella cucina e dopo un lunghissimo attimo, l’ululato si ripeté.

Kol si aggrappò alla sedia. “È Klaus? Klaus non si trasforma mai…

“No” confermò Elijah guardando in aria. “Per lui è un atto degradante…

“Anche tediarci l’esistenza è un atto degradante, eppure…

Al secondo ululato, Kol si zittì e si avvicinò alla sedia di Davina. La ragazzina lo guardò di sottecchi. Voleva proteggerla o nascondersi? Hayley smise di mangiare il pop corn. “Cerca il contatto con la Natura per calmare l’animo.”

“A me mette solo una gran paura!”

La donna lupo sorrise. “Ci penso io… pappamolla!” sussurrò a Kol e strizzando l’occhio ad Elijah.

“Sta attenta.”

“Tranquillo. Se prova a mordermi, gli do un pugno sul muso.”

Davina la seguì con lo sguardo mentre usciva dalla cucina con passo elastico. Piluccò del pop corn dalla ciotola e la indicò ad Elijah. “Ci ho ripensato: voglio lei come mentore.”

 

 

*Un chimico - De Andrè.

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Capitolo 15
*** Al lupo! Al lupo! ***


“Lo vedi?”

“Sì. Se ne sta buono buono accucciato sul retro con Hayley.”

Davina parlò con il mento appoggiato sulle mani e la testa fece su e giù. Kol le si affiancò spostando la tenda della finestra.

“L’ho trovata in camera di Elena.”

Una fialetta piena di sangue. Kol la batté contro le dita, svagato. “Ma non era andata via urlando ‘che si fotta’?”

“Fa parte dello zip zap, credo…rispose, flebile. “L’animale ha deciso di lasciarsi crescere l’erba attorno al muso.”

“Avevamo un cane, una volta. Quando il nostro fratellino è morto, si comportava allo stesso modo.”

“Cioè?”

“Guaiva, non aveva mai voglia di giocare… era depresso.”

Davina lo sbirciò dal basso. Klaus era depresso? “Proviamo a tirargli una palla e vediamo se la rincorre?”

///

Quando arrivo a Whitmore, è mezzanotte. I binari sono deserti ed io sono l’unica persona a scendere dal treno. La sacca pesa, abbassando la spalla sinistra. Ho freddo alle gambe. Sembra arrivato l’autunno. Cammino fino alla stazione degli autobus, aspettando il notturno che mi porti al college. Sosto in piedi. Sono così stanca che rischio di addormentarmi.

Per pareggiare il pugno di Klaus, Enzo ha deciso di marciare verso morte certa ed ha usato la storia della mia ‘virtù offesa’ come scusa. L’ho lasciato andare, poi ho preso un taxi per la stazione. La rabbia è sbollita di fermata in fermata. Ho ricominciato a respirare normalmente verso metà strada. Alla fine, non ci pensavo quasi più.

Una macchina argentata si ferma sul ciglio della strada. La riconosco e mi piego verso il finestrino. “Scusami.”

“Sei stata punita viaggiando sola e scomoda insieme ad un mucchio di persone puzzolenti.” Caroline ammicca, sorridendo. “Salta su.”

Obbedisco, davvero lieta di vederla. “Credevo fossi tornata a Mystic Falls.”

“C’è bisogno di me qui e ora. Stefan sta riportando Tyler e Liv a casa.”

Non apro il portabagagli, tengo la sacca sulle ginocchia. “Hai deciso di riprendere le lezioni?”

“Non ho ancora deciso.”

La macchina entra nel parcheggio del Whitmore college e si ferma. “Pensavo che abbiamo ancora un sacco di tempo prima che le lezioni ricomincino...”

Sì… dove vuole arrivare?

Le occhi le brillano. “Las Vegas, baby!”

///

Mi sveglio alle 14:45 del tredicesimo giorno di follia. Indosso ancora il tubino di strass e una ciglia finta si è appiccicata al cuscino. Caroline sta dormendo alla grande, una scarpa sì e una no, è riversa sullo stomaco e la sua borsetta è ancora legata al polso destro. Abbandono i vestiti per terra e sulla poltrona di velluto porpora ai piedi del letto. Las Vegas è una New Orleans priva di stile e di vampiri. Apro l’acqua della doccia e squilla il telefono interno del room service. Sento Caroline rispondere con un mugolio stentato. Dopo aver fatto la doccia, passo alla vasca idromassaggio. Il ragazzo del servizio in camera arriva con la colazione tardiva. Ce ne nutriamo a turno, lo soggioghiamo e lo rispediamo a lavorare. Ci sentiamo subito meglio entrambe. Mentre Caroline è sotto la doccia, mi rendo conto che a parte ubriacarci tutte le sere, festeggiare e dormire, non abbiamo fatto altro. Beh, Las Vegas serve proprio a questo. Con una fetta di pane tostato e marmellata in bocca, chiedo a Caroline se ha voglia di un giro alle slot machine ‘per cambiare’. Ha scoperto di essere brava a giocare a carte e le sue vincite - sospette anche per me – ci hanno fruttato qualche guaio con i gradassi del luogo. Lei ribatte con un giro di shopping ‘per cambiare’ e vince di tre lunghezze.

La sera torniamo in albergo stracariche di pacchetti e verso mezzanotte siamo ad un nuovo party. Il primo messaggio di Hayley arriva alle 02:40 del mattino. Mormoro un ‘che si fotta’ che non viene udito da nessuno e scolo una pinta di Margarita. Il secondo sms giunge nel taxi che ci riporta in albergo, alle prime luci dell’alba, semisvenute ma felici. Non dico niente a Caroline, ma sussurro un ‘che si fotta’ che fa voltare il tassista.

Il pomeriggio arriva di soppiatto un’altra volta. Caroline si è svegliata prima di me e ha preso possesso della doccia. I miei capelli odorano di fumo. Credo di essermi rovesciata un cocktail addosso: il braccio odora di ananas. Un altro messaggio.

Care…

L’acqua della doccia smette di scrosciare.

“Vado a New Orleans, domani…” farfuglio con la bocca affondata nel cuscino.

Il silenzio si protrae qualche secondo, poi Caroline riapre l’acqua. “Va bene, tesoro.”

///

Il treno dell’Amtrak rallenta, entrando nella nuova stazione. La voce annuncia la fermata e i tempi di attesa. L’aria condizionata declina notevolmente. Guardo il viavai di passeggeri senza vederlo. Davina mi ha assicurato di aver trovato la fialetta di sangue ma ha confermato di non aver potuto fare l’incantesimo per colpa dell’ultimo ingrediente.

“Signorina, mi potrebbe dire a che fermata siamo? Temo di aver perduto gli occhiali.”

Rispondo alla domanda della donna anziana di fronte a me, raccolgo gli occhiali scivolati sotto il sedile e riprendo a guardare fuori dal finestrino. Quando arrivo a New Orleans, devo rastrellare tutta la pazienza che mi è rimasta per scendere dal treno. Kol mi sta aspettando appoggiato ad una decappottabile niente male. Con quei capelli neri, gli occhiali da sole e la posa strafottente, ricorda troppo Damon. Il fratello minore dei due Originali che non ha più nulla del ragazzo affamato che ho salutato quindici giorni prima. Ricordo la sua espressione perplessa, il tramezzino in bocca e le briciole sulla maglietta. “Sei cresciuto.”

“Me l’hanno detto.”

Anche la voce è cambiata. È più profonda. Sexy.

“Sono il più alto, adesso.”

Gli uomini riducono tutto ad una questione di centimetri. Kol non si stupisce che non abbia alcun bagaglio con me, a parte il cambio di un giorno. Si informa del mio ‘stato di salute’, canticchia la canzone che passano in radio, guida come se non avesse un pensiero al mondo. “Davina?”

Smorfia quasi invisibile. Ho toccato un tasto dolente. “Era un po’ troppo per lei” mormora, e struscia il mento. L’ombra dura poco, Kol solleva le spalle e mi sorride. “Capita.”

L’accoglienza di Elijah è sempre elegante, Hayley è quasi calorosa e la piccola Hope sembra riconoscermi perché si agita tutta. La prendo in braccio - per la prima volta nella mia vita, sollevo una bimba così piccola – e la sensazione di affetto mi chiude la gola. Kol me la toglie dalle mani quasi subito, la solleva in un ‘vola vola’ che fa impallidire la madre, e spernacchia il pancino attraverso la maglietta. È inquietante come Klaus quando coccola la piccoletta. “D’accordo” sospiro passando alle dolenti note. “Qual è il nuovo problema di Klaus e perché pensate che sia felice di avere a che fare di nuovo con lui?”

///

Non ho capito una parola di quello che hanno detto. Perché Klaus dovrebbe giocare a fare il licantropo nel bayou? Lui odia trasformarsi, lo trova degradante.

“La stupida ostinazione di Niklaus ha irritato la strega Ayana che l’ha maledetto, costringendolo a ricordare ogni torto perpetrato nel passato.” Elijah inclina la testa e sorride con un angolo della bocca. “Mio fratello colleziona maledizioni come io colleziono cravatte.”

Nik-laus. Nikl… oh, al diavolo! Incrocio le braccia e le gambe, seduta in poltrona. “Si sta nascondendo in una palude per non chiedere scusa?” sogghigno, sarcastica. “Non ci credo che ho interrotto la mia vacanza a Las Vegas per questo…

“E che c’è di tanto bello a Las Vegas?”

“Le feste fino all’alba, gli uomini oggetto e l’alcool a fiumi” rispondo lanciando uno sguardo veloce a Kol. “Klaus chiederà scusa quando ne avrà voglia.”

“Il punto è” mormora Hayley prendendo la parola “che Klaus ha ammesso di aver sbagliato ad aggredirti.”

Dovevo registrare la conversazione per Caroline ed i posteri. “Non ho ricevuto alcuna telefonata o sms di scuse da parte sua.”

Hayley si umetta le labbra, spazientita. “Se è per questo, sono quindici giorni che non abbraccia la figlia.”

Oh.

“Se restiamo troppo in forma animale, la coscienza umana scompare. Stanotte ci sarà la luna piena, il suo corpo sarà attraversato da dolori atroci e sarà facile trovarlo, ingabbiarlo e riportarlo al circo dei mostri.”

“Ed io come rientro nel piano?”

Perchè mi guardano… oh. No no no! “Scordatevelo!” esclamo e mi alzo di scatto. “Non farò da esca per quell’animale! Ho già fatto l’esca! Ho già fatto il rituale! Sono stata comprensiva, ho avuto compassione del povero bambino maltrattato e lui non ci ha pensato due volte: mi ha morso a tradimento! Avete idea di quanto faccia male?!”

Elijah annuisce e non dice niente.

“Il morso o il tradimento?”

Quando ho giurato di fare un tappeto con la pelle di Kol, credeva che scherzassi? Lui si fa scudo con la bambina e sorride come un farabutto. Mi smonta un po’. “In nome delle due settimane di colazione che ti ho preparato, non prendermi per il culo.”

“Non voglio usare mezzucci sporchi per convincerti…” sospira Hayley, spazientita.

Allora non farlo.

“... ma per quanto sia orribile come uomo, è un padre bravissimo..”

Sta premendo il pulsante che attiva la testata nucleare!

“… e non voglio che Hope cresca senza una figura paterna come è successo a me.”

Maledizione! “Faccio solo da esca, non alzo un dito per catturarlo. È chiaro?!”

“A quello penseremo noi e i ragazzi.”

I ragazzi?

///

Ho già detto che i licantropi mi fanno una gran paura? Jace e i ragazzi del branco stanno setacciando il bayou alla ricerca di Klaus. Elijah ed Hayley sono andati avanti e la decappottabile di Kol viaggia con tutta calma sulle stradine di campagna. È stato imbarazzante scoprire che Davina avrebbe fatto da baby sitter alla piccola. Kol ha fatto in modo di non trovarsi in salotto quando è arrivata, ed è uscito dal retro per non farsi vedere. Guida canticchiando e sembra tranquillo, ma non me la da a bere.

’Un po’ troppo’ cosa?”

La macchina decelera alcuni metri poi riprende la normale andatura.

“Il background della mia famiglia” mormora strusciando quel niente di barba che gli cresce sul mento. “L’età. Il fratello pazzo… esce con uno della sua classe.”

Uhm…

“Tu con quanti uomini sei andata a letto in questi giorni?”

Ricordo di aver baciato un tipo niente male, il terzo giorno. “Ti sei fatto un’idea sbagliata della mia vacanza.”

Kol raggiunge la piazzola dove sosta la macchina di Elijah e sfila la cintura, rivolgendomi uno sguardo di superiorità. “Credo anche io.”

///

A sentire loro, devo solo passeggiare e agitare un po’ i capelli e i vestiti per diffondere il mio odore e richiamare il ‘mostro’. Kol mi fa compagnia ed il motivo mi è del tutto sconosciuto. Sento il suo cuore battere come un tamburo. “Hai paura?”

“È notte e sono in una palude, disarmato e con un predatore alle calcagna… e un altro che mi cammina a fianco.”

Kol sorpassa una pozza d’acqua che non avevo ancora visto e mi da una mano ad attraversare indenne l’ostacolo. I lupi che ululano in lontananza ci fanno accapponare la pelle. “Tanto per sapere, in che rapporti sei con Klaus?”

“Mi ha aiutato a piegare mille gru di carta… direi buoni.”

“Erano mille? Davvero?”

“Senza contare i fallimenti iniziali… da che parte andiamo?”

“Una vale l’altra.”

Il fascio di luce della torcia illumina il terreno. “Attenta, radice.”

Scavalco la radice ma non vedo il sasso e prendo una storta. Zoppico in avanti e mi appoggio al primo albero. Qualcosa ci passa accanto facendoci sobbalzare. Finisco fra le braccia di Kol, oppure è lui che abbraccia me per la paura.

“È Klaus o uno del branco?”

“Non lo so! Non so neppure di che colore ha il pelo!”

“È quasi nero.”

Perfetto… un lupo quasi nero in una palude quasi… ah!” Rabbrividisco a nuovo ululato e mi insacco nelle spalle. “Non la smettono mai?!”

“Comunicano fra loro, credo…

Sento dei passi sul terriccio e le foglie piegarsi sotto il peso dell’animale. Un lupo sbuca dal folto degli alberi, ci guarda e prende una certa direzione.

“Uno dei ragazzi o…

Hayley… e anche lei ha il pelo quasi nero” mormora gettandomi un’occhiata di scuse. “Come tutti i lupi.”

È Caroline, l’esperta di animali feroci. Perché non è venuta lei al posto mio?! “Se mi muovo da sola, forse si deciderà ad uscire allo scoperto…

“Troppa voglia di rivederlo senza testimoni intorno, eh?”

Il braccio di Kol si sposta lento, seguo il movimento con la coda dell’occhio e quando mi sfiora il viso, le sue dita portano via uno sbaffo di terra. Devo essermi sporcata senza che me ne accorgessi. “Ti sei fatto un’altra idea sbagliata.”

Kol si tocca il naso e fa una smorfia. “Non eri in pena per lui?”

“Ho pietà della vostra famiglia, non di Klaus” borbotto camminando avanti. “Anche Damon era così… ‘mordeva’ a tradimento, interpretava le promesse… conosco in anticipo le mosse successive, ho già visto il film.”

“Non ha speranze?”

Mi fermo, a ridosso di un albero inclinato verso il terreno. “Una parte di me è sempre disposta a concedere occasioni” affermo, guardando la base spezzata del tronco. “Il resto è difficile da convincere.” 

“E cosa pensi di un uomo… che… vorrebbe chiederti di uscire e non ne ha il coraggio?”

Mi volto, semi accovacciata sul terreno. Un finto appuntamento per far ingelosire Davina? È un’arma a doppio taglio e rischia di farsi odiare da lei. “Non è una grande idea.”

Kol si lecca le labbra e fa un passo laterale. “Sai che nessuna ragazza sana di mente vuole frequentare la nostra famiglia?”

“Perché finiscono sul menù invece che nel letto?” scherzo.

Kol accenna un sorrisetto e abbassa la torcia. “Hanno smesso di ululare.”

“Forse l’hanno trovato.”

Sposto il piede urtando l’albero caduto, ondeggio all’indietro e Kol mi riporta avanti. Odio questo posto, non riesci a camminare senza inciampare!

Elena…

“Che c’è?” domando fissando lo sguardo a terra in cerca di altre trappole mortali. Il mento mi viene sollevato rapidamente e un bacio morbido si stampa sulle mie labbra. E tre, penso. Li ho baciati tutti e tre. Sono come Katherine.

“Stai decidendo come uccidermi?”

Sto pensando a quanto riderà Caroline quando glielo racconterò. Mi chino a raccogliere la torcia che ora illumina una zampa ‘quasi’ nera.

“Non ti muovere.”

Il lupo mi guarda, ringhia. Faccio un passo indietro e poi un altro. Il lupo ringhia di nuovo. “D’accordo… È tutto come ai vecchi tempi, Klaus. Io scappo e tu mi insegui. Vediamo come finisce, stavolta.”

///

Sto correndo il più velocemente possibile ma il lupo è lesto e mi taglia la strada due volte, portandomi nella direzione che ha deciso lui. Inciampo su un ramo, riacquisto l’equilibrio per un soffio, scorgo l’acqua putrida nella quale sono già caduta una volta e freno all’ultimo momento, scartando di lato. Il lupo scivola sulle foglie marcescenti e finisce a mollo. Il tonfo nell’acqua è una vera goduria che mi fa sibilare un ‘sì!’ a denti stretti! I ragazzi del branco arrivano in silenzio e solo uno di loro avanza lento ed elegante. Hayley?

“Elena!”

Ed ecco il fratello da cui è partito tutto, penso indicando la pozza illuminata dalla luce della luna piena con la punta dell’indice. “È caduto nell’acqua.”

“È caduto o l’hai spinto?”

Kol compare dal folto degli alberi. Deve aver corso perché ha il respiro pesante. Lo prendo per la giacca e lo tiro via, molto lontano dalla folla. “Sapevi che ci stava guardando e l’hai fatto per stanarlo, vero?” sussurro, arrabbiata per essere stata presa in giro. “Poteva sbranarti, idiota!”

Kol tira indietro i capelli arruffati e lascia ricadere il braccio. “Ne sarebbe valsa la pena.”

La sua risposta mi smonta.

“La verità è che mi andava di farlo” continua, secco. Di fronte alla mia assenza di reazione, si irrigidisce. “Cosa c’è, Elena? Non sei abituata a uomini che dicono la verità senza giri di parole e non si nascondono dietro silenzi e musi lunghi?”

“No” ammetto sentendo il suo cuore battere all’impazzata: è sincero e terrorizzato. “Non sono abituata…

“Mi dispiace per te” borbotta tornando verso il cerchio di lupi mannari.

Non so come comportarmi, perciò non farò nulla… ed ora? Perché si agitano?

“Non vi avvicinate!”

L’ordine di Elijah mi ghiaccia il sangue nelle vene. Allungo il passo verso la piccola radura. I due fratelli mi sbarrano il passaggio con il braccio. Ora cercano di proteggermi?! Mi hanno usata come esca! Guardo il lupo contorcersi dal dolore, le grida inumane, il sangue.

Non nutrirlo o le ferite si riapriranno.

Deve aver cacciato per sopravvivere. Quando sento le ossa rompersi, giro la testa. Osso rotto, grido, osso rotto, supplica, osso rotto, imprecazione, lamento, pianto. Pianto umano. Un lungo lamento di disperazione che fuoriesce dalla sua gola. Passa un sacco di tempo prima che si muova di nuovo. Trema, ma sono solo i muscoli che si riadattano al corpo umano. Hayley si avvicina – credo sia lei – e lo tocca piano col muso. Gli lecca la faccia. Klaus fa uno sforzo per guardarla. Non so se la riconosce o se sviene e basta.

“Fa sempre così male?”

“Non ne ho idea” sussurra Elijah rivolgendosi subito al fratello minore. “Portiamolo a casa.” 

 

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Capitolo 16
*** Stuck in a trap ***


L’unico prigioniero è sempre dentro e non sa più cosa ha fatto.

(R.Hugo)

 

L’impatto visivo è notevole ma solo in un secondo momento ti accorgi delle scritte che compaiono sulle ali e sui corpi attraversati dai fili. Una frase di Shakespeare, un sonetto in rima, un intero passo di Saffo… il ‘volo delle mille gru’ è una smielata dichiarazione d’amore. Ci credo che Davina è fuggita!

In cucina, trovo un sacchetto con l’Artiglio del Diavolo e un messaggio in cui mi ricorda di stare attenta alle dosi. A quanto pare, è un parente prossimo della verbena e potrebbe uccidere Klaus. Aggiunge una faccina sorridente a piè di pagina. Sorrido fra me ed infilo la radice in uno dei barattoli di spezie vuoti. Il sole illumina il lavabo ed la superficie chiara del tavolo rischiara tutta la stanza.

Vegliare il mostro è stato meno facile della prima volta. Ho sempre pensato che, se l’avessi tenuto a distanza, sarei riuscita a non lasciarmi coinvolgere e gli avrei impedito di ferirmi come aveva fatto Damon… poi mi sono resa conto di avergli fornito tutte le armi necessarie per farlo e di essere rimasta a guardare.

“Ohi! Già in piedi?”

Prendo un profondo respiro e mi accorgo di essere di fronte allo sportello aperto del frigo. Kol guarda l’orologio e muove il polso come se non fosse abituato a portarlo. “Si è svegliato?”

“Non so, Elijah mi ha dato il cambio un paio di ore fa…

“Tu come stai?”

Un po’ scossa dalla nottata. “Bene” bofonchio riprendendo a guardare il giardino fuori della finestra. “Pensavo che potresti venire a Las Vegas con me… avrai tutto l’anonimato che cerchi e nessuna ragazza scapperà urlando…

“Non urlano, cambiano strada o tavolo” ride versando il composto per i waffles in una ciotola grande insieme al latte. “Sarà un viaggio lungo, pensi che una tonnellata di questi ti terranno di buonumore e lontano dal mio collo fino all’arrivo?”    

Se fossi in questo Klaus e una Viaggiatrice venisse a bussare alla mia porta…

“Ti piace la marmellata di ciliege?”

Perché mi fai parlare con le tue squinziette?

Avrei dovuto fare maggiore attenzione, quel giorno. “Lascia perdere i waffles. Prepara il caffè. Forte e in quantità industriali.”

///

“Liv non è una Viaggiatrice, è una strega. C’è una grossa differenza. I Viaggiatori sono delle ‘forze speciali’ che sorvegliano l’Altro Lato. Non hanno nulla a che fare con le streghe come Bonnie e Davina.”

“E allora…

“Se ha mentito sulla sua identità, ha mentito anche sull’incantesimo.”

Immagino che dare certe notizie di prima mattina è da maleducati e presentarsi a mani vuote ancora di più. Hayley ha ancora i segni del cuscino sulla faccia; ha infilato il naso nella tazza di  caffè, l’ha scolata e ne ha domandata un’altra. Elijah è sveglio e perfetto come al solito mentre Hope dorme tranquilla nel lettino.

“Ma ha mentito per non farci portare avanti l’incantesimo sbagliato o per fermarci e basta? E poi, se la maledizione continua, lo squilibrio non si consolida lo stesso? Un ibrido è un predatore troppo forte per la maggior parte degli esseri viventi. Deve essere tenuto a bada, in qualche modo” borbotto fra me e me. “La domanda è: chi potrebbe aver ‘saltato’ nel corpo di Liv?”

“Qualcuno con molta fretta di incontrare Klaus...” sbadiglia Hayley, e getta un’occhiata alla figlia.

“… o di farsi vedere da lui. Si è messa in mostra per tutto il tempo, ricordi? Liv non è così, è molto riservata e taciturna. Lei non flirta. Quando le piace qualcuno, lo tratta male. Chi l’ha posseduta, ha recitato una parte che riteneva adeguata al personaggio.” 

Elijah infila le mani in tasca sovrappensiero. “Molte donne saltano la fase del corteggiamento, Elena…

“Lo so, vado al college.”

 “… e sono attratte dal potere...”

“È una sindrome ed ha un nome.” Sorrido e vedo Hayley accarezzare la schiena di Hope che si sta muovendo. “Quale genere di donna userebbe il termine ‘squinzietta’?”

“Una che le detesta… la classica sfigata priva di autostima.”

“Provo a chiamarla” borbotto pestando le tasche posteriori dei jeans con le mani. Ho lasciato il cellulare in camera di Klaus. Immagino sia scarico, ho giocato ad Angry Birds tutta la notte mentre lui si agitava per gli incubi o i dolori. Entro in punta di piedi per recuperare il telefono. Nella penombra scorgo il chiarore dorato della sua schiena. Penso che mi manca parlare con lui. Avrei un mucchio di aneddoti divertenti da raccontargli, come quello dell’uomo che giocava a scacchi contro se stesso, allo specchio…

Prima di fare qualcosa di cui mi pentirei, esco dalla stanza in tutta fretta.

Davina’s

Liv è scomparsa mentre facevano benzina alla stazione di rifornimento e non risponde alle telefonate di Luke. Stefan sta battendo i dintorni di Mystic Falls mentre Jeremy e Matt controllano l’interno. Nessuno sa niente, nessuno l’ha più vista.

Davina sembra un disco rotto, continua a dire la stessa cosa da dieci minuti. “I Viaggiatori se ne fregano di queste cose.”

Poso una gamba sull’altra e picchietto le dita sullo stomaco ad un ritmo invisibile. Davina deve aver appena fatto le pulizie nella soffitta perché sento un buon odore di detergente. “La mia amica Bonnie diceva sempre che la soluzione ad una maledizione è ciò che l’ha creata…

Hayley è seduta in poltrona con una gamba flessa verso di se. “È buffo, ma la descrizione che hai fatto mi ha ricordato quella tipa compiacente che ti odiava… Nadia.”

È vero. Nadia aveva ‘travasato’ l’essenza di Katherine nel mio corpo… forse ha usato il procedimento per se stessa. “Ma non ha senso desiderare la sofferenza della persona che ami…

“I Cattolici credono che solo attraverso il dolore e il pentimento si raggiunge la salvezza dell’anima e Klaus, nella sua ostinata idiozia, è bravissimo a farsi del male da solo. Il tuo arrivo ha distratto l’attenzione da Nadia e dalla sua opera di salvezza. Tu rappresentavi tutto ciò di cui aveva bisogno in quel momento: leggerezza e allegria. Forse lo sta punendo per aver ceduto alle ‘tentazioni della carne’, invece di elevare lo spirito.”

Davina stringe le tempie con le dita e sospira. “Queste faccende da adulti mi annoiano. Io so solo che una pazza ha causato uno squilibrio nella Natura e che dobbiamo rimediare prima che si fissi del tutto.”

“Non puoi localizzarla?”

“Avete qualcosa che le appartiene?”

///

Era fortunato, Hope si ricordava ancora di lui. Lo guardava con i suoi grandi occhioni scuri - niente più sfumature azzurre? – ed emetteva piccole vocali interrogative, mentre le manine cercavano di toccarlo. Non aveva preventivato di restare lontano tanto a lungo. Quindici giorni… quindici giorni di cui non aveva alcuna memoria…

Klaus strinse la bambina contro di se e il senso di colpa lo azzannò sul cuore. Hayley sedeva ai piedi del letto, dondolando una gamba. “Allora, hai niente di Nadia? Qualsiasi cosa. Un oggetto, un’inquietante ciocca di capelli, una giarrettiera?”

“Un libro… rantolò con un colpo di tosse. Le corde vocali non gli erano ancora tornate a posto. “È morta… perché vi interessa…?”

“Forse non è morta. Forse è ‘saltata’ dentro il corpo della biondona che smaniava per portarti a letto.”

Non ricordava alcuna bionda con intenzioni simili e Nadia non era mai stata interessata ad una conoscenza carnale. Era una teoria strampalata che avrebbe assecondato senza fiatare. Non ne aveva la forza e non voleva cimentarsi in un’altra impresa senza uscita. “Nello studio… l’opera di San Francesco…

Hayley non si mosse. “Le stronzate che fai, ora ricadono anche sulla sua testa. Lei ha bisogno di te. Ha bisogno che tu sia presente e attivo nella sua vita. Non farlo più o ti darò la caccia personalmente e ti morderò il culo!”

Klaus annuì e accarezzò la schiena della piccola che stava buona e quieta fra le sue braccia. Una volta era molto più vispa. “È malata?”

“No. È nostalgica e piange spesso, di notte. Per mascherare l’assenza, abbiamo messo una tua maglietta nella culla ma siamo riusciti ad ingannarla solo due volte” ringhiò. “Hai fatto soffrire tua figlia per non chiedere scusa ad Elena.”

Le aveva fatto un torto grave per una faccenda di orgoglio.Posso… tenerla con me… un altro po’?”

///

Un altro buco nell’acqua. Davina si fermò, guardando la cartina e la bussola. “Continua a muoversi oppure ha fatto un incantesimo per confondermi” annunciò con un sospiro stizzito. “Ci farà girare in tondo tutta la notte!”

Hayley sbuffò, infilando le mani nel giacchetto corto. “Non so voi, ma io sono stufa e ho la gola secca. Propongo di tornare al Rousseau’s. Devo ancora digerire l’assenza di Klaus… non avrei mai pensato di arrabbiarmi tanto non avendolo intorno.”

Davina calciò un sassolino, sorridendo. “Posso guardare mentre lo fai?”

Elena sorrise al pensiero. “Non ha ricordi del tempo trascorso nel bayou?”

Hayley si fermò di fronte alla porta del locale e la spinse con decisione. “Neppure uno.”

*/*

Il Rousseau’s è quasi pieno ma la musica della tromba illanguidisce gli avventori e non c’è la solita ressa. Scorgo Camille dietro il bancone, sembra poco sorpresa di rivedermi e ricorda persino cosa prendo di solito.

“Sei di passaggio o ti fermi?”

“Di passaggio…

Uhm…” mugola stappando una bottiglia. “Che succede?”

Dovrò bere parecchi shot per convincermi a parlare di Klaus.

“Quando siete da quella parte, sono solo una psicologa che paga il prestito universitario con un lavoretto serale. Lo credevo calato nel ruolo del padre perfetto, non lo si vede mai da queste parti.”

“Ha passato quindici giorni nel bayou a giocare al licantropo!” sibila Hayley prendendo posto accanto a me.

Ingoio lo shot di colpo. “Ed io ho interrotto la mia mega vacanza a Las Vegas per fare da esca al pazzo in una notte di luna piena.

Camille ci ricarica entrambe. “Gli metto la bottiglia in conto.”

Davina è seduta al tavolo di un suo amico carino con l’aria gay. Hayley spezza a metà le noccioline con le unghie, per scaricare la rabbia. Cami accenna alla sua specializzazione, mi chiede come vanno gli studi, rispondo a monosillabi. Decido di aver bisogno di dedicarmi alla contemplazione delle maioliche della toilette, giro su me stessa, metto a fuoco una massa di capelli ricci e biondi e resto a bocca aperta: Liv si sta avvicinando al bancone con un bicchiere di birra vuoto, in mano. Quando mi vede, si blocca sorpresa. “Gilbert… ma non eri a Las Vegas con Caroline?”

Sento il grido di Hayley. “Davi!” 

Liv cade in ginocchio, le braccia schiacciate contro il busto, come se un laccio invisibile la costringesse a non muoversi. Dopo un attimo di incredulità, sibila una formula a bassa voce e riesce a liberarsi. Davina si avvicina con la solita aria altezzosa ed imbronciata. “Sei forte.”

“Chi sei e cosa vuoi da me?” mormora e sento una punta di isteria nella sua voce.

Resto di sasso. “Tu e Davina vi siete già incontrate! Non ricordi? È successo quindici giorni fa!”

Liv mi guarda con la coda dell’occhio. “Non l’ho mai vista, Gil.”

Hayley scende dallo sgabello e avanza verso di noi. “Perché hai mentito sull’incantesimo delle pietre?”

Non riconosce neppure la donna lupo e come ci guarda, non ha idea di cosa stiamo parlando. Spiego loro che Liv non sa di essere posseduta: un Viaggiatore deve essere ‘chiamato’ ma la parola d’ordine è sempre diversa.

Hayley la indica col mento a Davina. “Riesci a farla uscire?”

“Non posso praticare un esorcismo nel mezzo del locale e ho bisogno di un cerchio magico per fare un incantesimo del genere.”

“I Viaggiatori sono difficili da eliminare. Markos ha distrutto il pugnale e non mi risulta ce ne siano altri in giro.”

“Non dobbiamo eliminarla, solo parlare con lei” la rassicuro.

Liv mi guarda da capo a piedi. “Gil, quando è toccato a te, come è finita?”

Con una coltellata secca. “Perché sei scappata?”

“Non sopportavo di stare un minuto di più insieme a Tyler e ho lasciato il cellulare nel porta oggetti della spider. Volevo vedere New Orleans con calma e le lezioni non iniziavano prima di trenta giorni” spiega, facendo spallucce. “Tu perché sei qui?”

“Un favore ad un amico” sospiro mentre faccio rientrare l’allarme a Mystic Falls. “Ti piace New Orleans, finora?” 

///

“Tesoro, sono a casa!”

Questo scherzo fra loro mi fa sorridere. Liv si guarda intorno. “Il tuo amico è ricco sfondato.”

Un effetto voluto. Poi ti ci abitui. Arriviamo nel salotto, illuminato pigramente. Klaus è sdraiato sul divano con la piccola accoccolata addosso, intento a narrarle una favola presa dal libro colorato che ha portato Caroline, insieme ad un mucchio di altri regali.

La scena è di una bellezza surreale. Il modo in cui la tiene e le parla non dura molto. Appena sente la voce di Hayley, si blocca e guarda dritto verso di me. I suoi occhi sono colmi di affetto paterno e non fa nulla per mascherarlo.

Kol piomba giù dalle scale in quel momento. Ha un coniglietto rosa in mano e appena ci vede, lo fa sparire dietro la schiena. Hayley si riappropria della figlia addormentata, gira attorno a Kol e recupera il peluche. “Vado a metterla a letto. Elena, ci pensi tu?”

Vorrei farlo, ma continuo a guardare il libro delle favole aperto nelle mani di Klaus. Quando lo chiude di colpo, faccio un enorme sospiro e procedo alle presentazioni. Si squadrano in maniera diversa dalla prima volta. “Vedi qualcosa di Nadia in lei?” tento, distratta dal libro colorato. L’idea di scegliere pediatria come specializzazione si fa sempre più forte. Ma c’è tempo per questo…

“È l’ultimo corpo che sceglierebbe per se. Non prendertela, dolcezza. Tu sei una bomba sexy ma la persona che cerchiamo è più… modesta.”

Non ti aspetti mai che Klaus sia politicamente corretto. Liv alza le spalle. “Fa sempre piacere essere giudicati dai vestiti.”

Davina torna col grimorio già aperto sulla pagina che le serve. “Dovrò arrangiarmi con un incantesimo di evocazione a quanto pare…

“Se questa entità appartiene ad un Viaggiatore, non puoi usare la magia standard. Sono di un’altra scuola.” Liv gira il libro e scuote la testa ad ogni pagina finché arriva ad una sezione che la fa sbiancare. Posa il grimorio sul tavolino basso davanti al divano e struscia le mani sugli shorts di jeans stracciati. “Elena, quando ti ho chiesto se eri ancora arrabbiata, dovevi rispondere sì. Avremmo chiarito al momento.”

“Ma io non sono arrabbiata con te!”

“Sono mesi che ti fai i trip mentali con le erbe psicotrope per ‘incontrare’ Damon, dimenticando volontariamente di stare parlando con un’allucinazione e non con il suo spirito… ed ora mi trascini a casa dei Vampiri Ancestrali, la cui madre usava la forma più oscura della magia nera. Sicura di non stare cercando vendetta, Gil?”

È bello quando i fatti tuoi vengono messi in piazza. “Non sono arrabbiata. Riusciamo ad evocare l’entità entro il calar del sole o dobbiamo sprecare tempo in chiacchiere?”

“Come posso dire ‘no’ ad una tale gentile richiesta” soffia e porta le mani sui fianchi.

Sì, ora mi sento come Klaus quando va di fretta e tutti gli mettono i bastoni fra le ruote. Ho voglia di morderla. “Se Esther non avesse praticato l’Espressione, voi streghe vi ritrovereste tutte disoccupate, ora.”

Sento un risolino generale, le uniche a non trovare la battuta divertente sono Davina e Liv. Quest’ultima tira su le maniche della maglietta e indietro i capelli. “D’accordo Gilbert. Butta fuori.”  

“Non voglio litigare con te” insisto sentendo forte l’impulso di strapparle le ciocche bionde una ad una.

“Mi avete minacciato di morte, tu e Caroline e avete ucciso Luke quando ci siamo rifiutati di aiutarvi!”

“È stata Caroline a prendere l’iniziativa...”

“Tu non l’hai fermata.”

“Non pensavo l’avrebbe fatto!”

“Pur di riavere indietro i vostri amici, non avete esitato a sacrificare la nostra vita! Ergo, non siete migliore degli altri! TU non sei migliore degli altri!”

Ero felice, prima di perdere i miei. Ero una brava persona prima che arrivassero i vampiri. “È vero” ammetto drizzando la testa, la schiena e tutto quel che posso raddrizzare. “Se potessi riavere indietro Damon e Bonnie, lo farei senza esitazioni e senza guardare in faccia nessuno. Ora che l’ho detto, puoi tirare fuori quella stronza o devo usare la forza per cacciartela fuori?”

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Capitolo 17
*** Sinking Inside Yourself ***


“Non c’è bisogno di essere sgradevoli.” Liv allunga la mano verso di me, infastidita. “Devo chiamare Luke. Non posso farlo senza il suo aiuto.”

Mentre le passo il cellulare, penso di non essere una persona cattiva. Ho solo dovuto fare delle scelte sgradevoli.

Liv attende un momento prima di inviare la chiamata. Sembra avere pietà di me, ed è buffo perché sono sempre io a trovare giustificazioni per tutti.

“È una legge universale, Gil. I puri di cuore sono sempre attratti dall’oscurità perché è un concetto così lontano da loro, da non poter fare a meno di avvicinarsi. Devono capire di cosa si tratta e tu non fai eccezione, anche se ti sforzi di dimostrare il contrario. Nessuno nasce malvagio. Sono gli eventi a cambiarci.”

///

Aveva visto molti cerchi magici quando era in Oriente e alcuni li aveva insegnati alle streghe Claire, ma quello era diverso. Aveva un je ne sais pas quoi di minaccioso. “Espressione o magia nera?”

Liv lasciò cadere dei granelli colorati nel cerchio con aria sostenuta.

“Dovete evocare qualcuno o creare qualcosa?” insistette

“Evocare un Viaggiatore è semplice. Creare il pugnale che lo ucciderà, un altro paio di maniche. Se vuoi stare qui, devi tacere e non toccare nulla, sto eseguendo calcoli complicati e tu mi stai distraendo.”

Non si parlava di uccidere, all’inizio. Klaus non l’avrebbe presa bene. Kol spostò lo sguardo su Davina, la ragazzina sollevò gli occhi dai propri appunti e lo fissò intensamente. Non portava più i vestiti adolescenziali che indossava la prima volta che l’aveva incontrata e il suo viso si era affilato. 

Kol le fece cenno di seguirlo, la strega posò il quadernino sul bracciolo della poltrona e gettò dietro le spalle la treccia dei lunghi capelli castani.

Elena aveva ragione a domandarsi perché tutte le grandi conversazioni avvenivano in cucina. Forse per la presenza del frigorifero col cibo. “Non ti immischiare con la magia nera, richiede sempre un prezzo, e spesso è troppo alto da pagare” sussurrò, una volta soli.

Davina sollevò il mento, poi guardò un punto indefinito alle sue spalle. “C’è altro che devi dirmi o posso tornare al mio lavoro?”

Non aveva vissuto sempre in una bara, sapeva tradurre certi segnali. Kol scosse piano la testa e la strega fu lesta a dargli le spalle. A tratti, aveva impressione che lo odiasse. La seguì con lo sguardo e si stupì quando la vide salire la piccola scalinata che portava alle stanze superiori. Che andava a fare da Klaus?

///

Wawawa! Il mostro mi ha preso il naso!”

Fortuna che non era preparato ad avere figli. Aveva inventato una storia, dato voce ai protagonisti e ingaggiato una battaglia fra un mostro ‘gorgoglioso’ e un prode sottomarino.

“Oh! Il mostro è stato sconfitto e schizzato completamente d’acqua! Oh oh!”

Hayley sorrise dentro di se: faceva più casino lui della bambina!

Quella era diventata la sua idea di paradiso. Una donna bellissima che si prendeva cura di sua figlia, l’odore di lozione per bambini, i colori tenui e lo stuolo di paperette gialle che galleggiavano nell’acqua del bagnetto. Quando Hope gli sorrideva, le cicatrici interne si sanavano piano piano. “Se non fosse per quel piccolo particolare, ti avrei già raggirato e costretto a farne almeno altri due.”

“Se non fosse per quel piccolo particolare e per il fatto che amo tuo fratello, forse valuterei la tua offerta. Hai giocato fin troppo, tirala fuori prima che diventi una prugna.”

Hope sgambettò e si richiuse su se stessa quando la sollevò piano. Klaus la avvolse in un asciugamano colorato. Quella cosina piccola, pulsante di vita e scoppiettante di amore per lui, gli aveva rapito il cuore, totalmente e senza via di fuga. “I pannolini?”

“Ce li hai davanti agli occhi.”

“Questi cosi ce le hanno le istruzioni?”

“Tu leggi le istruzioni?”

“Erano gli anni Novanta. In un momento di tedio, ho smesso di ignorare il manuale del videoregistratore.”

Davina si affacciò nella cameretta della bambina e fiutò talco per bambini e serenità. Hayley le fece cenno di avvicinarsi e le posò il braccio sulle spalle. “È divertente, sta a guardare.”

“Cosa guardiamo?”

“Klaus che non riesce a mettere un pannolino.”

“Donna di poca fede” mormorò facendo una boccaccia alla piccola che si agitò. “Tu hai molta più fiducia in me, vero?”

“Ah!”

La sospensione durò un secondo che si dilatò all’infinito nella mente di Davina. “Ho capito” sussurrò, fremendo da capo a piedi. “La chiave per sciogliere una maledizione è sempre ciò che l’ha creata! Genevieve ha usato il tuo sangue e il tuo sangue è la soluzione. Non sono quattro persone diverse, sei sempre stato tu! Il tuo sangue è ‘antico’, ma ‘appena nato’, quindi ‘vergine’ perché hai appena scoperto di amare tua figlia ‘senza riserve’ e cosa fa un uomo quando è un concentrato di amore? Segue la via dell’onestà e della ‘rettitudine’” concluse veloce, seguendo lo svolgersi del pensiero.

“Sei certa di quel che dici? Se sbagli l’incantesimo e lo squilibrio si consolida…

Davina alzò gli occhi al cielo, seccata. “Mi offende che mettiate in dubbio le mie capacità!”

“Scusa” mormorò Hayley sbirciandosi con Klaus che le fece cenno di tagliare.

“Scusa tu, sono molto nervosa” disse, analizzando la stanza con un’occhiata circolare. “Quella specie di groupie di vampiri sta approntando un incantesimo ai limiti della magia nera e tuo fratello mi sta addosso. Rimettilo al suo posto o me ne andrò e sarai costretto ad arrangiarti, nel prossimo futuro” ordinò al vampiro che annuì senza mutare espressione. Davina sospirò ancora e il collo ebbe un piccolo scatto nervoso. “E già che ci sei, chiedigli che cosa è successo nel bayou con Elena Gilbert.”

///

“Grazie del passaggio.”

Elena smontò dall’auto, la borsa a tracolla e il capello militare calcato sulla testa. La stazione era affollata e doveva ancora fare il biglietto, ma il treno sarebbe partito da lì a mezz’ora e aveva tempo anche per uno spuntino. Elijah si era sforzato di trovare argomenti per convincerla a restare, ma alla fine il buonsenso aveva prevalso e si era limitato ad accompagnarla in città.

“Torni a Las Vegas?”

“Non ho ancora deciso” ammise togliendo lo occhiali da sole ed infilandoli nella scollatura. Il cielo era coperto e minacciava pioggia. “Voglio la tua parola che non mi coinvolgerai più nei casini di Klaus.”

Aveva imparato a scegliere le parole. Elijah schioccò le labbra e annuì, pieno di dubbi. “Te lo prometto.”

“Sul tuo onore” insistette.

Giocava pesante. “Sul mio onore.”

“Ti spedisco una fialetta di sangue fra quindici giorni.”

Il vampiro annuì, composto. “Non vuoi sapere come va a finire?”

Elena scosse la testa, cominciando a prendere le ‘distanze’. “Ero solo l’imbucata alla festa, Elijah.”

///

Non sentiva più la presenza di Elena e la sua stanza era vuota. Se n’era andata di soppiatto, come un ladro nella notte. Klaus si affacciò dalla balconata, guardando in basso. A morire fu il cane, Gilbert, pensò lasciando andare un sospiro. Avrebbe dovuto cacciarla subito, non permetterle di restare ed invadere la sua vita…

Hayley comparve all’improvviso, trafelata. “Elijah dice che Elena sta prendendo il treno al binario due. Se ti sbrighi, fai ancora in tempo a raggiungerla.” 

Il vampiro guardò la donna lupo con aria corrucciata.

“Muoviti!” esclamò sbattendogli contro il torace la giacca e le chiavi della macchina. “Hai trenta minuti.”

Col traffico di quell’ora e i parcheggi pieni, avrebbe impiegato molto più tempo. Klaus tornò ad appoggiarsi di peso al balconcino. “So dove trovarla. Quando vorrò parlare con lei…

“Se non la fermi adesso, non vorrà mai più avere niente a che fare con te.”

Il vampiro strinse i pugni attorno al corrimano di legno. “Non vorrei rovinare la storiella d’amore che avete costruito alle nostre spalle…

“Elena ti ha vegliato tutta la notte.”

Quando si era svegliato, aveva sentito il suo odore e si era detto che stava avendo un’allucinazione, non poteva essere tornata dopo quello che le aveva fatto. “Il SUV è a secco” ricordò ed Hayley esalò un gemito di frustrazione: Elijah non avrebbe fatto in tempo a tornare e ripartire…

“Muoviti, mezza sega. Ti porto io!”

Klaus abbassò lo sguardo verso l’ingresso, Kol lo attendeva sulla porta aperta, già pronto. “Conosco una scorciatoia.”

///

Stava per scoppiare un bel temporale di quelli che ti facevano pentire di aver messo piede fuori casa. “Ho baciato Elena nel bayou.

Klaus spostò lo sguardo dalla strada e lo conficcò nella testa del fratello. “Me l’hanno detto.”

Kol lo guardò per un istante. “C’eravamo solo noi e un branco di lupi! Chi…

“La tua cosa ‘bella e pura’ lo sapeva.”

E come diavolo…?! Kol lo guardò di nuovo: non l’aveva presa bene ma non gli era ancora saltato al collo. “Frena l’ira o il desiderio di vendetta. Nessuno ha tramato alle tue spalle… e non accusarmi di tradimento, ho capito da solo di aver fatto una cazzata. Mi sono già scusato con Elena.”

Klaus riportò lo sguardo sul sentiero e quando Kol svoltò per una stradina piccola e sconosciuta, si irrigidì. “Dove stia andando?”

“Il treno è già partito, è inutile arrivare fino alla stazione” disse, sistemando gli occhiali da sole sul naso. “Guarda là.”

Klaus guardò a destra: correvano quasi paralleli ai binari ma la testa della locomotiva era ancora indietro. Goccioloni d’acqua gli caddero sulla testa e scivolarono lungo le guance.

Kol tolse gli occhiali bagnati e pigiò sull’acceleratore. “Siamo fortunati, fratello. La pioggia e le curve impediranno al treno di acquistare velocità prima del rettilineo. Preparati a saltare.”

Per quello non aveva chiuso la cappotte? Klaus inspirò: e se si fosse sbagliato? Sarebbero caduti tutti come pinoli!  

///

Tempo ideale per la sua depressione. Elena sospirò e guardò fuori del finestrino. Non c’era molta connessione sul treno e non poteva chattare con Caroline per aggiornarla sulle ultime novità. Il suo vicino era profondamente addormentato e a tratti emetteva dei piccoli grugniti. Non aveva neppure un libro e il lettore mp3 era quasi scarico.*

La vampira sollevò la tendina parasole che era rimasta a metà ed sbirciò il panorama. Erano quasi usciti dalla città e la velocità segnata sul pannello elettronico, cominciava ad aumentare. Alla sua sinistra, macchine di tutti i colori correvano sulla strada parallela ai binari… e quello che faceva? Elena si raddrizzò, scorgendo una manovra azzarda. Il treno andò avanti e la ragazza perse di vista la decappottabile. Si afflosciò contro il sedile e un tuono scoppiò improvviso. Elena si scoprì la pelle d’oca. Infilò la felpa e la chiuse, raggomitolandosi tutta. L’uomo al fianco brontolò di nuovo e incrociò le mani grassocce sulla pancia.

Il treno aveva raggiunto i 270km/h e avrebbe mantenuto la velocità, lanciato nello spazio vuoto. Eri solo l’imbucata alla festa, si disse tirando indietro i capelli. Una cuffietta cadde dall’orecchio proprio mentre il grassone biascicò nel sonno. “Siamo arrivati alla fine…

Sì, pensò mordendosi le labbra. È proprio la fine.

///

La madre diceva sempre che aveva la squisita gentilezza di Elijah ma prendeva fuoco come Niklaus. Non dimenticava di elogiarne l’intelligenza sopra la media, il fascino da canaglia e la stoicità ereditata da Mikeal, così le era più semplice accettare la cruda realtà che, dei tre fratelli, Kol era il più selvaggio ed imprevedibile. E un’apprendista stregone già a nove anni, pensò. In lui, la magia della famiglia di Esther si era radicata ed era fiorita nell’infanzia ma era stata spazzata via dalla trasformazione che li aveva dannati alla vita eterna.

Elena aveva ragione: doveva valorizzare i doni che gli erano stati elargiti tanto generosamente dalla Natura. Aveva solo bisogno di riallacciarsi ad essa e canalizzare le energie della terra per far ‘saltare il tappo’. La pioggia battente era un altro elemento a suo favore. Era sempre andato d’accordo con l’acqua. Kol fermò la macchina in una radura e chiuse la cappotte, attendendo il momento propizio. Il lampo lo abbagliò e il tuono esplose, rizzandogli tutti i peli del corpo. Il fulmine non era caduto molto lontano da lì. Kol mise in moto e si diresse verso il punto colpito. Stava per fare una di quelle cose da pazzo che…

CRACK!

///

Era ricoperta di pelle d’oca e una sensazione sgradevole di morte e impediva di alzarsi dalla poltrona. Davina ansimò, terrea. “È successo qualcosa di terribile…

“Terribile a chi?” domandò Liv, poco curiosa.

La ragazzina saltò via, come se una molla pazza l’avesse espulsa verso l’alto. Sfogliò tre pagine del grimorio e raccattò una ciotola, versando il composto sul tavolo.

Avevano fatto un mucchio di calcoli per preparare la dose esatta di erbe magiche necessarie all’incantesimo e lei la gettava via così?! Liv si avvicinò a passo di carica. “Senti, io non so…

“Non sai un bel niente, perciò sta zitta!” urlò ai limiti dell’isteria. “Elijah!”

Liv si tappò le orecchie con le dita. “Tu sei tutta matta.”

“Elijah!!”

Davina, abbiamo tutti un superudito, qui. Ti basta sussurrarlo, il mio nome” la rimproverò il vampiro appoggiato alla balconata del piano superiore. “Penso di aver risolto il vostro problema del pugnale…

“Dopo! Ora ho bisogno del tuo sangue!”

“Per fare cosa?” domandò scendendo piano le scale. “Un’altra bizzarria di Klaus?”

“No, si tratta di Kol. Ho bisogno del tuo sangue per localizzarlo, il mio incantesimo protettivo si è affievolito ed ho paura che…Davina si interruppe, spingendogli sotto il naso la ciotola. “Sanguina qui, per favore.”

“Hai fatto un incantesimo protettivo su Kol?” domandò cauto, obbedendo all’ordine. “Motivo?”

“Per quanto sia tonto e fastidioso, non potevo lasciarlo vagare di notte nel bayou mentre davate la caccia all’animale.”

“Molto premuroso da parte tua” sorrise e Liv gli si accostò, indicando col mento l’arma che stringeva. “Bel pugnale.”

“Un simpatico ammennicolo che racchiude il potere di uno stregone voodoo morto suicida” rispose passandolo alla ragazza perché lo analizzasse. “L’ideale per infliggere un dolore esecrabile agli avversari. E ai traditori.”

“Ma che problemi avete, in questa famiglia?”

///

Era rimasto troppo a lungo in forma di lupo, aveva ancora i sensi alterati e l’aveva fiutata subito. Aveva scoperto il posto vuoto, il grassone che ronfava, la felpa abbandonata sul sedile intrisa del suo odore. Klaus aveva passato una mano sul viso bagnato, inspirando a fondo. Lentamente coprì i passi di Elena: si era fermata al bagno e aveva continuato dritto, fino alla carrozza ristorante. Non poteva essere da nessuna altra parte, oltre c’era solo la testa della locomotiva. Quando aveva spalancato la porta, Klaus si era guardato intorno e l’aveva individuata: sguardo perso fra le gocce di pioggia, una mezza tazza di cioccolata fumante davanti a se... gridava di solitudine, ma gli occhiali da sole e le cuffiette nelle orecchie, avrebbero tenuto lontano chiunque. L’aveva già vista così, quando era giunta a casa sua, non invitata e non gradita, in lutto per la perdita di Damon Salvatore.

Elena sollevò il viso dalle mani piegate e guardò nella sua direzione. Nascose male la sorpresa. “Sei corso dietro al treno?”

Kol è corso dietro al treno. Io ci sono solo saltato sopra” disse, occupando il posto di fronte. “Te ne sei andata senza salutare, senza attendere le mie scuse e pensavo volessi sapere che Davina ha sciolto l’enigma di Genevieve.”

“Hai rischiato di ammazzarti per dirmelo? Non potevi fare una telefonata?”

Klaus scrollò le spalle e una dolorosa sensazione di perdita gli corrugò la fronte.

BZZZZZ!

“Perdonami” sussurrò rispondendo alla chiamata del fratello. La linea era libera, ma sentiva uno strano rumore di fondo. Il crepitio di un fuoco… un sibilo… un rantolo…Kol?”

Il cellulare di Elena vibrò sul tavolino. Elijah? “Brutto traditore, hai fatto la spi…” rispose, fermandosi di colpo. “Subito” sussurrò scivolando via dal proprio posto. “Dovrai insegnarmi a saltare da in treno in corsa, tesoro.”

A quella velocità, avrebbero avuto spezzatino di vampiro per cena. “Possiamo fare di meglio, Gilbert. Possiamo tirare il freno di emergenza.”

 

 

*Hammock - Sinking Inside Yourself

 

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Capitolo 18
*** All inclusive ***


Ne aveva avuta, di sfortuna. Quanta probabilità c’era che un fulmine cadesse e colpisse in pieno l’antenna della macchina?

Hayley vagò intorno ai resti fumanti dell’auto sportiva, sollevando con attenzione il cofano. “Ha fatto da conduttore con la batteria.”

E l’aveva quasi ammazzato. Davina squadrò il corpo esanime di Kol e solo una piccola ruga sulla fronte, testimoniò la sua preoccupazione. Non era una novità che il sangue di vampiro guarisse ogni ferita, ma era passato del tempo da quando Elijah aveva prestato il primo soccorso e Kol non era ancora rinvenuto.  

Un lupo quasi nero emerse dal folto degli alberi, si avvicinò al ragazzo e lo toccò piano col muso. Era stato astuto a trasformarsi: quattro zampe si muovevano più velocemente di due gambe e in quella forma, riusciva a captare le minime variazioni nel fratello.

Uoh!” esclamò Liv alle spalle di Hayley. “Non ne ho mai visto uno dal vivo! Fi-uuu! Qui, bello!”

“Guarda che non è un cane randagio. Non puoi fischiare e aspettare che venga davvero” la rimproverò Davina, sottovoce. “È Klaus, si è solo trasformato.”

Il lupo si avvicinò alla strega bionda, sollevò il muso e una leccata lunga e umida le imbrattò la guancia di saliva. Liv emise una risatina scherzosa. “Mai capito una cosa dei licantropi: è questo il loro stato naturale o l’altro? Vuoi giocare, eh? Bravo cagnolone!”

“Ti sta assaggiando, Olivia.”

Naaa, lui un bravo cagnone intelligente!”

“Se ti morde, non dire che non ti avevo avvisata.”

Una macchina frenò sulla strada principale ed Elena ne discese, ringraziando il conducente e raggiungendo il gruppo a grandi passi. “Sta bene?” domandò un po’ agitata, posando la sacca da viaggio a terra. “È vivo, vero?”

“Certo che è vivo” rispose Liv col braccio stretto attorno al collo dell’animale seduto sulle zampe posteriori. “Esanime ma vivo.”

“Non è un lupo vero, quello” la informò e si concentrò sul dormiente. “Kol diceva di aver bisogno del concentrare l’energia della Terra per far ‘saltare il tappo’.”

Aveva scelto il luogo giusto. La tempesta aveva scaricato tanti di quei fulmini che l’aria era elettrica e il lupo non riusciva a stare fermo, pensò Davina alzando gli occhi sul cielo fosco. “Dobbiamo aiutarlo a convogliare su di se quanta più energia possibile, allora. Olivia, lascia stare quell’animale e dammi una mano.”

Per favore” sospirò la strega.

“E tu resta dove posso vederti. Abbiamo bisogno del tuo sangue per l’incantesimo.”

Il lupo mosse le orecchie e sbadigliò. Elena lo osservò di soppiatto e quando si volse verso di lei, ebbe un brivido. Klaus era stato più veloce di lei a scendere dal treno e quando era saltata fuori, si era ritrovata davanti solo un mucchio di vestiti caldi del suo corpo sul prato bagnato e del vampiro nessuna traccia. Non era sicura di aver raccolto tutto, ma non era tipo da fare questione per i calzini spaiati. Il lupo le girò intorno, infilandosi sotto il suo braccio e annusandola. Voleva le coccole anche da lei o voleva indietro la catenina di legno che portava sempre attorno al collo e che aveva indossato per evitare che andasse persa? Elena lo guardò sollevare il muso e una leccata improvvisa le inumidì il mento. Non era pratica di cani, ne amante delle effusioni salivose. “Perché dovete usare il suo sangue per l’incantesimo? Non può farlo Elijah?”

“Elijah non è un licantropo.”

Tornava. I lupi sono vicinissimi alla Terra e il sangue di Esther scorreva anche nelle vene di Klaus. Elena tornò a scrutare l’animale e posò piano il palmo sulla testa, scendendo lungo il collo. Il battito forte del cuore si trasmise al suo. La carezza proseguì lungo il garrese e si fermò al centro della corpo dell’animale. Poi tornò indietro e coprì la stessa distanza altre due volte. Normalmente avevano un vocabolario incomprensibile l’uno all’altra, e la barriera linguistica era aumentata a dismisura, ora.

Fiuuu! Vieni qui, bello!!”

“Hanno bisogno di te, vai” mormorò incoraggiante e l’animale non si mosse neppure quando la carezza cessò. Ma la capiva quando parlava o era disubbidiente come sempre? “Su, vai da loro.”

“In forma di lupo è puro istinto, e l’istinto gli dice di stare con te.” Hayley inclinò la testa, battendo piano la mano sulla gamba. Il lupo la ignorò, ma quando Elena si sollevò sulle gambe, le girò intorno, muovendosi nella sua stessa direzione. 

“Vedi? Ti ha riconosciuta come sua padrona.”

“Non è un cane, è Klaus, e Klaus non riconosce alcuna autorità al di fuori di se stesso” rispose e tornò a fissare l’animare. “Perché sei salito sul treno? Era il grande gesto che doveva impressionarmi?” domandò al lupo che si limitò a tirare dentro la lingua e sedere composto. “Io ho bisogno di un rapporto normale ma la parola ‘normale’ non esiste nel tuo vocabolario. Fra quindici giorni tornerò al college e tu ti dimenticherai di me.”

Come Caroline, aveva raggiunto un compromesso fra la fame, le lezioni serrate e il poco tempo libero. Cercare di infilarvi qualcos’altro, era impensabile e difficile e lei non era una maga della pianificazione come l’amica. “Non capisce una parola di quel che dico, vero?” domandò ad Hayley che la sbirciava di soppiatto.

Percepiva i suoi sentimenti e qualcosa gli sarebbe rimasto, una volta tornato normale. Ma non avrebbe saputo dare un nome e un volto e la nostalgia e il dubbio l’avrebbero assediato giorno e notte. “Non lo fa mai.”

Elena lo osservò mentre trotterellava dalle streghe. Le costava, perciò doveva essere la decisione giusta.

///

Era la sensazione più vera e reale che aveva provato da quando era rinato. Era come se il cielo e la terra lo usassero come conduttore universale… era colmo fino all’orlo… e felice.

Liv gli scosse una mano davanti al viso, perplessa. “Ha l’aria trasognata.”

“È transitorio.”

Wow… non lo ricordavo così…

“Non è mai così. Ti abbiamo ‘dopato’ per accelerare la ripresa. L’effetto svanirà col trascorrere delle ore” lo informò Davina con sguardo altero, evitando di guardarlo in faccia.

Grazie…

La ragazzina si alzò con un movimento fluido e lo ignorò. “Possiamo tornare a casa” disse tranquilla ad Elijah e guardò il lupo che si afflosciò su un fianco con un guaito.

“Hai abbattuto il cagnone?” Liv si avvicinò a piccoli passi, curiosa. “Risente dell’incantesimo, giusto? Ora tornerà normale? Non voglio perdermelo.”

“Non siamo al cinema, Olivia” disse e quando il lupo guaì e si contorse sul terreno, Davina fece un passo indietro come gli altri. Tutti tranne Liv che assistette alla trasformazione del licantropo con curiosità scientifica.

Elena voltò prima a testa e poi le spalle. Non voleva assistere un’altra volta all’agonia. “I suoi vestiti sono nella borsa” sussurrò ad Elijah. “Io devo andare.”

“Stai sbagliando, Elena.”

“L’ho già visto, il film. È troppo per me. Klaus è troppo per me… quel che succede a Klaus è troppo per me” disse e finalmente capì quanto Davina tenesse a Kol e perché aveva deciso di allontanarlo. “Bada a quei due.”

Il giorno dopo

“Sta in piedi.”

Ah…

“Così, brava.”

Le gambine grassocce di Hope traballarono e dopo pochi istanti, piombò sul pannolino e tappeto. Emise una risatina deliziata e mosse le manine cercando di arrivare a lui.

“Ci proviamo di nuovo” la incoraggiò Klaus tenendola saldamente per il corpicino. Occuparsi di Hope era l’unica cosa che lo distraeva dalla lancinante malinconia che lo assediava. Aveva interrogato Hayley riguardo la notte appena trascorsa, ma la donna lo aveva rassicurato sul suo comportamento. Non aveva fatto nulla di strano. Non aveva morso nessuno.

“Le stai insegnando a camminare?”

Era troppo piccola per camminare ma forse riusciva a farla stare in piedi.

Hope guardò Liv con aria curiosa e si contorse tutta, regalando un ‘ah’ anche a lei, prima di ripiombare sul pannolino. La strega rise sommessa. “Quant’è carina!”

Klaus le rivolse un’occhiata meditabonda. “Come hai detto di chiamarti, cara?”

“Olivia, ma gli amici mi chiamano Liv” rispose con un bel sorriso canzonatorio. “Ti piace farti grattare il pancino, eh?”

Mh?”

Non ricordava proprio nulla, aveva ragione la morettona. Liv sorrise e si inginocchiò di fronte alla bambina che la fissava a bocca aperta. “Voglio capire cosa dobbiamo farne della Viaggiatrice che mi possiede.”

“Non le deve essere fatto del male” mormorò Klaus sottotono, impegnato com’era a sistemare il vestitino della piccola.

Elena gliel’aveva detto che era una ex – qualcosa. Gliel’aveva detto prima di incamminarsi sui binari, in direzione della stazione del treno. Capiva il suo stato d’animo, ma era stata un po’ stronza a mollarla in mezzo a quella gente strana. “Ok, allora ci servirà un corpo in cui travasarla. Non la voglio dentro di me.”

“Riesumeremo un cadavere dal cimitero” disse prendendo in braccio la bambina che gli si raggomitolò contro.

L’aveva detto come se fosse la cosa più naturale del mondo. “Sei triste.”

“Prego?”

“I neonati risentono dell’umore delle persone che li circondano e quella piccoletta ha l’aria sconsolata” disse indicandola col dito.

Il vampiro accarezzò la schiena di Hope e la strinse contro di se. E lui che pensava che avesse solo la bua al pancino… “Trovate quel cadavere e fate quel che dovete fare. Non mi importa chi si prende l’onere, basta che sia fatto. Vi do carta bianca.”

“Anche un badile per dissotterrarlo?” domandò e Klaus sorrise con un angolo della bocca. Era simpatica, Raperonzolo...

Due giorni dopo

Non avrebbe lasciato che belloccio appena tornato dal regno dei morti le insegnasse come fare un incantesimo! Era il suo incantesimo e Kol non doveva azzardarsi a contestare ingredienti e concentrazioni!

“Buongiorno, Dav…

“Klaus è sveglio?!”

Già arrabbiata a quell’ora del giorno? Elijah alzò le sopracciglia, si scansò dalla porta e lasciò entrare la streghetta che marciò nel salotto immusonita e salì le scale con passo pesante. “Tuo fratello me la paga, stavolta!” esclamò dalla balaustra prima di spalancare la porta dello studio.

Quel bisticcio andava avanti da mesi ed era aumentato a dismisura negli ultimi due giorni. Elijah pensò di interessarsi seriamente alla faccenda, prendere misure drastiche e ricordare alla ragazzina che Klaus aveva posto il veto alle visite improvvise, ma Davina era fuori controllo e aveva bisogno di una strigliata doverosa. Con un sospiro paziente, tornò in cucina e l’occhiata di Hayley, insonne per la nottata passata a prendersi cura della bambina che piagnucolava senza motivo apparente, lo fece sogghignare.

“È entrata in camera sua” sussurrò la donna con la faccia sopra la tazza del caffè. “L’ammazzerà.”

“Eravamo d’accordo che saresti stata tu a consigliare e guidare l’adolescente” le ricordò con un bacio sulla tempia che le fece chiudere gli occhi.

“Ha solo bisogno di litigare con qualcuno” mugolò sedendosi sulle sue gambe, sorniona. “Indovina cosa serve a me, invece…

///

La sequenza era semplice: lei si lamentava dell’intralcio alto 1.85 e lui prendeva provvedimenti. Sì, ricordava qualcosa circa ‘non entrare mai in camera mia’ ma Klaus diceva tante cose e lei non lo ascoltava, il più delle volte.

Davina tirò indietro i capelli che ricaddero sistematicamente su una spalla e si chinò sul vampiro addormentato. “Ehi, sveglia” mormorò con voce ferma. Erano le otto del mattino, come poteva dormire ancora? “Dobbiamo parlare” insistette portando le mani sui fianchi. “Devi scegliere chi vuoi che porti a termine l’incantesimo e togliermi tuo fratello dai piedi. Sono arcistufa di sentirmi dire cosa fare, come e quando farlo!” continuò, stizzita. “Quel tracotante individuo ha superato i limiti!”

Klaus girò la testa sul cuscino e i capelli di Davina gli sfiorarono la fronte. La ragazzina si tirò indietro, sedendo in uno spazio vuoto con un sospirone. “Senti, le cose non funzionano… lo dico in altro modo, non riesco a lavorare se lui è lì a riprendermi ogni cinque minuti” spiegò abbandonando le mani in grembo. “Ero la strega di fiducia della casa, una volta…

Un’altra occhiata alla schiena voltata e Davina si sentì davvero stupida. “Senti, oggi compio diciassette anni. Come regalo gradirei non avete intorno tuo fratello per… cinque giorni?” tentò. “Tre giorni?” propose ancora. “Mi accontento anche di due.”

Davina tacque e tamburellò i polpastrelli sulle ginocchia unite. “Hai detto che ti saresti preso cura di me. Hai l’occasione per farlo” sussurrò sentendo una vampata di calore al viso. “Che diavolo capirai tu di una ragazza della mia età, poi… a malapena riesci a stare sulle tue, di gambe…

Mh…

Oh, finalmente era sveglio! Davina si inginocchiò, protendendosi oltre il corpo il vampiro. I capelli scivolarono dalla spalla, sfiorandogli la guancia. La strega li riportò dietro le orecchie e puntò un dito contro il bicipite di Klaus. “Ehi.”

Ehi.

Klaus inspirò ed espirò e quando i capelli di Davina gli solleticarono la faccia e una mano calda lo toccò con la punta delle dita, il sollievo gli scaldò il cuore e lo fece sorridere nel dormiveglia. Era tornata. Avrebbe chiesto scusa e acconsentito ad ogni suo desiderio, senza che risultasse palese che Elena lo aveva in pugno. Aveva una reputazione da difendere. Ma prima doveva fargliela pagare per il tritato di cuore a cui l’aveva costretto in quei giorni!

Klaus sorrise e allargò il braccio, trascinandola rapido contro di se. Davina perse l’equilibrio e gli crollò addosso, le dita del vampiro si infilarono fra i suoi capelli e appena aprì bocca per protestare, sentì due labbra morbide e asciutte premere contro le sue. Raggelata, subì la pressione per alcuni secondi, percepì la carezza sul viso come artigli che le scavavano il cranio e il peso della gamba infilata fra le sue… OH.DIO.

Era troppo piccola.

Quel pensiero cortocircuitò nella mente di Klaus, svegliandolo del tutto. Le labbra erano troppo piene, l’odore era diverso, i capelli avevano una finezza diversa fra le dita e il seno era più…

La carezza divenne una presa inchiodante che avrebbe potuto sfuggire se avesse voluto, ma era troppo sconvolta per parlare, figurarsi sussurrare frasi magiche. 

“Che cazzo ci fai tu, qui?!”

Davina esalò un gemito, in parte strozzato dalla costrizione alla gola.

Non entrare mai in camera mia. Forse doveva ascoltarlo…

“Allora?!”

Klaus l’afferrò per la scollatura della maglietta e la tirò su. Davina udì una cucitura saltare da qualche parte. Rossa e tremante, lo guardò negli occhi farfugliando…

“È il mio compleanno…

“Non sta scritto da nessuna parte che debba farti un regalo!” sibilò lasciandola andare con un gesto secco.

La delusione gli aggrovigliò lo stomaco e indurì i lineamenti. Con uno gesto violento, gettò le coperte da una parte e si mise a sedere. Il legno caldo del parquet spedì lo stesso brividi intensi lungo le gambe. “Ti avevo proibito di mettere piede qui dentro, l’ho fatto o no?” ringhiò.

Sì…

“Quale parte non hai capito del ‘non entrare mai in camera mia’?!” insistette passando una mano sul viso e guardandola al di sopra della spalla.

Accidenti, se era arrabbiato! Davina sgattaiolò dall’altro lato del letto senza dire una parola, guadagnò la porta e svanì in tutta fretta.

Klaus fissò l’uscio rimasto aperto e una rabbia intensa lo invase: i limiti erano stati superati!

///

“Ehi, sveglia!”

Era l’alba, come faceva ad essere arrabbiato già a quell’ora? “Che diavolo vuoi…

Una mano cattiva gli strappò le coperte di dosso e Kol si raggomitolò su se stesso. “Mhhhh…

“Ti voglio fuori da questa casa entro mezzogiorno!”

Eh? Kol aprì gli occhi cisposi di sonno. “Perché… che ho fatto…

“Mi avete stufato!”

Kol sollevò la testa dal cuscino e si mise a sedere con un lunghissimo sospiro. Lui e quale altro individuo sulla crosta terrestre? “Mh… calmati un attimo…

Klaus uscì dalla sua stanza ignorandolo e a metà del corridoio, Hayley gli venne incontro con sguardo omicida. “Abbassa la voce, svegli la bambina. È stata male tutta la notte!”

“Fa i bagagli” rispose usando lo stesso tono sibilante. “Bambina, pannolini, giocattoli. Ci trasferiamo.”

Lo donna lupo lo fermò con un gesto della mano. “Che cosa sta succedendo?”

“Sono stanco!”

Stanco, arrabbiato, deluso, tragicamente innamorato e nostalgico. “E in mutande” disse e il vampiro le gettò un’occhiata in tralice.

Klaus si appoggiò alla balconata, sospirando. Aveva perso la testa e preso una decisione avventata. Come al solito. “Ho bisogno di una vacanza…

Hayley gli si affiancò, assumendo la sua stessa posa. “È una buona idea.”

“Non posso allontanarmi troppo, Hope ne risentirà” disse stringendo il corrimano appena impolverato.

“Starà bene. Le basterà sentire la tua voce, tutte le sere.”

“Neppure tu mi vuoi fra i piedi, eh?”

La donna scosse debolmente la testa, dando la schiena al balconcino. “A tutti capita di averne le tasche piene, di tanto in tanto.”

E lei non aveva mille anni di passato sulle spalle…Mh…

“Dove vuoi che ti prenoti il all incusive?”

 

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Capitolo 19
*** Failure to deliver ***


Whitmore College, 11 giorni dopo

“Che hai?”

“Niente.”

Continuare a guardare l’orologio, il cielo e il calendario era proprio niente. Caroline alzò un occhio dai libri, prona sul letto. “C’è la luna piena, fra poco.”

Elena seduta sul tappeto, gettò un altro sguardo fuori della finestra. “Ah sì?”

Caroline chiuse il libro di scatto. “Ammetti di essere preoccupata per Klaus e piantala di far finta che non ti importi niente di lui. Chiamalo!”

“Non sono preoccupata” mentì.

“La sua vita - e le nostre - sono nelle mani di una strega minorenne che lo detesta. Dovresti esserlo.”

“Chi non detesta Klaus…” soffiò, sedendo sul letto e sistemando il cuscino dietro la schiena. “Facciamo qualcosa di divertente stasera?”

“Tipo un salto a New Orleans?”

“Viene una nuova band in città...”

“Chiamalo.”

Per dirgli cosa? Avevano tirato fuori Nadia da Liv ed ora la Viaggiatrice risiedeva in un corpo nuovo, riesumato per l’occasione dal cimitero da due becchini al soldo di Klaus. Liv non voleva raccontarle niente. Lei per prima, non era curiosa.

Toc toc.

Caroline si sollevò dal letto, facendo forza sui gomiti. “Aspettiamo qualcuno?”

“Mi vedo con Luke in biblioteca, più tardi. Forse ha capito una cosa per un’altra…

Caroline firmò la bolla di accompagnamento e prese il pacchetto, ringraziando il corriere. “Per te, da parte di Amazon.

Uhh! I dvd che aveva ordinato due giorni fa! Le era proprio passato di mente! Elena strappò la carta marroncina e sorrise, soddisfatta.

“Tesoro, tu mi preoccupi” disse sventolando la custodia della seconda stagione del Doctor Who. “Prima ci sono stati gli horror degli anni ’70, poi i film demenziali e ora la fantascienza rimaneggiata!”

“La stavano trasmettendo sul satellite e fra una televendita e l’altra, abbiamo visto le prime puntate…

“Tu e Klaus? Anche lui sa che sei una pazza, maniaca del cosplayer?”

“Quello lo dico al secondo appuntamento. Noi non abbiamo mai avuto un secondo appuntamento.”

“Ho visto la catenina che nascondi nel cassetto della biancheria intima” sparò, testando la sua reazione. Elena, come preventivato, arrossì. “Hai frugato…

“Era rimasto aperto, mi è caduto l’occhio dentro e l’ho vista.”

Andava di fretta. Si era ripromessa di mettere tutto in ordine al ritorno dalla lezione e quando era rientrata, Caroline aveva già coperto il suo turno di pulizie. “Ho dimenticato di restituirla.”

Però aveva trovato il tempo di andare al pronto soccorso, bypassare i normali controlli, indirizzare la sacca di sangue all’ospedale di New Orleans ed avvertire Elijah del carico in arrivo.

“Lo farò domani pomeriggio” disse e radunò i libri. “Non ho tempo di occuparmene ora, devo studiare per l’esercitazione.”

“Quel ciondolo è la scusa che cerchi per giustificare a te stessa la voglia di chiamarlo.”

“Non voglio avere una scusa per chiamare Klaus. Non funzionava così fra noi. Io cominciavo una frase e lui la terminava, io ponevo il problema e lui trovava la soluzione. Eravamo sullo stesso piano e lui ha incasinato tutto come al solito.”

Caroline soppesò le sue parole e annuì con una buffa smorfia. “Ti ha deluso come ha fatto Damon e Stefan prima di lui.”

Elena la guardò, basita. “Cosa?”

“Psicologia del primo anno. Tuo padre era pressoché perfetto e tu hai la tendenza a ricercare la sua perfezione nei partner” sparò, come se fosse la cosa più naturale del mondo. “Sai che questo spiegherebbe perché esco sempre con gli uomini sbagliati?”

“Mio padre non era perfetto.”

Grayson era un papà meraviglioso ma ha tradito la tua fiducia quella notte, sul Wickery Bridge. Non è riuscito a salvare la tua vita e quella di Miranda. Non gliel’hai mai perdonato.”

Elena la guardò imbambolata e Caroline nicchiò, indecisa se continuare o meno. “Non odiarmi per quello che sto per dirti ma…

“’Nessuno nasce malvagio, sono gli eventi a cambiarci?’” mormorò con la gola chiusa. “Sono già stata informata di questo...”

“Tu metti alla prova le persone e quando sbagliano, c’è un angolino che esulta…

’Te l’avevo detto’…”

Caroline annuì, spiando le espressioni dell’amica. “Pensi stia già rotolando nel fango insieme agli altri pulciosi?”

///

Non lo so e non voglio pensarci. Sbuffo contro il palmo della mano, batto la matita sul testo, qualcuno alza gli occhi dai propri appunti e mi guarda storto. È per questo motivo che non vengo mai a studiare in biblioteca. Appena respiri, ti mettono alla gogna… e chiunque sia stato a sbattere la porta in quel modo, verrà linciato. Luke torna con una tonnellata di libri. Faccio una smorfia tragicomica e lui alza le sopracciglia e comincia ad aprire il primo tomo.

Caroline ha ragione, sono più che preparata per l’esercitazione e c’è il dvd del Doctor Who che mi reclama a gran voce. Simulo un forte mal di stomaco, Luke si preoccupa davvero e mi fa sentire in colpa, ma dieci minuti dopo sono sul letto, telecomando in una mano e popcorn al formaggio nell’altra. E chi ci pensa più, a Klaus.

12 giorni dopo

Soffoco uno sbadiglio contro la spalla, cercando di non farmi vedere dalla dottoressa Redcliffe e sento gli occhi secchi e stanchi. Mi sono sparata metà della prima stagione e ho smesso solo quando il pc ha segnalato la batteria scarica e Caroline mi ha impedito di collegarlo al trasformatore. Esco dalla sala dell’ospedale di fianco a Luke. Mi chiede se lo stomaco è passato, fatico un po’ a capire di cosa diavolo sta parlando e quando ormai è evidente che la bugia è stata scoperta, mi chiede se è lui il problema. Scuoto la testa e quando mi sfiora le labbra con le sue, lo lascio fare ma non lo ricambio. Mi chiede se ci vediamo, stasera. Non ho una scusa pronta, dico di sì e lui mi sorride. Mi sforzo di non correre via, il labbro inferiore stretto fra i denti. Mentre cammino, sono sempre più nervosa e tesa. Torno nel dormitorio, apro il cassetto della biancheria e afferro il ciondolo a forma di zanna di lupo. Questo deve sparire una volta per tutte. Luke è la scelta giusta. È carino, leale, affidabile, intelligente e normale.

Però non lo ami.

Mi piace molto!, ribatto e mi sento stupida a bisticciare con me stessa. Prendo le chiavi della macchina e cammino verso il parcheggio. È assurdo che non esista un servizio postale in questo posto. Bisogna arrivare fino in città per spedire la corrispondenza e la fortuna non mi aiuta perché trovo la macchina incastrata dal solito idiota che non sa parcheggiare. Quando riesco a tirarla fuori, è passato un sacco di tempo. Finisco la benzina in prossimità di un distributore automatico - per fortuna! – scopro che non accetta contanti ma solo carte di credito e ricordo solo in quel momento che la tessera è scaduta. Resto come una stupida di fronte alla colonnina traditrice e non credo alla mia sfortuna. Caroline è a lezione e lei è una di quelle che spegne il cellulare invece di silenziarlo. Sposto la macchina nello spiazzo e aspetto che legga il messaggio. Giocherello con la catenina, sospirando come un mantice. Perché non sto chiamando Luke o Alaric? Perché sto aspettando che cali il sole, che Caroline accenda il cellulare, che l’ufficio postale chiuda?

13 giorni dopo

L’appuntamento è stato un mezzo disastro e al momento del bacio della buonanotte mi sono ritratta. Luke ha incassato da vero signore e mi informato che non ha nessuna fretta e che non posso sfuggirgli, frequentiamo le stesse lezioni e gli stessi posti. Scherzava ma non sono riuscita a ricambiare il suo sorriso. Lui crede che sia solo timida e a me va bene che la pensi così.

La mattina seguente, per prima cosa, rinnovo telefonicamente la carta di credito, indosso i miei jeans attillati e la maglia rossa del pronto soccorso e copro qualche turno extra per avere crediti in più agli esami. Esami, studio, lezione pratiche, volontariato all’ospedale e pochissimo tempo libero… l’ideale per non pensare. Quando esco dal pronto soccorso, il badge svolazza nella brezza settembrina. Con la coda dell’occhio, intravedo un SUV nero fermarsi sullo spiazzo delle ambulanze, ma l’uomo che lo guida non è Klaus e c’è una donna in preda alle doglie al suo fianco. La sedia a rotelle arriva di corsa con l’infermiera, mi scanso per agevolare la manovra e poiché sono solo una matricola del primo anno, non posso fare granché se non guardare. Torno al campus con un groppo in gola. Avevo paura delle conseguenze e ci sono finita in pieno dentro. La stanza è vuota, Caroline è alla caffetteria a studiare – da quel che leggo sul post it arancione abbandonato sulla scrivania – accendo il pc e mi riprometto di iniziare la seconda stagione del Doctor Who.

14 giorni dopo

Resisti, Rose! Non mollare! “No! No! Non mollare quella maledetta leva!” esclamo e Caroline alza gli occhi dai libri.

Il vortice dimensionale è troppo forte, non ce la farà… “no!” esclamo e sollevo il pc, scuotendo un po’. “No, non potete farmelo!”

La luce bianca scompare e Rose resta intrappolata nell’universo parallelo, lontano dal Dottore. Non posso crederci… non posso… “Il Dottore ha perso Rose” sussurro sconsolata e sento la voce roca, come se non usassi le corde vocali da parecchio tempo. “No…

“Dove l’ha persa?”

“In un’altra dimensione… ed ora non potranno mai più incontrarsi…

“Perché no?”

“L’universo collasserebbe… fottuta luce bianca…

Caroline mi passa il box dei kleenex e gira pagina.

“È la cosa più triste che abbia mai visto in vita mia…

“No, la sto guardando io ora” mi rimprovera a bassa voce. “Come puoi commuoverti per dei personaggi immaginari?”

“Si amavano veramente e lui non è riuscito a dirglielo, alla fine! Quel maledetto sole si è esaurito…

“Eh?”

Torno indietro e giro il laptop verso di lei.

<>

Caroline ascolta fino alla fine, mi guarda e sospira condiscendente. “Non sperarci. Klaus può bruciarti la macchina o la casa, al massimo” sussurra e qualcuno bussa alla porta. “Tocca a te.”

“Ma sto…

Caroline mi guarda con le sopracciglia aggrottate. Mi alzo, e scopro Luke in forma smagliante dall’altra parte. Appena mi vede, il sorriso devia in preoccupazione. “Ehi, va tutto bene?”

“Stavo solo vedendo un filmato e mi sono commossa” mormora uscendo sul corridoio e socchiudendo la porta. “Che c’è?”

“Tento la sorte, signorina Gilbert. Vuoi uscire con me, stasera?” domanda tirando indietro una ciocca di capelli dalla mia spalla. “Non ti bacerò, lo prometto.”

Un altro appuntamento?! “Luke…

“C’è un altro” mormora senza batter ciglio. “Sempre il fidanzato?”

“No.”

“Non sembri felice.”

Non lo sono.

“Se non ti rende felice, non è quello giusto.”

Una morsa nostalgica mi stringe il cuore. “Non gli ho mai permesso di provarci.”

“Ha toppato la prognosi, dottoressa Gilbert.” Luke gira su se stesso con un cenno di saluto. “Ci vediamo in giro.”

Appena torno in camera penso che questo mi avrebbe fruttato una ‘D’ all’esame della Redcliffe. Prendo il cellulare e mi siedo sul letto, una gamba sotto l’altra. Caroline mi guarda, speranzosa.

“E se non mi risponde?” sussurro.

“E se ti risponde?”

Dico ‘ciao’ e gli rimbalzo la palla. “Non raggiungibile” mormoro, abbassando le spalle. “Starà vagando nel bayou, è l’unica parte di New Orleans che non ha segnale…

Caroline si sdraia sulla schiena e cambia il libro con una rivista. “O forse ti odia e ha cambiato numero.”

New Orleans, in quel momento

Il cellulare aveva fatto un bel volo dalla montagna, ma Klaus era riuscito a salvare la sim e la schedina aggiuntiva. Era stato un tour massacrante ma soddisfacente. Non si sentiva così rilassato e sicuro di se da mesi. Hope era attratta dalle immagini colorate che correvano sullo schermo del computer e le osservava con una concentrazione commovente. “Era della nanna” disse riportandola nella culla.

Tornando a casa, aveva scovato un negozietto ‘tutto ad un dollaro’ che conteneva non pochi gioiellini da aggiungere alla sua libreria e un bel libro di favole nordiche, illustrate egregiamente. Lo stava leggendo sul pullman che lo riportava a New Orleans quando aveva notato non pochi sguardi di curiosità dalla sua vicina. La donna aveva sorriso. “Maschio o femmina?”

È una bambina” aveva detto con una punta di orgoglio e il sorriso della donna si era fatto più intenso, neppure le avesse mostrato il saldo del conto in banca. Il mondo funzionava in modo strano… e quel dannato cellulare non slottava!

Toc toc

Eh… bei tempi quando bastava staccare la batteria. “Avanti.”

“Bentornato.”

Fratello…” sussurrò perplesso e guardò il retro liscio del telefono nuovo. Cosa diavolo doveva ‘slottare’, secondo loro?

Kol infilò l’unghia in uno spazio invisibile e aprì il guscio posteriore. “Non c’è di che.”

“Non me lo hanno dato con le istruzioni.”

“Non ci sono mai. Non è contemplato che gli uomini le leggano.”

“La mia parte femminile deve essere più sviluppata di quel che credevo” disse ricompattando il telefono dopo aver inserito scheda sim, scheda aggiuntiva e batteria. Il sistema si avviò con un piacevole jingle. “Immagino che tu sia qui per reclamare un duello all’alba. Sappi che non ne ho alcuna voglia” disse, veloce. “La ragazza aveva superato il limite.”

Kol lo informò che nessuno di loro la vedeva più da tempo ma se si fidava, avrebbe portato lui avanti l’incantesimo.

“Ho piena fiducia in te” rispose scorrendo le ultime chiamate che aveva perso da quando il cellulare si era fracassato su una roccia. Elena? Bah! Si era disintossicato da Elena Gilbert. Klaus cancellò le chiamate perse e si affossò sulla sedia girevole di pelle. Il doloraccio al cuore gli ricordò che per dimenticare una donna, ne serviva un’altra. “Usciamo, ti offro da bere.”

///

Kol osservò l’impronta bagnata del bicchierino ed emise un piccolo ruttino. Klaus non aveva bevuto un goccio ma era riuscito ad intrattenere una conversazione animata con la barista bionda e carina, riempito il suo bicchiere tre volte e tornato con una ragazza per braccio. La chiacchierata con le ‘conquiste’ non lo aveva soddisfatto e Klaus le aveva spedite a divertirsi altrove.

Davina entrò all’improvviso con un gruppetto di amici, bella come un tramonto incendiato, un vestito che non le aveva mai visto indosso e i lunghi capelli abboccolati. Era allegra e sorrideva molto.

Klaus alzò le sopracciglia e la indicò. “Si è fatta più carina o sbaglio?”

Era più carina e aveva uno stuolo di cascamorti dietro. Tranne quei due, dichiaratamente gay. Kol la ignorò e diede le spalle al mondo, prima di accorgersi che il fratello si era già allontanato in direzione della ragazza con passo baldanzoso ed elastico, le braccia spalancate.

“Mia cara, sei radiosa!”

Il sorriso di Davina morì all’istante. Klaus era sparito il giorno del suo compleanno e per altri dodici, aveva respirato di sollievo. Doveva ancora somatizzare il terribile bacio, però. “Grazie” biascicò sfilando la mano da sotto le labbra del vampiro, un secondo prima che la omaggiasse con il solito ridicolo baciamano che sapeva troppo di presa per il culo. “L’incantesimo è pronto, ho solo bisogno del tuo sangue per completarlo” disse, mantenendo lo sguardo fermo ma perdendo un po’ di sicurezza dalla voce.

“Mi metti nei guai, cuoricino. Ho promesso a Kol di accettare il suo aiuto.”

La seccava aver fatto tanta fatica per niente, ma era pur sempre il fratello ed uno stregone più forte di lei.

Il disappunto le corse fra i lineamenti, e non sfuggì al vampiro. “Kol è un ladro, un bugiardo e un disonesto, qualità che ho molto apprezzato in passato” disse e la guardò da capo a piedi. “Ora che ci penso, non mi fido delle belle donne, sono crudeli ed infide.”

Davina lo guardò di soppiatto. “Kol è molto più forte di me, percepisco i suoi incantesimi dall’altra parte della città e la congrega delle streghe è preoccupata che possa usarli per scopi malvagi.”

Klaus spostò lo sguardo sul tavolo occupato dal ragazzo mezzo sbronzo e lo indicò col pollice. “Quello lì? Ma lo hai visto bene?” 

Lo ricordava. Non aveva bisogno di vederlo di nuovo.

Davina era sempre così sicura di se che scoprirla vulnerabile all’argomento, lo inteneriva. Klaus sorrise e si appoggiò al bancone, ordinando da bere anche per lei.

Offriva alcool ad una minorenne?! “Sono astemia.”

“Non è vero” soffiò offrendole uno shot di qualcosa che bruciava come l’inferno e la faceva tossire. “Ti sto dando le attenzioni che pretendi da una vita.”

Non era vero… e non doveva azzardarsi a…

Gesundheit” disse battendo il bicchierino contro il suo. “Ti piace che dipenda da te per quell’incantesimo…

Beh, non poteva negarlo.

“… e sei arrabbiata con mio fratello per il bacio nel bayou ma in verità l’hai mollato perché ti caghi sotto ad uscire con lui e hai inscenato la tragediola della barriera elettrica, sia mai avesse tentato la tua verginità, cuoricino.”

Davina lo guardò, rossa in volto. “Inscenato?!”

“Vuoi schiaffeggiarmi per aver pronunciato l’orribile verità ad alta voce?” disse, sorridendo invitante. “Hai fatto una scelta che ti si è ritorta contro.”

La strega contò fino a tre. Inutilmente. “Era l’unica che lo teneva al sicuro da te!” esclamò. “Sei nocivo e hai la tendenza a comportarti di merda con le persone che ti vogliono bene! Saresti arrivato a minacciare anche Kol per piegarmi!”

Il braccio del vampiro girò attorno alla vita sottile di Davina che perse parzialmente l’equilibrio e gli planò addosso con un tonfo morbido. Non aveva i jeans stavolta e la sensazione fisica che le rimandò un corpo tanto diverso dal suo, fu inspiegabilmente attraente.

Kol ha di nuovo i suoi poteri, non potrei torcergli un capello neppure volendo” mormorò guardandola negli occhi. “E non farei alcuna fatica a ‘piegarti’, Davina Claire.”

Ma che… scherzava o…

“Dovresti vedere la tua faccia in questo momento” sogghignò, lasciandola andare di colpo. “È da morire dal ridere!”

Ma lei non stava ridendo, nessuno dei suoi amici stava ridendo e anche Cami ci aveva creduto.  

Distructio.”

Il bicchierino esplose, inondandolo di scotch. Klaus non se la prese e le indirizzò un sorrisetto condiscendente. “Piuttosto, dov’è finita la fottuta barriera, cuoricino?”

Già… dov’era?, si chiese osservando accigliata il vampiro che ordinava un altro giro e le sue mani che sentiva pulsare di sangue. 

Che caldo! Klaus spostò la giacca dal collo mentre Camille raccoglieva i cocci, attenta a non ferirsi. “Stai bene? Sei sudato.”

Già risentiva degli influssi della luna piena? Cominciavano presto, quel mese… “Credo di dover…

L’ondata di calore lo attraversò da capo a piedi e la nausea gli strinse lo stomaco. Si sentiva bruciare dentro…

Kol, basta! Così lo uccidi!”

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Capitolo 20
*** Demons on a leash ***


Kol, basta! Così lo uccidi!”

Dita magre e rigide si conficcarono nella mandibola e lo sollevarono di una discreta altezza. Eh, quanto se la prendeva per un innocente scherzo…

“Toccala un’altra volta ed io ti faccio bollire il sangue, coglione!”

Klaus alzò il dito medio per esprimere ciò che ne pensava delle sue minacce e Kol lo lasciò andare, stizzito e mezzo ubriaco.

“Non ti sembra di esagerare? Io non ho reagito quando hai baciato Elena nel bayou…” rantolò, aggrappato al bancone. “Cose che capitano…

Kol lo insultò sottovoce e si volse in direzione della strega che aveva osservato tutto ad occhi sgranati e senza aprire bocca. “Stai bene?”

Davina evitò il suo sguardo. “Certo che sto bene. Non ho bisogno del tuo aiuto, so cavarmela da sola.”

L’aveva visto. Era rimasta avvolta dalle spire del serpente senza riuscire a muovere un muscolo. “Deve essere una caratteristica delle streghe Claire. Hanno un debole per quelli della nostra famiglia.”

Il bancone aveva tremato o era una sua impressione? Klaus vide i bicchieri e le bottiglie tintinnare e Cami si versò addosso un po’ d’acqua. Davina non si scompose ma il cuore battè un ritmo indiavolato. Era uscita per divertirsi, non per farsi rovinare la serata dalla famiglia Mikealson ma restare lì, equivaleva a suicidarsi. “Potevi risparmiartela” mormorò raccogliendo la giacchina e stringendola contro lo stomaco. “Josh, io vado via.”

Il ragazzo si staccò dal gruppetto che era rimasto a corta distanza a sorvegliare i due Originali, e la prese sottobraccio. “Non dargliela vinta” sussurrò e Davina lo guardò a malapena.    

Non l’avrebbero più ripreso, quel rapporto. Klaus sospirò. “Se perderai altro tempo, qualcuno te la porterà via. Se continuerai a litigare con lei, la fine sarà scontata. Non ti ho insegnato niente?”

“Tu?” sputò. “Se non fossi lo stronzo che sei, forse Elena non sarebbe scappata via nel cuore della notte!”

Era esattamente quel che intendeva. Klaus allargò le braccia e si inchinò, beffardo. “Non c’è di che. Coglione.”

Prohibere.”

La forza di gravità raddoppiò e il vampiro cadde sulle ginocchia. Maledette streghe, giocavano sempre sporco!

Move.”

Uno spintone invisibile fece perdere l’equilibrio a Kol che andò a sbattere contro un tavolo affollato. Dopo un attimo di sorpresa, fissò la strega, irritato. “Addirittura…” soffiò. “Ne prendi le difese, Davina?”

“Mi preoccupo solo per i miei amici. Se Klaus muore…

“Posso separarli della linea di sangue, lui ed Elijah” la informò, secco. “Unisciti a me, insieme saremo invincibili.”

La quantità di energia richiesta l’avrebbe prosciugato e se l’incantesimo fosse fallito, Kol sarebbe rimasto ucciso o peggio. Era stata già punita dagli Anziani, non li avrebbe sfidati di nuovo praticando l’Espressione. “Non ti permetterò di farlo e se insisterai, ti rivolterò contro tutte le streghe di New Orleans.” 

Quel ‘no’ ripetuto riportò a galla il vecchio Kol pre-resurrezione. Come osava rifiutare un’offerta tanto allettante? “Non metterti contro di me, Davina Claire!”

Davina non riconobbe il ragazzo gentile e paziente che aveva piegato mille gru solo per vederla sorridere e il cuore le si spezzò. Udì distintamente un doloraccio in alto a sinistra, il vuoto nella mente e la sensazione che niente sarebbe stato mai più come prima. Lei era una delle poche fortunate sulla faccia della terra che avevano sempre osservato i rapporti amorosi con scientifico distacco… “Ti annienterò Kol Mikealson” sussurrò facendo un passo avanti. “Ti pentirai di avermi sfidato!”

Era bellissima, anche mentre lo minacciava. Kol strangolò un mezzo sorriso. “Mi correggo, sei più infida di Mary-Alice. Lei non era scesa a facili compromessi con Klaus.”

Davina impallidì all’accusa e pensò che la notizia avrebbe fatto il giro di New Orleans in un minuto.

Le telenovele brasiliane di Elena Gilbert erano più divertenti e meno squallide. Klaus afferrò il fratello e gli picchiò la fronte sul bancone mandandolo a terra. Davina lo guardò scivolare fra gli sgabelli e si accorse di trattenere il respiro da un mucchio di tempo. I polmoni le facevano male. “Non è morto, vero?”

“No ma mi da tempo per pensare a come immobilizzarlo” rispose e non gli sfuggì l’angoscia nel sua voce. “Allora, da te o da me?”

Davina lo guardò per la prima volta senza rabbia, senza alterigia e senza alcuna voglia di continuare lo scherzo. Qualsiasi cosa frullasse in quella testolina, meritava una pausa. “Parlavo del’incantesimo. Vorrei tenere Hope lontano da tutto questo.”

Kol usciva con una mia antenata?” bisbigliò sforzandosi di ricacciare indietro la terribile delusione.

“La usava per i suoi scopi.”

Un fiotto di ira le incendiò lo stomaco. Era cominciato con una strega Claire e sarebbe finita con una strega Claire. “Ho quel che serve per immobilizzarlo ed impedirgli di fare incantesimi.”

Klaus caricò il sacco di patate umano su una spalla. Era piena di risorse, quella ragazza.

“Non voglio sentire commenti sul disordine e lo stato della soffitta, sono stata chiara?”

“Il tugurio ha cominciato a cadere a pezzi?” domandò uscendo dal locale e camminando verso la macchina. “L’offerta è sempre valida.”

“Hai idea di quanto mi faccia sentire sporca l’accusa di venire a letto con te?,” esclamò, nauseata. “Non mi trasferirò in uno dei tuoi appartamenti come una vera mantenuta.”

Klaus scaricò il corpo sul sedile posteriore e salì al posto di guida. “Devi imparare a fregartene di tutto e tutti o non sopravviverai, cuoricino.”

15 giorni dopo

“Non voglio sapere perché avete litigato. Voglio che liberi nostri fratello da quelle catene.”

Il pennello scivolò leggero e veloce sul dipinto e si soffermò su un particolare. “Non lo vuoi, credimi” mormorò Klaus concentrato e la lingua fra i denti. “Vuole ammazzarsi praticando una magia di nostra madre per separarci dalla linea di sangue.” 

Elijah trasecolò. “Perché?”

“Lo giuro sulla testa di mia figlia: sono innocente e agisco per pura difesa personale” disse spremendo un colore sulla tavolozza

“Tu non sei mai innocente” sussurrò componendo il numero di Davina. Al termine della telefonata, Elijah inghiottì. “È grave, molto grave…

“Se non hai niente da fare, rimediami uno straccio. Questo è arrivato” disse gettando la pezza nel cestino.

“Dove hai intenzione di piazzare la mostruosità?”

Era la sua personale rappresentazione del cavaliere che salva la fanciulla dalla torre del drago, pensò guardando la figura sul libro di favole. “Nella stanzetta di Hope.”

“Noi ce ne andiamo. Ehi, ti sei dato all’illustrazione d’autore, Klaus?” Hayley entrò con una borsa colorata sulla spalla e l’aria perplessa. “La principessa è nuda.”

“Non ho ancora finito” commentò il vampiro con aria altezzosa. “Vedi? Manca tutto il colore da questa parte.”

Perchè Kol è legato? Fa parte della ‘vendetta del bayou?”

Elijah li guardò, curioso. “Contestualizzatemi.”

Kol ha baciato Elena nel bayou.”

Oh. Beh, forse era il caso di rivelare un fatto del passato. “Uhm, fratello…

“Hai baciato anche tu Elena nel bayou?” soffiò il vampiro spremendo nuovo colore sulla tavolozza.

“Non proprio. Eravamo a *** e si spacciava per Katherine” rivelò, portando le mani dietro la schiena. “A mia discolpa, sono stato ingannato.”

Come poteva scambiare Elena Gilbert per… oh, che diavolo! “Noi abbiamo una figlia. Vinco io” esalò accendendo lo stereo. “Via ora.”

///

Davina aprì tutti i cassetti, guardò sotto il letto ed infine grattò la testa, perplessa. Era tanto concentrata sugli ingredienti che aveva dimenticato le pietre… e quelle ce le aveva Kol. Maledizione! Non voleva vederlo, ma non poteva neppure mandare un messaggio a Klaus per farsele portare di persona. Come previsto, non era riuscito a tenere la lingua in bocca e aveva commentato sarcasticamente lo stato della soffitta. Sul disordine era passato sopra, limitandosi a raccogliere un reggiseno da terra e analizzarlo con fin troppo interesse. Davina gliel’aveva strappato di mano ma era più che certa che avesse passato i successivi cinque minuti ad abbinare la taglia sull’indumento alle sue forme, il maiale!

Seccata, infilò gli stivaletti bassi sotto il vestito corto e prese una borsa adeguata al trasporto ‘eccezionale’. Una volta parcheggiato nel vialetto, sospirò per calmarsi. Aveva passato metà mattina a rassicurare Josh e gli altri che l’accusa era infondata ma aveva la terribile impressione che in pochi ci credessero veramente. Fregarsene di tutto e tutti, aveva detto. Non era per niente semplice. Davina suonò il campanello invece di entrare e basta, salutò Hayley e la informò che aveva bisogno delle pietre per preparare l’incantesimo. Potevano estrarle dalla cassaforte? 

“Immagino di sì. Goya è nello studio.”

Ma la musica proveniva da lì?

“Deluso dall’amore, ha comprato un giocattolo nuovo.”

Lo stereo? “Stai andando via?”

“In vacanza forzata. Klaus non ci vuole fra i piedi durante il rituale.”

Klaus era intelligente. “E… Kol?”

///

Fottute catene!

Kol tirò e tirò non ottenendo un granché. Smise di provarci alla quarta volta, dopo essersi quasi slogato un braccio. Gli venne da ridere pensando che l’oggetto stregato da Mary-Alice per bloccare il fratello, era stato impiegato da un’altra strega Claire per immobilizzarlo... ma quell’idiota aveva intenzione di tediarlo tutto il giorno con la scarsa musica commerciale degli anni 90?!

“Dove hai messo le pietre?”

Kol girò la testa verso la strega e i suoi occhi si allargarono per la sorpresa. “Davi!”

No, non aveva più l’autorizzazione a chiamarla ‘Davi’. Davina si fermò sulla soglia gustando con segreta e cattiva soddisfazione la visione del ragazzo incatenato al letto. Lei non gli avrebbe concesso un giaciglio così comodo, Klaus era stato magnanimo. “Ripeto, dove hai messo le pietre?”

“Trovale da sola” rispose secco e quando si voltò, Davina vide un bel bernoccolo sulla fronte. Gli occhi blu della strega si strinsero e vagarono per la stanza. “Vuoi che ti faccia del male, Kol?”

“Non ne avresti il coraggio.”

La strega infilò la mano nella borsa e rovistò per qualche istante, estraendo il coltellino da campeggio che aveva dimenticato di restituire ad Elena. Saltò sul letto, a cavalcioni sul suo stomaco e glielo puntò alla gola. La mano non era molto ferma. “Allora, dove sono?”

Kol sorrise. “Bel vestito, dolcezza.”

“Metto sempre qualcosa di facilmente sfilabile quando mi incontro con tuo fratello” disse e la risposta non piacque al ragazzo che si alzò parzialmente sui gomiti, per quanto poco gioco lasciassero le catene. Davina si tirò indietro ma fu sbilanciata da un colpo di ginocchio alla schiena. Scivolò in avanti e il coltellino graffiò la coperta. Davina si puntellò con la mano sinistra al cuscino e i capelli piovvero in faccia, racchiudendola in un mondo ovattato con Kol.

“Perché ti sei allontanata da me?” sussurrò e Davina si sentì sfiorare dalla punta delle sue dita.

Kol è un ladro, un bugiardo e un disonesto, aveva detto. “Dove solo le pietre?”

“Cassetto in alto a destra” sospirò. “Non voglio fare del male a nessuno… ero solo sbronzo e assurdamente geloso.”

Come poteva essere geloso di Klaus? Lei lo odiava! Davina spalancò il cassetto e prese il sacchetto. “Dovevi pensarci prima di rovinare tutto. Addio, dolcezza.”

///

Klaus la guardò con la coda dell’occhio, oltre il dipinto che stava ritoccando. L’aveva trovata seduta sul primo gradino, intenta a fissare il nulla e a macerarsi il labbro inferiore.  

E tu quando sei arrivata?

Dieci minuti fa, ma eri troppo impegnato con Bon Jovi per accorgerti di me.

Il motivo della visita?

Sono mesi che giro dentro casa tua, devo avere un motivo per venire qui?

Klaus aveva fatto ‘uhm’ e si era seduto qualche gradino dietro di lei. La soffitta è venuta giù?

Non sperarci e non chiamare la ditta di ristrutturazione. Josh è uscito con Aidan e il negozio di dischi è chiuso…

E lui sapeva riconoscere una muta richiesta d’aiuto. Andiamo.

Dove?

Mi serve una modella per completare un quadro.

Io non poso nuda per te!

Non è richiesto. Il quadro va nella stanza di Hope e ha già passato i controlli della censura.

Oh.

Ma sei vuoi spogliarti, nulla in contrario. Lasciami solo il tempo di scaldare lo studio o prenderai un raffreddore.

I tuoi stupidi scherzi cominciano a disturbarmi, vampiro.

Quali scherzi? Siediti lì e muta.

Era stata un’ora a guardarlo lavorare e ad osservare i disegni sul blocco, poi aveva preso in mano una matita e l’aveva temperata per bene.

Non era una pittrice, sapeva disegnare col carboncino e anche poco. Klaus aveva il tratto leggero a differenza del suo. Lei aveva sempre preferito Hansel e Gretel alle sciocchezze sentimentali dei baci che risvegliano le principesse. Due ore dopo aveva esaurito le matite, era passata al mozzicone di carboncino e quando anche quello era terminato, aveva infilato direttamente le dita nel colore ad olio. I fogli erano diventati quattro e aveva le ginocchia rosse e doloranti. Le punte dei capelli erano sporche di colore e le avevano macchiato il vestito, quando li aveva tirati indietro col polso piegato. Però era finito e non c’erano dubbi su chi interpretasse Hansel e Gretel, e chi fosse la strega cattiva dai lunghi capelli neri accompagnata dal lupo feroce che mostrava i denti.

“Finito?”

“Credo di sì…” Davina strofinò le ginocchia e si guardò le mani. Uno straccio odoroso di acquaragia le planò in grembo. “Grazie.”

Klaus guardò il disegno. Era intenso e la diceva lunga sul suo stato d’animo. Fredda in superficie, ribolliva come lava nell’intimo. “Ti senti meglio, adesso?”

Mica tanto. “Tenere ad una persona e voler stare con lei, sono due cose diverse” sentenziò. “Elena non riesce a starti accanto perché sei troppo, per lei.”

Che diavolo voleva dire ‘troppo’? E perché la nominava? “Rinunciare a priori per paura delle conseguenze è da codardi, cuoricino. Se non vuole stare con me, non posso costringerla.”

“Strano discorso fatto da uno che ha sempre allungato la mano per prendere quello che voleva. Sei disperato e senza più carte da giocare?”

Ci aveva pensato ben più di una volta, ma poi la ragione e il buonsenso lo avevano trattenuto. “Certe cose non puoi prenderle con la forza.”

“Beh, ma tu cosa ne sai?”

Prego?

“Guarda che a volte le donne vogliono solo essere sbattute contro un muro” esclamò e il vampiro trasecolò, incredulo di aver udito quelle parole provenire dalla bocca della streghetta. Rise sommessamente e si appoggiò alla scrivania. Sbattere Elena Gilbert contro un muro… come se non ci avesse pensato più di una volta. “A volte suggeriamo agli altri di fare quello che vorremmo fosse fatto a noi, cuoricino.”

“Ah sì?” soffiò svagata, strusciando con forza il panno sulle mani. “Dov’è, il bagno?”

///

Come poteva prenderla sul serio con tutte quelle macchie sul viso? Oh, era stufa di strofinare! Davina rimise a posto i capelli e si guardò attorno. Il suo bagno privato era piuttosto grande e la vasca spettacolare. Chissà se entravano due persone, là dentro… e chissà chi ci aveva portato… forse poteva concedere la ditta di ristrutturazione… se fossero riusciti a trasformare la sua minuscola doccia in una cabina decente, avrebbe gridato al miracolo.

Davina tornò verso lo studio, nascondendosi dietro la porta a spiare il vampiro. Se gli piaceva tanto, quella schifezza che aveva disegnato, poteva regalargliela. Era uno scarabocchio venuto male e non si capacitava dell’attenzione che gli stava dando. Davina scivolò lo sguardo sulla figura accovacciata, la bocca spinta contro i pugni e un senso di vuoto e perdita la stordirono. Il cuore cominciò a battere più forte e il vampiro sollevò lo sguardo verso di lei. “La cosa che mi riesce meglio è scoprire i punti deboli dei miei nemici” mormorò, parlando attraverso le mani. “Non lo sto guardando perché mi piace, lo sto guardando perché dice molto di te.”

“Urla a gran voce ‘Davina Claire non sa disegnare’” scherzò con un nodo allo stomaco. “Non siamo in tregua?”

“Te l’ho detto, non mi fido delle belle donne” mormorò saettando lo sguardo su di lei. “Sei inquieta. Piena di demoni.”

“Ho diciassette anni e vivo qui, cosa pretendi?”

“Che tu tolga il resto del colore dalla faccia” rispose prendendo il flaconcino di acquaragia e un panno pulito. “Ma che diavolo hai fatto tutto questo tempo?”

“Ho spiato fra le tue cose” mormorò allontanando il naso dall’odoraccio del solvente. “Bisogna osservare il nemico nel suo ambiente.”

“Mi commuove sapere che una giovane e brillante mente come la tua, segue i miei consigli.”

Il vampiro sorrise compiaciuto e il cuore di Davina aumentò i battiti. “Ho detto che lo faccio, l’incantesimo, non c’è bisogno di sdilinquirsi in complimenti fasulli.”

“Non sono fasulli. Sei una ragazza intelligente ma pecchi di arroganza e sei un po’ troppo sicura di te.”

Davina lo scrutò con attenzione scientifica, si soffermò su una piccola ruga vicino all’occhio, scese lungo una cicatrice quasi invisibile che spariva sotto la barba corta e si fermò quando Klaus la guardò con la coda dell’occhio.

“Hai spostato il colore, invece di eliminarlo” la informò.

“Hai un neo sull’orecchio.”

“È sempre stato lì.”

Davina tacque ciò che ne pensava sull’insulto scambio di battute e lasciò che le sollevasse il mento e proseguisse il lavoro. Non era molto d’accordo che le toccasse il collo, però. Quelle piccole pressioni sul viso e gli sfioramenti stavano avendo un brutto effetto su di lei.

“A sentire Hayley abbiamo un pediatra, devo chiamarlo?”

“Perché?”

“Hai il battito accelerato e tremi” mormorò alzando gli occhi nei suoi. “Tira su i capelli.”

Dopo il terribile bacio, i demoni avevano cominciato a scalciare ed erano scivolati fuori, avvelenandole la mente nel dormiveglia… ma si sarebbe ammazzata pur di ammettere di volere qualcosa da quello sporco assassino. “L’odore dei colori ad olio mi da il voltastomaco” rispose e lo strofinio si fermò sotto l’orecchio sinistro. Non riusciva a fermare il batticuore e i sommovimenti al ventre. Cosa era successo agli uccellini fuori della finestra? Perché avevano smesso di cinguettare? Udiva solo lo scroscio del sangue nella testa e la pressione contenuta del panno che si allentò fino a scomparire.  

Klaus lasciò ricadere il braccio, attraversato da un pensiero assurdo, poco probabile e molesto. “Fatto.”

“Hai rimesso il colore dov’era, vero?”

“Certo.”

“Posso frugare fra i tuoi vinili?”

“Fa pure” rispose, tenendola d’occhio. “Non mi chiedi dell’innamorato?”

“Che assurdità” soffiò ed estrasse un disco dal cartone. “Posso ascoltarlo?”

 

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Capitolo 21
*** Bury me with a smile ***


L’ultima volta che aveva avuto a che fare con una strega, si era beccato una maledizione. Quella, almeno, sapeva intrattenersi da sola. Non smaniava in cerca di attenzioni e non lo tediava con discorsi puerili. Klaus aveva terminato il quadro, ritoccato un secondo che giaceva addosso al muro da tempo, gettato uno sguardo ogni tanto ai polpacci che dondolavano fuori dal bracciolo della poltrona e deciso che l’impressione era solo un’impressione. Dopo aver pulito per bene i pennelli per evitare che si indurissero per il colore residuo, le aveva chiesto ad alta voce se aveva fame. Davina non aveva risposto, ma le gambe si erano mosse una sull’altra. Giusto. La giovinastra aveva la musica sparata nelle orecchie. Il vampiro si era versato da bene due volte, scoprendo una bella immagine: le labbra chiuse, i capelli sparsi sulle spalle, il vestito un po’ sollevato sulle cosce… ah però! Ma quando era cresciuta? Nei dieci giorni che era stato via?

Il blu dell’iride comparve sotto le ciglia nere e si adagiò compassato su di lui. “Che ore sono…

“Da poco le quattro.”

Davina si raddrizzò ma la posizione che era sembrata tanto comoda all’inizio, l’aveva intorpidita tutta. “Che stavi guardando…

“La mia prossima modella.”

“Scordatelo” sbuffò tirando indietro i capelli. Si era appisolata.

“Dovresti, invece. Sei molto bella.”

“Non cercare di raggirarmi come tuo fratello.”

“Non proverei mai a corromperti, Davina Claire. Spezzarti basterebbe” sorrise e si mise a sedere di fronte a lei. “Parliamo di Kol?”

Davina ebbe un sussulto. “Si è liberato?!”

“No.”

Allora non avevano un bel niente di cui parlare.

“Parliamo di te. Che cosa vuoi? Non rispondere ‘niente’. Ti vedo e ti sento.”

Davina batté le palpebre, dubbiosa. Non aveva aperto bocca e era rimasta a debita distanza. “È alcool cattivo, quello?”

Klaus le allontanò il bicchiere con un gesto secco. La gelida Davina Claire non poteva perdere il controllo ed ubriacarsi nello stesso giorno.

Era abituata ai suoi sbalzi di umore ma non doveva sopportarli. “Torno verso mezzanotte” disse. “Undici e mezza è meglio.”

Klaus stese la gamba chiudendo il passaggio e il cuore ricominciò a martoriala.

Alla sua età, le cottarelle passavano dal giorno alla notte. Però era sorpreso lo stesso. Non diceva di odiarlo? “Non sai giocare a questo gioco.”

“Insegnamelo.”

Cos..?!

Davina si voltò, imbronciata. “Mi devi un risarcimento con i fiocchi, vampirucolo.”

Risarcimento?

“È colpa tua se Elena e Kol si sono avvicinati. Ergo, mi devi qualcosa.”

“Lo hai scaricato tu” puntualizzò.

“Per colpa tua.”

L’avrebbe accusato anche della fame nel mondo, fra poco. “Eventuali e false scuse verbali sono le uniche cose che otterrai da me, cuoricino.”

Davina gli regalò uno sguardo freddo ed altezzoso. “Dormi con un occhio aperto, cuoricino.”

Maledetta strega! Le offriva ospitalità, la intratteneva, non la inseriva nella catena alimentare sebbene ne avesse voglia da quando le aveva sfiorato il collo… doveva proprio metterle una paura del diavolo? “Vuoi che ti sbatta contro il muro, Davina Claire?”

La sensazione di proibito la risucchiò. Come quando tornava a casa in macchina e la polizia la fermava per un controllo di routine. Sapeva che era tutto in ordine ma lo stesso si sentiva colpevole. Davina emise un risolino insicuro. “Ti piacerebbe. Ci vediamo a mezzanotte, vampirucolo.”

“Non disturbarti a tornare.”

Davina si voltò a guardarlo. Rimestava piano il liquore nel bicchiere, scurito. E l’incantesimo?

///

Non poteva mica tenerlo legato per sempre. Un uomo doveva pur pisciare.

Kol roteò le braccia anchilosate per la lunga posizione a cui era stato costretto, si lavò le mani ed uscì dal bagno. “Non crucciarti, può capitare.”

Strategicamente, era stata una mossa idiota. Un’alleanza stretta con una strega potente come Davina, lo metteva al riparo dalle alzate di testa della congrega. Era giovane, facilmente influenzabile e sarebbe stata capace di sviluppare un amore sviscerato con le giuste attenzioni. Mah… doveva pensarci prima invece di restare immobile come un baccalà a chiedersi se scherzasse o meno. Aveva perso il riflessi mentali?, si domandò seguendo il fratello giù per la scalinata. Oppure, per la prima volta in vita sua, si era posto uno scrupolo morale?

“Mi faccio un panino, tu che vuoi?”

Una sparachiodi, pensò infilando le mani in tasca. Inimicarsi una strega… uho… Una forte sensazione di dolore gli attraversò la testa. Quando riaprì gli occhi, Klaus emise un profondo sospiro. Erano passate da poco le 18 e la luna cominciava a sorgere. L’udito iniziava ad andarsene per fatti suoi. Udiva troppo o troppo poco. “Urgh…” rantolò e una mano cattiva gli stritolò le ossa una ad una. “Fratello…

Da qualche parte, poco lontano da New Orleans

Perché si era lasciata convincere?!

Il pugno di Elena si abbatté sullo sportello e Caroline la guardò di sottecchi. “Hai dimenticato qualcosa? Guarda che non torno indietro, abbiamo già fatto un mucchio di strada.”

“Non ho dimenticato niente” disse, guardando la strada buia tagliata dai fari. “È un grosso sbaglio, Care.”

“Meglio che restare col dubbio ed imbottirsi di film romantici” disse, accelerando. “Telefono.”

Elena sospirò e sfilò il cellulare dalla borsa. Kol? “Ehi, ciao. Va tutto bene?”

>Devi farmi un favore, dolcezza. Devi parlare con lui mentre preparo l’incantesimo. Distrailo.<

Ma... era presto, la luna era appena sorta! “Ok” sussurrò con un rospo in gola. “Passamelo.”

Caroline la guardò apertamente. “È Klaus? Metti il vivavoce.”

Kol inserì il vivavoce a sua volta e lo passò al vampiro con lo guardò con velato odio. “Spettegolate.”

Quando si sarebbe ripreso, avrebbe messo quel moccioso sulle ginocchia e l’avrebbe sculacciato per bene!, pensò e subito la voce allegra di Caroline esplose dal microfono.

>Ehi, stiamo venendo a trovarti!<

Maledette ragazze! Facevano sempre di testa loro! “Non sono vestito per l’occasione…

>Non ci formalizziamo mica! Elena si è sparata tutta la seconda stagione del Doctor Who e non vede l’ora di raccontartela<

>Non è vero< la udì risponde, lontano. >Mi sta prendendo in giro da quando ho visto l’ultima puntata e mi sono commossa<

Che novità, Elena Gilbert che si commuoveva. “E come finisce…

>Il Dottore perde Rose<

E no! Gli piacevano, quei due. “Un uomo non dovrebbe mai perdere… la donna che ama

>È quello che dico anche io. Senti tesoro, fra mezz’ora siamo da te, ce la fai a resistere senza rotolarti nel fango e grattare gli infissi di legno?<

Forbes… la minacciò sottovoce. “Prova a chiedermi… un altro vestito per una delle tue… insulse feste…

La risata cristallina di Caroline riempì la stanza e, purtroppo, il suo orecchio.

>Non hai idea del regalo che dovrai farmi per avertela riportata<

>Care, finiscila!<

>Ma sta zitta! Se non fosse stato per me, staresti ancora a piagnclick!<

Che novità… Elena Gilbert che piagnucolava, pensò spostando il telefono ormai muto lontano da se. “Non hai energia sufficiente… per cominciare l’incantesimo adesso...”

“Non se utilizzo un catalizzatore.” Kol gli mostrò un diamante piuttosto grande che aveva estratto da quelli che sembravano due calzini arrotolati.

Ma era quel diamante….

“Tranquillo, ne serve uno molto più grande per spezzare la linea di sangue” lo informò con un sorriso ironico. “Non ho intenzione di nuocervi.”

“Non sembrava, ieri sera…

“Hai fatto bene a sbarazzarti di lei. Ha sbagliato tutte le concentrazioni anche stavolta.”

“Non è sbagliata. L’ho calcolata pensando di dover fare l‘incantesimo a mezzanotte. Controlla meglio prima di giudicare gli incantesimi degli altri!”

La vocetta acuta della strega fece voltare Kol e alzare la testa a Klaus, sdraiato sul divano dello studio.

“Oh dio, è tornata…

“Non me ne sono mai andata. Non butto all’aria mesi di studio per uno stupido fraintendimento e non lascerò che quel morto vivente si prenda tutti i meriti! Non c’è bisogno che mi ringrazi, ti basta segnare anche questa” sibilò altezzosa ma quando vide il diamante, Davina emise un gemito che sembrò uno squittio. “Sempre intenzionato ad ammazzarti, vedo!”

“Che te ne importa se muoio?” mormorò guardandola con la coda dell’occhio mentre adagiava le pietre in una ciotola grande e la riempiva d’acqua. “Fratello, serve del sangue qui.”

Doveva alzarsi? Stava scherzando? “Ah! Cazzo!”

“Non lamentarti, cuoricino” lo prese in giro Davina facendo gocciolare il sangue dal dito che aveva appena ferito direttamente nella ciotola. “Tu pensa a segnare.”

Avrebbe chiesto anche la sua primogenita, prima o… oh… la sensazione delle labbra morbide strette attorno al suo dito e la lingua morbida che leccava la ferita, fu debilitante. Era a pezzi ma ancora capace di avere un’erezione.

“Non eccitarti, qualcuno deve pur fare da conduttore” annunciò, lasciandogli andare il polso. “Ti presenterò un conto così salato che dovrai rubare ed ingannare per il resto della tua vita per ripagarmi.”

///

Aveva pestato troppo l’acceleratore. La macchina della polizia le stava inseguendo da due miglia ormai. “Care, rallenta.”

“Hai la cintura allacciata?”

“Certo, ma non ti eviterà la multa per eccesso di velocità” rispose Elena tirando indietro i capelli.

“Mi spieghi come fai a restare così calma? Hai sentito anche tu in che stato è.”

“Agitarmi farà tramontare prima la luna?”

“Questo poliziotto mi ha scocciato” borbottò stringendo il volante. “Non è quella, l’abitazione?”

Sì, ma di solito c’erano le luci accese. Elena si scoprì un filino preoccupata. “Puoi rallentare, siamo arrivate.”

“Ha desistito” soffiò Caroline guardando la gazzella che si allontanava. “Chissà perché.”

Forse aveva riconosciuto l’abitazione degli Originali,  ma la multa le sarebbe arrivata lo stesso, e Care sarebbe stata così sfacciata da girarla a Klaus. Elena smontò con tutta la calma del mondo, a differenza dell’amica.

“Ti muovi?!”

“Arrivo, arrivo...” sospirò e la finestra del primo piano scoppiò quando qualcosa vi fu lanciato contro. La pioggia di vetri minacciò di investire Caroline che urlò per la sorpresa.  

Elena seguì la caduta del corpo senza battere ciglio. “Va dentro e prendi qualcosa con cui coprirlo.”

Coprire cosa? Caroline lanciò uno sguardo al licantropo, le sfuggì un gemito  ma obbedì. Elena restò a debita distanza, le mani in tasca. Era straziante e ogni gemito le stritolava il cuore. Con cautela lo aggirò, prendendolo alle spalle. Klaus la aggredì per rabbia o difesa, la vampira lo strinse fra le braccia, tenendosi ben lontana dagli artigli e dalle zanne e sbuffò per la fatica. Era pesante, molto più forte di lei. L’animale la sgroppò via e si rivoltò, rabbioso. Elena finì gambe all’aria, il licantropo addosso. Quando lo vide tirare indietro il muso per morderla, caricò un pugno che sparò sotto il mento. Non era stato un granché e l’aveva solo distratto. Ma umano o licantropo che fosse, gli attributi erano sempre al solito posto. La ginocchiata non se l’aspettava e indebolì notevolmente l’aggressione.

“Guarda che quella roba ti serve!”

Care! Elena si rialzò in tutta fretta e fece molti passi indietro. “Prendi la pistola con l’anestetico nella mia borsa!”

Caroline trasecolò e lasciò cadere la coperta a terra. “Hai rubato all’ospedale?”

“La riporterò! Sbrigati!”

“Ok ok” soffiò rovistando nella borsa dell’amica. “Ma è testato sugli animali?”

“Non è il caso di parlare dei loro diritti, ora.”

Caroline le sorrise, ironica. “Intendevo, funzionerà sul lupaccio?”

Bella domanda! Forse doveva procurarsi un fucile da caccia grossa…

///

Funzionava. Aveva dovuto sparagli tutto il flaconcino, ma almeno era a terra. Elena ansimò, guardando la maglietta sbrindellata. Le ferite si erano già rimarginate ma il morso aveva cominciato a bruciare. Restò sdraiata sul prato e Caroline spostò di peso il corpo del licantropo dal suo. “Stai bene?”

La vampira annuì, ma il braccio sembrava andare a fuoco. Caroline sgranò gli occhi. “per quando ne hai?”

“Per poco” mormorò e infilò i denti nel polso di Klaus succhiando via la cura. “Fatto.”

“Spiegami come fai a restare così calma.”

“Forse mi sono agitata troppo col Doctor Who” disse, individuando Kol sotto il portico. “Ehi, a che punto siete?”

Elena Gilbert? Davina la fissò e poi guardò il licantropo steso. “Ancora tutto da fare. Che gli avete fatto?”

“Stordito con un anestetico per cavalli” spiegò Caroline mostrando la pistola. “Non pensate che dovremmo legarlo?”

“Sinceramente penso che dovremmo abbatterlo” mormorò Elena osservando il morso che non guariva. “Ma poi sarebbe un problema per tutti noi.”

“Però per poco” le fece notare Kol con un sorriso. “Lasciare fare agli esperti, ora.”

Esperto in cosa? Da quel ricordava, era specializzato a mangiare tripli tramezzini e a lamentarsi della sua famiglia. Caroline stese la coperta sul licantropo e si ritrovò a pochi centimetri dal braccio deturpato di Elena. “Non sta funzionando perché è ancora in questa forma?”

Forse. “Kol, vi avevo spedito una sacca col mio sangue... l’avete ricevuta?”

“Il sangue di Klaus è ciò che ha creato la maledizione e ciò che la annullerà” sentenziò Davina bisbigliando a bassa voce.

“E quando l’avete scoperto?” domandò Elena, sospettosa.

Kol mosse il diamante in modo che la parte piatta catturasse la luce della luna. “Quindici giorni fa. Klaus non te l’ha detto, sul treno?”

Non aveva fatto in tempo, o l’aveva volontariamente tralasciato. Elena si scurì al pensiero e le fece più male del veleno. “No, non me l’ha detto.”

///

“Care, non morirò… prima... di ventiquattrore…

Il panno freddo che Caroline le aveva posato sulla fronte, scivolò sulla tempia. “Non morirai per il veleno ma perché ucciderò Klaus con le mie mani!” sibilò, rabbiosa e preoccupata. “Dov’è Hayley?”

“Fuori. Klaus l’ha costretta ad una vacanza forzata in previsione dell’incantesimo.” 

“E non possiamo chiamarla e spiegarle l’emergenza?”

Davina posò il cellulare scuotendo la testa. “Non riesco a raggiungerla.” 

“E tu non puoi fare niente per velocizzare la cosa?”

“Non posso far sorgere il sole.”  

“Il Doctor Who l’avrebbe fatto” disse sottovoce ad Elena e il suo respiro si fece regolare e rallentò. Si era addormentata o era svenuta?

“Se dorme ed evita di muoversi e di parlare, il veleno ci impiegherà più tempo a fare effetto.” Davina fece una panoramica veloce della stanza e si fissò su Kol. “Accompagnami alla porta.”

///

Si era alzata una perfetta brezza. Davina si strinse nella giacchina e roteò su se stessa, guardando il ragazzo. “È l’ultima volta che vengo qui.”

Tzè! Klaus avrebbe schioccato le dita e lei sarebbe corsa. Kol si appoggiò allo stipite, sorridendo di scherno. “Devo credere alla stronzata che mi ha raccontato, Davi?”

Poteva credere che non l‘avrebbe mai perdonato. “Non chiamarmi ‘Davi’.”

Kol infilò le mani in tasca e sorrise, sprezzante. “Sai cosa significa, questo?”

Davina seguì la direzione dello sguardo del ragazzo e vide il volo di mille gru di carta, avvolgersi su se stesso, innalzarsi verso la luna piena ed incendiarsi. Il cuore ebbe un brutto movimento che la riempì di malinconia. Le aveva dichiarato guerra.

“Ti seppellirò, Kol Mikealson. Fosse l’ultima cosa che faccio.”

 

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Capitolo 22
*** Cento e Una ***


Riparazione finestra. Fatto.

Trasfusione Elena Gilbert. Fatto.

Smembramento fratello scemo. In atto.

“Ripetilo con parole semplici e difficilmente fraintendibili.”

Il sangue risalì la cannuccia finendo nella bocca di Caroline. Kol sbadigliò sopra la tazza del caffè e solo Elena scosse piano piano la testa. “Non credo ci sia un altro modo di dirlo…” fece notare a bassa voce e Klaus strinse gli occhi, fissando il fratello. “Dovrò giustificare il suo cadavere smembrato ad Elijah e voglio assicurarmi di aver capito bene la situazione.”

“Ho dichiarato guerra a Davina. Punto.”

“Perché?” domandò, cauto.

“Ha bisogno di abbassare la cresta.”

Klaus sorrise dietro il pugno posato contro la bocca. “Abbiamo sputato sangue per raggiungere un compromesso che stesse bene a tutti, Kol” sussurrò e si sporse avanti. “Tu non prendi queste iniziative senza prima parlarne con noi!”

Freestyle, fratello.”

Klaus si alzò bruscamente dalla sedia e fu rimesso a sedere da Elena. “Io ti ammazzo!” sibilò battendo il pugno sul tavolo. “Davina Claire è la prima strega della congrega, la baby sitter di mia figlia e tutti i suoi amici sono licantropi. Devo aggiungere altro?”

Kol lo guardò e schioccò le labbra. “Salti la parte più divertente?”

Non era divertente, quando ci pensava non rideva.

“Sarebbe?” domandò Caroline arrotolando la cannuccia e facendo un fiocco.

La voce allegra di Kol svelò un’ombra di irritazione. “Il mio affascinante fratello ha colpito ancora.”

Elena emise un ‘mh’ e si addossò alla sedia della cucina. Lo sbirciò con la coda dell’occhio e Klaus grugnì fra se: nasconderlo lo avrebbe fatto sembrare colpevole ma non aveva ancora capito come lo faceva sentire, la cosa.

“Se ho capito bene, tenendo in pugno Davina ti assicuri di mantenere il controllo su tutta la città” tentò, Caroline. “Io dico di sfruttare questa cotta!”

Elena sgranò gli occhi e fissò l’amica. “No, non deve.”

“È un gioco di potere, tesoro. Vince chi stringe più alleanze e tiene buoni i nemici.”

No, non l’avrebbe lasciata passare! Elena si voltò verso il vampiro e lo studiò attenta. “Hai intenzione di comportarti da verme miserabile, Klaus?”

Avrebbe dovuto soppesare i pro e i contro, prima di decidere.

Elena inclinò la testa e lo guardò negli occhi. “Sei peggiore di quel che pensavo.”

///

“Ma io ci abito, lì!”

“Mi dispiace, ordini del sindaco. La chiesa deve essere ristrutturata e i locali sono stati dichiarati inagibili.”

Il vigile del fuoco le fece cenno di allontanarsi e Davina dovette ubbidire. “Posso prendere le mie cose?”

“È stato già portato via tutto. Può fare richiesta al comune martedì.”

Ed era solo giovedì. Anche la casa oltre la macchina che era sparita dal solito parcheggio…  cavolo…

“Ehi, ciao! Che ci fai in giro a quest’ora? Non hai scuola?”

Cami. Davina si sforzò di sorridere alla bionda barista ma le labbra si contrassero in una smorfia. “Sono ufficialmente una senzatetto. Il sindaco ha deciso di ristrutturare il Saint Annes ed io non ne sapevo nulla.”

“Strano. Quell’uomo non muove un dito senza il benestare di Klaus ed Elijah e loro sanno perfettamente che tu vivi lì dentro” disse leggendo l’ordinanza del sindaco. “Intervento straordinario? Qua dice che dureranno dalle tre alle sei settimane. Hai un posto dove stare?”

Josh divideva l’appartamento con altri due ragazzi… se almeno ci fosse stato Marcel… “Non ho un piano B, Cami. Non pensavo di averne bisogno.”

Essere una strega potente non la metteva ai riparo dagli sbagli tipici della sua età. “Verrai a stare da me, ma dovrai accontentarti del divano letto. Non ho una stanza degli ospiti.”

“Non voglio disturbarti…

“Non mi disturbi. Vedrai, si sistemerà tutto.”

Per forza, pensò stirando le labbra in un pallido sorriso di ringraziamento. Piangere non le avrebbe ritrovato la macchina o ricomprato i vestiti. Marcel le aveva intestato una carta di credito per tutte le emergenze ma lei non l’aveva mai usata e non ricordava il pin. “La banca è aperta, a quest’ora?”

///

Conto bloccato. Perfetto. “Capisco, grazie.”

Davina si allontanò dalla scrivania del consulente, Camille l’attendeva nella piccola sala d’aspetto. Non le piacevano le banche, erano così asettiche e… “già fatto?”

Davina annuì parzialmente. “Serve la firma del tutore legale per prelevare il contante.”

Una carta per le emergenze che non funzionava nelle emergenze?

“Se fossi stata maggiorenne, non ci sarebbero stati problemi” continuò mordendo il labbro inferiore. “È una seccatura difficilmente aggirabile, Cami.”

Oh, lei sapeva bene come aggirarla. “Ricordo che qualcuno ha promesso di badare a te mentre Marcel era via.”

“Non farne parola con Klaus.”

Perché no? Le doveva un mucchio di favori!

“Me la caverò da sola.”

“Davina, io posso ospitarti ma come farai con la scuola e le spese ordinarie?”

“Mi troverò un lavoro. Ho diciassette anni e questa città ha bisogno di bariste e cameriere.” Era la prima volta che si trovava in vera difficoltà. “Potrei vendere la casa nel bosco che appartiene alla mia famiglia.”

“Potresti ma c’è una notevole crisi nel mercato immobiliare” la informò, dispiaciuta. “Faticheresti per mesi e ti potrebbe essere riconosciuta solo una minima parte del reale valore…

Avrebbe dovuto cominciare a leggere più quotidiani.

“Inoltre sei minorenne…

“… e avrei bisogno della firma del mio tutore legale” concluse con un lunghissimo sospiro.

“Che hai fatto al vestito? Ti sei rovesciata addosso la pittura?”

Ecco spiegato il motivo della nausea persistente. Quell’odore di colore ad olio non se lo sarebbe più tolto dal naso…

///

“Avevano un accordo non scritto, amico, e tu l’hai infranto! Io ti coprivo le spalle e tu mi salvavi la vita, è sempre stato così fra noi!”

“Il veleno non agisce nell’immediato, non correvi alcun pericolo. Ho il temperamento di un lupo e la crudeltà di un vampiro ma non ti avrei mai lasciato morire, sciocca!”

Caroline girò uno pagina di Cosmopolitan. Gridavano talmente forte che non era l’unica ad ascoltare la conversazione. “È ad un passo così dal farsi mandare al diavolo.”

“È abituato” sussurrò Kol, concentrato sul grimorio. 

“Che cosa stai studiando?”

“Un incantesimo con i contro cocomeri.”

“La tua dannata stirpe appesta la mia esistenza da secoli!”

“E sono arrivati alla recriminazioni!” esclamò la vampira e lo stregone sorrise alle pagine del grimorio.

“Scusa tanto! Non abbiamo chiesto noi di essere inseguite da un folle omicida!”

“È già arrivata alla parte in cui l’accusa di averle mentito sul rituale?”

“La giornata è lunga…

“L’hai dimenticato o non hai fatto in tempo?”

“Non ho fatto in tempo e poi l’ho dimenticato.”

“C’è arrivata.”

“L’hai dimenticato?! È la mia vita, Klaus!”

Aveva ragione da vendere. Una ragazza doveva pur divertirsi… uhhh, di nuovo la frangia!

SBAM!!

“Care, andiamo!”

La rivista si abbassò piano piano. Elena volò giù dalla scalinata con il volto rosso e trepidante d’ira. “Andiamo! Subito e senza commentare!”

Azz, l’aveva fatta arrabbiare per bene! Caroline sporse la testa oltre il divano con una smorfietta. “Ed ora toccherà a me sopportarla nel viaggio di ritorno…

“Ti ho sentita!”

Era meglio chiudere la bocca. “Divertiti col tuo incantesimo.”

“Puoi starne certa” rispose Kol con un mugugno e tornò sulla pagina precedente. Uno non sarebbe bastato. Dieci, troppo scontato. Cento ed una… sì, suonava bene…

///

… ed ogni volta che rompeva qualcosa, glielo detraevano dalla paga serale. Facile. Alla fine della prima settimana, Davina aveva denaro sufficiente per pagare il deposito che ospitava la sua auto in attesa di essere riscattata. Per il vetro rotto dai teppistelli che l’avevano rubata dal parcheggio, doveva aspettare la seconda settimana almeno. I vestiti, però, li aveva ripresi.

Davina appallottolò l’abito sporco di colore e lo gettò nel cestino, calpestandolo col piede per essere sicura che neppure un angolino ne restasse fuori.

Cami lo vide e non disse nulla.

La terza settimana capì come sfruttare la sua magia per migliorare il servizio del Moulin Rouge, combinò meno danni e ricevette più mance. La gente rispondeva meglio ad un sorriso falso. Era pur sempre un sorriso. Se proveniva da una bella ragazza poi…

La quarta settimana, la matricola universitaria che copriva il turno del martedì e giovedì le bruciò i capelli con un piatto flambé e la puzza di gallina spennata appestò la cucina per dieci minuti. A fine turno, Davina passò un paio di forbici a Camille chiedendole di tagliare. Il sabato le mance crebbero esponenzialmente.

“Stai una bomba, quasi non ti riconoscevo!”

“Ho solo tagliato i capelli.”

Josh alzò il pollice in cenno affermativo e le lasciò una cospicua mancia che Davina spinse indietro.

“Non accetto soldi dagli amici.”

“Ok, però…”

“Josh...”

“Ok ok…”   

“Conosci qualcuno che ha bisogno di una coinquilina? Non posso restare da Cami per sempre. Il divano non è così comodo come crede.”

“Posso chiedere ai ragazzi, se non ti dispiace dividere la casa con loro.”

Gli amici gay erano la salvezza. “Non mi dispiace affatto. Scusa, devo prendere le ordinazioni.”

Davina fece di nuovo il nodo al grembiulino nero col logo del locale, prese il blocco notes e la penna, tirò indietro i capelli che tagliati ben sopra le spalle le scivolavano continuamente sulle guance e si avvicinò al tavolo sette. Il pub era piccolo e si riempiva in fretta. Aveva sempre da fare ma si divertiva. Dormiva poco ma il suo corpo sembrava non averne bisogno. Il rendimento scolastico era calato ma i prof erano comprensivi. Aveva il blocco dell’artista. Non scarabocchiava più. Le tele costavano troppo. Non aveva un piatto per ascoltare i vinili… ma forse sapeva dove trovarlo.

///

Voleva proprio tacitarla, quella voce. Se era vero che Marcel era tornato perché si udiva della musica giungere dai docks quando tirava vento, non poteva non evitare di piombare di persona ad insultarlo. Se gli era facile accettare il tradimento di una donna, la defezione di un amico non la tollerava. Nessuno lo vedeva più da mesi ed ora che ci pensava, ne erano passati almeno due da quando Davina era svanita nel nulla. Klaus non si era dato pena di indagare, seccato dalla fine della storia con Elena. Non era uno che se la prendeva, ma si riservava il diritto di incazzarsi come qualsiasi altro uomo, se gli venivano mosse certe accuse.

Passare dalla porta principale era troppo facile, lo avrebbe preso alle spalle. Il loft sembrava abbandonato da secoli, c’era odore di chiuso e qualcos’altro che conosceva ma non sapeva legare ad un’immagine. La musica c’era e proveniva da un angolino nascosto, una sala che Marcel non usava mai. Barboni, pensò un po’ deluso e una vocetta femminile intonò una vecchia melodia che conosceva molto bene. Klaus inspirò a fondo odore di tempera e acquaragia. Una studentessa del corso di arte? Il vampiro si avvicinò di soppiatto, sbirciando l’intrusa.

Per prima cosa vide un mucchio di tele monocromatiche, poi il piatto di Marcel e i vinili impilati uno sull’altro. Infine abbassò gli occhi sulla ‘barbona’ inginocchiata di spalle e sui corti capelli neri che le sfioravano il collo. Adorava il take away esotico.

Davina gattonò attorno al dipinto, le mani sporche di colore. L’ennesimo scarabocchio che non aveva ne capo ne coda e si andava ammucchiando con gli altri. Posò le mani sui fianchi, gli shorts da lavoro sporchi, la maglietta legata in vita che scopriva l’ombelico anch’esso macchiato. Quella piccola saletta era l’ideale per dipingere. Lontana dagli spifferi d’aria, intima, raggiungibile dalla presa di corrente e vicina al bagno. Peccato per lo scarso segnale telefonico…

“Stai invadendo una proprietà privata, bellezza.”

Eh?!

Un corpo duro e nervoso la travolse, i capelli furono strattonati a sinistra e quando i canini penetrarono nel collo, un urlo di dolore esplose dalla gola. “DIFE!” urlò e il vampiro che l’aveva aggredita fu avvolto dalla fiamme. Davina cadde bocconi sul dipinto appena la lasciò andare, si tirò indietro scivolando sul colore fresco, il sangue gocciolò sulla tela e spezzò la monocromia del nero. Oh!! Ma era…Estinguo!”

Le fiamme svanirono nel nulla ma si erano già mangiate un bel po’ di tessuto e carne. Le ginocchia di Davina scivolarono sul pavimento fino al corpo ustionato. Klaus si tirò a sedere di scatto, l’afferrò per la gola bloccandole la mandibola e la sbatté a terra. “Questa giacca è costato un occhio della testa, strega!”

Davina afferrò il primo pennello che raggiunse con la punta delle dita e sollevò il braccio.

Troppo lenta, pensò stringendole il polso così tanto che Davina sentì le ossa scricchiolare.

Il corpo del vampiro si spostò sul suo, languido come un felino. La via era aperta, doveva solo prendere.

Davina gridò attraverso il palmo della mano mentre le succhiava il sangue. Era simile al solletico, ma faceva un gran male e scalciare furiosamente era una reazione automatica del suo corpo. Quando la pressione calò di colpo e la stanza divenne tutta nera, smise di divincolarsi e la mente si svuotò di ogni pensiero, tranne uno: non l’aveva riconosciuta.

Il predatore la sollevò contro di se, sorreggendo la testa con la mano. Il braccio passò attorno alla schiena che si inarcò senza vita.

Klaus si leccò le labbra e dichiarò gustoso il pasto. Doveva farne più spesso, di quelle cose. Lo rimettevano al mondo, pensò lasciando andare il corpo della strega che aveva quasi prosciugato. Scavalcò l’esanime Davina che giaceva prona sul pavimento, il volto celato dai capelli e si avvicinò ai vinili. Klaus scelse con calma fra i dischi, ne mise un paio sottobraccio e gettò solo una vaga occhiata al dipinto che era stato deturpato nella battaglia. Poi guardò la ragazza. Non era morta, ma avrebbe impiegato un bel po’ di tempo a recuperare. Aveva un neo sotto il piede sinistro. Perchè lo notava? Mah…

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Capitolo 23
*** E nel mezzo, il piacere ***


Oh… dio… non riusciva neppure a togliere la t-shirt. Il morso doleva così tanto che aveva tutto il collo e la spalla contratta. Il colore si era rappreso addosso, così come il sangue secco. Ogni volta che toccava la ferita, aveva la nausea. Il polso sinistro le fece vedere le stelle quando lo puntò a terra per rialzarsi. L’acqua delle doccia che proveniva dalla riserva idrica era ghiacciata e per un po’ smorzò il dolore pulsante.

La batteria del telefono era quasi al minimo. Davina inviò un sms a Josh e si accucciò in un angolo ad aspettare. Come aveva potuto non riconoscerla? Klaus l’aveva già morsa, in passato ma il modo in cui l’aveva fatto… le era saltato addosso come una bestia selvatica… quando le ricordava che ci andava ‘piano con lei’ perché era la protetta di Marcel e la sua strega ‘privata’, non lo diceva tanto per dire…

“Ehi… uhm… c’è nessuno?!”

“Josh, sono qui” mormorò con un filo di voce. “Segui il filo della luce.”

Il ragazzo guardò in alto e poi in basso. Filo della... ah, eccolo. Rapido, attraversò l’immenso locale e si ritrovò in una stanzetta di pochi metri, senza finestre e con solo una lampadina che pendeva dal soffitto. Josh sussultò spaventato. “Stai bene?”

“Un vampiro mi ha aggredito...”

“Ma la tregua che fine ha fatto? Gli Originali l’hanno revocata? L’hai visto in faccia?” domandò a raffica, passandole la borsa in cui aveva stipato magliette e un paio di skinny jeans.

“No… ma ha parlato e dall’accento mi è sembrato uno straniero. Puoi accompagnarmi all’ospedale? Temo di avere un polso rotto…”

“Posso…?”

“Il sangue di vampiro non funziona con le streghe…”

Davina raccolse i vinili superstiti e spense la luce, serrando la porticina e spezzando volontariamente la chiave nel lucchetto. Se non poteva vederlo, non era mai successo.  

///

Servire ai tavoli era diventato un casino col tutore che le impediva tanti movimenti, ma sembrava la fiera della magnanimità e le mance continuavano ad arrivare. Era passata una settimana e non era più tornata ai docks. Cami passava tutte le sere a ‘controllare’ e Josh l’attendeva alla fine di ogni turno. L’aveva avvertita di aver messo Aidan e gli altri sulle tracce del’aggressore ma Davina era riuscita a mantenere una calma stoica e convinto a lasciar perdere.

Nessun vampiro di New Orleans alza la testa contro una strega. Probabilmente ha già lasciato la città. Vuoi scatenare una guerra inutile e ritrovarti Klaus fra i piedi? Io no.

A circa metà del suo turno, le casse vuote delle bibite svolazzarono a pochi centimetri da terra fino al retro del locale. Davina restò fuori a respirare aria fresca e a cercare di pulire i vestiti dai succhi appiccicosi che le aveva rovesciato addosso il solito bestione ubriaco.

Cami le aveva detto che era dura ma sembrava tutto così facile quand’era dall’altra parte del bancone… Tirava vento e la musica di New Orleans si diffondeva in ogni dove. Il morso era coperto da un cerotto color carne e i capelli vi ballavano intorno. Davina uscì dal vicolo e guardò la strada ingombra di persone. Poi udì un rumore che le accapponò la pelle. Il cuore le balzò in petto e il gatto saltò via, attraversandole la strada. “Che paura…” sospirò chiudendo gli occhi e riaprendoli piano. Oh… no…

///

‘Regredito’ era la parola preferita del suo elegante fratello. In realtà era solo molto depresso, follemente arrabbiato a giorni alterni e privo di interessi. Vagava per la città fino all’alba e ricominciava al tramonto, senza combinare granché nelle ore centrali. Si annoiava, si nutriva troppo, si tormentava e il giorno dopo ricominciava. Aveva sentito parlare della cameriera carina del Moulin Rouge, deciso di farsi un regalo e subito dimenticato. Una sera, camminando sovrappensiero, ci si era ritrovato di fronte. Doveva essere una sventola per convincere la gente ad entrare in quella topaia! Klaus aveva spinto la porta e l’affollamento non aveva deposto bene: era un locale frequentato da studenti.

Tornando fuori, aveva pensato a Nadia, alla sera in cui si erano incontrati, al modo in cui gli aveva toccato la mano nella folla… poi il gatto era saltato via dai bidoni, spaventando una ragazzetta dalla voce acuta. Klaus l’aveva riconosciuta subito ma aveva perso tempo a decidere se manifestarsi o meno. Davina si era voltata e… wow, che imbarazzo! Se avesse avuto un badile, si sarebbe sotterrata.

“Che ci fai in giro a quest’ora? Non dovresti essere a casa a dormire?” disse e la voce suonò aspra come se stesse facendo un torto a lui.

“Sto lavorando” rispose e Klaus si accorse che indossava un grembiulino da cameriera e una matita sull’orecchio sinistro. Aveva tagliato i capelli. Sembrava molto stanca. La porticina si era aperta e due ragazzini, suppergiù della sua età, erano usciti a fumare una cicca. Davina era tornata dentro sussurrando un debolissimo ‘ciao’. Klaus aveva guardato l’insegna ed era girato su se stesso. Qualcosa l’aveva disturbato, ma non avrebbe saputo dire cosa.

///

“Perché ti stupisce?”

“Non ha mai lavorato in vita sua, Hayley.”

Non ricordava di aver mai visto il suo brillante e perfetto fratello zappare la terra. Klaus puntò la testa contro la mano, sdraiato sul divano. Era passato mille volte di fronte al Saint Annes e non aveva notato le impalcature. Era salito fin nella soffitta e l’aveva trovata vuota. Davina Claire era stata buttata in mezzo alla strada - chissà quando – e si era ritrovata a servire ai tavoli? Lei che odiava la gente? E la rendita vitalizia di Marcel che fine aveva fatto?

“Abbiamo bloccato tutti i conti di Marcel, durante la guerra” disse all’improvviso ed Elijah annuì e mosse il capo seguendo un pensiero. “Anche i fondi di Davina.”

“Brava!” Hayely battè le mani e Hope le sorrise, orgogliosa. Stava in piedi da sola, era una conquista. Klaus girò sul divano ed osservò il dondolio instabile della figlia. Davina Claire stava in piedi da sola? E il braccio? E i capelli? Ne andava orgogliosa, perché aveva tagliato i capelli? Moda? Stanchezza? Incidente? “Qualcuno l’ha aggredita di recente” disse a bassa voce ed Hayley lo guardò, preoccupata. “Te l’ha detto lei?”

“No. Era sfuggente, impaurita e aveva un vistoso cerotto sul collo, oltre il braccio rotto. Ergo, è stato un vampiro.”

“Ergo, è stata interrotta la tregua” precisò Elijah. “Ma tu non avevi detto di aver scovato un’intrusa nel loft di Marcel?”

La strega che aveva cercato di bruciarlo vivo. Una strega che dipingeva a terra. Con le dita. Con i capelli corti. Aveva cercato di pugnalarlo e le aveva rotto il polso sinistro…

“Hai aggredito Davina?”

La pelle d’oca gli ricoprì le braccia: non aveva riconosciuto la voce per via della musica alta. Il suo odore era stato coperto dalla tempera e la trementina…

“Come hai fatto a non riconoscerla?”

L’aveva presa alle spalle e poi le aveva bloccato la mandibola per impedirle di lanciare incantesimi. Davina aveva i lineamenti minuti che scomparivano nel suo pugno… era più in carne una volta, la strega che aveva aggredito era un sacco d’ossa… Maledette ragazze, crescevano come le piante! Klaus passò istericamente una mano sul volto e fra i capelli: con un morso solo poteva inimicarsi la congrega delle streghe, il branco di licantropi e tutti i vampiri fedeli a Marcel!

“Se Davina lo avesse detto ad anima viva, saresti già stato messo al rogo.”

Già… era strano che le streghe non avessero buttato giù la porta reclamando giustizia. Davina lo odiava per i trascorsi e… l’altro ridicolo fatto...

“Perché quell’espressione?” domandò Hayley, cauta. “Che hai combinato?”

Klaus guardò la bambina per calmarsi. “L’ho rifiutata” grugnì ed Elijah gli mangiò il pedone, prima di restare a bocca aperta. Klaus pensò che non gli donava affatto quell’espressione da pesce lesso. “Ti ho visto ospitare ragazze ben più giovani di lei, nel tuo letto. Non farmi la morale” lo avvisò e raccolse la giacca con un gesto secco.

“Dove vai?”

Al diavolo, pensò e un nuovo fiotto di rabbia gli invase il cuore e salì fino al cervello: se avesse avuto Davina Claire fra le mani in quel momento, l’avrebbe strangolata.

°°°

L’intento resistette fino agli inizi della periferia, andrò gradualmente svanendo e quando arrivò al semaforo di New Orleans, era già una visione passata. La gente sostava sul marciapiede in attesa del verde, un bambino – grandicello rispetto ad Hope – gli aveva indicato un aeroplano quando si era chinato a raccogliere il giocattolo caduto dal passeggino, Klaus l’aveva scrutato insieme a lui e poi si erano guardati: fra maschietti ci si capiva. Non avrebbe scovato Davina Claire di punto in bianco come accadeva nei film, non si sarebbero scontrati all’ingresso di un negozio e lei non gli sarebbe caduta fra le braccia, inciampando nella sua ombra mentre correva su e giù per la città. Una strega non correva: incedeva maestosa con il mento sempre troppo alto e ti inceneriva con occhi da basilisco. Che se ne andasse al diavolo, aveva pensato seduto alla finestra di una caffetteria vecchio stile. Diceva sempre che gli ‘rompeva le palle’ con le sue continue richieste. Non avrebbe avuto neppure le scuse.

 “Ehm…”

Klaus aveva sospirato, nauseato. Aveva girato la testa e l’amichetto gay di Davina – uno di quelli appartenenti alla ‘razza superiore’ da quel che sentiva dire in giro dalle ragazze – era lì, a fissarlo a bocca aperta. “Che vuoi?”

Josh aveva spostato il peso da un piede all’altro. Davina sarebbe andata fuori di testa se l’avesse spifferato ma insomma, era sua amica… “denunciare un aggressione?” domandò, facendosela sotto.

Klaus aveva alzato gli occhi al cielo e spinto avanti la sedia col piede. Qualcuno la sapeva, ma non sapeva tutto. “Chi è?”

Josh si era seduto solo per non contrariarlo. Klaus era sempre contrariato per qualcosa e altrettanto lesto di polso a farti fuori. “Davina è stata aggredita giù ai docks…”

“Che ci faceva ai docks?” domandò, monotono.

“Ehm… m-ma non lo sai?”

Klaus l’aveva guardato. Di solito bastava a far parlare i cacasotto come lui. 

“Sta passando un periodaccio, è finita in mezzo alla strada… vive da Camille, sai quella…”

“Va avanti” mormorò, lasciando andare un lungo sospiro annoiato.

“Lei... va lì a dipingere… e un vampiro l’ha puntata…”

“Non potrebbe averlo inventato?” domandò, guardandolo dritto in faccia. “Il bisogno di attenzione è tipico della sua età.”

Josh aveva messo su un’espressione indignata ed incredula. “Scusa tanto per il disturbo” aveva detto al nulla e già si era alzato, lasciando la sedia scostata dal tavolino. “Buona giornata.”

‘Stronzo’ suonava allo stesso modo. Klaus aveva lasciato freddare il caffè che non avrebbe mai bevuto ma che lo aiutava a tenere le mani ferme, aveva guardato fuori della finestra e pensato che prima o poi si sarebbe preso il disturbo di cercarla. Prima o poi.

///

I capelli erano asciutti, le mancava solo di spacchettare il braccio dalla plastica in cui l’aveva avvolto per proteggerlo dall’acqua. Detestava l’odore di fumo e fritto che le lasciava addosso il locale ma non poteva fare la doccia alle due di notte. Avrebbe svegliato Camille e ci metteva sempre un sacco di tempo, impedita dal tutore. Dopo l’incontro, la pressione del ricordo le aveva appesantito l’animo. Erano passati venti giorni e ancora non era riuscita a togliersi dalle orecchie quel tono cattivo. Perché non gliela faceva pagare? Perché Kol le aveva sempre detto che si sarebbe lasciata fregare dal fratello e così era stato. Non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di mostrarsi con il braccio rotto e il morso sul collo a reclamare giustizia. Aveva altro a cui pensare. Doveva fare i conti, la stanza costava più di quel che credeva… e forse si stava ammalando, si era sentita debole tutto il giorno e in quel preciso momento, le sembrava di andare a fuoco. Sarebbe stato un casino, non aveva l’assicurazione sanitaria perché non poteva permettersela e il capo era stato chiaro: se si assentava, era fuori.

Din don

Come volevasi dimostrare: appena preso la calcolatrice in mano, accadeva qualcosa. Era destino non riuscire a scoprire quanto aveva messo da parte… oh…

La mano di Davina scivolò via dal pomello neppure avesse cercato di morderla. Klaus lo vide correre fino al braccio ferito e la spalla girare, come se stesse cercando di nascondere ciò che era in bella vista. Aveva i capelli legati che scoprivano il collo e i segni del morso non erano del tutto spariti. La bocca si riempì di saliva quando udì il battito del cuore veloce. Non era solo paura. “Non ti avevo riconosciuto. L’ultima volta che ti ho visto, eri alta così e cicciottella.”

Come l’aveva trovata? L’aveva seguita? Cami aveva fatto la spia? Davina fissò senza battere ciglio, inebetita dalla sorpresa inaspettata.

Un muscolo guizzò attraverso la mandibola. Tutto quel… sentimento sul suo viso – e gli occhioni lucidi, la pelle arrossata sulle gote – era un richiamo a concludere il lavoro. “Sono scuse formali da parte della comunità dei vampiri, strega.”

Klaus riduceva sempre tutto ad una questione politica. Davina abbassò lo sguardo sullo zerbino. Doveva proprio essere stanca, quella sera scellerata. “Ti inviterei ad entrare ma non è casa mia.”

“Non ho alcuna intenzione di farlo” disse, annoiato. “La soffitta è venuta giù?”

“La chiesa doveva essere ristrutturata...”

“Marcel non ti lasciato alcuna liquidità?”

“I fondi sono bloccati da un cavillo burocratico, ma serve lo stesso la firma del tutore legale che non è mai stata depositata in banca...”

“E la congrega ti lascia dormire sul divano di Camille?”

Davina si spazientì. “Ho tenuto la bocca chiusa per evitare problemi. Che cosa vuoi, Klaus? Un incantesimo? Dillo a chiare lettere, invece di venire qui con le tue finte scuse. Non ti dispiace di averlo fatto e se… se…” Che nausea, le girava tutta la stanza…

L’aveva capito prima di lei che era malata ma perché rivelarlo? Era più divertente stare a guardare… e oplà! Infine gli era caduta fra le braccia - per un motivo diverso - ma il cliché era stato rispettato. Davina aveva avuto un cedimento minimo ma sufficiente ad impedirle di protestare, si era lasciata prendere in braccio e depositare sul divano. “Il numero del medico?”

“Non ce l’ho…”

Poco male. Avevano una pediatra piuttosto carina piena di cerotti colorati per i bimbi e caramelle con i papà single...

Tlack!

… e la padrona di casa era tornata al momento giusto. Camille restò interdetta quando lo vide. “Klaus, che cosa abbiamo detto sulle visite non annunciate?”

“La tua coinquilina sta male.”

Cami aveva posato libri e borsa e dopo uno sguardo alla ragazza, si era adombrata. “Telefono al medico ma devo andare ad un seminario per ottenere crediti in più, fra un’ora. Puoi restare con lei fino al mio ritorno?”

Klaus aveva alzato gli occhi al cielo, mugugnando ciò che Camille aveva interpretato volontariamente come un ‘sì’.

“Dio te ne renderà merito” aveva scherzato con un colpetto sulla spalla. “E sii gentile con lei, sta passando un brutto momento.”

°°°

Stava davvero male se non commentava l’affido costretto.

La sua situazione finanziaria faceva acqua da tutte le parti e una volta arrotondato per eccesso le spese principali - più le ‘varie ed eventuali’ – persino Klaus aveva stretto le labbra pensando che le ci voleva un miracolo… o un bonifico sostanzioso. “Posso insegnarti ad ingannare lo Stato e a versare meno tasse. Godo fisicamente quando riesco a raggirare quelli del Fisco. Hai mai sentito parlare dei ‘conti offshore’?

Davina aveva mosso impercettibilmente la testa. Perché non chiudeva la bocca? Il medico sarebbe mai arrivato? “Posso rinunciare alla macchina…”

“M-mh” disse depennando voci molti voci dall’elenco. Sempre troppo alto. “Come tuo commercialista, posso suggerire una strategia finanziaria? Accetta un prestito vincolato ad un tasso d’interesse che puoi permetterti.”

“Sono indigente, non ancora disperata…”

“Elijah sta sbloccando i fondi di Marcel, ergo se mi dichiari tuo tutore legale posso versarti i soldi direttamente su un conto corrente intestato.”

“Il cavillo burocratico eravate voi?!” esclamò con un singhiozzo irritato che le attraversò il cranio e aggravò la sensazione di pesantezza e ossa rotta. “Se Camille non mi avesse ospitato, sarei finita al ricovero dei barboni!”

“Quando circondi una città, blocchi gli approvvigionamenti” dichiarò incrociando le dita delle mani. “Ho un’agenda alta così con la lista dei favori che ti devo, l’hai volontariamente scordato?”

“Mi hai detto di andarmene e di non disturbarmi a tornare” sussurrò tirando via la coperta dalle spalle. “Ho solo ubbidito ad un tuo ordine.”

“Sono due cose diverse, cuoricino. ”

“Taci, mi fai salire la febbre!”

I capelli scoprirono il collo e Klaus sentì l’acquolina in bocca che seppellì il raziocinio sotto una badilata di terra. Tutto quell’istinto a mordere e a fare del male non lo aveva mai avuto e di notte, nell’ora più buia, gli sembrava di perdere la ragione. Si trasformava, nella speranza di riprovare il dolore che lo annientava, togliendogli le forze e la coscienza. Non funzionava mai.

La piccola mano passò sui morsi, Klaus la vide e quel qualcosa che si agitava incessante, lo azzannò. Il corpicino fu tirato fuori dalle coperte, la via riaperta. L’urlo giunse da una terra lontana. Ne udì solo l’eco, come se fosse mille metri sott’acqua. Il succhiare diventò un lappare, il suo singhiozzo un pianto senza forze, ma il corpo… morbido, caldissimo, senza protezioni… la mano strinse prima un seno, poi l’altro e un sussulto diverso lo contorse. Le unghie lo graffiarono mentre scendeva, si intrufolava e cercava. Implorava il suo nome mentre le tormentava le labbra con le dita, il tocco umido della lingua gli bagnava i polpastrelli e lasciava una scia umida sulla guancia accaldata e altrove, il piacere montava e ad ondate la attraversava, scombinando le parole. Klaus le girò la testa e la baciò, invadendo tutti gli spazi consentiti e creandone di nuovi. La carne bagnata di lussuria si contorse violentemente più e più volte, il corpo rimpicciolì e svanì e tutto si fermò, tranne lo scrosciare impetuoso del sangue e i singhiozzi disperati di chi ha subito un’ingiustizia non conoscendone la causa. E nel mezzo, il piacere di aver fatto qualcosa che si vorrebbe, con qualcuno che non dovrebbe.

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Capitolo 24
*** Buio di Mezzogiorno ***


C’era un tempo in cui le donne che ti piacevano le potevi comprare all’asta a poco prezzo, e spedire nelle piantagioni a morire di stenti, quando ti avevano annoiato. Era una consuetudine tra i padroncini delle colonie. E le gemelle haitiane… ah, che miele la loro pelle…

“Come pagherà le tasse scolastiche, l’assicurazione della macchina e tutte le altre spese? Con le mance da cameriera? Il suo capo è un ladro, lavora sottopagata.”

E dimenticava di indicare il soggetto del monologo, ma non era difficile capire a chi si riferisse. Elijah scivolò le dita fra le pagine di un libro fotografico: tipico di Klaus tormentarsi per mesi e tutto d’un botto, passare altrove. La salma di Elena Gilbert era finalmente fredda, ringraziando dio. “È più forte di te. Se trovi un cucciolo abbandonato, lo raccogli.”  

“O lo finisco” rispose sollevando una pila di libricini. “È una sciocca. Finirà a vendere pozioni magiche agli angoli della strada.”

°°°

E dopo il richiamo del Preside e la borsa rubata al parco con la paga settimanale che aveva dimenticato di depositare… “Mi hanno licenziata. Finirò a vendere pozioni magiche agli angoli della strada, Josh…

“Appronto il banchetto e i piattino delle offerte. In quale angolo della strada ci mettiamo?”

Davina si infilò sotto il braccio del ragazzo, sorridendogli riconoscente.

“Non è tempo di toglierlo, quell’affare?”

Gli occhi di Davina corsero al braccio costretto nel tutore. “Ancora qualche giorno.”

Era rimasta indietro mentre Josh frugava fra gli scaffali della libreria. Aveva guardato i titoli senza vederli e come sempre, quando ci ripensava, provato quella fitta violenta che veicolava il piacere. Aveva scoperto che il sangue degli ibridi guariva le streghe. Sapendolo, l’avrebbero messo a scolare. Non poteva sbarazzarsi del tutore, doveva mantenere la facciata.

In quel momento, Josh la indicò con la costina del libro. “Ora vedi tutto nero ma se ci pensi bene, quel tipo era uno stronzo e ti pagava una miseria.”

Per ‘mantenere la facciata’ era stata costretta a rimanere a letto tre giorni. Saltando i turni, era stata licenziata. “Ne troverò un altro” aveva deciso facendo spallucce. “Vado nel reparto musicale.”

Mh… non lo farei fossi in te…” bisbigliò dando le spalle alla corsia. “L’odio della tua vita è qui e tanto perché tu lo sappia, è stata colpa mia se ti ha trovato. Gli ho detto che stavi da Camille.”

“Perché?!” eruttò e una fiammata di imbarazzo e urgenza l’attraversò tutta.

“È il boss. Quando hai un problema vai dal boss, l’ho visto in quel film sulla mafia.”

Era colpa sua, l’aveva trascinato ad una retrospettiva all’Odeon ed era rimasto affascinato da il Padrino. “Chi altri lo sa, a parte Aidan?” insistette riducendo al minimo la voce.

Nessuno… ma non è giusto che tu sia ridotta così e che lo stronzo l’abbia fatta franca!” bisbigliò. 

Davina alzò il pugno destro, abbattendolo sul suo braccio. “Questo ti frutterà una fornitura a vita di orsetti gommosi!” sibilò e la pelle d’oca le ricoprì la schiena quando la faccia di Josh assunse un’espressione terrorizzata. Fantastico, non era pronta. Ma quando mai lo sarebbe stata?

Klaus l’aveva fiutata fin dal suo ingresso ma, ancora prima, l’aveva vista attraversare a strada con l’amichetto di scorribande. Assaggiare il frutto proibito l’aveva calmato innaturalmente, ma si chiedeva cosa avrebbe fatto quando l’effetto fosse svanito o la strega avesse attraversato la sua strada. Ed eccola lì, furibonda ed eccitata, a tentare di incenerirlo con i suoi occhi da basilisco. Le aveva ucciso tutte le fantasie romantiche e forse lo odiava più di prima… ma l’avrebbe rifatto presto se insisteva a guardarlo con quel musetto dal basso del suo metro e sessanta!

Davina aveva infilato la mano sotto il braccio di Josh e abbandonato la corsia. Avevano mantenuto entrambi le apparenze. Chi avrebbe immaginato quel che era accaduto, appena tre giorni prima?

///

Trenta giorni dopo, quando il lucchetto era stato divelto, e la porticina spalancata, insieme all’odore di vernice erano fuggiti anche i demoni. La latta di trementina era rimasta aperta, i pennelli erano da buttare. Davina aveva gettato vernice nera sui quadri rovinati e atteso che asciugasse, per dipingere le sue visioni con un bianco sfavillante che, nei punti meno secchi, aveva acceso di grigio il contorno. Poi aveva scagliato il pennello sul pavimento. Lo aveva visto o ne aveva sentito parlare.

Saranno Cento ed Una. E quell’Una dimorerà fra questa Terra e l’Altra e terrà aperto il Passaggio.

Trasognata, aveva abbandonato i docks e quando aveva ‘riaperto’ gli occhi, il cancello della dimora degli Originali con il sigillo dei Mikealson si era spalancato di fronte a lei. Stessa sorte aveva subito il portone. Era avanzata attraverso il salotto, Hayley si era affacciata dalla balconata chiedendo spiegazioni e Davina si era fermata. Aveva visto persino Klaus agitato. Temeva venisse per lui? Per raccontare le sue prodezze? Davina l’aveva ignorato e poi aveva chiamato Kol che già l’aspettava perché era stata lui ad evocarla come il fantasma di una vita passata. Era entrato nella sua mente, il bastardo. Inaccettabile! 

“Lo chiederò gentilmente. Se otterrò un ‘no’ come risposta, ti rivolterò contro tutte le streghe di New Orleans.”

Kol aveva riso, con quel risolino ironico ed irritato tipico della famiglia Mikealson, si era appoggiato al legno lucido del corrimano e le aveva detto di fare pure. Se intendeva rimetterci la vita.

“Bene.”

Dura come la punta di un diamante aveva ordinato a Klaus di seguirla, il vampiro aveva sbirciato il fratello, seguendola fino alla strada aperta.

“Mi accompagni a casa? Sono venuta a piedi fin qui dal porto e sono un po’ stanca.”

Klaus aveva spalancato la porta della macchina senza dire una parola. Neppure un cenno a quel che era successo mille anni prima?

“No, non da Camille” aveva sussurrato ad un incrocio. “Sto nel loft.”

Di nuovo, si era ben guardato dal chiedere, aveva messo la freccia e cambiato direzione.

°°°

L’aria non era cambiata. Sentiva sempre l’odore di tempere, e il letto era sfatto. C’erano dei vestiti sopra.

Kol sta costruendo un incantesimo mai visto prima. L’ho sentito e l’ho visto ma quando ho provato a fermarlo, mi ha cacciato con un incantesimo-sigillo. Ora non posso più entrare nella sua mente.”

Era stato messo al corrente delle prodezze del fratello appena il giorno prima. La strega che presiedeva il Consiglio al posto di Davina, sembrava ben spaventata. “Marguerite ha farfugliato qualcosa circa un enorme buco nero che ingloba l’abitazione, ma non ho seguito fino in fondo. Era noioso e senza senso.”

“È l’incantesimo che sta ‘cuocendo’. Da sole non possono fare nulla per fermarlo.”

“E tu?”

Davina sorvolò la domanda. “Kol ha detto che ‘saranno Cento ed Una. E quell’Una dimorerà fra questa Terra e l’Altra e terrà aperto il Passaggio.’ È un indovinello, dobbiamo risolverlo come abbiamo risolto l’altro.”

“Premi il bottone magico ed interpella la strega.”

Ayana si manifesta quando le pare” mormorò tirando avanti la solita ciocca di capelli. “È per quello che sei qui: devi mettermi in pericolo.”

Due volte l’aveva toccata e due volte aveva causato un danno. Klaus ignorò la richiesta sciagurata. “Mi è stato ‘suggerito’ di tenerti molto vicino. Le streghe temono un nuovo coinvolgimento amoroso con mio fratello.”

Non sapevano tutta la storia. “Perchè dovresti farlo tu?”

“Sei giovane, facilmente influenzabile e pensano che basterebbe qualche moina per piegarti” spiegò, sorridente. “È quell’aria da cucciolo a forviarle, non conoscono la bestia come la conosco io.”

Si era sbattuta per mesi per ripristinare un equilibrio che quella stronza di Genevieve aveva fottuto e questo era il bel ringraziamento? Davina si sentì tradita e per un lungo momento le mancò il fiato.

“Segui il consiglio del tuo nemico più sincero” mormorò, porgendole la mano. “Accetta di stringere un’alleanza che ti porterà più vantaggi di quel che credi. Quando una donna con delle necessità incontra un uomo che non ha alcun interesse a renderla infelice e che soddisferebbe ogni suo desiderio, l’accordo è fatto.”

Davina lo fissò senza battere ciglio ma col cuore in tumulto.

“È un gioco di potere, cuoricino. Vince chi stringe più alleanze.”

“Se Kol porta a termine quell’incantesimo, avremo altro a cui pensare” disse e si allontanò dal vampiro senza alcun motivo, se non per muovere le gambe che sentiva pesanti come l’animo. “Non me ne andrò in giro a far finta di essere la tua amante. Ho già detto cosa ne penso e come mi fa sentire.”

“Le streghe sono senza leader e tu non hai mostrato doti di comando o interesse alla causa. Devi assurgere al potere, Davina. È l’ultima cosa che si aspettano da te.”

Ed Eva era stata tentata dal serpente con lo stesso tono di voce. “Tu cosa ci guadagni in questo?”

So riconoscere quando una donna – o un uomo - vale davvero qualcosa. Sei giusta, cauta, intelligente, piena di risorse e bellissima. Te la caveresti anche in mezzo al deserto senza un goccio d’acqua. Hai un sangue freddo invidiabile. Sei nata per regnare” disse analizzando le lenzuola stropicciate. “E hai molto buon gusto.”

“Le ho trovate nell’armadio di Marcel” sussurrò, distratta dalla valanga di pro e contro che le affollavano la testa. “Vuoi il controllo delle streghe senza l’onere del comando.”

“Continuiamo a ragionare in termini affaristici. Tu ci metti il potere, io il nome e i fondi” sospirò stropicciando un cuscino e gettandolo con noncuranza sulla coperta. Ah! Che comodità! Klaus sospirò ancora e chiuse gli occhi, portando le mani dietro la testa. “Mi piace fottere la gente al suo stesso gioco e nessuno può dirmi chi devo o non devo ospitare nel mio letto… con me al tuo fianco, nessuno oserà alzate di testa o improvvise detronizzazioni.”

“Non si detronizza una regina che non governa” mormorò gettando un’occhiata lunga al vampiro sdraiato. Davina si allontanò ancora. “Troverò una soluzione alternativa, non lascerò che tuo fratello pisci sul mio territorio.”

Klaus rise sommesso. “Ha… pisciato sul tuo territorio…

“Inaccettabile” sospirò. “Non posso più entrare nella sua mente, ma lui può entrare nella mia. Non mi piace e lo permetterò. Devo proteggermi da lui” disse, guardandosi intorno in cerca di un oggetto appuntito. “Dammi la mano.”

“Quanto sangue hai intenzione di cavarmi fuori, strega?” domandò annoiato, allungando il braccio. La carne si aprì, spillando sangue. Davina succhiò direttamente il sangue dal polpastrello, sussurrando a fior di labbra.

Quando ebbe finito, Klaus le toccò il mento, voltandola verso di se. Le dita le sfiorarono la bocca. La vampata di calore si allargò nel ventre e risalì al viso. Il battito del suo cuore gli riempì le orecchie. Non era paura. “Fallo un’altra volta ed io ti violento” sussurrò aprendole le labbra col pollice e toccando la parte carnosa e molle che le portò via un gemito. La durezza le scivolò di dosso come una cappa che la proteggeva dal freddo. Il tremore la scosse fino alle ossa quando il vampiro la trascinò su di se e poi sotto di se, bloccandola parzialmente.

“Non puoi sopportare la pressione del comando ventiquattrore al giorno. Nel letto, lasciati andare” bisbigliò accarezzandole di nuovo la bocca e seguendo affascinato le sue reazioni. Non baciarla sarebbe stato considerato un ‘atto ostile’ in quell’alleanza appena nata.

Davina gli circondò il collo con le braccia e un calore imbarazzante si riversò fuori da lei. Poi, il secchio d’acqua gelata.

Ed Elena?

Aveva udito bene il nome che aveva appena pronunciato, la disgraziata? Allontanarlo con un bastone elettrico sarebbe stato meno fastidioso ed irritante. “Limitiamoci a seguire un piano comune, strega. Tutto il resto sono stronzate. Possiamo farne entrambi a meno.”

Davina lo osservò infilare la giacca e la porta senza battere ciglio. Si mise a sedere e inclinò leggermente il capo. Ma che cavolo…?

///

“Conosci Klaus, è capace di usare tutti i pezzi della scacchiera per ottenere quel che vuole, ed Elena l’ha trattato alla stregua di un pedofilo quando è venuto fuori il tuo nome.”

Il cioccolato aveva ormai raggiunto la temperatura giusta per essere bevuto senza ustionare la lingua. Davina posò il mento sulle mani, rimestando piano col cucchiaino: ma Elena non usciva con il fratello del vampiro morto, alla sua età? “Lo scellerato pedofilo mi ha cacciato di casa la sera in cui avrei dovuto fare l’incantesimo della Luna Piena, solo per un’impressione non supportata da prove.”

Hayley annuì, dondolando su e giù la bambina. Kol non aveva risparmiato i particolari. “Lei ha detto qualcosa di troppo e lui ha detto basta.”

Per forza. L’unica volta in cui si comportava bene e veniva guardato con sospetto! “Tosto, il ragazzo.”

“Posso darti un consiglio spassionato? Accetta la sua proposta. Non è malvagia e quelle stronze hanno bisogno di abbassare la cresta” mormorò sporgendosi avanti. “E poi ci siamo noi lupi a guardarti le spalle.”

Davina tentò di sorridere. Le riuscì male. “Sono la strega Alfa della città, non può piombare dal nulla e usurparmi il titolo. Seppellirò quel borioso sputasentenze, fosse l’ultima cosa che faccio.”

“Non penso che Klaus ed Elijah la prenderebbero bene. Dagli una lezione, rendilo innocuo ma non ucciderlo.”

“Dico tanto per dire, non lo farei mai” soffiò bevendo una sorso di cioccolata.

“Il tuo nuovo ruolo non te lo permette. Devi stare attenta alle parole, tesoro. È la prima cosa da imparare.”

Erano parecchie, le cose da imparare. “Tu dimmi cosa devo fare e al resto penserò da sola.”

“Non posso insegnartelo. Devi trovarti di fronte al problema ed agire di conseguenza.”

Temeva la risposta che, puntuale, era giunta. “Questo incantesimo è solo una ripicca” borbottò. “L’ha lanciato per colpa mia, Hayley. L’ho gestita male fin dall’inizio… ho allontanato Kol per proteggerlo da Klaus, per evitare che minacciasse lui per costringere me, ho dimenticato che ha avuto mille anni di tempo per farlo fuori e me la sono presa a morte quando ha cercato consolazione con un’altra…

Kol è più sportivo dei suoi fratelli. Non è stata la buca a farlo arrabbiare.”

“Una sera ho protetto Klaus dai suoi incantesimi… sai com’è… se muore, anche i miei amici muoiono…

“I ragazzi non sono come noi. Hanno bisogno di fare a cazzotti, ogni tanto” mormorò, facendo spallucce. “Lui ti piace.”

Davina nicchiò. “Qualcosa si annida e striscia nell’ombra ma preferisco lasciarlo lì… mai piaciuto infilare le mani nei posti bui.”

“Fra poco c’è la Festa delle Benedizioni, non puoi presentarti sola.”

“Non ho bisogno di un accompagnatore, e non voglio che tutte le persone della festa si riferiscano a me come alla sua amante” sussurrò, circospetta. “Ho sentito quel che ‘non’ dicevano di Genevieve e ti assicuro che la gente è davvero molto cattiva, Hayley.”

“No, non pensavo a questo” mormorò seguendo lo svolgersi del pensiero. “Che ne dici di ‘fidanzata’?”

°°°

“Non è divertente neppure sapendo che è uno scherzo!”

“Una chiacchiera si esaurisce presto ma una notizia del genere fa il giro della città tre volte!”

La proposta di Hayley le aveva tolto le parole di bocca a trasferite tutte in quella di Klaus. Sbraitava da dieci minuti e francamente era stanca di udirlo. Iniziava ad essere offensivo. “Sentite, ho dovuto fare una relazione sugli usi e costumi del diciannovesimo secolo, pochi mesi fa.” Davina si zittì e si accorse che anche gli altri avevano smesso di parlare. “I matrimoni d’amore si svolgevano per lo più fra le classi inferiori, un ‘lusso’ che l’aristocrazia non poteva permettersi perchè c’erano sempre fattori economici e politici nel mezzo” mormorò con un sospiro interno. “Hai gettato sul piatto le stesse cose. In pratica, mi hai chiesto di ‘sposarti’.”

“Lungi da me l’idea di osare tanto” replicò sarcastico.  

“Mesi fa, la tua prima reazione è stata quella di cacciarmi, neppure avessi visto il diavolo. Non hai pensato un solo momento che inimicandoti me, avresti messo a rischio la tua posizione” replicò, voce dura. “Non farlo contrariandomi con un rifiuto, Niklaus.”

Klaus smise di piantare il dito sulla scrivania e la guardò. Azzardava tanto?!

“Una donna dovrebbe essere intima col proprio uomo” sussurrò guardandolo con la coda dell’occhio. “Dovrai anche sforzarti di essere cortese con me, altrimenti chi ci crederà?”

“Non ci crederà nessuno, infatti” sibilò, sporgendosi avanti. “Scendi dalla mia scrivania!”

In risposta, Davina accavallò la gamba e lo fissò con aria di sfida. Le labbra carnose accennarono un irritante sorriso. “Lealtà, non chiedo molto. Quando la mia posizione sarà consolidata, potrai tornartene ai tuoi meschini affarucci e alle donnette da quattro soldi.”

“Questa era perfida anche per te.”

“Ricalcando le parole di una certa persona, io ci metto il potere, tu il nome e i fondi.”

“Mai! Non lo farò mai!” esclamò battendo il pugno sul tavolo. “Te ne puoi andare al diavolo per quel che mi riguarda!”

“Klaus, è solo una finzione. Perché ti scaldi tanto?”

“Taci, donna. Non darle altre idee” borbottò alzando una mano per interrompere Hayley.

Non avrebbe sopportato oltre. Davina scese dal tavolo e lo aggirò, fermandosi di fronte alla sedia del vampiro che girò su se stessa appena diede l’ordine. Klaus dirò indietro la testa e la guardò con arrogante cipiglio.

“Andrò a quella festa con o senza di te. Ma cosa dirà Marguerite quando mi vedrà sola? Dirà che Klaus Mikealson ha fallito un compito tanto semplice come sedurre una ragazzina.”

“Non c’è alcun vanto nel farlo, sai?”

Davina inarcò un sopracciglio. “Non lo so, dimmelo tu.”

 

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Capitolo 25
*** Maleficent ***


“Non chiederò scusa per qualcosa che mi è naturale fare, essendo per metà vampiro!”

Ed il resto a chi lo doveva imputare? Alla sua metà mannara?! Il pugnetto di Davina si schiantò all’incrocio della spalla del vampiro che non indietreggiò di un centimetro. In compenso, sentì il polso andare in fiamme.

Eccola lì, l’oltraggiata irritazione che non aveva manifestato la sera della presa. Non era odio ma ci andava vicino.

“Parlatene fra voi, io non voglio saperne nulla.”

Quando la porta si chiuse dietro Hayley, Davina fece un passo indietro, le labbra serrate. Non voleva tirar fuori l’argomento, non ci pensava quasi mai, tranne le volte in cui era giù di morale e aveva bisogno di sentire ‘qualcosa’ che la facesse arrabbiare quel tanto che bastava a tirare fino in fondo la giornata. Era sempre stata sola, perché ora le pesava tanto? “L’idea non è stata mia ma di Hayley. Non mi piace e non mi sento a mio agio, ma se fingiamo di andare d’accordo, il dubbio nascerà.”

Erano d’accordo su  cose. Anche sul non voler parlare di quel che era accaduto. “È questo che vuoi? Un finto fidanzato da sbandierare alla festa?”

“Preferirei restare a casa a mangiare orsetti gommosi, ma sembra che una regina debba fare anche scelte impopolari.”

“Non darti le arie, cuoricino. Non sai giocare a questo gioco. Se lanciamo la bomba, sarà difficile uscirne illesi.”

Perché continuava a ripetere tutte cose che non voleva udire mai più? “La monarchia non da peso alle chiacchiere del popolo” replicò, alzando il mento. “Ci stai o no?”

///

“Il prete è solo un buffone che hai ingaggiato a Las Vegas, spero.”

“No, è un prete vero. Anche i documenti del Comune sono veri. Ho ritoccato la data di nascita, posso passare per uno di trent’anni?”

“Quanti ne avevi quando…?”

“Va a sapere” rispose con un sbuffo. “Strega, sei là dentro da più di cinque minuti, non ce ne vogliono così tanti per tirare su una zip.”

Ce ne aveva messo uno, e il resto del tempo l’aveva impiegato a guardarsi. Non era il solito vestito da strega benevola, non era tenuta a vestire di nuovo come una ridicola bomboniera. Hayley mise la testa dentro il camerino e fece un ‘wow’ senza emettere alcun suono. “Ti sta una bomba.”

Davina nicchiò di fronte allo specchio centrale, le mani sui fianchi. “Mh… non so... deve urlare ‘Sono la regina delle stronze’, questo a malapena sussurra.”

Le donne iniziavano la scalata al successo partendo sempre dagli accessori, pensò Klaus con la testa seppellita nelle scartoffie. Sospirò e divise i documenti. “Allora… patente, carta d’identità, tessera sanitaria… queste cose si fanno anche online, cuoricino” mormorò con un’occhiata sfuggente. La mente registrò ‘pizzo nero su pelle lattea’ e si bloccò sulla terza marmorea che tendeva la seta nera.

Davina si voltò completamente e alzò le sopracciglia. “Mi sta bene o sembro solo un grasso maiale strizzato in un vestito troppo piccolo per respirare?” disse e gettò uno sguardo alla piccola Hope, al sicuro nel passeggino.

Non sarebbe caduto nella trappola con gli alligatori. Klaus le gettò un’occhiata e continuò a dividere i documenti.

“Forse ci vuole una taglia in più” propose Hayley.

“Sono grassa?” domandò inquieta e la bambina le sorrise e si sporse avanti.

“Per le gemelle. Chiamo la commessa.”

Preferiva ordinare il costume di Malefica online. Davina sollevò l’attestato dell’anagrafica e fece una smorfia. “Perché perdi tempo con questa roba? Dovremmo organizzare la mia scalata, non ritirare le analisi del sangue” disse sbirciando un altro foglio.

“È lo stesso terrore che provo sapendo che mio padre è a piede libero…” sussurrò più a se stesso che alla ragazza. “Se Marcel fosse qui, gli chiederei di trafiggermi con entrambe le spade che tengo in salotto.”

“Non ci arriveremo mai all’altare, moriremo tutti prima.”

Uhm… l’angolo del buonumore anche oggi…

“Klaus, doveva essere una chiacchiera per allertare le streghe, ci dovevamo limitare a qualche apparizione pubblica e casuale ma hai completamente dimenticato il piano iniziale e hai comprato l’anello” mormorò sedendo sulla chaise longue dopo aver fatto pulizia delle scartoffie. “Mi sta largo e non intendo metterlo. È pesante e vecchio.”

“È antico e si intona ai tuoi occhi.”

Un’accortezza che solo un fidanzato innamorato avrebbe, pensò posando le mani in grembo. “Non riesco a starti dietro, se ti muovi come una scheggia impazzita.”

“Più dettagli saranno curati, maggiore sarà la credibilità della faccenda. Sei seduta sui documenti che avevi perso.”

Le risparmiava l’inferno della burocrazia statale. “Grazie” sussurrò, sottovoce. “Odio questo vestito, non riesco a respirare.”

“Ti invecchia e ti fa sembrare una puttana.”

Davina arrossì di colpo. “Ehi!”

“Non ho il libretto degli assegni con me!” esclamò con aria innocente e la ragazza lo colpì con la cartellina. “Animale!” soffiò, imbarazzata. “Non è il modo di rivolgersi alla propria ‘fidanzata’!”

“E vedrai a letto!”

Il tonfo giunse mentre entrava nel camerino. Lo udì imprecare dolorosamente e anche continuare a ridere. Si era svegliata male, era nervosa e quelle orribili battute la irritavano e basta. E perché doveva provare tutti quei vestiti? Davina sospirò e ne sfilò uno dalla stampellina. Quando tornò allo specchio, il vampiro stava raddrizzando la chaise longue dal quale era stato violentemente scrollato.

“Molto meglio.”

Davina lo fissò dallo specchio, poco convinta. La seta era troppo bianca, la schiena troppo scoperta, aveva dovuto rinunciare al reggiseno a favore del sostegno interno e probabilmente avrebbe dovuto tirare su i capelli, scoprendo per intero il collo. “Sembra uno di quegli abiti cretini che si vedono sulle copertine dei romanzetti venduti nelle edicole” sentenziò scuotendo la testa. “Manca solo il bellone di turno con la camicia aperta e un cavallo imbizzarrito.”

“Non devi scegliere quel che ti piace, ma quel che è meglio” disse radunando i documenti e chiudendo la cartellina. “Per ora.”

“Non ha l’aria da stronza e per proprietà transitiva, neppure io non avrò l’aria da stronza…

“Devi sempre mostrare al nemico quel che vuol vedere. Solo dopo potrai affondare nel cuore fino all’elsa.”

“Possiamo rimandare questa pagliacciata ad un altro giorno? Non sono in vena di giocare alla bamboletta innamorata. Mi sento ridicola.”

“Una punta di insicurezza rende la donna adorabile.”

“Nessuno userà mai ‘adorabile’ per definirmi!” esclamò tornando nel camerino.

Tritapalle. Doveva essere in uno di quei giorni…

“Ok, la taglia sta arrivando da un altro negozio… e ho trovato lui qui fuori” sussurrò Hayley tornando con un vestito diverso in mano. “Non litigate.”

“Buongiorno, sposo dell’anno!”

Ed ecco il piantagrane a peggiorare la giornata. “Che vuoi, Kol?”

“Sarò uno dei testimoni ma non ho ancora avuto l’occasione di congratularmi con la sposa per l’infelice scelta. Come puoi buttarsi via così?” borbottò con aria da farabutto e Klaus lo guardò appena. “Oh, sia chiaro. Non voglio intromettermi. Voglio solo augurarvi tutta la felicità del mondo per tutto il tempo che vi sarà concesso di vivere.”

La minaccia non era per nulla velata…

La porta del camerino si spalancò senza che nessuno la toccasse, Davina lo guardò dall’alto in basso e alzò il mento. “La qualità degli acquirenti è scesa di colpo.”

“Non sono venuto per comprare ma per consigliare. Se ti sentissi sola e trascurata – e conoscendo mio fratello sarà proprio così che andrà - fammelo sapere.”

“Non credo proprio” sussurrò, sprezzante e il respiro le venne a mancare quando Kol la baciò, a lungo, profondamente e senza esitazioni. Restò in apnea e solo alla fine si accorse di aver chiuso gli occhi. Quando li riaprì era sparito, ma la sua espressione riflessa negli specchi, faceva un baccano indiavolato.

///

L’umore basso non era migliorato neppure dopo la doccia. La pizza si era freddata, colpa dello stomaco chiuso e dalla confusione che le frullava in testa. La porta di metallo si spalancò e si richiuse con frastuono, facendola saltare sulla sedia.

“Passato, il nervoso?”

Era peggiorato in quel momento. Davina lo ignorò, Klaus fece il giro del tavolo. C’era un debole odore di sangue, nell’aria. Lo fiutò e per un lunghissimo istante la testa si svuotò da ogni pensiero. “Devo vedere i quadri. Se quello che mi ronza in testa è vero, c’è poco da stare allegri.”

Davina aprì il lucchetto e spalancò la porticina. “Divertiti” disse monotono, tornando alla pizza fredda.

‘Stronzo’ suonava allo stesso modo. Klaus la guardò, poi si dedicò alla stanza. I colori erano secchi e finiti. Non aveva più materia prima. Pittura bianca su una tela che era stata completamente dipinta di nero? “Chi stai cercando di riportare indietro?”

“Non lo so” borbottò. “L’ho visto, non ricordo dove.” 

“Fammelo vedere.”

Davina sospirò e lasciò cadere il pezzo di pizza appena morso. “’Per favore’, ‘grazie’… non sai proprio dove stanno di casa, eh?”

Klaus si sentì fluttuare all’indietro e poi scagliare avanti. Era puro e soffocante nulla. Ti stritolava il cuore, facendo uscire il dolore e le lacrime. Ti riportava nel grembo materno. Indietro                            finché                    non                       avevi                     più

 

 

 

Coscienza.

°°°

Il confortante vuoto si trasformò nel freddo pavimento del loft quando si svegliò. Davina era ancora seduta al tavolo, il pezzo di pizza era ancora lì.

“L’hai visto?”

“No, ma ho capito chi è” borbottò, alzandosi a sedere con un colpo di reni. “Damon Salvatore, il fidanzato di Elena.” 

Ma non era morto?

Kol sta cercando di ricreare l’Altro Lato, sacrificherà cento e una strega per aprire il varco.”

M-mh” mugolò e il coltello vibrò contro la pelle sottile del polso.

Klaus vide solo una smorfia e nient’altro: aveva gli occhi di ghiaccio. “Ma che fai?”

“Risveglio la strega” mormorò e le dita si contrassero con uno scattino. “Fa male, però…

Il singhiozzo del cuore lo colmò fino all’orlo. Klaus le saltò addosso, azzannandole il collo. Lappare la ferita aperta non gli dava alcuna soddisfazione, doveva mordere, possedere e violare. Il corpicino disarticolato gli ciondolò fra le braccia, poi il sangue smise di scorrere e una mano leggera gli toccò il viso, rialzandolo.

“È lei, la strega… è l’unica abbastanza forte da tenere aperto il passaggio!” rantolò e i contorni offuscati della strega Ayana si sommarono a quelli di Davina. “Fermalo. Al resto penserò io.”

La vena si lacerò nello strappo dei denti e il sangue le fiottò in bocca. Un singulto roco dietro gli occhi velati di morte e la contrazione dei muscoli la spezzò, come un sospiro che si interrompe a metà.

°°°

Le luci fluorescenti del  loft erano tutte fuori uso tranne una, coperta da una pashmina colorata a scaldare l’immenso spazio. Klaus la studiò, poi guardò la ragazza che dormiva. Il cuore di Davina batteva costante e regolare. Il suo, invece, alternava galoppate furiose ad assenze cosmiche che gli facevano temere di non essere più su questa terra. Il senso di colpa lo sopraffò, togliendogli il respiro. Che cosa aveva Davina Claire che bramava a tutti i costi? Non il suo corpo, poteva averne di più belle e seduttive; non la sua innocenza che reputava tediosa ed degna di un romanzetto di quart’ordine. In altri tempi, l’avrebbe piegata a suon di frustate e si sarebbe sbarazzato di lei gettandola in pasto ai cani… ma sembrava che in quella parte di mondo non si facessero più certe cose, ed esprimerle ad alta voce era considerato sgradevole e di cattivo gusto.

Davina Claire era arrogante, presuntuosa, saccente e non accettava la parola ‘no’ come risposta. Era come guardarsi allo specchio. Un po’ la detestava.

Riaprì gli occhi quando l’alba tagliò le alte vetrate e la luce aranciata si diluì. Ne aveva fatti, di appostamenti, mai nessuno così stressante. Klaus la scoprì voltata dalla sua parte, le palpebre ancora abbassate. Un sussulto veloce del cuore, un respiro ed ecco… era sveglia.

Davina guardò i polsi, tastò il collo ed infine guardò lui, dietro le lunghe ciglia nere ancora aggrottate. Qualche secondo dopo, Klaus fu scagliato fuori e la porta serrata con tripla mandata. Il vampiro smise di ruzzolare sei metri dopo. Giacque sul mattonato dei docks e dopo aver sospirato, si rialzò a sedere. Per lo meno, non gli aveva dato fuoco…

°°°

… non almeno ancora.

“Ti sposi ed io sono l’ultima a saperlo?! Chi è questa Davina Claire? Mi ricordo solo una ragazzina che faceva incantesimi per te con quel nome! Mi fai entrare o devo restare sotto la pioggia?”

Tipico di Rebekah presentarsi di buon ora e fare un sceneggiata sulla porta d’ingresso, sbattendogli in faccia la partecipazione di nozze che era sicuro non aver mai ordinato ne spedito. “Non piove.”

Rebekah lo scansò con una spallata. “Perchè diavolo lo fai?”

“Abbassa la voce, Hope sta dormendo.”

Rebekah voltò su se stessa, planando sul divano con una mossa elegante. “Di cosa si tratta? Alleanza politica? Davina Claire non era una delle Ragazze del Raccolto?”

Lo scherzo di Kol sarebbe ricaduto sulla sua testa. Bei caratteri, però. Klaus schiaffeggiò la punta delle dita col cartoncino e lo gettò con noncuranza sul tavolino di cristallo. “La più potente.”

“E dove vive, questa meraviglia di fidanzata? Voglio conoscere la donna che ha accalappiato il più indomabile dei miei fratelli.”

///

“Pensi di trovare qualcosa di utile, qui?”

La stanza segreta dello zio di Camille era colma di oggetti magici, ma quel che le serviva era tenuto al sicuro nella cassaforte dei Mikealson. Si poteva contrastare un incantesimo di Espressione? Il buco nero era sempre lì, si allargava come una macchia d’olio e Davina non aveva idea di cosa fosse fatto. “Ora ci credi che non sono la smaniosa ninfetta del tuo Freud?” domandò con voce bassa e stanca.

Camille si appoggiò alla libreria con la spalla e la polvere le sporcò il golfino. “Hai frainteso la mia analisi. Quando Kol ha cominciato a corteggiarti, contemporaneamente hai vissuto la loro storia. Conoscendo il carattere di Klaus, hai trasposto la tua figura a quella di Elena per attuare una proiezione del tuo futuro con il fratello.”

Si era comportata male con Kol ma le scuse, a quel punto della storia, sarebbero valse a ben poco e non avrebbero portato a nulla. Aveva tenuto il punto per troppo tempo. “Non sono a mio agio in questa bugia. Mi sento… castrata nella mia capacità di farcela come donna e come componente attivo della società.

Le era piaciuta proprio, quella parte. “Non vorrei allarmarti, ma questa è arrivata stamattina.” 

La donna rovistò nella borsa e tirò fuori la partecipazione di matrimonio. Davina gelò e sentì una punta di nausea salire alla gola. Come osava prendere quelle decisioni senza di lei?! Il cartoncino bruciò all’improvviso e Camille lo guardò ridursi in cenere sul pavimento. “Va meglio, ora?

No, ma nessuno poteva dire di aver ricevuto l’invito al matrimonio, quella mattina.

///

“Niente trucchi o dichiarerò vinta la partita a tavolino.”

Klaus scrocchiò le dita. La costruzione del Jenga aveva ormai raggiunto una notevole altezza ed era sempre più instabile. Ma perché avevano quella roba in casa? Quando l’avevano comprato e chi si era macchiato del terribile delitto? “Rendiamola più interessante. Chi perde paga pegno.”

“Sono già ricca” rise, schiantando il cartoncino macchiato di caffè sul tavolino. Usarlo come sottotazza aveva chiarito cosa ne pensasse Klaus dello scherzo di Kol. “Oh, scusa!”

Il blocco venne via e Rebekah trattenne il respiro. Si muoveva… dondolava… ed infine... “Cadeee!” esclamò come se si trattasse di un albero nella foresta, ridendo e saltando in piedi. “Ho vinto per la settima volta! A-ah! Sei un sega!”

“Un’altra. Ma stavolta comincio io.”

“Inizia pure, la fine sarà scontata… ehi!”

Piccole fiamme avvolsero la partecipazione, riducendola ad un ammasso fumante di cenere. Rebekah lo indicò col dito. “La tua finta ragazza non ha gradito lo scherzo di nostro fratello.”

Hayley si affacciò dalla balconata in quel momento. “È appena divampato un piccolo incendio sulla tua scrivania. Ne sai qualcosa?”

Ehi sì, ne erano avanzate un po’ e Kol si era assicurato di gettarle con noncuranza fra le sue carte. Da ciò deduceva che ogni documento legale riguardante il matrimonio fasullo era andato distrutto. “L’estintore è alle tue spalle.”

Poi accadde tutto così rapidamente che Rebekah non capì chi fosse l’ospite non annunciato, e perché suo fratello fosse improvvisamente volato contro il camino. Sentì solo un gran sbattere di porte e portoni, una folata di vento da strappare i capelli e l’urlo agghiacciante di dolore di Klaus.

Aveva detto che preferiva essere trafitto dalle spade che popolavano lo stemma, l’aveva accontentato. Davina aggrottò la fronte e le lame affondarono fino all’elsa. Quando tirò indietro il braccio, le spade fuoriuscirono dolorosamente dal torace del vampiro e caddero a terra con un forte rumore metallico. Il corpo stramazzò sul tappeto, agonizzante e le fiamme gli lambirono la schiena, crepitarono ed esplosero in un incendio vero e proprio.  

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Capitolo 26
*** Da chi stai tornando ***


Sentiva odore di carne bruciata nell’aria. E urla. Il suo scherzo non era piaciuto alla sposina dell’anno. Kol rise, afferrò le chiavi della macchina e ruotò l’anellino attorno al dito. Davina non lo avrebbe ucciso, si sarebbe limitato a mettergli una paura del diavolo e forse Klaus avrebbe abbassato la testa per qualche giorno, prima di escogitare una vendetta crudele a discapito della strega. La cottarella le sarebbe passata e la buffonata che avevano messo su - per chissà quale ragione - sarebbe crollata come la torre del Jenga. Doveva esserci un piano dietro, non avrebbe mai creduto che quei due…

“Il tuo stupido scherzo sta costando la vita del padre di mia figlia! Fa qualcosa e in fretta!”

Usava sempre quella frase quando voleva ottenere qualcosa. Il padre di mia figlia. Come se fosse un vanto e un merito farsi ingravidare dal fratello. Kol infilò la giacca con curiosa lentezza, cercando di occhiali da sole in giro per la stanza. “Usa l’estintore.”

Il fastidio deformò il bel viso di Hayley. “Kol, va bene essere feriti, va benissimo essere irritati, prendilo a pugno ma spegni quelle dannate fiamme prima che muoia e noi con lui!”

“Usa l’estintore” ripeté gettando un’occhiata oltre la balconata.

“L’abbiamo usato, l’estintore!”

Oooh! Fiamme eterne! Ci andava giù pesante, la piccola. “Ma che brutto litigio fra fidanzati!” esclamò, allegro. “Pensavo ti avrebbe fatto piacere, celebrare il matrimonio il giorno dopo il tuo compleanno. Nessuno avrebbe detto che il vecchio porco aveva fretta di impalmare la verginella.”

Le fiamme si appiattirono di colpo e restò solo l’odore di bruciato e il fumo nell’aria. Rebekah si tappò il naso: dava il voltastomaco.

Davina lo guardò senza espressione alcuna, gelida come un blocco di ghiaccio. “Fai parte delle streghe di New Orleans, ora. Spero ci onorerai con la tua presenza alla Festa delle Benedizioni.”

Lui l’aveva mai vista spogliata della costruzione esterna che mostrava al mondo? In un istante breve e violento la gelosia lo sopraffò, bloccandogli il respiro. “Vedremo. Se non avrò nient’altro da fare” disse prima di allontanarsi sul vialetto in direzione dell’auto.

Il sorriso falso di Davina sparì e si deformò in disprezzo. Scavalcò i giocattoli e la torre abbattuta del Jenga, si inginocchiò vicino alla testa di Klaus e sussurrò a lungo una litania. Non le dispiaceva averlo fatto, dopo tutto quel che aveva passato ma una vocetta mai udita prima le suggeriva di usare e sfruttare chiunque e qualunque mezzo per fermare l’incantesimo di Kol. Si era svegliata con la sensazione che la sua vita fosse agli sgoccioli, spaventata per l’aggressione del vampiro e irritata con se stessa per aver permesso che le accadessero tutte quelle cose. Aveva percepito gelosia nella voce di Kol, doveva capire come ‘piegarlo’. Per battere l’astuzia di un uomo, serviva la perfidia di una donna… e un altro uomo.

Klaus tornò in se con un gemito che raggelò Rebekah: la sensazione del fuoco che gli correva sotto e sopra la pelle era ancora viva e spaventosa.

Nik, stai bene?!”

“Mica tanto…” rantolò, scoprendo Davina discosta e lo sguardo freddo.

“Devo prendere il grimorio per studiare il controincantesimo. Dov’è?”

“In cassaforte…

“Aprila.”

“È aperta.”

“Sei un completo imbecille” sibilò e il ceffone di Rebekah planò di sorpresa e la mise a tacere.

“Non osare rivolgerti con quel tono a mio fratello, ragazza del Raccolto! Tu non entri in casa nostra…

Bekah stanne fuori!”

“Ma quella strega ti ha…

“Stanne fuori” ripetè Klaus ad alta voce, ancora spaventato dalla brutale reazione di Davina ad uno scherzo stupido. “Non chiedere, non cercare di capire e non commentare. È peggiore di quel che pensi.”

“Klaus, prendi il grimorio e non farmi perdere altro tempo. Non me ne è rimasto molto” ringhiò con una lunga occhiata a Rebekah che la fissò immusonita. La vampira strinse gli occhi, sbirciando il fratello di soppiatto. “Siamo partire col piede sbagliato.”

Davina la ignorò, guardò la torre di mattoncini e poi il tappeto bruciato.

“Non sono abituata a vedere una ragazza mettere sotto Nik. L’ha detto, che sei una tosta.”

Cos’era, l’angolo delle confessioni fra ragazze? “E che altro ha detto, oltre a tosta?”

“È il tuo fidanzato. Dovresti sapere cosa pensa di te.”

“Non stiamo insieme.”

“Perché no?”

In nessuno universo parallelo sarebbero mai stati insieme.

“Quale stronzata ti racconti quando sei nel letto sola e non riesci a dormire?”

Eh sì. Era proprio la sorella di Klaus. Davina raccolse un giocattolo di Jope e tirò la cordicella. Quel suono doveva essere un nitrito?

Nik ha detto che stai affogando nel cercare di fare tutto da sola.”

Non affogava, era solo in alto mare. “Nik dovrebbe farsi gli affari propri.”

“Gli piace risolvere i problemi e tu hai un mucchio di problemi.”

“Non soffocherò il mio orgoglio per farlo sentire più uomo.”

“Una donna intelligente sa quando è il momento di chiedere rinforzi. Tu mi sembri una sveglia…

“No, grazie” scandì, dura. “Il suo conto è sempre troppo salato.”

“D’accordo. Allora parliamo di Kol.”

Davina alzò gli occhi al cielo e alla porta dello studio. Ma quanto ci metteva a tornare? “Noto la somiglianza con Klaus anche nella raffica di domande dell’interrogatorio.”

“L’abitudine” disse facendo spallucce.  

“Vuoi schiaffeggiarmi per aver rifiutato tuo fratello?”

Kol è un cagnaccio e quando viene ferito, diventa crudele. È la prima volta, nella storia della nostra famiglia, che una ragazza lo rifiuta in favore del fratello maggiore. Non c’è abituato.”

Non era andata così ma non avrebbe raccontato la storia da capo ad una sconosciuta.

Rebekah tacque mentre il vampiro tornava col grimorio. Klaus lo lasciò cadere fra le braccia di Davina che si accorse di due cose: restava a distanza e non puzzava più di bruciato.

Bekah, che stai combinando?” 

“Stringo amicizia con la tua fidanzata.”

“Chi ti ha detto di farlo?”

Davina affondò nella poltrona, le gambe incrociate e il libro in grembo. Portarlo via era escluso, Kol se ne sarebbe accorto. L’incantesimo di ‘costruzione’ doveva essere demolito, bastava annullare un ingrediente, magari… ma che cavolo…?! Gli incantesimi di Esther erano complicati e i simboli le ballavano di fronte agli occhi. Kol aveva messo una protezione al grimorio per impedirle di studiare il contro incantesimo! “Che gran bastardo!” esclamò sfogliando due pagine avanti e indietro. “Sleale e bastardo come tutti gli uomini!”

Ed ora che accadeva?

Davina alzò due occhioni scintillanti rabbia su Klaus. La guancia era ancora rossa per lo schiaffo di Rebekah e lo stomaco le brontolava un po’. Quando era affamata, il cattivo umore aumentava.

“Problemi?”

Uno solo. Stava per morire.

°°°

Elena era stata educata, per telefono. Le aveva spiegato la storia dell’Ancora e narrato l’incontro con Amara. Poi c’era stato un lungo silenzio, lei non aveva chiesto altro ed Elena non aveva domandato. Si erano salutate con ferma gentilezza.

“Se ha bisogno di cento e una strega, basterà allontanare la congrega da New Orleans.”

“Non acconsentiranno mai per non lasciare campo libero ai vampiri… e i vampiri, senza le streghe a tenerli a bada, si scaglieranno contro i licantropi.”

“Allora dovremo lavorare tutti insieme per castrare al volo il bastardo... potrei rivoltarlo su di lui con un incantesimo specchio…” sussurrò sovrappensiero, il piatto intonso. Se non poteva fermare Kol, doveva proteggere se stessa ed impedirgli di trasformarla nell’Ancora. L’unica cosa che le veniva in mente, era un sacrificio senza mezze misure. Le spalle si incurvarono lentamente. “Scusare… non sono il massimo del divertimento in questo momento…

“Mai stata l’anima della festa, cuoricino.”

“Quando morirò, ti sarà difficile trovare un’altra strega paziente e conciliante come me, vampirucolo…

Rebekah sgranò gli occhi. Lei era paziente e conciliante? Lei?!

“… e tanto per essere chiari, non mi dispiace averlo fatto. Se trapasserò con un credito, tornerò tutte le notti a tirarti le lenzuola.”

“Il veto di entrare in camera mia vale anche da morta.”

La vampira li guardò, stupefatta. Ma che razza di rapporto avevano quei due?

“Abbassa la voce, scemo! Siamo circondati.”

Le Chirac era uno di quei locali che piacevano alle ragazze, con i fiori freschi sul tavolo e i colori pastello alle pareti… e un’alta concentrazione di streghe, tanto per cambiare. Avevano preso a detestarlo appena seduti.

“Tu dove vai, di solito?”

“In un sacco di posti diversi. Soprattutto in bettole di terz’ordine, dove il bourbon è ottimo e puoi trovare buona compagnia, se lo desideri.”

“Non possiamo andarci ora?”

Per togliersi dal tiro delle streghe? Ben volentieri. “Sai giocare a poker?”

Rebekah fermò il cameriere e ordinò un altro bicchiere di vino. “Nik, tu non sai giocare a poker senza barare.”

“Non spoilerare la prima lezione” la rimproverò. “Spiegami perché sei qui, invece.”

“Non mi fido di lei” disse indicando Davina che posò i gomiti sul tavolo e il mento sui pugni. “Ha domato due fratelli su tre, sono preoccupata per Elijah.”

Era lusingata ed imbarazzata al tempo stesso, non avrebbe smentito l’impressione della vampira ma era divertente osservare le reazioni di Klaus. Davina prese coltello e forchetta e si accinse ad intaccare la bistecca ormai fredda. Come se fosse vero, il potere che le attribuiva!

Bekah…

“Vi innamorate sempre delle stesse donne, è vero o no?”

Sempre le stesse?! Davina lasciò andare le posate ai lati del piatto, torva, e fu come se qualcuno le avesse tirato una schicchera direttamente nel cervello. Sempre le stesse… sempre lo stesso sangue.“È sempre stato sotto gli occhi di tutti e non ce ne siamo mai accorti!” esclamò all’improvviso. “Ayana è una discendente di Qetsiyah. Qetsiyah è la capostipite della famiglia Bennett. Le Claire sono imparentate alla lontana con le Bennet e Kol ha sempre usato una Claire per i suoi scopi” disse, scandendo bene le parole. “Elena, Katherine e Tatia sono tutte discendenti di Amara e Kol ha bisogno di una strega Claire per tenere aperto il Passaggio e di un’Ancora immortale, discendente da Amara, per unire i due mondi.”

“Elena” disse, asciutto.

Qetsiyah è una Viaggiatrice e ha usato l’Espressione per creare l’Altro Lato. Vostra madre praticava l’Espressione e ha usato una variante dell’incantesimo di Qetsiyah per trasformarvi… ma chi glielo ha insegnato? Ayana! E non è strano che Ayana abbia scelto una strega Claire per manifestarsi? Una genia di streghe sfruttata secolarmente da un figlio di Esther? E quante Viaggiatrici hai conosciuto recentemente?”

“Nadia. Figlia di Katherine e di un Viaggiatore” concluse con un ghigno beffardo. “Ma tu guarda…

“Dobbiamo parlare con Liv, forse sarà in grado di invertire l’incantesimo di Kol o di fermarlo. I Viaggiatori usano un altro linguaggio rispetto a noi streghe… e i simboli non ballavano, stupida che sono! Non c’era alcuna protezione, non riuscivo a leggerli perché ero sulla pagina giusta!” esclamò. “Non mi importa come lo fai e quante persone moriranno nel frattempo, ma trascina qui quella ragazza e in fretta!”

Una scintilla di divertimento gli brillò negli occhi. Le piaceva, dare ordini. Soprattutto a lui.

“Dì ad Elena di trovare una strega che pratichi una magia di occultamento così che Kol non possa trovarla. E che stia attenta a non tagliarsi. Non deve prendere il suo sangue, neppure una goccia.”

Klaus mise di sorridere e la sua espressione si appiattì in una totale noncuranza. “Cosa ti fa pensare che abbia voglia di attraversare il paese per farmi sbattere la porta in faccia?”

“Diglielo da dietro la porta” sorrise e tornò a sedere, tagliando un altro pezzo di bistecca. “Va ora, e porta qui la Viaggiatrice. Che non le sia torto un capello o ne risponderai personalmente.”

Il vampiro la fissò e un pensiero oscuro lo fece sogghignare. “Sei una vera stronza, Davina Claire.”

“Ti piaccio proprio per questo!”

Rebekah girò una ciocca attorno al dito e la riportò dietro la spalla. “Ed ora che farai?”

“Finirò il pranzo e radunerò la congrega.”

“Ma sta andando da lei.

“Sì, il piano è quello.”

“Ci ritroveremo di nuovo Elena Gilbert e le sue amiche fra i piedi…” sospirò stringendo la radice del naso. “Un giro di shopping?”

“Volentieri ma sono in bolletta cronica.”

“Io no.” Rebekah sventolò la carta di credito e sorrise con tutta la faccia. “Sistemiamo i capelli, cara?”

///

“… e quante ce ne sono?”

“Dopo la guerra, siamo scese a duecentosettantacinque.”

Duecentosettantacinque streghe. Il censimento interno della congrega vibrò fra le mani di Davina. “Più di quante gli servano per completare l’incantesimo” disse appoggiandosi al taglio del tavolo del laboratorio che era stato sgomberato dalla solita confusione di pozioni magiche ed ingredienti sfusi.

“E ci sono decisioni da prendere per l’organizzazione della Festa. C’è un incontro col sindaco giusto stasera.”

“Catering ed orchestra, Marguerite?” domandò, sottovoce. “Pensi che mi importi se il caviale è la scelta migliore rispetto al paté?”

“Davina Claire, quando hai deciso di assumerti la responsabilità delle tue sorelle…

“D’accordo, d’accordo!” esclamò alzando le mani. “La soluzione non si presenterà certo in quell’ora di riunione…

“Ti lascio il memorandum.”

Davina annuì, pensierosa. Erano passati tre giorni e nessuna notizia era giunta dal fronte. Cosa ancora più inquietante, Kol era sparito. A sentire Hayley, era partito per un raduno d’auto d’epoca, la nuova passione.

“Toc Toc!” Rebekah mise la testa dentro il locale con un sorriso smagliante che cozzò subito sul suo broncio. “Che succede, dolcezza?”

Succedeva che la sicurezza ostentata iniziava a franare. “Mh… nulla. Che ci fai qui? Ho dimenticato un appuntamento?”

“Ci sono anche io.”

Hayley?

“Basta lavorare, andiamo a fare shopping!”

Becky, hai comprato tutta New Orleans e non intendo approfittare ancora della tua generosità.”

“Non lo farai. Diglielo, cognatina.”

“Elijah è riuscito a sbloccare i fondi di Marcel e la tua carta di credito ha ripreso a funzionare.”

Non era più povera?! “Vi avevo detto…

Rebekah le prese le mani fra le sue e sorrise dolcemente. “Dì solo ‘grazie’.”

O ti mangio la testa, pensò sfarfallando le ciglia. Doveva arrendersi alla potenza delle due donne. “Che cosa avevate in mente?”

Mystic Falls

L’arredamento era cambiato ma la gente che lo frequentava era sempre la stessa. Il secchione col naso nei libri, il quarterback con la giacca della squadra, le ragazzine che si scambiavano segreti negli angoli… e la barista con la gonna troppo corta e l’aria gotica che serviva dietro il bancone, prendeva le ordinazioni, sbuffava quando credeva che nessuno la vedesse e contava con discrezione e rammarico la poca mancia lasciata sul tavolo.

Klaus l’aveva vista infilare il denaro nella cassa, i bicchieri nel lavello e udito un mormorio provenire dalle sue labbra.

Remember when you were young, you shone like the sun. Shine on you crazy diamond. You reached for the secret too soon. You cried for the moon.

Aveva fatto centinaia di chilometri. Li aveva passati tutti a rimuginare le parole di Davina. La conclusione non era stata piacevole. Doveva farsi uno scotch.

“Uno scotch.”

“Alle cinque del pomeriggio? Non è un po’ presto per bere?”

Liv aveva alzato gli occhi dai bicchieri, l’aveva fissato con curiosità e dubbio, chiuso il rubinetto ed infilato la mano sotto il bancone. Il tappo era stato svitato con forza, il sigillo strappato. Il gorgogliare del liquore nel bicchiere, gli aveva ricordato che da troppo tempo non si nutriva.

“Hai un’espressione schifosa, cagnone.”

L’apice della giornata. “Quando stacchi?”

“Fra un’ora.”

“Vieni con me a New Orleans?”

Liv aveva mosso l’indice contro il vetro della bottiglia, si era tolta il grembiulino e fatto un cenno al ragazzo in turno con lei. “Me ne vado, emergenza familiare. Coprimi.”

Si era portata via la bottiglia e i dieci dollari dell’ordinazione. La prima cosa che aveva fatto, salendo in macchina, era stata buttare giù un sorso di scotch e ficcare subito la bottiglia sotto il sedile. Al semaforo centrale della città era sprofondata nel sedile, raccogliendo i capelli contro il collo. Klaus l’aveva guardata, torvo. “Ma che stai facendo?”

“Mi nascondo” aveva sussurrato insaccandosi ancora di più nelle spalle. “È verde, parti!”

Klaus era partito e per più della metà del viaggio, Liv non aveva parlato. Gli aveva solo chiesto di fermarsi alla stazione di servizio per usare la toilette. Era tornata masticando un sandwich e gliene aveva portato uno. Al roast beef. L’aveva mangiato appoggiato al cofano del SUV, Liv si era tolta gli stivali e sgranchita la schiena, commentando il debole tramonto con un mugolio.

“Da chi stai scappando?”

“Da una città di merda e da un ex asfissiante. Tu da chi stai tornando?”

Klaus l’aveva guardata, la criniera dorata incendiata nell’ultimo raggio di sole. Il doloraccio che lo perseguitava era ricomparso. L’aveva affogato con un lungo sorso di scotch.

“Quei due hanno fatto pace, alla fine?”

Erano proprio quei due, il problema. 

“Hanno litigato e lanciato un incantesimo di troppo?”

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 27
*** In un verso o nell'altro ***


Rousseau’s

Era riuscita a fare tutto, anche a mettere d’accordo quattro razze diverse alla riunione col sindaco. Possibile non le riuscisse di buttar giù due stupide righe di discorso?! Non era una di quelle cose che potevi reperire su Internet, cambiare qua e là e riproporre a centinaia di persone... proprio no.

Davina aveva infilato le mani nel nuovo taglio di capelli dal ‘sapore sofisticato ed europeo’ e i gomiti si erano allargati piano piano, finché la bocca non aveva raggiunto la cannuccia gialla del cocktail che Rebekah l’aveva assicurata essere analcolico. Aveva un sapore strano ma era buono.

“Licantropi vegetariani… alcuni addirittura vegani…

Rebekah aveva riso e ordinato un altro giro.

“A quel punto, Elijah ha fatto notare che se accontentavamo il branco, la comunità dei vampiri avrebbe risentito della mancanza di un’ala dedicata…

Il secondo bicchiere era arrivato, più carino del precedente. Davina ne aveva ammirato i colori, prima di attaccarlo.

“… e il sindaco, per non scontentarlo, ha promesso un rifornimento diretto dall’ospedale, chiedendo in cambio discrezione eccellente…

La cannuccia era affogata fra le labbra e il liquido saporito le aveva riempito la bocca.

“Cosa saranno, brocche con su scritto il gruppo sanguigno?” Un buffo mal di testa le aveva fatto socchiudere le palpebre. “Scusa, ti annoio…

“Nient’affatto, cara.” Rebekah aveva messo via il cellulare, sorridente. “È una festa con i fiocchi, cosa indosserai?”

Santo cielo, l’aveva scordato! Doveva ancora scegliere lo stupido vestito e mancavano solo sei giorni! “Uccidimi, ora. Fallo subito!”

Un’altra risatina deliziata era trapelata dalle labbra della vampira. “Sai cosa ti ci vuole? Un bel massaggio rilassante e un personal shopper che indovini i tuoi gusti.”

Davina l’aveva guardata, speranzosa. “Mi aiuterai?”

“Non parlavo di me. Ciao, Nik!”

Quel nome aveva stordito anche le cellule celebrali che non sapeva di avere. Davina si era voltata velocemente e il locale si era mosso a piccoli scatti ravvicinati. Il mal di testa era peggiorato e si era presentata una punta di nausea. Liv l’aveva guardata e poi aveva assaggiato il suo cocktail, annunciando che era ‘fatta di vodka’.

“L’hai fatta bere?”

“Ho solo scambiato il suo succo di frutta col mio.”

“È astemia!”

Perché il vampiraccio le urlava nel cervello? Era lei ad essere arrabbiata, era sparito quattro giorni e non si era degnato di mandare neppure un piccione viaggiatore!

Quando le aveva domandato qualcosa circa la quantità di succo di frutta ingerito, la strega l’aveva guardato, pensando che non era proprio il suo tipo. Era sgarbato, fastidioso, insolente, pedante, crudele, aveva un cattivo rapporto col rasoio e a dirla tutta, stava proprio da schifo, in quel momento. Si tormentava ancora per qualcosa finito, forse mai iniziato e probabilmente neppure vero?

“Devi stare attenta a quello che ti mettono di fronte, cuoricino... soprattutto se proviene da mia sorella!” Klaus aveva ringhiato l’ultima parte, fulminando Rebekah che aveva fatto spallucce. “Cercavo di farla divertire, è sempre così seria e controllata…

Era la prima Strega di New Orleans, doveva mantenere un certo contegno… come in quel momento: poteva scegliere di piombare a sedere o traballare sui tacchetti. Per sicurezza, puntò le mani sul tavolo, rivolgendosi a Liv. “Abbiamo bisogno che tu acceda al grimorio ed interpreti i simboli che io non posso leggere. È un incantesimo di Espressione, dovrebbe rientrare nel tuo campo.”

Liv era rimasta imperturbabile. Aveva schioccato le dita e chiamato il cameriere, posando i piedi sulla sedia vuota di fronte a lei.

“Elena è stata avvertita?”

“A lei penserà mia sorella.”

“Hai una sorella?” Klaus aveva tirato via la sedia e gli stivali di Liv erano piombati sul pavimento. “Non era un gemello?”

“Ho anche un altro fratello psicopatico che ha cercato di sterminare la nostra famiglia, ti interessa?”

“Ce n’è uno in tutte le famiglie.”

Rebekah aveva sorriso al ghigno beffardo di Klaus e Davina aveva pensato che era riuscita a sistemare anche quello e che poteva tornarsene a casa a dormire. Il reggiseno nuovo la stringeva troppo, togliendole il respiro e le bellissime scarpine che avevano urlato ‘adottami’ dalla vetrina, imponendole un’opera di bene, le facevano vedere le stelle. “Temo di dovervi abbandonare, devo fare mille cose domani…

Liv le aveva aperto la borsetta e sequestrato le chiavi della macchina. “Non puoi guidare, sei ubriaca.”

Nik, accompagnala.”

“Camminare la farà riprendere dalla sbornia.”

“Ma che cavaliere!”

“No, ha ragione” aveva sussurrato, guardando apertamente il vampiro. “Hai un aspetto orribile. Sei affamato e hai ripreso a non dormire.” 

Vero. Non esisteva più un’alba e non tramonto. C’era solo lo scorrere incessante delle ore, tutte uguali, tutte similmente vuote.

“Ti dico cosa ho scoperto mentre te la spassavi con la tua bella…

Eccola, la gelosia! Erano bastati solo due cocktail per tirarla fuori! Rebekah sorrise, soddisfatta di se stessa.

“Siamo tutti collegati dal sortilegio iniziale! Tutti noi subiamo una sorta di ‘richiamo’… come quello che attira i dopplerganger uno verso l’altro” aveva biascicato e i gomiti si erano piegati leggermente. “Quando lo dirò a Kol, morirà dal ridere…

L’aveva pensato ma era un’illazione. Non avevano le prove che fosse vero. “Non fa ridere, strega...”

“Puoi smettere di tormentarti per quella provincialotta senza spina dorsale…

Quella ragazza era fatta di tutta un’altra pasta rispetto alle donnette che Klaus frequentava di solito… e condividevano la poca simpatia per Elena Gilbert. Rebekah sospirò, felice. 

Davina aveva tentato di infilare la giacchetta ma i tentativi erano andati a vuoto. “Ti sei lasciato massacrare come un stupido babbeo!” rise, finchè un pensiero che nessuno indovinò le aggrottò la fronte. “Sei un Mikealson, per la miseria. Comportati come tale!”

Ed ora aveva detto qualcosa di troppo! “Cara, ti porto a ca… sa” sussurrò Rebekah guardando il tavolo vuoto. “Ma dove sono finiti?”

Liv mosse l’indice, indicando la porta. “Se la getta nel fiume, ha tutta la mia simpatia.” 

///

C’era un motivo per cui aveva seguito il ‘cagnone’ come una groupie segue il musicista preferito durante i tour: Mystic Falls la annoiava a morte e quel tipo attirava guai come una calamita.

Ad esempio.

Sei seduta a farti gli affari tuoi, sgranocchi una barretta energetica e cerchi di interpretare il cazzuto grimorio che ti hanno messo in mano, e già lì capisci che è valsa la pena macinare chilometri in compagnia di un vampiro taciturno e tormentato che normalmente eviteresti. Suonano alla porta. Pensi sia il lattaio, un amico in visita, una consegna dalla lavanderia. Entra una donna urlando il nome del cagnone, ti guarda, fai un cenno di saluto ed indichi il piano superiore. Lei urla di nuovo e appena scorgi l’espressione di lui, capisci che è nei guai, grossi guai. Il ceffone che gli molla non lo vedi bene perché lei ti da le spalle, ma senti il rumore e pensi ‘che pezza!’ e rimetti gli occhi sui simboli, evitando di accartocciare la cartina della barretta per non fartene dare uno anche tu. Nel contempo, la bambina inizia a piangere, la madre salta fuori dal suo nascondiglio planando come un falco sul cagnone, lo sbirci, stretto fra due fuochi e un tipo fico dall’aria austera e in maniche di camicia, ti domanda se vuoi una tazza di caffè o se preferisci due uova strapazzate. Nessuno ti prepara più la colazione da secoli ma hai una dieta da seguire e scuoti la testa, mentre la disputa infuria. La sorella emerge semiaddormentata dalla propria stanza, chiede se ‘per favore possono abbassare la voce’, nessuno le risponde e con un gemito se torna in camera sua, sbattendo la porta e chiudendola a chiave. La madre sparisce a cambiare la bambina, la donna bionda lo addita come ‘il più rivoltante degli esseri umani’ e marcia verso l’uscita non senza averti gettato un’altra occhiata prima, tu giri la pagina e guardi l’orologio sul cellulare. Sono solo le nove del mattino. “Mh…

“Tu che hai da dire?”

“Ho fatto proprio bene a salire sulla tua macchina!”

“Stai capendo qualcosa di quella roba?”

“Sì.”

“Bene” dice e ti da la schiena ma non sa bene cosa fare. Ti chiedi se sia meglio stare zitta o gettare un po’ di paglia sul fuoco ma sono le nove e cinque, devi riempiere la giornata. “E tu ci stai capendo qualcosa?”

Aveva promesso a Marcel di badare a lei. Morderla e tentare di affogarla nella fontana di Dauphine Street di fronte a decine di persone, non faceva parte dell’accordo. Non se la sarebbe cavata stavolta. Troppi testimoni, compresi gli amichetti gay della strega. Erano stati loro ad allontanarlo da Davina. Camille era fuori di se, Hayley gli aveva suggerito di restarsene in disparte per un po’, per far calmare le acque ma le streghe volevano metterlo ai ceppi. E Raperonzolo se ne usciva con l’orribile domanda.

Voleva essere solo uno scherzo e un modo per farla riprendere dalla sbornia ma la strega non era riuscita a chiudere la sua bellissima boccaccia e gli aveva detto che le era mancato, ‘perché diavolo non si era fatto sentire tutto quel tempo, era davvero con Elena’?

Non le bastava passarlo al tritacarne, doveva anche piantargli gli occhioni in faccia ed abbracciarlo! La mente era andata in loop sul ‘mi sei mancato’, l’aveva morsa per difesa, e mentre stringeva il corpicino morbido e fragile, le sue mani l’avevano improvvisamente spinta nell’acqua e tenuta sul fondo. Qualcuno l’aveva tirato via e Davina era riemersa sputando e gemendo per lo spavento e lui aveva pensato che aveva succhiato troppo poco, che avrebbe dovuto ucciderla e le aveva gridato che ‘quel marchio le sarebbe rimasto addosso per settimane, così che tutti vedessero cosa significava prendersi gioco di un Mikealson, fosse stata anche la Prima Sgualdrina di New Orleans!’

Davina lo aveva guardato, stretta contro il petto del suo amico, gli occhi enormi e luccicanti, la morte sul volto. Il doloraccio al cuore si era ripresentato, togliendogli il respiro. Aveva pregando che facesse in fretta, in un verso o nell’altro. Non era accaduto nulla. Il dolore era rimasto lì e ancora pulsava.

Din don

E via, si ricominciava!

Liv si era sistemata in direzione della porta, e Klaus l’aveva guardata, lasciando cadere il braccio lungo il fianco. “Ti diverti, eh?”

“Moltissimo” aveva confermato con un sorriso allegro. “Cosa sarà, stavolta? L’inquisizione?”

Il tribunale delle streghe, aveva pensato spalancando la porta.

“Metterò il vestito bianco. Non farmi sfigurare.”

Liz aveva allungato il collo, stupefatta. Che nerbo! La credeva rinchiusa nella cameretta a piangere e invece…

“Marguerite è furiosa e la congrega vuole la tua anima. Pensano di estromettervi dalla Festa delle Benedizioni ma l’ultima cosa che voglio, è un’insurrezione di vampiri e una nuova guerra. Gli inviti sono stati spediti e la musica scelta. Tu parteciperai come avevano deciso. Sarai al mio fianco, ti dipingerai un bel sorriso e farai finta di non odiarmi. Pensi di reggere più di tre ore?”

L’aveva detto tutto d’un fiato, cercando di non respirare nelle immediate vicinanze. Davina aveva dovuto scegliere il minore dei mali: paventando lo svilupparsi di un mucchio di nuovi problemi, aveva preferito affrontare l’unico che poteva ridurre in polvere con un movimento del capo.  

“Porterò i capelli raccolti ma il morso si sta chiudendo, perciò dovrai rifarlo.”

Un brivido gelido lo aveva attraversato e si era trasformato in un calore insopportabile nei lombi. Lo sguardo era corso al collo: il morso era scoperto e visibile a tutti. Un’altra ondata di eccitazione e possesso lo aveva costretto a stringere i pugni per impedirsi di afferrarla.

Davina aveva individuato il percorso visivo e aveva girato un po’ la spalla, offrendogli quasi il profilo. “Sono cicatrici di guerra. Non me ne vergogno, Klaus.”

Il vampiro aveva artigliato il taglio della porta, respirando affannosamente. Non abbassava la testa, non si sottometteva e continuava a sfidarlo col suo sguardo da basilisco, pronta ad tramutarlo in pietra se voleva.

“E trovami un anello decente. Non vedo anelli a questa mano.”

Se non poteva sconfiggerla, doveva tirarla dalla sua parte. Totalmente.

“Sarà Kol ad aprire le danze con me. È già deciso.”

Quante cose aveva deciso senza consultarlo! “E se non fossi d’accordo?”

“Non è un problema mio.”

Klaus aveva inspirato, ridicolmente infatuato della leadership della strega.

“Devi sempre mostrare al nemico quel che vuol vedere. Kol vedrà i morsi, ascolterà qualche pettegolezzo ben distribuito qua e là e il suo naturale senso di protezione verrà a galla. L’ho sentito, quando mi ha baciato. Prova ancora qualcosa per me ed è quel qualcosa che useremo come leva.”

Era fuor di dubbio che Davina avesse sempre ascoltato le loro chiacchiere senza farsi scoprire e preso un bel po’ di appunti.

La strega aveva esalato un sospiro ridicolo e le labbra si erano distese in un sorriso ironico. “Forse hai ragione, Klaus. Forse sono davvero la ‘Prima Sgualdrina’ di New Orleans… ma è anche vero che mai nessun Mikealson si toglierà la soddisfazione con me!”

Klaus l’aveva afferrata e il tremore che provava, gliel’aveva trasmesso tutto. Sorpresa dal movimento improvviso e da un languore dilagante, Davina era rimasta immobile.

Liv aveva guardato l’orario sul cellulare. Solo le nove e quaranta. Entro sera l’avrebbe crocifisso, impalato e mummificato.

“Non sono cose da discutere sulla porta di casa” aveva sentenziato sollevandola di peso. Davina si era aggrappata per paura di cadere, e le unghie avevano strofinato prima il cotone della maglia e poi la pelle del collo, proprio dietro la nuca. L’aveva sentito respirare brevemente e il braccio che la cingeva aveva stretto di più. Percorrere la via inversa, aveva incendiato tutte le fibre del corpo. Nel lento movimento discendente aveva percepito tutto. La durezza del muscoli e la sua eccitazione. Lo sentiva premere contro il ventre, subito sotto l’ombelico.

Klaus aveva afferrato la mano che teneva ancora sulla sua spalla, le vene del polso battevano impazzite, superficiali alla pelle. Davina lo aveva seguito su per le scale, fino allo studio dove era entrata, certa di stare per morire, in un verso o nell’altro.

Il vampiro si era appoggiato alla scrivania, tirandola verso di se, incastrandola fra i propri piedi, racchiudendo le piccole mani fra le sue. Riconosceva l’impronta di Rebekah nei vestiti che indossava. Sarebbero stati benissimo sul pavimento.

“Mi sono innamorato decine di volte, Davina. Ho avuto migliaia di donne e non ho mai capito perché non funzionasse con nessuna di loro. Ho qualcosa che non va, se una donna prova interesse per me, riesco sempre a farla scappare o la allontano prima che si leghi troppo… ed è sempre stato così, sempre… e non c’è mai stata una ragione vera…

“Mi hai trascinato per i capelli e quasi affogata in un metro d’acqua, tutto per aver detto ‘mi sei mancato’.”

Il pollice aveva premuto il centro del palmo della mano, accarezzandolo su e giù. I brividi le erano corsi lungo le braccia.  

“Reagisco male quando raggiungo certe verità, cuoricino…

“Quale verità?”

“Che ti appartengo, strega.”

Il blu dell’iride era comparso sotto le ciglia nere e si era scagliato agitato dentro di lui. Per molti secondi, non aveva parlato. “È un comodato d’uso gratuito o devo pagare un affitto?”

Uno sbuffo allegro gli aveva arricciato le labbra. Scostarle i capelli dal viso e accarezzare lento la guancia e le labbra, era stato come innescare la miccia.

Il cuore di Davina aveva avuto un sobbalzo ma il corpo si era già allontanato. “Non sono stata chiara?” aveva balbettato, scura in volto. “Nessun Mikealson troverà mai soddisfazione da me.”

Klaus aveva sorriso, allargando le braccia e puntando le mani sul bordo della scrivania “Adoro quel ‘mai’. Dillo un’altra volta.”

Un sorriso ironico e falso era trapelato dalle labbra di Davina. “Ho promesso a Marguerite una dichiarazione pubblica di scuse. Mettiti a lavoro, scrivi la più insincera delle lettere ed imparala a memoria. Abbiamo una riunione d’emergenza col sindaco. Quel poveraccio ha quasi avuto un infarto ieri sera.”

“Avete bocciato la mia proposta musicale, sono molto scontento.”

“Avrete un buffet tutto vostro, non tediarmi.”

“Siamo a New Orleans… dove le avete trovate, le vergini sacrificabili?”

L’aveva detto, Elijah, che se ne sarebbe uscito in quel modo! “Non avevamo abbastanza fondi per le tue escort, Klaus.”

“Poco male. Non accettano più i miei soldi.”

“Come mai?”

“Va a sapere” aveva sorriso guardandola dall’alto in basso. “Quel morso non è una cicatrice di guerra, Davina. Ho solo resto più evidente che sei mia.”  

La strega aveva alzato le sopracciglia, sorridendo con fastidio. “Io non ti appartengo.”

Klaus aveva riordinato la scrivania, dandole le spalle. “Eccome e ti piace l’idea o non te ne andresti in giro sbandierando il mio marchio.”

Davina era avvampata, colpevole.

“Allora siamo in affari, socia?”

Socia suonava di complicità. “Significa che posso usare il tuo nome intero ed entrare in camera tua?”

“Avevo capito che ‘mai’ e poi ‘mai’ saresti entrata in camera mia… ma forse il tuo ‘mai’ ha una durata diversa del mio ‘mai’.”

Un broncio sanguinario si era formato sul volto della strega. Dopo un secondo, era già fuori della porta.

Le labbra di Klaus erano schioccate, soddisfatte. Curioso inizio di relazione. Forse sarebbe andata meglio delle altre…

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Capitolo 28
*** E tu chi sei ***


“Se gli impediamo di aprire il Varco, l’incantesimo crollerà su se stesso.”

Era stato il modo di Liv per fermare la brusca ritirata di Davina e godersi qualche altro minuto di divertimento a spese altrui.

Erano solo le dieci e dieci, in fondo.

Senza alzare gli occhi dal grimorio, le aveva allungato la lista con gli ingredienti che le servivano. Davina aveva piegato il foglio, infilandolo nella tasca posteriore dei jeans. “E come facciamo?”

“Le streghe possono decidere di rinunciare ai propri poteri. Basta nasconderli in un luogo sicuro ed insospettabile. No poteri, no party. Se anche riuscisse a ricreare l’Altro Lato, senza il Passaggio resterebbe un mondo separato. In breve, collasserebbe e sparirebbe.”

“Quanto tempo ci impiegherebbe?”

“Non posso saperlo con certezza.”

“La Prima Strega di New Orleans non può guidare la congrega priva di poteri.”

Due paia d’occhi ruotarono verso l’alto, Klaus scese rumorosamente lungo le scale per manifestare tutto il suo dissenso. “Devi trovare un’altra soluzione, Olivia.”

“Non so che idea tu ti sia fatto, ma non organizzano dimostrazioni di incantesimi come rappresentati di tuppenware, cagnone. Non se ne accorgerà nessuno.”

“Ha pisciato sul tuo territorio e l’ha fatta franca, cuoricino. Rinuncia ai poteri e ti costringerà a baciare il terreno su cui cammina.”

Davina lo fissò, seccata: trovava sempre le parole giuste per irritarla! “Quando tratti i tuoi affari, devi capire chi hai davanti, quanto basso puoi colpire e qual è l’ambiente migliore per farlo. Me l’hai insegnato tu.”

“Ho anche detto che ‘devi capire quello che vuoi, raggiungere un compromesso con quello che puoi ottenere e mettere in conto il fallimento’.”

Sarebbe stata sola, senza protezione, completamente distaccata dal mondo naturale e in balia del cretino. “Il fallimento non è contemplato, Klaus. Se non riesci a proporre alternative valide, chiudi la bocca.”

Klaus aveva chiuso la bocca, ma il grugnito l’aveva udito lo stesso. “Tua la decisione, tue le conseguenze. Rinuncia ai poteri e dovrai cavartela da sola.”

Secco come la ghigliottina del boia. Non aveva neppure ventilato l’ipotesi di aiutarla.

Liv sfogliò tutte le pagine del grimorio col dito, più volte, come se fosse una guida telefonica. “Restiamo propositivi e pensiamo ancora. Come fa Kol ad avere tutto quel potere? Come ha fatto a sbloccare tutti i canali energetici?”

Un moto di insofferenza arricciò le labbra di Davina. “Dovevo lasciarlo morire su quel prato” ringhiò e il fruscio della pagine si fermò all’improvviso. “Il prato!”

“Te l’avevo detto che era troppo ma tu hai detto ‘spingiamo ancora un po’’ ed io ho spinto!” la redarguì Liv, battendo le mani sulle cosce nude e appena coperte dalla minigonna. “Abbiamo spinto troppo!”

E le condizioni erano favorevolissime! Fra la pioggia, i fulmini, l’aria carica di elettricità statica e il terreno… “Dobbiamo invertire l’incantesimo e scaricarlo come una batteria.”

“Non c’è una nuvola in cielo e siamo in pieno giorno.”

Un riso sommesso la astrasse dai pensieri. Davina girò la testa verso il vampiro che le osservava a distanza. Si era versato da bere e sogghignava.

“Hai lanciato un incantesimo su Kol per proteggerlo da me, ma quello stesso incantesimo te l’ha fatto scoprire a sbaciucchiarsi con Elena Gilbert… e sempre grazie a quell’incantesimo

“Ho capito dove vuoi arrivare, mi sono fregata con le mie mani.”

“Già!” rise e buttò giù un sorso di scotch. “Dovresti prestare maggiore attenzione alle tue azioni, Davina.”

“Non mi pentirò di qualcosa che ho fatto ritenendolo giusto” sibilò. “Io non abbandono nessuno, a differenza di una certa persona che mi avrebbe voltato le spalle, appena avessi perso i miei poteri!”

Liv sbirciò la faccia del vampiro e il cellulare. Le dieci e mezzo.

“Dovrai trovare un’altra strega pronta a soddisfare i tuoi capricci. Io ho chiuso con te!”

“Ehi, ciao!”

Davina era sussultata udendo la voce di Hayley. Elijah la accompagnava e teneva in braccio la bambina. Aveva aggrottato la fronte, scorgendo la sua espressione. La strega lo aveva prontamente ignorato, marciando verso l’uscita. “Ti chiamo se mi viene in mente qualcosa, Liv.”

“’k…” rispose roteando gli occhi sul vampiro, immobile ed appoggiato al mobiletto dei liquori.

Klaus la guardò in quel momento, sorridente.  “Visto? L’avete trovata, un’altra soluzione.”

///

Josh, è meraviglioso!”

“Sei uno schianto. Se non fossi così sicuro di me, cambierei sponda.”

Aveva coordinato gli ultimi preparativi per la festa, parlato con i fornitori, appeso alcuni addobbi, spedito altri inviti e poi bam!, Josh le aveva ricordato la prova dell’abito.

Solo l’occhio allenato di uno della razza superiore avrebbe potuto scovare l’abito perfetto nascosto fra tutti gli altri.

Il decoro che sosteneva l’unica spallina, correva attorno alla scollatura e la gonna longuette col piccolo spacco era deliziosa. Al diavolo il vestito troppo bianco, troppo scollato e troppo lungo che la sarta non voleva saperne di accorciare!

Josh si allungò sulla chaise longue, una gamba sull’altra. “Ho controllato: anche se Amazon fa consegne in giornata, non assicurano che il vestito di Malefica arrivi per tempo.”

“Non importa, prendo questo.”

Il ragazzo alzò il pollice e mise via il cellulare. “Hai scritto il discorso?”

Il broncetto si riflesse nello specchio. “Sembra che da sola non riesca più a fare niente, Josh. Non è un calo di autostima… ho la mente occupata da milioni di pensieri.”

“Posso aiutarti?”

Ecco. Aveva solo bisogno di udire quello. ‘Posso aiutarti’ non ‘cavatela da sola’. Davina si scurì. “Devo trovare un luogo altamente energetico in cui invertire un incantesimo…

Mh… per altamente energetico, cosa intendi?”

“Forze vitali. Manifestazioni di energia allo stato puro… contatto con la natura, le solite cose…

“Una festa di licantropi nel bayou potrebbe andarti bene? Aiden mi ha dato buca stasera… devono festeggiare un compleanno o un fidanzamento…

Ancora niente dal fronte ‘accettazione da parte del branco’. Davina strusciò la mano sulle sue spalle. “Ne parlerò con Liv e chiamerò Aiden” disse sottotono, appoggiando la testa alla sua spalla.“Josh… ho… mandato al diavolo Klaus…

“Hai fatto be… cioè, ehm… perché l’hai mandato al diavolo?”

“Mio fratello è uno scemo patentato e non chiude mai la bocca.”

Rebekah irruppe nel salottino prove seguita da tre commesse e una serie impressionante di vestiti al seguito. La vampira sorrise a Davina, squadrò appena il ragazzo e le prese le mani, invitandola ad alzarsi. “Wow! Sei molto carina! Qual è l’occasione?”

“La Festa delle Benedizioni” sussurrò scambiando un’occhiata con Josh. “Non va bene?” 

“Il dresscode impone il vestito lungo, cara.”

Aveva sbagliato l’abito e doveva ricominciare tutto da capo! Davina gemette, sconsolata. “Mi arrendo… fa di me ciò che vuoi” sospirò. “Non ne posso più…  

°°°

“Grazie per avermi costretto ad affondare gli stivali in questa palude putrida… scommetto che ci sono anche le piattole, qua dentro…

Aiden?”

“Solo sanguisughe. In abbondanza” rispose con un sorriso di scuse.  

Era stata una pessima giornata e concluderla sgusciando attraverso una romanticissima festa di fidanzamento per calarsi fino all’inguine nell’acqua torbida del bayou, era l’ultima che cosa che aveva in mente!

“Quella carina è arrivata! Brgh! Che puzza!”

! Erano tutti d’accordo che la palude non era un centro benessere ma continuare a dirlo non l’avrebbe resa più profumata. “Ce le hai?”

Rebekah scivolò fino al bordo fangoso, ondeggiando un po’ sulle gambe. Infilò la mano in tasca ed estrasse due fialette di sangue. “Al volo!”

“No, non tirarle!” Se fossero cadute nell’acqua, chi le avrebbe più trovate? Davina camminò faticosamente fino alla riva. “Sei certa di volerlo fare?”

“Le ragazze devono restare unite. Nik non verrà certo qui a squarciarsi le vene per te. Era di pessimo umore quando l’ho incrociato. Rubare quella fialetta ha richiesto quasi due ore di appostamento” borbottò mettendo i piedi nell’acqua. “Questa cosa non ucciderà il mio fratellino, vero?”

“No. Lo scaricherà dell’eccesso di potere che ha accumulato per colpa nostra.”

Liv sbuffò, spazientita. “Ci muoviamo? Posso sentire le piccole sanguisughe strisciarmi lungo le gambe!”

“Potevi mettere un paio di jeans” la redarguì Rebekah avvicinandosi al piccolo cerchio. “O una gonna più lunga. Li ho beccati entrambi a sbirciarti le mutandine.”

Liv tirò fuori una ciotola di legno dalla sacca a tracolla e la tese al centro  “Gli uomini lo fanno, gli ricorda la gonna della mamma.”

Davina la riempì di terra ed acqua e svuotò le due fialette all’interno. Elijah che sbirciava sotto la gonna di Liv? In quale mondo malato?

“Potrei raccontarvi una storiella su due gemelle haitiane da farli vergognare per il resto della loro vita!”

“Nessuno vuole ascoltarla, Becky.”

“Parla per te.” Liv la tacitò con un’occhiata. “Racconta.”

“Figlie di madre ignota, svolgevano una professione molto nota…

Davina si spazientì. “Possiamo andare avanti con l’incantesimo, per favore? Vorrei evitare di prendere un’infezione alle vie urinarie!”

Rebekah sogghignò sfilando un coltellino dalla tasca del giubbotto. “Dimmi quando.” 

°°°

Sua sorella era specializzata nel tirare fuori brutte storie di famiglia nei momenti meno opporti! Klaus aggrottò la fronte, guardando in basso. Appollaiato sul ramo più resistente dell’albero, aveva una visuale completa della festa e del piccolo rito che stava avvenendo nella rientranza circolare della palude. Il lupetto che si accompagnava all’amichetto gay di Davina, le teneva d’occhio a corta distanza. Quando il sangue zampillò dai polsi di Rebekah e arrossò l’acqua intorno alle due streghe, un battito di ciglia interruppe la cupa fissità dello sguardo.

°°°

Aveva già versato un mucchio di sangue, quanto ci mettevano? Rebekah ondeggiò e si sentì afferrare da Aiden. Il licantropo la prese in braccio e la ricondusse a riva, piano, per non disturbare le due streghe. In quel momento, un lupo nero li oltrepassò e si tuffò in acqua. Al rumore, Liv aprì gli occhi: il sacrificio di Rebekah non era sufficiente a catalizzare l’energia necessaria ad invertire l’incantesimo.

Un sommesso ringhiare accapponò la pelle ad entrambe. L’occhiata inquieta di Davina si fermò sul muso bagnato del lupo. Liv le passò il serramanico, indicandolo con la testa, sempre senza smettere l’inquietante litania. Il lupo si sollevò, e l’urto delle zampe anteriori spostò Davina di parecchi centimetri. Nell’istante in cui gli squarciò la gola, la voce di Liv si fece più acuta e il lupo cadde con un guaito straziante. L’ondata di sangue le arrivò addosso, nauseandola. La strega le afferrò la mano, le voci salirono e Rebekah pensò che era spaventoso ciò che sapevano fare. Rabbrividì e il licantropo al suo fianco cadde svenuto senza alcun motivo apparente. Il brusio della festa cessò di colpo e restò solo il crepitare del fuoco del falò.

///

“Ma tu dove sei stato finora?!”

E non la smetteva più di ridere, come se ridurlo ai minimi termini ed incapace di alzare un dito fosse una cosa divertente!

“La prima risposta che mi viene in mente è ‘in una bara per novanta anni’…”

“Ti va di restare? È tardi…

E si morse le labbra mentre lo diceva, giocando con i suoi capelli. “Ok…

Era arrivato al raduno d’auto d’epoca di pessimo umore, aveva scoperto la vecchia decappottabile tirata a lucido sul proprio posto ed il malumore era fiottato ai massimi livelli. Prima di risentirsi con l’usurpatore, aveva controllato la numerazione, l’area e concluso che sì, c’era stato un errore ‘ma siamo spiacenti, non c’erano più posti liberi’ aveva dichiarato l’organizzazione, profondendosi in scuse.

Seccato, era rimasto appoggiato alla macchina con lo stupido programma dei quattro giorni in mano, aveva incontrato lo sguardo brillante di una bruna piuttosto alta, lei gli aveva sorriso e il livello di malumore si era abbassato. Barbara si era presentata con nome e cognome, si era scoperta l’inconsapevole ladra del posto e dopo poco, l’aveva seppellito di domande di carattere automobilistico. Sul calar della sera, le domande erano diventate personali e quando lei gli aveva chiesto da dove veniva, Kol aveva evitato la solita risposta ‘da un mucchio di posti diversi’. Aveva risposto ‘New Orleans’ e Barbara aveva fatto una piccola smorfia. Non era in cima alle sue città preferite, troppi brutti ricordi. L’argomento non era più venuto fuori e sul calar del secondo giorno, Barbara gli aveva chiesto se aveva qualcuno da cui tornare. Kol aveva risposto ‘nessuno’ e si era adombrato. La terza sera, l’aveva preso per mano e tirato verso di se. Era molto alta, non aveva dovuto chinarsi granché. Neppure il bacio era stato granché. Si era ritratto, scusato e dichiarato ‘clinicamente morto dentro’. Barbara non aveva insistito ma le sue labbra rosate, di quel tipo che non ha bisogno di colore artificiale per risaltare, si erano incurvate leggermente. Aveva un bel sorriso, sincero e caldo. Il secondo bacio era andato molto meglio. Il resto non c’era bisogno di raccontarlo.

Ehi… contrariamente a quanto ho detto, potrei fare un salto a New Orleans se qualcuno me lo chiedesse…” Barbara gli si era accucciata contro, sorridente e uno spiritello dispettoso lo aveva fatto sorridere. “Come te la cavi con le occasioni formali?”

///

Non poteva mancare il bourbon, era pur sempre la casa di un vampiro. Liv frugò in ogni angolo, finché una bottiglia non comparve dietro l’anta di un armadietto. Agguantò tre bicchieri puliti e tornò sul letto di Davina, planandovi sopra a gambe incrociate. “Ma è ancora sotto la doccia?”

L’acqua aveva smesso di scorrere da cinque minuti buoni e le sembrava di aver udito un singhiozzo. Forse squarciare la gola di Klaus l’aveva turbata più di quel che pensava. Rebekah finì di cospargersi di crema e sbadigliò, allungando pigra la mano per chiedere di essere servita. L’incantesimo aveva steso ogni licantropo della città nel raggio di chilometri, persino Hayley aveva avuto un mancamento, a sentire Elijah. Non si era dimostrato preoccupato per il fratello, che giaceva incosciente e nudo sulla riva fangosa, bensì per Davina che continuava a guardare l’acqua putrida di sangue con aria torva.

“Tesoro, tutto bene lì dentro?”

Erano ad un passo così dalla vittoria e aveva quasi fatto fuori due Mikealson in una volta sola. Bisognava festeggiare, non frignare. Davina sciacquò il viso e collegò lo spinotto dell’asciugacapelli alla presa. Gli aveva ficcato il serramanico nella gola, avvelenata dal livore e dall’odio e quando il guaito l’aveva investita insieme all’ondata di sangue, aveva ricordato uno strano discorso di poco tempo prima.

Se perdessi il controllo, farei tante cose spiacevoli che nessuno apprezzerebbe…

Godrei nel vederti prendere coscienza della vera ‘te’.

Klaus, non ce ne sono altre. Ci sono solo io.

E tu chi sei, strega?

Davina si era guardata allo specchio, priva di risposta, e Liv aveva spalancato la porta, restandovi appoggiata contro. L’accappatoio bianco era un pelo più candido della pelle. Aveva un bicchiere quasi vuoto in mano, il piede nudo puntato sull’altro. “Medicina buona. Butta giù.”

Sorseggiato o ingoiato di colpo, il bourbon era cattivo sempre. Lo aveva rifiutato con un cenno del capo. “Kol tornerà domani, in tempo per la Festa. Non può entrare e trovarti col grimorio in mano.”

“Ho fotocopiato quello che mi serviva, posso lavorare su una panchina del parco se voglio.”

Fotocopiato?! Klaus le rompeva le palle anche se lo spostava da una stanza all’altra, il grimorio! Avrebbe dovuto causargli più dolore. Molto molto più dolore!

“Ehi ragazze, leggete qui!” Lo scalpiccio dei piedi nudi di Rebekah si era fermato sulla soglia del bagno. “Kol viene alla festa con una ragazza!”

///

Il pennello si tuffò nell’acquaragia e subito sullo straccio. Anche quello era stato salvato dalla morte per disseccamento estremo. Tutti i colori erano stati correttamente avvitati e riposti in una scatola di latta che conteneva biscotti all’origine. C’erano due tele nuove posate contro il muro e tre pezzuole ripiegate in un angolo.

Davina continuò a pulire i pennelli che finirono a farsi compagnia in un tubo di Pringles accorciato per l’occasione, ma la mente tornava sempre lì, a quel messaggio. Non se la sarebbe raccontata da sola, teneva ancora a Kol ed era gelosa. Forse perché era stato il primo ragazzo che aveva baciato o forse perché… mah! Avrebbe potuto riempire un burrone scosceso di ‘forse’ e ‘avrei potuto’. La sostanza non cambiava: Kol veniva alla festa con una ragazza e lei non aveva più il finto ‘ragazzo’ che la prendesse sottobraccio. Forse è quello che capita quando tieni troppo il punto e allontani le persone: resti sola e vivi di ‘forse’ e ‘avrei potuto’.

Tonk tonk tonk!

“Entra, è aperto!” gridò, certa che fosse Rebekah passata in largo anticipo per aiutarla a scegliere le scarpe per il vestito. “Arrivo, devo solo lavare le ma… ni” biascicò al nulla. Perplessa, scalpicciò fino alla porta esterna mettendo la punta del naso fuori. E quella busta? Bomba? Gattino abbandonato? Davina la aprì con due dita: cibo in abbondanza, una piccola custodia nera, un biglietto piegato e una confezione millegusti di orsetti gommosi. Le spalle si abbassarono di colpo. “Klaus!” esclamò ad alta voce, uscendo dal loft. “Vieni fuori codardo!”

“Scherzi? Sei arrabbiata con me.”

Davina alzò la testa, schermando il poco sole con la mano. Nascondersi sul tetto non l’avrebbe salvato dalla giusta punizione!

“Senza poteri non saresti riuscita a contrastare Kol ed io non avrei potuto aiutarti. Conosci le mie reazioni, sai cosa succede quando mi sento impotente.”

“Lo terrò a mente la prossima volta che Liv ventilerà l’ipotesi di mettere da parte i miei poteri e tu dirai ‘cavatela da sola’!” esclamò, sarcastica.

“Non ho alcun interesse a renderti infelice, Davina. Tutt’altro.”

Iniziava a farle male il collo, però! “Hai permesso ad una perfetta sconosciuta di ‘fotocopiare’ il grimorio e a me ha rotto le scatole per mesi per il modo in cui lo appoggiavo sul tavolo!”

“Le avrei permesso di prendere appunti ai margini, se mi avesse detto che ne andava della tua vita, strega.”

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Capitolo 29
*** Alla cieca ***


“Le avrei permesso di prendere appunti ai margini, se mi avesse detto che ne andava della tua vita, strega.”

Davina serrò le labbra e quando la raggiunse a terra, lo guardò con una lunga occhiata torva che si esaurì sul mattonato esterno al loft. Chissà come avrebbe reagito, sapendo che l’incantesimo aveva funzionato benissimo e che Kol lo aveva rispedito indietro, usando un sortilegio di ‘risonanza’. Alla scoperta, Liv era andata su tutte le furie, Rebekah era rimasta senza parole e lei… beh… quando il sangue di Klaus l’aveva investita, aveva sentito chiaramente le labbra bagnarsi e il liquido caldo scivolare sulla lingua e giù per la gola. Era stato inevitabile, non poteva fermare l’incantesimo. A somme fatte, aveva sangue di ibrido in circolo e neppure un ramoscello di verbena in casa. Era scollegata dai canali energetici terrestri, cieca e sorda e facilmente soggiogabile. E Kol aveva una nuova ragazza.

“Sei sempre ridotta uno straccio, il giorno dopo un incantesimo di una certa portata. Devi imparare a dosare le forze. Non puoi gettarti anima e corpo in ogni cerchio magico che tracci in terra” la rimproverò raccogliendo la busta con la colazione. “Hai un costume da bagno?”

Come tutte le ragazze.

“Indossalo e andiamo.”

Andiamo dove?

°°°

Klaus l’aveva osservata per due ore, minuto più minuto meno. Davina aveva fatto su e giù sul bagnasciuga, cercando di infilare i piedi nell’acqua gelida per poi scappare indietro, quando un’ondata troppo forte arrivava a lambirle i polpacci. Aveva raccolto una manciata di conchiglie, scritto sulla sabbia, fatto la ruota e rovinata in terra in modo poco dignitoso. Ma aveva sorriso, il naso e le guance colorate di sole, e sembrava avesse recuperato tutte le energie.

Ed eccola di nuovo a controllare eventuali chiamate perse sul cellulare. Le aveva detto di non temere, che sarebbero tornati in tempo per la festa e Davina aveva annuito ma qualcosa continuava a preoccuparla e, di tanto in tanto, una ruga si formava fra le sopracciglia. Seduta graziosamente sull’asciugamano accanto al suo, pettinava i capelli con le dita osservando con sguardo languido la distesa oceanica. Le cose migliori, nella vita, erano quelle più semplici. Sole, oceano e qualche ora di svago non avevano mai ucciso nessuno.

Davina l’aveva sbirciato di soppiatto, sdraiato sulla schiena, le mani dietro la testa. Era così quieto e silenzioso che ne dimenticava la presenza. Aveva l’aria fiera e appagata, ma non era una novità che Klaus fosse sempre soddisfatto di se, qualunque cosa facesse, anche la più deplorevole. Un po’ lo invidiava… e il display del cellulare restava nero e vuoto.

“Cosa ti angustia, strega?”

“Nulla” mentì e si alzò, camminando casualmente sul bagnasciuga. “Vado a fare una passeggiata.”

“Non parlare con gli sconosciuti.”

“Troppo tardi!” aveva riso scappando via.

Un po’ di iodio nell’aria rendeva la strega persino simpatica… ma chi doveva torturare per sapere che diavolo stesse accadendo? Il silenzio della ragazza e delle due complici iniziava ad irritarlo. Il cellulare di Davina ronzò nella borsa rimasta aperta, Klaus vi gettò un’occhiata per nulla casuale e un grugnito esasperato si perse nello stridio di un gabbiano: Elena Gilbert iniziava a diventare una spina nel fianco!

///

I vestiti che indossava erano di buona fattura ma senza marche in evidenza. La macchina che guidava un gioiellino parecchio costoso ed ora scopriva che abitava in una bicocca enorme. “Sicuro di non essere un miliardario in incognito?”

Kol si rilassò parzialmente, notando l’assenza del SUV. Meno restava lì, più possibilità aveva di uscirne indenne fino a sera. “È casa di mio fratello” rispose a mezza bocca. “Prendo lo smoking e ce ne andiamo.”

Smoking? Non conosceva ragazzi della sua età che possedessero uno smoking, a meno che fosse affittato per un’occasione particolare.

“Vado a quella festa solo perché sono stato invitato dall’organizzatrice in persona e non posso tirarmi indietro. Se lo facessi, perderei la faccia.”

Barbara avanzò con cautela lungo il vialetto fino al portone spalancato. Non ci dovevano essere molti ladri da quelle parti e non vedeva neppure cani da guardia. Sentiva solo il pianto accorato di un neonato…

“Ehi, sei tornato!”

… e una bella donna con l’aria esausta che gli veniva incontro.

Hope continua a piangere da stamattina e non capisco che cosa abbia. La pediatra dice che sta bene ma sto diventando matta, e secondo quel libro sono una pessima madre!”

“Non dare retta ai libri scritti dagli uomini. Non ci capiscono un tubo di bambini.”

Hayley rivolse uno sguardo disperato alla nuova arrivata e le palpebre sfarfallarono cercando di riconoscerla. “Ci conosciamo?”

“Lei è Barbara.”

“Hai figli, Barbara?”

“No ma posso dirti con certezza che affogarli nell’acqua del bagnetto quando fanno così, non è ben visto dalla gente” rispose, sorridente. 

“Mi ci affogo io, se continua a piangere” sospirò ed indicò il salotto. “Accomodati… se ne hai il coraggio…

Barbara sogghignò, osservando le rifiniture dei mobili, sorvolò il tappeto pregiato, lo stemma con le spade e si inchiodò sulla ‘M’ scolpita nel legno. Anche il blasone. Ed insisteva a dire che non era ricco. “L’autore del ‘misfatto’ non divide la pena con te?”

“In questo momento lo odio più di me stessa” rispose mordendo un dito e tenendo d’occhio la bambina che in braccio a Kol aveva smesso di piangere. “Ha smesso” esalò. “Hai smesso!”

“Sì, va a fare quella doccia arretrata” rispose cullando la bambina che guardava Barbara oltre il suo braccio con il pollice in bocca e gli occhioni spalancati. “Prenditi tutto il tempo che ti serve.”

“Cinque minuti!” gridò già per le scale.

“Fa con calma” ripeté passando un elefantino rosa alla piccola che lo afferrò e portò alla bocca. “Temo che saremo costretti a restare più del previsto, Babi…

“… ed io credo che sarebbe meglio aiutare quella poveretta, riordinando il casino e ordinando qualcosa di pronto” disse gettando i giocattoli nell’apposito box. “Ho un mucchio di amiche nelle sue condizioni, più o meno single…

Ma la mocciosa il padre ce l’aveva!, pensò di nuovo di cattivo umore. Trascurava Hope per dedicarsi alla nuova fiamma, il disgraziato?!

///

“È una maglietta di Niklaus, quella?”

“La mia roba è a lavare.”

E la gonna era oscenamente corta. Il pudore di quella ragazza lasciava alquanto a desiderare. Rebekah dondolò pigra una gamba, seduta al tavolino di un bar all’aperto. “Esattamente, da dove sta arrivando tuo fratello?”

Liv sbuffò, infilando una mano nei capelli. Il gomito ruotò sul tavolo e il braccio ricadde oltre il bordo. L’aranciata oscillò nel bicchiere posato poco distante e le onde concentriche si esaurirono contro i bordi di vetro. “Bazzicava intorno al Whitmore College, l’ultima volta che l’ho sentito.” 

Google Maps lo segnalava abbastanza distante da New Orleans. Rebekah dubitò che giungesse entro sera. Liv le indicò col mento il cellulare illuminato accanto al bicchiere. “La voce del padrone ti chiama a rapporto.”

Avevano promesso a Davina di tenere la bocca chiusa, ma alla luce del ritardo della ‘soluzione’… “Urlerà” soffiò sfilando un dollaro dalla tasca. Liv ribatté con un altro dollaro e le fece cenno di passarle il telefono. “Sono Olivia. L’incantesimo ha funzionato benissimo ma tuo fratello ce l’ha rispedito indietro.”

Ora spiegava il ‘maledetto bastardo’ che aveva sentito ringhiare più volte dalla strega, quella mattina. La sagacia di Kol era encomiabile! “State facendo qualcosa per risolvere il problema?” 

>La cura sarà peggiore del male ma se abbiamo fortuna ci restituirà i nostri poteri.<

“La fortuna è una puttana cieca che gioca con la roulette, Olivia. Niente dipende dalla fortuna ma da una pianificazione strategica accurata.”

>L’arroganza e la presunzione della tua ragazza ci spediranno nella tomba prima del tempo, non un piano andato male, Klaus…<

“Chi è questa persona? Vi fidate o vi state lanciando alla cieca in un esperimento?” borbottò girovagando sulla spiaggia.

>Te l’ho detto che ho un fratello psicopatico e privo di scrupoli, no? Oltre a restituirci i poteri, Kai sarà la nostra arma segreta per sconfiggere Kol<

Klaus si immobilizzò e l’acqua gelida gli lambì i piedi. “Nessuno ucciderà nessuno. È chiaro o devo renderlo chiaro, strega?”

Liv sbuffò a bocca aperta e alzò gli occhi al cielo. “Kai assorbirà i poteri di tuo fratello e l’incantesimo che fluttua sopra le nostre teste svanirà. Sta calmo, ho tutto sotto controllo.”

La proposta di Liv sembrava ben più raffinata dei piani sanguinosi di Davina. “Mi fido di te. Non farmene pentire.”

>Tieni la bocca chiusa. Le avevamo promesso di non dire niente. La tua ragazza ha la sindrome della prima della classe e deve sempre dimostrare di essere la migliore<

“Un po’ di frusta le farà bene” disse rimettendosi a sedere sull’asciugamano. Il puntino colorato stava tornando indietro assai lentamente e sul cellulare di Davina era apparso un messaggio di Elena. Klaus si scurì, infastidito. “Tienimi aggiornato.”

///

Elena l’aveva chiamata per sapere come andavano le cose e presa piuttosto alla larga, ponendo domande delicate. Come per Kol, le aveva suggerito di fare attenzione perché l’interesse di Klaus mascherava sempre altro e non ci si poteva mai fidare fino in fondo. E poi aveva detto due o tre cose orribili ma nulla che non sapesse già.

“Un imprevisto del Comitato” mentì con leggerezza, rientrando dalla scarpinata che era stata costretta a fare per allontanarsi dall’orecchio fine del vampiro.

“Questa relazione migliorerebbe se passassi più tempo a fare castelli di sabbia con me, che al telefono con i fornitori” disse tirando con eccessiva forza un sassolino in acqua, seccato dall’ennesima bugia.

Davina controllò lo stato del viso arrossato dal sole nello specchietto tascabile e sorrise. “Dove sono paletta e secchiello?”

“Ho una vanga per tutte le evenienze nel portabagagli” disse con un tono così leggero e scanzonato che la strega scoppiò a ridere di gusto. “Prendila, io progetto il ponte levatoio... ma niente alligatori nel fossato: draghi! Bisogna sempre pensare in grande, nella vita!”

°°°

Mh… tende un po’ a sinistra…

“La mia torre è perfettamente dritta… ma il tuo ponte levatoio è appena sprofondato, cuoricino. Resquiscat in pace.”

“Poco male. È franato sulla testa del tuo drago e la principessa è finalmente libera di tornare a casa” commentò e una schicchera le arrivò sul naso e la riempì di sabbia. “Scemo” sputacchiò con una lunga occhiata obliqua. Aveva il look del surfista australiano senza i muscoli del surfista ma non era magro come pensava.

“Il gorgoglio che sento è il rantolo disperato del mio drago agonizzante o solo il tuo stomaco?” domandò spazzando col dito un po’ di sabbia dalla guancia. La carezza si spostò sui capelli e si fermò sulla nuca. Davina incrociò il suo sguardo e una cascata di battiti sconnessi la travolse. I brividi scivolarono sul collo, si diffusero nelle spalle e all’improvviso c’erano solo la solidità del corpo, il suo sapore in bocca, il pizzicorino strano della barba che le pungeva le labbra. Gli si aggrappò addosso, quasi temendo che, se non l’avesse afferrato subito, sarebbe svanito come il fuoco di un sogno.

Nascondeva una natura passionale sotto lo strato di timidezza e un naturale istinto di protezione ed esclusione si unì al desiderio di possederla. Era bellissima, morbida, rossa di sole e calda di desiderio. Gli occhi le brillavano attraverso le ciglia socchiuse. Sembrava un’altra persona. Era lei che ‘sentiva’, quando la mordeva? Era la ‘cosa’ che non riusciva a raggiungere e che bramava a tutti i costi?

°°°

“Stai scherzando?!”

“No. Vorrei che fossi tu ad istruire Hope, se mai manifesterà capacità magiche. Hayley è d’accordo. Ci fidiamo e sappiamo che le vuoi bene.”

E a lei chi gliela insegnava, la magia?! Erano mesi che prendeva toppe clamorose, tanto da farla dubitare delle proprie capacità!

La seconda portata arrivò, più attraente della prima. Davina ne percepì l’odore ma non riuscì a prendere in mano la forchetta. Gli aveva mentito praticamente su tutto da quando aveva aperto gli occhi, e Klaus le chiedeva di introdurre la figlia all’arte della magia. “Non è compito mio. Ayana…

“Quell’arpia mi ha promesso di proteggerti e non ha fatto granché, finora. Non mi fido di qualcosa che non posso minacciare ed eventualmente uccidere se voglio” borbottò e Davina fu sicura di vedere il commensale del tavolo accanto, sbirciarli per un breve secondo. “Klaus, sono priva di poteri” sparò in un sussurro. “Kol mi ha fregato un’altra volta e quel che è peggio, è che potrei morire per una banalità e tornare come vampiro e questo mi seccherebbe moltissimo, molto più del ricevere telefonate della tua ex che mi consiglia di fare attenzione ai tuoi raggiri!”

“Le parole esatte?”

“Chi controlla Davina, controlla tutta la città.”

“Mai saputo di avere influenza su di te, cuoricino. Fai quello che vuoi, quando vuoi ed usi tutti i mezzi necessari per raggiungere i tuoi scopi.

“Non sono così spietata!”

“Ha il fegato di usare me per ingelosire Kol, ben sapendo che non potrei torcerti un capello neppur volendo.”

“Sei riuscito a sopraffarmi una volta” gli ricordò e la voce mostrò una nota di insicurezza che sapeva non sarebbe passata inosservata. “Potresti rifarlo in qualsiasi momento.”

“Ricatto e violenza non fanno parte dell’accordo, cuoricino” disse e Davina percepì un cambiamento nella voce, d’un tratto più calda e dolce. “Mangia le verdure.”

Nutrirla era lo scopo della sua vita. La strega piluccò l’insalata dal piatto e la tenne sulla punta delle forchetta. “Lo sai che ho ragione.”

“Ragione su cosa?”

La lattuga scrocchiò sotto i denti. “Tende a sinistra.”

°°°

Klaus aveva calcolato che le ultime relazioni – ben distribuite nell’arco dei secoli - erano durate all’incirca sedici ore, minuto più, minuto meno, ma quell’insana follia con la strega sembrava ben avviata e destinata a durare. Davina Claire era il suo frutto proibito, la ‘cosa da non fare in pubblico’, l’atto più perverso che non poteva chiedere alla propria donna. Lo schema che per mesi aveva funzionato alla grande – lui ordinava e Davina sbuffava e con ‘i suoi tempi’ obbediva – si era riproposto a gran voce sulla spiaggia. Il pensiero gli stava friggendo il cervello e se lo guardava con quel musetto, gli veniva voglia di farle cose che probabilmente non aveva mai sentito nominare in vita sua.

I ‘suoi tempi’ si erano ristretti non poco e doveva insegnarle tutto a partire da zero. Che meraviglia!

Appena giunti a New Orleans in perfetto anticipo per la festa e senza alcuna notizia della ‘soluzione’, Davina si era fermata sulla soglia del loft e gli aveva chiesto che altro avesse intenzione di fare per lei, a parte nutrirla e proteggerla.

‘Quel che dovrebbe fare ogni uomo per la propria donna: soddisfarla’, aveva risposto fra il serio e il faceto e la strega l’aveva tirato dentro, prendendolo per la maglietta. Si sarebbe fermata da sola, aveva pensato, assecondandola. Avrebbero giocato finché il naturale desiderio di conoscerlo non l’avesse sopraffatta e dal canto suo poteva accelerare le cose, accarezzandole le labbra con il pollice e aspettando quel gemito bellissimo che non riusciva mai a tacere. Il miagolio implorante si era perso nell’aria e l’odore del suo sesso era aumentato, intossicandolo. Era quello sguardo appannato ad eccitarlo senza via d’uscita, il modo in cui reagiva al suo tocco, il respiro ansioso, le piccole mani aggrappate alle spalle. Era affamata, vogliosa e scoordinata.

“Devi dirmi cosa vuoi e devi essere ben sicura di volerlo… non posso tornare indietro con te…” le aveva detto, non ricevendo alcuna risposta. Era deliziosa, tutta piena di desiderio e paura. La granula di perversioni cadeva ormai a pioggia sull’asfalto fumante del suo cervello. Lasciarla morire di desiderio? No, che crudeltà...

Mystic Falls

“Tu sei pazza ad infilarti di nuovo in quella storia!”

Elena sospirò e si staccò dalla finestra, adocchiando il fondoschiena di Caroline che emergeva dalle profondità dell’armadio. Aveva già tirato fuori mille vestiti e centinaia di paia di scarpe e non sembrava ancora soddisfatta della scelta. Non poteva esserlo, nel suo stato d’animo.

“Davina è la mascotte della casa e Klaus la tollera a malapena.”

Alla sua età le cotte passavano in fretta. Aveva conosciuto Jeremy e gli aveva lasciato gli occhi addosso e aveva rifiutato Kol… e lui sì che era sexy. Sexy e stronzo. Nel poco tempo che era stata a New Orleans avevano stretto amicizia, perché doveva condannarla ad un’eternità di sofferenze?! Non aveva senso.

Caroline la scrutò, seduta sul tappeto, circondata dai vestiti e gli accessori passati di moda. “Elena, no. Non andremo a New Orleans un’altra volta.”

 

La vampira scavalcò le pile di vestiti con un saltello. “Klaus neppure si accorgerà di me.”

“Tu finirai come Katherine!” le urlò dietro. “Varca quella soglia e Kol sarà l’ultima delle tue preoccupazioni!”

“Farai la spia con Damon?” domandò, incredula. “Care, pochi mesi fa mi spingevi a chiamarlo.”

“Aveva un senso, adesso non ha alcun senso! Damon è tornato e la vostra storia sta ingranando. Perché vuoi buttare all’aria tutto? Hai ancora la sua catenina, lo so, l’ho vista!”

“Coglierò l’occasione per rendergliela” sospirò, posando la mano sul fianco. “Vado lì solo per parlare di persona con Kol e capire che sta succedendo nella sua testa. Quel treno è passato, Care.”

“Non glielo hai mai detto. Damon non sa tutta la storia…

“C’è la festa delle Benedizioni, stasera. Metti un bel vestito nella valigia. Ci cambieremo per strada” rispose sorvolando la sua affermazione.  

“Non c’è niente di meglio che iniziare una relazione con una bugia” disse stirando una maglietta con le mani. “Devi dirglielo o lo scoprirà da solo e ne resterà ferito.”

“Da quando ti preoccupi dei sentimenti di Damon?”

Il recente lutto l’aveva resa sentimentale. Caroline rinunciò al repulisti e rigettò tutto nell’armadio. “Fa come ti pare ma non venire a piangere sulla mia spalla quando scoppierà il casino…

 

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Capitolo 30
*** La bara in cristallo o in mogano? ***


Davina dubitava di uscire indenne dall’incontro con la ‘soluzione’: Kai era completamente fuso di testa e classificarla come ‘batteria esausta’, era stata la cosa più normale che avesse detto fra una stramberia e l’altra. Le aveva spiegato, nel suo modo colorito e altisonante, che lui li assorbiva, i poteri, e che per un certo lasso di tempo poteva usarli, forse addirittura trasmetterli. ‘Si poteva fare un tentativo, ma l’ufficio reclami sarebbe rimasto chiuso fino a data da destinarsi’.

Mentre guidava diretta al bayou, Kai non aveva smesso di parlare per un secondo, elencato i tentativi di suicidio andati a vuoti nel mondo in cui era stato intrappolato ed infine declinato l’offerta di Liv di riprovarci in questo mondo. Davina aveva sorriso e lo sguardo era rimbalzato nello specchietto retrovisore, incrociando quello di Rebekah che si era sporta avanti e le aveva chiesto di raccontare i dettagli sporchi della giornata. Davina aveva pestato il pedale dell’acceleratore, la bocca cucita: poteva aver detto qualcosa di troppo, ma nulla che non pensasse veramente.

Giunti nel punto esatto in cui era avvenuto il rito, Kai si era guardato intorno, risalendo le punte degli alberi in cerca della ‘nube iridescente’. Avevano formato un piccolo triangolo, tenendosi per mano. Il potere era tornato indietro, l’aveva sentito fluire nei polpastrelli, il pizzicorino si era trasformato in calore e le era parso di nuotare a pelo dell’acqua in una tiepida mattinata estiva, la schiena riscaldata dal sole. Infine l’aveva sentito fuoriuscire dalle punte dei capelli, delle ciglia e dal respiro e quando aveva pensato che fosse tutto finito, la luce si era fatta tiepida e aranciata, l’acqua era diventata simile a fili d’erba e una figura inaspettata le aveva detto che…

///

Ed ora riprenderai ad ignorarmi?

Non ti ho mai ignorato, strega...

L’hai fatto, in libreria.

Klaus aveva infilato le dita a pettine fra i capelli e accarezzato la nuca. La pelle d’oca l’aveva ricoperta interamente. Aveva giurato di non cedergli mai e si comportava come la più calda delle amanti.

Questa unione farà incazzare molta gente e pioveranno accuse pesanti, cuoricino. Sei pronta a subirne le conseguenze?

Siamo l’aristocrazia, Klaus. Non chiediamo al popolo se le tasse sono troppo alte, le riscuotiamo e basta.

Una fitta di piacere gliel’aveva reso duro come un sasso. Davina si era strusciata come una gatta e accoccolata contro di lui. Era piccola e leggera, la manovrava bene. Non percepiva la minima resistenza, si fidava completamente.

Mi piacciono le tue mani… sono così grandi e morbide…

A lui piaceva passargliele addosso. Avevano un altro accordo.

Davina aveva alzato la testa e piantato il mento sullo sterno. Il respiro gli aveva lambito la pelle. La gente non ci crede veramente… ci asseconda per comodità ma nessuno pensa sia vero…

Neanche tu.

‘Questo’ non significa un bel niente per te, aveva detto e nel contempo era giunta la telefonata di Liv che annunciava l’arrivo della ‘soluzione’. Davina l’aveva abbandonato nel letto, frustata dal demone dell’urgenza, e se n’era andata senza un bacio o un saluto.

Fermo alla finestra dell’enorme salone delle feste, Klaus si era reso conto del forte ritardo della strega. Marguerite scalpitava per reclamare il suo posto nella congrega e neppure Rebekah si era degnata di informarlo sull’esito dell’incontro. Un’inquietudine sotterranea lo pervadeva. Davina perdeva il controllo degli incantesimi da mesi e non era raro che una strega perisse di propria mano durante…

Nik!”

Oh, per l’amor di dio!

“Stai bene? Sei pallido.”

“Che diavolo è successo nella palude? Perché questo ritardo?!” l’aveva aggredita senza remore.

Rebekah si era umettata le labbra, indecisa. “C’è stato un imprevisto.”

Che imprevisto?!

°°°

“Mi piace la musica.”

“Felice di saperlo. Mi è costata un’ora di discussione in Consiglio.”

“Te l’ho detto che sono un ballerino eccezionale?”

La forcina che ballava dall’acconciatura cadde del tutto mentre la faceva piroettare e il vestito si allargava attorno alle gambe nude. Kai indurì il polso muovendo il braccio e Davina gli rimbalzò addosso con un singhiozzo sorpreso. Il fratello di Liv era da ustione, e così sicuro di se da farla sentire una bambinetta dell’asilo. La sua autostima aveva avuto un calo disarmante nel giro di pochi giorni…

“Davina Claire, sei in ritardo!”

La punta delle scarpe ruotò e Davina si ritrovò faccia a faccia con Marguerite.

“Stai prendendo sottogamba il tuo ruolo nella congrega” continuò malcelando la curiosità riguardante il ragazzo. “Quest’atteggiamento scorretto sta facendo parlare di te, Davina. Le altre streghe non ti vedono più di buon occhio.”

Aveva decretato la fine del ‘Raccolto’, non la vedevano di buon occhio da mesi…

“Trascuri i tuoi doveri e ti rendi irreperibile al Consiglio, frequenti posti e persone poco raccomandabili e ti presenti in ritardo alla Festa, manifestando completo disprezzo per le regole e mancando di rispetto a tutti noi.”

Davina si morse le labbra, consapevole che metà delle accuse mosse erano vere e le altre potevano essere reinterpretate da chiunque in qualsiasi modo. Da quando era stata proclamata Prima Strega contro la sua volontà, non aveva fatto altro che rispondere degli errori di Genevieve…

“Hai scritto il discorso, almeno?”

L’aveva scritto Klaus, andava bene lo stesso?

“Allora muoviti” disse allontanandosi in direzione di un gruppetto di streghe che le spiavano senza riguardi. Klaus aveva torto: le stronze non avevano bisogno di una regina che le guidasse, ma di una Malefica che le punisse.

///

“In queste occasioni, il dresscode impone l’abito lungo.”

“Non posso prendere a calci Kol con un vestito che mi impiccia le gambe.” Elena frenò in mezzo allo strada, porgendo le chiavi al posteggiatore che non risparmiò uno sguardo d’apprezzamento alle lunghe gambe della vampira. Caroline, in nero per rispetto a Liz, era bellissima. “E se ci chiedono l’invito?”

“Diciamo che siamo ‘amiche’ di Klaus” virgolettò ma la porta era incustodita e, generalmente, nessun buttafuori impediva mai l’accesso a due sventole come loro. Elena si sollevò sulle punte dei piedi avanzando cauta fra la folla. Avrebbe dovuto partecipare alla festa, un anno prima, in qualità di accompagnatrice tappabuchi… quella era Davina?! Accidenti se era cambiata! Elena si tenne in disparte osservando il vestito, l’anello che scintillava al dito, l’acconciatura a regola d’arte e, quando un invitato si spostò, Kai al suo fianco. Caroline ebbe un mezzo singhiozzo. “E da quando sono amici?!”

“Cosa gli ha promesso in cambio del favore, piuttosto…

°°°

“So come ci si sente a voler strangolare un famigliare perché si è comportato male... l’uomo con cui stavo da anni mi ha lasciato per mia sorella e non ho mai capito se ce l’avessi più con lui o con lei… ‘è capitato, non è colpa di nessuno, Barbie. È capitato e basta’ hanno detto… come se bastasse a giustificare il doppio tradimento…

Portarla a New Orleans era stata una pessima idea. Era così stanco di avere intorno quella gente e i suoi fratelli…

“Mi sono arrabbiata, ho pianto, ho urlato e gli ho riempito il portacenere della macchina di pasta d’acciughe… risultato, loro stanno ancora insieme ed io ho la gastrite nervosa…

“Pasta d’acciughe?”

Barbara ammiccò. “In estate. Un tanfo micidiale.”

Kol rise sommesso e guardò in basso, oltre la terrazza. Erano proprio sopra l’ingresso principale.

“A te come è andata?”

Il braccio girò attorno alla vita della donna e rimase lì. “Mi ha allontanato senza un motivo vero e proprio ed in seguito sono venuto a sapere che aveva una cotta per mio fratello…

“… e hai cominciato a chiederti se non fosse cominciata ben prima” concluse ma Kol scosse la testa e le toccò i lunghi capelli ondulati. “Ho iniziato a pensare che avesse scelto me perché non poteva aver lui.”

“Devi parlare con loro. Non puoi restare col dubbio per sempre e tagliare i ponti con la tua famiglia non aggiusterà le cose.”

Non poteva imputare tutte le colpe al fratello, ne prendersela con Davina per non averlo amato come desiderava. Alla luce di un freddo ragionamento, quell’incantesimo non aveva più motivo di esistere. 

°°°

“Davina è bellissima, questa sera.”

Il rosa era un colore ridicolo ma su di lei funzionava. Il corpetto stringeva e sollevava tutto al punto giusto e l’anello scintillava all’anulare. Sarebbe diventata una splendida donna ma non era ancora pronta al ruolo che voleva affidarle. Klaus ringraziò il fratello per il bicchiere di champagne e tornò a studiare la strega. Aveva ribattuto alle accuse di Marguerite come una bambina sgridata dalla mamma e non si era neppure sforzata di personalizzare il discorso, l‘aveva imparato a memoria e recitato tutto d’un fiato. Avrebbero dovuto rivedere il suo approccio col pubblico.

“Dovresti invitarla a ballare. La gente se lo aspetta.”

“Abbiamo creato l’illusione, Elijah. Non dobbiamo crederci veramente o assecondarla quando non è il momento…

“… ne dimenticarla quando ci fa comodo” sorrise. “Non ti farebbe male prendere un respiro ogni tanto.”

“Non è il momento” ripeté sbarazzandosi del bicchiere. Rebekah era rimasta vaga sull’accaduto e sembrava nascondesse qualcosa. Klaus l’aveva vista tenere d’occhio Davina e il nuovo amichetto strambo e poi aveva guardato lui ed il suo sguardo gli era piaciuto ancora meno. “Scopri cosa nasconde nostra sorella, io torchio la strega.”

°°°

Lo sai di essere posseduta da una strega?

Sì…

E hai capito che è lei a sabotare tutti i tuoi incantesimi?

Perché dovrebbe farlo? Non ha senso…

Eccome! Se muori, sarà libera di subentrare al posto tuo.

L’accordo iniziale con Klaus non lo prevedeva, ma le streghe facevano come volevano e non sarebbe stato il primo vampiro ad essere gabbato da una di esse. Davina sostò di fronte all’enorme specchio del bagno, rassettò il vestito schizzato d’acqua e tirò dentro lo stomaco. Contegno e classe, ripetè abbandonando la piccola stanza. Contegno e classe… oh, bene… mancava solo lui a rimproverarle il ritardo e l’esposizione del discorso.

Klaus la guardò senza alcun accenno di animosità sul viso. Aveva camminato fin lì rimuginando una lisciata di pelo con i controfiocchi, e la scopriva un ammasso di fragilità e nervi. In un altro momento ne avrebbe approfittato a mani basse, ma ora…. bah, il suo umore ballerino faceva gli straordinari, quella sera… “Che ti sta succedendo, strega?”

Davina scrollò le spalle e si spostò rasente il muro. “Ho bisogno di parlare con te, Elijah ed Hayley… puoi chiamarli, per favore?”

°°°

Il contratto vincolava l’intera comunità delle streghe al clan reggente dei vampiri e non escludeva neppure i licantropi, avendo incluso Hope. Il precedente accordo era andato perso dopo la guerra contro la famiglia Guerrera e Genevieve l’aveva passato nel trita documenti, lanciandogli la maledizione.

Klaus la guardò, abbassando il foglio. “L’hai già firmato.”

“Ed ora tutte quelle stronze saranno costrette a giurare fedeltà e lealtà alla famiglia Mikealson. Molte di loro leccherebbero gli escrementi sul marciapiede pur di non avere più nulla a che fare con voi” rispose, la voce colma d’astio. “Se lo firmate, dovrete impegnarvi a proteggerci in caso di attacchi esterni ma nessuno sano di mente attacca le streghe… il contratto pende tutto dalla vostra parte e assicura protezione alla bambina.”

Hayley sgranò gli occhi, ferma sopra la spalla di Klaus. “Sei sicura di voler procedere? Ti inimicherai tutta la congrega, Davina.”

“Non sono capace di regnare, ma ho ancora voce in capitolo come membro del Consiglio e Prima Strega. D’ora in poi, decido io. Si fa così e basta” disse e il vampiro sorrise, preparando inchiostro e calamaio.

“Calma” lo frenò, Elijah. “Il contratto è nominale ed odio ricordarlo, ma la tua durata su questa terra è limitata nel tempo, Davina.”

Kai schioccò le labbra e la strega lo guardò. Non si fidava a lasciarlo vagare nel salone da solo, perciò erano stati costretti a tirarselo appresso.

Malachai Parker, il nuovo capo delle Congrega Gemini” lo presentò e il ragazzo alzò una mano in cenno di saluto, fermo alle spalle di Davina. “Kai ha una peculiarità che lo rende unico.”

Un sorriso abbagliante? Klaus lo fissò con poca convinzione. “Elijah ha ragione. Trasformarti in vampiro annullerebbe il contratto, Davina.”

“Le streghe possono vivere quanto vogliono… devono solo decidere di farlo e per quanto tempo” borbottò passandogli il timbro che aveva trovato nella tomba di famiglia Claire. Aveva smesso con i ‘cuoricini’ e le ‘dolcezze’. Era indicativo del cambio di rotta post coitus non consumatus.

“Mi obblighi a rifornirti a vita di orsetti gommosi…

Davina sorrise, ironica. “L’accordo vincola l’intera famiglia. Rebekah ne trarrà vantaggio come voialtri e Kol, essendo un Mikealson, sarà costretto a proteggermi.”

La mente di quella ragazza funzionava in maniera sublime.

“Alla mia morte, naturale o ‘accidentale’, verrà automaticamente nominato Primo Stregone. Questo darà tempo ad Hope di crescere ed entrare nel pieno del suo potenziale magico. Che ne dite? Vi piace come idea?”

“Una propaganda convincente, strega. Hai il mio voto.”

“Non l’ho mai messo un dubbio, vampirastro.”

“Non così in fretta, ho detto.” Elijah alzò il dito e Klaus gli occhi al soffitto. Il fratello lo guardò con un certo interesse. “Sei cosciente che questo… ‘contratto prematrimoniale’ ti legherà indissolubilmente a Davina e che non potrai sbarazzarti di lei quando ti sarai stancato?”

“Elijah, non è un contratto prematrimoniale” sussurrò la ragazza, stappando e tappando la penna che aveva estratto dalla borsetta. “È solo una balla costruita a tavolino a cui tutti hanno creduto per convenienza. Siamo entrambi liberi di seguire altri interessi, stiamo parlando di affari non di piacere.”

Klaus sorrise, la indicò con la mano e la lasciò ricadere sul bracciolo della sedia antica. La loro relazione si basava sulla reciproca lealtà, non avrebbe certo questionato eventuali amanti futuri. Non l’aveva fatto con Hayley, e lei era la madre di sua figlia. Davina era giovane ed entusiasta ed una volta esaurita la curiosità, avrebbe cambiato strada. Quel che contava veramente, era la ‘fedeltà alla causa’. “Non le infliggerei mai me stesso oltre il necessario.”

E se lei avesse voluto essere afflitta? “Possiamo procedere? Devo aprire le danze.”

Hayley li fissò a turno, posando il mento sulle mani. “Che cosa è successo nella palude?”

“Liv è stata punta dalle zanzare e ha giurato di non metterci mai più piede” rispose senza alzare gli occhi dalla penna.

“Che cosa è successo nella palude?” ripeté la donna lupo guardando il giovane ospite. “Un contratto del genere, scritto sul retro del volantino della pizzeria, puzza di cadavere fresco.”

Il risolino di Kai fece eco alle sue parole. “La strega che la possiede sta sabotando tutti i suoi incantesimi per mandarla incontro a morte certa e prendere possesso del corpo.”

Un pallore mortale le calò sul volto e Davina si sentì risucchiare giù per lo scarico dell’imbarazzo. “Ti avevo chiesto di tenere la bocca chiusa…

“Mi avevi promesso una festa divertente e una ricompensa faraonica e finora hai disatteso l’impegno” la rimproverò con una mezza linguaccia. “Ho disatteso il mio impegno.”

Davina prese la testa fra le mani e chiuse gli occhi, sospirando. “Klaus, non sbattere il pugno sul tavolo. Ho già in mente un modo per fregare Ayana.”

Il vampiro tirò bruscamente indietro la sedia, dondolando una gamba sull’altra. Era furioso e si conteneva a malapena.

Ayana non può prendere possesso del mio corpo quando sono incosciente e un incantesimo del sonno può essere interrotto solo da una presenza esterna. Dovrete fare in modo che nessuno mi arrechi danno mentre giaccio addormentata, il patto resterà valido e la mia vita su questa terra sarà prolungata.”

“La bara in cristallo o ti accontenti del volgare mogano?”

“Cristallo, potendo scegliere.”

“Stile?”

“Non sono ferrata in materia. Cosa va sul mercato, adesso?”

“Klaus, non assecondare la sua follia!”

Doveva, l’impulso di strangolarla era troppo forte.

“Mi fa incazzare che dopo tutto questo tempo non ti fidi ancora di noi! Per quanto tempo l’avresti tenuto nascosto?” esclamò Hayley, arrabbiata.

La strega non rispose e non si azzardò a guardarla ma notò il passaggio veloce di documenti fra i due fratelli. Hayley firmò l’accordo con uno svolazzo arrabbiato e il marchio della Mezzaluna calò come un martello sulla ceralacca, accanto al sigillo dei Mikealson. “Ora che abbiamo fatto la storia, cerchiamo il modo per fare il culo a quella stronza.”

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Capitolo 31
*** Risonanza ***


Il buffet della festa era più nominale che reale, e appena Kai aveva cominciato a smaniare come un bambino capriccioso, Davina aveva proposto di abbandonare la festa per scappare da Joe, il re degli hamburger. Era curiosa di scoprire se davvero ‘si potevano concludere molte trattative davanti ad un buon bicchiere di vino e un ottima cena’ .

Per ora, l’espressione estatica che aveva messo su, confermava la potenza del triplo cheeseburger grondante condimento. Non passavano inosservati fra i turisti e i locali abbigliati in maniera sportiva, e forse qualcuno stava chiedendosi perché la ragazza col vestito di seta era seduta a bere lo shake alla fragola, invece di sorseggiare champagne alla festa scintillante da cui era fuggita.

Davina aveva notato più di un’occhiata di ammirazione dagli uomini incrociati in strada, solo Klaus non l’aveva degnata di uno sguardo. Doveva arrendersi all’evidenza: le uniche cose che poteva ottenere da lui, erano cibo e politica. Chissà che sforzo aveva fatto per baciarla, sulla spiaggia… al resto non osava pensarci. “Liv, siamo qui.”

La strega avanzò fra i tavoli, la solita aria annoiata. Lasciò cadere la sacca in terra e rubò due patatine dal piatto del fratello. “Qual è la storia?”

La ‘storia’ si era abbattuta sulla sua testa di punto in bianco mentre camminavano per raggiungere il pub.

Tu ti sacrificheresti per amore o per aiutare un amico?

Io non nego il mio aiuto a nessuno.

Ho conosciuto questi due, cane e gatto per sei mesi… ma a lasciarli insieme altri sei mesi… beh, va a finire che lei resta nel mio mondo e lui se ne torna a casa dalla fidanzatina. Domanda: l’ha salvato per amore e se sì, quanto è sfigata?

Come sono arrivati sul tuo mondo?!

Le prigioni possono esplodere durante i grossi allineamenti planetari. Entrano in risonanza e bum!

Come si crea un mondo prigione?

Usando un sacco di potere e le giuste congiunzioni astrali.

“Voglio spedire la strega che mi possiede sul mondo prigione di Kai ma non posso fare incantesimi perché Ayana li boicotta tutti” disse tutto d’un fiato. La congrega ospitava più di duecento streghe ma le consorelle la odiavano e non l’avrebbero mai aiutata. Stringendo il patto con i Mikealson si era condannata. Governare era difficile e si rischiava sempre di scontentare qualcuno.

“Serve un Ascendente ma è ridotto in pezzi. L’ultima volta che l’ho visto era a casa dei Salvatore. Damon ed io abbiamo avuto un piccolo litigio, dovrai spicciartela da sola.”

“Damon Salvatore è vivo?!”

Liv aveva annuito. “Ci stanno riprovando, lui ed Elena.”

Perciò la strega che era rimasta intrappolata sul mondo prigione…Kai, state trattenendo una strega Bennet contro il suo consenso?” 

“A-ah” commentò il ragazzo sorseggiando la Pepsi. “Mi sento in colpa, quando ci penso.”

Liv emise un singhiozzo ironico e Davina si lasciò andare contro lo schienale della sedia. L’Altro Lato era solo un mondo prigione esploso durante un allineamento planetario, quindi... "Qetsiyah è la capostipite della famiglia Bennett e colei che ha creato il primo mondo prigione. Le Claire sono imparentate con le Bennet. C'è sempre stata una famiglia Parker a capo della vostra congrega?"

"Dovrei controllare le cronache della famiglia per averne la certezza... oppure Kai potrebbe smettere di rimpinzarsi di patatine fritte e rispondere alla tua domanda. Ha ereditato la ‘conoscenza’, durante la fusione.”

Il ragazzo sorrise, irritando la sorella. “Non la deconcentrare, sta andando bene.”

"Ayana è una discendente di Qetsiyah… ha insegnato ad Esther una variante dell’incantesimo per trasformare i Mikelason... una variante dell'Espressione... magia nera..." sussurrò Davina stringendo le tempie fra le mani. "Kol pratica la magia nera… potrebbe fare l'incantesimo anche senza Ascendente…"

“Non si può fare quell’incantesimo senza l’Ascendente.” Liv posò i piedi sulla sedia vuota e tirò indietro i capelli. “Kol è così incazzato con te che potrebbe spedirti sul mondo prigione a fare compagnia alla Bennet.”

“È legato dal patto che ho stretto con i Mikealson. Non puoi causarmi alcun danno ed è costretto a proteggermi dalle minacce esterne. Ayana è una seria minaccia per me, la congrega e la nipotina.”

Una ciocca bionda vorticò fra le dita di Liv. “Oppure, Kai potrebbe risucchiare la stronza e ottenere potere illimitato senza dover andare in giro a rubare quello degli altri…

“Ma a Kai piace rubare il potere degli altri” confermò il nominato che girò un’occhiata lunga a Davina. “A Kai piacciono tante cose ultimamente.”

///

Kol era tornato nel salone principale per ‘sbrigare la pratica’ e aveva scoperto Davina  volteggiare fra le braccia di uno sconosciuto dal sorriso smagliante. Barbara gli aveva chiesto se era lei, la ragazza. Kol aveva risposto con un grugnito. Voltatosi, si era trovato faccia a faccia con Elena e Caroline. Elena era scomparsa dal suo radar di punto in bianco, celata da un incantesimo di occultamento che non riusciva ad aggirare. Con che coraggio si presentava lì, sapendo a cosa andava incontro? Era bastato uno sguardo d’intesa e Caroline aveva soggiogato Barbara e portata al sicuro. L’espressione tesa di Elena si era smontata di colpo e Kol si era sentito un verme. Aveva agito sull’onda dell’irritazione e del dolore coinvolgendo tutti.

“Non ho intenzione di proseguire l’incantesimo, non devi temere più per la tua vita...”

“Che cosa è cambiato?”

Kol aveva voltato lo sguardo nella stanza, imbarazzato. “Ho capito un po’ di cose da solo.”

Però soffriva ancora ed Elena non si era sentita di biasimarlo. “Anche io ho una novità… Damon è tornato a casa ma Bonnie è ancora persa…

Con una presa amichevole, Kol le aveva circondato le spalle. Erano rimasti a contatto per pochi, sufficienti secondi. Poi Elena l’aveva avvertito che il ragazzo che ballava con Davina era pericoloso, assorbiva i poteri delle streghe.

“Temo sia qui per me e penso di sapere chi sia stato a convocarlo.”

“Non Klaus. A lui piace sporcarsi le mani.”

“Ascoltala, dice il vero.”

Elena aveva alzato gli occhi al cielo. Li aveva visti sgattaiolare via con atteggiamento furtivo poco prima. Avevano già concluso la riunione segreta?

Era così sfacciatamente somigliante a Katherine con le belle gambe in vista e il vestito inadatto alla serata… “Complimenti per il tempismo, Gilbert. Ora ha tutti gli ingredienti che gli servono per completare l’incantesimo! Impulsiva come tutte le Petrova, meriti di fare l’Ancora.”

“Perché non ammetti di essere preoccupato per me, invece di sbraitare e paragonarmi a Katherine?”

“Hai disprezzato il mio amore, non avrai la mia compassione” aveva detto, liquidando il discorso con un gesto della mano e rivolgendosi al fratello. “In base al contratto stilato dalla strega Claire e firmato da tutto il Consiglio, Davina ti nomina suo successore e ti chiede ufficiosamente di insegnare ad Hope i fondamenti della magia.”

Kol lesse l’accordo con tutta calma, Elena pressata contro il suo braccio. Più che un accordo, sembrava un testamento. “L’ha scritto di suo pugno?”

“Sul retro del volantino di una pizzeria. Vuoi vedere l’originale?”

“Perché Davina farebbe una cosa del genere la sera del suo ‘trionfo’?” aveva chiesto, sospettoso. “Ha tutto quello che vuole. Potere, attenzioni… il lacchè che desiderava...”

Un sorriso laconico distese le labbra di Klaus. “La strega che la possiede ha deciso di terminare precocemente la sua esistenza, e abbiamo ragione di credere che il prossimo incantesimo di Davina sarà anche l’ultimo.”

Kol l’aveva cercata con lo sguardo, terreo in volto.

“Ora, smonteresti quel cazzo di sortilegio che vortica sulla testa di mia figlia e se non è di troppo disturbo, ricacceresti la strega dal nulla da cui è venuta?” aveva domandato il vampiro  con un sorriso sfolgorante che significava ‘fallo subito o ti sbrano di fronte a tutti’. “Gilbert hai cinque minuti per recuperare la tua amica ed abbandonare la festa. Un minuto in più e ti darò la caccia personalmente per i prossimi cinquecento anni.” 

///

Liv era sparita, adducendo un’emicrania da ‘eccessiva esposizione fraterna’. Josh e gli altri, annoiati dalla festa, erano fuggiti in un locale poco distante e Davina li aveva raggiunti a seguito di un breve e coinciso scambio di messaggi. A parte le assurdità che gli uscivano di bocca, le domande a raffica e i curiosi punti di vista, Kai non era peggiore o migliore di un qualsiasi abitante di New Orleans con particolarità soprannaturali. Si era integrato bene con i suoi amici. Era stato anche gentile a darle la sua giacca quando era rabbrividita di freddo, in strada.

“Ero un simpatico killer di quartiere prima che la maledetta fusione tirasse fuori lati di me che non conoscevo” esalò odorando la birra e assaggiandola con la punta della lingua. “La mia fantastica personalità è stata spazzata via ed ho sviluppato una terribile empatia che mi sta mandando al manicomio. Sai che provare a chiedere scusa ai tuoi familiari rimasti in vita, è come sbattere contro un muro di gomma? Nessuno ha voglia di ascoltare quello che hai da dire.”

Davina annuì comprensiva, voltando lo sguardo sulla macchina del karaoke che giaceva da tempo in un angolo del localino. Era coperta di polvere e forse non era mai stata utilizzata.

“Mi piace questa città, sto pensando di fermarmi un po’. Una vale l’altra quando non hai nessuno che ti aspetti a casa” spiegò e la strega sentì la stanchezza crollarle addosso. La giacca scivolò un po’ dalle spalle.

“Tu ce l’hai qualcuno da cui tornare?”

La cannuccia rossa nel bicchiere finì di pestare la frutta decorativa del cocktail e ricadde lungo il bordo. Davina sfiorò la fronte con la punta delle dita e sistemò la ciocca che sentiva ballare nella forcina. “No” mormorò, sottotono. “Kai, dove dormi stanotte?”

Il ragazzo fece spallucce. “Un posto vale l’altro.”

“Se prometti di tacere, puoi stare da me. C’è un mucchio di spazio nel loft” disse, alzandosi e facendo poca attenzione al vestito. Non aveva più importanza. La festa era finita, la giornata era finita. Era andato tutto storto e non vedeva l’ora di ficcare la testa sotto le coperte e dormire.

“Cos’è un loft?”

Davina lo fissò, esausta. “Cercalo su Internet!”

Il giorno dopo

La strega si era volatilizzata con l’ospite misterioso, Marguerite l’aveva tediato alla morte quando era venuta a conoscenza del contratto stilato a sua insaputa e l’incontro con Elena Gilbert l’aveva urtato tanto da tenerlo sveglio tutta la notte. Non la rimpiangeva e non la rivoleva, ma Elena sapeva leggerlo con chiarezza e l’aveva capito prima di lui.

Klaus si recò nello studio, stanco di girare nel letto come un’anima in pena. Procrastinare serviva solo a dar respiro al lato vigliacco che non osava ammettere l’affetto per la strega. Davina nascondeva un lato molto dolce e romantico che lo spaventava perché chiedeva di essere capito, accettato e ricambiato. Quel che aveva detto ad Elijah era vero, non le avrebbe mai inflitto se stesso più del necessario. Era fallato, difettoso. Non sarebbe mai stato capace di amarla ‘normalmente’… 

Toc toc

“Avanti, avanti… bisogna sempre avanzare nella vita” disse riabbassando il velo di garza sul quadro incompleto. Uh, Liv?

La strega ciondolò fino metà strada, i capelli in disordine come sempre e un bidone di caffè in mano. “Come te la cavi a dissotterrare cadaveri?”

///

Davina aveva dimenticato di avere ospiti e quando aveva udito i rumori nel bagno, le era finito il cuore in gola. Fare incantesimi era escluso, così aveva tirato fuori la mazza da baseball di Marcel che pesava come un colpo e si era avvicinata cauta alla porta. Dopo un lungo istante di terrore – chi canticchiava sotto la sua doccia?! – aveva visto lo smoking appeso e tirato uno schiaffetto alla fronte. La mazza era tornata al suo posto e quando l’ospite si era palesato, l’aveva trovata ancora impiastrata di sonno a succhiare il caffelatte con una cannuccia. Stava impiegando tutte le sue forze per respirare ed ingoiare, non poteva anche alzare le braccia. 

Vuoi venire con me?

Dove?

A metà strada fra New Orleans e Mystic Falls, in linea d’aria con la sede della congrega Gemini. Prometto di tacere per tutto il viaggio.

Il piano era semplice: recuperavano l’Ascendente da Damon e subito in biblioteca a studiare le congiunzioni stellari.

La novità l’aveva debolmente elettrizzata ma durante il viaggio, aveva ricominciato a pensare. Era sparita di punto in bianco senza avvertire nessuno, e ci scommetteva la testa che Klaus sarebbe piombato nel loft per ‘lisciarle il pelo’ sul suo comportamento. Consciamente, Davina cercava di dichiarare chiusa la stupidaggine del finto fidanzamento e qualsiasi cosa fosse accaduta fra loro. Inconsciamente, aveva sfilato l’anello e lasciato la scatolina in bella vista. ‘L’alieno’ manteneva la promessa a metà: canticchiava sottovoce tenendo il ritmo con l’indice sul volante. Le stazioni radio passavano gli ultimi successi frammentati a vecchie hit, e il panorama mutava con i chilometri. Kai indossava due anelli per mano e ogni tanto le sorrideva.

Appena fermi alla stazione di servizio, Davina aveva perso gli occhi sul più bel esemplare di vampiro mai incontrato prima: Damon era bellissimo, alabastrino, alto e molto impaziente. La guardò a malapena, quando scese dall’auto per sgranchire le gambe.

“Spera che i pezzi ci siano tutti, non tornerò indietro a cercare sotto i mobili con la calamita, gemellino.”

Kai aprì la scatola di latta che conteneva l’Ascendente e le dita rovistarono fra i pezzi. Davina pensò che sembravano far parte del meccanismo interno di un orologio. “Sei sicuro di riuscire ad aggiustarlo?”

“Non sarebbe la prima volta” rispose, rivolgendosi subito a Damon. “Il maledetto senso di colpa mi sta uccidendo.”

La strega ti ucciderà quando ti metterà le mani addosso. Ha giurato di ridurti in poltiglia e una Bennet porta rancore a lungo, lo so per esperienza” sorrise abbassando lo sguardo su Davina. “Tu non sei la ‘strega a chiamata’ di Klaus?”

Chiamata? Non era mica una cameriera!

“Come sta il vecchio cagnaccio? Sempre isterico?”

“Sempre” rispose, veloce. “Kai, andiamo? Dobbiamo fare un mucchio di strada ancora.”

“Non impiegheremo tanto tempo. Basterà tagliare per…

Davina battè le ciglia con sguardo duro e il ragazzo sporse le labbra in una smorfia curiosa. “Essì, è tardissimo!” confermò guardando l’orologio che non aveva e Davina infilò il braccio sotto il suo e lo tirò verso la macchina. “Ehi, ma che fretta c’era?” domandò, una volta dentro.

“Stava facendo domande su Klaus ed io non ho voglia di parlare di lui.”

“C’è qualcosa di cui hai voglia di parlare?”

“No.”

Kai annuì e mise in moto. “E lungo silenzio sia…

///

Klaus aveva riflettuto sulla faccenda, decidendo che l’urgenza del problema giustificava la sparizione improvvisa dalla festa. Avrebbe trovato Davina a casa, china su qualche libro magico a cercare soluzioni, ma quando era entrato nel loft vuoto, come prima cosa aveva visto la scatolina dell’anello vicino ai libri scolastici, poi lo smoking da uomo appeso ad una gruccia ed infine due tazze sporche nel lavello. Si era detto che non avrebbe questionato sui futuri amanti, ma non pensava che sarebbero arrivati così presto. Mentre guidava fino al cimitero sconsacrato, Liv l’aveva scrutato attraverso gli occhiali da sole e domandato spiegazioni sulla sua espressione perplessa e a tratti sorpresa. Cosa avrebbe potuto rispondere che non lo facesse apparire un perfetto idiota geloso, o un papà che scopre che la sua bambina ha fatto sesso?

Il tacco dello stivale di Liv batté contro la buca, lasciando cadere un po’ di terra che si aggiunse a quella che stava spalando via. Avrebbe potuto soggiogare qualcuno per farlo ma doveva sfogare l’eccesso di energie e la frustrazione.

“Continuo a dire che la bara è due metri più in là” disse osservando con scarso interesse il display del cellulare quando si illuminò per la chiamata in arrivo. “A che punto siete?”

Le dita di Davina corsero sul libri della biblioteca della congrega Gemini. Astrologia e geologia erano gli argomenti ricorrenti. “Abbiamo recuperato l’Ascendente e Kai sta studiando le congiunzioni astrali in archivio.”

C’era una poltroncina sistemata in un angolo della biblioteca, un tavolino di legno scuro e luce adeguata alla lettura. E la calma. Assoluta. Davina posò il libro sul tavolino e la luce della lampada illuminò la copertina e il titolo. “Hai riflettuto?”

Con Bonnie senza poteri e Davina fuorigioco, le toccava la paglia più corta. “Mi cago sotto al pensiero” confessò occhieggiando il vampiro che scavava nella direzione sbagliata. “Kol sta smontando l’incantesimo.”

Un lungo sospiro di sollievo le vuotò i polmoni. “L’accordo ha funzionato…

>Oppure qualcuno glielo ha sbattuto in faccia, costringendolo a fare retromarcia<

Era più propensa a credere a quest’opzione. Klaus poteva non soddisfare tutte le sue richieste, ma teneva fede agli impegni. “Ringrazialo da parte mia.”

>Fallo tu stessa. È qui, sta disseppellendo un cadavere<

Le scarpe da ginnastica ricaddero con un tonfo sul pavimento. “Perché?!”

>Quando Kai tirerà fuori la strega, servirà un corpo in cui ficcarla prima di spedirla sul mondo prigione. Kol lo preparerà. Rebekah dice che sa farlo e che le ha giocato un brutto scherzo, una volta.<

“Ma siete impazziti?!” esclamò, contrariata. “Come vi viene in mente di dissacrare tombe e praticare riti voodoo?!”

“Non urlare a me, urla al tuo fidanzato” disse, inserendo il vivavoce. Klaus alzò gli occhi al cielo e fermò gli scavi. “Mi credi così stupido da riesumare salme di streghe antiche?”

>Da te c’è da aspettarsi di tutto!<

“Sto tenendo fede al nostro accordo a dispetto del tuo comportamento insolente e qualunquista, Davina!”

“Insolente e qualunquista?!” ripetè, stizzita. “Mi sono calata in un ruolo che non mi confaceva perché tu mi hai chiesto di farlo, spinto dalla brama di potere e controllo. Ho firmato un accordo che vi avvantaggerà moltissimo quando Hope sarà grande ed lo stesso osi accusarmi ‘insolenza e qualunquismo’?! Tu non mi parli in questo modo sperando di restare vivo, vampirastro!”

La matita cadde dall’orecchio di Kai che origliava la telefonata e rotolò in terra. Alla fine aveva voglia di parlare. Ma non con lui.

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Capitolo 32
*** Il principio e la fine ***


La spia della riserva è accesa da quando abbiamo lasciato la congrega ed lui si stupisce di ritrovarsi senza un goccio di benzina? Le macchine del suo mondo prigione disponevano di un serbatoio infinito?

Ehm… scusa.”

Sono correa del problema, dovevo farmi uscire il fiato prima invece di starmene a rimuginare imbronciata la telefonata con Klaus. “Non importa.”

Ci siamo spinti molto a nord, il cielo è terso e pieno di stelle. Appena fuori dall’auto, il respiro si deforma in una fredda nuvoletta. Kai smonta dopo di me, rassicurandomi sulle sue capacità di accendere un fuoco per impedire il probabile assideramento. Abbiamo incrociato un autohotel cinque chilometri prima, non è una distanza impossibile da coprire. Controllo la batteria del cellulare, Kai scruta il suo e alza le sopracciglia: non c’è campo.

Dopo due chilometri sono stanca e lo stomaco brontola di brutto. Ho freddo, fame e paura. Kai mugola l’ultima canzone trasmessa dalla radio prima che la macchina ci lasciasse. Sento il richiamo di un animale notturno che mi gela il sangue. “Che cos’è?”

“Una civetta, credo.”

Il canto della civetta è presagio di sventura. Altre voci di animali escono dal bosco, mi guardo intorno, spaventata. Un piccolo sciame luminoso di lucciole ci attornia ed illumina i nostri lineamenti.

“Meglio?”

C’è troppa discrepanza fra i racconti di Liv, i suoi atteggiamenti pubblici e la gentilezza che mi dimostra da quando siamo soli. Annuisco, Kai sorride e mi prende la mano.

“Dovremmo essere abbastanza vicini.”

Vicino a cosa?

Il movimento non l’ho percepito ma c’è stato. Lo stomaco si rivolta, la bile arriva in gola. Che cosa... che cosa è stato…

“Succede sempre, la prima volta.”

La prima volta…? Lo guardo attraverso le lacrime che mi offuscano gli occhi. Vedo l’insegna dell’autohotel alle sue spalle, il viavai dei viaggiatori che, come noi, cercano riparo per la notte. Non sa leggere la spia della benzina ma sa viaggiare attraverso lo spazio?! Non poteva dirlo prima?

°°°

La doccia bollente ha scacciato il gelo, ma ci è voluto un po’ per convincermi a mettere qualcosa sotto i denti. Sento ancora lo stomaco sottosopra. Il cibo della tavola calda non era granchè, come l’alloggio che condividiamo data la scarsità di stanze libere.

Kai ha paura di svegliarsi scoprendo di essere tornato sul mondo prigione ed io ho paura ad addormentarmi: nel dormiveglia la mente è scoperta e temo che Ayana ne approfitti per prendere il controllo del mio corpo. Mi conferma la sua intenzione di restare a New Orleans, e credo di sapere cosa l’abbia fatto decidere: appena entrati nella sede della congrega Gemini, la gente è raggelata e al padre è preso un mezzo colpo. Kai l’ha rassicurato che era lì solo per consultare l’archivio ma da quel momento in poi, è stato il deserto.

Lo invito a restare da me finchè non trova qualcosa di meglio, il loft è enorme e ho sempre un po’ paura, la notte. Kai solleva un quesito ridicolo che sorvolo con un’alzata di spalle. No, a Klaus non interessa se ho un ragazzo, uno stuolo di servi adoranti o un harem. Non ha alcuna influenza sulle mie decisioni e no, non sono innamorata di lui, sarebbe un disastro se perdessi il controllo delle mie emozioni. È solo un’infatuazione, dico e una scintilla di verità si affaccia all’orizzonte. Mi sono lasciata coinvolgere dalla sua relazione con Elena mentre schivavo le attenzioni non richieste di Kol, stressata dal carico di ‘lavoro’ dell’incantesimo della Luna Nuova. Non riesco a spiegarlo a parole, ma ho tutto chiaro nella mente e mentre lo stomaco inizia a dolere per la cena non digerita, mi accorgo che Kai si è addormentato. L’avevo immaginato biondo con l’aria scocciata e la stessa faccia paffuta di Liv, non… così. Mi infilo sotto le coperte, fissando il soffitto bianco ma la testa se ne va per conto suo. Nell’arco di tre mesi sono stata sfrattata, derubata, aggredita e mandata all’ospedale da un vampiro. Credevo di saper badare a me stessa… credevo di sapere tante cose…

°°°

“Ehi?”

Mi sveglio infreddolita e con una sensazione spiacevolissima di malessere diffuso. Appena apro gli occhi, riconosco le piastrelle del pavimento del bagno e mi scopro seduta sulla tavoletta del water, il braccio abbandonato sul bordo del lavandino, a sorreggere la fronte. Teletrasporto e tramezzini con data di scadenza incerta sono una pessima combinazione. Spero di non essermi beccata un’intossicazione alimentare...

“Stai bene?”

Strizzo gli occhi: Kai è accucciato di fronte a me, vestito. “Che ore sono…?”

“È notte fonda. Non riuscivo a dormire e sono uscito a fare una passeggiata” mormora e la sua mano si infila sotto il ciuffo che dondola sulla guancia e lo tira indietro. Chiudo gli occhi, assecondando il movimento e quando le dita tornano indietro e mi sfiorano le labbra, spingo la mano contro la sua, cercando di rivivere una vecchia sensazione. Sta fermo così, penso. Sta fermo per qualche secondo…

“Sei gelata” mormora a bassa voce e il maglione che indossa passa attraverso la mia testa e riveste le braccia. Meccanicamente tiro il bordo verso il basso, nascondendo le mutandine in bella vista sotto la tshirt.

Kai guarda dritto verso di me ed io riprovo la stessa sensazione risucchiante che imputai ad un calo di pressione, la prima volta che lo vidi seduto al tavolino del caffè con Liv e Bekah.

Arrivai trafelata per il ritardo, eccitata dalla speranza di una risoluzione rapida del ‘problema’ e nervosa per la non piega che aveva preso il rapporto con Klaus, crollai seduta sulla sedia libera e mi ritrovai a fissare il centro di un buco nero. Rebekah dovette richiamarmi all’ordine schioccando le dita in aria, tanto ero assorta nella contemplazione del principio e della fine.

Le braccia girano attorno al mio busto e mi sollevano come se non pesassi niente. D‘istinto mi aggrappo alle spalle e stringo le gambe attorno alla sua vita. Quando si volta in direzione della porta, l’immagine dei nostri corpi allacciati riflessi dallo specchio sopra il lavandino, mi lascia senza fiato.

///

“È la tua famiglia, una tua responsabilità!”

“Condividere i geni con il sociopatico non mi rende automaticamente responsabile, sai?”

Io ti riterrò responsabile se la rispedirà indietro a pezzi, Olivia!”

Perchè non andavano a litigare da un’altra parte? Nel seminterrato riusciva ad udire tutto. Aveva un corpo da preparare, grammi da dosare e galline da sgozzare, lui. Non era una passeggiata, doveva restare concentrato.

Se un incantesimo di localizzazione va a vuoto, può voler dire solo due cose. Uno, è protetta da un incantesimo di occultamento e vuole essere lasciata in pace. Due, si sta muovendo.”

“Tuo fratello l’avrà rinchiusa in un sacchetto della spazzatura, in viaggio verso la discarica.”

Esagerato.

Nik, ti devi dare una calmata!”

Oh-oh avevano innervosito anche Rebekah.

“Mi calmerò quando la vedrò entrare da quella porta con tutti gli arti attaccati.”

Lo divertiva, tutto quel trambusto... e tu guarda chi si faceva viva proprio con lui. “Ciao, principessa. Il cannibale non ti ha ancora sbranato?”

°-°

Non pensavo che Kol tenesse ancora il mio numero di telefono nella rubrica e non pensavo avrebbe risposto. Mi sono svegliata sola, il sole era già alto. Il buonsenso l’ho perduto nella notte e temo che lo ritroverò mai più.

“È andato a recuperare la macchina. Non sa quando fare benzina, ma ha il dono del teletrasporto.”

>E non può trasportarvi a casa?<

“Non può spostarsi sulle lunghe distanze” sospiro seduta sul letto, la schiena appoggiata ai cuscini. “Sento un riverbero, dove sei?”

°-°

Ero in cantina a preparare il tuo cadavere per il trasbordo della strega” rispose salendo le scale e attraversando il salotto con nonchalance, diretto in cucina. “Klaus sta sclerando ed io ho bisogno di tranquillità e silenzio per fare al meglio il mio lavoro. Rispondi alle sue telefonate o indirò lo sciopero sindacale.”

>Non ho chiamato per parlare del rompiballe ma per chiederti scusa. Sono stata una vera stronza, Kol… avevo altro per la testa… e Klaus… lui è stato una strana conseguenza…<

L’anta del frigo si aprì e si richiuse, seguita da quella della dispensa. Nessuno faceva più la spesa, in quella casa? “Davi non hai bisogno di questo, adesso. Io devo sgozzare due galline e tu devi ancora fare colazione.”

>Solo due galline?<

Ehi… ti dico come dosare meglio le tue erbe, forse?”

°-°

“Continuamente” gli ricordo, mesta. “Kol, tu sei stato la cosa migliore che mi potesse capitare, ma non ho mai rimpianto la mia decisione di allontanarti. Ho un carattere duro ed incostante e ormai dubito fortemente della mia serietà morale...” afferro un filo della coperta e lo giro fra le dita. “Ho incontrato il fidanzato di Elena. Non mi avevi detto che era così figo. Avrei potuto dar fondo al sarcasmo facendo un mucchio di paragoni fra lui e Klaus quando uscivano insieme.”

>Lo trovi figo?<

La porta si spalanca e Kai fa il suo ingresso con la scatola di latta sottobraccio. Da come apre il coperchio e ribalta il contenuto sulla piccola scrivania della stanza, capisco che c’è qualcosa che non va. Inizia a contare i pezzi ed annuncia che Damon ha trovato una molla durante le pulizie ma anche ‘tirando’ la macchina, non arriverà prima di sera. A Klaus verrà quel colpo apoplettico che aspettiamo da tempo. Riferisco la novità a Kol e lui risponde con una lunga risata.

“Digli di smetterla di chiamare, sarò a New Orleans fra qualche ora… e che non gli venga in mente di presentarsi a casa mia: Kai deve montare l’Ascendente ed io sono in arretrato con i compiti. La mia media sta sprofondando, non posso avere una pagella costellata di voti inaccettabili.”

>Hai preso una D?<

“Ho due B in Storia e Geografia.”

>Inaccettabili!<

Ad majora” gli ricordo, appendendo sull’eco della sua risata. La scatola viene chiusa e sigillata con un incantesimo ed è come se una calamita mi attraesse verso la scrivania. La curiosità ucciderà questo gatto, prima o poi. “Non riconosco il linguaggio. Non è latino.”

“Non è latino” conferma, evitando il mio sguardo. “Ho cambiato idea. Non resterò a New Orleans… troppi vampiri” dice e due pugnali improvvisi si conficcano nel mio cuore e nel fegato. “Dove andrai?”

Kai fa spallucce, raccoglie la scatola ed infila la porta. Alla luce del giorno, la camera sembra ancora più spoglia e disadorna.

New Orleans

“Com’è, mordere qualcuno?”

“Come affondare nella carne senza il suo consenso.”

Aveva finito il rosso e già deciso di usare il sangue del giovane individuo che teneva in ostaggio la sua strega, quando eccola comparire all’improvviso con lo sguardo tormentato e un evidente problema di lavanderia arretrata. Davina non indossava mai il nero, il suo armadio esplodeva di colori. Doveva aver passato una nottataccia, c’erano segni di stanchezza sul viso. Klaus cambiò il pennello senza posare la tavolozza. “Tu perché ti lasci mordere?”

C’era stato un lungo silenzio e poi il cuore le era esploso in una cascata di battiti sconnessi. Passato il dolore, la sorpresa e la paura, prima che la sensazione di morte l’assalisse, giungeva a quel punto in cui tutto smetteva di esistere, di avere un peso e un’importanza. Era puro languore in cui pascersi pigramente. Dopo c’era il baratro. “È per l’attimo... ti fermi e tutto si ferma con te… non puoi tornare indietro e non puoi andare avanti… e in quell’attimo intravedi cose che non credevi esistessero...”

Klaus pulì le mani su uno straccio, ignorando volutamente la piccola presenza palpitante. Sapeva quel che voleva: uno slancio d’affetto che non avrebbe ricevuto mai da lui.

Davina si avvicinò alla finestra aperta, l’odore dei colori ad olio la stomacava ancora e riportava alla mente brutti ricordi. “Damon Salvatore è vivo e sta venendo a New Orleans.”

La gente non moriva mai del tutto. Elena doveva essere al settimo cielo, pensò mentre l’acqua scorreva nel bagno e il sapone portava via l’odore di trementina e gli sbuffi di colore sulle dita. “Vuole sfidarmi a duello?”

“Sta solo trasportando un pezzo di Ascendente ritrovato sotto un mobile” mormorò avvicinandosi alla cornice della porta che separava lo studio dalle ‘stanze private’ che le erano interdette da una vita. “Kol è ancora nel seminterrato?”

“Ha borbottato qualcosa sul numero delle galline ed è uscito.”

L’aveva detto che due erano insufficienti…

“Quando poserai per quel ritratto?”

“Mai. Kai sta per riportare sulla terra una strega Bennet ed io devo organizzare il comitato di accoglienza” rispose un po’ turbata all’idea di restare ore nuda sotto il suo sguardo. “L’Altro Lato era solo la prova generale del primo mondo prigione.”

Ma quante cose si scoprivano ogni giorno! Klaus uscì dal piccolo locale trovandola a dondolare da una gamba all’altra. Davina guardò verso di lui ed il vampiro si arrestò, come di fronte ad una minaccia. Di nuovo non la riconosceva e di nuovo la voleva sbranare. La gelosia l’aveva avvelenato durante la notte. “Va e non perderti ancora in chiacchiere.”

Davina esalò un sospiro invisibile e tornò alla macchina. Aveva giudicato il comportamento di Elena sulla base di poche informazioni. L’aveva biasimata per il ‘ridicolo andirivieni’ senza capirne la delusione, ogni volta che tornava speranzosa e puntualmente finiva per pentirsi dei chilometri macinati. Da parte sua, aveva fatto bene a tener chiusi la bocca e il cuore. Non era certa che fosse solo una cotta, ma non ci avrebbe più perso il sonno sopra.

///

“Lo stai montando al contrario.”

“Non ci sono due versi, Olivia. Ce n’è solo uno.”

Mh…

“Se intendi restare a guardare e giudicare tutto il pomeriggio, renditi almeno utile. Premi qui col mignolo.”

“Sei certo di voler andare su da solo? Bon Bon darà di matto quando ti vedrà.”

“Sono la sua unica chance di scappare dal mondo prigione.”

Liv dondolò sulla sedia, sfogliando i libri di Storia di Davina. “Mi piace infrangere le illusioni della gente. Se non tornassi, non mancheresti a nessuno.”

Kai sorrise e chiuse la scatola di legno. “Non avevo dubbi, sorellina.”

“Tu non sei mio fratello. Sei il…

“… bastardo che ha ucciso il tuo vero fratello, lo so!” esalò scrocchiando la schiena. “Non fai che ripeterlo.”

“Avete finito di discutere?” Damon girò su se stesso, sollevando lo sguardo sulle pareti del loft. “Procediamo o no?”

“Ho promesso a Davina di attendere il suo ritorno.”

“È andata da Klaus, aspetteremo per ore.”

Damon trasecolò con una delle solite smorfie pagliaccesche. “Il vecchio bastardo miete vittime nei giovani ranghi!”

“No, non è quel tipo di rapporto...”

“È sempre quel tipo di rapporto!”

“Beh, non ci riguarda...”

Kai alitò addosso al vetro della finestra disegnando una faccina triste. Aveva accettato di aiutare per far cambiare idea ad Olivia e tacitare il senso di colpa verso Bonnie. Poi aveva conosciuto Davina ed era stato come se avessero cambiato stazione musicale di colpo, senza avvertirlo che il volume era troppo alto e la cassa proprio lì, dietro la sua testa.

Conosceva la reputazione delle streghe di New Orleans: esclusiviste all’eccesso, se non potevi dimostrare di avere almeno un antenato seppellito nel loro cimitero, ti guardavano attraverso come se fossi trasparente. Non era stato invogliato dalla prospettiva di avere anche fare con una di esse, e se l’era presa comoda durante il viaggio da Whitmore a New Orleans, fermandosi a contemplare il panorama che mutava con i chilometri, chiacchierando con gli avventori delle tavole calde, spiando la vita della gente. Le persone si baciavano e si abbracciavano un sacco, il che lasciava supporre una pratica piacevole in cui indulgere costantemente. Il piccolo precedente di sociopatia e la distorsione temporale in cui era stato scaraventato, l’avevano tenuto lontano dalla realtà, e alla bella età di ventidue anni - quaranta se controllava la vecchia carta di identità - Kai poteva dire di non essere mai uscito con una ragazza e men che mai, averne baciata una. Era curioso ma non precipitoso. Sarebbe accaduto, prima o poi, e per quel momento avrebbe avuto tutte le informazioni necessarie per procedere.

Giunto in città sul calar della sera, aveva atteso una vita che la strega si mostrasse e mentre ignorava le battute acide di Liv, aveva notato una ragazza ferma ad un semaforo a tre tempi dall’altra parte della strada. Andava di fretta, sbuffava occhieggiando il rosso che non si decideva a scattare e sembrava molto scontenta. A metà dell’incrocio, aveva tagliato attraverso le macchine ferme ed era venuta dritta verso di loro. Kai le aveva dato le spalle, sollevando il menù di fronte agli occhi. Non stava facendo niente di male, ma alla gente non piaceva essere fissata.

Improvvisamente, la sedia accanto alla sua era strusciata sul marciapiede e un profumo caldo gli aveva riempito le narici. La nuova arrivata aveva ringhiato di un ‘ponte completamente bloccato’ e si era scusata per il ritardo.

Liv l’aveva richiamato all’ordine colpendo la sedia con un calcetto mentre stava decidendo l’espressione più fastidiosa che poteva indossare. Doveva avere a che fare una strega di New Orleans e quelle erano notoriamente stronze e… e lo specchietto di Davina si era richiuso con uno scatto e la bella ragazza che aveva visto dall’altra parte della strada, l’aveva guardato negli occhi. Palpitazioni, pelle d’oca, lingua bloccata… era stato uno dei momenti più sgradevoli della sua vita. Se un mostro alieno l’avesse ingoiato e lasciato nello stomaco a digerire, avrebbe provato meno smarrimento.

Si era accorto subito di non piacerle molto, detestava che la toccasse ed era palesemente infastidita dalle sue mille domande. Non si fidava di lui, accontentava i suoi capricci per necessità ma le uniche due volte che l’aveva sfiorato, Kai aveva sentito le membra rammollirsi…  e quando l’aveva abbracciata…

“Sospiri alla luna, gemellino?”

Non si era accorto di sospirare. Era triste per la decisione presa, ma poiché restare a New Orleans a quelle condizioni equivaleva restare a guardare l’entrata del backstage senza free pass per incontrare il big, tanto valeva tirare il cerotto velocemente e dimenticare.

“Dai Liv… cominciamo…

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Capitolo 33
*** Ricalibrazione ***


C’era stato il fascio di luce e poi c’erano state le urla, le imprecazioni da carrettiere, le minacce di morte e la colluttazione. Davina si era intromessa per cercare di dividerli, era scivolata riuscendo - con poco sforzo e molta sfortuna - a rompere il polso destro e Damon l’aveva tirata fuori dall’acqua un attimo prima che affogasse. Kai era svanito e la strega Bennet si era accasciata in pessimo stato, più morta che viva. Era spaventata, furiosa e visibilmente provata: avevano trascorso mesi a litigare, rincorrersi e scappare.

Mesi?

Sul mondo prigione il tempo è sfalsato.  

E tuo fratello dov’è finito?

Liv gli aveva rivolto un’occhiata patetica. Il tempo di curarsi le ferite e sarà di nuovo in giro a far danno.

Klaus aveva girato lo sguardo tutto intorno, irritato. La sparizione del ragazzo apriva una serie di domande: era vivo o stava morendo dissanguato in un fetido angolo della città? Per quanto tempo Kol avrebbe potuto tenere in ‘sospensione’ la salma? Chi doveva incolpare per l’incidente di Davina e perché diavolo nessuno le aveva mai insegnato a nuotare? Bah, era solo caduta in acqua, in fondo. Le ossa rotte guarivano…

Klaus…?”

Il miagolio conteneva una nota di dolore, oltre a tanta sorpresa. Aveva una medicazione sulla fronte, l’aria stanca, il visetto segnato dalla sofferenza e ancora frignava per lo spavento. Era sgualcita come le orecchiette da gatto che ornavano il cappuccio della felpa bagnata, e quel musetto lacrimoso bastava a scatenare l’istinto protettivo che riservava solo ad Hope.

“Che fai qui…

“Ti porto a casa.”

°°°

L’oscurità notturna e il dolore le suggerivano di chiudere gli occhi e dormire, e sebbene fosse stordita dall’antidolorifico che le avevano somministrato, Davina combatteva per restare cosciente perché aveva l’impressione che la strada per il loft fosse tutta sbagliata.

L’oblio l’aveva trascinata a fondo ed era tornata in vita solo molte ore dopo, con uno starnuto che aveva contratto tutti i muscoli della schiena. Aveva provato a puntare il braccio destro sul letto ma l’ingombro del tutore le aveva riportato alla mente i fatti della sera precedente.

Era inciampata, attutendo il peso del corpo col braccio e subito aveva sentito uno schiocco e un dolore atroce. Kai l’aveva spinta via per evitare che rientrasse nella zuffa con Bonnie ma non aveva calcolato la distanza e l’aveva spedita dritta in acqua. Mentre annaspava per risalire, Damon l’aveva afferrata proprio per il polso rotto e il dolore lancinante l’aveva fatta urlare e interrotto la lotta. Kai ne aveva approfittato per scomparire mentre Bonnie era distratta e Damon le risistemava le ossa con uno ‘scusa, piccola’ che non l’aveva rincuorata per niente. Il medico del pronto soccorso aveva avuto poco da fare, a parte ingabbiarla nel tutore e disinfettare la ferita.

Con uno sbuffo, Davina aveva tirato la coperta sulla testa e passato un’altra ora in dolce dormiveglia, finché la luce esterna non era fatta maggiore e il colore delle lenzuola le era sembrato diverso dal solito. Stava ancora analizzandole quando la porta si era aperta e Davina le aveva strette contro la gola, la mano sinistra sollevata in atteggiamento di difesa, pronta a lanciare un incantesimo.

Hayley si era arrestata a metà strada. “Ehi, sono io!”

Davina aveva fatto ‘glomp’, come il personaggio di un cartone animato. ‘Ti porto a casa’, significava casa Mikealson e ora che si guardava intorno, riconosceva le poche rifiniture intraviste dalla soglia dello studio. Voleva entrare in quella stanza solo perché lui glielo impediva ma non le interessava farlo davvero. Si sentiva come un’adolescente sorpresa dai genitori a guardare un porno in tv! “Sono stata presa prigioniera?”

Hayley aveva sorriso, sedendo ai piedi del letto. “Per tre minuti. Quando impazzisce di preoccupazione, Klaus abolisce le mezze misure. Voleva rinchiuderti nelle segrete e gettare via la chiave.”

Preoccupazione? Per lei? In quale pianeta? “E dov’è, ora? Sta demolendo il loft per essere certo che non possa più metterci piede?”

“Non escludo sia sulla lista delle sue cose da fare, ma è più probabile che lui ed Elijah stiano ancora rovistando nella spazzatura e scoprendo i singoli tombini di New Orleans, in cerca di Kai. Anche Jackson e il branco si stanno dando da fare nel bayou. Kol non riesce a trovarlo, gli incantesimi di localizzazione non sembrano funzionare.”

Davina aveva spostato il cuscino dietro la schiena e cercato a tentoni l’altro. Era certa di averne visto un altro, l’unica volta che era entrata… “Non lo sta cercando nel modo giusto.”

°°°

Davina si sentiva meglio per il solo fatto di essere rientrata in una vecchia routine: arrivare all’alba ed ingozzarsi di cibo con Kol, bisticciare su dosi ed interpretazioni mentre Hayley canticchiava canzoncine tenere alla bimbina… e poi c’era il sole. A quell’ora, la cucina era sempre inondata di sole e se rimanevi in silenzio, udivi un piccolo cinguettio che non riconoscevi e che ti aveva sempre incuriosito. La calma durava circa un’ora, poi i fratelli iniziavano ad apparire uno dopo l’altro.

Elijah, con la sua camicia bianca fresca di bucato, emana un profumo piacevole e discreto di dopobarba. Alcune volte aveva la bambina in braccio, altre il giornale. La salutava con cortesia, occhieggiava tutto ciò che giaceva sul tavolo in quel momento - cibo, fumetti di Kol, i suoi libri scolastici, il lettore con lo splitter per due cuffie – e spariva silenzioso come era arrivato.

Klaus appariva quando ormai c’erano rimaste solo le briciole e le menti all’opera tritavano supposizioni ed incantesimi. Aveva due modalità: fastidioso e molto fastidioso. Quando era solo fastidioso faceva rumore, le urtava la sedia, tentava di leggere i loro appunti, si spazientiva e se ne andava. Quando era molto fastidioso iniziava a parlare, ad interrogarli sull’andamento dello studio e le rubava i biscotti. Davina alzava il grimorio ad una certa altezza e lo lasciava cadere pesantemente sul tavolo. Solo allora il vampirastro chiudeva la bocca e si eclissava dopo averle lanciato un’occhiataccia.

“Invece di gonfiarti le guance di cibo come un criceto d’inverno, ripetimi la parte in cui non riesci a rintracciare Kai perchè sei un mezzo sfigato.”

Mettere bocca negli incantesimi di Kol e puntare il dito dove sbagliava, era come buttare giù un energetico pieno di caffeina.

“Come puoi pensare di localizzare uno stregone che assorbe i poteri con un incantesimo normale?” aveva insistito come se fosse il ragionamento più scontato del mondo. “Devi cercare un buco nero sulla mappa di New Orleans.”

Aveva ragione una volta su mille e se la tirava come una reginetta di bellezza.

“Le galline erano tre o quattro?”

“Quattro” aveva risposto e Davina aveva sorriso di più, triturando allegra un biscotto. “Mi basta schioccare le dita per disfare il lavoro nel seminterrato, nana.”

C’era un’atmosfera piacevole, a dispetto della situazione corrente e dei loro trascorsi. Davina aveva concluso la colazione tardiva e l’aveva osservato mentre spiegava la mappa della città. Si era arrampicata sulla sedia nel solito modo scomposto, e aveva puntato il mento sui pugni. Non era più intelligente di lui e Kol non era più bravo di lei. Uno arrivava dove l’altro si fermava ed insieme formavano una bella squadra.

Il ‘buco nero’ era stato localizzato sopra il pronto soccorso e la squadra avvertita. A metà giornata, Davina si era ritrovata a fare la babysitter, mentre Hayley faceva tutte quelle piccole cose che fanno le donne quando non ci sono uomini intorno. Il cellulare restava muto, e la scacchiera di avorio impolverata testimoniava una partita iniziata e mai conclusa. Aveva impiegato circa trenta minuti a calcolare tutte le possibili mosse, ed era giunta alla conclusione che quella partita non si poteva vincere.

Nel pomeriggio, i ‘ragazzi’ erano tornati a mani vuote: Kai li aveva visti ed era scomparso, le aveva detto Klaus e Davina si era chiesta qual era la partita che lei non poteva vincere. Quella contro Ayana o quella contro lo spettro di Elena Gilbert? “Perché nessuno ha guardato subito al pronto soccorso?”

La pelle del divano era scricchiolata sotto il peso del vampiro. Klaus aveva stropicciato gli occhi e tirato indietro la testa. Era sveglio da quarantotto ore, stanco e un po’ affamato. “Lì ci vanno le persone normali…

Il vampirastro pensava di non avere una routine, ma Davina sapeva che da lì a pochi secondi avrebbe puntato il mobiletto dei liquori. Così aveva versato due dita di bourbon in un bicchiere che gli aveva cacciato in mano e Klaus aveva aperto un occhio e l’aveva guardata, lei e il suo cerotto di Daisy Duck che proveniva diretto dalla scorta di Hope. “Grazie…” aveva detto, analizzando il livello di liquore. Era pressoché perfetto.

“Ho mandato un messaggio a Kai ed incrociato le dita. Mi ha risposto che il ‘bonus fusione’ ci mette un po’ a guarirlo e che mi chiamerà, quando sarà in grado di fare l’incantesimo. Non ha quantificato il tempo, la sua scala è sfalsata. Sul mondo prigione…

“… il tempo scorre in maniera diversa” aveva concluso posando il bicchiere intonso sul tavolino di legno lavorato. La rabbia sapeva gestirla ma tutta quella gelosia era spossante, profonda e indomabile. Non poteva incolparla per aver cercato respiro altrove. Il suo atteggiamento noncurante e freddo rendeva facile il distacco. Lo stesso, non tollerava di essere messo da parte per quel ragazzetto emaciato. “Ci sei stata a letto?”

Incredulità, sorpresa, disappunto. Aveva coperto tutta la gamma di espressioni che gridavano la sua innocenza ad alta voce. Con una carezza le aveva sollevato il mento ma Davina aveva sfuggito il suo sguardo.

Le aveva tritato il cuore passandole sopra come un caterpillar e l’aveva respinta rifiutandosi di fare l’amore con lei. La teneva costantemente a distanza, non aveva alcun diritto di farle certe domande. “E da quando ti importa se ho un amante o due?”

Klaus aveva ripreso il bicchiere, girandolo fra le mani. “Un altro uomo non sarà tollerato ne incoraggiato, strega. Tradiscimi e non vedrai un’altra alba” aveva detto con voce bassa e roca e si era strozzato col bourbon.

Era abituata ai suoi sproloqui senza senso e ultramaschilisti. “Non vuoi stare con me e non vuoi che stia con nessun’altro. Non vuoi fare l’amore con me ma mi vuoi a tua completa disposizione. Sei un bell’egoista, Klaus…

“Non ho fatto l’amore con te perché non ne avevamo il tempo, strega.”

Non aveva pensato al fattore tempo. “Manca un cuscino, sul letto.”

Se n’era sbarazzato quando Elena era andata via. Non vedendolo, non poteva ricordare o immaginare. “Tu cosa sai di me, a parte quello che credi di sapere?”

“Io so solo che il tuo letto è troppo piccolo per tutte le persone che vi dormono dentro.”

Klaus aveva pensato che era proprio così, solo non aveva mai trovato il modo corretto di dirlo. La sensibilità e l’acutezza di Davina sarebbero state la salvezza, ed insieme la rovina. “A dispetto delle apparenze, sono umano anche io.”

La strega aveva sogghignato in quel modo superbo che gli mandava il sangue al cervello, ma si era accorto che qualcosa o ‘qualcuno’ aveva cancellato la sua superba spavalderia nei confronti dell’amore. Gli occhi rilucevano di un fuoco diverso e c’era una nota triste in sottofondo. Quando aveva capito di cosa si trattava, un nodo scorsoio gli aveva stretto la gola. Era stato appeso per il collo una volta. La sensazione era identica. “C’è ancora spazio per un’altra persona” aveva detto, scegliendo le parole sbagliate. La strega, infatti, aveva cambiato espressione. “Ascoltami…

“Non so se ho voglia di farlo...”

“L’amore è come tornare a pagare le tasse dopo una lunga evasione fiscale. Alla prima occasione, lo Stato ti porta via tutto quello che hai messo da parte e ti chiede di versare gli interessi che non sei pronto a saldare…

“A te piace frodare il Fisco…

“Ma non sempre ci riesco.”

Davina era rimasta a fissarlo, gelida come sempre.

“Hai scoperto i miei conti offshore, strega.”

“Ed ora posso prendermi tutti i tuoi soldi?” aveva scherzato e il vampiro le aveva preso la mano e baciato il dorso e le dita.

“Fino all’ultimo centesimo.”

°°°

“E poi?!”

Poi era arrivato il messaggio di Rebekah e lei aveva avuto la scusa che cercava inconsciamente per defilarsi.

La vampira aveva smesso di pestare la frutta nel cocktail che si concedeva solo nella ‘serata fra ragazze’ e si era protesa verso di lei, cercandole sulla faccia segni rivelatori di un happy end.

“Non tenerci sulle spine! Ti ha baciato o no?”

Davina aveva ripreso a mescolare con la cannuccia ‘l’acqua colorata’ guarnita di ombrellini che aveva ordinato Hayley per lei. La donna lupo era rimasta tutto il tempo in silenzio ad ascoltare senza manifestare entusiasmo o dissenso e non sembrava ansiosa di sapere il finale della storia.  

“No.”

Rebekah aveva rovesciato gli occhi e tornato a pestare la cannuccia sulla poltiglia fragolosa. “Mi ci vuole un bourbon dopo questa delusione… cameriere!”

Davina aveva riso sotto i baffi e si era chiesta come poteva, una vampira di mille anni, emozionarsi ancora per certi racconti. Klaus riduceva tutto in termini affaristici e non si era smentito neppure stavolta. Certo, una forma migliore sarebbe stata maggiormente apprezzata, ma erano i motivi per cui aveva deciso di dar fiato alle trombe che la intrigavano. Era stata la sua insinuazione sul fantasma di Elena Gilbert o la strana gelosia che aveva manifestato verso Kai? Per quanto si sforzasse, Davina non riusciva a carpirne il capo. In più, il braccio le faceva un male cane. Aveva usato il sangue di Klaus per guarire, ma il polso continuava a scaricare fitte fastidiose e aveva le dita intorpidite. “Se non avessi insistito per sapere, non saresti rimasta delusa.”

“Ma quando qualcuno afferma di non aver nulla da dire, in realtà ha molto da dire” aveva sbuffato. “Non c’è nulla di romantico nel tuo racconto!”

Per fortuna! Doveva usare la testa come sempre e non lasciarsi coinvolgere più di quanto non fosse già coinvolta. “Parliamo d’altro. Ho preso il programma dei concerti, ci sono un mucchio di band nuove, in città!”

Hayley aveva ripiegato il programma e nascosto sotto le mani. “Quale è stata la tua reazione mentre ti parlava?”

Scappare.

“E l’istinto cosa ti dice?”

Di scappare.

Hayley aveva fermato il cameriere e ordinato un altro giro. Analcolico, stavolta. “L’istinto non sbaglia mai.”

“Ma tu da che parte stai?!”

Le due donne si erano fronteggiate e Davina aveva appoggiato la schiena alla sedia. “Non farò un bel niente finché non sarò sicura di volerlo fare. Resta tutto come prima” aveva detto a bassa voce, tacitandole. “Non chiederò ad un vampiro ultracentenario di venire al cinema con me o accompagnarmi a fare shopping. Queste cose lui le ha già fatte milioni di volte con milioni di altre ragazze.”

“Ma non le ha fatte con te!”

Davina aveva sollevato gli occhi su Rebekah e aveva smesso di appallottolare il pezzettino di carta strappato dal tovagliolino sotto il drink.

“Sta dicendo che i normali passatempi di una ragazza della sua età potrebbero sembrargli molto sciocchi, Bekah.”

Hope era una bambina fortuna ad avere una mamma come Hayley… ah!

“Tesoro, stai sanguinando.”

Hayley le aveva indicato la fronte e Davina aveva sentito un calore intenso là dove aveva battuto la testa.

“Il sangue di Klaus non sta funzionando” aveva detto spingendole il tovagliolino di carta sulla testa. Non era l’unica parte del corpo a farle male. Anche il fianco che aveva urtato nella caduta iniziava a dolerle… per non parlare del polso, un inferno di fitte.

“Qualcuno sta annullando il potere dei vampiri. Può essere una strega, Davina?”

“Non in base all’accordo…

“Quel qualcuno se ne frega dell’accordo… ehi! Guardate un po’ là!” Rebekah aveva indicato un tavolo ed il ragazzo seduto solo. “Non è il tuo amico assorbi poteri?”

Davina aveva guardato nel corridoio vuoto che si era improvvisamente formato fra lei e Kai, provando uno strano rimescolio interiore. Era pallido da far spavento, alternava il bourbon agli antidolorifici prelevati da un tubetto arancione e sembrava fatto come un cavallo.

Come in un sogno, il ‘buco nero’ l’aveva risucchiata, il suo corpo si era spostato tutto in avanti e prima che le ciglia battessero un’altra volta, aveva già posato una mano sulla spalla del ragazzo. Kai era ammutolito, come se non si aspettasse di vederla lì. L’aveva guardata con i suoi cupi occhi grigio azzurri e le aveva toccato la fronte. “Sei ferita…

“Stai assorbendo energia da tutti gli esseri sovrannaturali, smetti di farlo” aveva farfugliato in preda al batticuore e si era tirata indietro, per evitare di essere toccata di nuovo.

“Non ci riesco! Non mi è mai capitato prima!”

Era sempre stato immerso in un’enorme bolla magica che lo teneva in vita, impedendogli di morire. Il tempo sul mondo prigione era sfalsato ed il suo fisico seguiva il ritmo conosciuto. Per guarire, risucchiava energie altrui. “Dobbiamo ricalibrarti.”

“E come?” 

Già… come cavolo facevano?

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Capitolo 34
*** Il Parassita ***


Chi l’aveva raccontato, dopo, aveva cominciato partendo dal rumore. Era un rumore strano, come se il nucleo della terra eruttasse e le colonne del mondo scricchiolassero.

Le abitazioni avevano cominciato a ‘ballare’, i lampioni erano caduti, Rebekah era volata addosso ad Hayley ed entrambe avevano finito per schiacciare un turista piuttosto carino contro il muro esterno del locale.

Se avesse dovuto indicare il momento esatto in cui era cominciato, Rebekah avrebbe pensato al momento in cui Davina aveva stretto la mano di Kai e lo sguardo che era corso fra loro era stato così magnetico che si era incantata a guardarli, pensando che c’erano guai in arrivo, perché quello lì, che piacesse o meno, era un colpo di fulmine grosso come una casa. 

Poi il rumore era cessato e la terra aveva smesso di tremare. C’era stato un lungo, orribile silenzio, ed Hayley aveva guardato Rebekah, impressionata come lei dalla stupefacente manifestazione di potere.

D’un tratto, Davina era svenuta e Kai aveva tirato indietro la testa, respirando a bocca aperta e a pieni polmoni. Si era guardato le mani e tastato il corpo, soddisfatto del responso.

Ehi!, aveva urlato Rebekah ad alta voce. Che le hai fatto?!

Ho risolto il suo problema.

Hai assorbito la strega?! 

Il ragazzo aveva sbuffato come un impiegato statale che manifesta la propria gioia di vivere all’ennesima domanda scema di un utente ritardato. Aveva colpito scherzosamente la fronte con un pugno, gli occhi al cielo e lasciato andare un ‘d’ho!’ inconfondibile.

China sulla strega, Hayley aveva ascoltato il battito del cuore. Era lento e regolare ma la pelle era troppo fresca, come se la magia intercorsa fra i due ragazzi avesse portato via il calore corporeo di Davina. Bekah, lascialo perdere. Dobbiamo portarla a casa, prima che la notizia si sparga.

Si è già sparsa, aveva commentato notando le occhiate dei curiosi attorno a loro. Su una scala da uno a dieci, quanto si incazzerà Nik?

°°°

Ci aveva sperato, nella visita notturna di una diciassettenne alterata dall’alcool con i freni inibitori allentati… aveva anche creato una trappola invitante in un momento di sfrenata sicurezza ma nessuna figuretta palpitante aveva bussato alla porta della sua stanza, all’ora delle streghe.

Stava facendosi la barba quando Elijah gli aveva chiesto se voleva arrabbiarsi prima o dopo la colazione, e Klaus si era tagliato con il rasoio proprio sotto la gola, un taglio netto e profondo che aveva imbrattato la pelle di sangue.

Il vampiro aveva già notato la grandezza del nuovo dipinto e l’incredibile gamma di emozioni sul volto del fratello. Conosceva il demone che lo inquietava, era lo stesso che lo rodeva quando Hayley era in pericolo. “È andata via” aveva detto e fatto una breve pausa significativa. “Le ragazze hanno avuto un incontro spiacevole, ieri sera.”

Klaus si era sciacquato il viso e aveva parlato attraverso l’asciugamano. “Quanto spiacevole?”

“Diciamo solo che la cura è stata peggiore del male.”

Quel che affermava sempre Liv parlando del fratello matto. “Quanto spiacevole, Elijah?”

°°°

Davina Claire era svanita nel nulla, lasciando solo la felpa con le orecchiette da gatto appesa allo schienale di una sedia in ricordo. Il loft era stato ripulito da vestiti, libri e vinili ma la stanzetta dei dipinti era rimasta intatta. Quelle croste non valevano un accidente e ormai non significavano più nulla. Klaus le aveva accatastate in un deposito e la chiave era finita nel piccolo mazzo che apriva la vecchia soffitta della strega: era bastato scambiare due paroline col sindaco, non aveva dovuto neppure incorrere in minacce o mettere mano al portafogli.

Kol si era rifiutato di localizzarla magicamente. Se non sai come occupare il tempo, puoi sempre rimuovere la salma dal seminterrato. L’incantesimo di contenimento è svanito, aveva detto con una metaforica alzata di spalle, nascosto dietro un fumetto.

E Klaus, ossessionato dall’inattività, aveva caricato la salma nel furgone e Liv era rimasta a fargli compagnia in una tiepida giornata primaverile. Aveva tagliato i capelli ed indossava un paio di jeans. Peccato. Gli piaceva, guardarle le gambe. Tu lo sai, cosa è successo?

Liv aveva giocato con il ciondolo appeso al collo, prima di rispondere. Kai è un parassita. Quando è ferito, risucchia energia dagli esseri sovrannaturali. La bussola ha indicato la fonte di maggior potere e l’istinto di sopravvivenza ha fatto il resto. Ha ‘attaccato’ la strega che possedeva Davina, non intendeva farle del male.

Klaus era uscito dalla fossa e si era seduto accanto alla ragazza. Non sono estraneo alle momentanee perdite di controllo. Non posso biasimarlo per aver cercato di salvarsi la vita.

Ma non si entra nella testa della gente senza chiedere il permesso, è una questione di rispetto! È una delle prime cose che impari quando sviluppi il tuo potenziale magico. La sua anima è stata metaforicamente stuprata da quell’imbecille!

Tu vuoi proprio che uccida tuo fratello, eh?

Liv aveva dondolato uno stivaletto, irritata. Magari…

La storia del mondo di ripete ad intervalli regolari, Olivia. Davina è viva, tornerà quando l’offesa sarà scemata.

Liv l’aveva sbirciato con la coda dell’occhio. Parli come uno sfigato.

Klaus aveva raccolto un vermetto e l’aveva posato con noncuranza sulla sua coscia. Tu dici?

Liv aveva guardato l’animale, era impallidita e saltata via con un gemito.

Reagisci come una sfigata, aveva detto e la piccola montagnetta di terra creata nello scavo della fossa, si era sollevata magicamente e abbattuta sulla sua testa.

No, sbagli.

///

La casa nel bosco apparteneva alla sua famiglia da generazioni. Non c’era porta che scricchiolasse o vetro che dondolasse e, di notte, i versi degli animali la spaventavano. Non era stata una buona idea, ma non aveva saputo pensare a niente di meglio. Restare era impensabile: la notizia sarebbe trapelata e Klaus l’avrebbe torchiata per sapere la verità, difficile da raccontare e fastidiosa da ricordare.

La prima volta che Ayana si era manifestata, lo aveva fatto gentilmente, accompagnandola nel cammino di unione. Per arrivare a lei, Kai aveva scavato nella sua intimità senza chiedere il permesso e la sensazione di vuoto che aveva lasciato il maelstrom del parassita, l’aveva fatta sentire sporca e malinconica… però era viva, libera dalla minaccia. L’umore sarebbe migliorato col tempo. Il suo attuale problema si riduceva a spaccare la legna per accendere il camino ma il peso dell’ascia era notevole e la forza che imprimeva non era sufficiente ad ottenere un risultato sostanzioso: l’ascia restava incastrata nel ciocco e non erano stati pochi i capitomboli nel tentare di estrarla senza ferirsi. Per non parlare del primo colpo che le aveva fatto vibrare tutte le ossa del corpo…

“Non così, cara.”

Uah!

Spaventata dalla voce, Davina si era voltata tenendo l’ascia a protezione. Bekah? “Come mi hai trovato?!”

Pc e connessione a banda larga” aveva risposto con la solita dolcezza ma subito il bel viso si era imbronciato e Davina aveva scorto una pericolosa somiglianza con Klaus.

“Non sono venuta per chiederti di tornare a casa. So come ti senti, sono stata posseduta anche io contro la mia volontà” aveva detto, percependo il suo immediato sgomento. “Due giorni fa, il direttore della banca ha chiamato Nik avvertendolo che uno dei conti stava andando in rosso. Hai più dato uno sguardo al saldo del conto, tesoruccio?”

Doveva?

“La rendita di Marcel è ridotta agli sgoccioli. Devi trovarti un lavoro e smettere di fare shopping.”

“Ma ho speso pochissimo e la maggior parte dei vestiti me li hai regalati tu!” si era difesa, spaventata dalla novità.

“Marcel ha inserito una clausola a tempo pensando che saresti stata pienamente sufficiente entro i diciotto anni e poiché mancano pochi mesi al tuo compleanno…

“Sono sul lastrico?” aveva chiesto, attonita. Quello era un problema ben più grave della sua dignità offesa!

“Diciamo che il denaro depositato non basta a coprire i prossimi sette mesi.”

“Venderò il cottage.”

“Una catapecchia senza valore sul mercato.”

“La macchina?”

“Quel rottame che sta insieme con il nastro adesivo isolante?” aveva chiesto dopo aver gettato un lungo sguardo all’automobile parcheggiata poco distante. “Te la compro per dieci dollari.”

Non ne valeva cinque. Davina era piombata a sedere sugli scalini del portico con un gemito minuscolo.

“Non siederei lì. Il legno è tarlato.”

“Allora?”

“I tarli sono parassitati dagli acari e gli acari attaccano anche gli uomini.”

Era sopravvissuta ad un parassita di un metro e ottanta, poteva gestire una colonia di acari!

“Da quanto tempo sei qui?”

“Tre settimane…

“E da quanto hai quelle punture sulle braccia?”

“Tre settimane” aveva risposto con un filo di voce. “Non sono zanzare?”

///

Era completamente pazza! Rebekah le ordinava di bruciare la casa e lei schioccava le dita e mandava al diavolo i vestiti, i libri, i cd e si ritrovava senza passato e senza futuro, sprofondata nel sedile anteriore della sua auto lanciata chissà dove.

Le aveva detto che a volte bisognava fare cose drastiche per ricominciare e Davina aveva risposto che non aveva più niente, solo se stessa.

Sei ricca come Creso, aveva detto con tono rassicurante, ma Davina non aveva capito e si era sentita ancora più persa.

La situazione era perdurata nelle successive settimane mentre il vampirastro approfittava a mani basse del suo smarrimento, le riorganizzava la vita, la rimbalzava nella soffitta e saltava fuori che un ‘generoso benefattore’ aveva comprato la catapecchia nel bosco, stipulando una scandalosa assicurazione che si era riversata sul conto, quando la casa era ‘misteriosamente bruciata’.

Davina aveva guardato il saldo dell’estratto a bocca aperta ma Hayley le aveva suggerito di dimenticare il codice segreto della carta di credito e filare a cercarsi un lavoro. La strega aveva trovato un impiego in un negozio di animali, perché sembrava che la sua aria da cucciolo sperduto andasse forte fra i cuccioli veri e si era lasciata trascinare in un massacrante corso di CrossFit per ‘rinforzare la fiducia in se stessa’… ma l’umore non migliorava e restava sempre quella macchia di vuoto che le impediva di tornare alla normalità. Per quanto si sforzasse di mantenere le apparenze, non era raro vedere la Prima Strega distratta da un pensiero triste. In capo a due mesi, tutti avevano inteso, nessuno aveva ben capito e molti speculavano.

°°°

Le tre buste era tutte del medesimo spessore e tutte ugualmente minacciose ed attraenti. Davina le aveva aperte, appoggiata al bancone del Rousseau’s. Le aveva lette, preso atto del contenuto ed impilate con cura.

“Bollette?”

“Le risposte dei college” aveva risposto, cupa. “Mi hanno ammessa tutte e tre.”

“Non dovrebbe accadere fra un anno?”

“Sono nella classe avanzata.”

Camille si era congratulata con lei e le aveva detto che un’altra persona sarebbe stata fiera del suo successo.

Davina l’aveva guardata con occhio vacuo. Non parlava mai con Klaus se non alle riunioni di Consiglio ed evitava casa Mikealson, infastidita dalle opprimenti attenzioni di Rebekah che aveva addirittura iniziato a chiamarla ‘sorellina’. Inoltre, stava iniziando a sviluppare parecchie reazioni strane nei confronti delle persone: non riusciva più ad essere indulgente con i difetti di Josh e mal tollerava i consigli di Marguerite sulla gestione della Congrega.

“Non mi ha mai chiesto come stavo. Mai. Neppure una volta.”

“Se te lo avesse chiesto, cosa avresti risposto? La verità, Davina.”

“Gli avrei detto di farsi gli affari suoi” aveva risposto cupa, strusciando le mani sui jeans. “Ha approfittato del mio momento di defaillance per caricarmi di un debito che non potrò mai saldare, costringendomi a lavorare per lui vita natural durante.”

Il suo giudizio e il buonsenso erano fortemente appannati. “Oppure ha cancellato in una volta sola tutti i favori che ti doveva.”

Davina l’aveva guardata di sottecchi mentre spuntava la conta delle bottiglie. “Che c’è che non va, in me?”

Camille si era sbarazzata del blocco, posando i gomiti sul bancone e si era sporta in avanti, sorridente. “Proprio nulla. Stai reagendo al tradimento di Kai.”

Il visetto era affondato sui pugni e la strega aveva lasciato andare un lungo sospiro. Se n’era andato quando era svenuta e non aveva mai risposto alle sue telefonate. “Che altro?”

Gli occhi di Camille avevano fatto il giro del locale prima di posarsi su di lei. “Avete passato del tempo insieme, siete rimasti bloccati a centinaia di chilometri da casa e avete dovuto affidarvi l’uno all’altra per gestire il problema.”

“Uno stato di emergenza che si è risolto facendo il pieno di benzina…

“Davina, sei una ragazza intelligente. Stai volutamente scartando la risposta più semplice.”

La risposta più semplice era la più spaventosa. “Kai mi piace...”

Camille aveva annuito, attendendo che digerisse la novità. “Prenditi del tempo.”

“Per fare cosa?” aveva sussurrato giocando con le buste. “Dimenticarlo?”

///

“Prestami il grimorio, devo fare un incantesimo.”

Riceveva con piacere le chiamate di Camille, anche quando lo informavano che Davina aveva in mente di fare qualcosa di brutto&pericoloso. “Ho un mucchio di debiti strega, non posso rifiutarti nulla” aveva risposto posando pennelli e tavolozza e Davina si era spostata verso la finestra aperta, il naso fuori. “Non ti nascondo di essere preoccupato per la tua salute mentale. Un’esperienza di possessione è pressoché fastidiosa ed irritante finanche quando proviene da una persona in cui riponevamo piena fiducia. Ho lasciato fare al ‘gruppo di sostegno’ ma sento il bisogno di chiederlo: come stai?”

“In fretta, per favore. L’odore dei colori ad olio mi da il voltastomaco” aveva detto e Klaus se l’era presa comoda, versandosi del bourbon. 

“L’olfatto è il senso privilegiato della memoria. Se continuerai a bere, tua figlia crescerà associando la figura paterna a una bottiglia di whisky.”

Il vampiro le aveva rivolto una lunga occhiata pensosa. “Tuo padre beveva?”

“Non l’ho mai conosciuto, l’hai dimenticato?”

“Temo di avere un vuoto di memoria e di non ricordare la combinazione della cassaforte…

“Se ti racconto la mia triste storia e soddisfo la tua insana curiosità, accelereremo i tempi del recupero?” aveva domandato, spazientita.

“Indubbiamente.”

“Avevamo un capanno con gli attrezzi in giardino. Mio padre era un appassionato di bricolage e usava vernici ad olio per dipingere i mobili. Ricordo l’odore della latta rimasta aperta, il giorno in cui se n’è andato: un nauseante odore di pesce e il mobiletto azzurro della mia cameretta abbandonato in giardino” aveva risposto con voce bassa e secca. “Ora tieni fede alla tua parte di accordo.”

“Quanti anni avevi?”

“Sei.”

“È questo il motivo che ti impedisce di posare per me?”

“Uno dei tanti.”

Il vampiro aveva mosso la testa, incitandola a continuare.

“Mi vergogno, ok?”

“Privare il mondo della tua bellezza è crudele, cuoricino.”

“Mi stai rallentando, vampirastro.”

“Il tuo benessere è più importante di una certo meritata vendetta.”

“Non ostacolarmi e mi vedrai sorridere di nuovo.”

“Non voglio ostacolarti, ma aiutarti. Posso trovarlo per te. Posso fargli tante cose e tutte spiacevoli” aveva sorriso e le palpebre della strega si erano strette velocemente, celando per un attimo l’azzurro degli occhi ma non la scintilla di cattiveria che prima non c’era. “Ho sempre pensato che tu sapessi troppe cose, Davina Claire… troppe cose per una strega della tua età. Se non starai attenta e non sceglierai la strada giusta, finirai per essere la più malvagia di tutte le streghe mai apparse a New Orleans.”

“Ti piacciono le ragazzacce, non farmi la paternale!” aveva sbuffato ma l’espressione dura del vampiro non era cambiata. “Non è per lui, è per me! Devo fare un incantesimo per me stessa!”

“Che tipo di incantesimo?”

“Un incantesimo di esclusione!” aveva esclamato ad alta voce. “Tu non hai idea di cosa sia ed io non ho voglia di spiegatelo!”

“Beh, dovrai fartela venire, cuoricino.”

“Non metterti contro di me! Perderesti e non ti piacerebbe!”

“Prova a darmi fuoco un’altra volta e ti darò quella sculacciata che meriti da tempo!”

Ci credeva, Klaus non minacciava mai a vuoto. “Ok” aveva sorriso e un attimo si era udito il ‘crac’ del collo e il vampiro si era afflosciato a terra, schivando di pochissimo il bordo della scrivania.

“Te l’avevo detto di non intralciarmi.”

 

 

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Capitolo 35
*** Come è iniziato tutto ***


Al tatto la carne era fredda, e Bonnie aveva dovuto spingere l’orecchio contro il torace e tenercelo un bel po’, prima di captare il battito del cuore. Perché scegliere di lanciare un sortilegio così potente su se stessa? Da chi doveva scappare?

L’occhiata indagatrice era finita sull’ibrido, si era abbattuta sulla testa di Kai - accucciato all’altezza di Davina - ed era risalita fino a Kol che sembrava aver messo da parte le vecchie ruggini.

“Vi dico che non funzionerà.”

“Zitta, guastafeste.”

Bonnie aveva taciuto e si era appoggiata al muro, le braccia incrociate e il vestito del matrimonio stropicciato sull’orlo.

Rebekah ed Hayley erano giunte all’improvviso reclamando l’intervento di Kai, non sapendo che il ragazzo aveva già rubato una macchina, diretto a New Orleans, annoiato dal ricevimento della sorella e affogato nel rimorso e nella nostalgia. Liv lo aveva localizzato sulla statale e le ospiti erano filate via prima del lancio del bouquet. Olivia le aveva seguite senza pensarci due volte e Bonnie si era sentita gridare ‘vengo con voi’, il vestito raccolto in una mano.

Ricordava un ramo Claire nella bibbia di famiglia e le sue amiche cambiavano sempre discorso, quando accennava la possibilità di una vacanza in Louisiana. Era accaduto qualcosa laggiù, e le canaglie avevano giurato di non parlarne mai, escludendola dalla piccola e rassicurante cerchia di amicizie che l’aveva protetta per venti anni. Mystic Falls era diventato un luogo inospitale e ‘stretto’ e dopo solo sei mesi di ‘assenza’, Jeremy aveva conosciuto una nuova ragazza alla scuola d’arte e l’aveva dimenticata. Bonnie aveva incassato male e si era sforzata di non pensarci.

Per un po’ la cosa aveva funzionato, tutta tesa a sfuggire l’asfissiante presenza di Kai, poi il ragazzo aveva preso a sospirare come un personaggio dei cartoni animati e l’insopportabile ritornello di scuse trite e ritrite era cessato.

Kai aveva provato e fallito, biascicato un ridicolo doh!’, morso la pellicina di un dito e studiato il visetto di Davina dopo averlo preso fra le mani.

Ogni volta che la toccava, Klaus batteva le palpebre e la sua immobilità pressoché inquietante, si diluiva in un’espirazione forzata. “Davina attinge al potere degli Antenati. Non può essere assorbito.”

L’ibrido si era staccato dal gruppo e Bonnie lo aveva guardato con la coda dell’occhio. Non aveva fatto una piega quando Rebekah lo aveva avvertito che ‘stavano tornando con una strega Bennet accampata sul sedile posteriore’.

“Mai arrendersi al primo tentativo! Quando ero sul mondo prigione…”

“Non frega a nessuno” l’aveva tacitato Oliva, assonnata e gualcita come un fazzoletto usato. Si era tolta le scarpe e aveva i piedi impolverati dal brecciolino bianco del vialetto su cui aveva camminato scalza. “C’è del caffè in questa casa?”

“C’è” aveva risposto Klaus e Liv gli era ciondolata dietro, sbadigliando. Bonnie li aveva seguiti con lo sguardo, stupita che si occupasse in prima persona di una faccenda così sciocca. Poi l’occhio le era caduto sul grimorio aperto sulla scrivania. L’incantesimo era pressoché una maledizione: manteneva il corpo intatto nel tempo e necessitava di aiuto esterno per essere sciolto: la chiave era nelle parole che lo componevano.

///

Nel grimorio veniva descritto un incantesimo usato dalle streghe condannate al rogo, così potente da gettarle in uno stato di ‘grazia squisita’ mentre perivano incoscienti fra le fiamme. Poiché quella parola all’inizio della terza riga aveva il 50% di possibilità di essere pronunciata nella maniera sbagliata, Davina aveva scelto – per assonanza o distrazione – l’opzione errata.

Bonnie aveva commentato la spiegazione di Kol con un debole ‘mmh’: una formula sbagliata non funzionava, punto e basta. “Da chi o cosa stava scappando?”

Kol aveva allontanato il libro e fatto una lunga pausa significativa. Quando Kai aveva risucchiato la strega che la possedeva, Davina aveva subito una violazione profonda che aveva lasciato uno strascico nella personalità. Una violenta invasione mentale poteva danneggiare il lobo temporale alterando la percezione della realtà ma nessuno si aspettava quel cambiamento radicale. Le aveva raccontato i moti di insofferenza di Davina a fronte di eccessive attenzioni e per ultimo, un fatto inquietante: Klaus aveva bussato alla sua porta, un pomeriggio, e Davina l’aveva invitato ad entrare ma aveva continuato a dividere il bucato, poco disponibile al colloquio. L’ibrido era rimasto in piedi accanto alla finestra, sbirciandola con la coda dell’occhio. A quell’ora del giorno si formava una chiazza di sole sul pavimento, e non aveva potuto fare a meno di notare il suo sbigottimento quando l’ombra del corpo l’aveva coperta. Davina aveva guardato verso di lui e attraverso di lui, e le braccia si erano ricoperte di pelle d’oca. Aveva chiesto monetine per la lavanderia e senza aspettare risposta, era uscita perdendo metà dei vestiti sul pavimento. Nel locale della lavanderia a gettoni, si era seduta di fronte all’enorme lavatrice ed era rimasta a fissarla, ipnotizzata. Klaus l’aveva tenuta d’occhio tutto il tempo ma non aveva notato altre stranezze.

Bonnie non avrebbe saputo dire cosa irritasse l’angolino del cervello, ma avrebbe voluto infilarci le dita dentro e grattarlo a sangue.

Kol aveva azzardato una proposta, chiedendole di tenere la bocca chiusa in caso di insuccesso e Bonnie aveva rilasciato un laconico e sospettoso ‘ok’, seguendolo al piano superiore, dritta nella stanza che ospitava il corpo della strega, disteso su un letto comodo e sorvegliata dal mastino.

Avrebbero tentato un incantesimo mentre le ragazze erano fuori; Se fosse andato male, non ci sarebbero state tragedie.

Klaus aveva chiuso il libro che stava leggendo – o leggendo alla ragazza? – e quando le era passato accanto, Bonnie aveva aspirato un lieve odore di lozione per bambini. Doveva ancora digerirla, quella storia.

In meno di dieci minuti, l’efficientissima organizzazione Mikealson aveva sistemato Davina sul retro del SUV e l’aveva introdotta, senza farsi vedere, nel cimitero delle streghe.

Appena messovi piede dentro, Bonnie si era sentita a casa.

I tuoi antenati sono sepolti qui, le aveva detto Kol e Bonnie ne aveva percepito la presenza fra le tombe mentre davano vita all’incantesimo.

Riaperti gli occhi, Bonnie si era ritrovata su una spiaggia assolata dell’oceano. Aveva camminato sulla battigia in direzione di un puntino rosso e quando Davina l’aveva scorta, il suo sguardo le era passato attraverso.

Elena l’aveva descritta come una ragazzina, ma era tutt’altro che una bimbetta: aveva un fisico armonioso e ben sviluppato, folti capelli neri e le ciglia socchiuse nascondevano due occhioni blu. Poteva avere diciotto anni, o qualcosa in meno. Era ferocemente triste. Bonnie le si era seduta accanto e per un po’ non avevano parlato. Il rumore della risacca era riposante ma la desolazione umana intollerabile. Come sei finita qui?

Sottotono, Davina le aveva spiegato l’intenzione di modificare la maledizione di Salem per creare la propria versione dello switch off vampiresco… mentre scriveva l’incantesimo aveva ingarbugliato le parole e le aveva pronunciate ad alta voce. Si era svegliata sulla spiaggia, priva di ricordi. Aveva passato settimane a cercare di rammentare il proprio nome e quando l’aveva fatto, erano comparsi anche gli oggetti: la felpa, il telo disteso sulla sabbia, il cappellino di una squadra di baseball, un fumetto. Aveva camminato per miglia e miglia, sotto il sole che non tramontava. Non ricordava di aver mai dormito.

Se l’incantesimo era stato scritto, avevano una buona possibilità di riportarla indietro.

Davina si era adombrata, guardando in una direzione precisa. Continua ad apparire…

Bonnie aveva voltato la testa a sua volta. Il SUV di Klaus?

La strega era tornata ad affondare il dito nella sabbia e uno sciame di lucciole brillanti come piccoli soli era balenato dell’aria, scomparendo quasi subito.

Anche quelle continuano ad apparire

Anche questi?, le aveva chiesto sollevando un paio di occhiali da sole dalla sabbia. Li aveva indossati e Davina aveva borbottato che erano troppo grandi per la sua faccia.

È un modello da uomo, aveva risposto sollevandoli sulla testa. Con noncuranza, Bonnie aveva aperto il fumetto dei supereroi e ne aveva sfogliato le pagine.

Chi costudisce il mio corpo? La congrega?

Il sole era stato coperto da un’ombra e Bonnie era rabbrividita. Anche quello continua ad apparire?, le aveva chiesto indicando il vortice nel mare e Davina l’aveva guardato, atterrita.

Non devi restare quando arriva!, aveva urlato e l’aveva spinta indietro e Bonnie era caduta in un nulla cosmico, doloroso e straziante.

°°°

“L’incantesimo ha funzionato. Davina vi ha cancellato dalla memoria ma ha tenuto con se oggetti che vi appartengono.”

“Perché?”

“È una scappatoia, l’uscita di sicurezza in caso un giorno decidesse di tornare indietro.”

Bonnie aveva concluso l’inventario e reperito gli articoli incriminati: il fumetto di Kol, la felpa rossa di Hayley, gli occhiali da sole di Josh, il suo migliore amico, ed il cappellino da baseball che Rebekah aveva comprato che avere una scusa per parlare con il commesso del negozio sportivo. Per ovvie ragioni, non poteva parcheggiare il SUV nel salotto e non aveva idea di dove reperire lucciole a quell’ora del giorno.

Rebekah aveva sfogato la frustrazione litigando con Klaus: avrebbe dovuto impedirle di forzare la cassaforte e lanciare l’incantesimo su se stessa. Avrebbe dovuto colmare una certa lacuna che gli rimproverava da mesi, essere più presente nel processo di ‘recupero’ e non limitarsi al mero aspetto finanziario. Gli costava tanto abbracciarla?

Elijah aveva cercato di mettere una pezza: non potevano prevedere le mosse di Davina ma come Hayley, in pena per la cucciola, Rebekah non riusciva a perdonarsi di averla lasciata sola. Avrebbe dovuto rimandare il parrucchiere o portala con se.

Kol non aveva trovato alcun appunto sull’incantesimo, né sul quaderno della strega né sulla scrivania del fratello.

“Se Davina dice di averlo scritto, l’ha scritto. Cerca meglio!” l’aveva spronato la sorella e Kol le aveva detto di darsi una calmata: avevano scartabellato il contenuto dello zainetto e sfogliato tutte le pagine dei libri senza trovare nulla.

Josh si manteneva ai bordi e continuava a gettarle occhiate. “A cosa vi serve, tutta questa roba?”

“La useremo per tentare un incantesimo di evocazione. Creeremo un cerchio magico per intrappolare l’essenza di Davina e l’uomo dell’anno la convoglierà nel suo corpo.”

“Siamo sicuri di stare facendo la cosa giusta?” Hayley aveva alzato un sopracciglio, dubbiosa. “Davina ha creato addirittura un mondo per starsene per fatti propri, non dovremmo rispettare la sua volontà? Se la costringiamo a tornare, lo farà di nuovo.”

“Se fosse una situazione normale e fosse rinchiusa nella soffitta a mangiare gelato e guardare film lacrimosi, appoggerei la tua posizione” aveva convenuto Rebekah con un’occhiata veloce al fratello maggiore. “Nik, tu che dici?”

Klaus l’aveva fulminata, colmo di disprezzo. Aveva infilato la giacca, camminando spedito verso l’uscita. “Sono stanco di assecondare i capricci di Davina Claire. Ha disprezzato la sua famiglia, lasciatela marcire su quel mondo immaginario!”

“Se esci, va a prendere la sabbia per l’incantesimo.”

“Non sto scherzando, sorella! Pulite la stanza o lo farò a modo mio e i cani banchetteranno splendidamente, stasera.”

La porta era sbattuta sul sospiro di Rebekah. “Noi non ce li abbiamo, i cani…”

La spiaggia stessa era un ricordo. Un bel ricordo, aveva pensato Bonnie con un rapido battito di ciglia. “KLAUS!”

L’ibrido l’aveva udita e l’aveva ignorata ma quando aveva provato a girare le chiavi nel blocchetto, il motore non aveva dato segni di vita. Klaus aveva battuto una mano sul volante ed era smontato con un grugnito spazientito. “È opera tua, strega?!”

“Portami su quella spiaggia.”

“Perché?”

“Sbagli accusandola di aver cancellato i legami che vi uniscono per capriccio. Davina ha tentato di replicare lo switch off vampiresco perché era stanca di soffrire. Ha fatto un casino ed è stata punita. È sola, spaventata e a malapena ricorda il proprio nome.”

Un muscolo era guizzato attraverso la mandibola dell’ibrido. “E quale mirabolante soluzione pensi di trovare su quella spiaggia?”

Liv sta lavorando ad un super-energizzante per allungare i tempi di contatto. Possiamo metterti in contatto con lei e la tua… brillante personalità potrebbe convincerla a tornare. Il potere di Kai è troppo instabile, è ingordo e rischia di assorbirla del tutto.”

Klaus l’aveva fissata cercando un dubbio, un’esitazione, qualcosa che avvallasse il suo rifiuto e Bonnie aveva sganciato il carico pesante: ‘nessun Mikealson lascia un componente della famiglia nei guai. È l’unica cosa che mi piace di voi’, aveva detto e l’ibrido aveva rovesciato gli occhi sibilando che ‘il membro più giovane aveva già imparato le regole del gioco più sporco’ e le aveva fatto cenno di salire. “La mia brillante personalità capisce quando la stai prendendo per il culo.”

E capiva che quel che aveva fatto Davina era molto grave, per una strega?

°°°

La spiaggia era assolata e vuota, esattamente come la ricordava ma tutti i bordi erano sfumati ed evanescenti, come se fosse immerso in un sogno. Klaus si era avvicinato all’acqua e la risacca gli aveva lambito le scarpe senza bagnarle. In lontananza aveva scorto un puntino rosso e si era mosso nella sua direzione. Aveva notato il telo, la borsa di Davina, la strega seduta sulla sabbia con i piedi affondati nell’acqua. Gli shorts avevano l’orlo bagnato e sulle guance c’erano piccoli granelli solitari. Davina aveva guardato verso di lui ma non era sembrata ne preoccupata, ne felice di vederlo.

Ti sei perso?

No. Ho guidato fin qui con la mia macchina.

Davina si era voltata e aveva osservato il SUV nero parcheggiato in lontananza.

Non provava alcuna sensazione fisica e non udiva alcun rumore. Solo la risacca del mare. Il suo ricordo del rumore dell’oceano. Il ricordo della voce di Davina. Stai facendo soffrire la tua famiglia, cuoricino.

I miei genitori sono morti.

Tuo padre se n’è andato quando avevi sei anni.

Un’ombra aveva oscurato il sole e l’ibrido aveva sentito la pelle accapponarsi. Il vortice era partito dal mare e la colonna d’acqua si era alzata fino il cielo. Aveva risucchiato la sabbia asciutta e si era ingigantita. Davina non si era mossa dalla riva. Devi andare via, ora.

Aveva toccato un tasto dolente e la strega aveva attivato il meccanismo di difesa. O quello che la strega Bennet credeva tale. Vieni con me.

Non posso andare via…

Cosa te lo impedisce? La manifestazione visiva dello Sturm und Drang che agita il tuo animo, cuoricino?

L’azzurro degli occhi si era mosso da destra a sinistra ed era sceso sul palmo della mano aperto verso di lei. Se ti prende, non potrai più tornare indietro…

Se lo dici tu!

Fa un po’ come ti pare, aveva risposto stizzita, spazzolando il fondo degli shorts. Salutami l’Altro Lato!

Klaus l’aveva osservata raccattare le proprie cose e ficcarle nella borsa colorata. C’è stato un problema con l’Altro Lato. È così che è cominciato tutto. Non avrei mai dovuto chiederti di fare quell’incantesimo. È colpa mia, non dovevo bussare alla tua porta.

Tu hai bussato ma sono stata io a lasciarti entrare… Davina aveva lasciato cadere la borsa e una mano era passata sul viso e aveva tirato indietro i capelli. Sto attingendo al potere degli Antenati… non me la faranno passare liscia stavolta…

Senza contare la sculacciata che prenderai dal sottoscritto per aver fatto la pazza e divelto la cassaforte dal muro, aveva ghignato e Davina aveva alzato il mento con aria superba. ‘Uno, due, tre, quattro’ non è una combinazione accettabile!

È la più semplice, nessuno ci pensa mai.

Evidentemente non è…

Poche cose ammutolivano la strega. Klaus aveva sbirciato il vortice alle sue spalle e suggerito di correre.

Non dire sciocchezze, aveva eruttato caparbia ma con voce tremolante di paura. Dov’è finito il mio corpo? In una bara di vetro?

Su un comodo letto nella stanza degli ospiti. Ti spolvero giornalmente.

Non farci cose strane, vampirastro.

Ti userò come riserva perpetua se non porti subito via il culo da qui!,

Ehi! Tu meglio di tutti dovresti sapere quando è difficile affrontare se stessi!, aveva esclamato, agitata. Vattene, devo farlo da sola!

Vedi di sbrigarti, aveva sbuffato e camminato malvolentieri in direzione della macchina. Inizi a puzzare!

°°°

“Ce l’abbiamo fatta?”

“Quasi.”

“Dovremo rifarlo un’altra volta?”

“Tutte le volte che sarà necessario, sorella.”

Rebekah aveva sbuffato, lamentando un feroce mal di testa: avevano messo fuori combattimento il fratello e le streghe, e non avevano neppure la forza di succhiare sangue da una cannuccia.

La trottola di Hope aveva continuato a girare sul pavimento. La bambina aveva cercato di afferrarla senza successo e poi aveva rivolto la sua attenzione ad oggetti immobili e colorati. Al primo sbadiglio, Hayley l’aveva messa a letto.

“Che cosa è successo?”

Il genio si infiamma e crea… Davina sta lottando contro i suoi demoni e non gradisce gente fra i piedi.”

Hayley aveva annuito e i begli occhi si erano riempiti di lacrime. “Grazie.”

Il bacio gli aveva scaldato la guancia e Klaus le aveva rivolto lo stesso sguardo di rimprovero che rivolgeva sempre alla sorella. Era entrato in camera di Davina e si era avvicinato al letto.

Il vortice l’aveva risucchiata appena Davina l’aveva cacciato dal piano astrale. Si era sentito cadere per miglia e miglia nella più profonda oscurità, aveva sentito il cuore ridursi in minuscoli frammenti e un profonda nostalgia avvolgerlo.

L’aveva persa?

Aveva perso la sua strega?

 

 

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Capitolo 36
*** Quel che resta ***


Lo stress causato dai mesi vissuti sul mondo prigione si era sommato a quello provocato dall’incantesimo di proiezione e Bonnie non era certa di essere tornata indietro ‘intera’. Se lei ricordava avvenimenti della vita di Liv e flashback in costume con protagonista l’ex vampiro, allora anche i suoi ricordi erano di dominio pubblico.

Erano passate quasi due settimane dall’incantesimo e Bonnie era rimasta a New Orleans, nell’appartamento di Rebekah. Aveva innaffiato le sue piantine, Kai aveva cercato di parlarle, era rimasto nei dintorni ed infine era scomparso. Bonnie aveva pensato che il tanto decantato interesse per la strega addormentata non era poi così forte e si era disillusa un’altra volta. Elena la tempestava di messaggi ma non la chiamava mai. Damon la chiamava sempre e lei si negava al telefono. C’era stata la festa di compleanno ma l’invitata non aveva potuto partecipare. I regali erano stati ammucchiati nella soffitta della strega e appena messo piede dentro, Bonnie aveva sentito una profonda tristezza permeare le pareti.

“A diciotto anni si dovrebbe essere felici” aveva detto girando un pacchetto fra le mani, seduta ai piedi del letto di Davina mentre Klaus sistemava i regali delle ragazze sulla scrivania. Le domande erano venute fuori un po’ alla volta. Domande sulla vita, sulla morte e sull’amore. Non tutte avevano avuto risposta ma erano state sufficienti a quietarla.

Le ragazze l’avevano coinvolta in una serata al femminile, Bonnie aveva risposto ‘sì’ per gentilezza, aveva taciuto un’altra chiamata di Damon ed invece di tornare a casa, quella sera, aveva trascorso la notte immersa nella follia delirante di New Orleans. Poi aveva udito una conversazione telefonica e si era fermata ad ascoltare. La solita storia: un ragazzo sta con una ragazza, poi la ragazza lascia il ragazzo. Nessun gesto eclatante da parte del ragazzo, solo il lungo silenzio di chi non ha capito e non ha parole per spiegarlo a se stesso o agli altri.

Bonnie aveva sbirciato l’espressione del ragazzo e lo sguardo cupo di Kol aveva incontrato il suo. Dopo un istate di sorpresa, le aveva voltato le spalle, allontanandosi a grandi passi.

Bonnie si era detta che anche i Mikealson venivano bidonati di tanto in tanto e chissà perché, la scoperta le aveva alleggerito la giornata.

Nella piccola biblioteca dello zio di Camille aveva trovato una vecchissima mappa del cimitero di New Orleans e aveva spiegato a Klaus che scavando in una certa direzione, avrebbero incontrato un tunnel che passava lateralmente alla stanza della deposizione dove giaceva il corpo di Davina. L’ibrido non aveva aperto bocca e aveva subito arrangiato i lavori. C’erano volute parecchie nottate in bianco per arrivare al tunnel, Bonnie non aveva più visto Kol dalla sera del bidone telefonico, ma la prima volta che erano scesi nel cunicolo se l’era ritrovato alle spalle. L’aveva studiato per scoprire se soffriva anche lui della sua stessa disillusione ma la luce era fioca e lo sguardo del ragazzo sfuggente.

Il tragitto era lungo e sembrava che l’ossigeno fosse insufficiente per tutti. Avevano sfondato una tubatura mentre scavavano, e il fango aveva reso il fondo scivoloso. Bonnie aveva dimenticato il particolare ed indossato scarpe prive di grip. All’ennesimo scivolone, la dignità si era incrinata sull’eco di una risata sommessa e l’astio era cresciuto.

“Non ti disturbare” aveva sibilato scansando con un gesto brusco l’offerta di aiuto di Kol e posato la mano su una carcassa di topo. “Che schifo…”

“La parete è questa.” Klaus aveva puntato la torcia contro il muro e abbassato lo sguardo sulla strega inginocchiata nella fanghiglia. “I topi portano la rabbia.”

Bonnie si era scoperta la fronte madida di sudore. Aveva studiato la parete, infilando le dita fra le fessure. “Queste vecchie abitazioni hanno tutte una struttura comune. Basterà rimuovere i massi uno ad uno. Mentre voi lavorerete, io andrò a trovare Davina e prenderò i tempi di ronda della custode.”

“Tutto qui?”

“Dovete aprire il passaggio in modo che nessuno se ne accorga… non sarà facile, e gli incantesimi sono esclusi.”

“Se avessi rinunciato tutte le volte che le cose si facevano difficili…”

Klaus aveva preso la via di ritorno. La luce era calata debolmente e Bonnie era avanzata piano dietro i fratelli e nel momento stesso in cui aveva pensato ‘manca l’aria, qui dentro’, Kol si era fermato bloccando il passaggio angusto.

“Che succede?”

“La strega è scivolata!” aveva risposto Kol ad alta voce e aveva gridato al fratello di andare avanti. “Ci penso io.”

Il viso della strega si era deformato in una smorfia cattiva: non aveva messo da parte il rancore, aveva atteso il momento giusto per fargliela pagare. “Dimentichi una cosa, Kol Mikealson” aveva sussurrato. “Devi chiedere il permesso a Klaus anche per soffiarti il naso.”

Kol l’aveva afferrata e si era rammaricato di non avere più le zanne. “Come ci si sente sapendo di stare per morire?”

“Dimmelo tu… codardo…” aveva risposto con un sorrisetto irritante. “Tu che… sei scappato dalla Luce…”

“Essere andata e tornata un paio di volte, non fa di te la più saggia delle creature, Bennet.”

“Sono andata e tornata… vedi di ricordarlo” aveva sussurrato calciandolo fra le gambe.

Il gemito di dolore era risuonato nel tunnel, Bonnie gli aveva spinto la mano contro la bocca e ce l’aveva tenuta fino alla fine. “Tu non immagini come ci si senta a morire lentamente di disperazione, giorno dopo giorno, su un mondo deserto e privo di vie di fuga. Ringraziami per averti regalato una fine veloce, invece.”

“Sono stato mandato a fuoco senza alcun motivo e non sto udendo nessuna scusa da parte tua!” aveva sibilato imprigionando il polso e torcendole il braccio dietro la schiena.

“Hai tentato di uccidere il mio ragazzo!”

“Tentavo di salvarmi la vita perché lui voleva uccidermi!”

E quella era la parte che odiava. La barriera fra il Bene e il Male era crollata e non c’era più alcuna fazione a cui voler appartenere.

La luce della torcia morente si era esaurita del tutto, piombandoli nell’oscurità. Entrambi avevano smesso di respirare poi Bonnie aveva commentato che ‘andava meglio, no?’

“Sei l’unica strega che preferisce le tenebre alla luce.”

“Non sono la più saggia delle creature.”

Mh, sei affascinante” aveva risposto e la luce del cellulare era balenata illuminando il viso del ragazzo. “Segui le impronte di Klaus, giovane marmotta.”

“Mai stata una giovane marmotta” aveva detto chinandosi a studiare le tracce. “Stiamo andando dalla parte sbagliata.”

“No, non è vero.”

“Indossate le stesse calzature ma avete un numero differente. Queste sono le tue impronte. Quelle sono le impronte di Klaus” aveva precisato stendendo il braccio dall’altra parte. Bonnie aveva seguito il tunnel con spasso spedito fino a raggiungere l’uscita e una volta fuori, aveva buttato giù un sorso di acqua, ripreso la giacca e salutato l’ibrido con un cenno svagato della mano.

Klaus si era chiesto se il fratello era ancora in vita e aveva guardato verso il punto in cui la terra declinava. L’aveva trovato appollaiato sulla scaletta di corda, l’aria dubbiosa, uno sbuffo di terriccio sulla fronte.

“Creatura affascinante” aveva detto incrociando il suo sguardo e Klaus gli aveva consigliato di starle molto lontano perché era una strega, una Bennet e radice di tutti i loro mali.

“Però è affascinante” aveva ribattuto svitando la bottiglia di whisky. “Che numero di scarpe porti?”

///

Apro gli occhi e le labbra schioccano pallide nel silenzio. Volta granitica, pareti scavate nella roccia, marmo lucido ovunque e un bel vestitino bianco che mi avvolge da capo a piedi. Fiori a perdita d’occhio, incenso bruciato che traccia lunghe spirali nell’aria.

Pensavo che il Santuario delle Streghe Dormienti fosse dedicato solo a coloro che sono trapassate orgogliosamente... credevo di essere al sicuro a casa dei Mikealson, non immaginavo che le streghe avrebbero reclamato il mio corpo! Né che mi avessero vestito come avessi ancora 16 anni!

“Ehi.”

Il cuore mi finisce in gola dalla sorpresa e il singulto si ode in tutto il Santuario. Una testa di capelli neri lucidi come l’ebano appare dal nulla. Bonnie? “Che fai qui…”

“Ufficialmente è una visita familiare. Ufficiosamente, il palo.”

Bonnie indica la parete opposta all’uscita del Santuario, collegato al cimitero da un lungo passaggio sotterraneo, accessibile solo ai membri della congrega.

Scric.

Cos’è? Sembra il rumore di pietre mosse…

Scrictzz….

Sembra che qualcuno stia creando un’entrata secondaria non potendo usufruire della prima.

Tump

“Quando si tratta di gabbare le streghe, il tuo cervello fa gli straordinari. Li hai persino numerati…”

Sorrido udendo la voce di Kol ma Bonnie si adombra e scende i due gradini dell’altare. “Controllo se arriva qualcuno” borbotta allontanandosi silenziosa nel condotto sotterraneo.

“Sono numerati per evitare che si accorgano…”

“Non spiegarmi un’ovvietà, fratello!”

Oh, ma c’è anche… il cuore batte tanto da soffocarmi. Non dovrebbero essere qui. Nessuno può mettere piede nel Santuario, eccetto i membri della congrega! Mi ridistendo fingendo di essere addormentata, l’ultimo masso viene spostato e i ragazzi entrano nella stanza. Faccio uno sforzo incredibile per restare immobile quando Klaus mi sfiora la fronte e mi sussurra un ‘ciao piccola’ che mi scioglie tutte le ossa. Vorrei posare la mano sulla sua e premerci contro la guancia. “L’avvenimento più divertente degli ultimi tempi e te lo stai perdendo” sussurra e il respiro caldo mi lambisce la pelle.

“Non raccontarle stronzate, fratello.”

Klaus ridacchia a bassa voce e i passi di Kol si fanno vicini. “Le ho fatto pesare di avermi ucciso? No. Ho contestato la sua idea di inviarti sul piano astrale creato da Davina? No. L’ho aiutata quando si è trovata in difficoltà e sono stato ringraziato con malumori e musi lunghi. Il suo rancore è ridicolo e fuori luogo.”

Klaus si china a raccogliere il libro e ne sfoglia le pagine, seduto vicino ai miei piedi. “Non è rancore.”

Lunga pausa. Sento le rotelle nella testa di Kol fermarsi e ripartire molto lentamente.

“Ma stai cercando di svegliarla annoiandola a morte? Eravamo d’accordo che le avremmo fatto ascoltare un po’ di musica, stavolta.”

“Poi abbiamo giocato a pari e dispari e tu hai perso.”

Vorrei saltare su e spaventarli entrambi con un ‘bu’ improvviso. Poi sento le tempie sfiorate in prossimità dei fiori che ornano la stupida acconciatura e la sensazione è lacerante. Apro gli occhi e per la prima volta, vedo Klaus trasalire di sorpresa, la mano corre sul braccio di Kol che si volta con un ‘che c’è?’ e un singulto.

Bu” soffio e Kol mi dà una schicchera sulla fronte. “Mi hai fatto morire di paura, stronzetta!”

“Scusa…” sussurro e quando provo ad alzarmi sui gomiti, gira il braccio attorno alle mie spalle e mi solleva con delicatezza.

Klaus annuncia che dobbiamo rivedere l’accordo l’indomani stesso, e non c’è più alcuna traccia di dolcezza nella sua voce. “Avverto la strega che ce ne andiamo.”

Raccolgo il vestito scivolando piano piano a terra, ma le gambe quasi non mi reggono tanto sono indebolita da settimane di immobilità. Kol mi afferra sotto le braccia e mi rimette a sedere, chiedendomi se sto bene.

“Ho combinato un guaietto…” sussurro e lui sospira, arreso ad una forza maggiore.

“È rimediabile?”

No. Proprio per niente.

///

“A che cavolo pensavi, Prima – brutta stronza - Strega?! Pensavi che saremmo stati felici di saperti ridotta ad un vegetale priva di sentimenti?!”

“Siamo la tua famiglia, Davina. Ci preoccupiamo per te. Se hai un problema vieni da noi e lo risolviamo, non crei un mondo immaginario nel quale nasconderti!”

Le ragazze sanno essere spaventose. Prima strillano di contentezza, poi ti mangiano la testa.

“Che hai in quella mente bacata e piena di niente?! Ho già un fratello stupido che crea un sacco di guai, non ti ci mettere anche tu!”

E c’è una novità. Non chiedetemi come ho fatto, ma lo ‘Sturm und Drang che agita il mio cuoricino’ unito al potere illimitato degli Antenati ed ad un catalizzatore oscuro vecchio come il mondo, ha fatto sì che l’Altro Lato riprendesse ad esistere. Bonnie è rimasta stupefatta quanto me, ma credo che il merito sia soprattutto suo. È una Bennet e le Bennet discendendo da… oh, non ho alcuna voglia di raccontarla da capo, cercatevi il capitolo!

A stringere, ho ripristinato un ordine naturale in maniera poco ortodossa e guadagnato il rispetto della congrega. È stata una bella sensazione. È durata circa un minuto.

Rebekah stringe le palpebre, le mani sui fianchi e getta uno sguardo vago al fratello maggiore. “Potevi morire… e tutto per un uomo.”

Avvampo e sento il sangue battermi nelle orecchie. “Aspetta un attimo, io non ho…”

Kai è tornato. Ha anche cercato di dare una mano” continua. “Credo che tu gli piaccia molto.”

“Basta così, sorella. Stai cercando di farla scappare un’altra volta?”

La voce di Klaus è un mormorio lento. Continua a mescolare lo scotch nel bicchiere con aria svagata e non entra mai nella discussione.

“Sto cercando di farle capire che non c’è uomo per cui ne valga la pena” mormora tutta dolce e materna ed Hayley le si affianca e annuisce mentre la bambina le tira i capelli e fa ‘ciao ciao’ con la manina. “Devi avere cura di te stessa, Davina. Alla fine, quel che ti resta sei tu.”

Annuisco, quasi ipnotizzata dal loro discorso. Se le lasciassero fare, dominerebbero il mondo.

“Ora su il mento, via quell’aria mortificata e preparati ad uscire. Capelli, estetista, manicure. Ti troviamo un vestito da lasciare a bocca aperta la città. Tutti gli uomini ti desidereranno e tutte le donne vorranno essere te, stasera.”

Perché? Che succede, stasera?

///

L’Altro Lato aveva ripreso ad esistere e non c’era nessuna Ancora a collegare i due mondi. Come funzionava? La gente semplicemente trapassava nell’Aldilà? Davina aveva ricreato il buon vecchio purgatorio dantesco?

Bonnie aveva pagato la bottiglia e riposta in un sacchetto di carta, poi la baraonda di New Orleans l’aveva inghiottita. Aveva risposto alle chiamate delle amiche, dato la buona notizia e preso ancora tempo. Non sapeva quando sarebbe tornata. Doveva ancora fare il suo tour guidato. Liv era saltata sulla prima corriera del mattino adducendo un ‘gran mal di testa da incantesimo’. Semplicemente, aveva perso interesse alla faccenda e aveva seguito il primo ragazzo carino che le aveva rivolto un’occhiata di troppo.

Bonnie aveva comprato la bottiglia dopo aver ricevuto la telefonata di Jeremy. Le aveva chiesto di incontrarsi, per parlare. Bonnie opposto un fermo no e chiuso la chiamata. Però poi si era pentita ma non aveva avuto il coraggio di richiamarlo. Appena il cellulare aveva ripreso a squillare, Bonnie lo aveva lanciato nella fontana di Dauphine Street, si era seduta sul marmo candido e arrotondato, e aveva buttato giù il primo sorso. Qualcuno lo aveva ripescato e scrollato per far uscire l’acqua e l’aveva dichiarato decisamente morto. Chissà se anche il suo cellulare era finito nell’Altro Lato. Bonnie aveva sogghignato al pensiero e aveva ripreso a bere.

“Sono le tre del pomeriggio, zuccherino.”

“Da qualche parte nel mondo, è notte fonda.”

Kol aveva ricomposto il cellulare e provato ad accenderlo. “Ti senti meglio sapendo di aver ucciso tutta la rubrica telefonica?”

Bonnie aveva cominciato a ridere tanto da farsi uscire le lacrime dagli occhi.

“Ci vediamo” aveva detto, ancora scossa da piccoli attacchi di risa e Kol le aveva chiesto se sarebbe andata alla festa di Davina quella sera.  

“Spareranno brillantini e petali di rosa e tutti i vampiri sembreranno appena usciti dal set di Twilight.”

“È una festa formale?”

Kol l’aveva squadrata e annunciato che bella com’era poteva indossare qualsiasi cosa, ma no, non era una festa formale.

Lo scotch era diventato di colpo amaro ed era finito in un bidoncino della spazzatura. Bonnie aveva registrato il secondo complimento e gli aveva lanciato una lunga occhiata inquisitoria.

“Ti vengo a prendere. Alle otto. Dov’è che stai, esattamente?”

Le stava dando un appuntamento?

“La festa è a tre isolati da qui, il locale con le lanterne rosa shocking” aveva esalato, girandole intorno. “L’Oyster Blue Club. Non puoi sbagliare.”

Bonnie l’aveva seguito con lo sguardo finché non era scomparso nella folla. Essere andata e tornata non la rendeva più saggia ma più accorta… e si doveva sempre stare attenti quando un invito proveniva da un membro di quella famiglia. Kol Mikealson aveva in mente qualcosa e non si sarebbe fatta cogliere impreparata.

 

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Capitolo 37
*** Follilandia ***


Davina era molto carina nel suo vestito senza spalline, e i suoi amici davvero cordiali e affabili. Se non fosse stata per la presenza a singhiozzo degli Originali, sarebbe stato un normale compleanno. Se non avesse avuto tutta la sera lo sguardo del minore dei fratelli incollato alla nuca, sarebbe riuscita a rilassarsi. Le sembrava quasi di udire Damon riprenderla: ‘più la coscienza si allenta, più le cose appaiono semplici. Non sei abbastanza ubriaca per ragionare chiaramente, Bon Bon’.

Così, Bonnie ci aveva dato dentro con l’open bar prima di scoprire che la festeggiata era astemia e le bevande servite, analcoliche. Per lo meno, la musica era eccellente. Bonnie aveva tenuto il ritmo con la testa e alla fine un bicchierino colmo di liquido dorato era scivolato verso di lei. Il liquore aveva bruciato lingua e palato. “Ancora...”

Kol l’aveva servita una seconda volta e le aveva detto che bastavano due sorsi per ridursi in pessime condizioni.

“È proprio quello che voglio” aveva risposto e l’esplosione improvvisa di un palloncino le aveva mandato il cuore in gola.

“Sicura di non preferire un cocktail con l’ombrellino?”

“Sicura” aveva rantolato mezza spaventata. Le ci era volto un po’ per calmare i battiti del cuore e quando aveva rialzato gli occhi, Kol la stava guardando. “Si chiama disturbo da stress post traumatico. Te lo meriti tutto.”

Bonnie aveva stretto le labbra, avvicinandosi fin quasi a toccarlo. “Vuoi farlo adesso, Kol Mikealson?”

“A me va, se a te va” aveva risposto e Bonnie aveva atteso paziente che finisse lo scotch. “Potrebbe volerci anche tutta la notte, Bennet.”

“Io non ho fretta, se tu non hai fretta.”

“Nessuna fretta.” 

Perfetto, aveva pensato la strega. “Cosa vuoi che incidano sulla tua lapide?”

///

Ad un certo punto era diventato tutto un po’ confuso. Bonnie ricordava solo di aver continuato a bere finché niente aveva avuto più importanza, e qualsiasi cosa aveva iniziato a farla sogghignare come una vecchia isterica che ha perso il lume della ragione. Ricordava di aver inclinato la bottiglia per osservare il livello del liquore attraverso l’etichetta, di essersi sporcata il top pieno di luccichini e di essere rimasta a fissarli per un tempo indefinito.

Quando ne aveva avuto abbastanza, aveva affondato il mento fra le mani e chiuso gli occhi farfugliando ‘l’arte di smarrire si può padroneggiare’ poi aveva posato la testa sulle braccia conserte e non si era mossa per un bel pezzo. La festa era finita e qualcuno l’aveva svegliata mentre gli inservienti ripulivano la sala.

Non riusciva a camminare dritta e poteva guardare solo il marciapiede perché era l’unico punto privo di luci abbaglianti. Ricordava di essersi appoggiata al muro e di essere scivolata sui talloni, in perfetto equilibrio col resto del mondo e di aver risposto a domande semplici con risposte monosillabiche. Era sufficientemente ubriaca per ragionare chiaramente, così Bonnie aveva raggiunto una consapevolezza che l’aveva stupita e consolata in parte. Una volta accettato lo status ‘incasinata di brutto’ aveva ripreso la via di casa.

Negli ultimi sei mesi, si era svegliata in posti peggiori e in condizioni peggiori, ma la mattina post festa le sembrava di essere ad un passo dalla morte definitiva. Aveva ripreso conoscenza udendo un gemito flebile - il proprio - e assaporando ancora il retrogusto dello scotch sulle labbra. La testa stava per esplodere dall’interno e aveva la bocca secca come il deserto. Il cuscino era pieno di brillantini e dei capelli di un’altra persona. Con uno sforzo sovrumano, Bonnie si era sollevata su un gomito in cerca di indizi che spiegassero la presenza di Kol nell’appartamento. L’aveva invitato lei? Si era auto invitato? Con un ‘bah’, era tornata a dormire. Si sarebbe svegliato e se ne sarebbe andato da solo.

Tre ore più tardi, Bonnie si era destata infastidita dai gancetti del reggiseno conficcati nella carne e dall’etichetta dei jeans che le sfregava la pelle. Aveva aperto un occhio, accettato il fatto che Kol fosse ancora lì e cambiato posizione.

“Come ha fatto Davina a ricreare l’Altro Lato senza un’Ancora a collegare i due mondi?”

Si era svegliato e quella era la prima cosa che gli era venuta in mente? Non aveva pensato di doverle una spiegazione?

“Pensaci” aveva detto girando su un fianco e puntellando la testa contro la mano. “L’Altro Lato non era che un mondo prigione creato da Qetsiyah all’alba dei tempi. Davina non ha alcuna nozione di Espressione e non è abbastanza potente per fare un incantesimo del genere. Ha mentito o ha visto qualcosa e l’ha reinterpretato.”

Bonnie aveva sbadigliato ma non aveva aperto gli occhi. “Vogliamo scoprirlo ora?”

“Sei proprio fissata con mezzogiorno e mezzo di fuoco” aveva sbuffato. “È cambiato qualcosa e lo hai sentito anche tu.”

Un cambiamento c’era stato. Impercettibile a chiunque ma non alle streghe. “Ti ho chiesto di restare?”

Na, aveva fatto di testa sua. Inimicarsi una strega Bennet non rientrava nei piani del fratello ed era stato costretto a seguirla fino all’appartamento per essere sicuro che non le accadesse niente di male. Era rimasto per lo stesso motivo.

“Stavi per cadere nel fiume. Due volte.”

Bonnie ricordava di aver fissato l’acqua, ipnotizzata dalle luci che vi ballavano sopra e che sembrano essere state inghiottite. L’unica strega che preferiva le tenebre alla luce…

“In qualità di tuo arci nemico, posso suggerirti di prenderti maggior cura di te stessa?”

Kai è il mio arci nemico. Tu sei solo un ragazzo troppo alto e troppo lento a bere…”

“Sbagliato. Un arci nemico è qualcuno che ha a cuore la tua salute. Se muori troppo presto, svanisce tutto il divertimento. Ehi, hai fame? Io ho fame.”

Doveva mettere qualcosa nello stomaco, a parte lo scotch. “C’è un posto qui vicino… il Gatto Mangione…”

“Tipico locale da turisti. Posso portarti in uno migliore.”

Bonnie aveva già intuito che il bistrot all’angolo non fosse granché e che il suo mal di stomaco cronico non fosse psicosomatico. Così aveva alzato il pollice ed annuito con ineffabile lentezza mentre Kol seguiva le maglie della catena che pendeva dalla colonnina dietro la sua testa e scopriva un bracciale di cuoio. “Rebekah doveva sbarazzarsi dei suoi giocattoli prima di subaffittarti l’appartamento…”

Bonnie aveva aperto gli occhi, trovandolo sospeso su di lei. La maglietta stazzonata brillava in più di un punto e lasciava scoperto un lembo di pelle dello stomaco. Non indossava la cintura e dal bordo dei jeans si intravedeva l’inizio dei…

“Che stai guardando, zuccherino?”

“Niente” aveva mentito pensando che era proprio forte, quello scotch. Era ancora ubriaca. “Un altro ‘zuccherino’ e mi farò uno scendiletto con la tua pelle.”

“Sei pazza, strega. Sexy ma pazza.”

Sexy? Legado.”

Bonnie era scivolata via, il cuore che le batteva fin nelle orecchie e Kol aveva riso, quando si era ritrovato legato dalle stesse catene con cui stava giocherellando un momento prima. “Posso liberarmi in qualsiasi momento, lo sai.”

Lo sapeva, ma per lo meno, se l’era tolto di dosso. Bonnie aveva raccolto il cellulare del ragazzo e appena acceso il display e letto il messaggio apparso, aveva sgranato gli occhi. “È uno scherzo?”

°°°

Ho un vestito senza spalline e i capelli mi stanno proprio una favola, stasera. La musica è divina, l’illuminazione fantastica e i cocktail tutti rosa. Infilo i rebbi della forchettina nella fetta di torta dietetica e mi sforzo di sorridere ma il pensiero va sempre al voltafaccia di Klaus: ha smesso di essere gentile appena ho riaperto gli occhi mostrando una completa noncuranza per il mio ‘ritorno’, segno che la passeggiata sul piano astrale non è stata dettata da interesse personale ma dalla pura applicazione dell’accordo… non per niente ha annunciato di dover discutere dei cambiamenti da apportare il prima possibile… e Rebekah se n’è uscita con la bomba su Kai… dovrei odiarlo ma… uff… mi scoppia la testa!

“Buon compleanno.”

Scaccio i pensieracci e vedo Bonnie in piedi di fronte a me, un regalo stretto fra le mani. Sembra un libro. Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere? “È una lettura spiritosa?”

“Più o meno” dice e la sua attenzione si concentra in un punto. Sbircio alle mie spalle, curiosa come un gatto ma vedo solo Kol impegnato in una bevuta solitaria. Sapevo che aveva introdotto bevande alcoliche di sottobanco, Rebekah aveva tentato di coinvolgerlo nel karaoke, lui aveva risposto con un secco ‘tu sei fuori’ e aveva troncato la conversazione.

“Non è sempre così” lo difendo. “È pieno di buone qualità ma ha il temperamento dei Mikealson e sta passando un momentaccio. La sua ragazza l’ha appena lasciato… da qui il periodo alcolista.”

“In pratica è come Van Gogh. O l’Ikea.”

È uno dei paragoni più divertenti che abbia mai sentito! Scoppio a ridere, un palloncino esplode all’improvviso, sento Josh scusarsi mille volte e vedo Klaus attraversare la folla con la giacca e la maglietta pieni di brillantini, noncurante e altero come solo un vero uomo cosparso di luccichini può fare… pffffff! Mi fa male lo stomaco dalle risate! 

“Cosa fa ridere la strega fino alle lacrime?” esala venendoci incontro. “Bennet.”

“Edward” risponde e la sua faccia… oh dio, la sua faccia! Se continuo a ridere me la faccio sotto!

Klaus si scusa del ritardo: Hope sembrava non stare bene… e no, non c’era alcun bisogno di correre a casa, Hayley. Elijah sapeva il fatto suo e desiderava che si godesse la festa.

“Klaus, io sono la madre. Tu solo il donatore” gli ricorda allontanandosi a grandi passi.

Accidenti! L’ha declassato da ‘padre di mia figlia’ a ‘donatore’ in meno di un secondo.

Klaus esala un sospiro che da solo racconta una storia. Si scusa con me e mi promette di incontrarci l’indomani. “La madre ha un nuovo capriccetto.”

È sempre la stessa storia. Non c’è mai tempo, cambia idea o succede qualcosa di orribile. Annuisco e mi rendo conto di essere diventata un drago a mascherare la delusione.

Sottovoce dice che sono bellissima e che Rebekah si è proprio superata stavolta.

“Il vestito l’ho scelto io” sussurro ma lui si sta già allontanando. Rebekah mi arriva alle spalle e mi informa che la festa si sta spostando sulla strada, è un successone e ci sono un mucchio di imbucati carini.

“Bene, che si divertano anche loro” mormoro, giù di tono. “Tu lo sai qual è il capriccetto di Hayley?”

Rebekah ingoia la ciliegina, tenendo fra le dita il picciolo rosa intenso. “Vuole un altro bambino. Ha detto che non era possibile neppure la prima volta, eppure è successo. Loro sono diversi e certe volte il fulmine cade due volte sullo stesso punto.”

La notizia mi appiattisce le onde celebrali: se Hayley vuole un altro bambino, Klaus farà di tutto per accontentarla. Non ho mai sentito di un uomo che non desideri un maschietto e lui adora fare il padre. Nella sua lista, viene prima di Distruggere&Terrorizzare. “Ed Elijah è d’accordo che loro…?”

“Certo che no, è la sua donna!” esclama, costernata. “Nik ha provato a farla ragionare ma ha cominciato a dormire con un occhio aperto.”

Sta scherzando?!

“Le loro camere sono collegate, non lo sapevi?”

No, non lo sapevo.

“Dovrebbero provarci tutti i giorni per almeno un mese o due” continua, imperterrita. “Tu che sei una strega pensi che il miracolo si potrebbe ripetere?”

La mia testa esplode insieme all’ennesimo palloncino. “Se questo bambino nascerà, sarà accolto dalla congrega con tutti gli onori” mormoro e sento le parole fluire dalla mia bocca in uno spaventoso tono neutro. “Vediamo questi imbucati carini…”

///

Mi sveglio con l’impressione di galleggiare in un mondo estraneo e appena apro gli occhi, mi torna in mente tutto il discorso di Rebekah.

Klaus non è più tornato alla festa.

Forse hanno già cominciato a mettere in cantiere il bambino. 

O forse Elijah li ha uccisi e ne ha seppellito i corpi.

Sento un bip sul cellulare, è Josh che mi ricorda l’appuntamento per il tour dei college. Se è ancora vivo, Klaus è ancora vivo. Ma forse Elijah lo tiene segregato in cantina ad acqua e verbena e lo frustra con lo strozzalupo di tanto in tanto.

Mi alzo a sedere, e la pietra che mi ha regalato Kol scivola nell’incavo del seno. Conosco il minerale, si dice che aiuti le streghe a concentrare ed amplificare il proprio potere. La montatura l’ha scelta Klaus e per una volta, il vampirastro ha azzeccato i miei gusti.

Come si può essere gelosi di qualcuno che non è mai stato tuo?

Invio un messaggio a Kol, curiosa di sapere se quel bacio a portato ad altro, faccio la doccia e mentre mi sto vestendo, sento una presenza forte avvicinarsi. Elijah è troppo buono. O troppo scemo.

///

Se l’era rimuginato lungo la strada, il discorsetto deciso e pianificato a tavolino con Elijah ed Hayley. Sulla carta funzionava e liberava Davina da qualsiasi obbligo nei loro confronti - avrebbe dovuto cercarsi un’altra strega che facesse incantesimi per lui – ma conosceva le reazioni della strega ed erano proprio quelle a spaventarlo. L’avrebbero scrostato dai muri, perdio!

Stava salendo le scale quando la porta della camera di Davina si era richiusa dietro di lei. La strega l’aveva salutato con un frettoloso ‘ehi’ e l’aveva doppiato.

Dove correva di prima mattina?

“Vado a visitare i college con Josh, ma è quasi certo che sceglierò quello più lontano da New Orleans. Ha i corsi migliori, la cultura è importante.”

Il più lontano distava centinaia di chilometri.

Davina aveva fatto spallucce sentendolo camminare dietro di se. “Nel prossimo futuro dovrai prendere un appuntamento con Marguerite, se vorrai parlarmi. Ho mille cose da fare prima di partire e non ho molto tempo.”

Klaus si era fermato, disturbato dal suo comportamento freddo.

Davina aveva riso ed era girata su se stessa. “Non è assurdo? Non c’è mai tempo, le idee cambiano e succede sempre qualcosa di spaventoso!”

“Di cosa diavolo stai parlando, strega?”

“Io ho un lungo viaggio da fare e tu una stanza da ridipingere da quel che ho sentito in giro…”

Una stanza…?  “Non ho menzione della voce che sta circolando, cuoricino.”

“Perché non lasci perdere?” era sbottata di fronte alla sua espressione persa. “Perché continui a venire qui? Abbiamo sfruttato l’idiozia della gente per ottenere quello che volevamo, non c’è più nessuno da ingannare!”

Se ne accorgeva quando era quel periodo del mese, e non era quel periodo del mese. “Ne riparleremo quando ti sarai calmata.”

“Noi non parleremo mai più, Klaus Mikealson” aveva bisbigliato e le era sembrato che le parole venissero suggerite da qualcun altro. “Se solo ti azzarderai ad avvicinarti a me, o a casa mia, o ai miei amici, ti rovescerò sulla testa una maledizione tale da farti rimpiangere di non essere morto per mano di Genevieve.”

Klaus l’aveva fissata, impassibile, Davina aveva inghiottito ed era girata su se stessa, incredula di essere arrivata a quel punto. L’aveva percepito un attimo troppo tardi, un momento prima che l’afferrasse e la spingesse contro il muro.

“Volevo solo concederti quello che reclami da tempo” aveva sussurrato alzandole il mento e baciandola nell’incavo del collo con un’intensità tale da scatenare una reazione di rifiuto mai provata prima. La pietra si era scaldata e Davina aveva sentito l’energia fluire in tutto il corpo, concentrandosi in un unico punto. D’istinto l’aveva afferrata e alzato la mano sinistra. “Da questo momento non sarai più in grado di vedermi, udirmi o percepirmi. Non avrai più alcun ricordo di me, il mio nome non significherà nulla e nessuna creatura di questa terra sarà mai in grado di annullare l’incantesimo!”

“Oh, piantala Da…”

Mh? Che stava dicendo? E che diavolo ci faceva in chiesa, si era convertito nottetempo? Klaus si era guardato attorno perplesso ed in seguito ad una piccola considerazione, aveva lasciato l’edificio.

Davina aveva atteso, appoggiata alla parete in fondo alle scale. Klaus le era passato davanti senza vederla e fino all’ultimo aveva pensato che le stesse facendo uno scherzo… ma non c’era stato alcun ‘bu’, nessun ‘sei davvero uno spasso quando fai così, cuoricino’ e Davina aveva cominciato a tremare, eccitata. Era la prima volta che lanciava una maledizione… e diamine, era stato bellissimo!

///

“Ci siamo baciati…?”

“Tecnicamente tu mi hai baciato… ma eri ubriaca, perciò non conta.”

Bonnie aveva fissato il vuoto cercando di ricordare, mentre le catene saltavano una alla volta e Kol si era riappropriato del cellulare, infilandolo in tasca. “Non sprecare il tuo credito nei confronti di mio fratello. Me ne vado e ti prometto che finché resterai a New Orleans, non vedrai più la mia faccia in giro.”

Bonnie aveva continuato a fissare il fondo della stanza, immobile. “Mi dispiace.”

“Ti dispiace per cosa?”

La nonna l’aveva avvertita che un uso sconsiderato della magia poteva danneggiarla. Era morta due volte. Aveva passato sei mesi orribili, due dei quali completamente sola. Aveva scavato troppo a fondo e con troppa forza. Aveva lasciato uscire tutti i suoi demoni. “Mi dispiace di essere venuta fin qui, di averti incontrato e di aver bevuto il tuo stupido scotch…”

“Sei sulla strada per Follilandia, zuccherino.”

Il mal di stomaco era tornato, lancinante. “Se avessi saputo fare di meglio, lo avrei fatto.”

“Brava, continua a ripeterlo e il passato cambierà magicamente” aveva riso. “Ho capito di cosa hai bisogno, Bennet.”

E glielo avrebbe rivelato o l’avrebbe lasciata marcire nel dubbio?

“Come vogliamo farlo? Hoodoo, voodoo? Espressione, magia figurativa? Personalmente amo il tradizionale, è così sottovalutato...”

Magia tradizionale? Era come invitare un ladro a svaligiarti la casa passando dal portone principale! “Va bene anche per me.”

Mh… già…” aveva detto, sorridente. “Non hai baciato me. Hai baciato quello che credevi Jeremy Gilbert. Sono piuttosto bravo a creare illusioni. Forse ne sto creando una anche in questo momento…”

Kol Mikealson stava giocando con la sua mente vacillante, distruggendola un po’ alla volta senza lasciare tracce e colpevoli. Se le fosse accaduto qualcosa, nessuno sarebbe risalito a lui.

“Sto scherzando, Bennet.” Kol aveva sorriso ma la sensazione che aveva provato in quel momento, l’aveva fatto rabbrividire. “L’hai sentito?”

Bonnie aveva annuito, un po’ spaventata. “Magia Nera.”

Del tipo vietato che si trova su un grimorio proibito” aveva sussurrato. “Propongo una tregua per scoprire chi ha appena usato un botto di magia Nera per lanciare una maledizione.”

Bonnie si era umettata le labbra e dichiarato di non volerci entrare.

“Sei una cacasotto, Bennet” aveva esclamato, allegro. “L’ultima maledizione scema l’ho risolta in poche settimane. Questa ha i controcazzi!”

“Appunto, non voglio entrarci!”

“Sì che lo vuoi” aveva sussurrato, invitante. “E dai, B… non hai nulla di meglio da fare.”

“Devo fare le valigie, il mio treno parte fra qualche ora.”

“Non c’è nessun treno, te lo stai inventando!” aveva esalato annoiato, e la gestualità usata gli aveva riportato alla mente Damon. Tornare a casa significava rivederlo. Vederlo insieme a Elena. Elena la sua migliore amica. Tornare a casa significava entrare nei locali che aveva frequentato con Jeremy e camminare sulle stesse strade che li avevano visti mano nella mano… “Non mi fido di te.”

“Io sì.”

Bonnie lo aveva guardato negli occhi attendendo una spiegazione.

“Siamo entrambi merce danneggiata. Posso gestire la tua latente pazzia ed impedirti di portarmi a fondo. Posso addirittura aiutarti ad uscirne, Bennet.”

Merce danneggiata. Aveva usato le parole giuste. “La tua argomentazione offensiva non mi convincerà a cambiare idea.”

“Sei sexy quando prendi d’acido.”

Nessuno le aveva mai detto che era sexy. “E tu sei un mentecatto.”

“Ci stai o no?”

Bonnie aveva sbuffato, tirando indietro una ciocca di capelli. “Va bene. Da dove cominciamo?”

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Capitolo 38
*** Unicorni ***


La sensazione era la stessa che provava quando veniva chiamata alla lavagna a risolvere un’equazione difficile. Mani sudate, senso di smarrimento, mente in bianco. Bonnie non era mai stata molto brava a scuola, non aveva mai avuto i voti alti di Caroline né la diligenza di Elena. Se l’era sempre cavata per un pelo nell’ultimo quadrimestre, ripromettendosi di fare meglio l’anno successivo. La promessa non era mai stata mantenuta e la sua vita era stata la fotocopia di una fotocopia finché non aveva sviluppato i poteri. Contemporaneamente erano arrivati i vampiri. Anche lei aveva preso una piccola cotta per Stefan - così diverso da tutti gli altri ragazzi della città – ma lui aveva preferito Elena e Bonnie non era proprio riuscita a prendersela: era la sua migliore amica, si sarebbe gettata nel fuoco per lei. O avrebbe dato fuoco a chiunque si fosse azzardato a farle del male.

Se… matus…?”

“Ci sei quasi.”

Bonnie aveva sbuffato, seduta nella poltrona di pelle. Ma dovevano farlo per forza nello studio di Klaus? E se rientrava e li trovava a giocherellare col grimorio di Esther, annoverato fra i pochi grimori proibiti esistenti al mondo?

E la combinazione di questa cassaforte è 1-2-3-4, Bennet...

La combinazione che qualsiasi imbecille userebbe per la valigetta di pelle.

Mio fratello è un imbecille, aveva sottolineato e Bonnie si era sforzata di non sorridere mentre la sottoponeva al test di valutazione. Se l’era cavata male come sempre.

“Dividiamo i compiti. Io mi occupo dell’incantesimo e tu scopri dove ha avuto luogo.”

Sì, quello poteva senz’altro farlo. “Ho bisogno di alcuni ingredienti per poter procedere.”

“Trovi tutto in laboratorio.”

Guardinga, Bonnie era scesa nel seminterrato. Cosa avrebbe trovato, a parte la polvere? Kol aveva acceso le luci e… wow! C’erano persino un divano e un grammofono d’epoca!

“Bello, eh? È tutto etichettato e catalogato.”

Doveva aver passato giorni interi là dentro. Era pulito e in ordine e lei aveva quasi paura a toccare i cassettini con le erbe magiche. Tu guarda che cosa era andato a scovare… ehi! Quello era difficilissimo da reperire! Bonnie aveva sentito una sferzata di adrenalina come non succedeva da tempo e una scintilla dispettosa solleticarla. “È una gigantesca collezione di farfalle.”

Kol aveva risposto con uno sguardo lungo e serio e Bonnie aveva sorriso, cattiva.

///

“Non ti avevo detto di stare lontano dalla strega Bennet? L’avevo fatto o no?”

“Ed io non ti avevo chiesto di non disturbarmi mentre studio, fratello?”

Klaus aveva guardato la cassaforte aperta e sussurrato qualcosa a proposito di cambiare la maledetta combinazione.  

“Sarebbe anche ora” aveva esalato, laconico. “Qualcuno ha usato un botto di magia nera per lanciare una maledizione. Stiamo cercando di venirne a capo, dunque non rompere le palle.”

Klaus aveva schioccato la lingua, sollevando le mani dalla scrivania. “Ero solo curioso di sapere perché la strega giaceva addormentata nel nostro seminterrato.”

Dormiva? Sfaticata. “Se entri nel laboratorio, sei pregato di non toccare nulla.”

“Il tuo grammofono si era incantato. Kol, è pericolosa come tutte le streghe che hanno abusato della magia. Ha guardato nell’abisso troppo a lungo. È merce avariata e in altri tempi, sarebbe stata rinchiusa a Villa Fouline e lasciata lì a morire.”

“È una fortuna che quei tempi siano passati” aveva risposto, gli occhi che vagavano sulle righe senza vederle. “La stai facendo più grossa di quello che è.”

“Cos’è Villa Fouline?”

Klaus aveva sentito un brivido scivolare lungo la schiena e la voce di Kol sussurrare ‘ora sono cazzi tuoi’ ma non si era scomposto. “È un edificio che risale ai primi anni del diciannovesimo secolo. Veniva utilizzato per rinchiudere le streghe che avevano perduto la ragione.”

“O per punirle di un crimine che non avevano commesso” aveva sottolineato il fratello, chiudendo il grimorio. “Hai localizzato la fonte o hai utilizzato il mio laboratorio solo per dormire, Bennet?”

Come lo sapeva? Aveva ancora i segni del cuscino in faccia? “La maledizione è stata lanciata dalla Chiesa di Saint Ann.”

Un’ombra era scesa sul volto del ragazzo. “Davina.”

“Il suo incantesimo è stato amplificato dal cristallo di Necrus che portava appeso al collo... una pietra maledetta che solo tu potevi trovare.”

“È un falso storico. Sono pietre innocue ma se ne è fatto un utilizzo sconsiderato, in passato. Di cosa mi stai accusando?” 

“Davina era la tua ragazza. Ti ha lasciato quando si è innamorata di Klaus e tu hai giurato di fargliela pagare. Conosco la storia, Elena me l’ha raccontata.”

Kol aveva sorriso, abbandonando la poltrona. “Se conosci la storia…”

“Tu hai una struttura fisica notevole, Bennet. Ti va di posare per me?” Klaus aveva liberato il treppiede da un quadro mai terminato e posato contro la parete.

Struttura fisica notevole?! Spiazzata, Bonnie aveva mosso appena la testa.

“Lo prendo come un sì. Siediti lì” le aveva ordinato l’ibrido cogliendo al volo la sua esitazione. “Kol, non avevi altro da fare?”

“Tipo preparare il fucile per cacciare unicorni?” aveva sorriso con un’occhiata a Bonnie che stava togliendo la blusa.

Piccole cicatrici più o meno chiare erano comparse sulle zone scoperte e la strega aveva atteso che l’imbrattatele le scoprisse e cambiasse idea ma Klaus l’aveva appena guardata. “Sono fresche, Bennet. Alcune hanno poche settimane.”

“Non sono le uniche e non sono poche.”

“Considero un onore ritrarre una guerriera.”

Certo che sapeva come convincere la gente!

“Come te le sei procurate?”

“Facciamo che io non ti mollo a metà del quadro e tu non mi poni più questa domanda.”

“Puoi togliere i jeans, cara?”

Poteva ma non lo avrebbe mai fatto con quello sguardo incollato addosso. “Il pubblico è necessario?”

“Assolutamente no.” Klaus aveva smesso di frugare fra i pennelli ed invitato il fratello ad uscire. “È pieno di unicorni, là fuori. Va e torna vincitore.”

///

Non amava molto Le Chirac, era un ritrovo per streghe tutto fiorellini e candele profumate, ma Davina aveva chiesto un incontro urgente e gli aveva detto espressamente di aver bisogno di parlare con lui e nessun altro. Elijah non si era potuto tirare indietro, ne aveva pensato di farlo. Quando era entrata, su di giri come non la vedeva di tempo, il vampiro aveva tirato un sospiro di sollievo. Niklaus era uscito armato di buone intenzioni ed era tornato a casa di ottimo umore. Per una volta, sembrava aver seguito i loro consigli. Le cose iniziano a girare per il meglio?

Davina aveva ordinato un gelato innaffiato di cioccolato, infilato il dito nella catenina e giocherellato con la pietra. “Ti ho chiesto di incontrarci perché sono preoccupata per te, Eli. Come puoi sopportare di saperli insieme?”

A chi si riferiva?

“Ad Hayley e Klaus. Rebekah mi ha detto che stanno provando ad avere un altro bambino. Non dovresti lasciarli fare. Sei troppo sportivo.”

Elijah era trasecolato. “Rebekah ti ha giocato uno scherzo di pessimo gusto.”

Davina l’aveva guardato, cinerea. “Non è vero? Loro non…”

La sua relazione con Hayley procedeva a gonfie vele e lei era troppo occupata a cercare di essere una buona madre per Hope per pensare ad una gravidanza pressoché impossibile.

Il gelato si era sciolto e mescolato al cioccolato, e la schiena di Davina era piombata contro il divanetto imbottito. “Non vanno a letto insieme?”

Elijah aveva scosso la testa e una smorfia aveva deturpato le labbra della strega che era rimasta a lungo a tormentare il tovagliolino ripiegato a spicchio.

“Davina, che cosa hai fatto?”

Le labbra della strega si era assottigliate. “Ero arrabbiata con Klaus… gli ho lanciato una maledizione, l’ho costretto a dimenticarmi... non è più in grado di vedermi, udirmi e percepirmi. Non ha alcun ricordo di me e il mio nome non ha più significato per lui.”

Elijah era rimasto inebetito a guardarla e Davina aveva posato la fronte contro i pugni. “Non si può annullare, nessuna creatura della terra sarà mai in grado di farlo. L’ho pensata proprio bene, eh?”

“Sei una sciocca e la decisione ti porterà solo dolore” aveva risposto, sottovoce. “Lanciando quella maledizione non hai punito lui, ma te stessa. Lo incontrerai, lo vedrai andare avanti con la sua vita, lo vedrai frequentare altre donne, crescere sua figlia e Niklaus non lo saprà mai che tu sei lì, ad osservarlo come un pallido fantasma di brughiera. Il tuo amore per lui ti ha distrutto, ed il suo amore per te era l’unica cosa che lo fermava dal dichiarare guerra alle streghe. Prega che la tua impulsività non abbia conseguenze catastrofiche, Davina Claire.”

“Se solo proverà a farlo, lo rispedirò a Vichingolandia, Elijah…”

“Sono parole grosse ma sei sconvolta e farò finta di non averle udite” aveva risposto alzandosi e sistemando la giacca. “I miei omaggi, Prima Strega.”

“Sono la Reggente, Elijah Mikealson!” aveva esclamato. “Non devi dimenticarlo mai!”

///

Kol!!”

“Qua sotto.”

Era passato un mucchio di tempo da quando aveva messo piede nel seminterrato. L’aspetto era migliorato e le chincaglierie magiche aumentate di numero. “Reco notizie pessime. Davina Claire ha lanciato una maledizione su nostro fratello per colpa di uno stupido scherzo!”

Il ragazzo aveva sollevato la testa dal grimorio e Rebekah era apparsa sulle scale, gli occhi incollati al cellulare. “Davina è tornata a New Orleans…”

Proprio la donna che cercava! “Ti ha dato di volta il cervello, sorella? Il tuo stupido scherzo renderà infelici molte persone!”

“… posso smettere di stalkerarla su Facebook” aveva concluso. “Che stai dicendo, Elijah? È colpa mia se Davina ha lanciato la maledizione?”

“Come ti è saltato in mente di inventare una storia tanto inverosimile?! Davina ci ha creduto e la sua rabbia si è abbattuta su Niklaus!”

“Volevo solo smuovere la sua gelosia per costringerla a tirare fuori i sentimenti per Nik… pensavo…”

“Li ha tirati fuori tutti. L’ha centrato proprio in pieno” aveva detto e le labbra di Rebekah si erano strette in una smorfia colpevole e dolorosa.

“La maledizione gli impedisce di vederla e di percepire la sua presenza. Nella sua mente è come se non fosse mai esistita. E non si può annullare, se crediamo alle parole della strega. Ho percepito una crescente aura malvagia in lei. Potrebbe essere posseduta, Kol?”

“Forse sta mostrando la sua vera personalità” aveva risposto girando una pagina del grimorio. “Devo fare una ricerca e mi serve un consulto. Sono ancora chiusi nello studio?”

Chi?

“La strega ha concesso a Nik di ritrarla” aveva spiegato Rebekah in un sussurro.

“Per forza. Quando le ricapita un altro uomo interessato a vederla nuda?” aveva sbuffato il fratello minore. “Mi tocca fare le scale un’altra volta…”

///

“Sei stanca?”

“No.”

Eppure, teneva quella posizione da più di un’ora.

“Sono abituata a restare immobile per molto tempo” aveva risposto notando il suo sguardo. “La pazienza e la fermezza sono indispensabili se vuoi che un agguato riesca.”

“È la casualità a fare la differenza, Bennet.”

Ricordava episodi in cui la causalità aveva preso in sopravvento. Ne portava le cicatrici addosso.

“Ho imparato ad infliggere dolori in tredici modi diversi usando una penna Bic...”

“E disarmata come te la cavi?”

“Come una con la ferita sul fianco sinistro.”

Quella frastagliata? “Chi ti ha ricucito, un macellaio?”

“Non avevo nozioni mediche all’inizio… ho fatto tutto da sola.”

Klaus l’aveva guardata da sopra la tela. “Infezioni?”

“Tante” aveva annuito. “Non ero attenta, a scuola. Caroline aveva i voti più alti, Elena dopo di lei. Odiavo l’ora di ginnastica ed inventavo sempre una scusa… un malore o una distorsione fasulla. Le ragazze hanno cospirato per costringermi a seguirle nel gruppo delle cheerleaders e la dannata pressione sociale ha fatto il resto… ora sono davvero stanca, possiamo fare una pausa?” aveva sussurrato muovendosi piano. “Davina ha mai posato per te?”

“Gradisci qualcosa da bere?”

Un’altra domanda su Davina a cui non aveva risposto. “Una bibita fresca, grazie.”

La porta dello studio si era spalancata e Bonnie aveva sentito una corrente d’aria colpirla giusto alla schiena.

“Non si bussa più fratello?”

“Non ne avevo voglia” aveva risposto Kol avvicinandosi a grandi passi. Klaus l’aveva fermato quasi subito. “La fanciulla è nuda.”

“Che vuoi che me ne importi?” aveva risposto annoiato e un ghigno aveva piegato le labbra dell’ibrido che si era allontanato dopo una breve pacca sulla schiena. Che voglia di spremere tutti i suoi colori su quelle stupide…

“Trovato qualcosa?”

… tele!

Bonnie aveva tirato la blusa fin dove poteva ma la maglia chiara si era allargata sulle spalle e a Kol era sembrata…

“Io ho scoperto qualcosa.”

… proprio nuda. “Cosa, a parte che ti piace tanto farti ritrarre da Jack?”

“Klaus non ha alcuna reazione quando nomino Davina. È come se non udisse la mia voce.”

“Sono un passo avanti a te. Davina ha fatto sì che Klaus non fosse più in grado di vederla, udirla e percepirla. Ha cancellato i ricordi che la riguardavano e non c’è nessuna uscita di sicurezza stavolta. La maledizione non può essere sciolta da nessuna creatura vivente su questa terra.”

Bonnie era rabbrividita e per un lungo istante il suo sguardo era rimasto vuoto.

“Il problema ha carattere politico. Klaus si tratteneva dall’attaccare le streghe per via del patto stretto con Davina ma ora che lei non c’è più…”

“Lei esiste ma non esiste per lui...”

“… non passerà molto tempo e scatenerà una nuova guerra.”

“È la stronzata più… stronza che abbia mai sentito in vita mia!” era esplosa, tacendolo. “Che pensava di fare? Chi pensava di punire?! Come ci si può sbarazzare con tanta leggerezza dell’amore di un uomo?”

“Ho capito, non sei d’accordo. Ora però…”

“Ma di quante altre prove ha bisogno? Si è fatto trasportare su un piano astrale per lei, ha rischiato di morire e di perdersi nel nulla del nulla!”

“… vola basso, Bennet. La stai prendendo troppo sul personale.”

“È sempre la stessa storia! Hanno tutto ma non è mai abbastanza! Hanno sempre bisogno di altro e altro ancora e non si rendono conto della loro schifosa fortuna!”

“Ora di chi stai parlando?”

Di Elena. Parlava di Elena. Bonnie aveva spinto il pugno contro la bocca e scosso la testa. “Di nessuno. Sono pazza, ricordi?”

“Sei più sana tu della metà delle persone presenti nella casa. E una ha solo un anno e mezzo.”

Bonnie aveva esalato un singhiozzo divertito.

“Vediamo questo quadro” aveva detto camminando fino al treppiede. “Sei fortunata, è nel suo periodo cubista.”

“Ho tre tette e gli occhi uno sopra l’altro?”

“Sì” aveva risposto schioccando le labbra. “Ti sta ritraendo fedelmente. Pensi di finire di vestirti? Abbiamo delle ricerche da fare.”

“Ti infastidiscono le mie cicatrici?” aveva chiesto, torva e un po’ imbarazzata.

“Infastidiscono te… ma abbiamo la soluzione anche a questo, Bennet.”

 

 

 

 

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Capitolo 39
*** Unicorni (2) ***


“Non è stato per niente carino da parte tua.”

Non udiva quella voce da così tanto tempo che pensava di averla immaginata, fra lo stacco silenzioso di un brano musicale e l’altro. Davina si era voltata e le cuffie erano scivolate dalla testa sulle spalle. Kai

“Mi sveglio una mattina e scopro che il tuo mondo prigione sta divorando i miei mondo prigione! Come cavolo ci sei riuscita?”

Non aveva ricreato l’Altro Lato? Per quello non necessitava di un’Ancora di collegamento? “Credevo fossi andato via.”

“Sono rimasto nei dintorni, cercando una soluzione per riportarti indietro. Mi è stato fatto presente che la mia presenza era superflua e ho preferito allontanarmi” aveva risposto, lanciando occhiate intorno come un ladro che teme di essere scoperto. “Che ascolti?”

“Nulla di importante” aveva risposto mettendo a posto le cuffie e raccogliendo i dischi. “Mi fa piacere rivederti.”

“Stai ancora con quel tipo? Perché ci ho pensato e ripensato e volevo chiederti di uscire” aveva borbottato, frettoloso ed imbarazzato. “Se per te era ok…

Davina aveva annuito con un sorriso smagliante ed era stata sollevata dal peso degli acquisti.

“Mi spieghi come hai fatto a replicare il mio incantesimo? C’entra la Bennet? L’ho vista in giro con il tuo amichetto spilungone.”

Oh! Allora quel bacio aveva portato a qualcosa di più! Davina era arrivata alla cassa e aveva infilato il braccio sotto il suo.

“Il tuo mondo sta prendendo il controllo come quello creato da Qetsiyah e…” e quella pietra? Perché indossava una pietra maledetta?

E... che cosa?” aveva sussurrato alzando due occhi grandi ed invitanti su di lui. “Forse esploderà come è esploso l’Altro Lato.”

Gli smontava la testa se parlava e lo guardava in quel modo. Le membra mollicce e la tremarella allo stomaco erano tornati.

“È così importante?”

Sapeva tutto quello che c’era da sapere su come baciare una ragazza. L’aveva scordato appena toccato. “Ti mostro la mia arte e tu mi freghi l’incantesimo…”

“Scusa.”

Non con quel musetto, maledizione!

///

“Dicono che quando il momento è giusto, le cose si incastrano magicamente e davanti a te ci sono solo chilometri di strade spianate...”

“E chi lo dice?”

“Le persone a cui è capitato. Chi altri?”

Il sole era piacevole e caldo e non c’era la solita confusione in giro. La ricerca aveva dato esisto negativo e l’umore di Kol era peggiorato. Bonnie lo aveva seguito nei suoi spostamenti senza battere ciglio e aveva continuato a pensare agli unicorni.

Kol aveva raggiunto una panchina e nella migliore tradizione dei pusher, aveva aperto una falda della giacca ed estratto una fialetta di sangue. “È del tipo migliore. Butta giù.”

Bonnie l’aveva odorato ma non aveva notato niente di strano.

“Ti devi fidare di me.”

“Alterando l’aspetto originario, Klaus si troverebbe in difficoltà col quadro” aveva risposto restituendo la fialetta. “Grazie lo stesso.”

“Cacasotto” aveva sussurrato, portando le mani dietro la testa. “A ore dodici, dritto di fronte a noi.”

Bonnie aveva seguito la direzione del suo sguardo e una mano cattiva le aveva strizzato i polmoni, togliendole tutta l’aria. Aveva serrato le palpebre e guardato di nuovo. Erano entrambi sorridenti e allegri, avevano le mani intrecciate e i volti felici… mentre lei desiderava solo avere una Bic per pugnalare Kai in tredici modi diversi.

Quattordici se contava quello suggerito da Klaus.

Era stato allora che aveva visto il suo primo unicorno.

“Ehi! Da quanto siete una coppia, voi due?!” Davina aveva mosso il dito indicandoli entrambi e Bonnie si era irrigidita quando aveva sentito il braccio di Kol passarle dietro le spalle.

“E voi?” aveva risposto il ragazzo, sorridente. “Fino a nove ore fa, uscivi con mio fratello.”

Che glorioso imbecille!, aveva pensato grattando la fronte e mettendo su un sorriso fasullo a bocca chiusa. Con noncuranza, Bonnie aveva accavallato una gamba e si era accostata al fianco del ragazzo. “Ho come l’impressione di aver mangiato del cibo scaduto, tesoro” aveva detto sottovoce e Kol aveva scambiato un lungo sguardo con Davina che non sembrava più felice come prima. “Di nuovo quel bistrot, tesoro?”

“Eh già” aveva risposto, alzandosi. “Scusatemi… ehi, che bella collana.”

Davina l’aveva toccata e nascosta sotto la maglia. “Riguardati, cugina. Kol…”

“Magnifica Reggente” l’aveva canzonata e Bonnie aveva infilato il braccio sotto il suo e tirato via. Avevano camminato un bel po’, prima che la stizza del ragazzo esplodesse.

“Nove ore! L’ha scaricato da appena nove ore e sta già infilando la lingua in bocca a quel verme!”

“E tu sei così stupido da stuzzicare la strega che ha lanciato la maledizione a tuo fratello. Guarda che se ti fai ammazzare, non puoi replicare il giochetto della fuga. Se muori, sei kaputt. Claro?”

“Credevo volessi vedermi morto.”

“Sono tanti i modi in cui vorrei vederti ridotto” aveva sospirato e Kol si era fermato, lanciandole una lunga occhiata sostenuta. Le era sembrato che il torace gli si gonfiasse come il corpo di un pesce palla che si sente minacciato, ma forse era solo...

“Sono tante le cose che vorrei fare con te, Bennet.”

Una fitta di piacere aveva attraversato l’inguine ed era scoppiata nel ventre. Bonnie aveva sentito il corpo riaccendersi come se mille soli splendenti fossero sorti tutti insieme. “Ti sei montato la testa per quel bacio.”

“Non è stato granché. Non perderci tempo, io non l’ho fatto” aveva detto e stretta forte. “Ti ho vista, eccitata dalla seduta con mio fratello. Occhi brillanti, guance infiammate… tutto quel tempo nuda alla mercé dello sguardo di un uomo… a cosa stavi pensando?”

Alla stupidaggine che stava facendo, alla serietà mostrata dall’ibrido, alla stanza fresca. Klaus aveva intaccato il muro di silenzio con la domanda giusta e Bonnie aveva iniziato a parlare del più e del meno, consapevole che dall’altro lato della porta, il mostro grattava e si agitava. Poi Kol era entrato all’improvviso e…

“A cosa stai pensando, zuccherino?”

Bonnie aveva sussultato e brividi violenti e bagnati di calore liquido, le avevano intorpidito le membra quando l’aveva sentito chino su di se. Le labbra si erano seccate improvvisamente e il tempo si era dilatato all’infinito. Bonnie si era sentita indifesa ma la sensazione non era stata spiacevole. Aveva continuato a mantenere il contatto visivo con il bordo della sua giacca ma appena le aveva toccato il viso, infilando la mano fin sotto i capelli, il sangue aveva iniziato a batterle nelle tempie e nelle orecchie e le palpebre si erano fatte pesanti...

 “Ah, è così che si fa.”

Bonnie aveva quasi cacciato un urletto e il cuore le era uscito dal petto: Kai era comparso all’improvviso e li osservava con espressione dubbiosa e accigliata da una panchina.

“Davina sta provando tutti i vestiti di un negozio e ne ha ancora per parecchio. Perché indossa una pietra maledetta? Sono pericolose, lo sapete?”

“Non è…” Kol si era schiarito la voce, eccitato fino all’ultimo centimetro di se stesso. “Non è maledetta. È un falso storico.”

“Sei un esperto di pietre? Fammi vedere il tuo diploma, bello.”

“Io cammino su questa terra da molto più tempo di te. Bello.”

“Ed io posso rovesciarti le mutande sulla testa in un secondo” aveva risposto. “L’errore che commettono tutti gli incapaci, è scambiare la pietra di Necrus con la Lacrima di Neos, nota per la sua capacità di influire sulla personalità di chi la indossa. Sembrava troppo bello per essere vero…” aveva sospirato. “Ok, farò la mia buona azione quotidiana e cercherò di portargliela via.”

Un aiuto inaspettato che risolveva un problema. Bonnie era girata su se stessa, fissando l’uscita del parchetto. Ma la maledizione come la scioglievano?

“Dimenticavo!”

Kai era riapparso e Bonnie era trasalita un’altra volta.

“Dimenticavo la parte più divertente. Il mondo che Davina ha creato sta mandando in risonanza tutti i mondi esistenti. Presto ci sarà un altro botto e la strega che mi avete fatto spedire lassù, sarà libera di tornare indietro. Era tanto per farvelo sapere e rovinarvi la giornata.”

Con un cenno di saluto era sparito e Bonnie aveva lasciato andare un lungo sospiro frustrato. “Chi è la strega richiusa sul mondo prigione?”

Ayana, discendente di Qetsiyah, insegnante di nostra madre. Siete imparentate.”

Forse Ayana aveva nervi migliori dei suoi. “Una creatura che non è di questa terra.

“Sempre fortunato, il bastardo. Suggerirei di reperire informazioni in merito alla strega. Vieni con me?”

“Dove andiamo? A farci rovesciare le mutande sulla testa?” aveva riso e un braccio pesante le aveva circondato le spalle. Bonnie si era irrigidita subito ed era scivolata avanti, tenendolo a distanza. “Kol… quello che stava per succedere, non dovrà mai succedere.”

Il ragazzo l’aveva guardata e schioccato le labbra, Bonnie si era sentita un po’ stupida a reagire a quel modo. Stupida e confusa dal suo comportamento. La maltrattava, la insultava…

“Ringrazia lo scemo per l’interruzione, invece: se avessimo iniziato non ti avrei chiesto di recarci in una biblioteca polverosa a spulciare il passato della tua antenata. Saremmo già a letto a dedicarci lungamente l’uno all’altro, zuccherino.”

Ma non diceva che non… Sconcertata, Bonnie aveva boccheggiato come un pesce. “Difficile rimangiarsi una cosa del genere...”

Tzè! Poteva mangiarsi anche lei, se voleva.

 “Ok” aveva detto con un filo di voce. “Mangiami, se ci riesci...”

///

Bonnie era certa che da un momento all’altro qualcuno li avrebbe sorpresi. Immaginava la voce che viaggiava da New Orleans fino alla scuola d’arte di Jeremy, i commenti caustici di Damon e l’espressione sconvolta di Elena.

Era stata a letto con due ragazzi, conosceva le mosse ma alternava momenti di rigidità ad altri di pieno smarrimento. Ignorava i sapori e non riconosceva gli odori ma le sue dita erano lunghe, il corpo incredibilmente accogliente e i baci mozzafiato. Sembrava conoscere meglio di lei la strada da seguire, così Bonnie gli aveva lasciato il comando e si era lasciata travolgere fino a giacere sorda e stordita. Non aveva mai raggiunto una completezza simile con un’altra persona. Non era stata la sola. Aveva dormito e quando si era svegliata, le luci della città avevano sostituito il sole. Poi era accaduta una cosa che aveva visto solo nei film. Kol le aveva chiesto di seguirlo e Bonnie si era lasciata immergere nell’acqua calda della vasca da bagno che profumava di zucchero filato, miele e cannella. Era rimasta buona a farsi viziare, finché non aveva affondato la mano fra le sue gambe. Illanguidita, si era adagiata contro la ceramica e direzionato i lavori. Sul finire, si era aggrappata ai bordi e al suo braccio. Le forze le erano tornate quando l’acqua era ormai fredda.

Kol le aveva raccontato la storia della possessione di Davina, la mattina dopo, a colazione. Aveva trasformato un pezzettino di carta in un origami e le aveva regalato un fiore. Le aveva tolto una briciola dal labbro ed informata che si sarebbe recato in biblioteca a fare quella ricerca.

Bonnie aveva pensato ‘ok, è finita’ e aveva continuato a ruminare il suo pancake innaffiato da una colata di sciroppo d’acero. Ci aveva messo un po’ ad inghiottire. Il tempo necessario perché tornasse indietro e la coinvolgesse in un altro lunghissimo bacio mozzafiato.

“Fa la brava in mia assenza” aveva detto, sfilando una penna dalla tasca. “Allenati.”

Bonnie aveva sorriso e visto il suo secondo unicorno.

///

“Sei sotto l’influsso di una maledizione.”

“Un’altra? E quando sarebbe successo?”

“Ventiquattrore fa” aveva risposto Bonnie guardando l’orologio. “Ti sei alzato presto e sei uscito per incontrare una persona.”

Si era alzato presto, aveva fatto la barba ed era uscito.

“Una donna con cui hai una relazione.”

Non aveva nessuna relazione.

“Una strega.”

Klaus aveva steso il giornale e sorriso. Anche quella mattina, si era alzato presto ed era uscito a comprare il giornale. Aveva preso l’abitudine di fermarsi a bere il caffè in una piccola caffetteria snobbata dai turisti ed era lì che Bonnie lo aveva raggiunto.

“È un incantesimo selettivo e agisce sui cinque sensi. Non puoi vederla, udirla o percepirla. Se fosse in piedi di fronte a te in questo momento, non te ne accorgeresti.”

Sì, sembrava qualcosa che solo una strega poteva inventare. “Ok, la strega che non so di frequentare mi ha lanciato una maledizione. Motivo?”

“Gelosia. Crede che la voce della nuova gravidanza di Hayley sia vera.”

Hayley passava da un capriccetto all’altro ma era stata piuttosto chiara: Hope sarebbe rimasta figlia unica, non si mettesse strane idee in testa. Klaus aveva sghignazzato e le aveva detto di dormire con un occhio aperto. L’occhiata omicida che gli aveva lanciato, la sentiva ancora addosso.

“Spero sia molto bella e abbia doti segrete che compensano la sua scarsa intelligenza” aveva detto bevendo in sorso di caffè bollente. “Peggio per lei e buon per me, invece. Non dovrò neppure fingere di non vederla, incontrandola in strada.”

“Klaus, avete siglato un accordo che mantiene la città in equilibrio ma la strega è sotto l’influsso di una pietra maledetta che sta aumentando la sua aura malvagia e temiamo che si vengano a creare tensioni destinate ad esplodere. Casuali e non.”

“E torniamo a quello che dico da una vita: morte alle streghe. Senza offesa, Bennet…”

“Battute del genere sono fortemente sconsigliate in pubblico, fratello. Ti prego di tacerle.”

Eccolo, il paladino dei deboli! Tutto azzimato come un vero damerino! Klaus aveva esalato un sospiro, piegato il giornale e gettato sul tavolino. “Una probabile guerra mi interessa ben più di una scemetta che nei suoi cinque minuti di gloria mi ha cancellato la memoria, Elijah.”

“Chiamare scemetta la Reggente non avrà più lo stesso impatto di prima. Non verrà più scambiato per un buffetto affettuoso alla propria fidanzata, Niklaus.”

Fidanzata? Addirittura! “Le Reggenti sono sempre delle vecchie barbogie inacidite. Come mi sono ridotto a frequentarne una?”

Elijah aveva steso una gamba, sistemando il pantalone. “Questa non ha neppure venti anni.”

“Ed è scema come una campana rotta.”

“Irritarla potrebbe avere brutte conseguenze, Niklaus.”

“Poteva uccidermi e non l’ha fatto. Questo cosa ci dice?” aveva sorriso congiungendo le mani.

“È ancora innamorata di te e ha molti amici fra i vampiri.”

“Sono intoccabile.”

“Davina è brava negli incantesimi. Non prova più una briciola di amore per lei...”

“Mi stupisco che tu sia così ingenua da credere che ne sia mai stato innamorato!”

Bonnie aveva sentito una fiammata attraversarla tutta ma con noncuranza aveva tirato indietro una ciocca di capelli mentre Kol spostava la sedia e si sedeva in mezzo a loro, imbronciato. “Le streghe mi impediscono di accedere alla biblioteca… indovinate da chi è venuto l’ordine? Come supremo successore, non dovrei avere libero accesso ai segreti della congrega?”

Supremo successore? Bonnie lo aveva scrutato apertamente. “Chi ha deciso la tua nomina? Sulla base di quali meriti sei stato presentato? Non ti consentiranno mai di guidare la congrega, sei…”

“… un Mikealson? Non mi si permette mai di dimenticarlo.”

Il ragazzo aveva tirato indietro la sedia con un gesto stizzito e si era allontanato a grandi passi.

“… troppo legato al lato oscuro” aveva concluso Bonnie, picchiando piano il pugno contro la bocca. “È sempre così suscettibile sull’argomento?”

“Si vergogna della sua famiglia” aveva detto Klaus ad alta voce scoprendo il caffè freddo. “Resta con noi perché non ha un altro posto in cui andare.”

“C’è sempre un altro posto in cui andare. Forse resta con voi perché vi vuole bene.” 

Klaus aveva sorriso, conciliante come un adulto che parla con un bambino piccolo. “Kol è sempre stato un selvaggio… se volevi un lavoretto fatto bene, bastava sciogliere il guinzaglio e dare l’ordine. Quando diventava incontrollabile, eravamo costretti a metterlo a dormire.”

“Molto premuroso da parte vostra.”

Strappa una strega dal mondo magico, e si ucciderà nel giro di una settimana. Per quando irritante, è pur sempre mio fratello. Non dimentico la tua parte nella sua uccisione, e non mi piace il legame che avete creato. Ti chiedo di cessarlo nell’immediato.”

“Tu non chiedi. Tu proibisci.”

“Sei una donna intelligente, Bennet.”

Bonnie aveva sorriso e si era alzata, infilando la borsa a tracolla. “Elena aveva ragione su di te. A volte sei così spiritoso…”

///

Non aveva mai camminato tanto e girato a vuoto come quel giorno! Quando pensava di averlo localizzato, Bonnie tornava al punto di partenza e solo a sera era riuscito a scovarlo al centro del ponte che attraversava il laghetto di City Park.

Lo conosceva dai dépliant e aveva pensato di visitarlo. L’illuminazione era studiata per togliere il respiro e la luna era alta e splendida in cielo. Appena messo piede sul ponte, Kol si era voltato verso di lei. Bonnie aveva sorriso, ben sapendo che nella penombra e a quella distanza non poteva vederla. Le aveva teso la mano ed invitato a raggiungerlo.

Scusa se ti ho fatto girare a vuoto, avevo bisogno di starmene da solo.

L’avevo capito…

Vengo qui quando voglio rilassarmi. Bello, eh?

Toglie il fiato.

Bonnie aveva posato i gomiti sul muretto, guardandosi intorno. “Tuo fratello mi ha proibito di frequentarti. Teme per la tua incolumità.”

“Klaus se ne frega di me, non vuole problemi con una strega del tuo calibro” aveva detto, appollaiato sulle sue spalle.

Kol l’aveva baciata sul collo e stretta un po’ e Bonnie aveva chiuso gli occhi. Quelle cose non capitavano mai a lei. Era lei, la spettatrice delle storie delle sue amiche. Non era lei che baciavano sotto la luna piena, circondati dal frinire dei grilli.

“Si creerà un problema nell’immediato se proverà a dirmi di nuovo con chi devo o non devo uscire” aveva detto, girando su se stessa. “Era questa… l’idea?”

“Non l’avevo pianificato e non so risponderti, Bennet” aveva detto, col volto in ombra. “Ho solo prenotato una cena nel mio quarto d’ora di gloria seguendo un impulso ottimistico.”

E lei era affamata. Perfetto.

“Sicura? Sei una Bennet… farsi vedere in giro con me non giova alla reputazione.”

Prego?

Kol l’aveva lasciata andare e a Bonnie non era piaciuta quella distanza improvvisa.

“Ci sono i miei fratelli, il fardello del nome e il fatto di essere tornato indietro. Sono quello strano della famiglia, B. La gente mi scansa, ha paura di me.”

Aveva notato una cortina di distanza alla festa di Davina, pensava fosse autoindotta dal malumore.

“Non ha mai visto i tuoi addominali.”

Kol aveva riso dopo un lungo attimo. “Grazie, mi tengo impegnato…”

“È meglio mettere la gente in imbarazzo che sentirsi imbarazzati. Me l’ha insegnato Caroline. Andiamo a scandalizzare le menti moraliste della città.”

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Capitolo 40
*** Statistiche contro ***


L’olfatto era il senso più potente ma Klaus non percepiva niente, non sentiva niente e non ricordava un bel niente. Aveva lasciato cadere il cuscino sul letto sfatto dopo averlo lungamente odorato e si era avvicinato all’armadio di Davina, infilando il naso fra i vestiti appesi. Distingueva il sentore speziato dell’incenso e quello sordo della cera delle candele mescolato al tipico profumo delle adolescenti – sudore, ormoni e lozioni da pochi soldi – ma nulla innescava il ricordo voluto.

E per quel che ne sapeva, la strega poteva essere nella stanza, accoccolata in un angolo ad osservarlo frugare fra le sue cose.

“Conoscendomi, devo aver fatto qualcosa di orribile a te e alla tua famiglia, ma è più probabile che ti abbia circuito e raggirato per ottenere il controllo della congrega. Se vuoi punirmi fa pure, ma lascia fuori gli abitanti della città” aveva detto guardando le fotografe appese al muro. Erano identiche a quelle che gli aveva mostrato Rebekah: volti sorridenti con angoli bruciati dai flash.

Gli angoli che rivelavano il volto della strega.

Klaus iniziava ad irritarsi. L’aveva pensata proprio bene, la ragazzina: ora sarebbe caduto nel solito vortice di ossessione e non avrebbe avuto pace.

///

Non voltarti, aveva detto Hayley, e Rebekah si era voltata.

Si inaugurava un nuovo locale in città ed Hayley ce l’aveva trascinata a forza per cercare di distrarla dal galoppante senso di colpa che l’affliggeva. C’erano proprio tutti. Locali, turisti, vampiri a caccia… e fratelli minori. “Se gli fa del male un’altra volta, la soffoco con i capelli” aveva detto e si era sentita in dovere di sbirciare un’altra volta Kol e la Bennet che tentavano inutilmente di ordinare un drink al bar affollatissimo. Sì, era tutto un fuoco, all’inizio! Si guardavano con gli occhioni da cucciolo, amoreggiavano e poi la strega di turno faceva il suo numeretto e lanciava maledizioni a destra e a manca!

“Iceberg!”

La parola in codice per le grandi catastrofi? Rebekah aveva allungato il collo seguendo la direzione del dito di Hayley: Davina aveva fatto il suo ingresso con un vestito da urlo e un accompagnatore che avrebbe fatto urlare la Bennet.

“Che facciamo?”

Gli occhi della vampira si erano stretti impercettibilmente. La catenina brillava ancora attorno al collo di Davina e poco più indietro, i piccioncini avevano rinunciato al bar e si agitavano scompostamente sulle note di una canzone. “Restiamo a guardare. Per ora.”

///

Pensava sarebbe stato semplice rubarle la catenina, ma dopo un primo approccio morbido, Davina non l’aveva più lasciato avvicinare. Era successo più o meno dopo aver incontrato il vampiro che gravitava attorno ad una biondina… ehi! Finalmente una canzone che conosceva!

Kai aveva afferrato le mani di Davina che, sbilanciata dal movimento improvviso, gli era finita addosso.

Davina aveva rinunciato a combattere. Era più facile assecondarlo e sottomettersi di buona grazia al suo spirito ballerino che tentare di farsi lasciare. Kai le stava appiccicato come un francobollo e, sinceramente, inizia a darle sui nervi. Non chiudeva mai la bocca e, più di una volta, aveva avuto l’impressione che stesse recitando una parte.

“Che c’è? Non ti piace la canzone?”

Non le era piaciuto incontrare il vampirastro con un’altra donna…

Kai si era buttato. Nel momento in cui Davina aveva preso un respiro per rispondere alla domanda, si era chinato e l’aveva baciata. Il contatto era durato pochi secondi. Non aveva capito se gli fosse piaciuto o meno e si era tirato indietro, pensieroso.

Inebetita, Davina aveva preso le distanze. Il cuore le batteva forte e una voce nella testa continuava a ripetere ‘ma che stai facendo?’ “Vado a prendere… qualcosa… al bar” aveva balbettato ma il livello di musica era tale che non aveva potuto udirla, solo indovinare il movimento delle labbra. “Tu vuoi…”

“La pietra che porti attorno al collo. Sta alterando la tua personalità” aveva risposto e Davina era rimasta a bocca aperta.

Kol non le avrebbe mai regalato nulla di tanto pericoloso! “Ne sei certo?”

“A-ah” aveva risposto chiedendosi se fosse il caso di riprovare per avere una seconda impressione. “Lo spilungone ha toppato.”

“Come faccio a crederti?”

“Chiamalo e chiediglielo” aveva risposto, stringendosi nelle spalle.

Davina aveva scambiato un lungo sguardo con il ragazzo e aveva continuato a stringere il ciondolo. Doveva parlare con Kol: era l’unica persona di cui si fidasse veramente. “Lo faccio subito.”

“Ok. Io ti aspetto qui.”

Davina aveva scosso la testa ed era uscita a testa bassa dal locale, il respiro mozzo e i sudori freddi. Il ciondolo non canalizzava l’energia delle streghe?

Il tacco aveva prodotto un rumore sordo quando si era arrestato di colpo, e la vibrazione era corsa lungo la gamba. Davina aveva trattenuto il fiato, scoprendo Klaus diretto nella sua direzione. Si era scansata e lo aveva guardato passarle davanti senza alcuna esitazione, senza rallentare il passo o battere le ciglia.

Lacrime di tristezza avevano inumidito le ciglia e quando le aveva asciugate, si era scoperta le mani sporche di sangue. Ma cos…?! Aveva pagato il prezzo, perché… oh, merda! Non aveva trasformato il potere illimitato degli Antenati in Oscurità… aveva attinto alla propria energia vitale! Finchè la maledizione sarebbe esistita, la sua vita sarebbe stata…

“Sento l’odore del tuo sangue, strega.”

… in pericolo.

Davina era trasalita con un urletto ed era girata su se stessa, camminando all’indietro. Erano nella parte più asciutta della città, non c’erano fontane o laghetti in cui poter lavar via le tracce del proprio peccato: aveva le mani sporche di sangue e Klaus la puntava come un cane a caccia di tartufi!

Nik, davanti a te!”

Rebekah?!

Davina aveva scartato lateralmente ed era stata bloccata da Hayley. La donna l’aveva guardata atterrita. “Da dove viene tutto quel sangue?!”

“Ehm…”

“È il prezzo della maledizione” aveva risposto Rebekah raggiungendole. “Ha sclerato e gli Anziani la stanno punendo.”

Klaus aveva guardato nella direzione delle ragazze ma aveva dovuto rinunciare. Era fastidioso e disturbante.

Nik, non startene lì impalato. Kol è nel locale con la Bennet. Digli di smetterla di limonare e di venire subito. La Reggente necessita aiuto.”

Senza Reggente ad unire le nove congreghe, le streghe sarebbero cadute nel caos. Klaus aveva scambiato uno sguardo con Hayley che aveva ridotto le palpebre ad una fessura: quella donna gli leggeva nel pensiero.

Kol non può fare niente per aiutarmi. Non rovinate anche la sua serata” aveva detto la strega a bassa voce. “Potresti lasciarmi ora?”

Hayley aveva riportato le mani sui fianchi, ma non si era discostata. “Che cosa dobbiamo fare per placare i tuoi dei?”

Davina si era stretta nelle spalle. “La maledizione consuma la mia energia vitale…”

“Stai morendo?”

“Sì… è un altro modo per dirlo” aveva risposto, gettando un’occhiata a Rebekah, terrea in volto. “Non ho idea di quanto tempo mi resti.”

///

Supplicare i Vecchiacci era la soluzione della sorella? Come intendevano procedere? Bruciavano un bel biglietto con su scritto ‘scusate se ho fatto casino, potete rimettere a posto le cose’?”

Non era certo che frasi come ‘Prima - brutta stronza – Strega’, ‘vorrei riempirti la faccia di schiaffi’ e ‘Reggente dei miei stivali’ fossero le più giuste da indirizzate ad una strega di alto livello che stava morendo vittima del proprio incantesimo.

Klaus aveva osservato in disparte finchè non era stato affiancato da Hayley. “Se tira le cuoia, la congrega sarà l’ultimo dei tuoi pensieri” aveva sussurrato in modo che Davina non potesse udirla.

Si preoccupava molto per la strega. Doveva essere proprio speciale come diceva Elijah.

“L’unica strega in tutta New Orleans che non fosse marcia fino al midollo… l’unico peso sull’altro piatto della bilancia e guarda come è andata a finire…”

“Quando le aspettative sono troppo alte, si rischia il capitombolo.”

Hayley l’aveva guardato e Klaus aveva capito che ci entrava in buona parte.

“Vado a vedere come sta Rebekah. Non riesce a gestire il senso di colpa.”

Klaus aveva annuito ed era rimasto ad osservare l’altare consacrato agli Antenati, le candele accese e le spirali di incenso che salivano verso l’alto. Era davvero scema come una campana rotta se aveva creduto allo scherzo della sorella.

“Non mi sono mai fidato di qualcosa che non si poteva minacciare o sbranare” aveva detto raddrizzando due candele e portando le mani dietro la schiena. “Pregare non ha mai funzionato, ragazza mia. Devi dare qualcosa per ricevere qualcosa.”

Davina aveva interrotto la litania. L’avrebbe rimpianta, il vampirastro. Quando avrebbe dovuto fare le selezioni per la nuova strega, avrebbe pensato a lei e versato lacrime amare.

“I Vecchiacci adorano i sacrifici di sangue… e più giovane ed innocente è, meglio è” aveva continuato con un mezzo ghigno. Doveva averla raggiunta perché l’odore di sangue era opprimente e la bramosia gli correva nel corpo.

Davina aveva agito, spinta dalla paura di morire: lo aveva afferrato per la nuca ed indirizzato contro il collo sporco di sangue.

Qualcosa – la strega?! – l’aveva ghermito e sbilanciato e la sua mente era andata in corto circuito: gli occhi non la vedevano, i sensi non la registravano, ma il sapore del sangue poteva sentirlo contro la bocca e come un naufrago si aggrappa al salvagente, Klaus si era aggrappato alla strega e aveva morso, perché l’istinto gli diceva di mordere. Aveva già bevuto il suo sangue. Più volte. Ricordava il sapore. Il retrogusto amarognolo di innocenza. Il sangue sgorgava dalla ferita aperta e si riversava in bocca a fiotti e quasi poteva sentirla – o la mente la immaginava, ricordando scene passate – abbandonata e sofferente fra le sue braccia. Era proprio pazza come diceva Rebekah ma veloce a capire. In più, gli stava regalando una bevuta con i fiocchi. Iniziava a piacergli quella ragazza.

///

“Minacciati come?”

“Potevano intervenire e sciogliere la maledizione salvandoti la vita o far spazio ai nuovi arrivi.”

“Sii più specifico.”

“Avrei strappato il cuore ad ogni membro delle nove congreghe e li avrei spediti ai cari vecchi in un bel cesto regalo.”

Klaus aveva sorriso e Davina aveva smesso di ruminare uova e bacon. “Sei pazzo, lo sai?”

“Sono molto deluso, ragazza. Molto deluso” aveva risposto piantando un dito nel tavolo e Rebekah aveva alzato gli occhi al cielo e ordinato un altro bidone di caffè alla cameriera. Hayley era dovuta tornata a casa in tempo per il risveglio di Hope.

“Quando ti ho scelto, l’ho fatto perché eri in gamba, pragmatica e col sangue freddo di un serpente. Ti sei rivelata debole ed inconcludente!”

Davina aveva arricciato il naso e masticato a più non posso il boccone. “Scusa tanto, sono solo umana!”

“Vedi di ricordarlo” aveva risposto con un’occhiata alla sorella. “Tu hai finito la colazione?”

Rebekah aveva posato la tazza vuota e spinto la sedia contro le ginocchia del fratello. “Quel ciondolo deve sparire.”

In quel momento, Klaus scarseggiava della lucidità necessaria per rispondere a tono. Gli erano stati regalati due giorni di innaturale tranquillità ma appena l’incantesimo aveva cessato di esistere, era stato travolto da una montagna di sensazioni soffocanti. La maledizione di Davina si era rivelata tutt’altro che innocua.

“Sei amareggiato per non aver potuto portare a termine la minaccia?” aveva chiesto la strega con voce leggera, posando le stoviglie ai lati del piatto e la catenina nello spazio fra loro.

Klaus aveva sospirato, intascandola. “Ho caricato le tue giovani spalle di responsabilità e problemi e mi chiedevo se non fosse più saggio liberarti della mia presenza una volta per tutte.”

Davina aveva sgranato gli occhi e il cuore aveva battuto tanto da toglierle il respiro. 

“Non ho mai voluto renderti infelice, Davina Claire.”

Una nuvola di rossore le aveva colorato le guance. Sentiva di dover urlare ma in realtà non riusciva a scollare le labbra.

“È evidente che così non funziona.”

E continuava ad infierire sul suo cadavere! La crudeltà di quell’uomo era senza…

“Proviamo qualcosa di diverso?” aveva detto con voce leggera ed era stato come esser salvati dal ciglio friabile del burrone.

Un mese dopo

Il cacciatore era arrivato e aveva ucciso l’unicorno.

Per quanto lo girasse e rigirasse, quel maledetto segno positivo non voleva saperne di scomparire. Bonnie aveva scrollato il tester come fosse un termometro e l’aveva guardato di nuovo. “Accidenti!” aveva esclamato sottovoce e aveva sentito un rumore, come il cigolio del letto… come se Kol si fosse svegliato e stesse venendo dritto nel bagno!

“B?”

“Sono sotto la doccia!” aveva gridato aprendo l’acqua con un gestaccio e infilando il test di gravidanza nella scatola e la scatola nella cesta dei panni sporchi. “Cinque minuti!”

Bonnie si era appoggiata al lavandino e guardata allo specchio. Quando era accaduto? Erano sempre stati attenti ma il suo ciclo non era mai stato regolare e per mesi – complice lo stress da mondo prigione - non si era presentato. Non poteva essere incinta! Quei test non erano affidabili al cento per cento, anche Caroline aveva sclerato su un falso positivo anni prima! E perché proprio in quel momento? Andava tutto a meraviglia, si era trasferita a New Orleans, aveva ripreso gli studi e usciva regolarmente con un ragazzo che le piaceva davvero e che non perdeva occasione per dimostrarle quanto tenesse a lei. Aveva persino accettato di bere il sangue dell’ibrido per cancellare ogni traccia del passato dal suo corpo. L’aveva fatto per se stessa, per ricominciare, l’aveva fatto perché Kol non la finiva più di dirle quanto era bella, ogni volta che la spogliava.

“B, va tutto bene?”

“Sì!” aveva gridato, uscendo come un lampo dal bagno. “Sono in ritardo per la lezione.”

Kol l’aveva guardata da sopra il fumetto e augurato la buona giornata. Si era alzato e aveva sfruttato la temperatura ottimale della doccia. Poi aveva raccolto i vestiti sporchi e aperto la cesta della biancheria.

///

“Sei una donna e una strega. Dovresti sapere se sei incinta o meno.”

“Non lo so! Sono nel pallone e il tuo sarcasmo non mi aiuta!”

Sarcasmo? Bonnie era piombata nel bel mezzo della sua lezione di yoga e aveva sganciato una novità allarmante. Davina stava cercando di mantenersi calma, visto che l’allineamento dei chakra erano andato a farsi friggere. “Hai fatto un test di gravidanza?”

“Sì, e ieri sera Elijah mi ha lanciato uno sguardo dei suoi e ha rimandato indietro la mia birra!”

Davina si era imbronciata un po’. “Siete usciti senza di me.”

“Non siamo usciti. Siamo passati al Rousseau’s e abbiamo incontrato… non è importante ora!” aveva esclamato a bassa voce. “Che faccio, se sono incinta?”

“Se lo sei, lo sei.”

Doveva tenerlo? Darlo via? Rimandarlo indietro? E Kol? Come l’avrebbe presa? Stavano insieme solo da un mese! Era una cosa rilassata e non le andava di ‘contrarla’ con simili notizie. “Non dirlo a nessuno.”

Davina aveva annuito e le aveva guardato la pancia. Lo sguardo di Bonnie era finito sull’ombelico scoperto. “Già si vede?!”

“Ti devi dare una calmata e abbassare la voce. Klaus ha detto che sarebbe passato a prendermi.”

Il panico saliva. “Un bimbo con il potere delle Bennet e il cognome dei Mikealson… l’Anticristo…”

Davina aveva strangolato una risatina e Bonnie era crollata a sedere su una panca, stringendo le tempie fra le mani.

“Hai tempo per decidere se…”

“Infilare la testa in un barile di tequila e trattenere il respiro?” aveva biascicato coprendo la testa fra le braccia. “So a malapena badare a me stessa…”

Kol è bravo con i bambini.”

Io non sono brava con i bambini” aveva sbuffato. “Sarei capace di dimenticarlo al parco giochi… o peggio! Sono stata rimandata in economia domestica!”

Davina aveva inclinato la testa e la maglia bianca si era allargata sulle spalle. “Lo ami?”

“Ora come ora vorrei solo strangolarlo!” aveva ruggito mimando il gesto con le mani. “Sono in ritardo per la lezione, porca miseria!”

La sua invece, era finita proprio in quel momento. Davina aveva salutato i compagni che uscivano alla spicciolata dalla saletta, e sbirciato l’entrata della scuola di yoga. Se il bimbo fosse nato, Klaus avrebbe sclerato e accusato entrambi di voler insidiare l’eredità di Hope. Se Bonnie non fosse stata una strega e una Bennet, sarebbe stato tutto più facile. “Schiarisciti le idee prima di prendere qualsiasi decisione e chiamami se hai bisogno di parlare con qualcuno.”

“Inutile. Morirò prima della mezzanotte stroncata da un infarto.”

“Hai tutte le statistiche contro” aveva risposto, pacata. “Inspira, calmati e resta lontana da Klaus.”

“Il tuo ragazzo dovrà tacere e farsi da parte. Non è figlio suo” aveva detto e Davina aveva annuito. “Lo vedi il vero problema, ora?”

 

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