Storm

di _Marlee_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lei era cosi, perfetta. ***
Capitolo 2: *** Sono il tuo capo, Robbins ***
Capitolo 3: *** Passi falsi. ***
Capitolo 4: *** Non lui, me. ***
Capitolo 5: *** Fiumi di Tequila ***
Capitolo 6: *** Messaggi mattutini. ***
Capitolo 7: *** Camice e vestitino sexy. ***
Capitolo 8: *** La ruota. ***
Capitolo 9: *** Muri che parlano. ***
Capitolo 10: *** Una come lei. ***



Capitolo 1
*** Lei era cosi, perfetta. ***


 

Cercavo ancora una volta di non rompermi, di non spezzarmi, ma era piu forte di me. Ogni volta sapevo a cosa andavo incontro, ma nonostante tutto non mi fermavo, non saprei dire perchè. Ogni volta mi sentivo a pezzi, ero per terra a piangere mille, o forse piu, lacrime che sapevo benissimo da cosa erano causate. Eppure quando mi sono imbarcata in questa tempesta speravo di vedere la luce un giorno, ma lo speravo soltanto, perche invece ero consapevole a cosa stavo andando in contro, sapevo che superata una tempesta, nel giro di poco tempo ce ne sarebbe stata un'altra. Mi sono innamorata di lei. Ma la tempesta continuava e avrei voluto uscirci, ma qualcosa mi teneva dentro, qualcosa che non so piu se definire “stupidità” o “amore”.

La vedevo tutti i giorni per i corridoi dell'università, bella come nessuna, solare e incredibilmente goffa, con quella sua borsa nera di pelle sempre con lei e quei libri tra le braccia. Ogni giorni di corsa. Ogni giorno in ritardo. Io la osservavo, la osservavo mentre ascoltava la lezione, la osservavo quando usciva dall'aula e spesso mi ritrovavo ad osservarla anche durante il pranzo. Anche senza volerlo. Perche quel suo sorriso e quel profumo mi portavano a seguirla con lo sguardo. Sapevo chi era, sapevo cosa faceva e come. Era una ragazza molto libera e indipendente, sicura di se, niente la spaventava. Non ci ho mai parlato, io non mi sono mai avvicinata a lei e lei non era di certo interessata da una ragazzina come me. Io ero bassa e con nessuna caratteristica che dicesse GUARDAMI. No. Ricordo la prima volta che la vidi. Al corso di scienze. Il professore spiegava le reazioni chimiche che portano a far si che si verifichi un temporale. Lei entrò nell'aula sbattendo la porta. Il professore si fermò un attimo. Lei si sedette e lui continuò la spiegazione. Forse è stato durante quella lezione che il mio temporale ebbe inizio. La osservai per un intero semestre. Poi sparì. Sparì nel nulla, come le nuvole d'estate. Nessuno, nei corridoi, parlava piu di lei, i suoi amici si comportavano come se non fosse mai esistita. Mi chiedevo spesso come facessero. Forse perche sapevano dov'era. Mentre io no. Io non lo sapevo e mi tormentavo con mille domande inutili.

 

Ero gia in abbondante ritardo. Se fossi arrivata tardi sarei stata fuori dal progetto. Senza troppi giri di parole. Entrai di corsa nella stanza degli specializzandi, misi il camice azzurro e corsi al reparto “Robbins..” iniziò lui “Non dire niente Alex, sono arrivata in tempo oggi” lui sorrise e io con il fiatone mi misi ad ascoltare il dottor Webber mentre assegnava i compiti della giornata “Grey con la Bailey in pronto soccorso. Yang e Kepner con il dottor Hunt. Karev e Avery in pediatria. Robbins tu vieni con me.” ohh andiamo, oggi sono arrivata in orario e hanno assegnato il mio progetto a Avery e Karev “Capo, non è giusto, lavoro a quella ricerca da piu di due mesi, perche l'ha assegnata ad Avery?” chiesi io camminando al suo fianco, lui non rispose aprì la porta di uno dei tanto uffici “Perche sei un brillante chirurgo pediatrico Robbins, sei sprecata per quel progetto” disse lui sorridendomi, nell'ufficio c'erano due dottori “Loro sono il dottor Sloan e la dottoressa Torres, venuti direttamente da New York per reclutare degli aiuti” io rimasi a bocca aperta, non per quello che lui mi stava offrendo. Ma lei, quella donna. Capelli neri, occhi scuri e quel sorriso. Era lei. Non avrei potuto scordare quel sorriso neanche dopo una vita. La dottoressa Torres era quella ragazza che mi piaceva osservare durante il corso di scienze “Robbins, di qualcosa” io tossii un paio di volte per poi rispondere rimettendo in ordine i miei pensieri “Sono molto onorata di essere stata selezionata per questo progetto” dissi io non riuscendo piu a controllare il mio sorriso “Di cosa si tratta?” chiesi alla dottoressa “Il nostro ospedale finanzia questo progetto solo da quest'anno, è per tutti una nuova avventura, è previsto l'arrivo di flussi periodici di bambini africani con malattie che un chirurgo occidentale puo solo studiare dai libri, io e il dottor Sloan ci occuperemo di loro e vogliamo al nostro fianco dei chirurghi qualificati e capaci, è un invito un po informale, ma la vorremmo nella nostra squadra” io non feci altro che rispondere SI.

Presi il primo volo del giorno successivo per New York. Le 10 ore le passai a pensare. Incredibile come dopo 7 anni mi sia ritrovata davanti ancora quella donna. Chissà se era cambiata. Ma a prima vista non sembrava. Forse aveva abbandonato le giacche di pelle e i pantaloni strappati e li aveva sostituiti con tailleur elegantissimi, che sotto al camice la rendevano ancora piu bella. Adesso era il mio capo. Appena arrivai a New York contattai lei, la mia migliore amica, Teddy “Che ci fai qui a New York Robbins?” disse lei abbracciandomi “Lavoro” risposi io “Ho sentito strane voci, che sei qui per la ricerca della dottoressa Torres!! Quella dottoressa Torres” disse lei riferendosi chiaramente al mio periodo all'università “Lo so, è lei. Ma entrambe siamo cresciute, lei avrà un marito e una famiglia e io non sono piu la ragazzina sognatrice che ero 7 anni fa” dissi io sorridendo “Tu non sarai piu la ragazzina di allora, ma lei, fidati, non è cambiata molto” disse lei inserendo le chiavi e aprendo la porta del suo appartamento “E tu come fai a saperlo?” chiesi io seguendola in soggiorno “Ricordi? Sono un cardiochirurgo, sopra al mio reparto c'è ortopedia e indovina un po chi è il primario?” disse lei prendendomi in giro come al solito “Callie Torres” continuò lei sorridendo “Callie Torres è il chirurgo piu bravo nel suo campo, e anche in altri campi” disse lei con un sorriso che non mi convinceva “Ci sei andata a letto?” chiesi io stranita “Un paio di volte” disse lei voltandomi le spalle “E' famosa anche per questo, e non solo qui a NY” continuò lei sempre con quel sorriso “La ragazza dell'università non è cambiata” dissi io forse un po delusa da cio “No, non è cambiata”. Sistemai i miei bagagli nella stanza degli ospiti e poi entrambe andammo a lavoro. Teddy mi mostrò un po l'ospedale, molto bello e moderno, simile al Seattle Grace “Ah dottoressa Robbins, non pensavo di vederla operativa già ora” mi voltai verso la voce che mi aveva appena nominato “Dottoressa Torres, è un'opportunità fantastica e non voglio perdere tempo” dissi io sorridendole “Biondina, qui non lavoriamo come al Seattle Grace, qui si fa tutto con piu calma, quindi ti va se ti offro un caffè” io guardai Teddy che salutando la dottoressa se ne andò verso il suo reparto “Certo, perche no?” dissi io lasciandomi guidare da lei. Quel profumo. Lei e quel profumo. Mi riportarono alla mente tutte quelle volte che la osservavo mentre flirtava con tutte le matricole o quelli dell'ultimo anno. Ma era bellissima e continua ad esserlo “Parlami un po di te, dottoressa Robbins” disse lei dopo aver ordinato i due caffe “Non c'è molto da dire, sono disposta a tutto per avere quello che voglio, seguo i miei sogni, sono sempre stata una grande sognatrice, amo la chirurgia e amo i bambini. Loro sono cosi incredibilmente forti nella loro fragilità e innocenza. Mi piace essere quella che li fa tornare a star bene” dissi io sorseggiando il mio caffe “E' vero, non sempre ce la facciamo ma quelle volte che le cose vanno per il verso giusto non c'è niente di piu bello di rivederli sorridere dopo tanto tempo di tristezza” concluse lei, era la prima volta che parlavo con la donna bellissima che ammiravo molto quand'ero giovane “So che hai studiato nella mia stessa università, oltre tutto nel mio stesso periodo” disse lei facendomi capire che non si ricordava di me “Frequentavamo lo stesso corso di scienze” conclusi io lei sorrise continuando a bere il caffè, il suo cerca persone suonò “Ti va di assistermi in una operazione di routine?” chiese lei alzandosi in piedi “Certo, sono all'ultimo anno, piu operazioni vedo meglio è” dissi io sorridendo, lei annuì e io la seguii fino alla sala operatoria. Lei mise la mani su quel paziente in un modo che non avevo mai visto. Frattura scomposta del braccio e alla fine dell'intervento si vedevano a malapena i punti per chiudere la ferita. Aveva ragione Teddy. E' il medico piu bravo nel suo campo. Ho visto tanti medici operare e neanche i piu bravi chiudevano cosi una frattura “Non ho mai visto niente di simile” dissi io continuando ad osservare la sutura “Wilson, portalo nella sua stanza quando si sveglia fammi chiamare” disse lei rivolgendosi al suo specializzando “Vieni con me Robbins” continuò lei questa volta rivolgendosi a me, mi portò in un ufficio, forse il suo, prese un oggetto stranissimo, che non avevo mai visto prima “Ho imparato cosi a suturare, non l'ho mai insegnato a nessuna, ma tu sei diversa” disse lei iniziando a suturare quel pezzo di cuoio che sembrava pelle vera “Entri con delicatezza, non troppo in profondità, resta in superficie. E continua la sutura con punti ravvicinati identici al primo” disse lei mentre mi guidava, appoggiò la sua mano sulla mia per guidarmi sul punto finale “Grazie dottoressa Torres” dissi io girandomi verso di lei e capendo che mi stava gia osservando da prima. “Mi sembra quasi impossibile di non averti mai visto all'università, sei cosi bella” disse lei riprendendosi l'oggetto strano e mettendolo nello scaffale, io arrossii all'improvviso “Invece io mi sono accorta di te” risposi sorridendo e cercando di non perdere il controllo. Entrò senza bussare lo stesso medico che venne a Seattle “Torres stanno arrivando i bambini” lei si girò verso di me e per farmi capire di seguirla. Mi guardavo attorno aspettando di vedere altri specializzandi che correvano come me per andare a prendere questi bambini africani. Arrivati all'esterno, vicino al parcheggio mi avvicinai alla Torres “Ma dove sono gli altri specializzandi?” chiesi io curiosa “Quando ho detto che volevo i migliori non scherzavo, pensavo di trovarne piu di uno. Ma la migliore sei solo tu” disse lei sorprendendomi per l'ennesima volta in poche ore.

Finito il turno estenuante di questa giornata ero stanchissima, finii direttamente nella stanzetta del medico di guardia, perche Teddy aveva il turno di notte e io non avevo le forze di arrivare fino a casa. Poco dopo entrò in stanzetta anche lei “Scusami, se hai bisogno di riposare esco” dissi io alzandomi dal letto. Perche tutto andava bene, ma me e lei nella stessa stanza era troppo “Non ti preoccupare, ci sono letti abbastanza per tutte e due” rispose lei mettendosi nel letto affianco al mio “Come ti è sembrato il primo giorno?” chiese lei dopo essersi stesa “ Fantastico, affascinante ed eccitante. A Seattle ho imparato tanto, ma non ho avuto mai la possibilità di lavorare al fianco di un chirurgo come lei” dissi io cercando di tagliare corto il discorso perche temevo un po quella conversazione “Mentivo” disse lei all'improvviso, io non capì “Mentivo quando ti ho detto che non ti avevo notata al corso di scienze”




**Questo è il primo capitolo, non si capisce ancora molto il carattere dei personaggi, ma lo scoprirete nei prossimi episodi. Non poteva mancare la presenza di Teddy che è una delle mie preferite, e neanche quella di Mark. Spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto. Le recensioni sono sempre ben accette, mooolto ben accette. Posterò il prossimo capitolo solo se vedrò che questa storia viene letta. ♥ M. Baci, alla prossima speriamo:) 

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Capitolo 2
*** Sono il tuo capo, Robbins ***


“Mentivo” disse lei all'improvviso, io non capì “Mentivo quando ti ho detto che non ti avevo notata al corso di scienze” quella frase mi fece sorridere, ero riuscita ad attirare la sua attenzione “Perche non sei mai venuta a parlarmi allora?” chiesi io “Potrei farti la stessa domanda” rispose lei e sentii che sorrideva “Perche tu eri quella famosa in tutto il corso, quella conosciuta, io ero solo la sfigata che passava tutto il giorno sui libri” conclusi io decidendo di aprirmi con lei “Hai ragione, eri solo la sfigata che studiava e basta” disse lei con un tono duro che mi fece stare molto male “La sfigata piu bella di tutta la scuola” concluse lei facendomi cambiare espressione in un secondo. Era stata in grado di farmi sentire la donna piu fortunata del mondo un secondo prima, per poi farmi sentire poco piu di niente e per finire è riuscita a farmi sorridere di nuovo. Incredibile. “Ti sei ammutolita?” chiese voltandosi verso di me “No no, sto pensando a cosa sarebbe successo se lei fosse venuta a parlarmi o viceversa” le dissi io guardando il soffitto di quella stanzetta spoglia “Forse saremmo qui comunque, ma nello stesso letto” disse lei continuando a guardarmi. NO. Non volevo essere la sua ennesima preda, la sua ennesima vittima. Vittima della sua bellezza, vittima del suo carisma, vittima di quel sorriso che scioglierebbe anche il cuore piu freddo. Potrei giocare al suo gioco, potrei fare il maschio, potrei fare come loro, divertirmi senza secondi fini “Bhe non è mai troppo tardi” mi alzai dal lettino posizionato sulla destra, lei mi guardò stranita, non se lo sarebbe aspettato “Sono il tuo capo dottoressa Robbins” disse lei mettendosi seduta, io la guardai, mi avvicinai e lei si alzò “Lo so dottoressa Torres” mi allontanai da lei sorridendole e aprendo la porta uscii. Sorrisi perche sapevo di averla provocata, sapevo di poterlo fare, ero sicura di me, forse troppo, ma sapevo di averla lasciata a bocca asciutta. Non sarei finita volentieri nel suo letto, avrei voluto piu che altro finire nel suo cuore. Andai dal dottor Sloan per aggiornarmi sul da farsi “Dottoressa Robbins, per oggi niente casi particolari, vada a controllare la piccola Fedi e poi può prendersi il pomeriggio libero, il prossimo aereo arriverà domani mattina” disse lui facendomi l'occhiolino, io sorrisi e dopo averlo salutato e ringraziato lasciai il suo ufficio. Andai da Teddy “La Torres mi vorrebbe nel suo letto” dissi io mantenendo un tono basso, perche nonostante fossi a NY sapevo bene quanto piacesse alle infermiere dare aria alla bocca “Non c'è da meravigliarsi, era prevedibile” disse lei continuando a compilare la cartella “Oh andiamo, non puo essere come la descrivi, lei sembra una persona apposto” continuai io “Le è bastato un giorno per farti capire che è attratta da te, è molto brava” concluse lei “Io comunque l'ho provocata” dissi sorridendo lei si voltò di scatto “Tu cosa?” chiese sbarrando gli occhi “Stavo giocando” risposi ridendo “Non si gioca con il capo Arizona, devo spiegarti tutto? Non hai imparato niente?” chiese lei sempre sorpresa “Dalle mie parti i grandi amori sono nati proprio tra capo e specializzando” continuai senza preoccupazioni “Va bene ora torno al mio reparto per un post operatorio poi vado a casa. Ciao Teddy” dissi io sorridendole e dandole un bacio sulla guancia, appena arrivata in pediatria incrociai la dottoressa Torres “Dottoressa Robbins che ne dice se stasera ci facciamo un drink da Nick?” io sorrisi annuendo e proseguendo per la mia strada. Nonostante provassi a comportarmi come faceva lei, non ce la facevo. Ero troppo coinvolta. Se avessi continuato cosi sarebbe finita nel peggiore dei modi. Quella sera ci incontrammo al bar, lei mi offri una birra e io accettai senza problemi, non ci fermammo di certo dopo la prima birra, anzi ne seguirono parecchie per me, anche per lei, ma mi resi conto che lei reggeva l'alcool molto meglio di me “Non facevo che osservarla” dissi io senza neanche rendermene conto “La osservavo perche era capace di attirare l'attenzione senza fare niente di particolare, ho sempre dato la colpa al suo sorriso sa?” continuai io non riuscendo piu a fermarmi , lei aveva chiaramente cambiato espressione, aveva lasciato andare quegli occhi penetranti e facendo posto a degli occhi che non capivo cosa mi volessero dire. Facevo fatica anche a capire cosa dicesse lei “Forse dovresti smetterla con la birra” disse lei togliendomela dalle mani “Sei tu che continui ad offrirmela, penso che il tuo intento sia farmi ubriacare” risposi ridendo “Pensavo che reggessi l'alcool” continuò lei sorridendo “Non sono ubriaca, non vedo doppio” risposi io, ma forse un po ubriaca lo ero, perche ero certa che il locale non stesse girando “Forse è meglio se ti accompagno a casa” disse la dottoressa Torres, mi alzai e un giramento di testa mi colpì all'improvviso “Prima ho bisogno del bagno, mi aspetti qui” corsi in bagno forse barcollando un po, poco dopo sentii entrare qualcuno, ma ero troppo impegnata vomitare per capire chi fosse, entrò anche nel mio bagno, non so come fece, si abbassò alla mia altezza, mi tirò indietro i capelli e rimase li. Pochi secondi dopo alzai il viso “Avevo chiesto se poteva aspettarmi li” dissi io un po infastidita “Sei in queste condizioni per colpa mia, non potevo rimanere li” disse usando sempre quello sguardo che non riuscivo a decifrare “Mi volevi ubriaca per portarmi a letto” dissi io senza rendermi conto della gravità dell'affermazione, lei rimase immobile “Forse hai ragione, forse era il mio obbiettivo” continuò lei “Sono una ragazza abbastanza intelligente e non credo di voler essere un'altra sua vittima, un'altra sua conquista” dissi io prima che un altra ondata di nausea percosse il mio corpo, lei continuò a tenermi i capelli e a mantenere la sua mano sulla mia spalla. Forse era quel contatto ad attorcigliarmi lo stomaco. Mi voltai di nuovo verso di lei “E' la prima volta per me” disse lei guardandomi “La prima volta che vedi qualcuno vomitare? Strano sei un medico” dissi io rendendomi conto del tono poco cortese della mia voce e del fatto che non le davo piu del lei “No, la prima volta che mi interessa. Non sono riuscita a rimanere li fuori sapendo che tu ti saresti sentita male” quel poco alcool che mi era rimasto nel corpo mi urlava di baciarla ma la mia ragione invece diceva che era meglio evitare “Dottoressa Torres può aspettarmi fuori, mi sento meglio” lei senza insistere si alzò e uscì dal bagno. Mi sedetti per terra sapendo quanto fosse anti igenico, ma dovevo far smettere quei giramenti. Lei, la donna impossibile dell'università, era preoccupata per me, non sapevo se ridere o piangere. Poco dopo uscii e appena mi vide sorrise. Quel sorriso era diverso, molto piu bello, non saprei dire cosa fosse cambiato, ma mi piaceva molto di piu “Andiamo a casa Arizona” io le sorrisi, perche per la prima volta sentivo quanto fosse bello il mio nome, il mio nome che usciva dalle sue labbra era mille volte piu bello. ** Questo è il secondo capitolo. L'Arizona che si vede qui, è mooooolto diversa rispetto ai capitoli successivi lei vorrebbe fare G.I Jane Militare senza affezionarsi, vuole fare la fica, ma non sempre le cose vanno come speriamo. Come sempre le recensioni sono ben accette, anzi, accettatissime direi, piu ce ne sono e piu sono spinta a pubblicare il prossimo capitolo. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate dato che ho scritto l'ultimo capitolo e sto per iniziare una FF nuova, i vostri commenti potrebbero essere di ispirazione. Non vedo l'ora di leggerliiii.. A presto:) M♥

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Capitolo 3
*** Passi falsi. ***


Mi accompagnò a casa, si assicurò che stessi bene “Ci vediamo a lavoro” disse lei facendomi l'occhiolino, io mi voltai verso di lei sorridendole e lei ricambiò. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Ma adesso lei è ancora qui davanti ai miei occhi e devo dire che non ci ha messo molto ad entrare di nuovo nel mio cuore. Forse non è mai uscita, forse è sempre stata li nell'angolo piu buio del mio cuore. E non ci sarà altro posto dove potrà stare. E' il mio capo e io non posso permettermi nessun passo falso. Mi buttai sul letto. La testa aveva smesso di girare, per fortuna, ma non era di certo libera. Era affollata di pensieri inopportuni, era appena andata via e gia la mia voglia di rivederla era al massimo. Non erano sensazioni nuove per me, anzi le conoscevo molto bene, mi hanno accompagnato per un intero semestre. Aspettavo solo il momento di rivederla e appena spariva non vedevo l'ora di rivederla. E adesso che so che anche lei mi aveva notate mi rende impossibile addormentarmi. Nonostante non fossi la piu bella lei mi osservava e se solo mi fossi fatta avanti, se solo non fossi stata cosi timida forse adesso non sarei qui a contemplare il soffitto pensando a lei. In quel momento arrivò Teddy “Abbiamo fatto le ore piccole qui” disse lei stendendosi accanto a me “Non urlare ti prego, ho la testa che mi scoppia” dissi io massaggiandomi le tempie “A che pensi?” chiese lei osservando insieme a me il soffitto “Non è cambiato niente” dissi io usando un tono troppo malinconico e Teddy capì al volo “Stai parlando di lei?” chiese anche se la risposta la conosceva gia “Si, non è cambiata, è sempre la stessa donna di 7 anni fa, bella, sempre con quel sorriso che ti disarma, e io non sono cambiata, ancora persa in quegli occhi e ancora..” dissi io lasciando sfuggire una lacrima che asciugai subito, Teddy se ne accorse, ma conoscendomi, fece finta di niente “..ancora innamorata di quel sorriso” continuò la mia migliore amica, io mi voltai verso di lei “La dottoressa Torres è una persona fantastica, ma è anche una tempesta, lei passa e non lascia nulla dietro di se. Lei è forte e sicura di se. Ecco perche fa innamorare tutti di lei e poi li lascia distrutti. Non è colpa sua. E' fatta cosi. Le tempeste non si possono fermare” continuò Teddy e nel suo tono capivo che diceva la verità “E' quella tempesta tanto desiderata quanto pericolosa” conclusi io lasciando scendere un altro paio di lacrime. Il giorno dopo, andai direttamente nella stanza degli specializzandi per cambiarmi, nel mio armadietto c'era un cappuccino con la cannella fumante e un cornetto alla crema, sorrisi “Ti sei ripresa?” sentii una voce alle mie spalle, non una voce, la sua, mi voltai “Si dottoressa Torres, sono pronta a ripartire” dissi sorridendo, ma forse lei notò la stanchezza sul mio volto “Bevi quel cappuccino e goditi quel cornetto, ci vediamo nel mio ufficio tra mezz'ora” disse andando verso la porta “Aspetti, mi farebbe piacere dividere questo cornetto con lei” dissi io sorridendole, il suo sguardo si addolcì ancora di piu “Magari la prossima volta” disse questa volta uscendo definitivamente dalla stanza. Io impiegai quella mezz'oretta a godermi quella colazione e riposandomi un po sul lettino poi, puntuale piu che mai andai nel suo ufficio, bussai e dopo la sua risposta entrai “Ah dottor Sloan non credevo di trovarla qui” dissi io piacevolmente sorpresa, o forse no. E se la dottoressa avesse declinato la mia offerta di colazione perche aveva altri impegni ? Arizona, queste non sono cose che ti riguardano, insomma hai passato centinaia di giorni vedendola con altre persone, ormai dovresti esserti abituata. Le tempeste arrivano, rimangono un po e poi si dirigono verso altri posti “Dottoressa Robbins, sempre puntuale, oggi abbiamo una bambina con la spina bifida e due neonati uniti alle spalle, io mi occuperò della spina bifida e la dottoressa Torres si occuperà dei bambini uniti con la dottoressa Montgomery, le diamo la possibilità di scegliere quale intervento preferisce” io in quell'istante non sapevo cosa scegliere. Se avessi scelto la Torres, avrebbe pensato che ero attratta da lei, se avessi scelto Sloan magari lei ci sarebbe potuta rimanere male. Ma cosa dico? Lei non è di certo quella donna che desidera specializzandi particolari. Cosi senza pensarci troppo a lungo dissi “Ho assistito gia ad una divisione di due gemelli, e quindi mi interessa molto il suo intervento dottor Sloan” sorrisi a lui e poi con la coda dell'occhio osservai lei, nessuna reazione. Come immaginavo. Passa le 3 ore seguenti a studiare la procedura, a provare innesti, e a sperimentare suture allenandomi su quella che mi aveva insegnato lei. Fu una delle operazioni piu belle di sempre. Al Seattle Grace gli specializzandi dell'ultimo anno potevano solo assistere e svolgere procedure semplici, io ero appena uscita da quella sala operatoria orgogliosa di me, il dottor Sloan mi aveva permesso di svolgere la parte iniziale e finale dell'operazione “Dottor Sloan io non so neanche come ringraziarla, non avevo mai visto la sistemazione della spina bifida, e lei è un chirurgo eccezionale, nessuna cicatrice, nessun imprevisto, un lavoro perfetto” conclusi io mentre uscivamo dalla sala sorrisi e incrociai Teddy che forse cercava me “Si puo sapere dov'è il tuo cerca persone? Dove l'hai lasciato? La Torres ha bisogno di un chirurgo pediatrico subito” disse lei urlandomi quasi contro “Con lei c'è la Montgomery” dissi io senza esternare la mia preoccupazione “I bambini prima erano solo uno adesso sono due, li hanno divisi e nel bambino della Torres c'è stato un imprevisto, vuoi correre li o stare qui?” dopo quell'affermazione non potei far altro che correre veloce come la luce nella sua sala operatoria “Si può sapere dov'eri?” disse lei urlandomi contro attraverso il vetro, mentre mi lavavo, quando entrai lei continuò “Robbins eri l'unico chirurgo pediatrico reperibile e non rispondi al cerca persone” io non sapevo cosa dire “Ha ragione dottoressa, ma adesso basta chiacchiere e mi dica cos'è successo” conclusi io “Insufficenza renale” io rimasi scioccata perche era una semplice procedura che sarebbe riuscita a risolvere da sola. Perche questo consulto? Svolsi la procedura senza problemi. Poi quando entrambe uscimmo dalla sala operatoria io mi diressi verso al stanza del medico di guardia “Se la prossima volta ti becco senza cerca persone sei fuori, chiaro?” disse lei con tono duro e autoritario, io mi voltai e mi avvicinai a lei, non potevo stare zitta, lo ero stata per troppo tempo “Perche? Perche ha richiesto la mia presenza in un intervento di routine così semplice, insomma lei è la dottoressa Torres e ha chiesto me per un'insufficienza renale quando sapeva benissimo che stavo operando la spina bifida di una bambina. Si ho sbagliato, non ho risposto al cerca persone, ma lei non potrà mai licenziarmi per questo” dissi io senza smettere un secondo di parlare “Dottoressa Robbins, la prima volta che ti rivolgi a me ancora in questo modo cosi arrogante e scontroso prenderò provvedimenti” concluse lei, io ormai ero al limite delle lacrime, non per dolore, ma per rabbia. Perche mi voleva cosi “Adesso che fai piangi?” chiese lei perdendo ogni residuo dello sguardo che notai nei suoi occhi la sera prima, io non risposi a quella domanda, mi voltai e corsi nella stanzetta. Iniziai a piangere, non sapevo bene neanche io il perche. Il mio problema con le autorità, il fatto che fosse stata lei a minacciarmi, il fatto che era sparito quello sguardo dolce. Piangevo perche avevo sbagliato, avevo fatto il mio primo passo falso. Poco dopo entrò qualcuno nella stanzetta, pensavo fosse Teddy dato che le avevo chiesto se poteva raggiungermi, ma non non era lei “Per lui” sentii alle mie spalle, era la dottoressa Torres “So come lavora e so anche che come minimo ti avrebbe invitata a cena” **Ed ecco il terzo capitolo. Perche la Torres voleva Arizona lontana da Mark?? Cosa succederà tra di loro? Scoppierà l'amore? O scoppierà una lite perche Arizona si vuole sentire libera di scegliere? Ad Arizona va bene il comportamento di Callie? Forse si o forse no? Dovrete aspettare il prossimo capitolo per scoprirlo. Spero non vi deluda, anzi che vi appassioni ancora di piu. Mi piacciono tanto i vostri commenti, ma non sono mai abbastanza, mi piacerebbe leggerne molti di piu. So che non vanno chiesti e quindi non lo farò. Sta a voi decidere cosa fare. A presto:) M♥

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Capitolo 4
*** Non lui, me. ***


“Per lui” sentii alle mie spalle, era la dottoressa Torres “So come lavora e so anche che come minimo ti avrebbe invitata a cena” continuò sedendosi nel letto difronte al mio “Avrei preferito che scegliessi la mia operazione” disse lei concludendo, e dopo una lunghissima giornata rividi quello sguardo, dovevo smetterla. Non voglio avere rimpianti, cosi mi alzai e andai vicino a lei “Non mi ha invitato a cena, e se lo avesse fatto forse avrei rifiutato nella speranza che fosse lei a farlo” dissi io rendendomi subito conto di quello che avevo appena detto, mi misi una mano davanti alla bocca e lei sorrise “Oddio che maleducata, cio non significa che io voglio che lei mi offra la cena, oddio che figura” conclusi coprendomi il viso lei invece iniziò a ridere “L'avrei fatto comunque” posò lei sue mani sulle mie e me le tolse dal viso “Lei è il mio capo” dissi io sperando che non glie ne importasse, desideravo un suo contatto piu di qualsiasi altra cosa “Hai ragione, sono il tuo capo” tolse le sue mani dalle mie e indietreggiò “A stasera dottoressa Robbins” disse sorridendomi e uscendo dalla stanza. Perche non me ne sto zitta? Perche le ho detto che era il mio capo? Se non l'avessi fatto mi avrebbe baciata. Andai a casa un paio d'ore prima per ragionare su cosa indossare, optai infine per un vestito non troppo lungo in velo azzurro, avrebbe messo in risalto i miei occhi. Aspettandola mi vennero in mente i piu strani pensieri, strani e bellissimi. Lei aveva fatto tutto quel casino per tenermi lontana dal latin lover dell'ospedale, non mi ha lasciato da sola nella stanzetta ma pochi secondi dopo era gia li a scusarsi. Suonarono il campanello, uscii e davanti a me c'era una meravigliosa macchina, un uomo scese e mi aprì la portiera, entrai e lei era seduta li vicino al finestrino opposto. Aveva un autista “Sei particolarmente bella Arizona” disse sorridendo e non perdendo quella luce negli occhi “Grazie” risposi io arrossendo, poco dopo eravamo al ristorante, era un po imbarazzante perche lei era cosi bella, cosi affascinante, aveva un autista ed eravamo appena scese in uno dei ristoranti piu inn di NY, io ero solo una ragazza di Seattle che prima abitava in Texas. Arrivammo al tavolo e ordinammo. Rigorosamente pesce, non sapevamo di cosa parlare, lei dava anche qualche imput di conversazione che io senza volerlo troncavo a monosillabi “Come ti trovi qui a NY?” chiese lei sorseggiando il suo vino rosso “Molto meglio di come immaginavo, sono tutti molto cordiali” dissi io sorridendo “Seattle ti manca?” continuò lei “Non mi manca il Seattle Grace, ma mi mancano un po i miei colleghi, insomma parliamo di Derek Shepherd, di Cristina Yang e Alex Karev. Mi mancano” dissi io senza rendermi conto di essere andata oltre al monosillabo “Ti capisco, io ho viaggiato a lungo, e ho imparato a non affezionarmi troppo” disse lei, io non ero sicura di crederle, perche io so com'è, non le piace l'esclusività, a lei piace la varietà, non è stato un sacrificio per lei non affezionarsi. La cena durò non piu di due ore, quando uscimmo iniziammo a camminare per le vie di NY illuminate come fosse giorno “Comunque Arizona volevo scusarmi per oggi, per la scenata, non so cosa mi sia preso, insomma tu e lui in sala operatoria. Lo conosco fin troppo bene, e questa cena te la volevo offrire io” disse sorridendo e fermandosi in un muretto dove si sedette, io non lo feci, rimasi in piedi appoggiata ad osservare il fiume “Da lui non l'avrei accettata” dissi senza guardarla, ma sentivo i suoi occhi addosso “Come fai? Come fai ad avere tutti gli occhi addosso?” mi chiese, e a me venne spontaneo scoppiare a ridere, io tutti gli occhi addosso non li ho mai avuti “Lei non sa cio che dice, io non ho addosso gli occhi di nessuno, non è mai successo e mai succederà” continuai io “I miei occhi sono su di te dall'inizio di questa serata, e non solo i miei, ho notato molti occhi che cadevano su di te durante la passeggiata” disse lei sorridendo io la guardai “Non mi interessano gli sguardi degli altri, a me ne basta uno” dissi quella frase guardandola dritta negli occhi, lei prese la mia mano e mi mise davanti a lei. Era seduta sul muretto e io ero giu “Lei è il mio capo” dissi io, ormai era la mia frase repertorio, qualcosa dentro di me mi spingeva a dirla, forse per proteggermi dalla tempesta, ma ormai c'ero dentro “Non qui. Qui sono solo Callie” abbassò il suo viso e con una mano alzò il mio mento per far combaciare le nostre labbra, approfondimmo il bacio, non volevo staccarmi da lei e sembrava che neanche lei volesse. Le mie mani finirono dritte nel suo viso, tra i suoi capelli. Senza smettere di baciarmi scese dal muretto mi cinse i fianchi e mi avvicinò a lei. Un bacio così non l'avevo mai dato, un bacio cosi era tutto cio che aspettavo. Quando si allontanò dalle mie labbra sorrise e io non potei far altro che ricambiare. Si avvicinò di nuovo e mi sollevò per permettermi di incrociare le gambe attorno a lei, e riprese a baciarmi la sentivo sorridere e quella Callie non mi sembrava piu la stessa persona. Quando l'autista mi portò a casa mi voltai verso Callie “Vieni su con me” dissi io con aria un po supplichevole, lei sorrise e diede l'ordine di tornare all'autista senza di lei, scese dalla macchina e salì con me. Senza fare rumore andammo in dirette in camera dove non ci mettemmo molto a rimanere entrambe in lingerie. Non so cosa successe quella notte. Sesso o amore. Non lo capii. Sapevo solo che non ne sarei uscita viva. **Finalmente Callie si è lasciata andare anche con Arizona, sarà molto divertente la loro relazione all'inizio, quando si fa come dice Callie, ma poi quando è Arizona a voler pilotare un attimo la situazione cosa succederà? Callie la seguirà o rimarrà indietro? Sarà capace di mettere da parte la sua vita e tutte le sue scappatelle? Vedremo, per le Calzona non è ancora arrivata la pace, anche se sembrano entrambe felici.. Recensite se vi va, grazie infinite, a presto:) M♥

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Capitolo 5
*** Fiumi di Tequila ***


Il giorno dopo lei uscì presto per andare in ospedale, fu molto schiva e sembrava totalmente diversa da quella della sera precedente. Io capii subito, Teddy mi aveva accennato delle situazioni occasionali. E questa lo era al 100%. Non ci pensai molto. Quella notte era stata la piu bella che avessi mai vissuto, ma sapevo a cosa andavo incontro e non mi sono fermata. Andai diretta nella stanzetta degli specializzandi, niente cappuccino, niente cornetto. C'era da immaginarselo. Era prevedibile. Parlai con Teddy, che aveva appena finito il turno di notte “La Torres di stanotte è stata un assaggio, di un cibo troppo proibito, lei non permette niente di piu di questo. E ti lascia con questo vuoto e non riesci a capire se hai bisogno di lei ancora o se hai bisogno di allontanarti. L'effetto Torres” disse lei dandomi un bacio sulla guancia e lasciandomi li completamente consapevole della situazione poi si girò all'improvviso “Ah, non entrare mai nel suo ufficio la mattina dopo aver.. insomma hai capito” e scomparve dietro alla porta del suo reparto. Se non potevo entrare nel suo ufficio decisi di andare da Sloan per sentire gli ordini della giornata, non c'era nessuno. Lei è stata diversa stanotte, non è possibile che si sia dimenticata di me cosi in un paio d'ore. Aprii la porta del suo ufficio. Ma niente di tutto cio che pensavo era vero, rimasi immobile davanti a quella scena. Non ci avevo pensato neanche a bussare. Forse avrei dovuto farlo “Oddio scusatemi” misi una mano davanti alla bocca e indietreggiando uscii dalla stanza. Poco dopo le lacrime avevano iniziato a scendere copiose sulle mie guance, corsi nella solita stanzetta che in pochi giorni mi aveva gia vista piangere molte volte. Ma questa volta nessuno sarebbe entrato. Lei non sarebbe entrata. Quando parlavano di tempesta intendevano proprio questo. Lei passa, ti fa innamorare della pioggia, per poi andare via senza troppe cerimonie. Lasciando dietro di lei solo vuoto, il niente. Era venerdì, l'ultimo giorno di lavoro con i bambini africani, cosi non ci pensai due volte, lasciai un biglietto a Teddy, non potevo parlarci, avrei dovuto darle ragione e non volevo mostrarmi ferita, chiesi al capo un paio di giorni, sarei tornata lunedì, lui non fece discussioni, anzi sembrava quasi felice che mi svagassi un po, gli chiesi la riservatezza in caso qualcuno volesse sapere dov'ero. Andai in aeroporto ad aspettare il primo volo per Seattle. Avevo bisogno dei miei amici, avevo bisogno di quella famiglia che non tutti sono fortunati ad avere. Aspettai una mezz'ora abbondate e immaginavo delle scene da film, tipo lei che correva in mezzo alla gente e ai turisti per impedirmi di partire, lei che urlava il mio nome per fermarmi. L'ho sempre saputo di essere una romantica, ma non credevo fino a questo punto. Insomma lei è solo Callie Torres. “Il volo 564 per Seattle sta per partire, si invitano i passeggeri ad avviarsi verso la pista 2, grazie e buon viaggio” mi guardai piu volte le spalle, ma nessuno correva per salutarmi, infondo l'ho voluto io chiedendo al capo di non dire a nessuno dove fossi diretta. Una partenza senza nessun saluto è piu dura da sopportare di un addio. Non saprei spiegare perche, ma lo è. Mi sedetti al mio posto ad osservare il bellissimo sole che illuminava la città dei sogni, misi le cuffiette e mi lasciai cullare da quelle canzoni che una dopo l'altra mi accompagnarono fino a Seattle. Non avvisai nessuno del mio arrivo, non volevo fare una sorpresa, volevo solo stare vicino a loro senza troppe cerimonie o feste di bentornata. Appena arrivai presi un taxi per l'ospedale. Mi mancava l'aria di casa, mi mancava la sala operatoria, mi mancava la Yang e mi mancava soprattutto Karev. Corsi dentro, lo vidi, era di spalle, lo abbracciai da dietro. Lui odia queste cose, ma mi è davvero mancato tanto nonostante sia stata via solo un mese “Robbins, cosa ci fai qui?” disse lui girandosi e ricambiando l'abbraccio e sollevandomi un po “Mi mancavate troppo” dissi io sorridendo e non mollando la presa “Dov'è Cristina e Mer?” chiesi tenendolo sotto braccio “Vieni con me” lui mi portò da loro e furono sorprese di vedermi, molto sorprese “Arizona qual buon vento di porta a Seattle?” chiesero loro, risposi come ad Alex “Robbins, oggi capiti proprio giusta, Webber mi ha permesso di assistere all'intervento del bambino senza la gamba” disse lui tutto entusiasta “Starò in galleria a vedere come te la cavi, io a NY ho lavorato moltissimo, sono in vacanza qui” dissi sorridendo “Non prenderti impegni per questa sera, sei a cena con noi” disse Cristina “Abitate ancora tutti insieme” chiesi io “Ovvio, stasera festa con tanta tequila” rispose Mer, io sorrisi all'idea. Loro due erano famose per le feste degli specializzandi, erano famose per le amnesie che provocavano i loro drink, ed erano famose perche erano la Grey e la Yang. Tutto questo mi mancava da morire. Loro. La tequila. Gli specializzandi. Le feste. La musica “Come va con la Torres?” chiese Alex sorseggiando il suo caffè e a causa di quella domanda quasi mi soffocavo con il mio “Co..come? In che senso?” chiesi io forse facendo trasparire troppo le emozioni “Il lavoro con la Torres, procede bene? Ho letto qualche articolo, ma citavano lei e Sloan, non ricordo di aver letto Robbins” continuò Alex “Grazie ehh.. Sono solo un'assistente, in un mese sono potuta intervenire in operazioni che qui neanche potevo sognare, ho operato una spina bifida, delle infezioni, dei mutilamenti. Sono orgogliosa del mio lavoro. Sto aiutando bambini che sennò non avrebbero mai visto un chirurgo pediatrico” dissi io sorridendo “Hai fatto conquiste li nella grande mela?” chiese Cristina che non faceva altro che pensare a quest'argomento “Mh mh, no” risposi io sorseggiando il mio caffe “Secondo me ti sei portata a letto la Torres” sputai tutto il sorso di caffe che avevo in bocca “Oddio te la sei portata a letto sul serio” continuò Cristina “Sono venuta qui per stare con voi, non per parlare di Call.. del mio capo” conclusi io sorridendo in modo alquanto finto. Andai a salutare April, Owen e Derek. La sera è stata una festa fantastica, la tequila scorreva a fiumi nel salotto della Grey, non ricordavo niente del genere. Io e Cristina finimmo non ricordo per quale motivo a parlare una di Owen e l'altra di Callie. Entrambe eravamo molto oltre il bicchiere. Entrambe iniziammo a bere dalla bottiglia “Lui è cosi bello, forte e incredibilmente sexy. Ma vuole una famiglia e io voglio diventare un grande chirurgo” disse lei sorseggiando l'alcolico “Credo di essermi innamorata di lei all'università, era, anzi è bellissima, l'ho baciata e abbiamo fatto sesso, poi il giorno dopo l'ho beccata a fare sesso nel suo ufficio con l'altro mio capo, Sloan. Non mi ha dato nessuna spiegazione, me la meritavooooo” dissi io strappando dalle mani di Cristina la bottiglia “Funzionano cosi le relazioni occasionali, devi abituartici” disse lei reclamando la famosa bottiglia “Non la chiamerei situazione occasionale, ma tempesta” la testa cominciava a girarmi “L'ultima volta che la testa mi girava cosi c'era lei a prendersi cura di me, ahahahahahah buffo no?” dissi io al limite delle lacrime e visibilmente ubriaca “Forse è meglio se vado in bagno” continuai alzandomi e barcollando fino al bagno. Accesi il telefono. 6 chiamate: Dottoressa Torres. E a*desso cosa voleva? La chiamai, senza pensare al fuso orario “Pronto Arizona dove sei finita?” chiese lei con un tono dolce e pacato “Adesso ti interessa? Vuoi sapere dove sono per un'altra nottata come quella di ieri?” dissi io invece un po alterata, e con un tono stridulo “Sei ubriaca? Dimmi dove sei che vengo li” disse lei con una voce che percepivo sempre piu preoccupata “Si sono ubriaca, sono andata ad ubriacarmi dall'altra parte degli Stati Uniti, c'è una grande festa qui, potresti unirti” ** E un altro capitolo è andato, scusate il ritardo, ma adesso è qui, come vi è sembrato? Callie è tornata nei suoi passi, è tornata quella dell'università dopo un momento di dolcezza. Arizona è scappata da lei per non affrontarla, si è buttata ancora nell'alcool, abbiamo capito che non lo regge molto bene. Quel momento di dolcezza è passato ma vi assicuro, non sarà di certo l'unico o l'ultimo. Callie inizia gia alla fine di questo capitolo a tornare quella che piace ad Arizona.. Mi sto dilungando troppo ahahah..Spero di ricevere molti commenti. A presto:) M♥

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Capitolo 6
*** Messaggi mattutini. ***


“Arizona non scherzare, posso spiegarti quello che hai visto” disse lei “Non sono stupida so cosa ho visto. Tu e lui nudi sul tuo divano. Stop. Sono andata dall'altra parte del paese perche NY mi sta stretta, non sono abituata alla vita metropolitana, avevo bisogno d'aria” continuai io ricomponendomi un po “Arizona voglio solo sapere se stai bene, non mi interessa dove sei o con chi sei, voglio solo sapere se stai bene” continuò lei “Si sto bene, e ora se permetti vorrei tornare alla festa. Dalla tequila” dissi io aspettando una sua risposta “Ti prego non bere tanto, vorrei essere li” disse all'improvviso tirando su con il naso “Io invece ti vorrei esattamente li dove sei” dissi io chiudendo la chiamata. Iniziai a piangere. Non capivo come facesse lei a venire a letto con me, poi andare a letto con lui, per poi dire che vorrebbe starmi vicina. Tornai in salotto dopo essermi asciugata le lacrime. La serata finì cosi. Tra un bicchierino e un sorso direttamente dalla bottiglia. Il mattino seguente la testa mi faceva malissimo, anche solo il rumore dei passi mi sembrava amplificato. Ero nel letto di Alex, ma con Cristina. Ricordo che non è la prima volta che dormo con Cristina. Aveva occupato tutto il posto posizionandosi a stella. Guardai il telefono e la luce dello schermo mi fece lacrimare gli occhi. Troppo alcool. Devo smetterla. Un messaggio dalla Torres: “Mi hai fatta sentire speciale, quando invece tutti gli altri mi hanno sempre visto come quella diversa, in quei baci c'erano tutte le parole che non ero riuscita a dire, in quei gesti c'era tutto cio che non ero riuscita a dimostrare prima” io sorrisi a quelle parole scritte sul mio schermo ma risposi come se non mi fossero scivolate addosso “Siamo circondati da persone che dicono di trovare in te tutto ciò che desiderano e poi vanno a realizzare il desiderio da un'altra parte.” risposi poi appoggiai il telefono sul comodino e mi addormentai di nuovo “Cazzo Yang svegliati, alle 12,30 abbiamo la riunione del consiglio, siamo in ritardo” urlò Alex correndo dal bagno alla sua stanza “Siiiii sono sveglia” disse lei in un tono molto buffo. Mi sarebbe piaciuto avere il lavoro di NY e gli amici di Seattle insieme. Ma non potevo. Infondo avrei lavorato a NY solo un anno. Sarei tornata presto a casa. La domenica sera partii per tornare nella grande mela. Ero nervosa. Per la reazione della Torres. Per le sue strigliate. Ma la cosa che temevo di piu era sempre il suo sguardo. Non sapevo quanto sarei potuta resistere. Arrivai all'aeroporto di NY e presi un taxi. Non andai in ospedale. Non subito “Si può sapere che fine avevi fatto, credi che un bigliettino possa bastarmi? Il capo non diceva niente, e il telefono era o staccato o occupato, posso sapere cosa ti è passato per la testa?” disse Teddy appena entrai in casa “Avevo bisogno d'aria di casa” risposi io posando la borsa sul divano e prendendomi un bicchiere d'acqua “Io ti avevo detto cosa sarebbe successo, ma hai voluto fare di testa tua” disse lei e quelle erano proprio le parole che non avrei voluto sentire ne prima ne ora “Teddy, sono stata una sciocca, va bene, solo che la desideravo con tutta me stessa, e mi sono detta: cosa vuoi che sia?” dissi io sorseggiando l'acqua “Ora devo tornare a lavoro, augurami buona fortuna” le dissi riprendendo la borsa e scappando fuori, lei fece quello che chiesi e mi salutò. Appena arrivai in ospedale andai dal capo per avvisarlo del mio ritorno e pochi minuti dopo arrivò la dottoressa nella sala degli specializzandi. Per fortuna c'ero solo io. Mi aspettava una bella strigliata. Quando entrò si fermò di colpo, il suo sguardo non era duro e severo, ma era quello dolce che mi piaceva. Corse ad abbracciami. Pensavo piu ad una reazione isterica ma questa volta mi sbagliavo “Lo so che è fuori luogo, ma lasciami essere Callie solo per due secondi, quando uscirò da quella porta tornerò ad essere la Torres” **ED ECCO UN ALTRO CAPITOLO, E' MENO MOVIMENTATO DEGLI ALTRI, E' UN CAPITOLO DI PASSAGGIO, SPERO CHE VI PIACCIA COMUNQUE, ARRIVERANNO PRESTO MOMENTI CUCCIOLOSI TRA LE CALZONA. SOLO UN PO DI PAZIENZA.. MI PIACEREBBE LEGGERE TUTTI I VOSTRI COMMENTI, BELLI O BRUTTI, FA NIENTE, VORREI SOLO SAPERE COSA NE PENSATE. GRAZIE PER I COMMENTI PASSATI.. A PRESTO:) M♥

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Capitolo 7
*** Camice e vestitino sexy. ***


“Lo so che è fuori luogo, ma lasciami essere Callie solo per due secondi, quando uscirò da quella porta tornerò ad essere la Torres” ** io ricambiai l'abbraccio, quel corpo, quel contatto mi mancava, mi è mancato. Le sue braccia attorno a me e il suo profumo che inebriava i miei sensi “Callie ti prego” dissi io per allontanarla da me, non era una buona idea, lei però bloccò i suoi occhi sui miei e indietreggiò un po “Io vorrei scusarmi con te, vorrei dirti che sono solo una stupida. Che non volevo fare cio che ho fatto. Non volevo prenderti in giro. Non volevo farti stare male” disse lei sedendosi sulla poltroncina “Perche sei venuta a letto con me se non eri sicura di volerlo fare?” chiesi io sedendomi invece su una sedia “Ne ero sicura. E' arrivata dopo, l'insicurezza. Non capivo nulla. Ero confusa. Come se una tempesta mi fosse passata dentro e l'unica cosa che aveva lasciato erano dubbi. E per dimenticarmi in fretta di quelle sensazioni ho fatto quello che sai” disse lei guardandomi negli occhi “Perche avresti dovuto dimenticare quelle sensazioni?” chiesi io incredula e un po ferita “Perche erano troppo belle. E io alle cose belle non sono abituata.” io a quella risposta non potevo far altro che avvicinarmi a lei “Se ti avvicini un altro po io non resisto” continuò lei guardandomi e alzandosi “Nessuno ti ha chiesto di resistere” mi prese per i fianchi e mi attirò vicino a lei, non sorrise lo fece solo dopo che le sue labbra si incastrarono alle mie. Fu allora che la sentii sorridere. Misi lei mie braccia nelle sue spalle, per poi farle scivolare fino ai suoi fianchi per conoscere ogni minima curva del suo corpo. Il bacio sembrava non finire mai, si allontanò un istante per guardarmi “Sei bellissima” disse, io sorrisi e presi l'iniziativa per baciarla di nuovo ma questa volta spingendola nella poltroncina, dove lei cadde senza smettere di baciarmi, io mi misi sopra di lei ma si staccò dal bacio “A..Arizona non vorrei fermarti, credimi non vorrei farlo, perche insomma sei cosi sexy e bellissima e.. sexy, ma non possiamo farlo qui e poi abbiamo il giro visite tra.. adesso” dice guardando l'orologio, io la baciai ancora velocemente per poi risistemarmi “Il camice sopra quel vestitino nero è affascinante, ti rende affascinante” dissi io facendomi la coda e osservando mentre lei sistemava con le mani quei meravigliosi capelli neri, quando finì mi baciò per poi uscire dalla stanza, seguita da me pochi minuti dopo. La bambina con la spina bifida non ha avuto complicazioni, anzi stava molto bene, poteva tornare a casa subito dopo le due settimane di riabilitazione. I bambini che erano uniti per le spalle hanno superato bene le prime 48 ore, e anche loro erano fuori pericolo. Quando il dottor Sloan passò mi guardò in modo diverso, non mi spogliava piu con gli occhi, mi guardava come un'allieva normale, cosa che mi fece molto piacere, perche lui è il tipico uomo “fissa tette”, razza che ho cercato di evitare per tutta la vita. Comunque era cambiato e questo mi bastava. ** E A GRANDE RICHIESTA ECCO IL CAPITOLO, ARIZONA PROPRIO NON RIESCE A RESISTERE A QUEGLI OCCHI NERI, SI SCIOGLIE DAVANTI A LEI.. SARA' STATA UNA BUONA IDEA? CALLIE ADESSO SA CHE SENZA ARIZONA NON PUO STARE? FORSE SI, MA FORSE POTREBBE SERVIRLE UN ALTRA SPINTA.. SPERO DI LEGGERE UNA VALANGA DI COMMENTI, SONO LA PARTE PIU BELLA, MI RACCOMANDO COMMENTATE IN TANTI.. A PRESTO:) M♥

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Capitolo 8
*** La ruota. ***


Quella sera quando tornai a casa preparai la cena per Teddy, ero felice, felice di avercela fatta. Di aver conquistato quella ragazza della quale mi ero innamorata all'università. Teddy tornò esausta dal turno e appena vide il tavolo preparato le si illuminarono gli occhi “Cosa dobbiamo festeggiare?” disse lei sorridendo “Niente, volevo solo prepararti le mie lasagne al ragù perche so che ami la cucina italiana” dissi io tirando fuori dal forno quella meraviglia “Sei l'amica migliore del mondo” disse correndomi incontro e saltandomi in braccio e io mi sbilanciai ed entrambe cademmo nel divano, scoppiammo a ridere, mi erano mancati questi momenti con lei. Non l'avevo mai sostituita a Seattle. Teddy era insostituibile “Ho il turno stanotte, di nuovo” dissi io prendendo una fetta gigante e porgendogliela “Puoi invitarlo” continuai, lei mi guardo stupita “Non sono stupida, da quando è stato dimesso quell'Henry dall'ospedale, ogni mattina prendi due cornetti e parti, ti vedo solo verso le 10.00. So che vai da lui. Ma non l'ho mai visto qui. Spero di sistemarmi al piu presto cosi tu ti sentirai piu libera. Oggi ho il turno di notte. Ti avviso. Fai cio che vuoi” finii la mia lasagna e corsi a prendere la borsa per tornare in ospedale, le diedi un bacio sulla guancia e scappai. Non sapevo chi, oltre me, avesse il turno di notte. Ma speravo che lo avesse lei. Arrivai, il reparto di pediatria era deserto nessuno specializzando e tanto meno nessun chirurgo. Fui chiamata al cerca persone. 911. In neurochirurgia. Strano. Corsi. Davanti alla stanza di guardia del reparto c'era lei “Spero sia un sospetto trauma cranico complesso su un bambino africano, mi hai fatto fare i 300 km all'ora per cosa?” chiesi io piegandomi e posando le mani sulle ginocchia respirando affannosamente “Dottoressa Robbins le servirebbe un po di esercizio fisico, mi sembra che il suo corpo risenta di mancato allenamento. Avevo un'idea, ma a giudicare dal tuo aspetto.. Sei esausta!!” io corrugai la fronte per decifrare il suo sorriso, sorrisi anche io guardandomi attorno per assicurarmi che non ci vedesse nessuno. Non c'era nessuno. La spinsi contro il muro iniziando a baciarla come se non ci fosse domani. Lei cercò a tentoni la maniglia della porta, quando la trovò mi trascinò dentro e finimmo, come potevo immaginare, nel lettino. Fummo interrotte poco dopo dal cerca persone di Callie, ma lei lo ingorò “Callie rispondi” dissi io staccandomi da quel bacio che mi stava letteralmente facendo impazzire “Callie” continuai, lei roteò gli occhi per poi guardare cosa c'era di cosi importante “911 in pronto soccorso. E' Mark, vieni” disse lei alzandosi dal letto e aspettando che lo facessi anche io “Hai i capelli che parlano Callie, dicono che abbiamo appena finito di fare sesso” dissi io ridendo, lei si guardò allo specchio e scoppiò a ridere “Hai ragione, ma faresti bene a dare un occhiata anche ai tuoi” io sorrisi e li raccolsi in una coda frettolosa. Entrambe cominciammo a correre verso il pronto soccorso. Quando Sloan ci vide sorrise “Torres, Robbins finalmente credevo che vi foste perse nei meandri de..” disse lui “Zitto Mark, cosa abbiamo?” lui sorrise e ci espose il caso. Scontro frontale Camion 1 – Macchina 0. Un bambino ferito, il fratello invece sembra non essersi fatto niente di grave, ma la madre ha perso i sensi e oltre tutto è incinta, il padre è morto sul colpo. Aspettiamo l'ambulanza al parcheggio “Callie chiama Addison” disse Sloan “Sta gia arrivando” rispose lei, io adoravo la dottoressa Montgomery, era un medico eccezionale, la chiamavano da tutti gli stati e gente da tutto il mondo la richiedeva per interventi importanti. Era una specie di guru della chirurgia neonatale. Le ambulanze arrivarono. Callie ed io ci occupammo della prima, quella del bambino ferito gravemente. Uno specializzando si occupò del ragazzo ferito in modo lieve. Arrivò velocemente Addison che insieme a Sloan si occupò della donna “Arizona, una radiografia completa, tac e ECG” mi disse lei correndo con la barella dentro all'ospedale, lei si occupò di registrare i valori. Io feci quello che mi chiese. Sloan corse da Callie “Izzie, è Izzie Stevens” disse lui e lei rimase immobile per un secondo e subito dopo si riprese “E' incredibile come la ruota giri sempre dalla parte sbagliata. Ha perso George sotto un autobus, e suo marito è morto schiacciato da un camion. Lei e i suoi figli sono in pericolo” disse lei tirando su con il naso “Fate l'impossibile per salvarla, non voglio dover dire a questo bambino che la sua mamma non c'è piu.” disse lei cercando di fermare il sangue che usciva dalla ferita al fianco “E pensare che l'ho sempre voluta morta” disse lei a bassa voce “Cosa?” chiesi io “E' una storia lunga Arizona, due nostre relazioni hanno avuto un componente comune, nello stesso periodo e nessuna voleva mollare la presa” disse lei “Ma adesso siamo cresciute entrambe e voglio fare di tutto per farmi perdonare, per un mio capriccio lei non ha potuto godersi un po d'amore con lui, perche è morto sotto un autobus. Non potrò portargli suo marito di nuovo e neanche George, ma posso provare a salvare il ragazzo” andammo dirette in sala operatoria, aveva una lesione estesa alla colonna vertebrale. Se ci fosse stato Derek. Non che Callie non sia qualificata, ma loro due insieme avrebbero potuto risuscitare i morti “E' in arresto, Arizona carica a 200” disse lei “Libera” dissi io quando posai le piastre su quel corpicino “Caricaa 250” continuai io senza aspettare la sua risposta “Libera” dissi posando ancora le piastre su di lui. Il battito tornò regolare e Callie continuò l'intervento. Arrivate al momento decisivo “Devo tagliare uno di questi due vasi. Uno è quello del midollo l'altro è una bolla dell'emorragia, hanno lo stesso identico aspetto. Se sbaglio questo ragazzo vivrà su una sedia a rotelle per il resto dei suoi giorni. Se invece non sbaglio, avrò salvato questo ragazzo” disse lei iniziando a sudare e respirare in modo irregolare “Callie, tranquillizzati, prenditi un secondo per ragionare. E' stabile adesso. E' una cosa che non potevi sapere, una cosa che non si puo studiare. Nel libro sono citate sempre con un asterisco a fine pagina *Salvo situazioni imprevedibili dove starà al medico decidere. Ricordi?” dissi io avvicinandomi a lei “Allontanati Arizona, non posso ragionare lucidamente se tu sei cosi vicina” rispose lei con tono severo che mi fece allontanare senza pensarci, ma non mi fece stare in silenzio “Se taglio quello sbagliato, lui non potrà piu giocare a pallone, non potrà piu camminare o correre con gli amici. Se taglio l'altro sarà tutto apposto e avrò salvato la vita a questo ragazzino.” continuò lei contemplando quei due vasi sanguigni “Una volta a Seattle è successa una cosa molto simile, si trattava di un infermiere, il chirurgo che lo stava operando era Derek Shepherd, aveva due possibilità, era nella tua stessa situazione. Sapeva che la conseguenza non sarebbe stata colpa sua perche il destino lo stava prendendo in giro. Il destino ti stra tendendo una trappola. Respira. Libera la mente da tutti i dubbi. Respira. Chiudi gli occhi. E riaprili solo quando saprai quali dei due vasi taglierai” lei chiuse gli occhi, regolarizzò il suo respiro e fece come le consigliai. Tagliò il vaso destro. Il sangue spruzzò il camice della dottoressa, e lei sorrise “E' sangue” disse lei ridendo “Questo ragazzo camminerà e io dovrò comprare un paio di scarpe nuove” continuò lei, mi avvicinai per divaricare e permetterle una visuale migliore “Chiudi tu Arizona, sai come si fa, metti la firma su questo intervento” io la guardai stupita. Cosa? Dopo che ha faticato cosi tanto vuol far chiudere me? Io non esitai neanche un secondo e suturai la ferita. Lei andò a lavarsi e io la seguii pochi secondi dopo. Non disse niente. Non mi parlò. Chiuse il lavandino e uscì dalla sala. Non capii cosa avesse. Non riuscivo a capirla. Aveva appena finito un super intervento. Aveva appena salvato la vita ad un ragazzino e l'unica cosa che fece fu tacere e andare via. Forse non avrei dovuto farlo. Ma la seguii. Andò nel suo ufficio. L'esperienza mi disse di non proseguire oltre, ma in realtà sapevo che potevo farlo. Entrai nel suo ufficio e lei era seduta nella sua sedia girevole a guardare il panorama di NY “Ho fatto del mio meglio, ora aspettiamo. Vorrei sapere lei come sta. Ho fatto quello che dovevo fare, ho fatto quello che potevo fare..” disse lei senza avermi vista in faccia, come se sapesse che tanto ero io, ed era chiaro che fosse traumatizzata. Forse per rimanere lucida ha dovuto lasciare da parte determinati sentimenti che adesso le si rovesciano contro “Io so fare una cosa sola Arizona. D'accordo, ho fallito in ogni rapporto che ho avuto, chiaramente non sono brava a tenermi gli amici, visto che ho sbagliato con tutti, anche con te. Ma c'è una cosa in cui sono brava. Sono brava a fare il chirurgo. Sono un ottimo chirurgo. Questo è quello che ho, questo è tutto quello che ho da dare ai miei amici, sono sola. Va bene? Ed ero terrorizzata la dentro, per tutto il tempo. Per tutto il tempo ho avuto una paura folle di perdere quel ragazzino. ” disse lei guardandomi “Non sei sola” dissi io avvicinandomi a lei “Non è vero. Io non ti lascerei mai da sola. Tu non sei sola” continuai io spostandole una ciocca di capelli dietro all'orecchio e notando una lacrima che scendeva veloce ma lei l'asciugò piu velocemente, girai la sedia e mi chinai per essere alla sua altezza, le presi il viso “Non sei sola Callie” sussurrai io mentre i miei occhi si perdevano nei suoi e viceversa, lei mi avrebbe baciato. La Callie che conoscevo mi avrebbe baciato, ma non adesso, non lei, non in questo momento. Mi guardò e poi mi attirò a se chiudendomi in un abbraccio stretto stretto. Aveva bisogno di questo. Aveva bisogno di qualcuno che le dicesse che non era sola. Non lo so. So solo che lei non era un robot. Il suo cuore di pietra aveva dei punti deboli “Quel ragazzo adesso sta bene, hai fatto del tuo meglio. Il tuo meglio gli ha salvato la vita. Non ci sono dubbi. Non è un operazione che può avergli creato lesioni. Avrebbe potuto, ma non è successo. Vuoi che andiamo a vedere sua madre come sta?” chiesi io porgendole la mano lei mi guardò e la prese, si alzò e mi attirò a se di nuovo, ma stavolta mi baciò “E' vivo grazie a te Arizona, se non ci fossi stata tu io sarei ancora li a decidere quale vaso tagliare” mi baciò di nuovo, in modo passionale ma anche incredibilmente romantico “Grazie” mi prese di nuovo per mano e aprì la porta “Sei il mio capo” lei sorrise mollò la presa e mise la mano nella tasca del camice e camminammo una affianco all'altra come se niente fosse successo. Andammo in galleria. Sloan era impegnato ma in niente di troppo pericoloso o difficile, Callie accese l'interfono “Io ho finito, il ragazzo è in terapia intensiva” disse lei rivolgendosi al chirurgo plastico “E' andata una volta in arresto, ma abbiamo stabilizzato. La piccola Grey ha sistemato l'intestino che era danneggiato e adesso richiudiamo” disse lui. Piccola Grey. Meredith Grey. Ellis Grey “Ma quella piccola Grey è figlia d'arte?”chiesi io curiosa “Non c'entra niente con la Grande Grey, non ha parentele con Ellis Grey che lei sappia” disse Callie senza perdere di vista l'intervento. Alcuni lineamenti del viso e delle labbra mi ricordavano Mer. Ma forse era solo il cognome che mi faceva confondere. Poche ore dopo l'intervento terminò. Anche Izzie Stevens fu portata in terapia intensiva e dovevamo solo aspettare il loro risveglio. Ci sedemmo tutti e tre, io Callie e Sloan nelle sedie della hall. La notte passò veloce tra sorrisi battutine e sguardi, ma essendoci anche Sloan noi non potemmo fare piu di tanto, non so se lui notò qualcosa. Il mattino seguente il ragazzino ebbe qualche complicazione e Callie riportandolo in sala operatoria, mentre io rimanevo con il dottor Sloan, lui si avvicinò a me e temevo potesse fare qualcosa di strano “E' diversa” disse lui sorprendendomi “Callie, sto parlando di lei” disse lui continuando a guardare fisso davanti a lui “Non è affatto cambiata, la conoscevo prima e credimi non è cambiata” dissi io voltando il mio sguardo per incrociare il suo “Lo è da quando sei arrivata tu. Lei non parla molto, non ha mai parlato molto di se stessa ed è per questo che io ho imparato ad osservarla e a leggere tra le righe” disse lui “E cosa legge tra le righe?” chiesi io incuriosita “Che la stai cambiando, piano ma la stai cambiando” disse lui non rivelando niente di piu, per il momento, perche arrivò Teddy. Che lui squadrò dalla testa ai piedi “Cosa ci fai ancora qui?” chiese lei vedendomi alle 5:00 del mattino li sulla hall ancora con in camice da sala operatoria “Ci siamo trattenuti in chiacchiere, ma tra poco penso di tornare a casa, tu parti adesso?” chiesi io “Si, ho un paio di interventi urgenti e poi sono libera, magari andiamo al mare questo pomeriggio” la trovavo un'idea fenomenale “Certo, ci vuole un po di svago” sorrisi e la lasciai andare al suo reparto “Robbins, credo che nessuno sia arrivato al tuo livello con lei, l'ultimo sforzo e sarà tua” disse lui alzandosi dalla sedia e andando verso la piccola Grey. Io ragionai a lungo sul suo discorso. Era cambiata. L'avevo quasi conquistata. Tutto molto positivo. Se non fosse per il fatto che io non mi sentivo per niente arrivata. Anzi vedevo davanti a me ancora molta strada da fare. Poco dopo tornò lei, il suo viso, il suo sguardo parlavano, e non dicevano niente di buono, sembrava quasi sull'orlo delle lacrime, io mi avvicinai a lei e la abbracciai, fregandomene del camice sporco di sangue, lei non ricambiò l'abbraccio, rimase impassibile “Sono collassati i polmoni, poi i reni e infine il cuore ha smesso di battere” disse lei con la voce rotta dal pianto, io la presi per mano e andammo dentro alla prima sala di guardia, appena chiusi la porta lei scoppiò a piangere “Lei non se lo merita, tutte le persone che amava sono morte o sono quasi morte, lei è una brava ragazza, un chirurgo eccezionale in Florida, cosa ci faceva qui a NY? Cosa ci faceva in macchina? Perche quel camionista ha sbandato? Perche per alcune persone la ruota sembra andare sempre per il verso sbagliato?” disse lei con un tono pieno di rabbia e lacrime “Sarà dura per lei, ma ricomincerà una nuova vita con il bambino che nascerà tra pochi mesi e con il figlio che è sopravvissuto all'incidente” dissi io asciugandole le lacrime e quando si calmò, appoggiò la sua testa sul mio petto e io le accarezzai quei capelli cosi belli “Lo so che questa domanda può sembrarti fuori luogo, ma che ne dici se questo pomeriggio andassimo alla spiaggia? Hai, anzi abbiamo, bisogno di riposo” dissi io senza smettere di accarezzare dolcemente i capelli neri “No Arizona, non credo sia una buona idea, andrò a casa e penso che l'unica mia compagnia sarà la tequila” io non insistetti, perche sapevo cosa si provava a perdere un paziente dopo aver lavorato cosi duramente per tenerlo in vita, e peggio ancora se era un conoscente “Fa niente Callie, ti capisco, vai a casa, fatti una bella doccia e riposati, qui ci penso io, se ti fidi di me” dissi io mentre lei si voltava verso di me “Certo che mi fido, ma non posso, insomma questo è il mio lavoro” disse lei, ma ero convinta che era stata troppo dura anche per lei oggi, quindi decisi di insistere “Vai a casa, parlo io con il capo, insomma mi adora, tu prenditi tutto il giorno” continuai io notando un mezzo sorriso sul suo volto “Grazie” si avvicinò a me baciandomi dolcemente le labbra, forse si, l'avevo cambiata. Lei andò a casa e io quella mattina svolsi due operazioni di routine, che potevo fare ad occhi chiusi ed un'operazione con Sloan “Robbins, credo che possiamo darci del tu, insomma posso definirti un chirurgo alla mia altezza, sei in gamba ragazzina” disse lui cingendomi le spalle con il braccio, io stranamente non mi sentivo a disagio. La sensazione che sentii era qualcosa che mi mancava, come se in lui rivedessi un po mio fratello, mi chiamava sempre -ragazzina- “Per me va bene, Mark” **QUESTO CAPITOLO HO DECISO DI FARLO PIU LUNGO PERCHE PERSONALMENTE ODIO I CAPITOLI CORTI, E MI SONO ACCORTA CHE QUELLO PRECEDENTE ERA TERRIBILMENTE CORTO.. SPERO CHE ANCHE A VOI PIACCIANO I CAPITOLI LUNGHII.. QUESTO E' UN MIX DI MOLTE SITUAZIONI, CALLIE ED ARIZONA HANNO AVUTO MOMENTI CUCCIOLOSI (NELL'UFFICIO DI CALLIE) MA ANCHE MOMENTI DIVERTENTI (LA CORSA DA MARK, AHHAHA) MI STO DILUNGANDO TROPPO, CHE DIRE, SPERO VI SIA PIACUTO E SPERO ANCHE DI LEGGERE TANTISSIMI COMMENTI, CHE CREDO ABBIATE CAPITO CHE SONO LA MIA PARTE PREFERITA, LA MIA PICCOLA SODDISFAZIONE. E' UN PIACERE LEGGERE LE VOSTRE IDEE E LE VOSTRE DOMANDE.. A PRESTO:) M♥

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Capitolo 9
*** Muri che parlano. ***


“Gli interventi della Torres sono finiti, puoi andare” disse lui lasciando la presa, io pensai subito a Teddy. Avevo voglia di andare al mare. Ma quando guardai l'orologio realizzai che erano ormai le 17,00 e che non aveva senso andare al mare. Il mio secondo pensiero fu Callie e non ci pensai due volte. Aveva bisogno di stare sola. Ma è meglio tare soli con qualcun altro in casa. Aspettai un paio di minuti prima che lei venisse ad aprire la porta “E tu che ci fai qui?” disse lei con mezzo sorriso e gli occhi sbarrati “H..hai compagnia?” chiesi io spaventata dalla sua possibile risposta “Si, tequila” disse lei sorridendomi, io feci un sospiro di sollievo e entrai “Ho pensato che è meglio stare da sole insieme, no?” chiesi io togliendomi la giacca e appoggiandola sul divano “Si, il tuo ragionamento non fa una piega” rispose lei ridendo, mi fece accomodare e lei si sedette vicinissima a me “Spero che i miei casi non ti abbiano stressato molto” disse lei visibilmente preoccupata per me “Scherzi? Mi sono allenata. Il prossimo mese ho gli esami. Devo esercitarmi” dissi io mettendo la testa tra le mani “Li farai a Seattle?” chiese lei, io sinceramente ancora non ci avevo pensato, però non sarebbe stata una brutta idea, cosi avrei approfittato della situazione per ritornare dalla mia famiglia di medici “Può essere, non lo so ancora, potresti venire con me comunque” dissi io senza rendermi conto di cosa le avessi detto “Ma lo sai che Sloan ha in mente di andare un paio di settimane in Africa, e io non posso andare perche devo partecipare ad un convegno a Parigi con Addison e quindi lo chiederà a te, perche dubito che finisca in Africa da solo, non è il tipo” io ero felicissima della notizia, un po meno contenta che lei non fosse gelosa di mandarmi in Africa con Sloan e un po meno felice che lei vada con Addison. Insomma lo sanno tutti qui che dopo Callie, la seconda latin over bisex è la Montgomery, non risposi, sorrisi e basta,anche se c'era poco da sorridere “Dammi un po di tequila anche a me” chiesi in modo poco cortese io, lei mi guardò e si mise a ridere “Lo sappiamo entrambe che non reggi l'alcool” io non risi subito, però a vederla ridere il mio sorriso comparse piano piano, mi versò un bicchierino di tequila, quella sera no, non mi ubriacai, lasciai che fosse lei a farlo, a fine serata non era molto lucida “Gia te ne vai?” mi chiese lei con l'ennesimo bicchierino in mano “Callie credimi vorrei restare ma se non studio di notte quando credi che abbia il tempo di farlo?” dissi io prendendo la borsa e il maglioncino “Ma io ho il metodo Torres, potrei aiutarti” disse lei alzandosi e avanzando in modo provocante verso di me “Metti anche il caso che io accettassi credo che tu stasera non mi esporrai il metodo Torres” andai verso la porta e la aprì, ma lei mi circondò con le sue braccia e chiuse di colpo la porta, io mi girai e me la ritrovai esattamente davanti alla faccia, non che la cosa mi dispiacesse “Ma il metodo Torres non è solo quello per studiare” sorrise in modo alquanto provocatorio io sorrisi di rimando “Ma se sei stanca fa niente” disse lei avvicinandosi troppo al mio viso per poi ritirarsi completamente e allontanandosi in modo svelto, io tolsi la borsa dalla spalla e il maglioncino lo buttai a terra, lei si voltò di scatto e sorrise “Voglio sapere tutto del metodo Torres” dissi io saltandole in braccio e baciandola come se non ci fosse un domani, la sentii sorridere, lei mi portò verso la sua camera e mi adagiò sul letto, io la guardai “Se non passerò l'esame, ti odierò a vita” dissi io attirandola a me “Devo dire che hai imboccato la strada giusta” io mi misi a ridere e lei continuò a baciarmi. Quella notte. Un ricordo meraviglioso. Una favola appena iniziata. Una scalata verso il panorama piu bello di sempre. Con lei. Quella notte non scappai subito dopo aver fatto sesso, quella notte rimasi li, lei non lo faceva spesso, mai, lei alle prime luci dell'alba lasciava il mio appartamento e io avevo imparato a lasciarla andare nonostante fosse difficile vederla andar via dopo aver condiviso emozioni per tutta la notte. Quella mattina lei mi trovò sul suo letto, rimase stupita, perche non ero mai andata da lei prima d'ora e forse sperava di non vedermi li “Buongiorno” dissi io sporgendomi verso la sua parte di letto per baciarla, lei sorrise, ma sempre un po titubante. Volevo farle capire cosa significa trovare al mattino qualcuno che ti regali il bacio del buongiorno. Lei in queste settimane mi aveva fatto provare il brivido dell'avventura, delle sveltine in qualsiasi buco dell'ospedale, mi aveva invitato alle notti al bar e mi aveva fatto vivere le sensazioni delle mattine seguenti. Tutto avventuroso e incredibilmente emozionante dato che era lei a guidarmi in questa vita che non avevo mai visto cosi da vicino. Ma adesso toccava a me. Adesso era lei che doveva vivere un po di vita con me, un po di vita tranquilla piena di amore e coccole, dovevo accompagnarla in una vita senza troppi casini ma pur sempre emozionante. “Bu..buongiorno, che ci fai qui?” chiese lei stropicciandosi gli occhi “Ti ho preparato la colazione e te l'ho portata a letto” dissi io sorridendo “E poi ieri mi hai promesso che mi avresti aiutata a studiare, tra due settimane dovrò essere a Seattle per gli esami e non so nulla” dissi io addentando il mio cornetto al cioccolato “Me lo ricordo Arizona, ti ho detto che ti avrei aiutato e lo farò” la sentivo distante, diversa e un po fredda, era esattamente la reazione che mi immaginavo “Guarda che il fatto che io sia qui stamattina non implica che tu mi debba sposare, puoi rilassarti” dissi io sorridendo e continuando la mia colazione, ma lei non si sciolse, cosi decisi di mettere un po della sua vita sulla mia, cosi appena finii il cornetto mi alzai dal letto e mi avviai verso il bagno, lasciando cadere durante la strada prima la vestaglia, poi la camicia da notte e infine il reggiseno, mi voltai verso di lei coprendomi “Prima di cominciare però avrei bisogno di una doccia” dissi io guardandola negli occhi per poi sussurrare “E magari un ripasso di QUEL metodo Torres” in quell'istante lei sorrise e venne verso di me, ma è come se nel suo sguardo ci fosse solo la brama del mio corpo, come se lei volesse solo usarmi, quella cosa mi fece stare male, ma io la luce nei suoi occhi l'avevo vista e la volevo rivedere. Entrò in bagno mi spinse contro il muro e fiondò le sue labbra sulle mie, io la assecondai ma non completamente, mi allontanai leggermente “Perche scappi?” chiesi io riferendomi a tutte quelle mattine che non la ritrovai sul mio letto, lei non capì subito, poi però ci arrivò “Non è vero che scappo, ho solo qualche problema con i risvegli” disse lei cercando di sviare l'argomento, io presi l'asciugamano e me lo arrotolai a mo di vestitino, e mi sedetti a bordo vasca “Credi che non me ne sia accorta?” dissi io infine “Mi sono accorta di come non mi avresti voluta vedere nel tuo letto questa mattina, mi sono accorta di come mi vorresti usare come una macchina per fare sesso. E la cosa che piu mi da fastidio è che io ti assecondo, ti do tutto cio che vuoi senza fermarmi a pensare a cosa vorrei io” lei si voltò verso lo specchio e i nostri sguardi si incrociarono comunque attraverso lo specchio “Hai ragione, non avrei voluto vederti qui stamattina e si, hai ragione, avrei voluto fare sesso con te stamattina. Ma qualcosa mi dice che non succederà” disse lei in tono strafottente e maleducato “No, non succederà e sai perche? Perche tu sei una persona egoista e piena di se. Ottieni quello che vuoi ma non apprezzi quello che hai, come se tu pensassi di non meritarlo” dissi io aprendo la porta del bagno e raccogliendo da terra i miei vestiti “Ma ti sbagli, tu spesso meriti quello che hai. Spesso però. Non sempre, per esempio adesso no. Non meriti una come me. Non credo di essere in grado di comportarmi come tu vorresti. Mi dispiace” conclusi io e presi la mia borsa e uscii da quell'appartamento. Uscii da quell'appartamento senza che lei potesse replicare, senza che lei potesse parlare. Non che avesse dimostrato di volerlo fare. Corsi a casa mia, e mi sorpresi, perche non piangevo. Non stavo piangendo. Quando arrivai a casa Teddy non c'era e io decisi di farmi quella doccia, quella doccia fredda, per scrollarmi di dosso il suo straordinario profumo e per lavare via la delusione. Quando mi misi sui libri quel pomeriggio sperai con tutto il cuore che qualcuno, lei, suonasse quello stramaledetto campanello, che si presentasse qui a casa mia per dirmi che mi sbagliavo, che in realtà lei ha solo paura di provare emozioni. Ma quel pomeriggio non arrivò nessuno. Lei era esattamente come io l'ho descritta. Piena di se. Egoista. Presuntuosa e viziata. Quella notte ero di guardia in ospedale e pregai che non ci fosse anche lei. Qualcuno mi ascoltò. Di guardia c'eravamo io Lexie e Mark. Non successe nulla quella notte. Ma la dottoressa Torres arrivò lo stesso in ospedale, perche Izzie Stevens si svegliò e l'unica che poteva darle la notizia era Callie. La donna rimase pietrificata dal dolore, una doppia perdita è qualcosa di incredibilmente doloroso, ma doveva essere forte, per i figli. Nonostante loro due non fossero amiche sembrava che Callie volesse proteggerla. Si dedicò completamente a lei quella notte, assecondò i suoi rari bisogni e le fece compagnia, stando li accanto a lei. La Callie di quella notte era la persona perfetta. Non la Callie della mattina. Quella era una maschera. Quando arrivarono le prime infermiere del turno successivo io indicai loro cosa fare e presi in mano qualche lavoro della dottoressa Torres. Ero nel suo ufficio a controllare e compilare le cartelle, quando la sentii avvicinarsi alla porta e non sembrava essere sola. C'era qualcuno con lei. Cosi corsi nel bagno dell'ufficio e mi ci chiusi dentro e in pochi istanti mi ritrovai ad origliare la conversazione “Non sono fatta per le relazioni, mi stanno strette” disse lei all'improvviso, io mi sarei aspettata di partecipare passivamente a un quarto d'ora pieno di sospiri e cose di questo genere invece no, loro parlarono “Lo so Callie, ti conosco da sempre, a te piace la libertà. Ma da quando c'è lei tu non sei piu la stessa” disse lui sedendosi rumorosamente nella poltrona “Lei non c'entra niente, lei non mi ha cambiata. Mi sto comportando come mi comporto come tutte le altre, ma a lei non le sta bene” rispose lei “Tu vuoi far credere che lei sia come tutte le altre ma non è cosi, lei per te è diversa” disse lui “Ti sbagli, facciamo sesso da due settimane. Non fraintendermi, mi piace molto, ma è solo sesso” sentii lei che rispose. In quell'istante i miei muri crollarono, in quell'istante non avevo piu nessuna sicurezza. In quell'istante dimenticai tutto e lasciai che le lacrime scorressero nelle mie guance. Non riuscivo a fermarle. Non c'era verso. Per lei era solo sesso. Per me era amore. Bussarono all'ufficio della dottoressa Torres. Sentii la voce di Addison e quando lei entrò Mark in modo galante lasciò la stanza, cosa che io non potevo fare dato che mi ero chiusa in bagno costretta a subire tutta questa situazione. “Finalmente sei arrivata, ho bisogno di distrarmi. Mark sembra non essere piu disponibile” non disse nient'altro, nessuna delle due fiatò piu, e pochi istanti dopo capii a cosa stavo assistendo. Callie e Addison. Insieme. Nel divano di quel maledetto ufficio. Non sapevo dove guardare. Strinsi gli occhi cosi tanto che sperai sul serio che una qualche strana magia mi teletrasportasse da qualche altra parte. Ma ero li. Imprigionata tra quattro mura che non facevano altro che urlarmi contro il tradimento di Callie. Non so quanto tempo passò. Ma per fortuna ad una delle due squillò il cerca persone ed entrambe uscirono dall'ufficio. Cosi lo feci anche io. Uscii da li. Non mi vide nessuno. Corsi nella stanzetta di guardia. E come sempre mi lasciai andare in altre mille lacrime. Entrò qualcuno. Ma non era lei. Mi voltai e al posto della figura di Callie c'era Mark “Ehi ragazzina, ti ho vista correre qui dentro, è successo qualcosa di particolare?” chiese lui con quel tono sempre galante e autoritario “Sono troppo ingenua. Oltre a questo cos'ho che non va? Sono brutta? Sono stupida?” chiesi io continuando a piangere, solo in quell'istante lui si avvicinò a me “Lei è fatta cosi” disse lui “Io sono qui che piango per lei e tu l'unica cosa che sai dire è questa?” chiesi io senza smettere di asciugarmi le lacrime “Lei è troppo convinta, lei è convinta di un sacco di cose, e credimi, non tutte sono esattamente reali. Lei puo negare fino alla morte certe cose, ma io, che sono il suo migliore amico, l'ho capita. E' cambiata. E tu sei la causa del suo cambiamento. Deve solo capirlo” continuò lui “Bel metodo quello di cercare di capire le cose andando a letto con altre donne” lui non era sorpreso da quella cosa “Altman o Montogmery oggi?” chiese lui come se fosse una cosa abituale. Lo era. Solo che io me ne sono accorta solo ora “Montgomery, Teddy ha chiuso con la Torres” risposi io smettendola di piangere. Ma quella sua domanda mi fece pensare. Il fatto che Callie andasse a letto con altre persone sembrava una cosa normale, ma cio che mi fece stare male fu quella di sentire che Teddy fosse sulla lista. Mentre io piangevo la sera a casa, lei magari usciva e andava a fare sesso con Callie. No, non può essere. Rimasi delusa da quella cosa. Le due settimane seguenti le passai a studiare, a casa da sola, senza la dottoressa Torres. Lei non c'era, non eri li, o almeno non fisicamente, perche per quanto cercavo di leggere e rileggere un capitolo, l'unica cosa che mi rimaneva in testa era lei, niente malattie strane, operazioni complicate. Solo lei. Il che non andava bene per il mio esame. Non sapevo piu se partire per Seattle o rimanere a NY. Ci ragionai un paio di giorni, arrivando alla conclusione che Seattle doveva essere la prima a vedermi come chirurgo pediatrico. Prenotai il volo. La notte prima della partenza ci fu un incredibile emergenza all'ospedale. Bomba a Times Square. Atto terroristico? Tutti i telegiornali parlavano di questa ipotesi. Resta il fatto che il nostro pronto soccorso in pochi minuti si riempì di feriti. A me fu affidato un bambino, aveva una grave emorragia interna, il fegato era danneggiato e la milza spappolata, sembrava che fosse senza genitori, o per lo meno non erano li con lui “Wilson prenota la sala operatoria, fai un ECG e una TAC. La pupilla destra non reagisce, chiama anche neurochirurgia, velocee” dissi io mettendo il bambino in una barella e andando a vedere se c'erano altri casi pediatrici “Dottoressa Robbins qui, bambina, 8 anni, fa fatica a respirare e accusa forti dolori addominali” mi informò l'infermiera “Fatele un'ecografia, e se va in crisi respiratoria tracheotomia, non dovrebbe essere necessario però, comunque tenetela sotto controllo, chiamate chirurgia generale” dissi io allontanandomi un po “Di chirurgia generale e traumatologia non c'è nessuno stanotte” io mi voltai di scatto “Cio significa che con una strage cosi a Times Square non viene chiamato nessun medico, sono da sola?” chiesi io cercando di obbligarli a chiamare qualcuno “Non sei sola” disse Callie spalancando entrando improvvisamente in pronto soccorso “Chiama Sloan, Montgomery e Altman” ordinò lei all'infermiera e io tornai dal bambino in sala operatoria “Wilson i valori sono stabili?” chiesi io sperando che non dicesse niente di negativo “Si, ha avuto solo un paio di decelerazioni ma per il resto tutto apposto, può procedere” disse lei lasciandomi libero lo spazio, aprii il torace del bambino “L'emorragia è piu vasta del previsto, Wilson voglio piu luce” le ordinai io, lei era spaventata, però era una delle specializzande piu in gamba di tutto l'ospedale “Non riesco a vedere l'origine” dissi io continuando a cercare, lei mise una mano nel torace del bambino, chiuse gli occhi e mosse lentamente la mano in modo delicato e sicuro “Trovata, l'ho trovata, è alla sinistra del fegato” disse lei. Mi ricordava molto una persona. La Yang. Lei entrava in sintonia con il corpo del paziente e riusciva ad avere tutto cio che voleva, ha svolto un intervento a cuore aperto completamente al buio, solo con l'attrazione che quel cuore esercitava sulla sua mano, come se fosse lui a guidarla. “Ben fatto Wilson, complimenti, mi ricordi la dottoressa Yang, continua cosi” dissi io che dopo aver trovato l'origine riuscii a bloccarla. Pediatria è il reparto piu doloroso in assoluto. Pediatria è un vero e proprio inferno. Qui i bambini credono nella magia, ma non tutti ce la fanno, non tutti sopravvivono. La maggior parte si. E la gioia che si prova quando si vede un bambino che dopo un'operazione riacquista il sorriso, bhe quella gioia quasi compensa la tristezza delle perdite. Questo bambino era vivo. Grazie a me ma soprattutto grazie alla dottoressa Wilson, ecco perche sarà lei ad andare ad avvisare la famiglia, sperando che questa famiglia ci sia e che sia arrivata. Corsi dall'altra bambina con problemi respiratori “Dopo la TAC abbiamo visto da cos'è provocata la difficoltà respiratoria, una costola ha perforato il polmone” disse l'infermiera alla quale lasciai la bambina poche ore prima “Avete chiamato ortopedia?” chiesi io anche se mi resi conto che la domanda era stupida “Si, sta arrivando” rispose lei, io osservai la bambina, a parte il respiro affannoso non aveva nulla “Piccola come ti chiami?” chiesi io rendendomi conto di quanto fosse spaventata “Daphne” rispose lei a voce bassissima “Daphne che bel nome, sembra quasi magico, hai voglia di raccontarmi qualcosa?” chiesi io per tranquillizzarla “No, non voglio, la mamma mi ha insegnato che non devo parlare con gli estranei” rispose lei senza guardarmi “Ciao io sono Arizona, sono una pediatra, mi piacciono molto i bambini e ti svelo un segreto, sei capace a tenere un segreto?” chiesi io riuscendo ad attirare completamente la sua attenzione “Si” disse lei ormai completamente disposta ad ascoltarmi “Io in realtà sono una fata, con la magia vera, io cerco di salvare tutti i bambini” dissi io avvicinandomi al suo orecchio “Una fatina?” chiese lei sbarrando gli occhi “Ma le fatine sono piccole, tu sei grande” disse lei osservandomi “E poi le fatine hanno le ali” continuò “Ma le fatine devono essere uguali agli altri per non essere scoperte, io le ali ce le ho, sono rosa, sono molto belle” lei sorrise a questa mia affermazione, poco dopo vidi da lontano la dottoressa Torres “Si può sapere dov'eri finita?” mi chiese lei appena arrivò vicino al letto della bambina “A casa a studiare, comunque non credo che siano cose che ti riguardano, al contrario, questa bambina ha bisogno del tuo intervento e poi del mio. Ha il polmone perforato da una costola.” conclusi io senza guardarla negli occhi neanche per un secondo, lei non rispose e ascoltò il suo respiro “Prenotate la sala 2” disse lei all'infermiera “Andrà tutto bene piccola, tra poche ore sarà tutto finito” il suo respiro cominciò a farsi piu irregolare “La dottoressa Torres è la migliore nel suo campo, è la fatina piu brava di tutto il regno, ci vediamo tra poco” dissi io dopo che l'anestesista l'aveva addormentata “Fatine? Regni?” chiese Callie a me “Sono bambini Callie, hanno bisogno di in po di magia per non avere paura” dissi io esasperata dal suo continuo fissarmi. L'intervento durò poco, guardai l'ora: 23,55.. Andai nella stanza della bambina, glie l'avevo promesso. Il mio volo sarebbe partito dopo cinque ore, quando Daphne aprì gli occhi sorrise “Sei davvero una fatina, non mi fa piu male il pancino e riesco a respirare con il naso” disse lei “Le fatine non dicono bugie” in quell'istante entrò la dottoressa Torres “Come sta la bimba?” chiese lei avvicinandosi alla cartella clinica “Bene dottoressa” rispose la bambina, Callie sorrise e mi guardò. Quello sguardo era tornato. Quello sguardo pieno d'amore e dolcezza era davanti a me. Non potei far altro che sorriderle, lo so che non lo meritava, ma quando si tratta di lei io mi sciolgo completamente. Dopo aver controllato i valori uscì dalla stanza e poco dopo salutai la bambina e uscii anche io, non per andare a parlare con lei, perche sarebbe stato inutile, sapendo come sono fatta evitai anche solo di vederla ancora. Andai nella stanzetta degli specializzandi e quando, ormai pronta, incontrai Mark lui rimase sorpreso “Hai già finito?” disse lui prendendomi per i fianchi e baciandomi la guancia “No Mark, sono in partenza” lui rimase basito “Parti? E dove vai?” continuò sempre spaventato, lui non sapeva che andavo a Seattle solo per un paio di giorni “Tranquillo, torno” dissi io liberandomi dolcemente dall'abbraccio e facendogli l'occhiolino, lui mi osservò e poi continuò il suo lavoro. Arrivai in aeroporto, quella scena me ne ricordava un'altra incredibilmente simile, lo era, anzi era piu che simile, era identica “Volo per Seattle. I passeggeri sono pregati di raggiungere la pista di decollo numero 5” ascoltai quella voce passivamente. Continuavo a pensare che partire senza nessuno che ti saluta con la mano è peggio di qualsiasi cosa. Ogni tanto mi voltavo, ma tutta la gente che c'era era estremamente impegnata nei propri affari, chi con la cartina chi invece con l'auricolare e la valigetta. Tutti troppo presi da se stessi. Tutti molto simili a me. Diretti verso l'ignoto. Decisi di smetterla di piangermi addosso. Lei non sarebbe venuta. Lei non mi avrebbe mai amato come facevo io. Lei non era capace. Potevo definirla generosa, vuole dare un po a tutti, e devo dire che era anche molto brava. Ma quello che avrei voluto io non mi sembrava poi una richiesta cosi eccessiva. Volevo lei per me. Tutta per me. Senza doverla dividere con Sloan o la Montgomery. “Arizonaaaa” ** ED ECCO UN ALTRO CAPITOLO SUPER LUNGO, PIENO DI EVENTI, E COLPI DI SCENA. QUESTA STORIA UN ATTIMO PUO ANDARE BENISSIMO E L'ATTIMO DOPO PUO SFASCIARSI.. CREDO CHE CREI TENSIONE E VOGLIA DI SAPERE COSA SUCCEDE.. ARIZONA QUESTA VOLTA SEMBRA NON DOVER AFFRONTARE UNA PARTENZA DA SOLA.. MA LA MENTE E' UN BRAVA BUGIARDA.. QUALCUNO POTREBBE ESSERE LI, MA POTREBBE ANCHE SOLO ESSERE IL SUO DESIDERIO DI AVERE UNA PERSONA CHE LA SALUTI A FAR SI CHE SENTA LE VOCI, TUTTO PUO SUCCEDERE QUANDO UNA COME ME SCRIVEEE.. AHAHAHAH SPERO CHE QUESTO CAPITOLO VI PIACCIA E SPERO DAVVERO TANTO DI LEGGERE LE VOSTRE RECENSIONIII.. PIU CE NE SONO E PIU MI VIENE VOGLIA DI POSTARE IN FRETTA.. AHAHAHA A PRESTO:) M♥

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Capitolo 10
*** Una come lei. ***


Decisi di smetterla di piangermi addosso. Lei non sarebbe venuta. Lei non mi avrebbe mai amato come facevo io. Lei non era capace. Potevo definirla generosa, vuole dare un po a tutti, e devo dire che era anche molto brava. Ma quello che avrei voluto io non mi sembrava poi una richiesta cosi eccessiva. Volevo lei per me. Tutta per me. Senza doverla dividere con Sloan o la Montgomery. “Arizonaaaa” Quelle voci non c'erano. Le sentivo solo perche erano quello che avrei voluto sentire. Non erano reali. Non esistevano. Continuai a camminare, sempre piu veloce. Perche quelle voci non smettevano, mi rimbombavano nella mente. La voce era la sua. Lei aveva completamente intasato la mia mente. Poi sentii che qualcuno, lei, mi strattonò per il braccio, io mi voltai. Non era un'allucinazione. Non era frutto della mia immaginazione. Lei era li, lei era davanti di me. Lei era venuta “Questa volta non voglio arrivare in ritardo” disse lei mettendosi davanti di me “Non voglio capire, quando tu te ne sei gia andata, che senza di te non so stare e che le tue assenze finirebbero per soffocarmi” continuò lei senza fermarsi “Quella mattina a casa mia mi ha fatto piacere trovarti li, mi sono sentita per la prima volta accettata e amata. E sono convinta. Il problema non sei tu, il problema sono sempre e solo io, sono io che distruggo tutto cio che tocco” questo concetto è molto simile a quello della tempesta, quando passa dietro di lei è tutto devastato “Ho sbagliato la prima volta con Mark e ho sbagliato ancora. Non so cosa succederà ora. Però sapevo che se non fossi venuta avrei avuto il rimpianto di non averlo fatto. Sono qui per fermarti in tempo, prima che quell'aereo parta, voglio stringerti forte e pregarti di restare, di non andare via e di non lasciarmi qui da sola” vidi che i suoi occhi diventavano piu lucidi, i suoi occhi dicevano piu di quanto lei potesse immaginare. Non sapevo cosa dire, avrei voluto sciogliermi, avrei voluto dirle che anche questa volta l'avrei perdonata, giuro, lo volevo davvero,volevo perdonarla, ma per una volta volevo mettere davanti a tutto me stessa, la mia sicurezza. Le avevo gia dato un'altra occasione dopo Mark, l'avrei fatto ancora, l'avrei fatto tutte le volte che lei me l'avrebbe chiesto. Dovevo darmi un limite. “Non lo capivi, non volevi capirlo, ti avrei dato tutto, ma hai preferito stare con lei, lei ti ha aperto le gambe, io ti avrei aperto il cuore. Io ti amavo. Callie io ti amo, ma sembra che tu non lo capisca” dissi io tutto d'un fiato, l'avevo detto, l'amavo. Non l'avevo mai detto prima “Avevo bisogno di te, ma avevo paura, perche per la prima volta sentivo di non essere abbastanza forte da farcela da sola, avevo bisogno di te,lo capisci? Volevo solo ritrovare me stessa. Ma ho sbagliato, ancora. Ma adesso avrei bisogno che stanotte qualcuno mi abbracciasse, tutti hanno le proprie debolezze e la mia sei tu. Non ce la faccio, lo so che domani mattina la realtà mi sarà sbattuta in faccia di nuovo, ma stanotte voglio solo smetterla di pensare, fuggire lontano, e con chi farlo se non con te?” rispose lei prendendomi le mani e stringendole forte, ogni volta che mi sfiorava il mio corpo veniva percosso da una miriade di brividi, bellissimi, ma non potevo cedere, non ora, non con lei “Io voglio smettere di raccogliere i miei pezzi, voglio smetterla di dovermi leccare le ferite tutte le volte che tu non sei con me ma con qualcun altro, anche io voglio fuggire lontano,si, ma lontano da te.” parlare cosi mi faceva stare male, mi distruggeva, perche era quello che pensavo ma non era cio che il mio cuore provava, io l'amavo, ma il mio cervello mi diceva di lasciarla andare e che mi sarebbe passata. Ma quel sentimento, lo sapevo, era qualcosa che non sarebbe passato mai, ma dovevo provarci, dovevo lottare per me stessa. Lei mollò le mie mani. Aveva capito. Sapeva di aver sbagliato e sapeva che io ne avevo abbastanza. Le ero grata del fatto che non abbia insistito perche l'avrei baciata. Le rivolsi un sorriso amaro, presi il trolley e proseguii la mia strada, verso quell'aereo. Arrivata a Seattle, diedi l'esame, forse uno dei migliori. Avevo studiato alla grande, avevo assistito a delle operazioni che chirurghi mediocri avrebbero solo potuto sognare. Andai alla solita festa di Meredith e Cristina, anche loro avevano dato l'esame, anche loro stavano per diventare strutturati, e come festeggiarlo se non con fiumi di tequila? Quando tornai a NY, non andai da Teddy, perche sentivo come una strana sensazione, come se avessi potuto trovarla insieme a Callie, pensiero stupido, ma talmente reale che deviai il taxi e finii a casa di Mark. Non avrei mai creduto di legarmi cosi tanto ad un uomo, soprattutto alla razza Mark Sloan, la tipica razza “fissa-tette” eppure lui è entrato nella mia vita, ed è diventato quasi il mio migliore amico “Ho portato birra e pizza” dissi mostrandogli l'una e l'altra, lui sorrise, prese la pizza per alleggerirmi un po e la mise nel tavolo, parlammo dell'esame, fece domande sui miei vecchi colleghi, alcuni dei quali lui conosceva. Poi suonarono il campanello “Oddio, aspettavi qualcuno?” chiesi io sapendo com'era Mark, lui guardò l'orologio e sorrise “No, nessuno” rispose lui andando ad aprire. Entrò Callie come se fosse a casa sua “E tu che ci fai qui?” chiesi io dopo aver bevuto l'ultimo sorso di birra, ma avrei avuto bisogno di qualcosa di piu forte “Sai, non voglio parlarti, non voglio vederti, questi quattro giorni passati lontano da qui, lontano da te, mi hanno dimostrato che posso sopravvivere, che posso farcela anche da sola, anzi se sono sola le cose mi vengono meglio.” dissi io credendo che fosse un piano suo e di Mark per cercare di convincermi “Non sono qui per te Arizona, non sapevo neanche che fossi tornata” disse lei guardandosi le mani poi Mark portò la conversazione in una strada che da sole non avremmo mai intrapreso “Oh adesso smettetela, tutte e due. Callie, devi sapere che ci sono milioni di persone speciali, esistono, sono li e tu non puoi farci niente. Ma devi anche sapere che anche tu sei speciale,a modo tuo, per come ti sistemi i capelli, per come parli, sorridi, per i tuoi semplici difetti. Il tuo modo di piangere, cadere e rialzarti piu forte di prima. Devi saperlo, che nonostante possano esistere milioni di persone migliori di te, tu rimarrai l'unica per lei. E Arizona, lei ha sbagliato, e se non la tieni d'occhio potrebbe sbagliare ancora, perche lei è cosi, è uno spirito libero, ma tu sei quella persona che può metterla in riga, tienila con te, tra le tue braccia, tra i tuoi battiti e il tuo respiro, stringila perche so quanto tu ti senta vuota senza di lei e so quanto a lei possa far bene stare con te” lui aveva esattamente centrato tutti i punti poi si fece da parte e rimase ad osservare in silenzio, lei continuava a torturarsi le mani, lo faceva quando era nervosa “Quando mi chiedono come sto rispondo che mi manchi” disse lei all'improvviso, io la stavo gia osservando, era bellissima, come sempre ed era incredibilmente agitata “Callie, ti ho messo da parte per un po di giorni, ce l'ho fatta, e potrei farlo ancora, ma io non voglio dimenticarti, sostituirti, non voglio compromettere la tua presenza nella mia vita, mi mancano i tuoi abbracci, la tua voce, mi manchi tu, mi manchi da morire” dissi io alzandomi dallo sgabello per avvicinarmi a lei, Mark sorrise e uscì dall'appartamento “Lo so che non ti ho dimostrato cio che tu avresti voluto, ma voglio rimediare, ti giuro che da adesso in poi tu sarai l'unica per me. Non sarà difficile, perche se ho te nient'altro mi interessa” disse lei e in quel momento non esitai un attimo ad annullare la distanza tra di noi, la baciai, mi mancavano incredibilmente le sue labbra, mi mancava posare le mie mani nei suoi fianchi, mi mancava sentire il sapore del suo lucida labbra, mi mancava il suo profumo. Ho provato a starle lontana. Ma era troppo difficile. Dove volevo andare se il mio cuore lo aveva lei? “Ora è meglio andare, Mark è chiuso fuori al freddo” disse lei, scendemmo insieme dall'appartamento. Lui lo sapeva, sapeva che sarebbe successo. “ Torres, una come lei la cerchi quando è tardi. Perche starci insieme è difficile ma stare senza di lei è impossibile.” fece l'occhiolino baciò entrambe e tornò a casa sua, io guardai Callie e sorrisi. Tutti aspettano che la tempesta passi per potersi godere il bel tempo, io spero che la tempesta non passi mai perche amo ballare sotto la pioggia. ** ED ECCO SERVITO L'ULTIMO CAPITOLO, QUESTE SONO LE CALZONA CHE PIACCIONO A NOI, CUCCIOLOSE E COCCOLOSE, CHE SI MANCANO E CHE SI AMANO DA MORIRE. VORREI VEDERLE COSI IL 25 SETTEMBRE, MA PENSO CHE PRIMA DI VEDERLE DAVVERO FELICI BISOGNA ASPETTARE CHE SHONDA ABBIA LA LUNA GIUSTA, SPERO PRESTO PERO'. LORO SE LO MERITANO.. COMUNQUE ANCHE SE E' L'ULTIMO CAPITOLO MI PIACEREBBE DAVVERO TANTISSIMO SAPERE SE QUESTA STORIA E' STATA DI VOSTRO GRADIMENTO, FATEMELO SAPERE CON PIU RECENSIONI POSSIBILI.. LO SO CHE NON SI FA MA PIU RECENSIONI LEGGERO' E PIU IN FRETTA POSTERO' LA NUOVA ED ECCENTRICA STORIA CALZONA. SARA' MOLTO DIVERSA DAL SOLITO, MA SPERO CON TUTTO IL CUORE CHE VI PIACCIA. A PRESTO:) M♥

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