Nel Nome di mia Madre

di kannuki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nadia ***
Capitolo 2: *** Antico affetto ***
Capitolo 3: *** L'unica parola ***
Capitolo 4: *** La Regina Guerriera ***
Capitolo 5: *** Più uno ***
Capitolo 6: *** La radice di tutti i mali ***
Capitolo 7: *** Cacciatori e Topi ***
Capitolo 8: *** Anime Affini ***
Capitolo 9: *** Qualcosa di diverso ***
Capitolo 10: *** Al centro del nulla ***
Capitolo 11: *** A morire fu il cane ***
Capitolo 12: *** Royal Street ***
Capitolo 13: *** Una confortevole morte ***



Capitolo 1
*** Nadia ***


Prima

La voglia di conoscere la donna era presa forte mentre osservava i cieli di Parigi tingersi di viola scuro nell'alba sudicia e quasi piovosa. La preferiva a Londra per la qualità della vita, sebbene il clima non fosse granché, soprattutto nei mesi invernali.

Quella mattina, Nadia aveva soffiato via il fumo della Gitanes, dozzinale come il vestito che indossava, e si era appoggiata alla cornice della ringhiera ferrosa della mansarda parigina. Era in piedi da ore, il sonno sembrava abbandonarla con il trascorrere degli anni.

Giunta a metà della sigaretta, aveva lasciato cadere la cicca spenta sul marciapiede sottostante, sfiorando di poco un ciclista che pedalava nelle viette deserte, e si era avvicinata al letto dove Jean George dormiva profondamente. I capelli stavano diradandosi sulle tempie ed ingrigendo fra le ciocche biondastre. Nel bagliore bluastro della luce, la pelle appariva pallida, quasi malata. Nadia aveva raccolto i vestiti dell'ecclesiastico e li aveva sistemati su una sediola raccattata al mercatino dell'usato di Montmartre. Per finire, aveva deposto il collarino bianco sul comodino con gentilezza.

L'aveva incontrato in chiesa, durante una funzione religiosa. La madre adottiva l'aveva educata a credere in Gesù, a temere l'Inferno e ad essere caritatevole e giusta. Come tutte le brave bambine, Nadia aveva seguito i consigli materni: si era mantenuta pura, aveva digiunato in Quaresima, aiutato i più bisognosi, ed una sera si era ritrovata di fronte un uomo dall'aria impudica, nero di capelli e altrettanto d'occhi che parlava una lingua che stentava a comprendere, ma sembrava conoscere la verità dei suoi fausti natali.

Nadia aveva assorbito silenziosamente le parole del Viaggiatore, era tornata a casa fluttuando nei propri pensieri e giunta al cospetto della madre, intenta a pelare due striminzite patate per la cena, le aveva chiesto se era vero, se era stata adottata.

L'espressione sbigottita e sorpresa di Margaret era durata una frazione di secondo. Sebbene non avessero lo stesso sangue erano creature simili, entrambe prive di slancio affettivo. Non scambiarono molte parole neppure in quell'occasione. Nadia uscì di casa per andare a prendere l'acqua al pozzo e quando tornò, si accorse di essere arrabbiata. Si coricò, voltando la schiena al fuoco che andava morendo nel camino, restò un po' a fissare la parete grezza dell'abitazione e, quando il gufo cominciò a bubbolare, sgusciò via dall'abitazione e raggiunse il Viaggiatore che l'attendeva al confine del villaggio. L'uomo l'aveva rifornita di un mantello pesante per la notte e un coltello affilato. “Per iniziare” aveva detto.

Per... iniziare? Iniziare cosa? E dopo cosa sarebbe successo?

Ormai Nadia non ci pensava più tanto spesso. Non amava ricordare la solitudine degli anni, il rude affetto della donna che aveva tradito fuggendo nella notte come un ladro. Si muoveva fra Varsavia e Parigi, sempre via terra, scrutando pensosa le enormi macchine voltanti con i nomi delle compagnie aeree di tutta Europa, chiedendosi come sarebbe stato volare su uno di quei cosi. O che sensazione avrebbe provato cadendo. Certo sarebbe sopravvissuta... ma cosa avrebbe sentito?

La prima volta che aveva voluto qualcuno ferocemente, così forte da perdere il lume della ragione, era stato in chiesa dopo la funzione domenicale. Il sacerdote che si intratteneva a conversare con i fedeli e dispensava carezze ai bambini, era un giovane che andava appassendo nella propria maturità. Nadia era tornata molte volte, senza mai osare avvicinarsi alla comunione come gli altri fedeli, aveva spiato i suoi movimenti compassati e misurati, poi, stanca dei pensieri lascivi indirizzati ad un uomo di Dio, si era seduta agli ultimi banchi a pregare. A chiedere consiglio. Ad invocare la purezza della mente intorpidita dal desiderio carnale. Nella vita era stata accorta, poco incline alla lusinga, giusta. Avrebbe fatto la cosa giusta anche quella volta, aveva pensato chiudendo gli occhi e girando fra le dita la croce d'oro che pendeva fra i seni.

Quando l'uomo si era avvicinato per raccogliere i libricini delle preghiere, Nadia l'aveva fissato dritto negli occhi ed egli aveva smesso di muoversi, intontito da una forza superiore a quella del suo dio. Le labbra di Nadia si erano socchiuse, in preda allo sconcerto per la perdita del controllo mentale ed era scappata via, imponendogli di dimenticare.

Non sarebbe mai più tornata, aveva deciso aggirandosi per le viuzze strette del Quartiere Latino, spiando senza vedere bancarelle di fiori e negozi di formaggi dal sapore incantevole. La notte stessa era scesa a Pigalle in cerca di divertimento a poco prezzo. Aveva scrutato la folla elegante che accompagnava l'uscita di uno spettacolo del Moulin Rouge e aveva trovato quel che cercava.

Nadia aveva trascorso dieci notti in preda ai dubbi, prima di tornare a l'Eglise de la Madeleine, dove la statua di Maria Maddalena tendeva le braccia al cielo e un tripudio di angeli ne accompagnava l'ascesa tutto il giorno.

Si era confessata, aveva fatto la comunione e poi aveva atteso nascosta fino alla chiusura. Fino a che Padre George non aveva sbarrato il portone dall'interno, abbassato l'illuminazione delle candele artificiali ed inchinato all'altare in segno di sottomissione.

Dopo quella notte, per molte notti, Jean George si inchinò a lei....

Ma era giusto trattarlo così? Ingannarlo, compromettere la purezza del suo spirito e del corpo con gli assalti amorosi? Il dilemma etico le scavava le viscere, togliendole il sonno e l'appetito.

ma se non l'avesse fatto, non sarebbe mai stato suo

Nel momento stesso in cui Nadia si allungò al suo fianco e chiuse gli occhi, portando il braccio sinistro sotto la testa, l'idea di Katerina Petrova le riempì la mente. Esigeva spiegazioni per l'abbandono brutale. Si era fatta trasformare in vampiro per semplificare la ricerca (un'altra notte che avrebbe voluto dimenticare con tutte le sue forze, tanta era stata l'agonia dell'anima per la perdita dell'umanità e il dolore del trapasso) e non avrebbe lasciato che quella cagna la facesse franca ancora a lungo.

Dopo

Nadia ha viaggiato fino a New Orleans in stato catatonico. Ha scelto il treno per lo sferragliare basso e rassicurante delle rotaie che accarezzano veloci l'acciaio. Ha scelto il posto singolo per non essere disturbata, la febbre sta salendo e non ha molta pazienza con i seccatori e gli avventurieri.

Appena scesa alla stazione, New Orleans l'ha aggredita con la sua allegria, i colori e le orchestre di benvenuto che credeva esistessero solo nei film. Non ha idea di che faccia abbia Klaus Mikealson e non ha più molto tempo. Lo stato febbrile che le offusca la mente la rende debole e indifesa. Quando scorge un locale poco appariscente e dall'entrata quasi invisibile, decide che non è un posto per turisti. Forse, un posto da Klaus Mikealson.

Una volta dentro, Nadia si aggrappa alla prima sedia libera e si siede, ordinando un bourbon, gli occhi bassi, le mani abbandonate sulle cosce. Le vede muoversi al rallentatore. E' squassata dai brividi. Quando il bicchiere compare, i polpastrelli serpeggiano sul vetro bagnato. Il liquore è lava fusa in gola. Avrebbe dovuto ordinare un bicchiere d'acqua.

Stai bene?”

Nadia lecca le labbra aride ma non trae alcun giovamento. “Tu sai...” inizia facendo un sforzo enorme per parlare. “Sai dove posso trovare... mh...” Il braccio brucia da morire nel punto in cui Tyler l'ha morsa. Il veleno sta prendendo possesso delle ultime fibre muscolari che hanno resistito strenuamente alla battaglia. Quando giungerà al cuore, morirà.

Klaus Mikealson...” bisbiglia, stringendo l'avambraccio. “Gira da queste parti...”

La bionda la scruta, dubbiosa e restia a rispondere.

Nadia afferra la manica del giubbotto e la solleva, mostrando la cancrena che la corrode. “E'... urgente...”

La targhetta della donna scintilla improvvisa sotto la luce, rivelandone il nome. Camille.

E' stato lui a farti questo?!”

Sembra sconcertata, furiosa. Come se le avesse fatto un torto grave. Nadia scuote la testa, debole. “Allora... è qui?”

Camille esita, Nadia la guarda con occhi febbricitanti. “Per favore... è... urgente...”

Il braccio ferito scivola improvviso lungo il fianco, abbassando al contempo la spalla. Nadia si ritrova di colpo con la guancia premuta contro il bancone, sorda ai rumori del locale, cieca all'espressione terrorizzata della barista. Nessuno la tocca ma si forma un cerchio di esseri demoniaci attorno a lei. Si fa forza, tenta di combattere la paralisi muscolare. Non può andarsene senza aver impartito una lezione a sua madre. La bellissima e tracotante madre che l'ha lasciata morire nella chiesetta sconsacrata per correre dietro il grande amore.

***

Puoi aiutarla?”

Cami svita lentamente il tappo dello scotch e versa una dose standard di liquore nel bicchiere. Klaus fa una smorfia, mandando giù un sorso. Emana sentore di morte ma non è agli sgoccioli: Camille dovrebbe imparare a non disturbarlo per qualsiasi 'randagio' morso da un licantropo! “Potrei.”

Il punto non è se può salvarla o meno. Il punto è che vuole essere pregato. Cami si protende verso di lui e il movimento deve coglierlo di sorpresa, perché il vampiro tira indietro la testa e la guarda negli occhi.

Si prendono più mosche col miele che con l'aceto.”

Klaus umetta le labbra e posa il bicchierino, poco incline a lasciarsi convincere. “Ne catturi di più col letame, cara.”

Deve aggirare l'ostacolo della sua ostinazione solleticando l'orgoglio maschile. “Una bellissima donna chiede il tuo aiuto e questo è quel che ne riceve?”

Ad essere onesti, ne ha viste di migliori. Klaus alza meccanicamente le spalle.

Dio mi salvi il giorno in cui avrò bisogno di te.”

L'ha lasciata cadere all'improvviso, disturbando il suo stato di indifferenza. Klaus saetta lo sguardo dalla propria ordinazione alla barista. E' un modo come un altro per manovrarlo e convincerlo ad aiutare la straniera. Non inganna nessuno con la psicologia spicciola da giornalino del parrucchiere. “Mi aspettavo qualcosa di meglio” mormora sollevando Nadia per la giacca e scrollandola un po' per farla rinvenire.

Fa piano.”

Ora vuoi insegnarmi a trattare quelli come me?”

La domanda è uscita dura e arrabbiata. Camille vorrebbe dire qualcosa a proposito ma intuisce il suo stato d'animo e tace, appoggiandosi al bancone. E' paranoico, ricorda. Ha paura di essere manipolato e lei non ha fatto altro che pungolarlo per dieci minuti, senza mai dargli un attimo di respiro.

Il movimento sussultorio non l'ha percepito ma Nadia sente che qualcosa è cambiato. Un'ondata di freddo sale dalle gambe. Qualcuno la sta toccando e anche se non sente e non vede niente, solo una macchia di fronte agli occhi, cerca di interagire col suo soccorritore. “Mhrg...”

Non tacciono mai, pensa Klaus lacerandosi il polso e avvicinandolo alle labbra della donna. Neppure in punto di morte. “Fa che ne valga la pena.”

All'inizio, il sapore di sangue in bocca non lo percepisce. Ha la lingua felpata e il liquido è ghiaccio bollente che anestetizza le gengive. Col trascorrere dei secondi, i brividi si azzerano e una bomba di calore esplode in gola e nello stomaco, cancella l'intorpidimento del veleno, i muscoli si contraggono e le dita di Naia stringono feroci il braccio del vampiro.

Aria.

Vita.

Una voce sconosciuta sussurra che non ne serve troppo e Nadia si stacca, ubbidiente, con un gemito gutturale e soddisfatto. Il labbro inferiore struscia sulla pelle sottile del polso, si ricongiunge al superiore e la gola inghiotte l'ultimo sorso. Un altro gemito di godimento che testimonia la sazietà. I lineamenti si distendono, le occhiaie spariscono e la bellezza di Nadia rifulge nuovamente.

Camille ha preso le distanze fisiche dalla scena ma nella sua mente si sta svolgendo di nuovo il film. Sente il cuore battere nella gola, nelle tempie, perfino nei polpastrelli. Fissa il vampiro che sembra annoiato da tutto quel trambusto e quando incrocia il suo sguardo, Camille gira la testa e riprende a sistemare le bottiglie già ordinate, voltando le etichette in direzione frontale e agganciando i bicchieri nei supporti. L'imbarazzo non riesce a mandarlo giù.

Klaus lascia scivolare lo sguardo sul corpo della barista, sente la cascata di sangue che pompa dal cuore, la interpreta a modo suo e torna a concentrarsi sulla vampira sconosciuta che sta riacquistando il controllo. Ha qualcosa di famigliare. Forse un nome lo aiuterebbe a rimettere insieme i pezzi. “Come...”

Nadia gli ruba il bicchierino pieno, passa le mani nei capelli arruffati con aria altera e soffoca la domanda di Klaus con la propria voce. “Dov'è il bagno, dolcezza?”

In fondo a destra.”

La ragazza sconosciuta non l'ha guardato in faccia neppure una volta e l'ha trattato come l'ultimo dei servi. Va a far del bene!, pensa scocciato mentre l'occhiata profonda di Camille gli perfora la fronte. Ha fatto quel che chiedeva, che altro vuole?

Klaus abbandona lo sgabello portando via la bottiglia e si accomoda nel settore più nascosto del locale. Ha già cancellato la maleducazione di Nadia dalla propria mente. Ora pensa a Camille. Non riesce sempre ad interpretare i comportamenti della strizzacervelli e detesta il suo modo semplice e diretto di metterlo di fronte alle proprie mancanze senza caricarle di accuse. Lui è quel che è, e fa quello che fa per una ragione. Prima lo digerisce, meglio sarà per tutti.

Quando Nadia torna dal bagno e chiede informazioni alla barista su un eventuale rifugio per la notte, Klaus la osserva. Studia la postura, la flessuosità del corpo, i vestiti stazzonati, tenta di eliminare il superfluo e concentrarsi sull'essenza. Intravede una crocetta d'oro al collo e mugola infastidito. La religione l'ha sempre messo di cattivo umore. Come può credere a qualcosa che non si può vedere o toccare?

Posso sedermi?”

Nadia indica la parte del divanetto occupata volontariamente dalle gambe del vampiro. Klaus la lascia attendere qualche secondo. “Come si dice?”

Grazie” sussurra inclinando la testa con un sorriso ironico. “Passamela, ero certa di morire.”

Klaus raddrizza lievemente la schiena, spostando le gambe. Le donne fanno sempre quel che vogliono. Anche se le dicesse di andarsene, non obbedirebbe.

Così quello sarebbe il vampiro che fa tanta paura a sua madre? E' un ragazzo, avrà più o meno la sua età. Emana negatività ed è più diffidente di un gatto randagio. Nadia decide che non ha proprio nulla di spaventoso. “Io sono Nadia.”

Che altro vuoi da me, Nadia?”

Quanta immotivata ostilità! Credeva la esercitasse abbondantemente solo contro i nemici manifesti. “Intendo restare qualche giorno, devo chiedere il tuo permesso per nutrirmi?”

Gli piace il fatto che chieda il suo 'permesso'. Ce ne vorrebbero di più come lei. “Puoi morderli ma non puoi ucciderli. Il sindaco la prende male se decimiamo la popolazione turistica... non che mi interessi quel che dice quel vecchio pirata imbroglione...”

Nadia sorride, rallegrata dalla battuta, e afferra la parte inferiore della borsetta con entrambe le mani, portando i gomiti vicino al corpo. La catenella dorata finisce in mezzo ai seni, attirando lo sguardo del vampiro. Assecondare la propria natura sospettosa è quel che gli riesce meglio e in lei c'è qualcosa che ha già visto... “Tieniti lontano dal bayou. Pullula di lupi mannari.”

Cos'è un bayou?”

Non sei mai stata a New Orleans?” Klaus tamburella le dita sul tavolino, pensoso. “Ad essere onesti, tutta la città è invasa da quelle bestiacce pulciose.”

La donna sorride, mostrando fossette sulle guance che addolciscono i lineamenti spigolosi del viso.

Chi ti ha parlato di me?”

La donna che mi ha partorito.”

Un po' macabra come favola della buonanotte.”

Nadia serra le labbra e una tempesta d'odio la possiede in un istante. Se solo ripensa allo sguardo 'dispiaciuto' di Katherine mentre se ne stava distesa sulla panca della chiesuccia sconsacrata, in preda alla febbre... nessuna madre al mondo lascerebbe morire la propria figlia a quel modo! Nessuna madre degna di questo nome metterebbe la propria vita di fronte a quella di sua figlia!

Mi ha allevato una brava donna” sibila e afferra la bottiglia, tracannandone un buon sorso e bruciando tutto, lingua, gola e stomaco. Un modo come un altro per mascherare gli occhi umidi di rabbia e delusione.

Approfondire la conversazione con la straniera è una stravaganza inusuale che ha deciso di concedersi per ammazzare il tempo, ma la sua reazione l'ha genuinamente coinvolto. Klaus si accorge di trattenere il respiro. Lo fa sempre quando si parla di affetti famigliari.

Tentare di risvegliare il suo amore, è come gettarsi su un coltello affilato” sussurra Nadia fissando un punto inesistente del tavolo. “Non puoi lamentarti se ne esci ferita, dopo...”

A Klaus non piace il discorso. Gli tornano in mente gli umilianti soprusi patiti in passato. Un pallido muro di silenzio scende fra i due vampiri, poi Nadia allunga una mano e prende quella di Klaus, abbandonata con noncuranza accanto alla bottiglia. “Ti devo la vita, non lo dimenticherò” sussurra portandola alle labbra e deponendovi un bacio sopra. “Grazie.”

Klaus si accorge di avere le labbra socchiuse per lo stupore, l'espressione di un bambino che scopre l'esistenza di qualcosa di meraviglioso. La catenina d'oro rifulge alla luce. “Fa attenzione a chi pesti i piedi. Solo la prima volta è gratuita” mormora con voce roca. Stupido. Ecco come si sente. Manca poco che balbetti. “Hai capito?”

I suoi occhi sono azzurri. Le torna in mente Jean George. “Ho capito” sussurra spiando tutti i cambiamenti in atto nel suo corpo. Ha fatto qualcosa che l'ha turbato profondamente. “Tanto per sapere, la seconda volta quant'è?”

Klaus accartoccia una banconota e la lancia accanto alla bottiglia. Abbozza un sorriso complice e Nadia l'osserva mentre si dirige verso una donna dai capelli rossi. Dal desiderio con cui lei lo guarda e dal modo in cui lui l'afferra, capisce come andrà a finire. La nostalgia di Jean George non la lascia andare. Loro esistono solo dal tramonto all'alba... e solo se è lei a permetterlo.

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Capitolo 2
*** Antico affetto ***


Un altro tipo di disperazione.

Lenta, assordante, piena di recriminazioni.

Nadia piange, spingendo il cellulare contro la fronte. Se fosse stata presente, avrebbe potuto evitarlo. Se fosse tornata subito a Parigi, invece di perdersi nell'esagitata allegria di New Orleans, avrebbe potuto aiutarlo. Un singhiozzo di colpevolezza le scuote il corpo, l'angolo del telefono si conficca nella tempia e poi cade in terra, mentre la ragazza abbandona se stessa contro le proprie braccia. I banchi della chiesa sono freddi, la messa non avverrà che fra molte ore. Non trae alcun conforto dal luogo sacro. Ha perso la fede con la morte di Jean George. Non c'è alcun dio buono e caritatevole. Ci sono solo gli uomini che fanno del male agli altri uomini.

***

La barista bionda non è di turno, quella sera. Il gin finisce troppo rapidamente, oppure sono gli stupidi bicchieri ad essere troppo piccoli. Si sono già avvicinati in tre. Con i primi due è bastata un'occhiata, ma col terzo ha dovuto usare le maniere forti. Poi è entrato un branco di lupi mannari e Nadia ha pensato bene di non rischiarsela una seconda volta. Ha pagato tutta la bottiglia e si è ritirata in un angolo appartato. Ha contato un paio di streghe mercenarie e una dozzina scarsa di umani. Fra un bicchiere e l'altro, mentre cercava di cancellare dalla mente la stupida morte accidentale di Jean George, ha seguito i movimenti dei vampiri, la circuizione delle vittime, l'evidente disagio dei licantropi. Lo fanno apposta, ha pensato sbattendo la bottiglia sul tavolo mentre perdeva il senso della realtà e torturava la catenina d'oro al collo, i quattro angoli della croce conficcati nel palmo della mano.

Nadia l'ha strappata con un gesto stizzoso, lasciandola cadere sul ripiano. L'ha fissata con sfida mentre ingollava un secondo bicchiere. L'ha maledetta più e più volte sperando che qualcuno lassù si arrabbiasse e le dimostrasse che aveva torto, rimandandole indietro il suo amato Jean George.

E' passata un'ora e nulla è accaduto. A metà della bottiglia, Nadia ha cominciato a sentirsi male. Un altro tipo di male: la disillusione. Jean George non l'avrebbe mai amata se non l'avesse costretto a farlo. Non sarebbe mai andato da lei se non l'avesse soggiogato. Dio ha rimesso a posto le cose dimostrando che non potevano condividerlo. Oh, ma se fosse stata presente, gliel'avrebbe fatto vedere lei! L'avrebbe riportato indietro e reso immortale. Gliel'avrebbe sottratto per sempre!

Furiosa, Nadia stringe il bicchierino finché il vetro non esplode conficcandosi nel palmo della mano. Dolore, ma è giusto un attimo. Il suo cuore ne è pieno e la sta avvelenando come il morso del licantropo. Un lampo e il viso di Katherine si fa largo a gomitate prendendo il posto d'onore. E' colpa sua!, pensa togliendo i frammenti uno alla volta, contandoli per evitare di urlare. Se fosse stata una brava madre e si fosse degnata di chiedere aiuto al vampiro dagli occhi azzurri, lei avrebbe potuto...

Devi aver perso la fede in dio, se hai deciso di bere questa roba.”

Klaus solleva la bottiglia, adocchiando l'etichetta. Solleva le sopracciglia e fa una smorfia, spingendola da un lato. Fa un cenno al barista, afferra la sedia libera col piede sinistro e, mentre si accomoda, registra il volto lacrimoso di Nadia, la sua disperazione, le maglie strappate della catenina e il bicchiere in frantumi. Se avesse fatto caso prima al suo stato d'animo, ci avrebbe pensato due volte. Ora come si comporta? Non può certo alzarsi con tanti cari saluti. “Che succede?”

Nadia abbassa la testa, lasciando piovere i capelli di fronte al viso. Stringe il pugno insanguinato mentre le ferite si rimarginano. Pensa che un frammento potrebbe restare dentro e viaggiare dritto dritto fino al cuore, lacerandolo. “Un decesso improvviso” sussurra. “Vorrei stare sola.”

La fortuna gli viene sempre in aiuto. Klaus obbedisce volentieri, ma non può fare a meno di chiedersi perché l'unica persona interessante di New Orleans sia anche la più sfuggente.

***

E' una notte perfetta per rilassarsi. Tiepida, accogliente, solitaria. Klaus si ferma in mezzo alla strada, accanto all'orchestra che sta suonando per i turisti. Rimira i mangiatori di fuoco, i pittori a lavoro poi scorge Camille fra la folla e, al suo fianco, Marcel. Ma non diceva di amare Rebekah?

Non ha sbagliato a classificarlo inadatto alla sorella. Klaus soffia aria dalle narici e un sogghigno ironico gli deturpa le labbra. Affonda le mani nelle tasche e pensa alla straniera. Tutta quella disperazione, soffocata e lacerante, gli ha ricordato se stesso nel periodo più buio. E' stato un bene essersi allontanato dalla donna. Forse in un'altra epoca, in un altro momento, si sarebbe comportato diversamente. Avrebbe prestato orecchio alle sue pene, le avrebbe asciugato le lacrime. Klaus ride dei propri pensieri e scruta la folla. Turisti per lo più. Vampiri a caccia. Amanti abbracciati. Genevieve è una bellissima donna, ma il piacere della sua compagnia è esaurito in due settimane. L'abbraccio di Camille e Marcel, al contrario, gli ricorda quel qualcosa che manca da troppo tempo nella sua vita. L'ha cercato inutilmente, ha tentato di conquistarlo con la forza, l'ha rifiutato. Non c'è mai stato il tempo, si giustifica, ne il momento.Una figura femminile gli si affianca, ha un buon profumo che lo fa inspirare. Klaus la sbircia di sottecchi. Il suo sguardo sale dalle braccia strette attorno al busto all'espressione distrutta. Il trucco si è sciolto sotto gli occhi e ha creato due mezzelune nere che sfumano agli angoli delle tempie. Le pupille brillano per le lacrime passate e ha le labbra serrate.

Quando si accorge di lui, Nadia batte le ciglia, tirando via le tracce secche dalle guance. “E' destino...”

Non è destino, solo una coincidenza: lo spettacolo è a pochi metri dal locale. Klaus pesca un fazzoletto dalla tasca e lo porge alla straniera. La cavalleria non è proprio defunta.

Nadia è spaesata. Socchiude gli occhi alle vampate di fuoco, gira la testa verso l'orchestra, indecisa se gradire o meno le sonorità allegre che mal si adattano allo stato d'animo tempestoso. Tampona le guance col fazzoletto e lo tiene stretto stretto fra le dita. Non può soffocare nel dolore, deve schiarirsi la mente. Riacquistare il controllo. Poco alla volta si calma e smette di torturare i bordi della giacca. La folla spinge per avvicinarsi, Nadia fa un passo laterale per non essere toccata dagli sconosciuti e si accosta al vampiro, immerso nella contemplazione del quadro che il pittore sta dipingendo per loro.

Distratto, Klaus gira il braccio attorno alla sua vita. Nadia saetta lo sguardo verso di lui, capisce che non ha alcuna intenzione malvagia e si rilassa.

Sei mai stato a Parigi?” sussurra ricordando i dipinti del Louvre, le campane di Notre Dame, la rassicurante placidità del cimitero neogotico di Père-Lachaise. “E' una città artistica... meravigliosa...”

Musica per le sue orecchie! Non ha sbagliato a giudicarla la persona più interessante di New Orleans. “Molto tempo fa. Mi piacerebbe tornarci” sussurra felice come un bambino.

Nadia è completamente appoggiata contro il suo fianco, l'espressione ora tranquilla. Sorride, promettendo una visita guidata.

Klaus sente l'orlo superiore dei suoi jeans sotto le dita. L'arco armonioso della spina dorsale. La straniera sembra non risentirsene: appoggia il mento sulla sua spalla ed inclina la testa.

Il vampiro immagina la scena da fuori, e una vaga speranza si riaccende.

E' sempre così?” sussurra la straniera nel suo orecchio. “Non si sente mai soli qui?”

New Orleans è la città adatta per rinfrancare lo spirito.”

Nadia non vuole tornare a Parigi, nella mansarda vuota. Non vuole tornare a Mystic Falls, dalla sua tracotante madre. “Lo spero tanto” bisbiglia sovrappensiero.

E' attratto dal respiro caldo della donna, soggiogato dai propri desideri. Klaus avvicina il volto al suo, chiedendosi fin dove si spingerà o cosa accadrà. Se quella sera cambierà finalmente qualcosa.

Lo sguardo trasognato di Nadia si risveglia nel suo, si vela di imbarazzo e Klaus ha la risposta che cerca. La solita risposta. Sente la pressione del corpo svanire e non vuole assistere all'ennesima fuga. Lascia che si allontani, fissando il quadro quasi terminato del pittore.

Nadia cammina veloce sul ciglio della strada. Deve essere proprio andata per avvicinarsi ad uno sconosciuto. Un vampiro per di più.

Aspetta.”

La donna si arresta con un movimento secco. La catenina d'oro brilla fra le dita di Klaus. Deve essere scivolata di tasca mentre prendeva il fazzoletto. Quando cerca di agganciarla, ricorda le maglie rotte e il suo sguardo si incupisce.

Non devi soffrire per forza. Puoi girare l'interruttore se vuoi.” Buffo, è sempre il primo a non seguire i propri consigli.

Se elimino anche i sentimenti... che cosa mi resta?” bisbiglia strusciando le dita lungo le cuciture sui fianchi dei jeans, le spalle curve di dolore. “E' sbagliato...”

Non esistono verità universali, solo quel che è giusto per te” insiste pensando alla sua vita. “Non devi deciderlo adesso.”

Katherine esagerava con le descrizioni, Klaus è davvero cortese. E ha gli occhi azzurri. Il ricordo del suo amato Jean George, le provoca un'altra ondata di tristezza.

Hai trovato un posto per passare la notte?”

Ha smarrito il senso dell'orientamento. Non sa più dove si trova. “Mi sono persa...” bisbiglia con un filo di voce.

Nel senso vero del termine. Klaus le porge la mano, percependo la sua desolazione. “Ti aiuto io.”

***

A-ah! Ti ho visto!”

Anche lui l'ha visto con una donna che non era sua sorella, ma non è andato a cercarlo per rimarcarne il comportamento. Klaus accetta il colpetto amichevole di Marcel, il vampiro sposta la sedia vuota davanti a se e ferma la cameriera del piccolo caffè, ordinando una robusta colazione. E' una bella mattinata piena di sole e Klaus è appena uscito da una nottataccia che gli ha tolto gran parte delle forze. Il suo figlioccio, al contrario, ha l'espressione allegra e soddisfatta: l'uscita con Camille deve aver avuto un risvolto notturno piacevole. “Non ho nulla di cui vantarmi.”

Chi è?”

Una nuova, viene da Parigi. Ha 524 anni.”

Non ti ho mica chiesto i dati della carta d'identità!”

Klaus smette di giocare con la cartina arrotolata dello zucchero di canna che ha versato nel caffè e lo guarda, assonnato. “Un licantropo l'ha morsa. Ha sentito parlare di me e si è trascinata fin qui. Il suo uomo è appena morto. Non c'è altro da dire.”

Il nero fa un gesto che ne testimonia la conoscenza pregressa. Certo Camille ha parlato. Suocerette! “Devi rintracciare una persona per me.”

Dalla tazza di caffè del vampiro si alzano vapori paradisiaci. Marcel fa un cenno affermativo col mento.

Ha un rapporto tempestoso con la madre, le sue ferite sono fresche” comincia incrociando le dita delle mani. “Ho la netta impressione che sia un vampiro, uno di quelli della nostra...”

Alt alt alt!” esplode il nero con un sorriso. “Sei fin troppo sensibile alle tragedie familiari. Non cacciarti in quelle altrui!”

... razza.” Klaus ammutolisce, punto sul vivo. Fa una smorfia e abbandona la schiena contro la sedia. “Voglio solo...”

Non portarti avanti col lavoro. Se vuole confidarsi, lo farà a tempo debito. Alle donne piace mantenere l'alone di mistero.”

Ha finito di interromperlo?! Klaus osserva le uova strapazzate nel piatto dell'amico e il contorno di bacon. Alone di mistero è una metafora bella e buona: Nadia è più chiusa di una cassaforte arrugginita. A proposito...

Il crocefisso e la catenina rotta sono avvolti da un fazzoletto con le iniziali. Klaus lo spiega sul tavolino. Marcel la indica, ingoiando un boccone esagerato. “Ti sei convertito e non mi hai invitato alla cerimonia?”

Le ho promesso di farla riparare” gorgoglia. “Eppure dovrebbe sapere che non esiste alcun dio all'infuori di noi.”

Le persone si aggrappano a tutto pur di non morire” commenta con la bocca piena. “Se le da serenità, perché no?”

Perché l'illusione, quando si spezza, ti annienta.

Tu non fai mai colazione... che ci fai qui, a quest'ora?” Marcel sorride con tutta la faccia, masticando platealmente. “La stai aspettando, vero?”

***

Non è abituata a tutto quel sole. Nadia si appoggia al muro di un negozietto, indecisa se recarsi al cafè o meno. I suoi vestiti sono nel vecchio Continente e nella valigia che l'albergatore di Mystic Falls avrà provveduto a gettare via, dopo una settimana di alloggio non pagato. Non aveva voglia di fare shopping, ma non aveva abiti puliti. Quella roba andrà bene, il clima è dei migliori e non è una che soffre il freddo.

Oh, ciao!”

Nadia apre gli occhi e una chioma bionda rifulge alla luce del sole. E' bellissima, come la statua nell'Eglise de la Madeleine.

Camille sposta i sacchetti della spesa da un braccio all'altro e la sbircia velocemente. “Stai bene?”

Migliora” mormora avvicinandosi e togliendole un sacchetto, lieta di avere una scusa per non recarsi al cafè dove Klaus la sta certamente aspettando. E' combattuta, e quando è in quello stato d'animo, è meglio non fare niente. “Ti aiuto.”

Le due donne camminano fianco a fianco, in silenzio. Entrambe sono abituate a vivere sole e non sentono il bisogno di riempire lo spazio con sciocchezze verbali.

La casa di Cami è come lei: bella, piena di luce e ordinata. Ci sono dei cuscini colorati sul divano, la scrivania è ingombra di fogli. Nadia scorge libri di psicologia nella libreria. Più in là, un po' nascosti, alcuni romanzi d'amore. Ricettari di cucina. Una rivista di moda aperta su un completo casual. Una cartellina spessa di fogli scritti a macchina e solo un nome a siglare il tutto.

Klaus.

Nadia apre la cartellina arancione spento. Tu guarda... sta scrivendo le sue memorie.

Quando la scopre, Cami fa marcia indietro, smorzando i rumori. Nadia deve sapere con chi ha a che fare. Le cattive notizie vengono affrontare meglio, se provengono dalla fonte principale.

Le basta mezz'ora per avere un quadro reale del vampiro. Katherine non mente, Klaus non mente. E' davvero pessimo come si dice, ma ne ha conosciuti tanti di personaggi sgradevoli e uno in più non fa differenza. Almeno lui lo ammette. “Scusami, dovevo chiedere il permesso” mormora alla padrona di casa che si sta avvicinando con due tazze di te.

Le sta scrivendo perché vuole che qualcuno le legga” commenta, laconica. “Ha manipolato così a fondo la mia mente che dimenticavo l'esistenza dei vampiri appena fuori da casa sua. Una strega mi ha restituito i ricordi e ora assumo verbena per evitare che succeda ancora.” Camille inghiotte e un brivido la attraversa tutta. “L'ha fatto contro la mia volontà, non mi ha lasciato scelta.”

A me la scelta è stata data... ma è stato orribile lo stesso” sussurra. “Vuoi che mi sdrai sul divano e ti racconti la mia vita?”

***

Nadia ha visitato le case stregate, il cimitero e ha deciso di togliere le tende e recarsi a Varsavia. Deve solo recuperare la catenina tenuta in 'ostaggio' da Klaus. La notte l'ha passata insonne, turbata dal lutto, soffocata dalla delusione di avere una madre a cui non importa molto della figlia. Non l'ha neppure chiamata per sapere se era viva o morta, e la garbata vicinanza di Klaus l'ha intristita ancora di più. La semplicità con cui è entrata in sintonia col vampiro non la spiega. Non si è mai fidata di quelli della sua razza, ha sempre preferito stringere rapporti esclusivamente con gli umani. Raramente è stata delusa da loro.

E' stato facile trovare Klaus. È bastato chiedere in giro. La casa ha un chiostro interno e un certo andirivieni di vampiri. Quando Nadia si ferma al centro del cortile, guardando le balaustre intarsiate, un 'wow' le arriccia le labbra.

Cerchi qualcuno, bellezza?”

Odia essere chiamata 'bellezza'. O 'bambina'. O 'dolcezza'. La mette di cattivo umore.

Diego, non essere scortese.”

Nadia alza lo sguardo verso il vampiro di colore, Marcel strangola un sorrisetto e scende la scalinata con un saltello. Se è lì, qualcuno deve aver fatto colpo. Marcel se lo augura. Per antico affetto e per rispolverare la sua parte umana che sembra deceduta da secoli. “Sei Nadia, vero?”

Lui è il maggiordomo? Nadia annuisce, osservando il piano superiore da cui proviene musica classica.

Accomodati. Bevi qualcosa? Scotch?”

Nadia continua a spiare il vago bagliore che oltrepassa la porta socchiusa e si domanda se Klaus sia lì e la stia spiando. “Non vorrei apparire maleducata declinando l'invito, ma sto partendo e vorrei indietro la mio crocefisso.”

Quello che ha spedito in Europa a far riparare? Marcel fa un gesto vago che non le piace affatto. “Dov'è?”

Klaus o il crocefisso?”

L'esitazione nella risposta lo fa sorridere. E' davvero fatta di panna montata, ha ragione il suo amico. “L'ha spedito ad un gioielliere belga specializzato in gioielli antichi” esclama notando lo stupore salirle sul volto.

L'ha fatto senza chiedere il suo parere? “Data di riconsegna?”

Due settimane circa. Le maglie erano tutte strappate.”

La nonna gliela mise al collo il giorno in cui fu portata via dalle braccia di Katherine. Senza si sente nuda...

Sai che ti ha aspettato tutta la mattina al cafè come uno scemo?”

Davvero? Tutta la mattina? “Ho incontrato una persona... e... sono stata trattenuta. Poi dirgli che... che mi scuso...”

Diglielo tu. È proprio dietro di te.”

Klaus attraversa il chiostro con passo svogliato. Ha avuto una giornataccia ed sono solo le tre del pomeriggio. “Marcel, ti autorizzo a darmi un pugno, la prossima volta che mi vedrai frequentare una strega!”

Ricevuto. Hai ospiti.”

Quella casa è un vero porto di mare. Uh? Nadia? Klaus si ferma al centro della stanza. Come l'ha trovato? Che diavolo ha addosso? Perchè sembra più adorabile della sera prima? Le gambe si muovono verso la donna e il suo animo si rinfranca. “Cosa posso fare per te, mia cara?”

Sono in partenza. Mi chiedevo se ti fosse possibile spedirmi la collana ad un indirizzo di Varsavia.”

Klaus non muta espressione ma dentro di se sospira, abbattuto. La delusione è cocente. “E' senz'altro possibile. Nient'altro?”

Nadia scuote la testa e pensa di aver affrettato la decisione. “Grazie...” sussurra afferrando la mano che ciondola lungo il fianco e stringendola fra le sue.

Klaus ricambia la stretta ma le spalle si curvano lievemente. Sale i gradini a due a due, desiderando rinchiudersi nello studio per il resto della giornata.

La lasci andare così?” sibila a mezza bocca Marcel, gettando un'occhiata a Nadia ancora ferma al centro del chiostro.

Chiamale un taxi” borbotta sfilando la giacca e versandosi da bere. 'Nadia' è un capitolo di poche righe da dimenticare.

Il nero scuote la testa ripetutamente. “Ti sei appena lasciato scappare una cosa bella, amico mio.”

Le cose belle non fanno per me. Dovresti saperlo.”



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Capitolo 3
*** L'unica parola ***


Era lì, dietro il suo sguardo immobile. Nadia l'ha visto e non ha saputo cogliere l'attimo per rimangiarsi la parola. Ha visto la disillusione millenaria di Klaus, l'ha sentita nel tono di voce. Katherine le ha raccontato delle passioni improvvise e della curiosità feroce che lo divora dall'interno. L'ha messa in guardia dalla cattura del suo interesse, ha consigliato di muoversi come un'ombra. E' come un cane sull'osso: se ti morde non ti lascia più andare, ha detto. Però a lei è sembrata solo un'anima smarrita nel loop infinito del tempo, senza più nulla da perdere, senza niente in cui credere. Solo, fino alla consumazione dei secoli.

Com'è, essere Klaus?, si domanda passeggiando per le strade di New Orleans, ancora indecisa se partire o meno, senza orario dei treni da cui attingere un aiuto. Lui si sveglia mai la notte cercando un corpo caldo da stringere? Prova mai compassione per un mendicante nelle notti invernali? Ha mai rimangiato una promessa o deluso una persona cara? Si è mai innamorato, come lei ha amato visceralmente Jean George? Crede nella lotta fra il Bene e il Male o è solo convinto che il fine giustifica i mezzi?

Ehi, ciao!”

Il volto corrucciato della vampira si distende a suono della voce allegra di Camille. Passeggiando, è tornata al punto di partenza. Nadia decide che non è casualità ma destino. Qualcosa o Qualcuno vuole che resti a New Orleans. Forse per dar tempo a Katherine di capire gli sbagli, pensa. Forse per riportare sulla retta via un'anima dannata.

Camille che è intenta a sistemare le casse vuote di birre nel retrobottega del locale, una cuffietta è ancora al suo posto, l'altra penzola oltre la scollatura. La canzone che proviene dal suo lettore non la conosce. L'unica cosa che può dire, è che il volume è troppo alto. “Vuoi un aiuto?”

Ce la faccio. Hai recuperato la catenina?”

Le manca toccare il crocefisso quando è turbata. Nadia scuote la testa debolmente. “Sembra che io sia destinata a restare altre due settimane.”

E' un sacco di tempo per una riparazione” borbotta spazzando il rettangolo di marciapiede su cui alloggeranno i fusti di birra in arrivo dal fornitore. “Sembra tanto una scusa.”

Klaus l'ha spedita in Europa” soffia imbarazzata a pronunciare il suo nome. Non è certo un amico e non sa bene come definirlo. Colui che ha versato sangue per lei nel momento del bisogno, suona blasfemo.

Camille inarca un sopracciglio e le sue labbra si stirano in un sorriso consapevole. “E' una scusa per trattenerti.”

Non da alcuna fiducia al vampiro. “Mi interessa solo che sia riparata. Tutto... il resto può aspettare.”

Camille le lancia un'occhiata mentre riempie il sacco di sporcizia. Cos'è tutto il resto? Che storia c'è fra loro? Lo conosce da oche ore, ha letto le confessioni di Klaus e ne è rimasta affascinata? Ma è una di quelle donne che scrivono agli assassini in carcere?! “Tua madre?”

Katherine si è ben guardata dal chiamarla. Nadia si rabbuia ancora una volta e scuote la testa. Ha l'aria così sperduta e triste che Camille si avvicina, dimentica di avere la scopa in mano, due bottiglie e un lavoro da terminare prima che apra il locale. Cerca di trasmetterle empatia con un semplice gesto cortese. Le stringe il braccio e Nadia la guarda, grata per la dimostrazione di amicizia. Ai vampiri preferisce gli umani. Agli uomini, le donne. Nadia sospira e fa una cosa che non fa più da molto tempo: prende il viso della barista fra le mani e la bacia, schiacciando morbidamente le labbra contro le sue. Camille trasale e lascia cadere le birre in terra. La prima colpisce il piede sinistro, la seconda si frantuma, inondandole le scarpe da lavoro.

Ah, la dolcezza di un corpo femminile non potrà mai battere la ruvida prepotenza di uno maschile! Nadia la prende fra le braccia, stringendola forte mentre Camille tenta di opporsi al bacio, superato lo shock iniziale. La lingua di Nadia scivola via dalla sua bocca per spostarsi sul collo. La morbidezza della pelle la spinge a tirare fuori i denti, ma il sangue di Cami è pieno di verbena e comunque non morderebbe mai un'amica.

Camille spia la porta del locale socchiusa e prega mentalmente che qualcuno esca a cercarla. Non si tratta di un bacio alcolico fra amiche ubriache al college: quella è un'aggressione sessuale vera e propria!

Non vuol dire niente. Quel che sta accadendo fra loro non ha alcun significato e Nadia non vuole ingannare una brava persona. Lentamente si scioglie dal corpo caldo e pulsante della barista e si vergogna del proprio comportamento. Fa un passo indietro mentre Camille cerca di tenere a bada l'incipiente crisi nervosa.

Scusami” bisbiglia chinandosi a raccogliere i cocci della bottiglia. “Non sono migliore di tanti uomini...” o di sua madre, pensa impilandoli con accortezza per non tagliarsi.

N-no no, ci penso io...” bisbiglia in fretta per togliersi dall'imbarazzo. Camille tiene gli occhi saldamente piantati a terra, il cuore che batte senza tregua. Agitata com'è rischia di... “Ahia!”

La scheggia basta a far sbocciare un fiore di sangue sul polpastrello. Nadia non si nutre da quando è arrivata ed ora sente la testa girare per la fame. Camille porta il dito alla bocca in un gesto spontaneo e...

Problemi, Camille?”

Un brivido di pericolo le attraversa la schiena. Nadia si volta di scatto ed è costretta ad alzare parecchio la testa: è un licantropo e ha l'aria minacciosa. Dietro di lui ne compaiono altri, certo a dar man forte. Quei sacchi di pulci ce l'hanno nel DNA, il litigio!

Camille sa come vanno a finire le dispute fra licantropi e vampiri: un bagno di sangue e una morte dolorosa e non necessaria. Il camion dei rifornimenti arriva nello stesso momento e lei è sollevata di non essere più sola con la vampira e di non dover temere altri attacchi 'sessuali.' Strofina la mano ferita sui jeans scuri e corre a firmare la bolla di scarico. “Va tutto bene, ragazzi. Aiutatemi col fusto di birra, forza.”

Come si dice, ha colto la palla al balzo. Nadia scocca un'occhiata ironica alla barista. Camille pensa che è in un bel guaio e non può tacere l'evento a Marcel. I vampiri sono permalosi ed estendono la proprietà anche senza il tuo permesso. Se Nadia si ferma a New Orleans...

Cami...”

Devo lavorare” afferma, decisa. “Scusami.”

Una cosa che non sopporta delle donne: devono sempre piantare scuse assurde! Nadia fa una smorfia, spostando i piedi dal rettangolo di terreno dedicato alle casse di birra. I mannari continuando a fissarla come se si trattasse di una presenza inopportuna. “Non importa... ci vediamo stasera” sussurra e Camille sbianca e le lancia un'occhiata disperata. Nadia sorride amorevolmente, la agguanta per la nuca e le impone un altro bacio.

***

Camille richiede il nostro intervento.”

M-mh...” Klaus gira una pagina del diario vecchio di secoli – poi ha smesso di scriverli – fruga nel cassettone e tira fuori un po' di pergamene. Disegni, lettere di amanti, lettere mai spedite, ritratti...

Mi hai sentito?” Marcel si affaccia alla porta dello studio, trovando seduto in terra a gambe incrociate. “La tua bella sta litigando con un gruppo di licantropi. Andiamo a piazzare le scommesse?”

Klaus batte le palpebre uscendo dalla trance. “Perchè? Hanno commentato ad alta voce quel ridicolo vestitino che indossava?” mormora dimenticando che Nadia avrebbe dovuto trovarsi a centinaia di chilometri di distanza. Chiude il baule e spolvera veloce le mani. Non può negare di essere contento della novità. “Fa strada.”

***

Nadia è forte e veloce ma i licantropi sono troppi. Il suo passato le torna utile: non ha vissuto 500 anni senza imparare tutti i trucchetti sporchi. Capisce che non c'entra nulla il bacio che ha imposto a Camille, nessun uomo se la prende tanto se due donne danno spettacolo in mezzo alla strada.

Camille non è una che si frappone fra litiganti di quelle dimensioni, ha una paura del diavolo ma qualcuno deve sedare gli animi. E' il clima politico attuale? Gli accordi di Klaus hanno scontentato un po' tutti e se la stanno prendendo con Nadia perché è una straniera e non è soggetta alle regole come gli altri?! “Quattro contro uno non è leale!” urla.

I vampiri non sono mai leali!” risponde un lupo mannaro sputando a terra. “Perché noi dovremmo esserlo?”

Ci hanno relegato nel bayou per secoli e molte streghe sono state lasciate morire agli angoli delle strade come 'insegnamento'!”

Vero! Che imparino cosa vuol dire vedere i propri amici morire!”

Morire è una parola troppo grossa per quel cervello minuscolo. Uomini!, pensa scuotendo la testa. Se la cercano sempre!

***

Eh no, non va bene! Tutta quella folla ha attirato un sacco di turisti e le loro fottute reflex digitali! “La prossima volta che la tua donna vorrà fare del bene, risponderai tu delle conseguenze” sibila Klaus sbattendo la portiera del Suv. E' uno che vede lontano, sa già come andrà a finire: una menata del Sindaco, un bagno di sangue quando lo irriterà oltremodo e un nuovo Consiglio da eleggere. Che palle! “Lo scontro non è stato autorizzato!” urla infilandosi di prepotenza fra la gente. Nadia ha gli occhi di due taglie più grandi del normale, i capelli scompigliati, il viso arrossato e sanguina vistosamente dalla spalla sinistra. Klaus si trattiene dall'imprecare: credeva avesse imparato la prima volta!

Nadia approfitta della distrazione generale per assestare una violenta testata al naso dell'uomo che la lascia andare con un gemito di dolore.

Urgh! Deve fare male!

Non paga, afferra il secondo mordendolo a sangue e piazza un calcio in mezzo alle gambe al terzo.

Uhhhh, quello fa proprio male!

Più si muove, più il veleno circola veloce nelle vene. Nadia ha perso di vista il quarto.

Alle tue spalle, bellezza!”

Klaus guarda male Marcel che ha appena urlato l'avvertimento. “Non suggerire, vediamo come se la cava.”

Perderà.”

Sei un coach poco incoraggiante” mormora inclinando la testa. “Belle gambe, però.”

E' europea. Niente brasiliana.” Marcel segue il movimento acrobatico di Nadia e sospira. “Riconsidererei l'idea di portarla a letto. Se usa le gambe a quella maniera, non ne esci vivo.”

Si sta battendo contro quattro lupi mannari e l'unica cosa che riesci a fare, è commentare la sua ceretta?” Klaus strangola un sorrisetto con tutte le sue forze. E' una vera teppista, chissà da chi ha imparato. “Ora basta!” urla. “Lascialo andare!”

Ma se stringe ancora, gli spezza il collo e un mannaro in meno al mondo non dispiace a nessuno! Nadia allenta la presa, fa una capriola e atterra con grazia, flettendo le ginocchia. Tira giù il vestito, ma tutta New Orleans sa che ha le mutandine rosa, ormai. Prova a quantificare il danno che le ha inflitto il lupo e brontola dentro di se: è condannata. I suoi occhi saettano verso quelli del vampiro e Klaus l'analizza velocemente. Può sopravvivere qualche ora senza morire. “Chi ha cominciato?”

La straniera ha aggredito Camille.”

E' vero?”

Nadia fa una smorfia, guardando al di sopra della sua spalla. “E' ancora viva.”

Quella è la sua tipica risposta. “Ci sono delle regole da rispettare. Noi non ci nutriamo della popolazione locale. Camille?”

Sto bene” sussurra la barista distogliendo lo sguardo dalla donna. “Ho cercato di fermarli ma non mi hanno ascoltata.”

Non mette in dubbio le parole di Cami, ma è certo che nasconda altro. “La prossima volta il colpevole risponderà delle conseguenze. Sono stato chiaro?” sibila concentrando l'attenzione sui licantropi. Avrà qualcosa da usare al Consiglio appena Hayley romperà le palle. “Sparite dalla mia vista, branco di idioti!” sibila scocciando un'occhiata per uno e soffermandosi sulla vampira accovacciata a terra. “Tu resti.”

Nadia lo guarda con aria innocente ma sbianca appena una fitta di dolore corre dalla ferita. Klaus la vede stritolare la spalla fra le dita ma non muove un passo. C'è troppa tensione... e c'è ancora troppa gente! Che diavolo vogliono ancora? Il bisbiglio di Marcel lo capta ad un'altra frequenza del suono.

Credono sia una spettacolo organizzato. Forza, salva la bella.”

Sul serio?! Klaus sbuffa apertamente e conta fino a tre, avvicinandosi alla donna. Le porge la mano senza tante cerimonie. Il messaggio subliminale è 'facciamola finita alla svelta.' Nadia ha il palmo freddo e sudato e l'attività fisica ha spedito il veleno in circolo rapidamente, rispetto alla prima volta. Che sta soffrendo lo sente dal modo in cui gli pianta gli unghie nella carne

Nadia fa leva sulle gambe con tutte le sue forze, ma preferirebbe restarsene accucciata nell'angolino che ha guadagnato. Il respiro comincia già a mancarle. E' un effetto del veleno del lupo. Rigidità muscolare, paralisi respiratoria. Le allucinazioni vengono poco dopo. Il blocco cardiaco per ultimo.

Devi proprio rendermela difficile, eh?!” sibila Klaus abbassando la voce ad una frequenza non udibile dall'orecchio umano. Se fosse stato un altro momento o un altro luogo, l'avrebbe lasciata in pasto ai corvi! Invece no!, pensa prendendola in braccio e alzando gli occhi al cielo appena l'applauso della folla gli investe le spalle. Gli tocca fare la parte dell'eroe, Cristo! “Siete autorizzati a 'cenare' fuori stasera!” bisbiglia diretto a Marcel che sta ridendo sotto i baffi. “Potete gettare i corpi nella baia, per quanto mi riguarda!”

Klaus raggiunge il Suv scaricando la vampira sul sedile posteriore. L'ha messo in un tale imbarazzo che non riesce quasi a parlare. “Voglio la tua versione dei fatti. Ora!” sbraita col respiro corto. “Non hai idea del casino che hai combinato e se devo prendermi una rogna per te, farai meglio ad essere veloce ed esaustiva!”

Scu... sa... mi...”

Sempre educata, anche in punto di morte. Klaus osserva malvolentieri la cancrena nelle vene, il suo volto scavato. “Hai una ragione per vivere?”

Deve mostrare a sua madre quando è stata brava a cavarsela da sola ancora una volta... forse questo basterà a conquistare il suo amore... forse... Katherine la prenderà fra le braccia e le dirà... le dirà... che è stata... brava...

Nadia mette un gemito e il vampiro sospira, tirando su la manica. E' sempre l'ultima parola di uomo morente.

L'unica parola.

Mamma.

***

Scavare nel baule del 1500 non lo aiuta a calmare i nervi. Nadia nasconde troppi segreti e deve avere un sacco di mostri sotto il letto, ma questo non significa che può attaccare briga con la fazione mannara costringendo lui ed Elijah a metterci la pezza! Ora gli tocca un altro summit politico con quelle mezze seghe! Che palle!, sbuffa rovistando fra i ricordi. Perché tiene ancora la cronistoria di Katherine?! Quella femmina dannata gli ha portato via un secolo di pazienza. Dovrebbe sbarazzarsene, magari fare un bel falò in giardino e arrostire due salsicce sopra. Il fidato camino però, è sempre pronto all'uso. Klaus trascina il baule nel salotto, getta una breve occhiata a Nadia che sta dormendo sul divano, e accende il fuoco. Le sue lunghissime gambe sbucano dalla coperta, interropendo la continuità porpora del tessuto. Il viso è rilassato e i capelli sparsi sul cuscino riflettono la luce debole del caminetto. E' un'opera d'arte... e un dito al culo. Klaus si costringe a girare il collo e tornare ai disegni. Uuuh, Rebekah ritratta mentre era nel suo periodo preraffaellita! Ha sempre odiato quel disegno, diceva che la faceva sembrare grassa.

Mh...”

Nadia tira indietro una ciocca di capelli che le solletica la guancia. Che cosa ha addosso? La morbidezza della coperta solletica il palmo della mano, non ha mai toccato nulla di così prezioso. Non si è mai concessa gioielli o pellicce, coerente con la scelta di restare una persona umile e semplice. Quel tessuto stuzzica la parte latente e oscura che ha ricacciato nel profondo. Conta fino a tre e si alza sui gomiti, guardandosi intorno. Dov'è? Che cosa è successo? Chi l'ha portata lì? C'è qualcuno alle sue spalle!

La vampira individua un tagliacarte affilato e fra l'afferrarlo e il puntarlo al mento di Klaus, passa mezzo secondo. Come incontra il suo sguardo, le trema la mano e il cuore caccia sangue a forza. Nadia pensa al peggio, poi pensa alla spalla che non fa più male. Dovrebbe essere morta per il veleno del licantropo...

Comincia a capire il personaggio, sapeva che avrebbe reagito male e quel tagliacarte l'ha messo lì di proposito per avvalorare la sua tesi: Nadia ha avuto un sacco di brutti risvegli nella sua vita. Senza parlare, Klaus le sottrae l'arma impropria e le caccia in mano una sacca di sangue. Inizialmente aveva pensato ad un'adeguata presentazione del prodotto, ma persino un innocuo bicchiere di cristallo sarebbe stato frainteso. “Nutriti e smetti di fare la pazza.”

Quando verrà a costarmi, stavolta?”

La domanda vera è quanto costerà a lui la scelta di lasciarla vivere.

Nadia esaurisce la sacca mentre si guarda intorno. C'è qualcosa che non sia di valore in quella stanza? Ha davvero tanto bisogno di cose preziose? “Non eri obbligato a farlo.”

Non farmene pentire” mormora svagato, scegliendo le pergamene.

La donna si avvicina e apre un diario che sta per andare in pezzi. E' molto antico...

Sei pregata di non leggere i miei diari.”

Sono stata a casa di Cami, ho letto il tuo file” mormora guardandolo di sottecchi. “Se non cambi stile di vita finirai all'inferno...”

Correrò il rischio” risponde. “La lettura ti ha impressionato?”

Mi ha rattristato” confessa posando il diario chiuso sul tappeto. “Cosa sei? Un assassino di massa o uno scrittore di poesie?”

L'uno e l'altro. Ti crea problemi?”

Non ha la risposta alla domanda perché ancora non ha visto le sfaccettature del suo carattere. “Non ti ho mai giudicato.”

Ma non è quello che fate voi credenti? Giudicate, puntate il dito e pregate un dio invisibile e inesistente?”

Come fai ad andare avanti se non credi in niente?”

Sono io il mio dio... e il tuo. Ti ho salvato la vita due volte, non scordarlo.”

E non l'ha neppure ringraziato, pensa guardando il fuoco che arde nel caminetto. “Perché l'hai fatto?”

La prima volta per curiosità. La seconda...”

... per compassione?”

Hai letto il mio file. Non sono uno che si muove a compassione” borbotta infilando la testa nel baule. “Era uno spreco perderti.”

Spreco?”

Sei bella, intelligente e hai messo sotto quattro licantropi. Ce ne sono altre come te nel posto da cui vieni?”

Il modo in cui la guarda, la riscalda. O forse è solo il fuoco la sta stordendo. “Com'è, essere Klaus Mikealson?”

La straniera fa domande pericolose. Klaus guarda le pergamene e rinuncia alla sua opera di distruzione. Quella roba serve a ricordargli chi è e cosa rappresenta. “Non ti piacerebbe saperlo.”

Ti sbagli” mormora avvicinandosi di un altro centimetro. “Sei generoso, disinteressato... e vuoi essere perdonato.”

Non poteva fermarsi a 'generoso e disinteressato'? Perdonato per cosa, poi? “Quel che ho fatto ha sempre avuto uno scopo” mormora sentendo l'angoscia serrargli la gola. “Rileggi la Bibbia, Nadia. Il tuo Dio non è caritatevole come si professa. Persino io ricordo due o tre passaggi interessanti... alluvioni, piaghe d'Egitto, pestilenze. La tua religione ha sterminato popoli... le Crociate ti dicono niente, Nadia?”

Soffia il suo nome come un gatto soffia un pericolo. Klaus è terrorizzato da lei e da quel che rappresenta: la redenzione. Ora capisce perché è a New Orleans. “Tu giochi a fare dio, ma in realtà sei un'anima persa che vaga da troppo tempo su questa terra...”

... con un marchio sulla fronte, come Caino. Non appena ti fermerai, tutti ti inseguiranno e ti colpiranno. Sarai dunque costretto a fuggire costantemente e, ogni volta che ti fermerai, la terra tremerà sotto i tuoi piedi... e alla fine morirai coperto di vergogna senza ricevere la giusta sepoltura...” recita divertito, alzandosi sulle ginocchia per sovrastarla in altezza. “Si dice che Caino fosse malvagio per via del veleno iniettato dal serpente in sua madre.”

Si dice anche che i primi vampiri discendano proprio da Caino, mio piccolo dio sorto dalla terra per regnare sui più deboli” sorride colpendolo nel vivo. “Non mi impressionano due citazioni pescate a caso nella memoria, Klaus.”

Se vuole davvero essere impressionata, basta che continui su quella strada scellerata fatta di provocazioni alla persona sbagliata! Klaus stringe i pugni, irritato.

Ma sì... posso impegnare una serata a parlare di religione con un pagano eretico come te... comincia, Klaus. Impressionami.”

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Capitolo 4
*** La Regina Guerriera ***


°Pecchiamo insieme, che all'anima fa bene.°

V.Majakowskij


L'ultima volta che Nadia aveva danzato era stato nel 1878. Stava viaggiando con una compagnia teatrale rumena, quando la notizia della ritrovata indipendenza della Romania, sancita durante il Congresso di Berlino - che aveva appena rettificato il trattato di pace di Santo Stefano - li aveva travolti in un piccolo villaggio austriaco.

I festeggiamenti andarono avanti per giorni, Nadia li passò in lieta compagnia, cantò quando le fu chiesto di cantare, ballò battendo i piedi e le mani come le avevano insegnato e sollevò la veste con grazia, inchinandosi con altrettanta leggerezza. Faceva tutto parte dello spettacolo e Nadia non ne traeva particolare piacere. Piroettare era un lavoro duro, sorridere le costava molti sospiri. Ballare non era proprio fra le sue attività preferite. Ci aveva riprovato, un centinaio di anni dopo, ma i risultati erano stati patetici: il suo corpo rifiutava sistematicamente di lasciarsi condurre e/o abbandonarsi ad un qualsivoglia ritmo. Non aveva controllo, ne coordinazione.

L'aveva avvertito che sarebbe stato doloroso (per i di lui piedi), ma Klaus non aveva dato ascolto. Le aveva 'ordinato' di afferrare la sua mano e piantarla con le 'menate'.

Ti fai troppo problemi, ragazza mia.”

Oh, beh... se ne sarebbe reso conto da solo. Dopotutto, l'aveva interrotta nel bel mezzo di un discorso di una certa rilevanza, annunciando che gli serviva una tregua da tutto quel 'moralismo bigotto' e le aveva versato da bere, senza neppure chiederle il permesso. Katherine l'aveva messa in guardia dagli exploit di Klaus ma Nadia aveva mai immaginato di trovarsi in una simile situazione. Aveva deposto le 'armi' e si era alzata in piedi, afferrando la mano del vampiro con un sospiro agitato. “Te ne pentirai.”

Mai sottovalutarsi, mia cara.”

Era stato il tono farle saltare il cuore in gola. O forse era stata la vicinanza, il profumo, il calore. Aveva obbedito malvolentieri alle indicazioni 'la mano qui e qua' ed era certa di essere arrossita, quando le aveva cinto la vita, fermandosi ad una certa altezza della schiena.

Questo non mi distrarrà dall'argomento principe del nostro discorso.”

Il tuo noioso monologo sulla redenzione, non mi farà cambiare stile di vita” aveva chiarito facendo un passo avanti, quando Nadia ne avrebbe dovuto fare uno indietro, col risultato di intrecciare gli arti inferiori in una vicinanza sensuale. La donna si era cimentata in uno stupido saltello sul posto per riacquistare l'equilibrio, imbarazzata.

Apprezzo chi cerca di agire moralmente, ma la maggior parte delle volte è una fatica inutile. Sono certo che la tua coordinazione migliorerebbe, se mi lasciassi condurre.”

Lo farei se sapessi da che parte cominciare.”

Non guardare i piedi, guarda me.”

Nadia aveva alzato la testa in tanti piccoli scattini. Prima il torace, poi il mento con la barba dorata, infine gli occhi, scuri nel riverbero del fuoco. Klaus aveva inclinato la testa, sorridendole e un lampo azzurro aveva squarciato l'oscurità del suo sguardo. Nadia era tornata a guardare a terra e tutto il suo corpo si era irrigidito. “Il Bene e il Male esistono contemporaneamente, devi solo trovare uno stato di equilibrio...”

Tu devi perderlo, l'equilibrio” aveva sentenziato e Nadia non aveva capito bene se intendeva quello mentale o quello fisico, perchè un secondo dopo Klaus l'aveva fatta inarcare all'indietro: il sangue era finito nelle orecchie, un gemito le era sfuggito e quando era tornata in posizione eretta, aveva battuto più volte le palpebre. “Aspetta... mi gira la testa...”

Klaus si era fermato, e Nadia gli aveva stretto la spalla, strofinando la fronte sul dorso della propria mano. “M dispiace, non riesco a mantenere il passo. Non sono portata.”

Non vuoi essere portata. Come pretendi di riscattare la mia anima se non hai fiducia in me?”

Nadia era trasalita, cercando di afferrare il filo rosso del ragionamento. “E' diverso! Completamente diverso!”

Pensaci bene. Mi chiedi di credere in te e nel tuo dio invisibile ma mi tieni a distanze per paura di sporcarti le mani.”

Questo cosa centra con la mia inettitudine a danzare?”

Ti ho dato dei consigli e dei suggerimenti. Non ne hai seguito neanche uno. Non mi ritieni all'altezza o temi che la mia dissolutezza ti contagi?”

Non attecchisce il male in un giardino ben curato.”

Klaus aveva sorriso in maniera sinistra, quasi divertita. “I peccati non possono essere disfatti, solo perdonati.”

E' quello che sto cercando di farti capire” aveva sentenziato cercando di mantenere il controllo. "Il riscatto dell'anima è troppo alto, e il denaro sarà sempre insufficiente."

Perciò cosa mi suggerisci? La penitenza, la preghiera?” aveva domandato con un altro ghigno sarcastico. “Vuoi che mi spogli degli averi come San Francesco?”

Nadia si era guardata intorno, indicando la stanza. “Hai così tanto bisogno di oggetti preziosi?”

Ognuno di essi racconta una storia. Non ti piace l'arredamento?”

Una brusca piroetta l'aveva fatta inciampare nei piedi del vampiro. Superata la confusione del cambiamento, si era accorta di essere ormai stretta fra le sue braccia. La novità le aveva fatto sgranare gli occhi ma non aveva sentito lo stesso effetto in Klaus che la scrutava, immobile e fisicamente 'distante'. “Scoprirò il tuo segreto, Nadia. Spera solo che sia di buon umore, quando accadrà.”

Klaus aveva capito di aver centrato il segno quando aveva deglutito e un sottile orrore era trapelato dal volto. La donna l'aveva guardato con le labbra socchiuse e il respiro trattenuto, convalidando tutti i suoi sospetti. Un secondo dopo, l'aveva spinta contro il muro e il movimento veloce aveva mosso le fiamme del camino, facendo crepitare il ciocco di legno al suo interno.

Nadia sentiva chiaramente l'ossatura della mano che premeva la base del collo. Non le toglieva il fiato, ma era un avvertimento sufficiente e non fraintendibile. Si erano guardati negli occhi, poi Klaus l'aveva lasciata andare. Nadia era rimasta immobile, dispiaciuta più che risentita. Ferita più che impaurita. “Non ti fidi di me...”

Non è mia abitudine” aveva risposto strusciando il palmo della mano contro il pugno chiuso. La pelle di Nadia era soffice e calda. Aveva sentito il battito del suo cuore attraverso la cassa toracica, il singulto di paura che si era perso fra i denti quando l'aveva toccata. Avrebbe voluto affondare la bocca fra i seni della donna e godere della reazione finale del suo corpo. “Riconsidera il soggiorno a New Orleans, mia cara.”

La stava bandendo dalla città?! “Permettimi di restare, ti prego!”

Klaus non sopportava quel servilismo. Non in lei, almeno. “Per tediarmi l'anima con i tuoi discorsi creazionisti?”

Voglio conoscerti.”

Nadia, non amo ripetermi...”

Non voglio nuocerti!”

Non potresti comunque.”

Di cosa hai paura?!”

Klaus aveva distolto lo sguardo, nel tentativo di riacquistare il controllo di se stesso. Pur di prolungare la permanenza della donna nell'abitazione, aveva finto di ascoltare le sue chiacchiere strampalate sulla salvezza e la redenzione. Nadia aveva un bagaglio culturale vasto e predicava come se ne andasse della propria vita. Sarebbe stata perfetta al suo fianco nel Consiglio, per controbattere con pugno di ferro le tediose disquisizioni diplomatiche del fratello e della rappresentante mortale, un'imbrogliona fatta e finita che dava l'idea di voler sedurre anche il diavolo.

Poiché la risposta tardava ad arrivare, Nadia si era infine staccata dal muro, avanzando verso il vampiro e prendendogli le mani. Klaus era stato brutalmente strappato ai suoi pensieri organizzativi: le sopracciglia si erano avvicinate al centro della fronte e un muscolo era guizzato nella mascella. “Il tuo comportamento non fa che convalidare i miei sospetti” aveva dichiarato, tirando indietro le braccia. Ma Nadia non l'aveva lasciato andare e quel movimento non aveva fatto altro che colmare la distanza fra i loro corpi.

Le avevano sempre rimproverato di essere cocciuta ed insistente ma Nadia non avrebbe gettato la spugna con Klaus. “Io ti vedo per quello che sei realmente.”

Klaus mi era morso la lingua per non controbattere acidamente mentre il suo corpo reagiva alla dolce presenza. Se non avesse cianciato sulle stronzate morali, non sarebbe stata dissimile da quella strega di Genevieve. Ma Nadia aveva qualcosa che lo fermava, una vocina che gli suggeriva di attendere per ottenere una ricompensa ben più alta della pura soddisfazione fisica. “E come sono realmente?” aveva domandato con un filo di voce mentre i pensieri gli urlavano nella testa.

Nadia aveva sorriso, come una mamma che perdona il suo bambino. Un coltello aguzzo aveva trafitto il cuore di Klaus, lasciando entrare la speranza. Forse... forse lei poteva capire... cosa era costretto a fare... per se stesso e gli altri... o forse era solo una trappola per fargli abbassare la guardia! “Devi andartene oggi stessi. Sei bandita dalla città, se solo provi ad avvicinarti ai confini, ti uccido personalmente.”

La delusione appesantì i lineamenti di Nadia, privandola della parola.

Non era studiato, non era voluto, era completamente naturale e spontaneo. Possibile che si fosse sbagliato?

La definizione di follia è ripetere all'infinito la stessa azione aspettandosi un risultato diverso.” aveva sentenziato, lasciandolo andare. “Sei l'essere più stupido che abbia mai conosciuto in tutta la mia vita... ed io ho avuto a che fare con gli Inquisitori, so quel che dico!”

Un momento prima gli era sembrato che stesse per scoppiare in lacrime, di seguito l'aveva insultato con eleganza ed infine l'aveva fatto sorridere. “D'accordo... puoi restare ma non devi criticare il mio arredamento.”

Non me ne importa un fico secco del mobilio. Mi interessi tu.”

Sarebbe stato bello, detto un'altra situazione. “La mia anima” la provocò. Era diventata veloce la sua lingua, così veloce che la mente stessa non riusciva a stare al passo.

Un uomo è fatto di corpo e spirito, non si può pensare di salvarne una parte a discapito dell'altra. Nadia fece una panoramica del vampiro da capo a piedi e mugolò fra i denti qualcosa che Klaus non capì e non interpretò. Però lo fece sorridere di nuovo. Si stava rendendo conto del 'caso disperato'?

Nadia l'aveva minacciato con un gesto veloce, smorzando il ronzio improvviso del cellulare. Perchè Matt la chiamava? La donna sorrise, sentendosi quasi bene. “No, non fare nomi” aveva sussurrato in tutta fretta quando aveva inteso il motivo della chiamata. Dal silenzio protratto, Nadia aveva capito. Ma aveva sperato tutt'altro.

>Stai bene?<

No, che domande...” aveva bisbigliato con la gola stretta e lo sguardo fisso nel fuoco. “Dimentica questo numero.”

Klaus aveva fischiato internamente. Roba grossa per un'affermazione tanto forte. Nadia aveva gettato la scheda nel camino e l'odore di plastica bruciata gli aveva invaso le narici. Non sembrava intenzionata a parlarne e non l'avrebbe sollecitata in quel senso.

Nadia dondolò verso il mobiletto dei liquori e si versò da bere con mano tremante. “Mia madre è deceduta.”

Le mie condoglianze.”

Non mi ha mai voluto bene, non c'è nulla di cui dispiacersi...”

Non parlavo di lei. Porgevo il mio cordoglio alle tue speranze infrante” disse ma Nadia non lo stava ascoltando. Stava pensando che se fosse andata diversamente e il nonno avesse permesso a Katherine di tenerla, le sarebbero state risparmiate tutte quelle immonde sofferenze. Sarebbe morta nella devastazione del villaggio ad opera di Klaus? O avrebbe avuto pietà di una bambina innocente?

Non credo che tua madre non ti amasse. Forse non era capace di dimostrarlo.”

Nadia emise un gemito e una risatina isterica e delusa. “Katerina Petrova non ha mai amato nessuno.”

Il nome risuonò come un colpo di cannone nella stanza e nell'anima di Klaus. L'impressione di averla già conosciuta, il piacere della sua presenza, l'attrazione violenta che sentiva per Nadia... ma non poteva essere la figlia di Katherine! Non aveva mai dimostrato un briciolo della sua onestà morale, non aveva mai creduto in niente se non in se stessa e nel potere, non aveva idea di cosa fossero compassione o pentimento! “Era questo, il segreto. Se non fosse morta, non l'avrei mai saputo.” Katherine era stata egoista fino alla fine. Invece di chiedere il suo aiuto, invece di mostrare un minimo di palle e umiltà, aveva lasciato che Nadia viaggiasse sola e malata fino a New Orleans... l'aveva lasciata in balia del mostro che temeva da secoli, anziché assumersi le proprie responsabilità. Klaus pensò che erano entrambi vittime degli errori genitoriali ma, come soldati, andavano avanti per la loro strada. “Hai l'onere di organizzare il funerale?”

Il corpo è stato bruciato.”

Non meritava neppure il disturbo.

Un attimo dopo, Nadia aveva scagliato il bicchiere di cristallo spesso contro il muro ed era rimasta ansimante e piangente a fissare il nulla. “Una cagna sarebbe stata una madre migliore di lei.”

Klaus non aveva commentato, si era limitato a pensare quanti bicchieri erano rimasti nel mobiletto, poiché lui stesso non lesinava gesti violenti quando era irritato. La seguì con lo sguardo quando infilò gli stivaletti ordinatamente risposti ai piedi del divano e la giacchetta leggera. “Dove vai?”

A pregare per l'anima di quella stronza” disse, ferma sulla porta del salotto. “Hai un'idea migliore?”

Oh, sì. Assai migliore.

***

Non ha mai visto nessuno crollare in quel modo e riprendersi altrettanto velocemente. Per un momento ha creduto che avesse spento i sentimenti, poi si è accorto che Nadia padroneggia l'arte della finzione come nessuno mai e se l'è tirata appresso. Se deve restare a New Orleans, che si renda conto di quel che succede al di fuori della vita turistica.

Al momento, Nadia se ne sta in silenzio, appoggiata al muro della stanzetta nel retro di uno strip club. L'occhiata di sufficienza che ha lanciato a Klaus quando ha visto la scritta, parlava da sola.

La rappresentante della controparte umana è una bella donna dai lunghi capelli neri e i modi di una cortigiana parigina. Le è sfuggito il nome, ma anche lei sembra annoiata dalla riunione forzata. La strega la conosce: Genevieve è di una bellezza abbagliante che distrae lo sguardo. La sua pelle è burrosa, sottile, pura. Le viene voglia di affondarci i denti dentro. Non sembra particolarmente entusiasta dell'evento. Forse non le piace il locale. Forse non le piace trovarsi in compagnia di Klaus.

Nadia ascolta tutto senza lasciar trapelare alcun sentimento. Klaus si chiede a cosa pensi. Che cosa provi. Chissà cosa starà pensando di Hayley, la legale rappresentante della fazione mannara, incinta di quasi nove mesi che sta discutendo come una carrettiera con Elijah. Il vampiro se la gode a vedere il fratello messo in difficoltà dalla donna che ama e ogni volta che lei tocca la pancia, i suoi toni si smorzano lievemente. Lo tiene per le palle. “Adoro sentirvi litigare ma vi ricordo che la colpevole è stata morsa e quasi uccisa dal braccio destro della nostra bella Hayley.”

La bellezza bruna controlla il cellulare brontolando su un impegno e li prega di non tirarla per le lunghe. “Camille O'Connell non ha lasciato alcuna dichiarazione in merito.”

Perché sono lì, allora? Nadia stacca la schiena dal muro e avanza di un passo, attirando l'attenzione di Hayley. “Stai cercando di scatenare una guerra inutile per radere al suolo la città?”

La bruna sospira e infila il cellulare nella borsetta, sorridendo a Klaus. “Bella ed intelligente.”

Nadia la ignora, concentrandosi su Hayley. “Stai volontariamente obliando il fatto principale: quattro lupi mannari si sono arrogati il diritto di affrontarmi tutti insieme per 'darmi una lezione'. Quattro uomini che non vedo in questa stanza!” urla all'improvviso battendo il pugno e facendo trasalire anche Klaus. “Il loro coraggio si manifesta solo in gruppo? Mandano avanti una donna incinta a fare il lavoro sporco?!”

Hayley la guarda, sorpresa e un po' stizzita. “Sono il capofamiglia e rispondo io...”

Se quattro pezzi di merda di qualsiasi razza proveranno ad aggredirmi nuovamente, non ci saranno tavole rotonde o discussioni filosofiche che tengano! Al mio paese, la gente finiva impalata per molto meno!”

Klaus sente un brivido intenso di eccitazione percorrerlo da capo a piedi. Non ha sbagliato a definirla la persona più interessante di New Orleans ed ora lo vede, un accenno del carattere di Katherine in lei.

Come legale rappresentante della controparte umana, è a conoscenza della reale entità del danno inflitto a Camille O'Connell?”

La bruna scuote la testa, in ritardo e poco attenta. Nadia risucchia il labbro inferiore e lo lascia andare con uno schiocco umido che rizza i capelli sulla nuca di Klaus. Di nuovo torna a concentrarsi su Hayley attirando il fastidio di Elijah. “E' una caccia alle streghe, dico bene? Ho assistito a molti roghi ed annegamenti, so quel che dico.”

Quella donna lo eccita come un ragazzino tredicenne!

Genevieve sospira, schiarendosi la voce. “Ti chiami Nadia, giusto? Beh, Nadia non possiamo permetterci di rendere manifesto quel che accade dietro le 'quinte'.”

I turisti sono influenzabili. Mostra loro un po' di azione e crederanno ad una messinscena...” commenta Klaus, annoiato. “Non ci sono stati danni e Camille sta bene. Di cosa siamo parlando, ancora?”

Nadia è sorpresa che nel Consiglio ci siano soprattutto donne. Elijah rappresenta la fazione vampiresca, ma non capisce bene quale sia il ruolo di Klaus. “Gradirei mostrarvi ciò che è avvenuto fra me e Camille O'Connell” mormora fissando la bruna. “Mi ricordi il suo nome.”

Francesca Correa. Guai a te se lo dimentichi ancora” sussurra con un sorriso accattivante, scivolando gli occhi lungo la figurina maga di Nadia. “Finiamola una volta per tutte. Ho un appuntamento e sono già in ritardo.”

Ed io ho una veglia funebre a cui partecipare” risponde cupa, prendendole il volto fra le mani e baciandola con un certo ardore. Nadia la sente rispondere, poi la donna la allontana da se con un gesto fermo. “Non toccarmi i capelli a meno che non te lo chieda espressamente” soffia frugando con due dita nella borsetta. Le porge un biglietto da visita e chiude la clutch con uno scatto metallico. Le strizza l'occhio, scivola fino alla porta e scompare in una nuvola di profumo.

Il silenzio della saletta di protrae anche dopo il congedo di Francesca. Nadia ha un pensiero compiaciuto mentre intasca il biglietto. Che classe, pensa con un sorrisetto malizioso, tornando a rivolgersi ai presenti e in particolare ad Hayley che ride sotto i baffi. “Questa la normale reazione di un uomo” mormora indicando l'immobilità stupefatta dei due vampiri. “In quanto capofamiglia, puniscili come è giusto.”

Klaus è tramortito dalla scoperta. Fatica a mantenere la calma e dentro ribolle di fastidio ed eccitazione. “Abbiamo finito? Il comitato scolastico per la salvaguardia del Decoro e della Decenza può sciogliersi?”

Non ancora.”

Klaus alza gli occhi al cielo ed espira rumorosamente ma Elijah lo ignora e si rivolge ad Hayley, non più gentile come prima. “Ti consiglio di radunare il branco e rimarcare la tua posizione di dominio.”

La mia guida non è in discussione.”

Povera illusa...” soffia Klaus lasciando ricadere a terra il piede che stava dondolando. “Ti stanno lasciando al comando perché sei incinta della bimba miracolosa ma quando partorirai, ti detronizzeranno, mia regina!”

Non siamo una monarchia, Niklaus.”

Detesta essere chiamato a quel modo. Gli ricorda di quando era giovane, ingenuo ed umano! Spazientito, Klaus tamburella le dita sul tavolo, lanciando uno sguardo a Nadia che sta osservando la tavolata. Nella postura è identica a Katherine. La invita a sedersi con un gesto svogliato, ma la donna resta distante. E gelida. “Siete seduti su una polveriera che sta per esplodervi sotto il culo. Non contate su di me” mormora abbandonando la stanza.

Nadia attraversa con i paraocchi la folla eccitata dello strip club. Restare a New Orleans è una follia ed è stata coinvolta nella presa di una città, più di una volta. La prima volta non è stata così brava a scappare o a difendersi...

Fermati!”

La donna si blocca nel bel mezzo del marciapiede, Klaus gira il braccio attorno alla sua vita e la spinge avanti. Quando sono abbastanza distanti dal locale, il vampiro si infila in una stradina poco battuta. “Tu ed io faremo grandi cose, insieme.”

Loro... cosa?

Ho bisogno di qualcuno che non si perda in ciance diplomatiche ma vada dritto al punto. Niente in contrario se è una bella donna a farlo.”

Sta tentando di incastrarla.

A farla breve, ho bisogno di una Regina guerriera.”

Lui... cosa?

Non è una proposta romantica ma un puro accordo politico.”

Nadia aggrotta la fronte, perplessa. “E cosa dovrei fare, esattamente?”

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Capitolo 5
*** Più uno ***


Nadia non aveva avuto una madre ma in compenso aveva ritrovato il padre. Lev, il Viaggiatore che l'aveva prelevata al villaggio, era stato incaricato dall'uomo di riportarla 'a casa'. Gregor le era piaciuto immediatamente: aveva gli occhi buoni e sorrideva spesso, un balenio bianco che interrompeva la continuità della barba rossastra, i capelli neri con qualche filo bianco. Emanava sicurezza, calore e l'amava senza ombra di dubbio. Dal padre aveva appreso lo sventurato destino di Katherine e il nome del vampiro che la tormentava. Nadia si era sentita un po' meno abbandonata e aveva iniziato una nuova vita nel piccolo accampamento dei Viaggiatori.

Il padre le aveva spiegato che non potevano mai essere più di una decina, che su di loro gravava una maledizione ma che il suo arrivo non avrebbe alterato le cose, perché era una ragazza buona e semplice che non possedeva doni sovrannaturali. Aveva osservato la crocetta che portava al collo con un certo compiacimento e le aveva detto che Margaret aveva fatto un buon lavoro. Nadia non aveva ben capito ma aveva sentito la felicità invaderla. Per cinque anni Nadia viaggiò e studiò al fianco del padre, si lasciò tentare dalla promessa di una vita piena, si innamorò per la prima volta, non fu ricambiata e pianse calde lacrime. Il giorno in cui arrivò Consuelo, il vento dell'Ovest ruggì. Gregor le proibì – per la prima volta! - di starle vicino e men che meno fare amicizia, ma ormai Nadia era conquistata dai profondi occhi neri ematite, dalla pelle caramellata, dalla parlata sguaiata e il forte accento catalano. Sotto la gonna stracciata aveva un vasto assortimento di coltellini infilati nella giarrettiera, beveva e parlava come un uomo, prendeva tutto quel che voleva e non si fermava di fronte a nulla. A volte Nadia credeva di vedere le sue pupille brillare nel buio e un brivido caldo piombava nel ventre, illanguidendola tutta. Non avendo mai provato nulla del genere per una persona del suo stesso sesso, si affidò alla religione che aveva trascurato negli anni, in cerca di sollievo.

Una sera Nadia vide quel che il padre cerca di nasconderle e ne fu travolta: Consuelo si era presa il più bello e forte dei Viaggiatori, Anton – per cui lei nutriva ancora un sentimento profondo - e il sangue era sgorgato. Se n'era impadronita con lascivia, dopodiché le aveva mostrato come rendere felice un uomo a riparo da sguardi indiscreti, ma quello che l'aveva shoccata più del resto – non era una bambina e sapeva benissimo cosa accadeva dentro una tenda buia – era stato il suo sguardo nero, le profonde venature attorno agli occhi, i denti sporchi di sangue.

Demonio!” aveva sussurrato stringendo la sua insulsa crocetta, un groviglio di sensazioni e sentimenti contrastanti.

Consuelo aveva riso gettando indietro la testa e l'aveva contraddetta con ferocia e sarcasmo... e se l'era presa, coma aveva preso Anton. Era stato il sangue o il sesso a legarla a lei. Nadia non poteva fare altro che obbedire e compiacerla.

Gregor era andato su tutte le furie quando l'aveva scoperto, ma poiché a quei tempi i vampiri e i Viaggiatori si coprivano le spalle nei riguardi delle streghe, e Consuelo si era rivelata un'alleata preziosa, non aveva potuto fare altro che osservare la propria bambina soggiacere ai voleri della Succube del Diavolo.

Poi l'accampamento era stato attaccato da una congrega e Consuelo aveva pensato bene di tradire l'amicizia ventennale con Gregor, defilandosi e portandosi via la figlia come ricordo. Nadia aveva lottato contro la vampira ed era stata uccisa con crudeltà e violenza. Quando si era svegliata, in transizione e confusa, aveva arrancato fino al corpo straziato del padre, piangendo calde lacrime sui cadaveri. Quello che aveva imparato sui vampiri, l'aveva scoperto da sola. Non era stato facile e aveva spesso rischiato di morire per aver succhiato l'ultima goccia di sangue o per non essersi messa al riparo dal sole.

Quando lui arrivò, le cose peggiorarono.

Nadia pensa a tutto questo mentre Klaus getta sul piatto la sua offerta. Pensa a lui. E a Consuelo. “Mi stai chiedendo di essere il tuo diplomatico, in tuo tirapiedi, una spia e il tuo 'più uno' alla Festa della Benedizione?”

Voi donne siete multitasking, confido nella capacità organizzativa innata.”

La proposta non è malvagia: le da la possibilità di svuotare la mente dai pensieri negativi e la costringe a pensare al futuro in termini di settimane e non di secoli. Lo trova stranamente confortante. O forse è il chiaro di luna della notte tiepida. “Accetto l'accordo ma declino l'invito alla festa.”

Posso chiedere come mai?” Klaus allarga le braccia sulla panchina di legno un po' umida e dondola una gamba.

Non ho niente da indossare, non sono di compagnia, non so ballare e non amo le chiacchiere vacue.”

Di questo ne riparleremo. Raccogli i tuoi averi, sei mia ospite a tempo indeterminato.”

La sua arroganza è leggendaria. Katherine l'ha avvertita che non accetta 'no' come risposta. Perciò... “No, grazie.”

Il vampiro le scocca un'occhiata. Lunga, felina e cattiva. “Non hai capito” sussurra. “Sei in prova. Se al termine della prova non sarò soddisfatto, mi sbarazzerò di te. Nel frattempo, ti voglio a portata d'occhio e d'orecchio. Ti va bene, messa in questo modo?”

Per niente” ripete con voce tenue solo per gustarsi l'espressione incredula del vampiro. “Non hai bisogno di ordinare. Basta chiedere con cortesia.”

Una tiepida ironia arriccia le labbra di Klaus. Non deve essere abituata a sfidare vampiri più forti, non teme le conseguenze delle sue parole.

So di essere in debito con te...”

E' il tono di voce, l'incipit della frase? Klaus ha cambiato espressione e la studia interessato. Nadia espira prendendo infine la sua decisione: ha bisogno di sapere se esiste un altro modo di vivere oltre a quello che le ha mostrato 'lui' ed oltre a quello 'vietato' dalla sua religione. Fare una prova. Per un po'. “La tua fiducia sarà ben ripagata.”

Non ho alcun dubbio” mormora, soddisfatto solo in parte di aver condotto in porto l'accordo. Gli accordi sono fatti per saltare, le alleanze tradite. “Le regole sono semplici e poche: non si caccia per uccidere, non si uccidono altri vampiri. Se uccidi un vampiro, finisci nel Giardino e lì non ci sono fiorellini e uccellini a tenerti compagnia.”

Cos'è il Giardino? “Il quinto dice 'non uccidere', Klaus...”

... e il nono dice 'non desiderare la donna d'altri'. Camille appartiene a Marcel, quindi lascia perdere” mormora distratto da un nuovo pensiero: i lupi mannari hanno cercato un pretesto per attaccar briga con i vampiri, gli umani ci andranno di mezzo e prima o poi le streghe si schiereranno... o forse risorgeranno dalle ceneri di New Orleans. Hanno stipulato un patto? Hayley non avrebbe il fegato di mettersi contro di lui e detesta le streghe dopo quel che le hanno fatto passare. La scarta a priori ma tiene un occhio puntato sui tirapiedi spacconi. “Ti affido il tuo primo incarico, dolcezza. Prendi contatti con Francesca. Falla parlare, non mi interessa il modo. Voglio sapere cosa sta accadendo alle mie spalle e quanto feroce dovrà essere la mia vendetta.”

E se non ci fosse proprio un bel niente dietro? “Ti porterò anche il nome della maestrina delle elementari” promette. “C'è una chiesa da queste parti?”

Giù per Bourbon Street. Quando sei dentro, chiedi di padre Kieran. Non dirgli che ti ho mandato io o fiuterà una trappola.”

Un venticello fresco, come un presentimento cattivo, la fa rabbrividire. “Ora posso vedere il Giardino?”

***

Francesca non sa un bel niente di niente. Nadia ci ha messo poco per farla parlare e non è neppure dovuta ricorrere alla seduzione. L'umana non sa dell'esistenza di una pianta chiamata verbena che è in grado di annullare la malia di un vampiro. Certo non può negare che le serate trascorse insieme si stiano rivelando più piacevoli del previsto, ma non è pronta ad andare avanti e la sua riluttanza sta stuzzicando ed infastidendo Francesca allo stesso tempo. Quando l'ha confessato, la donna ha sussurrato che era molto dolce, ma l'ha liquidata prima che la bottiglia di vino finisse. Nadia ha capito di aver fatto un passo falso – mai aprire il proprio cuore ad una sconosciuta – ed è rientrata a casa scornata, nervosa e un po' alticcia. Si è tolta i vestiti e si è infilata nella doccia per cacciar via l'odore di fumo che appesta tutti i locali della città. Dopo aver asciugato i capelli, Nadia si è seduta sul bordo del letto, sfogliando un libricino con sguardo vitreo. La solitaria veglia funebre che aveva tenuto per Katherine, non aveva portato alcun giovamento. Ha davvero perso la fede o troppe cose, tutte insieme, le impediscono di concentrarsi sulla preghiera?

/La sera prima/

Nella chiesa di padre Kieran si respirava un'aria strana. Un sentore di morte aleggiava fra le quattro pareti, rizzandole i peli delle braccia. Era successo qualcosa di orribile in quel posto, aveva pensato prima di scoprire la verità sul massacro dei fedeli. Nadia si era fatta il segno della croce e il prete si era avvicinato, indicando il libro di preghiere.

E' davvero raro vedere qualcuno rivolgersi a San Francesco di questi tempi.”

O in questa città” aveva sussurrato infilandovi dentro un segnalino. “Avrei bisogno di confessarmi, padre.”

L'aveva sconvolto, quel pover'uomo. Quando aveva capito di non stare parlando con una fedele qualsiasi ma con un vampiro in crisi mistica, era ammutolito. Le aveva detto di non averne mai incontrato uno e che non credeva fosse possibile che un anima persa cercasse conforto nella parola del Signore. Confessare la relazione impura con un padre della Chiesa, era stata la cosa più dura della sua vita. Nadia aveva temuto che prendesse il crocefisso e glielo sbattesse in testa, ma padre Kieran era stato ben più lungimirante. Le aveva dato l'assoluzione ma Nadia aveva creduto che fosse più per paura che per reale perdono.

Un'ora dopo, piangeva calde lacrime di orrore.

Klaus non aveva alcun interesse ad illustrarle le 'meraviglie' nel Giardino e l'aveva affidata alle cure di Marcel. Poco prima, Nadia aveva cominciato a bere per annegare il ricordo di Katherine e mentre sprofondava negli abissi alcolici, l'incubo era tornato, claustrofobico e crudo. Si era ripetuta che non era vero, che non sarebbe mai più successo, che non lo stava vivendo e pian piano era riuscita a distinguere le cupe figure nella cripta sotterranea. Anime perse, corpi rinsecchiti, occhi vacui che fissavano il vuoto in cerca di sangue.

L'ha fatto Klaus...?”

No, sono stato io.”

Era compiacimento quello che trapelava voce? Per un attimo, Nadia aveva immaginato di essere di nuovo prigioniera della fossa, ma ne era uscita nel peggiore dei modi e non avrebbe mai più rivissuto quell'incubo. “Peste vi colga...” aveva gorgogliato tenendosi ben distante dalle pareti. “Non avete alcuna pietà... fratricidi...”

Non li stiamo mica torturando. Gli lasciamo tempo per riflettere sui propri errori.”

Maledetti dal primo all'ultimo, incapaci di vivere o morire, sospesi in un purgatorio terreno in cui il tempo si è fermato. Perché Klaus permetteva che accadesse tutto quello?!

Nadia era rincasata all'alba con lo stomaco in subbuglio, l'anima torturata per la sorte dei malcapitati e il ricordo delle punizioni inflitte da lui che non contribuivano alleviare la pena. Quando accadeva, perdeva il lume della ragione. “Svegliati!!”

Il vampiro si era voltato nel letto, disturbato dal richiamo della donna. Aveva continuato a sonnecchiare finché una mano dura l'aveva scrollato con violenza e c'era mancato poco che Nadia finisse a far compagnia ai cadaveri nel fiume. “Ma che caz....”

Sei a capo della congrega, dovrei guidarla con saggezza ed onestà, non torturare quelle povere creature macchiate di chissà quale delitto!” aveva urlato aggrappandosi alle sue spalle nude.

Klaus ci aveva messo un po' a raccapezzarsi. L'olfatto registrava una dose massiccia di liquore, il tatto, dita gelate sulla pelle. Aveva dimenticato la visita guidata come uno stupido. Nadia era cattolica, le bastava pregare il Signore col giusto fervore per ottenere piaghe d'Egitto ed alluvioni. “Il giorno in cui guiderai una comunità, ne riparleremo. Va smaltire la sbronza da un'altra parte.”

Nadia aveva congiunto le mani, chiudendo gli occhi lacrimosi nello stesso momento. “Non potresti almeno prendere in considerazione l'opzione di smantellare quell'abominio e applicare la legge in maniera meno severa?”

Troppe cose ti sono ignote ed è bene che restino così” aveva biascicato sistemando il cuscino con un pugno. “Ci hai dato dentro con il bourbon, eh?”

Ricordarglielo serviva solo a farle girare la testa. “Ti prego, ti supplico e ti scongiuro di rivedere la tua decisione!”

Non poteva scongiurarlo di mattina? A mezzogiorno sarebbe stato meglio.

Dimostrati migliore degli altri... ti prego...”

Gli altri chi? “Se dico sì, la pianti e mi lasci dormire?”

Nadia aveva annuito, muovendo scompostamente la testa e l'ondata di nausea le aveva rimescolato lo stomaco. Era diventata verde e aveva dovuto abbandonare la stanza in tutta fretta per evitare di rigettare sul pavimento. Klaus aveva spinto il cuscino sulle orecchie, domandandosi chi fosse il lui o la lei che Nadia aveva bisogno di esorcizzare.

/Ora/

A ripensarci non era stato ne saggio ne cauto da parte sua. Aveva mostrato una mancanza di rispetto che lui non avrebbe tollerato...

Toc toc

ed è ancora avvolta dall'asciugamano.

Nadia si sgrida mentalmente: deve ricordare che non è sola in casa propria e che quel posto è un vero porto di mare. Ma nuda o vestita che differenza poteva fare? Se aveva deciso di allontanarla, ucciderla o punirla non sarebbe stata la sua mise a fargli cambiare idea.

Vieni in salotto. Dobbiamo parlare.”

La voce di Klaus non è alterata dalla rabbia e non ha particolari inflessioni. Per un momento pensa di fuggire dalla finestra, l'altro ha già estratto gli abiti dall'armadio come un bravo soldatino. Katherine aveva detto che scappare non serviva a niente e Nadia non aveva potuto contraddirla: l'aveva sperimentato sulla pelle per anni.

***

Ma dove li prende quei ridicoli vestitini? Klaus sospira per la mancanza di gusto della donna. Eppure è figlia di Katherine, non ha ereditato proprio nulla da lei? “Francesca ti manda i suoi saluti, o mio dolce fiorellino di campo.”

Ah... ecco di cosa devono parlare. Ha usato proprio quel termine per descriverla quando le ha parlato della sua scelta di fare l'amore solo con la persona giusta. “E' arrabbiata perché non voglio concedermi a lei.”

Ti costa fatica?”

Una promessa fatta a se stessa non può essere sospesa alla leggera. Ma questo lui non può capirlo. “Hai detto che non ti importava il modo in cui ottenevo informazioni. L'ho soggiogata...”

Prende la verbena!” esclama Klaus con un risolino incredulo. “Il tuo candore è squisito e completamente inutile in questa occasione. Per nostra fortuna, Francesca non ha alcun interesse a schierarsi. È una commerciante, sopravvive sempre. A lei basta che ci sia un mercato di compravendita... però ha un'interesse particolare per i farabutti e mi appoggia senza ombra di dubbio.”

Ah sì... sa come va a finire la storia. Ora le dirà che l'ha delusa...

Klaus posa il bicchiere vuoto e cammina fino a lei, le mani infilate in tasca. “Quando ti affido un compito, mi aspetto che lo porti a termine.”

Appunto. Nadia raddrizza la schiena, trattenendo il respiro. “Non sono stata all'altezza e lo capirò se vorrai punirmi.”

Fossero tutti come lei, non avrebbe tanti problemi a regnare sulla città. E' conquistato dalla sua lealtà, ma il costante servilismo non riesce a tollerarlo. “Non dire sciocchezze. Ti sto chiedendo troppo in un momento di dolore.”

Non merito giustificazioni...”

Lo sguardo dimesso di Nadia pizzica in un angolino del cuore e non gli piace tanto quando succede. Il suo dolore è interno, profondo e radicato negli anni. Klaus non riesce ad essere duro con lei. Gli ricorda troppo se stesso. “Non ti affiderò altri compiti al momento, è evidente che non sei in grado di scendere a compromessi... ne vorrei che tu lo facessi” conclude girando su se stesso “Chi me la salva l'anima, altrimenti?”

La tensione che le appesantisce i lineamenti scompare. La preferisce così che tormentata come l'ha vista in quei giorni. Klaus l'aveva udita rientrare alle prime luci dell'alba e salire le scale con passo stanco e pesante. Da sconfitta. L'aveva spiata mentre fissava il cellulare, col bigliettino di Francesca in mano e la voglia di fare tutt'altro dipinta sul viso. Era evidente che il compito non le piacesse per niente ed era certo che avrebbe preferito restarsene sul divano della biblioteca a leggere Rousseau, invece di uscire tutte le sere a far baldoria per New Orleans con la donna. A tal proposito... “Ho trovato questo da un vecchio libraio vicino al porto. E' una prima edizione.”

Klaus le tende il libro, spiando le sue reazioni. E' un po' come mostrare la piumetta al gatto sperando che ci giochi. Funziona. Nadia si avvicina titubante ma gli getta un'occhiata sospetta. “Voltaire?”

Ti ho vista prendere dei libri dalla mia biblioteca e ho pensato che potesse interessarti. Spero non ti sfugga l'ironia della scelta.”

Il Candido, o l'Ottimismo. “Sosteniamo tutto e il contrario di tutto. Questo libro descrive fin troppo bene la violenza cieca della natura e la fragilità degli esseri umani. Sapevi che le descrizioni delle improbabili mutilazioni dei protagonisti ispirarono il marchese de Sade?”

Non amo il genere e non capisco cosa si trovi di piacevole nell'essere frustati. Mio padre ha sempre usato il bastone con noi e nulla di ciò che ci infliggeva portava piacere erotico” commentò velocemente, dandole le spalle. “Intuisco che il mio regalo non ti entusiasmi.”

Al contrario” mormora stringendo il libro contro il seno. “Potevi comportarti diversamente, potevi punirmi per la mia mancanza...”

Nei primi tre minuti della chiacchierata con Francesca avrebbe voluto ucciderla, ma il racconto allegro della donna e la descrizione minuziosa della sua ritrosia l'aveva deliziato. Stronzate a parte, Nadia non aveva causato guai e la prima volta poteva lasciarla passare. La prima volta.

... ma hai scelto di perdonare e questo farà di te un gran comandante.”

Preferiva re, ma per quella sera dovrà accontentarsi. “Toglimi una curiosità. Perché non hai voluto fare l'amore con lei?”

Alla luce dei fatti, sarebbe servito?”

Non gli è sfuggito l'irritazione nel tono teso della voce. La leggiadra straniera amante della cultura non desidera parlare di se stessa o mostrare debolezze umane. Un altro punto in comune. “Non ho trovato solo quel libro, al porto...” borbotta cambiando argomento e sollevando una pila di tomi. “Hai letto anche questi?”


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Capitolo 6
*** La radice di tutti i mali ***


[...] Il sole che muore rinascerà
ma questa luce nostra fuggitiva
una volta abbattuta, dormiremo
una totale notte senza fine [...]

Catullo


La donna veniva tutte le sere, alla funzione delle diciannove. Padre Kieran l'aveva vista inginocchiarsi negli ultimi banconi, pregare fervidamente ed allontanarsi con lo stesso animo pesante di quando era entrata. Era la prima volta che assisteva ad un tale pentimento in un assassino naturale. Si tacciò di codardia ma nessuna forza divina lo spinse a prendersi cura dell'anima dannata. Era innaturale. Perverso. Spaventoso.

... e guarda caso ha pensato proprio a me. Sono lusingato, padre.”

Padre Kieran non entrava mai al Rousseau's, un'altra ragione per cui Klaus frequentava il locale... a parte l'ottima compagnia di Camille, impegnata anche quella sera a mescere liquori e ascoltare confessioni ardite.

Klaus era perfettamente a conoscenza delle strane abitudini di Nadia. Tipo recarsi una volta al giorno nel Giardino e rendere ancora più pesante la punizione dei traditori, tormentando le loro orecchie con le letture sacre. La novità della straniera si era spenta e nessuno faceva più caso a lei. La si vedeva a tarda notte seduta su una panchina del parco, sola, o agli angoli delle strade ad ascoltare i complessini jazz. La catenina era tornata integra e brillante e Nadia aveva stentato a riconoscerla. Aveva ringraziato educatamente ma Klaus non l'aveva mai più vista al suo collo. Era dura, la bella Nadia. Aguzza come un punteruolo, liscia come un diamante ed immobile nel tempo. Le spalle erano sempre rigide, lo stomaco perennemente vuoto. Si puniva per qualcosa che aveva o non aveva fatto e trascurava se stessa, violentandogli la vista con i suoi sciatti vestitini.

/Prima/

La sera in cui aveva letto per lei stralci de “La Signora delle Camelie' aveva creduto di vedere un guizzo di vita o interesse, ma finito il passaggio la fiammella si era spenta. Klaus aveva letto un altro capitolo e poi un altro. Nadia si era rannicchiata in un angolo del divano del salotto, sotto la coperta di velluto rosso in cui l'aveva avvolta la prima volta. Klaus l'aveva strappata dal proprio letto, noncurante della sua sorte e non l'aveva più rivista fino a quella sera. La sua mente aveva riflesso la parola 'protezione' e un sentimento di calore lo aveva invaso, mettendolo sulle spine e approfondendo la voce.

C'erano, in Marguerite, fierezza ed indipendenza: due sentimenti i quali, offesi, hanno la forza di fare quello che fa il pudore. Io non riuscivo più a parlare: sembrava che la mia anima fosse tutta nel mio cuore, e il cuore tutto nei miei occhi...”

Nadia trovava la lettura piuttosto noiosa, ma Klaus traduceva per lei con una cadenza sexy e calda da farle desiderare ben altre parole sussurrate nell'orecchio. Vagava con l'immaginazione, insonnolita dalla comodità del divano, dalla ricca coperta di velluto rosso, profondamente grata per quel momento di quiete. I libri erano tutti in francese e sebbene vivesse a Parigi da anni, aveva sempre avuto problemi con la lingua. Non arrotondava la 'erre' nel modo giusto, sbagliava gli accenti, dimenticava i plurali. Klaus, invece, sembrava non masticare altro da secoli. Appariva calmo, la lettura lo rilassava – Nadia si chiese se fosse il suono della propria voce a dargli sicurezza – ogni tanto le gettava un'occhiata e poi girava la pagina, e i suoi occhi scorrevano sulle righe prima di socchiudersi come quelli di un gatto impigrito dal sonno. Ma fra i due, si disse soffocando uno sbadiglio, era lei che stava crollando. Per la prima volta da giorni si sentiva in pace. Una piacevole bolla di serenità la circondava e la cullava, facendole chiudere...

Tump.

Il tonfo del libro aveva interrotto la lettura del vampiro. Era stato come narrare ad una bambina che non voleva saperne di dormire, ma le domande di Nadia erano acute e brillanti e lo spronavano ad andare avanti.

Il libro doveva essere scivolato perché non sentiva più la costina dura fra le dita. Nadia aprì gli occhi appiccicosi di sonno, sbirciando l'individuo in controluce. Klaus abbandonò i volumi lentamente, fissando lo sguardo sulle curve esaltate dalla coperta. I capelli sparsi, le lunghe gambe che sbucavano dal vestitino a fiorellini che sarebbe stato bene in terra. O a far compagnia ai ciocchi nel caminetto. Un pensiero gentile gli accarezzò la mente, si diede dello sciocco ma decise di farlo lo stesso: poiché la posizione si prestava, passò le braccia sotto le ginocchia e la schiena e la sollevò.

Nadia emise un singulto sorpreso e si aggrappò alle spalle del vampiro. Ci mise un po' a capire l'intento generoso di metterla a dormire e quando lo fece, sistemò meglio la testa contro il suo collo e si abbandonò, inspirando una miriade di odori che avevano l'effetto di rassicurarla: il calore del fuoco che aveva scaldato la pelle rivelando il suo profumo personale. Il sapone da bucato della maglia, il sentore di un profumo maschile, ne troppo, ne troppo poco. Era tutto nuovo e già visto. Era piacevole sentire la durezza dei suoi muscoli dietro le ginocchia e attorno alla schiena. Il pizzicore della barba quando Nadia aveva alzato la testa, sorpresa dalla perdita di equilibrio, e Klaus aveva strofinato il mento contro la sua fronte non volendo. Ora quel punto bruciava da morire e avrebbe voluto frizionarvi le dita sopra per mandarlo via. I gradini non erano molti e Klaus stava calpestando l'ultimo prima del corto corridoio che conduceva alla sua stanza. Nadia strinse le dita attorno alla maglia, all'altezza del cuore e il vampiro esitò a compiere il successivo passo. Resta, avrebbe voluto dire. Resta un altro po'. “Puoi mettermi giù...” sussurrò invece con un filo di voce che non riconobbe come propria. “Sono sveglia...”

Lo so” rispose spalancando la porta con la spalla ed immergendosi nell'oscurità della stanza. Nadia chiuse gli occhi espirando forte. Ora avrebbe compiuto un passo falso, le avrebbe mostrato ancora una volta che non esistevano altri modi di vivere per i predatori. Invece, Klaus l'abbandonò sulle lenzuola fresche senza alcuna malevola intenzione dietro e le sorrise, o così le sembrò, nella penombra fitta della camera. “Finché resterai a New Orleans non ti accadrà nulla di male. Sei sotto la mia protezione.”

Quando fu sola, Nadia scostò la coperta dal corpo, accaldata, eccitata e con le membra tremanti. Le lacrime non riusciva a fermarle e neppure i singhiozzi. Probabilmente Klaus era ancora dietro alla porta e stava ascoltando tutto. Ma come poteva ignorare una simile promessa? Era come essere tornata nell'accampamento dei Viaggiatori, e sedere spalla a spalla con suo padre di fronte al fuoco. Sicurezza, protezione. Fiducia. Dopo tanta assenza di emozioni, Nadia crollò.

/Ora/

Nadia è immersa nella luce smorta dell'entrata del locale. Si guarda attorno, strofinando un braccio con la mano, lo sguardo basso quando qualcuno la indica col mento. Nota i due uomini seduti l'uno accanto all'altro e un guizzo le ravviva lo sguardo, quando incrocia gli occhi di entrambi.

Klaus sta già scivolando via dallo sgabello per offrirle un salvacondotto sicuro, ma Nadia sta venendo proprio nella sua direzione e il piede che si è appena mosso torna al proprio posto. Solo le dita tamburellando sul bancone, rivelando impazienza agli occhi del prete.

Nadia accenna un mezzo sorriso e un cenno col capo. Klaus non capisce a chi è indirizzato e nel dubbio tace. Padre Kieran ha temuto per la sua vita, ma quando vede la crocetta brillare al collo della giovane, è felice. La crisi è passata. Le parla di sciocchezze a cui Nadia risponde con cortesia ed educazione. Klaus attende, messo da parte, irritato. Nadia si accomoda, sfiorando la gamba del vampiro con l'orlo del vestito stropicciato. Appena il prete si ritira, la donna gli tocca il braccio e le sue labbra si avvicinano all'orecchio sinistro. Nei primi secondi, Klaus non fa caso alle parole che pronuncia. Lo stupido atto cavalleresco di cui si è macchiato nelle precedenti serate, lo porta stampato addosso e nella testa.

... fuori di qui...”

Mh? Klaus la guarda, battendo piano le palpebre.

Dobbiamo parlare. Fuori di qui” ripete Nadia in un bisbiglio. “E' importante.”

E' stranamente calmo. O forse è ubriaco. Accenna un 'sì' col capo ma lo sguardo corre lungo il corpo della donna. Inspira e gira il braccio nell'incavo della schiena, tirandola a se. Un piede atterra per mantenere l'equilibrio. Klaus la racchiude in un cerchio protettivo e le sfiora la frangetta con le dita, quasi non notando la sorpresa della donna che ha sgranato gli occhi quando i due corpi sono entrati in contatto.

Nadia non sa come reagire. Le sue mani sono corse lungo le braccia del vampiro, non per trattenerlo, ma neppure per incoraggiarlo. Abbassa lo sguardo sui bottoncini slacciati della maglia. Le asole sono finte. “E' davvero importante...” bisbiglia mentre Klaus la prepara come ogni uomo fa con la propria donna: una dolce carezza lungo la schiena, fra i capelli, sul viso... ma a Nadia sembra che manchi l'aria nella stanza. Il cuore le batte nel petto, il languore la stordisce... e ci sono troppe persone... sono troppe, tutte insieme...

Klaus la lascia andare, sorprendendola un'altra volta. Trema troppo per essere emozionata, decide grattando un angolino della mandibola e afferrando la giacca posata sullo sgabello. “Sentiamo questa cosa importante” mormora con voce roca, infilando la mano in tasca e precedendola all'uscita.

Nadia rimane a fissare il nulla per un istante lungo. Da il tempo a Camille di avvicinarsi a ritirare il bicchiere e l'eccessiva mancia. Li ha sbirciati – come tutto il resto del locale – e ha tifato per loro. “Troppa mancia anche stasera” mormora sfilando la banconota con due dita e lasciandola penzolare nel vuoto. Nadia sembra accorgersi di lei solo in quel momento. Prende il denaro con un gesto stanco e l'accartoccia nel pugno. “Dovresti far controllare l'impianto di aerazione... si soffoca...”

Non si può dire che al Rousseau's manchi la ventilazione. “Provvederò.”

Nadia batte il pugno debolmente, espirando forte. Le tremano i muscoli, la testa le gira e sente un fiotto di bile in gola. Non può essere emozione, quella. Ne veleno. Stregoneria? “Sono io?”

Nadia è parecchio incasinata. Non ha bisogno di una psicologa ma qualcuno affine a lei che l'aiuti a rimettersi in piedi. Camille accenna un minuscolo sorriso. “Klaus è la persona più adatta ad aiutarti a scacciare i demoni.”

Perchè fra mostri ci si capisce, giusto?” mormora sentendo il disagio nello stomaco salire lentamente.

Per la sua profonda sensibilità. Sembra tonto ma non lo è.”

Tonto è l'ultimo aggettivo che userebbe per lui. Nadia pensa da quanto tempo la sta attendendo fuori e sospira, frustrata. “Potrebbero volerci mesi...”

O anni. “L'amore, radice di tutti i mali” sussurra Camille spiando la reazione della vampira che impallidisce e non sembra avere argomenti da opporre.

Perché voi donne riducete tutto a quest'unica parola?!”

Voi donne? Nadia appartiene ad un'altra razza, per caso? “Ne staremmo parlando se non ti importasse nulla di lui?” esclama non trattenendo una risatina.

Deve trovare un modo per farla tacere senza strangolarla e non causare un altro incidente diplomatico. “Non sono dell'umore adatto per continuare la conversazione!” sibila, agitata e confusa. “Si soffoca, qua dentro!”

Nadia si lancia contro la porta, spalancandola con entrambe le mani e finisce in strada, dove cerca di incamerare più ossigeno possibile. Può sentire il risolino deliziato di Camille anche a quella distanza. Si sta facendo beffe di lei! Brutta...

Alla buon'ora! Cos'è questa cosa importante che devi dirmi a tutti i costi?!” Klaus l'afferra per il braccio, voltandola con poca grazia. E' arrabbiato, ma lo sarà ancora di più fra un istante. “So cosa sta succedendo” sussurra disarcionando la spalla dalla sua presa.

Per tutto quel tempo, Nadia ha mantenuto il suo ruolo di spia, incamerando dati e ascoltando conversazioni, quando sembrava che stesse solo ciondolando in preda alla tristezza. Ora Klaus ha tutte le informazioni che vuole. I doppi giochi sono stati svelati. L'ammirazione soppianta la delusione di essere stato rifiutato. Nadia osserva i cambiamenti del suo volto con apprensione: ha svolto il suo lavoro, ma sono sopraggiunte delle complicazioni e deve andarsene. La bomba esploderà molto presto e lei non vorrà esserci quando accadrà. Sta per dirglielo quando Klaus sorride, enigmatico. “Andiamo.”

Dove?! Lei deve fare le valige (il che vuol dire indossare un paio di jeans e una maglietta, e gettare nella borsa l'edizione integrale delle lettere d'amore di Abelardo ed Eloisa col testo a fronte in inglese) e prendere la corriera prima che cali la notte... dove la trascina, quel pazzo?!

***

Quando lui l'aveva trovata, Nadia aveva assaggiato per la prima volta la violenza del morso del vampiro. Consuelo la trattava come un fiore delicato – la sua 'preziosa', la chiamava – non si era mai dimostrata avara di baci e carezze, non le aveva mai inciso la pelle per spiccare il sangue. Tranne quella volta, la notte che si portò via la sua verginità. Se ci ripensa, Nadia non prova più niente. Lui l'aveva riscattata per pochi spiccioli dalla maitresse di un bordello. Gli era piaciuta, la ragazza che non intratteneva gli ospiti ma si occupava delle pulizie, aveva qualcosa di diverso. Fulberto l'aveva azzannata e le aveva succhiato il sangue. Per 'conoscere la sua storia', aveva detto. Il dolore, intenso come un osso rotto, le aveva impedito di gridare. Si era accasciata ai piedi del vampiro e quando era rinvenuta, l'incubo era iniziato.

Ha mai sfogliato un Bestiario, Klaus? Una donna sta acconciando i capelli allo specchio e quando il diavolo dispettoso la scorge, le mostra le terga e la lingua. L'incisione deplora la vanità femminile ed invita a non perdersi nelle frivolezze. In questo preciso momento, tu sei quel diavolo!”

Il suo servizio di spionaggio non ha mai raggiunto la precisione della bella Nadia. La figlia di Katherine si è rivelata degna figlia di sua madre ed altrettanto ostinata: quale donna rifiuta un giro di shopping gratuito?

Non mi lascio comprare i vestiti da te!”

L'hai già detto. La mia risposa qual è stata?”

Non me ne frega niente.

Brava e attenta. “Forza, esci dal camerino.”

Nadia alza gli occhi al cielo e tira la zip nascosta sotto il braccio. Non si guarda neppure allo specchio: spalanca la porta di legno del camerino con un gestaccio e gli si pianta davanti con espressione irritata. “Non è il mio genere.”

Ma le sta da dio. E toglie anche un po' le parole di bocca. “Hai detto che il rosso è il tuo colore preferito” mormora scivolando lo sguardo sulla figuretta per poi riportarlo negli occhi lampeggianti d'ira ed imbarazzo della donna.

Non mi piace indossarlo” esclama, incrociando le braccia. “Non hai bisogno di me per quella quella stupida festa! Chiedi a Camille di accompagnarti.”

Camille è la più uno di Marcel ed io ho bisogno dei tuoi occhi e delle tue orecchie ancora una volta” ripete, paziente. “Ho bisogno di te, mia preziosa regina.”

Preziosa? Nadia trattiene il respiro e le torna in mente Consuelo che inanellava i suoi capelli fra le dita mentre le baciava la nuca e sussurrava parole incoraggianti. “Non chiamarmi così...”

Klaus smette di bearsi della sensualità di Nadia, esplosa come un fuoco d'artificio improvviso nella notte e la guarda, interessato.

La donna si fa elusiva e distante. “Una persona mi chiamava così... molto tempo fa...”

La giornata si sta rivelando ben proficua. “Forse per lui eri davvero preziosa.”

Era una lei” sussurra guardando gli abiti appesi alle grucce ed estraendolo uno avorio. “Vengo alla festa, ma il vestito lo scelgo io.”

Una lei? Deve arrendersi sull'abito e ricacciare l'interesse per Nadia in un angolino dentro di se. “Fa come vuoi. Ti aspetto fuori.”

Nadia ha l'impressione che se non lo fa ora, sarà impossibile tornare sull'argomento dopo. “E' stata lei a trasformarmi...” mormora, bloccando il vampiro sul posto. “Era pazza e bellissima...”

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Capitolo 7
*** Cacciatori e Topi ***


Klaus sapeva cosa era meglio per lui: riportare l'ordine a New Orleans, regnare sulla città che aveva contribuito a costruire e ripreso con tanti sacrifici, dare ordini. Però c'era la fastidiosa domanda che non lo lasciava neppure di notte: e poi? Quando fosse tornato al proprio posto, cosa avrebbe fatto, a parte dare ordini?

Ciao! Vieni, entra!”

Nell'abitazione di Camille stava svolgendosi una festa. Mescolati ai mortali, Klaus contò tre lupi mannari che non avevano mai dato noia, la strega Davina con un'amichetta del Raccolto e un paio di vampiri oltre Marcel. Camille era sempre politically correct. “Regalo di laurea.”

Non ho discusso la tesi, l'ho solo conclusa.”

Già già. Marcel gliel'aveva detto ma troppo distratto dal racconto di Nadia e gli era passato di mente. “Allora me lo riprendo.”

Non credo proprio. Sai cosa fare e dove farlo.”

Camille intendeva dire che conosceva l'abitazione e dove trovare il vino fresco, ma Klaus si domandò se avesse davvero la risposta a quelle domande. Una festa non era nelle sue corde e la fuga gli parve allettante, ma Marcel stava venendo dalla sua parte e sarebbe stato scortese nei confronti dell'amico, defilarsi. Così Klaus provò a sorridere e ad essere di compagnia. Se Nadia fingeva bene, lui avrebbe dovuto fare meglio.

***

Ha qualcosa di strano.”

Klaus è sempre strano.”

Camille mugolò in senso negativo. Klaus aveva uno stato d'animo evidente per qualsiasi cosa, era proprio la sua mobilità facciale a salvarle la serate e le mance. La tristezza lo rendeva evasivo, la rabbia gli faceva brillare gli occhi, la curiosità gli piegava all'insù gli angoli della bocca. Continuava a guardare fuori della finestra come se attendesse qualcuno e cosa ben più strana, non aveva toccato un goccio in tutta la serata. Non aveva partecipato a nessuna discussione, era sempre rimasto in disparte ma lo aveva visto con la coda dell'occhio, sbirciare lei e Marcel mentre...

Nadia non è venuta?”

si baciavano. Camille aveva battuto le palpebre. L'aria di perenne attesa, quello stare sulle spine senza alcun motivo apparente... “Tu che lo conosci bene, l'hai mai visto innamorato?”

Il nero aveva sollevato le spalle e Camille lo aveva colpito piano col dorso della mano.

Tu credi?”

Se non è innamorato, ha mal di pancia. Perché non fai un salto nel Quartiere e scopri che fine ha fatto quella ragazza?”

A Klaus non piace che si ficchi il naso nei suoi affari” mormorò scuotendo la testa. “La deve sbrigare da solo.”

Sapeva che era il consiglio giusto da seguire, ma Camille li vedeva bene insieme e non era intenzionata a mollare l'osso. Scivolò alle spalle del vampiro, sperando di sorprenderlo. L'esitazione fu minima, ma l'occhiata che le lanciò, bruciante.

Nadia ci raggiunge?”

La domanda gentile era stata una martellata sulle rotule. Klaus si stava chiedendo la stessa cosa mentre rimuginava il triste racconto di Nadia. “Non ho la risposta alla tua domanda e temo di dover abbandonare la festa. Ho del lavoro da sbrigare. Felicitazioni.”

Non aspettava mica un bambino! Camille era intenzionata a rimediare la situazione e stava cercando di mettere insieme due pensieri quando il campanello suonò. Intuì dall'espressione svagata del vampiro che la spinosa attesa era finita.

Nadia comparve con un cesto di frutta sottobraccio – perché al suo paese si usava così - un fiocco e un bel sorriso a coronare il tutto. Annunciò che stava per scoppiare un temporale e asciugò la gocciolina sulla guancia con il dorso del dito. Sorrise a Klaus ma il vampiro non riuscì a ricambiarla.

***

Assaggia le tartine, sono squisite.”

Non ho fame.”

E non aveva neppure voglia di parlare. Nadia lo fissò, schioccando le labbra attorno all'indice sporco di salsina. “Perché ci sono due bambine ad un party di adulti?”

Davina è la protetta di Marcel. L'altra, una strega resuscitata dal Raccolto... entrambe mi odiano.”

Ma va? C'è qualcuno che non ti odi, in questa città?”

Klaus sollevò appena un sopracciglio. “No, a quanto pare.”

Ehi, stavo scherzando.” Nadia lo colpì piano con la spalla. “Parla con me.”

Non ho voglia di...” Klaus alzò gli occhi al cielo quando Nadia gli tolse il bicchiere – sempre pieno – e lo intrappolò contro la credenza della nonna di Camille. Ora non sapeva dove posare le mani. Se non attorno ai suoi fianchi, cosa che si guardò ben dal fare. “Le piace fare gli straordinari.”

Ti stava psicoanalizzando? Attento, quando una donna ti entra nella testa sei completamente fottuto” dichiarò tagliando l'aria con la mano. “Ne so qualcosa.”

Allora erano in due. Nadia girò il collo con un ampio movimento emettendo un debole 'mmmh'. Restò immobile per un lungo secondo, in cui Klaus la osservò dubbioso. La donna si mosse casualmente verso la libreria, si appropriò di qualcosa, lo nascose sotto la giacchetta e tornò verso di lui. Lo afferrò per il polso, tirandolo verso il bagno. “Nessuno piazza una spia nel bagno” spiegò senza dargli tempo di aprire bocca. Estrasse l'acchiappasogni dalla giacchetta e lo sventolò. “Stanno spiando Camille.”

Quegli affari li regalavano ai turisti durante le feste. Ne aveva anche lui uno, nel suo studio. “Sei più paranoica di me.”

Ho avuto il mio daffare con le streghe...”

Perchè spiare Camille?”

Semplice: ha una relazione con il tuo braccio destro. Magari quando sono a letto parlano e si confidano, svelando i tuoi piani di conquista del mondo” scherzò.

Dubitava che parlassero di quello, insie... ne aveva uno nel suo studio?! E chi ce l'aveva messo? Genevieve?! Klaus si scurì ancora di più. “Lo scopriremo. Ora rimettilo a posto” disse, brusco.

Non lo distruggiamo?”

No” borbottò spingendola senza riguardi e meditabondo verso la porta chiusa, desideroso di imbarcarsi in una nuova serie di ricerche ed interrogatori che avrebbero prolungato la 'presa' della città e svagato la mente dal racconto di Nadia. “Mi stai facendo perdere tempo” disse quando la donna lo fermò con un gesto della mano.

Dove stai andando?”

Dritto alla fonte, al laboratorio di Genevieve.

Nadia batté le palpebre e si spostò da un lato, deviando lo sguardo sullo spazzolino da denti di Camille. Non aveva risposto, ma aveva capito lo stesso. Nadia si chiese perché la cosa la rattristasse a quel modo. Da quando aveva accennato il passato, raccontando l'amore di suo padre e di Consuelo, Klaus era cambiato. Non la voleva più fra i piedi, pensò. Non aveva senso neppure restare lì.

Nadia aprì la porta e Klaus la richiuse con un gesto secco e non ragionato. Lo guardò, amareggiata. “Deciditi, una buona volta. O dentro o fuori.”

Decidere! Decidere stava diventando così faticoso e snervante!, pensò alzando lo sguardo nel suo. Il desiderio ricorrente era prenderla fra le braccia e rassicurarla. I suoi sentimenti lo terrorizzavano. “Torniamo alla festa” disse con un gesto vago, evitando di toccarla.

Nadia si sgonfiò come un palloncino. Era stressante gestire quell'uomo! Le relazioni con gli individui di sesso maschile poteva contarle sulle dita di una mano, non le avevano fornito il libretto delle istruzioni alla nascita, e le rare volte in cui sentiva il bisogno di compagnia maschile, utilizzava ben altri mezzi per procurarsi un compagno adeguato. Solitamente, li ammaliava. Capì il problema di fondo mentre lo guardava. Non aveva alcun potere su di lui. Klaus non poteva soggiogarlo, non poteva 'ammaestrarlo', non poteva costringerlo ad amarla nel modo a cui era abituata. Klaus non si sarebbe fermato se gliel'avesse chiesto. La parte più femminile e nascosta era intrigata dalla novità e altrettanto desiderosa di scoprire come sarebbe finita... perciò doveva stroncare sul nascere quella stronzata prima di finire in un buco nero senza uscita.

***

Camille li aveva sbirciati quando li aveva visti allontanarsi insieme. Aveva sperato in un'attesa maggiore ma erano ricomparsi abbastanza alla svelta con due musi lunghi che non riusciva ad interpretare. Non si davano pena di bluffare: il loro rapporto era esattamente quel che sembrava, senza null'altro dietro. “Stiamo per fare un brindisi, vi unite a noi?”

Klaus guardò la bionda senza vederla. “Le streghe ti stanno spiando.”

Quello è il mio acchiappasogni?” domandò indicando l'oggetto che aveva in mano. “Lo regalavano ai turisti all'ultima festa...”

Vivi in una città di esseri sovrannaturali e ancora non hai capito come funziona?” la rimproverò tenendo bassa la voce ed osservando i movimenti di Nadia. “Sbarazzatene.”

Nadia si era avvicinata al tavolo ingombro di bottiglie più o meno aperte, più o meno vuote, ne aveva afferrata una e rovesciato il contenuto in un bicchiere. Avrebbe dovuto nutrirsi non abusare dell'alcool. Doveva riprendersi, non confondersi ancora di più. Se qualcuno si fosse vagamente concentrato, avrebbe sentito il suo cuore battere come un forsennato e se la luce fosse stata migliore, avrebbe notato il lieve rossore sulle guance. In pratica, gli aveva fatto capire che non avrebbe apprezzato l'incontro con la strega. Che stupida!, pensò mordendo l'interno della guancia con rabbia. Il suo parere non contava nulla, i suoi desideri men che meno.

Ricordi che siamo ad una festa?”

Nadia saettò lo sguardo verso quello sorridente di Marcel. Il suo stato d'animo era così evidente?

Nik ti spinge all'alcolismo e all'omicidio efferato. Non pensarci ed unisciti a noi.”

Qualsiasi cosa pur di non pensare o immaginare. Nadia si aggregò al gruppetto degli amici di Marcel e gli porse il bicchiere che il nero riempì per la seconda volta. Nadia lo tenne in mano e fissò le bollicine cercando una soluzione rapida: Klaus si muoveva come una scheggia impazzita, era impossibile prevederne le mosse, e lei... beh, lei aveva giurato 'basta uomini per almeno un secolo' ma sapeva che certe promesse avevano la durata di un battito di ciglia, e quel formicolio alle mani le prendeva solo quando voleva una cosa tanto da arrivare a comportarsi male. Oh santo... era gelosa, ora?!

Ai nemici. Che possano vivere a lungo per assistere al nostro trionfo.”

Che razza di brindisi, pensò alzando piano il bicchiere. Umorismo nero. Nadia buttò giù il vino ma appena il liquido fresco scivolò lungo l'esofago, si sentì morire! Le mancava il respiro... e bruciava, bruciava come l'inferno! Scaraventò a terra il bicchiere mentre lo stesso Marcel rigettava il vino sulla camicia e sul mento che sfrigolò dolorosamente per il quantitativo di verbena diluito all'interno. La vampira trasse un respiro che risuonò come un rantolo sconnesso. “Nik, non bere...”

Klaus aveva appena svuotato il contenuto del proprio bicchiere in una pianta, quando la udì. Scambiò uno sguardo col vuoto e con Camille, sorpresa e deliziata dal significato che racchiudevano le sillabe del suo nome.

Qualcuno si preoccupa per te.”

Inutilmente” borbottò e sollevò la bottiglia leggendo l'etichetta. Quella roba non la vendevano nei supermercati, lui stesso ne aveva alcune bottiglie in cantina. Un regalo di Francesca Correa. L'annata migliore, l'aveva definita. Quindi ora avevano contro le streghe e gli umani. Non che gli ultimi fossero un problema, pensò mentre rispondeva al telefono. Altre cattive nuove? “Che vuoi, fratello?”

***

Faceva bella mostra di se in mezzo alla strada ed era difficile non vederlo e non fraintendere. E sì... quelli erano i vestiti della lavanderia: impiccare un fantoccio con le sue sembianze era un atto ostile non da poco.

Non sono andati per il sottile” sussurrò Elijah indicando il manichino. Klaus si avvicinò al palo della luce: odorava di benzina ma la pioggia battente aveva impedito che il fuoco divampasse. Osservò Nadia muoversi nella sua direzione e un groppo gli strinse la gola. “Scopri chi è stato” mormorò sbrigativo mentre la vampira esaminava con cura ogni dettaglio dello 'scherzo' di cattivo gusto.

Nadia rabbrividì quando la pioggia ricominciò a scorrere, inzuppandole i capelli e gli abiti. La disperazione, tenuta a bada da un rigido controllo, salì di colpo. Poteva essere ovunque, anche nascosto fra la folla di turisti che scattava foto al manichino credendolo una rappresentazione di qualche tipo. New Orleans era l'Eldorado per uno come lui. Nadia era esausta dal ritornello che si ripeteva ogni cento anni. Ricalcava lo schema di Katherine suo malgrado. Con gli uomini e il resto. Sbirciò Klaus con la coda dell'occhio e tirò indietro la frangetta bagnata. Volente o nolente, doveva andarsene alla svelta. “Richiama i cani. Conosco il suo nome.”

***

La doccia calda le aveva riscaldato il corpo ma il pensiero di lui le irrigidiva i muscoli. Nadia avrebbe voluto sprofondare nella poltrona con la sua coperta rossa, invece restò appoggiata al camino ad abbrustolire la faccia. Sbirciò i componenti della sala, soffermandosi sul pancione di Hayley. Doveva stare ben scomoda nel bayou per acconsentire a passare le ultime settimane di gravidanza nell'abitazione dei vampiri. La strega dai capelli rossi, invece, si era presentata all'improvviso, professando ad alta voce l'estraneità ai fatti della serata. Klaus le aveva detto di darsi una calmata e l'aveva invitata a prendere una tazza di te. Elijah la stava studiando in cerca di punti deboli o chissà che altro. Nadia si chiede come avesse fatto la madre a perderci la testa: aveva il fascino di un uovo sodo.

Poiché la parte davanti era giunta a cottura, pensò bene di voltarsi e arrostire le gambe e la schiena. Si sbarazzò della tazza bollente, e portò le mani sui fianchi avvolti dal suo unico paio di jeans. Sopra il top blu, portava una felpa nera presa in prestito dal vampiro che non avrebbe mai permesso che la sua ospite gelasse. Il vestito era steso ad asciugare ma era tempo di smettere i panni della damigella ed indossare la corazza della guerriera. Al pensiero, strofinò le braccia con le mani intirizzite e si rivolse al padrone di casa con sguardo cupo. “E' colpa mia. Se non fossi rimasta tanto, Fulberto non mi avrebbe mai trovato.”

Tanto? Era lì da due settimane.

Fulberto è un pastore luterano, seguace di Flacio Illirico” mormorò notando il suo sguardo interrogativo. “E' materia religiosa, la tua passione.”

C'era un'invasione di vampiri credenti a New Orleans? Klaus si disse che la religione non andava capita ma praticata, afferrò una sedia e la piazzò sotto le gambe. “Va avanti.”

Per i Luterani, l'uomo è completamente immerso nel peccato, non esiste il libero arbitrio e non ha alcuna possibilità di redimersi con le proprie forze. Fulberto mi odia perché sono Cattolica e ho scelto di continuare a vivere dopo che Consuelo mi ha trasformata...”

Klaus detestava le dispute teologiche, le trovava inutili e dannose. “Continua.”

E' un vampiro e un cacciatore di vampiri. Non può essere ucciso. Se lo uccidi...”

... ti becchi la maledizione” concluse, seguendo lo sguardo allarmato del fratello. “Tranquillo, Elijah. Non ho intenzione di passare altri 52 anni in preda alle allucinazioni.”

Aveva ucciso un cacciatore impossibile da fermare ma Katherine gli era sfuggita per secoli? Provava una nuova ammirazione per la madre.

In che modo la disputa teologica mi coinvolge?”

Nadia lo guardò, serrando le labbra. “Fulberto scopre il tuo punto debole e ti infligge dolore finché non sei costretta a rinunciare a tutto pur di sopravvivere.”

Klaus deviò lo sguardo sul bicchiere pieno di scotch. Aveva preso una cantonata non da poco, ma era quasi lusingato dall'errore. “E' stato lui ad uccidere il tuo amante?”

Non aveva mai pensato alla possibilità. Jean George era stato investito da una macchina... o era stato spinto?, si domandò in preda ad un'orribile dubbio. Fulberto era pazzo e crudele, la trasformazione in vampiro gli aveva tolto la ragione secoli prima e Jean rappresentava tutto quello che era stato un tempo. Per colpa sua, un uomo innocente aveva perso la santità e la vita. “E' una spiegazione buona come un'altra” ansimò. Nadia voltò verso il camino, mordendo a sangue le labbra per non cedere al pianto. Non sarebbe andata da nessuna parte in quello stato, non sarebbe stata di alcuna utilità, singhiozzante e spaventata come una bimba abbandonata. Doveva darci un taglio. Spegnere tutto. Dimenticare. C'era un unico modo per farlo: doveva raggiungere quell'apice di dolore in cui nulla e nessuno poteva raggiungerla ed infliggerle altro male. Doveva raccontare. Aveva una platea di spettatori per nulla impressionabili a cui rivolgersi.

Nadia si staccò dal camino, guardandoli uno alla volta. La donna incinta aveva una smorfia di dolore sul viso, segno che la maternità la stava affaticando. La strega era lì solo per un motivo, per nulla nobile. Il vampiro amato dalla madre continuava a guardarla con le palpebre strette e un dubbio nella mente. Klaus fissava il tappeto, dondolava il ghiaccio nel bicchiere e sembrava sul punto di dire qualcosa. Nadia lo sperò. Sperò che la distogliesse dall'intento peccaminoso di lasciare affiorare la crudeltà che continuava a ricacciare in fondo, la ferocia che la religione le intimava di sopprimere con tutte le sue forze.

Dobbiamo cercare un prete pazzo armato di acqua santa?”

Un pastore” sussurrò in tono roco. “E' luterano...”

Da morto non sarà un bel niente” decise passandole il bicchiere. L'odore le diede la nausea. Nadia lo posò sul camino, scossa dai brividi. “Come hai fatto ad ucciderlo?”

I cacciatori cercano lo scontro” mormorò piantando lo sguardo nel suo. “I topi si nascondono.”

Nadia strofinò violentemente la nuca e il collo, lasciando solchi rossi sulla pelle. Fulberto era il motivo che cercava per andarsene alla svelta. Il difficile stava nel dirlo ad alta voce. Il difficile, stava nel dirlo a lui.


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Capitolo 8
*** Anime Affini ***


Chi cade in peccato è un uomo; chi se ne duole è un santo; chi se ne vanta è un diavolo.”


L'acquazzone infuriava e le raffiche di vento avevano bagnato la finestra, impedendole di scorgere eventuali movimenti all'esterno. Quando la furia degli elementi si abbatteva su New Orleans, nessuno era tanto stupido da avventurarsi in strada.

Non odori mai quello che ti viene versato nel bicchiere?”

Non quando proviene da una bottiglia chiusa ermeticamente” mormorò stringendo le ciglia per vedere meglio la strada.

Nadia si stava stancando in fretta, la verbena l'aveva indebolita ma non poteva abbassare la guardia. Strofinò gli occhi forte, passando le dita fra i capelli. Klaus spense le luci del salotto e la donna si diede della stupida per non averlo fatto prima. Perdeva la lucidità mentale quando si trattava di Fulberto. “Sto mettendo in pericolo tutti... quella ragazza è anche incinta!”

Hayley se la passava benone e come tutte le madri, era più feroce di un mastino in cattività. Lei, invece, stava crollando. Klaus le arrivò alle spalle senza fare alcun rumore e l'odore di sangue la fece ispirare. Era digiuna da un po' e l'allettante offerta non poteva rifiutarla. Il liquido nel bicchiere era quasi freddo, non il migliore dei pasti ma come Klaus, temeva che anche la scorta personale del vampiro fosse stata edulcorata dalla verbena. Ringraziò, sforzandosi di mandare giù tutto. Raramente aveva provato il piacere descritto dai suoi simili. Forse perché si sforzava di non affondare mai i denti nella carne.

Ti ho dato la mia parola. Finché resterai a New Orleans non ti accadrà nulla di male. L'ho fatto o no?”

L'hai f...”

Le labbra di Nadia si sigillarono ermeticamente, inquadrando la figura incappucciata e ferma sotto la pioggia. Nadia lo fissò, aggrappando le dita alla tenda. Klaus l'affiancò curioso e in allerta. La figura attese qualche istante, poi un'altra, indubbiamente una donna, arrivò correndo verso la prima. Un bacio veloce e via di nuovo.

Amanti notturni. Molto romantico.”

Idioti senza ombrello...” rettificò la vampira abbassando le spalle e passando le mani sul viso. Era così tesa da scambiare l'ombra di un sassolino per un bisonte.

Va a dormire. Monto io il primo turno di guardia.”

Non se ne parla. Fulberto è un problema mio” borbottò appoggiandosi al muro con una mano e lasciando gravare tutto il peso del corpo sul braccio teso. “Parliamo, vuoi?”

Ammirava la sua tenacia. Klaus annuì, ciondolando fino all'armadietto dei liquori. Sollevò una bottiglia quasi vuota e annunciò che avrebbe fatto un salto in cantina. La vide irrigidirsi o forse lo immaginò. “Non aprire la porta agli sconosciuti e non accettare le caramelle che ti offrono.”

Nadia sorrise, pensando che era stato proprio quello il suo sbaglio. “Non mi piacciono le caramelle.”

E cosa ti piace, Nadia?”

Doveva avere le difese schiantate a terra, perché la domanda risuonò talmente lussuriosa che la fece tremare. “Un Armagnac, grazie.”

Aveva evitato la domanda. “Arriva” mormorò gettando un'altra occhiata alla figuretta sottile piantata di vedetta.

***

L'ennesima bottiglia di vino finisce nello scarico del lavandino, la cucina è permeata da odore di mosto fermentato e disturba un po' l'olfatto di Nadia. Se non si concede di dormire, deve fare qualcosa per occupare le mani.

.... e senza prove, mi gettarono nella fossa... un buco scavato nel terreno che andava giù per metri... ho passato 70 giorni là dentro...”

Come sei fuggita?”

Le domande di Klaus sono sempre delicate. Il tono di voce sbagliato poteva invalidare l'intero racconto. Odora un'altra bottiglia colma di verbena, maledicendo Francesca Correa dentro di se.

Non sono fuggita... mi hanno tirata fuori, processata... condannata... e punita... quando hanno creduto che fossi morta, hanno abbattuto il palo e mi hanno gettato sulla catasta dei corpi... e giù, in un'altra fossa...”

Il vampiro sbianca visibilmente ma Nadia non se ne accorge. Versa un'altra bottiglia nel lavandino e lascia scorrere l'acqua. “Il sangue era poco ma sufficiente... ho scavato. Era notte quando sono arrivata in superficie... credo di essere impazzita quel giorno perché non ricordo granché dei successivi cinquanta anni... quando mi 'risvegliai' dalle parti della Cecoslovacchia, un gruppo di circensi mi prese per uno spettacolo... viaggiai con loro e mi ritrovai in Italia... lì incontrai una persona... mi rifugiai nel monastero di Santa Chiara, fra le suore di clausura...”

Ci sono un sacco di buchi nei suoi racconti. “Quanto sei rimasta?”

Dieci anni... era difficile nutrirsi e non invecchiare... fuggii... un'altra volta di notte...”

Il rumore di un altra bottiglia posata sul tavolo, la fa trasalire. “Ero stordita, non distinguevo più la realtà... trovai lavoro in un bordello come sguattera... e lui trovò me...”

Klaus è shoccata. Non ha molto da dire e non riesce più ad ascoltare. Per sua fortuna, anche Nadia sembra esausta.

Per cinquant'anni... ho vago sulla terra senza alcun ricordo. Mi sono addormentata e mi sono risvegliata in un posto diverso, in un'epoca diversa, con abiti diversi. Per anni sono stata privata della capacità di sentire, di provare la benché minima sensazione... la cosa più spaventosa della mia vita...” mormora e un rigagnolo di lacrime comincia a scorrerle sulle guance.

Bevi.

Nadia ubbidisce ma bagna appena le labbra col cognac. “Non ho voglia di bere...”

Le hai stabilite tu, le regole. Un sorso per ogni lacrima che spargi nella mia cucina.”

Giusto. Le ha stabilite lei.

Non c'è alcuna nobiltà nella sofferenza. Vuoi che cancelli i ricordi? Posso farlo.”

Nadia chiude il rubinetto, osservando il rigagnolo che sparisce nel buco. “Se tacessi le mie emozioni sarei solo un morto che cammina...”

Ti stanno portando a fondo.”

Allora andrò a fondo” mormora, dura. “Sono già impazzita ma a differenza della prima volta, ho un motivo per non arrendermi.”

Testarda. “Sentiamolo, questo motivo.”

Il sorriso della vampira è amaro e al tempo stesso divertito. “Ho conosciuto un giovane cacciatore di vampiri, a Mystic Falls... Jeremy Gilbert, un bravo ragazzo...”

Aveva evitato di rispondere ad un'altra domanda personale.

E' malleabile e amico del licantropo che mi ha morso. Mi deve un favore” annunciò asciugando le mani sui jeans con rinnovato vigore. La mente della donna cominciò a lavorare freneticamente.

Klaus se ne accorse dall'espressione acuta che le affilò il viso. “I cacciatori di vampiri sono come le giovani coccinelle: apri la porta ad una, ne arriveranno cento.”

Nadia occhieggiò l'alba che sorgeva timida ma inesorabile e sorrise, malefica. “Prepara i biscottini. Io devo fare una telefonata.”

***

Hayley che non è riuscita a chiudere occhio. La bambina è cresciuta, manca poco al parto. L'appetito è passato insieme al sonno. Anche quella mattina è di cattivo umore e il futuro padre di sua figlia non ha rifornito il frigorifero di cibo.

Klaus le rivolge un'occhiata parsimoniosa, adorando uno champagne francese che pensava di stappare alla nascita della bambina ma che ahimè, deve essere reso alla terra. “Elijah sta provvedendo ai viveri.”

Bastava nominarlo ed Hayley si calmava. Poco dopo, il perfetto Elijah arrivò carico di cibarie perfette per una donna in stato interessante. “Cosa mangia una donna incinta?”

Niente che non sia stato ben cotto o bollito o precedentemente vivo.”

La flebo in vena o vuoi la cannuccia?”

Hayley rispose con una linguaccia aprendo un sacchetto colmo di dolciumi con un sorriso affamato. Klaus non poteva capire la gravidanza, ma era vero quello che si diceva delle donne incinte e degli ormoni extra in circolo: era bellissima e risplendeva.

Nadia non fa colazione?”

Era sparita alla conquista del mondo. Klaus sollevò le spalle, versando un caffè. Avrebbe dovuto mettere al corrente il fratello della parentela con Katherine? “Nadia è la figlia perduta di Katerina.”

Elijah non si diede pena di mascherare la sorpresa. Non ci riuscì. “La bambina che le sottrassero alla nascita?”

Altre non ne ha avute, perciò...” mormorò muovendo la tazza, vago.

Ne sarà felice” borbotta un po' in colpa per averla abbandonata dalla sera alla mattina. Però c'erano dei pezzi che non tornavano: Nadia si era presentata in fin di vita, implorando aiuto... e Katerina? Fissò il fratello, scurito. “Lei dov'è?”

Morta. Risucchiata da un vortice infernale che le impedirà di tornare se il velo dell'Aldilà cadrà un'altra volta” annunciò con tono basso. “Questo è ciò che dice a strega Bennet...”

Hayley saltò lo sguardo fra i due fratelli, masticando silenziosamente. Conosceva la storia di Katherine Pierce e preferì non intromettersi.

Nadia è stata morsa da Tyler Lockwood e Katherine ha pensato bene di lasciarla morire, invece di mendicare un favore da me.”

Elijah sa che è la verità ma non può fare a meno di assumere un'aria stupita e dispiaciuta al tempo stesso.

Insisteva a dire che l'avrei uccisa... ha preferito cavarsela da sola.”

L'avresti fatto?”

Le solite domande stronze del fratello! Klaus sospirò e indurì la mandibola, irritato. “Mi sarei dovuto sbarazzare del lupastro, piuttosto...”

Hayley lo fissò mentre una tazza piena di cereali e latte compariva di fronte a lei. “Ma se non l'avesse morsa, non l'avresti mai conosciuta.”

Aveva centrato in pieno il 'problema'. “Nutri mia figlia invece di dire stronzate...”

Tua figlia?!”

Nadia è tornata, scarmigliata e con un fuoco selvaggio negli occhi. Convincere Jeremy Gilbert non è stato facile, ma è bastato fare un paio di nomi per ottenere la sua disponibilità. Non è molto cristiano minacciare un ragazzino, ma farà ammenda il prima possibile. “Come è possibile, in nome di Dio?”

Dio non centra niente. E' successo col solito modo.”

Ma tu sei...”

Le lezioni di Katherine sono state insufficienti, a quando vedo.”

Come fa un vampiro...”

... mezzo licantropo a mettere incinta una donna lupo? Chiedilo alle streghe.”

Nadia è stordita, infreddolita per l'umidità che pregna l'aria esterna e oltremodo stanca ed irritata. Ha dovuto strisciare lungo i muri guardandosi le spalle nel timore che Fulberto la sorprendesse. “Possibile che tu non riesca a tenerlo nei pantaloni?!” esclama voltando su se stessa ed uscendo a grandi passi dalla cucina. “Cristo!”

Una Cattolica che imprecava lo divertiva. Klaus si schiarì la voce tornando alla colazione ma gli occhioni di Hayley gli stavano scavando la fronte. “Cosa?” domandò, esitante.

Non diglielo. Vediamo se ci arriva.”

Il vampiro guardò il fratello e poi la donna. Era come stare nel cortile della scuola quando ci si mettevano. “Dirmi cosa?”

Era una scenata di gelosia, quella” sussurrò Hayley abbassando al minimo la voce. “Spiegale che non c'è più nulla fra noi, o impazzirà.”

C'è mai stato qualcosa fra noi?”

Hayley alzò gli occhi al cielo, tuffando il cucchiaio nei cereali. “Tu diglielo lo stesso.”

***

Può sciorinarle il discorsetto sull'inattitudine a stringere rapporti di un certo tipo o il temperamento selvaggio che gli impedisce di mantenere gli affetti, ma Klaus opta per un colpevole silenzio: provare a spiegare ad una Cattolica praticante che la loro è stata solo una botta e via, sarebbe come gettare benzina sul fuoco. Bussa alla porta della stanza e Nadia risponde con un 'avanti' soffocato. E' seduta sul bordo del letto e sta rimuginando sul display del cellulare, avvolta dall'asciugamano post doccia. I capelli sono asciutti e risplendono. Ha un odore incantevole. “Hai avuto una reazione eccessiva.”

Me ne scuso. Sono stata al laboratorio di Genevieve.”

Klaus entra nella stanza e si chiude la porta alle spalle, rigido. “Che cosa ha Genevieve che io non posso procurarti?”

A parte una pozione magica e un incantesimo di localizzazione?” Nadia sorride allo stesso modo di Katherine. “Hai paura che la seduca, Niklaus?”

Non gli piace ne il tono, ne il sorrisetto. “Ho ucciso tre cacciatori di vampiri e mi insulti cercando aiuto in una strega traditrice?!”

Non prenderla sul personale, devo pararmi il culo. Jeremy Gilbert arriverà nel pomeriggio con un suo amico. Raduna il Consiglio, devono saperlo tutti.”

La pozione a cosa ti serve?”

Quelli sono affari suoi, ma se non risponde resterà lì a tormentarla e ha ben altre cose di cui occuparsi. “A dimenticare.”

Le pozioni non sono selettive, Nadia. Resettano tutto.”

Dai 25 anni in su è stata un'agonia e ne porta ancora le tracce nell'animo. Solo l'idea di perdere i ricordi di suo padre la fa retrocedere di un buon millimetro.

Nadia stava soffrendo per tutte le ragioni del mondo e in lei sentiva un'anima affine. Aveva voglia di consolarla... e di morderla, coccolarla e farla morire di piacere. Eh sì... gli aveva dato di volta il cervello.

Devi capire che me la sono cavata da sola per 500 anni... non posso smettere solo perché mi sventoli sotto il naso il tuo bel culetto” mormorò tenendo ben stretto l'asciugamano sul seno. Klaus le piaceva, era attratta da un vampiro per la prima volta nella vita, però... “Vuoi sapere cosa ho preso da mia madre, a parte un gusto migliore in fatto di uomini?”

Cominciava ad intrigarlo questo nuovo lato di Nadia. “Sono tutto orecchi”.

La capacità di cavarmela sempre.” Nadia lo guardò con una scintilla negli occhi. “Voglio preparare una trappola” chiarì alzando un dito e avvicinandosi tanto da permettergli di respirare il sentore del bagnoschiuma che era rimasto sulla pelle. “Una nostra comune amica ha tradito e Fulberto non resiste ai vampiri 'giovani'...”

Intendeva sacrificare Francesca? Aveva la sua benedizione. La crudeltà improvvisa di Nadia lo eccitò da morire. “Dio non ti perdonerà per questo.”

Il bello della mia religione è che puoi fare cose orribili e pentirtene sinceramente un attimo dopo” disse con un altro sorriso, picchiettando la mano sul suo torace. “Lui vuole me. New Orleans è solo un parco giochi per ammazzare il tempo. Ora via, devo vestirmi. Tu hai delle telefonate da fare ed io delle persone da incontrare.”

Il piccolo Jeremy e il suo amichetto Matt Donovan? Ci sarà da ridere...”

Se quello non aveva dubbi, pensò sbirciando il vampiro di sottecchi. Mh, aveva ancora tempo per raccontargli di Rebekah e del loro piccolo threesome a Varsavia con Matt..

Stazione di New Orleans, qualche ora dopo

Io sono stato costretto, ma tu?”

Sono tua sorella e non ti lascio in balia di quello psicopatico.”

E tu?”

Per la stessa ragione di Elena: non sono mai stato a New Orleans.” Matt sollevò gli occhiali sulla testa e si guardò in giro. “Questa città è tutta una festa,.. mi piace.”

Lo faranno per attirare i turisti. Ricordate i danni dopo l'uragano?”

Ingenti.”

A quel college ti insegnano un sacco di cose, eh?”

Elena piantò una gomitata nel fianco di Matt e si sedette sulla valigia rigida. “Dove sta scritto che siamo costretti a correre ogni volta che Klaus chiama?”

Non ci ha chiamato lui.”

E' stata Nadia.”

La ragazza fece una smorfia buffa e spostò la borsa a tracolla sulle gambe. Non era morta, allora. “Chi dobbiamo incontrare?”

Noi.”

Elena voltò piano il collo, inquadrando un nero sorridente dai denti bianchissimi che sembrava appena uscito da uno dei suoi telefilm stile Hawaii Five-0

Lasciatemi indovinare.. tu sei il cacciatore.”

Jeremy alzò una mano, scrutando uno ad uno i componenti della squadra di Marcel. “Presente.”

Tu sei l'amico di Xbox... e tu, dolce creatura?”

Il nero la indicò col dito ed Elena credette di arrossire. “La sorella apprensiva del cacciatore.”

Marcel rise, deliziato dalla sua timidezza. “Benvenuti a New Orleans! Vi hanno spiegato come funziona?”

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Capitolo 9
*** Qualcosa di diverso ***


Risposta ai Commenti.
AriannaJones: le cose vanno a complicarsi per i nostri eroi. A Klaus non piace tirarla per le lunghe e Nadia è troppo evasiva... si stanno aggiungendo nuovi personaggi alla storia, basta dire questo! ;)
Annaterra: non ricordo se eri tu a chiamare Elena 'Elagna' ma purtroppo eccola qua, accodata al fratellino pompato. Magari si rivelerà un po' meno fastidiosa del telefilm ma va a sapere...;)
A tutti, buona lettura!


Tika gli era piombata fra capo a capo e collo – letteralmente – durante una scorribanda notturna che era terminata con un ramo rotto, un braccio steccato e parecchie lacrime. Katinka era la figlia del locandiere, un maschiaccio fatto e finito che gli aveva rubato il cuore e un bacio a soli quindici anni. Si era presa tutto il resto, curiosa come un gatto, e lo aveva lasciato per un altro ragazzino, più forte di lui e più bravo nell'amore. Niklaus non aveva mostrato la delusione per non incorrere nelle ramanzine del padre, ma l'occhio attento di Esther aveva notato i lunghi silenzi, i digiuni ricorrenti e le poesie trascurate. In una notte di luna nuova l'aveva condotto con se al fiume, e seduti sulla sponda, aveva interrogato il figlio sul dolore. L'aveva rassicurato con parole calme e tiepide: la sofferenza portava alla consapevolezza e il risveglio sarebbe stato più dolce ogni volta.

Quindi è un bene soffrire...

E' inevitabile.

Ed... è... è sempre così... difficile?

Non sempre, amore mio. Non sempre.

Le lezioni di Esther le ricordava a morsi e bocconi, ma quella gli tornava spesso in mente. Klaus grattò un angolino della fronte e lasciò ricadere la mano in grembo. C'erano trentadue gradi all'ombra, un'umidità che ti ammazzava e lui se ne stava in giacca di pelle e occhiali a specchio sotto il sole torrido, su una panchina di New Orleans. Si era fatto imbambolare da un visetto a cuoricino e appena abbassava la guardia, erotiche visioni del suo corpo contorto dal piacere gli balenavano nella mente. Era arrivato a livello di guardia. L'aveva capito quando, tornando al furgone con il carico di liquori per la scorta personale, aveva intravisto una coppietta di giovani stranieri abbarbicati l'uno all'altro con intenzioni bellicose.

Klaus aveva camminato fino al parco, chiedendosi perché non fossero capaci di vivere solo in funzione di se stessi, perché avessero sempre bisogno di provare qualcosa per sentirsi appagati. Si era illuso di trovare corrispondenza in Nadia... e aveva quasi voglia di tornare da quei due mocciosi e spiegargli come andava il mondo. Prima o poi uno avrebbe lasciato l'altra e sarebbe subentrato il dolore, la disillusione.. e così via, in un loop infinito culminato in cenere alla cenere, polvere alla polvere. Nadia non si fidava di lui, se aveva chiesto aiuto alla strega e interpellato agenti esterni. Non era stata una ferita di striscio ma un colpo in pieno petto.

***

Trentadue gradi all'ombra, un'umidità raccapricciante, l'orribile incubo dei nodi nei capelli e un deodorante che avrebbe cessato l'effetto da un momento all'altro. Non mancava nulla per scatenare l'intolleranza di Elena Gilbert per quel mondo caldiccio e privo di aria condizionata. La rottura con Damon la deprimeva e, per distrarre la mente, aveva pensato di accodarsi al fratello e a Matt. Non aveva grandi aspettative se non quella di smettere di pensare al vampiro per cinque minuti.

Figo, qui.”

Già. Elena tirò indietro un'ampia ciocca di capelli e si appoggiò alla maniglia del trolley, gli occhiali scivolarono sulla punta del naso e rimasero lì. L'ultima volta che era stata a New Orleans aveva avuto quattro anni e non ricordava un granché. Avrebbe dovuto essere riposata, i ragazzi avevano insistito per sollevarla dal suo turno di guida, eppure si sentiva spossata e atterrata su un altro pianeta. Sarebbe risultato scortese fare 'ciao ciao' con la manina, lasciare gli uomini ai loro discorsi e gironzolare per la città come una qualsiasi turista armata di macchina fotografica? I ragazzi ci avevano messo poco ad ambientarsi, già chiacchieravano amabilmente con i vampiri di New Orleans che l'avevano passata allo scanner due volte. Eppure non indossava nulla di pretenzioso: un paio di shorts corti, stivaletti bassi, maglia colorata e la solita catenina lunga fino all'ombelico che a Damon piaceva afferrare quando aveva intenzione di baciarla. Elena sospirò di nuovo: c'era una parte del cervello non deputata al ricordo del vampiro?!

Per te.”

Acqua fresca nel deserto torrido. Marcel le sorrise ed Elena ricambiò in automatico. “La scalinata dove conduce?”

Al piano superiore. Se vuoi fare un tour guidato della casa, ti consiglio di attendere l'arrivo di Klaus. Adora mostrare i suoi possedimenti ai comuni mortali.”

Elena alzò lo sguardo verso la balconata luminosa. Ce lo vedeva, a spolmonarsi ed arringare le masse dei plebei ma qualcosa le diceva che il tour gliel'avrebbe fatto fuori della porta. In fondo, era l’imbucata della festa.

Signori, benvenuti. Perdonate l'attesa... Elena!”

Almeno uno era felice di vederla, pensò rivolgendo ad Elijah il suo sorriso più tenero e luminoso.

Non sono stato avvertito del tuo arrivo! Ho davvero piacere di rivederti!”

Come poteva essere perfetto anche con quel caldo atroce? Elena sorrise come un automa. “E' reciproco.”

Il vampiro la guardò per un altro momento, poi rivolse la sua attenzione ai ragazzi. “La nostra ospite ci raggiungerà fra poco e ci ragguaglierà di tutti i dettagli. Mettetevi a vostro agio. Elena, desideri qualcosa in particolare?”

Ho tutto quello che mi serve, grazie” mormorò sollevando la bottiglietta che frizzava allegra. “Posso lasciarvi alle vostre chiacchiere da uomini? Il caldo è opprimente.”

Abbiamo l'aria condizionata al piano superiore” la informò con gentilezza. “Ma se preferisci ritirarti, Marcel ti porterà ovunque desideri.”

Ci penso io” mormorò il nero inclinando la testa. “Dove vuoi andare, piccola?”

Jer, in quale albergo abbiamo prenotato?”

Attendiamo istruzioni da Nadia. Ha detto che se ne sarebbe occupata.”

Elijah alzò un sopracciglio, dubbioso. “Ma non ci sono più stanze libere negli alberghi da settimane. La città è in festa.”

Ci possiamo accampare in giardino, abbiamo i sacchi a pelo in macchina” disse Jeremy facendo spallucce. “Non è un problema per noi.”

Abbiamo parecchie stanze per gli ospiti non utilizzate” li informò girando lo sguardo su Elena. “E' una soluzione accettabile?”

Sarebbe stata perfetta se Klaus non li avesse tollerati a malapena. “Non dovremmo sentire il parere di tuo fratello prima di svuotare le valige?”

Klaus ha altro a cui pensare. Perdonate la sua scortesia, ma abbiamo avuto un incidente con i fornitori di alcolici ed ha insistito per occuparsene personalmente.”

Sarebbe tornato con le loro teste infilzate su una picca, pensò per nulla impressionata. Elena recuperò il tempo perduto aggredendo con una lunga sorsata la boccetta e un istante dopo, la sputò sul pavimento tossendo come una pazza. Cercavano di avvelenarla perché era l’ospite in più?!

Elijah le tolse di mano la bottiglietta, odorandola più volte. “Da dove proviene?”

Dal nostro frigorifero” rispose Marcel, scuro in volto. “A Nik non gli piacerà per niente.”

Siamo arrivati a questo” mormorò lugubre, passandola ai ragazzi. “Il problema si è esteso.”

Verbena e strozzalupo mescolati? Questo lo facciamo quando vogliamo torturare un ibrido.”

La presenza dello strozzalupo riduceva il target su Klaus ed Hayley. Elijah inspirò, fuori di se: stavano cercando di uccidere anche la bambina!

***

Il prurito all’occhio sembrava arrivare al cervello ma continuare a stropicciarlo non aiutava per niente. Klaus caricò lo scatolone su una spalla e attraversò il porticato. Uno sguardo fugace alla sala e il battito cardiaco si arrestò. No... non poteva essere Katherine... Katherine era morta…

Il vampiro si strappò gli occhiali dalla faccia per vedere meglio: che diavolo ci faceva Elena Gilbert in casa sua?! Chi aveva invitato la coniglietta al party di soli uomini? “Ogni scusa è buona per scappare da Mystic Falls, eh?”

La situazione peggiora, fratello.”

Klaus odorò la bottiglietta con attenzione. Ora capiva la pozza d'acqua ai piedi di Elena: era stata avvelenata. Occhieggiò la ragazza che tratteneva piccoli colpetti di tosse con grazia squisita e alzò un sopracciglio. Un caldo disumano e una sorsata di veleno giù per la gola… Benvenuta a New Orleans, Elena Gilbert. “Mi aspetto risultati e stereo basso, la mattina. Fratello, mostra loro le stanze… tu, vieni con me.”

***

Elena era certa che Klaus l'avrebbe eviscerata come un pesce appena pescato, il momento in cui sarebbero rimasti soli. Manteneva una strana calma che non lasciava prevedere nulla e la cosa la spaventò non poco. “L'acqua era destinata a te?”

No” dichiarò aprendo la strada nell'abitazione sconosciuta. Klaus estrasse una sacca di sangue dal frigorifero e l'abbandonò sul tavolo. “Parlami di Katherine. Nadia ha detto che è morta.”

E’ vero.”

Come?”

Vecchiaia. La pozione per l’immortalità l’ha riportata alla sua vera età.” Elena battagliò con la sacchetta, la strappò e il liquido rosso le inondò le mani e gocciò a terra. “Non si è arresa. Ha preso un passaggio dentro di me e ha... sedotto Stefan e allontanato Damon.”

Non aveva mai provato alcun tipo di sentimento per la ragazza, la trovava noiosa come la madonnina sul santino di un prete, ma essere posseduta dall'anima di Katherine l'aveva cambiata. Le era rimasta una traccia dentro e lui la stava fiutando come un cane. Emanava uno smarrimento tale da farlo eccitare. Klaus immaginò di prenderla in quell’istante, di sentire la carne sbattere contro la carne, il calore della sua femminilità aumentare…

Ti dirò una cosa che disse mia madre, molto tempo fa” mormorò mentre Elena raccoglieva una goccia di sangue col dito e la strofinava veloce sul labbro superiore, dolorante e bruciato dalla verbena. Non era certo voluto ma il vampiro lo trovò molto seducente. “Ti prego di dedicarmi attenzione, sto condividendo un momento intenso con te.”

Elena smise di pulire in terra e lo guardò, attenta. “Vuoi che sembri la scena di un crimine?”

Non sarebbe la prima volta.”

Eh già... chissà che succedeva là dentro, quando le porte si chiudevano!

Sopravvivrai” disse, laconico quando infine si rialzò dal pavimento. “Non è la fine del mondo.”

Elena infilò le mani sporche sotto l’acqua gelida del rubinetto e la beatitudine le attraversò le braccia. “Tua madre ha detto una cosa del genere? Sul serio? Suo figlio di...”

... quattordici anni...” mentì abbassando l’età di proposito.

... subisce la prima delusione amorosa e tutto quello che riesce a dire è 'sopravvivrai'?”

Era sexy, così scettica e sardonica. Klaus sorrise con un angolo della bocca.

Non avevi quattordici anni.”

La sua affermazione non lasciava spazi a commenti. Klaus chiuse il rubinetto in attesa di spiegazioni.

E quello era un dispetto. Elena sorrise, divertita e stuzzicata dalla debolezza umana e prettamente maschile che mostrava.

La fanciulla si stava rivelando ben diversa da quel che ricordava. Il suo sorriso era civettuolo e parlava da solo. Klaus soffiò un ‘touché’ ed Elena si lascio scappare la prima vera risatina divertita delle ultime settimane. L’ombra della delusione non si lasciò mettere da parte e appena una goccia d’acqua si staccò dal rubinetto, Elena ricordò l’ultima penosa conversazione con Damon e si incupì.

Non era fragile come Nadia e non era gravata dal fardello di un passato oscuro, ma non si poteva dire che Elena Gilbert non conoscesse la sofferenza. Klaus spinse il pugno contro la bocca, poi si aggrappò al bordo smussato del mobile che gli premeva il bacino. “La sofferenza porta alla consapevolezza e il risveglio sarà ogni volta più dolce. New Orleans è come Las Vegas, tutto ti è concesso. Infila un vestito sexy e va a divertirti senza stare tanto a pensare a quel che succederà domani.”

Imbronciata e sofferente, Elena alzò due occhi lucidi che premettevano lacrime. “Tua madre ha spiegato come aggirare l’ostacolo dell’orgoglio? La mia non ne ha avuto tempo.”

Non poteva replicare in alcun modo. Lo sguardo si spostò dai dolci occhi scuri della ragazza al mento corrugato. Klaus roteò il corpo nella sua direzione e sollevò piano una mano, posandola sui capelli. Erano tanti, sottili e morbidi.

Empatia da Klaus era forse l’unica cosa al mondo che potesse fermare il pianto incipiente. Elena passò una mano sul viso, piuttosto scossa. Non si esce con l'ex della tua migliore amica, non si bacia un ragazzo quando il tuo ti ha appena mollato. Non ci si struscia addosso agli sconosciuti per cercare di dimenticare. “Ho solo bisogno di qualcosa di diverso…”

Quando diverso, Elena Gilbert?”

Di nuovo quell’inflessione insinuante nella voce. Elena aggrottò la fronte, confusa dai segnali contrastanti che arrivavano dal vampiro. Era tedioso, mutevole d’umore e isterico come al solito ma era stato il suo vago tentativo di rassicurarla a metterla sulle spine. Klaus non era mai gentile e se lo era, c’era qualcosa sotto. “Ho accompagnato Jeremy, nient’altro… se vuoi che me ne vada, basta dirlo.”

Non voglio.”

Elena batté le palpebre e lo guardò, dritto negli occhi. Perché mentiva? Era stato evidente a tutti fin dal suo ingresso!

Non c’è alcuna nobiltà nella sofferenza. Andartene significherebbe arrendersi… e non c’è nulla di più stupido al mondo che passare le giornate a pensare a Damon Salvatore.”

Il nome fu come una fucilata in pieno petto. Elena traballò e si ritrovò all’incrocio di due mobili. Sospirò per calmarsi, poi annuì. “Ho solo bisogno di qualcosa di diverso dal solito…”

Klaus si chinò in avanti e la baciò, sostenendole la nuca mentre lo faceva. Un gesto sconsiderato ed impulsivo che apriva un ampio ventaglio di possibilità: Elena poteva mettersi a piangere od urlare… o peggio, ricambiarlo e chiedere ben più di quel che pensava di reclamare.

Le formiche rosse le stavano divorando il cervello. La vampira aveva i brividi. Brividi diversi dalla solita paura. Era una reazione al dolore, si disse. Sarebbe andato bene chiunque.

Elena Gilbert avrebbe rappresentato l'innocente valvola di sfogo alla sua passione repressa e, magari, l'avventura avrebbe allietato l'animo sofferente della ragazza. Si sarebbe impegnato per farla stare bene, pensò scivolando la bocca sulla parte più sensibile del collo e abbassando le spalline del top e del reggiseno.

Elena gli accarezzò i capelli quando un pensiero ridicolo la bloccò: era tutta sudata e il deodorante aveva ceduto. “No” bisbigliò insaccandosi nelle spalle.

No?” sussurrò spostando i capelli da un lato e baciandola sulla clavicola, la gola e risalendo verso le labbra. “No?” domandò ancora sfiorandole con le proprie. Poiché non rispondeva, Klaus si sentì autorizzato a prenderla a modo suo. Elena strinse le gambe attorno al bacino, tremando. Quello era diverso. Era oltre il suo limite.

Il seno era così morbido che non riuscì ad impedirsi di accarezzarlo. Elena annaspò per la sensazione di piacere e lo morse per difesa.

Non succhiava forte ma il suo corpicino si muoveva lascivamente, strusciandosi contro l'erezione che lo stava uccidendo. “Ti condurrò negli angoli più oscuri, sordidi e perversi, Elena...” promise con voce roca e pressoché inesistente.

Elena prese una boccata d’aria e ansimò, guardando il nulla davanti a se. L’aveva vista ma non l‘aveva riconosciuta. “Chi è lei…?”

Uno sbaglio… come te...”

***

Non ha l'aria felice.”

Matt diede di gomito a Jeremy e il ragazzo fece spallucce. Alla ronda anti-cacciatore si era unito anche Klaus e di Nadia neppure l'ombra. Non aveva risposto alle telefonate. Bastava quel silenzio prolungato per fargli temere il peggio. Inoltre, il maledetto asciugacapelli di Elena aveva fatto saltare la corrente due volte ed era toccato a lui, trafficarci!

Cimitero?”

Cimitero.”

E' territorio delle streghe, fate attenzione a come vi muovete.”

Jeremy rispose con un “ok” laconico e Matt spalancò il cancello. “Siamo sicuri che Nadia non se lo sia inventato, questo cacciatore?”

Klaus lo ignorò, scavalcando un sasso piuttosto largo e un cumulo di foglie secche. “La guardavo negli occhi mentre raccontava. Non mentiva.”

Nadia gli aveva raccontato tante di quelle balle... “Non c'è nessuno neppure qui. Possiamo concludere il giro? Elena mi ha mandato un messaggio, è dalle parti di Bourbon Street…”

Al Rousseau's, pensò Klaus allungando il passo. Colpito dalla grazia di Elena, Marcel se l'era tirata dietro promettendole divertimento e il gombo migliore di tutta la città.

Si sta annoiando.”

Come poteva annoiarsi a New Orleans, quella scioccherella?!

Matt si fermò a chiudere il cancello che scricchiolò quando scattò la serratura. “Nadia è una voltafaccia doppiogiochista. L'ho incontrata a Varsavia, con Rebekah. Ci ha agganciato in un locale. La mattina dopo era scomparsa con i nostri soldi e il mio anello.”

Klaus sentì una fiammata di rabbia divorarlo e lasciare le ceneri di un patetico cretino: persino Matt Donovan e sua sorella erano arrivati dove lui aveva fallito!

Non è una santarellina, io mi guarderei le spalle.”

Il dubbio cominciava a salire con il sorgere della luna. Si era lasciato ingannare dalla figlia di Katherine? “E' un mio problema. Se vedete un movimento sospetto, chiamatemi.” Klaus deviò nel laboratorio di Genevieve, constatò che non c'era nessuno e si diresse al Rousseau's. Voleva saperne di più della pozione magica e dell'incantesimo di localizzazione.

***

Forse aveva ragione Klaus. Forse le era rimasto dentro un pezzetto di Katherine. Elena non provava alcuna sensazione di vergogna per quel che era accaduto nel primo pomeriggio ed invece di divertirsi con Marcel e il suo amico Slinguazzami-ho-un-piercing - come aveva soprannominato Diego - la sua attenzione era tutta dedicata ad un gruppetto di streghe che fingeva di trascorrere una serata fra amiche. Erano più inquietanti di un bambino posseduto in un film horror. Per quanto riguardava la festa, beh… sembrava di stare al college… con meno birra e troppi adulti, decise entrando nel campo visivo di una rossa mozzafiato che parlava al cellulare. L’aveva vista… stava solo ricordarsi dove. Dopo un po', Elena era scesa in strada portandosi appresso un bicchiere pieno e i ricordi di Damon. Lo scotch era affogato del ghiaccio. Aveva cominciato a bere quella roba perchè a casa dei Salvatore non c'era altro e Caroline diceva che non faceva ingrassare, a differenza della birra. Aveva seguito la scia musicale di un sassofono terribilmente languido, e si era ritrovata alle spalle di un gruppo di turisti – prettamente coppiette - che ascoltavano l'artista, si appoggiavano l'uno all'altro, dondolando. Non intendeva essere ostile o fare discorsi da sfigata, ma erano consapevoli del fatto che prima o poi tutto quell'amore sarebbe finito? Era tornata alla festa con l'idea di divertirsi alla morte. Non immaginava che l'avrebbero presa tutti sul serio.




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Capitolo 10
*** Al centro del nulla ***


Mikealson’s

Qualcuno doveva spiegare alla sua stupida amica che fare i selfie con Marcel e gli amici - per poi postarli su Facebook col solo scopo di far ingelosire Damon – era controproducente. Era preferibile che impazzisse domandandosi dove fosse e cosa stesse facendo, piuttosto… ma dovevano proprio insegnarle tutto? Matt si rivestì dopo la doccia e si buttò sul letto gemello accanto a Jeremy. Il ragazzo leggeva fumetti con le cuffiette nelle orecchie e aveva parlato a malapena da quando erano arrivati a New Orleans. Matt allungò il braccio e lo colpì col cuscino. Jeremy lo scacciò con una manata. “Sono preoccupato per Elena” disse abbassando la rivista sotto il mento. “E’ davvero lei è c’è rimasto qualcosa di Katherine? Hai visto come si veste? E i capelli? A cena, Klaus non le ha tolto gli occhi di dosso, persino Elijah stenta a riconoscerla.”

Non aveva prestato molta attenzione alle reazioni dei due fratelli, a dire il vero. Matt era concentrato sull’ambiente, le dinamiche della casa, la ricerca di possibili vie di fuga se le cose si fossero evolute diversamente. Sebbene avesse messo Klaus in guardia da Nadia, una parte di lui era felice di saperla salva e scampata al giogo di una madre inconsistente come Katherine. “Sei geloso di tua sorella?”

Jeremy batté le palpebre e si rimise a leggere. “Ho perlustrato il giardino e il resto della casa mentre facevi la doccia. Ho visto una cosa che mi ha ghiacciato il sangue.”

Matt si riprese il cuscino e sospirò, chiudendo gli occhi. “Mh…”

Una culla” mormorò lento e lugubre. “Cosa ci fa una culla in una casa abitata da vampiri?”

***

Stunk!

Hayley posò l’asciugacapelli e la spazzola, lasciando ricadere il boccolo mal fatto. C’era più elettricità nel bayou che nell’abitazione dei fratelli! Quando scoppiavano i temporali, invece, l’atmosfera nella casa si faceva tetra e sembrava di stare in un libro di Edgar Allan Poe. Per essere maghi dell’organizzazione, gli pesava fare quella telefonata all’elettricista. Hayley infilò un vestitino chiaro che rendeva la pancia ancora più grande e si avventurò nel seminterrato. La bambina si muoveva spesso negli ultimi tempi, la faceva sentire pesante e per nulla sexy, sebbene Elijah dicesse il contrario e anche Klaus non lesinasse aggettivi cordiali ed incoraggianti. Mfp!, pensò posando il piede sul primo scalino. Aveva il suo tornaconto, quel vampirucolo…

Tump… tu tump… tu tump… tu tump.

Hayley alzò gli occhi sulla porta esterna, osservando l’oggetto roteare nella sua direzione. Inghiottì quando si rese conto che era la testa di una donna. In controluce, spiccò la sagoma di Nadia. Odorava di sangue.

Richiama il branco, dolcezza. C’è stato un problema.”

Rousseau’s

La porta del Rousseau’s era sbarrata e le luci spente.

Klaus fece tre passi indietro e alzò lo sguardo ai piani superiori. Non sentiva volare una mosca e quello poteva significare due cose: la festa si era spostata oppure, cosa da non escludere di quei tempi, erano tutti morti. Stava per chiamare Marcel quando la telefonata di Hayley gli rizzò tutti i peli del corpo.

Docks

Ci stavano dando dentro di brutto con le vittime ‘consenzienti’ ed Elena era certa che la situazione stesse gradevolmente sfuggendo di mano. Al Rousseau’s, il gruppetto tanto interessante di streghe aveva abbandonato la festa quando gli animi si erano scaldati e, con la coda dell’occhio, Elena aveva visto anche i licantropi defilarsi. Era stata lei a suggerire di variare il menù, sostituendo l'alcool col sangue… e magari spostare la festa in un luogo più appartato e meno a portata di cacciatore… Che ne dici, Marcel? Ci divertiamo sul serio?

Il vampiro le aveva servito ‘le condizioni ottimali’ su un piatto d’oro: un vecchio palazzo del 700, ristrutturato dall’altra parte del fiume. Spartano, con un mucchio di spazio e un impianto stereo da paura. A differenza degli altri, vegliava con occhio di falco l’andamento della serata. Li teneva sotto controllo. Elena non poté non ammirare la sua stabilità. Ma chi era ‘lei’?, si domandava ancora a distanza di ore. Possibile che anche Klaus avesse un Damon Salvatore che gli torturava l’anima?

Non ci pensare.”

Sorrideva, Marcel, porgendole un bicchiere pieno in cambio di quello vuoto che soggiornava ai suoi piedi da parecchi minuti.

E’ difficile” rispose, accettando il dono. “Non ti aspetti mai che succeda.”

Un cuore spezzato non è una novità. Per molto tempo sono stato sulla tua stessa barca sorella.”

Non stavo parlando di me.”

Il nero si accomodò sul divano, accavallando una gamba in atteggiamento molto maschile. Sembrava reticente a parlare. “E’ una storiaccia senza sbocchi. Fossi in te, mi terrei la curiosità.”

Ricevuto” mormorò sentendo il classico fremito di indiscrezione nella testa e nello stomaco. “Non ha speranze?”

Non si capisce con certe donne…”

Elena si rese conto di essere intrigata ad un livello mentale pericoloso. Il bacio, all’inizio, era stato imbarazzante e fuori dagli schemi del mondo. Poi era sopraggiunta la necessità spinta dal dolore. Infine, il lungo contatto aveva smosso la passione sopita dall’abbandono, risvegliando la goccia di desiderio sessuale che era bastata ad oliare il meccanismo nel cervello che sfrondava l’uomo dei connotati e lo riduceva ad un puro essere maschile. Elena l’aveva etichettata come ‘la follia di New Orleans’ certa che non sarebbe ricapitato una seconda volta.

Faccio un giro nei dintorni per accertarmi che sia tutto a posto” le disse Marcel all’improvviso. “Socializza un po’, ragazza mia.”

Elena annuì ma affondò di più nel divano. Non c’era nulla di diverso rispetto a quello che faceva con Caroline ogni fine settimana, pensò lanciando sguardi in giro in giro per la sala e fermandosi su un bellissimo esemplare di razza maschile dal volto glabro. Elena distolse lo sguardo, bevve un goccio dal bicchiere e lo fissò di nuovo.

Mikealson’s

Nadia spariva per quasi 24 ore e tornava con la testa di Francesca Correa come un gatto che porta un topolino morto in regalo. Ed era quello il modo di presentarsi, sporca di sangue come un guerriero che torna dalla battaglia? Voleva ucciderlo a forza di erezioni?

La donna lo aveva atteso in piedi fronte al camino acceso, le braccia incrociate sotto il seno e l’aria pensosa. Aveva il viso stanco e i suoi occhi si perdevano fra le fiamme, ma si accesero quando Klaus varcò l’ingresso della stanza, adrenalinico come sempre, sollevato dall’idea di saperla viva. Il vampiro si rese conto di non aver mai dubitato di lei e che le parole di Matt Donovan avevano solo aggredito la superficie. Il quarterback e il cacciatore erano svegli e tesi, Hayley, pallida, era assistita dal suo amorevole fratello. La testa mozzata era stata sistemata sul loro piatto da portata d’argento. Klaus lo etichettò come un gesto macabro e di poco gusto, a tratti medioevale. “Falla sparire dalla mia vista” ordinò seccato. Tentava di rendere il soggiorno di Hayley il più piacevole possibile, non intendeva esporla a simili visioni nel suo stato. “Che non si ripeta mai più.”

Non era certo quella l’accoglienza che immaginava. Il folle desiderio che era cresciuto con la lontananza scemò di colpo. “Sissignore” mormorò Nadia debolmente afferrando la testa per i capelli. Hayley inspirò e distolse lo sguardo, attraversata da un ondata di nausea. Era cresciuta in una zona di guerra, aveva visto molti orrori nella sua breve vita, ma quella donna compiva atti cruenti con una leggerezza diabolica. Si chiese fino a dove si sarebbe spinta pur di compiacerlo. “Klaus, c’è un nuovo clan di lupi mannari in città…”

Docks

Elena si sentiva al sicuro. Quel tipo era davvero carino e le sue mani calde. Lui la chiamava giocosamente ‘la straniera’ e ad Elena era piaciuto quell’anonimato che garantiva mistero e riservatezza. Avevano condiviso la stessa vittima – cosa che non si era mai permessa prima di allora con i fratelli Salvatore – ed erano finiti contro un muro a baciarsi e ridacchiare come matricole sceme ad una festa alcolica. Lui le aveva chiesto se si stava divertendo – dio, sì! – e se voleva spostarsi altrove. Elena aveva risposto che non c’era alcun bisogno di farlo, che nessuno badava a loro ma il ragazzo aveva insistito. Quando parlava, il suo strano accento la faceva fremere come un diapason. Era magro e muscoloso, attraversato da una corrente elettrica che brillava negli occhi neri. Elena non riusciva a staccargli le mani di dosso e non riusciva a respirare, tanto forte era il desiderio di averlo. Strappargli i bottoni della camicia era un indizio sufficiente sulle sue intenzioni? Il ragazzo aveva leccato il solco fra i seni, facendola gemere e la preghiera era sfuggita dalle labbra con una semplicità spaventosa. Si era lasciata condurre via, consumata dall’ansia di concludere ma l’ebbrezza era svanita quando una voce nel cervello l’aveva avvisata di un cambiamento pericoloso. Alla luce della luna si era accorta che i suoi lineamenti si erano induriti. Elena non era pratica dei divertimenti occasionali, ma era certa che ci fossero molti atteggiamenti sbagliati nella sua ‘botta e via’. Il dubbio fu cancellato quando lo vide estrarre un punteruolo che non brillò sotto la luce, segno inconfondibile di un legno duro trattato appositamente per trafiggere. Essere sorella di un cacciatore e aver avuto Alaric come insegnante, era servito a qualcosa. Proprio la sera in cui decideva di ‘divertirsi’ le capitava un faccia a faccia col cacciatore di vampiri. La sua solita fortuna, aveva pensato con un sorrisetto ironico. Le scarpe non erano adatte a correre. Elena aveva abbassato la stringa posteriore di pelle con un movimento seducente e utilizzato il tallone per liberare l’altro. Le avrebbe riprese il giorno dopo, aveva pensato scartando velocemente da un lato. Udiva ancora la musica provenire dall’abitazione di Marcel. Doveva disperderli o magari, aveva pensato con un sorriso crudele, iniziare la... ‘caccia’ al cacciatorehhhhh!!

Ma quanto era veloce?! Elena si arrestò in mezzo alla strada, trovandoselo di fronte. Cercò di incamerare più dati possibili per il futuro identikit – che ce l’avevano a fare un vampiro fissato con l’arte? – trasse un respiro profondo e cambiò direzione. Lanciò uno sguardo all’acqua che brillava alla sua destra, ebbe un moto di panico ma si gettò lo stesso.

Mikealson’s

Altre gatte da pelare. Continuava a peggiorare e non se ne vedeva la fine. Klaus strofinò il pugno contro la bocca, fissando il pancione di Hayley. “Dovresti riposare, cara.”

E tu dovresti chiamare l’elettricista” mormorò rialzandosi goffamente dalla poltrona “sono dovuta scendere nel seminterrato un’altra volta.”

Sarà il mio primo pensiero domattina” promise, addolcendo il tono della voce. Sentiva gli sguardi dei due ragazzini puntati sulla nuca. Le loro piccole menti stavano impazzendo a cercare una relazione fra i bizzarri personaggi della stanza. L’orologio digitale al polso segnò le due e Klaus si rese conto che mancava una fanciulla all’appello. “Tua sorella è solita fare le ore piccole?”

Jeremy Gilbert scosse la testa, incrociando lo sguardo di Matt. “L’ho chiamata, non ha risposto.”

Non è da lei.”

C’era anche Elena?! Nadia si chiese quale sarebbe stata la sua reazione di fronte alla copia della madre. Comunque, doveva delle scuse alla ragazza. “Andiamo a cercarla.”

Noi andiamo a cercarla. Tu pensa agli affaracci tuoi” sibilò Jeremy gettandole un’occhiata velenosa. “Hai fatto abbastanza danni la prima volta.”

Il piccolo Gilbert tirava fuori i denti. Klaus spostò lo sguardo dal ragazzo alla donna.

Era mia madre!” ribattè. “Cercavo di salvarla!”

Cancellando mia sorella?!”

Nadia strinse i denti, consapevole di essere dalla parte del torto. “Non potevo fare altrimenti.”

Litigare non serve a niente, il passato è passato. Ora noi usciamo a cercare Elena e quando torniamo, seppelliamo l’ascia di guerra. D’accordo?”

Al quarterback piaceva proprio fare l’ago della bilancia e rischiare la vita inutilmente. Si sarebbero scannati, pensò Klaus avvicinandosi alla finestra e guardando il giardino illuminato fra le siepi.

Il cellulare ronzò sul tavolo e tutti lo guardarono. Klaus rispose con un mugolio basso.

>La gente ha cominciato a sparire.<

Eppure era tornata a casa. Molti vampiri non possedevano protezioni magiche diurne e mancavano solo due ore all’alba. Klaus inspirò, passando una mano sulla fronte e lasciandola ricadere lungo il fianco. Le brutte notizie sono vigliacche, non arrivavano mai sole. “Che altro?”

>Elena... l’ho persa.<

O forse stava solo scopando con uno dei ragazzi di Marcel in qualche angolino ombroso e ritirato. Per quanto apprezzasse una donna che sapeva cogliere le occasioni che le si presentavano, poteva dire con certezza che Elena Gilbert, la pallida copia di Katherine Pierce, la madonnina compassionevole di Mystic Falls, era tutto fuorché un’avventuriera. “Dove siete di preciso?”

***

New Orleans non si era rivelata una buona idea. Elena strizzò i capelli, parte dei vestiti e zoppicò in tondo, persa in una città che non conosceva. Il cellulare aveva tirato le cuoia nell’acqua e il denaro era annegato nella borsetta, persa chissà dove sul fondo del fiume. Era intirizzita di freddo e paura, sola e con il cacciatore alle calcagna. Il bastardo le aveva nuotato dietro per parecchio tempo, poi era scomparso. Quella parte del porto sembrava deserta, nessun passante da fermare e soggiogare per scroccare una telefonata o un passaggio in macchina. Puzzava di benzina, melma e pesce morto. Aveva pregato per qualcosa di diverso ma non credeva… Elena si voltò di scatto, in tempo per vedere la punta del paletto ricadere a folle velocità contro di lei. La vide affondare nella carne, la sentì penetrare nel diaframma e aprire un solco attraverso tutto il suo corpo. Dolore. Non c’era altro. Solo stupore e dolore. E quel nome urlato nella testa.

***

Avevano smesso di parlare da più di due ore, ma Klaus poteva sentire i loro cervellini arrovellarsi di domande sulla sorte della ragazza. Ammettere di essere infastidito dall’assenza protratta di Elena Gilbert – soprattutto dopo aver trovato tre corpi su cinque trafitti al cuore - sarebbe risultato un segno di debolezza, perciò tacque per tutto il tragitto e si chiese se quel sentimento non fosse colpa della bambina non ancora nata… e no, non avrebbe chiamato Rebekah per sapere come se la passava!, pensò battendo il pugno sul volante. Avrebbe costretto Elijah a farlo.

Oh, frena!”

Klaus inchiodò, sebbene non corresse per niente. Quelle maledette streghe sbucavano ovunque! “E’ territorio neutrale, Davina!” urlò sporgendosi di una buona metà.

Per questo sei ancora vivo” rispose aggirando il cofano della macchina. “Marcel mi ha chiesto di aiutarti.”

Klaus aggrottò la fronte, trattenendo un commentaccio. Quando la testa di Jeremy sbucò dal finestrino, l’espressione di Davina cambiò e si fece meno dura. Il vampiro udì un battito più profondo degli altri, segno di curiosità e attrazione.

Puoi aiutarmi a ritrovare mia sorella?”

Prima dobbiamo concordare il prezzo.” Davina si voltò con decisione verso Klaus e l’aria cambiò di nuovo. “Voglio un riconoscimento con tutti i crismi alla Festa delle Benedizioni, talmente grosso e imponente da far impallidire quelle stronze di Monique e Genevieve.”

Mi prostrerò ai tuoi piedi…”

Non ho finito: voglio studiare il grimorio di tua madre e accedere a tutti gli incantesimi.”

Era un prezzo troppo alto per la salvezza di Elena Gilbert. “Tu non arriverai neppure a sfiorarlo quel…”

Per favore. Non farmi usare la balestra.”

Klaus girò lentamente il collo e squadrò il quaterback alle sue spalle. Traditore e doppiogiochista. Aveva imparato in fretta. “Il grimorio di Esther contiene incantesimi troppo potenti…”

Lo consulterei a casa vostra, sotto la tua supervisione!” esclamò la ragazzina con l’urgenza tipica degli adolescenti. “Vuoi rivedere o no la tua ragazza?”

Ti dovevi fermare prima” sibilò disarmando Matt Donovan e puntando la balestra contro il cuore di Davina. “Hai cinque secondi per salmodiare l’incantesimo. Uno in più e ti spedisco a salutare gli Antenati in prima persona!”

***

Non l’avrei fatto. L’avevi capito, sì?”

Per salvare la ragazza, quei due avrebbero fatto qualsiasi cosa. Klaus evitò di rispondere e svoltò nella strada indicata da Davina. Si fermò e quando smontarono dall’auto, l’odore di sangue gli aggredì le narici. Ne era stato versato parecchio. Klaus seguì la scia come un cane che fiuta una bistecca di carne cruda. Pestò qualcosa di viscido e tirò su il piede con accortezza. Una pozza di sangue. Gocce di sangue piovevano dal cielo. Il vampiro alzò piano lo sguardo. Oh… cristo! L’orrore provato durante il racconto di Nadia si tramutò in nausea. Klaus si tirò via dalla pioggia insanguinata e ansimò per riprendere il controllo. Impiccare il manichino con le sue fattezze era stata la prova generale per un orrore ben più grande.

Dov’è? L’hai trovata?”

Sì…”

Jeremy vide per la prima volta il ribrezzo negli occhi del vampiro. Rabbrividì come se la temperatura fosse calata di colpo. “E’…”

No… ma dobbiamo tirarla giù…”

Tirarla giù. Jeremy non riusciva ad alzare la testa. Vedeva solo il sangue gocciare e scivolare lungo il palo della luce. Tirarla giù.

Torna in macchina e chiama Elijah. Digli di venire qui di corsa. Ehi, mi senti? Sto parlando con te!”

Jeremy annuì ma non si mosse e non staccò gli occhi dal rigagnolo vivo che scendeva lento lungo il legno.

Aveva visto uomini impazzire per molto meno. “Portalo via, è completamente inutile nel suo stato.”

Come farai a tirarla giù?”

La voce di Matt vibrava come un diapason. Era sconvolto ma manteneva il sangue freddo. Le sue mani, invece, tremavano. “E’ un problema mio. Portalo via prima che perda la ragione del tutto.”


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Capitolo 11
*** A morire fu il cane ***


La Parigi degli anni Trenta. Anais Nin ed Henry Miller che scopano all’alba nei bassifondi della città, sotto i ponti della Senna. La giarrettiera di seta bianca e le ruvide mani del rozzo scrittore strette attorno alle cosce pallide. I capelli tagliati alla garçonne, le collane di perle, le scarpe lucide, i velluti un po’ lisi, i cappelli flosci. La decadenza parigina ben si adattava all’animo malinconico e ombroso di Nadia che guardava, assimilava, ingurgitava la vita attraverso i corpi sudati dei protagonisti.

Era stato il periodo migliore della sua vita.

Ma non aveva avuto il coraggio di sperimentare.

L’invisibile filo rosso che li univa si era spezzato. Aveva sottovalutato il suo attaccamento alla donna incinta. Aveva commesso un passo falso turbandola e Klaus l’aveva punita sottraendole la sua attenzione e rovesciandole sul fragile involucro che aveva racchiuso l’anima di Katherine per alcune settimane. Si erano dati molto da fare per salvarle la vita. L’avevano vegliata.

Povera piccola stellina.

Ed ora?”

Nadia si riscosse dai pensieri malevoli biasimando se stessa. Doveva provare pena per lei, per la brutalità inflittale da Fulberto. Invece, era gelosa. Mortalmente gelosa. “No, non va bene.” Il naso era troppo aquilino, la bocca troppo pronunciata, le labbra troppo sottili. Quel che aveva rappresentato, era la grottesca caricatura del pastore. L’insofferenza malcelata esplose in stizza e frustrazione. “Sbaglio o avevi detto di saper fare un ritratto?”

Klaus chiuse il blocco per gli schizzi, abbandonandolo sul tavolino. Non era semplice procedere, Nadia cambiava idea ogni due secondi ma non era l’unica ad avere la testa nel frullatore. Pretendevano troppo da lui, aveva passato una nottata infernale. “Ci riproveremo più tardi” mormorò alzandosi pesantemente dalla poltrona. “Vado a dormire e non voglio sentire volare una mosca.”

Nadia portò il pugno alla bocca, il cuore in gola. Un altro errore. “Perdonami. La mia mente cerca in tutti i modi di ricordarlo e dimenticarlo al tempo stesso… quando penso di aver raggiunto la completezza, l’immagine svanisce.”

Faremo alla vecchia maniera” dichiarò scrollando una mano nel vuoto. Gli elettricisti sarebbero arrivati da lì a poco, ma se ne sarebbe occupato Elijah come sempre… ed Hayley avrebbe evitato di ammazzarsi sulla scaletta ripida del seminterrato. Una promessa era una promessa.

Nadia lo seguì con lo sguardo quando spalancò la porta della camera da letto, muovendo circolarmente la testa per sciogliere i muscoli irrigiditi. Solo lei aveva il potere di rimuovere l’impedimento. “Non posso amarti nel modo in cui vorresti, ma non per questo ti desidero meno.”

Aveva avuto degli uomini, il problema non riguardava le preferenze sessuali. Klaus si fermò, la mano posata sul pomello di ottone lucido. Aveva smussato gli angoli, riempito le crepe per lei. “L’amore spirituale va bene nella letteratura… io sono solo un uomo e ho bisogno di tutto il resto.”

Ti sono devota, morirei per te. Non basta?”

Non si rigetta una simile lealtà. Anche se il tuo cuore chiede di più. “Hai preso troppo sul serio il compito di salvarmi l’anima...”

Non credo ai casi ‘persi’ e tu vali qualunque sacrificio.”

La voluttuosità di una conoscenza a metà. Klaus accennò un sorriso amaro chiudendosi ala porta alle spalle. Una stanza vuota in penombra. La sua vita.

***

e a morire fu il cane.

L’Elegia di Goldsmith l’aveva dovuta studiare per la lezione di letteratura. Una frase senza senso a quell’ora del mattino.

Elena aveva scalciato le lenzuola, regolato l’aria condizionata e aperto la porta del bagno. Gli asciugami puliti erano stati ordinatamente impilati sul lavandino e la parte alta dello specchio era attraversata dal ricamo di un fiore alabastrino. Nel locale l’aria era soffocante, dalla finestra entrava il sole e disegnava una curva sul pavimento. Le unghie laccate dei piedi avevano brillato nel riflesso intenso. L’acqua della doccia era fresca, a tratti sputava getti tiepidi che le massaggiavano le spalle e scivolavano lungo le cosce snelle. Un rivoletto d’acqua era finito nell’orecchio, isolandola dal mondo esterno. Elena aveva piegato e scrollato un po’ la testa, lasciandolo fluire via. Mentre i getti leggeri le accarezzavano la mandibola nel punto in cui lui l’aveva baciata, Elena si era resa conto di non poter far finta di niente. Alla cruda luce del giorno, la ‘follia di New Orleans’ si stava mostrando in tutta la sua sfacciata problematicità.

Elly?”

Elena aprì gli occhi per la seconda volta, la spalla appoggiata alle maioliche fresche e azzurrine come un mare tranquillo. La curva del sole attraversava il mucchietto di vestiti abbandonati in terra.

Elly, sei in bagno?”

Non sono presentabile, non entrare!” esclamò udendo con sgomento una nota disturbata nella propria voce.

Che vuoi per colazione?”

Un toast grondante formaggio. Uova strapazzate con la pancetta fritta. Una ciambella alla fragola affogata nello sciroppo.

Ok.”

L’acqua cessò di scorrere con uno stridio del rubinetto.

Non l’aveva toccata e non ricordava la sensazione delle gambe strette attorno al suo bacino, ma rammentava il respiro, il calore incendiario del corpo, la promessa sussurrata. Come molte donne, l’udito era il suo punto debole. Quando Damon le sussurrava certe sconcezze, il suo corpo reagiva con violenza. L’intimità e la fiducia, poi, rendevano tutto più veloce e intenso.

Elena si sbirciò allo specchio che le rimandò un’espressione cupida e rapace.

La colonnina bianca della struttura in legno che circondava il letto concedeva l’idea di un baldacchino. Mentre sceglieva i vestiti nell’armadio, si chiese dove fosse finita la parte superiore. Che tendaggi accogliesse. Damon odiava quei letti imponenti ma non disdegnava immobilizzarla al suo di tanto in tanto. Erano le notti che ricordava nei dettagli perché la liberavano delle inibizioni. Si sentiva diversa, dopo.… mh?

“… ti stai agitando e non fa bene ne a te, ne alla bambina.”

Dovete scovare questo tipo prima di subito! Non voglio spezzatino di neonata per cena!”

Non ti accadrà niente, stai...”

Ho paura! Sto cominciando a chiedermi se non sia lei a organizzare questi attentati!”

In quando a paranoia, mi batti.”

La sua storia strappalacrime ha ottenebrato il tuo giudizio. L'ho sentita raccontare, sembrava così falsa...”

... da essere vera. La guardavo negli occhi, ti assicuro che non mentiva.”

Oh, io te ne ho raccontate tante di balle e tu hai sempre creduto a tutto! La verità è che ti senti in colpa per quello che hai fatto a Katherine e vuoi cercare in tutti i modi di rimediare!”

Cosa centra Katherine?!”

L’hai privata della maternità e hai sottratto a Nadia la sua infanzia... ahia... ah!”

Stai partorendo?”

Imbecille, è solo una fitta...”

Non ne hai troppe e troppo spesso, di queste fitte? Quel dottore è capace a fare il suo lavoro? Devo recarmi personalmente da lui?”

Aveva udito la conversazione grazie alla finestra aperta del bagno, ma non aveva riconosciuto la voce della donna che parlava con Klaus. Elena aguzzò le orecchie. Il vampiro aveva un vasto repertorio di minacce fantasiose che, se non dirette personalmente a lei o ai suoi cari, la facevano sorridere. Le voci svanirono debolmente, Elena balzò in direzione della porta aprendola piano piano. Il pancione di Hayley entrò nel suo campo visivo come un pallone aerostatico, il volto era girato e avvolto da una carezza. Elena alzò le sopracciglia quando vide le teste vicine. La ragazza di Elijah era molto carina e aveva un viso conosciuto. Gli sorrideva allo stesso modo in cui lei sorrideva a Damon quando le cose andavano bene… e c’era qualcun altro che li sbirciava con estremo riserbo.

Remoto, consapevole, rassegnato. Sarcastico. Elena non si era mai accorta della vasta quantità di sentimenti che mostrava quando era certo che nessuno lo stesse guardando. Il tutto durò pochi istanti ma le restò impresso a fuoco nella mente. Klaus la vide con la coda dell’occhio e un velo calò sui lineamenti, appiattendoli nell’indifferenza. Quanto lavoro c’era dietro la sua velocità di esecuzione?

E’ quella l’ora di tornare a casa, svergognata?”

Elijah le rivolse un sorriso morbido e porse il braccio alla donna. “Non prestargli attenzione, sei libera di fare ciò che vuoi. Fratello, i vestiti per la festa sono arrivati. Li ho fatti sistemare nelle varie stanze.”

Molto bene.”

Ne ho ordinato uno anche per Elena. ”

Ma non avevano deciso di metterla sul treno per Mystic Falls il giorno stesso?! Jeremy Gilbert era stato il primo a proporlo e, a cascata, appoggiato da tutti loro. A che pro la sparata dell’abito?

Nadia sarà di ronda con i ragazzi.”

Klaus si irrigidì. Lo fissò per alcuni istante e si limitò ad annuire.

Lei aveva finalmente un nome. Elena sbirciò cauta l’espressione di Klaus e si chiese cosa ne pensasse del cambio di dama. Attese che la coppia si allontanasse a passo di lumaca giù per la breve scalinata e tornò a guardarlo. Indecifrabile. “Sono rientrata ubriaca?”

Avevano dovuto prendere misure drastiche mentre la liberavano, spezzarle il collo quando rinveniva con urla strazianti, soggiogarla per impedirle di ricordare la brutalità del supplizio. Erano tutti d’accordo nell’inscenare una tranquilla realtà per la sanità mentale di Elena Gilbert, perciò Klaus annuì accennando un sorriso falso che non durò neppure un secondo. “Se tua madre fosse viva, si vergognerebbe di te.”

Wow! Le feste di Marcel dovevano metterle sulla guida turistica di New Orleans! Si era divertita talmente tanto da avere un buco nero nella testa.

Sei una vera ragazzaccia” mormorò, atono. “Continua così.”

Hai tempo per quella visita guidata?”

Ne aveva da vendere e rimuginare il rifiuto di una donna votata al sacrificio cristiano non avrebbe cambiato la sostanza delle cose: era stato scaricato per interposta persona. Il vampiro si appoggiò alla balconata, le braccia dritte e il peso sospinto avanti. La sua ospite pregava per qualcosa di diverso e lui non vedeva l’ora che le cose tornassero a posto. Stava subendo un radicale mutamento che non riusciva ad ammortizzare, ne era quasi spaventato. L’ansia per la salute di Hayley, l’attaccamento per la creaturina non ancora nata… Era cominciato nei mesi precedenti e stava esplodendo come una bomba proprio in quell’istante. Scorgeva la possibilità di essere felice ma non osava sperarci. “Cosa ti interessa? L’architettura, la storia?”

Se fosse stata Caroline, avrebbe stilato la lista di richieste, ma Elena era più dell’idea di lasciare l’uomo a briglia sciolta. “Mi rimetto a te.”

Ragazza intelligente. “Scarpe comode e capelli legati. Pronta fra mezz’ora.”

Sono pronta, prendo la macchina fotografica...”

Elly, la colazione!”

Elena sorrise per l’assurdità della tempistica e l’odore appetitoso proveniente dalla cucina stimolò il centro della fame “… fra mezz’ora” concluse con un lungo sguardo divertito che non venne ricambiato. Era di nuovo assorto in se stesso. Fu la curiosità a porre la domanda. “L’impero non va come dovrebbe andare? Gli schiavi si ribellano? Se hai in mente punizioni corporali, ti pregherei di avvertirmi perché non voglio assistervi.”

Un ghigno beffardo piegò gli angoli della bocca di Klaus. Elena Gilbert lo credeva un fantasma senza corpo ne sostanza, privo dei più semplici desideri umani. “Nella ballata di Goldsmith, si narra di un cane che litigò col padrone…”

An Elegy On The Death Of A Mad Dog. Che strano, le era venuta in mente proprio quella mattina. “Questo cane e l'uomo dapprima furono amici; ma quando cominciarono a farsi dispetti, il cane, per qualche suo scopo segreto​​, impazzì, e diede un morso all'uomo…”

Klaus la sbirciò, piacevolmente sorpreso “… e mentre quelli giuravano che il cane era pazzo, giuravano pure che l'uomo sarebbe morto…”

“… e a morire fu il cane.” Elena distolse lo sguardo, appoggiando il bacino alla balconata. Era elegante nell’incassare certe sconfitte. “Sopravvivrai.”

Toccato. “Ora ti do una spinta e lo faccio passare per un incidente.”

La ragazza scoppiò a ridere e la sua risata argentina e sincera risuonò nel chiostro. Jeremy smise di trafficare con le tazze della colazione e anche Matt sollevò gli occhi dal giornale sportivo locale. “Dovremmo fare un regalo a quei due.”

Mhh. La balestra è carica e tale resterà.”

Me ne rallegro. Siete qui per questo.”

Un tremito nella mano e il caffè galleggiò scomposto nella tazza del quarterback. “Alla buon’ora. Dov’eri finita?”

Ho avuto da fare” mormorò Nadia spostando una sedia e afferrando una ciambella dalla scatola. La masticò lentamente e a lungo. Katherine la tormentava dall’aldilà nelle fattezze di Elena Gilbert. Quando si affacciò in cucina, Nadia lasciò andare il boccone residuo, lo stomaco chiuso. Elena augurò il ‘buongiorno’ a tutti, ficcò il toast pronto in bocca, calcò il berretto militare sulla testa e infilò gli occhiali da sole nella scollatura. “Jer, lascia stare le uova, ho tempi ristretti.”

Il treno sarebbe partito alle 1230, aveva tutto il tempo per fare colazione e sistemare i bagagli… dove andava così di fretta?

Il Supremo mi ha concesso mezz’ora di ristorazione prima della visita guidata.”

Visita guidata?! Jeremy guardò Matt, interrogativo. Il ragazzo colse la palla al balzo, fingendo di leggere il giornale. “Ieri sera biascicavi di voler tornare a casa…”

Se non lo ricordo, non vale.” Elena fagocitò l’ultima ciambella sporcandosi con lo zucchero a velo. “Ehi! Non trovo il cellulare ne il portafoglio. Li avete visti?”

Era probabile che li avesse persi nel Mississippi durante la fuga dal cacciatore. Matt scosse una pagina, accennando un sorriso. “E’ freudiano. L’hai perso per paura di cedere e chiamare Damon.”

Non ho un’amnesia” borbottò adombrandosi un poco. Ricordava tutte le conversazioni, le sue espressioni, il fermo rifiuto di parlarle ancora.

Nadia smise di far finta di leggere le notizie di cronaca locale e le scivolò lo sguardo addosso. “Anche se pensi di essere al sicuro con lui, conta solo sulle tue forze. Fulberto è ben più veloce e forte di un vampiro antico. Quell’incosciente non lo vuole capire…” mormorò sfogliando il giornale di Matt. “Non abbassare la guardia e se le cose si mettono male, non sacrificarti.”

Sissignora” sussurrò scambiando un’occhiata perplessa con i ragazzi.

Nadia le inviò un’altra occhiata consapevole. Quella cosina fatta d’aria non possedeva una briciola della fermezza e del carattere di Katherine. “Sarai gambe all’aria prima di sera…”

***

 “…. E il secondo porcellino andò al mercato, sbagliò strada e si inoltrò sulla via della perdizione…”

Elena batté le palpebre e si accorse di essere giunta al mercato delle pulci. L’avvertimento di Nadia non era servito a molto, era talmente distratta che il cacciatore non doveva neppure disturbarsi a tenderle un agguato… e cosa significava, l’ultima frase? Non la riteneva in grado di cavarsela? “Devo prendere un souvenir per Caroline, cosa mi consigli?”

Klaus le toccò il braccio cercando il suo sguardo. Non erano andati a fondo e stava ricordando? “Che succede?”

Elena sospirò, sollevando il berretto dalla fronte. “Non ricordo nulla, solo di essere uscita di casa… non trovo il telefono, ne i documenti… non trovo la borsetta e manca anche un vestito all’appello…”

Era inquieta, c’era una nota di paura nella voce. Era sempre così: la mente non lo ricordava, ma nella carne era rimasto impresso. “Vieni, togliamoci dalla folla.”

///

Dove siamo?”

Rebekah ha comprato questo posto per farmi dispetto.”

Non compri un appartamento per ripicca! Elena varcò la soglia sospirando per la frescura improvvisa. Non doveva averlo lasciato da molto, era pulito e non c’erano tracce di polvere sui mobili. Era carino, intimo e molto femminile. “E ti lascia una copia delle chiavi quando se ne va?”

Per sempre?, pensò aprendo il frigo ed estraendo una bottiglia d’acqua fresca. “Evidentemente.”

L’oasi nel deserto. Elena si servì con molto piacere. “La verità lontano dalle orecchie di mio fratello. Sono tornata in uno stato pessimo? Mi sono portata un ragazzo in camera?” Non ci pensava neppure alla terza ipotesi. Era talmente ridicola…

Sei stata aggredita dal cacciatore, ieri sera.”

Il cacciatore?

Abbiamo ritenuto opportuno fartelo dimenticare.”

Il bicchiere d’acqua si scaldò fra le mani. Elena si lasciò andare all’indietro e la sedia di segno scricchiolò. “Cosa mi ha fatto?”

Ti ha quasi ucciso. Soffrivi molto.” Klaus si mosse lento, appoggiò gli occhiali da sole sul tavolo e spiò l’edificio di fronte dalla finestra della cucina all’americana. “Perché gravarti di altro dolore?”

Elena inspirò dopo un lungo istante di apnea. “Jeremy lo sa?”

Purtroppo. Ti abbiamo cercata tutta la notte, ho dovuto piegarmi ai voleri di una strega sedicenne per localizzarti.”

Addirittura! “Perché lo hai fatto?”

Ho una sorella anche io.”

Un brivido l’attraversò da capo a piedi. Elena ringraziò di essere seduta ma l’insicurezza si impadronì di lei. Strofinò le braccia con le mani e i gesti scattosi rivelarono ben più delle parole. “Chi vi ha dato il permesso di cancellarmi la memoria?”

Tuo fratello. Lo stesso che mi ha impedito di tirare giù dal letto quell’idiota di Salvatore.”

Jeremy non aveva il potere di opporsi a nessuno, tanto meno a lui. La rivelazione l’aveva scombussolata. “Perché me l’hai detto?”

Vivere nel dubbio ti logora. Lo senti che c’è qualcosa che non va.”

Era una sensazione sgradevole. Ti pungolava a tratti e quando cercavi di afferrare il capo del filo, annaspavi nel dubbio.

Rallegrati. Pensa che dovrò genuflettermi ad un’adolescente che mi odia… per di più, di fronte a tutti.”

In quel momento non c’era un bel niente che poteva tirarla su di morale. Era a New Orleans da un giorno, l’avevano quasi uccisa e ripresa per i capelli…

Se ci fosse pericolo, lo avvertiresti.”

Come me ne sono accorta la prima volta?!” biascicò sull’orlo delle lacrime.

I cacciatori sono una razzaccia. Non biasimarti.”

Elena mordicchiò un’unghia, agitata. “Biasimo te per avermi cancellato la memoria. A quest’ora saprei che faccia ha…”

“… ed io vorrei che qualcuno cancellasse la mia. Ho ancora le tue urla nelle orecchie, dolcezza” eruppe, brusco. “Tu non hai visto quel che ho visto io. C’è un biglietto sulla mia scrivania, il treno parte fra un’ora e mezza.”

Elena sentì un brivido gelido scuoterla. Lo stesso provato nell’istante esatto in cui si era morta. Ora capiva la frase di Matt: avevano pianificato tutto per rimandarla a casa. “Non mi lascio rovinare la vacanza da nessuno...”

Klaus si fece torvo. Avevano impiegato tempo e versato un sacco di sangue per quell’ingrata traditrice. “Sei il mio capolavoro, donna. Non ti permetterò di rovinarlo.”

Non credere che avermi salvato la vita ti dia diritto di disporre di me a tuo piacimento.”

Tu farai quello che ti ordinerò di fare. Metterai quelle chiappe secche sul treno e te ne tornerai a casa, dritta fra le braccia di Salvatore.”

L’avevano nominato troppe volte in un solo giorno. Elena inghiottì una boccata di rabbia e la tensione salì ai livelli di guardia. “Non darmi ordini!”

Com’era a letto, Elena Gilbert? Timida, senza dubbio. Riluttante a chiedere. Era morbida allo stesso modo in tutte le parti? C'erano luoghi segreti che, se svelati, aprivano le porte a ricompense munifiche? La delusione di essere stato respinto più volte da Nadia gli aveva fatto commettere la sciocchezza di baciarla in un momento di sfrenata empatia. Il bisogno era venuto da se e aveva acuito il latente desiderio sessuale. Inconsciamente, la voleva. Klaus espirò cercando di allentare la tensione al cervelletto. Doveva uscire da quell’appartamento.


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Capitolo 12
*** Royal Street ***


Le piace, il laboratorio di Genevieve. Ci sono fiori e piante ovunque, le ricorda la sua infanzia. Nadia passa piano l'indice su una corolla per non gualcirla. “State spiando Camille?”

“Era precedente agli accordi.”

“E la verbena nel vino?”

“Non siamo stati noi. Klaus ha molti nemici, dovrebbe guardarsi le spalle e ricordare che il fornitore ufficiale...”

“... è Francesca Correa. Abbiamo chiarito il malinteso.”

Oh sì, aveva udito del cadavere senza testa ritrovato nel fiume. Erano corse voci raccapriccianti anche sulla ragazzina giunta in città con il piccolo cacciatore. “Una pozione del genere richiede molto lavoro, Nadia. Ho bisogno di concentrazione.”

“Me ne vado, me ne vado...”

“Il tuo sangue, prima.”

Genevieve le passò una piccola ampolla e Nadia fece gocciolare il sangue all’interno. “Sarà pronta per stasera?”

“Non serve tanto tempo. Dammi quattro ore.”

Nadia è come una giornata senza sole. La sua presenza porta malinconia e un disordinato senso di perdita e morte. Genevieve si affretta a mettere insieme gli ingredienti. Li dispone ordinati sul tavolino e la pelle d’ora le ricopre il corpo. Passiflora per dimenticare. Dragoncello per mai più amare…

///

“Sei stata veloce.”

“Non amo le perdite di tempo.”

L’aria è calda, Nadia gioca con la lunga collana magica che la tiene in vita, cerca la mano di Matt e la stringe nella sua. “E’ l’ultima volta che ti coinvolgo, promesso.”

“Non c’è problema. Preferisco cacciare vampiri che servire ai tavoli.”

“Prova nelle offerte di lavoro” ammicca, con un sorriso allegro.

Mystic Falls è una piccola città e da quando sono andati via quei tre psicopatici, non succede mai niente. Non ho intenzione di restarci per sempre. Potrei stabilirmi qui, il materiale sovrannaturale non manca di certo.”

“Dicevi di non sopportare il fiato di Klaus sul collo…

Matt si ferma, il braccio si tende e trattiene Nadia, facendola tornare indietro di un passo. “Ti ci sei immischiata di tua spontanea volontà o cosa? Non dire cosa, ho una balestra pronta e un po’ di quercia bianca la rimedio su Ebay.”

“Che tu ci creda o no, è stato buono con me.”

“La novità del secolo!” ironizzò. “Klaus non fa nulla disinteressatamente.”

“Sarà un momento di ‘bassa’. Mi ha salvato la vita due volte e ha curato la vostra amica.”

Uno dei ricordi che Matt vorrebbe perdere nell’immediato.

“Ti preoccupi troppo per quell’uccellino indifeso. Se non si fa le ossa, come sopravvivrà al triste mondo crudele?” 

Decisamente, Elena non le piace. “La pozione a cosa ti serve?”

“A dimenticare.”

“Cosa?”

“Quante domande!” esclama tirando via la mano dalla sua. “Ho vissuto una vita piena e molto dolorosa. Voglio ricominciare, Matt. Azzerare tutto e avere un’altra possibilità.”

Quante volte si era augurato di perdere la memoria, ripensando a Vicky?

“Ora scusami, devo prepararmi.”

La preparazione di Nadia non ha nulla a che fare con trucchi e belletti. “Raccomanda la mia anima al Big Boss!”

Nadia alza il pollice, mentre si allontana in direzione della chiesa di saint Anne con la schiena dritta e l’animo inquieto. Ha una brutta sensazione che nessuna pozione magica riuscirà mai a cancellare.

Rebekah’s

Gli occhiali da sole infilati nella scollatura urtavano il bordo del tavolo. Elena li tolse insieme al capellino. “Non vuoi seccature, lo capisco” mormorò tirando indietro la sedia e facendo dondolare la bisaccia colorata che pendeva da un lato. “Il bagno?”

“Camera da letto.”

I bagni sono sempre le stanze più fresche e pacifiche delle case. Luoghi ideali per riflettere sulla propria vita. Rebekah ha sistemato una minuscola piantina grassa in un piccolissimo vasetto smaltato di rosa, sulla mensolina sotto lo specchio. Elena ha visto piccoli raggruppamenti di candele, un armadio dalle ante socchiuse con pochi vestiti dentro e nessuna foto incorniciata. Quando esce dalla stanzetta, Klaus sta tirando una tenda per impedire al sole di invadere la stanza. Le imposte sono chiuse ma c’è luce a sufficienza per incrociare lo sguardo col vampiro.

“Vuoi continuare il giro turistico o vuoi tornare a casa?”

Si è arreso troppo facilmente e troppo presto. “Cosa c’è da vedere in questa parte della città?”

Rebekah lo chiamava ‘il centro del nulla’…”

“Traduzione, non ci sono negozi di vestiti nelle vicinanze” mormorò osservando i contorni degli oggetti, il letto rifatto. “Se torna e ci scopre, se la prenderà.”

“Le ho concesso la libertà che voleva. Non tornerà mai più.” Klaus abbandonò la finestra e sedette sul letto. Erano tante, le sue colpe. Così tante che a voltarsi indietro, l’avrebbero ucciso. “Affetto e possessione non possono vivere insieme. Non l’ho consigliata quando avrei dovuto farlo… l’ho obbligata a piegarsi alla mia volontà, l’ho punita…” Perché ne parlava con Elena Gilbert? Aveva la sua psicologia personale per quei momenti di sconforto!

Aveva sempre avuto una certa abilità nel calcolare quanto danno infierire alle persone e in che momento affondare il coltello. Con lei erano bastate poche parole per affossarla. “Ti senti in colpa e vieni qui ad innaffiarle le piante e rifornire il frigorifero nel caso in cui torni…

Klaus avvampò. Come aveva fatto…

“Il terreno della piantina grassa è quasi asciutto” borbottò spostando una gamba sull’altra e appoggiando la schiena al muro le braccia incrociate. “Tornerà, forse non subito ma lo farà. Quando le sarà insopportabile stare lontano dalle persone che ama, tornerà.”

“Ogni quanto tempo vedi tuo fratello, miss College?”

“E’ diverso” sussurrò spostando lo sguardo nel suo. L’azzurro brillò per un istante nel dito di luce che gli attraversava il viso. Klaus alzò il mento e la striscia scivolò sulla guancia.

“Hai un rapporto quasi incestuoso con Rebekah.”

Un silenzio pesante piombò fra i due vampiri. Elena sciolse i capelli e li legò di nuovo. “Nelle società antiche, l'incesto era consuetudine nelle famiglie che detenevano il potere, con l'evidente finalità dell'autoconservazione dello stesso. Il fatto che tu sia un vampiro e non possa avere figli, rende l’attaccamento al sangue del tuo sangue dieci volte maggiore...”

Ci sarebbe stato tempo per una certa rivelazione, era curioso di udire il resto dell’analisi junghiana.

“… eppure riesci ad allargare la cerchia di affetti, Marcel ne è la prova. L’interesse per Nadia ti riporta alla situazione di normalità che cerchi… un uomo e una donna, una nuova famiglia” concluse riportando lo sguardo sul vampiro che la guardava incuriosito e anche un po’ divertito. “Prego, confutami.”

“L’esposizione eccellente ma hai sbagliato solo una cosa, Elena: io sono un licantropo.”

Elena batté le palpebre, indecisa sul significato da attribuire alle sue parole.

Hayley aspetta una bambina da me” sussurrò gustandosi il suo silenzio attonito. “Sì, è successo al solito modo. Sì, prenderò precauzioni la prossima volta, non credo ce ne siano altri in giro e no, Elijah è venuto dopo e sarà un’ottima figura paterna. Credo di aver risposto a tutte le tue domande. Ho tralasciato qualcosa?”

Elena scosse la testa ed una fiammata di calore mista ad inquietudine la attraversò tutta. Non riusciva ad immaginarlo fra pappe e pannolini ma Klaus aveva parlato chiaro, sarebbe stato Elijah a prendersi cura di lei. Razionalmente era la scelta perfetta, era equilibrato, affettuoso e incline all’indulgenza… “ma non ci provi neppure?”

“Non sono un esempio da seguire, Elena.”

Quella bambina sarebbe venuta al mondo senza conoscere nulla del suo passato. Avrebbe richiesto solo amore e attenzioni. “Non ti dai e non le dai alcuna possibilità. L’abbandoni nel grembo della madre e volti le spalle alle responsabilità?”

“Un uomo intelligente conosce i propri limiti e li rispetta.”

“Hai paura di non essere un buon padre?”

E di farsi odiare da lei. “Ne ho la certezza.”

Elena puntò le mani sui fianchi, il suo sguardo esprimeva solo ironia. “Ti divertiresti a plasmare quella bambina a tua immagine e somiglianza.”

“Lo ammetto, l’idea di una discendenza non mi dispiace.” 

“Molto medievale da parte tua...”

“Ai miei tempi, un’impudente linguacciuta come te sarebbe stata punita severamente” scherzò.

“Sei un progressista ma ragioni come un uomo di Neanderthal.”

Non avrebbe disfatto il suo capolavoro anche se l’idea di strangolarla galoppava. Klaus si alzò con uno sbuffo, muovendosi verso la parte opposta del letto. “Sono civile, Elena. So fin dove arrivare con te.”

E lei si sentiva di nuovo vulnerabile. Doveva analizzarla bene, quella cosa.

“Tu che sei una ‘donna’…”

Aveva virgolettato, lo stronzo.

“Come si concilia una stanza rosa con queste?”

Elena seguì il tintinnio metallico e ammutolì: bracciali di cuoio invece delle solite scherzose manette pelose che si aprivano con una forcina?! Che pervertita!

“C’è anche una scatola sotto il letto, ma non ho avuto il coraggio di aprirla.”

Elena si rasserenò sentendo che l’atmosfera era cambiata, diventando scherzosa e cameratesca. “Non sono grandi per i polsi di una donna?”

“Quei casi persi che rimorchia non valgono lo sforzo” mormorò Klaus infilando la mano all’interno. “Tipico di Rebekah fare le cose a metà: queste catene non terrebbero mai un vampiro o un licantropo.”

“Forse è voluto…

Na, credo che non abbia trovato altro dal ferramenta” borbottò allungando il braccio per conoscerne la lunghezza. Guinzaglio corto, eh? 

Damon usava un classico foulard di seta con lei. Non la stringeva mai troppo e poteva liberarsi in qualsiasi momento. Una rete di sicurezza inutile: quando il piacere era troppo, perdeva tutte le energie. Elena allacciò l’altro bracciale e scrollò la mano. “Tu lo fai mai?”

Gli aveva sempre instillato il dubbio che fosse al di sopra degli istinti animali ma il suo sguardo liquido brillava nella penombra “Se la signora lo desidera...”

“Te lo chiedono loro?” Elena battagliò con una fibbietta, impacciata. Arrossì quando udì la sua risata. Il cuore accelerò i battiti e l’aria che la circondava divenne calda.

“Non prendertela, ma è più facile immaginarti preda del cacciatore che ospite di un lussurioso giaciglio intenta in pratiche peccaminose” rise.

“E’ fastidioso essere etichettate come vittime naturali” mormorò perdendo la calma e dando uno strattone alla catena.

“Non distruggere il letto.”

Mh… non sarebbe la prima volta...”

“Come fa una cosina come te…

Elena ammiccò, mostrando la punta della lingua e rise senza alcun motivo.

La sua naturale allegria stemperava il cupo goticismo di Nadia e c’era una vena comica in quella dissonante alleanza di cuori infranti. “New Orleans ti ha fatto impazzire.”

“Non lo trovi meraviglioso?”

La scossa ai lombi arrivò dritta al cervello. Era stata la sua espressione intensa a provocarla.

Gli occhioni di Elena luccicarono nella penombra. “Hai già in mente il nome?”

Mikealson’s

Wow… questi incantesimi sono molto eleganti…

“Nostra madre amava la semplicità ma diceva sempre che se fossero caduti in mani sbagliate, la sciagura si sarebbe abbattuta sul mondo…

“… o qualcosa del genere” concluse Davina con un sorriso rapito. “Non sono semplici da replicare.”

“Allora ha fatto un buon lavoro. Prendi tutto il tempo che vuoi, Klaus non tornerà prima di sera.”

“Lo so, è in giro con la sua ragazza” mormorò piegando le braccia a sporgendosi sul librone. “Li ho incrociati in Royal Street.”

“Elena è solo una vecchia conoscenza.”

E ci davano dentro, le vecchie conoscenze?

///

“… una zecca umana. Sapeva che ci sarebbe stata una sosta al tabac e che saresti stato così buono da comprargli un sigarettino… a suo modo era interessante. Un uomo senza alcuna ambizione… beveva e frequentava femmes de chambre proponendo il matrimonio ad ognuna di loro…

“Prostitute?”

“Cameriere. Troppo povero anche per i casini da dieci soldi.” Klaus si fermò sotto il porticato, mentre la borsa di Elena scivolava dalla spalla alla mano sinistra. “Sei mai stata a Parigi?”

“Basta con le domande personali. Chiacchieri ininterrottamente da…” Elena seguì il movimento della lancetta dell’orologio e annuì. “Sei ore in questo preciso istante. Non centra il carattere: le stordisci di chiacchiere, le poverine.”

“Ai miei tempi…

“Ai tuoi tempi sarei stata frustata o chissà che altro!”

Elena ammiccò, facendolo sorridere. Era diventato un appuntamento dopo gli eventi di Royal Street, i trentasei gradi all’ombra, la fila interminabile per la mostra ‘tutto esaurito’ e il sound sbrindella-anima del vecchio Pete. “Ti sei reso conto che rincorri donne che non ti desiderano perché temi di non essere all’altezza?”

“All’altezza di cosa?”

“Aspettative altrui” sparò testando la reazione.

Avrebbe dovuto metterla su quel dannato treno con la forza, non scorrazzarla per la città e… fare l’idiota. “Sì, ora lo sento l’impulso a frustarti” mormorò spalancando la porta.

“Spero che tu stia scherzando.”

Elena alzò gli occhi verso la scalinata e sorrise ad Elijah. “Sta scherzando. I ragazzi?”

“Fuori ad allenarsi” rispose deviando uno sguardo di ghiaccio sul fratello. “Davina è ancora qui, cerca di non dare in escandescenze.”

L’aveva dimenticata, la rompicoglioni. “Controlla che non rubi le pagine del grimorio invece di bacchettarmi per ogni stronzata che dico.”

“Sai come si dice…

“No, non lo so” esclamò dirigendosi verso lo studio. Spalancò la porta sorprendendo la ragazzina con il cellulare in mano. “Niente foto e niente CamScanner, mocciosa. Non erano questi i patti.”

Davina sbuffò, mettendo via il telefono. “E’ stata piacevole, la sosta al parco?”

Klaus si immobilizzò e anche Elena si ritrovò a corto di fiato. La borda dondolò in mano e tornò sulla spalla. “Vado a fare una doccia. Con permesso...”

Klaus stirò le labbra in un falso sorriso compiaciuto. “La strega sta andando via. Fratello, scortala fino alla porta… per la sua sicurezza personale.” 

Davina chiuse il grimorio e ci restò appoggiata sopra, perplessa. “Ci lasci soli, per favore? Gli adulti in preda alle emozioni mi incuriosiscono sempre.”

Un altro sguardo di fuoco dal fratello. Klaus si versò da bere e appena la porta si chiuse alle spalle di Elijah, sbatté il bicchiere mezzo vuoto sul tavolino. “Non permetterti mai, Davina!”

“Deve essere orribile svegliarsi nel tuo corpo ogni mattina” grugnì, imbronciata. “Questa Elena lo sa che sei squilibrato e hai un problema di controllo della rabbia?”

Camille, con le sue spiegazioni scevre di giudizi, aveva smosso i demoni che lo torturavano. Nadia aveva rovesciato fuori la parte umana perduta nelle nebbie del tempo, Rebekah l’aveva fatto vergognare del proprio comportamento ma il colpo finale l’aveva inferto Elena Gilbert con i suoi occhioni da cerbiatta.

Il tempo si era contratto su se stesso, dopo il bacio.

Royal Street: trentasei gradi all’ombra e un’umidità spaventosa. Sole a picco e una fila interminabile. L’aveva avvertita che la mostra faceva il tutto esaurito e che avrebbero dovuto escogitare un altro piano per entrare, ma Elena aveva fatto spallucce e si era appoggiata al muro battuto dal sole dicendo che non c’era alcuna fretta. Dopo quaranta minuti aveva ceduto, ma proprio in quel momento era arrivato il vecchio Pete con tutta la banda al completo.

Klaus pensa che è un buon intrattenimento. Esce dalla fila, allunga un po’ di soldi al vecchio creolo e resta fregato perché non conosce la romantica storia locale che gira sul sound strappa-anima. Elena aveva gli occhiali da sole, ma si capiva che era commossa. Se ne stava ferma ferma come un sasso ad ascoltare e quando la fila era avanzata, non aveva mosso un passo. Era voltato, non l’aveva vista allontanarsi. Aveva impiegato poco tempo a ritrovarla. Elena, piangendo, gli aveva dato del bastardo. Klaus aveva incassato senza conoscere bene la sua colpa. L’aveva condotta alla prima panchina all’ombra, chiedendosi cosa diavolo l’avesse fatta scoppiare a quel modo. Si era scusato, nonostante tutto. Poco dopo, Elena era scivolata contro la sua spalla e senza pensarci, aveva allargato il braccio. La sottile frescura che lo avvolgeva era stata interrotta dal corpo bollente premuto contro il suo e gli aveva fatto rimpiangere l’aria condizionata in casa di Rebekah. Mentre si domandava se fosse stato lo shock postumo del cacciatore a turbarla o solo la sua storia d’amore franata, Elena si era messa a giocare con una delle tante catenine che portava al collo. Le sue dita avevano sfiorato lo sterno rimandando una sensazione piacevole e la stretta era aumentata. L’aveva sentita trattenere il fiato come se si risvegliasse da un sogno improvviso. L’aveva baciata perché quando una donna ti guarda a quel modo, ha bisogno di essere baciata. Elena gli aveva sfiorato il mento e posato una gamba sulla sua. Un altro contatto piacevole. La mano era scivolata dal ginocchio lungo la gamba, Elena aveva ansimato, approfondendo il bacio, la carezza era salita lungo tutto il corpo, aveva lambito il seno – un altro gemito intenso – e si era fermata nei capelli. Il bacio era diventato intenso e la sua partecipazione molto attiva. Erano stati interrotti dall’urto di un pallone calciato da chissà chi contro la panchina. Elena l’aveva guardato, un po’ spaventata e… aveva chiesto scusa. Lei aveva chiesto scusa.

“Lo sa” rispose, eccitato dal ricordo. Non l’aveva cercato, era capitato ma si sarebbe creato un problema.

“L’hai baciata, alla fine?”

Se l’aveva… Klaus la guardò, rendendosi conto che era solo una ragazzina circondata da un pessimo branco di adulti che non dava alcun buon esempio. “Non lo sai?”

“Non mi sono mica fermata a guardare” arrossì. “Vi ho visti e ho tirato dritto.” 

Klaus optò per la sincerità. Chi ci avrebbe creduto? “L’ho fatto ma non avrei dovuto.”

Davina tornò ad accucciarsi sulla sedia, i gomiti posati sul grimorio, la bocca affondata nei pugni. “Perché no?”

Il vampiro tirò via il libro di incantesimi ma la ragazzina non cambiò posizione. Fece solo ‘ahi’ quando i gomiti urtarono il tavolo. “Non si dovrebbe mai baciare una ragazza che ha appena rotto col fidanzato.”

“Problemi di cuore? Chi non c’è l’ha, al giorno d’oggi” esclamò annoiata, facendolo sorridere. “Si è arrabbiata?”

“Lo farà.”

“Perché?”

Succedeva. Si sarebbe arrabbiata con se stessa per essere stata debole e con lui per aver approfittato del momento. “L’ho messa a disagio.”

Oh. Quello lo poteva capire. Col disagio ci conviveva. “Ma se lei è la tua più uno non sarà un casino stasera?”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Una confortevole morte ***


Rousseaus’s

Camille si muove dietro il bancone. Chiude bottiglie stappate, lava i bicchieri sporchi, scrive o depenna ordini sul taccuino. Ha ancora lo sguardo dolce e fiducioso, è giovane e irresponsabile nel modo giusto. Klaus invidia la sua innocenza e ne vorrebbe un po’ per se.

La barista l’ha notato con la coda dell’occhio, sorride e lo indica con la gommina in cima alla matita. “Vuoi che sposti il tavolino sotto la luce per ricreare la giusta penombra ammaliatrice?”

Klaus sorride e scola l’ultima goccia di scotch nel bicchierino, spostandolo verso di lei.

Camille recupera la bottiglia da dietro il bancone e lo serve. “La mia consulenza oraria costa cara. Sgravati la coscienza o sarò costretta ad addebitarti un extra.”

“Ho passato una giornata piacevole. Mi sono divertito e ho imparato qualcosa.”

“La tua testa mi affascina, voglio capire come funziona.” Camille si piega in avanti, scrutandolo intensamente. “Confessi omicidi efferati con la stessa semplicità con cui io ordino una pizza, ma per una stupida cazzata sprechi tempo ed aggettivi.”

“Sono due cose diverse” mormora spostando l’indice su punti diversi del tavolo. 

“La prima non ti coinvolge emotivamente e questo fa di te uno psicopatico. Riordina i pensieri mentre impedisco la vendita degli alcolici a quelle minorenni.”

“Entro stasera saranno la cena di qualcuno, lasciale perdere.”

“Non sei spiritoso.”

Un colpetto sulla spalla. Klaus ondeggia, fissando il posto lasciato vuoto dalla barista. Non ha mentito: dopo un inizio spiacevole, la naturale allegria di Elena aveva allentato la tensione che provava da giorni. Difese basse, ragazza piangente… un buon vecchio cliché.

“Stai sorridendo.”

Il gruppo di minorenni è stato messo alla porta con fermezza. Klaus ha seguito la faccenda con poco interesse. “Succede così di rado” mormora, alzando gli occhi su di lei. “Ti vedo alla festa, stasera?”

“Ti vedrò ancora felice, stasera?”

Non si porta così in là col ‘lavoro’. Si gode il mo… uhm…

Camille ha notato il cambiamento repentino. Segue la direzione del suo sguardo quando volta la testa verso sinistra.

“Fa uscire i ‘ragazzi’.”

“Perché?”

“Vuoi avere decine di morti sulla coscienza?”

La sua voce è leggera ma decisa. Il passaparola ai vampiri, assai veloce.

E’ seduto a due tavolini di distanza, in un angolo appartato. Il cacciatore è alto, ha lineamenti forti, occhi e sopracciglia scure. Capelli neri, lunghi. Per moda, non per incuria.

“Mi chiedevo quanto ci avresti messo.”

La cadenza straniera pizzica un angolino del cervello. Klaus sposta la sedia con un gesto garbato e si siede, recando con se bottiglia e bicchiere. “Hai brutalizzato una mia amica.”

“Faccio il mio lavoro, vampiro.”

“Piuttosto male, è ancora viva.”

“Se avessi voluto ucciderla, le avrei strappato il cuore” mormora con logica inoppugnabile. “Un vampiro Antico… Nadia si è immischiata con la razza peggiore.”

“Nessuna donna ha mai amato un uomo per le sue virtù.”

“Non è mai stata capace di amare un uomo, e tu questo lo sai.”

Klaus batte le palpebre, senza mostrare alcun sentimento. “Il fantoccio al mercato.”

Il naso del cacciatore si arriccia e la testa si muove in cenno di diniego. “Sono qui solo per parlare con Nadia.”

Parlare.”

Fulberto sogghigna, si appoggia allo schienale della sedia e allunga una gamba, voltando lo sguardo attorno a se. “Cosa ti ha raccontato?”

“Molte cose interessanti.”

“Quante di queste credi siano vere?”

Di nuovo la sensazione di essere stato ingannato. Nadia, figlia di Katherine. Bugiarda come sua madre.

///

Nadia spinge la porta del locale con poca forza. Placato il subbuglio dell’anima, deve dare ristoro al corpo. Non è un comportamento corretto, ma LUI chiuderà un occhio per una volta. “La cosa più forte che hai” ordina al barista girando piano il collo. No. Non è possibile…

Un brivido gelato scivola lunga la schiena di Nadia, non sente più le gambe, il mondo collassa nel piccolo spazio che corre fra il bancone e il tavolino a cui i due uomini sono seduti. Con insopportabile lentezza, raccoglie la sua consumazione e si avvicina alla coppia di vampiri. Riesce a sorridere al cacciatore e nel frattempo si umetta le labbra per il nervosismo. “Il tuo fascino sta nell’imprevedibilità.”

La voce è flebile, impaurita. Klaus sente i battiti del cuore aumentare.

“Sei diventato un damerino.”

“Ti piacciono i damerini” mormora indicando il vampiro col mento.

“Mi piacciono anche gli animaletti, dove vuoi arrivare?”

Consuelo sta morendo. E’ stata morsa da un licantropo nelle Ande ed è in agonia. Questo significa…

“… che morirò…

“… ed io con te. Si è presa la mia virtù e la vita durante il noviziato… conosceva il destino che mi attendeva e ha fatto di me una triste caricatura.”

“Quanto le resta?”

“E’ anziana ma forte. Pochi giorni, non di più.”

Nella tasca, Nadia stringe la pozione di Genevieve. Può dimenticare ed ingannare la Morte ancora per qualche giorno. “Come faccio a crederti?”

“Dovrai fidarti.”

“Hai ucciso tu il mio uomo?”

“Il pretino? Ci ho pensato ma il Signore l’ha chiamato a se prima del tempo. Non deve essergli piaciuta la tua intromissione.”

“Non ti credo.”

All’oscuro io ascolto; e ben molte volte son io stato a mezzo innamorato della confortevole Morte e l’ho chiamata con soavi nomi in molte meditate rime perché si portasse nell’aria il mio tranquillo fiato…

Il tappino dell’ampolla è di sughero. Non può aprirlo con una semplice pressione. “L’ode all’usignolo di Keats...”

“Scritta in punto di morte assume tutto un altro significato, non trovi?”

“Le persone diventano più morbide quando stanno per morire” mormora sfilando la mano dalla tasca. “Non io!”

Il movimento è repentino e quasi nessuno si accorge di quel che sta succedendo. Nadia accompagna la discesa del cadavere fino alla fine. Klaus non ha mosso un muscolo per tutto il tempo. Le porge un fazzoletto, Nadia lo avvolge attorno alla mano insanguinata e si alza per andare in bagno. Dietro la porta chiusa della toilette, ingoia il contenuto della fialetta e la getta nel cestino dell’immondizia. Quando torna, il cadavere del cacciatore è sparito. Si risiede e alza il bicchiere pieno. “Che la Vita non separi ciò che la Morte ha unito.”

L’Adonias di Shelley. Non è pienamente d’accordo ma non è il caso di discutere con una morta che cammina. “Sul serio ti scopavi un prete?”

Dalla gola di Nadia, proviene un mugolio allegro. “Guarda che fine ha fatto...”

Mikaelson’s

Hayley odia gli abiti premaman. Anche oggi indossa leggings colorati e un ampio camicione di pizzo bianco senza maniche. Canticchia una canzoncina che ha sentito chissà dove e di cui non ricorda il nome, dondola piano sulla sedia e accarezza il pancione mentre sfoglia un libricino che ha già letto tre volte. Ha lasciato volutamente la porta della stanza accostata quando ha sentito il passo veloce di Klaus sui gradini della scalinata. Sa che tutti i giorni, più volte al giorno, passa di fronte alla sua stanza e si ferma ad ascoltare il cuore della bambina. Non ha il coraggio di entrare e avvicinarsi. Quando lo sente rallentare, Hayley sorride e chiude il libro. “Entra, per favore.”

Il vampiro spinge piano la porta, infilando solo la testa. “Sei ancora incinta? Mai una novità, in questa casa!”

“Vorrei che fossi tu il mio più uno alla festa.”

Klaus stringe appena gli occhi, entra del tutto nella cameretta e chiude la porta. “Perchè?”

“Siamo una famiglia, Nik. Tu, io e la bambina.”

Ed Elijah?, si chiede sedendo cauto ai piedi del letto, di fronte alla sedia a dondolo. Ci sono dei piccoli peluche nella culla vuota. “Il motivo vero?”

“Mi preoccupa la nuova dinastia di licantropi e mostrarsi uniti è la cosa migliore, in questo momento” continua. “Non c’è niente di meglio della felicità per far incazzare la gente.”

“Non cerco lo scontro, voglio solo vedervi in salute e al sicuro.”

“Stiamo bene. Ti prendi cura di noi. Stai facendo un buon lavoro.”

Klaus la guarda per la prima volta negli occhi. “Bugiarda.”

Hayley sorride, incoraggiante. “La tua lista di nomi?”

Il vampiro indica la fronte con un gesto veloce. “Ne ho solo uno: Hope.”

“E’ carino.”

Klaus alza le sopracciglia, distratto dal placido tu-tum del cuoricino. “Posso?”

Sarebbe anche ora, pensa osservando con quanta delicatezza appoggia la mano sull’ombelico. “Attento, morde!”

“Scema.”

Hayley si insacca nelle spalle quando la bacia sulla tempia. Un bacio lungo e tenero che la fa sorridere. Non è per lei, quel bacio. “Si sta svegliando.”

“Lo sento.”

“E’ stato il bacio del suo papà a svegliarla.”

Bastarda!

///

Elly, ti muovi?”

Elena si assicurò che gli orecchini fossero agganciati e i laccetti delle scarpine ben stretti. Si guardò allo specchio per la millesima volta e ripassò il lucidalabbra. Elijah aveva imbroccato la taglia ma non avendo fatto alcuna prova abito, sarebbe stata costretta a raccoglierlo per camminare senza inciampare. Con quel vestito, invece, entrava a tutte le feste: un pezzo unico stile Balmain senza spalline, stretto in vita che terminava in un pantalone aderente tagliato ben sopra la caviglia.

“Siamo mostruosamente in ritardo!”

Elena controllò di nuovo il contenuto della borsetta. L’acconciatura terminava in una piccola onda elegante sulla schiena. Aveva fatto attenzione ad eliminare ogni traccia dell’odore del vampiro, lavato i denti due volte e ancora sentiva la sua presenza addosso. Chiuse gli occhi e il rossetto rotolò via e cadde sul pavimento, aprendosi. Rimuginarlo non l’avrebbe reso meno reale, e non le aveva impedito di masturbarsi dopo la doccia. Nessuna romanticheria era passata per la testa mentre lo faceva: era bastato il ricordo della morbida e pigra carezza umida della sua lingua, per entrare nel tunnel delle fantasie sconce.

El…

“Urla di nuovo ed userò la balestra su di te.”

Matt si sventolò pigro con il volantino di una vecchia pizzeria trovato nella tasca posteriore dei jeans, e ammiccò in direzione di Jeremy, seccato per essere stato ‘sgridato’ da Klaus. “A quanto arrivi?”

“A tre.”

“Non metterle fretta, anche Hayley è in ritardo.” Elijah cercò lo sguardo del fratello e si meravigliò del suo persistente buonumore. “Va tutto bene?”

Klaus si allontanò dal camino spento ed incrociò lo sguardo serio e distante di Nadia. “Diglielo.”

“Il cacciatore è morto…

“Incidente sul posto di lavoro” insistette, il vampiro.

“Non sono stata del tutto sincera con voi riguardo il motivo per cui ho vagato senza ricordi per tutti quegli anni… non era la prima volta che uccidevo un cacciatore, sapevo come farlo senza cadere nel tranello della maledizione… per cinquecento anni li ho sfidati ed ingannati. Ho fatto in modo che uccidessero se stessi usando le armi più spregevoli a disposizione... ho usato degli innocenti per arrivare a loro… non ne vado fiera. Fulberto mi odiava per aver ucciso i suoi fratelli d’arme e la carne della sua carne. Adarico, il fratello, mi desiderava… l’ho sedotto e gli ho strappato la lingua, usandola come segnalibro del trattato religioso che stava scrivendo…

“Ingegnoso ed eccitante.”

“Non è argomento su cui scherzare!” esclamò mentre Klaus alzava gli occhi al cielo.

“Vuoi che ti dica ‘cattiva Nadia, finirai all’Inferno per questo?’ E’ la legge della natura: cacci o vieni cacciato.”

“Non era più semplice difesa, sono scivolata nel sadismo.”

“Nella presa di Gerusalemme i tuoi amichetti cattolici passarono a fil di spada ebrei e mussulmani senza risparmiare i bambini… qual è il problema se torturi un cacciatore cresciutello che cerca di ucciderti?”

“Sei sulfureo e privo di morale!”

“Avete inventato voi il tribunale dell’Inquisizione.”

Nadia strusciò i palmi delle mani sui jeans e trattenne il respiro per non insultarlo. “Tu non mi capirai mai.”

“Si fanno i corsi pre-parto in queste situazioni?”

“Mi ha visitato una dottoressa nella palude. Sarà un miracolo se nascerà in salute e con tutte e dieci le dita!”

Due cose che Klaus non avrebbe voluto sentire. Lo sguardo scivolò sulle caviglie nude di Elena Gilbert e risalì con un battito di ciglia al seno pieno ed infine al viso luminoso. “Cos’è, questo?”

Elena arrivò all’ultimo gradino e si fermò, lasciando Hayley alle cure di Elijah. “Il vestito era troppo lungo ed in caso di attacco zombie mi avrebbe intralciato” mormorò spostando la borsina da una mano all’altra e saettando lo sguardo sui fratelli. “Nessuno baderà a me.”

Avrebbe attirato ancora di più l’attenzione, invece. Nessuna donna si sarebbe mai presentata con i pantaloni, alla festa. Era sexy e mostrava carattere.

La ragazza saettò lo sguardo nella stanza. “Che succede? Avete una faccia…

Jeremy lasciò cadere a terra la sacca con le armi. “Il cacciatore è morto. Possiamo anche andarcene.”

Elena girò lo sguardo su Matt che sembrava ansioso come il fratello di sbaraccare. Il ragazzo fece spallucce ma si capiva che avrebbe desiderato togliere le tende la notte stessa. Elena si aggrappò al corrimano. Non voleva discutere con i ragazzi ma non era pronta per tornare a casa. O al college.

“Ne potete discutere alla festa. Andiamo, è tardi.”

Klaus le porse la mano in quel modo seducente che faceva impazzire lei e Caroline. Elena esitò, spostando lo sguardo dall’amico al fratello e posandosi infine su Nadia. Era remota, distante, sofferente. “Nadia, potresti…

Lo sguardo gelido della vampira la sgomentò. L’odio era palese. “Potresti essere così gentile…

“Non ho il vestito.”

“Sì, ce l’hai” sussurrò, ingoiando la delusione improvvisa. “Vado a fare i bagagli.”

///

Poteva opporsi alla decisione generale e partire l’indomani mattina, ma il suo piccolo sacrificio avrebbe reso qualcuno felice.

Hayley bussò alla porta mentre si cambiava. “Tuo fratello sta aspettando in macchina col motore acceso.”

“Ho quasi finito.”

“Lo stai facendo per Klaus, vero? Lo sai che non ha speranze con lei.”

Ma era sexy e affascinante, quella sera. Senza più la pressione del cacciatore, Nadia avrebbe abbassato la guardia, permettendogli di avvicinarsi. Elena tirò la zip della valigia e afferrò la bisaccia colorata. “Quando scade il temine?”

“Due settimane, più o meno... forse tre.”  

Il clacson suonò due volte, Elena sbuffò. “Prometto che tornerò a trovarvi per la nascita della bambina, senza fratelli al seguito.”

Hayley sorrise, posando le mani sulla pancia. “Ci conto.”

Elena scese velocemente le scale ignorando il peso della valigia. Nadia non si era mossa e non si era cambiata. La ragazza pensò che qualcuno sarebbe rimasto senza dama, quella sera. Scambiò uno sguardo di profonde scuse con Elijah che le fece cenno di non preoccuparsi. Lo baciò su una guancia e occhieggiò il vampiro di fronte al camino spento. Le dava le spalle e non aveva alcuna intenzione di voltarsi. Il clacson suonò per la terza volta e il vampiro si girò. “Elena, l’amore non fa davvero cambiare gli uomini. E’ un’illusione creata dalle donne per giustificare scopate grandiose con lo stronzo di turno. Hai dei principi morali troppo forti per sostenere una relazione con Damon Salvatore.”

I principi morali erano forti ma la carne debole e aveva avuto amnesie ripetute, in quei giorni. Baciando lui, aveva tradito tutti i suoi amici. “E’ il tuo modo per dirmi ‘fa buon viaggio?’” mormorò mantenendo un tono tenue.

Klaus sorrise con un angolo della bocca. “Te lo perderai, Gibert.”

“Lo vedrò in differita.”

Elena dondolò sulle gambe, spalancò il portone e guardò in alto e poi tutto intorno a se. Sarebbe tornata. Aveva fatto una promessa ad Hayley.

 

 

Continua in ‘C’è stato un incidente con l’Altro Lato’

 

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