Frozen - The Revenge -

di Kaninchen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo V ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII ***
Capitolo 13: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 15: *** Capitolo XV ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Capitolo I




Pioveva. Una pioggia fitta che insieme al buio rendeva quasi impossibile vedere, eppure, nel mezzo di quelle tenebre si poteva sentire un galoppo febbricitante correre sul sentiero tracciato. Il cavaliere era esausto, così come il suo destriero ormai in viaggio senza sosta da tre giorni, ma non si sarebbe fermato non ora che la sua meta era così vicina. Nella sua mente una sola parola: Vendetta.


 


 

Nel regno di Arendelle si respirava aria di gioia. Erano passati pochi mesi da quando la regina Elsa era tornata, dopo che aveva portato l'inverno ed era fuggita per paura, lasciando il reame a se stesso. In molti ancora guardavano il palazzo con sospetto, vivendo nel terrore che la regina potesse nuovamente perdere il controllo dei suoi poteri e questa volta trasformare non solo il regno ma tutti gli abitanti in statue di ghiaccio; tuttavia i più volevano vivere nella convinzione e nella speranza che gli avvenimenti passati non accadessero ancora e che la famiglia reale potesse vivere finalmente serena ed in armonia come non avveniva dal giorno in cui il re di Arendelle decise di chiudere il palazzo dal resto del mondo.

La regina stava guardando la vita al di fuori del palazzo, dalla finestra della sua stanza, vedeva i bambini che giocavano felici nella piazza vicino alle mura, le donne che lavavano i panni sporchi e gli uomini probabilmente a lavorare sulla costa, nella foresta o nei campi. Gli occhi della regina diventarono improvvisamente tristi, a causa sua ora Arendelle si trovava in grosse difficoltà, per colpa del suo potere i raccolti sarebbero stati a mala pena sufficienti a sfamare la popolazione, almeno da quanto le era stato riferito, e ciò voleva dire niente scambi con i paesi vicini.
Elsa sospirò abbassando lo sguardo.
Come sovrana di Arendelle era perfettamente consapevole che il suo regno non viveva con la vita dei campi, ma piuttosto con la raccolta di ghiaccio e di legname; tuttavia anche con quella semplice consapevolezza, non riusciva a non pensarci.
La sola idea che lei,la regina, il cui compito era quello di vegliare sul suo regno e sulla sua gente, cercando di renderlo il più possibile felice come fece a suo tempo il padre, fosse la causa di un possibile malessere per la popolazione non poteva perdonarselo.

Immersa com'era nei suoi pensieri per poco non si rese nemmeno conto che stavano bussando alla porta della sua stanza.

- Elsa? Posso entrare? -

Elsa si voltò verso la porta ancora chiusa, e non poté che sorridere. Aveva passato troppi anni a sentirla bussare ed ormai anche se non la chiamava chiedendole il permesso di entrare l'avrebbe comunque riconosciuta, anche solo sentendo quel ritmo con cui picchiettava le nocche sulla porta della sua stanza.

- Entra pure Anna. -

Anna entrò sorridendo alla sorella, con quei suoi occhi vispi e allegri che scaldavano il cuore alla signora dei ghiacci.

- Cosa stai facendo? - chiese Anna avvinandosi.

- Secondo te cosa sto facendo? - chiese Elsa guardando in modo furbo la sorella.

- Uhm... - Anna alzò gli occhi verso il soffitto con aria pensosa – Ah! stai pensando di cambiare l'arredo della camera? - chiese Anna, con uno strano luccichio negli occhi.

Elsa sgranò gli occhi e si mise a ridere.

- No, no... l'arredo della camera è l'ultima cosa a cui stavo pensando a dire il vero – rispose ancora ridendo.

- Uhm... ok... uffa, non ne ho idea... cosa stavi facendo? - Anna guardò con occhi tristi la sorella maggiore – Non ti stavi mica nascondendo da me vero? -

Elsa guardò la sorella, come può anche solo aver pensato che volesse nascondersi da lei?

- Ma cosa ti salta in mente??! Certo che non mi stavo nascondendo da te! Non lo farei mai, non più almeno! Che non ti vengano più simili idee! - rispose la regina prima di abbracciare la sorellina che ricambiò l'abbraccio.

- Si può sapere cosa stavi facendo qui da sola allora? - chiese Anna, alzando gli occhi verso Elsa, senza staccarsi da quell'abbraccio, le era mancata troppo in quei lunghi anni e se fosse stato per lei avrebbe passato ogni secondo della giornata con la sorella maggiore.

- Stavo guardando il nostro regno... - rispose la sovrana non prima di essersi voltata verso la finestra della stanza.

- E perché lo stavi guardando dalla finestra? Potevi scendere ed uscire dal palazzo no? - chiese Anna con un espressione stupita dipinta sul volto.

- Ho passato troppi anni a guardare il mondo al di fuori da questa finestra... è diventata quasi un abitudine ormai – rispose alla sorellina senza riuscire a nascondere un velo di tristezza negli occhi.

- Non è l'unico motivo vero? Cos'è che ti preoccupa? - chiese Anna

- Nulla di cui ti devi preoccupare anche tu – rispose Elsa sorridendo alla sorella.

Anna sciolse l'abbraccio e si allontanò di un po' dalla sorella maggiore.

- Il giorno in cui sono riuscita a raggiungerti nel palazzo di ghiaccio che avevi eretto, ti dissi che su di me potevi contare, e non intendevo solo per convincerti a tornare a casa o nella speranza che vedendo una persona amica avresti fatto cessare la tormenta che avevi scatenato, che poi va bene un po' ci speravo ma non perché ti ero amica, cioè io volevo esserlo ma erano anni che non mi parlavi più ed ero convinta che mi odiavi, poi dopo quello che era successo con Hans e alla festa non credo più che... -

- Anna...-

- Quello che sto cercando di dirti... - ripresa Anna, guardando con occhi tristi la sorella – è che se hai un problema, qualsiasi problema che sia tuo o di qualcosa che ti affligge riguardo alle sorti del regno... vorrei che me ne parlassi... lo so che avvolte sono ingenua e maldestra, metà dell'arredo del palazzo ne è la prova – Elsa sorrise al ricordo di quando sentì il padre rimproverare la sorella per aver accidentalmente distrutto un armatura con una mazza da esposizione – ma se hai bisogno di qualcuno con cui parlare io sono qui... e ci sarò sempre per te... -

Elsa guardò con occhi pieni di commozione la sorella, la sua dolce e coraggiosa sorellina, passarono diversi minuti ed alla fine dopo essersi avvicinata nuovamente alla finestra invitò Anna a fare lo stesso.

- Da quando sono tornata i funzionari di corte mi hanno fatto un breve riassunto delle condizioni di Arendelle, era una cosa che avrebbero fatto comunque in seguito all'incoronazione ma... - Elsa chiuse gli occhi e sospirò, sotto lo sguardo preoccupato della sorella – la situazione non è molto confortevole Anna... - Elsa guardò dritto negli occhi della sorella – e la cosa peggiore è che la responsabile sono io... -

- Come sarebbe a dire che la responsabile sei tu?? - chiese la principessa a bocca aperta.

- A causa mia il raccolto è stato rovinato, gli uomini nei campi sono riusciti a salvare alcune semine ma... - la regina abbassò gli occhi non riuscendo a sostenere lo sguardo della sorella, per paura che anche lei la giudicasse colpevole qual'era perché lei stessa si sentiva tale, ma vedere riflesso in quegli occhi la sua colpevolezza... no, non ce l'avrebbe fatta... - mi è stato riferito che quello che sono riusciti a salvaguardare basterà a malapena per il nostro popolo e questo vuol dire niente scambi con i paesi vicini... -

- Tutto qui? - chiese Anna.

- Come “tutto qui?” - rispose la regina stupita.

- ehm... non ne so molto ma non mi pare che il nostro regno si basi sul lavoro dei campi... e se è la semina a preoccuparti potremmo effettuare uno scambio con altri prodotti, no? -

Elsa fissò la sorella, il suo ragionamento non avrebbe fatto una piega se il problema fosse stato unicamente la semina.

- Non è solo una questione di prodotto o scambio prodotto Anna... - sospirò la regina – è vero quello che dici, se non si ha un prodotto lo si può scambiare con un altro e fino al prossimo raccolto non ci sarebbe da preoccuparsi, tuttavia... - Elsa tornò a guardare fuori dalla finestra appoggiando una mano sul vetro – la gente ha paura Anna... -

- Di cosa?-

- Come di cosa? - la regina era allibita – Anna, hanno paura di Me e del mio Potere! E non parlo solo della nostra gente ma anche dei nostri alleati! Non si fidano di Me e ti ricordo che sono la sovrana di Arendelle, se i regni confinanti o lontani non si fidano del sovrano del regno con cui hanno un rapporto quel rapporto... non esiste più! -

Anna sbuffò e guardò la sorella.

- Secondo me ti stai facendo troppe paranoie... solo perché hai rischiato di tramutare Arendelle in un gigantesco regno di cubetti di ghiaccio non vuol dire che la gente ti odia o ha paura... - Elsa guardò tristemente la sorella – inoltre... - Anna prese le mani della sorella – hai congelato tutto è vero, ma hai salvato anche Arendelle se non ricordo male. - Anna sorrise alla sorella che ricambiò seppur tristemente.

- Se non ricordo male sei stata tu a salvare il regno – rispose Elsa.

- Non sono d'accordo – rispose Anna mettendo su il broncio – sei stata tu a sciogliere e fermare la nevicata, ad ogni modo non è questo il punto! Il punto è che la gente non ti odia, al massimo qualcuno è preoccupato che se ti stuzzica troppo lo trasformi in un pupazzo di neve e sarebbe costretto ad andarsene come Olaf in giro per il regno con una nuvola sulla testa, ma la gente ti vuole bene, vuole bene alla regina Elsa di Arendelle! -

Elsa fissò la sorella, in poche occasioni l'aveva vista così seria, ma anche se diceva così...

- Vorrei davvero che quello che hai detto fosse la verità... - rispose la regina tristemente.

- aaaaaaaaaah, adesso basta!!! Tu vieni con me! - risposte Anna esasperata ed impaurita verso la sorella afferrandola per un braccio e trascinandola nei corridoi del palazzo, non le avrebbe permesso di richiudersi nuovamente a riccio!


 


 

Il cavallo si era arrestato di colpo sotto il comando del suo cavaliere, nitrendo per il brusco scossone delle briglie e aizzandosi sulle zampe posteriori.

- Ohhh, buono bello -

Finalmente era arrivato ed in più quella dannata pioggia aveva smesso di scendere. La sua meta, il primo passo verso la sua dolce vendetta, era lì a pochi passi da lui.

Stava osservando il terreno per individuare la struttura che cercava quando ad un tratto nel buio vide avvinarsi una piccola luce ciondolante che si fermò poco vicino a lui.

Un uomo, più nano che uomo, si era avvicinato a lui con una lanterna in una mano e lo stava fissando.

- La mia Signora vi stava aspettando. Prego, seguitemi, vi faccio strada. -

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Capitolo II
 

- La mia Signora vi stava aspettando. Prego, seguitemi, vi faccio strada. -

 

Il cavaliere seguì l'omuncolo per diversi minuti all'interno della boscaglia, cominciando a capire il perché non era riuscito ad individuare la struttura che cercava mentre era sul sentiero. Quella donna si era costruita la sua dimora nel bel mezzo del bosco e chi sa cos'altro aveva fatto per non essere individuata.

L'omuncolo si fermò voltandosi verso l'uomo.

- Da qui in avanti dovrete proseguire da solo. La mia Signora vi sta aspettando in quella casupola. Date a me il vostro cavallo, servirà alla mia Signora. - disse mostrando un ghigno poco rassicurante.

Il cavaliere seppur riluttante diede il cavallo al servitore della donna che di lì a poco avrebbe incontrato, il mostriciattolo prese le briglie cominciò ad allontanarsi con la lanterna in mano nella direzione opposta.

- Ehi! Aspetta un secondo dove si trova la tua Signora? Ehi, dico a te! Torna subito qui o io... - l'uomo incappucciato non fece in tempo a finire la frase che una scia di piccole fiammelle blu si accese andando a formare un sentiero.

- Ah! A quanto pare secondo loro dovrei seguire queste cose... un attimo... No, aspetta! Si stanno spegnendo!- L'uomo preso dal panico cominciò a correre per quanto le gambe gli consentissero, dopo tre giorni a cavallo senza nemmeno fermarsi aveva tutte le articolazioni che gli dolevano e quella donna si doveva andare a nascondere proprio nel mezzo di quella dannata boscaglia!

Ad un tratto le fiammelle si spensero e l'uomo appoggiandosi ad un tronco riprese un po' di respiro, finalmente aveva trovato la struttura che cercava.

Entrò un po' barcollante nell'edificio dovendosi tappare quasi subito il naso e la bocca con la mano per non rimettere. Aveva appena aperto la porta che una miriadi di odori sgradevoli gli erano entrati nelle narici, muffa, odore di erbe guaste ma quello che rischiava di fargli rivoltare lo stomaco erano gli animali squartati e morti che vedeva un po' ovunque.

“È per la mia vendetta, devo solo dirle cosa fare e poi posso anche andarmene da questo posto disgustoso!”

- A quanto pare la mia dimora non è di vostro gradimento... - rispose una voce di donna.

- Vi stupisce la cosa? - ringhiò l'uomo verso la voce.

- A dire il vero no... - rise la voce.

- È possibile vedere la persona con cui sto parlando o devo solo sentirne la voce? - chiese l'uomo guardingo pronto a sguainare la spada in caso di necessità.

- Donna? Ah ahaha – rise ancora più forte la voce – Credevo che le creature come me venissero ditate da uomini come voi quali streghe, megere o mostri... tuttavia, immagino che anche un uomo come voi se si trova di fronte ad una come me, altro non può fare che chiamarmi donna, in quanto la richiesta che sta per farmi lo renderebbe ancor più disumano di qualcuno che invece è nato come la sottoscritta con determinate capacità...-

- Determinate capacità? Ah! Mi faccia il piacere Madame Bathory, forse lei è nata con dei poteri ma le mostruosità che ha fatto sono solo opera sua!-

- E così lei sa chi sono – sorrise la donna avanzando verso il tavolo, unico oggetto discretamente illuminato insieme ai vari pentoloni, ma che celava in ogni caso il suo volto.

- Mi pare di aver capito che lei sa del perché sono qui e anche chi sono... quindi dovrebbe sapere anche che quando intrattengo un affare cerco di fornirmi quante più informazioni possibili sull'individuo con cui vado a trattare -

- Uh uh già... allora vogliamo cominciare la trattazione? - rispose la donna sedendosi su una sedia del tavolo, la fioca luce che mostrava una pelle liscia e un ghigno maligno.

- Sono qui apposta. - rispose l'uomo consegnando un capello alla donna.

- Ah... un capello argentato... uhm -

- È quello che le occorre no? -

- Sì, per ciò che devo fare è sufficiente, quello che mi chiedo è se sappiate a chi appartenga questo capello... - rispose sorridendo in modo sinistro Madame Bathory.

- Come si permette! Certo che so a chi appartiene! - rispose l'uomo alzandosi di scatto dalla sedia su cui si era seduto poco prima.

- In questo caso possiamo cominciare... - rispose la donna senza smettere di sorridere.

 

 

 

Anna stava camminando con passo spedito per i corridoi del castello.

- Anna... Anna! Ti vuoi fermare un secondo e dirmi dove mi stai trascinando?? - chiese Elsa un po' spazientita dal comportamento della sorella.

- Tra poco vedrai... - brontolò la principessa.

Erano ormai arrivate nella sala principale dove i domestici e servitori guardavano tra lo stupore e il divertimento la principessina che trascinava quasi di peso la regina, chiedendosi cosa avesse in mente questa volta quel terremoto di ragazza, e sperando che non ne combinasse un'altra delle sue.

- Aprite le porte, per favore. - disse la rossa hai servitori.

- Aspetta... Cosa??? Che intenzioni hai Anna??? - chiese Elsa bloccando la porta con il suo potere, cosa che fece preoccupare non poco il personale che si trovava in quell'area, preoccupazione che la regina notò e non poté non rattristirsene.

- Magari aprire le porte? E sciogli quel ghiaccio – rispose la minore delle due sorelle cominciando a innervosirsi.

- Quello l'avevo capito anche da sola... - rispose la regina portandosi una mano alla fronte – Quello che non capisco è il perché. -

- Uhm vediamo... - fece la rossa fingendo di pensarci un po' su – mi pare che la prima volta che sei uscita sia stata quando hai mandato via Hans e il duca di Weferton... -

- … Weselton – la corresse Elsa, anche se lei era la prima a chiamarlo il duca di Weferton, voleva che la sorella imparasse il nome coretto, se mai in un futuro si fosse presentata la famiglia reale di cui Weselton faceva le veci.

- si, ok, quello che è... rimane il fatto che quella è stata la prima e ultima volta che hai messo piede fuori da palazzo! - fece Anna rivolta alla sorella maggiore puntandole il dito contro in segno di accusa.

- Sono... sono stata molto impegnata negli ultimi tempi e non ho avuto modo di uscire... ecco tutto... - rispose Elsa guardando il pavimento finemente decorato.

- Elsa non raccontarmi frottole! Tu non sei stata impegnata, beh forse un pochino... In ogni caso adesso noi due usciamo da qui e ci facciamo un giro nel paese o quanto meno mettiamo fuori il piede e arriviamo fino al piazzale! -

- Io avrei del lavoro da finire, magari un'altra volta – Elsa si voltò e vece per andarsene quando Anna le si parò davanti.

- Elsa... per favore almeno fino alla fontana... poi torniamo indietro, te lo prometto... - Elsa guardò negli occhi Anna.

Mosse debolmente la mano sciogliendo il ghiaccio che bloccava la porta. Non riusciva a dire di no alla sua dolce sorellina. Erano state troppe in quegli anni le porte che aveva chiuso tra loro due, sebbene il suo desiderio più grande fosse quello di spalancarle e corre da lei; ed ora, ora che non aveva più alcun segreto con lei, alcun motivo per cui qualsiasi porta dovesse restare chiusa tra loro, non voleva più sentire quella voce triste o quegli occhi che la pregavano,perché finché sarebbe stato in suo potere, qualsiasi potere, lei avrebbe cercato di renderla felice, anche se avesse dovuto affrontare le pene dell'inferno o come in quel caso, affrontare una possibile folla inferocita.

La regina guardò la porta e sospirò.

- Elsa... grazie! - disse la rossa sorridendo allegramente alla sorella e abbracciandola con un tale slancio che per poco non cadevano entrambe.

- Ehi, calmati però! Vorrei uscire dal palazzo intera – sorrise la regina, chiedendosi mentalmente se ci sarebbe anche rientrata.

- Ehm, altezza reale possiamo dunque aprire le porte? - chiese uno dei servitori un po' timoroso verso la regina.

Elsa guardò prima la sorella raggiante, prendendola per mano, e lentamente si avvicinarono alla porta – Aprite. -

Il servitore fece come ordinato e la sala fu invasa da un ulteriore luce.

- Dovrebbero stare sempre così queste porte non trovi? Guarda quanta luce che entra! - disse gioiosa Anna alla sorella che era rimasta paralizzata non appena furono aperte le porte, non ascoltando nemmeno ciò che le era stato detto.

La reazione della regina d'altronde non fu tanto per la luce, che pareva rendere ancora più allegra la sorella, ma per la gente che si trovava vicino alle porte del palazzo. Queste infatti rimasero anche loro immobili a contemplare la regina, la loro magnifica e potente regina. La piccola folla rimase in quello stato di contemplazione per diversi minuti, minuti che per Elsa parevano decisamente troppi e che la portarono a valutare mentalmente se era il caso di fare dietro – front trascinandosi dietro Anna, se questa avesse fatto resistenza, nel momento in cui stava pensando che forse avrebbe potuto richiamare a se anche Marshmallow per coprire la loro fuga esplose un boato festoso.

- LA REGINA! LA REGINA! LA REGINA È USCITA DAL PALAZZO! -

In poco tempo la piazzola vicino al portone del palazzo si riempì di gente, tra curiosi di rivedere la regina e chi attratto dalla confusione che si stava scatenando.

- Regina Elsa? Regina Elsa! -

Elsa si voltò verso un gruppetto di bambini che la stavano chiamando, era incredibile il fatto che fosse riuscita a sentirli in mezzo a quel baccano, o forse era più l'altezza di quel bambino che si sbracciava sopra le spalle di qualcuno ad aver attirato la sua attenzione.

Lentamente senza lasciare la mano di Anna si avvicinò a quel bambino mentre la massa si diradava per lasciar passare le due donne. Appena furono abbastanza vicine le due sorelle non poterono che guardarsi e ridere.

- Kristoff che ci fai in mezzo a quei bambini? E poi guarda come ti hanno conciato! - disse Anna ridendo alla vista del taglia ghiaccio.

Kristoff la guardò stralunato, cosa aveva di così divertente da far sorridere addirittura la regina? Aveva semplicemente giocato un po' con i bambini intorno a lui, che in seguito lo avevano legato mentre si stava riposando due minuti, che poi legato.... solo mani e piedi tipo prigioniero ma riusciva comunque a muoversi, più o meno... che fosse per quello?

- Come mi hanno conciato? Mi hanno solo legato mentre dormivo tutto qui. - rispose il montanaro con aria un po' offesa dalla reazione esagerata della principessa.

- Non credo sia per come ti hanno legato i bambini... ma piuttosto per la tua faccia Kristoff – rispose Elsa trattenendo le risate, mentre tutti nella piazza dopo aver visto il taglia ghiaccio non la finivano più di ridere.

- La faccia? Cosa c'ha la mia faccia?- domandò preoccupato il biondino cominciando a saltellare per cercare un secchio d'acqua, ma quando fece per spostarsi comparve affianco a lui Olaf, che attirato dalla massa fece capitolare il poveretto.

- Sììììììììì la neve! - urlò entusiasta uno dei bambini, infatti Elsa per evitare una rovinosa caduta a Kristoff aveva usato i suoi poteri facendolo cadere su un cuscino di neve.

L'aveva aiutato senza pensarci e quando si rese conto di ciò che aveva fatto cominciò a guardare impaurita la folla intorno a loro, stringendo con più forza la mano della sorella, ma si rese conto quasi subito che non erano spaventati o arrabbiati come la prima volta che aveva usato il suo potere... anzi erano felici e sorridenti in particolare i bambini, esattamente come quella volta che aveva trasformato il piazzale in una lastra di ghiaccio per poter pattinare e far divertire la sua gente.

- Lo vedi sorellona, non ti odiano affatto – le disse in un orecchio Anna in modo che potesse sentirla solo lei, ed Elsa sorrise verso la sorella.

All'improvviso la regina si sentì tirare la sua veste azzurra e abbassò un po' spaventata la testa, vedendo però che era un bambino si diede mentalmente della stupida.

- Dimmi piccolo... - fece la regina accovacciandosi in modo da essere all'altezza del bambino.

- Ehm... potresti far fare tanta neve così io e i miei amici possiamo giocare? Kristoff non è molto divertente... - fece il bambino guardando la regina con occhi supplichevoli e ciondolando con il piedino.

La sovrano sorrise bonaria a quella richiesta.

- Va bene farò un po' di neve in modo che tu e i tuoi amichetti possiate divertirvi un po'... -

- Davvero? - gli occhi dei bambini si illuminarono di gioia a quella notizia.

- Tuttavia... - Elsa si alzò in modo che anche gli altri bambini la potessero vedere – dovrete prima liberare il mastro consegnatore del ghiaccio di Arendelle altrimenti niente neve! - disse seria la regina.

- Uffa, ma ci abbiamo messo parecchio a legarlo così – si lamentò uno dei bambini.

- Bambini perché non fate come la Regina Elsa ha detto, pensatela così non avrete più quel salame in giro e potrete divertirvi con la neve – disse ridendo uno degli uomini che si trovava nei paraggi.

- Già potrete fare un pupazzo di neve come me e lanciarvi delle palle di neve – aggiunse Olaf mentre la regina lo riassemblava con un gesto della mano.

I bambini corsero da Kristoff slegandolo, dopo che Anna lo aveva aiutato a mettersi quanto meno seduto, e nell'esatto istante in cui fu libero la regina fece la sua magia sotto lo sguardo sorpreso e divertito dei bambini.

- Ehi, almeno potevate dirmi grazie e scusa per avermi legato, per non parlare della faccia! - disse irritato Kristoff dopo aver visto l'impronta della sua faccia sul cuscino di neve che la regina gli aveva fatto per attutirgli la caduta. Quei marmocchi gli avevano disegnato sulla faccia con del carbone mentre dormiva ed il risultato era un cerchio intorno ad un occhio ed una cosa non definita sull'altro, dei baffi su una guancia e una macchia nera sull'altra che scendeva giù fino al collo dell'abito, che quanto meno avevano avuto la decenza di risparmiare.

Per tutta risposta uno dei bambini gli tirò una palla di neve dritta in faccia per poi scappare via ridendo.

- Ehi tu! Fermati! Se ti acchiappo... -

- Kristoff, suvvia è un bambino – disse Elsa guardando il giovane con un sorriso sulle labbra.

- Maestà! Ecco io... -

- Kristoff forse è meglio se prima ti vai a pulire la faccia... il carbone sta cominciando a colare – rise la rossa vedendo il volto ormai nero del giovane.

- Cosa? -

- La faccia – ripeta Elsa – ti sta colando il colore. - Ormai tratteneva a stento le risate.

Kristoff guardava sconvolto le due donne. - Io... io è meglio che vada! - disse correndo alla ricerca di Sven.

- Ehi, aspettami! Con permesso vostre maestà – disse il pupazzo di neve correndo verso il tagliatore di ghiaccio.

- Sbaglio o quei due sono sempre insieme ultimamente? - chiese rivolta alla sorella la regina.

- Già – rispose raggiante Anna.

- E non sei gelosa? - chiese alzando un sopracciglio candito.

- Gelosa e per cosa e di chi poi? - chiese la rossa non capendo.

Elsa rise di gusto nel vedere lo sguardo confuso della sorella – Non importa, ad ogni modo non volevi fare un giro per il paese? -

- Certo che sì! Però... avevamo detto fino alla fontana... e sta a meno di due metri da qui... - rispose tristemente.

Elsa guardò amorevolmente la sorellina – Andiamo su... - prendendola sotto braccio superarono la fontana dirette verso il cuore della cittadina.



Note d'Autore:
Volevo ringraziare Halley Silver Comet e Star Fighter per aver recensito il primo capitolo della storia e avermi segnalato degli errori (che poi riguardandolo era un macello tra sintassi ed errori di battitura xD), Romantic_Dreamer per averla aggiunta tra le preferite e mintheart per averla aggiunta tra le seguite.
Dunque, il misterioso cavaliere... rimane nel mistero XD, ma almeno ha trovato chi cercava. Chissà che faranno adesso quei due con quel capello (muhahha) e poi a chi apparterrà mai ù.ù?
Anche questo capitolo è prevalentemente incentrato su Elsa e Anna, anche se sono apparsi Kristoff e Olaf. Un po' più OOC i personaggi mi sa...
Vi saluto o cominco a dirvi qualcosa di troppo ò.ò
Ringrazio inoltre anche i soli lettori che spendono il loro tempo per leggere il capitolo.

DISCLAIMER: "I personaggi e la storia di "Frozen - Il Regno di Ghiaccio" non mi appartengono. Pubblico questo mio scritto senza alcuno scopo di lucro".

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Capitolo III
 

La piazza principale di Arendelle, che precedeva il lungo ponte che conduceva al castello, non era così vitale e festosa dal giorno dell'incoronazione.

Gli uomini e le donne fino a quel momento intenti a svolgere al meglio il proprio lavoro, si fermavano di colpo per osservare, chi felice e sorpreso e chi confuso, le loro maestà che camminavano l'una affianco all'altra per la piazza. In molti fermarono le due donne per porgere loro i dovuti saluti, altri per ringraziarle di aver salvato il reame ed altri ancora per offrire loro qualche leccornia, di cui poi si sarebbero vantati sicuramente con gli amici o con la concorrenza.

Elsa, seppur felice nel notare che la gente non sembrava odiarla per il breve periodo di gelo a cui li aveva costretti, cominciava a sentire un certo disagio nel trovarsi in mezzo a tutta quella gente.

- Elsa che ti prende?- chiese Anna con la bocca piena di pane, che poco prima le aveva offerto un omone tutto allegro.

La regina la guardò con disapprovazione.

- Non dovresti parlare con la bocca piena Anna! Insomma, ti ricordo che sei una principessa dopotutto, inoltre... -

Elsa non riuscì a finire la frase che Anna le infilò il panino che aveva in mano nella bocca, zittendola per pochi secondi.

Dopo aver dato un morso al panino, la regina guardò la sorella con rimprovero che, dal canto suo, continuava a mangiare allegramente una nuova pietanza tirata fuori da una busta che aveva tra le braccia. La signora dei ghiacci sollevò gli occhi verso il cielo limpido di quel pomeriggio, che lentamente stava finendo, era inutile provare a rimproverarla, non ci riusciva...

- Allora com'è? - chiese Anna, mentre si stava leccando le dita per togliere lo zucchero dai polpastrelli.

- … non è male... non credevo avesse questo gusto dolce. – rispose Elsa, finendo il panino che aveva tra le mani.

- Intendevo star qui fuori, ne vuoi un altro? - sorrise Anna, rovistando nel sacchetto alla ricerca di un secondo panino per la sorella.

- No, grazie Anna... come dire è... -

- Aspetta, vieni con me! - disse la rossa prendendo la mano della sorella e cominciando a correre verso una stradina ripida.

Corsero per un breve tratto la stradina ripida che la principessa aveva imboccato con fare sicuro, finendo poco dopo in una seconda stradina disconnessa, che mise a dura prova l'equilibrio della regina.

- Anna, posso sapere dove mi stai trascinando questa volta? - chiese un po' preoccupata Elsa vedendo in lontananza un sentiero sempre più disconnesso.

- Non ti preoccupare e fidati di me. - rispose Anna, guardando con la coda nell'occhio la sorella e sorridendole.

Fidarsi di lei? Si fidava di quella strampalata, maldestra, ingenua, chiacchierona, dolce e coraggiosa sorellina? … Assolutamente Sì. Le avrebbe affidato la sua stessa vita se necessario, perché se c'era qualcuno in quel regno... regno? In quel mondo piuttosto, di cui non avrebbe mai dubitato, quella era Anna.

Mentre la sovrana di Arendelle era occupata nella sua personale riflessione sul fatto di affidarsi o meno alla sorellina, questa si fermò, ridestando l'attenzione dell'argentea.

- Eccoci – fece Anna voltandosi raggiante e prendendo la sorella con entrambe le mani, facendo cadere inevitabilmente il sacchetto che aveva nella mano a terra, per condurla su un prato che a quanto pareva era la loro meta.

- Fammi capire... ci siamo messe a correre per arrivare su questo prato? - chiese un po' confusa Elsa.

- In realtà non è il prato in se a cui puntavo – rispose la rossa divertita – ma quello che avverrà tra un po'... -

Elsa continuava a guardare confusa la sorella, cosa sarebbe successo di lì a poco su quel prato?

Ma la risposta le fu chiara quando Anna si spostò, permettendole di vedere per bene il terreno su cui si trovava e non poté non guardare la sorella commossa.

Il pezzo di terra su cui Anna l'aveva portata presentava un piccolo strapiombo messo in sicurezza da un muretto, in modo che non si corresse il rischio di cadere, ma la vera bellezza del posto era la vista che donava a chi si trovava lì; un piccolo assaggio della cittadina e del palazzo e, sullo sfondo, il sole che lentamente stava tramontando donando al paesaggio calde tonalità rossastre.

- Oh, Anna... -

- Lo sai... - disse Anna affiancandosi alla regina – questo era uno dei miei cinque piccoli desideri... anche se il posto che mi ero immaginata era un po' differente – sorrise guardando la sorella.

Elsa si avvicinò alla sorellina abbracciandola con forza. Sapeva qual'era il suo primo desiderio, era stato anche il suo in quei lunghi anni.

- Ad ogni modo... - cominciò Anna guardando la sorella – non mi hai ancora detto com'è stato oggi. -

- Affollato. - rispose la sovrana dei ghiacci dopo averci pensato un po' su.

- … affollato? - chiese Anna guardando stupita la maggiore non capendo.

- Sì, insomma... avevamo appena aperto il portone e ci siamo ritrovate circondate dalle persone che si trovavano nella corte del palazzo, poi tutta quella gente nella piazza... - sospirò, sciogliendo l'abbraccio con la sorella e avvolgendosi nelle sue stesse braccia guardando il sole che ormai era quasi sparito – se non ci fossi stata tu con me, probabilmente avrei richiuso le porte poco dopo averle aperte... –

- Se non ci fossi stata io probabilmente non saresti proprio uscita. – rispose la rossa scettica.

- Sì, anche questo è vero – concesse la regina, guardando negli occhi la sorella.

Il silenzio che si era creato tra loro durò pochi attimi, riempito poco dopo dalle risate delle due sorelle.

- Vedrai, è solo questione di abitudine. Oggi credo si siano tutti ammassati perché non ti vedevano da tempo, è stato il loro modo per dimostrarti che ci tengono a te. La prossima volta non ce ne sarà così tanta... forse... - sorrise la rossa con fare rassicurante.

- La prossima volta? - chiese la regina.

- Certo!... Perché ci sarà una prossima volta vero? - Anna guardava con occhi pieni di speranza la sorella.

- Sì... certo... impegni permettendo, naturalmente. In ogni caso, ci dovremmo portare dietro delle guardie la prossima volta che usciamo, almeno la folla non si avvicinerà troppo e non rischierà di bloccarci per ore. -

- Sì, ok, si può fare. - sorrise raggiante la rossa pensando alla prossima volta che sarebbe uscita con la sorella, per poi guardarla sconvolta – No! Non possiamo portarci dietro le guardie! -

- Ah, no? E perché mai? - chiese Elsa alzando gli occhi al cielo e sorridendo furbamente.

- Perché??? Perché le guardie terrebbero lontani i paesani che non riuscirebbero più a darmi queste leccornie! - rispose ancora sconvolta da quell'ipotesi la rossa, andando a raccogliere la busta che reggeva poco prima e indicandola alla sorella.

Elsa guardò la sorella e cominciò a ridere, non poteva crederci, ci era cascata.

- Cosa c'è di così divertente?? Guarda che è una tragedia! -

- Nulla...- Non ce la faceva più, più la sorella la guardava con quell'aria sconvolta e più le veniva da ridere.

- E allora perché sta ridendo?? Aspetta... non dirmi che ti sei presa gioco di me e che non hai più intenzione di uscire! - riprese la rossa inarcando le sopracciglia e puntandole contro il dito minacciosa.

Elsa la guardò con le lacrime agli occhi, possibile che non ci fosse ancora arrivata?

- Ho intenzione di uscire ancora con te. - rispose l'argentea, cercando di tornare seria.

- Sul serio fantastico! Aspetta ma allora perché stai ridendo? - guardò con fare inquisitore la sorella, cercando di capire il perché di quel suo comportamento ed improvvisamente capì tutto, fissandola a bocca aperta - … Tu non hai intenzione di portarti dietro delle guardie non è così?? Dopotutto anche oggi quando siamo uscite non le hai chiamate!-

- Ci sei arrivata! - rispose la regina sorridendo alla sorella sconvolta – Ti ricordo che posso creare in qualsiasi momento delle guardie come Marshmallow se necessario. -

- Spero tu stia scherzando... evocare un coso come quello... - Anna si immaginò quel mostro nella piazza centrale e non poté che rabbrividire ad una simile eventualità.

- No, non sto scherzando. - rispose Elsa guardando seria la sorella – Se qualcuno ci si avvicinasse per farci del male, sta pur certa che non esiterei un solo istante ad usare i miei poteri per proteggerci, anche se questo volesse dire evocare una guardia come Marshmallow nel centro della piazza. -

Anna la guardò combattuta, sapeva che la sorella non stava scherzando questa volta e non poté non preoccuparsene, al tempo stesso però avvertì un gran calore avvolgerla consapevole che se una tale eventualità si fosse mai verificata sarebbe stato solo per proteggerla. Istintivamente strinse il sacchetto che aveva tra le braccia, la sua dolce sorellona disposta ad isolarsi in cima ad una montagna lontano da lei e da tutti pur di saperla al sicuro.

- Ad ogni modo Anna, come hai trovato un posto simile – chiese sorridendo la maggiore, incantata dal posto.

- Ah, questo prato dici? In realtà è stato un caso. - rise al ricordo di quel giorno – Stavo camminando nella piazza ed ero un po' sovrappensiero, sai come sono no – vide la sorella roteare gli occhi e sorridere – insomma stavo camminando e per sbaglio pesto il piede ad un tipo. Ora che ci penso era davvero grosso mi sovrastava di parecchio lo sai? - riprese la rossa ricordandosi del “bestione” - Ad ogni modo non credo mi avesse riconosciuta... ma fatto sta che avevo provato a scusarmi ma il tipo era furibondo. Penso perché oltre ad avergli pestato il piede gli avevo fatto cadere tutto il legname che aveva tra le braccia e sulla schiena. Davvero parecchia... comunque mentre mi stavo scusando vedo che il tipo avanza verso di me con in mano un bastone e che me lo stava puntando contro... sinceramente non mi pareva avesse buone intenzioni così ho cominciato a correre per le strade con lui che mi rincorreva, non avevo mai corso così tanto giuro! Beh, no... ora che ci penso forse quella volta avevo corso di più, ma lasciamo perdere... dopo un po mi sono girata e quando ho visto che non ero più inseguita mi sono guardata intorno e mi sono ritrovata su questo prato con il fiatone, ero pure riuscita a seminarlo, non sono stata grandiosa? - chiese Anna tutta entusiasta.

Elsa era sconvolta, non sapeva cosa rispondere, aveva capito solo che la sorella a causa della sua sbadataggine si era fatta rincorrere da un uomo che la minacciava di prenderla a legnate. La sola idea fece venire i brividi alla signora del ghiaccio, immaginandosi lo stato in cui avrebbe trovato la sorellina se questa non fosse riuscita a scappare da quel tipo.

- Sì... davvero fantastica... - rise nervosamente la regina – Ad ogni modo avviamoci verso il palazzo è buio ormai. - disse guardando la sorella che le faceva strada per tornare nella piazza.

Di una cosa era certa la regina di Arendelle, da quel giorno se Anna fosse uscita ancora dal palazzo senza di lei, si sarebbe assicurata che almeno un paio di guardie la seguissero in lontananza.

 

Note d'Autore:
In questo capitolo come avete avuto modo di leggere o che dovete ancora leggere il misterioso cavaliere non s'è fatto proprio vivo... si lo so sono crudele a lasciarvi sulle spine e.e ma... credo che nel prossimo capitolo o al massimo in quello successivo saprete chi è u.u
In teoria questo capitolo sarebbe dovuto essere mooolto più lungo, i capitoli a cui mi riferisco sopra in cui saprete nome cognome ecc... del misterioso cavaliere dovevano far parte di questo capitolo solo che... 1) voglio scavare per bene nel rapporto tra Elsa e Anna, 2) mi piace il tema che ho scritto nel punto 1 (nel caso non si fosse capito xd) e 3) cosa non da meno... non so voi ma vedermi un capitolo lungo dove tu scendi ma pare che la barra dello scorrimento non si muova... mi fa venire l'angoscia ò.ò. Poi oddio dipende dal tipo si storia... in ogni caso ho preferito evitarvelo xD


Ringrazio tutti coloro che hanno aggiunto la storia tra le preferite, le seguite e che spendono due minuti per scrivere cosa ne pensano (assolutamente apprezzata come cosa *w*). Inoltre voglio ringraziare tutti quelli che stanno anche solo leggendo la storia.
Ok vi lascio alla prossima :)

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Capitolo 4
*** Capitolo V ***


Capitolo V

Il tempo scorreva e lui era lì, seduto su quella sedia ad osservare quella donna che sussurrava al vento parole a lui incomprensibili. Quanto tempo era passato da quando era entrato? Erano passate ore o minuti? Non sapeva dirlo con esattezza, la luce in quel luogo era qualcosa di strano, non proveniva dal sole e nemmeno dal paesaggio notturno, una cosa che sarebbe stata quanto meno impossibile considerando che quella topaia puzzolente e decadente era priva di qualsiasi finestra, l'unica via di uscita, quanto meno visibile, era la porta da cui era entrato; una porta che non riusciva nemmeno più a scorgere. Poggiò il gomito sul tavolo lercio e subito dopo la testa sul palmo della mano guantata, continuando ad osservare Madame Bathory danzare da uno scaffale all'altro seguita da quattro piccole fiammelle giallognole, simili a quelle che lo avevano condotto in quel buco, ma che producevano molta più luce.

Madame Bathory smise di sussurrare quelle strane frasi al vento e si voltò verso l'uomo incappucciato, che non poté non tremare riuscendo finalmente a scorgere il volto della donna. Due pozze nere, oscure, che parevano voler risucchiare la luce di quelle piccole fiaccole che l'avvolgevano, erano gli occhi di quella donna; mentre il viso, il viso era un piccolo mosaico squamoso che tappezzava in maniera discontinua da sopra l'occhio sinistro fino alla guancia il volto liscio e apparentemente perfetto di quel mostro.

La donna sorrise divertita dal tremore dell'uomo di fronte a lei.

- Perdonatemi, forse vi ho spaventato... - sorrise con scherno all'uomo incappucciato.

- No! Si figuri, ci vuole ben altro per spaventare uno come me! - rispose con voce tremante.

Madame Bathory rise divertita da quell'affermazione.

- Non ne ho dubbi. - ghignò mostrando un candido canino – Ad ogni modo la preparazione per il rituale è stata completata, possiamo cominciare. Prego si avvicini a me, avrò bisogno anche di un suo contributo. -

- Di che sta parlando esattamente? - chiese avvicinandosi preoccupato alla donna.

- Uh uh, nulla di cui deve temere, ho bisogno di un po' del suo sangue... è solo una piccola precauzione.-

- Precauzione per cosa?- chiese sospettoso l'uomo.

- Per proteggerci nel caso qualcosa andasse storto - “Per proteggermi nel caso accada qualcosa” si corresse mentalmente la donna.

Detto questo la donna prese la mano dell'uomo tra le sue e con un coltello che si trovava sul tavolo gli infierì un piccolo taglio su un dito in modo che uscissero poche gocce di sangue.

- E lei? - chiese il cavaliere.

Per tutta risposta la donna le mostrò le sue mani macchiate di sangue. La cosa parve tranquillizzare l'uomo incappucciato che non sospettava minimamente che il sangue non fosse in realtà di quell'essere.

- Cominciamo! - urlò la donna alzando le braccia verso il soffitto della topaia.

Con quel semplice gesto, Madame Bathory, fece sì che si sollevarono in aria il capello argenteo, consegnato poco prima alla donna dallo stesso uomo, un liquido nero, che si sollevò da un pentolone li vicino, una goccia di sangue dell'uomo, che prese a roteare su se stessa fino ad arrivare alla stessa altezza degli altri oggetti, ed infine un cuore grande quanto una mano aperta, ma la cosa che stupì il cavaliere era la strana luce azzurrognola che sembrava provenire dallo stesso cuore, rendendolo quasi vivo.

Non appena furono allineati, Madame Bathory prese a cantare in una lingua che l'uomo non aveva mai udito in vita sua, mentre gli oggetti cominciarono a roteare intorno alla sua figura insieme alle fiammelle che prima la circondavano.

Quella canzone era strana, antica, e anche se non ne capiva la ragione l'uomo sapeva in cuor su che era anche estremante pericolosa, un canto carico di malvagità e odio.

La donna smise di cantare diversi minuti dopo, e in quello stesso istante gli oggetti presero fuoco cadendo pesantemente sul pavimento polveroso.

Sì, l'uomo sorrise maligno a quella visione, pregustando la sua vendetta che si stava compiendo. Presto Arendelle sarebbe stata messa in ginocchio e quelle due maledette ragazzine l'avrebbero pagata cara per ciò che avevano fatto. I suoi pensieri furono però interrotti da uno degli oggetti usati durante il rito, che attirò la sua attenzione.

- Madame Bathory, perché il capello di quella ragazzina non sta bruciando? - chiese insospettito l'uomo.

- Come dic... - la donna non fece in tempo a rispondere.

Il capello, avvolto dalle fiamme, si illuminò di una tenue luce bianca provocando una forte esplosione all'interno della catapecchia.

 

 

 

Elsa si trovava di fronte alla stanza della sorella, indecisa se bussare o meno a quella porta.

Quando Grace le aveva riferito che Anna, non appena era rientrata a palazzo era corsa nelle sue stanze chiudendosi dentro, si era incamminata immediatamente verso la camera della sorella immaginandosi il motivo di tale comportamento e anche di chi fosse il responsabile.

Olaf le aveva riferito che lui e Kristoff sarebbero partiti e che sarebbero tornati tra diverse lune.

La regina di Arendelle sospirò sconsolata, il suo desiderio era stato quello di entrare e consolare la sorella in qualche modo ma... ora si trovava lì, di fronte a quella porta, senza sapere cosa fare, senza sapere se la sorella le avrebbe voluto parlare e senza sapere cosa dire quando e se la sorella le avesse aperto.

“Non posso crederci, questa situazione è ridicola! Mi sembra di tornare indietro di qualche mese in cui era Anna che voleva entrare e io che la respingevo! Oh, Anna...”

Elsa appoggio la mano sulla porta, guardandola tristemente. Basta, aveva deciso! Guardò seria la stanza e respirando profondamente si decise a bussare a quella porta.

- Anna, sono io... apri la porta per favore... -

Anna sentendo la voce della sorella si sciolse dalla sua posizione fetale e guardò la porta.

“Oh, Elsa... sei venuta... sei venuta da me... per me...”

La principessa guardava quella porta con le lacrime agli occhi, indecisa se aprire o meno alla sorella. Non voleva che la vedesse in quello stato, ma allo tempo stesso non ce la faceva a stare da sola, non più, non ora che si erano ricongiunte, non ora che lei rappresentava la sua unica ancora di salvezza dalla solitudine... aveva bisogno della sorella, dalla sua saggezza e del suo conforto.

Scese dal letto con l'intento di andarla ad aprire, ma appena mise il piede sul freddo marmo della stanza, accadde qualcosa che mai si sarebbe aspettata.

 

 

 

L'uomo si ridestò dolorante, mettendoci un po' a capire cosa fosse accaduto, e rialzandosi un po' traballante.

- State bene, Edwin Duca di Weselton? - chiese Madame Bathory all'uomo di fronte a lei porgendogli gli occhiali caduti in seguito all'esplosione.

- Duca di Weselton... - borbottò l'uomo – sarebbe più corretto dire ex duca di Weselton o duca decaduto di Weselton... a causa di quelle due dannate ragazzine io... - ringhiò l'ex duca afferrando malamente gli occhiali che gli porgeva la donna.

- Cosa diavolo è accaduto qui? - chiese puntatole il dito contro.

Madame Bathory si guardò intorno pensandoci un po' su, mentre delle fiammelle blu le fluttuavano intorno illuminando totalmente la sua figura, che lasciò l'oramai ex duca di Weselton a bocca aperta. La donna di fronte a lui non aveva più quelle sembianze mostruose, ma piuttosto appariva come una donna alta giovane e snella dai lunghi capelli neri, ma quello che stupì Edwin era il suo volto, totalmente liscio senza alcuna presenza di squame e gli occhi di uno strano colore rossastro come le sue labbra rosse e carnose.

- Uhm, è difficile risponderle esattamente così su due piedi, ma possiamo rimediare... - rispose la donna guardando furbamente l'uomo.

Edwin guardò la donna borbottare strane parole al vento e muovere le mani formando strani cerchi nell'aria. In breve tempo la topaia in cui si trovavano tornò al suo stato precedente all'esplosione, con l'unica differenza di essere ancora più sporca ed impolverata di prima.

Madame Bathory si avvicinò alla credenza afferrando delle boccette di medie dimensioni per poi, sempre sotto lo sguardo vigile del duca, gettarle interamente in un pentolone lì vicino, che sprigionò un vapore rossastro.

- Dunque... oh, bene... uhm, bene... decisamente interessante non c'è che dire... - cominciò la donna sghignazzando vistosamente.

Sì, la situazione era fin troppo interessante dal suo punto di vista. Forse dopo tutti quei secoli per lei c'era ancora una possibilità. Sorrise sinistramente, mentre accarezzava il bordo del suo pentolone, osservando ciò che stava avvenendo all'interno del palazzo di Arendelle.

 

Note d'Autore:
Adesso ditemi... in quanti avevano capito chi era il vendicatore ò-ò??
Pensavate tutti che era il principe ammettetelo!! xD
Va beh, spero che vi abbia almeno un po' sorpreso se non pensavate fosse lui... <.<"
Il seguito è in via di realizzazione per la vostra felicità ù.ù
Ditemi secondo voi cosa hanno combinato Madame Bathory e Edwin (nome puramente inventato...) ò-ò?? Io di mio lo sò già, ma sarei curiosa di sapere che idea vi state facendo XD
Lo so che è un po' corto... ma pensate che il prossimo sarà più lungo su e.e
E per un ulteriore felicità... no.. non posso dirvelo rischio di dirvi qualcosa di troppo >.<

Ringrazio come sempre chi recensisce, aggiunge la storia tra i preferiti e le seguite.
Ringrazio in particolare AngelVidel14, per il suo consiglio e per avermi fatto notare degli errori presenti nel capitolo 4 sistemato e aggiornato, sebbene non ho potuto fare molto per la questione dialogo... Mi impegnerò a sistemare quel tallone in qualche modo ò^ò.
Ringrazio inoltre anche chi legge solamente :D
Alla prossima ;3

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


Capitolo IV

Anche di sera il regno di Arendelle continuava ad essere un luogo pieno di vita, sebbene la vita in questione riguardasse per lo più lo spostamento degli uomini, che tornando dal lavoro andavano di taverna in taverna.

Elsa continuava a guardare intorno a se, esattamente come faceva la sorella, per osservare quel frammento di vita.

- Regina Elsa! Principessa Anna! Finalmente vi abbiamo trovate! -

Le due sorelle si voltarono verso la voce, e videro la loro vecchia governante avvicinarsi a passo di carica nella loro direzione, seguita da un paio d guardie.

- Grace?! Cosa succede? - chiese Anna non appena la donnona le fu abbastanza vicina.

- Cosa succede? Cosa succede?? Oh, per l'amor del cielo ha anche il coraggio di dirmi cosa succede! Sono ore che vi stiamo cercando a tutte e due! - rispose la servitrice lanciando sguardi infuocati.

- Grace, è successo qualcosa di grave? - chiese Elsa preoccupata.

- Sì, maestà è successo qualcosa di molto grave quest'oggi. - rispose Grace guardando la regina – Le vostre maestà sono uscite senza scorta, senza avvisare dove sarebbero andate ed infine, cosa ben più grave, al calar del sole non erano ancora tornate!! -

- Non mi pare una cosa così grave... - cominciò la principessa, pentendosene subito dopo.

- NON VI PARE UNA COSA GRAVE?? - tuonò Grace.

Anna fece un passo indietro, nascondendosi dietro ad Elsa, impaurita dal tono della governante e aspettandosi da un momento all'altro una delle famose ramanzine che la donnona gli rifilava ormai da anni, le quali di fatto non tardarono ad arrivare. Rimasero lì, immobili, tutte e due senza aver il coraggio di fermare la parlantina della donna, che sembrava volerle arrostire a fuoco lento.

- Perdonatemi Grace, ma a dire il vero questo non mi pare il momento più opportuno per... - tentò di bloccarla la regina di Arendelle.

- Regina Elsa! Posso capire un comportamento simile dalla principessina Anna, ma da voi... - Grace gonfiò il petto e guardò la sua regina – I vostri genitori mi chiesero di prendermi cura di voi quando partirono per quel fatidico viaggio ed è una cosa che intendo fare senza alcun rimpianto! Con ciò, sebbene ora voi siate la regina di Arendelle, non pensiate che mi farò qualche scrupolo a fare una ramanzina anche a voi! -

- Grace, avete perfettamente ragione e non intendo non ascoltarvi solo di spostarci in un luogo più opportuno magari... - cercò di farla ragionare la regina, notando la gente che fermandosi li guardava curiosi.

Grace pareva essersi sgonfiata tutto d'un colpo. La paura che le figlie dei suoi amati sovrani, figlie che in quegli anni aveva imparato ad amare come fossero le proprie, fossero state rapite o peggio, non l'avevano fatta ragionare lucidamente, e il risultato a cui era arrivata era stato quello di metterle in imbarazzo davanti al loro stesso popolo.

- Per... perdonatemi, Maestà... avete perfettamente ragione...- disse Grace facendole un lieve inchino e abbassando la testa.

- Non vi preoccupate. - sorrise bonaria Elsa in direzione della governante, la quale ricambiò seppur imbarazzata.

- Be... - Grace si schiarì la voce – BENE! Torniamo a palazzo allora! - riprese la donna facendosi strada tra le fila di curiosi che si era avvicinata per osservare la scena.

Con Grace a condurre la piccola comitiva e le due guardie a chiuderla, le due sorelle si guardarono complici e sorridendosi a vicenda, seguirono la donna all'interno delle mura.

 

Avevano appena superato l'imponente portone del ponte, quando il gruppo fu costretto a fermarsi nuovamente nella corte del palazzo.

- Finalmente siete tornate! - disse una vocina acuta alla loro destra.

Anna ed Elsa si voltarono e videro Olaf corrergli incontro ed un imbarazzato Kristoff intento ad accarezzare uno scorbutico Sven.

- Olaf! Kristoff! Cosa ci fate qui? - chiese Anna andando incontro al pupazzo di neve, seguita da Elsa e Grace.

- Per quel che mi riguarda, sono venuto per un caldo abbraccio dalla mia principessa preferita e dalla regina del mio cuore. - rispose il pupazzo di neve facendo l'occhiolino alle due ragazze, alle quali non poté non sfuggire una risata.

- Io... ecco... io... - cominciò Kristoff avvicinandosi al gruppo e torturandosi il capello, con

un irrequieto Sven al fianco.

- Vuoi continuare così ancora per molto? - chiese Olaf guardando con sufficienza il giovane.

- No, certo che no... insomma... io... ecco... come dire... -

- Elsa, il nostro amico qui vorrebbe ringraziarti per la slitta nuova visto che non l'ha ancora fatto e Anna... - cominciò Olaf prima che il taglia ghiaccio gli saltasse addosso con l'intento di zittirlo.

- Olaf, sta zitto! Cosa cavolo stai dicendo! Io non volevo dire proprio nulla di tutto questo! -

Anna ed Elsa si guardarono a vicenda con aria interrogativa, non capendo il comportamento del giovane, chiedendosi il perché si trovasse lì e perché fosse così agitato.

- E allora cosa vuoi ragazzo?! Non so se hai notato l'ora, ma se hai qualcosa da dire dilla subito e poi tornatene a casa! - ringhiò Grace verso Kristoff il quale si rizzò in piedi mettendosi sull'attenti.

- Sì! Allora... ehm... sì.. insomma... Regina Elsa... io... - Kristoff chiuse gli occhi - volevoringraziarti perlaslittadavverobellissimaeapprezzatissimainpiùvolevoparlareconAnnadasoliseerapossibile... -

Quando Kristoff aprì gli occhi la prima e unica cosa che vide fu la confusione negli occhi dei presenti.

“Ditemi che non devo ripeterlo per favore” pensò disperato il montanaro.

- … Bene... Sono felice di informarti che non si è capito nulla di quello che hai detto – lo riprese Olaf.

Il tagliatore di ghiaccio guardò il pupazzo di neve tra lo sconvolto e la disperazione di dover nuovamente ripetere quello che aveva appena detto.

- Lascia, faccio io... - disse il pupazzo di neve rivolgendosi poi alle due donne – Dunque, per prima cosa, il somaro che ho qui di fianco, il biondo intento, voleva ringraziarti per la slitta Elsa... -

Kristoff annuì rosso dalla vergogna per la figura dell'inetto che stava facendo.

- Oh... - cominciò sorpresa la sovrana - Figurati Kristoff, era il minimo che potessi fare, dopo che qualcuno aveva distrutto la tua slitta... - rispose l'argentea, lanciando un'occhiata ad Anna, che sorrise imbarazzata – e soprattutto per l'aiuto che ci hai fornito. Se qualcuno deve porgere dei ringraziamenti quella dovrei essere io. - finì Elsa portandosi una mano all'altezza del cuore.

- No... non... non deve... - bofonchiò Kristoff, sentendosi sempre più ridicolo.

-... la seconda cosa che chiedeva è se poteva parlare da solo con Anna. - concluse Olaf.

- Non se ne parla nemmeno!!! Non lascerò la piccola Anna da sola con questo individuo! - esplose Grace ponendosi davanti ad Anna.

I presenti si voltarono verso la governante fissandola sorpresi, restando qualche minuto ad osservarla in silenzio, mentre questa sembrava voler incenerire sul posto il povero Kristoff per aver anche solo minimamente pensato che averebbe consentito ad una cosa simile.

- Va bene, non ci sono problemi. - sorrise Elsa – Grace andiamo su, lasciamoli da soli. Vieni anche tu Olaf. -

- Aspettate... come “non ci sono problemi”, vostra Altezza... I problemi ci sono eccome! Vorrei farle notare che quello è un uomo! Un uomo! E lei vorrebbe lasciare sua sorella da sola, di notte, con quell'individuo?- chiese incredula la donna indicando il biondino.

- Se vuoi resto con loro.- rispose sorridente il pupazzo di neve, non capendo la preoccupazione della donna.

- Oh, certo... La principessa con quel ragazzo... da soli di sera... e un pupazzo di neve a far loro da guardia. Perché non c'ho pensato, questo cambia tutto!- sorrise ironicamente al pupazzo di neve.

- Grace, puoi stare tranquilla in ogni caso ci sono delle guardie un po' ovunque, se ci fossero dei problemi accorrerebbero immediatamente. -

- Ma... ma... vostra Maestà....-

- Grace, non ti preoccupare se Kristoff farà qualcosa, qualsiasi cosa che vada oltre la semplice chiacchierata, avrà l'onore di diventare la prima statua di ghiaccio vivente all'interno del palazzo. - sorrise in maniera poco rassicurante Elsa.

- Come desiderate Maestà... Vieni pure tu cosetto di neve - rispose sconsolata Grace ed insieme ad Olaf seguì la sua regina all'interno del palazzo.

Poco prima di varcare la soglia del massiccio portone Elsa si voltò per vedere la sorella e Kristoff, soffermando il suo sguardo su quest'ultimo in modo che capisse che ciò che aveva detto sarebbe diventato realtà se solo avesse provato a sfiorare la sorella in qualche modo.

Mai come in quel momento Kristoff ammirò la capacità di persuasione della sovrana di Arendelle, poco dopo però tale ammirazione si tramutò velocemente in terrore nel vedere lo sguardo della regina delle nevi su di se, uno sguardo che pareva dirgli “Falla soffrire e te ne pentirai amaramente”; durò un attimo, ma fu più che sufficiente a gelarlo sul posto.

- Non ti preoccupare, Elsa stava solo scherzando. - sorrise Anna avvicinandosi al biondino.

- Io non ne sarei tanto sicuro... - rispose Kristoff, mentre Sven annuiva convinto anche lui dalle parole della regina.

Anna guardò i due con uno sguardo scettico, non credeva che ciò la sorella aveva appena detto sarebbe mai divenuto realtà, ma il suo sguardo si posò su una macchiolina nera vicino al vestito e non poté non ridere nuovamente al ricordo della scena di quel pomeriggio.

- Cos'hai da ridere? Vorresti davvero vedermi congelato da tua sorella? - chiese sconvolto dalla sola ipotesi il montanaro, sperando in cuor suo che la sua principessa non stesse ridendo per la figura da pesce lesso che aveva fatto poco prima.

- Figurati! Come farei poi a scappare da mostri come Marshmallow o da un branco di lupi senza il mio personale tagliatore di ghiaccio. - sorrise la rossa.

- Ma allora perché...? - chiese confuso Kristoff mentre Anna gli si avvicinava e gli prendeva con le mani la giacca avvicinandolo a se.

“Oh, no... se quella pazza congelatrice mi vede così vicino alla sorella mi trasforma veramente in un cubetto di ghiaccio!” pensò tremante alla sola idea il biondino.

- Guarda hai ancora del carbone sul collo... - rise la rossa.

- Cosa?? No, non è possibile! Mi sono buttato in mare per toglierlo tutto!- rispose infastidito il montanaro cominciando a strofinarsi sotto al mento con una stoffa che aveva in tasca.

- Evidentemente ti è sfuggito. - rise ancora la rossa guardando il suo amore strofinarsi con foga il collo senza però riuscire a toglierlo per bene – Dai qua faccio io. -

Kristoff diede il pezzo di stoffa alla rossa, che andò ad inumidirlo alla fontana per poi tornare da lui e cominciare a strofinare sul collo per togliergli quella buffa macchia nera.

- Allora, mi vuoi dire cosa ci facevi con quei bambini questo pomeriggio? - chiese curiosa Anna.

- Ecco, in realtà stavo aspettando te... - cominciò il biondino fermando la rossa per guardarla negli occhi – Come stavo cercando di dire prima con tua sorella, avevo bisogno di parlarti... -

- Dovresti rilassarti di più, mia sorella non è mica un mostro, non ti mangia mica! Inoltre, credo tu gli piaccia... – rise la rossa.

- Ah, davvero... - Kristoff guardò poco convinto la principessa – Non so se riuscirò mai a rilassarmi di fronte a lei... ad ogni modo, non sono qui per parlare di tua sorella! -

Anna guardò Kristoff negli occhi, da quando l'aveva conosciuto non li aveva mai visti così seri, possibile che... è mai possibile che le stesse per chiedere di sposarlo??

- Sono qui, dimmi tutto! - Anna non stava più nella pelle, questo momento... non credeva sarebbe mai arrivato!

- Sì, ecco... insomma... -

Era nel panico. Aveva passato tutto il pomeriggio a costruirsi un bel discorso per dirglielo ed ora... Ora non si ricordava più nulla! Maledì mentalmente quegli occhioni verdi con lievi sfumature azzurrognole da cerbiatta, con cui la sua dolce principessa continuava a guardarlo, ci mancavano solo quegli occhi per mandarlo ancora più in confusione.

Sven diede una lieve spinta al suo amico bipede, nel tentativo di incoraggiarlo.

- Sì, hai ragione Sven... - persino Sven, che da quando era scena la notte continuava ad essere stranamente irrequieto aveva più fegato di lui.

Guardò per diversi minuti il suo amico, che di rimando pareva volergli dire “Muoviti! Non voglio stare qui fuori! Non ci voglio stare, ma ti starò comunque vicino!”. Da quando era tramontato il sole aveva cominciato ad agitarsi, continuando a guardarsi intorno come se di lì a poco dovesse succedere qualcosa di terribile. Kristoff decise che non era quello il momento per pensare a Sven ed alle sue strane paure notturne, aveva qualcosa di più importante da fare.

- Ecco, insomma io... Oh, al diavolo! Mi ero preparato un bel discorso per dirtelo e me lo sono pure dimenticato! Anna... io devo partire... -

Ad Anna parve sgretolarsi il terreno sotto i piedi.

- Tu... cosa?? - sperava di non aver capito ciò che il tagliatore di ghiaccio le aveva detto.

- Anna, io devo partire... lascerò Arendelle. -

Kristoff guardava la principessa con occhi sofferenti, non sarebbe voluto partire, ma quel viaggio era stato programmato da quando si era comprato la sua slitta, inoltre non poteva far altrimenti.

Anna si allontanò dal ragazzo. No, non era vero. Di sicuro era uno scherzo! Un modo per vendicarsi di avergli riso in faccia quel pomeriggio... sì, era senz'altro andata così!

- Ahahah, divertente Kristoff! Lo sai c'ero quasi cascata! Tu non lasceresti mai Arendelle, anche perché poi non ci sarebbe più nessuno ad occuparsi dei tuoi “amici esperti in Amore”. - riprese la ragazza allontanandosi ancora.

Kristoff prese la principessa per un polso e l'avvicinò a se stringendola tra le sue braccia.

- Anna... non è uno scherzo... devo partire per davvero... -

Kristoff strinse la rossa ancora più forte, mentre questa si stava divincolando da quell'abbraccio, dall'abbraccio dell'uomo che era certa fosse il suo vero Amore.

- Ti prego... dimmi che non è vero... - cominciò la rossa con la voce carica di tristezza, ricambiando quell'abbraccio che ormai aveva capito, non avrebbe avuto modo di sentirlo per parecchio tempo.

- Mi dispiace... - riprese Kristoff accarezzandole i capelli – Purtroppo non ho molte alternative... -

- Ho fatto qualcosa di sbagliato per caso?? - chiese Anna cercando di capire se stesse lasciando il regno a causa sua.

- NO! Non lo pensare neppure! Non è assolutamente colpa tua! - Kristoff prese il volto della principessa tra le sue mani.

- E allora perché... perché te ne vuoi andare... -

Kristoff prese un bel respiro prima di rispondere.

- Sai la slitta che hai distrutto? - Anna annuì, non capendo cosa centrasse la slitta con il fatto che Kristoff dovesse partire – Ecco... quella slitta doveva ancora finire di essere pagata, prima di incontrarti pensavo di pagarla a rate con il mio lavoro ma... avendola distrutta l'uomo che me l'ha venduta non si fida più e vuole che lo paghi subito... -

- È solo per questo che te ne vai? - chiese Anna, vedendo una speranza di non far allontanare l'uomo da lei.

- Certo! Cosa pensavi che ti avrei mollato qui, in lacrime, sapendo che tua sorella mi avrebbe rincorso per tutto il reame e trasformato in un ghiacciolo se non ci fosse stato qualcosa di importante dietro? - sorrise guardando con occhi amorevoli la ragazza.

- Ma allora non ci sono problemi! Non c'è bisogno che tu parta! - rispose entusiasta la rossa, mettendo le braccia intorno al collo del montanaro.

- Come non ce n'è bisogno? Anna hai capito quello che ho detto, vero?- chiese il biondino guardando confuso la ragazza.

- Certo che sì! Non sono mica stupida! La slitta che ti ho rotto deve essere pagata e tu vorresti partire per pagare il debito con l'uomo che te l'ha venduta. Ma non c'è bisogno che tu te ne vada per pagarlo. - concluse la giovane, mettendo su il broncio per la poca fiducia che il ragazzo dimostrava riguardo le sue capacità.

- E sentiamo, come la potrei pagare la slitta se resto qui? - chiese il giovane alzando un sopracciglio e guardando la principessa, una cosa gli era venuta in mente, ma non voleva credere che la rossa avrebbe davvero pensato che accettasse una simile eventualità.

- Te la pagherò io! - disse la rossa con un sorriso smagliante.

Kristoff incrociò le braccia sotto il petto e guardò male la principessa.

- Non se ne parla! - affermò sicuro.

- Cosa? E perché no??? - perché Kristoff non voleva accettare il suo aiuto?

- Perché non posso accettare che paghi anche la vecchia slitta! Il patto era che me ne avresti data una nuova, non che avresti pagato anche quella! -

- Sì, lo so ma... -

- Anna... - Kristoff intrappolò nuovamente tra le sue braccia la rossa – Io voglio stare con te... Non vorrei partire ed allontanarmi ma... Non posso accettare nemmeno che paghi tu al posto mio. Se il destino vorrà che un giorno costruiremo un futuro insieme, magari dopo che avremo avuto modo di conoscerci meglio... - Anna sorrise a quella frecciatina, era uno degli argomenti che intavolavano il più delle volte quando si incontravano – Non voglio che la gente quando mi vede per strada dica “Guardate là, Kristoff l'uomo della principessa Anna che fa pagare i propri debiti alla casata Reale!” o anche “Guardate là c'è Kristoff! Povera Regina Elsa, prima la sorella le chiede di benedirla con un furfante che ha tentato di uccidere entrambe, ed ora le chiede di benedirla con una sanguisuga che fa pagare i propri debiti al Regno!”-

- Non credo che la gente sia così crudele... e poi comunque hai fatto molto per noi! Il minimo è aiutarti se possiamo... -

- Anna, no... le persone dopo una dozzina di boccali di birra e vino cominciano a parlare anche troppo e il più delle volte, ciò che ne esce sono insulti e discorsi che vorrei evitare di dirti... Voglio poter camminare per le vie della città a testa alta, non come il sostenuto della principessa! -

Seppur a malincuore Anna capì ciò che stava cercando di dirgli Kristoff, solo che non voleva che se ne andasse...

- Quando parti? - chiese la rossa in un sussurro.

- Appena Olaf arriva.-

- Viene anche lui con te? - E così anche Olaf la lasciava...

- Sì, mi spingerò oltre Arendelle e Olaf vuole vedere cosa c'è oltre le cime di quelle montagne. - sorrise il giovane.

- Capisco... E quanto starai via? - Ormai non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi.

- Partendo questa notte... tre o quattro lune al massimo...-

Tre o quattro lune... Era un sacco di tempo, non l'avrebbe rivisto per mesi! Né lui, né Sven e neppure Olaf...

Gli angoli degli occhi cominciarono a pizzicarle, stava per mettersi a piangere e non voleva, non voleva che Kristoff partisse con l'immagine del suo volto in lacrime. La verità è che aveva paura. Era una paura che la tormentava da ormai tre lunghi anni e che qualche mese prima aveva rischiato di ripresentarsi nuovamente nella sua vita. Aveva paura di essere lasciata da sola.

- Anna... -

- Buon viaggio allora... e mi raccomando vedi di portarmi qualche regalo! - sorrise la rossa raggiante, doveva resistere e mantenere quella maschera di ragazza spensierata e felice ancora per un po'.

- Anna io... -

- Ehilà piccioncini avete finitooo?? - chiese Olaf comparendo sulla scalinata del portone.

Mai come in quel momento, Anna fu felice di vedere il suo amico.

- Sì Olaf, vieni pure.- sorrise la principessa al pupazzo di neve, che cominciò ad avvicinarsi alla coppia.

- Oh, bene! Sai tutto quindi! - disse euforico il pupazzo di neve – Partiamo verso una nuova avventura! Non vedo l'ora! Su Sven muoviamoci, anche tu Sven! -

- Il mio nome è Kristoff... -

Olaf si voltò verso Kristoff e lo guardò socchiudendo gli occhi.

-... uhmm... non credo cambi molto e poi è troppo lungo... troppo lungo e troppi nomi da ricordare dopo – Olaf si sistemò la carota – Ad ogni modo muoviamoci! Anna, ti porterò qualcosa di carino al mio ritorno vedrai! - concluse sorridente il pupazzo di neve e dopo aver salutato la principessa si incamminò verso la slitta.

- Sì... mi aspetta proprio un bel viaggio, non c'è che dire... - disse guardando sconvolto il pupazzo di neve che si era già incastrato nel mezzo delle provviste per il viaggio.

Anna rise a quella scena, era certa che Olaf avesse capito il suo stato d'animo e stesse facendo il pagliaccio per tirarle su il morale.

- È meglio che vada ora... -

- Già... -

Anna rimase immobile, così come anche Kristoff indeciso su come salutarla e preoccupato dalla visione di Olaf a testa in giù sulla sua slitta.

- Allora... ci vediamo al mio ritorno... - fece il montanaro allontanandosi e salutandola con le mano.

Anna lo vide allacciare Sven alle briglie e partire spedito verso la sua meta, una meta che li avrebbe allontanati per diversi mesi.

- Fate attenzione... e tornate presto... - sussurrò al vento la giovane principessa, congiungendo entrambe le mani all'altezza del petto.

Anna si voltò e si incamminò lentamente all'interno del palazzo, nella speranza di trovare un po di calore all'interno di quelle mura a lei così famigliari.


Note d'Autore:
Avviso riguardo i contenuti del capitolo.
Questo capito l'ho pubblicato in seguito alla lettura di "SLICE OF LIFE IN ARENDELLE" di
StarFighter  che troverete sempre in questa sezione, quindi se troverete delle similitudini tra i due testi, ora sapete il motivo. :D
Per dirne una, seppur l'ambientazione e il tema è differente, l'idea di tramutare Kristoff in una statua di ghiaccio e di esporlo mi è venuta in seguito alla lettura della storia di StarFighter.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


Capitolo VI

Rosso. Ogni cosa in quella stanza aveva preso le tonalità del rosso. C'era qualcosa di strano, senza alcun dubbio, quel rosso che vedeva era qualcosa di anomalo e soprattutto non proveniva dalle candele che illuminavano la stanza.

La giovane non fece in tempo a capire del perché vedesse la propria stanza di quel colore così acceso che dovette portarsi una mano sul proprio petto, all'altezza del cuore.

Batteva. Batteva veloce, troppo veloce.

Sentiva quel battito rimbombargli nelle orecchie, mentre la testa pareva volergli scoppiare da un momento all'altro. Sentiva il suo stesso sangue scorrergli nelle vene, veloce e selvaggio, pompato dal suo stesso cuore, che pareva volerle uscire dal petto.

Non riusciva a respirare.

Ma in qualche modo doveva reagire, doveva chiedere aiuto, lei l'avrebbe aiutata ne era certa, avrebbe trovato una soluzione a quello che le stava accadendo.

Allungò una mano verso la porta chiusa di quella stanza, prima di accasciarsi al suolo, aveva bisogno di aiuto.

Prese quanta più aria era in grado di contenere in quella situazione, prima di urlare il nome dell'unica persona a lei vicina in quel momento.

- ELSAAA!-

 

La regina, dall'altro lato della porta, sussultò nel sentirsi chiamare dalla sorella.

- Anna?... Anna, cosa succede??!!-

Elsa fu presa improvvisamente dal panico. Poco dopo che Anna aveva urlato il suo nome, aveva sentito una serie di forti rumori provenire dall'interno della stanza.

- Anna! Anna! Apri la porta, muoviti! Non fare scherzi! - ordinò la regina, battendo la mano sulla porta.

Quello che ne seguì fu un lungo silenzio.

La regina guardava quella porta terrorizzata, allontanandosi di poco, mentre intorno a lei presero a formarsi lastre di ghiaccio e piccoli fiocchi di neve cominciarono a scendere dal nulla.

Durò tutto pochi attimi.

I fiocchi di neve che scendevano da prima delicati, cominciarono a trasformarsi in una piccola tormenta che si abbatté violenta, sulla porta che conduceva alle stanze della principessa, sotto il comando della loro creatrice che guardava con rabbia e odio sempre più crescente l'ostacolo che la separava dalla sorella.

Al terzo colpo, la porta venne sradicata dai sui cardini, scontrandosi e spezzandosi con qualcosa che si trovava all'interno della stanza, totalmente oscurata.

La regina entrò con passo incerto nella stanza, cercando di riprendere il controllo di se stessa e del suo potere.

- Anna? Anna, rispondimi! Dove diavolo sei e perché è così buio qua dentro??-

La regina avanzò ulteriormente all'interno della stanza, sempre più impaurita dal fatto che la sorella non le rispondesse e dal caos che sembrava intravedere.

Un caldo respiro la colpì dall'alto, rischiando di far spegnere la candela che aveva recuperato poco prima dal corridoio.

Alzò la candela per capire da dove provenisse quel respiro e ciò che vide la fece indietreggiare di pochi passi impaurita.

Lunghe zanne bianche, incorniciate da una folta pelliccia argentea, erano state illuminate dalla fioca luce della candela e poco più su, due piccole sfere gialle che riflettevano quel poco di luce concessa.

La bestia non fece fare un ulteriore passo alla regina, che con una zampata venne scaraventata al lato della stanza, perdendo l'unica fonte di luce che le avrebbe permesso di individuare la sorella.

Elsa, immersa nel buio a cui quel mostro l'aveva relegata, pensava febbricitante ad una soluzione che le permettesse di trovare la sorella e al tempo stesso di scappare dalle fauci di quell'essere.

Un pensiero le mozzò il fiato, e se quella creatura avesse sbranato la sorella? Quel solo unico pensiero fece gelare il sangue nelle vene della regina delle nevi.

 

La creatura stava osservando quel piccolo essere che aveva intrappolato nell'angolo, la sua piccola preda. Si leccò i baffi pregustando già il sapore della carne mischiata al sangue, che quella piccola creatura le avrebbe donato.

Puntò le possenti zampe facendo un piccolo balzo, diretto verso quel bocconcino appetitoso.

 

Avvertendo uno spostamento d'aria, Elsa eresse velocemente intorno a se lunghe lance ghiacciate per bloccare almeno momentaneamente la belva. Doveva guadagnare assolutamente del tempo!

 

Nello stesso istante in cui la regina di Arendelle aveva eretto la sua barriera, un latrato strozzato aveva riempito l'aria.

Elsa non poteva crederci, l'aveva ferito!

Si alzò lentamente dalla sua posizione, accasciandosi subito dopo, con una smorfia di dolore impressa sul volto. Si portò una mano alla gamba sentendola umida sotto i polpastrelli, sangue...

La zampata che quella bestiaccia le aveva inferto poco prima doveva averla ferita, pensò adirata la sovrana.

Maledì mentalmente la belva e facendosi forza con le braccia e la gamba sana, si appoggiò al muro, nella speranza che quel mostro restasse bloccato ancora a lungo tra le sue lame.

Ma quello che la regina ancora ignorava, è che quella non era una bestia comune.

Elsa fece appena in tempo a vedere due sfere rossastre illuminarsi, che fu nuovamente scaraventata addosso alla parete da una forte esplosione poco distante, mentre frammenti di ghiaccio e mobilia la circondavano.

Questa volta però alla regina delle nevi non fu concesso il permesso di accasciarsi al suolo come poco prima, la belva infatti, vedendo il suo bocconcino, la afferrò tra le sue fauci con l'intento di finirla.

 

Stretta tra le fauci di quel mostro, Elsa si sentiva sempre più debole, le forze la stavano lentamente abbandonando, ma non poteva finire così! Se sua sorella era ancora in quella stanza e soprattutto se era ancora viva non avrebbe permesso a quella creatura di farle del male!

Concentrando le poche forze che le erano rimaste nel suo potere, la sovrana di Arendelle colpì in pieno volto la creatura, basandosi su quegli occhi fiammeggianti che sembravano guardarla divertiti.

 

 

 

Madame Bathory guardava estasiata ciò che stava avvenendo all'interno della stanza della principessa di Arendelle.

Sfiorò con le dita la superficie del liquido all'interno del pentolone increspandolo appena, come a voler toccare con le proprie quella creatura fiera e indomita, che in quel momento stava giocando con la regina di quell'insulso regno.

Quella creatura... doveva essere assolutamente sua...

- Allora??? Cosa è accaduto! - tuonò l'ex duca di Weselton.

La donna guardò infastidita l'uomo, intento a pulirsi il mantello dalla sporcizia residua.

- Oh, beh... possiamo dire che il suo desiderio di vendetta nei confronti della sovrana di Arendelle stanno procedendo piuttosto bene, anche se...-

- Anche se cosa?!!- ringhiò Edwin.

Aveva fatto un'unica richiesta e quella strega non era nemmeno riuscita a portarla a termine?!

- Diciamo che la maledizione non ha colpito la regina o almeno non direttamente... - sghignazzò divertita dall'inaspettato risvolto che quella faccenda le stava donando.

- Come sarebbe a dire??? Ero stato chiaro! Elsa, la regina di Arendelle si sarebbe dovuta mostrare per la strega che è!!! Tutti i regni avrebbero dovuto vedere che mostro si celava in quella dannata ragazzina!!! - urlò rosso dalla rabbia il duca.

La donna smise di ride e guardò seriamente l'ex duca, che impaurito dallo sguardo di quell'essere cominciò ad indietreggiare.

- Questo è vero, ma vorrei ricordarle che la causa di tutto questo è solo sua.-

- Come sarebbe a dire che la colpa è mia!! Io... -

L'ex duca di Weselton non terminò la frase, piegato in due da un dolore lancinante alla mano sinistra. L'uomo guardò la sua mano e il suo volto fu contorto dalla paura.

- Voi... cosa mi avete fatto!! La mia mano... cosa avete fatto alla mia mano!!! - ringhiò alla donna mostrandole la mano.

La donna guardò la mano del duca, dalla ferita che gli aveva inferto poco prima, stava uscendo un liquido nero che ormai aveva raggiunto la metà del palmo dell'uomo.

Sorrise soddisfatta del su genio, usare i clienti come scudi durante la pratica dei riti non gli era mai stato così utile.

- Io? Assolutamente nulla. Vedete il capello argenteo che mi avevate dato non era della regina Elsa di Arendelle... - rise dallo sguardo sconvolto del duca – Ma della sorella. -

- Cosa?? No, non è possibile! Quella ragazzina ha i capelli rossi! ROSSI! -

- Da quel che mi risulta non li ha sempre avuti rossi. -

Madame Bathory assottigliò lo sguardo e guardò ancora più intensamente l'uomo di fronte a lei.

- Vedete Edwin, la Magia Nera è un arte estremante delicata e precisa... - cominciò avvicinandosi al duca – se si indirizza una maledizione verso qualcuno, ma l'oggetto usato non appartiene a questo individuo, come dire... possono esserci delle controindicazioni e nel peggiore dei casi si può anche morire... -

Il duca di Weselton sbiancò a quella rivelazione, il suo intento era quella di eliminare quelle due ragazzine non di morire pure lui!

- Voi... Avevate detto che il sangue... Il sangue che ho offerto durante il rito, mi avrebbe protetto!- rispose infuriato.

- Oh, ma davvero... - rise divertita Madame Bathory – In realtà vi ho mentito, quel sangue serviva per proteggere me, non voi.-

Accecato dalla rabbia, Edwin afferrò la sua spada e la puntò verso la donna.

- Ditemi cosa fare per salvarmi! -

- Dubito che sia nelle vostre capacità... rassegnatevi e morite! - rise malignamente la donna.

Con un urlo disumano Edwin caricò il colpo, decapitando la strega che l'aveva condannato a morte, infierendo più e più volte sul corpo ormai senza vita della donna.

Sarebbe morto. Sarebbe morto senza poter assicurarsi che quelle dannate ragazzine sarebbero state spodestate del trono, additate come mostri e uccise, magari dal loro stesso popolo.

Smise di colpire il corpo di quel mostro e si voltò per uscire da quella maleodorante topaia, quando improvvisamente sentì la risata di quella strega alle sue spalle.

No, non poteva essere viva, l'aveva decapitata e infierito sul suo corpo era impossibile che...

Si voltò e ciò che vide lo sconvolse. Il corpo martoriato di quella strega non c'era più.

- Ahahaha, siete sorpreso duca? - rise sguainatamene la voce di Madame Bathory.

- Dannato demonio, io vi ho ucciso! - urlò terrorizzato.

- Mi pare evidente che non sia così... - rispose divertita la voce - In ogni caso mi avete dimostrato che forse, avete qualche possibilità di salvare la vostra patetica vita... -

L'uomo si girava in continuazione nel tentativo di intravedere la donna.

- E cosa dovrei fare??? -

- È estremante semplice mio viscido amico, prima che la maledizione raggiunga il vostro cuore... dovrete uccidere la principessa Anna. -

Edwin sgranò gli occhi, uccidere quella ragazzina? Non sarebbe stato un grosso problema per i suoi uomini, pensò il duca.

- Uh uh uh... mi dispiace interrompere, quella che sono certa sia un'interessante riflessione, ma dovrete essere voi, con le vostre mani ad uccidere la principessina, se volete liberarvi della maledizione. -



Note d'Autore:
Bene...
Credo non ci sia bisogno di dire molto su questo capitolo e spero di essere stata sufficientemente chiara nel racconto ò-ò
Volevo farvi un mini riassunto per capirci su cosa è avvenuto fin qui... ma ho cambiato idea <.<
Tanto con il prossimo capitolo vedrò di spiegarvelo comunque <.<
Lo so che vi avevo promesso un capitolo più lungo ma...
Personalmente credo sia già abbastanza carico è.é
Avete Elsa che sta per tirare le cuoia da un momento all'altro, divorata da un mostro.
Il nostro caro Edwin che fa a pezzetti Madame Bathory e poi si scopre che in realtà è più viva di lui!
Poi sempre quel poveraccio che per salvarsi la pellaccia deve ammazzare Anna...
Direi che vi ho sistemati fino a domani XD (che per l'inciso sarà l'ultimo aggiurnamento fino a fine gennaio probabilmente, devo rimettermi a studiare <<")
Ah, quasi dimenticavo! ò-ò
Dite che sia il caso di alzare da arancione a rosso o lo lascio così?
Spero comunque sia stato gradito ù.ù
Ed ora, vi lascio a qualsiasi cosa state facendo, alla prossima e.e

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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


Capitolo VII
 

La guardava. Aveva deciso, poco prima di intrappolarla tra le sue zanne, di finirla e divorarla.

Quegli occhi però...

Dopo quell'inutile attacco, privo di forze e insulso rispetto alle lame che poco prima gli avevano perforato le carni, quella piccola creatura si era messa a ricambiare il suo sguardo.

Uno sguardo pieno di odio, disperazione e... speranza?

Speranza per cosa esattamente?

Continuava a chiederselo quella creatura, mentre gli occhi della regina di Arendelle si chiudevano e il suo corpo si abbandonava totalmente tra le sue fauci.

La creatura non riusciva a capire. Perché quegli occhi la stavano turbando in quel modo? Eppure era certa che aveva desiderato a lungo poterli rivedere...

Chiuse gli occhi rossi e in pochi attimi nella sua mente comparvero una serie di flash, dei ricordi, mentre il corpo della regina delle nevi cadeva sul pavimento della stanza con un lieve tonfo.

 

“...Elsa...”

 

Anna riaprì gli occhi di scatto.

Si mise ad osservare la stanza, che non le appariva più come poco prima di un colore rosso fuoco ma di un lieve colore giallognolo, come se fosse invasa dalle prime luci del sole.

Confusa, soffermò il suo sguardo sul letto e sulla mobilia, totalmente distrutte.

Alzò un sopracciglio. Cosa diavolo era successo in quella stanza?

Fece appena in tempo a formulare quel pensiero, che uno strano odore pungente e dolce allo stesso tempo le riempì le narici.

Le piaceva quell'odore.

Istintivamente si passò la lingua sulle labbra, trovandovi invece che una pelle liscia, un pelo ispido e dei baffi.

 

“Ma cosa diavolo...?”

 

Solo in quel momento si rese conto di vedere la sua stanza da una prospettiva un po troppo alta rispetto al normale, e poi del pelo e dei baffi?? Cos'era diventata, la donna barbuta tutto d'un colpo??

Si guardò intorno alla ricerca dello specchio, sperando vivamente che almeno quello fosse integro.

Lo individuò brevemente, sospirando di sollievo nel vederlo. Sebbene fosse rotto, aveva ancora una buona porzione integra e attaccata alla cornice, una fortuna a dir poco insperata osservando il caos di quella camera.

Fece un primo passo, latrando per il dolore subito dopo.

Perché la spalla e il fianco le facevano così male? E poi cos'era quel suono che aveva prodotto?? Cos'era tutto quel pelo che vedeva? Perché era su quattro zampe e poi perché la sua mano sembrava la zampa di una animale??

Più confusa e spaventata di prima, con questi pensieri si avviò lentamente verso lo specchio, stringendo i denti per il dolore.

Doveva capire cosa le era successo e, magari, anche cosa era accaduto in quella stanza.

Arrivò con qualche difficoltà alla sua meta e ciò che vide la lasciò senza parole.

Quella che la superficie riflettente le stava mostrando non era lei, ma un gigantesco lupo dalla folta pelliccia.

Sconvolta, la principessa osservò la sua figura o quanto meno quello che lo specchio riusciva a mostrarle.

Il dolore che aveva avvertito alla spalla e al fianco erano dei profondi tagli, che le stavano macchiando quella che era certa, fosse una candida e morbida pelliccia.

Annusò la ferita, riscontrando nel sangue, quell'odore che aveva sentito poco prima ma... era diverso... Non sentiva quella fragranza dolce, che poco prima le aveva fatto bruciare la gola di desidero.

Sempre più confusa, osservò dell'acqua sul pavimento, che aveva attirato la sua attenzione.

Come mai c'era dell'acqua nella sua stanza?

Solo in quel momento si accorse della porta distrutta e di piccoli frammenti di ghiaccio, che lentamente si stavano sciogliendo, sparsi un po ovunque nella stanza.

Anna sgranò gli occhi.

Porta distrutta. Ghiaccio nella stanza. Sangue. Sapore ferroso in bocca.

Si voltò di scatto, ignorando le fitte che quei tagli le stavano procurando, aveva un brutto presentimento.

Vagò freneticamente con lo sguardo nella stanza, in cerca di qualcuno che sperava, in realtà, di non trovare.

Ma le sue speranze si rivelarono fittizie. Lei era lì.

Invasa dalla paura e ignorando il dolore, con un balzo raggiunse la sorella, mentre le lacrime cominciavano ad offuscarle la vista.

Un groppo si fermò nella gola della giovane principessa, ma questa volta non era per il desiderio di quell'odore che poco prima aveva annusato nell'aria, ma nel vedere in quale stato si trovava la sorella.

Elsa era accartocciata su se stessa. Immobile su quel freddo pavimento e avvolta in una pozza di sangue.

I capelli argentei della regina, prima racchiusi in quella treccia ribelle, ora erano sciolti, sparsi sul suo corpo, mentre il suo stesso sangue li macchiava di un tenue rossore, esattamente come il suo vestito, strappato e lacerato in più punti, da cui fuoriusciva quel liquido vitale.

Anna diminuì le distanze tra di loro, distanze che con quel balzo non era riuscita a colmare, avvicinandosi di più alla sorella.

La sentiva.

Sentiva la vita di Elsa che lentamente stava abbandonando il suo corpo, esattamente come sentiva lo sciogliersi del ghiaccio che aveva creato e che ora, senza il potere della loro creatrice a rinvigorirlo, si stava sciogliendo.

La guardò, doveva fare assolutamente qualcosa. Doveva salvarla! Lei era l'unica che poteva salvarle in qualche modo la vita.

In quegli anni, aveva avuto solo due occasioni per poter usare il suo potere, ed entrambe nel silenzio. Se qualcuno lo avesse scoperto... o meglio se qualcuno avesse scoperto cosa era accaduto per costringerla ad usarlo... Probabilmente sarebbe stata rinchiusa a vita come un pericolo pubblico... anche se... ora che ci pensava... era stata in ogni caso rinchiusa nel castello per diversi anni! Non per uno di quei due motivi ma...

Scuoté il testone peloso, non c'era tempo da perdere.

Con il muso spostò delicatamente il corpo della sorella, in modo da posizionarla supina, e la guardò tristemente.

 

“Come l'ho ridotta... io...” calde lacrime ricominciarono ad uscirle dagli occhi.

 

Senza perdere altro tempo, poggiò delicatamente una zampa sul corpo della sorella, mentre chiudeva gli occhi per concentrarsi.

Ma era strano... C'era qualcosa che non andava, lo sentiva, non era come le altre volte...

Aprì gli occhi e guardò la sorella, il cui cuore ormai stava per spegnersi.

Perché... Perché??? Le altre volte quando aveva poggiato una mano sul corpo di quelle due donne, avevano ripreso a respirare... Perché Elsa non si riprendeva???

Con le lacrime agli occhi, Anna cominciò a leccare il volto della sorella, nella speranza che il contatto umido la ridestasse in qualche modo, ma ormai sapeva anche lei che era troppo tardi.

L'orecchio peloso della giovane si mosse febbrilmente, aveva sentito dei passi, qualcuno si stava avvicinando, no... non era una persona, ma un gruppo e dal tintinnio che percepiva dovevano essere delle guardie.

La sua attenzione però, fu presto attratta da una strana luce bianca, calda, proveniente dalla sorella. Il punto in cui l'aveva leccata... non presentava più alcuna ferita!

Il suo potere... Il suo potere non era svanito... funzionava solo diversamente in quella forma!

Il suo sguardo fu avvolto da una nuova speranza, forse poteva ancora salvarla!

Ma una nuova luce, questa volta glaciale e fredda, le tolsero anche quel briciolo di speranza che le si era accesa nel cuore.

Il corpo di Elsa si stava avvolgendo di una lieve patina azzurrognola, simile a quella che aveva avvolto lei qualche tempo addietro prima di tramutarla in una statua di ghiaccio.

 

“No... NO! Non potrò più salvarla se si trasforma in una statua di ghiaccio!”

 

Guardò inorridita quella patina azzurrognola, mentre sentiva i passi avvicinarsi ogni secondo che passava.

Guardò verso il corridoio e poi la sorella, ormai alla patina glaciale restavano solo le spalle e la testa e poi Elsa si sarebbe tramutata in una statua di ghiaccio per sempre.

Doveva provarci. Non sapeva cosa sarebbe successo, ma qualcosa dentro di lei la spingeva a provarci.

Avvicinò nuovamente il muso al volto della sorella, prima che una calda luce bianca avvolgesse il corpo di entrambe.

 

 

Grace seguita da un gruppo di guardie, si trovavano nel corridoio che conduceva alle camere delle due sorelle.

Da quando la regina era stata avvisata del rientro della sorella e si era avviata verso le stanze di quest'ultima, aveva cominciato a sentire degli strani rumori provenire da quell'ala del palazzo, in seguito ad un esplosione poi, si era decisa a radunare un gruppo di guardie e di andare a controllare di persona su cosa stava accadendo da quelle parti.

Era ormai prossima ad arrivare alla camera della principessa quando notò dell'acqua sul pavimento del corridoio, ma quello che costrinse la vecchia governante ad aumentare il passo e ad affrettarsi a raggiungere la camera, era stato un bagliore luminoso che fuorusciva dalla stanza aperta.

 

Non appena Grace e le guardie varcarono la soglia della stanza, ciò che videro lasciò loro senza parole.

Una figura di donna, da cui sembrava sprigionarsi una luce calda e avvolgente, era china sulla loro

sovrana e la stava baciando, mentre questa, da quello che vedevano, era priva di coscienza.

Quello che stava facendo quella figura lasciò i presenti sconvolti, oltre che frementi dalle caratteristiche somatiche che questa presentava.

Sebbene il corpo di quella creatura pareva risplendere di luce propria, Grace e le guardie riuscirono comunque a vederne i contorni, un corpo di donna, sulla cui testa spuntavano delle orecchie canine e sul fondo schiena una lunga e fluente coda.

Un demonio ai loro occhi.

 

 

Anna si allontanò dalla sorella, mentre la luce che l'avvolgeva si diradava e la costringeva a riprendere nuovamente le sue sembianze lupesche.

Sentiva il cuore di Elsa, tornare a pompare vivo e regolare nel suo petto, mentre la patina azzurrognola svaniva e con se anche le ferite che aveva sul corpo.

Elsa inspirò fortemente l'aria, per poi rigettarla senza aprire gli occhi, cominciando a stabilizzare il respiro che le era mancato nei polmoni.

La giovane rizzò le orecchie felice, cominciando a scuotere la coda.

Ce l'aveva fatta! Non aveva ben capito come, ma era riuscita a salvare Elsa, e questo per lei era più che sufficiente!

La felicità della principessa però non durò a lungo.

 

Una freccia, proveniente da una delle balestre delle guardie, le sfiorò l'orecchio costringendola ad osservare il gruppo minaccioso che si trovava all'entrata della sua stanza.

- Allontanati da lei, mostro! -

Grace le stava puntando contro una torcia infuocata, mentre le guardie continuavano a scoccare frecce in sua direzione con l'intento di allontanarla dalla sorella e magari di abbatterla.

 

Un ringhio fuoriuscì dalla sua gola, mentre la sua visuale si stava nuovamente tingendo di rosso.

Anna scuoté il capo.

 

“NO! Non posso permettermi di combinare qualche altro guaio e soprattutto non voglio far loro del male!”

 

Anna, seppur ancora confusa, aveva capito una cosa in tutta quella faccenda.

Era stata lei a distruggere la sua stanza e cosa ancora peggiore, era stata lei a ridurre Elsa in quello stato... e questo era avvenuto dopo che aveva cominciato a vedere la stanza di quello strano colore scarlatto.

Si allontanò dalla sorella, nella speranza che le guardie la smettessero di scoccare frecce.

 

I soldati però non parevano dello stesso avviso e convinte di poter abbattere quel mostro, sguainarono le spade con l'intento di azzopparla, mentre altre restavano nelle retrovie continuando a scoccare velocemente i propri dardi.

 

Anna stava cominciando ad innervosirsi e provò a mostrare loro le zanne, nel tentativo di impaurirli, mentre continuava a indietreggiare.

Doveva restare lucida o sarebbe stata la fine.

 

Cominciò ad osservava velocemente la stanza, nel tentativo di individuare una possibile via di fuga, non accorgendosi però che una delle guardie gli si era avvicinata troppo, e mentre guardava la finestra, chiedendosi se ci sarebbe in qualche modo passata, questa gli piantò la propria spada nella zampa facendola gemere di dolore.

Nello stesso istante una violenta esplosione scosse nuovamente la stanza.

Anna guardò il punto in cui era avvenuta l'esplosione, non capendo più nulla.

La finestra che stava guardando poco prima che quel soldato le piantasse la spada nella zampa, era saltata in aria, aprendo un varco quattro volte più grande.

Diede una zampata alle guardie che le erano vicino per togliersele dai piedi, stando attenta a non ferirle con gli artigli, e con un balzo arrivò al varco.

Guardò oltre il buco nel muro, ingoiando pesantemente. Avrebbe dovuto fare un bel salto per raggiungere il mare, stando attenta a non colpire la torre e le mura, sempre che non volesse sfracellarsi al suolo.

Cominciò ad indietreggiare impaurita. Era stata una pessima idea, con le ferite che aveva era impossibile che ce l'avrebbe fatta.

 

- Cos'è mostro, hai paura? - chiese sprezzante una delle guardie, puntandole contro la propria balestra.

Anna guardò il soldato che aveva parlato, era giovane eppure... la visuale le tornò lievemente scarlatta.

No, non di nuovo! Dannazione, doveva andarsene di lì e alla svelta!

Guardò un'ultima volta Elsa. Era certa che fosse in salvo e Grace, al suo fianco, si sarebbe sicuramente presa cura di lei.

Eppure questo pensiero non riuscì a rincuorarla mentre spiccava quel salto verso il vuoto.

 

 

L'aria fu pervasa da un forte latrato di dolore, mentre le guardie si avvicinavano al varco, nella speranza che quella bestiaccia fosse morta.

- Dannazione! Quella bestia ha colpito il muretto difensivo ma è ancora viva!-

- Dannato demonio! -

Ringhiarono tra di loro le guardie.

 

 

Anna stava lottando con quel liquido denso e pesante che per lei era l'acqua del mare, incespicando e rischiando di affogare più e più volte da quando vi era entrata.

Era riuscita a raggiungere l'acqua ed allontanarsi dal palazzo ma ora... ora non ce la faceva più, era esausta...

Le numerose ferite la stavano facendo impazzire, tra la zampa posteriore che le doleva per aver colpito qualcosa mentre si lanciava e l'acqua di mare che le apriva ancora di più le ferite, le pareva di stare in mezzo a delle fiamme piuttosto che in una gigantesca pozza d'acqua.

Ma continuava a lottare, lottava con quella speranza nel cuore, una speranza che nemmeno quel liquido avrebbe potuto inghiottire finché lei non si fosse data per vinta.

Ad un tratto sentì un urlo provenire dal castello che le tolse anche quel po' di forza che aveva.

 

Grace, dopo essersi assicurata che la regina stesse bene si avvicinò al varco facendosi spazio tra gli uomini, cominciando ad urlare verso il mare.

- SAPPI CHE TI TROVERÒ E POI TI UCCIDERÒ DANNATO DEMONIO!! NON TI PERDONERÒ MAI PER AVERLA UCCISA!! - urlò la governante con quanto più fiato aveva nei polmoni.

No, non l'avrebbe mai perdonata quella belva assassina!

Si voltò in lacrime andando a raccogliere le vesti della principessa Anna, lacerati e sporchi di sangue, poco distanti da Elsa.

Guardò ancora con odio quel varco, prima di ordinare alle guardie di portare la regina nelle sue stanze e di chiamare il medico di corte, per controllare lo stato della sovrana.

 

“Quel mostro me la pagherà molto cara per ciò che ha fatto!” pensò furibonda la donna stringendo come fosse un tesoro inestimabile i resti della vesti della principessa.

 

Anna udite quelle parole perse ogni forza che le era rimasta, abbandonandosi al mare.

Gli occhi vitrei che guardavano un punto impreciso all'orizzonte e nella sua mente un'unica frase.

 

“Elsa... è morta... Elsa è morta...”

 

E poi fu il buio.

 

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


Capitolo VIII

 

L'alba era sorta, illuminando Arendelle di colori caldi e gioiosi.

Ma per nessuno in quel regno, quel giorno sarebbe stato motivo di gioia e felicità.

 

Tutto il reame ormai sapeva cosa era accaduto quella notte.

Tutti si erano svegliati ascoltando quel verso mostruoso, propagatosi per l'intero fiordo.

Tutti si erano alzati ascoltando la corsa ritmata delle prime guardie e dei cani che correvano fuori dalle mura.

Tutti sapevano della perdita che avevano avuto quella notte...

Tutte le persone ormai lo sapevano, tutte tranne una. La regina.

 

Grace si trovava fuori dalle stanze della sua sovrana, le vesti strappate e insanguante della principessa ancora strette tra le mani.

Tremava.

Il medico di corte le aveva riferito che la regina, straordinariamente a parer suo, non aveva riportato alcuna ferita e che probabilmente di li a poco si sarebbe svegliata, raccomandando in ogni caso di non farla alzare e di farla riposare per qualche giorno.

Grace si era messa a pensare a come l'aveva fissata a lungo quel vecchio, per poi, con sguardo triste, osservare ciò che aveva tra le mani.

 

- Era una brava ragazza... piena di vita... è stata una grave perdita non c'è che dire, in particolare per sua Maestà... - aveva sospirato pesantemente il vecchio pulendosi gli occhiali tondi, poi aveva aggiunto con un filo di voce - Se ci dovessero essere altri problemi, chiamami pure... -

 

Le aveva dato un affettuosa pacca sul braccio e poi si era allontanato, con un passo lento e strascicato, come se non volesse ancora credere a quello che gli era stato riferito quella sera.

 

La donna sentì una mano posarsi sulla sua spalla e sussultò appena.

- Grace... -

Si voltò e osservando il proprietario di quella voce si abbandonò ad esso, mentre calde lacrime cominciavano a rigarle le enormi e paffute guance.

- L'ha uccisa Gerda... quel mostro ha ucciso Anna... ed ora... -

Gerda avvolse in un abbraccio la sorella, nella speranza di poterle essere in qualche modo di conforto.

La capiva. Lei e la sorella avevano passato la loro vita ad occuparsi di quella monella, di quel dolce e solare terremoto che aveva rallegrato la vita di tutti, in quei lunghi anni nei quali il palazzo si era chiuso al resto del mondo.

- Grace... dobbiamo farci forza... Anna non tornerà e non credo le farebbe piacere vederci in questo stato non credi anche tu? - sorrise alla sorella asciugandole gli occhi, mentre una lacrima mal trattenuta scendeva dalle proprie – Inoltre, dobbiamo farci forza anche per Elsa... Anna era sua sorella... e solo il cielo sa se ha anche assistito mentre quella belva la sbranava... - concluse con voce tremante.

Grace strinse il vestito di Anna, mentre nuovi tremori l'avvolgevano. Il ricordo di quel mostro accovacciato sulla regina... la trasformazione nella sua forma demoniaca... quel suo sguardo felice mentre osservava Elsa pensando magari di divorarla in un boccone...

Le vennero i brividi al solo pensiero.

Se non fosse arrivata in tempo? Se non si fosse portata dietro quelle guardie a quest'ora...

Scosse la testa. No, non voleva pensare a ciò che sarebbe potuto accadere se non si fosse decisa ad intervenire.

- Dag poco fa ha visitato la regina... Ha detto che sta bene e che probabilmente si dovrebbe svegliare tra un po... - informò Grace, allontanandosi dalla sorella.

- Capisco... entriamo allora. Se Elsa si sveglia potrebbe decidere di alzarsi. -

- Sì... credo sia meglio. -

Grace ringraziò mentalmente la sorella per essere lì con lei, mentre osservava titubante la porta della camera.

Non che avesse particolare paura della regina, ma temeva più che altro di non riuscire a gestire adeguatamente quella situazione.

 

Aprirono la porta e senza far troppo rumore si avvicinarono al letto della regina delle nevi.

I capelli argentei sparsi sul cuscino erano stati puliti, togliendole di dosso le incrostazioni di sangue, mentre l'abito di ghiaccio le era stato tolto, facendole indossare una più pratica vestaglia, in modo che Dag potesse vistarla.

Grace osservò attentamente il viso di Elsa, notando con piacere che rispetto a quando l'aveva soccorsa, le sue guance avevano ripreso un po di colorito.

Le due governanti si guardarono, scambiandosi un sorriso, che poco dopo gli morì sulle labbra.

Elsa aveva cominciato ad agitarsi tra le lenzuola, cominciando ad urlare il nome della sorella.

Presa dal panico Grace, fece la prima cosa che le venne in mente, passo il fagotto insanguinato alla sorella avvicinandosi al letto e cominciando a scuotere la sua sovrana con l'intento di svegliarla.

 

Elsa aprì gli occhi di scatto.

“Era... era solo un incubo... era solo un incubo, vero?” pensò portandosi una mano al petto e recuperando un po di respiro.

- Maestà! Maestà, state bene? -

Elsa sobbalzò sentendo quella voce così vicina.

Si voltò mettendo lentamente a fuoco il viso di Grace che la guardava con occhi preoccupati.

- Sì... sì, credo di sì – rispose un po incerta la regina delle nevi, portandosi una mano tra i capelli.

Si guardò stupita la mano, mentre le sue dita passavano tra dei fili argentei.

“Come mai ho i capelli sciolti? E poi quando sono andata a letto? E questa vestaglia?”

Confusa guardò Grace.

- Grace, cosa ci fai nella mia camera? E poi... - guardò stupita oltre la donna, notando un'altra persona in quella stanza - Gerda, ma ci sei anche tu? Cos'è quella cosa che hai tra le man... -

Elsa non concluse la frase, che le morì tra le labbra.

Sgranò gli occhi, focalizzando la sua attenzione su quella stoffa. Quella stoffa, somigliava al vestito di...

- ANNA!!-

Presa dal panico scostò bruscamente le coperte con l'intento di alzarsi e correre dalla sorella.

Aveva paura. Se quello che aveva fatto non era un sogno... se era la realtà allora...

Doveva vederla. Doveva vederla assolutamente!

Prima di riuscire a mettere anche solo i piedi fuori dalle coperte, si sentì due forti mani premerle sulle spalle, con l'intenzione di farla nuovamente stendere.

Guardò confusa la proprietaria di quelle mani, cercando inutilmente di divincolarsi da quella presa ferrea.

- GRACE, LASCIAMI ANDARE IMMEDIATAMENTE! È UN ORDINE! - urlò in direzione della governante.

- Mi dispiace altezza, ma non posso lasciarla alzare... Dag mi ha detto chiaramente che deve rimanere a letto almeno per qualche giorno... -

“Dag? Il medico di corte? Quando mi ha visitata e perché non me lo ricordo??” pensò sconvolta Elsa.

La paura ormai stava dilaniando il cuore della regina, mentre intorno a lei l'aria diventava sempre più fredda.

- NON MI INTERESSA QUELLO CHE HA DETTO DAG! DEVO VEDERE ANNA, SUBITO! -

Guardò seriamente Grace che non accennava a lasciarla, sebbene la presa si fosse addolcita, ma quello che vide negli occhi della governante non fece che spaventarla ulteriormente.

Lacrime. Gli occhi di Grace si stavano riempiendo di lacrime.

- Non può Maestà... non può vedere la principessa Anna, perché... -

Sentiva i tremori di Grace scuoterla come se fossero i propri, mentre l'aria in quella stanza diventava ogni secondo che passava più fredda.

- … Perché... Perché non posso vedere Anna?... - chiese con un sussurro appena percettibile.

Elsa non sapeva nemmeno lei dove avesse trovato le forze per formulare quella domanda.

Ma doveva sapere, doveva... Anche se una parte di lei ormai temeva che quello che aveva fatto non fosse più un semplice sogno, un incubo... Doveva sentirselo dire...

- La principessa Anna... lei... - Grace chiuse gli occhi, voltandosi verso la sorella in cerca di aiuto.

- La principessa Anna non è più tra noi Maestà. Ieri notte una bestia, un mostro, è entrato nelle stanze di vostra sorella e... abbiamo trovato solo i suoi vestiti strappati in più punti e sangue... parecchio sangue altezza... - completò la frase Gerda, guardando negli occhi la regina e appoggiando sulle coperte i vestiti di Anna.

Elsa tremava. Aveva seguito con lo sguardo Gerda, mentre si avvicinava al suo letto e posava il fagotto insanguinato sulle sue coperte.

 

Nell'aria cominciarono a comparire piccoli fiocchi di neve, mentre le coperte e il letto si ricoprivano di un lieve brina.

- Maestà...?!- Grace si allontanò da Elsa preoccupata.

- … uscite... - ordinò la regina con un sibilo, mantenendo gli occhi puntati su quel fagotto.

- Maestà, cercate di controllarvi... - Gerda stava provando a far rinsavire la regina che pareva quasi assente, mentre osservava quasi ossessiva il vestito della principessa.

- … vi ho ordinato di uscire... -

- Ma... -

Gerda non poteva lasciarla così, prima doveva cercare di farle riprendere il controllo del suo potere, o Arendelle sarebbe stata costretta a vivere nuovamente un inverno non previsto.

- USCITE, SUBITO! -

Elsa si era voltata a guardarle furibonda.

- Come... come desiderate Maestà... -

Gerda e Grace si avviarono alla porta, spaventate dal comportamento della regina.

Grace però, prima di chiudere la porta della stanza alle sue spalle, si voltò un'ultima volta verso la sua sovrana.

- Il regno sa quello che è successo questa notte... sa che la principessa Anna è... - chiuse gli occhi non riuscendo a pronunciare quella parola – Maestà, troveremo quella bestia, tutta Arendelle probabilmente la sta cercando, la troveremo e.... le assicuro Maestà... che la uccideremo. -

 

Elsa continuava a guardare quella stoffa.

Voleva stare da sola.

Quelle due si erano decise ad andarsene solo dopo che aveva creato una piccola recinzione di ghiaccio, e poco le importava se ora l'avrebbero guardata con terrore o altro, voleva restare da sola adesso.

“Controllarsi...”

Allungò una mano tremante verso il tessuto.

“Niente emozioni...”

Afferrò la stoffa portandosela al petto.

“... Anna...”

Una lacrima cominciò a scendere dagli occhi della regina, mentre molte altre cominciarono a rigarle il volto.

“Domare...”

Ormai non ce la faceva più. Elsa stava tremando, mentre le lacrime stavano bagnando quella stoffa incrostata di sangue. La sua Anna, la sua piccola, dolce e testarda sorellina non c'era più...

- ANNA!!!-

Elsa urlò tutto il suo dolore, mentre il suo potere divampava nelle quattro mura di quella stanza in una tempesta di neve e ghiaccio.

Si abbandonò sul letto rannicchiandosi su se stessa e stringendo al petto quel che restava del vestito della sorella.

Non era riuscita a salvarla.

Lei era viva mentre Anna...

La bufera diventava ogni secondo più violenta, mentre la stanza si ricopriva di ghiaccio e neve, ma ad Elsa non importava più nulla.

Anna era morta... e lei non aveva fatto nulla per evitarlo.

 

 

 

 

Kristoff era seduto sulla paglia, all'interno della stalla della Querciola Vagabonda, osservando Olaf che cercava di mimargli qualcosa.

Il giovane aveva deciso di fermarsi lì per la notte, visto che Sven non aveva smesso di agitarsi un solo istante e considerando che fin tanto che il suo buon amico non si fosse dato una calmata era impensabile partire, si era sdraiato sulla paglia con l'intento di dormire fino all'alba.

Quella mattina però, quando Olaf gli aveva mollato uno schiaffo con la sua mano ramosa svegliandolo di colpo, era rimasto stupefatto oltre che inorridito.

Il suo amico nevoso durante la notte si era mezzo sciolto e la nuvoletta che aveva sempre in testa, da quando Elsa aveva fermato l'inverno, era scomparsa.

In un primo momento aveva anche pensato che tutto sommato non gli andava nemmeno male quella situazione, Olaf sciogliendosi aveva perso la bocca restando di fatto solo con il “popò”, come lo chiamava lui, le bracine ramose e gli occhi, rendendolo davvero ridicolo... cioè più ridicolo del normale!

Quando però si era reso conto che si stava ulteriormente sciogliendo senza la nuvoletta di Elsa, che non lo proteggevano più dalla temperatura ancora troppo elevata per lui, aveva fatto per prenderlo e caricarselo in slitta per partire verso le montagne, in cui il pupazzo avrebbe sicuramente resistito fino all'arrivo della regina, ma Olaf gli aveva mollato un secondo schiaffo costringendolo a metterlo giù e cominciando a mimare quel qualcosa che ancora non capiva.

 

Il pupazzo di neve continuava a indicare lui, Sven, se stesso, una camminata e le carote.

- Olaf, io non ti capisco, cosa diavolo stai cercando di dirmi??- sbottò alla fine il montanaro esasperato.

Il pupazzo di neve cominciò a saltare sul posto, indicando la porta della stalla.

- La porta? - vedendo le dita chiuse a pugno e con il “pollice” alzato verso l'alto del pupazzo, il giovane pensò di aver capito almeno una delle cose che il suo amico semi sciolto stava cercando di dirgli quella mattina.

- E cosa dovrei farci? Vuoi uscire? Ma perché...?-

Kristoff si alzò sentendo un cavallo nitrire ed altri che si allontanavano dalla locanda.

“Cavalli? Ieri sera non mi pareva di aver visto dei cavalli...”

Vide con la coda nell'occhio, Olaf fargli segno di uscire a vedere.

- Se volevi che uscissi non potevi segnarmi subito la porta?? - lo riprese il giovane avviandosi all'entrata della stalla.

Olaf guardò il ragazzo, inarcando quello che gli era rimasto delle sopracciglia, se per andare a vedere cosa stava accadendo prima non gli si fossero sciolte le gambe nel tragitto di ritorno, ce lo avrebbe portato subito a quella porta!

Olaf vide il volto serio di Kristoff riemergere tra le assi di legno.

- Sven, Olaf, vado dal proprietario della locanda per sapere cosa ci facevano qui delle guardie di Arendelle, restate qui. -

 

In pochi passi Kristoff raggiunse la locanda.

Appena entrato però notò subito Oaken che guardava tristemente il reparto invernale.

- Ehi, Oaken, niente “Uh uh, sa di grande svendite” questa mattina? - chiese il giovane facendo il verso al locandiere, nel tentativo di distrarlo almeno momentaneamente da qualche brutto pensiero che sicuramente in quel momento lo stava affliggendo.

Oaken guardò malamente il ragazzo alzandosi dalla sedia, sovrastandolo in tutta la sua altezza, per poi risedersi con aria ancora più afflitta sulla sedia.

- Vattene via montanaro, oggi la locanda è chiusa. -

- Chiusa? Non chiudi mai la locanda! - rispose sorpreso il ragazzo.

- Beh, per oggi la locanda è chiusa invece! - tuonò l'omone battendo un pugno sul piano del tavolo.

- Ah, ok... Volevo solo sapere cosa erano venute a fare quelle guardie qui. - riprese Kristoff.

Oaken guardò il ragazzo, era evidente che non sapesse ancora nulla.

- Questa notte pare che una bestia sia entrata nelle stanze della principessa Anna... è morta... -

Kristoff guardò sconvolto l'uomo.

- Co – cosa? È uno scherzo vero...?- chiese sorridente il biondino.

- Ti sembro il tipo da fare scherzi simili?? - tuonò nuovamente il locandiere - La principessa Anna è MORTA! E sembra che quella bestia l'abbia divorata... -

 

“Anna... lei... NO! È impossibile tra le guardie, la governante e la regina nemmeno una mosca si avvicinerebbe a lei!”

 

- Non è possibile! Le guardie e la regina dov'erano quando è accaduto?? - urlò Kristoff sbattendo i pugni sul tavolo e guardando l'unico uomo che al momento potesse fornirgli delle informazioni.

- Datti una calmato ragazzo! Siamo tutti amareggiati per ciò che è accaduto! Da quello che hanno raccontato quelle guardie pare che sia stata attaccata anche la regina questa notte, probabilmente era andata a soccorrere la sorella o qualcosa di simile...-

Kristoff fissò il vuoto per diversi minuti, mentre la sua mente collegava le informazioni che Oaken gli aveva appena fornito con il suono udito quella notte e lo stato in cui si trovava Olaf...

- La regina... anche lei è...- cominciò il montanaro.

- No, fortunatamente le guardie sono arrivate in tempo per salvare almeno lei... - rispose tristemente il locandiere.

- La bestia invece...?- chiese Kristoff con la voce che gli tremava.

- Pare sia riuscita a scappare, le guardie erano venute a chiedermi se questa notte avevo notato qualcosa di strano... e se stavi per chiedermelo non ho notato nulla ragazzo.- concluse il locandiere guardando Kristoff – Ad ogni modo, stanno organizzando una squadra per scovare quella bestia e ucciderla se la cosa può interessarti. -

Kristoff annuì solamente, mentre con la mente pensava a quella stessa sera in cui aveva lasciato Anna nella corte del palazzo.

“Se fossi restato ancora un po con lei ieri sera...”

Uscì dalla locanda con il cuore a pezzi, continuando a pensare alla sua dolce principessa, hai suoi sorrisi, alla sua testardaggine e...

Un violento scossone fece tremare la terra sotto i suoi piedi.

Kristoff si voltò verso il luogo da cui proveniva la scossa, sbarrando gli occhi inorridito.

“No... Non anche loro!”




Note d'Autore:
Avevo detto che sparivo ma... Sparirò con il prossimo aggiornamento e.e
Ebbene sì, ci sarà un ultimo aggiornamento in cui saprete che fine a fatto Anna e,e
Mi sono fatta un esame di coscienza e mi sono detta che sarebbe stato troppo crudele non farvi sapere cosa le accadeva, se viveva, se crepava (con me non si sa mai ò.ò); crudele già... ma fino alla fine della settimana ci sta ò-ò
Alcuni sono stati fortunati, hanno avuto modo di leggere le note con il micro, quanto inutile (forse xD) spoiler su Anna che avevo scritto l'ultima volta... cancellate per errore dal telefono... scusate <.<
Visto che per il fine settimana avrete il capitolo (forse anche prima) non mi metto a riscriverlo e.e
Con ciò vi lascio, sperando che la storia continui in qualche modo a interessarvi e che non stia cominciando a degenerare in qualche modo....
Alla prossima e.e

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Capitolo 9
*** Capitolo IX ***


Capitolo IX
 

Nero.

Buio.

Oscurità.

Il Nulla.

Anna era immobile, ad osservare quella che le sembrava una distesa infinita di tenebre.

Non aveva idea di dove si trovasse, anche se qualcosa in cuor suo la intimava ad andarsene da quel luogo, prima che fosse troppo tardi.

Anna però, non la voleva ascoltare quella voce interiore, anche se fosse stata divorata dal nulla ormai non le importava molto...

Da quando si trovava in quel luogo era tornata normale, non aveva più quelle sembianze mostruose da lupo, e anche se era avvolta da una strana luce bianca che pareva come proteggerla da quel posto, la verità è che avrebbe solo voluto sprofondarci in quelle tenebre.

 

Quella luce bianca.

Quella luce le faceva tornare in mente quello che era avvenuto nel palazzo. Il palazzo e poi il mare.

Ricordava perfettamente di essersi abbandonata al mare, dopo che aveva sentito le urla di Grace.

Quelle urla...

 

“Elsa...”

 

Anna si rannicchiò su se stessa, chiudendo gli occhi e portandosi le mani alle orecchie, non voleva sentire ancora quelle urla, non voleva crederci...

 

Improvvisamente un vento gelido la fece rabbrividire e tornò nuovamente ad osservare il vuoto che la circondava.

Era sempre così...

Da quando si trovava in quel luogo ogni volta che chiudeva gli occhi e si abbandonava a quelle tenebre, un vento gelido la faceva rinsavire.

 

Ormai aveva capito che l'oscurità di quel posto era intenzionata a divorarla, per annullare la sua mente insieme a quella luce che l'avvolgeva, e lei, non desiderava altro che farsi inghiottire per non dover più soffrire.

Era così semplice.

Eppure, ogni volta che si lasciava andare, mentre quella luce che l'avvolgeva sembrava diventare sempre più tenue, un vento gelido cominciava ad avvolgerla ridestandola; un vento, sempre più freddo, che ogni volta che si abbatteva su di lei, sembrava scuoterla sempre più rabbioso e turbolento.

 

Anna sorrise.

Il contatto con quel vento gelido le ricordava molto Elsa.

Le sembrava quasi di averla lì, al suo fianco.

Le sembrava come se quel vento fosse davvero la sorella che la rimproverava perché si stava lasciando andare in quel buio, e anche se sapeva che non era possibile tutto questo, quel pensiero in qualche modo le scaldava il cuore.

Strinse le mani al proprio petto, cercando di trattenere il calore che quel pensiero le aveva lasciato, mentre la luce che l'avvolgeva aveva preso a illuminarsi come se fosse viva.

 

- Stupefacente... -

 

Anna si alzò di scatto nell'udire quella voce, cominciando a guardarsi intorno spaventata.

Era tutto inutile, continuava a vedere solo e unicamente il buio infinito intorno a lei.

 

- Chi... chi sei??- urlò la principessa rivolta verso il nulla.

- Nessuno di cui devi avere paura, Anna di Arendelle. - rise la voce.

 

Anna sentì un brivido percorrerle il corpo, mentre cercava di individuare il proprietario di quella voce.

- Se non ti devo temere perché non ti mostri? -

 

Il silenzio avvolse di nuovo quel luogo, mentre la principessa continuava ad osservare il nulla.

Quella voce le aveva detto che non aveva motivo ti temerla, eppure era come se qualcosa dentro di lei avesse avvertito una forma di menzogna in quelle parole.

Anna ad un certo punto, passò la sua attenzione da quel buio a se stessa, mentre si osservava preoccupata. Sentiva il sangue ribollirle nelle vene e scorrerle più veloce rispetto al normale, mentre la temperatura del suo corpo aumentava, insieme alla luce che l'avvolgeva.

 

“ No, ti prego... NO! Non voglio trasformarmi di nuovo in quella creatura!!”

 

- Sempre più interessante non c'è che dire... - rise la voce - Ad ogni modo se non vuoi trasformarti ti consiglio di provare a prendere un bel respiro e calmarti, mia cara. -

 

Anna sbarrò gli occhi spaventata, ma fece quello che le era stato detto.

Cominciò a respirare lentamente mentre sentiva il suo corpo rilassarsi ad ogni respiro che faceva e la luce che l'avvolgeva stabilizzarsi insieme ai battiti del suo cuore.

 

 

Non aveva idea del tempo che aveva trascorso piegata sulle ginocchia e con le mani appoggiate a quell'unico piano che le sembrava di avere in quelle tenebre, ma sapeva di esserci riuscita, era riuscita a controllarsi e non si era trasformata.

 

Anna era ancora appoggiata sulle ginocchia, quando due dita lunghe e delle unghie ben curate, le alzarono delicatamente il volto, in modo da poterla osservare meglio.

 

- Sei davvero una ragazzina interessante... Lo sai, nella mia lunga vita non ho mai avuto modo di vedere nessuno riuscire a domare quella creatura, ne in questo luogo, ne tanto meno nella realtà. -

 

Anna era rimasta a bocca aperta, affascinata da quella figura, avvolta da una tenue luce rossastra.

Era una donna, una donna alta e giovane da quello che riusciva a vedere.

Sebbene questa celasse il proprio volto sotto un cappuccio, Anna riusciva a vederne comunque le labbra, distese in un sorriso mentre la osservava.

L'incappucciata lasciò il mento della giovane, mentre questa dopo un momento di spaesamento si alzò un po' traballante.

 

- Sai... sai dove ci troviamo? - chiese titubante la ragazza rivolgendosi alla donna.

- Oh, certo che lo so, siamo nel tuo cuore... - Anna la guardò perplessa - Ma se vogliamo essere precisi, si potrebbe dire nel vostro cuore e per una maggiore correttezza potremmo dire nel suo di cuore... - le rispose sorridente.

 

Anna la guardò confusa.

- Vostro cuore?? Suo cuore??? Io da quel che so, ho un solo cuore ed è mio!! Perché parli come se...-

- Parlo come se tu possedessi due cuori? Oh, ma ovvio mia cara... se ti applichi un po' credo che ci arrivi anche tu sul perché ho parlato al plurale... - ridacchiò la donna.

 

Anna alzò un sopracciglio e la osservò per qualche minuto, per poi voltarsi spazientita verso il vuoto nel tentativo di concentrarsi e cominciare a fare mente locale su ciò che sapeva. Da quel che aveva capito avrebbe dovuto trovare da sola la risposta all'enigma di quella che, al momento, le sembrava una pazza comparsa dal nulla.

 

Era certa che tutte le creature possedessero un solo cuore, e su questo non aveva dubbi.

Quella donna però affermava che lei possedesse due cuori, il che era impossibile.

Confusa, continuò ad osservare il buio intorno a loro, come se in mezzo a quelle tenebre potesse trovare la risposta che cercava.

 

“Se questo è davvero il mio cuore... No, non voglio crederci! Non posso credere che sia così tetro... anche se dopo quello che è successo a palazzo potrebbe anche...!”

 

Anna osservò la donna, che la guardava soddisfatta.

 

- Precisamente mia cara, il cuore in cui ti trovi ora è quello del lupo. -

- Ma come... perché... -

- Sul come faccio a sapere del lupo, diciamo che ti stavo osservando questa notte... mentre sul perché ti trovi nel suo cuore è piuttosto semplice a dire il vero, hai perso conoscenza mentre avevi assunto le sue sembianze e di conseguenza sei finita qui. - concluse sorridente.

- Sinceramente pensavo di essere affogata in mare e di essere finita all'altro mondo... - borbottò la giovane, continuando a guardarsi intorno incredula.

 

La donna cominciò a ridere, mentre Anna la osservava perplessa.

 

- Oh, mia cara! Non ti permetterei mai di morire in una maniera simile... - sorrise la donna, rivolgendosi alla rossa come se fosse la cosa più ovvia al mondo – Ho fatto in modo che il tuo corpo raggiungesse un luogo sicuro, dove avresti potuto trovare un aiuto nel caso ti fossi risvegliata tu... mentre se si fosse risvegliato il lupo... - ridacchiò – Diciamo solo che non avresti fatto troppi danni. -

- Cosa? Perché... Perché mi hai salvata?! - chiese quasi urlando Anna, mentre il ricordo della sorella le tornava alla mente.

 

Elsa era morta a causa sua, ed ora chi sarebbe stata la sua prossima vittima?? Se quella donna non l'avesse salvata, se non l'avesse salvata adesso sarebbe stata certa di non essere più un pericolo per nessuno e invece...

Dannazione, sarebbe stato meglio se l'avesse lasciata affogare in mare!

 

La donna si avvicinò ad Anna, colmando le distanze tra di loro e prendendo le mani della principessa tra le sue.

 

- Perché lasciandoti morire in quel modo, mia cara, saresti morta solo tu e non anche quella creatura, e ti assicuro che in quel caso sì che avresti condannando allo sterminato il tuo popolo e non solo loro... Inoltre ti ho salvata perché ho bisogno del tuo aiuto ragazzina, esattamente come tu hai bisogno del mio. - rispose seriamente.

- Cosa?... -

- Ascoltami bene, perché non ci rimane molto tempo... Il lupo in cui ti sei trasformata questa notte, non è una bestia comune, è una creatura magica ed estremante pericolosa... e il suo nome è Nefilim. Nella mia lunga vita, ti assicuro, ho avuto modo di vederne molti di umani trasformarsi in quella creatura ma mai, MAI, un essere umano era riuscito a prenderne il controllo. Tu sei la prima creatura, umana per giunta, che sia riuscita a controllare un Nefilim, e soprattutto a sopravvivere in seguito ad una fattura che la costringeva ad assumerne le sembianze! Non so come dirtelo cara, ma non essendo morta quando è sorta l'alba questa mattina, sarai costretta a ritrasformarti ogni notte in quella creatura a meno che tu non riesca a controllarla definitivamente e ad unire i vostri due cuori in uno solo... Ma questo sarà in grado di spiegartelo meglio lui... -

- Come sarebbe a dire che mi trasformerò ogni notte? E chi è questo Lui? - chiese spaventata e confusa Anna interrompendo l'incappucciata, non ci stava capendo più nulla.

- Finché non unirai il tuo cuore a quello del Nefilim, formandone uno solo, di giorno assumerai la tua forma umana e di notte ti tramuterai nel lupo. Ma non c'è più tempo! Devi assolutamente trovare Mùspell, è l'unico che ti possa aiutare al momento. Digli del Nefilim e del controllo che hai avuto su di lui, ti saprà aiutare... -

 

 

 

 

 

Anna si svegliò di soprassalto, mentre il cuore le batteva veloce nel petto, come se avesse fatto una corsa lunga ed estenuante.

 

- Ehi, Granmamà la sorella troll si è svegliata! -

 

Anna ancora confusa e con il cuore in gola si voltò verso la voce che aveva udito.

Ma appena girata la testa, un senso di malessere la pervase, mentre la stanza prese a girare come una trottola, mischiando le figure e i colori che si trovavano vicino a lei.

Richiuse gli occhi e cominciò a respirare profondamente, nel tentativo di fermare il senso di nausea che avvertiva.

 

- Oh, insomma fatemi passare! Andate a giocare da un'altra parte, su su! - ordinò una voce, che Anna riconobbe quasi subito, seguita da una serie di piccoli lamenti.

 

Lentamente aprì un occhio valutando la situazione, incrociando però quelli di Granmamà.

 

- Ciao, Granmamà... - biascicò la rossa, cominciando a tossire subito dopo.

- Ah ah ah! Benone sei viva allora! Stavo cominciando a preoccuparmi ragazza! - rise felice la troll.

 

Anna aveva sempre apprezzato la vitalità e la spensieratezza di Granmamà, ma in quel momento ogni parola che la madre adottiva di Kristoff pronunciava sembrava perforarle i timpani, mandandola ancora più in confusione.

 

- Allora cosa ti è accaduto?? Ti abbiamo trovato sul sentiero che porta qui alle prime luci dell'alba, eri conciata davvero male tesoro mio, anche se non avrei mai creduto che avessi una tale capacità rigenerativa!! In genere Kristoff ci metteva almeno qualche giorno per ...-

- Granmamà... come mi avete trovata? - chiese Anna ancora confusa, bloccando la troll.

- Come, “come mi avete trovata”?? Eri sul sentiero che porta qui da noi, rannicchiata su te stessa e nuda per giunta! Fortuna che ti abbiamo trovato subito! Comunque sai cosa è successo questa notte dalle parti del palazzo? Abbiamo sentito strani versi da quelle parti... -

- Il palazzo...? Dei versi...? -

 

Anna si tirò su di colpo, portandosi una mano alla testa, si era alzata troppo velocemente e tutto intorno a lei aveva ripreso a girare nuovamente.

“Il palazzo... Elsa... quella donna... il Nefilim... Mùspell!”

 

- MÙSPELL!! - urlò come impazzita la rossa.

- Tesoro, calmati!! La ferita alla spalla non si è ancora chiusa e quella al fianco, se ti agiti così, finirà con il riaprirsi!! Anche se devo dire che sono quasi guarite... Ad modo, non ti devi comunque agitare!! - ordinò la troll.

- Granmamà, per favore spostati! Devo alzarmi, devo trovare assolutamente Mùspell! E lo devo fare prima di sera!! -

 

Anna stava cominciando ad agitarsi. Se non trovava al più presto questo tizio di nome Mùspell, si sarebbe trasformata e avrebbe fatto del male anche ai suoi amici troll. No, non poteva far del male anche a loro...

 

- Non se ne parla! Tu resti qui e ti riposi! E poi sei senza vestiti, vuoi andare a cercarlo nuda per caso?? - chiese incredula Granmamà.

 

Anna sentendo quelle parole si guardò confusa, notando solo in quel momento che in effetti sarebbe stata completamente nuda se non ci fossero state delle foglie medicamentose, fermate da quelle che le sembravano delle alghe, applicate laddove vi erano ancora delle ferite, ovvero solo sulla spalla e sul fianco.

La principessa, dopo un lieve grido di imbarazzo, si ricoprì velocemente con una cosa muschiosa che poco prima le aveva fatto da coperta, mentre la sua faccia diventava in meno di un secondo più rossa dei suoi capelli.

 

- Granmamà, ti prego, è importante... devo trovare un tizio di nome Mùspell e lo devo trovare prima che faccia buio... - ripeté con le lacrime agli occhi la principessa.

- Tesoro, non piangere... io non posso lasciarti andare così... -

 

La troll stava cercando di far ragionare la ragazza. Non era per cattiveria che non voleva farla alzare, ma se avesse preso e se ne fosse andata in giro con quelle ferite, queste avrebbero potuto riaprirsi e peggio ancora infettarsi; e lei non voleva veder soffrire ancora quella bambina, che ormai aveva imparato ad amare come una figlia.

 

- Come fai a conoscere quel nome. -

 

Anna e Granmamà sussultarono al suono di quella voce, voltandosi poco dopo mentre osservavano Granpapà che si avvicinava al letto della giovane principessa.

 

Anna guardò attentamente il re dei troll, sembrava strano, come se qualcosa lo stesse turbando, mentre avanzava con passo lento verso di loro.

Quello che cominciò a preoccupare la giovane però, erano gli occhi con cui il troll la stava fissando, non erano gioiosi, né vitali come le altre volte che aveva avuto modo di incrociarli, ma freddi e iracondi.

 

- Mùspell, intende? - chiese titubante la rossa.

 

Il troll annuì solamente a quella domanda, mentre osservava Anna agitarsi in quel letto di foglie e paglia.

 

- Ehm, sì, insomma... questa notte sono accadute parecchie cose Granpapà... Non saprei nemmeno da dove cominciare e... -

- Come fai a conoscere quel nome. - chiese freddamente il re dei troll.

 

Anna si perse in quegli occhi. Sebbene il troll non avesse mosso un muscolo e la stesse guardando con lo stesso sguardo, la principessa di Arendelle avrebbe giurato di aver visto una scintilla in quegli occhi, una scintilla che le procurò un brivido lungo tutto il corpo.

 

Cadde il silenzio per qualche minuto, mentre Anna stava pesando alle parole da dire al re dei troll. Non aveva tempo da perdere in questo modo, doveva trovare quel tipo e Granpapà sembrava intenzionato a non lasciarla andare fin tanto che non avesse ricevuto una risposta quanto meno soddisfacente.

La principessa prese un bel respiro e dopo un po rispose alla domanda del troll.

- Me l'ha detto una donna. -

- Come si chiama. -

 

Perfetto e ora che gli diceva?

Non lo sapeva nemmeno lei come si chiamava quella donna!

Chinò lo sguardo, avvertendo su di se gli occhi del re dei troll, che la stavano fissando quasi con rabbia.

 

- Oh, andiamo Granpapà, c'è davvero bisogno di farle il terzo grado? Si è appena svegliata e mi sembra evidente che non abbia passato una bella nottata! - cominciò la moglie rimproverando il re.

- Sono sicuro che non sia stata una bella serata... ma in ogni caso ho bisogno di sapere come si chiama la donna che le ha detto quel nome. -

 

Granpapà era rimasto tutto il tempo a fissarla, senza nemmeno guardare la moglie, che ora gli stava puntando il dito grassoccio contro lamentandosi di lui e del suo modo di fare.

 

- Io... io non lo so... non lo so come si chiama... - disse in un soffio Anna – Mi ha solo detto che dovevo trovare Mùspell, prima che scendesse la notte, e chiedergli aiuto... -

 

- Per quale ragione lo devi trovare. -

 

Anna si voltò a guardare nuovamente il re, osservando la piccola figura del troll titubante.

Granpapà era un troll saggio e rispettato, ed Anna si fidava di lui, solo che in quel momento le certezze che aveva nei confronti di quella piccola, ma saggia figura, sembravano come vacillare sotto il peso di quello sguardo iracondo con cui la stava fissando.

Anna sospirò, Granpapà e gli altri troll l'avevano sempre aiutata quando si era trovata in difficoltà, inoltre anche quella donna le aveva detto che l'aveva condotta in un luogo in cui avrebbe trovato un aiuto, e Granmamà le aveva detto che l'avevano trovata sul sentiero che conduceva da loro ma...

Se l'aiuto di cui stava parlando quella figura incappucciata fossero stati davvero i suoi amici troll, non riusciva a non chiedersi se nella situazione in cui si trovava, sarebbero stati davvero disposti ad aiutarla...

Chiuse gli occhi respirando a pieni polmoni, doveva comunque provarci.

 

- Per... per il Nefilim... - rispose infine mordendosi il labbro inferiore.

 

 

Il re dei troll fece un passo indietro, allontanandosi dalla ragazza, come se fosse stato appena scottato da quella parola.

Erano passati anni, secoli, da quando aveva sentito il nome Mùspell per l'ultima volta, ma sentirsi nominare anche il nome Nefilim...

Osservò con rabbia il pavimento, stringendo con più forza il bastone che aveva nella mano grassoccia.

Conosceva una sola persona, una sola creatura dalle fattezze di donna, abbastanza pazza da avere il coraggio di intavolare una qualsiasi forma discorso e di nominare Mùspell e Nefilim nella stessa frase...

Hel di Niflheimr, conosciuta dagli uomini come Madame Bathory.


Note d'Autore:
Ehm... sì ò.ò
Dunque, come avete potuto leggere Anna è viva, non illesa, ma viva per la vostra gioia, ma lo sapevate già e.e
Salvata da Madame Bathory, che qui scoprite chiamarsi in realtà Hel... uh uh uh... non è un nome a caso è stato ben ponderato *w*
Non ve l'aspettavate dite la verita! ò-ò
Quella donna prima dice a Weselton che per vivere deve uccidere la cara Anna e poi le salva la vita dicendole che ha bisogno del suo aiuto :O
Ah, già... La prima parte del capitolo se vi ha lascitato un po confusi verrà spiegata quando tornerò dal mitico Mùspell ù.ù
Dai sentiamo, secondo voi chi è questo Mùspell... anche qui nome ben ponderato XD
...
Ho ponderato parecchio in questo capitolo se non si è notato... <.<
Ad ogni modo... spero che il capitolo non risulti un po' piatto come lo scorso, ma se è risultato fiacco...
Non temete, al mio rietro prima di pubblicare il capitolo X metterò le mani sulla storia, in particolare in questi ultimi due capitoli è-é
Di fatto, dubito vivamente che ci saranno grosse variazioni, probabilmente sistemerò solo i capitoli lasciando il contenuto invariato :D
E con ciò.... addio T.T
Vi lascio a qualsiasi cosa abbiate da fare fino a fine Gennaio - inizi di Febbraio al massimo, quando ritornerò ad aggiornare... sempre che non venga divorata dai libri o da qualche mostro sulla via del ritorno e.e"

Ringrazio inoltre tutti quelli che hanno recensito e aggiunto la storia tra i preferiti, le seguite e quelle da ricordare. Ma anche quelli che hanno anche solo letto la storia fino ad ora. :D

Alla prossima :P

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Capitolo 10
*** Capitolo X ***


Capitolo X


 

Mùspell

Nefilim.

Hel.

Mùspell

Nefilim.

Hel.

 

Granpapà continuava a ripetere quei nomi nella sua mente come se fosse un mantra, mentre osservava con occhi vuoti il terreno sotto di lui.

Stava tremando.

Non stava tremando per il freddo, questo no di certo considerando che lui e i troll che vivevano lì non avevano problemi per quel che riguardava le temperature, ma per la rabbia e la paura che lo stavano attanagliando.

Lui l'aveva avvisato.

La prima ed ultima volta che si parlarono, lui l'aveva avvisato.

Gli aveva detto che doveva fare attenzione ad Hel, che era una creatura infida e pericolosa, una creatura pronta a tutto pur di veder realizzato ogni suo desiderio o capriccio.

Mùspell l'aveva avvisato quella volta, quando a causa di un gesto di ira e disperazione aveva condannato se stesso ed Hel a vagare nel mondo degli uomini senza più alcuna possibilità di poter tornare nella loro terra e nel loro mondo; ma con quello stesso gesto Mùspell aveva condannato anche il genere umano, insieme al destino di due innocenti, di due bambine.

 

Granpapà alzò il suo sguardo dal terreno per poterlo posare in quelli leggermente arrossati della principessa.

Mùspell aveva commesso un grave errore facendosi trasportare dall'ira e dal dolore, ma l'aveva informato che Hel non si sarebbe arresa, che avrebbe trovato un modo per poter tornare nel suo mondo e che lei a differenza sua non si sarebbe mai spenta, aspettando il momento più opportuno per poter attuare i suoi perfidi piani.

Hel.

Il re dei troll strinse con più forza il suo bastone, mentre gli tornava alla mente il giorno in cui posò il suo sguardo su quel demonio e le sventure che ne seguirono da quel preciso istante.

Mùspell a causa di quel suo gesto aveva fornito ad Hel un intero mondo in cui avrebbe potuto far risuonare con estrema facilità il suo valzer preferito, ma era stata a causa sua se quelle macabre danze, a cui quel demonio costringeva le sue vittime, avevano avuto inizio.

Lui l'aveva messo in guardia, ma il troll non aveva prestato attenzione agli avvertimenti che gli aveva fornito, ed ora Hel sembrava aver trovato la chiave che le avrebbe permesso di esaudire il suo desiderio.

 

Tuttavia c'era qualcosa che non lo convinceva in tutta quella faccenda.

Perché Hel aveva mandato quella bambina da lui, sapendo che non avrebbe commesso nuovamente lo stesso errore di sottovalutarla?

Inoltre perché mostrarsi e riferire alla giovane di Mùspell e del Nefilim, sapendo che avrebbero cercato di abbattere quella bestia in qualunque modo?

Non riusciva a trovare una soluzione, ma solo una serie di ipotesi orribili a cui sperava di non dover dare a nessuna di quelle alcun fondamento.

Guardò intensamente Anna. L'unica persona oltre alla stessa Hel, che sarebbe stata in grado di risolvere almeno in parte i molteplici dubbi e quesiti che si stavano affollando nella sua mente era proprio lì, di fronte a lui.

 

- Perché quella donna si è mostrata proprio a te? Perché ti ha parlato del Nefilim? -

 

Vide la principessa stringere con forza la coperta mentre ricambiava il suo sguardo.

Paura. Tristezza. Dolore.

Era questo quello che gli occhi della giovane gli trasmettevano e non poté non chiedersi cosa le fosse accaduto di così tremendo da spegnere quella scintilla di speranza, che da sempre la contraddistingueva anche nei momenti più difficili e bui. Una scintilla che non si era spenta nei suoi occhi nemmeno per un secondo quando aveva rischiato di morire a causa del gelo che aveva nel cuore, prodotto dal potere della sorella nel momento in cui l'aveva colpita involontariamente.

Le sorrise, cercando in qualche modo di rassicurarla.

Era stato troppo freddo con quella ragazza e come gli aveva fatto notare Granmamà probabilmente aveva passato una nottata orribile, ma la paura e la consapevolezza che dietro tutta quella faccenda ci fosse Hel non l'aveva lasciato ragionare lucidamente.

 

La principessa distolse lo sguardo da quello del troll, osservandosi le mani ancora strette a pugno intorno alla coperta muschiosa.

 

- Lei... lei non mi ha detto molto... diceva che aveva bisogno del mio aiuto, come io del suo... perché... perché... PERCHÈ IL NEFILIM SONO IO! - urlò quasi in preda alla disperazione la rossa.

 

I due troll guardarono la ragazza scioccati, mentre osservavano il corpo della giovane cominciare a tremare.

 

- Quella donna... quella donna ha detto che devo trovare Mùspell prima che cali la notte o mi sarei trasformata nuovamente in quella creatura e che nel luogo in cui mi aveva portato avrei trovato sicuramente un aiuto ma... - Anna alzò lo sguardo verso il re dei troll – Vi prego, se sapete dove si trova ditemelo e lasciatemi andare... io... io non voglio far del male anche a voi... -

 

- Tu... tu hai ucciso qualcuno? - chiese con voce tremante il troll.

 

 

 

Anna abbassò lo sguardo colpevole, mentre per l'ennesima volta rivedeva davanti ai suoi occhi il corpo della sorella martoriato e ricoperto di sangue, la sua fuga dal palazzo convinta di essere riuscita a salvarla con il suo potere ed infine le urla di Grace che la accusavano...

 

“SAPPI CHE TI TROVERÒ E POI TI UCCIDERÒ DANNATO DEMONIO!! NON TI PERDONERÒ MAI PER AVERLA UCCISA!!”

 

Anna si portò le mani alle orecchie, mordendosi il labbro inferiore e chiudendo gli occhi.

Non voleva più ascoltarla.

Non voleva più sentirla.

Lei non aveva ucciso Elsa.

 

Invece sì che l'hai uccisa... Quel lupo dopo tutto eri sempre tu, ed erano segni di graffi e zanne quelle da cui fuoriusciva tutto quel sangue...

 

Anna aprì di scatto gli occhi, spaventata da quella lugubre voce che le rimbombava nella testa.

Ma ciò che vide, una volta che li riaprì non era quella strana coperta muschiosa, ma il buio.

Si trovava nuovamente in quel buio infinito, si trovava nuovamente nel cuore del Nefilim...

 

 

 

Granpapà guardò sconvolto la principessa, mentre si portava le mani alle orecchie.

Era lei... lei era il mostro che avrebbe dovuto uccidere??

Lei?!

No, non poteva. Non poteva ucciderla!

Però ormai non aveva più speranza di salvarla...

Il Nefilim aveva spezzato una vita e lei si era macchiate le mani del sangue di un innocente!

Anche se fosse riuscito a convincere Mùspell a non ucciderla non sarebbe mai più stata la stessa... che vita avrebbe mai potuto avere da lì in avanti?

Senza contare che era davvero disposto a condannare altre vite per poter salvare quella ragazza?

Non ne avevano condannate già abbastanza lui e Mùspell a causa dei loro errori?

Non avevano portato già abbastanza dolore in quel mondo?

 

Perso nelle sue riflessioni riguardo al destino della principessa, il troll sussultò lievemente quando venne distratto dalla giovane di fronte a lui che aveva cominciato ad emettere degli strani lamenti, come se qualcosa le stesse procurando un forte dolore.

Granpapà la guardò confuso non capendo cosa le stesse accadendo, ma quando si avvicinò insieme alla regina dei troll al capezzale della rossa, scostò bruscamente la moglie allontanandola da quel letto.

Gli occhi della principessa erano come spenti e privi di vita, ma quello che preoccupò maggiormente il troll erano le sue iridi, erano diventate rosse.

Puntò il suo bastone verso la giovane, pronto a colpirla in qualsiasi momento se avesse provato ad attaccarli; ma Anna non si mosse, si limitò a stringersi le mani intorno alle orecchie con più forza come se un forte rumore la stesse ferendo, continuando ad emettere ogni tanto qualche lamento.

Granpapà non riusciva a capire, che si stesse opponendo al Nefilim?

Era una cosa impossibile! Lei era solo una ragazzina umana, anche se sapeva che in lei c'era del potere dal giorno in cui i suoi genitori la portarono da lui per liberarla dal sortilegio della sorella, era impossibile che fosse in grado di resistere a quella creatura!

 

Lei può...

 

Granpapà sgranò gli occhi riconoscendo quella voce, che si era insinuata come un debole sussurro all'interno della sua mente.

Era passato così tanto tempo da quando l'aveva ascoltata l'ultima volta...

 

Aiutala e conducila da me.

 

Il re dei troll chiuse gli occhi per poi riaprirli, non prima di aver rilasciato un profondo sospiro.

Alzò lentamente il bastone e guardò la ragazza, sorridendole dolcemente.

 

In quell'istante l'aria fu pervasa da un forte rumore, come quello di un sasso lanciato contro un tronco cavo, seguito subito dopo da una forte esplosione e il suono di rocce miste a terriccio che crollavano dall'alto.

 

- Ma sei impazzito??? Volevi romperle la testa?? - inveì Granmamà rivolta al re, ancora scossa da quello a cui aveva assistito.

 

Il troll guardava sorridente la giovane svenuta sul terreno appoggiandosi più comodamente al suo bastone, mentre la troll si apprestava a controllare lo stato della principessa tramortita dalla bastonata che gli era stata inferta poco secondi prima dal re.

 

“Credo di capire perché Hel non si sia occupata direttamente di questa bambina... In ogni caso, di sicuro adesso avrà un altro motivo per reggersi la testa in quel modo...”

 

Granpapà sorrise divertito, mentre osservava il buco che si trovava sulla parete di quella piccola tana, insieme alle radici dell'albero qualche metro più sopra leggermente annerite con qualche debole fiammella qua e là che tentava inutilmente di bruciarlo.

 

- Granmamà, cerca di svegliarla velocemente... è ora che Anna conosca Mùspell. -




Angolo dell'Autrice:
...
...
salve ^^"
è da un po' che ci si legge vero ^^"?
Immagino che in molti al momento mi stiano odiando perchè pensavano di vedere Mùspell...
o comunque un seguito...
Sì... ehm... lo scoprirete nel prossimo XD
Questo pomeriggio mentre battevo il capitolo ero anche partita con le buone intenzioni di mostrarvelo ma... mi sono fatta travolgere dal capitolo XD
Che tra l'altro ho continuato a pensare dal giorno dopo in cui ho interrotto la storia e ho finito con il modificare il personaggio di Mùspell una cinquantina di volte mi sa...
ma lo sapete? sono quasi felice di aver stoppato perchè le idee che mi sono venute in questo periodo di pausa mi piacciono un casino *w*
e spero ce piaceranno anche a voi XD
Inoltre questa sottospecie di capitolo capitolo riassuntivo mi serve anche per fare un piccolo sondaggio...
che probabilmente chiuderà quando avrà raggiunto le 50 visite o sarà arrivato sabato pomeriggio e.e
dunque la domada per il sondaggio riguarda la questione dei nome (nello scorso capitolo avevo scritto tra le note che erano stati ben ponderati... In realtà tranne quelli del film sono tutti ponderati, a parte Granmamà... lì mi sono semplicemente detta c'è Granpapà ci sarà sicuramente anche Granmamà e,e), comunque siccome alcuni mi avevano chiesto di spiegarli (cosa che avrei fatto alla chiusura) la questione è:
"Volete che ve li spieghi con il prossimo aggiornamento (in cui vedrò se aggiungere l'ultimo personaggio che non centra nulla con il film di Frozen ma solo per la storia, e nel caso non lo inserisca vedrò di spiegare il significato di quel nome nel capitolo in cui compare...) o volete che li spieghi nell'ultimo capitolo?"
Una volta che la storia sarà conclusa verranno comunque spostati i significati alla fine, magari spiego anche del perchè del cuore usato da Madame Bathory/Hel e di un'altro oggetto che comparirà con Mùspell.
Alcuni hanno scoperto già durante la lettura quasi tutti i nomi e i loro significati e gli faccio davvero i miei complimenti :D
In ogni caso fatemi sapere, basta anche un semplice "prossimo"/"fine", se poi c'è chi li vuole subito e chi li vuole dopo... mi inventerò qualcosa XD
Ah, un'ultima cosa...
Per chi aspetta che qualcuno scopri che Anna è ancora viva, avverrà perchè deve avvenire per forza non la lascio nella tana per conigli con i troll (XD), non credo che la scopriranno nel prossimo capitolo che sarà incentrato per lo più su Mùspell e sul Nefilim come immagino abbiate capito da soli XD
Ma probabilmente in quello successivo o nel peggiore dei casi in quello dopo e.e
ah... chiedo scusa comunque per le ambientazioni un po tetre... provvederò a far sorgere il sole ogni tanto ç_ç

Ringrazio i nuovi/vecchi lettori che hanno inserito la loro storia tra i preferiti e le seguite, i semplici lettori e chi spende oltre ai minuti per leggere anche quelli per recensire :D
Un grazie anche a chi mi ha inserito tra i suoi autori preferiti *w* (non me lo aspettavo davvero ç_ç)

E con questo vi lascio come sempre alla vostra serata :D
Al prossimo aggiornamento ^^

 

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Capitolo 11
*** Capitolo XI ***


Capitolo XI


 

- Granmamà, cerca di svegliarla velocemente... è ora che Anna conosca Mùspell. -

 

Granmamà guardò sconvolta il suo consorte, non potendo non chiedersi se del saggio troll che conosceva fosse rimasto ancora qualcosa.

Quella povera ragazza stava male, era più che evidente che fosse ferita e che ci fosse qualcosa di strano in lei.

Strano.

Granmamà tornò ad osservare Anna preoccupata, non riusciva a trovare un altro termine per definire quell'assurda situazione in cui si trovava quella bambina, se non strana.

La troll non aveva capito poi molto della vicenda in cui Anna era coinvolta, se non che la giovane doveva trovare assolutamente un certo Mùspell prima del calar del sole o si sarebbe trasformata in un qualcosa che si chiamava Nefilim...

Ma alla troll l'idea che la ragazza si potesse trasformare non la preoccupava poi molto, come dire, se al suo caro Kristoff andava bene così non sarebbe stata certo lei a preoccuparsene; quello che piuttosto la preoccupava era l'esplosione che Anna aveva causata poco prima, in seguito al colpo che il marito le aveva inferto sulla nuca con il suo bastone.

Già l'esplosione...

Granmamà scostò il suo sguardo da Anna, per poter osservare la piccola voragine annerita prodotta dalla ragazza poco prima.

Era stata Anna.

La troll aveva un infinità di domande che le riempivano la testa, ma di una cosa era certa, era stata quella ragazza a creare quel buco e a bruciare il terreno.

Quello che però la troll si chiedeva e che la preoccupava maggiormente era se nel momento in cui aveva rilasciato quel potere la giovane fosse consapevole di quello che stava facendo o se era stato causato solo dal forte colpo ricevuto poc'anzi dal re.

Per un attimo immaginò che di fronte alla giovane ci fosse stato uno dei suoi figli o Kristoff e non poté non rabbrividire alla sola idea.

 

- Non credi sia il caso di aiutarla a controllare quel... quel potere prima? O quanto meno accertarci che sia in grado di controllarlo? - chiese Granmamà volgendo il suo sguardo al troll preoccupata.

 

- Sinceramente sono più preoccupato per il Nefilim al momento, che per una semplice voragine sul muro mia cara. In ogni caso, sono quasi del tutto sicuro che quello – cominciò il troll, puntando il suo bastone verso il buco annerito – e il Nefilim siano collegati. Per questo andiamo da Mùspell. Se c'è qualcuno che può aiutarla quello è lui. -

 

- Tu... tu lo conosci? E sai dove si trova? - chiese incredula la troll.

 

- Mia cara, vorrei ricordarti che sono in questo mondo da molto prima di te. - sorrise bonariamente il re – Ora cerca di svegliarla. Vorrei evitare di veder distrutta la nostra casa, senza contare che ci vorrà un po' per raggiungere la dimora di Mùspell. -

 

Granmamà guardò Anna, cominciando a riflettere.

Il suo consorte conosceva questo Mùspell e voleva condurre la ragazza da lui, però questo avrebbe significato che la giovane avrebbe dovuto alzarsi e sforzare non poco il suo corpo, già sufficientemente debilitato, per raggiungere il luogo in cui si trovava questo essere...

La troll continuò ad osservare Anna combattuta.

Da una parte era preoccupata per i suoi figli, se come temeva Anna non fosse stata in grado di controllare quel potere e questo fosse esploso all'improvviso sarebbe risultato alquanto pericoloso per tutti loro averla lì; dall'altra parte però non poteva permettere a quella povera ragazza di sforzarsi in quel modo, ricordava perfettamente quando quella sera l'avevano soccorsa e soprattutto ricordava le condizioni in cui l'avevano trovata.

Ormai molte delle ferite che Anna aveva subito si erano rimarginate, ma quelle alla spalla e al fianco preoccupavano ancora parecchio la troll.

Aveva passato diverse ore a pulirle e medicarle le ferite sul suo corpo, e in quel frangente aveva avuto modo di notare come la straordinaria capacità rigenerativa della giovane faticasse a completare la guarigione in quei due punti.

La troll sospirò.

 

- Granpapà non posso. – cominciò voltandosi a guardare il re, distendendo Anna sul pagliericcio e allontanandosi un po da quel letto – Non posso svegliarla dopo che le hai quasi rotto la testa con quella bastonata, ma soprattutto non posso permetterti di portarla a zonzo nelle condizioni in cui si trova! Quelle ferite finirebbero con il riaprirsi e peggio ancora infettarsi! Non le hai già portato via i suoi ricordi più cari con la sorella, mascherando la vera natura della regina attraverso delle illusioni? Vuoi rischiare anche di ucciderla adesso? -

 

 

Granpapà guardò tristemente la moglie, distogliendo poco dopo lo sguardo.

Sapeva perfettamente quanto quelle due bambine avevano sofferto, ma era anche vero che allontanandole avevano passato lunghi anni in totale sicurezza.

Era stato per il loro bene.

Solo per il loro bene...

 

- Ciò che ho fatto, l'ho fatto solo per il suo bene... e anche per quello di Elsa. È stata probabilmente una decisione drastica, ma hanno potuto comunque vivere serenamente per diversi anni senza rischiare di farsi del male a vicenda o far del male ad altri... Insomma! Guarda cosa è accaduto quando poi si sono riavvicinate! – disse il troll rialzando lo sguardo – Arendelle per poco non finiva seppellita da una bufera di neve e con il paese anche la sua gente! Ed Anna... Anna per poco non si tramutava in una statua di ghiaccio a causa di quel potere! -

 

- Vivere serenamente?? – chiese la troll, non riuscendo a credere al termine usato dal marito per rappresentare quei terribili anni vissuti dalle due ragazze – Se a causa del tuo suggerimento i sovrani non le avessero separate probabilmente Elsa sarebbe stata in grado di controllare molto prima il suo potere, proprio sapendo che stando accanto ad Anna avrebbe dovuto necessariamente controllarlo! E invece cosa è accaduto? Quelle due bambine sono state separate ed Elsa è stata divorata dalla solitudine e dalla paura, finendo con l'essere sopraffatta dal suo stesso potere! E non è stata l'unica ad aver sofferto! -

 

- Io ho dato loro solo un suggerimento, avrebbero potuto scegliere un'alternativa. - protestò il troll rabbuiandosi.

 

- Il saggio troll che da la colpa ad altri per non riconoscere la propria... Questa sì che è bella... Andiamo Granpapà, ammettilo che è stata colpa tua se quelle due ragazze hanno sofferto! -

 

 

Il re dei troll guardò malamente la moglie, mentre i cristalli della sua collana diventavano più scuri.

 

- Se proprio vuoi sapere di chi è la colpa se quelle due bambine hanno sofferto ti accontento subito! È stato Mùspell! É lui la causa per cui le due principesse di Arendelle possiedono quelle abilità, quei poteri! Se proprio mi devo incolpare di qualcosa, mi incolpo di aver permesso ad Hel di rubare il cuore di Mùspell e averle quindi permesso di trasformare Anna in un Nefilim! - finì il troll, sbattendo pesantemente il bastone sul terreno, sotto lo sguardo scioccato di Granmamà.

 

- Che... che cosa...? -

 

 

 

Anna si era alzata a sedere, non curandosi della fitta che avvertiva al fianco e alla testa, ne tanto meno si preoccupò della coperta che ora non le copriva più il busto nudo.

Non le importava, non dopo quello che aveva sentito.

Si era svegliata con un forte mal di testa, accentuato dalle voci dei due troll che sembravano come rimbombare all'interno di quella tana, ascoltando quell'assurda discussione che non aveva avuto il coraggio di interrompere; ma che alla fine, dopo che il troll aveva sbattuto il suo bastone sul terreno aveva trovato, sciogliendo in delle semplici parole la confusione che regnava nella sua mente.

Ed ora era lì immobile a fissarli sconvolta e dolorante, mentre quei due si erano zittiti di colpo, guardandola non appena aveva emesso quei suoni.

Mùspell...

Mùspell era davvero la causa dei poteri suoi e di quelli di Elsa?

Era stato a causa di questo sconosciuto, se la sorella aveva avuto in dono un così meraviglioso potere?

Ed era grazie a lui se era riuscita a salvare la vita a Grace e Gerda quella volta?

E Granpapà...

Era stato a causa sua se lei e sua sorella avevano sofferto così tanto in quegli anni?

Per uno stupido suggerimento che aveva dato ai loro genitori??

Ma a che scopo poi separarle?

Lei sarebbe stata entusiasta di scoprire prima il potere di Elsa, avrebbero potuto fare così tante cose insieme...

Avrebbero potuto trascorre più tempo e poi...

Già, il tempo...

Il tempo insieme alla sua amata sorella, alla sua Elsa...

Un tempo che ormai non avrebbero più potuto avere a causa sua...

 

- Anna... -

 

Anna alzò lo sguardo incrociando quello della troll che le posò delicatamente una mano tozza e pesante sulla spalla.

La troll la stava guardando con occhi tristi e colpevoli ma anche pieni d'amore, quell'amore materno carico di calore... un calore che la giovane non aveva più avuto modo di sentire da tre lunghi anni...

Tre anni...

In quel momento se ne rese davvero conto, mentre la consapevolezza le divorava l'anima con la sua cruda realtà.

Era sola...

Adesso sarebbe stata davvero sola...

 

- Perché... -

 

Anna si voltò con sguardo rabbioso verso il troll, attendendo una risposta; ma Granpapà si limitò semplicemente a sostenere il suo sguardo, senza proferire alcuna parola.

La rossa cominciò a guardare sempre più rabbiosa il troll di fronte a lei, mentre si spostava con le gambe intenzionata ad alzarsi, ignorando le proteste della troll di fianco a lei.

Voleva sapere il perché...

Perché lei e Elsa aveva dovuto soffrire in quella maniera?

Perché erano state costrette a separasi da un giorno all'altro?

Perché nessuno le aveva mai spiegato che dietro il comportamento della sorella e dei suoi genitori si nascondeva in realtà uno stupido suggerimento di un troll nano?

Perché il troll in questione si ostina a restare zitto??

 

- Perché... spiegami il perché...-

 

Ancora silenzio.

Anna abbassò lo sguardo cominciando a tremare per la rabbia.

Sentiva la rabbia e il dolore crescere a dismisura nel suo cuore, mentre il sangue cominciava a scorrerle selvaggiamente nelle vene.

Non lo sopportava.

Non sopportava quel silenzio.

Le doveva una spiegazione.

Aveva il diritto di sapere quale pazzia c'era dietro a tutta quella faccenda.

Strinse i pugni sulle ginocchia fino a far diventare le nocche bianche.

 

- Dimmi il perché... - ripeté al troll.

 

La sua voce era uscita strana, quasi cavernosa ma non se ne curò.

Non le importava che timbro di voce avesse in quel momento.

L'unica cosa che voleva, era sapere.

 

- Anna... Io non... -

 

Anna alzò lo sguardo furente, mentre il suo corpo fu pervaso da una strana luce bianca, quasi accecante, che costrinse Granmamà ad allontanarsi dalla ragazza.

 

Accadde tutto in un attimo.

 

La rossa fece una leggera pressione sui suoi piedi, scattando verso il troll con l'intenzione di colpirlo.

Il pugno pronto per essere sferrato, carico di tutta quella rabbia e di tutto quel dolore che in quei lunghi anni aveva segregato nel suo cuore.

 

 

 

 

 

Granpapà vide Anna alzare lo sguardo furente e non poté non ammutolirsi.

Una calda luce bianca stava avvolgendo la ragazza modificando parzialmente la sua forma, mentre con la luce che irradiava dal suo corpo stava accecando la consorte, che si vide costretta ad indietreggiare coprendosi gli occhi.

Ma lui era diverso dalla troll e sebbene la luce fosse forte riusciva a vedere perfettamente la principessa, che puntando lievemente i piedi sul terreno si stava dando una lieve spinta, avanzando verso di lui e preparandosi a sferrargli contro un pugno avvolto dalle fiamme.

Qualcosa dentro di lui lo incitava a spostarsi, ma anche così non si mosse, non ci riuscì.

Era rimasto ammaliato dalla principessa.

Guardò il volto della ragazza che si stava avvicinando velocemente verso di lui, sorpreso nel vedere due orecchie canine appiattite sul suo capo e delle piccole zanne che fuoruscivano dalle sue sottili labbra, mentre stava digrignando i denti verso di lui, verso quello che per lei al momento era un nemico.

Ma quello che più di tutto lo sorprese erano i suoi occhi.

Non presentavano più l'iride rossa come poco prima, ma un caldo e acceso oro che illuminavano il suo sguardo come se fosse stato colpito indirettamente dalla stessa luce che avvolgeva il corpo della giovane.

La guardava sconvolto, felice e affascinato da quella forma assunta, e da quella luce che l'avvolgeva come un involucro di bianche fiamme che sembravano quasi volerla proteggere.

 

Lei può...

 

Mùspell aveva ragione, lei aveva davvero il potere di poter controllare il Nefilim dentro di lei.

Sorrise, prima che il pugno della principessa lo colpisse in pieno.

 

 

Una forte esplosione fece tremare la stanza, seguita da una serie di rumori più tenui.

Granmamà ancora lievemente accecata si costrinse a togliere il tozzo braccio dagli occhi per provare a capire cosa fosse accaduto, ma non appena lo fece si lasciò sfuggire un urlo di terrore.

Nel punto in cui poco prima si trovava il marito, ora si stagliava una profonda voragine nel cui centro vi era una figura che stava estraendo con un po' di fatica la propria mano dal terriccio, in cui si era sicuramente conficcata in seguito al colpo.

Fissò la figura, mentre la vedeva cadere all'indietro e guardarsi le mani tremanti.

Granmamà si avvicinò lentamente alla voragine, come un automa, mentre i cristalli della sua collana variavano velocemente il proprio colore da un roseo brillante ad un nero violaceo.

Non poteva crederci...

Non poteva essere stata davvero lei...

Ma non appena la vide non ebbe più alcun dubbio.

 

- Anna... che cosa hai fatto... -

 

 

Anna si voltò verso la voce che l'aveva chiamata con le lacrime agli occhi, incrociando quelli vuoti e scuri della troll.

 

- Che cosa hai fatto... CHE COSA HAI FATTO??!! - urlò la troll disperata.

 

Anna non fece nemmeno in tempo a risponderle che un enorme masso le oscurò la vista, mentre questo piombava nella voragine in cui si trovava colpendola sulla schiena e schiacciandola al suolo; la rossa gemette lievemente quando sentì la pelle nuda tagliarsi a contatto con le piccole pietre e cocci di cristallo sparsi sul terreno sconnesso, restando poi immobile.

Granmamà riassunse velocemente le sue sembianze di troll e voltò bruscamente la giovane in modo da portela guardare in faccia, non curandosi minimamente dei lamenti di lei e della sua pelle che raschiava su quel terreno graffiandola.

 

- Tu... tu l'hai ucciso... dopo tutto quello che abbiamo fatto, che HA fatto per te... TU L'HAI UCCISO!! -

 

Urlò disperata la troll afferrando per le spalle la rossa e cominciando a scuoterla violentemente.

 

Anna non riusciva a parlare.

Non voleva...

Non voleva ucciderlo...

Voleva solo prenderlo a pugni.

Voleva sfogare su quel troll tutta la sua rabbia e il suo dolore, la frustrazione di tutti quegli anni in cui era stata allontanata da Elsa e la consapevolezza che non avrebbe mai più avuto occasione di abbracciarla...

Voleva solo questo.

Assestargli un bel pugno e magari con quello farlo pure cadere...

Ma non voleva altro...

Anzi era sicura, di più era sicurissima che si sarebbe rotta una mano cozzando contro il corpo del troll, ma mai...

MAI si sarebbe aspettata quello...

Nell'esatto istante in cui l'aveva colpito, il troll era semplicemente esploso.

Puff...

E lei era rimasta lì, con la mano incastrata nel terreno e la stessa luce bianca che la proteggeva nel cuore del Nefilim che si diradava.

Guardò negli occhi della troll, totalmente neri, mentre continuava a farle sbattere la schiena contro quel suolo tagliente.

 

“Non è davvero Granmamà... Non è lei... questo troll non è Granmamà!”

 

Chiuse gli occhi.

Non la voleva guardare.

Quella non era la sua Granmamà.

Era qualcos'altro...

 

 

- L'HAI UCCISO! L'HAI UCCISO!! L'HAI UCC...-

 

Anna avvertì la presa di Granmamà lasciarla bruscamente, mentre ricadeva pesantemente sul terreno, seguita da una voce che non avrebbe mai creduti di udire nuovamente.

 

- ADESSO BASTA GRANMAMÀ! -

 

La rossa riaprì gli occhi, osservando sorpresa e sconvolta la figura del re dei troll che si frapponeva tra lei e Granmamà.

Non ci poteva credere...

Era esploso in mille pezzi ne era sicura!

Eppure adesso era lì davanti a lei, a proteggerla dopo che l'aveva fatto saltare in aria.

Ma era lì...

Lui era lì...

Era vivo...

Guardò felice la figura del troll, felice che fosse salvo... tuttavia la sua attenzione fu ben presto occupata da alcuni particolari che percorrevano il corpo del re.

Il corpo di Granpapà sembrava ricoperto da una serie di piccole crepe, le quali si illuminavano fiocamente come un piccolo fiume di lava e sembravano quasi fare da congiuntura alle varie parti del corpo del sovrano.

Anna alzò tremante una mano sfiorando delicatamente una delle crepe, per paura che il troll si sgretolasse nuovamente sotto i suoi occhi; ma nel momento in cui toccò la crepa questa si illuminò con più forza seguita come un fiume in piena da tutte le altre, per poi scomparire flebilmente insieme alla luminosità con cui si erano attivate, mostrando una pietra liscia e priva di crepe.

La principessa vide il testone del troll voltarsi verso di lei, regalandole un sorriso riconoscente al quale la rossa non poté non rispondere.

 

- Granpapà... sei... sei vivo... -

 

Chiese con voce tremante la troll allungando un braccio verso il marito, la quale lo scostò bruscamente.

 

- Sì, IO sono vivo, mentre TU stavi per morire!! Guarda la tua collana! Guarda i cristalli!! - ordinò Granpapà mostrando la collana della consorte che reggeva tra le mani - Erano diventati neri... NERI!! Ti sei abbandonata al loro potere lasciandoti trasportare dall'odio e dalla rabbia, due dei più pericolosi sentimenti che potessi provare per attivarli!! Ti sei dimentica qual'è il nostro compito?? Ti sei dimenticata perché siamo nati?? Rispondimi! -

 

- No... io non l'ho dimenticato... ma quando ho visto tutto questo io... - cominciò la troll facendo vagare lo sguardo nella voragine – ho avuto paura di averti perso... - finì con voce tremante.

 

- Granmamà... dovresti saperlo ormai che sono un troll dalle mille risorse, non credi? - cominciò il troll sorridendole e abbracciandola – Il potere con cui mi ha colpito Anna è simile a quello con cui sono stato generato, inoltre il fatto che lei sia qui... credo abbia riattivato il potere del nostro guardiano, del nostro creatore... per questo sono stato in grado di riassemblarmi... -

 

Granmamà lo guardò sorpresa, sorridendogli serena per quella inaspettata rivelazione.

 

- Già... peccato che oltre alla capacità di riassemblarti non hai anche il potere di riassemblarti i vestiti... - sorrise felice la troll ricambiando l'abbraccio.

 

 

 

 

Anna guardò i due troll confusa.

Non aveva capito molto del discorso che avevano fatto sul loro cristallo, ne tanto meno cosa centrasse lei con il fatto che Granpapà fosse riuscito a riassemblarsi; ma poco le importava, stava bene ed era vivo e questo era più che sufficiente al momento.

Sorrise alla coppia, incrociando però gli occhi della troll.

Sì, quelli erano proprio gli occhi della sua Granmamà.

 

- Anna... io... non so davvero come scus... -

 

- Non ne hai motivo Granmamà. Dopotutto è stata a causa mia se eri impazzita quindi non ti devi scusare tu, ma piuttosto dovrei essere io... - la rossa guardò il troll un po imbarazzata – Granpapà ecco io... -

 

- Ehi, tutto bene?? Abbiamo sentito un gran fracasso provenire da qui! State tutti bene?? -

 

Un gruppo di troll si era affacciato all'entrata della piccola stanza, fermandosi di colpo di fronte alla voragine in cui si trovavano i loro sovrani e la ragazza.

Un piccolo troll si fece spazio tra la folla curioso di per poter vedere cosa avesse causato tutta quell'agitazione; ma non appena arrivò guardò perplesso la scena e con una manina cominciò a tirare le vesti di un troll adulto vicino a lui, mentre con l'altra puntava il suo piccolo dito verso la voragine.

 

- Come mai c'è questo enorme buco sul pavimento? Perché Granpapà è nudo vicino a Granmamà? E perché c'è quella ragazza nuda al centro di quel buco?? -

 

 

Anna guardò la piccola folla.

Ragazza nuda...

Ragazza... nuda...

Nuda?

Si guardò e in quello stesso istante sentì il sangue nel suo corpo ribollirle nelle vene.

Nuda!!

La rossa lanciò un urlo che fece sussultare tutti i presenti, mentre cercava di coprirsi con le braccia in qualche maniera.

 

 

Granpapà rotolò velocemente verso la principessa dandole la schiena e cercando di coprirla con il suo corpo, sperando vivamente che non andasse nuovamente in escandescenza come poco prima.

 

- I TROLL ESCANO IMMEDIATAMENTE!! - urlò Granpapà – LE TROLL PORTINO QUALCOSA PER COPRIRLA VELOCEMENTE! -

 

La piccola folla si disperse velocemente, eseguendo l'ordine che gli era stato dato dal loro re, mentre l'unico che rimaneva in quella stanza, oltre ai sovrani ed Anna. era il piccolo troll che li osservava con un dito in bocca pensieroso.

 

- Uhm... io però vorrei sapere cosa è successo... - si lamentò il piccolo guardando il re.

 

Granpapà guardò con la coda dell'occhio Anna, mentre questa si era rannicchiata dietro di lui dandogli le spalle.

Sorrise divertito.

Povera ragazza, ne stava passando di tutti i colori e pur troppo il peggio doveva ancora arriva, si ritrovò a pensare il troll mentre il suo sorriso si spegneva.

 

- Che ne dici se mi accompagni a vestirmi? Nel frattempo potrei raccontarti cosa è accaduto qui? - propose il re.

 

- Davvero? - chiese elettrizzato il piccolo troll.

 

- Certo. - sorrise bonariamente il re, elaborando velocemente una buona storia da raccontare al pargoletto – Andiamo su, comincia ad avviarti. -

 

- Va bene! - urlò entusiasta il piccolo uscendo dalla stanza.

 

Il troll si voltò verso la principessa posandole una mano sulla spalla.

 

- Appena sei pronta esci. Sarò fuori ad aspettarti per condurti da Mùspell. -

 

Vide la rossa annuire e rotolando raggiunse il piccolo troll fuori dalla stanza.

 

 

 

 

Osservava preoccupato il cielo.

Ci stava mettendo troppo.

Mùspell era vicino alla radura dove abitavano i troll, ma il vero problema era che la principessa arrivasse lì intera e prima di sera.

Sospirò.

Da quanto gli aveva raccontato il suo figliolo, la giovane non se la cavava per niente bene in quel genere di percorsi, tendendo ad inciampare in qualche radice o in qualche sasso.

Era anche vero che Kristoff la portava in sentieri di montagna, in cui il tragitto era nascosto da un manto nevoso, sostenendo che se riusciva a camminare su sentieri in cui non vedeva cosa la aspettava allora sarebbe stata in grado di fare tutto...

Che sciocchezza.

Ma dopotutto non poteva biasimarlo, erano stati loro a mettere in testa al giovane certe idee...

 

- Granpapà... -

 

“Finalmente è arrivata.”

 

Il troll si voltò verso la voce che l'aveva chiamato, restando a bocca aperta.

Non era possibile...

Sapeva perfettamente che condurre la ragazza da Mùspell sarebbe risultata una impresa piuttosto ardua, ma così... era diventata impossibile!

 

- Non c'erano altri vestiti che potevate darle??- chiese incredulo il troll.

 

- Kristoff ha venduto i suoi vecchi abiti e le sue vecchie scarpe, portandosi via diversi indumenti... e noi abbiamo trovato solo questi vestiti... - cercò di giustificarsi una delle troll.

 

Granpapà guardò disperato la rossa.

Le troll avevano fatto sicuramente del loro meglio fasciando gli indumenti del giovane intorno al corpo della ragazza ma il risultato non lo convinceva molto...

Erano troppo larghi...

 

- Potresti fare qualche passo... - chiese Granpapà debolmente alla rossa.

 

La ragazza cominciò a camminare davanti a lui, ma dopo appena tre passi la vidi sbracciarsi nel tentativo di riacquistare l'equilibrio per poi, come si aspettava, cadere rovinosamente a terra.

Il troll si mise una mano sulla faccia scuotendo il testone sconsolato, mentre le troll aiutavano la rossa a rimettersi in piedi.

Sarebbe stato un suicidio portarla da Mùspell in quello stato.

Guardò attentamente Anna, per cercare di risolvere in qualche modo il problema.

Le troll avevano fatto indossare alla principessa il completo che Kristoff usava in estate, che di fatto era identico a quello invernale se non per il maglione più leggero.

Già il maglione...

Granpapà osservò attentamente l'indumento, notando che la stoffa arrivava fin sotto le ginocchia della giovane, rendendo probabilmente i movimenti della principessa ancora più impacciati.

 

- Provate a toglierle quel maglione e vediamo come cammina... -

 

Le troll annuirono avventandosi sulla povera ragazza e liberandola velocemente, attraverso la loro formazione a totem, del maglione incriminato; mostrando l'intricata lavorazione che avevano compiuto per far sì che i pantaloni del ragazzo rimanessero ancorati al corpo della rossa.

Non appena ebbero finito il troll sorrise soddisfatto della sua idea, mentre osservava Anna che si circondava le braccia nude con le mani, facendole correre velocemente sulla sua pelle nell'inutile tentativo di mantenere il calore che fino a poco prima le stava donando il maglione.

 

- Hai freddo? - chiese gentilmente il troll.

 

- No... in realtà non sento ne il freddo dell'aria ne il caldo che dovrebbero darmi questi vestiti... sento solo un lieve calore... - cercò di spiegare Anna leggermente confusa.

 

Granpapà sorrise a quelle parole.

 

- Bene, in questo caso potresti provare a fare nuovamente qualche passo? -

 

Anna annuì solamente mentre si avvicinava al re, che nel frattempo si era spostato per permettere alla giovane di camminare più liberamente.

Ci mise un po, ma quando finalmente la principessa lo raggiunse esultante, il troll distese le sue labbra in un sorriso; per tutto il tragitto aveva osservato Anna avanzare con un passo un po incerto e traballante, ma era riuscita a mantenere comunque un suo equilibrio.

 

- Ottimo, direi che ora possiamo andare... -

 

“Con qualche possibilità in più di tornare indietro...” pensò tra sé il re dei troll.

 

 

 

 

 

 

Anna si fermò per riprendere fiato, appoggiandosi al tronco di un albero lì vicino.

Era da diverse ore che camminava seguendo il troll in quella boscaglia, senza proferir parola, troppa impegnata a guardare dove metteva quelle sottospecie di navi in incognito delle scarpe del suo amato.

Non immaginava minimamente che camminare con delle scarpe, in cui il proprio piede ci sarebbe potuto entrare comodamente altre tre volte, fosse così difficile, ne tanto meno si sarebbe aspettata che Kristoff avesse un piede così enorme.

Come dire, pensava che il ragazzo avesse un piede normale come tutti gli esseri umani e che fossero le scarpe a farli sembrare più grandi... non si aspettava di certo che fossero davvero grandi quanto quelli di un troll!

Sospirò sconsolata.

Conosceva davvero molto poco quel ragazzo e probabilmente non avrebbe più avuto modo di conoscerlo...

Dopotutto lei era diventata quella cosa e... avrebbe fatto meglio a stargli lontano fin tanto che non avesse trovato una soluzione.

 

- Tutto bene? -

 

- Sì... è solo che camminare con queste scarpe è un po complicato... - spiegò al re.

 

- Ero tentato di farti togliere anche quelle se devo essere sincero, ma non credo sarebbe stata una buona idea considerando dove sia e dove andremo... Ad ogni modo manca poco, poi non ci saranno più rami ad ostruirci il passaggio. - le sorrise incoraggiante Granpapà.

 

Anna lasciò il suo sostegno, per seguire nuovamente il troll in mezzo a quella fitta vegetazione.

Camminarono ancora e ancora.

La principessa ogni tanto guardava preoccupata quei piccoli sprazzi di cielo, coperti dai rami degli alberi che si intrecciavano sopra le loro teste, per controllare quanto tempo gli restava.

Tempo.

Ancora il tempo.

Sembrava che da quando quell'incubo era iniziato, il tempo era l'unica cosa che gli mancava.

Persa nei suoi pensieri non si accorse di essere finalmente uscita dal bosco e che Granpapà la stesse aspettando ai piedi di una montagna, vicino all'entrata di una grotta.

Si fece forza, avvinandosi il più velocemente possibile al troll.

 

- Cerca di fare attenzione a dove metti i piedi, mi raccomando... -

 

- È da quando ti sto seguendo che sto facendo attenzione a dove sto mettendo i piedi. - rispose la giovane roteando gli occhi e seguendo il troll all'interno della grotta.

 

 

Non appena Anna lo raggiunse all'entrata, Granpapà cominciò a camminare lentamente, in modo che la ragazza non lo perdesse di vista e lo potesse seguire tranquillamente attraverso quell'intricato labirinto di tunnel che li circondava.

 

- Pensavo che al loro interno le grotte fossero buie e invece... - cominciò Anna, incantata dalla strana luminescenza azzurrognola che le pareti emettevano, illuminando l'interno del cunicolo in cui si trovavano.

 

- Infatti è così. Ma questa è una grotta particolare, potremmo dire quasi magica. - rispose sorridente il troll - Noi in genere la usiamo come prova finale per i giovani troll. Una volta completata la prova viene affidato loro un cristallo o anche più cristalli, dipende dall'esito che hanno ottenuto nelle prove che gli sono state assegnate... - spiegò.

 

Anna si ammutolì, tornando a camminare silenziosamente al fianco del re.

I cristalli.

Le tornarono in mente quelli che aveva Granmamà e che il re gli aveva strappato dal collo, rimproverandola...

Erano davvero così pericolosi quei cristalli?

Aveva così tante cose da chiedere al re e così tante scuse da rivolgere a lui e alla troll, ma non sapeva nemmeno da che parte cominciare...

 

- Granpapà io... -

 

- Se stai per scusarti per quello che è accaduto alla radura non ne hai motivo. - rispose seccamente il troll.

 

- Però io... -

 

La rossa si sentì afferrare saldamente una mano, fermando il suo cammino.

 

- Anna. Ascoltami. Non hai alcun motivo per cui ti devi scusare. Sono stato io a provocarti, pur sapendo che c'era una minima possibilità di scatenare qualcosa che non saresti poi riuscita a controllare. Quindi smettila di sentirti in colpa. -

 

Ci fu un attimo di silenzio.

 

- … Puoi spiegarmi perché hai suggerito ai miei genitori di separare me e Elsa da piccole... - chiese flebilmente la rossa scostando lo sguardo da quello del troll.

 

- Non credo sia il caso. Anche perché ormai quel che è passato è passato, guarda piuttosto al futuro che hai davanti con tua sorella... - suggerì bonariamente il re.

 

Ma quando cercò nuovamente lo sguardo della rossa, sperando con quel suggerimento di aver chiuso la faccenda, vide sul suo viso dalle lacrime.

 

- Non posso... Non posso più guardare ad un futuro con me ed Elsa... Perché... perché la persona che ho ucciso... è proprio mia sorella! - urlò disperata la ragazza accasciandosi al suolo, mentre Granpapà la guardava con occhi vitrei.

 

 

Avevano rovinato la vita a quelle due bambine...

Mùspell distruggendo quel dannato oggetto, condannandole ad una vita priva di normalità, e poi lui separandole... senza contare che era stato solo a causa sua se ora Anna si trovava in quella situazione e se Elsa era morta.

Morta...

 

- Anna... andiamo avanti... ti racconterò la ragione per cui consigliai ai tuoi genitori di tenerti all'oscuro dei poteri di Elsa... -

 

 

 

Anna si alzò e ripresero a camminare.

Camminarono e parlarono.

Parlarono e camminarono.

Anna ascoltava tutto ciò che il troll le stava raccontando senza interromperlo.

Le raccontò ogni cosa di quella notte... e alla fine capì.

Capì ogni cosa.

Lei aveva sofferto in quei lunghi anni, credendo addirittura che la sorella la odiasse...

Ma la realtà era un'altra...

Elsa l'amava.

L'amava a tal punto da rinchiudersi in una stanza, isolandosi da tutto e tutti pur di saperla al sicuro.

Senza un contatto umano se non quello dei loro genitori... e alla fine senza neppure quello...

Si chiese come doveva essersi sentita quando ogni mattina bussava alla sua porta...

Quando ogni giorno le chiedeva se voleva costruire un pupazzo di neve con lei...

Un pupazzo di neve...

Strinse le sue mani in due pugni.

Era stata un egoista.

Egoista e crudele verso Elsa.

Eppure la sua dolce sorella non aveva smesso un secondo di amarla o di preoccuparsi per lei...

Lei non sapeva e non ricordava quello che era accaduto quel giorno, ma non aveva nemmeno provato a capire...

Capì però solo in quel momento il pieno senso delle parole che le disse suo padre prima di partire...

Mai... Non dubitare mai dell'amore e del bene che ti vuole Elsa. Mai, Anna... Mai...

Lei invece aveva dubitato...

In quei lunghi anni prima di ricongiungersi, aveva dubitato...

Aveva dubitato di ogni cosa...

 

- Quindi è questa la ragione... - chiese la rossa, portandosi una mano lì dove una volta c'era la sua ciocca di capelli bianchi.

 

- Sì... mi dispiace veramente che sia finita in questo modo... se avessi saputo come sarebbe andata a finire, forse avrei consigliato in maniera diversa i sovrani di Arendelle... -

 

Anna osservò distrattamente l'ennesima entrata in cui la stava conducendo Granpapà, ormai aveva perso il conto di tutte le vie e cunicoli che avevano preso ed era certa che se non ci fosse stato il troll a guidarla, probabilmente si sarebbe già persa da un pezzo.

Un lieve bagliore però ridestò la sua attenzione sulle pareti di roccia vicino all'entrata, e man mano che si avvicinava osservò le pareti, fino a poco prima azzurrognole o verdastre, tingersi di un colore infuocato sempre più acceso; mentre una serie di piccole scie dorate fuoriuscivano da delle fessure in cui vi erano incastonati dei cristalli.

Quella scia però la insospettiva.

Si fermò, raccogliendo un piccolo sassolino lì vicino e lanciandolo verso la piccola pozza incandescente.

Osservò attentamente la pietra, mentre questa cominciava ad assumere una tonalità lievemente rossastra...

 

“Aspetta un secondo ma quella non sarà mica...”

 

… vide la pietra cominciare a sciogliersi per poi scomparire in quella pozza dorata.

 

- LAVA?? LAVA??? MA STIAMO SCHERZANDO??? - urlò in preda al panico la rossa.

 

- Non esattamente, quella non è lava... ma se ci cadi dentro credo che l'effetto sia il medesimo. - rispose ridacchiando il troll divertito dall'espressione sconvolta della principessa.

 

Prese la mano della giovane attraversando l'entrata che avevano di fronte, ma non appena varcato l'arco sentì la mano di Anna scivolare via dalla sua; si voltò preoccupato, temendo che vedendo quello che vi era all'interno la ragazza fosse scappata, ma quando la vide sorrise divertito.

 

 

 

Anna guardava a bocca aperta il luogo in cui Granpapà l'aveva condotta.

Era enorme.

No.

Enorme non rendeva davvero l'idea.

Mastodontico?

Nemmeno...

Gigantesco?

Ecco, forse con gigantesco ci si avvicinava almeno un po...

La principessa guardava incantata ciò che la circondava, mentre avanzava lentamente attraverso i piccoli ruscelli di lava e le imponenti cascate roventi che la separavano dal centro della sala circolare.

Quel luogo era affascinante quanto pericoloso, ma probabilmente erano proprio questi contrasti a renderlo ancora più accattivante ai suoi occhi.

Mentre continuava ad avanzare in quel mare di fuoco, Anna osservava rapita la lava, che serpeggiava famelica sul quel terreno roccioso, inciso e perforato con delle lastre di cristallo di piccole e grandi dimensioni. Quel cristallo era qualcosa di unico nel suo genere, sembrava come se quella lava non avesse alcun effetto su quello strano materiale e anzi gli scorreva lento e placido intorno, finendo con il creare dei piccoli sentieri insieme a quel po' di rocca scura che ancora si salvava dalla morsa di quell'inferno di cascate e flutti incandescenti.

Anna non aveva parole per descrivere quel luogo se non... Magico.

Superò l'ultima cascata che ancora la separava dal centro della sala e ciò che vide la lasciò ancora più stupita.

Un arco.

In mezzo a quell'inferno si trovava un arco.

Si avvicinò incuriosita da quell'oggetto che arrivava in altezza a toccare quasi il soffitto di quella sala, ma non appena fu abbastanza vicino si rese conto del suo errore.

Non era un arco...

Era uno specchio...

Uno specchio antico e finemente lavorato, concluse sognante.

Anna guardò ammirata lo specchio, pensando che a suo tempo doveva essere davvero un oggetto stupendo...

Sospirò sognate, volgendo il suo sguardo all'immenso vuoto all'interno della cornice, chiedendosi come mai qualcuno avesse distrutto un così bell'oggetto, e in quel momento notò qualcosa di curioso...

Ancora attaccato alla cornice, vi era un pezzetto di quello che un tempo doveva essere la superficie riflettente dello specchio, ma sembrava quasi...

 

- Non lo toccare Anna! - ordinò Granpapà fermando la mano della giovane.

 

- Granpapà ma... quel frammento... assomiglia molto ai vostri cristalli... come anche a quelli conficcati in queste rocce da cui sta uscendo la lava! Cosa significa tutto questo? - chiese la rossa perplessa.

 

Granpapà sospirò.

C'erano davvero troppe cose da dover spiegare e così poco tempo...

 

- I cristalli che indossiamo e i cristalli che vedi qui intorno, non sono delle semplici decorazioni... sono dei frammenti di quello specchio... e questa non è lava, ma sangue... -

 

- Sa-sangue? E di chi? - chiese tremante la rossa.

 

- Il mio... -

 

Anna alzò il volto di scatto, verso il luogo da cui aveva avvertito la voce e per poco non svenne.

Sopra le loro teste un cumulo di roccia nera stava sorridendo, mentre una fessura di un rosso rubino emergeva dalla parete.

La principessa indietreggiò impaurita, mentre la figura sopra di loro cominciava a ridere sguainatamene provocando forti scosse nel terreno.

 

- Perché indietreggi, mia cara principessa? Credevo tu mi stessi cercando per risolvere il tuo problema con il Nefilim di fuoco... -

 

- Che... che cosa? - chiese Anna sbarrando gli occhi impaurita.

 

“Non vorrà mica dirmi che lui è...”

 

- Io sono Mùspell, Signore dei giganti del fuoco... -

 

 

 

Angolo dell'Autrice:
Buahhaahhahaha
Su le mani!!
In quanti si aspettavano una cosa simile?? XD
Intendo oltre al mega iper super capitolo O:O (con cui spero di essermi rifatta per l'attesa del precedente XD)
Che tra l'altro... avevo detto nel pomeriggio ma...
Notate la lunghezza O:O
Vi dico solo che io e l'Italiano abbiamo avuta delle dispute, finendo con il prenderci a cazzotti <.<
E sinceramente spero di aver vinto io questa battaglia chilometrica XD *si massaggi l'occhio nero*
In ogni caso vedrò di controllare il tutto domani ù.ù
Per i nomi ho ponderato attentamente... e non li scrivo XD
Almeno non qui ù.ù
Aspettate il prossimo da bravi, così che arrivano gli ultimi e spiego attraverso la trama un po quelli della storia prima di dirvi le loro origini XD
Spero comunque di avervi divertito e di essere riuscita a creare anche a voi lo stesso filmino che c'era nella mia testolina *w*
*riavvolge il nastro sulla scena Granmamà vs Anna e vede la troll che sbatte furiosa la ragazza sul terreno mentre schizzi di sangue cominciano a sporcarle le mani*

...
no... non credo che abbiate proprio le stesse immagini XD
Ah, prima che qualcuno se lo chiedi...
Mi piace il personaggio di Anna ò-ò
Anche se preferisco di più Elsa...
Solo che sono sadica mauhahahahahahha
...
Abbiate pazienza con i pazzi e non avrete mai niente di cui lamentarvi ù.ù
Bene vi lascio... è già tanto se abbiate letto fino a qui XD

A domani (un po' improbabile) o la prossima settimana (estremamente più probabile) XD

Ringrazio chi ha inserito la storia tra i preferiti e le seguite, chi mi ha inserito tra gli autori preferiti, chi legge solamente (vi voglio bene anche a voi :3) e chi spende del tempo anche per recensire (Grazie mille *-*)

Nota per The_Sky_Is_Awake: aahaha hai notato niente di particolare nel capitolo mia cara XD??

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Capitolo 12
*** Capitolo XII ***


Capitolo XII


 

- Io sono Mùspell, Signore dei giganti del fuoco... -

 

La giovane principessa di Arendelle osservava sconvolta la parete rocciosa davanti a lei, da cui era certa aveva appena udito una voce cavernosa.

Anna sapeva perfettamente che alle volte la sua mente prendeva e vagava per mondi ignoti all'umana comprensione o meglio all'umana comprensione razionale e soprattutto normale, però questo non le sembrava proprio uno di quei casi...

Era certa, era assolutamente ed indubbiamente certa che la parete di fronte a lei avesse parlato.

Non era stata una voce proveniente dal nulla, ma sembrava che a parlare fossero state quelle due escrescenze rocciose simili a labbra che sembravano al momento, non senza una certa irritazione della rossa, beffeggiarsi di lei attraverso quello che si sarebbe potuto definire un sorriso.

Ma quello a cui realmente Anna sembrava non riuscire a distogliere lo sguardo era una fessura, da cui emergeva una forma arrotondata e parzialmente ovale simile ad un cristallo ma al contempo totalmente differente da quel materiale...

Sembrava come se quel colore rossastro che occupava l'intera fessura fosse composto di una particolare materia liqueforme, simile a quella dell'occhio umano ma al contempo dissimile, estremante resistenze e difficilmente perforabile.

La principessa sbatté più volte le palpebre, portandosi una mano alla tempia.

 

“Ok. Sto impazzendo. Anzi no! Questo è tutto un sogno! Anzi più che un sogno è un incubo! Probabilmente ieri sera devo aver mangiato o meglio ingurgitato, secondo il parere della mia adorabile sorella che si diverte a vedermi mangiare mentre lei... che poi... ora che ci penso non ho mai visto Elsa mangiare... va bene che quando torno a palazzo in genere sono affamata come un lupo e divoro metà delle portate, ma non l'ho davvero mai vista mangiare! Oddio! Morirà di fame! Certo, se poi ci sono pure io che spazzolo per bene tutto il tavolo non mangerà di certo! Aspetta... però a meno che anche quello non fosse un sogno... una volta l'ho vista mangiare! Anche se più che mangiare era stata una mossa evasiva... le avevo infilato quel panino in bocca solo per evitare che mi facesse la paternale... era... era davvero stupenda... come anche i raggi del sole su di lei che rendevano ancora più brillante il suo vestito... che la illuminavano accentuando la sua bellezza e... e credo che sia davvero arrivata l'ora che mi svegli. Anche se mi dovessi svegliare nel pieno della notte poco importa, ne approfitto per fare un salto in cucina e mangiare qualche barretta di cioccolata e poi... ma sì, potrei entrare di soppiatto in camera di Elsa e convincerla a fare... uhm... qualsiasi cosa che mi verrà in quel momento in mente! O magari... stringerla a me e chiederle scusa... per ogni mia azione egoista che ha dovuto sopportare in tutti questi anni... oppure... oppure... In ogni caso la prima cosa che devo fare è svegliarmi!”

 

Anna si mise ad osservare con un'aria di sfida la fessura, che secondo la sua mente altro non era che l'occhio di Mùspell, portando lentamente le dita della mano aperte a formare una piccola pinza sull'altro braccio.

 

“È ora di svegliarsi da questo incubo!”

 

La principessa sospirò, per poi darsi un pizzicotto al braccio, chiedendo ermeticamente gli occhi avvertendo il dolore.

 

“Adesso li riapro e sarò nella mia camera...”

 

Anna era sorridente e speranzosa a quel pensiero, ma quando riaprì gli occhi quello che la rossa vide fu ancora quella piccola sala avvolta dalle cascate di sangue.

Nell'istante in cui realizzò che non si era quindi svegliata da quell'incubo, il sorriso della principessa si spense sulle sue labbra, mentre le sembrò quasi che l'occhio di Mùspell si fosse leggermente assottigliato rispettato a poco prima.

Provò a darsi un altro pizzicotto.

Un altro.

Ancora uno.

Anna si preparò ad infierirsi l'ennesimo attanagliamento sul braccio diventato ormai rosso, mentre le sue labbra si incurvavano in una smorfia di dolore e le sue iridi si tingevano di un lieve color scarlatto.

Era infuriata.

Quello era un incubo, non poteva essere davvero la realtà!

Se davvero avesse abbandonato anche quell'ultimo barlume di speranza, dettatogli dall'incredulità dell'esistenza di un gigante, avrebbe voluto dire arrendersi all'evidenza che tutto quello che aveva passato fino a quel momento fosse accaduto realmente!

E accettandolo avrebbe voluto dire che avrebbe dovuto accettare anche la morte di Elsa!

No...

Non poteva accettarlo!

Ma proprio quando le dita furono ad un passo dall'afferrare la pelle arrossata del braccio, la sua attenzione fu ben presto occupata da una serie di scricchiolii che annunciarono, con un sonoro assestamento della rocce, che le labbra rocciose di Mùspell si erano distese in quello che ad Anna sembrava un sorriso ancora più ampio e divertito di prima.

 

- Mio piccolo cucciolo di Nefilim dominato dal fuoco, ora smettila o ti perderai... -

 

- STA ZITTO! -

 

Anna urlò come impazzita verso il gigante, mentre le sue iridi assumevano un colore rosso sempre più vivo.

 

- Anna, cerca di calmarti ti prego... - tentò il troll, ripresosi dallo stato confusionale in cui era caduto non appena aveva visto la principessa cominciare a pizzicarsi il braccio.

 

- CALMARMI? MA COSA VUOI SAPERNE TU! È TUTTA COLPA SUA! - urlò indicando la parete rocciosa – MA SOPRATTUTTO È COLPA TUA SE MI SONO TRASFORMATA! È COLPA TUA SE ELSA È MORTA!! -

 

Anna urlò e ringhiò il suo dolore verso il troll, che lentamente si stava avvicinando capendo la gravità della situazione.

Doveva calmare Anna ad ogni costo, se si fosse trasformata nel Nefilim in quello stato non era certo che sarebbe stata in grado di domarlo.

 

- Anna... ascoltami... torna in te! Pensi che Elsa sareb... -

 

- NON OSARE NOMINARLA! - urlò infuriata la rossa.

 

Un semplice movimento seguì quelle parole.

La mano di Anna ancora sospesa a pochi centimetri dalla pelle dell'altro braccio lasciò il suo obiettivo primario, per fendere in due l'aria con uno scatto rabbioso.

In quello stesso istante lo spazio che separava la principessa e il troll fu come pervaso da una serie di scintille e fiamme che presero vita dal palmo della rossa, mentre da quel semplice gesto dettato dall'ira si animava un getto infuocato che seguì la linea invisibile tracciata dal braccio della giovane, ora disteso lungo il suo fianco.

Un gesto imprevisto che aveva dato origine a un attacco ancor più imprevedibile diretto verso Granpapà, che impreparato aveva finito con l'essere colpito in pieno e sbalzato a terra, lontano dalla principessa.

Anna guardò adirata il troll, mentre il sangue lavico di Mùspell attorno a lei sembrava flettersi, allontanandosi e oscillando come comandato da un vento invisibile che sembrava avere come suo fulcro il corpo della ragazza.

 

Mia piccola principessa dal cuore spezzato, credo proprio che sia arrivata l'ora che tu dorma. Perché è attraverso i tuoi sogni e nei tuoi ricordi che troverai la chiave per domare la belva, salvandoti e salvandoci...”

 

Mùspell guardò attentamente Anna, mentre lentamente dalle sue labbra rocciose emergeva un frammento di cristallo bianco, che spiccava violentemente nella roccia scura e brulla del gigante.

Il cristallo dalla punta affusolata, che stava uscendo delle forme rocciose del colosso, sembrava fatto dello stesso materiale cristallizzato che una volta formava lo specchio presente nella sala, ma a differenza dei frammenti presenti nella stanza quello che Mùspell teneva tra le labbra si presentava di un bianco quasi iridescente.

 

Lo sguardo di Granpapà, ancora scombussolato dal colpo infertogli da Anna, lasciò la ragazza per posarsi più in alto lì dove si trovava Mùspell, sgranandoli per il terrore e lo stupore vedendo ciò che il gigante stava facendo.

 

- Mùspell... che cosa vuoi fare con quel frammento? - chiese flebilmente il troll alzandosi barcollante a causa del colpo subito, attirando in quel modo l'attenzione di Anna su di sé.

 

Mùspell sorrise interiormente.

Granpapà gli aveva appena offerto un'occasione perfetta che non si sarebbe lasciato di certo sfuggire, con un lieve respiro immagazzinò un po' di aria rilasciando successivamente in un colpo veloce e preciso il frammento che teneva tra le labbra, colpendo all'altezza del cuore Anna che in quel momento era concentrata sul troll.

 

Un urlo disumano riempì la sala, mentre Granpapà vide gli occhi della principessa davanti a lui diventare improvvisamente vuoti, come privati di quel fuoco che fino a pochi istanti prima li aveva riempiti di vita e odio.

 

- ANNA NO!! - urlò disperato il troll.

 

Granpapà rotolò velocemente verso la ragazza, riuscendo ad afferrarla poco prima che toccasse il pavimento roccioso e incandescente.

 

- Centro perfetto. - mormorò soddisfatto il gigante.

 

- Tu... COSA LE HAI FATTO??? -

 

L'unica risposta che ricevette dal gigante di fuoco furono le sue risate.

Granpapà coprì prontamente Anna con il suo corpo da alcuni schizzi di lava, che si erano alzati a causa dalla caduta di alcuni massi nelle pozze laviche, in seguito alle risate di Mùspell.

Il troll si scostò un po' dal corpo della giovane guardando preoccupato il frammento con cui Mùspell l'aveva colpita, e di cui ormai scorgeva una piccola punta che lentamente, quasi a voler ricordargli la sua vera natura, si stava insinuando sempre più in profondità nel cuore della principessa.

Mùspell.

Cosa gli è saltato in mente...

Eppure sa...

Lui più di chiunque altro dovrebbe sapere gli effetti che producono sugli umani i frammenti di quel dannato specchio!

Il re guardò Mùspell terrorizzato per poi posare lo sguardo sulla cornice ormai vuota dello specchio.

Se solo quella volta...

Un'altra risata riecheggiò nella sala, mentre il terreno sotto i grandi piedi del troll tremava ancora una volta.

 

- Sì. Questa ragazzina... - rise divertito il gigante.

 

- Invece di ridere fa qualcosa! Forse siamo ancora in tempo per... -

 

- No.-

 

Mùspell aveva smesso di ridere, guardando seriamente il piccolo troll vicino alla principessa.

 

- Come no? -

 

Granpapà distese sul terreno la giovane, alzandosi per poter osservare con più attenzione Mùspell.

 

- SAI PERFETTAMENTE ANCHE TU QUALI SONO GLI EFFETTI DI QUESTI CRISTALLI SUGLI UMANI! E LEI... - continuò senza voltarsi, indicando Anna a terra – È DIVENTATA UN NEFILIM... UN NEFILIM, DANNAZIONE! SAI MEGLIO DI ME CHE GENERE DI MOSTRI SIANO QUELLE CREATURE!!- urlò il troll.

 

- Certo che lo so...- rispose sorridendo Mùspell – Dopotutto vengono dal mio stesso mondo e comprendo la tua preoccupazione... Ho visto il caos che i Nefilim evocati da Hel hanno seminato nel mondo degli uomini, attraverso di te... ma non devi preoccuparti mio fedele occhio. Ne per il Nefilim. Ne per il cristallo. Ne tanto meno per quella ragazza. -

 

- Occhio... - Granpapà sorrise tristemente a quella parola – Avrei preferito che la mia nascita avesse luogo per altre ragioni... -

 

La sua nascita...

Già...

Come dimenticare la ragione per cui era venuto al mondo...

La sua nascita, seguita poco dopo da quella di tutti i troll della radura...

 

Granpapà guardò tristemente il signore dei giganti del fuoco.

Era cambiato.

Erano cambiati.

 

Lui era nato dall'occhio destro di quel colosso, ma la vita che aveva affrontato in tutti quei lunghi secoli l'avevano reso saggio e una guida per quelle piccole pesti di troll che erano successivamente nate, per volontà di Mùspell, da alcuni frammenti del suo corpo perforato dalle schegge di quello specchio.

 

Mùspell invece si era spento.

Quando l'aveva incontrato il giorno in cui era nato, il corpo del gigante era avvolto da fiamme dorate sebbene queste fossero piuttosto flebili a causa delle forze che lentamente lo stavano abbandonando.

Ma quando poi Hel riuscì a trovarlo e a rubargli il cuore...

Fu allora che le fiamme che avvolgevano il corpo di Mùspell si spensero e con loro anche l'animo di quel gigante.

 

Quel giorno...

A causa della sua incapacità Hel era riuscita a trovare Mùspell, sebbene il gigante per facilitargli il compito si fosse fatto crollare addosso un'intera montagna per essere sicuro che quel demonio non lo trovasse.

Un compito forse troppo impegnativo per un piccolo essere come lui, ancora inesperto e facile da imbrogliare...

Ma ciò che doveva fare era semplice...

Nascondere Mùspell e di conseguenza l'unica chiave ancora esistente che avrebbe permesso a Hel di tornare nel suo mondo.

Ma quel demonio lo aveva trovato e Granpapà aveva fallito nella sua missione.

Senza più il suo cuore che bloccava il potere malefico di quei frammenti, Mùspell aveva finito con l'essere divorato da quella stessa energia negativa che egli stesso aveva prodotto e che con il passare dei secoli avevano finito con il corrodere il suo corpo sia all'interno che all'esterno, portandolo ad assumere quell'aspetto decadente e frammentato, con cui ora si presentava in quella sala, che poco aveva a che vedere con quello che un tempo era il signore dei giganti del Mùspellheimr.

Ma quello specchio...

Era tutto per quel gigante.

Per quanto odio provasse...

Per quanto dolore gli avesse causato...

Per quante lacrime avesse versato alla base di quel manufatto...

Non avrebbe mai avuto la forza di distruggerlo completamente.

Perché quello specchio gli ricordava chi era...

Perché quello specchio era stato ed era anche in quel momento la sua vita...

Ma più di ogni altra cosa...

Perché quello era l''unico oggetto che gli ricordava e che gli rimaneva di lei...

 

Granpapà scosse la testa.

Se Mùspell non avesse mai costruito quello specchio per incontrare Angroboda, tutto quello non sarebbe mai successo...

Se accecato dalla collera non avesse ucciso quella donna, Hel non sarebbe mai nata e il mondo degli uomini avrebbe avuto un demonio in meno con cui aver a che fare...

Ma soprattutto...

Se l'odio e la disperazione che il gigante provò in seguito al tradimento di Angroboda e il disgusto e il dolore che provò per se stesso dopo averla uccisa, non l'avesse portato a distruggere la superficie di quello specchio...

Quei maledetti frammenti non avrebbero creato tutti i problemi che invece hanno portato nel mondo degli umani!

Con quel semplice gesto aveva condannato il mondo degli uomini a vivere sotto il giogo di Hel, portando al contempo la magia nel loro mondo...

Già la magia...

Sebbene i frammenti di quello specchio, che un tempo collegava il mondo di Mùspell con quello umano, fossero l'essenza stessa del male, in alcuni casi erano riusciti a portare anche del bene...
Come nel loro caso...

Il troll si voltò verso la principessa e sorrise tristemente, per poi voltarsi nuovamente a guardare il suo creatore.

 

- Come puoi chiedermi di non preoccuparmi di quelle maledette schegge, dopo che hai creato me e gli altri troll per poter tenere a bada il loro potere... Come puoi chiedermi di non preoccuparmi di Anna sapendo gli effetti che hanno sugli umani... -

 

- Dovresti aver compreso anche da solo il perché. I poteri che possiedono questa ragazza e sua sorella derivano dalla scheggia che colpì il ventre della madre, di conseguenza potremmo dire che sono... in un certo senso immuni all'effetto di questi cristalli... Tuttavia, è anche vero che sono delle umane in balia delle loro emozioni... Ma non mi preoccuperei dei frammenti e degli effetti che hanno sugli umani nel loro caso, perché se mai accadrà sarà il loro stesso potere che le divorerà e che le porterà alla pazzia. Il suo potere, il loro potere... Non mi sarei mai aspettato che avrebbero avuto quelle capacità, è stata davvero una sorpresa... -

 

- Intendi il fatto che possiedono le stesse capacità che un tempo avevate tu ed Hel? -

 

Calò il silenzio per qualche minuto, prima che Mùspell si decidesse a parlare nuovamente.

 

- Ti sbagli. Non abbiamo le stesse capacità. La natura umana... è qualcosa di davvero bizzarra e particolare, facendo leva sulle loro emozioni gli esseri umani riescono a raggiungere capacità a cui ne io ne Hel avremmo mai potuto ambire, vedi noi... -

 

Un forte vento interruppe Mùspell, attirando l'attenzione del gigante e del troll verso l'origine del fenomeno.

 

- ANNA! -

 

Granpapà guardò terrorizzato la figura della principessa, mentre intorno a lei il sangue lavico del gigante si contorceva e si avvitava su se stesso animato da quella forte energia che sembrava provenire proprio dal corpo della giovane.

Il troll si avvicinò velocemente alla principessa, ma il vento che l'avvolgeva mischiato al sangue di Mùspell stavano creando una barriera invalicabile per le forze del re, che a contatto con la spessa massa d'aria non riusciva più a procedere verso la rossa.

Granpapà digrignò i denti verso quella semisfera infuocata.

Si sentiva inutile.

Ogni secondo che passava e in cui cercava di superare quella massa venendo rispedito indietro si sentiva sempre più inutile.

Ma doveva riuscirci.

Lui...

Lui aveva rovinato la vita a quella bambina...

E nel momento in cui era venuta a chiedergli aiuto, l'unica cosa che era riuscito a fare era stata quella di farla infuriare e di portatala dal gigante.

Guardò la semisfera con determinazione, doveva tirarla fuori da lì, doveva riuscire a fare almeno quello!

Il troll si preparò ad un ultimo affondo verso la massa turbinosa e incandescente che quasi non gli permetteva più di vedere la giovane, avvolta da quella spirale come in un bozzolo.

Avrebbe tentato un'ultima volta caricando con tutte le sue forze, senza risparmiarsi.

Si mosse velocemente verso la massa allungando la tozza mano, incurante del sangue del suo creatore che si infrangeva sul suo corpo e sul suo tozzo braccio annerendolo.

Non gli importava.

Aveva un obiettivo e l'avrebbe portato a termine, anche a costo di sciogliersi in quella caverna!

Ma quando finalmente riuscì a infrangere parte di quella barriera...

Durò un solo attimo, ma lo vide...

Fiamme...

Delle fiamme stavano avvolgendo il corpo della ragazza, mutandolo e trasformandolo, aumentando sempre di più la loro ampiezza insieme alla massa corporea di quello che ormai non si poteva più definire il corpo di un essere umano.

Una fiammata prodotta dal vento unito al sangue lavico del gigante riportò Granpapà alla realtà, sbalzandolo ancora una volta indietro... sbalzandolo ancora una volta lontano da quella bambina che voleva salvare...

Lei...

Anna...

Il Nefilim stava...

 

- Non devi temere per quella ragazza. -

 

Granpapà si rialzò spaventato, voltandosi verso Mùspell che stava guardando la piccola sfera fiammeggiante al cui interno stava per avvenire la metamorfosi della principessa nel Nefilim.

 

- Ormai era questione di pochi minuti prima che il Nefilim si destasse, ma questa volta sarà diverso. Quella ragazza ha un unica possibilità per domarlo... se non ci riuscirà... -

 

- Che cosa le accadrà se non ci riuscirà? -

 

Mùspell spostò il suo occhio dalla semisfera al troll, indeciso se rispondere o meno a quella domanda.

Ma non poteva non avvisarlo.

Se quella ragazza non fosse riuscita a dominare quella creatura, lui avrebbe dovuto...

Tornò a guardare il bozzolo incandescente e si decise a rispondere.

 

- Se non ci riuscirà, il Nefilim la divorerà e lei si perderà per sempre nelle tenebre del suo stesso cuore. Però... - Mùspell sorrise e il suo occhio si illuminò di una vivida luce rossastra – Sono sicuro che con il suo potere, insieme a quello della sorella, riuscirà a trovare la chiave che le permetterà di unire il suo cuore a quello di quella creatura... -

 

- Il potere della sorella? Cosa intendi dire? Elsa è morta! Lei non... -

 

- Ti sbagli. Elsa è viva. -

 

Granpapà guardò sconvolto il gigante.

No...

Non era possibile.

Anna...

Lei...

 

- Ma Anna... Lei ha detto... -

 

- Sò cosa ti ha detto quella ragazza. Ma ti posso assicurare che la regina di Arendelle è viva. Posso sentire il suo potere... intenso... furioso... colmo di tristezza... esattamente come quella volta... -

 

- Elsa... Elsa è viva! Anna! Elsa è viva! -

 

Granpapà si voltò verso la massa di fuoco, confuso ma felice.

Mùspell era sempre stato in grado di avvertire il potere di Elsa, esattamente come quello di Anna.

Sebbene non potesse vederle era sempre stato in grado di percepire i loro stati d'animo proprio grazie al loro potere; in particolare quello di Elsa che essendo opposto al suo, gli permetteva di percepirla con maggiore facilità.

E se Anna si fosse ripresa un attimo...

Un solo attimo...

Un istante per ascoltarlo, magari l'idea che la sorella era viva l'avrebbe...

Si mosse verso la giovane per poi bloccarsi e irrigidirsi subito dopo, ripensando alle parole del gigante.

 

Esattamente come quella volta... Non sarà che Elsa...”

 

- Mùspell. Con quella frase cosa... -

 

- La regina di Arendelle sta scatenando una nuova bufera, più potente e incontrollata rispetto a quella dell'ultima volta. Di questo passo se non sarà il Nefilim a sterminare la popolazione di questo regno... ci penserà la sua regina. - rispose il gigante, pronunciando severamente le sue parole.

 

- Che cosa?? Dannazione! Non bastava Anna, ora anche Elsa! -

 

Mùspell sorrise tristemente a quelle parole.

Ma dopotutto, lui più di chiunque altro poteva almeno in parte capire i sentimenti che in quel momento stavano divorando la regina.

 

- Non te la prendere con quella bambina.... Mi sembrava di avertelo già detto, la natura umana è un qualcosa che mi ha sempre affascinato, ma è una di quelle cose che ne io ne Hel saremo mai in grado di comprendere appieno. Nemmeno io con Angroboda sono riuscito a capirlo... -

 

- Cosa possiamo fare per fermare Elsa... -

 

- Noi nulla. L'unica che ha qualche possibilità di farla rinsavire è Anna, ma prima deve riuscire a salvare se stessa e per farlo... il legame che si è venuto a creare tra lei e sua sorella sarà indispensabile. Ti dirò, il fatto che Elsa stia impazzando in questo non può che esserci utile in momento simile... -

 

- Avvolte non ti capisco quando parli... Se anche Elsa fosse davvero viva come dici e stesse scatenando una bufera... non vedo come possa aiutare Anna in questo momento! -

 

- Elsa ha creato involontariamente un legame tra i poteri di Anna e i suoi. Ma dopotutto immagino che una cosa simile fosse inevitabile... -

 

- Cosa intendi dire?-

 

- Nulla di certo. Ho solo una teoria sul perché Hel si sia mostrata tanto interessata a queste due bambine... Ma chissà magari quando tutto questo sarà finito avrò modo di chiederglielo di persona... -

 

Granpapà guardò confuso e dubbioso il suo creatore, portandosi una mano al mento e grattandoselo pensieroso.

 

- Mi sento più confuso di prima a dire il vero. In ogni caso, credo che sia meglio affrontare un problema alla volta. -

 

Il troll continuava a fissare Mùspell pensieroso.

C'era una cosa che gli premeva chiedergli e a cui non era ancora riuscito a darsi una risposta.

 

- Mùspell, toglimi una curiosità... Perché hai voluto colpire Anna con quel frammento? -

 

- Pensavo l'avessi capito da solo. -

 

- Temo che tu mi sopravvaluti. - sussurrò il troll mascherando la tristezza dietro un sorriso tirato. - L'hai sempre fatto dopotutto... -

 

Granpapà si sedette su una piccola sporgenza, osservando le cascate di lava formare delle strane quanto magnetiche danze seguendo il comando di quell'insolito vento generato dalla giovane.

Se tutto quello non fosse stato nient'altro che il preludio di un possibile annientamento dell'animo di quella povera ragazza, forse quella sala e quello che vi stava avvenendo al suo interno l'avrebbe trovato davvero magnifico...

Mùspell attirò nuovamente l'attenzione del troll su di sé, mentre con una leggera risata rompeva di poco, quel magico concerto di guizzi di lava, fiamme e scoppiettii.

 

- No, non credo. Comunque tu sai da cosa è nato il Nefilim, giusto?-

 

- … il tuo cuore... -

 

- Esatto. Ricordi anche che funzione aveva un tempio quello specchio? -

 

- Era un portale tra il tuo mondo e questo, ma non capisco cosa centri... -

 

Mùspell sorrise a quelle parole.

 

- Io non possiedo le capacità di Hel... L'unico modo che avevo per dare una possibilità a questa ragazza di controllare il Nefilim era quella di metterla in contatto diretto con l'oggetto da cui tutto ha avuto origine... -

 

- Da cui tutto ha avuto origine...? L'origine sei tu e... lo specchio!! -

 

- Precisamente. Il frammento dello specchio le ha donato dei poteri e il mio cuore attraverso Hel l'ha portata a divenire un Nefilim. Ora però non nego di essere curioso di vedere se riuscirà a sopravvivere all'oscurità del suo cuore... per quanto il potere di Elsa la possa aiutare, mi chiedo se quella ragazzina sia sufficientemente forte da confrontarsi con lei... -

 

- Cosa vuoi dire? -

 

Mùspell incurvò le sue labbra rocciose in un ghigno.

 

- Dimmi la verità, secondo te perché il Nefilim non è scomparso e non ha ucciso il suo ospite come le altre volte? -

 

- Non saprei... Forse perché Anna possiede delle particolari capacità che la legano a te e a quello specchio? - tentò il troll confuso da quella domanda.

 

- Quella è una ragione, ma non sarebbe stata sufficiente. La verità è che sebbene i Nefilim vengano trattati alla stregua di belve o mostri possiedono anche loro un cuore... I sentimenti e il cuore di questa ragazza... non puoi nemmeno immaginare quanto siano simili a quelli del Nefilim che Hel ha evocato...-

 

 

 

 

 

 

Buio.

Freddo.

Vuoto.

Dove diavolo era finita?

Si trovava in una stanza calda prima...

O meglio una sala che le dava l'impressione di essere davvero molto calda...

Non riusciva a ricordare...

Non riusciva a ricordare più nulla...

Era come su una nebbia spessa si fosse insinuata nella sua mente, nascondendo dietro la sua coltre ogni cosa...

Persone, oggetti e luoghi...

Quel posto però...

Era sicura di esserci già stata una volta...

La giovane si portò una mano alla testa scuotendola debolmente.

Che posto era quello?

Perché...

Perché sentiva di dover scappare...

Alzò debolmente il capo confusa.

Le smembrava di aver sentito dei suoni, sebbene lei stessa stentasse a crederci .

Quel luogo...

Davvero in quel luogo potevano esserci dei suoni?

Se c'erano suoni...

Se c'erano davvero magari c'era anche qualcuno o qualcosa che li stava producendo!

La giovane si guardò intorno freneticamente, accennando a qualche passo incerto, ma l'unica cosa che continuava a vedere era solo un'infinita massa di buia oscurità che la circondava.

Corrugò la fronte, cercando di prestare maggiore attenzione a quei suoni che stava sentendo.

Erano...

Erano delle voci...

 

Anna...

 

La ragazza spalancò gli occhi.

Anna...

Sì, lei si chiamava Anna.

Lei...

Velocemente i ricordi che quella strana nebbia le aveva nascosto tornarono vividi nella sua mente.

La sua famiglia.

Il suo regno.

Il suo primo amore.

L'uomo di cui aveva scorto essere innamorata.

Sua sorella.

Sgranò ulteriormente gli occhi, portandosi una mano alla bocca per trattenere un conato.

Sua sorella...

Guardò le sue mani tremanti, avvolte da una flebile luce.

Lei...

Lei aveva...

 

Anna...

 

Anna guardò il vuoto davanti a lei.

Quella voce...

Lei...

Lei l'aveva già sentita...

Era una voce calda e dolce...

Una voce che da tanto tempo non ascoltava più...

 

Anna...

 

Si voltò verso il luogo da cui sembrava provenire quella voce che la stava chiamando e rimase a bocca aperta.

Non appena si era voltata, davanti hai suoi occhi era apparso un imponete portone, finemente intagliato e decorato avvolto da una calda luce che rischiarava di poco quel luogo così ostile.

 

Anna...

 

Quella voce...

Proveniva da quella porta...

Oltre quella porta...

 

Si avvicinò lentamente verso l'oggetto.

Era lì ad un passo da lei.

 

Anna...

 

Il suo cuore cominciò a battere all'impazzata.

Quella voce...

Sì, non aveva più alcun dubbio!

Era... era davvero lei...

Una lacrima.

Due.

Tre.

Il volto della giovane era ormai rigato dalle lacrime, ma non le importava.

Aveva passato la sua infanzia a nascondere le sue lacrime.

Nascondendosi nella sua camera o in qualche stanza del castello.

Lontano...

Lontano da loro...

Fingendosi forte, sempre felice e solare.

Mentre in realtà era piccola e fragile, in cerca di quell'affetto che le era stato strappato via da un giorno ad un altro.

Aveva passato la vita a rincorrerla, a rincorrerle...

Entrambe che senza una spiegazione le chiudevano la porta in faccia, impedendole di stare con loro, di far parte di quella famiglia...

Ma ora...

Lei...

Lei era lì.

Oltre quella porta.

Finalmente avrebbe potuto chiederle scusa...

Finalmente loro...

Allungò una mano tremante verso la maniglia.

Se avesse aperto quella porta, se davvero una volta che avesse posato la mano su quella maniglia la porta si fosse aperta, davvero lei avrebbe potuto...

 

Un feroce ringhio riecheggiò nell'aria.

Anna ritirò la mano posandola all'altezza del suo petto, guardandosi intorno preoccupata.

Nulla.

Non c'era nulla.

Solo lei e quella porta...

Si guardò un'ultima volta intorno, confusa, per poi concentrarsi nuovamente su quell'oggetto; ma nel momento in cui avvicinò nuovamente la mano alla maniglia, una zampa possente piombò dall'alto frapponendosi tra lei e quella porta.

 

La principessa urlò terrorizzata cadendo a terra per lo spavento, mentre a carponi si allontanava da quella zampa gigantesca.

Anna guardava sconvolta quell'arto strano che non riusciva a delineare bene, a causa della luce che irradiava la porta stessa.

Un secondo ringhio scuoté l'aria.

La rossa ancora scossa seguì il punto da cui le sembrava provenisse quel suono e ciò che vide le fece gelare il sangue nelle vene.

Fiamme.

Fu la prima cosa che vide.

Un'enorme distesa di fiamme che si stava avvicinando a lei, in netto contrasto con l'oscurità che la stava circondando.

Si bloccò, pietrificata dal terrore.

Era un muso.

Quella cosa che si stava avvicinando a lei, era un muso dal pelo fiammeggiante.

La rossa guardò a bocca aperta quella creatura, fissando quelle due piccole sfere scarlatte, fameliche e scintillanti, che spiccavano per il loro colore più scuro in quella enorme distesa dorata.

Quegli occhi rossi...

Anna guardò tremante la bestia, mentre questa si avvicinava sempre di più.

A poca distanza da lei la creatura aprì la sua bocca passandosi la lingua di fuoco sul pelo, leccandosi i baffi e mostrando alla sua preda delle zanne bianche, lunghe e affilate.

Sarebbe stata divorata.

Sarebbe morta in quel modo, divorata da un mostro in quel luogo buio...

Calde lacrime cominciarono a scendere dagli occhi della principessa, che non smise di fissare il suo boia nemmeno per un istante.

L'avrebbe guardato.

L'avrebbe osservato fino a quando la paura non l'avrebbe divorata totalmente...

 

La creatura si bloccò fissandola divertita.

Anna vide gli occhi di quella creatura illuminarsi per pochi secondi, per poi con un piccolo verso alzare il testone e lanciarsi famelico verso di lei.

 

“È la fine!”

 

La principessa chiuse gli occhi quando non riuscì più a vedere quelli di quel mostro, che ormai la stava per divorare.

Non aveva il coraggio di guardare quella creatura che la inghiottiva in un boccone...

Però sperava...

Sperava solo che la uccidesse velocemente così da non dover più soffrire, così da...

 

Un vento gelido la fece rabbrividire.

Chiuse con più forza gli occhi e di nuovo avvertì quel vento freddo avvolgerla.

Di nuovo quel vento...

Perché quel vento continuava a tormentarla?

Rimase immobile, con le mani alzate come a coprirsi dall'inevitabile attacco di quella creatura.

Ma non avvertì nulla.

Ne la lingua di quella creatura bruciarla...

Ne la saliva di quella bestia infradiciarle i vestiti...

Ne le zanne di quel mostro spaccarle le ossa e macchiarsi del suo sangue.

Nulla.

 

“Magari... Magari mi ha ingoiato direttamente e sono morta... in qualche modo nella sua gola...”

 

Anna aprì un occhio tremante, per poi spalancarli entrambi sbattendoli più volte sconvolta.

 

Era...

Era nel castello.

Era... era a casa.






Angolo dell'Autrice:
*tira fuori la testa dalla sua tana guardinga*
S-salve ^^"
è da un pezzo che non ci si legge vero? ^^"
Vi avevo lasciato con quella cosa non definita e...
torno con questa *^*
...
Magari sono troppo entusiasta ùù"
Ci sarà sicuramente qualcosa che non andrà però...
Converrete con me che è un prodotto nemmeno paragonabile alla "Cosa"... vero? *-*
Che cosa vi posso dire e.e
uhm...
Beh...
La trama sta nuovamente prendo una forma diversa da quella iniziale XD
Considerando che ero partita con un'idea e si sta concludendo in un altro modo... e.e"
Amen ù.ù
Comunque vi ricordate la scena di cui vi parlavo?
Ci sarà nel prossimo aggiornamento *-*
Volevo metterlo qui ma...
Diventava troppo dopo <.<
Inoltre credo che meriti un capitolo a sè ù.ù (uh uh uh)
Chiedo ancora scusa per l'obrobrio pubblicato e spero che il capitolo sia stato o sarà (non so se siete soliti leggere prima le note dell'autore e poi il testo capitolo) di vostro gradimento °-°
Con questo aggiornamento "rientro" in attività, per la vostra felicità °w°
Anche se le prime due settimane di aprile sono dei giorni di fuoco, ma dovrei riuscire a pubblicare...
In caso troverete qualcosa nella successiva e.e"

Ringrazio tutti quelli che recensiscono e che hanno aggiunto la storia tra le seguite, i preferiti e le ricordate.

Alla prossima :D

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Capitolo 13
*** Capitolo XIII ***


Capitolo XIII



 

Era a casa..

Anna si guardò intorno sempre più confusa da quell'assurda situazione.

Prima si trovava in luogo in cui riusciva a malapena a vedere se stessa, insieme ad un mostro che stava per divorarla e che le aveva impedito di aprire una porta iridescente che era letteralmente apparsa dal nulla, e ora...

Ora si trovava nel suo castello, nella sua casa.

Perché ne era certa, il luogo in cui si trovava era sicuramente il corridoio che portava alla sala del trono e quella cittadina che vedeva oltre le grandi vetrate era sicuramente Arendelle.

Lentamente cominciò a camminare lungo quel corridoio deserto, sempre più convinta che il palazzo in cui si trovava era davvero quello di Arendelle.

Aveva passato praticamente tutta la sua infanzia a correre per i corridoi di quel castello, trovando dei nascondigli perfetti per sfuggire a Gerda e Grace quando ne combinava una delle sue o quando si apprestava a mettere in atto qualche nuovo piano che aveva escogitato per riuscire a vedere Elsa, in quelle rare volte in cui usciva dalla sua camera.

La rossa si pietrificò sul posto.

Sua sorella...

Elsa...

 

- Elsa! -

 

Anna cominciò a correre verso la stanza della sorella, mentre nuove lacrime minacciavano di voler uscire dai suoi occhi.

Si trovava nel castello, non in una grotta o in un luogo buio...

Si trovava nel castello, nella sua casa e se tutto quello era reale allora...

 

- ELSA!! -

 

La principessa urlò quel nome disperata, sperando di scorgere la sorella che le veniva incontro, mentre correva verso la grande scalinata per raggiungere le stanze della regina.

Salì velocemente le scale e nell'impeto di raggiungere più velocemente il piano saltò gli ultimi scalini, scivolando tuttavia sul gradino e finendo irrimediabilmente con il cadere malamente.

Ruzzolò giù per la scala fino a quando non riuscì a fermarsi, per poi sollevarsi dolorante mentre appoggiava le mani su un gradino, borbottando frasi sconnesse che gridavano vendetta verso quell'oggetto inanimato che aveva osato farla scivolare in un momento come quello.

Appena la rossa appoggiò nuovamente il suo piede sullo scalino per riprendere la salita, vide con la coda dell'occhio qualcosa di decisamente strano.

Due piccole scarpette calzate da due piccoli piedini, che sembravano attenderla in cima alle scale.

Alzò lo sguardo confusa, non ricordando che ci fossero dei bambini a palazzo...

Man mano che alzava lo sguardo riconoscendo la figura che aveva di fronte, le sue palpebre si dilatavano di pari passo con le sue labbra si schiudevano scioccate.

Quella bambina...

 

- Ciao! - disse sorridente la bambina.

 

Scese il silenzio.

La bambina inclinò lievemente il capo alzando un sopracciglio guardando confusa la rossa, che in tutta risposta la stava fissando con la bocca aperta e gli occhi spalancati tra lo stupore e il terrore.

 

- Ehi... Tutto bene? -

 

La bambina scese alcuni gradini allungando una mano verso la ragazza con l'intento di aiutarla, ma il suo movimento ebbe l'effetto opposto.

Il gesto dalla piccola aveva fatto scattare all'indietro Anna, che trovandosi ancora sulle scale aveva finito con lo scivolare all'indietro.

La bambina con ancora il braccio allungato nel tentativo di afferrare la principessa, chiuse istintivamente gli occhi nel momento in cui sentì la ragazza cozzare contro le armature posizionate alla base della scalinata.

 

- Ahi... -

 

Anna si portò una mano alla testa, stupendosi di non essersi ancora rotta nulla, per poi appoggiare l'altra mano sulla parete vicino a lei, alzandosi a fatica e provocando un clangore assordante a causa delle armature che le erano cadute addosso.

Sospirò amareggiata, pensando che dopotutto quella di indietreggiare non era stata proprio una grande idea...

 

- Ti sei fatta male? -

 

La rossa si voltò alla sua sinistra abbassando lo sguardo, trovandosi a specchiarsi negli occhi azzurri di quella piccoletta che la guardavano apprensivi, e per poco non le urlò in faccia.

Istintivamente si schiacciò al muro appoggiando entrambi le mani sulla superficie della parete, guardando spaventata la bambina, come se davanti a lei fosse appena apparso un fantasma.

 

- C-chi sei?? -

 

La bambina sbatte le palpebre confusa da quella domanda, per poi ridere e guardare Anna divertita.

 

- Ma che domande fai? Io sono Anna, la principessa di Arendelle. -

 

Anna continuava a guardare la bambina come se si trovasse di fronte ad un mostro.

Non aveva senso.

Lei era la principessa di Arendelle!

Lei era Anna di Arendelle!

E non aveva di certo l'aspetto di una bambina di cinque anni!

 

- Potresti smetterla di fissarmi in quel modo... È davvero scortese lo sai? -

 

Anna si portò le mani alla testa.

Farsi rimproverare da una bambina di cinque anni per una scortesia...

No, peggio!

Si era fatta rimproverare da una bambina di cinque anni che riteneva di essere lei!

Il giorno in cui avesse visto un unicorno cavalcare sulle acque del fiordo avrebbe potuto dire di averle viste davvero tutte...

 

La rossa si schiarì la voce, per poi passarsi le mani sulla gonna disfatta.

Si guardò per un attimo confusa.

Strano...

Era certa di indossare altri indumenti prima di trovarsi nel castello, strinse per pochi attimi il tessuto del vestito per valutarlo velocemente.

 

“Davvero strano...”

 

Aveva come la sensazione che ciò che stava indossando fosse irreale, eppure al tatto la stoffa che stava stringendo era reale...

 

“Anche il dolore che sento alle natiche è reale, ma la presenza di questa piccolina...”

 

Anna si concentrò nuovamente sulla bambina.

 

- Quindi... Tu saresti Anna... -

 

- Esatto! - rispose la bambina con un sorriso.

 

Anna annuì arricciando le labbra.

 

- … e saresti la principessa di Arendelle. -

 

- Precisamente. -

 

Anna si soffermò a guardare la bambina che aveva cominciato a dondolarsi sui suoi piedini in seguito a quella affermazione.

Era uguale.

Era identica a lei quando le veniva posta la medesima domanda.

Stesso tono.

Stesso portamento poco regale.

Stesso dondolamento quando si rientrava nell'ovvio o in qualcosa che non le interessava veramente...

Ma...

Se quella bambina era Anna...

Lei chi era?

 

- Però... vedi piccola, qui deve esserci un errore... vedi anche io mi chiamo Anna e anche io sono la principessa di un regno chiamato Arendelle... -

 

- Mi sembra ovvio. -

 

- Com... -

 

- Oh, andiamo... - la bambina incrociò le braccia imbronciata. - … mi sembrava di avertelo detto prima. Io sono te! -

 

- No che non l'hai detto! -

 

- Oh, davvero? Me ne sarò dimentica. - rispose sorridete la bambina, facendo una piccola piroetta su se stessa divertita.

 

Anna scivolò lungo il muro per poi appoggiare i gomiti sulle ginocchia, mettendosi le mani tra i capelli.

Non era possibile.

In quale dannata realtà possono coesistere le stesse persone?

 

“ È... è una cosa impossibile!”

 

- Dopo tutto quello che hai visto credi che ci sia ancora qualcosa di impossibile? - chiese la bambina sedendosi accanto a lei.

 

Anna si voltò verso la piccola se stessa sgranando gli occhi stupita, per poi guardarsi intorno ancora più stupita.

L'armatura...

Le armature...

Quelle contro cui si era scontrata cadendo.

Erano...

Erano di nuovo al loro posto.

 

- È inutile che le guardi in quella maniera. Sarebbero comunque tornate al loro posto... - disse la bambina dandosi una lieve scrollata di spalle.

 

Cadde il silenzio per alcuni minuti prima che una delle due si decidesse a parlare.

 

- Questa non è Arendelle, vero? Non mi trovo nel mio castello... -

 

La piccola Anna si voltò per guardarla, inclinando un po la testa.

 

- Pensi davvero questo? -

 

- Sto parlando con la me stessa di cinque anni... già questo mi fa pensare che sto sognando o che sto impazzendo. - sorrise la più grande.

 

- Uhm... - la bambina si portò un ditino al mento pensierosa – In realtà siamo davvero ad Arendelle e questo è davvero il tuo castello, però... al tempo stesso non lo è. -

 

La bambina si alzò e si voltò verso la se stessa adulta.

 

- Questo... potremmo definirlo come un sogno se vuoi, ma puoi scegliere. -

 

- Scegliere? Scegliere tra cosa? -

 

- Restare qui con me. - rispose sorridente la bambina allargando le braccia - Oppure sparire per sempre divorata dal Nefilim. -

 

Anna guardò tremante la bambina.

 

- Il Nefilim... il Nefilim si trova qui? -

 

La piccola Anna abbassò le braccia, guardando seriamente la se stessa più grande, una serietà che stonava se messa a confronto con il viso paffuto della bambina.

 

- Il Nefilim che devi temere si trova in questo palazzo, ma al tempo stesso non si trova qui. -

 

Anna corrugò le sopracciglia cercando di capire quello che la bambina le aveva detto, non riuscendo a comprendere come quella creatura potesse trovarsi nel palazzo e la tempo stesso non trovarsi lì.

La bambina sorrise mentre osservava la ragazza davanti a lei confusa dalle sue parole, e si apprestò a spiegarle almeno una parte del dilemma.

 

- Il potere di Elsa sta impedendo a quella creatura di entrare, ma adesso dipenderà tutto da quello che farai e deciderai. Sarà in base alle tue decisioni se... -

 

- Elsa? Elsa! -

 

Anna scattò in piedi voltandosi verso le scale e cominciando a correre nuovamente verso la stanza della regina, interrompendo la spiegazione della bambina che per lo spavento aveva arretrato di qualche passo.

 

“Se anche questo è un sogno, quella piccoletta ha appena detto che Elsa sta impedendo al Nefilim di entrare... Questo vuol dire che Elsa in questo luogo è... Elsa è...”

 

Nel preciso istante in cui Anna salì l'ultimo scalino appoggiando il suo piede sul piano, una violenta fiammata scaturì da sotto la suola della sua scarpa avvolgendola totalmente.

 

- ELSA! -

 

Anna urlò il nome della sorella avanzando lentamente, mentre tra una fiammata ed un'altra cominciò ad intravedere la porta che conduceva alle stanze della regina.

Tutto intorno a lei stava venendo divorato da quelle fiamme, che ad ogni suo passo si facevano sempre più alte e roventi, ma a lei non importava. Sembrava come se non avvertisse il calore di quel fuoco e sebbene il suo vestito avesse cominciato a bruciare, la ragazza continuava ad avanzare con uno sguardo determinato verso la camera della sorella.

 

“Forza Anna, ci sei quasi! Ancora qualche passo, devi fare ancora qualche passo e poi potrai rivedere Elsa!”

 

Ma non appena riuscì a raggiungere la porta, cominciò a guardarla confusa.

Quella porta, quella non era la porta che portava alla camera di Elsa.

Se doveva essere sincera non si ricordava nemmeno che ci fosse una porta simile all'interno del palazzo e lei le aveva viste tutte le porte, le conosceva a memoria!

Quella era l'ala giusta del palazzo e lì doveva esserci la porta della camera di Elsa.

Eppure...

 

Anna”

 

Anna sgranò gli occhi.

Quella voce, quella porta...

Erano le stesse che aveva sentito e visto nel luogo in cui si trovava prima.

Lentamente allungò una mano verso la maniglia, non riusciva a spiegarsi la sensazione che stava provando in quel momento, era come se qualcosa la spingesse ad aprirla e la tempo stesso un'altra forza le stesse impedendo di farlo.

Una tempesta di neve e fiamme si scatenò nell'istante in cui le sue dita furono a pochi centimetri dalla superficie lucente della maniglia, costringendola ad arretrare nuovamente da quella strana porta.

 

- Allontanati da quella porta Anna. -

 

La principessa rabbrividì all'istante nell'udire quella voce, voltandosi lentamente verso il punto in cui l'aveva udita.

Nel momento in cui si era voltata totalmente, la bufera di neve e fiamme che fino ad un attimo prima l'avevano avvolta era sparita rivelandole, invece del corridoio annerito dal fuoco, la sua sala preferita.

Anna si stropicciò gli occhi incredula e confusa ritrovandosi nella stanza dei dipinti, ma la sua attenzione fu ben presto occupata da due figure.

Nella stanza parzialmente illuminata dalla fiamme scoppiettanti del camino, si trovavano la piccola Anna e distesa sulle sue spalle una piccola creatura dal pelo fiammeggiante che la stava fissando con i suoi occhi rossi, mentre con la lunga coda avvolgeva il braccio della bambina.

 

- Allontanati da quella porta prima di compiere una scelta della quale potresti pentirti, e pensa attentamente a ciò che ti ho detto prima. -

 

Anna guardò spaventata la bambina e quella strana creatura sulle sue spalle, che non aveva smesso un solo istante di osservarla, come se fosse pronto ad attaccarla ad un suo passo falso.

Se quella creatura la spaventava ricordandole quell'enorme lupo fiammeggiante che aveva cercato di divorarla in quel luogo buio, la bambina che riteneva di essere lei le procurava un brivido di terrore ogni qual volta i loro sguardi si incrociavano.

Non era più la bambina di poco prima...

Il vestitino dei suoi ricordi infantili era stato sostituito da un abito simile, ma nero come la pece il cui unico tocco di colore era donato da del bianco alle estremità del pizzo del vestito.

I capelli rossi che le arrivano alle spalle erano sciolti, creando uno strano gioco di fiamme con il pelo dorato del cucciolo disteso; ma quello che spaventava la principessa erano i suoi occhi...

Due pozze nere, in netto contrasto con la pelle diafana, che occupavano l'intero occhio e che sembravano quasi voler inghiottire quei due dischi dorati delle iridi, macchiati da delle lievi venature rossastre che si perdevano all'interno della pupilla scura.

 

Ad un tratto il cucciolo di lupo sulle spalle della piccola si sollevò sulle sue zampe, cominciando a ringhiare verso la ragazza nel momento in cui questa aveva cominciato ad arretrare spaventata.

Il pelo della creatura che poco prima disegnava attraverso le fiamme che lo componevano dei piccoli guizzi che passavano dal dorato a dei toni più chiari quasi bianchi, aveva preso a gonfiarsi flebilmente sostituendo il tenue color bianco con un rosso accesso, come a voler ammonire la giovane di non provare a fare un ulteriore passo in quella direzione.

 

- Te l'ho detto poco fa Anna, allontanati da quella porta prima che sia troppo tardi. Il potere di nostra sorella non ti proteggerà ancora per molto da lui. -

 

- Lui? Lui chi? Intendi quel mostro che hai sulle spalle per caso?! È lui il Nefilim giusto?! -

 

- Mostro? -

 

La piccola Anna deformò il proprio volto in un broncio, corrugando le sopracciglia contrariata da quella affermazione, mentre con una mano accarezzava il muso del cucciolo di lupo che a quel contatto sembrò quasi rasserenarsi, portando le fiamme del suo pelo a riassumere un tono più chiaro e meno acceso.

 

- Credo che tu stia fraintendendo Anna. Brann è un Nefilim non lo nego, ma non è da lui che nostra sorella ci sta proteggendo... - rispose la piccola, mentre sul suo viso si formava un ghigno divertito - … o se vogliamo essere più precisi non è solo da lui che sta tentando di proteggerti. -

 

 

 

 

 

 

Due occhi gialli osservavano rabbiosi il porto del regno di Arendelle.

Dopo giorni di viaggio era finalmente giunto a destinazione...

 

- Mio Signore, la tempesta di neve si è placata, ma vi devo porgere le mie scuse... ci vorrà ancora un po' prima di poter raggiungere il porto del regno, inoltre non posso assicurarvi che non ci sarà una seconda nevicata che ci rallenti ulteriormente... -

 

La figura incappucciata non si voltò nemmeno verso l'uomo che aveva appena parlato, sollevò solo infastidita la mano guantata facendo comprendere a quell'insetto che aveva compreso le sue parole.

Appena sentì i passi dell'uomo che si allontanava, un ringhio emerse dalla gola dell'incappucciato, ricreando in quel semplice suono tutta la sua frustrazione.

Le sentiva...

Riusciva a sentire le loro emozioni come se fossero le sue, senza però venirne travolto.

Erano sole ed erano spaventate.

Un ghigno si dipinse sul volte dell'uomo, mentre i suoi occhi venivano attraversati da uno scintillio eccitato.

Sì...

Non mancava poi molto...

Ancora un po' e avrebbe potuto dare il via alla caccia che avrebbe segnato per sempre il loro destino.

L'uomo strinse con forza il cornicione dell'imbarcazione, mentre il suono di stoffa stracciata e dello scricchiolio del legno catturò per pochi secondi la sua attenzione.

L'incappucciato sollevò una mano per poterla osservare e ciò che vide lo portò a sorridere, un sorriso che si trasformò ben presto in una macabra risata che accompagnò per parecchio il dondolio del grande peschereccio diretto verso Arendelle.

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Capitolo 14
*** Capitolo XIV ***


Capitolo XIV





 

Il grande piazzale del regno di Arendelle non era mai stato così vuoto e silenzioso, era come se la neve, che aveva continuato a scendere per tutta la giornata, oltre che ricoprire con il suo candido manto l'intero regno avesse in qualche modo anche bloccato il tempo in quella cittadina.

Quell'innaturale staticità durò a lungo nella piazza fin quando uno scricchiolio ritmato, causato dal calpestio della neve spezzò il silenzio del luogo, per poi fermarsi, e in questo modo cessare anche quell'unico suono; un uomo si era fermato nel centro del piazzale per voltandosi a guardare l'imponente palazzo reale, ormai totalmente ricoperto dalla neve.

La nuova gelata che aveva investito Arendelle aveva definitivamente piegato in ginocchio il loro regno, e tutto questo era stato causato dalla loro stessa regina.

La figura si portò una mano al mento pensierosa, facendo scivolare più volte le sue dita sulla lunga barba nera, ripetendo il gesto più volte, prima di voltarsi nuovamente e riprendere a camminare per dirigersi verso il suo obiettivo, situato lì vicino: la Locanda del Rosso.

 

L'uomo guardò per qualche minuto l'insegna della locanda, per poi appoggiare la mano sulla porta malamente intagliata e venire investito dal forte calore del locale, unito al chiacchiericcio degli uomini al suo interno.

Richiuse la porta dietro di sé, per poi abbassare lo sguardo pulendosi alle bene e meglio dalla neve che aveva addosso, preoccupandosi per prima cosa di sbatté i pesanti stivali di pelle sullo stipite della porta e alla infine, con le mani, si tolse anche i rimasugli che aveva sulle spalle.

Era da quella mattina che pensava alla situazione in cui si trovava il regno, e il quadro che si stava formando in tutta quella storia non gli piaceva per niente.

La regina si era rinchiusa nelle sue stanze non permettendo a nessuno di avvicinarsi e, dando credito alle chiacchiere della servitù, sembrava che fosse completamente impazzita dal dolore alla notizia della morte della sorella.

Lui non era quel genere di persona che dava ascolto ai pettegolezzi tuttavia, considerando la gelata che aveva investito il regno per tutta la giornata, non faticava poi molto nel credere che quelle poche notizie che erano trapelate dal palazzo fossero veritiere.

Finì di pulirsi il mantello con la mano, pensando che dopotutto non era in grado di odiare la sua regina; la situazione in cui si trovavano non era di certo delle più piacevoli, ma poteva capire i sentimenti che quella ragazza stava provando in quel momento, immaginandoli molto simile a quelli che provò lui quando sua moglie e la sua bambina furono sbranate da un branco di lupi.

L'uomo sospirò passandosi una mano tra i capelli, mentre i suoi occhi si incupirono al ricordo della sua famiglia.

Perdere la propria famiglia...

È qualcosa che non si è in grado di superare velocemente, ci vuole del tempo...

Inoltre aveva come la sensazione che quella in cui si trovavano fosse una pessima situazione, peggiore persino all'inverno che li aveva colpiti qualche mese addietro...

Scuoté la testa sconsolato, mentre con lo sguardo cominciò a vagare all'interno del locale alla ricerca di un posto in cui sedersi, non riuscendo però a scorgerne nemmeno uno libero; sorrise tristemente pensando che doveva aspettarsi una simile eventualità, sebbene nel piazzale non avesse incontrato nessuno che si avviava verso la locanda era inconcepibile che questa fosse vuota.

Dopotutto questa era la prassi nella vita notturna del regno. Quasi tutti gli uomini una volta finito con il lavoro, si ritrovavano dal “Rosso” per gareggiare su chi fosse il miglior bevitore o su chi avesse la migliore mira, competizione che in genere si svolgeva in seguito alla bevuta di diverse bottiglie e boccali, rendendo la mira del concorrente non proprio precisa...

Sorrise divertito ripensando alle serate passate in quella locanda in cui, il più delle volte, o per qualche coltello volante che non andava a colpire il bersaglio che il locandiere aveva affisso alla parete o per qualche parola di troppo, portava la serata a concludersi con una bella scazzottata di gruppo.

 

L'uomo accennò ad un nuovo sorriso quando vide un posto vuoto al bancone, e soprattutto su chi fosse il suo vicino. Lentamente si incamminò verso il posto libero, facendosi strada tra i chiassosi energumeni che popolavano la locanda a quell'ora, e non appena fu abbastanza vicino alla tozza sedia a tre gambe si lasciò cadere sulla sua dura superficie legnosa, per poi appoggiare una mano sulla testa bionda del suo vicino e cominciare a scompigliargli i capelli.

 

- Ehi Kristoff! È da un pezzo che non ci si vede. - disse allegramente, smettendo di scompigliargli i capelli dopo che il giovane aveva scostato in malo modo la sua mano dalla testa.

 

- Il solito? - chiese il locandiere dietro al bancone, rivolto al nuovo arrivato.

 

- Sì, grazie David. Allora Kristoff... Non ci vediamo da un sacco di tempo, i ragazzi mi avevo riferito che eri diventato più loquace. - sorrise divertito il moro.

 

- Vattene Karl. - rispose irritato il ragazzo guardando malamente l'uomo.

 

- Uhm, temo non sia possibile lo sai? Come vedi il locale è pieno, e non vedo altri posti a sedere... Inoltre non vorrai far stare in piedi un povero vecchietto come me nonché tuo compagno tagliatore spero. - chiese con un sorriso strafottente sulle labbra rivolto al giovane, mentre con una mano afferrava il boccale di birra che gli stava passando il David.

 

Kristoff guardò malamente il tagliatore di ghiaccio, per poi decidere di ignorarlo e tornare a fissare la birra che aveva davanti a se.

Karl cominciò a lisciarsi la barba con le dita della mano libera, mentre osservava il ragazzo al suo fianco che se ne stava ricurvo su se stesso, con le braccia incrociate sopra il bancone e la testa sopra di queste, ad osservare quel boccale di birra che probabilmente aveva ordinato da diverso tempo considerando che la schiuma bianca era completamente sparita.

 

L'uomo rimase a fissare il ragazzo per diversi minuti, per poi bere delle lunghe sorsate dal suo boccale. Non appena si dissetò con quel liquido ambrato posò il bicchiere sul bancone, appoggiandosi più comodamente a questo e cominciando a guardare le bottiglie colorate che aveva di fronte, pulendosi al contempo con il dorso della mano le labbra e in parte la barba, su cui sentiva delle gocce del liquido che aveva bevuto insieme alla schiuma.

 

- Allora ragazzo, hai intenzione di bere quella birra o vuoi stare solo a guardarla? - sbottò all'improvviso Karl.

 

Kristoff sbatté un pugno sul tavolo irritato, guardando malamente il compagno tagliatore. Non aveva la minima voglia di parlare con qualcuno, non dopo tutto quello che era accaduto nelle ultime ore.

 

- Si può sapere cosa diavolo vuoi!? -

 

- Semplice, qualcuno con cui parlare mentre bevo la mia birra. - rispose l'uomo con un sorriso sul volto, mentre afferrava nuovamente il suo boccale finendone il contenuto e ordinandone un secondo.

 

- Trovati qualcun altro con cui chiacchierare e bere la tua birra. Oggi non sono proprio in vena... - rispose tristemente il ragazzo, afferrando la sua birra tra le mani e guardandone il contenuto.

 

Karl sospirò, passandosi una mano tra i capelli.

Sapeva il motivo per cui il ragazzo si trovava in quello stato, tutta la cittadina sapeva della sua relazione con la principessa e chiunque lo conoscesse sapeva anche della sua fissazione per la sua renna. Già la renna...

L'uomo fu percosso da un brivido al pensiero di quello che sarebbe potuto accadere al giovane, se lui e lo squadrone di ricerca non l'avessero trovato sulla strada del ritorno.

La tempesta di neve, che si era scatenata improvvisamente, stava rendendo loro ancora più ardua se non addirittura impossibile la continuazione delle ricerche di quel mostro e avevano quindi deciso di rientrare prima in paese, quando in mezzo alla bufera avevano scorto due sagome. Si erano avvicinati lentamente, preparando le loro armi, ma non appena si furono avvicinati scoprirono che le sagome che avevano scorto altro non era che Kristoff, incurvato su se stesso mentre reggeva la sua renna sulle spalle, e la palla di neve realizzata dalla regina, che lo seguiva saltellando, combattendo contro il vento della bufera, mentre tentavano di dirigersi verso la città.

Tutti quanti erano rimasti stupiti nel vedere quel ragazzo trascinare quel bestione sulla neve, ma nel momento in cui videro la renna ferita e la tempesta che non accennava a fermarsi, decisero di aiutare il ragazzo a portare l'animale fino ad una stalla, sebbene inizialmente avessero tentato di convincerlo ad abbandonare la bestia e cercarsi un riparo.

Karl sorrise tristemente, ripensando alla testardaggine che quel ragazzino aveva dimostrato unita alla rabbia, nel momento in cui gli avevano suggerito di abbandonare la bestia al suo destino.

 

- Mi dispiace per quello che è successo a Sven, ma vedrai che si rimetterà presto. Inoltre... mi dispiace anche per la principessa, so che eravate molto legati... -

 

Kristoff alzò il suo sguardo sull'uomo per qualche minuto, per poi tornare a guardare la sua birra, non aveva voglia di parlare.

 

- Sembra che la regina si sia calmata... Beh, meglio così. Anche se credo che con tutta la neve che è scesa le tracce di quella bestiaccia siano sparite. Certo che ci ha fatto passare davvero un pessimo momento lì sulla montagna, non credi anche tu? - cominciò Karl catturando l'attenzione del ragazzo e non solo.

 

“ Calmata? Ne dubito fortemente... Questa è solo una calma apparente, prima che scateni la vera tempesta...” si ritrovò a pensare il biondo, mentre sul suo viso si dipingeva una smorfia.

 

- Ascolta ragazzo, cosa ne dici se domani ti unisci insieme a me nello squadrone per catturare quel mostro che ha ucciso la principessa? - continuò imperterrito l'uomo.

 

- Non mi interessa. - soffiò in un sibilo il giovane.

 

- Com... -

 

- Preferisco prendermi cura di Sven. - continuò il ragazzo, interrompendo Karl.

 

- Oh, andiamo figliolo! - cominciò David lanciando lo straccio che aveva in mano sulla spalla e appoggiandosi al bancone - È una renna per l'amor del cielo! Anche se è stata travolta da una valanga su alla baita, è viva! Si è solo rotta una zampa mentre cercava di scappare, non c'è bisogno che rimani appiccicato a quella bestia per tutto il tempo. Se fossi in te, penserei piuttosto a dare una bella lezione a quella bestiaccia che ha ucciso la donna che amavo! - concluse il vecchietto occhialuto, dando una serie di pugni al vento.

 

- Sven è la mia famiglia! - urlò Kristoff sbattendo le mani sul tavolo e alzandosi di scatto, facendo cadere la sedia, mentre nel locale scese il silenzio – Voglio occuparmi di lui finché non starà meglio, sono stato chiaro? Non mi interessa minimamente quello che pensate! Inoltre sono convinto che sia più utile dare una mano per togliere il ghiaccio dal fiordo e permettere alle navi di raggiungere il porto, invece di perdere tempo correndo dietro una creatura che sembra svanita nel nulla! -

 

Una forte risata seguì le parole del ragazzo, che si girò verso l'interno del locale per vedere chi era l'uomo che si era messo a ridere.

 

- Ah! Quante sciocchezze che mi tocca sentire... “È la mia famiglia”, ma non farmi ridere ragazzo! È solo una bestiaccia puzzolente che ci serve per trainare il ghiaccio dalla montagna alla città nel caso i cavalli non siano in grado di arrivarci, serve solo a questo. Nel momento in cui diventa troppo vecchia o non è più in grado di svolgere questo lavoro deve essere abbattuta per farne un ottimo stufato! Pertanto... Tieniti per te le tue lagne e risparmiaci te ne prego. Anzi – continuò l'uomo mentre sul suo viso si formava un ghigno - se hai intenzione di venderla fammelo sapere, mia moglie sa cucinare un ottimo Kongesuppe, se mi fai un buon prezzo ti potrei anche invitare a mangiare la zuppa con la tua adorata famiglia dentro! – rispose sghignazzando l'uomo seduto ad un tavolo lì vicino, portandosi poco dopo il suo boccale alle labbra barbute per bere.

 

Kristoff lo guardò furente, mentre osservava l'uomo bere con una tale foga da rovesciarsi sulla barba incolta e sul vestito parte di quel liquido ambrato.

 

- Marcus smettila subito! Kristoff lascialo perdere, non è particolarmente lucido da sobrio, figurati dopo che ha bevuto per tutta la serata... -

 

Marcus guardò malamente Karl, per poi sbatté violentemente il boccale sul tavolo alzandosi di scatto dalla sedia.

 

- Chi è che non sarebbe lucido Karl? Se vuoi saperlo non sono mai stato così lucido come questa sera! Questo pidocchio non si può nemmeno definire un Uomo se non ha nemmeno il fegato di venire a cercare quel mostro. Sven è la mia famiglia e resterò con lui. – continuò l'uomo portandosi una mano al cuore e l'altra sulla guancia ispida, mentre sbatteva gli occhi con fare adorante – Ma fammi il piacere... - riprese tornando a darsi un contegno e guardando i due uomini in cagnesco - Sei solo una femminuccia che non ha nemmeno le palle di prendere in mano una balestra e puntarla contro un orso di paglia, figuriamoci contro qualcosa che nemmeno quella cagna della regina è riuscita ad abbattere. -

 

- Marcus! Adesso basta non ti permetto di parlare in questo modo della regina! Se ci tieni ancora a farlo dovrai uscire immediatamente dal mio locale! - rispose indignato David posando malamente un bicchiere che stava pulendo.

 

Anche lui pensava che il comportamento del ragazzo verso quella renna fosse a dir poco eccessivo, ma da lì ad insultare la sua e la loro regina era decisamente troppo.

 

- Non me ne frega niente del tuo permesso! - rispose l'uomo dai capelli rossi sputando sul pavimento - Quella dannata cagna ci farà morire congelati! Sarebbe stato meglio se quello stupido principe delle Isole del Sud la decapitasse quando era ancora nelle carceri del castello o quanto meno che quella stupida principessina non si fosse messa in mezzo quando stava per ammazzarla sul fiordo! -

 

Kristoff sgranò gli occhi nel sentire quelle parole, per poi guardare pieno di rabbia l'uomo, mentre stringeva le mani in due pugni talmente forte da sentire le unghie perforargli le carni.

 

Gli uomini nella locanda avevano cominciato a discutere sempre più animatamente, chi per elogiare la regina ritenendola una grande sovrana e chi come quel bestione di Marcus la riteneva una piaga, portando ben presto gli uomini a scivolare nella volgarità nei confronti della loro sovrana e della sorella.

All'ennesimo insulto che l'uomo rivolse ad Elsa ed Anna, Kristoff scattò in avanti e guardandolo con rabbia gli afferrò il bavero del vestito, tirandogli un pugno in pieno volto.

Marcus ormai ubriaco e poco lucido, preso alla sprovvista dal gesto del giovane perse facilmente l'equilibrio cadendo rovinosamente a terra, trascinandosi nella caduta anche parte del tavolo che, non reggendo al peso del colosso, aveva finito con lo spezzarsi rovesciando sul pavimento e sul bestione quello che vi era appoggiato.

Kristoff mosse velocemente la mano nell'aria, come a voler scacciare il dolore che sentiva, guardando con rabbia l'uomo a terra che lo stava guardando sorpreso, mentre si metteva seduto facendo scivolare il dorso della mano sotto il naso sanguinante.

Inaspettatamente Marcus ghignò, un ghigno che si allargò maggiormente nel momento in cui vide lo sguardo confuso di Kristoff.

 

- Sei davvero una femminuccia e un rammollito. Davvero questo avresti il coraggio di chiamarlo pugno? Non farmi ridere ragazzina! -

 

L'uomo seppur brillo, si alzò con un'agilità inaspettata e puntando le proprie gambe sul pavimento saltò addosso a Kristoff, bloccandolo poco dopo a terra con il proprio corpo. Nel momento in cui riuscì a immobilizzare il ragazzo, Marcus si mise a cavalcioni sopra di lui cominciando a prenderlo a pugni, mentre intorno a loro si era scatenato il caos generato dagli altri uomini che avevano cominciato a incitare il bestione e il ragazzo, ed altri che bloccavano chi tentava di interferire tra i due dando in questo modo il via ad altre risse.

 

 

 

 

 

 

- Kristoff... Ehi, Kristoff... Su caro mio svegliati! -

 

Il ragazzo mugugnò qualcosa portandosi una mano alla testa, gli sembrava che dovesse scoppiargli da un momento ad un altro, ma invece dei capelli biondi le sue dita si immersero in qualcosa di morbido e fresco.

Sorrise impercettibilmente, quel qualcosa gli stava dando una sensazione di fresco sul volto che non gli dispiaceva, ma sapeva anche a chi apparteneva...

 

- Anna lasciami riposare ancora un po', ho la testa che mi sta scoppiando... Inoltre... Olaf ti sarei grato se ti togliessi da sopra la mia faccia... -

 

Scese il silenzio per diversi minuti prima che il ragazzo sentisse quella sensazione di fresco allontanasi dal suo viso e una forte risata riempire l'aria, tuttavia era strana come risata, o meglio era normalissima risata, eppure la risata di Anna la ricordava un pò diversa...

Aprì gli occhi per vederci chiaro, e la prima cosa che vide furono gli occhi preoccupati di Olaf, sebbene anche la forma del pupazzo era diversa da quella che ricordava...

 

- Ragazzo mio, seriamente, credo che Marcus ci sia andato giù davvero pesante si mi hai scambiato per la principessa. - disse la voce sghignazzando divertita.

 

Kristoff si voltò verso la voce che gli stava parlando, vedendo il volto sorridente di Karl. Istintivamente si portò una mano sulla faccia come a voler cancellare ogni cosa, ma sapeva anche lui che quel gesto era totalmente inutile.

Nell'oscurità prodotta dalla chiusura delle sue palpebre, cominciò a fare mente locale su ciò che era avvenuto nelle ultime ore.

Anna era morta.

Olaf si era sciolto, trasformandosi da un pupazzo di neve sorridente e chiacchierone ad una palla di neve provvista di due rametti per mani, due occhi e due sopracciglia, diventando per altro uno dei peggiori mimi che avesse mai avuto modo di vedere.

Sven era rimasto travolto da una valanga in seguito a degli inspiegabili scossoni che avevano percosso la montagna, rimanendo ferito ad una zampa; era comunque riuscito a riportarlo in città e a farlo curare, combattendo la bufera innaturale che si era creata...

Fece cadere pesantemente la mano a terra sospirando, prima di guardare nuovamente Karl.

 

- Hai un aspetto orribile lo sai... - disse con un filo di voce Kristoff, ingoiando più volte la saliva sentendo la bocca completamente impastata.

 

- Sicuramente è migliore del tuo. - sorrise l'uomo passandosi una mano tra i capelli – Non mi sarei mai aspettato di vederti tirare un pugno a qualcuno, men che meno che tu fossi così pazzo da tirarne uno a Marcus... certo stava davvero esagerando, soprattutto per il modo in cui stava parlando della regina e della principessa ma... tu non sei il tipo che si azzuffa. - continuò sorridendo mestamente e appoggiandosi con la schiena al bancone – Se hai agito in questo modo vuol dire che dovevi tenere davvero molto a quella ragazzina... -

 

- Ormai non ha più importanza. - rispose Kristoff.

 

Scivolò di lato per poi puntare le mani a terra nel tentativo di alzarsi, un tentativo che però lo portò a cadere nuovamente sul pavimento nel momento in cui avvertì una forte fitta al fianco.

Gemette sommessamente, mentre sentiva nuovamente le risate di Karl.

 

- Davvero stupido da parte tua attaccar briga con Marcus, ma... Se avesse osato parlar male di mia moglie o della mia bambina, non ci avrei pensato due volte a prenderlo a pugni anche io. -

 

Karl si alzò e si avvicinò al biondino, porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi.

Kristoff fissò per qualche minuto quella mano, indeciso se accettare o meno l'aiuto dell'uomo, per poi sospirare e afferrarla nel momento in cui vide lo sguardo preoccupato di Olaf.

Il giovane riuscì a rimettersi in piedi lentamente, grazie all'aiuto dell'uomo e di alcune sedie lì vicino, ed una volta in piedi si guardò intorno notando che il locale era praticamente deserto se non per qualche uomo ancora privo di sensi riverso sul pavimento.

 

- David ha chiamato le guardie prima che la situazione degenerasse, hanno portato via Marcus e qualche altro ubriacone che stava creando dei problemi. - rispose l'uomo sorridendo e inclinando la testa nella sua direzione.

 

- Ci sarebbe voluto anche un medico, oltre che la guardia... - disse Kristoff lasciando Karl, per sorreggersi con il bancone.

 

- Personalmente, ritengo che la miglior medicina sia questa.. – Karl sollevò uno dei pochi boccali ancora integri che si trovavano sul bancone, bevendone il contenuto - In ogni caso Dag è venuto ha farsi un giro per... i superstiti della scazzottata di questa sera – continuò sorridendo divertito – ha detto che l'unica cosa di cui necessiti è una bella dormita e del ghiaccio, ma per quello direi che il tuo amico lì sarà più che felice di aiutarti. -

 

- Già... - Kristoff si voltò a guardare Olaf, sorridendo riconoscente all'amico – Sven? -

 

Olaf fece un piccolo salto, per poi alzare il braccio ramoso chiudendo i tre legnetti più lunghi e lasciando il più piccolo alzato, mentre le sopracciglia si alzavano serene.

 

- Capisco. - Kristoff sorrise, forse Olaf non era un così pessimo mimo dopotutto.

 

- Certo che sei davvero strano. Dal parlare con le renne sei passato a parlare con i pupazzi di neve. - rise divertito l'uomo.

 

- Conoscevo una persona che era stata in grado di apprezzarmi ed amarmi anche così... -

 

- Giovanotto, per amarti come avrebbe potuto amarti lei la vedo dura, ma apprezzarti... - l'uomo guardò negli occhi il giovane - Credo che dando quel pugno a Marcus, da oggi ci saranno molte più persone che ti apprezzeranno, e per quel che mi riguarda non ti trovo affatto male ne come tagliatore di ghiaccio ne tanto meno come uomo. Vedrai... il sole non resterà nascosto nella coltre di nuvole per sempre. - Karl diede una forte pacca al biondo rischiando di farlo cadere nuovamente a terra – Ed ora forza! Ti accompagno dal tuo amico. - concluse ridendo.

 

I due uomini uscirono dalla locanda, stringendosi nei loro mantelli per il vento gelido e alzando gli occhi al cielo, quando videro scendere i primi fiocchi di neve.

 

- Sono sicuro che il sole raggiungerà anche il cuore della regina un giorno, e insieme a lei anche Arendelle sarà in grado di risorgere da questo inverno. Anche se... detto tra noi ragazzo, spero di non essermi trasformato in un ghiacciolo ambulante quando quel giorno arriverà. - rise divertito l'uomo.

 

Karl e Kristoff rimasero a guardare il palazzo per qualche minuto, prima che l'uomo si voltasse per dirigersi verso la stalla in cui si trovava la renna del ragazzo.

Il giovane rimase a guardare un po più a lungo il castello, per poi corrugare la fronte e raggiungere l'uomo davanti a lui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bianco.

Immobile.

Sospeso nello spazio.

Freddo.

Esattamente come il suo cuore...

 

Elsa appoggiò la testa sulla porta, mentre altre lacrime cominciarono a scenderle dagli occhi.

La regina chiuse le palpebre, ed i delicati fiocchi di neve che riempivano la stanza cominciarono a muoversi nello spazio in cui si trovavano, seppur molto lentamente, rompendo quell'innaturale staticità che i fiocchi stessi creavano in quella stanza.

 

“Non sono stata in grado di proteggerla...”

 

La giovane sovrana strinse maggiormente le sue esili braccia intorno al proprio corpo, mentre riapriva gli occhi arrossati, alzando lo sguardo verso il soffitto della propria camera.

 

- Ho questo potere... - cominciò la regina osservando i delicati fiocchi di neve che cadevano debolmente dall'alto – eppure non sono riuscita a proteggerla da quel mostro... -

 

Elsa chiuse gli occhi con rabbia, chiudendo le mani in due pugni, mentre il suo volto si contorceva in una espressione di rabbia e dolore.

 

- Questo non è mai stato un dono Anna... - nuove lacrime cominciarono a scenderle dagli occhi, rigandole il volto diafano, ripensando alle parole della sorella, mentre si mordeva il labbro inferiore tremante per la rabbia – Questa... QUESTA È SOLO UNA MALEDIZIONE! -

 

La regina apri di scatto gli occhi, sollevando al tempo stesso la mano, da cui partì un vento gelido che cristallizzò maggiormente i fiocchi di neve rendendoli simili a delle piccole lastre di ghiaccio, che caddero sul pavimento sbriciolandosi in infiniti frammenti.

 

Elsa rimase in quella posizione per diverso tempo, per poi con il braccio ancora disteso, chiudere le dita della mano, formando un pugno, e portandoselo al proprio petto.

 

- Anna... -

 

“Elsa, lo facciamo un pupazzo di neve?

 

La voce della sorella rimbombò nelle orecchie della regina delle nevi, che sorrise debolmente al ricordo di quella semplice richiesta.

Le aveva posto quella semplice domanda per quasi dieci anni, per dieci lunghi anni, tutte le mattine aveva bussato alla porta ,a cui ora era appoggiata, per invogliarla ad uscire, anche quando fuori era piena Estate ed era impossibile per loro farne uno...

Si era sempre domandata se nell'inconscio della sorella fosse rimasto qualche ricordo del suo potere, dopotutto, anche successivamente alla spiegazione del loro padre sull'impossibilità di costruire un pupazzo di neve in piena Estate, Anna aveva continuato a fargli la medesima richiesta...

Che fosse in piena Primavere, in Estate, Autunno o Inverno, sembrava quasi che alla piccola principessa non importasse.

Aveva un unico desiderio che, tutte le mattine, le rivolgeva tacitamente attraverso la sua innocente richiesta di costruire quel pupazzo di neve.

 

“Elsa, lo facciamo un pupazzo di neve?”

 

La sua vera richiesta però, era ancora più semplice...

 

“Elsa, apri quella porta...”

 

Quante volte aveva pianto silenziosamente, negandole quel semplice desidero che lei stessa provava.

Quante volte aveva sentito un groppo in gola nel momento in cui aveva udito i piccoli e veloci passi decisi della sorellina avvicinarsi alla sua porta, fermarsi, e infine dopo un piccolo respiro, quel piccolo picchiettio sul legno levigato, seguito poco dopo da quella innocente richiesta...

Ogni mattina, anche se era raffreddata o non stava bene, sempre... fino a quando non ricevettero la notizia della morte dei loro genitori.

 

“Elsa... Puoi... lasciarmi entrare...?”

 

Quella volta gliel'aveva chiesto direttamente, dopo che era ritornata dalla celebrazione funebre dei loro genitori; ma lei, per l'ennesima volta, le aveva negato l'accesso, rimanendo nel silenzio più totale mentre ascoltava i singhiozzi della sorella dall'altro lato della porta.

Dopo quella sera Anna non era più venuta da lei, ne per chiederle se volesse costruire un pupazzo di neve ne a chiederle qualsiasi altra cosa...

Elsa però ogni mattina, in quei tre lunghi anni che le avevano separate ulteriormente prima dall'incoronazione, si era sempre seduta sul pavimento della sua stanza con la schiena appoggiata a quella porta, nella stessa posizione in cui si trovava in quel momento, sperando di udire ancora quei passi che si avvinavano alla sua camera, quel respiro speranzoso e infine quella voce che le aveva sempre riscaldato il cuore quando la udiva. Ma ciò non avvenne più, solo nei primi giorni aveva udito dei piccoli passi incerti e strascicati che si fermavano davanti alla sua stanza per poi proseguire in maniera ancora più lenta e tirati di come erano arrivati.

 

Elsa si portò le mani tra i capelli sciolti, stringendoli tra le dita, pensando a quanto quei passi erano risultati alle sue orecchie così pesanti e carichi di dolore.

Un dolore che era stata lei a provocare...

La regina rimase in quella posizione qualche minuto, per poi portarsi le mani in grembo, ripensando a come il poco controllo che aveva dei suoi poteri peggiorò nettamente nel momento in cui non sentì più la voce e poi nemmeno i passi di Anna la mattina.

Si era sentita completamente sola...

Esattamente come si sentiva in quel momento...

 

- No, non è vero... Anna ora non c'è più... Sono davvero sola... -

 

Elsa strinse in due pugni le proprie mani, per poi riaprirne una debolmente.

Un piccolo e delicato fiocco di neve, perfetto nella sua semplicità, si trovava nel palmo aperto della regina senza il rischio di sciogliersi.

 

- Anna... come facevi a vedere la sola bellezza in questo potere, come facevi ad amarmi e ad avere fiducia in me, anche dopo tutto quello che ti ho fatto? Come facevi a non capire il pericolo che rappresento! -

 

Elsa guardò con rabbia il piccolo batuffolo che aveva creato, per poi rasserenarsi debolmente, mentre un nuovo sorriso sorgeva sulle sue labbra, e, abbandonandosi totalmente sulla superficie della porta, cominciò ad osservare tristemente quel piccolo fiocco che aveva generato.

Inclinò la testa di lato, cominciando a guardarlo con altri occhi.

Era decisamente piccolo e molto delicato, talmente delicato che in condizioni normali avrebbe finito con lo sciogliersi facilmente a contatto con la sua pelle.

Era perfetto e unico, quasi impossibile ricrearne uno identico e questo lo rendeva dal suo punto di vista estremamente prezioso.

Osservandolo poi, sembrava estremante semplice ma lei, che la neve la creava e conosceva la complessità che quel batuffolo nascondeva all'interno, sapeva che non era così.

Elsa allargò il sorriso sulle sue labbra, nel momento in cui accostò Anna a quel fiocco.

Avevano avuto così poco tempo per riscoprirsi, ma sapeva per certo che una delle maggiori virtù della sorella erano la forza e il coraggio, sebbene la sua dolce sorellina fosse una persona molto delicata e facile da ferire.

Era sbadata, e la regina non poté non ridere ripensando alla sbadataggine della sorella, anche se ai suoi occhi Anna sarebbe rimasta per sempre unica e perfetta...

Infine, la regina sorrise ancora una volta, sebbene la sua sorellina le fosse sempre apparsa così fantastica nella sua semplicità, sapeva per certo che, come quel cristallo di ghiaccio che aveva tra le mani era composto da un complicato intreccio di legami complessi, anche Anna al suo interno non era così semplice da comprendere ma anzi, era estremamente complessa...

La regina alzò lo sguardo sorpresa, non sentendo più le finestre della sua camera vibrare.

Alzò un sopracciglio leggermente confusa nel non udire più la tempesta di neve, che aveva scatenato involontariamente nel regno, abbattersi violenta contro la vetrata.

Era come se tutto fosse cessato improvvisamente, il vento e la bufera, tutto svanito nel nulla così come era apparso.

Elsa sorrise mestamente, sapeva perfettamente chi doveva ringraziare per quella piccola pace che aveva ritrovato nel suo cuore...

 

- Sembra che tu mi abbia aiutato nuovamente a controllare il mio potere sorellina... -

 

La giovane posò il suo sguardo in basso, accanto a se, lì dove aveva appoggiato il vestito stracciato e dal sangue represso della sorella, ormai ricoperto interamente dalla brina che aveva generato in preda al dolore per la notizia di averla persa per sempre.

 

Elsa l'aveva ormai capito da tempo...

Lei non era mai riuscita a controllare il suo potere, era stata Anna, era stata sempre e solo Anna la chiave che le aveva permesso di controllarsi quando era bambina, quando aveva salvato Arendelle dal gelo e anche ora...

Era stata Anna...

Perché lei amava la sua sorellina, l'amava con tutta se stessa e solo con lei nei dintorni era in grado di mantenere il controllo.

 

- Anna... -

 

Elsa chiuse gli occhi e strinse a pugno la mano in cui si trovava il piccolo fiocco, trovando crudele come ora trovasse quel cristallo e la sua sorellina dannatamente simili.

Era bianco, come il colore cadaverico della pelle della sorella, se quel mostro non l'avesse divorata.

Immobile nella sua mano, come il corpo di Anna, ormai privato della sua vita.

Freddo, come il cuore della ragazza dai capelli rossi, che non avrebbe più pompato la vita nelle sue vene.

 

La mano in cui si trovava il fiocco cominciò a brillare di un tenue bagliore azzurro, mentre Elsa si mordeva l'interno del labbro con i denti per la rabbia.

Era stata solo colpa sua se ora Anna non era lì con lei.

Era stata lei che non l'aveva protetta da quel mostro.

Anna aveva urlato anche il suo nome nella disperata richiesta di un aiuto da quella bestia che la voleva uccidere, e lei?

Cosa aveva fatto lei per impedire che tutto quello accadesse? Nulla! Non aveva fatto nulla!

La mano fu avvolta da un bagliore più forte del precedente, alternando bagliori tenui ad altri più forti come a seguire il battito di un cuore.

Elsa ricordò il silenzio che aveva seguito l'urlo della sorella, il mostro che si era trovata di fronte nel momento in cui aveva sfondato la porta e infine... il risveglio nel suo letto e Gerda che le posava sulle coperte il vestito di Anna, macchiato di sangue.

 

- ANNA! - urlò la giovane, stringendo maggiormente le palpebre dei suoi occhi e piegandosi su se stessa.

 

La luce azzurra nella mano della regina esplose, insieme al suo urlo, mentre piccole lastre di ghiaccio si facevano strada veloci e incontrollate tra le sue dite.

Elsa aprì gli occhi di scatto, avvertendo un forte dolore alla mano.

Confusa dalla sensazione di dolore che stava provando, sollevò la mano all'altezza del viso, per capirne la fonte, e non appena vide la causa sentì il proprio sangue gelarsi nelle vene.

La sua mano, ancora chiusa a pugno, era ricoperta da piccole e sottili lastre ghiacciate che le stavano perforando la carne, macchiando quel fragile cristallo con il suo stesso sangue.

La regina guardò spaventata la mano, tentando lentamente di aprirla, e ciò che riuscì a scorgere la sconvolse ulteriormente.

Il piccolo fiocco di neve, che poco prima aveva stretto nella mano per distruggerlo, era ancora lì, nel suo palmo, ed era dallo stesso fiocco che ora stavano crescendo quelle piccole lame.

Elsa scuoté la testa confusa, ma al tempo stesso decisa a sciogliere il cristallo e liberare la sua mano. Provò quindi a concentrarsi, ma la paura e il dolore che stava provando, stavano avendo nuovamente il sopravvento su di lei producendo sul suo potere l'effetto opposto, che portò il fiocco di neve a generare altre lame, dure e cristallizzate.

La regina delle nevi guardò il ghiaccio che continuava a crescere sulla sua mano, e cominciò a scuotere la testa sempre più spaventata.

Non poteva fare più nulla...

Non aveva più alcun controllo ed ormai era in completa balia del suo stesso potere...

Elsa osservò le piccole lame che si erano generate, allungarsi e spezzarsi a metà, generando delle seconde lame che arrivate ad una certa lunghezza cominciarono nuovamente a spezzarsi per creare delle nuove.

La regina assottigliò gli occhi decisa, e stringendo i denti afferrò con l'altra mano il fiocco, ormai divenuto simile ad una piccolo riccio di mare ghiacciato, per poi con un urlo separarlo dalla mano lesa e lanciarlo lontano da lei.

 

Elsa si afferrò subito la mano sanguinante, per poi stracciare una parte della sua veste e avvolgerla intorno al palmo e alle dita.

Un sinistro scricchiolio però la fece gelare sul posto, interrompendola, e nel momento in cui alzò lo sguardo dalla mano, sgranò gli occhi spaventata.

Nel punto in cui aveva si era frantumata la piccola sfera cuneiforme si era formata una lunga patina ghiacciata, sia sul pavimento che sulla parete e il soffitto, da cui stavano crescendo a vista d'occhio delle lame ghiacciate lunghe e affilate.

Elsa sgranò ulteriormente gli occhi inorridita e, alzandosi in piedi, afferrò la maniglia della porta per uscire da quella stanza e dare l'allarme; ma non appena cercò di aprirla, questa si bloccò quasi subito come se qualcosa la stesse bloccando.

Elsa si allontanò di poco dalla porta e, corrugando le sopracciglia indispettita, cominciò a prenderla a spallate.

 

 

 

- Perché non si apre?!? Dannazione! -

 

Elsa si allontanò un po' dalla porta, guardandola inviperita, mentre si massaggiava debolmente la spalla, riprendendo al contempo un po di fiato.

Erano ormai passati diversi minuti da quando aveva cominciato a colpire quella porta e, anche se per pochi secondi, aveva seriamente pensato di usare il suo potere per abbatterla; pensiero tuttavia che aveva scacciando praticamente subito, ripensando al fiocco di neve che aveva generato e che era completamente impazzito nella sua mano. Ormai non era più in grado di controllarsi, e i continui scricchiolii che sentiva oltre la porta la stavano portando ad un unica conclusione.

La regina delle nevi si avvicinò nuovamente alla porta, appoggiandosi sulla superficie legnosa con tutto il suo corpo, ampliando in questo modo, anche se di poco, la piccola feritoia che era riuscita a creare. Sapeva perfettamente che con le sue sole forze non sarebbe mai riuscita a sfondare la porta, ma la feritoia che era riuscita a creare le sarebbe bastata per guadare verso il corridoio, nella speranza di riuscire a vedere cosa bloccasse la porta o comunque per scorgere qualcuno della servitù che potesse sbloccarle per lei.

Non appena però i suoi occhi si abituarono alla poca luce del corridoio, ciò che vide le fece spalancare la bocca scioccata; delle lastre, un'infinità di lastre incastrate tra loro stavano bloccavano l'intero corridoio e probabilmente, come già temeva, anche la porta della sua stanza.

Qualcosa catturò per pochi secondi la sua attenzione ed Elsa appoggiò le mani sulla porta, per poi cominciare a camminare lentamente all'indietro con lo scopo di allontanarsi, spaventata e scossa da quello che credeva di aver visto nel corridoio.

 

“Co-cos'erano quelle ombre tra i cunei di ghiaccio? Inoltre... sono bloccata qui... anche se urlassi, nel tentativo di chiedere aiuto a qualcuno, non riuscirebbero in ogni caso ad avvicinarsi con tutto quel ghiaccio che blocca il corridoio...”

 

La giovane guardò le pareti della sua stanza, su cui si ergevano delle lame di ghiaccio di diverse dimensioni e lunghezza, e sorrise tristemente nel vedere come lentamente stavano mutavano la loro forma, avvicinandosi sempre di più al centro della stanza.

Si avvicinò nuovamente alla porta, e afferrando il vestito di Anna raggiunse il letto.

 

- La regina delle nevi, uccisa dal ghiaccio che lei stessa ha creato... Che cosa ridicola... - disse in un soffio la regina ridendo sconfortata dalla situazione in cui si trovava.

 

Alzò debolmente lo sguardo verso la finestra, intravedendo attraverso il vetro patinato il suo regno.

Arendelle...

Anche Arendelle stava rischiando di scomparire tra i ghiacci come lei...

Elsa corrugò le sopracciglia pensierosa, non poteva permettere che una cosa simile accadesse.

Lei era la regina di quel regno. Aveva un popolo da proteggere e preservare, e questo valeva anche se la minaccia che stava colpendo il reame era la sua sovrana stessa, ovvero lei.

Strinse con forza il vestito di Anna.

Era una regina, e sebbene fosse piuttosto giovane, si riteneva una ragazza discretamente arguta e anche abbastanza intelligente da riuscire a portare avanti quel regno sulle orme del padre; però era anche consapevole che per essere una buona sovrana le mancavano due qualità, due cose che riteneva di estrema importanza: la forza e il coraggio.

Era debole, e lo aveva sempre saputo...

Era a causa della sua debolezza che aveva permesso al padre di allontanarla da Anna, e sempre a causa della sua debolezza e codardia aveva allontanato Anna ulteriormente da lei, prima in seguito alla morte dei loro genitori e successivamente scappando da Arendelle per rifugiasi sulla Montagna del Nord.

Elsa sorrise, ricordando la testardaggine della sorella nel volerla seguire fin sopra quel monte, per poi sospirare, accarezzando con il viso la stoffa che stringeva tra le braccia. Sebbene lei fosse stata incoronata come regina di Arendelle, sapeva meglio di chiunque altro che la vera forza del loro regno e soprattutto la sua di forza e fonte di coraggio, fosse sempre stata Anna...

Strinse maggiormente la stoffa che aveva tra le braccia, mentre dalle sue labbra uscivano poche parole, che sapevano quasi di una disperata richiesta di aiuto verso la sola persona che avrebbe mai potuto offrigliene...

 

- Anna... Cosa posso fare adesso... -






Angolo dell'Autrice:
Salve gente ^^
Si sono tornata ù.ù
Vi chiedo scusa per l'attesa, oltre che per eventuali errori nel testo (l'ho finito di revisionare poco fa), ma non avevo molta voglia di scrivere <.<
Inoltre questo capitolo non era nemmeno previsto inizialmente, è nato grazie a tutti coloro che erano curiosi di sapere cosa stavano combinando Elsa e Kristoff...
Madame Bathory è ancora viva e vi sta preparando una bella sorpresa quindi non vi preoccupata tornerà anche lei ^^
*si sente la risata della donna nella stanza vicina, seguita da una forta esplosione*
...
Seh...

Dunque... se è ancora viva, rivedrete anche lei molto presto ^^"
Che posso dire ùù
Anche se forse è risultato un pò noioso spero vi sia comunque piaciuto ^^
...
*ripensa al contenuto*
Uhm...
Ho fatto diventare Kristoff da rammolito ad Idiota e rammolito, oltre che con un rischio piuttosto elevato di fargli cambiare i connotati...
Sven è rimasto ferito, Olaf è sempre la solita palla di neve...
Elsa sta raggiungendo l'apice della depressione oltre a congelare nuovamente Arendelle...
e...
basta e.e
Forse non è stato completamente noioso.
Ad ogni modo con il prossimo capitolo, per la vostra felicità, tornerà la piccola Anna ^w^
Un pò di pazienza su e.e
Dovrebbe essere l'ultimo e poi...
muahahahah
lo scoprirete ù.ù

Ringrazio tutti coloro che hanno recensito gli scorsi due capitoli e tutti coloro che si sono fermati anche solo per leggere ^^

Un grazie anche a tutti coloro che hanno segnato la storia tra i preferiti, le ricordate e le seguite (oltre a quelli che mi hanno segnato tra gli autori preferiti).
Grazie :3

E con questo...
vi saluto, augurandomi che con questo capitolo non siate scappati XD
Alla prossima ^^

 

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Capitolo 15
*** Capitolo XV ***


Capitolo XV




 

Immobile.

Spaventata.

Timorosa.

Anna non era ancora riuscita a comprendere se lo stato in cui si trovava, era dovuto alla presenza della piccola e terrificante se stessa, al cucciolo di Nefilim o a quello che la bambina le aveva detto poco prima.

 

Credo che tu stia fraintendendo Anna. Brann è un Nefilim non lo nego, ma non è da lui che nostra sorella ci sta proteggendo... o se vogliamo essere più precisi non è solo da lui che sta tentando di proteggerti.

 

La rossa alzò lo sguardo, per osservare la piccola se stessa sorridente mentre accarezzava il cucciolo di Nefilim sulle sue spalle, che con la coda solletica la guancia della bambina; e non poté non sorridere a quella scena, accorgendosi che, per quanto la coppia che aveva davanti la facesse tremare, nel suo cuore stava avvertendo anche uno strano calore.

Anna si portò una mano all'altezza del cuore, confusa da quella sensazione, per poi tornare ad osservare la bambina e il cucciolo, mentre un triste sorriso si dipingeva sulle sue labbra.

Quel sentimento, non era suo, era della piccola Anna...

Quella bambina...

Quella bambina era davvero lei, dopotutto.

Anna si soffermò per qualche minuto ad osservare il sorriso sereno e gioioso della bambina, pensando che sulle sue labbra non era più comparso un simile sorriso da quando Elsa aveva troncato ogni rapporto con lei...

Sorrideva certo, ma non in quel modo...

 

- Anna. -

 

La bambina smise di coccolare il cucciolo, per osservare la più grande incuriosita, facendole così comprendere che aveva la sua attenzione.

 

- Poco fa... hai detto che Elsa mi sta... ci sta proteggendo. Lei però è morta... come... -

 

- Elsa non è morta. - disse la bambina bruscamente, interrompendo la più grande che la osservò confusa.

 

- Come sarebbe a dire che non è morta? È stato il Nefilim, è stato Lui – continuò la principessa, puntando il dito verso il cucciolo - ad ucciderla! Ho sentito delle urla provenire dal palazzo e... -

 

Brann gonfiò nuovamente il pelo, digrignando i denti verso la giovane, mentre la piccola Anna assottigliava lo sguardo minacciosa e con un debole gesto, invitava il cucciolo a scendere dalle sue spalle.

 

- Credo che tu abbia le idee un po' confuse... - cominciò la bambina avvicinandosi alla più grande, mentre le sue iridi diventavano più luminose – Elsa è viva. L'hai salvata proprio tu con il nostro potere... -

 

- Ma... -

 

- Hai avvertito tu stessa la sua vita tornare nel suo corpo! - esclamò infuriata la bambina.

 

Anna indietreggiò di qualche passo, avvicinandosi ancora una volta alla porta posta alle sue spalle, spaventata dalla reazione della bambina; mentre un basso ringhio l'ammoniva nuovamente di allontanarsi, portandola ad avanzare verso la più piccola.

La rossa abbassò lo sguardo, per poi alzarlo nuovamente e posarlo in quello della piccola Anna, che non aveva smesso di osservarla un solo istante.

 

- È vero... - cominciò la principessa, abbassando nuovamente lo sguardo non riuscendo a guardare la piccola - ma ho anche sentito qualcuno che urlava, e diceva che avevo ucciso qualcuno. -

 

La piccola Anna a quelle parole, deformò la smorfia contrariata sulle sue labbra in un piccolo ghigno, cominciando a ridacchiare leggermente.

 

- Oh, certo. Qualcuno è stato ritenuto morto quella notte, ma non era Elsa... purtroppo... Eravamo noi. -

 

Anna sgranò gli occhi, portandosi un dito al mento pensierosa.

 

- Noi? Cioè, io... Certo, tutto questo avrebbe un senso. Dopotutto la camera era un macello, oltre ad essere ricoperta di sangue, ed io sono sparita praticamente nel nulla... L'unica ipotesi che avranno avanzato è che... si insomma che mi sono mangiata da sola... No, aspetta questo non ha senso... -

 

- Secondo te, con la camera in quelle condizioni, Elsa apparentemente morta e un animale feroce e gigantesco nella nostra stanza... pensi veramente che si siano, anche solo per un secondo, fermati a pensare che, magari, quella creatura eravamo noi? - chiese la piccola, scuotendo la testa e incrociando le piccole braccia sotto il petto - Senza contare che pure nostra sorella ci ha attaccato subito... - concluse in un sussurro iracondo e appena percettibile.

 

Anna annuì, tambureggiando con il dito sul proprio mento.

 

- Anche questo è vero... Se è andata così allora... vuol dire che... Elsa è viva?!! - esclamò esultante la principessa, per poi bloccarsi di colpo, ripensando ad un particolare.

 

“Aspetta un secondo Anna, per quale ragione quando mi ha detto che Elsa è viva lei...”

 

I pensieri della principessa furono interrotti da un vento gelido, che la portarono a piegarsi sulle ginocchia, tenendosi con una mano la testa e con l'altra il cuore. Si sentiva come immobilizzata da una morsa ghiacciata, che la stava soffocando, impedendole quasi di respirare.

Un piccolo urlo uscì dalle labbra delle giovane, quando vide una lieve patina azzurra sui vestiti e poi sulla sua pelle.

Anna sgranò gli occhi inorridita, ripensando a quando Elsa l'aveva colpita accidentalmente con il suo potere, portandola a diventare una statua di ghiaccio.

No...

Non poteva essere stata lei, non avrebbe avuto senso!

Un'improvvisa risata, distolse Anna dai suoi pensieri, prima di sentire il proprio mento venire sollevato da una piccola e paffuta mano.

Nel momento in cui la mano della piccola Anna toccò il mento della se stessa più grande, un improvviso calore travolse il cuore e la mente della principessa, sciogliendo quella sensazione di gelo che l'aveva investita, mentre la piccola, la costringeva ad incrociare i suoi occhi dorati.

 

- Esatto. È esattamente come quando Elsa ci colpì con il suo potere. Quando ci colpì con il suo potere per ben due volte. - sputò con rabbia mal celata la piccola Anna.

 

- P-perché... Perché l'hai fatto... perché quando... quando mi hai detto che Elsa è ancora viva... hai detto purtroppo... - chiese la più grande tra un respiro mozzato ed un altro, tenendosi il petto con le mani.

 

Le iridi della bambina si fecero più accese, mentre un sorriso crudele si formava sul suo viso .

 

- Perché mi chiedi? - una leggera risata riempì l'aria, facendo rabbrividire la più grande – Per farti ricordare... Ad ogni modo è davvero paradossale che sia io a dovertelo dire, quando in realtà dovresti saperlo tu stessa; ma te lo dirò comunque, dopotutto tra noi due non devono esserci segreti... -

 

La piccola Anna ampliò il proprio sorriso, mentre si avvicinava all'orecchio della più grande, come a svelare in quell'unico sussurro il più grande dei segreti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nelle profondità più oscure e inesplorate dell'oceano, una figura incappucciata osservava quattro sfere iridescenti, che debolmente, con la loro luce, ne illuminavano i contorni.

La figura appoggiò la propria schiena sullo scarno del suo trono, realizzato con la pietra di quel fondale marino, per poi appoggiare il proprio mento sulla mano, rivelando parte del suo volto.

Un viso di donna, sulla cui pelle si potevano scorgere delle piccole squame verdognole che poco si intonavano con il resto della pelle liscia e pallida; era intenta ad osservare distrattamente le sfere dinnanzi a lei che, illuminandosi con una fioca luce, le mostravano cosa stava avvenendo in quattro luoghi diversi, onirici e terrestri.

La donna sorrise lievemente, mentre con un unghia scavava nella propria pelle, strappandosi alcune squame dal volto che, insieme al proprio sangue, cominciarono a risalire verso la superficie, trasportati dalla corrente.

 

- Muspell... mio caro e vecchio Muspell... non avrei mai creduto che saresti caduto così facilmente nella mia trappola. - cominciò la figura ridendo sguainatamene.

 

- In ogni caso non mi sarei mai aspettata un risvolto simile... L'Io interiore di quella bambina è in grado di usufruire dei poteri della regina di Arendelle, anche se dubito fortemente che sia in grado di usufruire di tali poteri anche all'esterno dello spazio in cui si trova ora; ma non ha importanza, il cucciolo di Nefilim ne è stato almeno in parte investito, e questo si sta rivelando un vero e proprio colpo di fortuna! Insieme a quel vecchio inetto ho a disposizione le tre chiavi per aprire finalmente il varco... - un ghigno si formò sulle labbra della donna, che compiaciuta osservò due sfere in particolare - Sembra che uccidermi e poi rompere lo specchio non sia servito proprio a nulla Muspell. Finalmente, dopo tutti questi secoli, avrò la mia vendetta...- la donna guardò un'ultima volta una delle sfere, per poi con un debole gesto farle sparire tutte, celando nuovamente nell'oscurità la sua figura.

 

- A questo punto, se quella mocciosa prende il controllo del Nefilim potrebbe risultare addirittura controproducente. Inoltre... ho come l'impressione che quei due sappiano cosa si celi oltre quella porta... -

 

Un nuovo ghigno si formò sulle labbra della donna, mentre un vortice di fredde fiamme avvolgevano la sua figura.

 

- La giovane principessina mi è sembrata piuttosto curiosa di aprirla... direi che è arrivato il momento di accontentarti mia cara Anna, e dopo ciò che ti ha detto quella bambina.. sono sicura che vorrai svegliarti ancora più velocemente da questo tuo piccolo incubo... -

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Anna sgranò gli occhi, mentre la più piccola si allontanava dal suo orecchio, con un sorriso crudele dipinto sul volto.

No...

Non può essere...

Quello...

No...

Lei...

 

- NO! -

 

Anna allontanò da se, con uno spintone, la più piccola che cadde a terra.

 

- NO! - ripeté scuotendo la testa, per poi alzarsi barcollante e allontanarsi da lei.

 

Brann gonfiò il pelo ringhiando in sua direzione, pronto ad attaccarla, ma la piccola Anna lo fermò ancora una volta, afferrandolo e imprigionandolo tra le sue braccia.

 

- Tranquillo Brann, non mi sono fatta nulla... - riprese la piccola Anna, accarezzando la testa del cucciolo, che alzò il muso verso la bambina guardandola con occhi tristi, per poi voltarsi nuovamente verso Anna e digrignare i denti verso di lei.

 

- Immagino il tuo choc o il non voler credere a ciò che ti ho detto, ma non è stato Brann ad attaccare Elsa quella sera... -

 

- NO! NON RIPETERLO! -

 

La piccola Anna sorrise malignamente.

 

- Sono stata io! Anche se volendo... potremo anche dire che sei stata Tu! Perché anche tu volevi che nostra sorella morisse, tanto quanto l'ho desiderato io! -

 

Anna indietreggiò, portandosi le mani al volto.

 

- Non è vero! Non l'avrei mai fatto! -

 

- No, ne convengo. Tu non ne saresti stata capace, ma la parte che per tutti questi anni ha odiato Elsa sì... io sì che ne sarei stata capace! -

 

- Io non ho mai odiato Elsa! -

 

- Oh, sì che l'hai odiata! L'hai odiata talmente tanto da non essere nemmeno più in grado di essere te stessa! L'hai odiata così tanto, da arrivare ad odiare anche te stessa! Così facendo tu... io... mi hai rilegato in un angolo del tuo cuore, dimenticandoti persino di me! - urlò la bambina, mentre le sue iridi diventavano più scure.

 

Anna indietreggiò spaventata.

Non era vero.

Stava mentendo.

Lei non aveva mai odiato Elsa, lei...

Anna osservò la piccola se stessa abbassare lo sguardo, mentre calde lacrime cominciarono a rigarle le guance paffute.

La rossa guardò la bambina davanti a lei e, seppur spaventata da quello che le aveva appena detto, avvertì nel proprio cuore la profonda tristezza di quella bambina, che la spinse ad accorciare le distanze tra loro due; ma non appena la giovane fu sufficientemente vicina, ritornò velocemente sui suoi passi, lanciando un piccolo gemito strozzato.

Delle lunghe scie rosse.

Dei fili scarlatti, che inizialmente Anna aveva scambiato per i capelli della piccola, stavano percorrendo la guancia della bambina.

Anna osservò inorridita quei piccoli fiumi rossi rigare il volto della piccola se stessa; le cui foci di quel piccolo fiume altri non erano che gli angoli di quegli occhi neri, il cui percorso era stato segnato dalla curva infantile della guancia e in cui il liquido rosso, dapprima lento, procedeva sempre più spedito fino ad arrivare al mento e infine, assumendo la forma di una piccola sfera informe, cadere nel vuoto.

La giovane guardò la bambina in lacrime per diversi istanti, prima di piegarsi lievemente in avanti e portasi una mano a coprire il naso, odorando nell'aria un gusto ferroso che riconobbe all'istante e che le infiammò la gola.

Sangue.

La piccola Anna, lei... stava piangendo sangue...

 

- Ogni giorno... - cominciò la bambina asciugandosi le lacrime e guardando rabbiosa la se stessa più grande - ogni giorno quando lei ci rifiutava... vedevo il nostro cuore frantumarsi, spaccarsi... ma tu... tu continuavi a sorridere! Calpestavi i tuoi stessi sentimenti, le tue stesse emozioni! E quella tua felicità... quella farsa di vita che conducevi, che conducevamo... ha portato l'odio che provavo per lei, per i nostri genitori a crescere! -

 

- Ti sbagli! Io... -

 

- No che non mi sbaglio! L'hai provata anche tu quella rabbia! - cominciò la bambina, mentre nuove lacrime minacciavano di scendevano dai suoi occhi, ormai ridotti in due fessure.

 

Anna guardò tristemente la bambina, per poi portarsi una mano al petto, sentendo il suo cuore improvvisamente duro e pesante come un macigno.

Rabbia...

Solitudine...

Incomprensioni...

Paura...

Dolore...

La giovane strinse la mano intorno alla stoffa del suo vestito, come a placare, almeno in parte, il dolore che stava provando mentre era investita dalle emozioni e dei sentimenti con cui la piccola Anna la stava travolgendo, paralizzandola sul posto.

Però...

Anna osservò con più attenzione la bambina che aveva davanti: i capelli rossi come il fuoco, che incorniciavano un viso paffuto, liscio e pallido, in cui minacciosi troneggiavano quegli occhi...

Occhi neri come la pece, che parevano voler inghiottire quell'iride dorata, macchiata da delle vene rosse, che andavano a perdersi nella pupilla...

La giovane principessa chiuse gli occhi, sorridendo mestamente.

Aveva finalmente capito.

Quella bambina, le emozioni che stava provando...

Erano sue, erano della se stessa bloccata in quello spazio e... ed erano anche quelle del Nefilim.

 

Era vero, lei aveva provato rabbia mischiata a molte altre emozioni in passato, ma non odio...

Almeno non nella misura in cui sosteneva lei.

Non avrebbe mai ucciso Elsa, ne avrebbe mai desiderato farlo.

Perché per lei, Elsa, era tutto...

Ogni mattina, per quasi tredici anni si era svegliata con un solo pensiero in testa...

Vederla.

Parlarci.

Abbracciarla e magari giocarci...

Ma ucciderla... No, quello mai.

 

- Ammettilo... Ammettilo di odiare anche tu Elsa! Ammettilo di aver desiderato anche tu la sua morte! - urlò disperata la bambina, lasciando la presa sul Nefilim che ancora teneva tra le braccia.

 

Brann, travolto dalle emozioni della bambina, corse come impazzito verso Anna, ringhiando minaccioso; mentre la sua pelliccia, dai morbidi ed ondulati guizzi di fiamme, assumeva velocemente come unica tonalità il rosso, che ad ogni nuovo guizzo delle fiamme pareva gonfiare ed aumentare la mole del cucciolo.

Non appena fu a pochi metri dalla sua preda, la creatura, spalancò le proprie fauci, pronto a balzare e ad infierire su Anna che, nell'inutile tentativo di proteggersi, aveva sollevato un braccio per difendersi dall'animale.

Tuttavia, nel momento in cui il Nefilim si apprestò a compiere il balzo, con la quale avrebbe atterrato Anna inchiodandola al terreno; una violenta tempesta di neve si frappose tra i due avversari, generando, con il proprio vento, un muro difensivo per la giovane e, al tempo stesso, una devastante raffica di neve e ghiaccio, che sbalzò la creatura lontano dalla ragazza, rispedendola verso la sua piccola padrona.

 

Anna...

 

- Elsa? -

 

Anna sgranò gli occhi confusa, guardandosi intorno freneticamente, nella speranza di scorgere la sorella nella sala.

Ma lei non c'era, non era lì.

Eppure...

La giovane abbassò appena lo sguardo, corrugando la fronte.

Quel vento...

Era certa di aver udito, anche se solo per un istante, la voce di Elsa trasportata da quella piccola tormenta.

Era stato quasi un sibilo, un sussurro forse; ma era stato così vicino, così reale...

Non se lo era immaginato.

Elsa...

Elsa l'aveva protetta, lei...

 

Non è da lui che nostra sorella ci sta proteggendo...

 

Era stata davvero lei...

Era stata davvero Elsa a proteggerla!

Questo voleva dire che Elsa, che lei...

Anna si portò una mano agli angoli degli occhi, asciugandosi le lacrime che avevano cominciato a scendere.

Elsa...

Elsa era viva.

Elsa era davvero viva!

 

- Elsa... - soffiò sorridente la principessa.

 

La felicità della giovane tuttavia durò poco minuti, spaventata da un ringhio, più profondo e prolungato degli altri, che la portò nuovamente sulla difensiva, mentre con lo sguardo vagava alla ricerca del piccolo lupo; ma non appena scorse la pelliccia scarlatta della creatura, tirò un sospiro di sollievo constatando che il Nefilim non aveva ringhiato verso di lei.

Incuriosita dallo strano comportamento del Nefilim, Anna osservò la bambina avvicinarsi apprensiva verso l'animale, che continuava a guardarsi intorno guardingo, ringhiando minaccioso verso il nulla ed emettendo di tanto in tanto quello strano e profondo verso.

 

- Brann.. che succede? - chiese la piccola Anna, spaventata e confusa dalla strana reazione del cucciolo.

 

Il piccolo lupo guardò la bambina per pochi secondi, agitando la coda nervosamente e generando, con quel piccolo movimento, un sfarfallio di scintille scarlatte.

 

Lei... sta arrivando.

 






Angolo dell'Autrice:
Ehm...
Salve ^^
Lo so che sono in ritardo con l'aggiornamento, come so che è un pò corto e che avrei dovuto concludere con la questione Anna...
Ma il capitolo si stava rivelando un tantino troppo lungo °-°
Però suvvia e.e
Non credo vi possiate lamentare...
Anche se corto è bello carico, no? :D
...
e.e"
Spero in ogni caso che questa ultima versione (che con il tempo si è alquanto arricchita e modificata <.<) vi sia piaciuta :)
Mentre la speranza che non ci siano errori, credo che quella ora mai sia morta e sepolta...
Abbiate pazienza ._.

Anyway...
Questa sera vi lascio con una buona notizia *-*
Gli aggiornamenti torneranno ad essere settimanali! *-*
In caso di qualche problema bisettimanali...
Felici? *w*

Ringrazio tutti i vecchi e i nuovi lettori, e ovviamente i recensori che mi lasciano un loro commento ;)
E con ciò vi saluto ù.ù
A presto ^^

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