15 Years Old

di Biscotto Sudato
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gerd ***
Capitolo 2: *** Ginger ***
Capitolo 3: *** Sens ***
Capitolo 4: *** Strange ***



Capitolo 1
*** Gerd ***


15 YEARS OLD

 

 

 

 

 

I

GERD

 

— Alza quel culo dal letto e va' a scuola, sbrigati!

Il tono di mia madre cominciò a diventare tagliente, quindi mi alzai, mi vestii, feci colazione e uscii di casa correndo. Sul marciapiede notai che c'era una vetrina che sembrava più uno specchio. Mi fermai un attimo per specchiarmi. Mi risistemai la frangia a destra, mi riordinai i capelli neri spettinati e spostai in su gli occhiali rossi con le dita. Poi mi complimentai con il mio riflesso per i begli occhi marrone chiaro (come al solito) e ricominciai a correre ancora più veloce. Presi il treno appena in tempo. Appena le portiere si chiusero, però, notai che King stava tentando di riaprirle con le mani. I suoi capelli biondo-platino sparati si schiacciavano contro il vetro mentre il ragazzo frettoloso provava a sfondare la portiera con la testa. I suoi occhi azzurri, furiosi, splendevano ogni volta che il ragazzo si dava lo slancio per sferrare l'ennesima testata. Stanco di tirare botte con la testa, premette la faccia contro il vetro e mi gridò: — Gerd, bastardo, apri quella dannata cosa!

Gli feci "ciao ciao" con la manina sorridendo e lui rispose con un bel dito medio.

— Se non mi fai entrare tiro una testata anche a te! — gridò King.

Una voce altrettanto familiare quanto melanconica risuonò dietro di me.

— Sei senza cuore, Gerd. Perché hai il cuore così freddo?

Sens mi passò davanti e premette il pulsante vicino alla portiera.

Aveva i capelli anche lui biondi e gli occhi azzurri solo che ce li aveva un po' più lunghi, abbastanza da arrivare alle spalle. Aveva il suo solito sguardo sofferente con cui piangeva per ogni singola cosa.

Appena la portiera si aprì, King si tuffò letteralmente dentro il treno.

— Perché non mi hai aperto tu, Gerd, brutto bastardo!

Con la calma più totale, mi avvicinai a King e gli dissi sottovoce: — Volevo capire se ci sei o ci fai, dato che c'è un altro pulsante completamente uguale a quello che Sens ha premuto poco prima che si trova all'esterno del treno, alla destra della portiera.

King si affacciò per verificare l'affermazione che si rivelò imbarazzantemente esatta.

Sens sospirò dolorosamente e si posò la mano sul cuore, cominciando ad assumere uno sguardo triste e sconsolato.

King lo guardò un attimo e disse tra sé e sé: — Ma che cazz... ?

Sens ricambiò lo sguardo confuso di King con uno sguardo afflitto e rispose: — Oggi ho visto un anziano su una panchina...

M'intromisi nella conversazione e chiesi tranquillamente: — E allora?

— L'anziano aveva un ombrello...

— E... ?

— L'ombrello era rosa...

— E dove vorresti arrivare con questa affermazione?

Improvvisamente, Sens scoppiò a piangere per poi smettere due secondi dopo.

— Andiamo, compagni — propose Sens, con un tono di voce più da veterano di guerra che da studente. — Troviamoci un posto degno di noi altrimenti i sovietici occuperanno tutti i sedili. Go!

Sens sfrecciò verso un sedile vuoto e ci si sedette con prepotenza.

Io e King ci guardammo per un secondo e poi seguimmo il soldato Sens.

Ci sedemmo nei posti davanti a quelli del veterano mentre lui sbirciava i posti dietro. Tirò fuori una fascia e se l'avvolse intorno alla testa. Poi si chinò sulla sua borsa e tirò fuori un...

— Che cosa ci fai con un fucile da softair nella sacca?! — chiese furioso King.

— Uccido sovietici! Sconfiggiamo i giapponesi!

— I giapponesi non sono sovietici. — sentenziai intromettendomi nel conflitto.

— Tsk, chi cazzo se ne frega! Soldato King, passami un po' di tabacco che comincio a soffrire di astinenza.

King si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò: — Che cosa gli prende, oggi?

Il treno non era ancora partito e Sens stava già cominciando a diventare nervoso. Chissà cosa caspita gli prese quel giorno...

Ma il peggio non era ancora arrivato...

Sens, all'improvviso, smise di borbottare e ci zittì. Poi, come un fulmine, si girò e cominciò a sparare raffiche di palline contro l'altro vagone.

Sens borbottò qualcosa come un “Vieni qui, bastardo” e si accucciò ai nostri piedi.

— Fate silenzio — disse truce Sens. — O dovrò usarvi come ostaggio.

King, con tono annoiato, propose: — Non possiamo giocare ai “Mercenari” dopo la scuol...

Venne subito interrotto da Sens che puntò l'arma verso la portiera dell'altro vagone e gridò: — Vieni fuori, Strange! Fammi vedere se hai coraggio a prenderti un posto di questo vagone.

Una figura misteriosa uscì allo scoperto. Portava un impermeabile nero e degli occhiali da sole. Le mani erano coperte da guanti, anch'essi nerissimi, e portava una fedora scura come la pece. Non parlò.

— Penso... — dissi tra me e me. — Penso di sapere chi sia...

Il tizio macabro, tutt'ad un tratto, tirò fuori una banana dall'impermeabile e la strizzò, spappolandola. Tutti, compresa la gente che si trovava là dentro, guardarono con pietà quel ragazzo che aveva appena sprecato una banana per tentare di schizzarla fuori dalla buccia e colpire Sens. Il treno, tristemente, partì verso la prossima stazione. Rimanemmo nella stessa posizione per tutto il viaggio.

Il tizio, che ormai si era tolto il fedora, rivelando quindi di essere Strange, fissò la banana ormai spappolata.

King si coprì il viso con le mani per la vergogna.

Le persone sedute in quel vagone fissarono la banana defunta con lutto.

Sens tornò quello di prima, si mise una mano sul cuore e si voltò dall'altra parte con gli occhi chiusi.

Io, invece, fui colpito alla vista di quella banana... nel senso che un pezzo di quel frutto mi andò sugli occhiali e dovetti pulirli per tutto il viaggio.

Quando scendemmo, ci fermammo su una panchina della stazione.

Ah, che bello rilassarsi! Non ti innervosisci, non studi, non provi a far parlare Strange... Ti guardi intorno come se fosse un quadro. Com'era bello il sole che era già salito veramente in alto per essere mattina! Com'era bello il treno che era partito mezz'ora fa! Com'era bello quell'orologio posto su una colonna che segnava le 7:59! Com'era bello il mio riflesso sul treno che stava arrivando! Ma poi mi venne in mente un particolare curioso:

― Ragazzi — chiamai i miei amici con tono calmo e pacato.

― Sì? — rispose King.

― La scuola inizia alle 8:00, giusto?

― … Sì?

― Guardate tutti l'orologio.

 

Non avevo mai corso così tanto.

King non ha visto il pulsante fuori dal treno.

Sens era ufficialmente impazzito.

Strange aveva ucciso una banana senza dimostrare la benché minima pietà.

E per conoscere Ginger dovrete aspettare il prossimo capitolo.

 

Cos'altro potrebbe andare storto?

 

Semplice: che io mi renda conto di aver scritto un capitolo troppo corto.

 

… AND THE SHOW GOES ON! (lol).

 

 

 

Nello stesso preciso momento in cui mettemmo piede nell'aula, la professoressa si voltò verso di noi con sguardo infuocato. Era molto giovane per essere una professoressa. Aveva dei lunghi capelli neri e gli occhi verdi, un naso a patata e si era messa il classico rossetto rosso acceso.

— Che fine avevate fatto? La lezione è cominciata otto ore fa! — strillò indiavolata.

— Eh? Dove sono tutti quanti? — chiese confuso King.

— Sono andati tutti a casa, dato che ora sono le 16:00!

Guardai sbalordito l'orologio attaccato al muro sopra la lavagna.

— S-Scusi, signora Professoressa — chiesi educatamente alzando la mano. — Ma sono le 17:00.

La signora Professoressa controllò l'orologio e lanciò un grido: — Merda! Mi sono totalmente dimenticata di andare a prendere mio figlio dall'asilo!

Detto questo, scappò letteralmente dalla stanza, piantandoci in asso davanti alla cattedra.

Sens pensò un attimo e poi disse: — Aspetta un attimo... Cioè, abbiamo iniziato a correre di mattina e siamo arrivati a scuola alle 17:00? Quanto cavolo abbiamo corso?

Ci riflettei anch'io e realizzai che Sens aveva, finalmente, detto una cosa giusta.

— Magari — esordì King dietro di me. — Potrebbe esserci successo qualcosa a cui non abbiamo dato importanza.

— Tipo? — chiesi pensieroso.

— Tipo che ci è successo qualcosa ma non ce n'è fregato un cazzo. Tipo questo.

Strange, intanto, trattenne a malapena un gridolino e si mise le mani sulla bocca.

— Uh? Cosa ti prende, Strange? — chiese Sens.

Strange corse verso la lavagna e scrisse una frase sulla lavagna che mi gelò il sangue nelle vene: “Ginger è stato arrestato”.

— Cosa?! — gridai esterrefatto. — Che cosa stai dicendo, lui non...

Strange tirò fuori lo smartphone e me lo mise tra le mani. Era cominciato un video:

Stavamo correndo verso scuola quando all'improvviso Strange si fermò e si vedevano dei criminali entrare in un negozio. Un grido di battaglia echeggiò dalle patetiche casse audio del cellulare: Era Ginger, intento a correre verso i criminali con i pugni chiusi. Aveva i capelli lunghi rosso fuoco e le lentiggini sulla faccia. I suoi occhi verdi erano, in qualche modo, magnetici.

 

Ma visto che sto descrivendo i miei amici come un maniaco penso che sia il momento di finirla qua con le descrizioni, prima che Strange mi denunci ancora una volta per stalking.

 

Sì, l'ha fatto.

 

Tutt'ad un tratto è arrivata la polizia e ha arrestato tutti, Ginger compreso.

— Perché non ce l'hai detto prima, Strange?! — gridai con tutto il fiato nel corpo. — Ora dobbiamo tirarlo fuori dal carcere giovanile.

— Direi che è naturale che Strange non parli, Gerd — sentenziò duramente King.

Di colpo, Sens spinse via King contro il muro con un braccio.

— Che cazzo fai, psicopatico? — gridò King.

Sens si sbottonò la camicia, rivelando di avere attaccato una giubba ricoperta di esplosivi.

— Argh, cosa cazzo ti sei indossato stamattina?! — piagnucolai.

Sens mi scoccò uno sguardo freddo e serio e rispose con tono truce: — Faccio saltare in aria i nazisti.

King si alzò dal muro e ribattè: — Testa di rapa, non ci sono i nazisti qui!

Ma troppo tardi, Sens aveva già attivato la bomba.

Intanto, la professoressa rientrò nell'aula: — Ma che cosa sta succedendo?

10...

— Oh merda, creperemo tutti! — gridò King.

8...

Congiunsi le mani verso di Sens e chiesi: — Per favore, ferma quella cosa!

Lui mi tirò uno schiaffo e rispose: — Col cazzo. I nazisti moriranno qui.

2...

— No! — si lamentò King.

1...

La professoressa prese l'orecchio di Sens e strillò: — Sei in punizione!

0.

 

Mi risvegliai gridando, grondante di sudore. Cercai gli occhiali sul comodino e me li rimisi. Mi guardai intorno.

— Ah già — dissi tra me e me. — siamo tutti finiti in un collegio.

 

“WTF”, direte voi. Ebbene, lasciate che spieghi (anche se non avete bisogno di una spiegazione perché la trama è già scritta nella descrizione del racconto rotfl):

 

Io e Ginger siamo persone molto alla ricerca dell'attenzione popolare. Vogliamo diventare famosi, per qualsiasi cosa, ed è per questo che avevamo escogitato uno scherzo clamoroso al preside. Non si sa come, il preside diede la colpa a me e a Ginger. Quando Sens e King cercarono di aiutarci, il preside incolpò anche loro. Ci espulse dalla scuola e fummo costretti a cercarcene un'altra. I nostri occhi brillarono quando i genitori di Strange ci fecero vedere un collegio meraviglioso posizionato su un promontorio. Era praticamente un castello, tipo quello di Neuschwanstein, solo che come panorama aveva un bellissimo mare. Non era neanche tanto costoso. Ci trasferimmo tutti lì l'anno prossimo. Strange ci seguì perché, come aveva scritto in un messaggio, secondo lui, la caffetteria della vecchia scuola era qualcosa degno di Stephen King. Sono morto dalle risate quel giorno.

Affittammo insieme una stanza, precisamente la stanza 68. C'eravamo vicini...

Pianificammo la posizione dei nostri letti. C'erano due letti a castello e addirittura uno a baldacchino. Eravamo in cinque. Due su un letto a castello, due su un altro e uno in quello a baldacchino. Quindi, dopo aver confermato questa scelta, andammo a dormire tutti nel letto a baldacchino.

Torniamo alla storia che forse è meglio.

 

Quello era il nostro primo giorno nel collegio Mar di Luce. La campanella suonò. Quasi addormentato guardai la sveglia.

— Svegliatevi! — gridai agli altri. — La lezione sta già cominciando!

 

Corremmo per i corridori della scuola.

King non aveva visto il pulsante fuori dal treno.

Sens era ufficialmente impazzito.

Strange ha ucciso una banana senza dimostrare la benché minima pietà.

E non ho mantenuto la parola sul fatto che Ginger sarebbe apparso nel prossimo capitolo.

Ed era tutto un sogno, tranne il fatto che non ho mantenuto la parola sul fatto che Ginger sarebbe apparso nel prossimo capitolo.

 

Cos'altro potrebbe andare storto?

 

Semplice: che Ginger venga corteggiato da una ragazza che non conosce nemmeno.

 

Succederà?

Sì, succederà.

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Capitolo 2
*** Ginger ***


15 YEARS OLD

 

 

II

GINGER

 

 

 

Quel posto era una seccatura. Non mi conosceva nessuno e tutti mi evitavano. Invece, nella vecchia scuola, tutti mi acclamavano e mi facevano i cori quando mettevo piede in classe...

 

FLASHBACK A CASO

 

Ginger: (Entra in classe)

Tutti gli alunni, professore compreso: "Olè!"

Ginger: (Scoppia a piangere dalla gioia)

 

FINE FLASHBACK A CASO

 

Invece, lì, chiunque faceva qualunque cosa mi stava antipatico. Tuttavia, c'era un posto che adoravo alla pazzia: erano le mura del castello che davano sul mare. Lì leggevo, respiravo l'aria di mare, guardavo il sedere delle studentesse. Passavo un sacco di tempo lontano da tutto e da tutti e mi sentivo proprio bene. Io e i miei amici che mi hanno seguito fin qui non avremmo mai immaginato che avremmo avuto guai di proporzioni epiche. E io non avrei mai immaginato che sarebbero cominciati proprio in quella zona. E che si sarebbero abbattuti su di me:

 

Stavo tornando dall'ultima ora di lezione, passando per le mura che separavano il castello dal mondo esterno. Poi notai che il tramonto era già cominciato. Il tramonto: il momento in cui il sole, stanco di arrostire le persone, va a dormire in fondo al mare. Decisi che era il momento di guardare con sguardo fiero e petto all'infuori il sole che si accingeva a dormire. Ah, il tramonto! Quel momento della giornata in cui il sole, stanco di arrostire le scatole craniche delle persone, si rifugia lentamente dentro il mare risvegliando gli esotici animali notturni che dimorano nell'oscur...

“Qualcuno è dietro di me.”, pensai.

Una ragazza dai corti capelli castani chiari e gli occhi azzurri si fermò a guardare l'orizzonte di fianco a me. Aveva anche lei le lentiggini.

“Beh...”, pensai. “Abbiamo almeno qualcosa in comune. Ora se ne può andare?”.

Non mi era mai successa una cosa del genere. Di solito tutti mi evitavano. Inoltre, non avevo mai parlato seriamente con una ragazza. Aspetta, non sapevo neanche cosa fossero.

― Questo tramonto mi scalda il cuore...

Strabuzzai gli occhi ed trattenni un gridolino soffocato. La ragazza mi aveva appena rivolto la parola! Mi girai impreparato verso di lei e vidi che stava abbassando gli occhi arrossendo.

“Cazzo! Due cazzi! Tre! E tutti evirati! E ora cosa cazzo le devo dire? Merda!”

Provai a calmarmi. All'istante mi venne un'idea: dovevo dire anch'io una frase poetica. Ma certo, è questo che lei si aspettava da me!

“Ok, ecco che arriva la frase poetica...”

― Il tramonto spazza via i demoni.

“Ma che cazzo ho detto? Neanch'io capisco cosa sto dicendo! Oh, merda, spero di non aver fatto brutta figura...”

Sbirciai la ragazza: aveva cominciato a tremare e la sua faccia era di un rosso fuoco. Poi si calmò all'improvviso e replicò: ― Vuoi un abbraccio?

“COOOSAAA?!”, gridai nella mia testa. “Mi p-prendi in giro, vero?”

― Ok.

La ragazza mi corse incontro e mi strinse più forte che poteva.

― Ehi! ― annaspai. ― Mi stai rompendo le costole!

La ragazza si voltò verso di me e rispose sorridendo: ― L'abbraccio potrebbe romperti le costole, ma di certo ti aggiusta il cuore.

 

Tornai dolorante verso la mia stanza. Si era già fatta sera e, a quest'ora, Gerd è irritante. Chissà cosa aveva quella ragazza. C'era qualcosa che non andava, me lo sentivo...

Appena entrato, i miei quattro amici d'infanzia mi circondarono.

― Allora, Ginger. ― esordì King, incazzato nero. ― Che cosa ci facevi con una ragazza sulle mura del castello?

Gerd sbucò dall'ombra: ― E perché l'hai abbracciata?

Sens sbucò subito dopo Gerd: ― E perché mi avete fatto piangere per tutto il pomeriggio?

Strange, intanto, teneva in ostaggio una banana.

King si girò verso Strange e gli gridò contro: ― Dove cazzo ne hai trovata un'altra?

Strange fece spallucce e se ne andò, coccolando la banana come fosse un gatto.

All'improvviso realizzai che tutto stava andando troppo seriamente perché fosse una giornata normale. Infatti, Sens tirò un pugno a King che battè la testa contro il muro.

― Che cazzo fai, psicopatico? ― chiese seccato King.

― Dò la caccia al Kluk Klux Klan di Martin Luther King, MOTHERFUCKERS.

Gerd s'intromise nel discorso: ― Il Kluk Klux Klan non era di Martin Luther King, anzi...

― Tsk, chi cazzo se ne frega. Soldato Ginger, seguimi! Mi sono appena accorto che Strange mi ha rubato il Game Boy.

— Smettila Sens, non ho voglia di giocare ai “Mercenari” ades...

— Ma Strange sta tenendo in ostaggio quella banana! — piagnocolò Sens.

Alzai gli occhi al cielo e dissi: — Va bene, andiamo a riprendere il tuo Game Boy e a salvare quella banana.

Sens annuì serio e prese dalla sua sacca un...

— Che cazzo ci fai con un fucile da softair nella sacca?! — gridò furioso King.

Sens girò la testa verso di lui e replicò con un tono da duro: — Salvo vite e tesori. Vuoi fare la femminuccia?

King rimase interdetto: — In che sens...

— Sai che non me ne frega un cazzo se hai affetti familiari!

— Di che cosa stai parlando, massacrato mentale?

— Vieni con me e il soldato Ginger. E anche tu, soldato Gerd.

Gerd si girò seccato verso di noi e rispose: — Che merda.

 

I corridori erano semi-bui e non si capiva da che parte dovevamo andare.

— Fermi tutti! — esclamò Sens. — Fatemi sentire i suoi passi.

— Secondo me ci siamo persi... — commentò Gerd.

— Non è vero! Silenzio o ti toglierò le razioni.

Sens si guardò indietro e poi avanti per due volte: — Ci siamo persi.

— Lo sapevo...

— Tranquilli, con il fiuto individuerò quel mascalzone.

— Sei diventato un cane, ora? — disse sarcastico King.

— Sì, mi chiamo Cujo. — rispose ringhiando Sens.

King restò in silenzio e non parlo per mezz'ora.

Svoltato l'ennesimo buio angolo, trovammo Strange intento a sbirciare dentro la...

— Stanza del preside! — sussurrai con un tono soffocato. — Vieni via di lì, Strange! Ragazzi, torniamo nella nostra...

Una luce azzurra si accese nella stanza del preside. Un coro dal canto pulito, quasi angelico, risuonò per i corridori.

Sentii dei singhiozzii provenire da dietro: Sens, inevitabilmente, scoppiò a piangere. Feci un “facepalm” epico, ma, se devo essere sincero, un nodo alla gola venne anche a me. Strange ci fece cenno di avvicinarci lentamente. Appena arrivammo alla fessura della porta semi-chiusa, facemmo a turno per guardare dentro la stanza e vedere cosa c'era. Mi sorteggiarono per ultimo, quei bastardi corrotti.

 

COMPILATION DI “SBIRCIATEDALLAFESSURADIUNAPORTASEMICHIUSACHESEPARALASCUOLADALLASTANZADELPRESIDE” 2014:

 

Gerd: Si avvicinò scettico alla fessura e sbirciò dentro. Quando tirò fuori la faccia dalla fessura era pallido come una statua.

King: Svenne ancora prima di avvicinarsi alla porta.

Sens: Scoppiò a piangere.

Strange: Non ebbe alcuna reazione.

 

Poi, finalmente, fu il mio turno. Mi avvicinai lentamente alla porta. La tensione saliva man mano che avanzavo verso la porta. Il battito del cuore si fece così forte nelle mie orecchie che mi sembrava di partecipare ad un concerto degli Slipknot (perché, sapete, gli Slipknot hanno tre percussionisti che non fanno quasi un cazzo per tutto il concerto se non masturbare le loro maschere e saltare addosso al pubblico. RESPECT).

Quando mi affacciai alla porta vidi qualcosa che cambiò sempre la mia vita:

Un cerchio sul muro, simile ad una specie di portale, emanava quella luce azzurra che mi aveva tanto irritato. Sembrava molto uno specchio, oltre che un portale, ma sembrava che al posto del vetro ci fosse acqua limpida. Non c'era nient'altro, solo una minuscola scrivania e un armadio vicino alla finestra. Sul muro, subito dietro alla scrivania, c'era quello “specchio d'acqua”. Tutt'ad un tratto, una figura uscì da lì! Una persona era appena uscita da quel coso strano e luccicante! CHE FIGATA!

Tuttavia, il mio entusiasmo finì quando scoprii che la figura uscita dallo “specchio d'acqua” era nient'altro che la ragazza che mi abbracciò quello stesso giorno. D'un lato, ero felice e sconvolto allo stesso tempo. E da un'altro lato ancora, provai qualcosa di terribilmente diverso dalle mie emozioni giornaliere. Da dove proveniva quel calore? E perché mi era venuta la pelle d'oca?

Sens si girò melanconico verso di me e disse con tono smielato: — Siamo un po' arrossati, eh?

Mi toccai la fronte con la mano: era bollente come l'inferno!

Sens mi mise una mano sulla spalla ed mi sussurrò: — Ah, che bella sensazione... l'amore!

Lo spinsi via imbarazzato. Ma Sens cadde di peso per terra e fece un tonfo che tutti, perfino una persona senza orecchie (a eccezione di Doreamon... perché è un gatto) avrebe potuto sentire. Infatti, la ragazza si girò verso di noi e disse sorridendo: — Voi, entrate. Cercavamo giusto voi.

 

Sentii la faccia andarmi a fuoco.

King è diventato una femminuccia preoccupata per i suoi affetti familiari.

Sens era di nuovo impazzito.

Strange ha tenuto in ostaggio una banana e ha rubato il Game Boy di Sens.

Gerd sta cominciando a perdere importanza nella storia.

E una ragazza pressoché sconosciuta ha sparato frasi poetiche a caso e mi ha abbracciato.

 

Cos'altro può andare storto?

 

Semplice, che noi veniamo mandati in un'altra dimensione insieme alla ragazza sconosciuta per salvare tutta la scuola da un re arrapato di potere.

 

Succederà?

Sì, succedera.

 

 

 

 

— Ehi, mi stai copiando l'outro!

— Chiudi quel culo, Gerd.

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Capitolo 3
*** Sens ***


15 YEARS OLD

 

III

SENS

 

 

 

Quella bellezza sovrumana stava di fronte a noi con sguardo malizioso, insieme tutto il consiglio dirigenti della scuola. Il preside, calvo, vecchio e senza un segno di barba, ci spiegò un sacco di cose assolutamente fuori di testa. Ha parlato di una dimensione parallela alla nostra dove è situata una terra di nome Afesion, una guerra secolare che sta devastando delle terre e un re non-morto e il suo esercito. Ci ha mostrato un sacco di oggetti bizzarri: Una perla azzurra; Un paio di stiletti d'oro; Un ciondolo d'argento. Passammo al brutale quando il preside tirò fuori dal suo armadio un fottuto spadone! Mentre gli altri parlavano su quella stronzata fantasy, io sbirciai dentro l'armadio: Dentro c'era un corridoio pieno zeppo di armi! Ce n'erano di tutti i tipi, dalle armi bianche a quelle da fuoco. Pareva che il preside fosse andato a cercare queste armi per tutto il pianeta. Qualcuno lo avrà aiutato, no? Questa storia mi fece venire un nodo alla gola, sarei scoppiato a piangere e avrei continuato fino a quando qualcuno non mi diceva come ha fatto il preside a raccimulare quel patrimonio. Tuttavia, la ragazza dagli occhi azzurri mi guardò e sorrise maliziosamente. Cosa dovevo fare? A quanto pare, Ginger era cotto come una pera. Quindi, provai a fottergli la ragazza.

Tirai fuori la mia rosa per i casi d'emergenza che tenevo dentro la giacchetta e mi avvicinai a lei. Gliela porsi senza rimorso.

— Sens... — disse seccato Gerd. — Quella è una banana.

Guardai meglio: — Ehi, ma come ha fatto a finire qua? Strange, ne sai qualcosa?

Quel pezzo di merda scappò via dalla stanza.

“Maledetto... mi sono ripreso la banana, ma senza il Game Boy la mia vita rimarrà per sempre vuota.”, pensai tragicamente.

— Allora — esordì la ragazza. — Lasciate che mi presenti: Io sono Katherine e sono una Ricercatrice di U'taal. Il mio compito è trovare i sei Giudici. Oggi è un giorno che rimarrà nella storia di Afesion. Oggi, quasi per caso, sono stati ritrovati cinque Giudici! Anche se uno è appena scappato via...

— Aspetta — disse King. — Mi stai dicendo che siamo delle sotto-specie di prescelti o roba del genere?

— Se è così rinuncio di esserlo! — gridò Gerd all'imrpovviso. — Non voglio essere un cliché!

— Per quale motivo, Tavian? — disse calma Katherine, quasi per dispetto.

Tutti noi rimanemmo a bocca spalancata, tranne Gerd che si era fatto cupo in volto.

— Come... mi hai chiamato? — sussurrò tetro Gerd.

— Tu sei Tavian Castle, “Gerd” non è nient'altro che un soprannome.

La testa di Gerd cominciò lievemente a girare. Si aggrappò alla scrivania del preside e disse: — Come fai a sapere che i nostri non sono veri nomi?

— Lo so e basta. So anche che vi chiamate così da quando avevate quattro anni. — nel tono della sua voce c'era un senso di superiorità.

 

Non riuscimmo a dormire quella notte, a parte Strange che mi aveva scaricato la batteria del Game Boy. Quella notte, inoltre, impazzii totalmente per colpa della mia insonnia...

“Non riusco a dormire. I battiti del cuore. I passi pesanti. Le grida fuori dalla finestra. I rumori metallici fuori dalla porta. Il fuoco illuminava la stanza. Il fuoco... il...”

— Cosa?! — esclamai spaventato.

Ebbene, la camera da letto aveva preso fuoco. L'uscita era bloccata e il soffitto era crollato quasi completamente. Provai a svegliare i miei amici ma non c'era nessuno! Erano già scappati via! Terrorizzato, scesi dal letto e mi misi le scarpe (senza quelle non faccio proprio un cazzo). Dalle fiamme uscì una persona! Peccato che era armata. Aveva una spada e, a quanto pare, mi voleva uccidere.

— Fermo! — implorai inciampando all'indietro. L'uomo prese a camminare lentamente verso di me con la spada alzata. Strisciai all'indietro. Finché strisciavo, mi sentivo al sicuro, ma subito dopo mi ritrovai con la schiena al muro. Quel bastardo si avvicinò a me e fece per abbassare la spada su di me, quando un sasso del soffitto (o di quel che era rimasto) si staccò e gli cadde sulla testa. Senza aiuto o altro, decisi che avrei dovuto fuggire in fretta. Nel bel mezzo dei miei pensieri, una palla di cannone fece esplodere la parete dietro di me. Caddi in avanti e mi rialzai due minuti dopo per via del dolore ricevuto. Poi, ebbi la brutta idea di girarmi.

L'intero castello era in rovina! Lampi di luce colorati sfrecciavano da una parte all'altra, nel campo in pietra si stava scatenando una rissa armata niente male e dei fottutissimi draghi stavano bruciando vive migliaia di persone. Uno di loro stava per passare vicino al varco aperto dalla palla di cannone. Ad'un tratto, qualcosa scattò nella mia testa. Realizzai troppo tardi di aver avuto l'idea più spericolata che io abbia mai avuto. Senza paura alcuna, mi buttai di sotto. Il drago mi vide e provò a prendermi al volo. Lo evitai senza neanche accorgermene e mi aggrappai alle sue corna. Dietro di me stava un uomo totalmente incappucciato che stava tenendo le redini.

— Senti... — urlai più forte che potevo. — Mi fai usare il tuo drago? Solo un secondo!

Il conducente, probabilmente per lo spavento, perse l'equilibrio e cadde giù.

— Oh, ok. — detta questa frase piena di significato, presi le redini e cominciai a guidare il drago.

— Oh, cazzo! — esclamai gioioso. — Se lo dico a King sviene.

Sfrecciai per le torri facendo virate e tutte queste cose fighe che fanno di solito in film\libri del genere. Tuttavia, il drago si era stancato di volare. Si era stancato soprattutto di me. Quindi, si girò verso di me e mi disse: — Io amo il Biscotto Sudato!

 

Mi risvegliai intorno alle 11:00, quando tutti erano già a lezione. Mi guardai intorno...

“Merda, dove mi trovo?”.

Ebbene, mi ritrovai in una stalla con tanto di escrementi e cavalli scorreggioni. Vicino a me c'era King, seduto su un accumulo di fieno.

— Ti sei svegliato, piagnucolone.

— Sì, mi sono svegliato, femminuccia preoccupata per i suoi affetti familiari.

King rise di gusto.

— Dove mi trovo? — chiesi confuso.

— Siamo già nella dimensione parallela di cui ci aveva parlato il preside.

— E gli altri?

— Tutti i ragazzi, più Katherine, sono venuti con noi.

— Bene — annuii. — Bene.

— Seguimi, ti mostro l'uscita.

Mi alzai faticosamente. Avevo il culo distrutto. Quella paglia faceva meno male se mi fosse entrata nell'ano. Ma visto che ho già avuto una brutta esperienza riguardo a questo, chiudo qui l'argomento...

Io e King uscimmo dalle stalle lentamente.

Ci ritrovammo davanti un enorme prato verde e fiorito. Il cielo era più azzurro di un puffo (citazioni a caso) e, in lontananza, si scorgeva un enorme e maestoso castello.

— Ehi — chiamai King. — Quel castello è per caso il collegio Mar di Luce?

— No. Cazzo, Sens, certe volte sembra che tu lo faccia apposta...

— Ah, già... siamo ne... nell'altra d-dimensione...

Mi scappò una risatina imbarazzata.

King alzò gli occhi al cielo e camminò verso il prato.

“... Ma vaffanculo! Gli occhi al cielo li alzo io!”.

Di colpo, un tizio vestito in modo ridicolo sbucò da un angolo.

— Buongiorno, Gabriel!

— Chiamami Sens, per favore.

— Ah, Gabriel de l'Amour! Quanto mi piacciono i nomi francesi!

— Lei è già stato nella mia dimensione?

— Certo. Sono stato anche a Londra. Un gruppetto di vecchiette mi inseguì fino in Scozia solo perché volevano offrirmi un té. Poi, sono stato anche in Giappone. Una piovra ha tentato di vìolarmi!

— Ehm, scusi...

— E poi mi hanno chiesto di essere il doppiatore di un protagonista di un anime yaoi. Chissà cosa vuol dire... Me ne sono dovuto andare il giorno prima. Che peccato, volevo proprio fare quella cosa...

— Signore, mi scusi...

— Poi sono stato anche in Italia. Lì ho conosciuto un tizio fuori di melone. Sosteneva di chiamarsi “Biscotto Sudato” e di essere realmente un biscotto sudato al cioccolato. Scriveva storie strane su un mediocre sito di fanfiction. Devi leggere cosa scrive, è completamente schizzato. Ora come ora, sta scrivendo una serie fantasy di nome “15 Years Old”. Mai letta?

— No, non m'interessa...

— Ah, proprio a te... Comunque io mi chiamo Sgroldor Cavalca Morti, il capo di questo clan.

— Piacere... Ah, già...

— Eh, già...

— Sai come mi... Già...

— Eh, beh...

— Ovvio... Non... nhnhnh...

— Nhhnhhnbananannnnhnhnhh...

— Biri... chino...

— Mh...

— ...hM

— Ehi, senti questa: come si chiama l'uomo più ricco del mondo?

— Dario Miliar?

— No, Bill Gates.

— Ah... sì?

— Sì.

— Ok.

— Seguimi, ti faccio un piccolo tour guidato di casa mia e poi, oggi pomeriggio, farò un tour guidato con tutti i tuoi amici del villaggio di Pietraverde.

— Va bene.

Sgroldor mi mostrò tutta la casa. Quello è seriamente disturbato, però è simpatico. Forse è un po' paranoico ma ehi, è pur sempre un mio conoscente. Sono tutti così.

Arrivato il pomeriggio, ritrovai i miei amici intenti a giocare a “Iltitolodelgiocoètroppolungoquindièmegliosedicosolocheunocercaglialtriequalcunovuoleunabananaecomunqueilpiùriccodelmondoèbellobruttosenzailpipinotondeggianteelicotteroschiaffononsonounafemminucciapreoccupataperisuoiaffettifamiliari”.

Lo scopo del gioco è ruttare più forte degli altri.

 

Durante la camminata verso Pietraverde, Gerd si avvicinò a me.

— Come stai?

— Bene, grazie. Ehi, vuoi sapere chi è l'uomo più ricco del mondo?

— Per caso è Dario Miliar?

— No, è Bill Gates.

— Ah... sì?

— Sì.

— Ok. Tu, invece, sai chi è l'uomo più povero del mondo?

— Rino Pove?

— No, Strange.

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Capitolo 4
*** Strange ***


15 YEARS OLD

 

 

 

 

 

IV

STRANGE

 

 

 

Sono Strange. Sto per guadagnarmi la fama da protagonista che mi spetta.

Solo che questo sarà un capitolo un po' diverso dagli altri capitoli di questa mia avventura.

Alloooora...

Innanzitutto, comincio col fare un piccolo punto con domande che potreste farmi e risposte che darei. Visto che il Supremo Biscotto Sudato non ha voglia di rispondere alle vostre domande, lo farò io sedutastante:

 

WHAT THE FAQ

 

D: “cm fai a sapere del essistenza di biskottosudatto???”

R: “Non ne ho la più pallida idea. Non riesco a capire la connessione tra tutti noi e quel Biscotto. Questo, siori e siore e persone e personi, è un mistero. Sento che, alla fine di tutto questo, si troverà finalmente una conclusione. Ma per ora... è un enigma.”

 

D: “strenge km fai a parlare in qst ep se nn sai km farlo????”

R: “Scrivo, come tutti gli altri.”

 

D: “6 vergine???? <3 <3”

R: “Può darsi.”

 

D: “ma e vero che biskottosudato non ha 15 anni e ke e un pedofilo ke si spaccia per adolescente??

R: “Può darsi.”

 

D: “dv lai messa la banana??”

R: “Può darsi.”

 

D: “bern fair bern DISCOH INFERNOW”

R: “Falla finita, Sgroldor.”

 

D: “herry stails my veri lov!11!! <3 <3 <3”

R: “Se sei arrapata dei One Direction, stacci lontana. Se li ascolti per la loro musica, va bene. Se però i lettori standard del Leggendario Biscotto al cioccolato sono directioner che si credono tali solo perché vogliono trombare con un membro dei One Direction, il suddetto Biscotto si toglierà da questo sito di fanfiction e non ci tornerà più (la parola membro è utilizzabile in tutti i sensi). Parola di Strange (si fa per dire).

 

Dopo questo rischiarimento delle idee dei lettori, possiamo finalmente andare avanti.

Ora parte la vera avventura (si fa per dire).

 

Dopo aver fatto il tour con Sgroldor Cavalca Morti, ci siamo fermati alla Locanda Fellona, un posto di ritrovo per corrotti, criminali, pirati, prostitute, me, ecc...

Ci sedemmo in un tavolo più pulito degli altri e una cameriera venne a prendere le ordinazioni. In quella cameriera c'era qualcosa di insolito. Gli occhi, color nocciola, erano talmente intensi che pareva stesse leggendo l'anima. I capelli neri e lunghi le conferivano un tocco di mistero. Non amava molto parlare, avevo notato. Mentre prendeva le ordinazioni, mi guardò e abbassò velocemente la testa verso il foglietto con gli appunti. Provai a trattenermi. Mi misi una mano alla bocca e trattenni tutto il fiato che avevo. Sentivo il sangue andarmi alla testa. E se le piacevo? Finito di prendere gli appunti, la ragazza muta mi guardò ancora un attimo e poi si voltò e camminò via a gran velocità.

Perché si sa... Strange, per quanto perversa la sua mente sia, è sempre un gran figo. SEMPRE.

Mi guardai intorno. King stava conversando allegramente con Gerd, Ginger e Katherine, entrambi con il viso rosso fuoco, balbettavano con l'obiettivo di finire una frase di senso compiuto e Sgroldor narrava a Sens le sue imprese vissute nella nostra e nella sua dimensione. Un pirata stava usando degli auricolari e stav... stava usando degli auricolari! Voleva dire che altre persone possono entrare e uscire dalle dimensioni a loro piacimento! Affascinante... come me.

Il pirata, completamente pieno di stereotipi, stava facendo “headbanging” mentre alzava in aria una gallina come trofeo. Ma quella brutta puttana caga-uova aveva sulla sua schiena la mia banana! Mi avventai su di lei saltando addosso al pirata che mi prese di forza e mi scaraventò via.

— Corpo di mille squali — ringhiò il barbuto dal dente nero. — Che cosa diavolaccio ti salta in testa? Non vedi che sto ascoltando gli Alestorm?

La gallina, intanto, se la stava svignando con la mia banana.

Giurai che, un giorno, l'avrei sconfitta e mi sarei ripreso la mia banana, il mio unico e solo amore.

Il pirata ringhiò nervoso: — Sai — mi disse. — Sei il figlio di cane più coraggioso che io abbia mai visto. Nessuno ha mai avuto le palle di saltarmi addosso. Io mi chiamo Dacron Lamarossa. Come ti chiami, figliolo?

Presi il coltello che il pirata stava usando per tagliare la sua carne e incisi sul tavolo: “Strange”.

— Bel nome — commentò il pirata con tono sognante. — Beh, spero di rivederti un giorno. Ora devo andare, ma prima devo chiederti un favore.

Mi misi tutt'orecchie.

— Devi mettere questa polvere in un solo barile di birra — mi porse un contenitore di vetro contenente una polvere brillante. — Questa polvere farà ammattire tutti i maledetti cani che berrano quella birra. Il barile sarà riconoscibile grazie a una “x” incisa vicino allo spillatore. Mi serve, fallo per me. Se lo farai, ti pagherò profumatamente.

Annuii con la testa.

— Sapevo che avrei potuto contare su di te — disse Dacron sorridendo. — Ora devo andare. La mia ciurma si ubriacherà totalmente se non torno in fretta alla mia nave. Se ti serve un passaggio tra un'isola e l'altra, chiedi della Spectra. I marinai la conoscono e ne hanno il terrore.

Dacron si voltò e camminò via, lasciandomi in mano il barattolo. Lo guardai, inespressivo. Chissà cosa sarebbe potuto succedere se qualcuno avesse inalato\ingerito quella polvere... non restava che provare. Ma perché io? Mah, che ne so.

Mentre il locandiere guardava da un'altra parte, m'intrufolai nella stanza dietro di lui e scesi le scalette in legno piene di polvere. Cominciai a cercare il barilotto. Lo trovai mimetizzato, nascosto dagli altri. C'era scritto sopra: “brindisi” e vicino allo spillatore era incisa una “x”. L'avevo trovata! Ora dovevo solo più...

La misteriosa cameriera di prima stava in piedi dietro di me. E mi fissava. Mi girai lentamente e cominciai a fissarla anch'io. Rimanemmo così per un sacco di tempo e anche se fossero passati dieci secondi, beh, sono stati i dieci secondi più lunghi della mia vita. Poi, senza cambiare espressione (o meglio, assumerla), si avvicinò e si accucciò vicino a me. Mi prese di mano il barattolo e lo rovesciò dentro il barilotto. Dopo aver finito, richiuse il barattolo e me lo ridiede. Ci fissammo ancora per un secolo e poi, di colpo, la ragazza si alzò e prese un gesso dalla tasca. Si girò verso il muro e ci scrisse sopra: “Mi chiamo Arciel. E tu?”. Io mi avvicinai, mi diede il gesso e scrissi: “Chiamami Strange”.

“Sarà una bella amicizia.”

“FRIENDZONE, MADAFFACA?”

“?”

“No, niente.”

 

Tornammo ai tavoli con il barilotto di birra. Arciel distrasse il locandiere, dandomi il tempo di sgattaiolare dietro di loro e tornare al mio posto. Ripensai a quanto successo là sotto. Che figo, è stata la cosa più romantica che io abbia mai vissuto! Volevo che quell'atmosfera meravigliosa non si dissipasse mai. Dopo qualche secondo, King mi chiese: — Strange, dove sei stato? Al cesso? Tu stai sempre ore ed ore al cesso, che palle!

Mi sfregiai la faccia con un potente “facepalm” e tirai testate al tavolo dal nervoso. King, con sguardo interrogativo, si girò verso Gerd e continuò la conversazione.

All'improvviso, un uomo elegante si alzò, prese una posata e con essa colpì graziosamente il suo bicchiere, pieno di vino. Si schiarì la voce ed annunciò:

— Signore e signori, oggi, come ben saprete (e se non lo sapete, siete dei fottuti imbucati), siamo qui per celebrare il quindicesimo compleanno della principessa Bora, figlia di Re Whitegrass, comandante e sovrano delle Fredde Terre del Nord.

— Scusa — chiese un pirata dal solo occhio in fondo al tavolo. — Ma questo non è un bel posto per festeggiare un compleanno, neppure di una nobile figlia di un sovrano possessore di un punto cardinale.

— Zitto, idiota. — rispose l'elegante signore, con tono talmente grazioso da rendere quelle parole un segno di apprezzamento per l'affermazione. Riprese a parlare: — Ora brinderemo per il glorioso traguardo raggiunto dalla nostra amabile principessa.

La ragazza pallida e dai capelli corti quasi bianchi vicino al galantuomo pareva seccata. Scommetto che si stava chiedendo come mai gli aristocratici debbano sempre fare scena. Sì? Perché me lo chiedo ogni volta anch'io ancora adesso.

Tutti alzarono il boccale colmo di birra in segno di rispetto e augurio e poi bevvero lentamente e profondamente, fosse l'ultima cosa da fare nella loro vita. La principessa non bevve, forse perché la birra le faceva schifo. Aveva assunto un'aria disgustata appena rivolse lo sguardo al barilotto di birra.

Silenziosamente come al solito, Arciel si mise di fianco a me e fece il segno di guardare bene. Quando tutti ebbero finito, ci fu un silenzio generale. Tutti, perfino i pirati negli angoli oscuri della locanda, smisero di parlare e rimasero in silenzio. Sgroldor mise una mano in bocca a Sens e viceversa. King e Gerd si coprirono le bocche da soli, ma Sens tirò un pugno a King con la mano libera. Poi, gli ospiti si guardarono in faccia. Lì, in quel preciso momento, si scatenò il più violento puttanaio che io abbia mai visto. Tutti, anche chi non aveva bevuto dal quel barilotto di birra, scoppiarono a ridere in modo sguaiato. Il galantuomo, privo di ogni pudore, si denudò completamente e si gettò sul tavolo ululando, menando l' aria con braccia e gambe. Tutti gli ospiti gridavano e calciavano e ruttavano. C'era chi mordeva il tavolo, chi mordeva le posate, chi mordeva King... I pirati, sebbene non abbiano bevuto la stessa birra, diedero di matto comunque e si tuffarono per terra boccheggiando come pesci (rigorosamente nudi). Io e Arciel ci diedimo un'occhiata divertita e poi scoppiammo a ridere anche noi. Fu allora che sentii il primo suono fatto da lei: una risata calma, tranquilla, meravigliosa. Le note di un arpa. Realizzai che Arciel non era nata come un essere umano. Era nata da una chitarra. Lei era una corda. Ma che cazzo dico, un accordo. Un dolcissimo “LaM”. Non ci volle molto tempo per capire che ero rimasto prigioniero da quel custode di sofferenza ed emozione noto con il nome di "Amore".

 

Cazzo, che merda!

E non sapete il bello!

I miei amici, scappati impauriti dalla locanda, hanno visto in Arciel una potenziale recluta. Viene con me!

No, che merda.

No, è figo.

No, fa schifo.

No, è bellissimo.

No, è orribile come uno schiaffo.

No, come una stella.

Fatto 'sta che questo mi causerà problemi seri. Mi sto dando domande e risposte da solo. Secondo voi sono pazzo? Sì? Pfff, che ignoranti, sono Strange!

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