Il suo amore mi avrebbe ucciso. Ma forse era ciò che volevo..

di HazzaStyles69
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bentornata a casa Jasmine. ***
Capitolo 2: *** Forse tutto questo è solo colpa mia. ***
Capitolo 3: *** Ma questa volta, avrei sbagliato. ***
Capitolo 4: *** Non ti ho dimenticato. Sappilo. ***
Capitolo 5: *** Non ti lascio più. Prometto. ***
Capitolo 6: *** Quell’errore sono io e non ho via d’uscita se non obbedire alla mia vita. ***
Capitolo 7: *** I will have my Revenge. ***
Capitolo 8: *** La vittoria a volte a volte è sempre la peggio sconfitta. ***
Capitolo 9: *** L'inizio della fine. ***
Capitolo 10: *** Tutte stronzate. ***
Capitolo 11: *** Night. ***
Capitolo 12: *** Finiva un’amicizia o cominciava un amore? ***
Capitolo 13: *** Cominciare una nuova vita, per sempre. ***



Capitolo 1
*** Bentornata a casa Jasmine. ***


Bentornata a casa Jasmine.

‘Ricordo il suo passo lento e voglioso di vedermi per l’ultima volta.
Ricordo i suoi occhi, il color nocciola era riemerso.
I suoi capelli, scompigliati dal vento quel giorno.
Ricordo i suoi sorrisi quando mi vedeva.
La sua bocca che si posò cento volte sulla mia guancia.
Ricordo che era cresciuto, era diventato un Uomo come non mi aspettavo.
Ricordo quella cicatrice che si copriva per non farla vedere.
Ricordo l’ultima frase che sussurrò al mio orecchio prima di lasciarmi di nuovo sola.

-Dimenticati di lui, come lui ha fatto con te-
Un sospiro. Una lacrima. Poi, niente più dolore.’
 
-Ultimo giorno nella grande New York City, eh?- i miei pensieri furono interrotti da una voce famigliare.
Quando mi girai, sorrisi alla vista di quei capelli sempre ben curati e biondi, a quegli occhi color oceano che amavo molto. Le corsi dietro.
-Cassie, mi sei mancata!- l’abbraccia forte.
-Tu mi sei mancata e mi mancherai- mi feci cupa in un secondo al ricordo della grande e triste Londra.
-Non voglio, ma devo- mi staccai dall’abbraccio. La guardai per qualche secondo ma non piansi. Erano anni che non piangevo.
Da quando Zayn pronunciò quella frase al mio orecchio, non uscì più una lacrima dai miei occhi.
-Allora, come ti sono andate le vacanze?- cambiò argomento.
-Cassie, sei la mia migliore amica, cosa nascondi?- chiesi curiosa.
-Nulla Jas. Solo che so quanto ti possa far male parlare di questo argomento- in questi anni, conobbi lei, la mia migliore amica.
Per la precisione, ragazza di Liam, quindi di mio cugino, e quindi, saremo mezze parenti.
-Facciamo un giro Jas? Così mi racconti come ti sono andate le vacanze- annuì senza dire nulla e cominciammo a camminare.
Quando venni qui, mi chiesi se tutto questo era quello che volevo veramente.
Non passava giorno che Harry non fosse nella mia mente.
Ogni secondo, minuto, ora, spuntava fuori un suo ricordo.
Tra i quaderni, ormai vecchi, scrissi milioni e milioni di volte il suo nome, per poi cancellarlo con mille righe, bucando la pagina.
I ricordi della notte con lui erano forti. I suoi baci mi mancavano ma…
C’era una cosa che mi faceva male.
Ogni mese, Zayn e Niall, mi venivano a trovare, ma lui non c’era.
Lui non veniva mai.
Tantomeno il moro mi faceva saper notizie su di lui.
Forse nascondeva qualcosa.
Forse voleva farmi del male, ma a cosa sarebbe servito?
Non me ne aveva fatto abbastanza?
 
Quando rientrai a casa, andai in camera mia cominciando a preparare le valigie.
Io e Cassie, avevamo toccato un argomento che purtroppo, non era di mio gradimento e mi ha resa abbastanza debole.
Quando finì di preparare la prima valigia, sentì bussare alla porta.
Andai ad aprirla, e mi ritrovai un Liam tutto triste che mi saltò praticamente addosso.
-Non andare Jas… Ti prego non andare- lo staccai da me bloccandogli la testa con le mani.
-Basta Lee. Ne abbiamo parlato molte volte. Non ti lascerò mai solo. Verrò ogni mese.
Starò con te quanto tempo vuoi. Ma ora devo andare…- feci scontrare le nostre fronti.
-Non mi dimenticherò di te, e non permetterò a nessuno di portare te e Louis di nuovo lontani da me. Capito? E’ una promessa- detto questo, continuai a fare le mie valigie.
 
Ancora qualche minuto e l’aereo sarebbe partito. Guardavo fuori il finestrino sperando che dopo cinque anni le cose sarebbero cambiate.
Ma forse mi sbagliavo. Forse sarebbe rimasto tutto come una volta. O forse sarebbe stato peggio.
Presi le mie cuffie facendo partire la musica e via dal mondo.
 
‘Era strano come Harry mi guardava.
I suoi occhi non avevano emozioni, e non capivo se per lui era un bene o un male del mio essere lì…
Lo guardai senza provare a spiccicare una parola.
Il coraggio mancava ma lui sembrava intenzionato a dire qualcosa.
Fu proprio nel momento in cui mi si avvicinò sussurrando un ‘potevi anche non tornare’ che caddi a pezzi dal dolore.
Mi guardò in ginocchio, davanti a lui, piangere, e non versò una lacrima. Non fece nulla. Q
uella volta mi sentì l’unica forma di vita sbagliata sul pianeta terra. Quella volta sarei voluta morire.’

 
Mi svegliai in preda al panico.
Di nuovo un incubo.
Di nuovo lui.
Perché avevo un’immagine così brutta di lui?
Perché dovrebbe essere peggiorato?
Scesi dall’aereo consapevole che tutto ciò a cui andavo incontro mi avrebbe fatto male.
Sarebbe stato un bene se ora mi sarei uccisa e non avrei più fatto ritorno, ma non era da me.
Non l’avrei più fatto. O almeno non questa volta.
 
Quando arrivai a destinazione, un senso di vuoto e debolezza mi invase.
Camminai piano sul vialetto che attraversai per arrivare alla porta.
Quando il mio dito si poggiò sul campanello chiusi gli occhi maledicendomi più e più volte.
Come se non bastasse mi aprì lui. Rimasi scioccata alla sua vista.
Canotta bianca accompagnata da un gilè nero in pelle.
Jeans a vita bassa che lasciavano intravedere i boxer bianchi e tanti, tanti tatuaggi.
Lo guardai.
Non c’era emozione, né da parte mia né da parte sua. Mi fece entrare, ma non mi salutò.
-Mamma è in cucina. Non credo sia contenta di rivederti- mi guardò per poi risalire in camera sua.
Andai in cucina da MIA madre salutandola.
-Oh…- sospirò quasi tristemente –Sei tornata…- non sembrava felice di vedermi.
-Cos’è, non ti sono mancata?- la guardai ironizzando.
-Si ma ciò che hai fatto…. Mi hai delusa Jasmine- la guardai alzando le spalle.
-Sai che novità- ritornai in salone prendendo le valigie per portarle di sopra.
Non appena riuscì ad arrivare in camera mia, sentì l’evidente puzza di fumo venire dalla camera di Harry.
Bussai.

-Jasmine?- alzai lo sguardo alla vista di un Zayn ancora sobrio.
-Zayn?- ci guardammo per qualche secondo per poi abbracciarci.
-Fratello chi è?- una voce insopportabile mi fece balzare. Poi vidi Harry avvicinarsi. Spostò Zayn e mi venne incontro.
-Cosa vuoi?- mi guardò con cattiveria, quasi volesse ammazzarmi.
-Come ti sei ridotto- avevo le parole soffocate dalla paura…
Cominciò a camminare facendomi indietreggiare fino al muro.
Ci sbattei contro.
Le sue mani si poggiarono sul muro bloccandomi.
-Cos’è ti piace come sono?- rise bastardo. Chiusi gli occhi nel sentire la sua lingua percorrermi tutto il collo.
Poi alla bocca si fermò, guardandola intensamente.
Mi stampò un bacio arrogante sulla bocca, che però io non ricambiai.
Con la lingua fece il contorno perfetto delle mie labbra, per poi leccarsi le sua.
-Bentornata a casa Jasmine- mi guardò per qualche secondo per poi andarsene.
 
Eccomi qui, contente?
Allora, non vi anticipo nulla, perchè sarebbe cosa sbagliata.
Non so quando aggiornerò, per il momento, fatemi sapere di ciò che pensate.

Baci eli <3

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Capitolo 2
*** Forse tutto questo è solo colpa mia. ***


Forse tutto questo è solo colpa mia.

‘Rimasi ferma sul muro e spiazzata dal volto di Harry che si girò prima che la porta sbattesse.
Vedevo l’odio nei suoi occhi.
Qualcosa che non avevo mai visto.
La cicatrice per Zayn, la mia partenza per Harry.
Il dolore che provava era immenso.
Più di quanto potessi immaginare.
Era il mio ritorno a casa.
Non me lo avrebbe fatto scordare.’


Una voce da fuori la mia stanza mi fece balzare.
Possibile che canta anche di mattina?
 Mi alzai uscendo dalla camera e con testa bassa ancora a dormire urlai un ‘Ma sei pazzo?’  fuori di me.
Quando mi guardò, mi fulminò con lo sguardo e ancora una volta mi ritrovai segregata tra le sei braccia contro il muro.
Posò un morbido bacio sul mio collo per poi nutrirsi del mio profumo.
-Mh…- il suo fiato così arrogante ma caldo, sfiorò il mio collo facendomi rabbrividire.
Poi passò alle labbra soffiandoci sopra. I miei occhi erano chiusi, dalla paura o forse dal ribrezzo che avevo verso di lui.
-Hai fatto male a tornare Jasmine…- sussurrò bastardo.
Stampò un piccolo bacio a stampo sulle mie labbra che tenevo chiuse.
-Sei un fottuto bastardo- sussurrai con un filo di voce. Mi guardò ridendo.
Quando scontrai i suoi occhi notai quanto era ghiacciato dall’odio, dall’abbandono.
-Ricordi? Nella vita si cambia- mi leccò lentamente una guancia per poi andarsene di sotto.
Mi feci cadere col sedere a terra.
Poggiai la mia testa tra le ginocchia che avevo racchiuso tra le braccia e chiusi gli occhi.
Poi urlai fuori di me.
Un urlo silenzioso.
Un urlo che non sentì nessuno.
Non piansi.
Avevo solo tanto tanto odio.
Volevo non essere mai tornata.
 
Pov Harry
 
-Fratello non ti pare di esagerare con Jas?- per poco non mi strozzai.
-Scusa come l’hai chiamata?- lo fulminai con gli occhi ma fece spallucce.
-SOLO IO POSSO CHIAMARLA JAS- urlai fuori di me.
Zayn si alzò in piedi venendomi incontro.
Mi guardò per qualche secondo poi si avvicinò ancora di più.
I nostri volti erano a pochi centimetri di distanza quando buttò fuori il fumo della sigaretta.
-Davvero pensi di aver sofferto solo tu?- mi guardò ridendo ironicamente.
Non ci pensai due volte che lo spinsi facendolo indietreggiare.
-Non. Ti. Azzardare. A rivolgerti. Di nuovo. A me. Così- trattenni i polsi che volevano spaccargli la faccia.
-Tu non sai cosa è significato per lei starti lontano. Vedevo nei suoi occhi che soffriva quando non gli davo notizie di te. Vedevo la triste…- Lo bloccai.
-STRONZATE!- urlai.
-SAREBBE POTUTA TORNARE. E LO FA DOPO CINQUE ANNI? BENE.
ORA SI PRENDE CIO’ CHE MERITA- buttai il bicchiere a terra facendolo rompere in mille pezzi e uscì dalla cucina.
L’avrei incontrata nel corridoio.
Come sempre avrebbe ceduto alle mie provocazioni.
Come sempre avrei fatto una di quelle mossette che lei tanto ama, e poi l’avrei fatta soffrire.
Salì le scale con velocità scontrando come sempre il suo sguardo basso che andava nella sua camera.
-Ciao Bambolina- si bloccò stringendo i pugni.
Di scatto mi trovai con la mano sopra la mia guancia a causa di un forte schiaffo della mora.
-Vaffanculo- sussurrò con voce spezzata.
-Come scusa?- con arroganza e prepotenza gli presi il polso.
-Non ti azzardare a rifarlo- mi guardò con cattiveria incominciando a strattonarsi per liberarsi dalla mia presa.
Ma ero più forte e non la lasciai andare cominciando a stringere sempre con più cattiveria.
Una lacrima gli rigò il viso, ma rimaneva composta e non voleva abbassarsi al mio livello.
Mi avvicinai a lei con più dolcezza, una delle mie tante mosse, ma mi spinse via con una mano e, con debolezza sussurrò un ‘Stai lontano da me’.
Sorrisi bastardo.
-Bamboli…- si liberò definitivamente dalla mia presa.
-NO. BAMBOLINA UN CAZZO!- urlò fuori di se.
-Ti pensi che sei l’unico ad aver sofferto? Eh? Lo pensi davvero?
Faresti prima a levarti quest’idea dalla testa perché non sai proprio come ho passato questi cinque anni ok?-
il mio volto andava a fuoco e dalla rabbia gli mollai uno schiaffo dritto in faccia.
La guardai accasciarsi a terra appoggiando la testa sul muro, sfinita.
-Perché mi fai questo Harry…- sussurrò con un filo di voce.
Mi misi in ginocchio abbassandomi al suo livello.
Girò la testa dal verso opposto al mio.
-Guardami- gli presi una mano che però lei ritirò via.
-HO DETTO GUARDAMI- gli presi il volto girandolo verso il mio.
-Mia cara dolce, piccola, e ingenua Jasmine. Vedi, so che tutto questo ti sembrerà strano ma è il prezzo che devi scontare per avermi lasciato solo- rise leggermente.
-Vattene- la guardai per qualche secondo, poi mollai il suo viso facendo sì che non si movesse da quella posizione.
Gli stampai un bacio sulla fronte.
-Niente è come prima, ricordalo- detto questo mi alzai lasciandola ancora una volta lì da sola a contemplare chissà che cosa.
Non mi faceva pena, e come non gliene facevo io quando mi disperavo di pianti per lei, tantomeno me ne faceva lei ora.
 
Pov Jasmine.
 
Mi alzai da terra debole e con un forte mal di testa. Girai le braccia intorno al mio petto mentre camminavo verso la mia camera.
Quando incontrai il mio volto sullo specchio vidi l’evidente rossore sulla guancia destra. Il mio polso era viola e faceva male.
Tanto male. L’avevo abbandonato? L’avevo abbandonato?
Scesi di corsa le scale uscendo in fretta e furia di casa.
-FERMATI IMMEIATAMENTE- arrivai giusto in tempo per bloccarlo.
Si girò venendomi incontro.
-IO TI HO ABBANDONATO? IO?- lo guardavo venire verso di me con passo sempre più svelto, e ancora una volta per farmi male.
Zayn rimase lontano guardando la scena.
-STA FERMO!- si bloccò –Tu non ti puoi nemmeno immaginare il dolore che ho provato quando con me c’erano solo Zayn e Niall a trovarmi.
Non sai come ho sofferto nel non vederti lì davanti i miei occhi per poterti abbracciare.
SEI UN FOTTUTO BASTARDO SE PENSI CHE IO TI ABBIA ABBANDONATO.
SEI TU AD AVER ABBANDONATO ME- mi corse incontro ma io rimasi ferma.
Mi spinse facendomi cadere a terra.
Poi si inginocchiò vicino il mio corpo steso.
Mi guardò per qualche secondo per poi avvicinarsi al mio orecchio.
-E’ solo colpa tua- si alzò andandosene.
La cosa che più mi dava fastidio è che Zayn non alzò un dito nel vedere quella scena.
Forse sì.
Forse tutto questo è solo colpa mia.


BENEEE!
Eccomi con un nuovo capitolo.
Allora che ne pensate?
Harry sarà molto più cattivo nei prossimi capitoli e arriverà a fargli veramente male a Jas, in tutti i sensi.
Fatemi sapere cosa ne pensate.

Baci eli <3

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Capitolo 3
*** Ma questa volta, avrei sbagliato. ***


Allora, prima che leggiate, voglio dirvi che ci sarà il secondo 'Pov Jasmine' che inizierà come un capitolo della storia precedente.
Quando lo leggete, non vi preoccupate, si capirà al prossimo capitolo.
Buona lettura.



Ma questa volta, avrei sbagliato.

 
-Tu dovrai svegliarti, pranzare, cenare, uscire e dormire con me.
Tu dovrai essere mia ventiquattro ore su ventiquattro, e se questo non accadrà te la farò scontare cara-
ecco cosa bisogna subire quando ti azzardi a startene chiusa in camera, senza ne vedere né sentire nessuno, per un giorno intero.
-La decisione spetta a me. Lasciami il polso- decisa lo guardai negli occhi ma lui strinse ancora di più la presa.
-Tu DOVRAI farlo. Non te la perdonerò mia cara Jasmine- rimasi con la testa alta guardandolo negli occhi, poi mi spinse di nuovo facendomi scontrare, di nuovo, contro il muro.
-Ti divertirai bambolina- se divertirsi era ciò che voleva, allora l’avrei fatto divertire.
Cercai di guardarlo con aria più rilassata cominciando a passare le mani sul suo petto.
Chiuse gli occhi, e alzò la testa per aria, segno evidente che i miei baci lo stavano facendo godere.
-Sono io che devo giocare qui, Bambolina- sussurrò con voce roca, ma senza alcuna forza per bloccarmi.
Lo guardai riabbassare la testa e guardarmi di nuovo negli occhi.
Avvicinai la mia bocca alla sua, scolpendo il perfetto profilo delle sue labbra.
-Quindi mi stai dicendo che- gli diedi un bacio a stampo
-se io questa sera vengo da te- passai di nuovo al collo
-ci divertiremo…- ritornai con lo sguardo nei suoi occhi.
-Esatto- rispose con un mezzo sorrisetto perverso.
Mi diede un bacio, che io ovviamente non ricambiai, e poi sussurrò sul mio collo
-Mi piace questa nuova te- rabbrividì a quella affermazione, deglutendo.
Le mie mani arrivarono alle sue spalle tenendole strette.
-Mi dispiace- mi guardò stranito
-non fa per me- spinsi il suo petto verso di me, mentre il mio ginocchio si alzò andando a mollargli un calcio dritto dritto dove lui neanche si immaginava.
Cadde a terra dal dolore mentre io me ne ritornai in camera mia segregandomici dentro.
 
Pov Harry
 
Non appena riuscì ad alzarmi, col dolore che ancora si faceva sentire, mi recai verso la camera della mora.
-BRUTTA PICCOLA BASTARDA, APRI QUESTA PORTA- si sentirono due passi, poi più nulla.
Passò si e no qualche secondo, poi udì una risata.
-Vai via Harry, non voglio starci al tuo giochino, o meglio, non so giocarci- rise.
Voleva sfidarmi?
Allora avrebbe conosciuto la parte di me più cattiva che poteva esistere.
Scesi le scale prendendo una forcina dal secondo cassetto del bagno, dove lei le lasciava sempre.
Risalì le scale, facendo molta attenzione che non mi sentisse, e con molta calma e astuzia, infilai la forcina nella serratura della sua camera.
Un piccolo rumorino, mi fece capire che la porta era aperta così, senza pensarci due volte, la aprì con arroganza e cattiveria.
Era lì seduta sul letto che piangeva e la mia presenza non la aveva affatto spaventata.
-Vattene- sussurrò.
Diventai rosso dalla rabbia. Buttai la forcina per terra, sbattendo la porta e chiudendola a chiave.
-Ti pensi che tutto questo sia un fottuto gioco?- dissi con un filo di voce mentre gli andavo incontro.
Non mi guardò, né si permise di aprire bocca proprio ora che volevo una risposta.
Si mise seduta sul cuscino, poggiando la schiena contro il muro.
I suoi occhi guardavano un punto fisso perso nel nulla.
-Perché mi fai questo?- risi avvicinandomi al letto lentamente.
-Te l’ho detto, devi pagare- mi guardò –E lo farai venendo a letto con me- rise leggermente.
-Ho fatto quest’errore una volta, non rischierò di nuovo- si fece cupa.
Ero sempre più vicino al letto quando mi bloccai.
-Bene- affermai deciso sedendomi su una sedia poco distante dal letto.
-Vuoi veramente giocare?- annuì alla sua domanda –allora giochiamo- affermò con voce roca.
Si alzò dal letto chiudendo tutte le serrande delle finestre, lasciando qualche spiraglio.
Tirò le tende rosso sangue, scurendo ancora di più l’atmosfera.
Poi prese dal secondo cassetto del suo comodino un pacchetto di sigarette, accendendosene una, per poi tirarlo a me.
Una volta che la camera era ricoperta completamente di fumo, non si riusciva più a distinguere chi dei due stesse facendo sul serio e chi giocasse.
Stava di fatto che avremmo giocato. Il fumo incominciava a rendere le cose sempre meno nitide.
Non riuscivo più a distinguere nulla.
Non so perché ma non mi sentivo più in grado di fare male a Jasmine.
 
Pov Jasmine.
 
Eravamo vogliosi l’uno dell’altra, ma nessuno dei due si azzardava a parlare.
La stanza si riempiva di pensieri che si mischiavano perfettamente col fumo che usciva dalle nostre sigarette.
La stanza era in penombra, ma si vedeva l’evidente sforzo che il ragazzo stava facendo per non saltarmi addosso.
Il fumo appannava le nostre viste, ma tutti e due non smettevamo di guardarci.
Era in estasi.
Fu mia la prima mossa.
Mi alzai ancora con la sigaretta in mano andandogli incontro.
Appena arrivata a pochi centimetri dalla sua poltrona, lasciai la mia sigaretta serrata tra le labbra, e poggiai le mie mani sulle sue gambe. 
Mi guardò dritto negli occhi, spense la sua sigaretta, e prese la mia.
Tirò un respiro, e poi spense anche quella. Il silenzio regnò di nuovo nella stanza.
Ma fu proprio in quel momento che schioccò un bacio sulle mie labbra.
I suoi occhi cominciavano a farsi sempre più limpidi, e il verde risaliva.
Mi sedetti sui suoi ginocchi, che intanto tramavano vogliosi.
Era sempre più in estasi, tanto che le sue mani cominciarono ad accarezzarmi dal collo alla vita, poi li si bloccò.
Mi guardò, e aspettò che anche io facessi la mia mossa.
Così le mie mani prima gli sfiorarono la bocca, poi scesero sempre più giù fino ad arrivare sotto la maglietta.
Con un gesto abile gliela tolsi, scolpendo così la forma dei pettorali con un dito.
Cominciai a lasciargli tanti piccoli baci umidi dal collo fino alla vita, facendolo godere ancora di più.
Fu allora il suo turno.
Tirò giù le spalline del leggero vestito che mi avvolgeva il corpo, per poi abbassarlo delicatamente.
Vedevo che le sue mani tremavano, così gli afferrai il viso tra le mani e lo baciai.
Se dovevamo giocare, nessuno doveva osare ad avere paura dell’altro.
Mi sfilò via così il vestito, prendendomi in braccio. 
I suoi ricci avevano perso il loro volume per via del caldo...
Ci stendemmo sul letto.
Mi lasciò tanti piccoli baci dal petto fino al collo, poi scostò i capelli da davanti gli occhi e mi guardò profondamente.
-Stai giocando bene- quella sua aria da strafottente scomparve da un momento all’altro rendendolo dolce.
Non so per quale ragione, ma mi sentì in dovere di dargli qualcosa che, forse, gli apparteneva.
Ero sicura di me, anche se sapevo che dopo quel giorno mi avrebbe ritrattata male e sarebbe ricominciato tutto da capo.
Ma non mi importava. In quel momento stavo bene vicino a lui, ed era l’unico momento in cui mi fece sentire importante, dopo il mio ritorno.
-Perché lo vuoi?- mi chiese, quasi non gli piacesse più quello che stava facendo.
-Fammi sentire importante per qualcuno almeno una volta. Almeno, provaci- annuì convinto cominciando a darmi tanti piccoli baci sul mio petto scoperto.
-Ci proverò- sarebbe andato tutto come la prima volta.
Ma questa volta, avrei sbagliato.


Beneee!
Vi piace?
Inizio col die MERRY CHRISTMAS.
BUON NATALE MIE SPLENDIDE LETTRICI!
Allora, come vi sembra?
Ci ho messo l'anima per scriverlo bene.
Spero solo vi piaccia.
Ancora Auguri!

Baci eli <3

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Capitolo 4
*** Non ti ho dimenticato. Sappilo. ***


Non ti ho dimenticato. Sappilo.
 
24 ottobre, ore 11:30
 
‘Qui giace Karen Payne una donna che ha avuto il coraggio di andare avanti e sopportare le difficoltà che la vita gli ha riservato.
23 ottobre 2015’
 
Sedevo inerme sulla tomba di mia zia, consapevole che ciò che si trovava sotto terra era solo il suo corpo ormai divorato dai vermi.
Leggevo mille volte le poche righe scritte in sua memoria.
Dopo il funerale, mi sono abbandonata a leggere la sua lapide senza ne piangere ne ridere.
Per la testa non mi passava nulla, c’era solo il ricordo del viaggio due giorni prima.
Liam a pezzi. Mia madre che non si interessa minimamente del funerale della sorella.
Sono venuta qui da sola e il dolore risale sempre più forte e pungente.
In una frazione di secondo mi ritrovai invasa dalle lacrime.
Il cielo strappò il pianto di un angelo e lo scagliò sulla terra.
Nonostante il confondersi delle lacrime con la pioggia, riuscivo a sentirle correre lungo il collo in cerca di un riparo.
Mi buttai davanti la sua lapide calpestando le erbacce che crescevano sul piccolo pezzo di terra che gli era stato affidato.
Le mie mani tremavano dal freddo e dall’umidità, e con molta cautela sfiorarono il suo nome in cerca di conforto.
Con molta difficoltà e col desiderio di morire congelata li, mi alzai senza smettere di guardare la sua lapide.
Coraggiosamente mi girai alzando lo sguardo al celo e urlai tremante
-FA CHE ALMENO LEI SIA FELICE- le lacrime presero di nuovo il sopravvento sul mio coraggio.
Le mie mani si strinsero intorno al mio petto in cerca di calore mentre le mie gambe cominciarono a camminare senza una destinazione precisa.
Arrivata a casa, andai nel salone dove Liam giaceva esausto dalle lacrime in compagnia di Louis che cercava di riscaldarsi le mani col luccichio del fuoco nel camino.
L’aria era cupa, piena di dolore e disperazione.
Mi tolsi il giubbetto in pelle fradicio, e lo appesi al solito posto, vicino all’impermeabile di mia zia.
Tolsi le scarpe appoggiandole a fianco della porta e mi avviai in salone dove cercai calore dal debole fuoco che il camino ospitava.
Mi sedetti accanto a Liam che dormiva, ed ebbi una maledetta voglia di abbracciarlo.
Senza volerlo svegliare gli diedi un bacio in fronte e andai a preparare quelle poche cose che, con fretta, avevo portato con me per il viaggio.
Quando ritornai in salone Liam era in piedi alla fine delle scale consapevole di dovermi salutare. Non ci pensai due volte e lo abbracciai.
-Tornerò ogni mese Lee, promesso- strinse le sue braccia attorno la mia vita e con dolore e amarezza mi salutò.
 
Pov Harry
 
Incontrai lo sguardo triste e addolorato di Jasmine, dopo ben tre giorni di sua assenza.
La guardai trascinarsi in camera sua senza far caso a dove metteva i piedi.
Era dispersa nell’oscurità più profonda e non aveva intenzione alcuna di girarsi e guardarmi.
Ero arrabbiato ma allo stesso tempo dispiaciuto per la perdita di sua zia, l’unica a cui importasse veramente qualcosa di Jasmine, oltre me.
Quando salì di sopra, attento a non farmi vedere, incontrai il suo sguardo logorato dal dolore.
La bloccai non appena mi guardò
-Jasmine, vieni da me- volevo aiutarla.
-Almeno per questa sera lasciami sola- aveva lo sguardo triste, e lo ritirò subito giù.
Una lacrima gli rigò il viso.
Feci per parlare ma alla sua vista così debole la lasciai andare.
Entrò in camera sua e un secondo prima di chiudere la porta mi guardò esasperata.
Mi accasciai a terra sulla porta della sua camera e con mio grande stupore sentì una cosa che mai mi aspettavo da lei.
-Se veramente mi senti, se solo ti passa per la mente di ascoltarmi, aiutami a scordare questo dolore.
Aiutami a diventare una persona migliore. Io lo amo ancora.
Nonostante tutto il dolore che mi sta procurando, non posso negare di amarlo.
I ricordi di quelle due uniche sere in cui mi sono dedicata a lui, sono forti, e premono sui miei ricordi per evadere dalla mia testa.
Non voglio dimenticarlo, ma non voglio nemmeno amarlo, se amarlo significa soffrire.
Dammi la forza per vivere, per sfondare i muri del dolore che mi tengono incollata a questo punto.
Dammi la forza per vivere, anche se vivere significa sfondare le porte e andare avanti- poggiai una mano sulla porta della camera di Jasmine quasi volessi cercare di parlargli
I miei occhi si chiusero nel sentire i suoi passi avvicinarsi alla porta e la sua mano appoggiarsi nello stesso punto esatto della mia, ma dalla parte opposta.
-Dammi la forza di amarlo- sapevo che lei era consapevole della mia presenza dietro la porta, e che stava aspettando che finissi io la frase.
-E di tenere a lei più di quanto potrà fare chiunque altro- appoggia la testa alla porta nel sentire che anche lei lo aveva fatto prima che io finissi la frase.
Era come un vetro trasparente.
Ci vedevamo nonostante l’oscurità della porta.
Entrambi eravamo consapevoli che dopo quello non sarebbe stato niente come prima ma entrambi, volevamo rischiare.
 
Pov Jasmine.
 
Tutti i miei giorni cominciavano così.
Uno spiraglio di luce che attraversava le serrande, puntualmente, mirava ai miei occhi.
Portai le mie mani a contatto con il viso, sentendo l’evidente freddo che emanavano.
La testa mi faceva male, e il mio sedere era completamente addormentato.
Non avevo idea di dove mi trovassi, ma non ero nel mio letto.
Quando riuscì definitivamente ad aprire gli occhi, notai con mio grande stupore che ero accasciata a terra dietro la porta della camera.
Mi alzai portando una mano sulla testa che cercavo di far star ferma.
Appena incontrai il mio sguardo sullo specchio, tremai per un secondo, poi scossi la testa scacciando via quel pensiero.
Tutto si ripeteva come il ciclo della vita, ma non cessava mai.
Dolore.
Paura.
Amore.
Delusione… e via così nell’oscurità della mia vita.
Quando aprì la porta, decisa a scendere per fare colazione, incontrai il suo sguardo.
Era lì.
Fermo ad aspettare chissà cosa.
Il silenzio regnava tra lo spazio che ci divideva.
Mi guardava con un senso di debolezza che in lui non avevo mai visto.
-Mi dispiace- sussurrò.
Lo guardai per qualche istante, e vidi lo sforzo che stava facendo per non abbracciarmi.
Feci un piccolo cenno con la testa, di certo non mi serviva il suo ‘mi dispiace’ sussurrato a malapena, ed ero pronta a passargli accanto se solo non mi avesse bloccata dal polso e abbracciata all’improvviso.
Lo strinsi forte, cosa che anche lui fece, e al ricordo del giorno precedente cominciai a piangere.
Lui si staccò dall’abbraccio prendendo fra le sue mani il mio volto.
Col pollice bloccò una lacrima prima che scese lungo il mio volto.
-Non piangere ok?- i suoi occhi verde smeraldo, per l’ennesima volta, ebbero la meglio sul mio corpo.
-Non ti ho dimenticato. Sappilo- le sue labbra si posarono sulle mie leggere e vellutate.
Poi passo alla fronte dove lasciò un bacio umido.
Mi dedicò un ultimo sguardo e poi se ne andò.


Eccomi ragazze!
Allora, per prima cosa, scusate il ritardo, ma mi connetto ben poco.
In secondo luogo, AUGURONI (anche se in ritardo)
Allora vi piace?
Dai prossimi capitoli, Jasmine e Harry si ritroveranno a non parlare quasi più.
Zayn rientrerà stranamenre nella vita di Jasmine, ma diverso.
Bhe, che dire.
Sta a voi scorpire il resto.
Buona lettura!

Baci eli <3

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Capitolo 5
*** Non ti lascio più. Prometto. ***


Non ti lascio più. Prometto.

Sono oramai giorni che io e Harry non ci parliamo.
Evitiamo ogni contatto sia visivo che fisico. 
Sapevamo che sarebbe successo, ma entrambe volevamo rischiare, e ora eccoci qui a fare colazione l’uno di fronte a l’altro con sguardo basso.
-Jasmine oggi vai a fare la spesa insieme ad Harry ok?- alzai lo sguardo verso mia madre che lavava i piatti della sera precedente.
-No- mia madre si bloccò girandosi e mi venne incontro.
-Tu andrai a fare la spesa con Harry e basta- la guardai dritta negli occhi
-E io ho detto di no- mi strinsi nelle spalle.
A quel punto mia madre si rivolse ad Harry sussurrandogli qualcosa nell’orecchia destra.
-Andiamo Jasmine- mi incoraggiò Harry ad alzarmi.
-Cosa vuoi?- mi prese dal polso e mi fece alzare.
-Andiamo e basta- sbuffai
-Devo prepararmi-
-Sbrigati. Ti aspetto qui- salì di corsa le scale, mi infilai una felpa, dei pantaloni della tuta e ritornai di sotto.
 
Nel centro commerciale si sentivano le grida dei ragazzini che pregavano i genitori di comprargli dei cioccolatini.
Si sentiva il chiasso dei cani al guinzaglio che si incontravano.
Si sentivano le profonde ed eterne conversazioni di innamorati che fanno venire il volta stomaco.
Ma della voce di Harry nemmeno l’ombra.
Tra noi regnava il silenzio assoluto e nessuno dei due si decideva ad aprir bocca.
-Cos’è, hai paura a uscire con me?- mi girai verso di Harry mentre mi fissava serio e alquanto imbarazzato.
Non risposi continuando a comprare la roba che c’era sulla lista.
-Sul serio Jasmine, hai paura a uscire con me?- lo guardai.
-No, cosa dici. Mi hai dato uno schiaffo, fatto nero un polso, mi hai fatta cadere a terra, mi hai maltrattata come fossi la tua bambola, direi di no.
Non ho paura a uscire con te- risi sarcasticamente.
-Ma sei fuori?- lo vidi arrossire.
Sapevo che stava per farmi del male ma con mia grande sorpresa non fece nulla.
Il rossore delle sue guance si alleggerì e si calmò.
Non disse più nulla da quel momento fino a quando salimmo in macchina per tornare a casa.

-Senti, mi dispiace- risi
-Ti ho detto che mi dispiace e ridi?- lo guardai fissare la strada attento a come guidava.
-Ti dispiace- ripetei girandomi verso il finestrino.
-Si mi dispiace- sussurrò poi lui.
-Accosta- mi guardò con aria negativa.
-Accosta!- sbottai.
Avevo bisogno di aria e con lui in macchina non ci riuscivo.
Accostò, ma non mi fece uscire.
-Leva il blocco ho bisogno di uscire- mi stavo veramente sentendo male.
-Prima mi fai parlare- si slacciò la cintura e si girò verso di me.
-Senti, non so cosa mi sia preso. Ti ho fatto del male lo so-
-Ma davvero? Si bravo adesso voglio scendere- mi guardò con aria arrabbiata e poi aprì lo sportello facendomi uscire.
Dopo qualche secondo scese anche lui.
-Sono stato male senza di te. Perché non ti sei fatta sentire?- per poco gli lanciai un pugno in faccia, ma mi bloccai non appena abbassò il volto.
-Tu sei stato male eh? Non ci pensi mai agli altri? Sono stata male anch’io cazzo.
Ti fosse venuta in mente l’idea di venirmi a trovare.
Cosa hai fatto per venirmi a trovare eh? Cosa? No perché sai, a me pare proprio che non hai fatto nulla.
Avevi promesso che ci saresti stato. Su quella cazzo di lettera l’avevi promesso.
Ma non ci sei mai stato. Mai. E ora pretendi che ti perdoni?
Vuoi veramente essere perdonato? Che senso avrebbe eh? Mi faresti male di nuovo-
-Basta!- sbottò lui.
-Ogni anno mi dicevo ‘Basta deprimersi, tanto torna’ e per cinque anni mi sono illuso.
Io speravo che tornassi, ogni anno. Ma non c’eri mai.
Passavo le notti nel tuo letto a piangere sentendo il tuo odore in quei pochi vestiti che ormai non mettevi più.
E mi mancavi. Cazzo se mi mancavi.
L’ultimo anno è stato quello più difficile. Trovai una ragazza bionda che voleva giocare abbastanza con me.
E giocammo. Eccome se giocammo. Me ne portai a letto tante. Forse una trentina. Una ogni sera. E poi le scaricavo li.
Ma quando le lasciavo, il ricordo della notte passata con te, era più forte. E faceva male. Tanto- si fermò prendendo aria.
-Beh ora sono qui, ma non stai facendo nulla perché io possa fidarmi di te.
Basta giocare Harry. A cosa serve. A far star male entrambi- fu come se, quelle poche parole gli passarono tra le orecchie senza dargli alcun fastidio.
-Una notte, la biondina mi telefonò. Avevo le lacrime agli occhi e non volevo risponderle, o perlomeno, non volevo che mi sentisse piangere.
Allora riprovò qualche minuto dopo. A quel punto risposi ma sai una cosa? Io non dissi nulla.
Non dissi proprio nulla al suo ‘Che ne dici se vieni a casa mia ora? Ho il fuoco del camino pronto e un bel letto che ci aspetta’ attaccai solo.
E sai perché non feci nulla? Perché quella ragazza non eri tu. Li mi decisi che ti avrei trattata male- lo guardai perplessa.
-E qui entra in gioco anche Zayn- per un momento mi ricordai che Zayn era scomparso e che non si faceva sentire da settimane.
-Bene. Come vedi non si fa sentire da un po’, e forse so anche il perché.
La mattina dopo, Zayn venne a casa mia rimanendo scioccato alla mia vista.
Indossavo una canotta bianca accompagnata da un gilè nero in pelle e si intravedevano la maggior parte dei miei tatuaggi- mi si bloccò il fiato al ricordo della sua vista.
-Proprio il giorno che sei tornata- prese fiato e mi guardò.
-Quel giorno, raccontai ogni cosa a Zayn che mi consolò.
Ma quando arrivai alla parte dove ti volevo far soffrire, il suo volto divenne cupo, e i suoi occhi completamente neri dalla rabbia.
Era una vista scioccante e non l’avevo mai visto così…
Da quel giorno non fu più lo stesso.
Mi diceva che con te stavo esagerando, e che ti facevo del male.
So che era vero, ma sapevo anche che lui, ha un’influenza su di te che non va bene.
Così vi allontanai per far sì che Zayn non mi mettesse il bastone tra le ruote.
Era un piano perfetto fino a quando un giorno, poco prima che sparisse, mi venne a cercare in un bar dove ero andato a comprarmi un caffè.
Fu in quel momento che capì.
Stai lontano da lei o ti uccido’ non appena mi girai vidi che non era solo. Josh.
Josh era con lui. Josh era uscito di prigione, dove insieme l’avevamo fatto andare.
Era strano come mi guardava. Aveva un’espressione disperata perché sapevo quando non scherzava.
Tirò fuori un coltellino dalla tasca e si avvicinò al mio orecchio
Io la amo. Non la far soffrire’ sussurrò così piano, che nessuno a parte me sentì.
Lo vidi andarsene insieme a Josh e Andy mentre si tirava su il cappuccio e riposizionava il coltellino in tasca. Dopo non lo vidi più.
Zayn non vuole farti del male. Ma Josh si. Quindi stai lontana da lui- lo guardai sbalordita.
Non capivo cosa c’entrava Zayn con tutta questa storia.
-Si ma cosa c’entra Zayn con tutto questo?- rise.
-Lui è il mio migliore amico. Sa tutto. Dove vado. Cosa dico, penso o faccio.
E sa, che mi sei mancata più di ogni altra cosa.
Sa che vorrei solo te al mio fianco. Sa che non riuscirei a vivere senza di te. Lui sa tutto- lo guardai senza dire una parola.
-E sa anche che…- in una frazione di secondo mi ritrovai le sue labbra pigiare sulle mie.
Ricambiai quel bacio.
Non so perché.
Ma lo feci.
-Che ti amo- sussurrò non appena si fu staccato.
-Come posso crederti?- lo guardai negli occhi.
-Non credermi… Mi sembrava solo giusto che tu lo sapessi- vidi che nei suoi occhi c’era qualcosa che assomigliava molto alla tristezza.
Quando salimmo in macchina, passò una mano sull’occhio sinistro, forse per asciugarlo, sperando che io non lo notassi.
Appena arrivammo a casa, portò dentro la spesa e andò nella sua camera.
 
Pov Harry
 
Ero distrutto. Distrutto da tutto ciò che avevo fatto a Jasmine e consapevole che non mi avrebbe perdonato.
Avevo un pacchetto di popcorn tra le mani, la testa appoggiata al cuscino e il corpo completamente steso e arreso.
Alla tv stavano trasmettendo una delle tante telenovele strappalacrime che quando qualcuno non sta bene, ti fanno deprimere ancora di più.
Ecco sì. Ero depresso. Il grande Harry *mifacciotutteenonsoffroperamore* Styles, il quel momento, era depresso per amore.
Bella merda.
-Harry posso entrare?- le popcorn caddero a terra, spensi la tv, indossai una maglietta e andai alla porta.
Mi sistemai i capelli, presi un bel respiro e aprì. Sulla soglia della porta c’era Jasmine che mi guardava con volto basso.
-Ehm… Posso entrare?- sussurrò.
Gli feci strada con la mano e non appena chiusi la porta mi misi seduto sul mio letto.
-Senti scusa per prima…- buttò tutto fuori come se avesse paura che qualcuno la bloccasse.
-Fa niente- la guardai sedersi accanto a me sempre con volto basso.
-Stai una merda eh?- le diedi una piccola spinta col gomito sul suo braccio cercando di ironizzare la situazione.
-Tu non stai da meno a quanto pare- rise. La guardai ridere leggermente, e dio se era bella. Poi d’improvviso si alzò.
-Mettiamo il caso che io voglia perdonarti- la guardai storcendo la testa.
-Che intendi dire?- si avvicinò allo stereo accendendolo e mettendo a tutto volume.
Poi chiuse la porta a chiave e prese il cuscino sulla sedia blu accanto al mio letto.
-Sai come si fa la lotta coi cuscini no?- mi guardò con viso allegro.
-E vedo anche che sei senza munizioni. Perciò!- alzò il cuscino e cominciò a tirarmi tante di quelle cuscinate che dopo un’ora e mezzo di gioco la dovetti stendere sul letto e bloccarla con le braccia per farla fermare.
Mi guardò negli occhi e il suo sorriso scomparve piano piano. Mi accarezzò una guancia e sorrise.
-Se ti dicessi che sei bellissima, che faresti?-
-Ti direi che sei un bugiardo e che me lo hai detto un milione di volte- rimaneva col sorriso.
-Posso chiederti un favore?- la guardai.
-Dimmi- vedevo che da qualche parte nel nero dei suoi occhi c’era ancora quel color nocciola dove potevi benissimo sprofondare.
-Non sorridere più- e così fece.
-Perché?- le guardai le labbra.
-Perché ogni volta che sorridi, non solo mi viene una voglia matta di baciarti, ma ogni volta mi innamoro un po’ di più- non so perché io gliel’abbia detto.
So solo che l’ho fatto e mi sento un po’ più libero.
-Perché ti dovresti innamorare di un errore?- mi guardò.
-Perché quest’errore è stupendo- non ci pensai due volte che la baciai.
Solo quando alzai lo sguardo vidi che una lacrima le scendeva dal volto.
-Se questa volta ti chiedo di restare tu resti?- singhiozzava, segno evidente che aveva bisogno di me.
Annuì più e più volte.
Mi abbracciò.
Mi strinse talmente forte che sentì la sua paura di perdermi di nuovo.
-Non vado più via. Ok principessa?- mi strinse forte per poi accoccolarsi sul mio petto.
Chiuse gli occhi nella speranza di poter dormire e si addormentò.
-Non ti lascio più. Prometto- questo sussurrai prima di addormentarmi.
Ora c’era di nuovo e non l’avrei persa per nulla al mondo.


ECCOMIII
Allora!
Che ne pensate?
L'ho fatto mooolto più lungo dei capitoli precedenti perchè son molti giorni che non aggiorno perciò..
Allora, dal prossimo capitolo arriverà anche Zayn che cambierà di nuovo il rapporto tra Jasmine e Harry.
Ma Harry questa volta non avrà colpa, e riuscirà a sistemare tutto di nuovo.
Nel frattempo Josh mette in atto un piano per prendersi 'ciò che gli spetta' da Jasmine.
Bene, non dico altro.
Buona Lettura a tutte voi e spero che commentiate con cosa ne pensate!

Baci eli <3

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Capitolo 6
*** Quell’errore sono io e non ho via d’uscita se non obbedire alla mia vita. ***


Quell’errore sono io e non ho via d’uscita se non obbedire alla mia vita.
 
‘-Salvami!-’
Aprì gli occhi di scatto come se un tuono fosse piombato sulla terra e avesse scatenato un tonfo assurdo e fu in quel momento che mi accorsi che stava diluviando.
Ero accanto ad Harry, girato dalla parte opposta alla mia, ed evidentemente stanco per non avermi sentito alzare dal letto.
Quando mi avvicinai alla porta notai un bigliettino che evidentemente, mia madre aveva lasciato far scivolare nella stanza di Harry per avvisarlo di qualcosa.
‘Harry, tesoro mio oggi non potrò essere a casa perciò dovrai badare a Jasmine.
Nel forno c’è pronto il pranzo. Per la cena dovrete arrangiarvi. Vi mando un bacio.

Mamma.’ Il biglietto recitava così bene quelle parole, che sembrava fosse Harry suo figlio naturale e non io.
Letto il biglietto, aprì la porta e scesi le scale ancora insonnolita.
Arrivata in cucina, tra uno spiraglio di luce, riuscì ad intravedere l’orario dal grosso orologio a forma di girasole di mia madre.
Erano appena le otto e mezzo del mattino, e Harry non si sarebbe di certo svegliato adesso.
Così, posai il biglietto sul tavolino di marmo e mi preparai un latte caldo, dopodiché mi buttai sul divano dove accesi la televisione.
Il volume era bassissimo, e non vedevo il motivo di alzarlo dal momento che stavano facendo il TG ovunque.
Dopo qualche minuto mi sentì avvolgere il collo da delle mani che cominciarono a scaldarmi.
-Buongiorno principessa- rabbrividì nel sentire la sua voce percorrermi tutto il corpo. Non risposi e rimasi praticamente inerme.
Si sedé accanto a me prendendomi una mano.
-Cosa vedi di bello?- mi sfilò praticamente il telecomando dalle mani.
Mi strinsi nelle spalle e indicai la televisione senza però parlare.
-Senti Jasmine…- abbassò il volto
-Ieri sera è stato stupendo però non capisco. Noi cosa siamo?- buttò tutto fuori come fosse veleno.
Li per li, non riuscì a capire cosa volesse dire, ma poi strinse di più la mia mano.
-Insomma. Io…- lo bloccai deglutendo rumorosamente. Levai la mia mano dalla sua, stringendo i bracci intorno al petto e alzandomi dal divano.
Si alzò di scatto rimanendo immobile.
-Io non capisco- lo guardai con aria interrogativa ripensando alla dolcezza che la sera prima aveva sprigionato nella stanza.
Si avvicinò qualche centimetro per poi bloccarsi di nuovo.
-Cosa non capisci?- mise le mani nelle tasche dei Jeans del giorno precedente facendo cadere il polso in giù.
-Non capisco perché cambi da un momento all’altro. Prima sei psicopatico, poi diventi mezzo depresso.
Poi ancora dolce, e oggi sei freddo, duro, come se non volessi altro dalla vita- lo vidi abbassare il volto in segno di compassione.
-E cosa vorrei secondo te?- alzò leggermente lo sguardo lasciando intravedere i suoi occhi verde smeraldo tra l’ombra che regnava tra di noi.
Si avvicinò fino ad arrivare a pochi centimetri da me. Avevo il suo odore di fumo e potenza che spingeva sul mio volto come qualcosa di prezioso.
-Me- la mia voce fu spezzata da un suo bacio.
Quando si staccò mantenne quei pochi centimetri di distanza sussurrando al mio orecchio un ‘Per sempre’ che mi fece rabbrividire.
Mi tenne stretta con le braccia sulla vita, e la fronte appoggiata alla mia.
I suoi occhi erano chiusi e l’atmosfera cupa rendeva tutto più formidabile.
Era stupendo stare abbracciata a lui, così lasciai che i miei occhi si chiudessero per poi riaprirli subito dopo.
'Salvami’
Un sussurro. Come un tormento. Il mio corpo si gelò cominciando a tremare al ricordo del sogno.

‘Una chiazza di sangue si trovava sotto le mie ginocchia, le mie braccia tenevano qualcosa di pesante, di muscoloso.
-Salvami- aveva detto. I miei occhi si riempirono di lacrime nel vederlo dissanguare su di me.
Una voragine sul petto, i suoi occhi neri dalla paura.
Lui che non aveva mai avuto paura, ne aveva gli occhi ricoperti.
Ora su di me.
Sulle mie braccia che mi implorava di salvarlo.


I miei pensieri furono interrotti dal bussare alla porta.
Mi scostai dal corpo di Harry camminando leggermente verso la maniglia da girare.
Il suo corpo mi cadde praticamente addosso nel tentativo di bussare di nuovo.
Poi si rialzò e sforzò un sorriso. Mi abbraccio con poca forza, cosa che da lui era veramente strano.
Harry ci raggiunse e mi staccò da lui, Zayn sorrise, per poi mettersi una mano sul petto.
Il riccio sbiancò nel vedere sangue colare dalla bocca del moro. Sorrise di nuovo, mentre il sangue cominciò a colargli anche sulle dita della mano che aveva sul petto.
Il cuore mi si bloccò nel vedere il suo corpo accasciarsi a terra. Prima che cadde definitivamente Harry lo bloccò tenendolo stretto.
Lo trascinò sul pavimento in salone attento a non farlo posizionare sul tappeto.
Una chiazza di sangue si propagò sulle mattonelle opache e un senso di debolezza mi assalì.
Harry parlava ma proprio non riuscivo a sentirlo.
Le sue labbra si muovevano in un urlo o forse mi implorava di svegliarmi, chiamai un’ambulanza senza sentire ciò che Harry diceva o non diceva.
Ero praticamente sorda in quello spazio troppo piccolo per tutti e tre.
Lui giaceva inerme sul pavimento, Harry che mi implorava di aiutarlo e un’infermiera che insisteva col dire ‘Cos’ha il ragazzo? E’ grave?’
io risposi solo ‘Si gli hanno sparato o una coltellata non si capisce. Sta male.’
Sentì che l’infermiera, prima di attaccare urlò agli altri infermieri ‘Corriamo! Codice rosso.’
Tornai da Harry col le lacrime agli occhi, si spostò facendomi inginocchiare accanto a Zayn che intanto continuava a sanguinare senza fine.
Con molta fatica tirò su una mano bloccando una delle tante lacrime che scendevano sul mio viso.
-Sh non piangere ok? Me la caverò- mi guardò come se non mi avesse mai visto prima. Respirava a fatica e continuava a guardarmi.
Dopo una decina di minuti si sentì in lontananza la sirena dell’ambulanza che avanzava verso casa.
Lo caricarono a bordo e non fecero entrare ne me ne Harry.
Ero assurdamente stanca di tutto questo, se fossi stata con loro qualche secondo di più, l’avrei uccisi.
 
Pov Harry
 
Dopo che caricarono Zayn sulla barella, Jasmine, con gli occhi pieni di lacrime, si diresse dentro casa, urlando dentro, come se volesse spaccare il muro e fondersi con la parete bianca e marcendo con essa mentre il mondo gira.
Quando l’ambulanza sparì dalla mia vista, entrai in casa, cercando Jasmine ovunque.
La vidi seduta sulla sedia della scrivania nella sua stanza. Era immobile.
Non piangeva ne rideva, ne aveva la testa abbassata.
Era seduta come se tutto il mondo si fosse fermato.  
Provai a chiamarla più volte da dietro le sue spalle, ma non rispose.
Allora decisi di avvicinarmi per guardarla negli occhi, ma invano.
I suoi occhi erano chiusi, e piangeva, piangeva con la bocca, con il naso, con il corpo, ma non con gli occhi.
Respirava piano, quasi volesse morire soffocata.
Quando aprì la bocca, cominciò a urlare la parola ‘Salvami.’
La ripeteva in continuazione, tenendo occhi e pugni serrati.
Fu in una frazione di secondo che, alzando il tono della voce, buttò la sedia a terra, e si diresse nel bagno chiudendo la porta a chiave.
 
Pov Jasmine
 
Sangue.
Lo vedevo ovunque.
Vedevo chiazze di sangue sui muri, sul pavimento, sulle mie mani.
Vedevo il sangue di Zayn che inondava la camicia di Harry per poi piombare sul pavimento, lasciando il moro in fin di vita.
Il bagno era rosso, rosso d’odio, di paura, tristezza.
Io ero rossa.
Rossa di sangue amaro, di veleno.
Rossa di vendetta.
La mia mano, involontariamente, estrasse dal cassetto di Des un rasoio.
Presi la lama, smontandolo, e senza pensarci due volte, la affondai al centro della mano libera.
Lo trascinai in fondo fino al  centro del braccio, procurandomi una ferita grande quanto quella di Zayn .
Il sangue nero mi riempì il braccio facendomi urlare di dolore. Quel sangue, quel veleno così amaro, nessuno sarebbe riuscito a vederlo.
Non soddisfatta di quel dolore, scavai più affondo, rimanendo sopra le vene.
Sempre più forte, sempre più battiti che si mescolavano al bussare di Harry alla porta.
Una pozza di sangue si formò sotto le mie ginocchia, cambiando colore ai miei jeans e dipingendoli di odio.
Tirai giù la manica del braccio che avevo tagliato e mi alzai da terra.
Buttai la lama nel sangue sul pavimento, e aprì la porta.
Harry era in piedi che mi guardava perplesso.
Il mio braccio faceva correre il sangue lungo il lato della gamba.
Il riccio mi prese il braccio e con delicatezza alzò la manica.
Una lacrima di dolore e ribrezzo gli rigò il viso. Lasciò il mio braccio facendo si che esso oscillasse per poi bloccarsi il linea verticale e perfettamente allineato con la gamba.
Mi guardò con rabbia, e se ne andò.
Forse, era solo una forma di disperamento la sua reazione.
O forse non voleva avere più niente a che fare con me.
So per certo che lui mi ama, ma tutto questo lo turba più di quanto possa turbare me.
Ma è così che passo tutti i miei giorni. E’ così che affronto la mia vita.
Deprimendomi più di quanto sono depressa. Distruggo tutto ciò che mi distrugge, è vero.
Ma lo faccio sempre nel momento sbagliato, o sempre troppo tardi.
Devo salvarmi. Salvarmi da sola per salvare gli altri.
Sono un errore che in qualche modo deve salvare gli altri prima che vengano distrutti, o che lui stesso venga distrutto.
Quell’errore deve salvare il mondo.
Salvare la vita di chi ama e la propria.
Quell’errore quando guarda gli alberi si sente libero, ma è incatenato alla vita ed è obbligato a salvarsi per salvare.
Quell’errore sono io e non ho via d’uscita se non obbedire alla mia vita.


Ehy People!
Allora che ne pensate?
Un po' tosto come capitolo, e abbastanza orrendo, lo ammetto.
Mi scuso in anticipo per eventuali errori, di battitura o non.
Vorrei veramente sapere cosa ne pensate.
Non vi anticipo nulla per il momento.
Perciò vi lascio leggere.

Baci eli <3

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Capitolo 7
*** I will have my Revenge. ***


I will have my Revenge.

È passata una settimana da quando Josh, ha sparato a Zayn.
È passata una settimana da quando mi sono tagliata il braccio.
È passata una settimana da quando Harry non mi rivolge più la parola.
È passata una settimana e Zayn è salvo.
Hanno salvato Zayn in tempo… Due minuti più tardi sarebbe morto.
La mia ferita non guarisce in quanto piena di odio e di altri tagli. Posso definire il mio braccio andato, ormai.
Harry e io non ci paliamo da una settimana e un giorno.
Non so perché, ma è arrabbiato con me, ciò significa che non posso rivolgergli la parola finché non si calma.
Sono in uno stato di ‘piano di uccisione’ nei confronti di Josh.
Ieri, Niall mi ha chiamato implorandomi di andare da lui. Piangeva, e non sapevo come calmarlo.
Mi si strinse il cuore quando, entrando in casa sua, lo vidi steso sul divano con una sacca di ghiaccio sulla gamba sinistra e una sacca sulla testa.
Aveva un occhio viola, e completamente chiuso. Una ferita gli lacerava la fronte e le mani erano completamente ricoperte di sangue.
Quando gli chiesi chi era stato lui rispose
-Vuole ciò che gli appartiene… Devi fuggire di nuovo Jasmine- non ci fu bisogno di dirmi il nome che gli diedi un bacio sulla guancia e riscappai a casa chiudendomi nella mia stanza.
 
Pov Harry
 
La vidi entrare con gli occhi pieni di lacrime. Non ci parlavamo da giorni e forse era il caso di risolvere la cosa.
Quando salì di sopra bussai leggermente alla porta.
-Mamma non mi rompere sto leggendo- sapeva che io non avrei più bussato alla sua porta dopo quel giorno, ma la stavo perdendo, di nuovo, e non lo potevo permettere.
-Jasmine, sono Harry. Lo so che non stai leggendo.. Posso entrare?- aspettai si e no tre minuti quando venne ad aprirmi.
-Cosa vuoi?- la vidi stropicciarsi gli occhi, segno evidente che stava piangendo.
Non ebbi il coraggio di parlargli così mi inventai una scusa per farla scendere.
-E’ quasi pronto da mangiare, scendi.- ero serio e mi guardò con disprezzo per poi annuire leggermente.
Me ne ritornai di sotto maledicendomi da solo per non aver parlato.
Quando venne in salone si buttò sul divano e si accese la televisione.
Deciso mi posizionai davanti la tv lasciandola senza vedere nulla.
-Ma ti vuoi spostare?- Mi urlò alzando il telecomando per indicarmi.
Di colpo la manica del braccio si tirò giù e vidi quella ferita che all’inizio mi scioccò.
Si mise seduta di colpo, ritirandosi giù la manica e abbassando il volto. Sospirai mettendomi seduto accanto a lei.
-Perché Jas?- rabbrividì al suo sguardo che, se pur per pochi secondi, mi fece rimanere spiazzato.
Non trasmetteva emozioni se non odio. Aveva gli occhi neri come la volta in cui gli tirai uno schiaffo nella sala mensa sei anni fa.
-Mi stai prendendo in giro?- si alzò di scatto ridendo ironicamente.
-Seriamente mi stai chiedendo perché l’ho fatto?- la guardai dal basso, sembrava un demonio.
-Jasmine, non devi farti del male da sola- rise di nuovo.
-Tu non capisci. Tu non hai mai capito. Sei un codardo Harry.
Un codardo di merda. Proprio ora che ho più bisogno di qualcuno vicino, tu te ne vai- mi alzai di scatto mettendomi al paro con lei.
La guardai dritta negli occhi che piano piano gli si facevano rossi.
-Io ho sempre capito. Forse meglio di quanto tu credi. Ti ho lasciata sola perché qui la codarda sei tu, che non hai le palle per affrontare Josh.
Lo sai che puoi anche ucciderlo, eppure non lo fai per orgoglio. Guarda. Guarda tutto quello che ti sta succedendo.
Il problema non è Josh, ne Zayn, e neanche Niall. Il problema qua sei tu Jasmine- arrossì pericolosamente e strinse i pugni.
-Sarei io il problema ora? Ma cosa ti fumi eh?- mi allontanai leggermente sospirando.
-Non capirai mai- mi guardò di nuovo con disprezzo.
-Sei un bastardo- sbarrai gli occhi.
-Ah! Io sarei il bastardo?- gli presi il polso.
-Non lo capisci che io voglio aiutarti Jasmine? Non lo vuoi proprio capire eh?- rise liberandosi dalla mia presa.
-Vaffanculo Harry. Vaffanculo- se ne andò con gli occhi rossi e pieni di odio.
Mi buttai sul divano sfinito e mi lasciai andare, cadendo in un sonno profondo.
 
Pov Jasmine.
 
Fu solo quando scappai da Harry che mi accorsi che aveva pienamente ragione. Io ho paura.
Ho paura che Josh uccida qualcuno che mi sta a cuore ma non reagisco.
Se solo avessi avuto le palle di ucciderlo, ora non sarei qui sul letto a piangermi addosso nella speranza che un po’ di coraggio mi scorra inevitabilmente nelle vene.
Eppure non ho la forza di alzarmi e combattere.
Combattere di nuovo per la vita, quella che mi fu stata tolta tempo fa. Quella per qui non vale la pena lottare.
Ma se non voglio salvare la mia, almeno posso sacrificarla per qualcosa per cui valga la pena lottare.
Quando mi decisi, era già sera tardi e Harry era in salone a dormire sul divano.
Sapevo che se fossi passata da quella parte mi avrebbe sentito, ma preferivo scontrarmi di nuovo con lui che ignorarlo.
Così, dopo essermi vestita arrogantemente, scesi le scale senza fare rumore e sperai che Harry non mi notasse, invano però.
-Scusami, dove andresti vestita così a quest’ora?- mi raggiunse in corridoio.
-Non fare il terzo grado a me Harry. Ho da fare.- rise leggermente per poi prendermi il polso.
-No forse non hai capito. Vengo con te.- feci spallucce e aspettai che si infilasse il suo giacchetto in pelle. Mi prese la mano e uscimmo.
-Allora dove si va?- si sistemò il ciuffo sorridendo.
-A uccidere Josh- si bloccò guardandomi perplesso, poi con mano un po’ tremante mi passò il cellulare.
-Chiamalo e digli di venire al cimitero.- presi il cellulare e digitai il suo nome sulla tastiera. Rispose con voce rauca.
-Ti sei deciso Harold a consegnarmi la tua amata sorellina?- rise
-Si Josh. Si è deciso. Al cimitero tra mezz’ora. I Will Have My Revenge.- chiusi la telefonata e ci incamminammo al cimitero.
 
Gridò. Gridò forte dal dolore. Non sapeva che ciò che gli aspettava era la morte.
Nessuno l’avrebbe scoperto o almeno, nessuno avrebbe fatto il mio nome.
Presi il coltello che aveva dalla tasca, e glielo conficcai dritto nella gamba.
-I Will My Revenge Josh. I Will Have My Revenge- Harry sapeva che non sarebbe morto, ma almeno, lo avrebbe rallentato per un po’.



SALVE RAGAZZE!
Scusate il mio enorme ritardo, ma non avevo idee per la testa.
Non so cosa succederà nei prossimi capitoli dal momento che non ho idee.
Perciò vi lascio con la curiosità.

Baci Eli <3

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Capitolo 8
*** La vittoria a volte a volte è sempre la peggio sconfitta. ***


La vittoria a volte è sempre la peggio sconfitta.
 
Io e Harry non sappiamo di quanto tempo abbiamo rallentato Josh, ma abbiamo tentato di farlo per il più tempo possibile.
Al ritorno verso casa non fiatai, ne mi azzardai a girare lo sguardo verso Harry.
Lui mi guardava ogni secondo per vedere se dai miei occhi si riusciva a sentire cosa provassi.
Ma non lasciavo trapelare alcun segno del mio essere diventata da un momento all’altro spietata.
Come quando una tigre affamata rincorre la gazzella.
Se prima la gazzella ero io e Josh la tigre, ora per Josh si attende una brutta fine in quanto gazzella lenta e ferita.
Le mie riflessioni non sono mai state così violente, come sul piano di guerra.
Nessuna pietà. Non avevo nessuna pietà, e lui nessun piano.
Ora sono disposta a vincere.
Devo ritrovare me stessa e ho bisogno di nuovi vestiti per il mio aspetto.
Mi alzai dal letto e con passo deciso mi incamminai verso un negozio di abbigliamento dall’altro lato della città.
Nonostante il mio essere molto veloce, si era già fatto buio e purtroppo il negozio aveva chiuso.
Così feci retromarcia e mi rincamminai a casa.

‘Un viaggio a vuoto.’ Pensai mentre il vento mi sfiorava i capelli.
L’atmosfera era cupa e si prospettava un bel temporale.
Come pensavo si mise a piovere un istante dopo.
-Maledizione!- sussurrai tra me e me tirandomi su il cappuccio, poi mi bloccai.
Il mio volto guardava un punto fisso, o meglio qualcuno.
Non era un fantasma o un barbone.
Non era ne Harry ne Zayn.
Bensì Josh.
E ce l’avevo praticamente a dieci centimetri dal corpo. Pensavo mi avesse menato o che mi avrebbe uccisa.
Invece si limitò ad accarezzarmi una guancia per poi abbracciarmi subito dopo.
Rimasi inerme sotto la pioggia gelida mentre lui mi prese il volto baciandomi.
All’inizio non ricambiai, cosa che poco dopo dovetti fare per colpa della forza che stava esercitando con la mano sul mio braccio.
Appena si staccò deglutì rumorosamente, poi mi riabbracciò.
-Stai imparando bene mia piccola bambina- rise leggermente
-E questo è solo l’inizio- mi afferrò il polso e mi trascinò verso un auto. Appena salimmo chiuse a chiave ma non mise in moto.
-Perché ora non mi hai fermato?- lo guardai perplessa senza dire una parola. Scosse la testa divertito, e poi subito mi guardò.
-Quando hai i capelli bagnati sei stupenda- sgranai gli occhi e con tono fermo mi decisi a parlare.
-Sei uno psicopatico, fammi uscire- mi guardò per un secondo.
-Bene, esci- si bloccò aprendo la macchina, ma non appena toccai la maniglia parlò di nuovo.
-Ma se lo farai…- rientrai chiudendo la portiera.
-Se lo farò?-
-Morirai- una lacrima mi lacerò il volto e le sue parole mi trafissero il petto come una spada appuntita. Abbassai il volto per poi rialzarlo verso di lui.
-Che devo fare?- guardò fuori come se quello che mi doveva dire facesse male anche a lui.
-Ora ti accompagno a casa, prendi tutte le tue cose, quelle necessarie per questa notte.
Prenditi tutto il tempo che vuoi per spiegare alla tua famiglia che parti con un amico e che non torni se non per prendere le tue cose domani.
Chiaro?- chiusi gli occhi sospirando per poi abbassare la testa.
-Chiaro- sussurrai. Annuì e partimmo verso casa.
Quando arrivai, aprì lentamente la porta. Erano le nove di sera e molto sicuramente Harry, mia madre e Des stavano mangiando.
Salì le scale lentamente senza fare rumore e una volta davanti la mia camera mi bloccai.
Volevo girarmi e andare a raccontare tutto ad Harry, ma non potevo, così entrai in camera prendendo un valigione da sopra l’armadio e lo riempì dello stretto necessario. Quando scesi, Harry era in corridoio ad aspettarmi.
-E quel valigione?- rise divertito. Trattenni le lacrime e mi decisi a rispondere.
-Parto Harry- il suo volto si fece cupo e correndo verso di me mi sfilò dalle mani il valigione allontanandosi di qualche passo.
-No tu non vai da nessuna parte.- mi guardò con occhi rossi e gonfi.
-Harry non complicare le cose per favore..- mi avvicinai a lui che subito si asciugò una lacrima buttando il valigione a terra, per poi abbracciarmi subito dopo.
-Non puoi andartene. Non di nuovo.- quando ci staccammo rimasi con una mano sul suo petto, guardandolo negli occhi.
-Non dipende da me.. Abbi cura di te. E sappi che anche se con questo mio andarmene sbaglierò, il mio errore più grande sarà sempre quello di non rimanerti accanto.
E’ il mio destino Harry. E per salvare voi, devo uccidere me. Capiscimi.- mi prese una mano cominciando a piangere.
-Ci deve essere un altro modo Jas…- sorrisi mentre una lacrima mi attraversò il volto.
-No Harry.. Purtroppo non c’è.- mi avvicinai a lui baciandolo poi presi il mio valigione e andai da mia madre e Des.
-Io parto.- guardai mia madre annuire come se la cosa non gli cambiasse.
-Addio mamma- abbassò il volto senza fare o dire nulla. Mi girai ancora piangendo, e mi incamminai alla porta.
Rimasi un secondo fuori la porta mentre Harry era dentro che mi guardava.
-Ciao Harry- lo salutai. Lui sorrise leggermente.
-Ciao Jasmine.- strinsi la presa del borsone e mi incamminai verso la macchina. Aprì la portiera e prima di entrare guardai ancora per un ultima volta la casa che forse non avrei più rivisto.

Due ore dopo.

Casa di Josh era immensa, e metteva i brividi solo a vederla.
Quando entrai mi prese il borsone dalle mani e mi disse di fare come se stessi a casa mia.
Cominciai a camminare per il salone guardando tutte le foto che aveva di lui e la sua famiglia.
Poi passai nella cucina, anch’essa molto grande e di un colore avana che splendeva al sole. Accanto c’era un bagno e uno sgabuzzino.
-Jasmine vieni su.- il mio pensare fu interrotto da Josh che mi chiamò dalla sua stanza.
Quando salì lo vidi seduto sul letto di una camera, e notai che dentro tutta la casa, quella era l’unica camera presente.
-Ecco Jasmine, questa è la mia camera e dormirai con me- sgranai gli occhi al sentire quelle parole. Annuì spaventata della sua futura reazione.
-Io dormirò sulla poltrona. Per il momento sistema la tua roba in quell’armadio, poi ce ne andiamo a dormire.
E vedi di riposare che domani sarà una giornata molto intensa.- si alzò senza degnarmi più di uno sguardo e io rimasi sola n quella stanza troppo grande per me.

Come mi aveva ordinato Josh sistemai la mia roba e dopo mezz’ora ritornò di sopra.
-Allora se hai bisogno del bagno su questo piano vai avanti e poi gira a destra. Per la cucina sai dove si trova.
Ah qualsiasi cosa ti serva, non esitare a chiedere- sorrise bastardo. Mi sedetti sul letto mentre lui si sistemò sulla poltrona.
-Grazie ma non ho bisogno di niente.- abbassai il volto. Con la coda dell’occhio vedevo che mi stava fissando.
-Puoi gentilmente smetterla di fissarmi- rise rumorosamente per poi venire a sedersi accanto a me.
-Io non ti fissavo. Ti stavo osservando.- mi prese la mano.
-E’ diverso.- lo guardai.
-Perché non ci sono i tuoi qui?- di colpo si fece cupo e mollò la mia mano.
-Bè, dal momento che dovrai vivere con me, è meglio che tu sappia.- mi sedetti meglio per riuscire a guardarlo senza che mi venisse il torcicollo.
-Vedi, io sono orfano. I miei genitori sono stati uccisi da un pazzo maniaco. Stavamo passeggiano per la strada. Io stavo per mano sia con mamma che con papà.
Ero piccolo ma riuscivo a capire la maggior parte delle cose. In un giardino ci fermammo.
C’era una gelateria poco distante da una panchina dove si sedettero i miei genitori.
Mi diedero i soldi per prendere il gelato, così mi incamminai verso una folla inferocita e accaldata.
Quel giorno scelsi il gelato alla menta. Me lo ricordo benissimo.- si fermò un secondo sorridendo leggermente.
Poi si rifece cupo continuando a raccontare.
-Quando mi girai, due colpi di pistola mi fecero balzare. I miei genitori erano a terra, ricoperti in una pozza di sangue.
Due spari. Entrambi alla testa.
Amavo i miei genitori. Ma ora non ci sono più- lo guardai asciugarsi una lacrima.
-E loro? Loro ti amavano?- sorrise leggermente.
-Era quello che mi dicevano ogni mattina e tutte le sere prima di andare a letto.
‘Noi ti amiamo figlio mio. Sappi sempre questo.’
Anche adesso mi sembra di avere la voce di mia madre nella testa. E forse è così.- abbassò il volto.
-Cos’altro ricordi di loro?- rise.
-Una cosa ricordo volevano essere fieri di me- a quel punto risi io per poi stendermi sul letto. Gli diedi le spalle e poi parlai.
-E pensi che sono fieri de te ora Josh?- il mio tono era rassegnato.
-A volte la vittoria è sempre la peggio sconfitta Jas- rabbrividì per poi vederlo stendersi sulla poltrona e addormentarsi.
Sarà più difficile di quanto io possa immaginare’ pensai.



Eccomi mie belle Pimpee!
ALlora che ne pensate?
Non posso anticiparvi nulla perchè i capitoli li invento al momento, e ora non so il prossimo capitolo come sarà.
Non sottovalutate il titolo della storia mi raccomando.

Baci eli :*

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Capitolo 9
*** L'inizio della fine. ***


L’inizio della fine.
 
Il sole penetrò tra le tende color oceano facendo si che la mia mente si immergesse negli abissi più profondi.
Il mio cuore andava a mille, come se qualcosa nel mio corpo stesse facendo la guerra per sopravvivere.
Tutto oramai per me era una speranza per la sopravvivenza, anche se ormai non ci credevo più poi così tanto.
Josh dormiva ancora sulla poltrona e se non fosse stato così fottutamente stronzo con me, ora gli sarei già saltata addosso per dargli il buongiorno.
Nella speranza che non si svegliasse, scesi in cucina per preparami un bicchiere di latte. La casa era illuminata dal fitto sole della mattina.
Ogni stanza era isolata e non c’era niente che lasciasse pensare a un Josh cattivo, anche se tutto quello che stava facendo lo rendeva abbastanza spaventoso.
Non avevo con me ne cellulare, ne orologio. Non sapevo nulla.
Nemmeno dove mi trovassi. In quale via, vicino a quale negozio. Niente.
Ero isolata dal tutto e forse non mi dispiaceva, almeno non quanto la compagnia.
Aprì il frigo tirando fuori la bottiglia del latte, poi con molta calma cominciai ad aprire tutte le ante della credenza per cercare un bicchiere.
Non appena lo trovai, versai il latte, e riposi la bottiglia nel frigo.
Rimasi per qualche secondo a fissare un punto nel vuoto, poi mi ricordai che fuori la porta c’era una veranda con due sedie a dondolo.
Così uscì dalla porta e mi sedetti sulle scale. Passarono si e no dieci minuti quando sentì Josh imprecare.
-Se quella ragazzina è scappata le do la caccia e non appena la trovo la sgozzo- rabbrividì al sentire quelle parole, ma sorseggiai un altro goccio di latte facendo finta di nulla.
Di colpo si aprì la porta e subito parlai.
-Lo sai che se mi uccidi mi fai un favore?- non lo degnai di uno sguardo.
-Cosa ci fai qui fuori?- mi girai con la testa verso di lui, poi di nuovo verso gli alberi che circondavano la casa, e feci un cenno al cielo con la mano non occupata.
-Osservo- rise leggermente per poi sedersi accanto a me.
-Osservi- fece cenno più volte con la testa per poi guardare il cielo anche lui.
-Ma non ti fa piacere la mia compagnia. Non è così?- risi portando il bicchiere alla bocca.
Bevvi un sorso per poi poggiarlo in mezzo ai miei piedi. Incrociai le braccia sui ginocchi e poi mi decisi a parlare.
-Se tu fossi sempre così, non mi dispiacerebbe averti accanto- mi guardò, ma io come mio solito non lo degnai di uno sguardo.
-Così come?- abbassò la voce.
-Così te.- mi girai e lo vidi mettersi le mani tra i capelli.
-Lo so.- sussurrò quasi a se stesso.
-Se lo sai perché fai tutto questo?- guardò di nuovo al cielo come se chiedesse aiuto a qualcuno.
-Perché non capiresti- chiuse gli occhi e una lacrima gli scese dal viso. Cominciavo a essere già stufa di quella situazione.
-Fammi ubriacare. Fammi innamorare di te per poi spezzarmi il cuore. Fai quello che vuoi. Ma non mentirmi Josh.- mi alzai e prima di aprire la porta ascoltai il suo respiro sul collo.
-E’ l’unica cosa che ti serve ora. Jas.- decisa afferrai la maniglia per poi entrare.
-Non credo sia la cosa migliore- diedi un calcio alla porta facendola chiudere alle mie spalle.
 
Un tonfo mi fece balzare dal letto. Dalle ombre delle gocce che danzavano sulla finestra capì che stava piovendo e anche molto.
Josh non era sulla poltrona ne nella stanza dove mi trovavo. Pensai che fosse in salone così scesi a controllare.
Nel breve percorso delle scale, due tuoni si alternarono a una distanza di qualche secondo per poi dare spazio ad un altro più forte e più vicino alla casa. Cercai Josh ovunque per poi tornare nel salone.
-Madre, padre, perché ve ne siete andati eh? Io non vi bastavo?
Cosa maledizione vi è saltato per la testa? Che torto avete fatto? A chi l’avete fatto?
Mi avete lasciato solo, capite? SOLO!!- le urla di Josh provenivano dal giardino così, impugnata la maniglia, aprì la porta trovandolo nel centro dell’erba con le braccia aperte. quasi volesse abbracciare qualcuno, la testa china verso l’alto, e le labbra chiuse.
Sembrava stesse aspettando che un fulmine lo colpisse. Notai con mio grande stupore che i fulmini gli erano lontani si e no di venti metri.
-Josh! Maledetto bastardo entra in casa.- lui si girò di scatto piangendo.
-Cazzo Jasmine. Proprio non lo capisci? Io voglio morire. Voglio morire per incontrare di nuovo i miei genitori. Oh cosa darei per abbracciarli ancora una volta.-
-Josh stai delirando. Entra in casa.- sorrise.
-Allora? Muoviti!- mi avvicinai di qualche passo cominciando a sentire le prime gocce cadere sulla mia pelle. Ma lui non si mosse.
-Sei pazzo fai come ti pare.- prima che mi girai lui si decise a parlare di nuovo.
-Si sono pazzo. Pazzo di te. Sono sempre stato pazzo di te. Dal primo liceo fino a quando sei partita. E ti chiedo scusa se ti ho trattata male.
Perciò definisciti libera. Torna a casa. Torna dal tuo Harold.
E lasciami marcire in questa casa che già ha due anime tormentate. Una terza non gli pesa.- il suo corpo sembrò arrendersi.
Mi girai e feci per andarmene quando, arrivata alle scale, mi bloccò da un polso. Mi rigirò verso lui e mi riportò sotto la pioggia.
La sua stretta era potente e protettiva. Per un momento, stranamente, tra le braccia di Josh mi sentì protetta.
-Scappa. Fa quello che vuoi. Ma per una volta. Una fottutissima volta.
Concedimi il bacio che aspetto da troppo tempo.- lo guardai per qualche secondo, poi senza aggiungere altro azzerò la distanza che c’era tra noi.
Rabbrividì al tocco delle sue labbra con le mie. Il suo sapore era cambiato e non riuscivo, anche se volevo, a staccarmi dalla potenza che mi innescava nel corpo.
Mi prese in braccio portandomi dentro casa. Con un calcio chiuse la porta, e continuò a camminare per il corridoio.
Senza staccarsi salì le scale lentamente, per poi farmi aderire con la schiena alla porta della sua camera.
Mi sfilò la maglietta in un secondo cosa che feci anch’io subito dopo, poi con un gesto rapido e continuando a baciarmi aprì la porta facendomi stendere sul letto.
Cominciò a darmi piccoli baci sul collo per poi scendere fino al seno il quale ancora era coperto. Poi tornò verso le mie labbra.
Intrecciai le mie mani tra i suoi capelli, mentre continuavo a baciarlo senza aprire gli occhi. In una frazione di secondo i nostri vestiti fecero capolinea sul pavimento lasciandoci l’uno all’altro.

Lo guardai poggiato con la testa sul mio petto ascoltare i battiti del mio cuore, che oramai andava troppo forte per essere normale.
Su di me non c’era Harry. Ne Zayn. Ne Austin. Su di me c’era un Josh che non ho mai conosciuto fino ad ora. E forse mi faceva anche più paura di quello che già conoscevo.
-Jasmine..- mi richiamò stendendosi accanto a me e incrociando facendo incrociare le nostre dita. Lo guardai.
-Perché non mi hai bloccato?- girai lo sguardo verso il soffitto.
-Non lo so.- strinsi la sua mano..
-Tu ami lui non me. Perciò rivestiti e va da lui.-
-Anche se non erano questi i tuoi piani?- lo guardai alzarsi dal letto per vestirsi.
-Anche se non erano questi i miei piani.- mi alzai raccogliendo le mie cose da terra.
Mi rimisi Jeans e reggiseno e mi avviai fuori la porta dove si trovava la maglietta e mi avviai alla porta d’entrata seguita da lui.
Ci mettemmo i giubbotti e mi accompagnò a casa con la macchina.

Una volta arrivati scese con me e mi abbracciò forte.
-Abbi cura di te eh!.- annuì sorridendo, poi entrò in macchina e partì lasciandomi sola a decidere di rientrare in casa.
Passerà Jasmine. Non ora ma passerà. Cosa vuoi che sia.’ pensai.


Salveee! Eccomi con un nuovo capitolo.
Allora che ne pensate?
Non posso anticiparvi nulla perchè come ho già detto faccio tutto sul momento.
Perciò non appena metto il prossimo capitolo vi avviso.

Baci eli :*

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Capitolo 10
*** Tutte stronzate. ***


Tutte stronzate.
 
Suonai il campanello di casa, venendo subito abbracciata da Des che preoccupato mi trascinò dentro.
-Stai bene?- mi passò una mano tra i capelli. Mi limitai ad annuire.
-Harry?- Das si staccò da me indietreggiando.
-Te lo dico senza troppi giri di parole.- si appoggiò sul muro alle sue spalle.
-E’ da un’amica… Bionda.. Credo si chiamasse, Perrie- annuì
-Si Perrie Edwards si chiama- il volto mi andava a fuoco…
-Puoi accompagnarmi da lei?- Des annuì e mi accompagnò.

Arrivati gli dissi di aspettare in macchina, e andai a suonare al campanello.
Quando Zayn aprì, rimasi spiazzata al vedere come si era conciato.
Mi guardò per qualche secondo poi bevve un sorso di birra dalla bottiglia che aveva in mano, e mi fece un cenno con la testa pronunciando un ‘Ciao’ che mi lasciò perplessa.
-Cosa vuoi?- alzai una mano e la portai alla testa.
-Piuttosto chi voglio.- mi guardò stranito per poi alzare le spalle.
-Tagliamola corta Jasmine. Chi cerchi?- stavo per parlare quando una risata mi fece sporgere verso l’interno.
-Ehi ehi!- Zayn mi spinse leggermente di fuori.
-Vai calma scheggia! Non è mica casa tua- bevve di nuovo un sorso di birra e prima che parlasse lo interruppi.
-Casa della diavoletta Perrie Edwards non è così?- lui annuì non capendo.
-Chi altro c’è con voi due?- Zayn rise per poi diventare subito serio.
I suoi occhi non lasciavano trapelare nessuna sensazione, tant’è che rabbrividì non appena mi guardò le labbra.
-Non sono affari tuoi Daily.- sgranai gli occhi.
-Brutto stronzo fammi entrare.- le risate dietro di lui cessarono così, lo spinsi per aprire uno spazio dove passare.
-Piccola puttanel..- Zayn non finì la frase vedendomi imbambolata davanti il divano.
Una scena orribile.
La Edwards che baciava Harry. O meglio Harry che baciava la Edwards.
-Puttana!- gridai facendoli girare di colpo.
Harry sbiancò, mentre Perrie se la rideva alla grande.
-Jas posso spiegarti.- Harry si alzò per venirmi incontro ma io ero ormai già fuori la porta.
-Vaffanculo non hai niente da spiegarmi! Sei un brutto stronzo.
E tuo padre mi ha anche accompagnata quindi non ti posso neanche ammazzare.- mi girai verso di lui continuando a camminare a passo svelto.
-Jas non c’è nessuna macchina.- mi girai di nuovo verso la strada accorgendomi che Des non c’era più. Mi bloccai di colpo cominciando a ridere. Harry mi guardò stranito.
-Sai Styles? Non pensavo che tuo padre era stronzo quanto te!- ripresi fiato dalle risate per poi schiarirmi la voce e lasciar parlare lui.
-Jasmine dove sei stata?-
-E a che serve saperlo? Tanto hai trovato subito il rimedio del mio essermene andata.E io che mi ripetevo ‘Dai Jas, che lui è diverso!’ PUTTANATE.
Tu sei identico a tutti gli altri. Sei un porco schifoso, uno stronzo.
Ma sai che ti dico? Non me ne frega più. Sono stata delusa tante di quelle volte che non mi fa più male.
Fa quello che vuoi. Tanto Jasmine chiude sempre un occhio.- lui si avvicinò furtivamente a me.
-Voglio sapere dove sei stata perché è una cosa che mi riguarda.- gli risi praticamente in faccia.
-Ah si? Ti riguarda? Bene, sono stata con Josh.-
-Cosa?- urlò prendendomi un braccio.
-Hai sentito. Con Josh! Mi ha obbligato a lasciare tutto e tutti. Era abbastanza stronzo all’inizio.
Mi ha portata a casa sua e minacciava di uccidermi se non facevo quello che diceva lui.
Poi però dichiarò che mi amava, e visto che tanto io e te non ci saremmo mai più incontrati...
Dai, qui puoi anche continuare tu. Tanto te lo immagini com’è andata a finire.- i suoi occhi si fecero lucidi.
-Perché l’hai fatto?-
-E tu perché?- abbassò il volto.
-Pensavo non saresti tornata.- risi
-E certo. Così mentre Jasmine è chissà dove, tu ti scopi l’ex del tuo migliore amico no? Mi pare ovvio.- mi guardò
-Scusami-
-Va bene ti scuso. Ma non ti azzardare, da adesso in poi, a rivolgermi la parola. Chiaro?-
-Ma…-
-Niente ma. Ah! E c’è una novità. Da oggi in poi sto con chi voglio.-
-Aspetta! Però anche Zayn…- lo interruppi.
-Ma io non amo Zayn cazzo!- lo fulminai con gli occhi.
-Io non mi sono mai fidata di te. Ma tu non l’hai mai saputo. Pensavi sempre che potevi fare quello che cazzo ti pareva tanto io mi fidavo. Non è così?- non disse nulla.
-Ecco, ti informo che non mi sono mai fidata e ora ho la conferma che non posso fidarmi.
Per me sei solo un fratellastro. Non può essere niente di più, niente di meno.- mi avviai verso la strada.
Per tornare a casa non ci voleva così tanto, quindi, dopo averlo lasciato lì impalato ad aspettare chissà cosa, cominciai a camminare verso casa…
 
Era ormai mattina. La testa mi scoppiava. ‘Scommetto che Harry non è tornato’ pensai.
Gli uccellini canticchiavano fuori la finestra, oramai era quasi estate e quel canto mi faceva rilassare.
L’immagine della Edwards e di Styles che si baciavano mi tormentava ogni cinque secondi.
Accesi lo schermetto del cellulare e notai che avevo cinque chiamate perse e un messaggio.
Le chiamate erano tutte da parte di Harry, mentre il messaggio era di Niall.

‘Ehi sorellona! Domani sera raduno da Nando’s. Ho chiamato Louis e Liam e vengono di sicuro. In più c’è una sorpresa. Ti aspetto con i tuoi cugini al parco.
Baci Nialler xx’

Notai con mia grande sorpresa che il messaggio era di ieri pomeriggio, così tutto portava a questa sera.
Festa, vestito, felicità per una sera. Massi, si poteva fare.
Scesi di sotto dove trovai a cazzeggiare Harry, Louis e Liam sul divano.
Mi schiarì la voce per far si che si accorgessero della mia presenza. 
Harry si alzò in piedi arrossendo, mentre Lou e Liam mi saltarono addosso.
Dopo svariati saluti, Harry continuava a stare immobile.
-Che c’è, ti sei paralizzato Styles?- ironizzai sedendomi sul divano di fronte a quello dove si era seduto Liam.
Louis intanto si sedette accanto a me. Poi fu il turno di Harry, che si posò delicatamente accanto a Liam per non fare brutta figura.
-Suvvia, il divano non si lamenta se ti siedi un po’ più velocemente.- risi guardandolo. Poi mi rivolsi ai ragazzi.
-Stasera da Nando’s ragazzi. Ci ha invitati Niall. Si strafogherà al solito!!- risero entrambi ma Harry rimase impassibile.
-Ha detto anche che c’è una sorpresa. Chissà!!- Louis e Liam si girarono verso Harry che intanto si era alzato a testa bassa per andare in cucina.
-E tu Styles? Che fai questa sera?- lui si schiarì la voce poi parlò.
-Ho da fare.- tirò su col naso e se ne andò in camera sua. Alzai le spalle e aspettai che arrivasse sera…

Bene Ragazze!!
Per prima cosa scusatemi se il capitolo non è affascinante come l'altro, ma ho un blocco assurdo.
Per secondo, doveva essere un unico capitolo ma l'ho diviso in due.
Al prossimo dopo essere andati da Nando's, andranno in una discoteca dove si svolgerà gran parte del capitolo.
Per il resto non vi anticipo nulla u.u
Qualsiasi cosa chiedete!!

Baci eli <3

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Capitolo 11
*** Night. ***


Night.

Ero con Louis e Liam al parco ad aspettare che Niall arrivasse con la sua ‘sorpresa’.
Ero vestita di nero, con pantacollant attillati e una magliettina a maniche corte accompagnata da un giacchetto anch’esso nero in pelle.
Avevo delle scarpe alte come trampolini –ero persino più alta di Liam- e una coda di cavallo che mi teneva i capelli ben ordinati.
I ragazzi invece erano vestiti con giacca e cravatta. Quando Niall arrivò, notai che anche lui era vestito elegantemente.
-Cambio di programma ragazzi!- urlò da lontano. Risi per poi andargli incontro per abbracciarlo.
-Si va in discoteca- abbassò la voce.
-Ci divertiremo dai!- sorrisi e gli presi la mano. Lui strinse forte la mia e cominciammo a camminare verso la discoteca.
-Allora Jas, Styles che dice? Come mai non è venuto?- guardai la strada per pensare ad una buona giustificazione, ma in fondo perché io dovevo giustificarmi al posto suo?
-Aveva da fare, così mi ha detto.- così dissi solo la verità. Lui rise e scosse il capo.
-Da fare si.. Avete per caso litigato?- annuì.
-Allora starà sicuramente a piangersi addosso con un cesto di popcorn in mano e alla televisione un film strappalacrime spagnolo.- risi, poi alla visione di quella scena il mio sorriso scomparve… Forse non era proprio quello che mi ero immaginata.
Ma questa sera non volevo pensare ad altro che alla ‘festa’ con i miei cugini e mio fratello. A nient’altro.
 
Arrivati alla discoteca Niall mi strinse ancora di più la mano e ci avvicinammo ad un tavolo vuoto.
-Ragazzi io mi butto in pista- Louis si sistemò il ciuffo e andò verso il centro pista dove c’erano una marea di ragazze.
-E io vado con lui.- Liam rise e lo seguì. Niall si alzò dalla sedia dove si era seduto tre secondi prima e mi sorrise.
-Vado a prendere da bere, questa sera offro io.- strizzò l’occhio e se ne andò.
Passarono si e no cinque minuti e ancora non c’era traccia di Niall, così mi alzai per andare a cercarlo.
Passando tra la folla, dalla parte opposta alla mia notai una folta chioma e non appena il ragazzo si girò sobbalzai.
I suoi occhi verde smeraldo mi trafissero l’anima, lasciandomi nuda e spoglia. Ad un tratto una mano mi afferrò il braccio.
-Cazzo eri sparito!- guardai Niall bere una tazza di birra.
-Sapevo che mi avresti trovato.- mi girai verso Harry che mi guardava.
-Senti, vado fuori, non mi sento bene.- guardai Niall e senza girarmi verso la folta chioma mi immischiai tra la gente e uscì di fuori.

Presi diverse bocche d’aria, inspiravo e espiravo senza pietà. La testa mi girava e senza che me ne accorgessi una lacrima mi rigò il volto.
Abbassai la testa e continuai a respirare. Non ce la facevo più…
-Se la notte ti senti sola, ricorda quando sei stata mia.
Se mai ti mancherà la mia presenza nel letto, non esitare ad immaginarmi vicino a te.
Se tutto questo ti sembrerà strano, non pensare che non lo sia.
Se vuoi la verità, guarda dentro te stessa e scopri che sei.
Vivi giorno per giorno, d’ora in poi. Veglierò su di te mia piccola stella. Niente più niente meno.- sapevo quella lettera a memoria ormai, ma non avevo mai sentito pronunciare quelle parole dalla sua voce. Le lacrime scesero troppo forti perché io potessi fermarle, poi respirai a lungo e continuai io.
-Ti prometto amore, delusioni e odio ma mai ti darò solitudine. Forse riusciremo a dimenticarci l’uno dell’altro.
Forse saremo talmente forti da dimenticare l’esistenza dell’altro. Forse riusciremo a vivere nonostante tutte le nostre incomprensioni, sofferenze.
Ti ho fatto mia, questo non dimenticarlo. Potrai esserlo quando vuoi. Come e dove vuoi.- singhiozzavo quando Harry mi mise le mani intorno ai fianchi.
Ero troppo debole per dimenarmi e oramai le lacrime avevano preso il sopravvento.
-Dimenticati di me, ma non dei nostri momenti.
Brutti o belli.
Dimenticati di me, ma non del mio volto quando ti guardavo.
Dimenticati di me, ma non del mio amore.
Dimenticati di me, ma non della fiducia che ho avuto nei tuoi confronti.- poggiò la testa sulla mia spalla e lasciò che io finissi la lettera.
-Sarai la mia cometa, la mia fonte di riferimento. Il mio sole e la mia luna.
Sarai l’acqua con cui mi sazierò, e il cibo che non vorrò.
Sarai quel che sei sempre stata per me.- trattenni il respiro e rimasi con gli occhi chiusi.
-La mia unica e grande Nemica…- lui mi lasciò i fianchi e levò la testa dalla mia spalla.
-Non ci sei mai stato, questo lo sai vero?- lo guardai negli occhi, i quali mi mettevano paura ma che allo stesso tempo mi facevano sentire protetta.
Lui si avvicinò di più, rimanendomi a pochi centimetri di distanza.
-Senti, ho fatto molti errori nella mia vita e ripensando all’altro giorno…- gli misi una mano sul petto allontanandolo un po’. Mi girai dandogli le spalle.
-Non voglio parlare dell’altro giorno chiaro?- lui mi prese il polso e mi girò di nuovo.
-Invece dobbiamo parlarne, perché avevo bevuto e l’avevo detto alla Edwards che era uno sbaglio, chiaro? Io speravo in un tuo ritorno.
E sarà anche una fottutissima e banale scusa, ma non mi sono più scopato nessuno, perché per quanto io possa negarlo a me stesso ancora ti amo.- guardai i suoi occhi farsi scuri, emanavano sincerità.
-E cazzo, hai sempre parlato tu, accusandomi di cose che magari non facevo, eppure poi rimanevo con i rimorsi perché credevo a quello che dicevi tu e mi dimenticavo tutto ciò che era successo veramente.- feci si che la sia mano mi lasciasse il braccio e indietreggiai.
-Cosa intendi dire?- lui abbassò lo sguardo e si mise le mani in tasca.
-Intendo dire che l’altra volta con la Edwards è stato Zayn a obbligarci.
Era ubriaco fradicio e ci costrinse. O meglio mi costrinse. Alla Edwards non dispiaceva, ma io gliel’avevo detto.
Ero pronto ad andarmene, a chiudere l’amicizia con Zayn pur di non baciare Perrie. Eppure lei fu più svelta di me.
Poi sei arrivata tu e…- altre lacrime mi rigarono il viso. Lo guardai cercando di calmarmi e poi parlai.
-Solo che, per quanto io voglia fidarmi di te, c’è sempre qualcosa che ci mette il bastone tra le ruote capisci?
E per quanto io dica di essere arrabbiata con te –cosa vera- non riesco ad avercela completamente, perché so che è anche colpa mia.- lui mi prese le mani e mi guardò dritta negli occhi.
-E’ colpa di entrambi. Tu lo sai.- chiusi gli occhi.
-So che ti ho dato tante delusioni. So che ti avevo promesso di restare, di esserci sempre, ma la mia assenza non significa che io non ti ami…
Anzi, lo urlerei al mondo intero che io ti amo Jasmine. Lo vuoi capire o no che ti amo?- aprì gli occhi.
-Hai detto che se potessi lo urleresti al mondo. Allora urla.- senza lasciarmi le mani, fece un passo indietro e alzando la testa al cielo urlò.
-Io amo Jasmine!- poi quando i nostri sguardi si incontrarono di nuovo scoppiammo a ridere.
Mi prese il viso tra le mani e lo poggiò contro la sua fronte.
Chiudemmo gli occhi entrambi poi riprendendosi dalle risate cominciò a guardarmi le labbra.
-Mi mancano.- sorrisi.
-Non ti pensare che sei perdonato!- mi guardò per un istante.
-Al diavolo il perdonare.- mi strinse a se e mi baciò come non aveva mai fatto.
All’inizio sorrisi, poi cominciai a farmi tante domande.
L’avevo perdonato?
Lo perdonerò?
Sarà se stesso o farà lo stronzo al solito?
Forse in quel momento non erano proprio le domande che servivano…

Buonasera Ragazze!!
Allora che si dice?
Vi piace il capitolo?
Scusate per eventuali errori ma sono stanchissima e forse mi sono sfuggiti agli occhi mentre rileggevo.
Allora, che ne pensate della decisione di Jas?
ehehehe ma non andrà tutto rose e fiori come avevano previsto. No no.
Comunque, io vi lascio.
Buona lettura e buonanotte.

Baci eli <3

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Capitolo 12
*** Finiva un’amicizia o cominciava un amore? ***


Finiva un’amicizia o cominciava un amore?
 
 
 ‘Era seduto sul suo letto con una bottiglia di birra tra le mani e altre cinque sparse accanto a se.
Stranamente vidi che aveva la barba, i capelli scompigliati e delle evidenti lacrime che gli laceravano il volto.
Cercai di avvicinarmi  per consolarlo, ma ero come incatenata a terra. 
Di colpo urlò. Un urlo che mi penetrò nelle vene e mi arrivò dritto al cuore.
Tirò a terra una delle bottiglie di birra, vuota, e con uno dei pezzi di vetro fece un taglio lungo tutto il braccio, lungo tutta la cicatrice…
Urlai fuori di me nel vedere che strinse tra i denti un pezzo della sua camicia e poi buttò un po’ di birra nella ferita aperta… Pianse, poi rise e tutto finì.’


Quella mattina mi svegliai con un mal di testa tremendo e c’era una domanda che mi tormentava dalla sera precedente
‘Lui ora dov’era?’.
Cercai nella mia testa per trovare un’autentica risposta, ma uscivano fuori solo altre domande, tutte con lo stesso e unico soggetto.
Sobbalzai nel sentire il cellulare suonare più e più volte. Alla fine risposi.
-Pronto?- dall’altra parte del telefono qualcuno aveva il fiatone.
-Jasmine, sono Perrie. Sto andando al parco, raggiungimi lì, ti prego…- attaccò e con stupore mi alzai dal letto per prepararmi.
 
Quando uscì dalla camera mi scontrai con Harry. Mi guardò pronta per uscire e scosse la testa.
-Dove devi andare?- il suo timbro di voce era cambiato, come se qualcosa o qualcuno l’avesse fatto arrabbiare.
-Al parco, c’è la Edwards che mi aspetta- lui rise.
-Ma davvero? Cos’è siete diventate amiche?- lo guardai con faccia interrogativa.
-Va bene, va bene, vai..- si avvicinò a me dandomi un bacio sulla fronte poi sorrise e si avviò in camera sua.
 
Arrivata al parco Perrie era seduta sotto una vecchia quercia.
Mi avvicinai e la vidi alzarsi e sistemarsi.
Aveva l’aria stanca, quasi non avesse dormito.
-Devo parlarti di Zayn…- quasi non sobbalzai a quel nome. Volevo fare marcia indietro.
-Ehm… Ha un problema e solo tu puoi aiutarlo.- non sembrava affatto convincente.
-Dovrei crederti?- lei annuì più e più volte e strofinandosi le mani frettolosamente la sua espressione si fece immediatamente spaventata.
-Ieri sera sentivo provenire dalla sua stanza grida fortissime…- sbarrai gli occhi.
-Eri da lui?- annuì mdi nuovo.
-MI aveva chiamata e appena mi aprì la porta notai che non stava bene.Aveva gli occhi rossi del pianto e la voce roca.
Lo spedì in camera sua ma non so cosa abbia fatto. Spaventata uscì da casa sua portando con me le chiavi di riserva.
L’ho lasciato praticamente solo…
Volevo chiamarti ma solo questa mattina mi sono ricordata di avere il tuo numero. Perciò ora corri e va da lui.- mi porse le chiavi di casa Malik e corsi subito lì.
 
Arrivata, tirai fuori le chiavi dalla tasca e con delicatezza aprì la porta.
Stranamente dalla sua camera proveniva la melodia di una canzone che conosco a memoria.
Salì le scale lentamente e non appena arrivai al piano di sopra mi fermai.
Cominciai a cantare nella mia testa, senza pensare che stavo per alzare la voce.
Zayn cominciò a cantare insieme alla base che lui stesso stava suonando al pianoforte e io mi persi tra la sua voce calda e potente.
Mi avvicinai lentamente a lui e cominciai a cantare anch’io.

‘People help the People, and if your homesick, give me your hand and i'll hold it.
People help the people, and nothing will drag you down.’

Le nostre voci si mescolavano insieme perfettamente e stranamente lui non si bloccò, ma continuò a cantare senza fermarsi.
Poi si girò e si fece subito cupo. Fece un suono stridulo col piano, per poi alzarsi di scatto.
-Cosa ci fai qui?- si allontanò da me. Non risposi.
-Vattene.- rimasi ferma nel vedere la sua mano posarsi sul braccio destro. Mi avvicinai lentamente sedendomi sul letto.
-Cosa hai fatto?- lui rise leggermente per poi serrare la bocca e, trattenendo le lacrime, si avvicinò alla finestra e guardò fuori.
-Cos’ho fatto?- sorrise per non piangere.
-Io niente. Piuttosto cos’ha fatto…- si guardò il braccio per poi pronunciare una parola che io non sentì.
-Cos’ha fatto chi?- si girò e mi guardò dritto negli occhi.
-Harry. Cos’ha fatto lui. Guarda come mi sono ridotto, e tutto per un suo fottuto piano.
Sono stato zitto, ti ho fatto soffrire e se non parlo soffrirai ancora di più.- mi alzai di scatto.
-Harry è cambiato.- si afferrò la camicia al punto del polso destro e abbassando la testa alzò la manica.
-E’ quello che lui vuole farti credere…- una ferita rosso sangue gli percorreva tutta la vecchia cicatrice fino al polso. Quasi non scoppiai a piangere.
Le mie mani mi serrarono la bocca e terrorizzata mi sedetti su una sedia poco distante da me.
Lui ritirò giù la manica e si avvicinò a me inginocchiandosi. Eravamo a pochi centimetri di distanza.
-Sono scomparso perché lui mi ha minacciato di pestarmi. E l’avrebbe fatto anche quello stesso giorno.
Era ubriaco, di sera, dietro la discoteca e con una pistola in mano.
Avrebbe ucciso me e tutti quelli che lo avrebbero contraddetto.- abbassò il volto, poi alzandosi aprì una porta che fino a quel momento non avevo mai visto.
Sorrise leggermente poi venne di nuovo da me e mi afferrò la mano.

Lo seguì non sapendo cosa pensare. Quando entrai rimasi sorpresa dalle tante tele coperte dalla polvere.
-Dopo quella minaccia mi chiusi in casa e non uscì più se non per comprare colori e pennelli, o tutto ciò che potesse essermi utile per vederti.- cominciò a levare le coperte dalle tele e fu in quel momento che le lacrime presero il sopravvento.
Erano tutti ritratti.
Miei ritratti…
Ma uno in particolare rifletteva me e lui, seduti sotto una quercia.
Ridevamo e lui mi teneva la mano. Un brivido mi percorse la schiena quando un ‘io ti ho sempre amata’ mi attraversò l’anima.
Stava trattenendo le lacrime lo sentivo. Mi avvicinai a quel dipinto e lessi una frase che mi lasciò imbambolata li.

’20 dicembre…’

lo aveva fatto quello stesso anno proprio quando la nostra amicizia compieva ben sette anni e mezzo.
-Te ne ricordi..- sussurrai a mala pena.
-Come scordarselo… Ma la cosa che mi fa più male è che non ho mai avuto il coraggio di dirtelo.- mi prese la mano.
-Eravamo solo amici prima.. Ma dopo sette anni, sei mesi e due giorni, è difficile rimanere ottimi amici almeno per uno dei due… Succede sempre così.- eravamo entrambi davanti il dipinto. Il più grande e più bello.
Era difficile tenergli la mano calda e potente. Era difficile averlo accanto.
-Ma d'altronde, così si rovina un amore no?- mi lasciò la mano e se ne andò lasciandomi sola con i pensieri che mi opprimevano la testa.
Finiva un’amicizia o cominciava un amore?


Bene Ragazze.
Perdonate la mia ENORME assenza, è che ho veramente pochissime idee.
Non so più cosa scrivere quindi è veramente difficile inventare anche solo due righe.
Ma prima o poi arrivarà anche il prossimo capitolo.
Per il momento posso dirvi che l'insicurezza di Jasmine, se prima era quasi scomparsa, ora ripiomba nella sua vita come un missile.
Il che non la stupisce.
Riuscirà Zayn a dirgli tutta la verità o dovrà cavarsela da sola tra bugie e litigi?
Continuate a leggere e lo scoprirete.
Qualsiasi dubbio o perplessità, io sono qui.
Scusate ancora per l'enorme ritardo e per eventuali errori o ripetizioni.
Buona lettura.
Fatemi sapere che ne pensate.

Baci eli <3

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Capitolo 13
*** Cominciare una nuova vita, per sempre. ***


Cominciare una nuova vita, per sempre.
 
Ero davanti la finestra della mia stanza.
Ferma immobile osservando la chioma dell’albero che mio padre piantò quando avevo solo cinque anni, poco prima di andarsene.
Me lo ricordo come fosse ieri. Ero seduta sulle scale della veranda fuori la porta, mentre lo vedevo lavorare.

'-Papà, papà, non voglio che tu faccia troppa fatica. Ti prego fai fare qualcosa anche a me.- la mia voce era stridula per una bambina che stava crescendo. Anche se ero piccola mio padre voleva rendermi partecipe, dal momento che se ne sarebbe andato.
-Va bene piccola. Vieni qui.- si bloccò per un momento venendomi incontro, mi prese in braccio e mi portò dove aveva appena finito di scavare la buca.
-Bene, ora prendi questi.- poggiò sulle mie mani un po’ di semi, di colore marrone chiaro e mi lasciò le mani.
-Stai attenta e piano piano metti questi semi nella buca.- le mie mani erano piccole e non riuscivano a contenere molto, così me ne passò pochi alla volta.
-Ora, prendi la terra e buttacela sopra.- mi fece vedere e io, sentendomi importante e non più sola, lo imitai…’


Quando parlava con me mio padre non aveva la solita voce rude e stanca con cui parlava a mia madre.
Se la schiariva sempre un po’ prima di dirmi qualcosa, per farla sembrare più dolce, o almeno per far sembrare lui stesso più padre.
I miei pensieri furono così forti che non feci a meno di rivedere l’immagine di me e Zayn il giorno prima.

‘-Allora cosa dobbiamo fare? Continuare così per sempre? Io senza di te non ce la faccio.- Zayn mi guardò per qualche istante.
-Jas.. io, non ce l’ho mai fatta senza di te. E mai ce la farò. Ma veramente sai come sono fatto e, so anche che tu non provi le stesse cose per me.- mi avvicinai di qualche centimetro.
Questo tu non lo sai.- rise leggermente.
E tu invece? Tu lo sai? Forse non è vero ma non sai neanche cosa provi per Harry, figuriamoci se puoi sapere cosa provi per me.- mi guardò sorridendo come se non gli interessasse più di tanto. Rimasi per qualche istante con la testa bassa poi guardandolo negli occhi provai una sensazione che mai prima d’ora aveva attraversato le mie ossa.
-E se… non mi avessi mai conosciuta?- rise di nuovo per poi diventare serio.
-Penso che ti avrei cercata all’infinito.- si avvicinò a me.
-E se non mi avessi trovata?- il mio sguardo rimaneva sui suoi occhi i quali erano fissi sulle mie labbra.
-Quando due persone sono fatte per stare insieme, Jasmine, troveranno il modo per farlo. Sempre..- il nostro respiro si incrociava perfettamente.
Le nostre mani involontariamente si strinsero, e i nostri sguardi non smettevano di capirsi.
Se c’era una cosa che lui riusciva a fare era proprio quella di leggermi negli occhi.
-Voglio che mi prometti una cosa Zayn- il suo respiro era delicato e caldo e piano annuì.
-Non mi lasciare sola.- lui sorrise e delicatamente mi baciò senza se e senza ma.
Quando riaprì gli occhi le sue mani erano sui miei fianchi e in quel momento non desideravo altro che stare lì in quel modo e con lui.
-Jas… Io non posso sapere se ti sarò accanto. Non posso prometterlo a nessuno… Ma una cosa la so.- io suoi occhi si fecero rossi.
-Io ti amo e, credimi, non c’è cosa più bella che mi sia capitata oltre te. Ho trattenuto le parole, sono stato zitto.
E tu sei stata come un fantasma, ovunque ma da nessuna parte.
Va avanti da anni ormai ma ho preferito stare in silenzio piuttosto che parlarti. Eravamo abbastanza incasinati già.
Ti sono stato accanto e non mi aspetto che anche tu faccia lo stesso, però devi sapere che anche se non sarò con te, anche se non mi vedrai, anche se verrai a trovarmi e con la speranza di vedermi, non mi vedrai, io veglierò su di te. Sempre. Qualsiasi cosa accada. Come quando ti lasciai lì, con la lettera di Harry in mano…
La lettera che scrissi a te e che riscrissi per far si che lui la imparasse a memoria… so tutte le parole. Ogni punto e ogni virgola.
Perché non avevo il coraggio di dartela e così, con la scusa che Harry ti mancava, l’ho fatta in modo che sembrasse scritta da lui.
Ma sappi che sono sempre stato solo io a vegliare su di te. Sempre.
Ad Harry non interessava. Non gli è mai interessato… E io come un vigliacco sono stato zitto.
E mentre tu piangevi per lui, io mi opprimevo con canzoni depresse per ricordare te.- sorrise di nuovo davanti il mio sguardo incredulo, poi senza preavviso una lacrima gli bagnò il volto.
-Sei l’unica cosa al mondo per cui vale la pena lottare.-‘


Non ero mai stata più confusa. Non sapevo cosa fare.
Ero completamente in panico quando altri ricordi del mio passato mi passarono davanti gli occhi.

‘-Papà dove stai andando?- lo raggiunsi fuori la veranda. Era vestito in giacca e cravatta e portava una valigia nera, come se contenesse tutte le sue cose.
-Tesoro, devi farmi un favore. Abbi cura del nostro albero, starò via per un po’.- gli afferrai la mano libera.
-Ma tornerai vero?- si mise in ginocchio alla mia altezza e sorridendo annuì col capo.
-Promesso.- dopodiché si alzò e se ne andò dentro un macchinone non nostro.’

Ho sempre accudito quell’albero girandomi almeno una volta verso la strada speranzosa che mio padre potesse tornare.
Poi però ho mollato, perché di meglio non so fare.
Quattro ore dopo mi svegliai sul letto, completamente zuppa dalle lacrime.
Ero nervosa, o meglio agitata. Il trucco sugli occhi era sbavato, e non facevo a meno di immaginare che forse mio padre era sotto casa, come nel sogno.
Le mie mani si poggiarono involontariamente sulla mia testa poi urlai.
-Oh cazzo!- in una frazione di secondo realizzai che ero nel letto di Harry, senza maglietta, coi capelli slegati e senza pantaloni.
Mi girai alla mia destra e lo vidi li che dormiva. Guardai la sveglia ed erano le cinque spaccate del pomeriggio. Mi alzai piano ma ovviamente Harry salto giù dal letto.
-Ehi piccola che succede?- rabbrividì a quella domanda tanto che mi girai di scatto.
-Dove sono i miei vestiti?- ancora insonnolito, si alzò stropicciandosi gli occhi e indicò a terra.
-Che hai?- lo fulminai con gli occhi.
-Che ho?- lui fece di si con la testa.
-Perché sto nel tuo letto? Cosa abbiamo fatto?- lui rise per poi alzarsi e venirmi incontro.
-Stammi lontano. Rispondi alle domande.-lui indietreggiò.
-Datti una calmata tigre. Comunque niente ci siamo visti un film e addormentati. Tutto qui.- sospirai.
-Ora mi spieghi che hai?- si riavvicinò.
-Harry, stammi lontano ora e per sempre.- il suo volto si fece cupo e in una frazione di secondo mi prese il polso sinistro.
-Stai giocando col fuoco, e vedi di non farmi incazzare.- cercai di liberarmi dalla sua presa, ma mi teneva talmente stretta che dal dolore non riuscivo a muovermi.
-Quando pensavi di dirmelo che è tutta una fottuta cazzata eh?- lui strinse ancora di più facendomi piegare in due.
Una lacrima mi bagnò il viso mentre l’altra mano si posizionò sul mio fianco destro per far si che mi rialzassi.
-Senti bambolina, vedi di non complicarmi le cose eh.- stanca di quel comportamento mi strattonai dalla sua presa liberandomi del tutto da lui.
-Senti Harry, vaffanculo.- non feci in tempo a finire la frase che mi ritrovai a terra per colpa di uno schiaffo del riccio.
Scoppiai in una risata profonda quando la mia mano si chiuse in un pugno e alzandomi gli mollai una testata dritta sul naso. Fortunatamente glielo ruppi.
-Ma sei scema?- si alzò piano dal pavimento e con il lenzuolo del suo letto cominciò a tamponare il sangue che gli scorreva lungo tutto il volto.
-No, sono solo delusa. Io non ti amo Harry e tu non ami me. Dovevo capirlo sin dall’inizio.
Sto giochetto che stai facendo non mi piace più sai? Vaffanculo io mollo.- uscì dalla sua camera sbattendo la porta e correndo dritta verso la mia.
Mi ci segregai dentro e chiamai Zayn il quale mi rispose impaurito che avessi fatto qualcosa.
 
-Jasmine, stai bene?- sorrisi al sentire la sua voce.
-Si Zayn.. Ti volevo chiedere se quella casa al mare è ancora tua.- ci fu un attimo di silenzio poi sentì che sorrise.
-Preparo le valigie, partiamo tra due ore. Fatti trovare pronta.- chiusi gli occhi tirando un sospiro di gioia.
-Grazie Zayn. Ti spiego in macchina.- stavo per attaccare quando mi fermò.
-Jasmine aspetta.-
-Dimmi.-
-Grazie.- sorrisi e attaccai cominciando a preparare le valigie.
 
Due ore dopo ero sul pianerottolo ad aspettare che Zayn arrivasse quando Harry scese lentamente dalle scale.
-E così parti.- abbassò la testa.
-Oh ma guarda un po’. Il naso te l’ho rotto?- lui rise bastardo.
-No, non mi fa male, è solo livido.- spostai lo sguardo dalla parte opposta a lui.
-Come lo sarai te se non ti levi dalla mia vista.- lui rise di nuovo e avvicinandosi mi mise una mano sulla spalla. Mi tirai subito indietro.
-Jasmine mi…- il campanello suonò e subito mi affrettai ad aprire.
Zayn indossava dei jeans neri e una maglietta bianca accompagnata da un giacchetto anch’esso nero in pelle.
Emanava un profumo di bellezza e di serenità che Harry non avrebbe mai e poi mai emanato.
-E così te ne vai con lui.- presi i bagagli e glieli diedi a Zayn ignorando completamente Harry il quale prima che chiusi la porta urlò un ‘Mi dispiace’ che mi fece quasi schifo.
A mia volta urlai ‘Toppo tardi’ e chiudendo la porta me ne andai soddisfatta.
Ora c’è solo una cosa da fare.
Cominciare una nuova vita, per sempre.

BENE RAGAZZEEEE.
Scusate la mia assenza è che sto un po' incasinata.
Allora il prossimo capitolo sarà quello di fine.
Spero vi piaccia.
Fatemi sapere che ne pensate.
Baci Eli <3

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