Hope&Destiny

di Mariam Kasinaga
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Destiny McGuire ***
Capitolo 2: *** A new classmate ***



Capitolo 1
*** Destiny McGuire ***


Capitolo 1: Destiny McGuire

Vi è mai successo di essere davanti ad un bivio, scegliere la strada che secondo voi è corretta e scoprire troppo tardi di aver preso una decisione sbagliata?
Hope.
A volte avrei voluto cambiare il mio nome in Hopeless.
I miei genitori, separati consensualmente da dieci anni; gli esami dell’università eternamente rimandati; il mio ex-ragazzo, un idiota che voleva soltanto dimenticare la sua precedente fidanzata.
Forse, l’unica cosa giusta della mia vita erano i miei amici.
Nonostante Destiny.
Mi strinsi nell’impermeabile e chiusi l’ombrello, pronta a salire sul treno che stava arrivando sferragliante alla stazione: maltempo londinese, pensai, guardando due poveri turisti tedeschi ripararsi la testa con la mappa della città.
Mi sedetti in un posto vicino al finestrino e aumentai il volume della musica dell’I-pod, appoggiando sconsolata la testa al vetro. Ero stata io a presentare Destiny al resto della compagnia: si era trasferita con la sua famiglia da Dublino ed era stata inserita nella nostra classe ad anno scolastico inoltrato. Non era una ragazza socievole, una di quelle che, dopo qualche settimana, ti sembra sia una tua compagna di classe da sempre. Piuttosto, era il tipo che trascorreva la ricreazione seduta su una panchina, mandando messaggi alle sue amiche irlandesi, probabilmente lamentandosi di qualche stupido bullo che la derideva per le sue origini.
 
“Perché dovremmo invitare anche lei? Pensavo fosse un’uscita di gruppo, non una serata del tipo invita-la-ragazza-asociale” protestò James.
“Oh, quanto sei stupido! Tu saresti nella sua stessa situazione, se i tuoi decidessero di andar via da Londra. Non devi mica fidanzarti con lei! Ho solo pensato che sarebbe stato gentile invitarla con noi al concerto. E’ la mia vicina di banco, sa praticamente tutto quello che faremo domani e mi scoccia far come finta che non esista. E poi abbiamo un biglietto in più, dato che Joe non viene” replicai.
Il mio amico alzò gli occhi al cielo: “Non mi sembra che a lei dia fastidio essere ignorata, ma visto che anche Rose la pensa come te…” mormorò.
 
Non potei trattenermi dal sorridere, quando ripensai a ciò che era successo qualche mese prima: conoscevo James da anni e sapevo bene quanto fosse testardo. Però era bastato fidanzarsi con Rose, per trasformarsi in un docile agnellino.
Destiny.
La ragazza che era venuta con noi al concerto dei One Direction.
Destiny McGuire.
L’idiota che mi aveva fatto trascorrere un’intera notte al commissariato, con l’accusa di aver dato fuoco al camerino di Harry Styles.





Angolino dell'autrice: primo capitolo corto, lo so, ma conto di rendere più sostanzioso il secondo. Questa fanfic è scritta nei momenti di pausa dallo studio, quindi mi scuso fin d'ora per eventuali errori di battitura!

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Capitolo 2
*** A new classmate ***


Capitolo 2: A new classmate

 

Quattro mesi prima del concerto

“Biologia? Da quando ti interessa la biologia?” domandò Joe, seduto sul banco vuoto a fianco al mio. Io alzai gli occhi al cielo: “Decisione di mio padre. Indiscutibile” mormorai, tirandomi convulsamente le maniche del maglione. Rose scosse la testa, mettendomi una mano sulla spalla: “Dovresti parlare con lui, lo sai. Si tratta di una scelta importante! Spiegagli che, scegliendo un’università che non ti piace, spenderà soldi inutilmente, dato che darai gli esami senza costanza.
Non avevo nemmeno ascoltato le ultime parole della mia amica. Mi ero limitata ad annuire meccanicamente ed avevo appoggiato la testa al muro, cercando di perdermi nelle mie fantasie.

 

Harry mi salutò, sorridendo. Fece qualche passo nella mia direzione e arrotolò le maniche del magione: “E questi?” domandò, sfiorando con l’indice i tagli che mi sfregiavano la pelle. Io sbuffai, ricoprendoli velocemente: “Non sono niente di importante” sospirai, appoggiandogli dolcemente la testa sul petto. Sapevo che quella non era la scelta giusta. Era dannoso, oltre che stupido. Eppure, mi sentivo esattamente come una mia vecchia compagnia di classe: quando era andata in terapia per curare la sua anoressia, continuava a sostenere che sapeva perfettamente quanto fosse sbagliato non mangiare, ma una voce dentro di lei continuava ad assillarla, costringendola ad una miriade di stupide manie.

Stupide manie. Come se le mie non lo fossero.

Sentì che Harry mi stava stringendo in un abbraccio ed annusai il dolce profumo della sua pelle. Sollevai lo sguardo, perdendomi nei suoi bellissimi occhi: erano gioiosi, innocenti. Mi pareva quasi che, nel suo sguardo, potessi trovare la pace che agognavo continuamente. Lo baciai, alzandomi in punta di piedi. Lui rispose al mio gesto schiudendo le labbra, permettendo alla mia lingua di danzare con la sua, esplorando ogni centimetro di quella bocca così sensuale.
Lentamente, non appena le sue mani si insinuarono sotto i miei vestiti, cominciai a sbottonargli la camicia, mentre il nostro bacio diventava sempre più passionale. Mugolai di piacere quando mi fece voltare, armeggiando con la cintura dei miei jeans. Sorrisi e, mentre gli mordicchiavo il lobo, gli guidai gentilmente le mani.

L’arrivo della professoressa, seguita a ruota da una ragazza dai lunghi capelli rossi, mi riportò bruscamente alla realtà. “Damn it” mormorai, alzandomi di scatto, insieme a tutti i miei compagni. Mi parve di sentire Rose ridacchiare dietro di me, mi voltai leggermente e le sorrisi: “Mi ha interrotto sul più bello” scherzai a bassa voce.
L’insegnante stava presentando la nostra nuova compagna: “Ragazzi, lei è Destiny. Si è trasferita da poco dall’Irlanda. Sono sicura che l’aiuterete ad inserirsi pienamente all’interno della classe. Prego, siediti pure vicino ad Hope” disse, indicando il banco affianco al mio.
“Ciao. Aspetta, tolgo le mie cose!”esclamai, accorgendomi di aver completamente colonizzato lo spazio vuoto.
La ragazza mi sorrise, aiutandomi a spostare i libri: “Ti piacciono i fumetti?” domandò, indicando il quarto volume di Kuroshitsuji, in bella mostra vicino al diario.
Io annuii, sorridendo: “Anche a te?” chiesi. Se mi avesse risposto con un sì, avrei avuto un valido argomento con cui incominciare una conversazione.
Lei scosse la testa, guardandomi con due grandi occhi verdi: “Li legge mio fratello, a me non piacciono molto” rispose, smorzando il mio entusiasmo.
Dopo qualche minuto Joe, seduto nella fila davanti, mi passò un bigliettino: “La prima ed ultima vostra chiacchierata”. Decisi di non rispondergli, cercando di seguire la lezione: odiavo la matematica con tutto il cuore. Precisamente, il nostro era un odio reciproco. Non riuscivo a capire come mio padre potesse pensare di iscrivermi a Biologia, dato che nelle materie scientifiche i miei voti erano sempre stati piuttosto insoddisfacenti.
Vicino a me, Destiny prendeva diligentemente appunti, mordicchiando nervosamente il tappo della penna. Si avvicinò a me con il busto: “Domani potresti passarmi gli appunti? Nella mia vecchia scuola non eravamo ancora arrivati a questo argomento” aggiunse, come per scusarsi. Senza aspettare una mia risposta, indicò con la penna un punto indistinto del mio banco: “La data del concerto dei One?” chiese, alludendo ai numeri scritti sul dorso del mio diario.
Tentai un ultimo approccio: “Se ti dico di sì mi insulti?” mormorai.
Lei sgranò gli occhi, coprendosi la bocca con la mano: “Piacciono anche a me” rispose, come se mi stesse confidando un grande segreto.
In realtà, quella data aveva un duplice significato per me: il mese del concerto, infatti, coincideva con il periodo in cui la band aveva girato un videoclip a Londra. In quel periodo lavoravo come cameriera in un ristorante che, essendo poco distante dal luogo dove si svolgevano le riprese, aveva stipulato un contratto di approvvigionamento. Per qualche giorno, a pranzo o nelle pause, il nostro compito era servire il pranzo a tutte le persone coinvolte nel progetto.
Band compresa.

 

Un anno prima

Odiavo correre, quando indossavo la divisa da cameriera: sembrava che il mio seno dovesse perennemente uscire da quell’assurda scollatura. Attraversai velocemente il piazzale, stringendo il vassoio con il pranzo dei ragazzi. Non avrei mai immaginato che potessero mangiare così tanto! Più di una volta mi era capitato di dover portare loro due, se non tre, hamburger a testa.
Vidi subito Harry, che guardava impaziente nella mia direzione. Urlò qualcosa agli altri, fece il gesto di vittoria con entrambe le mani e corse verso di me: “Grazie, sei gentilissima!” esclamò, sorridendo.
Io arrossii, cercando di trovare delle parole che non risultassero banali: “E’ il mio lavoro” mormorai, porgendogli il vassoio.
Il sorriso del ragazzo si allargò, dandomi un tuffo al cuore: “Sarai contenta quando ce ne andremo! Non dovrai più fare tutta questa strada tre volte al giorno” replicò.
Non potei fare a meno di rispondere al suo sorriso: non sapevo se qualcuno gli aveva detto che ero una loro grande fan, ma apprezzavo che si fosse preoccupato del notevole carico di lavoro che si era riversato su noi cameriere.

Avrei potuto baciarlo.

Quel pensiero abbandonò subito la mia mente: desideravo che, per qualche giorno, conservasse un bel ricordo di me, non che mi ricordasse come una sfacciata.

Volevo baciarlo.

Nel momento in cui prese il vassoio, continuando a ringraziarmi a bassa voce, gli diedi un bacio sulla guancia. Dopo tutto quel tempo trascorso a guardare la sua immagine in tv, nei poster di camera mia, nelle foto dei giornali, poter finalmente toccare la sua pelle con l labbra mi sembrava un sogno. Per un attimo, per un momento che a me sembrò durare un’eternità, il mondo parve muoversi al rallentatore: vidi lo sguardo imbarazzato dei suoi occhi, le guance diventare rosso fuoco, le labbra incresparsi in un timido sorriso.

Amavo quel sorriso.

“Porto agli altri il pranzo, tra poco iniziano le riprese” disse velocemente, allontanandosi da me. Non appena fu tornato dagli altri, vidi uno di loro dargli qualche pacca sulla spalla, indicando brevemente nella mia direzione.
Rimasi immobile per qualche secondo, fino a che la mia mente non realizzò pienamente ciò che avevo fatto: avevo baciato Harry Styles. L’avevo fatto per davvero.
Quando lui, da lontano, mi rivolse un ultimo sguardo, mi sentii morire dentro: cosa mi era passato per la testa? Con un solo gesto ero riuscita a mettere in imbarazzo un ragazzo meraviglioso che, almeno durante la pausa pranzo, voleva essere trattato come una persona normale. Mi ero comportata come quelle fan che, con il loro comportamento, rendono alla band la vita impossibile.
Mi allontanai a testa bassa, sentendo dietro di me i One Direction chiacchierare animatamente tra loro.

 

 

 

 

 

Angolino dell’autrice: non sono molto soddisfatta di questo capitolo, in particolare dell’ultima parte. Hope sta vivendo un periodo difficile e vede in Harry una sorta di ancora di salvezza, per questo è il protagonista principale dei suoi sogni, ma anche una persona capace di portarle “pace interiore” (nonostante lei sappia perfettamente che sia completamente irragiungibile).

Grazie per le recensioni al primo capitolo e grazie a chi vorrà lasciarne uno a questo.

Aggiornerò al più presto!

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