Let's be happy together

di happine55
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Indigestione di romanticismo ***
Capitolo 3: *** Pizza, cinese e tè caldo ***
Capitolo 4: *** Infinitamente dolce ***
Capitolo 5: *** Nuove conoscenze ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


~~Il mio nome è Alice, ho diciotto anni. Sono alta, con i capelli rossi e gli occhi grigio chiaro. Frequento l’ultimo anno. Tutti gli insegnanti dei corsi che frequento mi definiscono “un’alunna modello”, ma non mi ritengo così brava, è solo che non ho difficoltà in nessuna materia. Vivo a Bristol con mia madre e mia sorella Rebecca. Papà vive a Londra. Non che i miei siano divorziati o cose del genere, ma lui ha un lavoro molto importante in una banca lì e noi non avremmo mai lasciato la città. Quindi andiamo da lui ogni weekend. Io e papà ci assomigliamo moltissimo, stessi capelli, stessi occhi, stesso carattere un po’strano, stesse lentiggini sul naso e un enorme amore per la musica. Suono la chitarra, il pianoforte e canto. Sin da piccola alle feste in famiglia cantavo con mio padre. Ha una voce bellissima. Quando andavamo a passeggiare nei boschi solo io e lui cantavamo e con gli uccelli e il rumore del vento tra le foglie facevamo dei concerti bellissimi. Amo anche leggere, tantissimo. La mia metà di stanza ha una parete foderata da un’enorme libreria stracolma. Divido la camera con Rebecca, mia sorella.  Una camera molto grossa che occupa tutta la mansarda. La parete di mia sorella è interamente coperta di poster. Giuro. Ogni mattina mi sveglio e vedo centinaia di copie degli stessi cinque visi che mi fissano. È una directioner. Del tipo più folle in assoluto. Con il copriletto e i cuscini stampati con il logo della band. Non sono male, ma sono più un tipo da rock. Frequento l’ultimo anno di Liceo a Bristol e di tutte le persone che ci sono a scuola riesco a farmene andare a genio una dozzina scarsa. Il che non è un male, io sto a posto così.

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Capitolo 2
*** Indigestione di romanticismo ***


~~La sveglia suona. Ogni mattina parte una canzone diversa, stamattina tocca ai Muse con Hysteria. Un risveglio molto “delicato” tanto che Becks (il soprannome che do a mia sorella in seguito ad un fatto molto divertente) si alza di colpo dal letto. Bene: significa che non la devo svegliare io. Sono più veloce di lei e prendo in fretta i vestiti per poi andare in bagno. Sento i suoi pugni che picchiano sulla porta e la sua voce ancora impastata dal sonno che mi dice di sbrigarmi. Comunque, ci avrei messo poco già di mio. Non sono una che ci mette ore a prepararsi. Al massimo mezz’ora, se mi impegno. I vestiti che ho afferrato si rivelano essere un morbido maglione di lana e dei pantaloni blu scuro pesanti. Sbircio fuori dalla finestra del bagno e noto che nevica ancora. È febbraio, è normale che nevichi qui a Bristol. Esco dal bagno con in mano il pigiama e consiglio a mia sorella di vestirsi pesante. Dopodichè mi ricordo che lei indossa ancora la divisa e rido tra me e me. L’ho odiata dalla prima volta che l’ho vista. Gonna grigio scuro per le ragazze e pantaloni per i ragazzi. Con una camicia e un maglione orrendo rosso che fa i pelucchi di continuo. Per fortuna noi dell’ultimo e del penultimo anno possiamo usare i nostri vestiti. Apro l’anta dell’armadio, dove c’è uno specchio a grandezza umana e mi faccio una treccia che pende sulla schiena. Infilo gli stivali imbottiti e li lego. Sono alti fino al ginocchio e stringati. Hanno la forma del mio piede ormai. Sono due anni che li uso. Afferro lo zaino e infilo dentro il cellulare, le cuffie e il portafogli, poi scendo le scale diretta in cucina. Lì trovo mia mamma che sta preparando la colazione. Come al solito prendo una fetta di pane tostato e ci spalmo sopra una cucchiaiata abbondante di nutella, mentre bevo una tazza di tè caldo. Dopo aver salutato mia madre vado nell’ingresso e metto il cappotto. Poi caccio la treccia nel mio cappello di lana e avvolgo la sciarpa al collo. Nella tasca trovo un paio di guanti e li indosso subito. Parto sempre prima di mia sorella perché mi piace attraversare il parco per arrivare a scuola a piedi. E poi c’è Ashton. Il mio migliore amico, nonché cotta segreta di mia sorella. È un ragazzo alto, più di me di almeno una spanna, con i capelli castano chiaro e gli occhi color ghiaccio. Chiarissimi. È inutile dire che la parte femminile della scuola gli sbava dietro. Io no. È praticamente mio fratello, potremmo essere gemelli. In fondo siamo nati lo stesso giorno e le nostre mamme erano compagne di stanza all’università e poi anche in ospedale. Siamo molto simili odiamo e amiamo quasi le stesse cose. Ci incontriamo sempre allo stesso posto. Un bar all’ingresso del parco. Tutte le mattine lui prende un caffè e io una cioccolata calda e ci avviamo nel parco con calma. Vado fino al bar a piedi, imbacuccata nel mio cappotto pesante e avvolgo la sciarpa più stretta sul collo. Ashton è già al bar con due bicchieri di carta fumanti che mi aspetta. Lo raggiungo in fretta, un po’ per il freddo e un po’ perché mi era mancato. Ha appena trascorso una settimana dai nonni in Irlanda con la sua famiglia. Abitano in una città del centro Irlanda. Non mi ricordo bene il nome. Mi racconta un po’ di tutto mentre io bevo a piccoli sorsi la cioccolata. Ha fatto mettere la cannella, proprio come piace a me. Camminiamo lasciando orme nella neve e diciamo che il suo quarantaquattro e mezzo si nota abbastanza. Arriviamo davanti alla scuola mentre suona la campanella, così mi prende per mano e corriamo fino all’ingresso. Dove il bidello ci guarda male. Come tutte le mattine invernali d’altronde. Sbuchiamo nell’atrio rossi in viso e col fiatone, ma rimaniamo entrambi inorriditi da quello che vediamo. Sembra che  qualcuno abbia vomitato lustrini e cuori nei corridoi. È san Valentino. La festa che entrambi odiamo di più in assoluto.
Ashton: te lo ricordavi?
Io: no
Ashton: che schifo. Mi viene il diabete
Io: aspetta di leggere le lettere delle tue ammiratrici “segrete”
Dicendo l’ultima parola mimo le virgolette con le dita in aria. La sua faccia diventa ancora più rossa. Segrete. Tutta la scuola gli va dietro.
Io: devo farti anche io un bigliettino con i cuori? O preferisci i lustrini?
Ashton: alice non sei divertente.
Mentre camminiamo per i corridoi diretti all’aula di  inglese lui continua a parlare e io guardo con una faccia sempre peggiore le ragazze che lo guardano e agitano la mano, guardano me dall’alto verso il basso con aria superiore, scappando poi con dei risolini. Sono gelosa, lo ammetto. È il mio migliore amico e so che ci rimane male. Non so per quale oscuro motivo non gli piaccia ricevere attenzioni. Io pagherei per sentirmi dire qualcosa di diverso da ”scusa non ti avevo vista”. Porca miseria sono un metro e settanta e ho i capelli color rosso fuoco, non è che passa inosservata una cosa del genere. Non penso affatto di essere brutta e non ho intenzione di farmi mettere i piedi in testa da certe oche. Per fortuna che Ashton mi tira su di morale. Arriviamo davanti all’aula di inglese e lasciamo zaini e cappotti nei nostri armadietti. Prendiamo i libri ed entriamo in aula. Ci sediamo sempre a metà classe. Cosa che non va a favore di quelli dietro, visto che lui ha superato il metro e ottanta da due anni almeno. Le lezioni si susseguono tranquillamente fino all’ultima ora, in cui ci separiamo. Seguiamo gli stessi corsi, tranne che per uno. Ashton odia fisica. Io invece la adoro. Così lui va a fare informatica e io vado in laboratorio. Lo so sono una nerd sfigata fissata con i libri e la fisica, ma questo è quello che mi piace fare. Dopo ci troviamo fuori da scuola, decisi a uscire il prima possibile dall’incubo che è San Valentino.
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Capitolo 3
*** Pizza, cinese e tè caldo ***


~~Dopo scuola riattraversiamo il parco per andare a casa di Ashton. Lui vive con i suoi genitori, suo fratello Will e sua sorella Jean. Ci vuole un quarto d’ora di camminata per arrivarci. La neve continua a scendere copiosa e trasforma tutto in un bianco puro. Camminando facciamo piroette e giochiamo a palle di neve come due bambini. Dopo un po’ ci sediamo sotto un albero su una panchina non troppo piena di neve.
Ashton: ma hai visto quel tizio davanti al vivaio?
Io: mi sa che me lo sono perso. Cos’è successo?
Ashton: stava guardando il suo cellulare tutto preso ed è scivolato su una pozzanghera ghiacciata e poi ha sbattuto contro un palo della luce.
Inizio a ridere come una matta e poi anche Ashton inizia. Dicono tutti che ho una risata contagiosa. Con calma ci rimettiamo in piedi e continuiamo la strada abbracciati, perché comincia a diventare più freddo. Dopo altri cinque minuti la neve è talmente fitta che non si vede ad un palmo dal naso. Riusciamo a scorgere l’ingresso del centro commerciale e ci entriamo in fretta, prima di perderci nella neve. Ovviamente è pieno di gente rifugiatasi dalla tormenta. Fa piuttosto caldo, così ci togliamo le giacche e proseguiamo tra i negozi.
Io: dici che c’è un ristorante o qualcosa di simile qua dentro?
Ashton: sei una ragazza, dovresti sapere cosa c’è in un centro commerciale
Io: ah ah ah simpatico 
Ad un certo punto finisco contro una persona e cado a terra, mentre il contenuto del mio zaino si sparpaglia  terra. Sento le risate della gente e mi alzo infuriata. La persona si rivela essere un ragazzo con i capelli color mogano striati di biondo e gli occhiali da sole. Non provo nemmeno a chiedermi a cosa gli servano. Mi sta aiutando a raccogliere le mie cose. Cerco di fare in fretta, non mi piace che la gente metta le mani nelle mie cose. Chiudo lo zaino e ci alziamo.
Lui: scusami, non stavo guardando.
Io: ehm, non fa niente
Lui: come posso farmi perdonare?
Ashton: dai Alice andiamo. Prova a togliere gli occhiali da sole la prossima volta
Lui: no insisto. Venite con me.
Io lo seguo, ma Ashton mi blocca con un braccio. Lo scrollo via e seguo il ragazzo con gli occhiali da sole. Ci porta in una sala conferenze. Prima di entrare guarda dentro per vedere se c’è qualcuno e poi apre la porta facendoci cenno di entrare. Tutta questa cosa ha un che di misterioso. Appena entrati chiude subito la porta e si toglie gli occhiali. Ha gli occhi azzurrissimi, molto simili a quelli di Ashton. Mi è famigliare, non so come, ma mi sembra di conoscerlo.
Ashton: niall? Cosa ci fai qui?
Mi batto la fronte con una mano. Ma certo! È uno dei componenti della band per la quale va matta Becks. Gli one direction. Ma come fa Ashton a conoscerlo?
Niall: togli gli occhiali da sole la prossima volta
Dice facendo il verso al mio amico. Dopodichè si abbracciano felici. Io sto zitta e li guardo confusa. Il mio migliore amico sta abbracciando una popstar di fama mondiale come se la conoscesse da una vita. Quando si staccano Ashton fa le presentazioni.
Ashton: Alice, lui è mio cugino Niall
Questa storia è talmente strana che non riesco a trovare un senso e devo essere rimasta con una faccia stranissima perché entrambi ridacchiano.
Niall: ciao Alice
Il modo in cui pronuncia il mio nome con quell’accento irlandese è bizzarro, ma anche carino. Dalla parte opposta della sala conferenze si apre una porta e noi tre usciamo in fretta da dove eravamo entrati. Saliamo al secondo piano mentre Niall si infila gli occhiali e un berretto di lana. Arriviamo nel piano dei ristoranti e ci sediamo a mangiare una pizza.
Io: se non sbaglio tu sei irlandese, quindi cosa ci fai a Bristol?
Niall: sono venuto a trovare Ashton e la sua famiglia. Mentre loro erano in Irlanda io ero a Los Angeles per incidere alcune canzoni, quindi ho pensato di fargli una sorpresa. Che però avete appena rovinato
Dice con una risata
Io e Ashton: ops!
Diciamo contemporaneamente. Poi ci uniamo alla risata di Niall. È un ragazzo simpaticissimo e dolce. Quando usciamo dal centro commerciale sono le quattro del pomeriggio e la nevicata è diminuita di intensità, così andiamo a casa di Ashton. Sua madre Lily è una donna fantastica e cucina benissimo. Un anno per il nostro compleanno ci fece una torta a due piani rivestita di panna montata con la nostra foto al ballo delle scuole medie. Ci andammo assieme come amici e ci divertimmo un mondo. Tutte le ragazze avevano i tacchi e dei vestiti lunghi fino a terra e i maschi in smoking. Poi io avevo un vestito verde lungo fino al ginocchio con le converse nere e lui era in jeans e camicia. Eravamo il massimo, davvero. Ho ancora la foto appesa in camera. Lily accoglie Niall con un abbraccio e poi arriva la piccola Jean, che ha solo otto anni, e gli salta in braccio. Will non è in casa.
Lily: ciao Alice!
Io: ciao Lily!
La saluto con un abbraccio
Lily: è stato un bel colpo?
Io: cosa? Oh sì in effetti sì. Quando lo saprà mia sorella ci rimarrà secca
Lily: non è il caso che glielo dica tu. Credo sia meglio evitare per ora. Ne ho parlato con tua madre e lei è d’accordo. Tu pensa che mi aveva confidato che te lo avrebbe detto entro una settimana. Non offenderti ma tua sorella non sa tenere la bocca chiusa
In effetti confidare un segreto a Becks è come spararlo in un megafono durante una partita di calcio. ‘ehy il mio migliore amico è il cugino di Niall Horan’. Non proprio una buona idea.
Io: non preoccuparti. Non glielo dirò
Nell’ingresso appoggio lo zaino e prendo il cellulare, poi appendo giacca, guanti e cappello. Vado in sala controllando i messaggi con la sciarpa ancora avvolta al collo. Non ne ho nuovi. A parte quello del mio simpatico operatore telefonico che mi avvisa che ho finito il credito e che mi augura una “buona giornata”. Sbuffo e mi metto una ciocca di capelli dietro l’orecchio. In sala c’è il camino acceso, così mi piazzo sulla poltrona lì vicino per stare al caldo. Oliver mi salta in braccio subito e inizio ad accarezzarlo dietro le orecchie. È un gatto dal pelo grigio e morbido, con gli occhi gialli che sembrano fanali nella nebbia in confronto al suo pelo.
Niall: ciao
Dice sedendosi sul bracciolo della poltrona
Io: ci siamo già salutati prima, non ricordi?
Gli rispondo ridendo
Niall: oh ehm sì giusto
Sembra imbarazzato. Cosa che non capisco affatto dato che canta davanti a migliaia di persone una sera sì e una no.
Io: come va?
Niall: oh sì tutto bene. Sull’aereo c’è stata turbolenza per via della neve e un tizio di fianco a me ha vomitato sulla mia colazione. Per poco non vomitavo anche io
Inizio a ridere divertita immaginandomi la scena e Niall mi segue a ruota.
Niall: Lily sta preparando il tè, ne vuoi una tazza?
Io: volentieri
Mi alzo scaraventando Oliver giù dalle mie gambe e guadagnandomi un “meohw” stridulo ricco di rabbia. Niall mi fa strada in quella casa che conosco quasi più della mia. In cucina non c’è nessuno, ci sono solo due tazze fumanti e la scatola con le bustine del tè sul tavolo. Prendo la tazza e metto lo zucchero, prendendo poi una bustina di tè verde.
Io: scusa ma qui non c’è nessuno
Niall: sì ehm era solo una scusa per chiederti una cosa
Io: cosa?
Niall: ehm, mi chiedevo se ti andrebbe…di uscire assieme un giorno di questi
È diventato rosso e dal calore che sento in faccia probabilmente lo sono anche io. Senza contare Ashton non sono mai uscita da sola con un ragazzo in diciotto anni. Altra prova che sono una nerd sfigata.
Io: sì mi piacerebbe molto
Niall: davvero? Ti va se facciamo domani pomeriggio? Vengo io a prenderti
Io: è un problema. A casa c’è mia sorella.
Niall: tua sorella? Perché?
Io: Lily mi ha chiesto di non farle sapere che tu sei il cugino di Ashton perché conoscendola entro due giorni lo saprebbe mezzo mondo.
Niall: ah. Comunque per domani possiamo trovarci alle quattro davanti al parco
Io: va bene.
Guardo l’orologio appeso alla parete che segna le sette meno un quarto di sera.
Io: santo cielo è tardissimo, devo scappare!
Corro nell’ingresso e infilo in fretta la giacca, il cappello e lo zaino. Urlo un ciao veloce per farmi sentire anche dagli altri che sono in casa e corro fuori. Cerco di non accellerare troppo il passo per non cadere sul ghiaccio e riesco ad essere a casa sana e salva.
Io: ciao! Scusa il ritardo mamma adesso preparo cena!
Lascio tutte le mie cose sul tavolino dell’ingresso e mi fiondo in cucina, dove trovo una busta con lo stemma dell’ Allegro Dragone, un ristorante cinese i quali proprietari sono vecchi amici di mia mamma.
Io: ma cosa?
Becks: non arrivavi e abbiamo ordinato cinese
Mamma: non ti dispiace vero?
Io: io dispiacermi per il cinese?
M: sapevo ti sarebbe piaciuto
B: dai mangiamo che non mando giù un boccone da dopo pranzo.
Dopo cena sparecchio e parlo con mia mamma di Niall. lei mi spiega tutte le motivazioni per le quali non mi ha mai detto nulla. È strano per me parlare con mia madre per così tanto tempo e solo noi due. Quando salgo di sopra mi infilo nel letto caldo e mi addormento senza fatica.

 

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Capitolo 4
*** Infinitamente dolce ***


Il mattino dopo mi sveglio sulle note di “Another brick in the wall” dei Pink Floyd. Decisamente più tranquillo di ieri. Spengo velocemente la sveglia per non svegliare mia sorella dato che mi sono alzata mezz’ora prima per fare tutto con calma. Esco dal letto e prendo i vestiti che avevo preparato ieri sera. Una maglia bianca a maniche lunghe, un maglione largo grigio, un paio di leggings neri e un paio di stivaletti in tinta bassi. Vado in bagno e faccio una doccia lavando anche i capelli. Dopo aver lavato i denti infilo un paio di calze pesanti e mi vesto. Esco dal bagno e sveglio Becks, che si alza ancora mezza addormentata e si trascina in bagno. Scendo di sotto e trovo mia mamma in cucina che fa colazione.

Io: buongiorno
Mamma: buongiorno. Stamattina ti porto in macchina a scuola. Passiamo a prendere anche Ashton.
Io: ok

Dico iniziando a bere il tè caldo. Quando anche Becks ha fatto colazione usciamo per andare a scuola. In pochissimo tempo siamo a casa di Ashton che sale in macchina con la neve in testa.

Io: un cappello mai eh?
Ashton: rovinerebbe il mio fascino
Io: che stupido
Dico dandogli un pugno leggero sulla spalla. Mia mamma e mia sorella ridono. Quando arriviamo davanti alla scuola ci catapultiamo fuori per entrare più in fretta possibile visto che si gela.
Ashton: allora hai fatto colpo su qualcuno
Io: cosa?
A: non far finta di non capire

Abbasso la testa e sorrido. Mi fa un effetto così strano.

A: ti piace ti piace!
Io: no! È  simpatico
A: solo simpatico?
Io: è anche dolce non si può negare che sia discretamente attraente
A: ow. Si capisce che siamo parenti ora?
Io: cos’hai mangiato a colazione che ti ha dato alla testa?

Con uno strano sorriso sulle labbra passo la mattinata ed evito per un pelo di finire addosso a Cindy Wormys che mi vomita addosso una serie di insulti che grazie ad Ashton riesco ad evitare. Oggi viene lui a casa mia per ripassare inglese. Dopo pranzo saliamo in camera mia e riusciamo a ripassare tutto per le tre. Poi scendiamo di sotto e preparo la cioccolata calda.

Io: cannella?
Ashton: sì dai

Con le tazze fumanti in mano andiamo in sala, dove ci sono mia mamma e Becks e ci sediamo con loro bevendo.

Mamma: a che ora devi uscire Alice?
Io: alle quattro davanti al parco
Becks: sono le tre e mezza non ti cambi?
Io: è così tardi!?

Mi alzo dal divano e vado su per le scale al massimo della velocità.  Non è da me preoccuparmi così tanto per decidere cosa indossare. Scelgo un maglione rosso e bianco, un paio di pantaloni neri e un paio di stivaletti marroni. Quando scendo sono tutti pronti per uscire. Infilo cappotto, sciarpa e berretto ma non trovo i guanti. Sembrano scomparsi, fa niente. Prendo la borsa e saliamo in macchina.

Becks: ma con chi è che devi uscire?
Mamma: con un’amica
Becks: e chi sarebbe questa amica?
Io: è una ragazza nuova a scuola

Che dio benedica mia madre! Saluto tutti mentre scendo e mamma mi ricorda di essere a casa per le sette. Quando la macchina sparisce dietro la curva mi gurdo attorno alla ricerca del mio accompagnatore. A parte che con tutta questa gente con cappotti, sciarpe e cappelli, non distinguerei mia sorella da Emma Stone. Mentre cerco con lo sguardo Niall qualcuno mi urta la spalla.

X: mi scusi signora
Io: ma ti sembro?
Niall: scusami non ti avevo riconosciuta
io: va bene ma la prossima volta che ci incontriamo evita di venirmi addosso
Niall: ci proverò. A
ndiamo?

Chiede porgendomi il braccio.

Io: andiamo

Rispondo con un sorriso. E a braccetto ci incamminiamo rischiando più volte di cadere per colpa delle pozzanghere ghiacciate che ci sono sul marciapiede. Chiacchieriamo del più e del meno mentre andiamo avanti e ridiamo tanto. Arriviamo davanti al cinema congelati dalla testa ai piedi, così entriamo subito e prendiamo qualcosa di caldo dalla caffetteria.

Io: che film guardiamo?
N: pensavo di far scegliere a te
Io: non ne ho idea davvero
N: possiamo andare a vedere quello! Ashton ha il libro sul comodino
Io: Noi siamo infinito. In realtà quel libro è mio e ce l’ha lui da tipo Natale
N: ahahah deve essere lento a leggere
Io: scommetto che non lo ha nemmeno iniziato
N: io vado a prendere da mangiare, prendi tu i biglietti?
Io: ok ci troviamo davanti alla sala 4
N: va bene a dopo

Mi metto in coda per i biglietti e mentre aspetto che la fila si muova ascolto la conversazione di due ragazzine davanti a me che avranno si e no l’età di mia sorella. Quando arrivano davanti alla signora del botteghino ridacchiano e le sento bisbigliare qualcosa sulla montatura degli occhiali della donna. Per mia felicità vanno a vedere lo stesso film che abbiamo scelto io e Niall. Quando se ne vanno è il mio turno
Io: due biglietti per noi siamo infinito per favore.
Signora: ecco a te sono dodici sterline

Pago, prendo i biglietti e cerco la sala. Quando arrivo davanti alla porta c’è Niall che mi aspetta con un pacco enorme di popcorn e due bibite.

Io: ma ci mangiamo per due settimane con questi
N: se non li mangi ne avrò di più per me muahahhah
Io: farò uno sforzo allora

Entriamo e cerchiamo i posti. Penultima fila posti centrali. Ci sediamo e continuiamo a chiacchierare aspettando l’inizio del film. Le due ragazzine di prima entrano in sala sempre ridacchiando e si siedono nei due posti davanti a noi. Due parole: che culo. Iniziano una conversazione fitta su uno dei membri degli One Direction, che scopro poi essere Niall. Guardo la sua faccia che diventa sempre più confusa e non posso fare a meno di ridere.

N: se non si occupano tutti i posti dopo ci spostiamo ok?
Io: va bene

Siccome il film è uscito già da una settimana, rimangono liberi alcuni posti nella fila dietro e mentre passano i trailer ci spostiamo. Avendo letto il libro conosco bene la storia. Quando Sam bacia Charlie si vedono un mucchio di teste che si girano a coppie e  iniziano a baciarsi. Mi giro verso Niall per chiedergli se ha avanzato qualche pop corn, ma lo trovo con gli occhi lucidi fissi sullo schermo. Così mi limito a riaccomodarmi sulla poltroncina. Alla fine del film molti applaudono e si alzano in piedi. Davvero bello. Anche se il libro comunque rimane insuperabile. Niall ha pianto per davvero. Quando usciamo dalla sala buia  faccio fatica ad abituarmi alla luce, tanto che devo appoggiarmi al muro e sbattere le palpebre per un minuto.

N:  un film stupendo. Davvero, complimenti hai scelto benissimo
Io: grazie. Comunque il libro rimane il più bello
N: dici? Lo leggerò allora. Ti va di andare da starbucks? Sono solo le sei
Io: ok

Essendo vicino al cinema ci andiamo a piedi. Prendiamo gli ordini e mi trovo un messaggio sul bicchiere “Sei la ragazza più bella che io abbia mai visto” dice. Arrossisco perché nessuno me lo aveva mai detto o scritto o qualunque cosa di questo genere. Niall nota il mio sorriso e mi chiede quale sia la causa.

Io: mi hanno scritto sul bicchiere
N: a me nessuno ha mai scritto niente
Io: se entri tutte le volte con gli occhiali da sole e il cappello è un po’ difficile che ti vedano la faccia, no?
N: su questo hai perfettamente ragione

Con i bicchieri facciamo cin cin e poi continuiamo a camminare . Allunghiamo la strada nel parco innevato. Niall getta via il suo bicchiere mentre io lo tengo. Chiacchieriamo ancora sulla via per casa mia e quando arriviamo a destinazione è come se lo conoscessi da anni.

Io: beh allora, ciao, sarebbe bello rivederci
Niall: sarebbe bello ma devo ripartire dopodomani per Londra
Io: io invece parto domani. Andiamo da mio padre
N: facciamo così, ci scambiamo i numeri e magari domenica ci sentiamo, ti va?
Io: certo! Se mi dai il tuo cellulare ti scrivo il numero
N: e tu dammi il tuo

Ci scambiamo i numeri e poi ci salutiamo.

N: allora speriamo di vederci a Londra! Ciao!
Io: ciao!

E poi gli schiocco un bacio sulla guancia gelata, dopodichè schizzo via dentro casa consapevole di essere più rossa di un pomodoro maturo. Saluto mia mamma e mia sorella e salgo in camera a preparare le cose per andare via domani. Porto poche cose, le solite che porto tutti i weekend e le incastro nello spazio che mia sorella mi ha lasciato in valigia. Mi è piaciuto molto stare con Niall. Non ti devi sforzare per piacergli e ti fa sentire a tuo agio sempre e comunque. Da una persona così famosa ci si potrebbe aspettare di tutto, ma Niall è come un ragazzo normale. È semplice, dolce e divertente, il suo accento irlandese non è molto marcato e ha una risata assolutamente magnifica.

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Capitolo 5
*** Nuove conoscenze ***


Partire ogni weekend per la capitale non è male, anche se certe volte è noioso. Non facciamo molto, più che altro stiamo in famiglia, ma ogni tanto mia mamma e mia sorella mi trascinano a fare shopping. Mi trascinano. Sì perché non sono un tipo da vetrine e vestiti. Mi piace vestirmi bene, ma anche stare comoda e Londra per me è fin troppo caotica. Già dall’inizio del viaggio di questo weekend mia sorella ha stressato mamma per farle comprare il suo primo paio di tacchi. Sembra che non veda l’ora, io invece ho dei seri problemi coi tacchi. Possono chiedermi di arrampicarmi su un albero e lo faccio senza problemi, di camminare su una trave larga cinque centimetri e lo faccio, ma i tacchi proprio no. Non riesco a starci in piedi e mi fanno male in punta. Anche se probabilmente mia mamma tenterà ancora una volta di convincermi a comprarne un paio. “comportati da ragazza ogni tanto” mi dice sempre. Mi siedo nei sedili posteriori della macchina perché almeno posso dormire, infatti mi porto sempre coperta e cuscino. Con le cuffie nelle orecchie poi è una meraviglia: non sento le ciance di mia sorella e le repliche spazientite di mia mamma. Ci vogliono più o meno due ore per arrivare a Londra e mio padre abita piuttosto in centro, ciò significa poter fare colazione da starbucks tutte le domeniche. Mia mamma ha una copia di chiavi dell’ appartamento quindi entriamo normalmente. Sono le otto di mattina quindi papà dovrebbe uscire tra mezz’ora per il lavoro, in questo modo quando arriviamo abbiamo sempre un momento per salutarci, ma oggi c’è qualcosa di strano già appena entriamo in garage. C’è una macchina sconosciuta accanto a quella di papà. Una ferrari giallo canarino. Un orrendo pensiero mi si forma in testa. Cerco di scacciarlo via, ma persiste, anzi sembra crescere mano a mano che i numeri sull’ascensore salgono. Al decimo piano, dove c‘è l’appartamento, sembra quasi che voglia uscirmi dal naso. E purtroppo viene tutto confermato. In cucina c’è una donna mora e snella, con indosso solo la maglietta degli Yankees di mio padre. Una maschera di rabbia e disprezzo scende sul volto di mia madre, che non pensa nemmeno alla donna, ma va diretta in camera da letto, dove inizia ad inveire contro mio padre. Quell’uomo al quale ero fiera di somigliare così tanto si è dimostrato un maiale. Uno sporco maiale. Che tradisce la moglie e le figlie mentre queste aspettano solo il sabato per riabbracciarlo. Con gli occhi pieni di lacrime di rabbia prendo mia sorella per le spalle e afferro il borsone di mamma e la nostra valigia. Becks continua a  chiedermi cosa sia successo. Lei non ha visto la donna, lei era ancora sulla soglia dell’ascensore che raccoglieva da terra il contenuto del suo portamonete.

Io: Rebecca, dobbiamo andare. Ti spiegherà tutto mamma dopo ok?
Becks: no dimmelo tu ti prego, ho un idea, ma spero di sbagliarmi
Io: non lo so, ora scendi

UNA SETTIMANA DOPO
Bristol sembra ancora più grigia di quanto non lo sia già normalmente. Fa freddo, molto freddo. Sono seduta sul tetto di casa, sopra l’abbaino che sovrasta la finestra della mia camera. Qui nessuno mi troverà e posso stare un po’ in pace. Nelle mie orecchie le cuffie sparano a tutto volume le mie canzoni preferite. Sono distrutta, non sono triste, sono incazzata nera. Non riesco a dare un perché a tutto quello che è successo e forse è questa la cosa più frustrante di tutte. Scosto con la mano un ciuffo di capelli corvini che mi è sceso sull’occhio. Ho tinto i capelli. Quel rosso che mi piaceva così tanto è diventato il ricordo di una persona alla quale ero così contenta di assomigliare, ma che ora reputo solo un verme. È incredibile come possa cambiare in pochissimo tempo l’opinione riguardo ad una persona. Mamma ha chiesto il divorzio. Ha già contattato un avvocato. Prima con i soldi dello stipendio di mio padre vivevamo agiatamente, ma ora non avremo altro che gli alimenti da lui e mamma è una psicologa. Domani ho un colloquio in un negozio di abbigliamento in centro. Sta iniziando a fare molto freddo e decido di entrare in casa. Mi calo giù dall’abbaino e appoggiando i piedi sul davanzale della finestra entro nella mia stanza. Chiudo la finestra e mi cambio i vestiti, indossando cose più comode per stare in casa: un maglione e un paio di pantaloni di felpa. Faccio appena in tempo a infilare un paio di calze pesanti che sento la ghiaia del vialetto che scricchiola. Ceno con mamma e mia sorella, poi salgo in camera a ripassare.

 Il giorno seguente, dopo scuola torno a casa a piedi. Lascio giacca, sciarpa e cappello sul divano e vado in cucina, dove trovo un biglietto di mia mamma che dice: “ehi Alice, mi sono dimenticata di dirti che oggi sono in tribunale a Londra per il divorzio. Tua sorella sta da Amy per il pomeriggio, dopo il colloquio passa a prenderla e venite a casa. Preparati tu qualcosa da mangiare e buona fortuna! Ti voglio bene, baci mamma”
Preparo una pasta veloce con la salsa di pomodoro. Poi prendo il telecomando e accendo su mtv e mi siedo per mangiare. È l’una di pomeriggio, significa che ho una mezz’ora per mangiare e poi mi devo preparare per il colloquio. Mentre penso a cosa indossare sento una voce familiare provenire dalla tv e mi giro di scatto tanto che mi fa male il collo e me lo devo massaggiare con la mano. In tv c’è Niall da solo, cosa alquanto strana, ma poi entrano tutti i componenti della band con calma e si siedono sul divanetto. L’intervistatore fa loro delle domande riguardo al nuovo album e all’imminente tour che li terrà occupati per tutto l’anno corrente. Le solite domande delle fan, le solite risposte della band. Una domanda finale dell’intervistatore sulla vita amorosa della band. Zayn conferma la storia con Perrie, Louis idem con Eleanor, Liam con Danielle. Anche se vedo una punta di amarezza nel modo in cui lo dice. Harry viene sommerso da una lista di modelle, attrici  e cantanti da parte dell’intervistatrice, il ragazzo ovviamente nega tutto e poi si riferisce a Niall definendolo “l’eterno single del gruppo”

Int: allora Niall, qualche novità in campo amoroso?
Niall: no nessuna, per ora

Dice sicuro, ma con un rossore sulle guance che lo tradisce in modo incredibilmente evidente. l’intervistatore vorrebbe chiaramente saperne di più ma è titubante. A quanto pare non ha altri ordini, nessuna domanda ancora. Così saluta il pubblico e augura una buona giornata. A quanto pare era una live, altrimenti avrebbero tagliato su Niall di sicuro. Finito di mangiare lavo le stoviglie e salgo in camera per prepararmi. Faccio una doccia e faccio i capelli leggermente mossi. Mi trucco poco. Un pochino di fondotinta, matita e mascara. Non voglio esagerare. Vado in camera con addosso l’accappatoio per decidere cosa mettere. Ha smesso di nevicare da due giorni e le strade sono pulite. Opto per una gonna rosso scuro ed un maglioncino bianco con sotto una canotta nera. sopra metto la camicia di jeans e infilo i collant beige e un paio di calze lunghe fino a sopra il ginocchio nere pesanti. Metto le mie vans bianche pesanti. Mi guardo allo specchio e mando una foto ad Ashton accompagnata dal messaggio “è adatto?” lui mi risponde con un “sei fantastica, non mettere il berretto da puffo però” io gli scrivo “rompipalle non è da puffo ed è il mio preferito”  Poco dopo mi scrive “dai che ce la farai buona fortuna”. Finito di prepararmi noto che sono le due e mezza. Ci vuole un quarto d’ora a piedi per arrivare al negozio, così scendo di sotto e metto sciarpa, guanti e cappotto, afferro la borsa, chiudo la porta a chiave e mi incammino. Alla prima caffetteria che trovo prendo un bicchiere di cappuccino caldo e lo bevo andando avanti. Poco prima di arrivare al negozio getto via il contenitore di carta vuoto, faccio un respiro profondo ed entro nel negozio. Un’aria calda e piacevole mi investe non appena varcata la soglia, mi dirigo verso la cassa togliendo il cappello e sistemandomi i capelli.

Io: mi scusi sto cercando Alexis Blackwood per un colloquio di lavoro. Sono Alice Jackson
X: sono io! Ciao Alice! Vieni con me, a quest’ora non c’è ancora nessuno in negozio, sei in anticipo di cinque minuti wow! Nessuno arriva mai in anticipo qui al lavoro a parte me che sono il capo
Io: salve signorina Blackwood
AB: tranquilla chiamami Alexis, mi fai sentire vecchia se mi chiami per cognome, insomma ho venticinque anni
Io: ok Alexis
A: così mi piace molto di più. Allora, essendo in un negozio di abbigliamento devi vestirti in un cero modo per lavorare qui e all’inizio di ogni turno tu e le tue colleghe avrete a disposizione dei capi nello spogliatoio sul retro che avrò scelto io in completi diversi per ciascuna di voi. Solo che saranno mischiati e dovrete abbinarli voi. Lo so che è un po’ crudele, ma è utile

Questa ragazza ha una parlantina incredibile. Dire che ha preso fiato una volta è tanto.

A: ma tu non avrai problemi, sei vestita davvero bene e in linea con le tendenze attuali. Quei tuoi capelli neri poi sono bellissimi!
Io: grazie, anche se in realtà non è il mio colore naturale, sono rossa
A: e perché ti sei tinta?
Io: preferirei non parlane, c’è stato un problema in famiglia e non mi va di ricordarlo
A: beh quando vorrai tornare rossa non ci saranno problemi, anzi!
Io: vuole i documenti?
A: sì. facciamo che farai una settimana di prova a partire da oggi se puoi e vediamo poi lunedì prossimo per l’assunzione
Io: davvero? Grazie mille! Non credevo bastasse così poco
A: mi dicono che ho un talento a scegliere le persone e oh ecco le tue colleghe ora te le presento, vieni!

Mi prende per mano e mi trascina nel retro dove c’è un tubo metallico con dei vestiti appesi e due ragazze bellissime: una delle due è bionda con degli occhi verdi stupendi e l’altra ha i capelli lunghi e castani con gli occhi scuri

A: ragazze, lei è Alice, la nuova apprendista. Ha diciotto anni mi raccomando fatela sentire a suo agio
Ragazze: certamente Alexis
A: io vado di là ad aprire cambiatevi e venite subito

Alexis se ne va di là con i lunghi capelli blu che ondeggiano.

Ragazza: allora Alice io sono Jane Douglas e ho venti anni, non preoccuparti, se serve qualcosa chiedici pure tutto ciò che ti serve. Sono sicura che diventeremo ottime amiche
Dice la ragazza bionda, poi si presenta la mora
X: ciao io sono Eleanor Calder
Io: aspetta un attimo, ma tu sei quella Eleanor?
El: sono Eleanor Calder
J: e il tuo fidanzato è un cantante superfamoso eccetera eccetera
Ridiamo tutte e tre di gusto mentre iniziamo la caccia ai vestiti.

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