Just because it burns doesn't mean you're gonna die di rainicornsan (/viewuser.php?uid=506200)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Birra ***
Capitolo 2: *** Lacrima ***
Capitolo 3: *** Biscotto ***
Capitolo 4: *** Spezie ***
Capitolo 5: *** Fiume ***
Capitolo 6: *** Altezza ***
Capitolo 7: *** Fumo ***
Capitolo 8: *** Abbraccio ***
Capitolo 9: *** Melodia. ***
Capitolo 10: *** Orso. ***
Capitolo 1 *** Birra ***
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1-Birra (Rose Tyler/Jack Harkness)
Personaggi 4 e 7, prompt 'birra' scelto fra 'birra', 'schiaffo' e 'febbre'.
Rose sa che non dovrebbe essere lì, appoggiata a quel bancone e con quel bicchiere in mano.
Ma sa anche che deve bere, perché oggi si é buttata nel vuoto.
Sente ancora il lieve pianto emozionato e un po' isterico di sua madre, lo sente, sì, e forse un po' le ricorda il suono bagnato della birra attraverso la sua gola.
Vede con estrema nitidezza il sopracciglio alzato di suo padre, perché "Papà, mi porti al pub?" dalla sua bambina se lo aspettava.
Ed é da così tanto che succede...
Ma, sssh, pure la prima notte di nozze della sua Rosie Peter Tyler non dirà nulla.
Non gli aveva risposto quando, arrivati in macchina davanti allo squallido locale, le aveva detto che John, suo marito, la stava sicuramente aspettando nella loro nuova casa.
E forse il suono di una portiera che sbatte adesso per lei é come un assordante rullo di tamburo che annuncia la fine di tutto.
Un matrimonio impregnato di rimpianto come una spugna gonfia d'acqua, un futuro con tanti bambini che forse, quella spugna, sarebbero riusciti a stringerla e a medicare i loro genitori.
Scodella la birra successiva quasi con impegno. E' la quinta, o forse la settima?
A Rose non é mai piaciuto contare né impegnarsi a farlo, e non inizierà proprio ora.
"Ma guarda chi si rivede".
Non si gira, ritrovando di colpo quel sarcasmo perduto da tempo:
"Non é una novità, ultimamente, Capitano".
Sorride di traverso, in quel suo modo così recente di farlo che a Jack mette i brividi.
"Allora, principessa, dove hai voglia che ti porti questa sera?".
"Lontano." sussurra lei, voltandosi di colpo e investendolo con quegli occhi così antichi, così bagnati e colmi e allo stesso tempo secchi e privi di speranza...
Poche ore dopo, Jack si chiede se riuscirà mai davvero a baciare sotto le stelle di quella foresta brasiliana la vera Rose Tyler, un giorno, quella viva, quella che né per un uomo o tantomeno per un alieno si sarebbe ubriacata ogni sera per mesi finendo ogni volta fra le sue braccia.
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Capitolo 2 *** Lacrima ***
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1-Lacrima (Donna Noble/River Song)
Personaggi 2 e 10, prompt 'lacrima' scelto fra 'cuore', 'lacrima' e 'vento'.
Era la fine di Donna.
Il Dottore poteva sentirla chiaramente e in modo dolorosamente palpabile.
Era lì, come al solito, indistinguibile e distorto grazie alla tecnologia aliena in quell'ospedale ai cui macchinari era attaccata la sua amica.
Non era l'unico nella stanza.
Accanto a lui River Song, a cui aveva appena finito di raccontare le meraviglie di quell'umana, e, visibile e dal volto distrutto, il marito di lei.
"Solo cinquantadue anni.
Hai avuto una vita troppo corta, Donna Noble." sospirò River, abbandonandosi con gli occhi chiusi alla parete.
Il Dottore la osservò a lungo. Non gli era mai capitato di vedere sua moglie così stanca.
"Dovrei fare qualcosa?".
"No, sprecheresti solo energia rigenerativa. E, in un modo o nell'altro, morirebbe comunque." lo rimbrottò secca l'altra.
Un'altra voce, piuttosto deformata dalla tristezza, si sovrappose alle loro: "Basta, basta. Spegnete tutto.".
Una lacrima mai versata le tinse un occhio di una sfumatura più confusa e acquosa:
"Andiamocene.".
Si rimise in piedi e, prima di uscire, fece scivolare la mano fra i capelli rossi di Donna e in un debole flusso di polvere dorata trasformò i suoi ultimi istanti di vita in puro paradiso.
***
"Tu la conoscevi.
Eri triste." affermò il Dottore di colpo, fermandosi in mezzo al Tardis.
River non rispose né negò, sentendo il tempo che le scivolava sotto le dita come non le era mai successo, la testa piena di ricordi dolceamari di giorni lontani.
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Capitolo 3 *** Biscotto ***
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1-Biscotto (Eleventh/Madame Vastra)
Personaggi 1 e 9, prompt 'biscotto' scelto fra 'angelo', 'terra' e 'biscotto'.
"Mi dispiace. Davvero tanto." disse dispiaciuta Vastra alla piccola ragazza davanti a lei.
Non le piaceva mai dire di no a qualcuno in quel modo, ma voleva evitare spiacevoli fraintendimenti.
Non a lei... Oh, no!
Vastra adorava Jenny.
Poteva dire di essersi innamorata del suo coraggio -e non solo di quello- dalla prima volta che la aveva vista difendere una studentessa della sua stessa casa da delle prese in giro.
La Grifondoro le stava solamente riferendo alcune confidenze.
Inizialmente riluttante, lei aveva iniziato ad ascoltarla dopo aver udito che si trattava del Dottore.
O almeno, se così si chiamava.
Nessuno sapeva il suo vero nome. Probabilmente solo i professori, ma, neanche a farlo apposta, non lo nominavano mai direttamente.
Appena ebbe finito il racconto, si schiarì la voce, sistemandosi la cravatta blu e nera:
"Gli devo parlare?".
Jenny la aiutò ad aggiustarla, in un gesto stranamente confidenziale:
"No, non penso si aspettasse che succedesse qualcosa.
Pensa di non essere il tuo tipo.".
"Perché mi dici questo?".
"Non voglio che soffra se dovesse passare ad uno stadio più elevato, per così dire.
Quindi vorrei una... Motivazione da dargli, se posso.".
Vastra strinse un lembo della manica nel pugno.
La pelle verde e squamosa si tese per un secondo.
"Dì al Dottore che é perché sono una Siluriana.".
Jenny stava per andarsene, ma si voltò di scatto:
"E' per quello?".
"No, ma gli lascerò qualcosa di dolce da mangiare sul tavolo dei Tassorosso domattina a colazione.
In anonimo." sorrise l'altra.
La ragazza ignorò il resto delle sue parole: "Allora cosa?".
"Se te lo dicessi, non mi vorresti più neanche toccare.".
"Non mi importa." sorrise con affetto, le guance rosate.
"Beh... Perché mi piacciono le ragazze.".
Si stupì della calma con cui pronunciò quelle parole.
Jenny inarcò un sopracciglio: "Oh, anche a me!".
Se ne andò, lasciandola senza parole.
***
Il Dottore prese posto sulla panca accanto a Rory Williams.
"Buongiorno, Rooo-ry!".
L'altro lo ignorò roteando gli occhi.
Iniziò a giocherellare con la spilla da Prefetto:
"Amy mi ha detto che ha trovato quella cosa di cui stavate parlando ieri.".
Gli occhi del Dottore si illuminarono.
"Oh-oooh, Amelia Pond!".
"Ah, e una certa Martha Jones mi ha dato questo.
Dice che una sua compagna di casa te lo manda.".
Gli porse un pacchetto di carta ruvida e di un color beige.
Lo scartò. Nelle pareti interne vi era scritto in blu 'Madame'.
Sorrise. Un biscotto. Un biscotto Babbano da Madame Vastra.
Angolo dell'autrice
Eccomi qua dopo secoli che non posto.
Mi dispiace davvero molto.
E' colpa delle vacanze e del mio pc che faceva i capricci, mi dispiace. Beh, ora sono qui! *enjoy*
Dunque, specifico che il mio usare Vastra come nome di Madame Vastra é voluto.
Non sono stupida, so che é il cognome (almeno credo, lol), ma ho deciso di usarlo come nome e di non inventarmi niente.
Aggiungo che non per forza i miei pairing sono ship d'amore, ma anche friendship.
Un saluto ❤ |
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Capitolo 4 *** Spezie ***
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4-Spezie (Il Maestro/Rory Williams Pond)
Personaggi 5 e 8, prompt 'spezie' scelto fra 'spezie', 'ciuffo' e 'muscoli'.
Eccolo, il Maestro.
Rory si stravaccò sulla poltrona.
Era un grasso, pigro e solo uomo di sessant'anni che non aveva niente di meglio da fare che guardare quello stupidissimo programma culinario.
Non che avesse uno scopo utile guardarlo; sua moglie Amy era morta quasi quindici anni prima, e lei era l'unica che mettesse mano ai fornelli in quella casa.
Che vita monotona.
L'unico che la risvegliava era quel giovane e bellissimo -almeno a parer suo- uomo pieno di vita che insegnava come preparare dei manicaretti ogni venerdì mattina alle sette.
Spezie. Per quanto ne sapeva, era quello che aveva in mano.
Osservò le sue mani curate aprire un barattolo color senape e scuoterlo sopra ad un piatto, immaginandole su di sé.
Una fitta di senso di colpa lo invase quando udì la voce di Amelia che gli dava del 'vecchio porco'.
Sorrise amareggiato. Sua moglie era sempre stata come il fuoco; passionale e senza alcun filtro di sorta.
E aveva ragione. Sempre.
Beh, guardare e non toccare.
Anche se avesse potuto farlo, le sarebbe sempre rimasto fedele.
Sempre.
Accarezzò la sua foto che teneva incorniciata in un tavolino.
E tornò ad ammirare il Maestro.
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Capitolo 5 *** Fiume ***
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4-Fiume (Tenth/Clara Oswin Oswald)
Personaggi 3 e 6, prompt 'fiume' scelto fra 'fiume', 'padre' e 'frusta'.
Il Dottore non era un idiota.
Sapeva dell'ombra che lo seguiva ovunque, nel tempo e nello spazio.
Un'ombra amorevole come una madre, un fratello maggiore oppure l'amore della tua vita.
Non sapeva cosa preferisse pensare.
Sapeva solo che era umana, si chiamava Clara e lo salvava sempre.
Ma ormai non si stupiva più, dopo la terza o la quarta volta.
Era solo grato di avere qualcuno, anche se non era certamente come Rose Tyler.
Una cosa in comune con lei, però, ce l'aveva.
Clara era dannatamente coraggiosa, e anche quella volta stava morendo per lui.
Aveva dato la sua vita -o una delle tante? Sospettava- per salvarlo dall'ennesima minaccia aliena.
Cybermen, quella volta.
Ed eccola lì, il petto squarciato, a brandelli.
Fra le sue braccia. Novità.
Il Dottore non si curava del sangue che fluiva dalla sua bocca o dai suoi tessuti ad inzuppargli i vestiti,
oppure che fossero stretti l'uno all'altra in ginocchio in mezzo all'acqua.
Sapeva solo che soffriva.
Con lei.
Un ultimo rantolo. Occhi vitrei.
Battito cardiaco assente.
Abbandono e rilassamento degli arti.
La morte era così orrenda.
Non vinceva mai su di lui, ma sempre su chi gli stava accanto, in un modo o nell'altro.
La lasciò andare con la corrente.
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Capitolo 6 *** Altezza ***
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1-Altezza (Rose Tyler/River Song)
Personaggi 4 e 10, prompt 'altezza' scelto fra 'guerra', 'altezza' e 'orologio'.
#2
River Song, bloccata in un loop temporale.
Soffiò seccata, spostando un riccio che le si era posato sulla faccia.
Sbatté la porta, più nervosa ogni secondo che passava.
Non dormiva spesso, ma ad ogni modo quando lo faceva non accadevano cose del genere.
Per esempio, mentre faceva colazione non cadeva il bollitore dalla credenza esattamente come era successo ventiquattro ore prima.
E, soprattutto, andando a Londra non vedeva di nuovo morire Rose Tyler.
Che cosa seccante. Ma per dovere spostava il suo bel corpo spezzato dentro il palazzo da cui si era gettata -o era stata gettata?-.
#3
Quella mattina si era svegliata pensando di aver fatto un brutto sogno, uno dove era bloccata a tempo indeterminato in un punto del tempo.
Non era stato un bel sogno, perché due volte aveva visto morire una persona; non era mai piacevole veder morire qualcuno.
Aveva pianto? Un po'.
Quando vide un ragazzo con i capelli rossi cadere nuovamente dalla bicicletta nel bel mezzo del parco di Kensington, decise che non era stato solo un sogno.
Sospirò. Quanto tempo avrebbe speso?
#5
Quella mattina quando si era alzata non aveva perso due ore come al solito.
Si era subito teletrasportata davanti a quel vecchio magazzino londinese, ed era corsa su per le scale.
Purtroppo, quando si era trovata sul tetto, urlando col poco fiato che le restava "Fermati!", era già troppo tardi.
#14
River voleva disperatamente aiutare Rose, perché ogni giorno che passava non riusciva a salvarla.
E se ci riusciva, la mattina dopo si svegliava ed era tutto punto a capo, sempre più orribile da vivere, ogni volta
un po' più innamorata di lei per colpa delle mezze giornate che passavano a chiacchierare piano, sedute sul muretto di quel tetto.
#64
Eccola.
Le dava le spalle, in piedi sul cornicione.
Si ricordava delle loro giornate? Dio, quanto lo voleva.
River camminò piano, senza quasi fare rumore, continuando ad osservare intensamente i suoi capelli biondi che volavano intorno al suo viso come fruste.
"Anche tu qua per buttarti?" sorrise.
Rose fece spallucce, senza voltarsi:
"Il giorno preferito dalla gente per suicidarsi é il lunedì.".
Come se fosse stata una risposta.
Per River non era lunedì, lo era stato per troppo tempo.
Sbuffò una risata, contemplandola ancora per un po'.
Attese.
"Vattene, per favore.".
Ecco. Quello che da un paio di mesi ripeteva.
"No. Mi butto con te.".
"Cosa?".
Rose si girò, gli occhi spalancati.
Erano rossi. Quanto aveva pianto?
"Odio ripetermi e dovresti saperlo, Rose Tyler.".
Sorrise ancora, salendo anche lei sul cornicione.
"Tutto questo non ha senso!".
Sembrava quasi arrabbiata.
River fece una smorfia amara: "Dovresti ricordartelo.
Anzi, sono sicura che dentro di te ricordi.
Ma non importa.".
Guardò l'orologio: "Manca un minuto. Spendiamo il tempo in modo più consistente oppure ci buttiamo in anticipo?".
Rose continuava a guardarla stupita.
Sbuffò annoiata, avvicinandosi a lei e baciandola piano.
In una evidentemente involontaria risposta, Rose si aggrappò disperatamente alle sue braccia, staccandosi qualche secondo dopo.
"Cosa?" ripeté ancora.
River le tese la mano.
Continuava a non capire, ma decise di fidarsi.
Prese la sua mano.
Fissò il vuoto.
L'altezza sembrava espandersi magicamente ogni volta che la guardava, mentre un nodo freddo le stringeva lo stomaco.
"Andiamo?" chiese l'altra guardando l'orologio.
"Sì.".
Un salto.
*
Il loop temporale si era concluso.
Angolo dell'autrice
Scusate il ritardo nell'aggiornamento.
E' stato quasi un parto per me scrivere questa flash, perché c'era mio fratello che rompeva le scatole e, diciamocelo,
la coppia River/Rose non é delle più facili da appioppare a Doctor Who.
Beh, spero vi sia piaciuto tutto questo angst e che mi lasciate una recensione (?).
Per favore (?).
Ad ogni modo ora saluto chiunque abbia avuto l'idea di leggere i miei scarabocchi ❤
Un bacio a donzelle e donzelli, se ce n'é.
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Capitolo 7 *** Fumo ***
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7- Fumo (Il Maestro/Jack Harkness)
Personaggi 5 e 7, prompt 'fumo' scelto fra 'fumo', 'fiducia' e 'urlo'.
Jack si fece strada in mezzo alla densa nebbia dello stanzino.
La fredda luce della lampada a neon illuminò il volto di un uomo che ormai, con la monotonia di quegli incontri, non pensava più fosse così strano.
Indossava un maglione blu notte e un paio di jeans chiari, piuttosto sdruciti, e fra le labbra -molto secche- teneva un aggeggio che era abbastanza sicuro di non conoscere.
Una sorta di pipa che ogni pochi secondi emetteva una scintilla, una fiamma che lo faceva trasalire.
"Quella roba ti ucciderà." disse secco, soffocandosi quasi nel tentativo di reprimere una tosse isterica.
"Rilassati, sei nel cinquantunesimo secolo.
Hanno la cura, Jack." sorrise melenso il Maestro.
"Mh." si sedette accanto a lui.
In quel momento, l'odore tossico che si infiltrava nelle sue narici divenne così insopportabile da non riuscire più a trattenersi dal tossire.
La gola gli bruciava come se avesse mangiato dei tizzoni bollenti.
Si chiese se era così che si arrivava ad avere una voce roca come quella del Maestro.
"Allora, che mi racconti?".
"Niente di che. E sei monotono, comunque.".
Ogni giovedì. Era un'abitudine, ormai, anche se dopo mesi ancora non conosceva il vero nome del tizio e poteva considerarlo solo uno sconosciuto.
"Sei tu che continui a venire." fece spallucce l'altro, soffiando una spirale di fumo dagli angoli della bocca socchiusa.
Jack rimase in silenzio, meditando.
*
Jack Harkness cancellò il file, chiuse l'applicazione e ripose l'Ipad nella borsa a tracolla.
Si accartocciò dentro la felpa.
Settembre a Londra faceva schifo.
Facevano ancora più schifo di quando c'era ancora il tizio.
Era successo mesi prima, ormai, e finalmente aveva preso in considerazione il consiglio di quella madre che non aveva mai ascoltato veramente.
Scrivere tutto in terza persona.
L'ultimo incontro con il Maestro. Quell'incendio era stato devastante.
Lo stanzino era usato come un archivio e quindi tutto era diventato di colpo una fiamma, quando la pipa era caduta a terra con un tonfo metallico.
Maledetta carta.
Maledetta pipa.
Maledetto anche quell'uomo strano, che gli aveva fatto credere di venire dal futuro; alla fine non era che un tossicomane con lievi disturbi mentali.
Forse non così lievi, riflettè.
Gli aveva incendiato la pelle, infiltrandosi nei suoi pensieri più in fretta di chiunque altro.
In tutti i sensi, sussurrò beffarda una vocina nella sua testa nel momento in cui si ricordò della grande bruciatura di cui ancora portava il segno sulla coscia.
Forse a quel punto poteva considerarlo amico? Lui avrebbe disapprovato, e lo sapeva.
Ma ora lui era morto.
Anzi, il Maestro, il suo amico, era morto.
Un sapore amaro si impadronì della punta della sua lingua, facendogli voglia di sputare sul quel prato verde brillante dove era seduto.
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Capitolo 8 *** Abbraccio ***
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8- Abbraccio (Donna Noble/Clara Oswin Oswald)
Personaggi 2 e 6, prompt 'abbraccio' scelto fra 'abbraccio', 'latte' e 'freccia'.
Donna corse verso il Dottore, i capelli rossi che si agitavano intorno al suo viso per il vento.
“DOTTORE!
VENTISETTE SECONDI!”.
Si misero a correre insieme, cercando disperatamente di mettere più terreno possibile fra i loro corpi, l’edificio alle loro spalle e l’imminente esplosione che avrebbe distrutto qualsiasi cosa nel raggio di duecento metri.
È la fine, me lo sento.
Eccome se Donna se lo sentiva.
Lo sentiva nella sua milza dolente per lo sforzo, lo sentiva nei polmoni che cercavano aria disperatamente e nella sua vista, che cominciava ad appannarsi.
Proprio mentre stava per cedere, un ruggito –femminile- interruppe la loro corsa:
“NO, FERMI!”.
Donna si girò con fatica.
Vide una donna minuta con i capelli e gli occhi scuri che gridava, con i vestiti degli alieni venusiani.
La ignorò e continuò a correre.
“Fermi! L’esplosione non è quello che pensate!”.
La sua voce ora sembrava quasi debole.
Donna decise di fermare la sua corsa disperata.
“È un rilascio di antibiotico!”.
Il Dottore si era fermato circa una decina di metri prima di lei.
“Antibiotico, ANTIBIOTICO. Stupido, stupido Dottore.
Antibiotico.
Clara, la mia ragazza impossibile. Sempre tu.
Un giorno capirò chi sei...”.
Iniziò un lungo e affrettato monologo che venne prontamente ignorato; con un tonfo, la ragazza era caduta a terra.
“Oh, mio Dio! Cosa hai fatto?” esclamò Donna, raggiungendola con due veloci falcate.
Lei tossicchiò sangue.
“Sacrificio.” sorrise.
Donna provò a sollevarla con le braccia sotto le ascelle, ma si bloccò quando avvertì che Clara la stava… Abbracciando.
Sentì un dito freddo scostarle una ciocca di capelli e il suo respiro solleticarle l’orecchio:
“Devi rimanergli accanto, anche se sto per arrivare.
Non manca ancora molto.
Io-” si bloccò, allontanandosi e tossendo di colpo.
Sembrava stesse vomitando i polmoni, ed era una cosa alquanto disgustosa da vedere, a suo parere.
Ma nonostante quello, provava una gran pena per lei.
Sotto lo sguardo attento del Dottore, la abbracciò lievemente, cercando di avere il tocco delicato di un passerotto.
“Dormi.”.
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Capitolo 9 *** Melodia. ***
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9- Melodia (Eleventh/Rory Williams)
Personaggi 1 e 8, prompt 'melodia' scelto fra 'mano', 'lavoro' e 'melodia'.
Il Dottore era uno stregone.
Il più potente,
nonché l'unico rimasto.
E Rory ed Amy non erano altro che un
elfo ed una ninfa, come
altri miliardi nell'enorme foresta di Ninace.
Amy era affascinata dal Dottore.
Lui era pazzo, geniale e vestito in modo strano, e lei
straordinariamente eterea e provocatoria.
Rory ed Amy erano compagni, ma questo
non bastava
minimamente a farlo smettere di odiare il Dottore.
Rory aveva paura che Amelia se ne
andasse.
E, dopo un po', ebbe paura che anche
lui se ne andasse.
A lui piaceva il Dottore.
Ora ne era quasi... Dipendente.
Dipendeva dai suoi modi irritanti, dipendeva dal suo magico
aggeggio ('cacciavite sonico'? Com'era, che l'aveva chiamato?) e dalla
sua voce.
Il Dottore cantava molto spesso.
Niente parole, solo un delizioso
mugolio che si spandeva per
il loro cammino verso il Monte Onishka.
A Rory piaceva
ascoltarlo; accidenti, se gli piaceva!
La melodia era bassa, e li
accompagnava durante il percorso.
Camminare diventava ogni giorno
sempre più faticoso, per via
delle insidie che incontravano, delle deviazioni che dovevano compiere
e per
via dello… Uhm, stato di Amelia.
Una bambina, che meraviglia!
Era incinta, e Rory non avrebbe
potuto esserne più
orgoglioso.
Si immaginava felice e al sicuro, al
di là dell’Onishka, con
Amelia, la loro bambina, e… Il Dottore.
Magari lo avrebbero presentato a
Melody come uno zio, un
amico di famiglia.
Rory voleva così tanto
tutto questo che neanche si era
accorto di averlo infilato nel suo sogno.
Lui era semplicemente fantastico.
Ormai il livello di adorazione di
Rory aveva raggiunto
quello che provava per Amelia.
Non si sentiva in colpa, non si era
mai sentito così.
Non era stato il primo a diventare un
satellite dell’enorme
pianeta che era il Dottore.
Dopo l’enorme tristezza che
l’aveva invaso quando si era
accorto che agli occhi della sua compagna, nonostante lo amasse
infinitamente,
probabilmente non sarebbe mai stato come il Dottore, non aveva potuto
fare a
meno di lasciarsi trascinare nella sua orbita magnetica e affascinante
anche
lui.
Amelia aveva partorito.
Le sue sorelle avevano nuotato fino a
loro, al fiume, e l’avevano
costretta a venire con loro.
Il Dottore era riuscito a salvarla,
ma la bambina non c’era
più.
Rory l’aveva vista di
sfuggita, e aveva pensato che era
bellissima.
Ma non c’era più.
Se l’erano tenuta le
sorelle di Amy.
Si erano rifiutate di lasciarla con
loro, per il viaggio che
stavano compiendo, per lo stregone pazzo che li accompagnava e per
l’incoscienza
della loro parente.
Rory vedeva il monte, da lontano.
Sembrava così vicino.
Il Dottore mugolava.
Era contento: non vedeva solo la
montagna, ma anche la fine
della sua eternità trascorsa con le due persone che amava di
più in tutta Ym.
Sarebbero persino riusciti a salvare
la bambina, scoprendo
dove l’avevano portata per allevarla.
Avevano continuato a camminare,
convinti che Melody sarebbe
stata portata alla Laguna Blu, vicino a dove erano diretti.
Sì, l’avrebbero
salvata!
Rory era ottimista, moltissimo.
In quel momento, un’ombra
calò e vennero attaccati.
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Capitolo 10 *** Orso. ***
Partecipante alla challenge [Multifandom] Coppie scoppiate indetta da _Eleutera_
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10- Orso (Tenth/Madame Vastra)
Personaggi 3 e 9, prompt 'orso' scelto fra 'orso', 'miele' e 'treno'.
Madame si era
innamorata solo una volta nella sua vita, ma quella persona se n'era
andata.
Jenny non era
più al suo fianco da così tanti anni.
Non l'avrebbe
mai lasciata, lo sapeva.
Ma non era colpa
sua, né di lei.
Ormai Madame non
piangeva neanche più.
Aveva sposato il
Dottore perché, anche se non l'avrebbe mai resa felice come
Jenny, era la cosa
più simile alla felicità che avrebbe potuto
ancora avere.
Lui l'aveva
sposata più o meno per gli stessi motivi, immaginava.
L'unica cosa che
li rendeva diversi era il fatto che lui aveva amato tanto, tanto
più di lei.
L'anima di suo
marito era dolce, simpatica e stravagante.
Attirava le
persone con un affascinante magnetismo che era tutto suo.
Lui aveva perso
decine di persone amate.
E aveva sofferto
decine di volte in più di lei.
Madame non era
sicura del perché lo amasse.
Forse era
perché
erano così simili, se si osservava il loro interno.
Come un orsetto
di peluche, di quelli che si regalano ai bambini.
Apri la zip, togli
l'imbottitura. E quello che c'è dentro cambia a seconda
della marca.
Ma non se la
marca è la stessa.
Quindi lei e il
Dottore vivevano la loro solitudine assieme, cercando di riempire con
il miele
le fessure nelle loro anime.
Andava bene?
No. Era un po'
insano, e a dirla tutta neanche lei credeva sarebbe finita bene.
Ma, per il
momento, si viveva così.
Con tanto falso
miele.
Angelo
dell’autrice
Hey there, folks.
Quindi,
questa storia è finita.
Questa
storia che vi ha fatto probabilmente innervosire (perché ci
metto sempre tre
anni ad aggiornare!).
Mi
è piaciuto da matti scrivere certe flash, e quindi ringrazio
un po’ tutti.
Ringrazio
_Eleutera_
e la
sua challenge, prima di
tutto.
Davvero
splendida, cara <3
Poi
ringrazio chi ha recensito (Wounded_Lonely), chi
ha seguito (Alexia
Dubhe Black, Bertrand42,
Earth, Inathia Len, Sigyn, VSRB),
chi ha preferito (Alexia
Dubhe Black),
chi ha ricordato (QueenGiulietta) e
anche i lettori
silenziosi.
Un
abbraccio a tutti <3
|
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