Dodici lettere

di Sokew86
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Copertina ***
Capitolo 2: *** Capitolo I-Il giudizio di un uomo di chiesa ***
Capitolo 3: *** Capitolo II-Il principe della bellezza ***
Capitolo 4: *** Capitolo III-La lettera di due uomini impegnati ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV-Non c’è nulla di logico ***
Capitolo 6: *** Capitolo V- La ballata dell'Ammiraglio ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI-Lo scorpione, il leone e l’ossidiana ***



Capitolo 1
*** Copertina ***



Credits art lisuli79

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Capitolo 2
*** Capitolo I-Il giudizio di un uomo di chiesa ***


1capitolo
Capitolo I
Il giudizio di un uomo di chiesa

Don’t feel, conceal. It’s the way to be a good king

 

Peter Simon era il maggiore dei tredici principi fratelli delle Isole del Sud ed era il sovrano. Aveva quarantasette anni, inesorabilmente i segni della vecchiaia e di una vita particolarmente dura gli avevano segnato gli angoli degli occhi verde prato e ingrigito, quasi per metà lunghezza i capelli castani scuri, leggermente ricci. A completare quel ritratto di re vissuto, un’appariscente cicatrice gli attraversava la guancia sinistra. I vecchi servitori del castello commentavano spesso la somiglianza straordinaria di Peter con il defunto padre rispetto agli altri principi: Peter aveva lo stesso naso aquilino del precedente sovrano e la forma sottile degli occhi gli dava un’espressione fredda e autorevole.  Non era l’unico confronto che il re era ormai abituato a sentire, Peter era diventato un re molto amato dal popolo ma odiato e temuto dalla corte perché aveva spezzato l’antica tradizione di guerra, che aveva devastato per quasi mezzo secolo le isole del sud per arricchire le solite famiglie nobiliari, quel periodo era stato chiamato il Periodo Carminio.
    Il re ricordava ancora quando a ventidue anni prima aveva preso tremando la sua corona e, insieme ai primi quattro principi, aveva cercato furiosamente di creare un periodo di pace duraturo di cui avessero potuto godere le ricchezze e la serenità gli altri giovanissimi fratelli. Nonostante avesse ottenuto quello che voleva, il re non aveva mai smesso di preoccuparsi, né del suo regno né di sua figlia Caterina, una giovane quattordicenne cresciuta in modo molto peculiare, né per i suoi fratelli: continuava a preoccuparsi intensamente di loro. Spesso gli era stato detto che la sua preoccupazione l’avrebbe portato alla tomba e che si doveva calmare ma lui era così, aveva gli occhi freddi e criptici ma dentro di sé c’era sempre un turbine di emozioni che controllava per continuare a cercare di prendere le decisioni più giuste per il regno e per i suoi fratelli.
    C’era un problema, se come sovrano riusciva a rimanere distaccato quando doveva prendere una decisione come fratello maggiore aveva delle difficoltà: si sentiva costantemente diviso fra i suoi doveri di Re e di fratello maggiore, questi spesso non concordavano tra loro. I suoi fratelli negli anni avevano preso decisioni che l’avevano portato sull’orlo di un esaurimento nervoso, come quella volta che suo fratello Filip (il Ministro dell’Economia) era tornato dal lontano Oriente con un contratto d’alleanza commerciale di ferro e con due mogli: quell’episodio era costato quasi una scomunica a tutta la famiglia reale e una guerra con il regno di Offin. Peter ne aveva viste di tutti i colori, però non si sarebbe mai immaginato che il più giovane dei suoi fratelli, il principe Hans, tornasse imprigionato nella sua stessa nave accompagnato da una gelida e solenne lettera della giovane regina di Arendelle in cui era scritto che Hans aveva cercato di assassinarla e tentato di impadronirsi del suo regno.
    Il re aveva dovuto affrontare la situazione e la sua prima azione era stata avvertire tutti gli altri fratelli, molti dei quali in giro per l’Europa e uno di loro particolarmente irraggiungibile per posta, le risposte che erano arrivate, erano state delle più svariate e contrapposte. Peter non aveva ancora preso una decisione su come gestire la situazione, nel frattempo aveva fatto imprigionare in gran segreto il giovane principe e, purtroppo, per quanto a malincuore dovesse ammetterlo, il re non aveva ancora visto l’ombra di rimorso nel volto di Hans. La situazione logorava re Peter, la soluzione più semplice sarebbe stata esiliare Hans in qualche colonia sperduta del regno e dimenticarsi di lui, ma era suo fratello! Diviso ancora una volta tra i doveri di un sovrano e i sentimenti di un familiare aveva deciso di riscrivere nuovamente ai suoi fratelli, per chiedere aiuto a scegliere una punizione per Hans, come aveva suggerito la giovanissima regina nella sua lettera.
    La prima lettera arrivò tramite un messaggero in una mattina particolarmente grigia, che minacciava tempesta, il re respirò forte l’aria dal balcone delle sue camere e intuì che ci sarebbe stato un temporale durante la notte: Peter era un uomo di mare e, come tutti in famiglia, era addestrato a comprendere i segni dell’acqua e dell’aria. Mandò a chiamare alcuni suoi servitori e gli ordinò di non tentare di raccogliere l’acqua durante la tempesta, che sarebbe avvenuta nella nottata, perché con i fulmini sarebbe stato pericoloso. L’acqua era un problema serio per le Isole del Sud: non ce ne era mai abbastanza perché i pochi corsi d’acqua potabili presenti nelle venti isole erano piccoli e poco capienti. Per questo motivo erano costretti a distillare sia l’acqua di mare sia quella piovana per coltivare e per dare l’acqua sufficiente ai propri cittadini, esisteva però una riserva: nell’isola più a settentrionale del regno vi era un altissimo vulcano perennamene innevato che possedeva in ghiaccio una riserva di acqua pura, utilizzata solo per le emergenze. La lettera proveniva appunto da quell’isola e il re riconobbe immediatamente la calligrafia e, una volta rimasto solo, aprì la busta con impazienza che poco si addiceva a un reale, iniziò a leggere.

Carissimo Peter
Mi angusto per la tua preoccupazione nei confronti di Hans. Sono ancora sconvolto della situazione, vorrei poterti dire che prego ogni giorno per te e Hans perché troviate un po’ di pace, ma non basterebbe. Non mi hai chiesto una preghiera ma un consiglio. Anticipo che sono d’accordo con te sull’inutilità di esiliare Hans, tanto male tagliargli la testa e comportarci esattamente come i nostri sanguinari predecessori, ma noi non siamo uomini da decisioni drastiche senza ragione, poiché io sono uomo di chiesa e tu sei un re saggio. Hans è giovane, può cambiare e ne sono convinto. Nostro fratello annaspa alla ricerca di un po’ di pace ma appena la trova la rinega e torna alla sua folle ricerca: punirlo solo non servirebbe a nulla. Mandalo da me, magari con un po’ di fortuna e tanta pazienza riuscirò a fargli vedere oltre quella maschera di odio e d’avarizia che siè costruito negli anni …

A quella frase il re scoppiò a ridere, mandare Hans a vivere in ordine di monaci votati alla penitenza altrui, era ridicolo. Che cosa Hans avrebbe imparato lì? Oltre a disprezzare ancora di più quel tipo di persone che lui considerava sciocca? Peter riprese a leggere la lettera con un sorriso sereno, Andreas anche lontano da lui riusciva a rasserenarlo e a farlo ridere. Nonostante che al re mancasse molto averlo a corte, aveva compresso le sue ragioni molto tempo fa.

[…]In fin dei conti un po’ glie lo devo, nel momento in cui Hans avevo bisogno di me, ho lasciato tutto e tutti: sai bene che cosa ha significato per lui la morte di nostra madre e tutte le conseguenze. 

-Non solo per lui ma anche per te, mio carissimo Andreas- pensò il re cupo, avrebbe scritto quel pensiero nella sua risposta.

[…] Forse se avessi accettato di rimanere quando me lo chiese, le cose sarebbero andate diversamente ma entrambi sappiamo che il passato non si può cambiare e soltanto accettando le conseguenze delle nostre azioni possiamo redimerci. Ti offro ancora una volta il mio amore e prego per te.
Tuo
Andreas
P. S: Sicuramente non l’avrai notato ma nella busta c’è un piccolo trifoglio rosso, potresti darlo a Hans?

Il re controllò la busta e trovò un trifoglio rosso essiccato, che effettivamente non aveva notato prima, lo girò tra le mani e lo udì scricchiolare tra le mani perché era secco, lo portò al naso e sentì che c’era ancora qualche traccia del vecchio profumo quando quelle foglie erano state vive. Un profondo sospirò di rammarico uscì dalla bocca del re, in quel momento, nonostante la lettera di Andreas, si sentì solo. Con aria circospetta, poggiando prima la busta con il trifoglio sulla scrivania, il re aprì uno dei suoi cassetti, di cui solo lui aveva la piccola chiave color ruggine appesa al collo. Nel cassetto non vi erano i segreti del suo regno, per quelli aveva dei posti migliori, ma c’erano i suoi tesori personali che Peter amava tenere vicino a sé mentre lavorava. In un appropriato ordine disorganizzato si notava subito un piccolo ritratto di appena dieci centimetri, il re lo prese e lo osservò, rivedendo il volto della sua amatissima e defunta moglie Ada.
-Chissà che cosa mi avresti consigliato?- domandò il re triste guardando il ritratto e passando un dito sui capelli castano chiaro della moglie, nel ritratto la donna aveva un’espressione seria ma felice, i suoi occhi castani scuri erano dolcissimi.
-Hans ti adorava e tu lo amavi- continuò il re ripensando a quegli anni che sua moglie aveva cercato di prendersi cura di Hans, quando era troppo piccolo per difendersi da cose che non avrebbe mai potuto capire a quell’età. Dolcemente fece scorrere il ritratto tra le mani e rimase in silenzio per districare la matassa dei suoi pensieri: Peter era un uomo riflessivo e non gli era mai dispiaciuto il silenzio. Riprese il trifoglio e lo nascose in una sua tasca, decise che sarebbe andato a consegnare a Hans il suo regalo quella sera. Voleva e doveva controllare se c’era ancora un briciolo di speranza di cambiamento nel principe Hans.
    Peter andò nelle segrete del castello accompagnato soltanto da se stesso, era quasi iniziata la notte e aveva terminato i suoi doveri e la cena, a quell’ora solitamente lui si preparava a coricarsi ma oggi sarebbe stato diverso. Non c’era nessuno in quel luogo di fredde pareti di pietra, se non ad eccezione di una delle guardie vestita con una divisa scura che faceva da secondino al principe Hans, alle guardie era stato ordinato la più grande segretezza e il divieto assoluto di parlare con il prigioniero perché il re sapeva bene quanto potesse essere suadente con le parole il fratello. Il giovane principe era a conoscenza di quei divieti e come intrattenimento cercava di irritare la guardia di turno con comportamenti noiosi e irritanti. Il quel momento, per esempio, si ostinava a canticchiare un motivetto senza senso con una voce graffiante e nevrotica, ben lontana da quella che Peter conosceva bene. Quando il re entrò nelle segrete, la guardia lo vide e si apprestò a salutarlo con il saluto militare e quel gesto repentino mise in allarme il principe Hans che smise di cantare. I passi di Peter furono l’unica cosa che si sentirono in quel momento, la guardia silenziosamente aprì la cella del prigioniero e non ci furono nessune annunciazioni, Hans sapeva benissimo che era il fratello … aveva imparato a riconoscere il passo e l’ombra.
    Peter entrò nella cella in tutta la sua modestia, indossava un semplice vestito scuro e come ornamento, la corona delle Isole del Sud: era molto semplice in oro rosso con una grossa pietra al centro di ossidiana nera, che assomigliava a quella di un conte piuttosto a quella di un re. Hans guardò distrattamente il fratello come se non esistesse e si mise a sedere sulla brandina della cella, iniziò nuovamente a cantare ma questa volta con la sua voce limpida. Il re lo scrutò a lungo sulla soglia della porta, Hans era pallido e aveva lasciato crescere deliberatamente i capelli e la barba rossi, nonostante avesse potuto richiedere il servizio di barbiere: il principe era l’unico a possedere quel colore di capelli mentre la maggior parte dei fratelli aveva una capigliatura castana. Il re ignorava se era un gesto per qualche piano di fuga di Hans oppure se il giovane principe si fosse lasciato andare allo sconforto, avrebbe ordinato a breve di raderlo per essere sicuro di non favoreggiare una sua fuga. Peter sapeva che Hans avrebbe continuato a ignorarlo ma l’avrebbe osservato sott’occhio per cui doveva essere cauto, il re depositò il trifoglio su un lato libero della brandina.
-È da parte di Andreas- annunciò con voce forte e chiara il re, Hans reagì facendo finta che non gliene importasse però guardava  con la coda dell’occhio il trifoglio.
    Quando si comporta così, come un ragazzino ribelle, a Peter veniva voglia seriamente di schiaffeggiarlo ma sapeva che era inutile, l’aveva fatto quando era tornato da Arendelle: era stata una delle poche volte che il re Peter era stato accecato dall’ira e aveva picchiato un suo fratello, un gesto che gli ricordava troppo il loro sanguinario padre e che lui si era promesso di non farlo mai. Il Principe Hans l’aveva spiazzato quando si era pulito l’angolo della bocca con il dorso della mano e si era inchinato verso il re guardandolo con dileggio. Peter si ricordava che l’aveva guardato sconvolto, chi era quell’uomo? Non era il giovane fratello che aveva cercato di prendersi cura.
-Hans-, parlò calmo ancora una volta Peter, per poi continuare con un tono duro da sovrano- Guardami- gli ordinò. Hans si voltò a guardare il fratello, i suoi occhi erano due fessure chiuse in un’espressione di duro disprezzo.
-Hai riflettuto sugli avvenimenti di Arendelle?- domandò il re ancora con tono duro e rimanendo fermo al suo posto.
-Sì, mio re- quella parola fu pronunciata stranamente senza nessuna ombra di scherno.
-Avrei dovuto essere meno incauto e più paziente, a quest’ora avrei avuto un regno-dopo quelle parole Hans abbozzò un sorriso malizioso e fissò negli occhi, del suo stesso colore, il re sperando di poter vedere un minimo di reazione ma Hans sapeva che Peter era un uomo indecifrabile e, dopo tutta quell’avventura che aveva passato, non si sarebbe stupito minimamente a scoprire se anche il fratello fosseuno stregone sputa ghiaccio. Il re non reagì e non rispose, spostò il suo sguardo da Hans al resto della cella, dove a terra c’erano dei libri aperti.
-Caterina è stata qui?- gli domandò placido attendendo la risposta del principe che non arrivò, ma i suoi occhi lo tradirono.
-Le hai fatto un gran torto-
Hans ridacchiò- Sono sicuro che la principessa Caterina troverà un altrettantovalido compagno di giochi-, rispose caustico il giovane principe.
-Sì ma ha perduto il suo zio prediletto, è un ruolo non facilmente sostituibile-. Per quanto Hans tentasse di celare i suoi sentimenti, il sentir parlare della nipote aveva fatto passare negli occhi del principe un attimo di rimorso.
-Va bene. Caterina è stata qui. Evidentemente è stata addestrata bene a evadere dalla sorveglianza della sua guardia del corpo- il principe pronunciò l’ultima frase con una puntad’orgoglio, senza neanche premurarsi di nasconderla. C’era anche una punta di amore quando pronunciava il nome Caterina, perché Dio sapeva quanto Hans amasse la nipote, forse erastato solo l’affetto per lei a dissuaderlo da tentare un colpo di Stato nelle stesse isole. Il re pensò a malincuore chenonostante l’amore per Caterina, Hans non si era fermato a compiere quel gesto assurdo.
-Hai perso delle cose vere, per l’utopia di avere un tuo regno- mormorò freddamente il re fissando nuovamente negli occhi il fratello, il prigioniero sembrò leggermente a disagio a quelle parole ma non abbassò lo sguardo. Rimassero in silenzio a sfidarsi con gli occhi e poi, il re disse secco -Buona notte, Hans. Spero che un’altra notte in una fredda cella, ti aiuti a capire a cosa hai rinunciato-, continuò secco il re, ben determinato di lasciare il principe a ragionare in solitudine. Hans aprì la bocca per rispondere ma Peter risoluto uscì dalla cella, ricordò alla guardia il suo divieto assoluto di parlare con il prigioniero e uscì dalle segrete con passo deciso verso le stanze, il cuore del re era stanco e gli occhi verdi pieni di rabbia.
-Forse l’ennesima notte passata in bianco porterà a quello scellerato consiglio- furono le ultime parole che pronunciò a se stesso il re prima di addormentarsi ma non ci credeva.

 

NOTE DELL’AUTRICE

Ci sono tanti motivi perché ho deciso di parlare dei fratelli di Hans non come semplici cattivi.
Il primo motivo
: se ci sarà mai un continuo di Frozen, dubito che la Disney farà tredici principi villani (affermiamo la verità, Hans non è proprio il loro capolavoro di cattivo ma trovo comunque positivo, che la Disney abbia cercato di rompere certe regole del cinema classico a cui era troppo legata). Il secondo motivo: è la canzone eliminata Life’s too short, soprattutto la sua ripresa che trovo magnifica. Vorrei che la Disney la utilizzasse eventualmente per un duetto tra Hans e uno dei suoi fratelli con cui, negli anni ha perso, il rapporto. Farei proprio il re e  se utilizzassero la voce di Josh Groban morirei felice. Anche perché la canzone Life’s too short  trovo che sia poco adatta al rapporto mostrato del film delle due principesse. Il terzo motivo come spettatore troverei molto più drammatico che i fratelli di Hans non siano cattivi ma, che negli anni hanno fatto una serie di errori che li ha portati ad allontanarsi fra loro. Ovviamente i fratelli che l’hanno ignorato per due anni rimangono e saranno spiegati (erano piccoli e idioti^^). Un’altra nota, il Regno delle Isole del Sud sto cercando di renderlo un regno spartano, per questo la loro corona assomiglia di più  quella di un conte che di un re, volevo rendere anche il loro modo di vestire più semplice e austero.
Spero che la storia vi abbia interessati un minimo!
Sokew86

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Capitolo 3
*** Capitolo II-Il principe della bellezza ***


capitolo 2

Capitolo II
Il principe della bellezza

 


A sua Maestà Peter Simon delle Isole del Sud.
Stimatissimo fratello,
La vostra lettera mi ha sconcertato: non credo che abbiate mai preso in considerazione l’opinione dal sesto fratello in poi, per cui mi avete trovato un po’ impreparato alla vostra domanda.
Vogliate perdonarmi se sarò crudele, credo che dobbiate applicare su Hans le leggi più dure del vostro regno. Il vostro equilibrio a corte si regge sull’opinione che voi siete “ il Giusto”, che voi punite chiunque lo meriti senza guardare il rango o la ricchezza.
La punizione prevista per un caso come quello di Hans è l’esilio, quindi applicate quello più duro e possibile.
Cordialmente
Jakob Alfæus Westergård principe reggente del principato di Oasta

La lettera del nono fratello Jakob Alfæus, chiamato Alfæus per non confonderlo con il secondogenito, era stato un duro colpo dopo la notte insonne che aveva passato il re.Alfæus era più giovane del re di diciotto anni ed era l’unico, tra i suoi fratelli, a essere riuscito a ottenere un regno anche se più per fortuna che per capacità personali. Il principe Alfæus era un bellissimo uomo, non semplicemente bello. Assomigliava poco al resto dei suoi familiari, di cui aveva solo la bella forma degli occhi. Il principe non aveva ereditato il resto delle caratteristiche familiari come il viso un po’ lungo, assieme un naso importante, il mento pronunciato e le guance forse un po’ troppo piene, che gli altri principi camuffavano con baffi, barba o bassette. Il viso di Alfæus era un ovale perfetto, gli zigomi erano affilati, i capelli, di un castano scuro da sembrare nero, brillavano. Gli occhi non erano verde prato, ma erano cangianti, quest’ultima caratteristica era particolarmente attrattiva per le dame perché aumentava l’aria di mistero attorno al principe. La bellezza del principe era stata spesso oggetto di discussione o d’invidia di alcuni membri della famiglia, tra cui gli arrogantissimi gemelli, che avevano sentenziato “ essere così perfetti può essere considerato un difetto”.
    Alfæus, ancora prima di compiere diciotto anni, aveva ricevuto proposte di matrimonio delle più appetibili dame sia per bellezza sia per rango, eppure lui aveva scelto spontaneamente di convogliare a nozze con la principessa del principato di Oasta, una donna vedova più grande di lui di venti anni e con un figlio di appena tre anni. Con l’inevitabile morte della principessa, Alfæus aveva acquisito il titolo di principe reggente del principato, fino a quando il legittimo sovrano non avrebbe raggiunto la maggiore età. Alfæus era un uomo misterioso, enigmatico che pochi conoscevano bene, nemmeno i fratelli sapevano spiegare per quale motivo avesse sposato quella donna. La sua lettera non aveva rallegrato il re, il quale sapeva quanto il principe Alfæus avesse ragione: se la storia di Hans fosse stata scoperta e lui non l’avesse punito severamente, avrebbe avuto problemi a controllare la corte.
    Il re risistemò la lettera, si vestì, fece colazione e si concesse dieci minuti per guardare fuori dalle sue camere un pezzo delle spiagge delle Isole, dove all’orizzonte si vedeva la penisola Avan, di cui la sovrana era una donna dalla lingua velenosa e la dubbia morale eppure una fedele alleata del Re Peter, anche se le differenze personali li portavano spesso a litigare. La pioggia della notte precedente aveva reso il colore della sabbia, normalmente rosso, ancora più macabro, invece il mare aveva assunto una bellissima sfumatura di azzurro e appariva placido. L’odore salmastro del mare arrivava fino al re ed era un invito a lasciare i propri doveri per fare una lunga passeggiata sulla spiaggia, Peter s’immaginò senza difficoltà la sensazione della sabbia umida sotto i piedi nudi e il calore del sole sulla pelle ma si prefissò di lavorare.
    A malincuore il re tornò al suo lavoro, aveva molte cose da fare in quel periodo: si avvicinava la stagione della primavera, che nei primi giorni era caratterizzata da piogge torrenziali e poi da un clima calmo mite povero di pioggia, per cui doveva parlare con il mastro raccoglitore dell’acqua del regno e organizzare il piano di raccolta. Doveva organizzare l’annuale visita delle cinque isole principali dell’arcipelago per controllarne l’amministrazione e continuare anche l’opera di negoziazione con il regno di Arendelle: Peter aveva già mandato, al ritorno di Hans, la prima offerta di pace composta di viveri non deteriorabili, intuendo che la nevicata fuori stagione avesse bruciato i raccolti del bel regno. Quell’offerta era stata accettata con garbo e cortesia dalla regina ma era chiaro che il Regno delle Isole del Sud dovesse fare molto di più per ottenere la fiducia della giovane sovrana.
    Per alcuni versi, la giovane regina Elsa ricordava a Peter il vecchio se stesso: anche lui aveva dovuto imparare in fretta a capire a chi dare la sua fiducia, perché un giovane sovrano era sempre oggetto di falsi fedeli. Erano passati più di venti anni dalla sua incoronazione e Peter sapeva che non aveva imparato ancora tutto e che poteva fare degli sbagli, perché non era un unto del Signore come si credeva nel medioevo: era soltanto un uomo che cercava di tenere disperatamente un regno e una famiglia in pace e prosperità. La fredda lettera di Alfæus quindi era rimasta nella sua mente, nonostante fosse stato occupato tutto il giorno. Se avesse esiliato Hans, avrebbe fatto i suoi doveri da sovrano, avrebbe potuto soddisfare la regina di Arendelle e tenere il solito pugno di ferro sui nobili ma sarebbero stati solamente i suoi vantaggi. L’esilio poteva essere quella la soluzione più corretta, almeno per il suo regno? Non era così testardo da non cambiare idea ma il re era confuso e demoralizzato. Nonostante fosse ossessionato da tali pensieri, la giornatadel re finì senza intoppi e Peter poté concedersi una cena privata con sua figlia, che purtroppo per lui aveva intenzione di discutere. Peter lo capì appena entrò nella sala da pranzo, lo sguardo della giovane principessa Caterina gli ricordava quello di una feroce valchiria e non lasciava spazio a dubbi.
    Peter avrebbe voluto tanto dire che sua figlia fosse l’incarnazione della grazia e della femminilità ma non era così, il fatto che fosse orfana di madre e che fosse vissuta in un ambiente prettamente maschile s’intuiva immediatamente. Caterina aveva quattordici anni, i suoi capelli castano chiaro erano sempre tirati all’indietro in una piccola coda di cavallo legata con un nastro viola. I suoi occhi non erano verdi come il padre ma la ragazza non aveva ereditato neanche il caldo castano scuro della madre, erano nocciola con punte di verde. La piccola e graziosa bocca, trasmessa dalla madre, era sempre imposta in un sorrisetto furbo e vispo. Caterina fasciava il corpo ancora acerbo, nonostante fosse sviluppata già da un anno, con abiti umili e comodi che non la aiutavano ad addolcire la sua figura, non indossava gioielli, anzi aveva preso la fastidiosa abitudine di annodarsi al collo un foulard (1) viola cupo, che Peter sospettava appartenesse a Hans. L’altra abitudine, che faceva infuriare non poco Peter, era che Caterina indossava a volte i pantaloni arabizzanti delle mogli orientali dello zio Filip. Nonostante che spesso Peter la sgridasse aspramente per Caterina i suoi rimproveri dovevano essere soltanto una pioggia passeggera, per due o tre giorni ubbidiva e poi tornava a indossare quello che voleva.
    Peter decise di far finta di notare lo sguardo agguerrito della figlia e si sedette tranquillo, consapevole che però non l’avrebbe di certo fermata un suo silenzio. Infatti, non appena il cameriere ebbe portato la prima portata (in realtà era un pasto unico, Peter odiava fare del lusso inutile durante la settimana) la ragazzina chiese che cosa ne sarebbe stato dello zio Hans, ormai imprigionato da un tempo.
-Caterina, non sono affari che ti riguardano. - dichiarò asciutto Peter, tenendo il cucchiaio del suo stufato sospeso in aria, e pensando che sarebbe stata una lunga cena.
- È mio zio, padre- ribatté la ragazza puntando gli occhi sul padre ma lo sguardo che ricevette fu così duro da far vacillare la sua fiducia o incoscienza.
È mio fratello-, scandì bene quelle parole il re e affermando l’importanza del suo legame.
-Da piccola pensavo che fosse mio fratello!- ci tenne a ripetere la ragazzina aspettandosi una reazione esagerata del padre e invece lo vide ridere sotto i baffi castani sopra il naso aquilino.
-Sì mi ricordo, l’hai scoperto quando stava per partire per l’accademia- Peter, ripensò a quell’episodio così lontano.
    Caterina, allora, aveva all’incirca cinque o sei annie stava facendo i capricci perché non intendeva in nessun modo lasciare andare via il quindicenne Hans.
-Non puoi andare via! Qui sono tutti vecchi o sposati o noiosi, oppure tutte e tre le cose!- aveva detto la principessa e stava praticamente attaccata alla gamba del principe, il quale appariva imbarazzatissimo e sorpreso della reazione così sproporzionata della bimba. (2) Il re e il terzo fratello, l’ammiraglio Johannes, erano chiaramente divertiti dall’imbarazzo di Hans e assistevano tranquilli alla scena, mentre il fratello minore cercava disperatamente di consolare Caterina (e scrollarsela dalla gamba senza farle del male) dicendo che sarebbe tornato durante le licenze a trovarla. La bambina aveva stretto ancora di più la gamba di Hans e aveva singhiozzato, -Gli zii sono antipatici! Come farò senzamio fratello?- e detto ciò la bambina aveva iniziato a singhiozzare ancora più forte lasciando i tre uomini nella stanza guardarsi spiazzati fra loro come per trovare la conferma di aver sentito tutti la stessa cosa. L’Ammiraglio aveva fissato Hans e l’aveva esortato a parlare mentre il giovane principe si era inginocchiato e con un gesto delicato aveva sollevato il viso della bambina, che aveva gli innocenti occhi gonfi di pianto.
-Caterina …- aveva iniziato titubante Hans mentre la bambina lo guardava triste- Hai detto fratello?- le aveva domandato. La bambina aveva annuito tra le lacrime mentre il re e l’Ammiraglio si erano guardati in silenzio per un lungo attimo e poi quest’ultimo aveva ringhiato al re- Se tu facessi applicare di più l’etichetta in questo castello, la principessa non si sarebbe confusa!-.
Peter aveva ringhiato di rimando al fratello Johannes - Non è quello, sono insieme da quando è nata!-. Il giovane Hans aveva arruffato con un gesto affettuoso i capelli della bambina e le aveva spiegato che non era suo fratello ma suo zio, esattamente come tutti gli altri vecchi o sposati o barbosi parenti. Caterina, sconvolta da quell’inverosimile dichiarazione, aveva smesso di piangere e con gli occhi ancora lucidi di lacrime aveva fissato suo padre, suo zio Johannes e l’ex fratello adesso neo zio Hans, in questo preciso ordine, dopo un lungo e angoscioso minuto aveva replicato,
- Tu non puoi essere mio zio! Gli altri sono vecchi, tu no!-
L’Ammiraglio fu preso dalla classica ira per essere stato chiamato vecchio e iniziò a mormorare offeso, il re aveva iniziato a ridacchiare mentre sua figlia e Hans scoppiavano in una potente e genuina risata. Caterina infine aveva lasciato la gamba di Hans e il principe era tornato, come promesso, a trovarla dall’accademia a ogni licenza.
    Per Caterina quel ricordo era preziosissimo e il fatto che il padre non l’avesse dimenticato doveva essere un segnale positivo, almeno così sperava la giovane principessa.
-Anche se ne sono a conoscenza, non riesco proprio chiamarlo zio. È strano- disse Caterina e il padre ridacchiò ma tornò subito serio e iniziò a parlare con la sua voce imperiosa da sovrano.
-Caterina, so che il principe Hans ti è caro ma lui si è macchiato di un crimine orribile e sei la prossima sovrana, sai che hai dei doveri. Cela, doma e non fatti mai offuscare dai tuoi sentimenti e desideri, il regno ha sempre la massima priorità e il gesto di Hans ha messo in una situazione scomoda le Isole, che potrebbe diventare pericolosa in futuro-. Il re disse quelle parole in modo quasi automatico mentre da un angolo della sua mente una pungente voce gli ricordava quanto era stato per lui devastante cedere ai sentimenti. Quanto l’errore di Peter aveva condannato tutti, preso da un odio che non era mai riuscito a superare e una rabbia che non aveva saputo accettare. La giovane principessa ascoltava le parole del padre in assoluto silenzio, il suo sguardo agguerrito si era indebolito perché sapeva che suo padre aveva ragione. Valeva però avere una corona se doveva perdere una persona cara? La corona valeva suo zio? Questi erano i suoi pesanti pensieri che le impedirono di vedere l’incertezza negli occhi del padre.
    Caterina non rispose e riprese a mangiare il suo pasto e Peter si sentì rattristito dalla situazione, non era quello che lui intendeva una tranquilla cena con sua figlia.
-Padre …- parlò Caterina dopo aver assaggiato l’ultimo boccone- Qualunque decisione prenderete, potrei saperla in tempo?-. Peter osservò la figlia in cui leggeva tristezza malcelata, la principessa aveva ancora molto da imparare sul nascondere i propri sentimenti, il re fissò negli occhi la sua bambina sapendo come le sue parole, costretto a pronunciare, l’avrebbero potuta ferire.
-Caterina, non ti proibisco di andare a trovare il principe Hans ma cerca di non alimentare i pettegolezzi a corte, la segregazione di tuo zio è segreta-. Lo sguardo di Caterina vacillò e tremò leggermente ma annuì obbediente.
-Come volete voi padre-.
Quando il cameriere tornò nella sala, trovò un’atmosfera carica di tensione e ben lontana da quella allegra e spensierata alla quale era abituato. La giovane principessa salutò il padre con una frettolosa riverenza, invece del suo consueto bacio della buona notte e si ritirò nelle sue stanze, lasciando il re a mordersi le labbra pensieroso.

 
NOTE DELL’AUTRICE
Prima di tutto, ringrazio la mia amica Sara che mi ha dato una mano per correggere alcuni errori di sintassi e grammaticali del primo capitolo, quindi adesso c’ è l’ultima versione. Ringrazio anche Harley Sparrow per avermi segnalato quelli di battitura!
Ovviamente grazie a chi legge, commenta o chi semplicemente non mi manda a quel paese dicendo perché stai facendo una storia su un cattivo. Ecco le altre note ^^.
(1)Il foulard, allora, era un capo d’abbigliamento maschile, lo portavano gli uomini al collo come Hans nel film. Caterina lo porta dello stesso colore dello
zio e allacciato alla stessa maniera, poi si chiede perché il padre s’infuria (se è il foulard di Hans sta voi deciderlo).
(2)La mia headcanon è che Hans non è una persona affettuosa, quindi ha dei problemi a essere toccato. Se rivedete il primo incontro con Anna, quando stanno cadendo e lei si getta al suo collo (Per quanto adori Anna chiaramente è una signorina sfacciata, quando io sto cadendo, afferro il braccio di chi mi sta  intorno e non mi butto al suo colloXP!) Hans assume un’espressione imbarazzata,molto imbarazzata. Prima che dite che lui stava imitando i suoi sentimenti e ecc … Non credo che sia possibile perché l’imbarazzo è una sensazione non facilissima da gestire, probabilmente difficilissima da simulare.
    Immagino che qualcuno possa essere confuso del perché Caterina fosse convinta che Hans fosse suo fratello. Come ho detto nello scorso capitolo, la moglie del re era molto affezionata a Hans quindi lo teneva vicino a sé e quando ha avuto Caterina, li ha allevati per un po’ insieme e poiché Caterina era piccolina e vedeva questo bambino spesso vicino a lei ed era circondata principalmente da adulti, ha fatto 2+2 e ha creduto che fosse il fratello. Tra altro, mostrerò che non usano nessun titolo onorifico fra loro, come già si vede da questo capitolo Caterina, lo chiama semplicemente Hans (della serie Anna sarà stata allevata in una stalla ma Caterina in porto!)

 Schema della famiglia reale, prima che iniziate a confondervi, a man mano che i fratelli saranno descritti, sarà aggiornato.

1.   RE Peter Simon 47 anni, ha 24 anni di differenza con Hans.(mica fichi e pizza! Hanno una generazione di distanza!)

2.      

3.   AMMIRAGLIO CAPO MAGGIORE DI DIFESA e MINISTRO DELLA DIFESA Johannes 44 anni, ha 21 anni di differenza con Hans(Può sembrare fuori di testa con la sua mania dell’etichetta ma in realtà ha più sale in zucca di tutti i primi cinque fratelli,

4.   SACERDOTE: Andreas 43 anni, ha 20 anni di differenza con Hans (Il bravo?Santo fratello?)

5.      

6.      

7.      

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9.   PRINCIPE REGGENTE: Jakob Alfæus 29 anni, ha 6 anni di differenza con Hans(alla faccia della comprensione umana! La sua lettera è  stata una pugnalata)

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13.       AMMIRAGLIO Hans 23 anni

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Capitolo 4
*** Capitolo III-La lettera di due uomini impegnati ***


capitolo 2

 Capitolo III
La lettera di due uomini occupati

 

Nel castello del Re Peter, la settimana seguente, non arrivò soltanto una lettera ma due, il messaggero specificò che una di esse proveniva dall’estero, senza dire il luogo, e ciò non consentì a Peter di intuire chi fosse il mittente perché erano ben quattro i principi che fuori dalle Isole. Peter poté solamente escludere Alfæus perché aveva già risposto con le sue fredde e dure parole: la lettera doveva essere o di Matthæus o Bartholomæus o di Matthias. La lettera si rivelò di essere di Matthæus, la sua grafia stretta era riconoscibilissima e un francobollo della Repubblica di Elvezia confermava ulteriormente l’intuizione del re. L’altra lettera proveniva dalle Isole occidentali del regno ed era da parte dei gemelli Thaddæus e Simon, il re pensò infastidito perché diavolo i due fratelli non avessero scritto due lettere separate!D’accordo che erano gemelli, ma vivevano in simbiosi!
    Il re guardò le due lettere e prese la sua decisione su quale leggere per prima, con un prolungato e angoscioso sospiro decise di affrontare una probabile irritazione scegliendo quella dei gemelli. Quando la aprì, Peter si rese conto che era stata scritta a turno, la prima scrittura più stretta era quella di Simon e la seconda più aggraziata era di Thaddæus, il re alzò un sopracciglio: i gemelli erano seriamente i più strani di tutti i suoi fratelli minori e che avevano osato scrivere una lettera spiritosa per una domanda così seria.

 Carissimo re Peter
Tra i nostri mille impegni abbiamo pensato molto alla situazione di Hans e ti proponiamo di mandarlo a passare del tempo da noi, dopo poco s’imbarcherà spontaneamente per Arendelle e offrirà la sua testa direttamente alla Regina delle nevi, un bel soprannome che purtroppo non l’abbiamo inventato noi ma sentito in giro: non sarebbe una punizione perfetta?

Il re rimase per un attimo incredulo e poi un sentimento d’irritazione incominciò a prevalere su di sé (accadeva a chiunque avesse a che fare con i gemelli) perché era evidentemente, che i due imbecilli non capivano la gravità della situazione, eppure i gemelli non erano stupidi, anzi erano intelligenti, astuti e molto determinati tanto da diventare dei perfetti uomini d’affari che amministravano le maggiori distillerie d’acqua del regno e parte dell’industria di carpenteria navale. Purtroppo erano anche dispettosi e irritanti, come ben pochi, che perfino un uomo dal sangue freddo come Peter aveva difficoltà a sopportarli. Il re riprese a leggere, consapevole che da Simon e Thaddæus non poteva aspettarsi nulla di serio, la scrittura nella lettera era cambiata ed era quella di Simon.

[…]Scherzi a parte, sappiate che ci dispiace per la situazione, perché in fondo (molto in fondo) sappiamo che potrebbe essere anche colpa nostra se Hans è diventato così.

Il re scettico fissò la lettera, i gemelli avevano fatto un vago esame di coscienza?Che cosa era successo? Era forse giunta l’Apocalisse?

[…] Gliene abbiamo fatto di carognate quando era piccolo ma, Peter, voi dovete capire: eravamo così gelosi che nostra madre gli permettesse di entrare nelle sue stanze! Così ci divertimmo a fargli capire che al di fuori di quei luoghi era dura, solo il più forte poteva sopravvivere.
Forse ci siamo riusciti troppo bene.
Fummo davvero crudeli con lui e non sapevamo che non c’era nulla di bello a essere il favorito di nostra madre, l’abbiamo capito solo adesso e in ogni caso non giustifica le nostre azioni.

    Peter stava rimpiangendo che la lettera non avesse continuato con il solito tono irritante e stupido dei gemelli: il solo sentir parlare della defunta regina, di sua madre, provocava in Peter un moto di rabbia e odio. All’inizio Peter aveva avuto pietà dell’ex regina, l’aveva creduta una fedele servitrice del re, che aveva come unico scopo adorarlo e obbedirgli. La donna aveva dato dei figli al regno, senza desiderarli davvero, ma Hans si era beccato tutta la sua isteria, aggravata dalla morte del marito,paralizzato ormai da tempo, durante la gravidanza del tredicesimo principe. Sua madre aveva vissuto quella gravidanza come un’offesa personale e si era rifiutata di scegliere un nome alla creatura appena nata (forse Hans su questo era stato fortunato, poiché il resto dei suoi fratelli si era beccato i nomi altisonanti dei dodici apostoli a caso) e poi si era chiusa nelle sue stanze, dove entravano pochi eletti, fra cui il suo dottore che poi le aveva accordato il permesso di vedere i più giovani principi. Peter aveva creduto a quella storia, odiava troppo il suo violento padre per non credere che sua madre fosse stata un’altra delle sue vittime, finché la verità l’aveva colpito con una ferocia che gli aveva portato via ogni compassione. Aveva scoperto troppo tardi che sua madre non era malata ma un mostro e che ogni sua azione era una manipolazione ben congeniata. Peter sentì il gusto ferroso del sangue in bocca e si rese conto di essersi morso il labbro con tutta la sua forza, con l’ira di una feroce bestia. Si asciugò le labbra con il dorso della mano e osservò il sangue rimasto sulla sua pelle, come si poteva odiare tanto il sangue del proprio sangue?Peter ringraziava solo sua madre e suo padre per avergli donato dei fratelli, ma era felice della morte di entrambi.  Peter riprese a leggere con gli occhi ancora carichi di rabbia.

[…]Quello che veramente vogliamo dire e che Hans dovrebbe passare del tempo con noi e litigare, così la smetterebbe di comportarsi come il pezzo di ghiaccio che è diventato negli anni e, soprattutto, smetterebbe di competere con tutti noi facendo delle stupidaggini che quasi gli costano la testa!
Questa è la nostra opinione, pensaci … per favore.

La lettera si terminava con due aggraziate firme, scritte probabilmente da Thaddæus. Il re richiuse la lettera e la appoggiò al petto, un gesto d’infinita tristezza, e i suoi occhi divennero ancora più vecchi e stanchi. I gemelli erano preoccupati e loro non sapevano tutta la storia. Poveri gemelli, Peter si stupì non poco di aver usato un tale aggettivo con loro, non potevano sapere quanta verità c’era nelle loro parole e quali di queste fossero letteralmente vere. Peter ripose entrambe le lettere nelle tasche della sua camicia e decise, che a pranzo, avrebbe letto la seconda se avesse avuto tempo perché aveva un appuntamento con suo fratello Filip, il Ministro dell'economia.
    Peter e Filip s’incontrarono a pranzo, il re notò con piacere che il fratello era dimagrito ancora e ne fu contento, non sopportava che i suoi fratelli non ci tenessero alla propria forma fisica: tutta la famiglia reale era stata abituata a una fredda disciplina militare e perciò il corpo doveva essere un tempio da curare. Filip era un uomo di altezza media, leggermente in sovrappeso, con le braccia muscolose da scaricatore di porto. Aveva un viso amichevole e aperto, gli occhi verdi di famiglia brillavano di una luce diversa rispetto agli altri e erano più dolci. Era stato molti anni in Medio Oriente perciò aveva preso l’abitudine di portare i capelli e la barba un po’ lunghi seguendo la moda orientale e di indossare in vita una cintura di stoffa nera o rossa. Filip era amichevole, dotato di un grande intuito nell’economia ed era sempre pronto a mettersi in prima linea per lavorare ma aveva una dubbia morale come si diceva dei commercianti. I due fratelli parlano un po’ di alcuni affari urgenti economici del regno, soprattutto dell’abbassamento della richiesta d'ossidiana degli altri stati, e poi Filip decise di dare anche lui il suo consiglio su Hans.
-Per me- iniziò la questione Filip mentre sorseggiava del tè aromatico, che aveva addolcito con del miele – Dovresti tenerlo ancora un po’ in cella, fare impartire qualche punizione fisica e mandare un ritratto della punizione alla regina di Arendelle, così lei è contenta perché sa che Hans ha avuto quello che si meritava. Dopo, puoi dare un gruzzoletto a Hans e lo cacci dal castello e gli dici di vivere la sua vita. È in gamba, se la caverà-, dichiarò serafico continuando a sorseggiare il tè mentre Peter lo guardava abbastanza sconcertato.
-Non credo che a una giovane regina interesserebbe sapere che nostro fratello è stato torturato- commentò Peter prendendo anche lui del tè emettendo però un suono di disappunto, con l’acqua distillata la bevanda era disgustosa. Filip si accorse dell’espressione di Peter e gli passò la ciotolina con il miele, che però rifiuto con un gentile e deciso gesto.
-Dipende che donna è. Dai pettegolezzi che ho sentito, non le dispiacerebbe torturare qualcuno-, disse Filip ripensando alle numerose dicerie, non a suo favore, della giovane regina.
-Non crederai a tutte quello che senti in giro Filip, secondo le dicerie tu saresti un uomo che vive con delle concubine-, commentò il re sorpreso dal comportamento di Filip.
-So capire che cosa è vero e cosa no. Non credo che sia una donna perfida e pericolosa come l'ha descritta il Duca di Weselton, ma è una strega, per di più manipola il ghiaccio-, il fratello minore enfatizzò soprattutto l’ultima frase con sdegno- Proprio quello che serviva a Hans. Le streghe amano il sangue e, più di chiunque altro, Peter dovresti saperlo-, continuò duro Filip.
Peter chiuse gli occhi sentendo quelle parole e ripensò al volto della sua amata Ada, quando per la prima volta gli aveva mostrato la sua magia e gli aveva chiesto di avere pietà di lei.
-Non è così, esistono streghe buone e tu lo sai. Credo che la Regina di Arendelle sia una di quelle, credo che sia come Ada: se la regina Elsa avesse voluto far versare del sangue, avrebbe potuto condannare alla pena di morte Hans seduta stante-.
Filip guardò il volto del fratello severo e sbiancò in volto, con una voce piena d’imbarazzo si scusò- Perdonami Peter, non intendevo offendere in alcun modo Ada-.
-Ada era una strega, è ovvio che tu avessi un po’ paura di lei-, Peter sorrise debolmente appoggiando la sua mano sulla spalla di Filip che arrossì a disagio.
- Hai ragione anche tu però, le altre streghe che abbiamo incontrato non si sono rivelate personcine simpatiche e piene d’amore, quindi sei nel giusto, a essere diffidente. Eppure ripeto, credo che la regina Elsa sia una brava donna o almeno spero, perché con il potere che ha, potrebbe essere un problema …-

    Una voce maschile interruppe il re, era autoritaria, sarcastica e apparteneva a Thomas, il Ministro degli esteri e il sesto principe della famiglia reale.
-Non credo che la regina di Arendelle sia un problema, è circondata da troppi idioti per esserlo-. Sia il re che Filip si girarono in direzione della voce riconoscendo la sagoma di Thomas, era un uomo vicino alla quarantina dal bel profilo e i capelli castani, era slacciato con una naturale grazia che lo rendeva affascinante, una caratteristica illusoria perché Thomas la perdeva ogni volta che era lontano da lavoro. Il re Peter invitò Filip al silenzio con un gesto e poi puntò il suo sguardo su Thomas per chiedergli di moderare il linguaggio.
-Non sono davanti a quegli incompetenti, in famiglia posso parlare come mi pare, senza diplomazia- replicò Thomas mentre i due fratelli maggiori sospirarono per il disappunto, a volte i loro fratelli minori riuscivano a essere incredibilmente arroganti.
-Coma mai, Thomas, dici che la Regina d’Arendelle non è un problema?- domandò Filip puramente interessato, in fin dei conti era stato il primo a insistere che le Isole del Sud mandassero qualcuno a sporgere le scuse ufficiali alla regina, anche se quest’ultima aveva tentennato per mesi prima di accordare il permesso di ancorare al porto una delle loro navi.
    Thomas si era offerto volontario, anche se era un lavoro sporco da ambasciatore che da Ministro degli esteri, ma Thomas aveva svolto  per anni quel ruolo, fino a quando, dieci anni prima, Andreas non aveva rinunciato al Ministero e il sesto principe gli era succeduto per scelta del re. Questo grande onore (la Legge delle Isole era chiara, solamente i primi cinque principi avevano diritto a governare) aveva reso intransigente il principe verso se stesso e, con il tempo, verso tutti gli altri. Errare era umano? Thomas non credeva a questa massima, chi sbagliava pagava.
-La regina è chiaramente consigliata da degli idioti incompetenti, le hanno suggerito di cercare aspramente alleati poiché il suo spettacolo di magia ha fatto scendere la popolarità del suo regno. Ovviamente le altre nazioni non vedono senza sospetto questa improvvisa ed esagerata ospitalità di Arendelle. La regina sta facendo la figura della sciocca. Con il suo potere dovrebbe indurre a far pensare che sia impossibile attaccare Arendelle e dovrebbero essere gli altri regni a cercare la sua alleanza. Come si può credere di attaccare un regno protetto dalle montagne e di cui l’unico via d’accesso è il mare-, spiegò Thomas con un tono bellicoso, di chi non ammetteva repliche, e invece la risposta del re arrivò altrettanto dura. - Qualche sciocco ci potrà sempre provare. Abbiamo l’esempio di Hans!- quelle parole fecero sussultare entrambi principi. Thomas iniziò ad accarezzarsi la nuca, un gesto che faceva quando s’innervosiva ma solo i suoi familiari conoscevano quell’abitudine: quando il ministro lavorava, cercava sempre di essere affascinante e imperscrutabile.
-La regina ha accettato le nostre scuse ufficiali-, disse Thomas- Ma da qui a riuscire ad avere un rapporto di fiducia e d’alleanza o un semplice contratto commerciale passa-.
-Che tipo di persona è la regina?- chiese Filip incuriosito.
-La regina è giovane, molto prudente e molto onesta. Hans è ancora considerato un eroe, quindi la nostra richiesta di silenzio è stata ascoltata senza neanche usare i metodi sporchi, come abbiamo dovuto fare con gli altri dignitari testimoni ad eccezione del Conte Benedek De Jarjayes (1), che è stato silenzioso per l’amicizia che prova per voi, sire- spiegò Thomas indicando il fratello Peter per enfatizzare l’ultima frase.
-Adesso sta noi onorare la parte del nostro pattò- annunciò il Ministro degli esteri rivolgendo uno sguardo intenso a entrambi fratelli.
-Dunque, che cosa suggerisci?- domandò il re all’ambasciatore, il quale si schiarì la voce e prese dalla sua giacca la lettera, in precedenza inviata dal re, la posò sul tavolo e si appoggiò su quest’ultimo tenendosi su con i gomiti.
-Pena di morte- dichiarò Thomas e Filip reagì a quella dichiarazione congiungendo le mani e rivolgendo uno sguardo verso al cielo, come per dire “ Che cosa dobbiamo fare con questi giovani?”.
-Se volevo condannare a morte Hans, non era necessario tenere nascosto che cosa avesse fatto ad Arendelle. L’avremmo condannato subito, ai popolani piacciono tante le esecuzioni-, le parole del re furono lapidare e il suo sguardo era diventato sdegnato, come ogni volta pensava che Thomas si facesse troppo prendere dai suoi estremismi (un ambasciatore estremista era una combinazione assai curiosa in effetti). Era l’unico difetto che aveva frenato il re dal promuovere Thomas in Ministro, ma sarebbe stata un’ingiustizia perché questo aveva lavorato duramente mentre era stato il sottoposto di Andreas e anche adesso era un lavoratore instancabile. A Thomas si doveva una politica estera delle Isole più efficace, molto diversa da quella tenuta di Andreas di fredda e sospettosa neutralità.
    Filip aveva uno sguardo denigratore, sembrava pronto a far ramanzina a Thomas e, infatti, le sue parole furono dure e pesanti, -Inoltre un atto così forte ci getterebbe nelle fauci di quei serpenti dei nobili, sono pronti a nostra qualsiasi debolezza per far vacillare l’equilibrio conquistato a corte-, spiegò Filip cinico: la corte per i reali era una fonte inesauribile di guai.
-Ma dobbiamo punire Hans, perderemmo la faccia con Arendelle e anche mantenere buoni rapporti con l’estero, è importante per le Isole del Sud!- replicò grintoso Thomas.
-Sì, ma il nostro nemico più forte è qui!- sbottò Filip e indicando con un gesto furioso il viso del re- Un altro attentato può essere la fine per Peter e crollerebbe la fiducia degli altri stati nella nostra politica interna, perderemmo comunque la faccia!-. Il re vide lo sguardo di Thomas perdere la sua fiducia e poi l’ambasciatore cominciò a mormorare qualche parola di scusa, infine guardò il fratello maggiore ma senza soffermarsi neanche un attimo sulla lunga cicatrice. Peter si trovò a pensare chel’unico fratello che aveva sempre avuto il coraggio di fissare quella cicatrice, e di addirittura toccarla, almeno una volta, fosse stato Hans.
-Calmati.- ordinò tranquillo il re al Filip che era diventato un po’ rosso in viso per lo sforzo di alzare la voce, quest’ultimo prese la sua tazza con un gesto furente e iniziò a sorseggiare con veloci sorsi il tè. Peter si rivolse a Thomas con un sorriso calmo.
-Thomas, so che come Ministro degli esteri, hai a cuore che la nostra reputazione all’estero sia immacolata, ma non posso permettermi un grave atto di forza come la pena di morte. Sono finiti i tempi in cui la famiglia reale si faceva a pezzi tra di loro. Dobbiamo essere uniti per tenere l’equilibrio a corte-.
    Thomas stava ascoltando il fratello maggiore con uno sguardo di puro disappunto che aumentava a ogni parola pronunciata e, infatti, si espresse con parole secche e vere – Noi non siamo uniti-. Il suo linguaggio del corpo divenne più chiuso e poi Thomas, indicando imperiosamente i due fratelli maggiori, disse con voce autoritaria- Voi sire, il principe Jakob, l’ammiraglio, fratello Andreas e il principe Filip lo siete … con i vostri segreti e i vostri intrighi.-
-Ma noi no- si auto indicò Thomas, riferendosi agli altri principi minori e il re capì quanto fossero  vere quelle dure parole .Aveva sbagliato tutto con i suoi fratelli minori?Aveva tentato di difenderli e invece riusciva a sentire la distanza che si era creata fra loro negli anni, la distanza che avvertiva adesso in Thomas era la stessa di Hans.
-Hai perfettamente ragione Thomas-, mormorò piano Peter e un’espressione sconcertata apparve sul volto di Thomas che si sentì indeciso se esultare per quella piccola vittoria oppure sentirsi confuso dall’atteggiamento del re. Filip si sentì invece fuori luogo, lo scatto precedente d’ira non era rappresentazione della sua natura, a lui piaceva discutere aspramente solo di affari e quella situazione stava diventando insostenibile.
-Come ben sai Thomas, in ogni caso dobbiamo mantenere le apparenze- disse pacatamente il re per poi fissare duramente i fratelli e parlare con una voce indiscutibile- Mantenere le apparenze-
Calò il silenzio nella sala da pranzo.

 

Note dell’autrice
1.Nel film Frozen c’è un dignitario francese che dice appunto la frase “ vedremo cosa ne pensarono di quello che ha fatto i suoi dodici fratelli”, con questa frase si capisce che Hans è orfano e quindi il fratello maggiore è il re (altrimenti avrebbe detto suo padre e i suoi dodici fratelli). Poiché è il francese ad accompagnare Hans a casa (a detta del sito WIKIA), ho pensato che deve essere uno che conosceva la famiglia reale delle isole e qui ho enfatizzato che è amico di Peter.
2.Se ci sono errori non esitate a farmelo sapere, l’obiettivo di quest’anno è diventare come Giovanni Papini ^^.
L’intrigo si sta scoprendo, la moglie del re era una strega… la madre di Hans era fuori di testa e un terribile segreto è tenuto nascosto dai fratelli maggiori. Hans sa qualcosa o il fatto di essere sempre tenuto all’oscuro, ha fatto nascere il sentimento di sfiducia verso la sua famiglia?

SCHEMA DELLA FAMIGLIA REALE

1.RE: Peter Simon 47 anni, ha 24 anni di differenza con Hans.

2.

3.AMMIRAGLIO CAPO MAGGIORE DI DIFESA e MINISTRO DELLA DIFESA Johannes 44 anni, ha 21 anni di differenza con Hans(Può sembrare fuori di testa con la sua mania dell’etichetta ma in realtà ha più sale in zucca di tutti i primi cinque fratelli)

4.SACERDOTE: Andreas 43 anni, ha 20 anni di differenza con Hans

5.MINISTRO DELL’ECONOMIA: Filip 41 anni , ha 18 anni di differenza con Hans(non prendete male che volesse far punire Hans fisicamente, per quello che ha fatto è il minimo e allora si ragionava così)

6.MINISTRO DEGLI ESTERI/AMBASCIATORE: Thomas 37 anni, ha 14 anni di differenza con Hans. Non è cattivo, solo esaurito. Però lo detesto, quando credevo di aver finito di pensare come fare tutti i fratelli di Hans, mi sono resa conto che mancava uno all’appello ed era il sesto.

7.

8.

9.PRINCIPE REGGENTE:  Jakob Alfæus 29 anni, ha 6 anni di differenza con Hans

10.UOMO D’AFFARI:Thaddæus 27 anni, ha 4 anni di differenza con Hans (dovrebbe essere il gemello buono, bastardo quanto l’altro ma almeno ogni tanto si rende conto che deve star zitto)

11.UOMO D’AFFARI:  Simon Zelatus 27 anni, ha 4 anni di differenza con Hans (Simon è quello che pensa tra i due e organizza scherzi come se avesse 10 anni. È terrorizzato dall’ammiraglio)

12.

13.AMMIRAGLIO Hans 23 anni

 

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Capitolo 5
*** Capitolo IV-Non c’è nulla di logico ***


capitolo 2

Sono stata aiutata a correggere questo capitolo da un’altra brava fanwriter, ecco il collegamento diretto al suo profilo di EFP. La ringrazio per il suo strepitoso aiuto.Se ci sono errori, la colpa è mia, perché ho rimesso mani sulla storia dopo anni!

Capitolo IV
Non c’è nulla di logico

 

Il re si svestì delle sue vesti regali e indossò gli abiti per la notte. Nella sua camera regnava il silenzio di chi era stanco di affrontare la giornata, Peter si distese sul letto e sentì immediatamente la schiena ricevere i primi benefici sotto forma di una sensazione tiepida lungo la spina dorsale. Si sentiva stanco di tutto, della giornata, dell’essere re e di tutti i suoi sbagli: gli sembrava, che nella vita, non avesse preso mai una sola e dannata decisione giusta. Si girò su un fianco e aprì un cassetto del comodino che si trovava accanto al letto, attivò un piccolo meccanismo e comparve uno scompartimento segreto che conservava un medaglione. Un bellissimo medaglione in argento, appartenuto alla defunta sovrana, era appoggiato su un piccolo cuscino rosso era completamente coperto da uno strano strato di ghiaccio. Il re afferrò il medaglione aiutandosi con un fazzoletto che era nello stesso scompartimento, avvertì il freddo del ghiaccio attraversare la stoffa e giungere la pelle e Peter rabbrividì perché aveva sempre detestato il freddo. Si distese sul letto e tenne in alto il medaglione, quasi come se fosse la lama di ghigliottina, il monile oscillava lentamente freddo e inscrutabile.
-Non ti aprirai mai?-, la risposta non arrivò, il silenzio rimase a far compagnia al vecchio re finché non udì qualcuno attivare i meccanismi della porta segreta che conduceva alla sua stanza, ma lui non si preoccupò: solo una persona poteva attivarli ma, per essere sicuri, Peter portò la sua mano sotto il cuscino e strinse un pugnale nascosto.
-Buonasera-, disse un uomo con una bella voce rilassata.
Peter non si mosse dalla sua posizione, continuò a studiare l’oggetto e salutò laconicamente.
-Jakob … -
    Jakob era il secondogenito della famiglia, al contrario di Peter, aveva ancora una folta capigliatura castana senza nessun segno della vecchiaia, invariata dalla giovinezza, e il suo viso era meno segnato dalla vita, anche se dei folti baffi coprivano le sue labbra sottili. Gli occhi erano verdi e vigili. Non era vestito come un principe, il corpo, che non aveva nulla da invidiare a un trentenne, era fasciato da una divisa scura, formata da una giacca a doppio petto e pantaloni fascianti in cui s’intravedevano degli stivali lucidi, neri e dall’aspetto possente. Jakob si avvicinò al letto di Peter rimanendo in silenzio e guardandolo dall'alto verso il basso e poi i suoi occhi caddero sul medaglione. Tese la mano e gli chiese se poteva avere l'oggetto. Peter gli passò il medaglione e si mise a sedere sul letto, Jakob fece scorrere tra le mani il medaglione avvolto nella stoffa senza dire una parola.
-Hai provato a forzare il medaglione dopo averlo messo vicino al fuoco?- domandò Jakob serissimo e Peter alzò gli occhi al cielo, esasperato.
-Jakob, è un medaglione sigillato da un potente maleficio, secondo te basta metterlo vicino al fuoco per sciogliere il ghiaccio?- il tono del re era diventato sarcastico e petulante ma Jakob rimasse in silenzio, in attesa.
- Comunque ci ho provato e non ha funzionato-, ammise con un filo di voce mentre Jakob sorrise teso, odiava vedere il suo re e, soprattutto, suo fratello maggiore in quello stato.
    Sebbene avessero meno di un anno di differenza, i due fratelli erano completamente diversi. Peter era nato in una giornata di fine autunno, con l'inverno che si affacciava alle porte portando il pericolo di tempeste violente e spaventose, tipiche di quella stagione. Il giorno della sua nascita aveva caratterizzato Peter, era nato con un sentimento di perenne preoccupazione che l'aveva segnato per sempre, infatti, sembrava molto più vecchio di Jakob. Quest'ultimo invece era sempre positivo e fin troppo spensierato come il giorno di tarda primavera in cui era nato. Nonostante le nette differenze caratteriali, i due lavoravano in piena sinergia proprio come delle ruote dentate. Jakob era l’uomo fidato del re e il suo Real protettore, una guardia del corpo che si occupava solo dell’incolumità dei membri della famiglia reale, l’unico che poteva permettersi di conoscere le debolezze del sovrano.
    Il secondogenito avvolse completamente il medaglione nel fazzoletto di stoffa e lo posò delicatamente sul comodino, Peter lo invitò a sedersi e Jakob spostò una piccola poltrona vicino al letto e si sedette accavallando le belle gambe. Peter lo guardò, intuendo che presto l'uomo avrebbe iniziato a parlare e, infatti, così fu.
-Si può sapere perché diamine mi hai mandato una lettera?- per rafforzare le sue parole, Jakob estrasse dalla tasca della sua giacca la lettera del fratello di due settimane prima.
- Eri fuori e speravo che se avessi avuto un po’ di tempo, saresti riuscito a pensare qualche idea interessante-.
    Jakob annuì con aria fiduciosa- Non so se ti piacerà l’idea, ma potresti mandare Hans nelle corti dei nostri alleati e se si renderà utile, potrà tornare qui o rimanere lì, ovviamente senza titolo. Personalmente inizierei con il regno di Avan che è il più vicino a noi e potremmo controllarlo-. A sentire nominare il regno dell’odiata e amata alleata, il re perse le staffe e con un tono di voce diverso da quello che usava abitualmente esclamò: -Non manderò Hans laggiù! Quella donna ha reso la sua corte un ritrovo di concubini! Come si può essere indecenti alla sua età?!-. Jakob non batté ciglio di fronte alla reazione spropositata del fratello e disse con tono rassicurante ma divertito perché si era sempre domandato quale fosse la vera natura del rapporto dei due regnanti - Calmati Peter, era per la vicinanza che l’ho proposto. Per via degli avvenimenti che sono accaduti di recente, non manderei mai più Hans da nessuna parte senza il nostro controllo e mi costa un po’ a dirlo: sulla maggior parte delle tue decisioni sono sempre stato d’accordo ma avresti dovuto dare un po’ di più di libertà ai nostri fratelli minori per evitare che scoppiassero com’è accaduto con Hans -. Il re rimase assorto per un attimo, l’angoscia e il rimpianto dipingevano il suo volto e quando riprese a parlare il suo tono era tornato impassibile -Come hai detto tu, mandare Hans senza controllo è una follia. Non ho idea di che cosa potrebbe passargli nella testa se guadagnasse un attimo di libertà, per quello che potremmo prevedere, potrebbe tentare di vendicarsi delle reali d’Arendelle -.
-Hans non è stupido, non proverebbe a vendicarsi se non è convinto di farcela. Ha fallito una volta e sa che non saresti così magnanimo da tenerlo vivo come adesso se dovesse fare qualche sciocchezza: una volta morto non potrebbe continuare a coltivare la sua ambizione- ribatté Jakob ma il re reagì a quelle parole sospirando pesantemente e parlando a Jakob con voce addolorata, senza neanche premurarsi di nascondere il suo stato d’animo.
-Jakob, avrei preferito se mi avessi detto che Hans non ci vendicherebbe perché non è un assassino. Quello che ha fatto ad Arendelle è terribile e anche se non ci sono state vittime, resta che Hans ha ingegnato deliberatamente di uccidere due innocenti per conquistarsi un trono. Le persone che hanno cospirato contro di me non mi hanno ucciso eppure le definiamo assassini, qual è la differenza tra loro e Hans?- Peter si accarezzò la cicatrice sul lato sinistro del volto, che era la più sincera testimone delle cospirazioni subite nella sua vita.
    In quel momento, ogni gesto e parola Peter avevano una sfumatura disperata … nessuno, a parte Jakob, avrebbe potuto vedere il re così indifeso e piegato dall’angoscia, solo il secondogenito aveva il diritto di conoscere quel lato del re. Jakob lo guardò triste, sapeva che Peter credeva di essere l’unico responsabile della situazione spinosa ma non era così, anche gli altri fratelli maggiori e lui sapevano troppe cose per potersi lavare le mani della situazione.
-Se vuoi farlo condannare come assassino, farlo. Non ti giudicherò- la voce di Jakob era dolce e sincera anche se sentì un brivido di paura, stavano diventando come il loro temuto padre? Il solo pensiero bastò a spaventarlo, se Peter odiava suo padre, Jakob ne era terrorizzato. Peter guardò Jakob, non sfuggendogli quell’attimo di esitazione, c’era dell’ironia nell’espressione che riservava a se stesso piuttosto che al secondogenito.
-Come re dovrei, come fratello voglio dargli disperatamente un’altra possibilità, ma non so come dargliela e se l’apprezzerebbe- Peter si distese sul letto sconfitto e si chiuse nel suo mutismo.
    Jakob si alzò dalla poltrona e vagò per la stanza senza sosta, finché non s’imbatté nella lettera ancora chiusa di Matthæus sulla bella scrivania del re. Il secondogenito della famiglia reale prese la lettera e, dalla sua posizione, la mostrò al re. Peter comprese l’intenzione del fratello e disse che poteva leggere- Se consiglia che devo condannare a morte o esiliare Hans non dirmelo. Che cosa passa per la testa ai nostri fratelli? Eravamo così sanguinari alla loro età?- domandò stizzito il re a Jakob che rispose altrettanto irritato- Per favore, noi di sangue ne abbiamo visto fin troppo-. Jakob domandò al re chi avesse avuto l’idea della pena di morte, Peter raccontò concisamente della spiacevole chiacchierata con Thomas. Il secondogenito rimase in silenzio tutto il tempo, annuendo di tanto in tanto e poi gli disse che Thomas aveva ragione su un punto.
-Siamo stati allevati così da nostro padre, i primi cinque principi regnano e siamo come le cinque isole principali, indipendenti ma collegati tra noi. Su questo Thomas non ha torto -, commentò Jakob. Stancamente Peter concordò e poi aggiunse con un tono flebile:-I nostri segreti hanno allontanato i nostri fratelli da noi-, infine tornò al suo silenzio e Jakob curiosò sulla sua scrivania finché non riuscì a trovare un tagliacarte per aprire la lettera. Una volta aperta, a Jakob ci volle un minuto per decifrare la scrittura stretta di Matthæus prima di iniziare la lettura.

 Carissimo re Peter
Sono in buona salute, grazie per avermelo chiesto e vi ricordo che non dovete più preoccuparvi di me: ormai sono abituato al freddo pungente delle montagne di Elvezia e non mi ammalò più facilmente come all’inizio. Se tornassi nelle Isole, probabilmente avrai qualche difficoltà ad abituarmi ancora all’ambiente. La mia assistente Ludovika vi saluta caldamente. Riguardo al contenuto della lettera posso esprimermi solo parzialmente perché non conosco tutti i fatti e, soprattutto, la versione di Hans. Un tempo avrei difeso Hans perché sapevo che non avrebbe mai fatto nulla di così orribile: era solo un bambino sveglio, indifferente allo studio delle materie non predilette (Dio solo sa quanto abbia penato per insegnarli il latino) finché ha iniziato ad allontanarmi. Ho provato più volte a cercare un confronto ma lui mi ha evitato.
Non ho ancora nessuna idea sul perché di questa scortesia né che tipo di uomo sia diventato, ma vorrei essere in grado di raddrizzare la sua strada almeno un poco: probabilmente non è per nulla logico voler aiutare qualcuno che si è comportato in quel modo, però voglio farlo.
Mandalo da me, magari un periodo lontano dagli intrighi di corte potrebbe fargli bene, in questo modo lo terrei d'occhio.
Dottor Matthæus Westergård.

    Jakob aveva letto la lettera a mente per poi rileggerla ad alta voce per Peter, una volta che ebbe dichiarato che il principe Matthæus aveva intenzioni pacifiche. Una volta finito di rileggere entrambi uomini rimassero in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri: Jakob fissava la firma di Matthæus pensando a quanto fosse diverso quest’ultimo da Hans. Matthæus aveva trovato la sua dimensione al di fuori della vita di corte e della famiglia reale, tanto da firmarsi semplicemente come dottore che come principe. Hans invece, nella sua infinita ambizione, si sarebbe sentito forse appagato se al suo nome avesse potuto aggiungere un titolo come il re di qualcosa. Non che Matthæus non fosse ambizioso però aveva un’ambizione sana che forse poteva insegnare qualcosa a Hans.
-Non sarebbe una cattiva idea mandarlo da Matthæus- disse ad alta voce Peter, sorprendendo non poco Jakob, era esattamente quello che stava per dire lui.
-Spero solo che se lo facessimo, dopo i gemelli non pretenderebbero di avere con loro Hans- continuò il re un po’ più sereno.
-Mandarlo dai gemelli sarebbe una pessima idea: se li uccidesse credo che nessuna corte lo condannerebbe-, scherzò anche Jakob anche se era vero che i gemelli erano insopportabili e avevano sposato due arpie. Il re sorrise a mo’ di risposta e Jakob domandò quante riposte ancora attendeva.
-Tre: Johannes, Matthias e Bart, anche se non credo che avrei dovuto chiedere consiglio a quest’ultimo-.
-Bartholomæus però ha sempre avuto un ascendente su Hans. Potrebbe aiutarlo- disse Jakob, che era tornato a sedersi sulla poltrona vicina al letto del re, mentre Peter si era messo a sedere sul materasso per rispondere al fratello guardandolo negli occhi. L’espressione di Peter era un misto di due emozioni, lo sconvolgimento e il disappunto ed era così strana a vedersi che indusse il secondogenito a sorridere leggermente.
-Ascendenza?Ovvio, qualunque ragazzino ammirerebbe il fratello maggiore che riesce a sedurre qualunque donna, gli capiti alla sua vista. Mi stupisco sempre che Hans non sia diventato un dongiovanni come lui-, commentò acido Peter. Disapprovava con tutto se stesso il comportamento di Bartholomæus, se non avesse avuto la certezza che il maleficio su di lui fosse stato spezzato, Peter non gli avrebbe mai accordato il permesso si lasciare le Isole, l’avrebbe tenuto volentieri sotto chiave. Jakob ripose dicendo che probabilmente Hans preferiva il potere al correre dietro le sottane.
-Sai Jakob, non ho idea che cosa sia peggiore: Hans che quando va all’estero torna con un’accusa di tentato omicidio, tra altra fondata, oppure Bartholomæus che riesce a rovinare qualsiasi rapporto civile con gli altri stati perché ha sedotto qualcuno che non doveva-. Jakob scoppiò a ridere genuinamente alle parole del re e con malizia disse:-Penso di preferire Hans. Il mio più grande incubo è che un giorno almeno venti donne busseranno alla porta del castello con un bambino in braccio dichiarando che è di Bartholomæus -.Il re si unì alla risata di Jakob con un sorriso -È anche il mio incubo, spero che non accadrà mai-.Dopo un'altra sonora risata da parte di entrambi i reali e un piccolo brindisi con un liquore conservato appositamente per le occasioni speciali nella stanza del re, accompagnato dalle parole "Non arrendersi mai", Jakob si congedò e si diresse nelle sue stanze.Peter rimase solo ma era leggermente più sereno.
    I giorni seguenti passarono tranquilli e senza particolari emozioni, l’unica lettera che dovette affrontare il re fu da parte del Mastro raccoglitore dell’acqua, che nel suo rapporto annuale prevedeva una raccolta meno produttiva dell’anno precedente. La causa era stata lo strano inverno di quell’anno, secco e con occasionali tempeste troppo pericolose per raccogliere l’acqua. Il Mastro sperava in una primavera piovosa che avrebbe potuto sopperire le mancate raccolte dell’inverno ma consigliò di prepararsi al peggio ed essere pronti a utilizzare la riserva d’acqua pura della montagna o meglio del vulcano. Il re lesse la lettera e decise che avrebbe risposto dopo pranzo, era domenica e aveva del tempo libero, per cui decise di cercare Caterina e di proporle una passeggiata. Mandò una domestica a chiamarla ma gli fu detto che la principessa non era nelle sue camere. Il re intuì che la ragazzina era andata nelle segrete a trovare Hans in gran segreto, Peter rimase piacevolmente sorpreso di come effettivamente Caterina fosse in grado di rendere invisibili i suoi spostamenti, evidentemente aveva deciso di seguire le sue raccomandazioni. Guardò il fratello Jakob di fianco a lui e lo invitò a congedarsi.
    Il re andò nelle segrete a controllare se ci fosse effettivamente sua figlia, quando arrivò, fu molto attento a non fare nessun rumore non volendo far percepire la sua presenza. Le segrete erano particolarmente allegre quel giorno, il secondino era di fianco alla porta della cella di Hans e da lì provenivano le tranquille voci di Caterina e di Hans, la guardia non era sola, c’era anche Kaldwin, la personale guardia del corpo di Caterina, una giovane coetanea al principe Hans che indossava la divisa dei Real protettori del regno. Peter, nascosto dietro a una colonna, non riusciva a capire cosa stessero facendo sua figlia e suo fratello in cella, finché non sentì Caterina strillare “scacco” come la peggiore popolana al mercato. Dopo appena un paio di minuti il re sentì invece la voce del fratello annunciare tranquillo- Scacco matto-.
Caterina ferita nell’orgoglio iniziò a protestare- Non vale Hans! Non puoi farmi una mossa del genere sotto il naso! Mi hai fatto assaporare la vittoria e poi me l’hai portata via! Non è giusto!-.
-Così va la vita, Caterina. Te lo dico per esperienza personale- disse tranquillo e pacato il principe Hans.
-Nuova partita- strillò per niente da principessa Caterina mentre l’altro rideva genuinamente.
-Va bene, questa volta però io userò gli scacchi bianchi- disse Hans. Caterina invece rifiutò dicendo che quando si giocava con bianchi si aveva più possibilità di vincere.
- Hai usato i pezzi bianchi per tre partite, ne hai vinta una sola perché ti ho lasciato vincere: direi che la regola non funziona con te- rispose sornione Hans e la nipote ribatté che si stava riscaldando e lei poteva batterlo senza il suo aiuto.
-Per favore zietto, gioca con gli scacchi neri- supplicò la principessa.
-Per favore nipote, non chiamarmi zio, che mi suona strano-, replicò ironico il principe Hans e la ragazza concordò.
    Hans iniziò a risistemare la scacchiera mentre Caterina uscì dalla cella e andò a parlare con la guardia che, non appena la vide, le fece i suoi ossequi.
-Signor Guardia, potreste spostarsi da qui? Vorrei avere una conversazione privata con il principe Hans, per favore- aggiunse la ragazzina con una vena di dolcezza nella voce sull’ultima parola ma la guardia rispose che le disposizioni del re erano precise e che non poteva disubbidirle.
-Per favore, siate ragionevole. Non credo che mio padre vi abbia ordinato di stare a meno di un metro di distanza dal prigioniero-insistette Caterina.
-Mi dispiace principessa ma il prigioniero deve essere proprio tenuto sotto stretta sorveglianza, a vista d’uomo- spiegò la guardia che nonostante le dure parole, si sentiva diventare meno intransigente.
-Se chiudete la porta a chiave? Dopo potreste anche allontanarvi un po’, abbastanza da permettermi di conversare abilmente con il principe di questioni private- propose la ragazzina tranquilla, la guardia del corpo della principessa la guardava in silenzio, senza proferire parola e in attesa.
-Mi dispiace principessa, qualunque conversazione deve essere sentita e riferita al re, non posso fare nessuna eccezione- rispose la guardia con fermezza. Fu allora che Caterina si tolse i piccoli ed eleganti guanti colore ruggine (1) che indossava e prese la mano della guardia tra le sue- Signora Guardia, apprezzo con tutta me stessa la fedeltà che voi avete verso mio padre, ma una conversazione tra una giovane donna e suo zio non sarebbe di nessun interesse per il re-. La guardia ascoltò le parole della principessa e guardò leggermente sospetto la sua mano tra quelle della ragazzina. Caterina continuò paziente- Non penserà che voglia parlargli di qualche fuga? Se facessi una cosa del genere, sarebbe una pazzia, né io e né il re amiamo le pazzie-.
Kaldwin studiava la scena, Caterina era troppo occupata con la guardia per accorgersi che la sua protettrice la stava fissando.
-Per favore, Signore-, Hans vide la nipote rientrare nella cella tutta trionfante, dopo aver chiesto anche a Kaldwin di allontanarsi, e sentì le due guardie andar via dopo essere stata chiusa la cella a chiave.
    Il re approfittò il rumore dei passi delle guardie per avvicinarsi e quando incrociò lo sguardo dei due soldati, li indusse al silenzio con un gesto della mano. Arrivò giusto in tempo per sentire la figlia rispondere a una probabile domanda dello zio.
-Immagino che mi abbia accontentata perché l’ho chiesto con cortesia-. Una tagliante e ironica risata echeggiò nella cella, era talmente cinica che il re si sentì infastidito ad ascoltarla.
-Oh Caterina, nella vita le cose non si ottengono con la gentilezza, la voce di Hans era diventata di un tratto fredda e sarcastica ma Caterina non ne rimase sconvolta, poiché conosceva benissimo il lato cinico dello zio.
­-Nella vita le cose non si ottengono neanche cercando di fare un colpo di stato, principe Hans-, la replica della ragazzina, altrettanto tagliente quanto quella del principe, strappò a quest'ultimo un sorriso soddisfatto, molto compiaciuto dal fatto che la nipote avesse saputo tenergli testa sul piano dialettico. *
- Touché, a te la prima mossa-. Caterina mosse un pezzo bianco e poi fu il turno del principe Hans, rimassero in silenzio per un paio di minuti per concentrarsi sul gioco e un po’ per colpa di quel “touché” che sembrava aver decretato la fine della conversazione.
-Hans … -iniziò la nipote mentre lo zio giocava (nella speranza di distrarlo un po')- Hai fatto quello che hai fatto perché hai litigato con mio padre?- domandò timorosa e la reazione del principe non tardò ad arrivare, Hans con gesto secco “mangio” il pedone della nipote con un cavallo e il rumore echeggiò nella cella.
-Come fai a saperlo?- domandò Hans con una voce impassibile, anche se Caterina percepì una punta di rabbia.
-O … origliavo e poi avete urlato talmente forte che mi stupisce che non vi abbiano sentito fino ad Arendelle -, continuò Caterina mentre gettava uno sguardo preoccupato alla scacchiera, aveva la vaga impressione che lo zio avrebbe giocato con tutta la sua furia quella partita.
-È una pessima abitudine quella d’origliare principessa Caterina-, il principe scandì ogni parola “come” per farne percepire il peso. Caterina fissò a lungo Hans, il suo volto era tranquillo ma lei sentiva che era arrabbiato e … ferito? Caterina non aveva mai avuto difficoltà a interpretarlo, forse perché avevano passato molti anni insieme quando erano più piccoli e tra di loro c'era un legame fortissimo poiché nei ricordi della principessa c’era sempre stato Hans, un Hans che riusciva a ricordare quelle strane filastrocche di sua madre.
-Che cosa hai sentito?- La voce di Hans la fece tornare alla realtà. La ragazzina tirò un sospiro di sollievo: il tono dello zio era tornato normale.
- Gli hai chiesto spiegazioni sul perché non poteva accordarti il permesso di lasciare il regno senza prima prendere moglie … -
Peter che era fuori dalla cella trattene il respiro, si vergogna da morire di quella discussione, il solo pensiero lo faceva arrossire.
-E quindi saprai cosa mi ha risposto, vero?!- disse Hans, alzando di un tratto la voce. A pochi passi dalla cella Peter si nascose il viso tra le mani, come se volesse nascondersi.
-Ha detto che non ti doveva spiegare nulla e che tu dovevi obbedirgli perché era il re o qualcosa del genere... - spiegò Caterina con un filo di voce, intimorita dalla reazione violenta dello zio. Alle volte i suoi scatti di rabbia la mettevano un po' a disagio, le sembrava di avere di fronte a un'altra persona, completamente diversa da quella con cui era cresciuta nell'infanzia. A mo' di risposta Hans mangiò un altro pezzo della nipote, mentre fuori dalla cella Peter si mordeva le labbra ripensando a quella maledetta sera *.
    Ciò che aveva detto Caterina corrispondeva al vero, la discussione con Hans era stata particolarmente accesa e lo aveva sfiancato mentalmente e spiritualmente. Non era la prima volta che accadevano episodi simili in passato, ma quella volta era stata addirittura peggiore delle precedenti. Finché Peter sarebbe vissuto, non avrebbe mai dimenticato le parole di Hans, cariche di una disperazione profonda covata da lunghi anni di amarezza e rancore *.
-Tu non sei mio padre! Non puoi impedirmi di vivere la vita a modo mio! Non è giusto, non rispondi neanche alle mie domande!- aveva urlato il principe. Avevano mai litigato così aspramente? No ... mai, non con tono di voce insolitamente alto per entrambi. Peter gli aveva risposto- Potrei non essere tuo padre, ma sono il tuo re e mi devi ubbidienza mentre io non ti devo nessuna spiegazione sulle mie decisioni-. Ripensando a quelle parole si morse nuovamente le labbra, si vergognava da morire di quello che aveva detto a Hans: nella sua vita si era promesso che non avrebbe mai usato la carta di essere il re per farsi ascoltare dai suoi fratelli eppure l’aveva fatto, lui che cercava di mantenere sempre le promesse. Aveva visto il viso di Hans assumere inizialmente un'espressione di stupore per poi prendere posto l'ira, i suoi occhi verdi, ricolmi di delusione, si erano induriti e diventati freddi come il ghiaccio *. Peter si era sentito dispiaciuto, ma aveva lasciato andare via Hans, che aveva sbattuto la porta nella furia, senza essere capace di seguirlo perché un re non si rimangia mai la parola, nemmeno a costo di perdere per sempre la stima di un fratello.
    Hans rivolse alla nipote un sorriso indecifrabile e tornò a giocare come se nulla fosse, malgrado il tremore alle mani, causato da quel ricordo spiacevole, tradisse il suo reale stato d'animo.
-Hans, non hai risposto alla mia domanda- disse perentoria la ragazzina.
Il prigioniero continuò a giocare, sembrava non essere più intenzionato a rispondere finché non disse sibillino.
-Può darsi … -.
-Può darsi?-domandò Caterina con una smorfia di disappunto, non era quella la riposta che attendeva.
-Ti aspettavi una differente risposta?-domandò il principe Hans con finta dolcezza alla nipote.
-Un uomo del tuo calibro dovrebbe dare riposte più articolate- Caterina rispose, piccata. Questa volta Hans sospirò pesatamente, perché sapeva quanto potesse essere tenace Caterina a volere ottenere qualcosa, e lasciò stare il gioco, scollò le spalle come ci fosse qualcosa appoggiato sopra a infastidirlo e poi fissò la nipote.
-Caterina, sei la prossima sovrana delle Isole del Sud, hai un ruolo e un posto a cui appartieni. Io non ho quel posto e non ho mai creduto che potessero essere le Isole-. Caterina deglutì nervosa, c’era una parte di lei che si sentiva obbligata a difendere il suo futuro regno ma sapeva che lo zio aveva ragione, le Isole dovevano rappresentare il paradiso dei sogni infranti per un principe così lontano dalla linea di successione, soprattutto per uno ambizioso come Hans.
-A volte nella vita ci si deve allontanare dalla propria famiglia per conquistarsi una propria identità e una propria dignità come persona-, spiegò il principe:-Sono quasi dieci anni che chiedo spiegazioni al re sul perché abbia ripristinato quella stupida legge e per troppo tempo non ha voluto darmi quella risposta-. La legge a cui faceva riferimento Hans era una strana legge delle Isole del Sud, da sempre caratterizzata da una famiglia reale numerosa di figli maschi. La legge in questione considerava i principi una proprietà del sovrano, la stessa condizione di un servo della gleba, per cui, se un principe voleva vivere lontano dalle Isole doveva ottenere il permesso dal re (ufficialmente un altro stato doveva richiederne la presenza) oppure sposarsi, in quel caso il principe cessava di essere una proprietà del sovrano. Quella legge era stata scritta per evitare che i principi rimanessero scapoli e che portassero disonore al regno, sollecitando unioni che potessero aumentare potere e il prestigio delle Isole. Quella legge, fortunatamente, era caduta in disuso ma il moderno Peter l’aveva ripristinata una decina di anni prima, allucinando i giovani principi, tra cui Hans, che si erano visti catapultati nel medioevo dallo stesso re che stava rinnovando le Isole a livello sociale.
    Il tono di Hans divenne ancora più duro- Sinceramente mi sono stufato, come tredicesimo principe non ho nessun obbligo di rimanere qui e quindi posso vivere la mia vita come mi aggrada-. Caterina rimase in silenzio, incapace di poter ribattere le parole dello zio, rievocò nella mente una strofa di una delle canzoni marinaresche più famose delle Isole:
 

“ Cinque principi a regnare
Gli altri sono mandati al fronte!
Il mare è la nostra dolce amante
O la nostra spietata madre”

 
Con una punta di rammarico Hans continuò- Sua Maestà Peter non mi ha neanche spiegato perché abbia permesso che il principe Bartholomæus lasciasse le isole pur non essendo sposato come previsto dalla legge e, per di più, la sua presenza non è stata richiesta da nessuno stato. È uno scrittore, poteva rimanere qui –. Nel nominare il fratello maggiore, la voce di Hans diventò amara e pensare che in passato lo avesse ammirato molto, tanto da voler diventare come lui, invece le bugie e le omissioni li avevano inesorabilmente allontanati.
    Il re ascoltava ogni parola del principe immobile e senza reagire perché erano vere e lui era in posizione indifendibile ma Hans non poteva sapere che non era stata la volontà di Peter trattarlo in quel modo, era stato costretto. Non poteva fare a meno di pensare che in qualche modo la sua ambiguità avesse contribuito a rendere Hans l'uomo che era adesso: un uomo che non aveva alcuno scrupolo a manipolare le persone a proprio piacimento pur di ottenere ciò che voleva. Intanto Caterina rimase in silenzio e mosse uno dei pezzi, un alfiere che avrebbe potuto mangiare la regina nera di Hans se non fosse stato mangiato da quest'ultima. Tuttavia l'alfiere non costituiva il vero pericolo: in realtà era una trappola ben piazzata, se Hans ci fosse cascato, la sua regina sarebbe stata mangiata dal pedone posto accanto all'alfiere di Caterina. Farsi mangiare la propria regina da un pedone era la peggiore umiliazione per uno scacchista allenato come lui, perché il pedone era un pezzo semplice, però non andava mai sottovalutato: una volta raggiunto il lato opposto della sua posizione iniziale, poteva diventare qualunque pezzo della scacchiera ad eccezione del re. Hans protesse la sua regina con la torre e capì quanto in realtà lui assomigliasse simbolicamente a un pedone … poteva diventare qualunque pezzo tranne il re (2). Mentre i due continuavano a giocare senza proferire parola, il re si allontanò senza far rumore e uscì dalle segrete con la pesante consapevolezza di non essere stato né un buon re né un buon fratello maggiore.

 NOTE DELL’AUTRICE
Ammetto che la ff mi è sfuggita dalle mani, inizialmente avrebbe dovuto proprio essere una raccolta di lettere ma sono soddisfatta del risultato. Nel prossimo capitolo si capiranno un po’ di cose, ovviamente. Spero che vi piaccia come ho tratteggiato Hans.

1)   I Guanti, questi sconosciuti che tutti cercano la simbologia del perché Hans li porta con la teoria più comune di FireHans. I guanti erano un accessorio che tutti i nobili indossavano, con l’obbligo di toglierli quando mangiavano (perché è antigienico). Nell’ottica Disney siamo abituati a vedere principesse senza guanti ma in realtà è antistorico, anche Anna dovrebbe indossarli come Elsa (magari non la versione casalinga disperata). Il perché Hans indossa i guanti, è semplice, gli uomini dovevano portali (avevano un’etichetta ancora più formale delle donne ò-Ó a riguardo) e ,soprattutto, portarli per soldato come lui era ancora più utile, perché? Semplice, quando si combatte, le mani nude si sporcano di sangue diventando scivolose e perdendo la presa sull’arma, con i guanti ciò non accade.

2)   Vi ricordate la scena di quando Hans sta per uccidere Elsa, ovviamente sì. Fate caso al movimento di Hans e alla sua posizione. Il principe avanzava dritto ma attaccava diagonalmente proprio come il pedone negli scacchi (è vestito anche di scuro come uno scacco nero). Mentre Anna, quando salva Elsa, si muove come la torre orizzontalmente e difende la “regina/re” Elsa (quando Anna tira il pugno a Hans, lo affronta, ancora una volta, come la torre cioè frontalmente, quindi, viva Anna che uno dei pezzi più forti della scacchiera!).Kristoff a livello di scacchi in quella scena io direi che il cavaliere o il renniere XP.

3)   Le parti con l’* sono quelle in cui ho avuto maggior aiuto dalla mia beta, grazie !!!

 
Ecco lo schema della famiglia reale, sono ormai quasi tutti descritti.
1. RE: Peter Simon 47 anni, ha 24 anni di differenza con Hans.
2. MINISTRO DEGLI INTERNI: Jakob 46 anni, ha 23 anni di differenza con Hans.
È una persona d’azione e ha una grande intelligenza emotiva. Sa trattare con Peter anche se tende ad essere un po’ accondiscendente. Nei rapporti extrafamiliari tende a essere volubile soprattutto nei momenti di stress.
3. AMMIRAGLIO CAPO MAGGIORE DI DIFESA  e MINISTRO DELLA DIFESA Johannes 44 anni, ha 21 anni di differenza con Hans
4. SACERDOTE: Andreas 43 anni, ha 20 anni di differenza con Hans
5. MINISTRO DELL’ECONOMIA: Filip 41 anni , ha 18 anni di differenza con Hans
6. MINISTRO DEGLI ESTERI: Thomas 37 anni, ha 14 anni di differenza con Hans
7. SCIENZIATO : Matthæus 33 anni, ha 10 anni di differenza  con Hans
Paziente, buono (insomma il meno incasinato in famiglia, in pratica la pecora nera, ha fatto da insegnate ai fratelli minori prima di aver il permesso di lasciare le isole).è l’Anna della situazione, perché Hans l’ha allontanato. Cantate “ Do you wanna do a scientific project!” XD
8. SCRITTORE DANDY: Bartholomæus 31 anni, ha 8 anni di differenza con Hans
Estroverso, vanitoso ma fedele e coraggioso servitore del regno. Non vedo l’ora di farlo incrociare con le sorelle d’ Arendelle.
9. PRINCIPE REGGENTE: Jakob Alfæus 29 anni, ha 6 anni di differenza con Hans
10. UOMO D’AFFARI:  Thaddæus 27 anni, ha 4 anni di differenza con Hans
11. UOMO D’AFFARI:  Simon Zelatus 27 anni, ha 4 anni di differenza con Hans
12.   
13.AMMIRAGLIO : Hans 23 anni

 

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Capitolo 6
*** Capitolo V- La ballata dell'Ammiraglio ***


capitolo 2

N.B: ci sarà una piccola cross-over in questo capitolo). Un ringraziamento alla mia Beta-reader Taiyou_no_Himiko 

Capitolo V
La ballata dell’Ammiraglio

 
Il regno era un arcipelago di venti isole e le spiagge di quest’ultime erano bellissime e aperte al pubblico ma era proibito l’accesso a una sola ed era quella del castello reale. Il popolo aveva inventato curiose storie attorno alla spiaggia “reale”, anche il semplice accesso era divenuto leggenda: si raccontava che per accederne si dovesse affrontare una statua enorme di Nettuno o di un Tritone armato di tridente … gli sciagurati senza sangue reale avrebbero assaggiato l’ira funesta dell’arma. La leggenda più diffusa era che però nelle acque di quella spiaggia abitassero le mitiche e intriganti creature chiamate sirene. Il divieto assoluto di entrare in quella spiaggia aveva inoltre alimentato l’idea che le sirene fossero le consigliere magiche dei reali delle isole del Sud da secoli e la famiglia reale le difendesse.
    Peter era un uomo ligio al dovere e raramente si concedeva un po' di tempo libero per se stesso ma, il giorno successivo ai discorsi sentiti nelle segrete, disse ai suoi collaboratori che si sarebbe preso il pomeriggio di riposo. A nessuno fu dato sapere che cosa il re dovesse fare e dove andasse, ad eccezione del principe Jakob che doveva essere sempre informato sui suoi spostamenti poiché sua guardia del corpo. Peter raggiunse la spiaggia del castello tramite un corridoio segreto (ce ne erano parecchi e conducevano in zone molto diverse del castello) e una distesa spiaggia di color rosso lo accolse, il vento gli scompigliò i capelli, ingrigiti dalle disgrazie di una vita, e l’odore del mare lo avvolse rinfrescando i suoi sensi. Peter si sentì vivo e orgoglioso della bellezza naturale del suo regno. Il paesaggio di fronte a sé era composto di alte dune di sabbia che sorgevano nella spiaggia, coperte da strani pini arrampicanti, e dal mare trasparente e infinito nella sua bella. L’acqua era calma e, con il sole che stava tramontando, aveva assunto una sfumatura rossa che sembrava confondersi con quella della spiaggia. Era un infinto rosso che si ergeva davanti agli occhi estasiati di Peter, che si limitò a sorridere, quasi senza parole perché intonò senza volerlo una vecchia canzone popolare a bocca chiusa. Dopo aver goduto di quella meravigliosa vista per pochi intesi attimi, Peter si avviò verso il bagno-asciuga fermandosi pochi passi prima, da quella posizione estrasse il suo fedele pugnale dal fodero, quello che nascondeva sotto il cuscino, lo vibrò in alto e con voce tuonante disse- Davanti alla regina dei sette mari Attina, io, il re Peter delle Isole del Sud, mi disarmò. Chiedo nell’infinita grazia della regina di concedermi udienza-. Il re ripose il pugnale nel fodero e lo poggiò sulla spiaggia, rimanendo in silenzio e in attesa.
    Si alzò un vento placido dietro di sé, le onde del mare iniziarono ad andare verso il sole, ormai così basso da sembrare sulla linea dell’infinito. Si formò nell’acqua, ad almeno da una decina di metri dalla spiaggia, uno strano cerchio circondato dalla schiuma del mare dove ne uscì una donna dai capelli castani, che indossava una corona di corallo e stringeva a sé un tridente in pietra bianca e lucente. Avanzò verso il re con grazia e con calma, quando la distanza diminuì, il re riuscì a scorgere la coda da pesce rossa della dama. Peter si arrotolò le gambe dei suoi pantaloni e si avvicinò alla sirena. I due si salutarono affettuosamente e con familiarità, complice il fatto che avevano quasi la stessa età e lo stesso titolo.
-Re Peter, è sempre un piacere incontrarti, anche se non per lieti eventi- disse dolcemente la sirena, non era più giovane, come quando si erano incontrati per la prima volta, ma era una dama quarantenne dallo sguardo scherzoso e integrante, accettò di buon grado il galante baciamano di Peter, anche se quest’ultimo assaggiò inesorabilmente il gusto salato del mare nel farlo.
-Ti ringrazio per la tua disponibilità a parlarmi, Attina -, dichiarò Peter sincero e i due reali si sedettero su uno scoglio per parlare, la regina marina porse la mano e chiese di poter vedere il medaglione. Peter lo slacciò dal suo collo e lo porse alla sirena, la quale lo guardò scettica, rapidamente e duramente lo rimproverò- Non devi portarlo mai al collo, soprattutto appoggiato al cuore, è un oggetto molto pericoloso!-.
-È successo solo questa volta- si giustificò Peter mentre Attina gli rivolgeva uno sguardo di chi la sapeva lunga. Attina, dopo un attimo di esitazione, toccò l’oggetto, tremò e con voce afflitta disse- Dunque è vero, uno dei sigilli non è stato spezzato-.
Peter annuì mestamente, i sensi di colpa gli rodevano l’anima e la regina chiese se si trattasse del tredicesimo, Hans.
-Come fai a saperlo?- domandò sbalordito.
- Ci sono delle sirene ad Arendelle e mi hanno fatto rapporto, non capita tutti i giorni che il mare si ghiacci- rispose tranquillamente Attina.
Peter si passò una mano tra i capelli, stancamente- Non capita neanche che un principe cerchi di uccidere una regina con un pugnale durante la sua cerimonia d'incoronazione -.
-Con la spada, ha cercato di tagliarle la testa- ci tenne a precisare Attina e Peter si sentì spiazzato.
-Fantastico, non sa che certe cose vanno fatte in privato?-disse rabbioso Peter. Se proprio Hans ci teneva tanto a fare l'usurpatore, doveva imparare parecchie cose, come ad esempio l’arte della riservatezza.
-Non poteva sapere che delle sirene riuscivano a guardarlo attraverso il ghiaccio-, la voce di Attina si spezzò- Alcune di loro hanno sperato che lo facesse, così sarebbe tornata l’estate-.
    Peter cercò d’immaginarsi che cosa dovesse essere stata una glaciazione improvvisa per delle creature sottomarine e, come paragone, trovò soltanto l’eruzione improvvisa di un vulcano, il panico e la paura della morte potevano far uscire il peggio nelle persone, togliere ogni traccia di pietà ed empatia.
Si morse le labbra al pensiero del fratello.
- Hans ha ereditato il sangue cattivo dei Westergård - pensò Peter e percepì il suo stomaco in subbuglio: eppure aveva fatto di tutto perché non fosse costretto a tali atti ignobili.
-Peter, che cosa vuoi sapere?- domandò la regina Attina preoccupata dell’espressione ombrosa del suo amico, voleva bene a Peter ma a volte non era sicura di potersi fidare di lui, c’erano troppe ombre nella sua anima. Era stato l’affetto che provavano entrambi per i propri fratelli a unire quei due regnanti, Attina era la sorella maggiore di sei sorelle, di cui una diventa umana e quando guardava Peter, vedeva se stessa … quanto si sarebbe spinta per salvare sua sorella dal patto con la potente Ursula? Si potevano commettere azioni ignobili per proteggere la propria famiglia? (1)
-So che i termini della maledizione sono avvenuti e che succederà qualcosa a Hans, vorrei sapere cosa possa essere e se c’è, ancora qualche speranza- domandò il re, a sentire quelle parole la regina marina gettò uno sguardo di disappunto sul suo tridente, che per quanto potente non aveva potuto nulla contro la maledizione imposta sulla famiglia reale delle Isole del Sud.
- Ripetimi le parole di tua madre, della strega, volevo dire- si corresse la donna sapendo che Peter non considerava più, la donna che gli aveva dato la vita, sua madre, non dopo quello che aveva fatto a lui e al resto dei suoi fratelli. Attina non aveva mai provato un odio così profondo e guardando i capelli ingrigiti di Peter, pensò che non ne valesse la pena ma comprendeva il suo amico. Peter serrò le mani in due pugni e fissò l’orizzonte, uno sguardo di puro odio deformava i suoi occhi.
-Ho ghiacciato il cuore di ognuno di voi, se entro dieci anni non sarete in grado di scioglierlo, diventerete le estensioni del mio odio-
    La voce di Peter divenne più aggressiva, ripensando a quella spaventosa notte in cui aveva sentito quelle parole dalla bocca di sua madre, un mostro assettato di potere e saturo d’orgoglio, e finì la formula- Solo, un atto di vero amore spezzerà la maledizione-. Sua madre aveva sorriso a quella frase, per lei era solo una frase denigratoria e di falsa speranza, cosa ne potevano sapere i suoi figli dell’amore se erano cresciuti dell’odio e disprezzo di un padre e di una calcolata diffidenza e finta isteria della madre? Peter ricordava ancora, che al finire di quelle parole, aveva sentito un dolore al petto allucinante e gli era mancato il respiro come se qualcuno l’avesse immerso nell’acqua fredda e avesse trattenuto la testa sotto, come se il suo cuore fosse stato tagliato a metà da una spada. Rabbrividiva a quel ricordo, era stato così doloroso, non solo la sua agonia ma vedere quella dei suoi fratelli, Jakob, Johannes, Andreas e Filip che erano con lui per compiere il peccato più grande: l’avevano uccisa facendo l’errore più grande della loro vita. Perché, come gli spiegò quella notte di dieci anni prima Attina, la regina madre non aveva lanciato una semplice maledizione … quella l’avrebbe potuto spezzare facilmente con il suo tridente. Era una maledizione con un sigillo e un sigillo può essere spezzato solo da chi lo impartisce o da qualcun altro più potente: Attina, nonostante i suoi sforzi, non era riuscita neanche a scalfirlo e il sigillo era lo stesso cuore dei principi! Una mossa sbagliata o troppo ardita li avrebbe uccisi (2). Attina non aveva mai visto tanta maestria nell’arte magica, era rimasta scioccata, dispiaciuta e impotente.
    L’unica speranza per liberarsi della maledizione, in quei dieci anni, era stata quella frase denigratoria “Solo un atto di vero amore spezzerà la maledizione”. Era stato quello obiettivo di Peter e dei primi quattro principi, spezzare la maledizione … sarebbe stato più facile dichiarare la verità ai fratelli ma la loro madre aveva pensato anche a questo. La regina madre aveva concluso la sua maledizione con un sorriso cattivo- Se informerete della maledizione i vostri fratelli, non artefici del mio omicidio, moriranno (3)- L’unico aiuto concreto che Attina aveva potuto dare alla famiglia reale, era stato creare un campo di forza attorno alle isole, grazie a dei sacrifici simbolici dei primi cinque fratelli, che potesse mitigare gli effetti della temibile maledizione. Il medaglione della defunta Ada era divenuto lo strumento per capire lo stato della maledizione: quando un principe avrebbe sciolto il suo cuore, il monile avrebbe rivelato il suo numero, quello cardinale della sua nascita.
-L’odio Peter non ti porterà da nessuna parte- specificò la sirena ma Peter ringhiò- Come posso non odiarla? Ha ucciso Ada per rubarle i suoi poteri e ha maledetto i suoi figli, per chissà quale ragione-. E Peter si detestava per non aver ascoltato le parole di suo padre, lui l’aveva avvertito sulla pericolosità di sua madre e invece era stato arrogante e cocciuto, l’aveva sottovaluta … sua madre era stata brava a farsi passare per una semplice donna isterica in passato.
    Attina guardò preoccupata l’orizzonte, non era vero che l’odio non porta da nessuna parte, l’odio portava alla vendetta e a volte all’autodistruzione. Guardò il volto invecchiato di Peter e provò pietà.
-Se Ariel non fosse sopravvissuta, che cosa avrei fatto?- si domandò Attina e un’idea brutale le passò nella mente, non era bello pensarlo ma tutti avevano un lato oscuro. Attina posò delicatamente una sua mano su quelle strette del re e lo guardò con affetto, sorrise dolce sperando che quel gesto fosse meglio di una qualsiasi già detta parola di conforto. Peter sospirò pesantemente e sorrise teso a sua volta, l’affetto e la stima che provava per quella dama erano qualcosa a cui teneva. La regina marina ruppe il contatto e, mentre finiva di tramontare, poggiò il tridente sulla sua fronte, il quale s’illuminò. Peter attendeva, perché era l’unica cosa che potesse fare, creando dei piccoli cerchi nell’acqua con i piedi immersi. Neanche più il vento osò soffiare, mentre la regina dei mari pregava in silenzio e quando finì, tornò a guardare il re.
-Da quanto tempo il sigillo è stato spezzato?- domandò la donna. Peter rispose prontamente che il medaglione si era congelato poco dopo l’imprigionamento di Hans.
-Se non ci sono segni visibili di cambiamento sul corpo del principe Hans, vuol dire che la maledizione è lenta a manifestarsi e forse hai ancora del tempo per salvarlo- Attina parlò calma e decisa ma era preoccupata, quel maleficio sembrava fatta apposta per agonizzare la preoccupazione di Peter, forse la madre ricambiava l’odio del figlio.
-Come faccio? Sono anni che cerco di far incontrare Hans una ragazza capace di scioglierlo ma ha pessimi gusti in fatto di donne-.
Attina guardò ironica Peter - Certo, perché qualunque ragazzo si sentirebbe desideroso a cercare l’amore della sua vita se, dall’altra parte, il suo re gli ha proibito di lasciare le isole senza essere maritato. Hai mai pensato che Hans si è sentito un po’ sotto pressione?-. Peter non riuscì ad arrabbiarsi per la sfacciataggine di Attina e sorrise.
-Non era facile trovare una scusa convincente per tenerli segregatati, senza saperlo, otto giovani uomini- spiegò, in effetti, a pensare a mente fredda quando lui e gli altri quattro principi avevano dovuto pensare a una scusa, era stata una delle discussioni più esilaranti che avessero avuto.
-Immagino mio caro Peter, ma forse non è l’amore di una donna che ammorbidirà il cuore del principe. È tuo fratello, dovresti saperle che cosa è meglio per lui-.
-Ho perso il mio rapporto con lui da anni, per colpa mia- dichiarò Peter ripensando con rimorsi e rimpianti gli ultimi anni passati a litigare con Hans.
-Trova un fratello che possa aiutarti, ma devi far presto. Non so in quanto tempo avverrà la trasformazione nell’estensione dell’odio ma credo che sia il caso di agire più prontamente possibile, prima che sia troppo tardi-. Peter annuì, anche se non capiva bene che cosa la sirena intendesse dire. Prima che fosse troppo tardi in che senso?
-Se dovesse avvenire la trasformazione, avreste un’unica soluzione a riguardo- e la regina indicò l’arma di Peter lasciata sulla spiaggia, che brillò della luce quasi morente del sole. Il re fissò il suo pugnale, il suo stanco cuore ebbe uno spasimo ma sentì la sua fredda voce dichiarare che sapeva cosa intendesse la regina Attina.
    La sirena, in uno slancio d'affetto, abbracciò l'uomo senza nessun preavviso. Per un attimo Peter s'irrigidì, prima di ricambiare l'abbraccio dell'amica. In famiglia nessuno era stato particolarmente affettuoso nei suoi confronti, perché sin dall'infanzia gli era stato insegnato le manifestazioni fisiche d’affetto indebolivano lo spirito e non aiutavano a forgiare il carattere.
-Sii forte, Peter. Non fare dell'odio la tua forza, è quello che avrebbe voluto tua madre, disse la regina con dolcezza. Una piccola lacrima gli scese dall'occhio sinistro. Peter sperò che si asciugasse in fretta o che fosse portata via dal vento. Ormai era quasi buio, la luce delle stelle illuminava abbastanza da poter permettere al re di scorgere sull’orizzonte una nave, che avanzava verso le Isole. Riconobbe lo stemma e sciolse delicatamente l’abbraccio. La sirena rise, quando si rese conto d’aver completamente bagnato il suo amico.
-Sarà difficile da spiegare ai tuoi servitori- disse indicando gli abiti bagnati di Peter con un sorriso sbarazzino sulle labbra.
-Dirò che avevo voglia di fare un bagno vestito- rispose con altrettanto tono leggero Peter e disse che per lui era il momento d’andare.
-Grazie per l’aiuto Attina magari, quando tornerà un po’ di tranquillità nella mia vita, verrò a visitare nuovamente il tuo regno-.
Attina sorrise ironica- Se è una promessa ricordati di mantenerla Peter. Le sirene sono vendicative-.
-Non tu, dolce Attina -, il re si congedò con un altro galante baciamano e risalì la spiaggia, Attina attese di vederlo dileguarsi per sparire anche lei. Un pensiero cupo le passò nella sua mente-Speriamo di non vederlo per il lutto di suo fratello- e tuffandosi tornò al suo regno.
    Se c’era una speranza, se c’era un qualcuno dei suoi fratelli che potesse dire che conoscesse Hans, oltre alle sue assurde maschere era Johannes, l’Ammiraglio capo maggiore della difesa e Ministro della difesa, il terzogenito della famiglia reale. Johannes non tollerava che lo si prendesse in giro, non amava le ipocrisie e, come aveva detto una volta a Peter, - Hans non mi mente perché non gli mento, per questo mi rispetta-. Peter non aveva potuto protestare contro quell’affermazione, lui ometteva, la forma più scaltra e subdola della bugia, troppe cose a Hans da pretendere da lui sincerità. Hans, inoltre, era stato un sottoposto di Johannes e aveva lavorato sulla sua nave durante gli anni dell’accademia. Inoltre Hans era stato un sottoposto del fratello anche durante una guerra difensiva precedente delle Isole e ciò aveva rafforzato ulteriormente il loro rapporto, che aveva sviluppato degli aspetti di cameratismo.
    Hans assomigliava a Johannes, sia nei modi eleganti sia nell’aspetto fisico, soprattutto in viso: l’Ammiraglio era un uomo di quarantaquattro anni dai capelli castano scurissimo (lo stesso colore di capelli di Alfæus) e le bassette rosse sempre impeccabili. La maggior parte degli uomini delle navi rimaneva basita da quella perfezione, perché sapevano bene che l’eleganza di uomo era messa a dura prova dal mare, un pettegolezzo voleva che addirittura Johannes rimanesse impeccabile anche durante la più sanguinosa battaglia: nessun goccia del liquido scarlatto avrebbe osato sporcare la sua divisa blu della marina. Ovviamente era un pettegolezzo, Johannes era semplicemente un perfezionista, un ossessionato dell’etichetta, dotato però di un cuore d’oro: Peter non sapeva che l’Ammiraglio aveva iniziato a far crescere la barba per dare supporto morale al fratello minore rosso, che era stato spesso discriminato per il suo colore di capelli. Johannes gli aveva mostrato che quel colore non era un difetto ma semplice volontà genetica (4). Il problema era che l’ossessione dell’etichetta faceva dimenticare le sue splendide qualità e Hans (e il resto dei familiari) si era rassegnato da tempo ad accettare le sue manie con sopportazione.
    Il rapporto invece tra Peter e Johannes non era così idilliaco. A differenza di Jakob, Johannes era sempre stato più battagliero nel discutere delle sue decisioni con Peter e, soprattutto, contrario fin dall’inizio di non permettere ai fratelli minori di lasciare le isole finché la maledizione non fosse stata spezzata, nonostante riconoscesse l’utilità del campo di forza. Johannes era convinto che un atto d’amore non fosse necessariamente di una moglie o un’amante, per questo reputava di aver segregato i fratelli in una pena senza senso. Sapeva, però quanto Peter avesse sofferto in quegli anni e, nonostante ci fossero stati tempestosi litigi tra loro, era pronto a sostenerlo, se non considerava che una decisione di Peter fosse una completa idiozia.
    Il re, appena rientrato al castello, seppe che la nave dell’Ammiraglio era attraccata al porto, dopo quasi due mesi d’assenza per ragioni del suo Ministero, e l’aveva fatto rintracciare da un messaggero per ordinargli di presentarsi nelle sue stanze quanto prima. In poco meno di un’ora, il re sentì bussare delicatamente alla porta del suo studio e al suo invito a entrare, l’Ammiraglio Johannes entrò e salutò. Peter gettò un’occhiata al fratello, che non vedeva quasi da due mesi, e lo trovò in buona forma. I capelli quasi neri dell’Ammiraglio erano tirati all’indietro e le sue bassette rosse erano state rase di fresco, era impeccabile come sempre … Peter si sentì per un attimo invidioso, sapeva di non avere mai avuto un aspetto così elegante in tutta la sua vita. Johannes aveva in mano due lettere che appartenevano rispettivamente all’ottavo principe, Bartholomæus, e al dodicesimo principe, Matthias. Si avvicinò al re e gli porse le lettere che le guardò distratto, pochi giorni prima le avrebbe aperte con un’urgenza ma non adesso.
-Ho parlato con la regina Attina, mi ha detto che c’è ancora tempo per spezzare la maledizione di Hans. Hai qualche suggerimento su come aiutarlo a scongelare il suo cuore?- domandò Peter conciso ma Johannes non rispose e il suo volto s’indurì, sembrava chiaramente arrabbiato ma lo era da quando Hans era stato riportato legato nella sua nave, per cui Peter domandò se c’era qualcos’altro che non andava.
-Dovresti leggere prima le lettere. Dopo di queste, sarei l’unico a doverti dare ancora una risposta sulla punizione di Hans?- chiese in tono atono l’Ammiraglio.
-Sì-
-Molto bene, leggi prima. Voglio avere l’ultima parola in questa storia-, Peter percepì un po’ di sarcasmo nelle sue parole ma non indagò.
Il re aprì una delle due lettere a caso ed era quella di Matthias.

 Carissimo re Peter,
Ricevere da voi una seconda lettera è stato strano perché mi chiedete un consiglio su Hans che non posso proprio darvi.
Hans mi odia ferocemente e con tantissime buone ragioni dalla sua parte mentre ho paura di Hans, ho paura di lui quando per la prima volta lo vidi piangere disperatamente al funerale di nostra madre che credo odiasse.
“Sono il suo preferito, devo piangere ed è quello che ci si aspetta da me”. Mi ricordo ancora l’espressione con cui me lo disse, non era più un bambino, era un uomo che calcolava abilmente le sue mosse e aveva tredici anni!
La colpa è la mia e dei gemelli, per due anni l’abbiamo ignorato, anzi abbiamo finto che non esistesse. Era una punizione che gli impartimmo perché eravamo così gelosi che fosse il preferito di nostra madre. Fummo bravi a scegliere il periodo, voi e i fratelli regnanti eravate troppo occupati per accorgervi delle nostre malefatte a causa della partenza del principe Filip in Oriente e Matthæus e Bartholomæu si trovavano entrambi in Accademia, organizzammo tutto con perfetto tempismo.
A dichiarare tutta la verità fui il più codardo di tutti, acconsentii perché ero una persona debole e codarda e non volevo subire le stesse angherie di cui era vittima Hans. Alla fine riuscì a convincerli a smettere.
In quei due anni lo abbiamo abituato alla crudeltà, tant'è che ormai sa fare solo quello che gli è stato insegnato per colpa mia e di quegli stolti.
Mi sento in colpa per che cosa è diventato mio fratello ma non so proprio che consigliarti.
Capitano Matthias Paulus Westergård
P. S: Mi dispiace che questa lettera sia inutile. La mia unica richiesta è che abbiate pietà di Hans.

    Il re ripiegò la lettera e rimase pensieroso, era sconcertato perché c’era qualcosa che mancava nella confessione del principe. La storia dei due anni dell’isolamento la sapeva e, come aveva scritto Matthias, i gemelli erano stati abili a decidere quando iniziare quella storia, però Hans non li odiava, non erano nelle sue grazie. Hans però provava per Matthias un odio feroce ed esplicito che Peter stesso era stato testimone, se era vero che Matthias avesse fatto smettere quello scherzo crudele perché quell’odio profondo? Che cosa aveva fatto? O meglio che cosa non aveva fatto Matthias per meritarsi quell’odio? Era il semplice fatto che Hans avesse capito che non era un aguzzino, ma solo un debole braccio di quella crudeltà? Che Matthias fosse un bambino debole che seguiva il più forte e quindi agli occhi di Hans meritava il suo odio? L’Ammiraglio era rimasto con un’espressione severa in volto e Peter capì che era infuriato con lui, suo fratello aveva sempre quell’espressione quando stava per iniziare a discutere con lui. Per guadagnare tempo, gli chiese di leggere la lettera e dirgli cosa ne pensasse.  Johannes tese una mano con fare irritato e prese la lettera dalle mani del re e iniziò a leggere sottovoce.
-Che cosa vuoi sapere?- domandò finito la lettura.
-La faccenda dei due anni la sappiamo, sento che però Matthias sta nascondendo qualcosa-.
-Non ne ho idea, ma immagino che anche i fratelli più giovani abbiano diritto ai loro segreti- la voce dell’Ammiraglio fu così sarcastica che Peter si domandò se si fosse sentito costretto a venire lì, distruggendo i suoi piani personali della serata. In realtà la lettera di Matthias aveva rievocato nella memoria di Johannes un ricordo spiacevole.
    L'Ammiraglio ricordava chiaramente di aver trovato suo fratello Hans, un bambino di appena nove anni, intento a piangere, rannicchiato in un angolo nascosto di uno dei corridoi più deserti del castello. Johannes non si ricordava perché fosse passato lì, si ricordava solo che era sera e che aveva trovato Hans. Si ricordava gli occhi verdi completamente gonfi, la pelle delicata arrossata, la camicia umida e l’espressione di puro dolore nei suoi occhi. Aveva fretta ma si era fermato immediatamente, gli aveva domandato cosa fosse successo ma il fratellino non aveva risposto, si era asciugato energicamente il viso con la stoffa ruvida dei suoi vestiti, irritando ancora di più la pelle. Johannes aveva guardato i documenti che aveva in mano e poi il fratello.
-Il Regno di Offin e Corona possono aspettare- aveva pensato e si era seduto accanto a Hans, che l’aveva guardato quasi spaventato da quel gesto e aveva girato la testa per non farsi vedere in quelle condizioni. C’era voluto un’ora per far confessare a Hans cosa gli fosse accaduto e Johannes rimasto tutto il tempo seduto di fianco al ragazzino, abbonando al suo fianco una serie di documenti. Alla fine Hans era crollato e aveva confessato tutto, o meglio quasi tutto come scoprì Johannes in seguito, si limitò a raccontargli del “gioco” del silenzio a cui lo sottoponeva i gemelli e il fratello Matthias, di cui era vittima da due anni, e gli disse di odiare, senza nessun legame logico alle sue precedenti parole, i suoi capelli rossi.
-Questi?-aveva domandato Johannes con dolcezza e quasi li aveva sfiorati, ma Hans aveva respinto la sua mano, infastidito.
-Sì, questi sono i capelli del diavolo. Lo dicono tutti, anche la regina madre!- (4), quella frase uscì involontariamente dalla bocca di Hans che voleva tacere sui comportamenti della regina madre nei suoi confronti. Il personale di servizio della madre lo pregava di avere pietà di quella donna malata e facevano appello alla sua compassione. C’erano anche i giorni che la regina madre stava bene ed era brava con lui, quindi doveva essere paziente … sua madre era donna sfortunata che aveva perso il marito. Johannes trattené la prima risposta venuta in mente, un’imprecazione troppo colorita per un bambino e per un principe, Hans, indispettito dalla mancata risposta del fratello maggiore, aveva nascosto il viso tra le braccia incrociate e poggiate alle ginocchia.
-Hans, è solamente genetica- aveva spiegato rassicurante Johannes. Gli domandò se Matthæus gli aveva spiegato cosa fosse la genetica e all’annuire del bambino, il maggiore aveva continuato, - Nostro nonno aveva i capelli rossi, se non mi credi puoi andare a vedere il suo ritratto nella sala delle commemorazioni-.
- Se è come dici tu, perché allora sono l'unico ad avere quest’orribile colore? Perché siete tutti bruni? E Bart è biondo come la regina-madre e Matthias non è rosso rosso come me!-
    Johannes aveva sorriso e aveva chiesto a Hans di asciugare gli occhi e d’avvicinarsi. Gli aveva detto d’osservare le sue guance- Hans, adesso sta un po’ ricrescendo, come puoi vedere la mia barba, è rossa-. Hans era rimasto stupito perché non aveva mai visto la barba del fratello che preferiva rasarsi completamente.
-Non è tutto, Andreas ha le lentiggini sulle spalle e petto e il principe Bartholomæus sul viso, ma quel vanitoso se le schiarisce. Tu sei un rosso puro: lentiggini, pelle chiara, capelli rossi e giorno anche la barba, mentre noi siamo delle imitazioni- aveva spiegato facendo un occhiolino al bambino che finalmente aveva sorriso.
- Allora, perché continuano a prendermi in giro?- domandò il bambino più a se stesso che al fratello, Johannes allungò un braccio e tirando il bambino verso di sé, lo appoggiò al suo petto, Hans s’imbarazzò molto ma non si svincolò a quel gesto inaspettato, così carico di dolcezza.
- Perché sanno che le loro parole ti fanno star male, Hans. Devi imparare a non mostrarti vulnerabile, altrimenti le persone ne approfitteranno per colpirti-.
-Tutte le persone sono così?-
-Non tutte, ovvio, ma la maggior parte sì. Poi un giorno incontrerai delle brave persone, a cui potrai mostrarti per quello che sei veramente, con le quali non dovrai aver paura di essere sincero- Johannes si era interrotto, per un attimo, per guardare seriamente il fratello, - Sono uno di queste. Ricordalo, Hans, puoi sempre contare su di me e non avere mai paura di dirmi tutto-. Gli accarezzò la testa e gli disse che ci avrebbe pensato lui ai suoi farabutti dei suoi fratelli.
    Hans era rimasto appoggiato al petto del fratello, profumava di una buona e delicata acqua di colonia, e spossato del pianto precedente e forse sollevato dalle parole del fratello, che sancivano almeno la fine di un incubo, si era addormentato. Johannes l’aveva preso in braccio e portato nelle sue camere, non se l’era sentita a lasciare il fratellino da solo e la moglie aveva accolto con un sorriso la proposta di lasciarlo dormire nelle loro stanze, un comportamento contrario a qualsiasi etichetta.
-Stasera dormirò con due principi, sono una dama fortunata- aveva detto la sua spiritosissima moglie, Vibeke,baciando leggera il marito sulle labbra.
-Sì, ma non ti ci abituare- aveva scherzato a sua volta il terzogenito guardando con affetto quella donna che aveva sposato quando aveva solo diciannove anni, prima di partire per l’ultima battaglia ereditata dal precedente re. Fingendosi offesa la moglie disse-Che villano, Johannes- ma sorrideva mentre dava un buffetto sulla guancia al marito.
    Johannes aveva detto alla moglie che svestiva lui il fratello perché quest’ultimo si sarebbe imbarazzato a scoprire di essere stato spogliato da sua cognata. Era un lavoro che Johannes si era abituato a fare per prestare soccorso ad altri marinari e in seguito aveva imparato a svestire le due figlie, che avevano abiti assai più complicati. Aveva posato Hans delicatamente sul letto, notando quando fosse leggero, si portava abbastanza piccolo per la sua età e Johannes pensò che fosse a causa di quei geni rossi.Quando l’aveva spogliato, aveva notato però degli strani segni bianchi, che apparivano come il riflesso o la testimonianza di qualcosa di orribile. Johannes era rimasto impietrito, non era la prima volta che vedeva segni simili, lui stesso l’aveva ricevuto in passato ma cercò di non drammatizzare. Gli aveva infilato una sua camicia e lì aveva notato un segno sul polso sinistro del fratello minore che distrusse ogni suo dubbio, era un taglio lungo due centimetri sottile ormai cicatrizzato e bianco latte, dall’aspetto l’Ammiraglio poteva dire che non era possibile che se lo fosse inferto Hans. Johannes accarezzò la cicatrice e vide il volto del ragazzino contrarsi violentemente anche nel sonno, come se quella parte del suo corpo ormai fosse intoccabile. Non erano i segni di un bambino che gioca e si fa male, erano i segni di un bambino picchiato … lui lo sapeva bene, il loro padre aveva sempre avuto le mani lunghe durante l’addestramento dei primi cinque principi ereditari e non si era mai risparmiato. Poiché i tre farabutti lo ignoravano da due anni, i fratelli di mezzo non erano lì e Alfæus non era assolutamente il tipo, quei segni dovevano avere la firma della regina madre. L’Ammiraglio aveva finito di vestire il fratello e l’aveva coperto, con delicatezza gli aveva accarezzato quei capelli che tanto odiava ed era rimasto in silenzio. Lo stesso incubo che avevano subito loro dal loro padre, adesso lo subiva Hans dalla loro madre. Il cerchio della violenza non si era ancora spezzato e ciò lo terrorizzava più di ogni cosa al mondo.
    L’Ammiraglio scacciò quei pensieri e fissò predatore Peter, lo interruppe dicendo di leggere anche l’altra lettera. Aveva bisogno di un attimo per riprendersi da quel ricordo mentre Peter pensò che dovesse accontentare uno strano capriccio del fratello. Johannes lo osservò distratto mentre lui iniziava a leggere la lettera del più spregiudicato principe delle Isole del Sud, dal nome più pomposo e altisonante che potessero scegliere i loro genitori, Bartholomæus.

 Caro Peter
La tua lettera mi ha sconvolto perché credevo che avessi già preso una decisione sul destino di Hans. Nella mia vita sono fedele solo a due cose alle gonne delle signore e al regno, se tu mi ordinassi i miei servizi contro Hans, lo farei immediatamente e lo sappiamo entrambi, che cosa vuol dire.
Qualcuno potrebbe trovare strana questa tua indecisione ma non io, fortunatamente io so tutto della maledizione …

Il re spalancò gli occhi a leggere quelle parole, sudò freddo e il suo battito cardiaco accelerò, con un filo di voce esclamò - Bartholomæus sa della maledizione?!- La frase arrivò come un sussurro dell’altro mondo all’udito dell’Ammiraglio, risvegliandolo dai suoi pensieri e con un gesto, non molto educato, strappò la lettera dalle mani di Peter che lo fissò seccato.
-Non mi sembra educato quello che hai fatto, per essere uno che ama tanto l’etichetta-, disse irritato mentre l’Ammiraglio ribatté che loro credevano che fosse così ossessionato da non saper dare le priorità, invece sapeva darle, che diamine il suo mestiere si basava sul scegliere le priorità.


[...]Nostra madre era seriamente una stronza per farci una cosa del genere e non mi stupisce che fosse sposato con quel mostro di nostro padre (è una fortuna che Hans non l'abbia mai conosciuto).Ti racconto tutto dall’inizio, ho cominciato a raccogliere informazioni sulla magia dopo gli eventi di Arendelle e ho iniziato a  parlare con strani personaggi che dicevano di avere poteri magici: qualcuno era un impostore ma altri, appena mi hanno visto, hanno iniziato a gridarmi “ cuore scongelato” e ho scoperto che fosse qualcuno di buono. Parlando con alcuni di questi individui, mi hanno spiegato che tipo di maledizione mi avesse colpito e cosa facesse effettivamente utilizzando come metafora un’antica leggenda degli indiani d’America.
In ognuno di noi vivono due lupi, uno bianco e uno nero, il lupo bianco è buono, gentile e innocuo; vive in armonia con tutto ciò che lo circonda e non arreca offesa quando non lo si offende mentre il lupo nero è rumoroso, arrabbiato, scontento, geloso e pauroso. Le più piccole cose gli provocano accessi di rabbia. Non riesce a pensare con chiarezza poiché avidità, rabbia e odio in lui sono troppo grandi. Entrambi lupi lottano per la nostra attenzione e secondo la leggenda scegliere di “nutrire” un solo lupo ci porta in una posizione assurda, i due lupi diventano aggressivi e squilibrano la nostra anima. La maledizione che ci fu lanciata fa in modo di rendere più forte il lupo nero, eravamo costretti a una visione del mondo incompleta, distorta e pericolosa, perché un uomo pieno di rabbia e odio non può far del bene. Credo che nel caso di Hans, ormai lui sia completamente dominato dal lupo nero e il bianco sia morto da tempo. Se vogliamo spezzare la maledizione, dobbiamo liberare il cuore di Hans dalle fauci del lupo nero e dare un po’ di equilibrio mentale a quella testa bacata. In caso di fallimento, puoi sempre richiedere i miei servizi perché le Isole del Sud sono la priorità …
       
    L’Ammiraglio smise di leggere perplesso e chiedendosi come mai Bartholomæus fosse così ossessionato dal regno, considerando che era stato cacciato con disonore dall’Accademia militare (scatenando l’ira dei fratelli più grandi) e il suo comportamento libertino non aiutava certamente a migliorare la reputazione all’estero delle Isole: Thomas era solito, infatti, a mandare lettere minacciose al fratello minore. Il re disse di lasciar correre con uno strano segno rassegnato e d’accettare Bart per quello che era, un folle. L’Ammiraglio, con un’espressione ancora più perplessa, riprese a leggere la lettera ad alta voce, infastidito seriamente dal linguaggio informalissimo del fratello minore.

[…] A questo punto, ti starai domandando che cosa quel geniaccio del tuo fratello minore stia per consigliarti per aiutare a spezzare la maledizione, in realtà nulla, il mio lavoro è raccogliere informazioni non di certo usarle (tranne che per scrivere o ricattare, ma quella è un’altra storia!). Prima che tu me lo chieda, ho scoperto la maledizione per caso, ho avuto una splendida notte con una strega che mi ha svelato un po’ troppe cose: a quanto pare nostra madre per la complessità della maledizione si è guadagnata il rispetto di tutte le streghe, almeno c’è qualcuno che ci ha guadagnato da questa storia! Termino la mia strabiliante lettera, piena d’informazioni, salutandoti affettuosamente e rilassati, andrà tutto bene e se non così … un colpo di spada risolve tutto.
Con affetto.
Il seducente scrittore Bartholomæus Westergård

     L’Ammiraglio ripiegò la lettera nella busta, fissò il re e parlò con voce incrinata dall’irritazione – Ma sono tutte così le sue lettere?-. Peter sapeva quanto Johannes ci tenesse alle formalità e fu divertente stuzzicarlo un po’- Sì, in effetti, questa però è la più pulita-.
-Con chi crede di parlare?!- proruppe l'Ammiraglio, sbattendo rumorosamente un piede per terra.
-Con suo fratello- rispose pratico e quasi serafico, Peter detestava il comportamento di Bartholomæus ma adorava che lui lo trattasse senza formalità, tutti i principi, dal sesto in poi, tendevano a essere sempre formali con lui ma non gli era mai piaciuto, non avrebbe avuto problemi se si fossero rivolti a lui chiamandolo per nome … si sentiva messo a distanza: questo Johannes non l’avrebbe mai capito.
-Questa lettera non ha senso- tuonò irritato l’Ammiraglio e Peter pensò che la maggior parte delle lettere ricevute, non avesse senso ma sorrise al pensiero. Bartholomæus sapendo della maledizione, aveva cercato di capire cosa fosse effettivamente e per quanto bislaccamente aveva suggerito una pseudo-soluzione, l’unica cosa che lo spaventava era il fanatismo feroce del fratello … era meglio se perdeva tempo a scrivere i suoi libracci e a correre dietro le gonne.
-Come ti ho già accennato, la regina Attina ha detto che se una trasformazione di Hans a livello fisico non è ancora avvenuta, vuol dire che ci vorrà del tempo e che possiamo trovare un modo per scongelare il suo cuore- spiegò il re di fronte all’Ammiraglio, che assunse un’espressione un po’ tetra in volto.
-Che cosa può aiutare Hans a liberarlo dal ghiaccio? Tu lo conosci meglio di tutti- domandò nuovamente il re mentre il fratello minore rimasse in silenzio e con uno sguardo dannatamente serio e determinato disse.
- Lascialo andare-.
    Peter, di riflesso, aprì la bocca nonostante che fosse un uomo che sapeva ben celare le sue emozioni, non poteva credere che Johannes avesse detto quelle parole, non lui che era severo quanto Peter.
-Sei impazzito?- domandò con voce graffiante Peter- Dopo quello che ha fatto?-Johannes zittì il fratello con un gesto imperioso della mano e tuonò- Vuole la libertà, vuole essere libero. Odiava vivere qui ancora prima di finire in carcere-. Per la prima volta, dopo tanto tempo, Peter non seppe ribattere e guardava stupito Johannes, era ben lontano da quell’uomo formale e freddo che conosceva da anni.
-Se vuoi che torni normale, devi lasciarlo vivere!- continuò l’Ammiraglio e a sentire quelle parole, così vicine a quelle che gli aveva urlato Hans quasi un anno prima, Peter abbassò lo sguardo e negò vigorosamente quello che diceva il fratello con la testa.
-Non posso- mormorò Peter, con una semplicità. Era troppo per lui, suo fratello stava chiedendo l'impossibile. Lasciarlo andare. poteva, no...non voleva. Con o senza maledizione, Hans doveva essere punito per tutti i crimini commessi ad Arendelle. Il perdono senza sacrificio non era una scelta contemplabile e dimenticare le proprie responsabilità era addirittura un abominio per Peter.
- Con il sigillo spezzato non abbiamo idea di che cosa succederà e se sarà un pericolo, per se stesso e, soprattutto, gli altri-
Johannes compì un gesto ben lontano dal suo autocontrollo, afferrò le spalle del fratello e incominciò a scuoterlo agitato, - È una scusa Peter.Non possiamo permetterci il lusso di tentennare. Chiuso in cella, Hans non potrà liberarsi del maleficio!- Johannes aumentò la pressione sulle spalle di fratello mentre diceva quelle parole.
-Mi capisci, Peter?! Non farti offuscare dalla paura, dai sensi di colpa o qualunque altra cosa che ti passi per la testa-. Il re alzò finalmente lo sguardo e non vide negli occhi del fratello rabbia ma tristezza e determinazione.
-Perché non riesci ad avere fiducia in Hans?- la voce di Johannes non aveva nessun tono accusatorio, fu dolce ma abbastanza da far nascere nel cuore di Peter il disgusto di sé.
-Perché Hans è come me. Un manipolatore che a furia di nascondersi dietro a mille maschere non sa più distinguere la verità dalla menzogna. Chi sono io? È una domanda a cui non riesco a darmi una risposta. Sono un re spietato e crudele? Un re severo ma giusto che ama il suo popolo? Il fratello stimato di Jakob? Il padre amabile di mia figlia? Un uomo che voleva dare serenità alla sua famiglia ma che invece l'unica cosa che ha saputo fare è quella di trasformare suo fratello minore in un'immagine distorta di sé? Un uomo che non è riuscito a mantenere la promessa della sua defunta moglie di prendersi cura di lui come se fosse la rosa più preziosa del mio giardino? Un riflesso di mio padre, l'uomo a cui non voglio in alcun modo assomigliare? Non sono sicuro di sapere chi sono. Come posso fidarmi di Hans se lui è come me?!-. Questi pensieri, come un maremoto, occuparono la mente di Peter che si limitò a mordersi le labbra, fissando negli occhi Johannes che attendeva una risposta.
-Credi davvero che lo meriti?- domandò secco Peter e Johannes annuì fiducioso rispondendo -Sì-.
    Peter sorrise, se Johannes credeva di poterlo fare … anche lui poteva, strinse con le proprie mani le spalle del fratello in segno di rassicurazione. Rimassero in silenzio senza sorridere, Peter poteva percepire l’agitazione di Johannes celata e sperò che lui non percepisse la sua.
-Noi dobbiamo aiutarlo, perché nonostante tutto siamo i suoi fratelli. Adesso ti parlo come Johannes, non come il Ministro della Difesa. Ti prego, Peter, dai fiducia a Hans. Per lui non è troppo tardi per cambiare, ma se gli neghi questa possibilità, non potrà mai redimersi dai suoi errori- implorò supplichevole Johannes.
-Come posso dargli fiducia, dimmelo! Ha fatto un’azione orribile e non necessaria- sussurrò a sua volta Peter, ma il suo tono era acido e sentì la presa del fratello aumentare.
-Tanto … qualunque cosa succeda, sarà costretto il sottoscritto a sporcarmi le mani, come sempre- concluse sarcastico, si sentiva così stanco che se non fosse stato per la presa di Johannes sarebbe caduto. L’Ammiraglio, a quelle parole, lasciò la presa e si tolse il guanto destro e lo usò per schiaffeggiare il fratello. Peter rimase basito da quel gesto e fissò incredulo il fratello. L’espressione di Johannes era fermissima e con una voce rabbiosa tuonò- Non dirlo neanche per scherzo. Non sei l’unico che si è sporcato le mani per questo regno e per la famiglia, anche noi abbiamo i nostri demoni interiori! Spero che siano la stanchezza e la tristezza a farti dire sciocchezze del genere, non voglio pensare che tu abbia davvero poca stima di noialtri-. Peter si toccò la guancia colpita, anche se non aveva nessun dolore, e rimase in silenzio. Aveva perso il senso della realtà, Johannes aveva ragione … non era l’unico che affrontava i sensi di colpa e demoni in quella famiglia disastrata. Ridacchiò nervoso, a volte si sentiva così alienato nel suo ruolo di re coscienzioso e diventava petulante e lamentoso.
-Hai qualche idea, vero Johannes?- Peter sorrise sbarazzino, era un sorriso un po’ raro a vedersi su quel volto mangiato dalla preoccupazione ma non era un caso che lo vedesse Johannes perché, nonostante il loro impetuoso rapporto, si guardavano le spalle a vicenda e si spingevano a superare i loro limiti.
-Fammi un riassunto di tutto quello che ti hanno proposto quei “degenerati” dei nostri fratelli-, rispose Johannes e il re lo accontentò immediatamente. Johannes rimase in silenzio finché Peter non ebbe finito e, poi con un gesto baldanzoso, disse che si poteva far coincidere un po’ tutto: ironicamente Peter domandò come avrebbe fatto.
- Ovviamente, escludendo le idee inutili, i gemelli hanno ragione a dire che hanno bisogno di discutere con lui, ma mandare Hans da loro adesso è una follia, sarebbe come un omicidio preannunciato, anche se meriterebbero in pieno questa fine-.
-Ti domandi mai perché i gemelli hanno paura di te?-domandò ironico Peter e Johannes rispose con gesto seccato- Meglio così, erano delle vere canaglie da piccoli, quella faccenda dell’isolamento è roba da veri criminali-. Tacque un attimo -Anche se Filip sostiene che siano migliorati-, l’Ammiraglio mise le mani sui fianchi- Noi da piccoli non eravamo così perfidi, fra noi- commentò sprezzante.
-Forse perché le botte di nostro padre ci davano un motivo per allearci- disse Peter con tono freddo- E poi non dimenticare, come abbiamo scoperto in seguito, i gemelli erano aizzati da nostra madre-.
-È vero ma e mi sono divertito a maltrattarli quando hanno lavorato sulla mia nave. Hans come marinaio è notevolmente superiore- disse seccamente Johannes e con un tono così orgoglioso che Peter sorrise.
-Comunque sia-, iniziò Johannes, ben deciso a riprendere il punto del discorso, - Potremmo obbligare Hans a redimersi-.
-Non c’è redenzione senza volontà. Ti posso assicurare che Hans non è lontanamente pentito di quello che ha fatto-.
-Lo so, non sei l'unico che hai parlato con lui-, precisò con tono brusco l'Ammiraglio.
-Allora, vuoi fargli il lavaggio del cervello?-.
-No, ti ho già detto che Hans vuole la libertà. Offrigliela con qualche extra e farà qualunque cosa per ottenerla-.
-Non ha neanche tentato di scappare dal carcere, forse non gli interessa così tanto- commentò Peter.
- Hans è un uomo intelligente, se scappa e viene catturato significa che sarà condannato a morte. Si sta organizzando per la fuga perfetta, avrai notato che non è dimagrito-.
    Peter annuì, sapeva che cosa intendesse Johannes: negli ultimi tempi Hans aveva sì un aspetto più trascurato, ma il suo fisico conservava ancora la forma smagliante di un tempo, a giudicare dai muscoli ben risaltati dalla stoffa della camicia che indossava nella sua permanenza in cella. Probabilmente stava cercando di mantenersi in forma per un'eventuale evasione dalle segrete. Il giovane principe sapeva che se fosse scappato, avrebbe dovuto rinunciare a tutto, titolo, rendita e nome e rifugiarsi in un continente lontano come l’America, in Europa sarebbe stato in pericolo: Peter non gli avrebbe mai dato una seconda possibilità. Per questo Hans era mansueto, ma era evidente che stesse tramando qualcosa. Se fosse stato nei suoi panni, anche Peter avrebbe fatto lo stesso. Anzi, sapeva essere infinitamente più paziente del suo giovane fratello e per questo, lui difficilmente falliva: questo lo aveva imparato a sue spese il precedente re …
Johannes aveva ragione se avesse offerto a Hans la libertà, forse avrebbe collaborato.
-Hai presente Ercole?- domandò Johannes improvvisamente e il re annuì. Johannes incrociò le braccia e con uno sguardo disinvolto. disse- Uccide la compagna per gelosia e per redimersi compie dodici missioni, o meglio fatiche-. Peter inarcò il sopracciglio in un’espressione furba, aveva capito cosa intendesse il fratello- Vuoi che offra la libertà a Hans, ma in cambio lui dovrà sostenere le sue fatiche-.
L’Ammiraglio batté le mani per enfatizzare la sua allegria- Bravo, la sua volontà nell’ottenere la sua libertà potrà aiutarlo a redimere e, eventualmente, a ricevere o dare l’atto di vero amore, qualunque cosa significhi per lui-. Peter era tentato dall’idea che trovava ingegnosa, gli altri fratelli avrebbero potuto affidare le missioni a Hans e tenerlo sott’occhio, aiutandolo a scegliere la strada giusta.
-Ci sono dei problemi però- contestò dopo averci ragionato un attimo e il fratello lo invitò a parlare.
- Non credo che tutti i nostri fratelli abbiano un’idea buona per aiutare Hans. Matthias ne è un esempio-
-Non è importante che siano dodici, due o dieci fatiche, Peter. L’importante è il concetto e poi, alcuni dei nostri fratelli sanno già cosa fare, per esempio Andreas che lo vuole al convento: stare lì non lo ucciderà mica-. Peter concordò, in ogni caso poteva chiedere ai fratelli senza idee di ragionare un po’ meglio, nel frattempo potevano spedire Hans da chi aveva le idee chiare.
-L’altro problema è che Hans non è abbastanza paziente, potrebbe cercare di scappare durante le missioni perché irritato da questa “buffonata”-, alla parola buffonata Peter imitò il segno grafico delle virgolette.
-Anche io stavo pensando a questo ma non credo, che tu non abbia nessuna idea per non fargli temere la fuga- commentò fiducioso l’Ammiraglio. Peter respirò profondamente, aveva già un’idea terribile, anzi due.
-Potrei minacciarlo di mandarlo nella Colonia Sort sne- annunciò Peter mentre a quelle parole Johannes spalancò gli occhi, sconvolto. La Colonia Sort sne era un luogo terribile, caratterizzato da temperature estremamente rigide, pieno d’insidie e pericoli di ogni genere. Solo chi vi era nato poteva sopravvivere. Pensò che una minaccia non fosse altro che una promessa, Peter manteneva sempre la parola data e per questo era pericoloso.
-Potrebbe cercare di scappare da lì- notò l’Ammiraglio. A quel punto, il re assunse una posa autoritaria e fissò gelido il fratello per un istante, prima di dire qualcosa di molto più sconvolgente- Lo credo anch’io, nell’eventualità, lo minaccerò di marchiarlo a vita-
Johannes rabbrividì. Tentò disperatamente di convincersi che una soluzione così estrema fosse l'unica soluzione giusta, ma il subbuglio dentro il suo cuore fece vacillare la sua razionalità. La marchiatura era la massima pena dell’Isole ed era talmente disumana che al confronto, la pena di morte tramite l'annegamento era un atto di clemenza. Era davvero giusto arrivare a tanto per la redenzione di Hans?
-Credo … - esitò prima di finire la frase- … che così farà il bravo-, ammise indulgentemente.
-Lo spero per lui- disse categorico Peter e Johannes pregò Dio che quando il re avrebbe fatto la proposta a Hans, quest’ultimo non pensasse di essere più furbo di lui perché significava firmare la sua condanna. Hans non aveva mai conosciuto il lato più spietato di sua maestà Re Peter delle Isole del sud, successore dell’abdicante re Brun.
-L’ultimo problema è il sigillo. I fratelli, che non sanno nulla della maledizione, non saranno in grado di notare se Hans ha comportamenti anormali: tra una missione all’altra dovremmo controllare in qualche modo. Se notiamo qualcosa di strano, dovremmo essere pronti alla soluzione finale … -, la voce di Peter si spense per un attimo per poi riprendere a parlare con la sua abituale fermezza.
- Dovremmo ucciderlo e insabbiare la cosa-.
I due fratelli rimassero a fissarsi in silenzio e a domandarsi se questa era l’ultima volta che avrebbero versato il sangue della loro famiglia.
    Peter pensò che la vita, giudice spietata, si stesse prendendo la rivincita su di lui, che non aveva esitato a vendicarsi di sua madre per l'uccisione di Ada e per la fine pietosa di suo padre, paralizzato a seguito di un "incidente" di caccia. Peter aveva lottato per non essere come i suoi sanguinari predecessori, eppure aveva compiuto atti ignobili per proteggere il regno e la sua famiglia. Era un peccatore nel midollo, la vita lo metteva alla prova ogni giorno, quasi si divertisse a prendersi gioco di lui. In quel preciso momento gli pareva che gli stesse chiedendo beffarda "Sarai in grado di uccidere il tuo caro fratellino che hai cercato disperatamente di crescere per far sì che un giorno diventasse migliore di te?"
-Contatterò gli altri fratelli a nome tuo, Peter- disse l’Ammiraglio in voce tesa- In venti giorni saremmo in grado d’organizzare tutto. Peter annuì, sentiva soltanto il bisogno impellente di cacciare suo fratello dal suo studio, se avesse potuto, avrebbe dormito abbracciato alla figlia: quella piccola donna che aveva il cuore saldo come quello di sua madre. Johannes diede una pacca sulla spalla al fratello, un gesto insolitamente informale per lui, e si congedò, come se avesse percepito il bisogno muto di Peter.
    Lo studio del re rimase in silenzio, Peter, dopo qualche minuto, si avvicinò alla finestra e osservò il suo riflesso. Vide i suoi occhi freddi e nell’espressione severa rivide il volto di suo padre, che gli diceva crudele “Voi, vi credete migliore di me, ma un giorno principino vi guarderete allo specchio e vedrete che siete un mostro spietato, che non conosce il concetto di limite. Esattamente come me”. Batté rabbioso un pugno allo spesso vetro della finestra, come volesse colpire ancora una volta suo padre, e il rumore rimbombò nello studio. Appoggiò febbrile la fronte sulla superficie vetrosa e lentamente si accasciò sulle ginocchia, tenendo ancora la mano sul vetro, e il suo respiro si spezzò piegato da un singhiozzo roco.  Era esattamente diventato come suo padre, non conosceva il concetto di limite.
Era un mostro.

 
Note dell’autrice:
Finito tutto?Piaciuto? A me sì, molto ho aggiunto tantissime cose in questo capitolo tra cui la scena di Johannes e Hans (inizialmente era stata eliminata ma sono riuscita a inserirla). Mi piace pensare che sia l’unico rapporto veramente sincero che Hans riesce ad avere nella sua famiglia.
Piccolo riepilogo per tutte le cose dette: i tredici principi delle isole erano stati maledetti da loro stessa madre (il padre di Hans sapeva che la moglie era una strega e picchiava i più grandi). I fratelli maggiori insieme a Attina (che non è altro la sorella maggiore di Ariel della Sineretta) avevano creato un campo di forza attorno alle isole che limitasse i poteri della maledizione e perciò Peter aveva ripristinato la stupida legge del capitolo precedente, Ada è stata uccisa dalla suocera per i suoi poteri. Peter ha preso la sua decisione e non mi sono dimenticata che il fratellino non è uno stinco di santo. Ci vediamo al prossimo capitolo con lo scontro finale tra Hans e Peter, preparate i popcorn: lo scorpione e il leone si stanno per scontrare, il re vs il wannabe.

LE NOTE DEL TESTO
(1)Nella favola originale della Sirenetta, le sorelle di Ariel le dicono di uccidere il principe e di bagnarsi le gambe del suo sangue così da ritrasformarsi in sirena, ovviamente lei rifiuta e muore. Mi piaceva l’idea di far scorgere il lato più oscuro di uno delle sorelle dei personaggi più famosi della Disney. Ringraziamento a mia sorella che mi ha suggerito le sirene nel ruolo dei troll delle isole!
(2) Maledizione con sigillo, mi sono basata sulle teorie scritte da Lucia Troisi nelle Guerre del mondo Emerso.
(3) Il non poter rivelare la maledizione è ispirata alla favola I cigni selvatici Hans Christian Andersen. In parte la maledizione della famiglia di Hans è un mix tra questa fiaba e un’altra
ancora (molto simile) e alcuni elementi della regina delle nevi.
(4) I capelli rossi (insieme agli occhi verdi) erano considerati simboli del diavolo. Scegliere quei colori per Hans è chiaramente una mossa abile dei disegnatori di raccontarci qualcosa di lui, la probabile discriminazione subita per il colore dei suoi capelli (ricordate il racconto Rosso Malpelo di Giovanni Verga, il protagonista aveva lo stesso problema) e anche il senso d’alienazione in famiglia. Avrete notato che i fratelli di Hans sono descritti tutti con i capelli castani, alcuni con una sfumatura scura, mentre lui è l’unico rosso in famiglia, questo accade perché i capelli rossi sono un tratto recessivo rispetto ai capelli scuri (beh anche rispetto ai biondi), ovviamente però alcuni tratti caratteristici dei rossi sono comunque presenti nella famiglia come le lentiggini su alcuni fratelli. È possibile vedere un uomo con i capelli e la barba di colori diversi, mio padre era biondo con la barba rossa, mio fratello è castano con la barba rossa (mio nonno era rosso).

 

Ecco lo schema finale della famiglia:

1.RE: Peter Simon 47 anni, ha 24 anni di differenza con Hans.
2.MINISTRO DEGLI INTERNI: Jakob 46 anni, ha 23 anni di differenza con Hans
3.AMMIRAGLIO CAPO MAGGIORE DI DIFESA e MINISTRO DELLA DIFESA (uomo impegnato) : Johannes 44 anni, ha 21 anni di differenza con Hans(E’ l’unico che si fida di Hans e lo adora, credo che si sia capito)
4.SACERDOTE: Andreas 43 anni, ha 20 anni di differenza con Hans
5.MINISTRO DELL’ECONOMIA: Filip 41 anni , ha 18 anni di differenza con Hans
6.MINISTRO DEGLI ESTERI: Thomas 37 anni, ha 14 anni di differenza con Hans
7.SCIENZIATO : Matthæus 33 anni, ha 10 anni di differenza  con Hans
8.SCRITTORE: Bartholomæus 31 anni, ha 8 anni di differenza con Hans
9.PRINCIPE REGGENTE: Jakob Alfæus 29 anni, ha 6 anni di differenza con Hans
10.CAPITANO D’INDUSTRIA:  Thaddæus 27 anni, ha 4 anni di differenza con Hans
11.CAPITANO D’INDUSTRIA:  Simon Zelatus 27 anni, ha 4 anni di differenza con Hans
12.CAPITANO MERCANTILE con saltuario diritto di corsa(CORSARO): Matthias Paulus 24 anni, ha 1 anno di differenza con Hans (specificatamente 13 mesi). Quando era piccolo, era un codardo, molto. Ha cercato di migliorarsi, è sposato con una sua carissima amica per un accordo tra una dama e un gentiluomo.
13.AMMIRAGLIO :Hans 23 anni

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo VI-Lo scorpione, il leone e l’ossidiana ***


capitolo 2

 Capitolo VI
Lo scorpione, il leone e l’ossidiana(1)

 
Erano passati altri venti giorni e altre venti notti ma per il principe Hans nulla era cambiato, continuava ad allenarsi, a provocare per sfida le guardie e a tramare la fuga perfetta: il fallimento questa volta non era contemplato. Quella mattina però si sentiva particolarmente nervoso, aveva dormito male e aveva avuto un incubo angoscioso, cosa che gli era capitata più di una volta nella vita e non poteva fare a meno di provarne ansia, anche se non sapeva bene il perché. Come un leone in gabbia, iniziò a camminare inquieto avanti e indietro per la cella. Non ricordava i dettagli dell’incubo ma sapeva che non portava nulla di buono, era sempre stato così. Stanco di quell’agitazione si accasciò sulla brandina e tentò di respirare piano per calmarsi, non era da lui quell’agitazione ma non tentò di soffocarla, probabilmente la guardia che lo teneva sott’occhio avrebbe riportato l’episodio al re, che magari si sarebbe sentito in colpa e Hans avrebbe potuto usare la situazione a suo vantaggio. A Questo cercava di pensare Hans ma in realtà l’agitazione era talmente forte, che non riusciva a essere razionale, però il principe odiava non avere controllo di sé e per cui preferì continuarsi a mentire.
    Quando però il suo secondino aprì la cella, con l’altra guardia, e lo invitò a seguirlo, la sensazione di pericolo irruppe nel suo cuore, forte e incontrastabile.
-Controllati Hans-, si auto comandò accettando di essere ammanettato e bendato –Non fare pazzie- si ripeté. Le guardie non furono gentili, con degli improperi e dei gesti seccati lo spinsero verso l’ignoto e la cosa buffa era che era la prima volta che quei due gli rivolgevano la parola. Gli ordini del re dovevano essere cambiati, Peter doveva aver deciso il destino del principe. Quella consapevolezza aumentò l'agitazione di Hans, che concentrò comunque le sue energie per cercare di capire dove le due guardie lo stessero portando, ascoltando oltre i loro pesanti passi e i duri improperi. Stavano uscendo dalle segrete? Probabile, stavano salendo delle scale ma percorso l’ultimo scalino, le guardie gli ordinarono di star fermo e uno di loro iniziò a trafficare con qualcosa. Sembrava che stesse colpendo un muro, erano dei rumori sordi ad arrivare alle orecchie del principe e poi sentì lo stridio irritante di un meccanismo meccanico e il trascinare di una porta.
-Muovetevi, Principe- una delle guardie ordinò duramente e a Hans venne da ridere, tempo fa quella guardia non avrebbe avuto quel tono con lui. Iniziò a contare i passi che percorrevano e calcolò che avevano appena fatto una ventina di metri, prima di sentirsi dire: - State attento ai gradini- da una voce differente da quella sentita prima, quell’altra guardia. Un’altra scala, che forse saliva, e dove diamine portava? Altre segrete? Hans era sorpreso, conosceva bene il castello, i due anni d’isolamento e la noia l’avevano spinto ad avventurarsi nei suoi luoghi più segreti, eppure ebbe l’impressione di non avere nessuna idea di dove lo stessero portando e non gli piacque.
    Hans udì una chiave essere infilata nella tappa di una porta, sentì che fu girata cinque volte, che razza di serratura era? Un’altra esortazione a camminare e Hans sentì una gradevole sensazione di frescura, doveva essere in un corridoio segreto del castello, che non conosceva … molto male. Hans si morse le labbra per non ridacchiare nervoso, detestava non sapere cosa accadesse attorno a lui e odiava sentirsi vulnerabile, il nervosismo aumentò vorticosamente: quella situazione gli ricordava di quando era stato fatto prigioniero nella sua stessa nave dopo i fatti di Arendelle, in cui, sconfitto, le uniche cose che aveva saputo fare erano state quelle di sedersi sul pavimento e appoggiare la schiena contro il muro come un essere debole e vulnerabile (2). Debole e vulnerabile erano gli aggettivi che odiava di più al mondo, soprattutto associati a se stesso. Se avesse avuto le mani libere, le avrebbe serrate in pugno per reprimere la paura (3).
    Un’altra decina di passi e le due guardie lo spinsero verso qualcosa. Hans capì di essere stato fatto accomodare su qualcosa di duro, probabilmente fatto di legno. Una guardia lo tenne stretto mentre l’altro gli bloccava i piedi, Hans sentì il cuore salirgli in gola … essere così fisicamente bloccato gli faceva perdere il sangue freddo. Aveva la gola secca, non riuscì a parlare ed era unica arma che gli era rimasta, una goccia di sudore scese lungo la schiena.
-Mi stanno già torturando- pensò Hans, era una tecnica di tortura psicologica … lo stavano avvelenando con il pensiero di sentirsi debole e impotente. Tentò di dominare la sua paura, ma tremava di più di quella volta in cui aveva fatto visita a Elsa, la regina dei ghiacci, prigioniera nella cella del suo stesso castello. La guardia, che lo teneva stretto, gli slegò i polsi ma, prima che il principe potesse reagire, l'altra guardia li afferrò uno a uno e furono bloccati da qualcos'altro. Probabilmente le sue braccia erano state fissate ai braccioli di una sedia o qualcosa del genere, per questo si trovava in una posizione scomoda. Si sentì catturato e ringhiò tutta la rabbia e la paura che provava.
-Che cosa sta succedendo? Esigo saperlo- domandò senza ottenere risposta, udì i rumori delle guardie che si allontanavano, ma non prima d’avergli strappato dagli occhi la benda senza premura.
    Hans rimase il silenzio, sentiva solo il cuore battere troppo veloce, decise di fare il punto della soluzione. Per prima cosa si esaminò, era intrappolato in una sedia di legno dall’aspetto compatto, in cui quattro bracciali di ferro bloccavano gli arti. Hans cercò di strattonarli, ma non ottenne nulla se non dolore. Respirò profondamente, imponendosi la fredda disciplina militare imparata negli anni e tornò a studiare la sedia che era finemente intarsiata. Poi notò che il pavimento era nero, lucido e lo rifletteva, doveva essere in vetro d’ossidiana. Gli occhi del principe si spostarono sui muri spogli della sala di una pietra d’origine vulcanica. Vide la luce solare nascosta da una grande bandiera delle Isole del Sud, rossa con un’effige di color nero in cui una Globicephala incoronata con una corona di erica faceva mostra di sé. La bandiera poteva essere riavvolta, Hans intravide il meccanismo, se qualcuno avesse utilizzato il principe, ormai disabituato alla luce, sarebbe rimasto accecato. Davanti alla bandiera si ergeva un trono rialzato con delle scale, finemente intarsiato in legno nero e imbottito di stoffa rossa e nera, la bellezza dell’oggetto lo faceva sembrare il trono di Zeus, il padre degli Dei.
    Hans rimase rapito dalla bellezza del trono, finché una figura perfettamente mimetizzata non si mosse. Il principe tirò spaventato la testa all'indietro, era convinto di essere solo e quando la figura si alzò, riconobbe suo fratello Peter. Hans non seppe se essere contento o spaventato: suo fratello non era il tipo da fare quelle entrate d’effetto e lo studiò. Il re era vestito completamente di nero. L'abito faceva risaltare ancora di più i suoi capelli ingrigiti e gli unici accenni di colore erano gli intricati dettagli rossi sul petto e sui risvolti delle maniche della giacca. Ma non fu quello a spaventare Hans. Peter aveva le mani fasciate da dei fini e lucidi guanti neri, erano il simbolo di un lutto nella famiglia reale. Hans, già innervosito da tutta quella situazione stressante a cui era stato sottoposto, abbandonò il sangue freddo lasciandolo ad altri impavidi, e inveì contro il fratello.
-Hai deciso di uccidermi? Congratulazioni! Che scelta saggia per un re e poco misericordiosa per un fratello- il suo tono di voce era così avvelenato dalla paura che Hans non lo riconobbe. L’istinto di sopravvivenza gli suggeriva di scappare, lì era in pericolo. Peter non si mosse dalla sua posizione, inarcò un sopracciglio assumendo un’espressione sarcastica.
-No, Hans-, la voce del re echeggiò in quella stanza, fredda, autoritaria.
-Non ti ucciderò, perché conoscendoti, potresti convincere San Pietro che tu sia un santo, una povera vittima della circostanza … -, il re fissò con uno sguardo gelido il principe Hans dall’alto verso il basso.
- Ma non questo Pietro, sappiamo entrambi che meriti di essere punito-. Hans deglutì nervosamente, suo fratello non aveva mai usato quel tono con lui, non aveva mai avuto quello sguardo come se lo considerasse un sassolino sulla sua strada, da Peter non si era mai sentito trattato come un rifiuto.
-Sai dove siamo, Hans?- domandò Peter, senza addolcire neanche per un attimo il tono, Hans osservò nuovamente quel posto mai visto, che forse aveva sentito parlare come una leggenda o come un incubo.
-La Sala d’ossidiana- la sua risposta echeggiò e il re annuì affermativo, non un sorriso o un’esitazione comparve sul suo volto.
-Dovresti sentirti onorato Hans. Solo i primi cinque principi ereditari hanno il diritto d’accedere a questa sala-. Hans non rispose a quella provocazione, non si sentiva onorato ed era sicuro che suo fratello non fosse mai stato in quella sala intrappolato come lui. Gettò un’occhiata preoccupata ai polsi bloccati, a che cosa serviva quel posto? Intuendo la muta domanda del fratello, Peter rispose con un tono quasi affabile- Hans, questa è la sala per marchiare i traditori delle Isole- quelle parole colpirono il principe come uno schiaffo, se avesse potuto, avrebbe coperto il viso con le nude mani. In un attimo paura e terrore passarono nei suoi occhi e poi tornò alla sua espressione preferita, fredda diffidenza.
    Peter scese lentamente dalle scale aiutandosi con una strana mazza, senza diminuire minimamente l’aria di potenza e autorità che aveva, Hans si trovò a pensare che fosse quella l’aura che doveva emanare un re. Quando fu abbastanza vicino, Hans vide che non era una mazza quello che aveva il fratello ma il ferro della marchiatura e riconobbe il simbolo: un pentagono, diviso da una sola linea frammentata. Hans guardò l’oggetto e poi il fratello, che lo fissò impassibile rendendo impossibile per il principe decifrarlo. Una volta vicino, Peter afferrò il viso di Hans con una mano e con l’altra, in cui teneva ancora la mazza, disegnò un immaginario marchio sul lato sinistro del viso del fratello. Offuscato dalla paura, sentendo il freddo di quell’oggetto, il tredicesimo principe non ebbe difficoltà a immaginare il dolore di essere sfregiato né a tutte le orribili conseguenze.
-Allora è così che tenti di aiutarmi? Trasformandomi in un individuo senza diritti, senza possibilità?-. La brutale pena di morte tramite l’annegamento divenne più invitante per Hans, avere il marchio avrebbe bruciato le sue possibilità, non solo nelle isole e colonie, in cui sarebbe stato trattato come la feccia della società, ma anche fuori. Chi avrebbe dato una possibilità a un essere disonorato, con la faccia marchiata come un animale? Se avesse previsto che gli sarebbe toccata quella brutale punizione, avrebbe preferito morire ad Arendelle.
-Adesso vuoi il mio aiuto, aiuto per cosa?- domandò Peter velenoso e con uno sguardo che avrebbe potuto uccidere- Per essere un uomo decente? Non questa vergogna?-. Hans rimpianse d’aver detto quelle parole e alzò il viso, sdegnato, aveva parlato troppo ma fu tentato di rispondere che lui non ci teneva per nulla a essere un uomo decente, quella parola aveva assunto negli anni un significato completamente negativo.
    Inaspettatamente Peter gli bloccò il viso, come uno scorpione che agguantava la preda con la sua chela, e lo fissò autorevole negli occhi, sorrideva appena e con accondiscendenza.
-No, Hans. Non è così che voglio aiutarti-. Hans si permise di guardarlo sospettoso, non riusciva a capire il gioco del fratello, lo confondeva e si sentì mancare il respiro, quando il fratello sistemò quell’oggetto di tortura sulla sua sedia.
-Ti voglio dare una possibilità per redimerti e diventare una persona migliore-.
-Non considero le mie azioni sbagliate-, ringhiò con qualche difficoltà Hans, perché la mano del fratello gli serrava il viso-Sono stato impaziente e incosciente, questo è il mio unico disappunto-. La stretta di Peter divenne più forte e Hans chiuse istintivamente gli occhi.
-Lo so bene che ti senti un dio per quello che hai fatto- Peter gli gettò un’occhiata sarcastica e precisò- O meglio, quello che hai tentato di fare-. Hans non reagì alla provocazione, ma le parole del fratello ferirono il suo orgoglio.
-Sai quale tua azione mi ha più disgustato?- Peter lasciò il viso di Hans e indietreggiò di un paio di passi, nel suo sguardo si leggeva solo un irritante menefreghismo. Con lentezza infinita Peter si sfilò il guanto destro e lo tenne nell’altra mano, Hans a vedere quel gesto ebbe una terribile sensazione di déjà-vu e l’ansia gli attanagliò lo stomaco.
- Hai ingannato una fanciulla che avrebbe potuto essere mia figlia o tua nipote-, sibilò implacabile e con disprezzo Peter.
-Caterina non si farebbe mai ingannare dal primo venuto. La principessa Anna è solamente una ragazzina- ribatté sarcastico Hans ma non fu pronto per quello che arrivò, lo schiaffo fu talmente forte che gemette per il dolore e la sua testa girò su un lato, la rigirò e fissò stupito Peter. Lo schiaffo appena ricevuto non era per nulla simile a quello ricevuto quasi un anno prima, pieno di rabbia e delusione, era stato freddo, calcolato, spietato e senza nessuna remora e nonostante la forza Peter non gli aveva fatto perdere una sola goccia di sangue.
    Hans non vide negli occhi del fratello l’uomo diviso tra i doveri di un sovrano e quelli di un fratello: c’era solo il sovrano in quella stanza, quelli che tutti temevano a corte. Peter ghignò- Hans, nessuna donna, che non sia stata torturata con anni d’isolamento, si sarebbe fatta ingannare. Non sei stato bravo Hans, sei stato solo fortunato-. Si avvicinò a Hans, appoggiò la mano sinistra sul lato sinistro petto e disse- La solitudine può piegare la migliore delle persone-. Hans rimasse in silenzio.
-Partirai per delle missioni che ti affideranno i tuoi fratelli, sarai sotto il loro controllo-.
Hans fissò il fratello cercando di rimanere distaccato da quello che gli diceva, come se la faccenda non lo riguardasse per niente.
-Se ti comporterai bene e farai tutto quello che ti dicono, passerai alla missione successiva- quelle parole misero in agitazione il principe. Non gli piaceva l'idea di essere comandato a bacchetta, specialmente dai suoi fratelli.
-Se supererai tutte le missioni ti liberò, tornerai a possedere il tuo titolo e la tua ignobile vita. Ti darò la tua rendita di due anni e potrai lasciare le Isole-.
La proposta era così allettante che Hans sorrise involontariamente. Peter, con aria minacciosa, gli riafferrò velocemente il viso con la mano destra, tenendo fermo il mento con le dita.
    Il tocco della mano di Peter era caldo, Hans lo ricordava bene quando era un bambino ed era accarezzato raramente con fare paterno dal fratello, ma quando poi era cresciuto e Peter non aveva più manifestato l’affetto per lui in quel modo, non era appropriato per due uomini né per due principi. Invece, le mani di Hans erano sempre state fredde, per lui l’obbligo d’indossare i guanti era stato una benedizione: le amanti che aveva avuto, si erano spesso lamentate per il suo tocco freddo. Hans, per scongiurare la freddezza perpetua delle sue mani, aveva preso l’abitudine d’indossare i guanti anche nelle occasioni non richieste dall’etichetta. Se un anno prima la principessa Anna fosse stata al massimo delle sue forze e non fosse stata congelata, avrebbe avuto da lamentarsi della freddezza della sua mano quando le aveva sfiorato la pelle del viso. Nonostante il calore della pelle di Peter, il suo tocco era freddo e nel cuore del principe, per un attimo fugace, ci fu del dispiacere.
-Se invece fallirai una missione o cercherai d’ingannare la buona fede di uno dei nostri fratelli- Peter con la mano guantata strinse quella sinistra del giovane uomo, che poté percepire sia la sua mano sia il guanto abbandonato su essa. Hans si trattene dall’imprecare, quando Peter gli strinse la mano in una morsa dolorosa, non si era mai reso conto che fosse ancora così in forma e forte nonostante l’età, e si costrinse a guardarlo fiero e sfacciato negli occhi.
-Ti marchierò personalmente-.
    Hans si sentì gelare il sangue, la voce di Peter era così determinata da fargli venire i brividi: aveva sempre creduto che suo fratello non gli avrebbe mai fatto nulla di male ma il dolore che sentì, gli suggerì che forse la situazione era cambiata o che stesse cercando di fare il duro e decise di metterlo alla prova.
- Peter, mi fai male- Hans gemette, sentì la morsa dell’altro allentare e fu fiero di sé.
Peter rimasse in silenzio, il suo sguardo era rimasto duro e Hans riprese a parlare in tono abbattuto-Avevate promesso che mi avreste difeso sempre- il principe abbassò lo sguardo. Il pavimento in vetro d’ossidiana rifletteva il principe come un uomo dall’espressione triste, segnata dallo sconforto più profondo. Lo stesso sguardo con cui Hans aveva dichiarato ai sempliciotti di Arendelle che la principessa Anna era morta, con il quale nessuno aveva sospettato la verità. Il re non rispose, lasciò la presa dal viso di Hans e s’inginocchiò, come se avesse di fronte un bambino da consolare.
-Da che cosa Hans?- domandò con un tono così dolce che il giovane principe provò una fitta di sincera nostalgia, il senso di colpa per quello che stava facendo non deformò il suo riflesso nel nero pavimento.
-Da tutto, da tutti- iniziò afflitto guardando negli occhi il fratello e leggendo, finalmente, quella dolcezza che gli riservava quando era un bambino. Hans esultò interiormente, si sentiva potente, poteva manipolare Peter, il re delle Isole del Sud.
Sussurrò infine con un filo di voce- Da me-, Peter sospirò pesantemente e gli accarezzò la testa con la mano nuda. Sapeva che lo stava ingannando, ma non si sentiva in colpa. Quando avvertì quella carezza carica d'affetto del fratello maggiore sulla testa, per un attimo Hans desiderò solamente che tutto fosse vero, che la sua afflizione fosse reale.
-Ci ho provato Hans, ci ho provato- disse Peter con rimorso, Hans tremò, si sentì quasi colpevole e rimasse in silenzio, in quel momento in cui c’erano bugie e verità insieme ma che durò solo un attimo. Peter scattò in piedi e si lasciò andare a una risata così spontanea che Hans rimasse allibito, tanto da non accorgersi che il re era tornato a serrargli il viso tra la calda mano destra.
-Hans, con chi credi d’aver a che fare? Con i bonaccioni d’Arendelle?- Peter guardò Hans con aria di sufficienza e con un sorriso cinico sulla bocca, così simile alla sua.
    Il principe stordito non replicò, se la principessa Anna fosse stata in quella stanza, avrebbe esultato per la giustizia divina … Hans si sentiva confuso esattamente come lei, un anno prima.
-Non giocare con il fuoco, Hans. Potresti scottarti- disse sprezzante il re- Te lo rammendo ancora una volta, comportati bene e non cercare di ingannare i nostri fratelli, ti renderesti ridicolo: hanno avuto la tua stessa educazione e non credere di essere più furbo di loro, perché non lo sei- Peter riversò il suo disprezzo nell’ultima frase.
-Se fallisci, segnerò il tuo bel visino e sarai esiliato nella Colonia Sort sne, lì ti aspetterà una breve vita e una lunga morte in agonia- mentre parlava Peter, Hans sentì la rabbia montargli dentro per quell’incresciosa situazione e per essere stato ingannato dai suoi stessi trucchi.
-Partirai oggi- ordinò il re, osservando il fratello con un sorriso beffardo ma Hans non lo vide finché un pensiero improvviso lo costrinse a guardare nella sua direzione.
-E Caterina?- quella frase, che non aveva bisogno di nessuna spiegazione per entrambi, rimase sospesa e il re con una porta socchiusa tra le mani, che solo in quel momento il principe notò, e lo stesso che sguardo arrogante che Hans aveva rivolto un anno prima a una principessa che stava morendo rispose: - Caterina, che cosa? In fin dei conti è solo una stupida ragazzina e deve essere difesa dai cattivi elementi- dichiarò Peter usando lo stesso tono sprezzate, che poco prima Hans aveva usato per descrivere la principessa Anna, e sbatté la porta dietro di sé. Hans fece in tempo solo per sussurrare-Cosa?-, pochi attimi dopo sentì dei passi e un colpo secco dietro al collo e per lui divenne tutto buio. Peter rimase in silenzio sul ciglio della porta ad ascoltare mentre Hans era portato via, si trovava nell’ennesimo corridoio nascosto del castello, e in silenzio ad attenderlo c’era l’ammiraglio Johannes che lo guardava un po’ scettico con le braccia incrociate.
-La principessa Caterina non si arrabbierà?- domandò ma il re negò con la testa- Sa, già tutto-. Johannes gli mise una mano sulla spalla e il re disse- Dobbiamo solo sperare che scelga l’amore-.
    Dall’episodio della Sala d’ossidiana passarono altri quindici giorni, Peter aveva già ricevuto una lettera da Andreas che confermava la presenza di Hans nel convento, nel frattempo da Arendelle era arrivata una lettera da parte della regina Elsa che accettava l’invito a visitare le Isole. Peter ne fu felice, perché finalmente avrebbe potuto parlare con la regina, che in fino a quel momento, aveva solo avuto contatti via lettera, ma era preoccupato per Hans, il suo pensiero andava verso di lui. Era una sera estiva tremendamente calda, aveva risposto, dopo molti tentativi di concentrarsi, alla lettera della giovane regina e Peter decise di andare a rilassarsi nelle sue stanze. Cercò di congedare Jakob, che quel giorno era particolarmente ansioso, diceva che c’era qualcosa di strano nell’aria, Peter dovette darsi da fare per rassicurarlo e finalmente poté andare nelle sue stanze da solo. Più camminava però verso le sue stanze e più Peter concordava con Jakob: c’era qualcosa di strano che nell’aria.
    Peter sentiva, portato dal vento, il profumo dei fiori di primavera e quella fragranza familiare gli rievocava dei ricordi molto dolorosi. Era troppa carica di nostalgia per non affliggere il suo cuore pensando alla sua Ada, alle sue che mani profumavano sempre in quel modo. Peter sospirò e si fermò lungo il corridoio, forse stava impazzendo ma quello che sentiva era effettivamente il profumo di Ada. Chiuse gli occhi e annusò quella scia e il suo cuore ebbe un sussulto, sembrava effettivamente il profumo di Ada ma non era possibile: era estate e i fiori di primavera avevano perso da tempo le loro fragranze. Scrollò la testa e si diede una regolata, forse la sua era solo stanchezza e forse era stata l’idea di incontrare la giovane regina di Arendelle a offuscare la sua razionalità: la regina Elsa aveva circa la stessa età di Ada quando lui aveva incontrato la prima volta alla festa della Luce, in un dicembre di molti anni fa. Nostalgia, vedovanza così giustificò l’ansia che gli attanagliava il petto e andò nelle sue stanze.
    Quando entrò, trovò le finestre della sua stanza da letto privata completamente aperte e questo particolare lo agitò particolarmente e finì anche per irritarlo. Peter sbuffò, se la sua agitazione era stata data inconsciamente da una semplice dimenticanza come quella … era un po’ ridicolo. Chiuse seccato la finestra principale, ma l’agitazione non se ne era andata quando si rese conto che le pareti della sua stanza erano impregnate della fragranza dei fiori di primavera, che tanto aveva amato. C’era qualcosa che non andava, tutto ciò era troppo strano e il suo corpo era ricettivo come se ci fosse un pericolo imminente. Udì, improvvisamente, una voce femminile, autoritaria e affilata venire da dietro di lui.
-Questo liquore è veleno- a sentire quella voce a Peter gelò il sangue, si voltò lentamente e scorse una figura femminile di spalle, aveva dei bellissimi e lunghi capelli biondi che le arrivavano fino alla vita. Quando la figura si voltò, il re si sentì cedere le ginocchia. La figura femminile era una donna quarantenne di rara bellezza, vestita con raffinato abito stile impero, aveva degli occhi maliziosi verdi che lo fissavano sprezzante, la sua bocca rossa era umida di liquore e piegata in un sorriso arrogante. La donna teneva in mano il bicchiere di liquore e lo guardava seduta su un maestoso trono di ghiaccio su cui nascevano bellissimi fiori colorati violando le regole della Natura. Il profumo dei fiori veniva da lei, lo stesso che aveva avuto la sua amata Ada per i suoi poteri. Peter conosceva fin troppo quella donna dall'aspetto autorevole e dal sorriso arrogante per sapere che quel profumo non le apparteneva, ma se ne fosse appropriata con la forza. Rimase a fissarla per un attimo, incapace di credere a quello che vedeva, ma riuscì a trovare il coraggio dentro di sé e a domandare, in un tono misto tra la paura e la sorpresa.
-... Madre, siete viva?-.

 

NOTE DEL TESTO

(1)Ho associato questi due animali in base agli ipotetici segni zodiacali dei personaggi (un trucco per ricordare il periodo in cui sono nati): Hans (Leone) Peter (Scorpione). L’ossidiana invece è una pietra con una fortissima simbologia “È una pietra che sta in relazione con la purificazione dell'ego, bruciandolo e lasciandolo in un mucchietto di ceneri ed è legata al subconscio

(2)Questa scena è presa dal film, non si nota subito perché, quando finisce con il secchio in testo, l’inquadratura cambia ed è fatta vedere il resto della nave quindi la scena si nota solo se ponete attenzione ancora su di lui.

(3)Hans tende a stringere le mani quando s’innervosisce, riguardate la scena quando parla con Anna della sua famiglia: stringe convulsamente la ringhiera del balcone. Oppure quando Elsa non gli concede il permesso di parlare al ballo, dopo la dichiarazione del fidanzamento, stinge la mano a pugno.

 
NOTA DELL’AUTRICE
Non avete idea di quanto ho penato per lo scontro tra Peter e Hans, inizialmente doveva essere molto più violento, addirittura Peter avrebbe dovuto lanciare la corona ai piedi di Hans, bel vero? Ma non funzionava, poi ho cercato di farlo più dolce quasi una supplica di Peter. Alla fine che è uscita una gara di trollaggine, in cui se Anna fosse stata presente, avrebbe gettato del riso come se fosse al matrimonio di Elsa. Per quelli che odiano Hans, credo d’averlo mazzolato abbastanza, per quelli che lo amano … ho mostrato il suo lato manipolatore, il suo orgoglio ed ecc., anche se preferisco vederne più le emozioni come la paura (e aveva tutte le ragioni per esserlo, vedere suo fratello vestito come un boia, con la sua solita cicatrice da mafioso e pronto a marchiarti come un animale, pensando di essere Corvo Attano di Dishonored).
    Ho in mente di continuare questa storia, cioè fare una long-fiction che rappresenti la mia idea di come potrebbe essere Frozen 2 e riprenderebbe appunto da Elsa che arriva nelle Isole, quindi non ho intenzione di mollarla così ma ci vorrà del tempo perché sono indietro con delle f.f. del fandom di Hetalia ( qui c’è il mio account condiviso con un altro bravissimo autore se vi interessa le storie di questo manga) e con i miei racconti originali, per cui non ho idea di quando inizierò effettivamente a scrivere, ma tornerò(Risata diabolica)
Sokew86

P.S: Quale il vostro fratello preferito in questa disastrata famiglia?Fatemelo sapere nelle recensioni (esonerate chi me l’ha già detto!)
P.P.S: Per avere aggiornamenti sul continuo di questa storia che il titolo sarà Frozen, Il limite del perdono, vi consiglio la mia pagina Facebook!

 

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