Dodici lettere di Sokew86 (/viewuser.php?uid=67474)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Copertina ***
Capitolo 2: *** Capitolo I-Il giudizio di un uomo di chiesa ***
Capitolo 3: *** Capitolo II-Il principe della bellezza ***
Capitolo 4: *** Capitolo III-La lettera di due uomini impegnati ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV-Non c’è nulla di logico ***
Capitolo 6: *** Capitolo V- La ballata dell'Ammiraglio ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI-Lo scorpione, il leone e l’ossidiana ***
Capitolo 1 *** Copertina ***
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Capitolo 2 *** Capitolo I-Il giudizio di un uomo di chiesa ***
1capitolo
Capitolo
I
Il giudizio di un
uomo di chiesa
Don’t feel, conceal. It’s
the way to be a good king
Peter
Simon era il maggiore dei tredici principi fratelli delle
Isole del Sud ed era il sovrano. Aveva quarantasette anni,
inesorabilmente i
segni della vecchiaia e di una vita particolarmente dura gli avevano
segnato
gli angoli degli occhi verde prato e ingrigito, quasi per
metà lunghezza i
capelli castani scuri, leggermente ricci. A completare quel ritratto di
re
vissuto, un’appariscente cicatrice gli attraversava la
guancia sinistra. I
vecchi servitori del castello commentavano spesso la somiglianza
straordinaria
di Peter con il defunto padre rispetto agli altri principi: Peter aveva
lo
stesso naso aquilino del precedente sovrano e la forma sottile degli
occhi gli
dava un’espressione fredda e autorevole.
Non era l’unico confronto che il re era ormai
abituato a sentire, Peter
era diventato un re molto amato dal popolo ma odiato e temuto dalla
corte
perché aveva spezzato l’antica tradizione di
guerra, che aveva devastato per
quasi mezzo secolo le isole del sud per arricchire le solite famiglie
nobiliari, quel periodo era stato chiamato il Periodo Carminio.
Il re ricordava ancora quando a ventidue
anni prima aveva preso
tremando la sua corona e, insieme ai primi
quattro principi, aveva cercato furiosamente di creare un periodo di
pace
duraturo di cui avessero potuto godere le ricchezze e la
serenità gli altri
giovanissimi fratelli. Nonostante avesse ottenuto quello che voleva, il
re non
aveva mai smesso di preoccuparsi, né del suo regno
né di sua figlia Caterina,
una giovane quattordicenne cresciuta in modo molto peculiare,
né per i suoi
fratelli: continuava a preoccuparsi intensamente di loro. Spesso gli
era stato
detto che la sua preoccupazione l’avrebbe portato alla tomba
e che si doveva
calmare ma lui era così, aveva gli occhi freddi e criptici
ma dentro di sé
c’era sempre un turbine di emozioni che controllava per
continuare a cercare di
prendere le decisioni più giuste per il regno e per i suoi
fratelli.
C’era un problema, se come
sovrano riusciva a rimanere
distaccato quando doveva prendere una decisione come fratello maggiore
aveva
delle difficoltà: si sentiva costantemente diviso fra i suoi
doveri di Re e di
fratello maggiore, questi spesso non concordavano tra loro. I suoi
fratelli
negli anni avevano preso decisioni che l’avevano portato
sull’orlo di un
esaurimento nervoso, come quella volta che suo fratello Filip (il
Ministro
dell’Economia) era tornato dal lontano Oriente con un
contratto d’alleanza
commerciale di ferro e con due mogli: quell’episodio era
costato quasi una
scomunica a tutta la famiglia reale e una guerra con il regno di Offin.
Peter
ne aveva viste di tutti i colori, però non si sarebbe mai
immaginato che il più
giovane dei suoi fratelli, il principe Hans, tornasse imprigionato
nella sua
stessa nave accompagnato da una gelida e solenne lettera della giovane
regina
di Arendelle in cui era scritto che Hans aveva cercato di assassinarla
e
tentato di impadronirsi del suo regno.
Il re aveva dovuto affrontare la
situazione e la sua prima
azione era stata avvertire tutti gli altri fratelli, molti dei quali in
giro
per l’Europa e uno di loro particolarmente irraggiungibile
per posta, le
risposte che erano arrivate, erano state delle più svariate
e contrapposte. Peter
non aveva ancora preso una decisione su come gestire la situazione, nel
frattempo aveva fatto imprigionare in gran segreto il giovane principe
e,
purtroppo, per quanto a malincuore dovesse ammetterlo, il re non aveva
ancora
visto l’ombra di rimorso nel volto di Hans. La situazione
logorava re Peter, la
soluzione più semplice sarebbe stata esiliare Hans in
qualche colonia sperduta
del regno e dimenticarsi di lui, ma era suo fratello! Diviso ancora una
volta
tra i doveri di un sovrano e i sentimenti di un familiare aveva deciso
di
riscrivere nuovamente ai suoi fratelli, per chiedere aiuto a scegliere
una
punizione per Hans, come aveva suggerito la giovanissima regina nella
sua
lettera.
La prima lettera arrivò
tramite un messaggero in una mattina
particolarmente grigia, che minacciava tempesta, il re
respirò forte l’aria dal
balcone delle sue camere e intuì che ci sarebbe stato un
temporale durante la
notte: Peter era un uomo di mare e, come tutti in famiglia, era
addestrato a
comprendere i segni dell’acqua e dell’aria.
Mandò a chiamare alcuni suoi
servitori e gli ordinò di non tentare di raccogliere
l’acqua durante la
tempesta, che sarebbe avvenuta nella nottata, perché con i
fulmini sarebbe
stato pericoloso. L’acqua era un problema serio per le Isole
del Sud: non ce ne
era mai abbastanza perché i pochi corsi d’acqua
potabili presenti nelle venti
isole erano piccoli e poco capienti. Per questo motivo erano costretti
a
distillare sia l’acqua di mare sia quella piovana per
coltivare e per dare
l’acqua sufficiente ai propri cittadini, esisteva
però una riserva: nell’isola
più a settentrionale del regno vi era un altissimo vulcano
perennamene innevato
che possedeva in ghiaccio una riserva di acqua pura, utilizzata solo
per le
emergenze. La lettera proveniva appunto da quell’isola e il
re riconobbe
immediatamente la calligrafia e, una volta rimasto solo,
aprì la busta con
impazienza che poco si addiceva a un reale, iniziò a leggere.
Carissimo
Peter
Mi angusto per la tua preoccupazione nei
confronti di Hans. Sono ancora sconvolto della situazione, vorrei
poterti dire
che prego ogni giorno per te e Hans perché troviate un
po’ di pace, ma non
basterebbe. Non mi hai chiesto una preghiera ma un consiglio.
Anticipo che sono d’accordo con te
sull’inutilità di esiliare Hans, tanto male
tagliargli la testa e comportarci
esattamente come i nostri sanguinari predecessori, ma noi non siamo
uomini da
decisioni drastiche senza ragione, poiché io sono uomo di
chiesa e tu sei un re
saggio. Hans è giovane, può cambiare e ne sono
convinto. Nostro fratello annaspa alla ricerca
di un
po’ di pace ma appena la trova la rinega e torna alla sua
folle ricerca:
punirlo solo non servirebbe a nulla. Mandalo da
me, magari con un po’ di fortuna
e tanta pazienza riuscirò a fargli vedere oltre quella
maschera di odio e
d’avarizia che siè costruito negli anni
…
A
quella frase il re scoppiò a ridere, mandare Hans a vivere
in
ordine di monaci votati alla penitenza altrui, era ridicolo. Che cosa
Hans
avrebbe imparato lì? Oltre a disprezzare ancora di
più quel tipo di persone che
lui considerava sciocca? Peter riprese a leggere la lettera con un
sorriso
sereno, Andreas anche lontano da lui riusciva a rasserenarlo e a farlo
ridere. Nonostante
che al re mancasse molto averlo a corte, aveva compresso le sue ragioni
molto
tempo fa.
[…]In
fin dei conti un po’ glie lo devo,
nel momento in cui Hans avevo bisogno di me, ho lasciato tutto e tutti:
sai
bene che cosa ha significato per lui la morte di nostra madre e tutte
le
conseguenze.
-Non
solo per lui ma anche per te, mio carissimo Andreas- pensò
il re cupo, avrebbe scritto quel pensiero nella sua risposta.
[…]
Forse se avessi accettato di rimanere quando
me lo chiese, le cose sarebbero andate diversamente ma entrambi
sappiamo che il
passato non si può cambiare e soltanto accettando le
conseguenze delle nostre
azioni possiamo redimerci. Ti offro ancora una volta il mio amore e
prego per
te.
Tuo
Andreas
P. S: Sicuramente non l’avrai notato ma nella
busta c’è un piccolo trifoglio rosso, potresti
darlo a Hans?
Il
re controllò la busta e trovò un trifoglio rosso
essiccato,
che effettivamente non aveva notato prima, lo girò tra le
mani e lo udì
scricchiolare tra le mani perché era secco, lo
portò al naso e sentì che c’era
ancora qualche traccia del vecchio profumo quando quelle foglie erano
state
vive. Un profondo sospirò di rammarico uscì dalla
bocca del re, in quel
momento, nonostante la lettera di Andreas, si sentì solo.
Con aria circospetta,
poggiando prima la busta con il trifoglio sulla scrivania, il re
aprì uno dei suoi
cassetti, di cui solo lui aveva la piccola chiave color ruggine appesa
al collo.
Nel cassetto non vi erano i segreti del suo regno, per quelli aveva dei
posti
migliori, ma c’erano i suoi tesori personali che Peter amava
tenere vicino a sé
mentre lavorava. In un appropriato ordine disorganizzato si notava
subito un
piccolo ritratto di appena dieci centimetri, il re lo prese e lo
osservò,
rivedendo il volto della sua amatissima e defunta moglie Ada.
-Chissà che cosa mi avresti consigliato?- domandò
il re triste
guardando il ritratto e passando un dito sui capelli castano chiaro
della
moglie, nel ritratto la donna aveva un’espressione seria ma
felice, i suoi
occhi castani scuri erano dolcissimi.
-Hans ti adorava e tu lo amavi- continuò il re ripensando a
quegli
anni che sua moglie aveva cercato di prendersi cura di Hans, quando era
troppo
piccolo per difendersi da cose che non avrebbe mai potuto capire a
quell’età. Dolcemente
fece scorrere il ritratto tra le mani e rimase in silenzio per
districare la
matassa dei suoi pensieri: Peter era un uomo riflessivo e non gli era
mai
dispiaciuto il silenzio. Riprese il trifoglio e lo nascose in una sua
tasca,
decise che sarebbe andato a consegnare a Hans il suo regalo quella
sera. Voleva e doveva controllare se
c’era ancora un briciolo di
speranza di cambiamento nel principe Hans.
Peter andò nelle segrete del
castello accompagnato soltanto da
se stesso, era quasi iniziata la notte e aveva terminato i suoi doveri
e la
cena, a quell’ora solitamente lui si preparava a coricarsi ma
oggi sarebbe
stato diverso. Non c’era nessuno in quel luogo di fredde
pareti di pietra, se
non ad eccezione di una delle guardie vestita con una divisa scura che
faceva
da secondino al principe Hans, alle guardie era stato ordinato la
più grande
segretezza e il divieto assoluto di parlare con il prigioniero
perché il re
sapeva bene quanto potesse essere suadente con le parole il fratello.
Il
giovane principe era a conoscenza di quei divieti e come
intrattenimento
cercava di irritare la guardia di turno con comportamenti noiosi e
irritanti. Il
quel momento, per esempio, si ostinava a canticchiare un motivetto
senza senso
con una voce graffiante e nevrotica, ben lontana da quella che Peter
conosceva
bene. Quando il re entrò nelle segrete, la guardia lo vide e
si apprestò a
salutarlo con il saluto militare e quel gesto repentino mise in allarme
il
principe Hans che smise di cantare. I passi di Peter furono
l’unica cosa che si
sentirono in quel momento, la guardia silenziosamente aprì
la cella del
prigioniero e non ci furono nessune annunciazioni, Hans sapeva
benissimo che
era il fratello … aveva imparato a riconoscere il
passo e l’ombra.
Peter entrò nella cella in
tutta la sua modestia, indossava un
semplice vestito scuro e come ornamento, la corona delle Isole del Sud:
era
molto semplice in oro rosso con una grossa pietra al centro di
ossidiana nera,
che assomigliava a quella di un conte piuttosto a quella di un re. Hans
guardò
distrattamente il fratello come se non esistesse e si mise a sedere
sulla
brandina della cella, iniziò nuovamente a cantare ma questa
volta con la sua
voce limpida. Il re lo scrutò a lungo sulla soglia della
porta, Hans era
pallido e aveva lasciato crescere deliberatamente i capelli e la barba
rossi,
nonostante avesse potuto richiedere il servizio di barbiere: il
principe era
l’unico a possedere quel colore di capelli mentre la maggior
parte dei fratelli
aveva una capigliatura castana. Il re ignorava se era un gesto per
qualche
piano di fuga di Hans oppure se il giovane principe si fosse lasciato
andare
allo sconforto, avrebbe ordinato a breve di raderlo per essere sicuro
di non
favoreggiare una sua fuga. Peter sapeva che Hans avrebbe continuato a
ignorarlo
ma l’avrebbe osservato sott’occhio per cui doveva
essere cauto, il re depositò
il trifoglio su un lato libero della brandina.
-È da parte di Andreas- annunciò con voce forte e
chiara il re,
Hans reagì facendo finta che non gliene importasse
però guardava con
la coda dell’occhio il trifoglio.
Quando si comporta così, come
un ragazzino ribelle, a Peter
veniva voglia seriamente di schiaffeggiarlo ma sapeva che era inutile,
l’aveva
fatto quando era tornato da Arendelle: era stata una delle poche volte
che il
re Peter era stato accecato dall’ira e aveva picchiato un suo
fratello, un
gesto che gli ricordava troppo il loro sanguinario padre e che lui si
era
promesso di non farlo mai. Il Principe Hans l’aveva spiazzato
quando si era
pulito l’angolo della bocca con il dorso della mano e si era
inchinato verso il
re guardandolo con dileggio. Peter si ricordava che l’aveva
guardato sconvolto,
chi era quell’uomo? Non era il giovane fratello che aveva
cercato di prendersi
cura.
-Hans-, parlò calmo ancora una volta Peter, per poi
continuare
con un tono duro da sovrano- Guardami- gli ordinò. Hans si
voltò a guardare il
fratello, i suoi occhi erano due fessure chiuse in
un’espressione di duro
disprezzo.
-Hai riflettuto sugli avvenimenti di Arendelle?- domandò il
re
ancora con tono duro e rimanendo fermo al suo posto.
-Sì, mio re- quella parola fu pronunciata stranamente senza
nessuna ombra di scherno.
-Avrei dovuto essere meno incauto e più paziente, a
quest’ora
avrei avuto un regno-dopo quelle parole Hans abbozzò un
sorriso malizioso e
fissò negli occhi, del suo stesso colore, il re sperando di
poter vedere un
minimo di reazione ma Hans sapeva che Peter era un uomo indecifrabile
e, dopo
tutta quell’avventura che aveva passato, non si sarebbe
stupito minimamente a
scoprire se anche il fratello fosseuno stregone sputa ghiaccio. Il re
non reagì
e non rispose, spostò il suo sguardo da Hans al resto della
cella, dove a terra
c’erano dei libri aperti.
-Caterina è stata qui?- gli domandò placido
attendendo la
risposta del principe che non arrivò, ma i suoi occhi lo
tradirono.
-Le hai fatto un gran torto-
Hans ridacchiò- Sono sicuro che la principessa Caterina
troverà
un altrettantovalido compagno di giochi-, rispose caustico il giovane
principe.
-Sì ma ha perduto il suo zio prediletto, è un
ruolo non
facilmente sostituibile-. Per quanto Hans
tentasse di celare i suoi sentimenti, il sentir
parlare della nipote aveva fatto passare negli occhi del principe un
attimo di
rimorso.
-Va bene. Caterina è stata qui. Evidentemente è
stata addestrata
bene a evadere dalla sorveglianza della sua guardia del corpo- il
principe
pronunciò l’ultima frase con una
puntad’orgoglio, senza neanche premurarsi di
nasconderla. C’era anche una punta di amore quando
pronunciava il nome
Caterina, perché Dio sapeva quanto Hans amasse la nipote,
forse erastato solo
l’affetto per lei a dissuaderlo da tentare un colpo di Stato
nelle stesse
isole. Il re pensò a malincuore chenonostante
l’amore per Caterina, Hans non si
era fermato a compiere quel gesto assurdo.
-Hai perso delle cose vere, per l’utopia di avere un tuo
regno-
mormorò freddamente il re fissando nuovamente negli occhi il
fratello, il
prigioniero sembrò leggermente a disagio a quelle parole ma
non abbassò lo
sguardo. Rimassero in silenzio a sfidarsi con gli occhi e poi, il re
disse
secco -Buona notte, Hans. Spero che un’altra notte in una
fredda cella, ti
aiuti a capire a cosa hai rinunciato-, continuò secco il re,
ben determinato di
lasciare il principe a ragionare in solitudine. Hans aprì la
bocca per
rispondere ma Peter risoluto uscì dalla cella,
ricordò alla guardia il suo
divieto assoluto di parlare con il prigioniero e uscì dalle
segrete con passo
deciso verso le stanze, il cuore del re era stanco e gli occhi verdi
pieni di
rabbia.
-Forse l’ennesima notte passata in bianco porterà
a quello
scellerato consiglio- furono le ultime parole che pronunciò
a se stesso il re
prima di addormentarsi ma non ci credeva.
NOTE
DELL’AUTRICE
Ci
sono tanti motivi perché ho deciso di
parlare dei fratelli di Hans non come semplici cattivi.
Il
primo motivo:
se ci sarà mai un
continuo di Frozen, dubito che la Disney farà tredici
principi villani
(affermiamo la verità, Hans non è proprio il loro
capolavoro di cattivo ma
trovo comunque positivo, che la Disney abbia cercato di rompere certe
regole
del cinema classico a cui era troppo legata). Il secondo
motivo: è la
canzone eliminata Life’s too short, soprattutto la sua
ripresa che trovo
magnifica. Vorrei che la Disney la utilizzasse eventualmente per un
duetto tra
Hans e uno dei suoi fratelli con cui, negli anni ha perso, il rapporto.
Farei
proprio il re e se
utilizzassero la voce
di Josh Groban morirei felice. Anche perché la canzone
Life’s too short trovo
che sia poco adatta al rapporto mostrato
del film delle due principesse. Il terzo motivo
come spettatore troverei
molto più drammatico che i fratelli di Hans non siano
cattivi ma, che negli
anni hanno fatto una serie di errori che li ha portati ad allontanarsi
fra
loro. Ovviamente i fratelli che l’hanno ignorato per due anni
rimangono e
saranno spiegati (erano piccoli e idioti^^). Un’altra nota,
il Regno delle
Isole del Sud sto cercando di renderlo un regno spartano, per questo la
loro
corona assomiglia di più
quella di un
conte che di un re, volevo rendere anche il loro modo di vestire
più semplice e
austero.
Spero che la storia vi abbia interessati un
minimo!
Sokew86
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Capitolo 3 *** Capitolo II-Il principe della bellezza ***
capitolo 2
Capitolo II
Il principe della
bellezza
A sua Maestà Peter Simon
delle Isole del
Sud.
Stimatissimo fratello,
La vostra lettera mi ha sconcertato: non
credo che abbiate mai preso in considerazione l’opinione dal
sesto fratello in
poi, per cui mi avete trovato un po’ impreparato alla vostra
domanda.
Vogliate perdonarmi se sarò crudele, credo
che dobbiate applicare su Hans le leggi più dure del vostro
regno. Il vostro
equilibrio a corte si regge sull’opinione che voi siete “
il Giusto”, che voi punite chiunque lo
meriti senza guardare il rango o la ricchezza.
La punizione prevista per un caso come
quello di Hans è l’esilio, quindi applicate quello
più duro e possibile.
Cordialmente
Jakob Alfæus Westergård principe reggente
del principato di Oasta
La lettera
del nono fratello Jakob Alfæus, chiamato Alfæus per
non confonderlo con il secondogenito, era stato un duro colpo dopo la
notte
insonne che aveva passato il re.Alfæus
era più giovane del re di diciotto anni ed era
l’unico, tra
i suoi fratelli, a essere riuscito a ottenere un regno anche se
più per fortuna
che per capacità personali. Il principe Alfæus era
un bellissimo uomo, non
semplicemente bello. Assomigliava poco al resto dei suoi familiari, di
cui
aveva solo la bella forma degli occhi. Il principe non aveva ereditato
il resto
delle caratteristiche familiari come il viso un po’ lungo,
assieme un naso
importante, il mento pronunciato e le guance forse un po’
troppo piene, che gli
altri principi camuffavano con baffi, barba o bassette. Il viso di
Alfæus era
un ovale perfetto, gli zigomi erano affilati, i capelli, di un castano
scuro da
sembrare nero, brillavano. Gli occhi non erano verde prato, ma erano
cangianti,
quest’ultima caratteristica era particolarmente attrattiva
per le dame perché
aumentava l’aria di mistero attorno al principe. La bellezza
del principe era
stata spesso oggetto di discussione o d’invidia di alcuni
membri della
famiglia, tra cui gli arrogantissimi gemelli, che avevano sentenziato
“ essere
così perfetti può essere considerato un
difetto”.
Alfæus, ancora prima di
compiere diciotto anni, aveva ricevuto
proposte di matrimonio delle più appetibili dame sia per
bellezza sia per
rango, eppure lui aveva scelto spontaneamente di convogliare a nozze
con la
principessa del principato di Oasta, una donna vedova più
grande di lui di
venti anni e con un figlio di appena tre anni. Con
l’inevitabile morte della
principessa, Alfæus aveva acquisito il titolo di principe
reggente del
principato, fino a quando il legittimo sovrano non avrebbe raggiunto la
maggiore età. Alfæus era un uomo misterioso,
enigmatico che pochi conoscevano
bene, nemmeno i fratelli sapevano spiegare per quale motivo avesse
sposato
quella donna. La sua lettera non aveva rallegrato il re, il quale
sapeva quanto
il principe Alfæus avesse ragione: se la storia di Hans fosse
stata scoperta e
lui non l’avesse punito severamente, avrebbe avuto problemi a
controllare la
corte.
Il re risistemò la lettera,
si vestì, fece colazione e si
concesse dieci minuti per guardare fuori dalle sue camere un pezzo
delle
spiagge delle Isole, dove all’orizzonte si vedeva la penisola
Avan, di cui la
sovrana era una donna dalla lingua velenosa e la dubbia morale eppure
una
fedele alleata del Re Peter, anche se le differenze personali li
portavano
spesso a litigare. La pioggia della notte precedente aveva reso il
colore della
sabbia, normalmente rosso, ancora più macabro, invece il
mare aveva assunto una
bellissima sfumatura di azzurro e appariva placido. L’odore
salmastro del mare
arrivava fino al re ed era un invito a lasciare i propri doveri per
fare una
lunga passeggiata sulla spiaggia, Peter s’immaginò
senza difficoltà la
sensazione della sabbia umida sotto i piedi nudi e il calore del sole
sulla
pelle ma si prefissò di lavorare.
A malincuore il re tornò al
suo lavoro, aveva molte cose da fare
in quel periodo: si avvicinava la stagione della primavera, che nei
primi
giorni era caratterizzata da piogge torrenziali e poi da un clima calmo
mite
povero di pioggia, per cui doveva parlare con il mastro raccoglitore
dell’acqua
del regno e organizzare il piano di raccolta. Doveva organizzare
l’annuale
visita delle cinque isole principali dell’arcipelago per
controllarne
l’amministrazione e continuare anche l’opera di
negoziazione con il regno di
Arendelle: Peter aveva già mandato, al ritorno di Hans, la
prima offerta di pace
composta di viveri non deteriorabili, intuendo che la nevicata fuori
stagione
avesse bruciato i raccolti del bel regno. Quell’offerta era
stata accettata con
garbo e cortesia dalla regina ma era chiaro che il Regno delle Isole
del Sud dovesse
fare molto di più per ottenere la fiducia della giovane
sovrana.
Per alcuni versi, la giovane regina Elsa
ricordava a Peter il
vecchio se stesso: anche lui aveva dovuto imparare in fretta a capire a
chi
dare la sua fiducia, perché un giovane sovrano era sempre
oggetto di falsi
fedeli. Erano passati più di venti anni dalla sua
incoronazione e Peter sapeva
che non aveva imparato ancora tutto e che poteva fare degli sbagli,
perché non
era un unto del Signore come si credeva nel medioevo: era soltanto un
uomo che
cercava di tenere disperatamente un regno e una famiglia in pace e
prosperità. La
fredda lettera di Alfæus quindi era rimasta nella sua mente,
nonostante fosse
stato occupato tutto il giorno. Se avesse esiliato Hans, avrebbe fatto
i suoi
doveri da sovrano, avrebbe potuto soddisfare la regina di Arendelle e
tenere il
solito pugno di ferro sui nobili ma sarebbero stati solamente i suoi
vantaggi. L’esilio
poteva essere quella la soluzione più corretta, almeno per
il suo regno? Non era
così testardo da non cambiare idea ma il re era confuso e
demoralizzato. Nonostante
fosse ossessionato da tali pensieri, la giornatadel re finì
senza intoppi e
Peter poté concedersi una cena privata con sua figlia, che
purtroppo per lui
aveva intenzione di discutere. Peter lo capì appena
entrò nella sala da pranzo,
lo sguardo della giovane principessa Caterina gli ricordava quello di
una
feroce valchiria e non lasciava spazio a dubbi.
Peter avrebbe voluto tanto dire che sua
figlia fosse l’incarnazione
della grazia e della femminilità ma non era così,
il fatto che fosse orfana di
madre e che fosse vissuta in un ambiente prettamente maschile
s’intuiva
immediatamente. Caterina aveva quattordici anni, i suoi capelli castano
chiaro
erano sempre tirati all’indietro in una piccola coda di
cavallo legata con un
nastro viola. I suoi occhi non erano verdi come il padre ma la ragazza
non
aveva ereditato neanche il caldo castano scuro della madre, erano
nocciola con
punte di verde. La piccola e graziosa bocca, trasmessa dalla madre, era
sempre
imposta in un sorrisetto furbo e vispo. Caterina fasciava il corpo
ancora
acerbo, nonostante fosse sviluppata già da un anno, con
abiti umili e comodi
che non la aiutavano ad addolcire la sua figura, non indossava
gioielli, anzi aveva
preso la fastidiosa abitudine di annodarsi al collo un foulard (1)
viola cupo,
che Peter sospettava appartenesse a Hans. L’altra abitudine,
che faceva
infuriare non poco Peter, era che Caterina indossava a volte i
pantaloni
arabizzanti delle mogli orientali dello zio Filip. Nonostante che spesso Peter la sgridasse
aspramente per Caterina i suoi
rimproveri dovevano essere soltanto una pioggia passeggera, per due o
tre
giorni ubbidiva e poi tornava a indossare quello che voleva.
Peter decise di far finta di notare lo
sguardo agguerrito della
figlia e si sedette tranquillo, consapevole che però non
l’avrebbe di certo
fermata un suo silenzio. Infatti, non appena il cameriere ebbe portato
la prima
portata (in realtà era un pasto unico, Peter odiava fare del
lusso inutile
durante la settimana) la ragazzina chiese che cosa ne sarebbe stato
dello zio
Hans, ormai imprigionato da un tempo.
-Caterina, non sono affari che ti riguardano. - dichiarò
asciutto Peter, tenendo il cucchiaio del suo stufato sospeso in aria, e
pensando che sarebbe stata una lunga cena.
- È mio zio, padre- ribatté la ragazza puntando
gli occhi sul
padre ma lo sguardo che ricevette fu così duro da far
vacillare la sua fiducia
o incoscienza.
- È
mio fratello-,
scandì bene quelle parole il re e affermando
l’importanza del suo legame.
-Da piccola pensavo che fosse mio fratello!- ci tenne a ripetere
la ragazzina aspettandosi una reazione esagerata del padre e invece lo
vide
ridere sotto i baffi castani sopra il naso aquilino.
-Sì mi ricordo, l’hai scoperto quando stava per
partire per l’accademia-
Peter, ripensò a quell’episodio così
lontano.
Caterina, allora, aveva
all’incirca cinque o sei annie stava facendo
i capricci perché non intendeva in nessun modo lasciare
andare via il
quindicenne Hans.
-Non puoi andare via! Qui sono tutti vecchi o sposati o noiosi,
oppure tutte e tre le cose!- aveva detto la principessa e stava
praticamente
attaccata alla gamba del principe, il quale appariva imbarazzatissimo e
sorpreso della reazione così sproporzionata della bimba. (2)
Il re e il terzo
fratello, l’ammiraglio Johannes, erano chiaramente divertiti
dall’imbarazzo di
Hans e assistevano tranquilli alla scena, mentre il fratello minore
cercava
disperatamente di consolare Caterina (e scrollarsela dalla gamba senza
farle
del male) dicendo che sarebbe tornato durante le licenze a trovarla. La
bambina
aveva stretto ancora di più la gamba di Hans e aveva
singhiozzato, -Gli zii
sono antipatici! Come farò senzamio fratello?- e detto
ciò la bambina aveva
iniziato a singhiozzare ancora più forte lasciando i tre
uomini nella stanza
guardarsi spiazzati fra loro come per trovare la conferma di aver
sentito tutti
la stessa cosa. L’Ammiraglio aveva fissato Hans e
l’aveva esortato a parlare
mentre il giovane principe si era inginocchiato e con un gesto delicato
aveva
sollevato il viso della bambina, che aveva gli innocenti occhi gonfi di
pianto.
-Caterina …- aveva iniziato titubante Hans mentre la bambina
lo
guardava triste- Hai detto fratello?- le aveva domandato. La bambina
aveva
annuito tra le lacrime mentre il re e l’Ammiraglio si erano
guardati in
silenzio per un lungo attimo e poi quest’ultimo aveva
ringhiato al re- Se tu
facessi applicare di più l’etichetta in questo
castello, la principessa non si
sarebbe confusa!-.
Peter aveva ringhiato di rimando al fratello Johannes - Non
è
quello, sono insieme da quando è nata!-. Il giovane Hans
aveva arruffato con un
gesto affettuoso i capelli della bambina e le aveva spiegato che non
era suo
fratello ma suo zio, esattamente come tutti gli altri vecchi o sposati
o
barbosi parenti. Caterina, sconvolta da quell’inverosimile
dichiarazione, aveva
smesso di piangere e con gli occhi ancora lucidi di lacrime aveva
fissato suo
padre, suo zio Johannes e l’ex fratello adesso neo zio Hans,
in questo preciso
ordine, dopo un lungo e angoscioso minuto aveva replicato,
- Tu non puoi essere mio zio! Gli altri sono vecchi, tu no!-
L’Ammiraglio fu preso dalla classica ira per essere stato
chiamato vecchio e iniziò a mormorare offeso, il re aveva
iniziato a
ridacchiare mentre sua figlia e Hans scoppiavano in una potente e
genuina
risata. Caterina infine aveva lasciato la gamba di Hans e il principe
era
tornato, come promesso, a trovarla dall’accademia a ogni
licenza.
Per Caterina quel ricordo era
preziosissimo e il fatto che il
padre non l’avesse dimenticato doveva essere un segnale
positivo, almeno così
sperava la giovane principessa.
-Anche se ne sono a conoscenza, non riesco proprio chiamarlo
zio. È strano- disse Caterina e il padre
ridacchiò ma tornò subito serio e
iniziò
a parlare con la sua voce imperiosa da sovrano.
-Caterina, so che il principe Hans ti è caro ma lui si
è macchiato
di un crimine orribile e sei la prossima sovrana, sai che hai dei
doveri. Cela,
doma e non fatti mai offuscare dai tuoi sentimenti e desideri, il regno
ha
sempre la massima priorità e il gesto di Hans ha messo in
una situazione
scomoda le Isole, che potrebbe diventare pericolosa in futuro-. Il re
disse
quelle parole in modo quasi automatico mentre da un angolo della sua
mente una
pungente voce gli ricordava quanto era stato per lui devastante cedere
ai
sentimenti. Quanto l’errore di Peter aveva condannato tutti,
preso da un odio
che non era mai riuscito a superare e una rabbia che non aveva saputo
accettare.
La giovane principessa ascoltava le parole del padre in assoluto
silenzio, il
suo sguardo agguerrito si era indebolito perché sapeva che
suo padre aveva
ragione. Valeva però avere una corona se doveva perdere una
persona cara? La
corona valeva suo zio? Questi erano i suoi pesanti pensieri che le
impedirono
di vedere l’incertezza negli occhi del padre.
Caterina non rispose e riprese a
mangiare il suo pasto e Peter
si sentì rattristito dalla situazione, non era quello che
lui intendeva una
tranquilla cena con sua figlia.
-Padre …- parlò Caterina dopo aver assaggiato
l’ultimo boccone-
Qualunque decisione prenderete, potrei saperla in tempo?-. Peter
osservò la
figlia in cui leggeva tristezza malcelata, la principessa aveva ancora
molto da
imparare sul nascondere i propri sentimenti, il re fissò
negli occhi la sua
bambina sapendo come le sue parole, costretto a pronunciare,
l’avrebbero potuta
ferire.
-Caterina, non ti proibisco di andare a trovare il principe Hans
ma cerca di non alimentare i pettegolezzi a corte, la segregazione di
tuo zio è
segreta-. Lo sguardo di Caterina vacillò e tremò
leggermente ma annuì
obbediente.
-Come volete voi padre-.
Quando il cameriere tornò nella sala, trovò
un’atmosfera carica
di tensione e ben lontana da quella allegra e spensierata alla quale
era
abituato. La giovane principessa salutò il padre con una
frettolosa riverenza,
invece del suo consueto bacio della buona notte e si ritirò
nelle sue stanze,
lasciando il re a mordersi le labbra pensieroso.
NOTE DELL’AUTRICE
Prima di tutto, ringrazio la mia amica Sara che mi ha dato una
mano per correggere alcuni errori di sintassi e grammaticali del primo
capitolo,
quindi adesso c’ è l’ultima versione.
Ringrazio anche Harley Sparrow per avermi
segnalato quelli di battitura!
Ovviamente grazie a chi legge, commenta o chi semplicemente non
mi manda a quel paese dicendo perché stai facendo una storia
su un cattivo. Ecco
le altre note ^^.
(1)Il foulard, allora, era un capo d’abbigliamento maschile,
lo
portavano gli uomini al collo come Hans nel film. Caterina lo porta
dello
stesso colore dello
zio e allacciato alla stessa maniera, poi si chiede perché
il padre s’infuria (se è il foulard di Hans sta
voi deciderlo).
(2)La mia headcanon è che Hans non è una persona
affettuosa,
quindi ha dei problemi a essere toccato. Se rivedete il primo incontro
con
Anna, quando stanno cadendo e lei si getta al suo collo (Per quanto
adori Anna
chiaramente è una signorina sfacciata, quando io sto
cadendo, afferro il
braccio di chi mi sta intorno
e non mi
butto al suo colloXP!) Hans assume un’espressione
imbarazzata,molto
imbarazzata. Prima che dite che lui stava imitando i suoi sentimenti e
ecc …
Non credo che sia possibile perché l’imbarazzo
è una sensazione non facilissima
da gestire, probabilmente difficilissima da simulare.
Immagino che qualcuno possa essere
confuso del perché Caterina
fosse convinta che Hans fosse suo fratello. Come ho detto nello scorso
capitolo, la moglie del re era molto affezionata a Hans quindi lo
teneva vicino
a sé e quando ha avuto Caterina, li ha allevati per un
po’ insieme e poiché
Caterina era piccolina e vedeva questo bambino spesso vicino a lei ed
era
circondata principalmente da adulti, ha fatto 2+2 e ha creduto che
fosse il
fratello. Tra altro, mostrerò che non usano nessun titolo
onorifico fra loro,
come già si vede da questo capitolo Caterina, lo chiama
semplicemente Hans
(della serie Anna sarà stata allevata in una stalla ma
Caterina in porto!)
Schema
della famiglia reale, prima che
iniziate a confondervi, a man mano che i fratelli saranno descritti,
sarà
aggiornato.
1.
RE Peter Simon 47 anni, ha 24 anni
di differenza con Hans.(mica
fichi e pizza! Hanno una generazione di distanza!)
2.
3.
AMMIRAGLIO CAPO MAGGIORE DI DIFESA
e MINISTRO DELLA DIFESA
Johannes 44 anni, ha 21 anni di differenza con Hans(Può
sembrare fuori di testa
con la sua mania dell’etichetta ma in realtà ha
più sale in zucca di tutti i
primi cinque fratelli,
4.
SACERDOTE: Andreas 43 anni, ha 20
anni di differenza con Hans
(Il bravo?Santo fratello?)
5.
6.
7.
8.
9.
PRINCIPE REGGENTE: Jakob
Alfæus 29 anni, ha 6 anni di differenza
con Hans(alla faccia della comprensione umana! La sua lettera
è stata
una pugnalata)
10.
11.
12.
13.
AMMIRAGLIO Hans 23 anni
|
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Capitolo 4 *** Capitolo III-La lettera di due uomini impegnati ***
capitolo 2
Capitolo
III
La lettera di due
uomini occupati
Nel
castello del Re Peter, la settimana seguente, non arrivò
soltanto una lettera ma due, il messaggero specificò che una
di esse proveniva
dall’estero, senza dire il luogo, e ciò non
consentì a Peter di
intuire chi fosse il mittente perché erano ben quattro i
principi che fuori
dalle Isole. Peter poté solamente escludere Alfæus
perché aveva già risposto
con le sue fredde e dure parole: la lettera doveva essere o di
Matthæus o
Bartholomæus o di Matthias. La lettera si rivelò
di essere di Matthæus, la sua
grafia stretta era riconoscibilissima e un francobollo della Repubblica
di
Elvezia confermava ulteriormente l’intuizione del re.
L’altra lettera proveniva
dalle Isole occidentali del regno ed era da parte dei gemelli
Thaddæus e Simon,
il re pensò infastidito perché diavolo i due
fratelli non avessero scritto due
lettere separate!D’accordo che erano gemelli, ma vivevano in
simbiosi!
Il re guardò le due lettere e
prese la sua
decisione su quale
leggere per prima, con un prolungato e angoscioso sospiro decise di
affrontare
una probabile irritazione scegliendo quella dei gemelli. Quando la
aprì, Peter si rese conto che era stata scritta a turno, la
prima scrittura
più stretta era quella di Simon e la seconda più
aggraziata era di Thaddæus, il
re alzò un sopracciglio: i gemelli erano seriamente i
più
strani di tutti i
suoi fratelli minori e che avevano osato scrivere una lettera spiritosa
per una
domanda così seria.
Carissimo
re Peter
Tra i nostri mille impegni abbiamo pensato
molto alla situazione di Hans e ti proponiamo di mandarlo a passare del
tempo da
noi, dopo poco s’imbarcherà spontaneamente per
Arendelle e offrirà la sua testa
direttamente alla Regina delle nevi, un bel soprannome che purtroppo
non
l’abbiamo inventato noi ma sentito in giro: non sarebbe una
punizione
perfetta?
Il
re rimase per un attimo incredulo e poi un sentimento
d’irritazione incominciò a prevalere su di
sé (accadeva a chiunque avesse a che
fare con i gemelli) perché era evidentemente, che i due
imbecilli non capivano
la gravità della situazione, eppure i gemelli non erano
stupidi, anzi erano
intelligenti, astuti e molto determinati tanto da diventare dei
perfetti uomini
d’affari che amministravano le maggiori distillerie
d’acqua del regno e parte
dell’industria di carpenteria navale. Purtroppo erano anche
dispettosi e
irritanti, come ben pochi, che perfino un uomo dal sangue freddo come
Peter
aveva difficoltà a sopportarli. Il re riprese a leggere,
consapevole che da
Simon e Thaddæus non poteva aspettarsi nulla di serio, la
scrittura nella
lettera era cambiata ed era quella di Simon.
[…]Scherzi
a parte, sappiate che ci
dispiace per la situazione, perché in fondo (molto in fondo)
sappiamo che
potrebbe essere anche colpa nostra se Hans è diventato
così.
Il
re scettico fissò la lettera, i gemelli avevano fatto un
vago
esame di coscienza?Che cosa era successo? Era forse giunta
l’Apocalisse?
[…]
Gliene abbiamo fatto di carognate
quando era piccolo ma, Peter, voi dovete capire: eravamo
così gelosi che nostra
madre gli permettesse di entrare nelle sue stanze! Così ci
divertimmo a fargli
capire che al di fuori di quei luoghi era dura, solo il più
forte poteva
sopravvivere.
Forse ci siamo riusciti troppo bene.
Fummo davvero crudeli con lui e non
sapevamo che non c’era nulla di bello a essere il favorito di
nostra madre,
l’abbiamo capito solo adesso e in ogni caso non giustifica le
nostre azioni.
Peter stava rimpiangendo che la lettera non avesse continuato
con il solito tono irritante e stupido dei gemelli: il solo sentir
parlare
della defunta regina, di sua madre, provocava in Peter un moto di
rabbia e
odio. All’inizio Peter aveva avuto pietà
dell’ex
regina, l’aveva creduta una fedele servitrice del
re, che
aveva come unico scopo adorarlo e obbedirgli.
La donna aveva dato dei figli al regno, senza desiderarli davvero, ma
Hans si
era beccato tutta la sua isteria, aggravata dalla morte del
marito,paralizzato
ormai da tempo, durante la gravidanza del tredicesimo principe. Sua
madre aveva
vissuto quella gravidanza come un’offesa personale e si era
rifiutata di
scegliere un nome alla creatura appena nata (forse Hans su questo era
stato
fortunato, poiché il resto dei suoi fratelli si era beccato
i
nomi altisonanti
dei dodici apostoli a caso) e poi si era chiusa nelle sue stanze, dove
entravano pochi eletti, fra cui il suo dottore che poi le aveva
accordato il
permesso di vedere i più giovani principi. Peter aveva
creduto a
quella storia,
odiava troppo il suo violento padre per non credere che sua madre fosse
stata
un’altra delle sue vittime, finché la
verità
l’aveva colpito con una ferocia
che gli aveva portato via ogni compassione. Aveva scoperto troppo tardi
che sua
madre non era malata ma un mostro e che ogni sua azione era una
manipolazione
ben congeniata. Peter sentì il gusto ferroso del sangue in
bocca
e si rese
conto di essersi morso il labbro con tutta la sua forza, con
l’ira di una
feroce bestia. Si asciugò le labbra con il dorso della mano
e
osservò il
sangue rimasto sulla sua pelle, come si poteva odiare tanto il sangue
del
proprio sangue?Peter ringraziava solo sua madre e suo padre per avergli
donato
dei fratelli, ma era felice della morte di entrambi. Peter
riprese a
leggere con gli occhi ancora carichi di rabbia.
[…]Quello
che veramente vogliamo dire e che
Hans dovrebbe passare del tempo con noi e litigare, così la
smetterebbe di
comportarsi come il pezzo di ghiaccio che è diventato negli
anni e,
soprattutto, smetterebbe di competere con tutti noi facendo delle
stupidaggini
che quasi gli costano la testa!
Questa è la nostra opinione, pensaci … per
favore.
La
lettera si terminava con due aggraziate firme, scritte
probabilmente da Thaddæus. Il re richiuse la lettera e la
appoggiò al petto, un
gesto d’infinita tristezza, e i suoi occhi divennero ancora
più vecchi e
stanchi. I gemelli erano preoccupati e loro non sapevano tutta la
storia.
Poveri gemelli, Peter si stupì non poco di aver usato un
tale aggettivo con
loro, non potevano sapere quanta verità c’era
nelle loro parole e quali di
queste fossero letteralmente vere. Peter ripose entrambe le lettere
nelle
tasche della sua camicia e decise, che a pranzo, avrebbe letto la
seconda se
avesse avuto tempo perché aveva un appuntamento con suo
fratello Filip, il Ministro dell'economia.
Peter e Filip s’incontrarono a
pranzo, il re notò con piacere
che il fratello era dimagrito ancora e ne fu contento, non sopportava
che i
suoi fratelli non ci tenessero alla propria forma fisica: tutta la
famiglia
reale era stata abituata a una fredda disciplina militare e
perciò il corpo
doveva essere un tempio da curare. Filip era un uomo di altezza media,
leggermente in sovrappeso, con le braccia muscolose da scaricatore di
porto.
Aveva un viso amichevole e aperto, gli occhi verdi di famiglia
brillavano di
una luce diversa rispetto agli altri e erano più
dolci. Era stato molti
anni in Medio Oriente perciò aveva preso
l’abitudine di portare i capelli e la
barba un po’ lunghi seguendo la moda orientale e di indossare
in vita una
cintura di stoffa nera o rossa. Filip era amichevole, dotato di un
grande
intuito nell’economia ed era sempre pronto a mettersi in
prima linea per
lavorare ma aveva una dubbia morale come si diceva dei commercianti.
I due fratelli parlano un po’ di alcuni affari urgenti
economici
del regno, soprattutto dell’abbassamento della richiesta
d'ossidiana degli
altri stati, e poi Filip decise di dare anche lui il suo consiglio su
Hans.
-Per me- iniziò la questione Filip mentre sorseggiava del
tè
aromatico, che aveva addolcito con del miele – Dovresti
tenerlo ancora un po’
in cella, fare impartire qualche punizione fisica e mandare un ritratto
della
punizione alla regina di Arendelle, così lei è
contenta perché sa che Hans ha avuto
quello che si meritava. Dopo, puoi dare un gruzzoletto a Hans e lo
cacci dal
castello e gli dici di vivere la sua vita. È in gamba, se la
caverà-, dichiarò
serafico continuando a sorseggiare il tè mentre Peter lo
guardava abbastanza
sconcertato.
-Non credo che a una giovane regina interesserebbe sapere che
nostro fratello è stato torturato- commentò Peter
prendendo anche lui del tè
emettendo però un suono di disappunto, con l’acqua
distillata la bevanda era
disgustosa. Filip si accorse dell’espressione di Peter e gli
passò la ciotolina
con il miele, che però rifiuto con un gentile e deciso gesto.
-Dipende che donna è. Dai pettegolezzi che ho sentito, non
le
dispiacerebbe torturare qualcuno-, disse Filip ripensando alle numerose
dicerie,
non a suo favore, della giovane regina.
-Non crederai a tutte quello che senti in giro Filip, secondo le
dicerie tu saresti un uomo che vive con delle concubine-,
commentò il re
sorpreso dal comportamento di Filip.
-So capire che cosa è vero e cosa no. Non credo che sia una
donna perfida e pericolosa come l'ha descritta il Duca di Weselton, ma
è una
strega, per di più manipola il ghiaccio-, il fratello minore
enfatizzò
soprattutto l’ultima frase con sdegno- Proprio quello che
serviva a Hans. Le
streghe amano il sangue e, più di chiunque altro, Peter
dovresti saperlo-,
continuò duro Filip.
Peter chiuse gli occhi sentendo quelle parole e ripensò al
volto
della sua amata Ada, quando per la prima volta gli aveva mostrato la
sua magia
e gli aveva chiesto di avere pietà di lei.
-Non è così, esistono streghe buone e tu lo sai.
Credo che la
Regina di Arendelle sia una di quelle, credo che sia come Ada: se la
regina
Elsa avesse voluto far versare del sangue, avrebbe potuto condannare
alla pena
di morte Hans seduta stante-.
Filip guardò il volto del fratello severo e
sbiancò in volto,
con una voce piena d’imbarazzo si scusò- Perdonami
Peter, non intendevo
offendere in alcun modo Ada-.
-Ada era una strega, è ovvio che tu avessi un po’
paura di lei-,
Peter sorrise debolmente appoggiando la sua mano sulla spalla di Filip
che
arrossì a disagio.
- Hai ragione anche tu però, le altre streghe che abbiamo
incontrato non si sono rivelate personcine simpatiche e piene
d’amore, quindi
sei nel giusto, a essere diffidente. Eppure ripeto, credo che la regina
Elsa
sia una brava donna o almeno spero, perché con il potere che
ha, potrebbe
essere un problema …-
Una voce maschile interruppe il re, era autoritaria, sarcastica
e apparteneva a Thomas, il Ministro degli esteri e il sesto principe
della
famiglia reale.
-Non credo che la regina di Arendelle sia un problema, è
circondata da troppi idioti per esserlo-. Sia il
re che Filip si girarono in direzione della voce
riconoscendo la sagoma di Thomas, era un uomo vicino alla quarantina
dal bel
profilo e i capelli castani, era slacciato con una naturale grazia che
lo
rendeva affascinante, una caratteristica illusoria perché
Thomas la perdeva
ogni volta che era lontano da lavoro. Il re Peter invitò
Filip al silenzio con
un gesto e poi puntò il suo sguardo su Thomas per chiedergli
di moderare il
linguaggio.
-Non sono davanti a quegli incompetenti, in famiglia posso
parlare come mi pare, senza diplomazia- replicò Thomas
mentre i due fratelli
maggiori sospirarono per il disappunto, a volte i loro fratelli minori
riuscivano
a essere incredibilmente arroganti.
-Coma mai, Thomas, dici che la Regina d’Arendelle non
è un
problema?- domandò Filip puramente interessato, in fin dei
conti era stato il
primo a insistere che le Isole del Sud mandassero qualcuno a sporgere
le scuse
ufficiali alla regina, anche se quest’ultima aveva tentennato
per mesi prima di
accordare il permesso di ancorare al porto una delle loro navi.
Thomas si era offerto volontario, anche
se era un
lavoro sporco
da ambasciatore che da Ministro degli esteri, ma Thomas aveva
svolto per anni quel ruolo, fino a quando, dieci anni prima,
Andreas non aveva
rinunciato al Ministero e il sesto principe gli era succeduto per
scelta del
re. Questo grande onore (la Legge delle Isole era chiara, solamente i
primi
cinque principi avevano diritto a governare) aveva reso intransigente
il
principe verso se stesso e, con il tempo, verso tutti gli altri. Errare
era
umano? Thomas non credeva a questa massima, chi sbagliava pagava.
-La regina è chiaramente consigliata da degli idioti
incompetenti, le hanno suggerito di cercare aspramente alleati
poiché il suo
spettacolo di magia ha fatto scendere la popolarità del suo
regno. Ovviamente
le altre nazioni non vedono senza sospetto questa improvvisa ed
esagerata ospitalità
di Arendelle. La regina sta facendo la figura della sciocca. Con il suo
potere
dovrebbe indurre a far pensare che sia impossibile attaccare Arendelle
e
dovrebbero essere gli altri regni a cercare la sua alleanza. Come si
può
credere di attaccare un regno protetto dalle montagne e di cui
l’unico via
d’accesso è il mare-, spiegò Thomas con
un tono bellicoso, di chi non ammetteva
repliche, e invece la risposta del re arrivò altrettanto
dura. - Qualche
sciocco ci potrà sempre provare. Abbiamo l’esempio
di Hans!- quelle parole
fecero sussultare entrambi principi. Thomas
iniziò ad accarezzarsi la nuca, un gesto che faceva
quando s’innervosiva ma solo i suoi familiari conoscevano
quell’abitudine:
quando il ministro lavorava, cercava sempre di essere affascinante e
imperscrutabile.
-La regina ha accettato le nostre scuse ufficiali-, disse Thomas-
Ma da qui a riuscire ad avere un rapporto di fiducia e
d’alleanza o un semplice
contratto commerciale passa-.
-Che tipo di persona è la regina?- chiese Filip incuriosito.
-La regina è giovane, molto prudente e molto onesta. Hans
è
ancora considerato un eroe, quindi la nostra richiesta di silenzio
è stata
ascoltata senza neanche usare i metodi sporchi, come abbiamo dovuto
fare con
gli altri dignitari testimoni ad eccezione del Conte Benedek De
Jarjayes (1),
che è stato silenzioso per l’amicizia che prova
per voi, sire- spiegò Thomas
indicando il fratello Peter per enfatizzare l’ultima frase.
-Adesso sta noi onorare la parte del nostro pattò-
annunciò il
Ministro degli esteri rivolgendo uno sguardo intenso a entrambi
fratelli.
-Dunque, che cosa suggerisci?- domandò il re
all’ambasciatore,
il quale si schiarì la voce e prese dalla sua giacca la
lettera, in precedenza
inviata dal re, la posò sul tavolo e si appoggiò
su quest’ultimo tenendosi su
con i gomiti.
-Pena di morte- dichiarò Thomas e Filip reagì a
quella
dichiarazione congiungendo le mani e rivolgendo uno sguardo verso al
cielo,
come per dire “ Che cosa dobbiamo fare con questi
giovani?”.
-Se volevo condannare a morte Hans, non era necessario tenere
nascosto che cosa avesse fatto ad Arendelle. L’avremmo
condannato subito, ai
popolani piacciono tante le esecuzioni-, le parole del re furono
lapidare e il
suo sguardo era diventato sdegnato, come ogni volta pensava che Thomas
si
facesse troppo prendere dai suoi estremismi (un ambasciatore estremista
era una
combinazione assai curiosa in effetti). Era l’unico difetto
che aveva frenato
il re dal promuovere Thomas in Ministro, ma sarebbe stata
un’ingiustizia perché
questo aveva lavorato duramente mentre era stato il sottoposto di
Andreas e
anche adesso era un lavoratore instancabile. A Thomas si doveva una
politica
estera delle Isole più efficace, molto diversa da quella
tenuta di Andreas di
fredda e sospettosa neutralità.
Filip aveva uno sguardo denigratore,
sembrava pronto a far
ramanzina a Thomas e, infatti, le sue parole furono dure e pesanti,
-Inoltre un
atto così forte ci getterebbe nelle fauci di quei serpenti
dei nobili, sono
pronti a nostra qualsiasi debolezza per far vacillare
l’equilibrio conquistato
a corte-, spiegò Filip cinico: la corte per i reali era una
fonte inesauribile
di guai.
-Ma dobbiamo punire Hans, perderemmo la faccia con Arendelle e
anche mantenere buoni rapporti con l’estero, è
importante per le Isole del Sud!-
replicò grintoso Thomas.
-Sì, ma il nostro nemico più forte è
qui!- sbottò Filip e
indicando con un gesto furioso il viso del re- Un altro attentato
può essere la
fine per Peter e crollerebbe la fiducia degli altri stati nella nostra
politica
interna, perderemmo comunque la faccia!-. Il re vide lo sguardo di
Thomas
perdere la sua fiducia e poi l’ambasciatore
cominciò a mormorare qualche parola
di scusa, infine guardò il fratello maggiore ma senza
soffermarsi neanche un
attimo sulla lunga cicatrice. Peter si trovò a pensare
chel’unico fratello che
aveva sempre avuto il coraggio di fissare quella cicatrice, e di
addirittura
toccarla, almeno una volta, fosse stato Hans.
-Calmati.- ordinò tranquillo il re al Filip che era
diventato un
po’ rosso in viso per lo sforzo di alzare la voce,
quest’ultimo prese la sua
tazza con un gesto furente e iniziò a sorseggiare con veloci
sorsi il tè. Peter
si rivolse a Thomas con un sorriso calmo.
-Thomas, so che come Ministro degli esteri, hai a cuore che la
nostra reputazione all’estero sia immacolata, ma non posso
permettermi un grave
atto di forza come la pena di morte. Sono finiti i tempi in cui la
famiglia
reale si faceva a pezzi tra di loro. Dobbiamo essere uniti per tenere
l’equilibrio a corte-.
Thomas stava ascoltando il fratello
maggiore con uno sguardo di
puro disappunto che aumentava a ogni parola pronunciata e, infatti, si
espresse
con parole secche e vere – Noi non siamo uniti-. Il suo
linguaggio del corpo
divenne più chiuso e poi Thomas, indicando imperiosamente i
due fratelli
maggiori, disse con voce autoritaria- Voi sire, il principe Jakob,
l’ammiraglio,
fratello Andreas e il principe Filip lo siete … con i vostri
segreti e i vostri
intrighi.-
-Ma noi no- si auto indicò Thomas, riferendosi agli altri
principi minori e il re capì quanto fossero vere
quelle dure parole .Aveva sbagliato tutto con i
suoi fratelli minori?Aveva tentato
di difenderli e invece riusciva a sentire la distanza che si era creata
fra
loro negli anni, la distanza che avvertiva adesso in Thomas era la
stessa di
Hans.
-Hai perfettamente ragione Thomas-, mormorò piano Peter e
un’espressione sconcertata apparve sul volto di Thomas che si
sentì indeciso se
esultare per quella piccola vittoria oppure sentirsi confuso
dall’atteggiamento
del re. Filip si sentì invece fuori luogo, lo scatto
precedente d’ira non era
rappresentazione della sua natura, a lui piaceva discutere aspramente
solo di
affari e quella situazione stava diventando insostenibile.
-Come ben sai Thomas, in ogni caso dobbiamo mantenere le
apparenze- disse pacatamente il re per poi fissare duramente i fratelli
e
parlare con una voce indiscutibile- Mantenere le apparenze-
Calò il silenzio nella sala da pranzo.
Note
dell’autrice
1.Nel film Frozen
c’è
un dignitario francese che dice appunto la frase “ vedremo
cosa ne pensarono di
quello che ha fatto i suoi dodici fratelli”, con questa frase
si capisce che
Hans è orfano e quindi il fratello maggiore è il
re (altrimenti avrebbe detto
suo padre e i suoi dodici fratelli). Poiché è il
francese ad accompagnare Hans
a casa (a detta del sito WIKIA), ho pensato che deve essere uno che
conosceva
la famiglia reale delle isole e qui ho enfatizzato che è
amico di Peter.
2.Se ci sono errori
non esitate a farmelo sapere, l’obiettivo di
quest’anno è diventare come
Giovanni Papini ^^.
L’intrigo si sta scoprendo, la moglie del re era una
strega… la
madre di Hans era fuori di testa e un terribile segreto è
tenuto nascosto dai
fratelli maggiori. Hans sa qualcosa o il fatto di essere sempre tenuto
all’oscuro, ha fatto nascere il sentimento di sfiducia verso
la sua famiglia?
SCHEMA
DELLA FAMIGLIA REALE
1.RE:
Peter Simon 47 anni, ha 24 anni di differenza con Hans.
2.
3.AMMIRAGLIO
CAPO MAGGIORE DI DIFESA e MINISTRO DELLA DIFESA
Johannes 44 anni, ha 21 anni di differenza con Hans(Può
sembrare fuori di testa
con la sua mania dell’etichetta ma in realtà ha
più sale in zucca di tutti i
primi cinque fratelli)
4.SACERDOTE:
Andreas 43 anni, ha 20 anni di differenza con Hans
5.MINISTRO
DELL’ECONOMIA: Filip 41 anni , ha 18 anni di
differenza con Hans(non prendete male che volesse far punire Hans
fisicamente,
per quello che ha fatto è il minimo e allora si ragionava
così)
6.MINISTRO
DEGLI ESTERI/AMBASCIATORE: Thomas 37 anni, ha 14 anni
di differenza con Hans. Non è cattivo, solo esaurito.
Però lo detesto, quando
credevo di aver finito di pensare come fare tutti i fratelli di Hans,
mi sono
resa conto che mancava uno all’appello ed era il sesto.
7.
8.
9.PRINCIPE
REGGENTE:
Jakob Alfæus 29 anni, ha 6 anni di differenza
con Hans
10.UOMO
D’AFFARI:Thaddæus 27 anni, ha 4 anni di differenza
con
Hans (dovrebbe essere il gemello buono, bastardo quanto
l’altro ma almeno ogni
tanto si rende conto che deve star zitto)
11.UOMO
D’AFFARI: Simon
Zelatus 27 anni, ha 4 anni di differenza con Hans (Simon è
quello che pensa tra
i due e organizza scherzi come se avesse 10 anni. È
terrorizzato
dall’ammiraglio)
12.
13.AMMIRAGLIO
Hans 23 anni
|
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Capitolo 5 *** Capitolo IV-Non c’è nulla di logico ***
capitolo 2
Sono
stata aiutata a correggere questo
capitolo da un’altra brava fanwriter, ecco il
collegamento diretto
al suo profilo
di EFP. La ringrazio per il suo strepitoso aiuto.Se ci sono
errori, la colpa è mia, perché ho rimesso mani
sulla storia dopo anni!
Capitolo
IV
Non
c’è nulla di logico
Il
re si svestì delle sue vesti regali
e indossò gli abiti per la notte. Nella sua camera regnava
il silenzio di chi
era stanco di affrontare la giornata, Peter si distese sul letto e
sentì immediatamente
la schiena ricevere i primi benefici sotto forma di una sensazione
tiepida
lungo la spina dorsale. Si sentiva stanco di tutto, della giornata,
dell’essere
re e di tutti i suoi sbagli: gli sembrava, che nella vita, non avesse
preso mai
una sola e dannata decisione giusta. Si girò su un fianco e
aprì un cassetto
del comodino che si trovava accanto al letto, attivò un
piccolo meccanismo e
comparve uno scompartimento segreto che conservava un medaglione. Un
bellissimo
medaglione in argento, appartenuto alla defunta sovrana, era appoggiato
su un
piccolo cuscino rosso era completamente coperto da uno strano strato di
ghiaccio. Il re afferrò il medaglione aiutandosi con un
fazzoletto che era
nello stesso scompartimento, avvertì il freddo del ghiaccio
attraversare la stoffa
e giungere la pelle e Peter rabbrividì perché
aveva sempre detestato il freddo.
Si distese sul letto e tenne in alto il medaglione, quasi come se fosse
la lama
di ghigliottina, il monile oscillava lentamente freddo e inscrutabile.
-Non ti aprirai mai?-, la risposta non
arrivò, il silenzio rimase a far compagnia al vecchio re
finché non udì qualcuno
attivare i meccanismi della porta segreta che conduceva alla sua
stanza, ma lui
non si preoccupò: solo una persona poteva attivarli ma, per
essere sicuri,
Peter portò la sua mano sotto il cuscino e strinse un
pugnale nascosto.
-Buonasera-, disse un uomo con una
bella voce rilassata.
Peter non si mosse dalla sua posizione,
continuò a studiare l’oggetto e salutò
laconicamente.
-Jakob … -
Jakob era il secondogenito della
famiglia, al contrario di Peter, aveva ancora una folta capigliatura
castana
senza nessun segno della vecchiaia, invariata dalla giovinezza, e il
suo viso
era meno segnato dalla vita, anche se dei folti baffi coprivano le sue
labbra
sottili. Gli occhi erano verdi e vigili. Non era vestito come un
principe, il
corpo, che non aveva nulla da invidiare a un trentenne, era fasciato da
una divisa
scura, formata da una giacca a doppio petto e pantaloni fascianti in
cui s’intravedevano
degli stivali lucidi, neri e dall’aspetto possente. Jakob si
avvicinò al letto
di Peter rimanendo in silenzio e guardandolo dall'alto verso il basso e
poi i
suoi occhi caddero sul medaglione. Tese la mano e gli chiese se poteva
avere
l'oggetto. Peter gli passò il medaglione e si mise a sedere
sul letto, Jakob
fece scorrere tra le mani il medaglione avvolto nella stoffa senza dire
una
parola.
-Hai provato a forzare il medaglione
dopo averlo messo vicino al fuoco?- domandò Jakob serissimo
e Peter alzò gli
occhi al cielo, esasperato.
-Jakob, è un medaglione sigillato da un
potente maleficio, secondo te basta metterlo vicino al fuoco per
sciogliere il
ghiaccio?- il tono del re era diventato sarcastico e petulante ma Jakob
rimasse
in silenzio, in attesa.
- Comunque ci ho provato e non ha
funzionato-, ammise con un filo di voce mentre Jakob sorrise teso,
odiava
vedere il suo re e, soprattutto, suo fratello maggiore in quello stato.
Sebbene avessero meno di un anno di
differenza, i due fratelli erano completamente diversi. Peter era nato
in una
giornata di fine autunno, con l'inverno che si affacciava alle porte
portando
il pericolo di tempeste violente e spaventose, tipiche di quella
stagione. Il
giorno della sua nascita aveva caratterizzato Peter, era nato con un
sentimento
di perenne preoccupazione che l'aveva segnato per sempre, infatti,
sembrava
molto più vecchio di Jakob. Quest'ultimo invece era sempre
positivo e fin
troppo spensierato come il giorno di tarda primavera in cui era nato.
Nonostante
le nette differenze caratteriali, i due lavoravano in piena sinergia
proprio
come delle ruote dentate. Jakob era l’uomo fidato del re e il
suo Real protettore, una guardia
del corpo
che si occupava solo dell’incolumità dei membri
della famiglia reale, l’unico
che poteva permettersi di conoscere le debolezze del sovrano.
Il secondogenito avvolse completamente
il medaglione nel fazzoletto di stoffa e lo posò
delicatamente sul comodino,
Peter lo invitò a sedersi e Jakob spostò una
piccola poltrona vicino al letto e
si sedette accavallando le belle gambe. Peter lo guardò,
intuendo che presto l'uomo
avrebbe iniziato a parlare e, infatti, così fu.
-Si può sapere perché diamine mi hai
mandato una lettera?- per rafforzare le sue parole, Jakob estrasse
dalla tasca
della sua giacca la lettera del fratello di due settimane prima.
- Eri fuori e speravo che se avessi
avuto un po’ di tempo, saresti riuscito a pensare qualche
idea interessante-.
Jakob annuì con aria
fiduciosa- Non so
se ti piacerà l’idea, ma potresti mandare Hans
nelle corti dei nostri alleati e
se si renderà utile, potrà tornare qui o rimanere
lì, ovviamente senza titolo.
Personalmente inizierei con il regno di Avan che è il
più vicino a noi e
potremmo controllarlo-. A sentire nominare il regno
dell’odiata e amata alleata,
il re perse le staffe e con un tono di voce diverso da quello che usava
abitualmente esclamò: -Non manderò Hans
laggiù! Quella donna ha reso la sua
corte un ritrovo di concubini! Come si può essere indecenti
alla sua età?!-. Jakob
non batté ciglio di fronte alla reazione spropositata del
fratello e disse con
tono rassicurante ma divertito perché si era sempre
domandato quale fosse la
vera natura del rapporto dei due regnanti - Calmati Peter, era per la
vicinanza
che l’ho proposto. Per via degli avvenimenti che sono
accaduti di recente, non
manderei mai più Hans da nessuna parte senza il nostro
controllo e mi costa un
po’ a dirlo: sulla maggior parte delle tue decisioni sono
sempre stato
d’accordo ma avresti dovuto dare un po’ di
più di libertà ai nostri fratelli
minori per evitare che scoppiassero com’è accaduto
con Hans -. Il re rimase
assorto per un attimo, l’angoscia e il rimpianto dipingevano
il suo volto e quando
riprese a parlare il suo tono era tornato impassibile -Come hai detto
tu,
mandare Hans senza controllo è una follia. Non ho idea di
che cosa potrebbe
passargli nella testa se guadagnasse un attimo di libertà,
per quello che
potremmo prevedere, potrebbe tentare di vendicarsi delle reali
d’Arendelle -.
-Hans non è stupido, non proverebbe a
vendicarsi se non è convinto di farcela. Ha fallito una
volta e sa che non
saresti così magnanimo da tenerlo vivo come adesso se
dovesse fare qualche
sciocchezza: una volta morto non potrebbe continuare a coltivare la sua
ambizione- ribatté Jakob ma il re reagì a quelle
parole sospirando pesantemente
e parlando a Jakob con voce addolorata, senza neanche premurarsi di
nascondere
il suo stato d’animo.
-Jakob, avrei preferito se mi avessi
detto che Hans non ci vendicherebbe perché non è
un assassino. Quello che ha
fatto ad Arendelle è terribile e anche se non ci sono state
vittime, resta che
Hans ha ingegnato deliberatamente di uccidere due innocenti per
conquistarsi un
trono. Le persone che hanno cospirato contro di me non mi hanno ucciso
eppure
le definiamo assassini, qual è la differenza tra loro e
Hans?- Peter si accarezzò
la cicatrice sul lato sinistro del volto, che era la più
sincera testimone
delle cospirazioni subite nella sua vita.
In quel momento, ogni gesto e parola
Peter
avevano una sfumatura disperata … nessuno, a parte Jakob,
avrebbe potuto vedere
il re così indifeso e piegato dall’angoscia, solo
il secondogenito aveva il
diritto di conoscere quel lato del re. Jakob lo guardò
triste, sapeva che Peter
credeva di essere l’unico responsabile della situazione
spinosa ma non era
così, anche gli altri fratelli maggiori e lui sapevano
troppe cose per potersi
lavare le mani della situazione.
-Se vuoi farlo condannare come
assassino, farlo. Non ti giudicherò- la voce di Jakob era
dolce e sincera anche
se sentì un brivido di paura, stavano diventando come il
loro temuto padre? Il
solo pensiero bastò a spaventarlo, se Peter odiava suo
padre, Jakob ne era
terrorizzato. Peter guardò Jakob, non sfuggendogli
quell’attimo di esitazione,
c’era dell’ironia nell’espressione che
riservava a se stesso piuttosto che al
secondogenito.
-Come re dovrei, come fratello voglio
dargli disperatamente un’altra possibilità, ma non
so come dargliela e se l’apprezzerebbe-
Peter si distese sul letto sconfitto e si chiuse nel suo mutismo.
Jakob si alzò dalla poltrona
e vagò per
la stanza senza sosta, finché non
s’imbatté nella lettera ancora chiusa di
Matthæus
sulla bella scrivania del re. Il secondogenito della famiglia reale
prese la
lettera e, dalla sua posizione, la mostrò al re. Peter
comprese l’intenzione
del fratello e disse che poteva leggere- Se consiglia che devo
condannare a
morte o esiliare Hans non dirmelo. Che cosa passa per la testa ai
nostri
fratelli? Eravamo così sanguinari alla loro età?-
domandò stizzito il re a
Jakob che rispose altrettanto irritato- Per favore, noi di sangue ne
abbiamo
visto fin troppo-. Jakob domandò al re chi avesse avuto
l’idea della pena di
morte, Peter raccontò concisamente della spiacevole
chiacchierata con Thomas. Il
secondogenito rimase in silenzio tutto il tempo, annuendo di tanto in
tanto e
poi gli disse che Thomas aveva ragione su un punto.
-Siamo stati allevati così da nostro
padre, i primi cinque principi regnano e siamo come le cinque isole
principali,
indipendenti ma collegati tra noi. Su questo Thomas non ha torto -,
commentò
Jakob. Stancamente Peter concordò e poi aggiunse con un tono
flebile:-I nostri
segreti hanno allontanato i nostri fratelli da noi-, infine
tornò al suo
silenzio e Jakob curiosò sulla sua scrivania
finché non riuscì a trovare un
tagliacarte per aprire la lettera. Una volta aperta, a Jakob ci volle
un minuto
per decifrare la scrittura stretta di Matthæus prima di
iniziare la lettura.
Carissimo
re Peter
Sono in buona salute, grazie
per avermelo chiesto e vi ricordo che non dovete più
preoccuparvi di me: ormai
sono abituato al freddo pungente delle montagne di Elvezia e non mi
ammalò più
facilmente come all’inizio. Se tornassi nelle Isole,
probabilmente avrai
qualche difficoltà ad abituarmi ancora
all’ambiente. La mia assistente Ludovika
vi saluta caldamente. Riguardo al contenuto della lettera posso
esprimermi solo
parzialmente perché non conosco tutti i fatti e,
soprattutto, la versione di
Hans. Un tempo avrei difeso
Hans perché sapevo che non avrebbe mai fatto nulla di
così orribile: era solo
un bambino sveglio, indifferente allo studio delle materie non
predilette (Dio
solo sa quanto abbia penato per insegnarli il latino) finché
ha iniziato ad
allontanarmi. Ho provato più volte a cercare un confronto ma
lui mi ha evitato.
Non ho ancora nessuna
idea sul perché di questa scortesia né che tipo
di uomo sia diventato, ma
vorrei essere in grado di raddrizzare la sua strada almeno un poco:
probabilmente non è per nulla logico voler aiutare qualcuno
che si è comportato
in quel modo, però voglio farlo.
Mandalo da me, magari un
periodo lontano dagli intrighi di corte potrebbe fargli bene, in questo
modo lo
terrei d'occhio.
Dottor Matthæus Westergård.
Jakob aveva letto la lettera a mente
per poi rileggerla ad alta voce per Peter, una volta che ebbe
dichiarato che il
principe Matthæus aveva intenzioni pacifiche. Una volta
finito di rileggere
entrambi uomini rimassero in silenzio, ognuno perso nei propri
pensieri: Jakob
fissava la firma di Matthæus pensando a quanto fosse diverso
quest’ultimo da
Hans. Matthæus aveva trovato la sua dimensione al di fuori
della vita di corte
e della famiglia reale, tanto da firmarsi semplicemente come dottore
che come
principe. Hans invece, nella sua infinita ambizione, si sarebbe sentito
forse
appagato se al suo nome avesse potuto aggiungere un titolo come il re
di
qualcosa. Non che Matthæus non fosse ambizioso
però aveva un’ambizione sana che
forse poteva insegnare qualcosa a Hans.
-Non sarebbe una cattiva idea mandarlo
da Matthæus- disse ad alta voce Peter, sorprendendo non poco
Jakob, era
esattamente quello che stava per dire lui.
-Spero solo che se lo facessimo, dopo i
gemelli non pretenderebbero di avere con loro Hans- continuò
il re un po’ più
sereno.
-Mandarlo dai gemelli sarebbe una
pessima idea: se li uccidesse credo che nessuna corte lo
condannerebbe-, scherzò
anche Jakob anche se era vero che i gemelli erano insopportabili e
avevano
sposato due arpie. Il re sorrise a mo’ di risposta e Jakob
domandò quante
riposte ancora attendeva.
-Tre: Johannes, Matthias e Bart, anche
se non credo che avrei dovuto chiedere consiglio a
quest’ultimo-.
-Bartholomæus però ha sempre avuto un ascendente
su Hans. Potrebbe aiutarlo- disse Jakob, che era tornato a sedersi
sulla
poltrona vicina al letto del re, mentre Peter si era messo a sedere sul
materasso per rispondere al fratello guardandolo negli occhi.
L’espressione di
Peter era un misto di due emozioni, lo sconvolgimento e il disappunto
ed era così
strana a vedersi che indusse il secondogenito a sorridere leggermente.
-Ascendenza?Ovvio, qualunque ragazzino
ammirerebbe il fratello maggiore che riesce a sedurre qualunque donna,
gli
capiti alla sua vista. Mi stupisco sempre che Hans non sia diventato un
dongiovanni come lui-, commentò acido Peter. Disapprovava
con tutto se stesso
il comportamento di Bartholomæus, se non avesse avuto la
certezza che il
maleficio su di lui fosse stato spezzato, Peter non gli avrebbe mai
accordato
il permesso si lasciare le Isole, l’avrebbe tenuto volentieri
sotto chiave. Jakob
ripose dicendo che probabilmente Hans preferiva il potere al correre
dietro le
sottane.
-Sai Jakob, non ho idea che cosa sia peggiore:
Hans che quando va all’estero torna con un’accusa
di tentato omicidio, tra altra
fondata, oppure Bartholomæus che riesce a rovinare qualsiasi
rapporto civile
con gli altri stati perché ha sedotto qualcuno che non
doveva-. Jakob scoppiò a
ridere genuinamente alle parole del re e con malizia disse:-Penso di
preferire
Hans. Il mio più grande incubo è che un giorno
almeno venti donne busseranno
alla porta del castello con un bambino in braccio dichiarando che
è di
Bartholomæus -.Il re si unì alla risata di Jakob
con un sorriso -È anche il mio
incubo, spero che non accadrà mai-.Dopo un'altra sonora
risata da parte di
entrambi i reali e un piccolo brindisi con un liquore conservato
appositamente
per le occasioni speciali nella stanza del re, accompagnato dalle
parole
"Non arrendersi mai", Jakob si congedò e si diresse nelle
sue stanze.Peter
rimase solo ma era leggermente più sereno.
I giorni seguenti passarono tranquilli e
senza particolari emozioni, l’unica lettera che dovette
affrontare il re fu da
parte del Mastro raccoglitore dell’acqua, che nel suo
rapporto annuale
prevedeva una raccolta meno produttiva dell’anno precedente.
La causa era stata
lo strano inverno di quell’anno, secco e con occasionali
tempeste troppo
pericolose per raccogliere l’acqua. Il Mastro sperava in una
primavera piovosa
che avrebbe potuto sopperire le mancate raccolte dell’inverno
ma consigliò di
prepararsi al peggio ed essere pronti a utilizzare la riserva
d’acqua pura
della montagna o meglio del vulcano. Il re lesse la lettera e decise
che
avrebbe risposto dopo pranzo, era domenica e aveva del tempo libero,
per cui
decise di cercare Caterina e di proporle una passeggiata.
Mandò una domestica a
chiamarla ma gli fu detto che la principessa non era nelle sue camere.
Il re
intuì che la ragazzina era andata nelle segrete a trovare
Hans in gran segreto,
Peter rimase piacevolmente sorpreso di come effettivamente Caterina
fosse in
grado di rendere invisibili i suoi spostamenti, evidentemente aveva
deciso di
seguire le sue raccomandazioni. Guardò il fratello Jakob di
fianco a lui e lo
invitò a congedarsi.
Il re andò nelle segrete a
controllare
se ci fosse effettivamente sua figlia, quando arrivò, fu
molto attento a non
fare nessun rumore non volendo far percepire la sua presenza. Le
segrete erano
particolarmente allegre quel giorno, il secondino era di fianco alla
porta
della cella di Hans e da lì provenivano le tranquille voci
di Caterina e di Hans,
la guardia non era sola, c’era anche Kaldwin, la personale
guardia del corpo di
Caterina, una giovane coetanea al principe Hans che indossava la divisa
dei
Real protettori del regno. Peter, nascosto dietro a una colonna, non
riusciva a
capire cosa stessero facendo sua figlia e suo fratello in cella,
finché non
sentì Caterina strillare “scacco” come
la peggiore popolana al mercato. Dopo
appena un paio di minuti il re sentì invece la voce del
fratello annunciare
tranquillo- Scacco matto-.
Caterina ferita nell’orgoglio iniziò a
protestare- Non vale Hans! Non puoi farmi una mossa del genere sotto il
naso!
Mi hai fatto assaporare la vittoria e poi me l’hai portata
via! Non è giusto!-.
-Così va la vita, Caterina. Te lo dico
per esperienza personale- disse tranquillo e pacato il principe Hans.
-Nuova partita- strillò per niente da
principessa Caterina mentre l’altro rideva genuinamente.
-Va bene, questa volta però io userò
gli scacchi bianchi- disse Hans. Caterina invece rifiutò
dicendo che quando si
giocava con bianchi si aveva più possibilità di
vincere.
- Hai usato i pezzi bianchi per tre
partite, ne hai vinta una sola perché ti ho lasciato
vincere: direi che la
regola non funziona con te- rispose sornione Hans e la nipote
ribatté che si
stava riscaldando e lei poteva batterlo senza il suo aiuto.
-Per favore zietto, gioca con gli
scacchi neri- supplicò la principessa.
-Per favore nipote, non chiamarmi zio,
che mi suona strano-, replicò ironico il principe Hans e la
ragazza concordò.
Hans iniziò a risistemare la
scacchiera
mentre Caterina uscì dalla cella e andò a parlare
con la guardia che, non
appena la vide, le fece i suoi ossequi.
-Signor Guardia, potreste spostarsi da
qui? Vorrei avere una conversazione privata con il principe Hans, per
favore-
aggiunse la ragazzina con una vena di dolcezza nella voce
sull’ultima parola ma
la guardia rispose che le disposizioni del re erano precise e che non
poteva
disubbidirle.
-Per favore, siate ragionevole. Non
credo che mio padre vi abbia ordinato di stare a meno di un metro di
distanza
dal prigioniero-insistette Caterina.
-Mi dispiace principessa ma il
prigioniero deve essere proprio tenuto sotto stretta sorveglianza, a
vista d’uomo-
spiegò la guardia che nonostante le dure parole, si sentiva
diventare meno intransigente.
-Se chiudete la porta a chiave? Dopo
potreste anche allontanarvi un po’, abbastanza da permettermi
di conversare
abilmente con il principe di questioni private- propose la ragazzina
tranquilla, la guardia del corpo della principessa la guardava in
silenzio,
senza proferire parola e in attesa.
-Mi dispiace principessa, qualunque
conversazione deve essere sentita e riferita al re, non posso fare
nessuna
eccezione- rispose la guardia con fermezza. Fu allora che Caterina si
tolse i
piccoli ed eleganti guanti colore ruggine (1) che indossava e prese la
mano della
guardia tra le sue- Signora Guardia, apprezzo con tutta me stessa la
fedeltà
che voi avete verso mio padre, ma una conversazione tra una giovane
donna e suo
zio non sarebbe di nessun interesse per il re-. La guardia
ascoltò le parole
della principessa e guardò leggermente sospetto la sua mano
tra quelle della
ragazzina. Caterina continuò paziente- Non
penserà che voglia parlargli di
qualche fuga? Se facessi una cosa del genere, sarebbe una pazzia,
né io e né il
re amiamo le pazzie-.
Kaldwin studiava la scena, Caterina era
troppo occupata con la guardia per accorgersi che la sua protettrice la
stava
fissando.
-Per favore, Signore-, Hans vide la
nipote rientrare nella cella tutta trionfante, dopo aver chiesto anche
a
Kaldwin di allontanarsi, e sentì le due guardie andar via
dopo essere stata
chiusa la cella a chiave.
Il re approfittò il rumore
dei passi
delle guardie per avvicinarsi e quando incrociò lo sguardo
dei due soldati, li
indusse al silenzio con un gesto della mano.
Arrivò giusto in tempo per sentire la
figlia rispondere a una probabile domanda dello zio.
-Immagino che mi abbia accontentata
perché l’ho chiesto con cortesia-.
Una tagliante e ironica risata echeggiò
nella cella, era talmente cinica che il re si sentì
infastidito ad ascoltarla.
-Oh Caterina, nella vita le cose non si
ottengono con la gentilezza, la voce di Hans era diventata di un tratto
fredda
e sarcastica ma Caterina non ne rimase sconvolta, poiché
conosceva benissimo il
lato cinico dello zio.
-Nella vita le cose non si ottengono
neanche cercando di fare un colpo di stato, principe Hans-, la replica
della
ragazzina, altrettanto tagliente quanto quella del principe,
strappò a
quest'ultimo un sorriso soddisfatto, molto compiaciuto dal fatto che la
nipote
avesse saputo tenergli testa sul piano dialettico. *
- Touché,
a te la prima mossa-. Caterina mosse un pezzo bianco e poi fu il turno
del
principe Hans, rimassero in silenzio per un paio di minuti per
concentrarsi sul
gioco e un po’ per colpa di quel “touché”
che sembrava aver decretato la fine della conversazione.
-Hans … -iniziò la nipote mentre lo zio
giocava (nella speranza di distrarlo un po')- Hai fatto quello che hai
fatto
perché hai litigato con mio padre?- domandò
timorosa e la reazione del principe
non tardò ad arrivare, Hans con gesto secco
“mangio” il pedone della nipote con
un cavallo e il rumore echeggiò nella cella.
-Come fai a saperlo?- domandò Hans con
una voce impassibile, anche se Caterina percepì una punta di
rabbia.
-O … origliavo e poi avete urlato
talmente forte che mi stupisce che non vi abbiano sentito fino ad
Arendelle -, continuò
Caterina mentre gettava uno sguardo preoccupato alla scacchiera, aveva
la vaga
impressione che lo zio avrebbe giocato con tutta la sua furia quella
partita.
-È una pessima abitudine quella d’origliare
principessa Caterina-, il principe scandì ogni parola
“come” per farne
percepire il peso. Caterina fissò a lungo Hans, il suo volto
era tranquillo ma
lei sentiva che era arrabbiato e … ferito? Caterina non
aveva mai avuto
difficoltà a interpretarlo, forse perché avevano
passato molti anni insieme
quando erano più piccoli e tra di loro c'era un legame
fortissimo poiché nei
ricordi della principessa c’era sempre stato Hans, un Hans
che riusciva a
ricordare quelle strane filastrocche di sua madre.
-Che cosa hai sentito?- La voce di Hans
la fece tornare alla realtà. La ragazzina tirò un
sospiro di sollievo: il tono
dello zio era tornato normale.
- Gli hai chiesto spiegazioni sul
perché non poteva accordarti il permesso di lasciare il
regno senza prima
prendere moglie … -
Peter che era fuori dalla cella
trattene il respiro, si vergogna da morire di quella discussione, il
solo
pensiero lo faceva arrossire.
-E quindi saprai cosa mi ha risposto,
vero?!- disse Hans, alzando di un tratto la voce. A pochi passi dalla
cella
Peter si nascose il viso tra le mani, come se volesse nascondersi.
-Ha detto che non ti doveva spiegare
nulla e che tu dovevi obbedirgli perché era il re o qualcosa
del genere... -
spiegò Caterina con un filo di voce, intimorita dalla
reazione violenta dello
zio. Alle volte i suoi scatti di rabbia la mettevano un po' a disagio,
le
sembrava di avere di fronte a un'altra persona, completamente diversa
da quella
con cui era cresciuta nell'infanzia. A mo' di risposta Hans
mangiò un altro
pezzo della nipote, mentre fuori dalla cella Peter si mordeva le labbra
ripensando a quella maledetta sera *.
Ciò che aveva detto Caterina
corrispondeva al vero, la discussione con Hans era stata
particolarmente accesa
e lo aveva sfiancato mentalmente e spiritualmente. Non era la prima
volta che
accadevano episodi simili in passato, ma quella volta era stata
addirittura
peggiore delle precedenti. Finché Peter sarebbe vissuto, non
avrebbe mai
dimenticato le parole di Hans, cariche di una disperazione profonda
covata da
lunghi anni di amarezza e rancore *.
-Tu non sei mio padre! Non puoi
impedirmi di vivere la vita a modo mio! Non è giusto, non
rispondi neanche alle
mie domande!- aveva urlato il principe. Avevano mai litigato
così aspramente?
No ... mai, non con tono di voce insolitamente alto per entrambi. Peter
gli
aveva risposto- Potrei non essere tuo padre, ma sono il tuo re e mi
devi
ubbidienza mentre io non ti devo nessuna spiegazione sulle mie
decisioni-. Ripensando a quelle parole si morse
nuovamente le labbra, si vergognava da morire di quello che aveva detto
a Hans:
nella sua vita si era promesso che non avrebbe mai usato la carta di
essere il
re per farsi ascoltare dai suoi fratelli eppure l’aveva
fatto, lui che cercava
di mantenere sempre le promesse. Aveva visto il viso di Hans assumere
inizialmente un'espressione di stupore per poi prendere posto l'ira, i
suoi occhi
verdi, ricolmi di delusione, si erano induriti e diventati freddi come
il
ghiaccio *. Peter si era sentito dispiaciuto, ma
aveva lasciato andare via Hans, che aveva sbattuto la porta nella
furia, senza
essere capace di seguirlo perché un re non si rimangia mai
la parola, nemmeno a
costo di perdere per sempre la stima di un fratello.
Hans rivolse alla nipote un sorriso
indecifrabile e tornò a giocare come se nulla fosse,
malgrado il tremore alle
mani, causato da quel ricordo spiacevole, tradisse il suo reale stato
d'animo.
-Hans, non hai risposto alla mia
domanda- disse perentoria la ragazzina.
Il prigioniero continuò a giocare,
sembrava non essere più intenzionato a rispondere
finché non disse sibillino.
-Può darsi … -.
-Può darsi?-domandò Caterina con una
smorfia di disappunto, non era quella la riposta che attendeva.
-Ti aspettavi una differente risposta?-domandò
il principe Hans con finta dolcezza alla nipote.
-Un uomo del tuo calibro dovrebbe dare
riposte più articolate- Caterina rispose, piccata. Questa
volta Hans sospirò pesatamente,
perché sapeva quanto potesse essere tenace Caterina a volere
ottenere qualcosa,
e lasciò stare il gioco, scollò le spalle come ci
fosse qualcosa appoggiato
sopra a infastidirlo e poi fissò la nipote.
-Caterina, sei la prossima sovrana
delle Isole del Sud, hai un ruolo e un posto a cui appartieni. Io non
ho quel
posto e non ho mai creduto che potessero essere le Isole-.
Caterina deglutì nervosa, c’era una
parte di lei che si sentiva obbligata a difendere il suo futuro regno
ma sapeva
che lo zio aveva ragione, le Isole dovevano rappresentare il paradiso
dei sogni
infranti per un principe così lontano dalla linea di
successione, soprattutto
per uno ambizioso come Hans.
-A volte nella vita ci si deve
allontanare dalla propria famiglia per conquistarsi una propria
identità e una
propria dignità come persona-, spiegò il
principe:-Sono quasi dieci anni che
chiedo spiegazioni al re sul perché abbia ripristinato
quella stupida legge e
per troppo tempo non ha voluto darmi quella risposta-. La legge a cui
faceva
riferimento Hans era una strana legge delle Isole del Sud, da sempre
caratterizzata da una famiglia reale numerosa di figli
maschi. La legge in questione considerava i principi una
proprietà del sovrano, la stessa condizione di un servo
della gleba, per cui,
se un principe voleva vivere lontano dalle Isole doveva ottenere il
permesso
dal re (ufficialmente un altro stato doveva richiederne la presenza)
oppure
sposarsi, in quel caso il principe cessava di essere una
proprietà del sovrano.
Quella legge era stata scritta per evitare che i principi rimanessero
scapoli e
che portassero disonore al regno, sollecitando unioni che potessero
aumentare
potere e il prestigio delle Isole. Quella legge, fortunatamente, era
caduta in
disuso ma il moderno Peter l’aveva ripristinata una decina di
anni prima,
allucinando i giovani principi, tra cui Hans, che si erano visti
catapultati
nel medioevo dallo stesso re che stava rinnovando le Isole a livello
sociale.
Il tono di Hans divenne ancora
più
duro- Sinceramente mi sono stufato, come tredicesimo principe non ho
nessun
obbligo di rimanere qui e quindi posso vivere la mia vita come mi
aggrada-. Caterina
rimase in silenzio, incapace di poter ribattere le parole dello zio,
rievocò nella
mente una strofa di una delle canzoni marinaresche più
famose delle Isole:
“
Cinque principi a regnare
Gli
altri sono mandati al fronte!
Il
mare è la nostra dolce amante
O
la nostra spietata madre”
Con una punta di rammarico Hans
continuò- Sua Maestà Peter non mi ha neanche
spiegato perché abbia permesso che
il principe Bartholomæus lasciasse le isole pur non essendo
sposato come
previsto dalla legge e, per di più, la sua presenza non
è stata richiesta da
nessuno stato. È uno scrittore, poteva rimanere qui
–. Nel nominare il fratello
maggiore, la voce di Hans diventò amara e pensare che in
passato lo avesse
ammirato molto, tanto da voler diventare come lui, invece le bugie e le
omissioni li avevano inesorabilmente allontanati.
Il re ascoltava ogni parola del
principe immobile e senza reagire perché erano vere e lui
era in posizione indifendibile
ma Hans non poteva sapere che non era stata la volontà di
Peter trattarlo in
quel modo, era stato costretto. Non poteva fare a meno di pensare che
in
qualche modo la sua ambiguità avesse contribuito a rendere
Hans l'uomo che era
adesso: un uomo che non aveva alcuno scrupolo a manipolare le persone a
proprio
piacimento pur di ottenere ciò che voleva. Intanto Caterina
rimase in silenzio
e mosse uno dei pezzi, un alfiere che avrebbe potuto mangiare la regina
nera di
Hans se non fosse stato mangiato da quest'ultima. Tuttavia l'alfiere
non
costituiva il vero pericolo: in realtà era una trappola ben
piazzata, se Hans
ci fosse cascato, la sua regina sarebbe stata mangiata dal pedone posto
accanto
all'alfiere di Caterina. Farsi mangiare la propria regina da un pedone
era la
peggiore umiliazione per uno scacchista allenato come lui,
perché il pedone era
un pezzo semplice, però non andava mai sottovalutato: una
volta raggiunto il
lato opposto della sua posizione iniziale, poteva diventare qualunque
pezzo
della scacchiera ad eccezione del re. Hans protesse la sua regina con
la torre
e capì quanto in realtà lui assomigliasse
simbolicamente a un pedone … poteva
diventare qualunque pezzo tranne il re (2). Mentre i due continuavano a
giocare
senza proferire parola, il re si allontanò senza far rumore
e uscì dalle
segrete con la pesante consapevolezza di non essere stato né
un buon re né un
buon fratello maggiore.
NOTE
DELL’AUTRICE
Ammetto che la ff mi è sfuggita dalle
mani, inizialmente avrebbe dovuto proprio essere una raccolta di
lettere ma
sono soddisfatta del risultato. Nel prossimo capitolo si capiranno un
po’ di
cose, ovviamente. Spero che vi piaccia come ho tratteggiato Hans.
1)
I
Guanti, questi
sconosciuti che tutti cercano la simbologia del perché Hans
li porta con la
teoria più comune di FireHans. I guanti erano un accessorio
che tutti i nobili
indossavano, con l’obbligo di toglierli quando mangiavano
(perché è
antigienico). Nell’ottica Disney siamo abituati a vedere
principesse senza
guanti ma in realtà è antistorico, anche Anna
dovrebbe indossarli come Elsa
(magari non la versione casalinga disperata). Il perché Hans
indossa i guanti,
è semplice, gli uomini dovevano portali (avevano
un’etichetta ancora più
formale delle donne ò-Ó a riguardo) e
,soprattutto, portarli per soldato come
lui era ancora più utile, perché? Semplice,
quando si combatte, le mani nude si
sporcano di sangue diventando scivolose e perdendo la presa
sull’arma, con i
guanti ciò non accade.
2)
Vi
ricordate la scena di
quando Hans sta per uccidere Elsa, ovviamente sì. Fate caso
al movimento di
Hans e alla sua posizione. Il principe avanzava dritto ma attaccava
diagonalmente proprio come il pedone negli scacchi (è
vestito anche di scuro
come uno scacco nero). Mentre Anna, quando salva Elsa, si muove come la
torre
orizzontalmente e difende la “regina/re” Elsa
(quando Anna tira il pugno a
Hans, lo affronta, ancora una volta, come la torre cioè
frontalmente, quindi,
viva Anna che uno dei pezzi più forti della
scacchiera!).Kristoff a livello di
scacchi in quella scena io direi che il cavaliere o il renniere XP.
3)
Le
parti con l’* sono
quelle in cui ho avuto maggior aiuto dalla mia beta, grazie !!!
Ecco lo schema della famiglia reale,
sono ormai quasi tutti descritti.
1. RE: Peter Simon 47 anni, ha 24 anni
di differenza con Hans.
2. MINISTRO DEGLI
INTERNI: Jakob 46 anni, ha 23 anni di differenza con Hans.
È una persona d’azione e ha una grande
intelligenza emotiva. Sa trattare con Peter anche se tende ad essere un
po’
accondiscendente. Nei rapporti extrafamiliari tende a essere volubile
soprattutto nei momenti di stress.
3. AMMIRAGLIO CAPO MAGGIORE DI
DIFESA e MINISTRO
DELLA DIFESA Johannes
44 anni, ha 21 anni di differenza con Hans
4. SACERDOTE: Andreas 43 anni, ha 20
anni di differenza con Hans
5. MINISTRO DELL’ECONOMIA: Filip 41
anni , ha 18 anni di differenza con Hans
6. MINISTRO DEGLI ESTERI: Thomas 37
anni, ha 14 anni di differenza con Hans
7. SCIENZIATO : Matthæus 33 anni, ha 10
anni di differenza con
Hans
Paziente, buono (insomma il meno
incasinato in famiglia, in pratica la pecora nera, ha fatto da
insegnate ai
fratelli minori prima di aver il permesso di lasciare le
isole).è l’Anna della
situazione, perché Hans l’ha allontanato. Cantate “ Do you wanna do a scientific
project!” XD
8. SCRITTORE DANDY: Bartholomæus 31
anni, ha 8 anni di differenza con Hans
Estroverso, vanitoso ma fedele e
coraggioso servitore del regno. Non vedo l’ora di farlo
incrociare con le
sorelle d’ Arendelle.
9. PRINCIPE REGGENTE: Jakob Alfæus 29
anni, ha 6 anni di differenza con Hans
10. UOMO D’AFFARI: Thaddæus
27 anni, ha 4 anni di differenza con
Hans
11. UOMO D’AFFARI: Simon
Zelatus 27 anni, ha 4 anni di
differenza con Hans
12.
13.AMMIRAGLIO : Hans 23 anni
|
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Capitolo 6 *** Capitolo V- La ballata dell'Ammiraglio ***
capitolo 2
N.B:
ci sarà una
piccola cross-over in questo capitolo). Un
ringraziamento
alla mia Beta-reader Taiyou_no_Himiko
Capitolo
V
La ballata dell’Ammiraglio
Il
regno era un arcipelago
di venti isole e le spiagge di quest’ultime erano bellissime
e aperte al
pubblico ma era proibito l’accesso a una sola ed era quella
del castello reale.
Il popolo aveva inventato curiose storie attorno alla spiaggia
“reale”, anche
il semplice accesso era divenuto leggenda: si raccontava che per
accederne si
dovesse affrontare una statua enorme di Nettuno o di un Tritone armato
di tridente
… gli sciagurati senza sangue reale avrebbero assaggiato
l’ira funesta
dell’arma. La leggenda più diffusa era che
però nelle acque di quella spiaggia
abitassero le mitiche e intriganti creature chiamate sirene. Il divieto
assoluto di entrare in quella spiaggia aveva inoltre alimentato
l’idea che le
sirene fossero le consigliere magiche dei reali delle isole del Sud da
secoli e
la famiglia reale le difendesse.
Peter era un uomo
ligio al dovere e raramente si concedeva un po' di tempo libero per se
stesso
ma, il giorno successivo ai discorsi sentiti nelle segrete, disse ai
suoi
collaboratori che si sarebbe preso il pomeriggio di riposo. A nessuno
fu dato
sapere che cosa il re dovesse fare e dove andasse, ad eccezione del
principe
Jakob che doveva essere sempre informato sui suoi spostamenti
poiché sua
guardia del corpo. Peter raggiunse la spiaggia del castello tramite un
corridoio segreto (ce ne erano parecchi e conducevano in zone molto
diverse del
castello) e una distesa spiaggia di color rosso lo accolse, il vento
gli
scompigliò i capelli, ingrigiti dalle disgrazie di una vita,
e l’odore del mare
lo avvolse rinfrescando i suoi sensi. Peter si sentì vivo e
orgoglioso della
bellezza naturale del suo regno. Il paesaggio di fronte a sé
era composto di
alte dune di sabbia che sorgevano nella spiaggia, coperte da strani
pini
arrampicanti, e dal mare trasparente e infinito nella sua bella.
L’acqua era
calma e, con il sole che stava tramontando, aveva assunto una sfumatura
rossa
che sembrava confondersi con quella della spiaggia. Era un infinto
rosso che si
ergeva davanti agli occhi estasiati di Peter, che si limitò
a sorridere, quasi
senza parole perché intonò senza volerlo una
vecchia canzone popolare a bocca
chiusa. Dopo aver goduto di quella meravigliosa vista per pochi intesi
attimi,
Peter si avviò verso il bagno-asciuga fermandosi pochi passi
prima, da quella posizione
estrasse il suo fedele pugnale dal fodero, quello che nascondeva sotto
il
cuscino, lo vibrò in alto e con voce tuonante disse- Davanti
alla regina dei
sette mari Attina, io, il re Peter delle Isole del Sud, mi
disarmò. Chiedo nell’infinita
grazia della regina di concedermi udienza-. Il re ripose il pugnale nel
fodero
e lo poggiò sulla spiaggia, rimanendo in silenzio e in
attesa.
Si alzò un vento
placido dietro di sé, le onde del mare iniziarono ad andare
verso il sole,
ormai così basso da sembrare sulla linea
dell’infinito. Si formò nell’acqua, ad
almeno da una decina di metri dalla spiaggia, uno strano cerchio
circondato
dalla schiuma del mare dove ne uscì una donna dai capelli
castani, che
indossava una corona di corallo e stringeva a sé un tridente
in pietra bianca e
lucente. Avanzò verso il re
con grazia e con calma, quando la distanza diminuì, il re
riuscì a scorgere la coda
da pesce rossa della dama. Peter si arrotolò le gambe dei
suoi pantaloni e si
avvicinò alla sirena. I due si salutarono affettuosamente e
con familiarità,
complice il fatto che avevano quasi la stessa età e lo
stesso titolo.
-Re Peter, è sempre
un piacere incontrarti, anche se non per lieti eventi- disse dolcemente
la
sirena, non era più giovane, come quando si erano incontrati
per la prima
volta, ma era una dama quarantenne dallo sguardo scherzoso e
integrante,
accettò di buon grado il galante baciamano di Peter, anche
se quest’ultimo
assaggiò inesorabilmente il gusto salato del mare nel farlo.
-Ti ringrazio per
la tua disponibilità a parlarmi, Attina -,
dichiarò Peter sincero e i due reali
si sedettero su uno scoglio per parlare, la regina marina porse la mano
e
chiese di poter vedere il medaglione. Peter lo slacciò dal
suo collo e lo porse
alla sirena, la quale lo guardò scettica, rapidamente e
duramente lo rimproverò-
Non devi portarlo mai al collo, soprattutto appoggiato al cuore,
è un oggetto molto
pericoloso!-.
-È successo solo
questa volta- si giustificò Peter mentre Attina gli
rivolgeva uno sguardo di
chi la sapeva lunga. Attina, dopo un attimo di esitazione,
toccò l’oggetto, tremò
e con voce afflitta disse- Dunque è vero, uno dei sigilli
non è stato spezzato-.
Peter annuì
mestamente, i sensi di colpa gli rodevano l’anima e la regina
chiese se si
trattasse del tredicesimo, Hans.
-Come fai a
saperlo?- domandò sbalordito.
- Ci sono delle
sirene ad Arendelle e mi hanno fatto rapporto, non capita tutti i
giorni che il
mare si ghiacci- rispose tranquillamente Attina.
Peter si passò una
mano tra i capelli, stancamente- Non capita neanche che un principe
cerchi di
uccidere una regina con un pugnale durante la sua cerimonia
d'incoronazione -.
-Con la spada, ha
cercato di tagliarle la testa- ci tenne a precisare Attina e Peter si
sentì
spiazzato.
-Fantastico, non sa
che certe cose vanno fatte in privato?-disse rabbioso Peter. Se proprio
Hans ci
teneva tanto a fare l'usurpatore, doveva imparare parecchie cose, come
ad
esempio l’arte della riservatezza.
-Non poteva sapere
che delle sirene riuscivano a guardarlo attraverso il ghiaccio-, la
voce di
Attina si spezzò- Alcune di loro hanno sperato che lo
facesse, così sarebbe
tornata l’estate-.
Peter cercò
d’immaginarsi che cosa dovesse essere stata una glaciazione
improvvisa per
delle creature sottomarine e, come paragone, trovò soltanto
l’eruzione improvvisa
di un vulcano, il panico e la paura della morte potevano far uscire il
peggio
nelle persone, togliere ogni traccia di pietà ed empatia.
Si morse le labbra
al pensiero del fratello.
- Hans ha ereditato
il sangue cattivo dei Westergård - pensò Peter e
percepì il suo stomaco in
subbuglio: eppure aveva fatto di tutto perché non fosse
costretto a tali atti
ignobili.
-Peter, che cosa
vuoi sapere?- domandò la regina Attina preoccupata
dell’espressione ombrosa del
suo amico, voleva bene a Peter ma a volte non era sicura di potersi
fidare di
lui, c’erano troppe ombre nella sua anima. Era stato
l’affetto che provavano
entrambi per i propri fratelli a unire quei due regnanti, Attina era la
sorella
maggiore di sei sorelle, di cui una diventa umana e quando guardava
Peter,
vedeva se stessa … quanto si sarebbe spinta per salvare sua
sorella dal patto
con la potente Ursula? Si potevano commettere azioni ignobili per
proteggere la
propria famiglia? (1)
-So che i termini
della maledizione sono avvenuti e che succederà qualcosa a
Hans, vorrei sapere
cosa possa essere e se c’è, ancora qualche
speranza- domandò il re, a sentire
quelle parole la regina marina gettò uno sguardo di
disappunto sul suo tridente,
che per quanto potente non aveva potuto nulla contro la maledizione
imposta
sulla famiglia reale delle Isole del Sud.
- Ripetimi le
parole di tua madre, della strega, volevo dire- si corresse la donna
sapendo
che Peter non considerava più, la donna che gli aveva dato
la vita, sua madre,
non dopo quello che aveva fatto a lui e al resto dei suoi fratelli.
Attina non
aveva mai provato un odio così profondo e guardando i
capelli ingrigiti di
Peter, pensò che non ne valesse la pena ma comprendeva il
suo amico. Peter
serrò le mani in due pugni e fissò
l’orizzonte, uno sguardo di puro odio
deformava i suoi occhi.
-Ho ghiacciato il
cuore di ognuno di voi, se entro dieci anni non sarete in grado di
scioglierlo,
diventerete le estensioni del mio odio-
La voce di Peter
divenne più aggressiva, ripensando a quella spaventosa notte
in cui aveva
sentito quelle parole dalla bocca di sua madre, un mostro assettato di
potere e
saturo d’orgoglio, e finì la formula- Solo, un
atto di vero amore spezzerà la
maledizione-. Sua madre aveva sorriso a quella frase, per lei era solo
una
frase denigratoria e di falsa speranza, cosa ne potevano sapere i suoi
figli
dell’amore se erano cresciuti dell’odio e disprezzo
di un padre e di una
calcolata diffidenza e finta isteria della madre? Peter ricordava
ancora, che
al finire di quelle parole, aveva sentito un dolore al petto
allucinante e gli
era mancato il respiro come se qualcuno l’avesse immerso
nell’acqua fredda e
avesse trattenuto la testa sotto, come se il suo cuore fosse stato
tagliato a
metà da una spada. Rabbrividiva a quel ricordo, era stato
così doloroso, non
solo la sua agonia ma vedere quella dei suoi fratelli, Jakob, Johannes,
Andreas
e Filip che erano con lui per compiere il peccato più
grande: l’avevano uccisa
facendo l’errore più grande della loro vita.
Perché, come gli spiegò quella
notte di dieci anni prima Attina, la regina madre non aveva lanciato
una
semplice maledizione … quella l’avrebbe potuto
spezzare facilmente con il suo
tridente. Era una maledizione con un sigillo e un sigillo
può essere spezzato
solo da chi lo impartisce o da qualcun altro più potente:
Attina, nonostante i
suoi sforzi, non era riuscita neanche a scalfirlo e il sigillo era lo
stesso
cuore dei principi! Una mossa sbagliata o troppo ardita li avrebbe
uccisi (2). Attina
non aveva mai visto tanta maestria nell’arte magica, era
rimasta scioccata,
dispiaciuta e impotente.
L’unica speranza
per liberarsi della maledizione, in quei dieci anni, era stata quella
frase
denigratoria “Solo un atto di vero
amore
spezzerà la maledizione”. Era stato
quello obiettivo di Peter e dei primi
quattro principi, spezzare la maledizione … sarebbe stato
più facile dichiarare
la verità ai fratelli ma la loro madre aveva pensato anche a
questo. La regina
madre aveva concluso la sua maledizione con un sorriso cattivo- Se
informerete
della maledizione i vostri fratelli, non artefici del mio omicidio,
moriranno
(3)- L’unico aiuto concreto che Attina aveva potuto dare alla
famiglia reale,
era stato creare un campo di forza attorno alle isole, grazie a dei
sacrifici
simbolici dei primi cinque fratelli, che potesse mitigare gli effetti
della
temibile maledizione. Il medaglione della
defunta Ada era divenuto lo strumento per capire lo stato della
maledizione:
quando un principe avrebbe sciolto il suo cuore, il monile avrebbe
rivelato il
suo numero, quello cardinale della sua nascita.
-L’odio Peter non
ti porterà da nessuna parte- specificò la sirena
ma Peter ringhiò- Come posso
non odiarla? Ha ucciso Ada per rubarle i suoi poteri e ha maledetto i
suoi
figli, per chissà quale ragione-. E Peter si detestava per
non aver ascoltato
le parole di suo padre, lui l’aveva avvertito sulla
pericolosità di sua madre e
invece era stato arrogante e cocciuto, l’aveva sottovaluta
… sua madre era
stata brava a farsi passare per una semplice donna isterica in passato.
Attina guardò
preoccupata l’orizzonte, non era vero che l’odio
non porta da nessuna parte,
l’odio portava alla vendetta e a volte
all’autodistruzione. Guardò il volto
invecchiato di Peter e provò pietà.
-Se Ariel non fosse
sopravvissuta, che cosa avrei fatto?- si domandò Attina e
un’idea brutale le
passò nella mente, non era bello pensarlo ma tutti avevano
un lato oscuro. Attina posò
delicatamente una sua mano su quelle strette del re e lo
guardò con affetto,
sorrise dolce sperando che quel gesto fosse meglio di una qualsiasi
già detta
parola di conforto. Peter sospirò pesantemente e sorrise
teso a sua volta,
l’affetto e la stima che provava per quella dama erano
qualcosa a cui teneva. La
regina marina ruppe il contatto e, mentre finiva di tramontare,
poggiò il
tridente sulla sua fronte, il quale s’illuminò.
Peter attendeva, perché era
l’unica cosa che potesse fare, creando dei piccoli cerchi
nell’acqua con i
piedi immersi. Neanche più il vento osò soffiare,
mentre la regina dei mari
pregava in silenzio e quando finì, tornò a
guardare il re.
-Da quanto tempo il
sigillo è stato spezzato?- domandò la donna. Peter
rispose prontamente che il medaglione si era congelato poco dopo
l’imprigionamento di Hans.
-Se non ci sono
segni visibili di cambiamento sul corpo del principe Hans, vuol dire
che la
maledizione è lenta a manifestarsi e forse hai ancora del
tempo per salvarlo-
Attina parlò calma e decisa ma era preoccupata, quel
maleficio sembrava fatta
apposta per agonizzare la preoccupazione di Peter, forse la madre
ricambiava
l’odio del figlio.
-Come faccio? Sono
anni che cerco di far incontrare Hans una ragazza capace di scioglierlo
ma ha
pessimi gusti in fatto di donne-.
Attina guardò
ironica Peter - Certo, perché qualunque ragazzo si
sentirebbe desideroso a
cercare l’amore della sua vita se, dall’altra
parte, il suo re gli ha proibito
di lasciare le isole senza essere maritato. Hai mai pensato che Hans si
è
sentito un po’ sotto pressione?-. Peter non riuscì
ad arrabbiarsi per la
sfacciataggine di Attina e sorrise.
-Non era facile
trovare una scusa convincente per tenerli segregatati, senza saperlo,
otto
giovani uomini- spiegò, in effetti, a pensare a mente fredda
quando lui e gli
altri quattro principi avevano dovuto pensare a una scusa, era stata
una delle
discussioni più esilaranti che avessero avuto.
-Immagino mio caro
Peter, ma forse non è l’amore di una donna che
ammorbidirà il cuore del
principe. È tuo fratello, dovresti saperle che cosa
è meglio per lui-.
-Ho perso il mio
rapporto con lui da anni, per colpa mia- dichiarò Peter
ripensando con rimorsi
e rimpianti gli ultimi anni passati a litigare con Hans.
-Trova un fratello
che possa aiutarti, ma devi far presto. Non so in quanto tempo
avverrà la
trasformazione nell’estensione dell’odio ma credo
che sia il caso di agire più
prontamente possibile, prima che sia troppo tardi-.
Peter annuì, anche
se non capiva bene che cosa la sirena intendesse dire. Prima che fosse
troppo
tardi in che senso?
-Se dovesse
avvenire la trasformazione, avreste un’unica soluzione a
riguardo- e la regina
indicò l’arma di Peter lasciata sulla spiaggia,
che brillò della luce quasi
morente del sole. Il re fissò il suo pugnale, il suo stanco
cuore ebbe uno
spasimo ma sentì la sua fredda voce dichiarare che sapeva
cosa intendesse la
regina Attina.
La sirena, in uno
slancio d'affetto, abbracciò l'uomo senza nessun preavviso.
Per un attimo Peter
s'irrigidì, prima di ricambiare l'abbraccio dell'amica. In
famiglia nessuno era
stato particolarmente affettuoso nei suoi confronti, perché
sin dall'infanzia gli
era stato insegnato le manifestazioni fisiche d’affetto
indebolivano lo spirito
e non aiutavano a forgiare il carattere.
-Sii forte, Peter.
Non fare dell'odio la tua forza, è quello che avrebbe voluto
tua madre, disse
la regina con dolcezza. Una piccola lacrima gli scese dall'occhio
sinistro.
Peter sperò che si asciugasse in fretta o che fosse portata
via dal vento. Ormai
era quasi buio, la luce delle stelle illuminava abbastanza da poter
permettere
al re di scorgere sull’orizzonte una nave, che avanzava verso
le Isole. Riconobbe
lo stemma e sciolse delicatamente l’abbraccio. La sirena
rise, quando si rese
conto d’aver completamente bagnato il suo amico.
-Sarà difficile da
spiegare ai tuoi servitori- disse indicando gli abiti bagnati di Peter
con un
sorriso sbarazzino sulle labbra.
-Dirò che avevo
voglia di fare un bagno vestito- rispose con altrettanto tono leggero
Peter e
disse che per lui era il momento d’andare.
-Grazie per l’aiuto
Attina magari, quando tornerà un po’ di
tranquillità nella mia vita, verrò a
visitare nuovamente il tuo regno-.
Attina sorrise
ironica- Se è una promessa ricordati di mantenerla Peter. Le
sirene sono
vendicative-.
-Non tu, dolce Attina
-, il re si congedò con un altro galante baciamano e
risalì la spiaggia, Attina
attese di vederlo dileguarsi per sparire anche lei. Un pensiero cupo le
passò
nella sua mente-Speriamo di non vederlo per il lutto di suo fratello- e
tuffandosi tornò al suo regno.
Se c’era una
speranza, se c’era un qualcuno dei suoi fratelli che potesse
dire che conoscesse
Hans, oltre alle sue assurde maschere era Johannes,
l’Ammiraglio capo maggiore
della difesa e Ministro della difesa, il terzogenito della famiglia
reale. Johannes non
tollerava che lo si prendesse in giro, non amava le ipocrisie e, come
aveva detto
una volta a Peter, - Hans non mi mente perché non gli mento,
per questo mi
rispetta-. Peter non aveva potuto protestare contro
quell’affermazione, lui
ometteva, la forma più scaltra e subdola della bugia, troppe
cose a Hans da
pretendere da lui sincerità. Hans, inoltre, era stato un
sottoposto di Johannes
e aveva lavorato sulla sua nave durante gli anni
dell’accademia. Inoltre Hans
era stato un sottoposto del fratello anche durante una guerra difensiva
precedente delle Isole e ciò aveva rafforzato ulteriormente
il loro rapporto,
che aveva sviluppato degli aspetti di cameratismo.
Hans assomigliava a
Johannes, sia nei modi eleganti sia nell’aspetto fisico,
soprattutto in viso:
l’Ammiraglio era un uomo di quarantaquattro anni dai capelli
castano scurissimo (lo
stesso colore di capelli di Alfæus) e le bassette rosse
sempre impeccabili. La
maggior parte degli uomini delle navi rimaneva basita da quella
perfezione,
perché sapevano bene che l’eleganza di uomo era
messa a dura prova dal mare, un
pettegolezzo voleva che addirittura Johannes rimanesse impeccabile
anche
durante la più sanguinosa battaglia: nessun goccia del
liquido scarlatto
avrebbe osato sporcare la sua divisa blu della marina. Ovviamente era
un
pettegolezzo, Johannes era semplicemente un perfezionista, un
ossessionato
dell’etichetta, dotato però di un cuore
d’oro: Peter non sapeva che l’Ammiraglio
aveva iniziato a far crescere la barba per dare supporto morale al
fratello minore
rosso, che era stato spesso discriminato per il suo colore di capelli.
Johannes
gli aveva mostrato che quel colore non era un difetto ma semplice
volontà
genetica (4). Il problema era che l’ossessione
dell’etichetta faceva
dimenticare le sue splendide qualità e Hans (e il resto dei
familiari) si era
rassegnato da tempo ad accettare le sue manie con sopportazione.
Il rapporto invece tra
Peter e Johannes non era così idilliaco. A differenza di
Jakob, Johannes era
sempre stato più battagliero nel discutere delle sue
decisioni con Peter e, soprattutto,
contrario fin dall’inizio di non permettere ai fratelli
minori di lasciare le
isole finché la maledizione non fosse stata spezzata,
nonostante riconoscesse
l’utilità del campo di forza. Johannes era
convinto che un atto d’amore non
fosse necessariamente di una moglie o un’amante, per questo
reputava di aver segregato
i fratelli in una pena senza senso. Sapeva, però quanto
Peter avesse sofferto
in quegli anni e, nonostante ci fossero stati tempestosi litigi tra
loro, era
pronto a sostenerlo, se non considerava che una decisione di Peter
fosse una
completa idiozia.
Il re, appena
rientrato al castello, seppe che la nave dell’Ammiraglio era
attraccata al
porto, dopo quasi due mesi d’assenza per ragioni del suo
Ministero, e l’aveva
fatto rintracciare da un messaggero per ordinargli di presentarsi nelle
sue
stanze quanto prima. In poco meno di un’ora, il re
sentì bussare delicatamente
alla porta del suo studio e al suo invito a entrare,
l’Ammiraglio Johannes entrò
e salutò. Peter gettò un’occhiata al
fratello, che non vedeva quasi da due mesi,
e lo trovò in buona forma. I capelli quasi neri
dell’Ammiraglio erano tirati
all’indietro e le sue bassette rosse erano state rase di
fresco, era
impeccabile come sempre … Peter si sentì per un
attimo invidioso, sapeva di non
avere mai avuto un aspetto così elegante in tutta la sua
vita. Johannes aveva
in mano due lettere che appartenevano rispettivamente
all’ottavo principe, Bartholomæus,
e al dodicesimo principe, Matthias. Si
avvicinò al re e
gli porse le lettere che le guardò distratto, pochi giorni
prima le avrebbe
aperte con un’urgenza ma non adesso.
-Ho parlato con la
regina Attina, mi ha detto che c’è ancora tempo
per spezzare la maledizione di
Hans. Hai qualche suggerimento su come aiutarlo a scongelare il suo
cuore?-
domandò Peter conciso ma Johannes non rispose e il suo volto
s’indurì, sembrava
chiaramente arrabbiato ma lo era da quando Hans era stato riportato
legato
nella sua nave, per cui Peter domandò se c’era
qualcos’altro che non andava.
-Dovresti leggere
prima le lettere. Dopo di queste, sarei l’unico a doverti
dare ancora una
risposta sulla punizione di Hans?- chiese in tono atono
l’Ammiraglio.
-Sì-
-Molto bene, leggi
prima. Voglio avere l’ultima parola in questa storia-, Peter
percepì un po’ di
sarcasmo nelle sue parole ma non indagò.
Il re aprì una
delle due lettere a caso ed era quella di Matthias.
Carissimo
re Peter,
Ricevere
da voi una seconda lettera è stato strano perché
mi chiedete un consiglio su
Hans che non posso proprio darvi.
Hans
mi odia ferocemente e con tantissime buone ragioni dalla sua parte
mentre ho
paura di Hans, ho paura di lui quando per la prima volta lo vidi
piangere
disperatamente al funerale di nostra madre che credo odiasse.
“Sono
il suo preferito, devo piangere ed è quello che ci si
aspetta da me”. Mi
ricordo ancora l’espressione con cui me lo disse, non era
più un bambino, era
un uomo che calcolava abilmente le sue mosse e aveva tredici anni!
La
colpa è la mia e dei gemelli, per due anni
l’abbiamo ignorato, anzi abbiamo
finto che non esistesse. Era una punizione che gli impartimmo
perché eravamo
così gelosi che fosse il preferito di nostra madre. Fummo
bravi a scegliere il
periodo, voi e i fratelli regnanti eravate troppo occupati per
accorgervi delle
nostre malefatte a causa della partenza del principe Filip in Oriente e
Matthæus e Bartholomæu si trovavano entrambi in
Accademia, organizzammo tutto
con perfetto tempismo.
A dichiarare
tutta la verità fui il più codardo di tutti,
acconsentii perché ero una persona
debole e codarda e non volevo subire le stesse angherie di cui era
vittima
Hans. Alla fine riuscì a convincerli a smettere.
In
quei due anni lo abbiamo abituato alla crudeltà,
tant'è che ormai sa fare solo
quello che gli è stato insegnato per colpa mia e di quegli
stolti.
Mi
sento in colpa per che cosa è diventato mio fratello ma non
so proprio che
consigliarti.
Capitano
Matthias Paulus Westergård
P. S:
Mi dispiace che questa lettera sia inutile. La mia unica richiesta
è che
abbiate pietà di Hans.
Il re ripiegò la
lettera e rimase pensieroso, era sconcertato perché
c’era qualcosa che mancava
nella confessione del principe. La storia dei due anni
dell’isolamento la
sapeva e, come aveva scritto Matthias, i gemelli erano stati abili a
decidere
quando iniziare quella storia, però Hans non li odiava, non
erano nelle sue
grazie. Hans però provava per Matthias un odio feroce ed
esplicito che Peter
stesso era stato testimone, se era vero che Matthias avesse fatto
smettere
quello scherzo crudele perché quell’odio profondo?
Che cosa aveva fatto? O
meglio che cosa non aveva fatto Matthias per meritarsi
quell’odio? Era il
semplice fatto che Hans avesse capito che non era un aguzzino, ma solo
un
debole braccio di quella crudeltà? Che Matthias fosse un
bambino debole che
seguiva il più forte e quindi agli occhi di Hans meritava il
suo odio? L’Ammiraglio
era rimasto con un’espressione severa in volto e Peter
capì che era infuriato
con lui, suo fratello aveva sempre quell’espressione quando
stava per iniziare
a discutere con lui. Per guadagnare tempo, gli chiese di leggere la
lettera e
dirgli cosa ne pensasse. Johannes
tese
una mano con fare irritato e prese la lettera dalle mani del re e
iniziò a
leggere sottovoce.
-Che cosa vuoi
sapere?- domandò finito la lettura.
-La faccenda dei
due anni la sappiamo, sento che però Matthias sta
nascondendo qualcosa-.
-Non ne ho idea, ma
immagino che anche i fratelli più giovani abbiano diritto ai
loro segreti- la
voce dell’Ammiraglio fu così sarcastica che Peter
si domandò se si fosse
sentito costretto a venire lì, distruggendo i suoi piani
personali della
serata. In realtà la lettera di Matthias aveva rievocato
nella memoria di
Johannes un ricordo spiacevole.
L'Ammiraglio
ricordava chiaramente di aver trovato suo fratello Hans, un bambino di
appena
nove anni, intento a piangere, rannicchiato in un angolo nascosto di
uno dei
corridoi più deserti del castello. Johannes non si ricordava
perché fosse passato
lì, si ricordava solo che era sera e che aveva trovato Hans.
Si ricordava gli
occhi verdi completamente gonfi, la pelle delicata arrossata, la
camicia umida
e l’espressione di puro dolore nei suoi occhi. Aveva fretta
ma si era fermato
immediatamente, gli aveva domandato cosa fosse successo ma il
fratellino non
aveva risposto, si era asciugato energicamente il viso con la stoffa
ruvida dei
suoi vestiti, irritando ancora di più la pelle. Johannes
aveva guardato i
documenti che aveva in mano e poi il fratello.
-Il Regno di Offin
e Corona possono aspettare- aveva pensato e si era seduto accanto a
Hans, che
l’aveva guardato quasi spaventato da quel gesto e aveva
girato la testa per non
farsi vedere in quelle condizioni. C’era voluto
un’ora per far confessare a
Hans cosa gli fosse accaduto e Johannes rimasto tutto il tempo seduto
di fianco
al ragazzino, abbonando al suo fianco una serie di documenti. Alla fine
Hans
era crollato e aveva confessato tutto, o meglio quasi tutto come
scoprì
Johannes in seguito, si limitò a raccontargli del
“gioco” del silenzio a cui lo
sottoponeva i gemelli e il fratello Matthias, di cui era vittima da due
anni, e
gli disse di odiare, senza nessun legame logico alle sue precedenti
parole, i suoi
capelli rossi.
-Questi?-aveva
domandato Johannes con dolcezza e quasi li aveva sfiorati, ma Hans
aveva
respinto la sua mano, infastidito.
-Sì, questi sono i
capelli del diavolo. Lo dicono tutti, anche la regina madre!- (4),
quella frase
uscì involontariamente dalla bocca di Hans che voleva tacere
sui comportamenti
della regina madre nei suoi confronti. Il personale di servizio della
madre lo
pregava di avere pietà di quella donna malata e facevano
appello alla sua
compassione. C’erano anche i giorni che la regina madre stava
bene ed era brava
con lui, quindi doveva essere paziente … sua madre era donna
sfortunata che
aveva perso il marito. Johannes trattené la prima risposta
venuta in mente,
un’imprecazione troppo colorita per un bambino e per un
principe, Hans,
indispettito dalla mancata risposta del fratello maggiore, aveva
nascosto il
viso tra le braccia incrociate e poggiate alle ginocchia.
-Hans, è solamente
genetica- aveva spiegato rassicurante Johannes. Gli domandò
se Matthæus gli
aveva spiegato cosa fosse la genetica e all’annuire del
bambino, il maggiore
aveva continuato, - Nostro nonno aveva i capelli rossi, se non mi credi
puoi
andare a vedere il suo ritratto nella sala delle commemorazioni-.
- Se è come dici
tu, perché allora sono l'unico ad avere
quest’orribile colore? Perché siete
tutti bruni? E Bart è biondo come la regina-madre e Matthias
non è rosso rosso
come me!-
Johannes aveva
sorriso e aveva chiesto a Hans di asciugare gli occhi e
d’avvicinarsi. Gli
aveva detto d’osservare le sue guance- Hans, adesso sta un
po’ ricrescendo, come
puoi vedere la mia barba, è rossa-. Hans era rimasto stupito
perché non aveva
mai visto la barba del fratello che preferiva rasarsi completamente.
-Non è tutto,
Andreas ha le lentiggini sulle spalle e petto e il principe
Bartholomæus sul
viso, ma quel vanitoso se le schiarisce. Tu sei un rosso puro:
lentiggini,
pelle chiara, capelli rossi e giorno anche la barba, mentre noi siamo
delle
imitazioni- aveva spiegato facendo un occhiolino al bambino che
finalmente
aveva sorriso.
- Allora, perché
continuano a prendermi in giro?- domandò il bambino
più a se stesso che al
fratello, Johannes allungò un braccio e tirando il bambino
verso di sé, lo
appoggiò al suo petto, Hans s’imbarazzò
molto ma non si svincolò a quel gesto
inaspettato, così carico di dolcezza.
- Perché sanno che
le loro parole ti fanno star male, Hans. Devi imparare a non mostrarti
vulnerabile, altrimenti le persone ne approfitteranno per colpirti-.
-Tutte le persone
sono così?-
-Non tutte, ovvio,
ma la maggior parte sì. Poi un giorno incontrerai delle
brave persone, a cui
potrai mostrarti per quello che sei veramente, con le quali non dovrai
aver
paura di essere sincero- Johannes si era interrotto, per un attimo, per
guardare seriamente il fratello, - Sono uno di queste. Ricordalo, Hans,
puoi
sempre contare su di me e non avere mai paura di dirmi tutto-. Gli
accarezzò la
testa e gli disse che ci avrebbe pensato lui ai suoi farabutti dei suoi
fratelli.
Hans era rimasto
appoggiato al petto del fratello, profumava di una buona e delicata
acqua di
colonia, e spossato del pianto precedente e forse sollevato dalle
parole del
fratello, che sancivano almeno la fine di un incubo, si era
addormentato.
Johannes l’aveva preso in braccio e portato nelle sue camere,
non se l’era
sentita a lasciare il fratellino da solo e la moglie aveva accolto con
un
sorriso la proposta di lasciarlo dormire nelle loro stanze, un
comportamento
contrario a qualsiasi etichetta.
-Stasera dormirò
con due principi, sono una dama fortunata- aveva detto la sua
spiritosissima
moglie, Vibeke,baciando leggera il marito sulle labbra.
-Sì, ma non ti ci
abituare- aveva scherzato a sua volta il terzogenito guardando con
affetto
quella donna che aveva sposato quando aveva solo diciannove anni, prima
di
partire per l’ultima battaglia ereditata dal precedente re.
Fingendosi offesa
la moglie disse-Che villano, Johannes- ma sorrideva mentre dava un
buffetto
sulla guancia al marito.
Johannes aveva
detto alla moglie che svestiva lui il fratello perché
quest’ultimo si sarebbe
imbarazzato a scoprire di essere stato spogliato da sua cognata. Era un
lavoro
che Johannes si era abituato a fare per prestare soccorso ad altri
marinari e in
seguito aveva imparato a svestire le due figlie, che avevano abiti
assai più
complicati. Aveva posato Hans delicatamente sul letto, notando quando
fosse
leggero, si portava abbastanza piccolo per la sua età e
Johannes pensò che
fosse a causa di quei geni rossi.Quando
l’aveva spogliato,
aveva notato però degli strani segni bianchi, che apparivano
come il riflesso o
la testimonianza di qualcosa di orribile. Johannes era rimasto
impietrito, non
era la prima volta che vedeva segni simili, lui stesso
l’aveva ricevuto in
passato ma cercò di non drammatizzare. Gli aveva infilato
una sua camicia e lì
aveva notato un segno sul polso sinistro del fratello minore che
distrusse ogni
suo dubbio, era un taglio lungo due centimetri sottile ormai
cicatrizzato e bianco
latte, dall’aspetto l’Ammiraglio poteva dire che
non era possibile che se lo
fosse inferto Hans. Johannes accarezzò la cicatrice e vide
il volto del
ragazzino contrarsi violentemente anche nel sonno, come se quella parte
del suo
corpo ormai fosse intoccabile. Non erano i segni di un bambino che
gioca e si
fa male, erano i segni di un bambino picchiato … lui lo
sapeva bene, il loro
padre aveva sempre avuto le mani lunghe durante
l’addestramento dei primi
cinque principi ereditari e non si era mai risparmiato.
Poiché i tre farabutti
lo ignoravano da due anni, i fratelli di mezzo non erano lì
e Alfæus non era
assolutamente il tipo, quei segni dovevano avere la firma della regina
madre. L’Ammiraglio
aveva finito di vestire il fratello e l’aveva coperto, con
delicatezza gli
aveva accarezzato quei capelli che tanto odiava ed era rimasto in
silenzio. Lo
stesso incubo che avevano subito loro dal loro padre, adesso lo subiva
Hans
dalla loro madre. Il cerchio della violenza non si era ancora spezzato
e ciò lo
terrorizzava più di ogni cosa al mondo.
L’Ammiraglio
scacciò quei pensieri e fissò predatore Peter, lo
interruppe dicendo di leggere
anche l’altra lettera. Aveva bisogno di un attimo per
riprendersi da quel
ricordo mentre Peter pensò che dovesse accontentare uno
strano capriccio del
fratello. Johannes lo osservò
distratto mentre lui iniziava a leggere la lettera del più
spregiudicato
principe delle Isole del Sud, dal nome più pomposo e
altisonante che potessero
scegliere i loro genitori, Bartholomæus.
Caro
Peter
La
tua lettera mi ha sconvolto perché credevo che avessi
già preso una decisione
sul destino di Hans. Nella mia vita sono fedele solo a due cose alle
gonne
delle signore e al regno, se tu mi ordinassi i miei servizi contro
Hans, lo
farei immediatamente e lo sappiamo entrambi, che cosa vuol dire.
Qualcuno
potrebbe trovare strana questa tua indecisione ma non io,
fortunatamente io so
tutto della maledizione …
Il
re spalancò gli
occhi a leggere quelle parole, sudò freddo e il suo battito
cardiaco accelerò,
con un filo di voce esclamò - Bartholomæus sa
della maledizione?!- La frase
arrivò come un sussurro dell’altro mondo
all’udito dell’Ammiraglio,
risvegliandolo dai suoi pensieri e con un gesto, non molto educato,
strappò la
lettera dalle mani di Peter che lo fissò seccato.
-Non mi sembra
educato quello che hai fatto, per essere uno che ama tanto
l’etichetta-, disse
irritato mentre l’Ammiraglio ribatté che loro
credevano che fosse così
ossessionato da non saper dare le priorità, invece sapeva
darle, che diamine il
suo mestiere si basava sul scegliere le priorità.
[...]Nostra madre era seriamente una stronza per farci una cosa del
genere e non mi
stupisce che fosse sposato con quel mostro di nostro padre
(è una fortuna che
Hans non l'abbia mai conosciuto).Ti racconto tutto
dall’inizio, ho cominciato a
raccogliere informazioni sulla magia dopo gli eventi di Arendelle e ho
iniziato
a parlare con
strani personaggi che dicevano
di avere poteri magici: qualcuno era un impostore ma altri, appena mi
hanno
visto, hanno iniziato a gridarmi “ cuore
scongelato” e ho scoperto che fosse
qualcuno di buono. Parlando con alcuni di questi individui, mi hanno
spiegato
che tipo di maledizione mi avesse colpito e cosa facesse effettivamente
utilizzando come metafora un’antica leggenda degli indiani
d’America.
In
ognuno di noi vivono due lupi, uno bianco e uno nero, il lupo bianco
è buono,
gentile e innocuo; vive in armonia con tutto ciò che lo
circonda e non arreca
offesa quando non lo si offende mentre il lupo nero è
rumoroso, arrabbiato,
scontento, geloso e pauroso. Le più piccole cose gli
provocano accessi di
rabbia. Non riesce a pensare con chiarezza poiché
avidità, rabbia e odio in lui
sono troppo grandi. Entrambi lupi lottano per la nostra attenzione e
secondo la
leggenda scegliere di “nutrire” un solo lupo ci
porta in una posizione assurda,
i due lupi diventano aggressivi e squilibrano la nostra anima. La
maledizione
che ci fu lanciata fa in modo di rendere più forte il lupo
nero, eravamo
costretti a una visione del mondo incompleta, distorta e pericolosa,
perché un
uomo pieno di rabbia e odio non può far del bene.
Credo
che nel caso di Hans, ormai lui sia completamente dominato dal lupo
nero e il
bianco sia morto da tempo. Se vogliamo spezzare la maledizione,
dobbiamo
liberare il cuore di Hans dalle fauci del lupo nero e dare un
po’ di equilibrio
mentale a quella testa bacata. In caso di fallimento, puoi sempre
richiedere i
miei servizi perché le Isole del Sud sono la
priorità …
L’Ammiraglio smise
di leggere perplesso e chiedendosi come mai Bartholomæus
fosse così
ossessionato dal regno, considerando che era stato cacciato con
disonore dall’Accademia
militare (scatenando l’ira dei fratelli più
grandi) e il suo comportamento
libertino non aiutava certamente a migliorare la reputazione
all’estero delle
Isole: Thomas era solito, infatti, a mandare lettere minacciose al
fratello
minore. Il re disse di lasciar
correre con uno strano segno rassegnato e d’accettare Bart
per quello che era,
un folle. L’Ammiraglio, con un’espressione ancora
più perplessa, riprese a
leggere la lettera ad alta voce, infastidito seriamente dal linguaggio
informalissimo del fratello minore.
[…]
A
questo punto, ti starai domandando che cosa quel geniaccio del tuo
fratello minore
stia per consigliarti per aiutare a spezzare la maledizione, in
realtà nulla,
il mio lavoro è raccogliere informazioni non di certo usarle
(tranne che per
scrivere o ricattare, ma quella è un’altra
storia!). Prima che tu me lo chieda,
ho scoperto la maledizione per caso, ho avuto una splendida notte con
una
strega che mi ha svelato un po’ troppe cose: a quanto pare
nostra madre per la
complessità della maledizione si è guadagnata il
rispetto di tutte le streghe, almeno
c’è qualcuno che ci ha guadagnato da questa storia!
Termino
la mia strabiliante lettera, piena d’informazioni,
salutandoti affettuosamente
e rilassati, andrà tutto bene e se non così
… un colpo di spada risolve tutto.
Con
affetto.
Il
seducente scrittore Bartholomæus Westergård
L’Ammiraglio
ripiegò la lettera nella busta, fissò il re e
parlò con voce incrinata
dall’irritazione – Ma sono tutte così le
sue lettere?-. Peter sapeva quanto
Johannes ci tenesse alle formalità e fu divertente
stuzzicarlo un po’- Sì, in
effetti, questa però è la più pulita-.
-Con chi crede di
parlare?!- proruppe l'Ammiraglio, sbattendo rumorosamente un piede per
terra.
-Con suo fratello-
rispose pratico e quasi serafico, Peter detestava il comportamento di
Bartholomæus
ma adorava che lui lo trattasse senza formalità, tutti i
principi, dal sesto in
poi, tendevano a essere sempre formali con lui ma non gli era mai
piaciuto, non
avrebbe avuto problemi se si fossero rivolti a lui chiamandolo per nome
… si
sentiva messo a distanza: questo Johannes non l’avrebbe mai
capito.
-Questa lettera non
ha senso- tuonò irritato l’Ammiraglio e Peter
pensò che la maggior parte delle
lettere ricevute, non avesse senso ma sorrise al pensiero.
Bartholomæus
sapendo della maledizione, aveva cercato di capire cosa fosse
effettivamente e
per quanto bislaccamente aveva suggerito una pseudo-soluzione,
l’unica cosa che
lo spaventava era il fanatismo feroce del fratello … era
meglio se perdeva
tempo a scrivere i suoi libracci e a correre dietro le gonne.
-Come ti ho già
accennato, la regina Attina ha detto che se una trasformazione di Hans
a
livello fisico non è ancora avvenuta, vuol dire che ci
vorrà del tempo e che
possiamo trovare un modo per scongelare il suo cuore- spiegò
il re di fronte
all’Ammiraglio, che assunse un’espressione un
po’ tetra in volto.
-Che cosa può
aiutare Hans a liberarlo dal ghiaccio? Tu lo conosci meglio di tutti-
domandò
nuovamente il re mentre il fratello minore rimasse in silenzio e con
uno
sguardo dannatamente serio e determinato disse.
- Lascialo andare-.
Peter, di riflesso,
aprì la bocca nonostante che fosse un uomo che sapeva ben
celare le sue
emozioni, non poteva credere che Johannes avesse detto quelle parole,
non lui
che era severo quanto Peter.
-Sei impazzito?-
domandò con voce graffiante Peter- Dopo quello che ha
fatto?-Johannes zittì il
fratello con un gesto imperioso della mano e tuonò- Vuole la
libertà, vuole
essere libero. Odiava vivere qui ancora prima di finire in carcere-.
Per la
prima volta, dopo tanto tempo, Peter non seppe ribattere e guardava
stupito
Johannes, era ben lontano da quell’uomo formale e freddo che
conosceva da anni.
-Se vuoi che torni
normale, devi lasciarlo vivere!- continuò
l’Ammiraglio e a sentire quelle
parole, così vicine a quelle che gli aveva urlato Hans quasi
un anno prima,
Peter abbassò lo sguardo e negò vigorosamente
quello che diceva il fratello con
la testa.
-Non posso- mormorò
Peter, con una semplicità. Era troppo per lui, suo fratello
stava chiedendo
l'impossibile. Lasciarlo andare. poteva, no...non voleva. Con o senza
maledizione, Hans doveva essere punito per tutti i crimini commessi ad
Arendelle. Il perdono senza sacrificio non era una scelta contemplabile
e
dimenticare le proprie responsabilità era addirittura un
abominio per Peter.
- Con il sigillo
spezzato non abbiamo idea di che cosa succederà e se
sarà un pericolo, per se stesso
e, soprattutto, gli altri-
Johannes compì un
gesto ben lontano dal suo autocontrollo, afferrò le spalle
del fratello e
incominciò a scuoterlo agitato, - È una scusa
Peter.Non possiamo permetterci il
lusso di tentennare. Chiuso in cella, Hans non potrà
liberarsi del maleficio!-
Johannes aumentò la pressione sulle spalle di fratello
mentre diceva quelle
parole.
-Mi capisci,
Peter?! Non farti offuscare dalla paura, dai sensi di colpa o qualunque
altra
cosa che ti passi per la testa-. Il re
alzò
finalmente lo sguardo e non vide negli occhi del fratello rabbia ma
tristezza e
determinazione.
-Perché non riesci
ad avere fiducia in Hans?- la voce di Johannes non aveva nessun tono
accusatorio, fu dolce ma abbastanza da far nascere nel cuore di Peter
il
disgusto di sé.
-Perché Hans è come
me. Un manipolatore che a furia di nascondersi dietro a mille maschere
non sa
più distinguere la verità dalla menzogna. Chi
sono io? È una domanda a cui non
riesco a darmi una risposta. Sono un re spietato e crudele? Un re
severo ma
giusto che ama il suo popolo? Il fratello stimato di Jakob? Il padre
amabile di
mia figlia? Un uomo che voleva dare serenità alla sua
famiglia ma che invece
l'unica cosa che ha saputo fare è quella di trasformare suo
fratello minore in
un'immagine distorta di sé? Un uomo che non è
riuscito a mantenere la promessa
della sua defunta moglie di prendersi cura di lui come se fosse la rosa
più
preziosa del mio giardino? Un riflesso di mio padre, l'uomo a cui non
voglio in
alcun modo assomigliare? Non sono sicuro di sapere chi sono. Come posso
fidarmi
di Hans se lui è come me?!-. Questi pensieri, come un
maremoto, occuparono la
mente di Peter che si limitò a mordersi le labbra, fissando
negli occhi
Johannes che attendeva una risposta.
-Credi davvero che lo
meriti?- domandò secco Peter e Johannes annuì
fiducioso rispondendo -Sì-.
Peter sorrise, se
Johannes credeva di poterlo fare … anche lui poteva, strinse
con le proprie
mani le spalle del fratello in segno di rassicurazione. Rimassero in
silenzio
senza sorridere, Peter poteva percepire l’agitazione di
Johannes celata e sperò
che lui non percepisse la sua.
-Noi dobbiamo
aiutarlo, perché nonostante tutto siamo i suoi fratelli.
Adesso ti parlo come
Johannes, non come il Ministro della Difesa. Ti prego, Peter, dai
fiducia a
Hans. Per lui non è troppo tardi per cambiare, ma se gli
neghi questa possibilità,
non potrà mai redimersi dai suoi errori- implorò
supplichevole Johannes.
-Come posso dargli
fiducia, dimmelo! Ha fatto un’azione orribile e non
necessaria- sussurrò a sua
volta Peter, ma il suo tono era acido e sentì la presa del
fratello aumentare.
-Tanto … qualunque
cosa succeda, sarà costretto il sottoscritto a sporcarmi le
mani, come sempre-
concluse sarcastico, si sentiva così stanco che se non fosse
stato per la presa
di Johannes sarebbe caduto. L’Ammiraglio, a quelle parole,
lasciò la presa e si
tolse il guanto destro e lo usò per schiaffeggiare il
fratello. Peter rimase basito
da quel gesto e fissò incredulo il fratello.
L’espressione di Johannes era
fermissima e con una voce rabbiosa tuonò- Non dirlo neanche
per scherzo. Non
sei l’unico che si è sporcato le mani per questo
regno e per la famiglia, anche
noi abbiamo i nostri demoni interiori! Spero che siano la stanchezza e
la
tristezza a farti dire sciocchezze del genere, non voglio pensare che
tu abbia
davvero poca stima di noialtri-. Peter si toccò la guancia
colpita, anche se
non aveva nessun dolore, e rimase in silenzio. Aveva perso il senso
della
realtà, Johannes aveva ragione … non era
l’unico che affrontava i sensi di
colpa e demoni in quella famiglia disastrata. Ridacchiò
nervoso, a volte si
sentiva così alienato nel suo ruolo di re coscienzioso e
diventava petulante e
lamentoso.
-Hai qualche idea,
vero Johannes?- Peter sorrise sbarazzino, era un sorriso un
po’ raro a vedersi
su quel volto mangiato dalla preoccupazione ma non era un caso che lo
vedesse
Johannes perché, nonostante il loro impetuoso rapporto, si
guardavano le spalle
a vicenda e si spingevano a superare i loro limiti.
-Fammi un riassunto
di tutto quello che ti hanno proposto quei
“degenerati” dei nostri fratelli-,
rispose Johannes e il re lo accontentò immediatamente.
Johannes rimase in
silenzio finché Peter non ebbe finito e, poi con un gesto
baldanzoso, disse che
si poteva far coincidere un po’ tutto: ironicamente Peter
domandò come avrebbe
fatto.
- Ovviamente,
escludendo le idee inutili, i gemelli hanno ragione a dire che hanno
bisogno di
discutere con lui, ma mandare Hans da loro adesso è una
follia, sarebbe come un
omicidio preannunciato, anche se meriterebbero in pieno questa fine-.
-Ti domandi mai
perché i gemelli hanno paura di te?-domandò
ironico Peter e Johannes rispose
con gesto seccato- Meglio così, erano delle vere canaglie da
piccoli, quella
faccenda dell’isolamento è roba da veri
criminali-. Tacque un attimo -Anche se
Filip sostiene che siano migliorati-, l’Ammiraglio mise le
mani sui fianchi- Noi
da piccoli non eravamo così perfidi, fra noi-
commentò sprezzante.
-Forse perché le
botte di nostro padre ci davano un motivo per allearci- disse Peter con
tono
freddo- E poi non dimenticare, come abbiamo scoperto in seguito, i
gemelli
erano aizzati da nostra madre-.
-È vero ma e mi
sono divertito a maltrattarli quando hanno lavorato sulla mia nave.
Hans come
marinaio è notevolmente superiore- disse seccamente Johannes
e con un tono così
orgoglioso che Peter sorrise.
-Comunque sia-,
iniziò Johannes, ben deciso a riprendere il punto del
discorso, - Potremmo
obbligare Hans a redimersi-.
-Non c’è redenzione
senza volontà. Ti posso assicurare che Hans non è
lontanamente pentito di
quello che ha fatto-.
-Lo so, non sei
l'unico che hai parlato con lui-, precisò con tono brusco
l'Ammiraglio.
-Allora, vuoi
fargli il lavaggio del cervello?-.
-No, ti ho già
detto che Hans vuole la libertà. Offrigliela con qualche
extra e farà qualunque
cosa per ottenerla-.
-Non ha neanche
tentato di scappare dal carcere, forse non gli interessa
così tanto- commentò
Peter.
- Hans è un uomo
intelligente, se scappa e viene catturato significa che sarà
condannato a
morte. Si sta organizzando per la fuga perfetta, avrai notato che non
è
dimagrito-.
Peter annuì, sapeva
che cosa intendesse Johannes: negli ultimi tempi Hans aveva
sì un aspetto più
trascurato, ma il suo fisico conservava ancora la forma smagliante di
un tempo,
a giudicare dai muscoli ben risaltati dalla stoffa della camicia che
indossava
nella sua permanenza in cella. Probabilmente stava cercando di
mantenersi in
forma per un'eventuale evasione dalle segrete. Il giovane principe
sapeva che
se fosse scappato, avrebbe dovuto rinunciare a tutto, titolo, rendita e
nome e rifugiarsi
in un continente lontano come l’America, in Europa sarebbe
stato in pericolo:
Peter non gli avrebbe mai dato una seconda possibilità. Per
questo Hans era
mansueto, ma era evidente che stesse tramando qualcosa. Se fosse stato
nei suoi
panni, anche Peter avrebbe fatto lo stesso. Anzi, sapeva essere
infinitamente
più paziente del suo giovane fratello e per questo, lui
difficilmente falliva:
questo lo aveva imparato a sue spese il precedente re …
Johannes aveva
ragione se avesse offerto a Hans la libertà, forse avrebbe
collaborato.
-Hai presente
Ercole?- domandò Johannes improvvisamente e il re
annuì. Johannes incrociò
le braccia e con uno sguardo disinvolto. disse- Uccide la compagna per
gelosia
e per redimersi compie dodici missioni, o meglio fatiche-. Peter
inarcò il
sopracciglio in un’espressione furba, aveva capito cosa
intendesse il fratello-
Vuoi che offra la libertà a Hans, ma in cambio lui
dovrà sostenere le sue
fatiche-.
L’Ammiraglio batté
le mani per enfatizzare la sua allegria- Bravo, la sua
volontà nell’ottenere la
sua libertà potrà aiutarlo a redimere e,
eventualmente, a ricevere o dare
l’atto di vero amore, qualunque cosa significhi per lui-.
Peter era tentato
dall’idea che trovava ingegnosa, gli altri fratelli avrebbero
potuto affidare
le missioni a Hans e tenerlo sott’occhio, aiutandolo a
scegliere la strada
giusta.
-Ci sono dei
problemi però- contestò dopo averci ragionato un
attimo e il fratello lo invitò
a parlare.
- Non credo che
tutti i nostri fratelli abbiano un’idea buona per aiutare
Hans. Matthias ne è
un esempio-
-Non è importante che
siano dodici, due o dieci fatiche, Peter. L’importante
è il concetto e poi,
alcuni dei nostri fratelli sanno già cosa fare, per esempio
Andreas che lo
vuole al convento: stare lì non lo ucciderà
mica-. Peter concordò, in ogni caso
poteva chiedere ai fratelli senza idee di ragionare un po’
meglio, nel
frattempo potevano spedire Hans da chi aveva le idee chiare.
-L’altro problema è
che Hans non è abbastanza paziente, potrebbe cercare di
scappare durante le
missioni perché irritato da questa
“buffonata”-, alla parola buffonata Peter
imitò il segno grafico delle virgolette.
-Anche io stavo
pensando a questo ma non credo, che tu non abbia nessuna idea per non
fargli
temere la fuga- commentò fiducioso l’Ammiraglio.
Peter respirò profondamente,
aveva già un’idea terribile, anzi due.
-Potrei minacciarlo
di mandarlo nella Colonia Sort sne- annunciò Peter mentre a
quelle parole Johannes
spalancò gli occhi, sconvolto. La Colonia Sort sne era un
luogo terribile,
caratterizzato da temperature estremamente rigide, pieno
d’insidie e pericoli
di ogni genere. Solo chi vi era nato poteva sopravvivere.
Pensò che una
minaccia non fosse altro che una promessa, Peter manteneva sempre la
parola
data e per questo era pericoloso.
-Potrebbe cercare
di scappare da lì- notò l’Ammiraglio. A
quel punto, il re assunse una posa
autoritaria e fissò gelido il fratello per un istante, prima
di dire qualcosa
di molto più sconvolgente- Lo credo anch’io,
nell’eventualità, lo minaccerò di
marchiarlo a vita-
Johannes
rabbrividì. Tentò disperatamente di convincersi
che una soluzione così estrema
fosse l'unica soluzione giusta, ma il subbuglio dentro il suo cuore
fece
vacillare la sua razionalità. La marchiatura era la massima
pena dell’Isole ed
era talmente disumana che al confronto, la pena di morte tramite
l'annegamento
era un atto di clemenza. Era davvero giusto
arrivare a tanto per la redenzione di Hans?
-Credo … - esitò
prima di finire la frase- … che così
farà il bravo-, ammise indulgentemente.
-Lo spero per lui-
disse categorico Peter e Johannes pregò Dio che quando il re
avrebbe fatto la
proposta a Hans, quest’ultimo non pensasse di essere
più furbo di lui perché
significava firmare la sua condanna. Hans non aveva mai conosciuto il
lato più
spietato di sua maestà Re Peter delle Isole del sud,
successore dell’abdicante
re Brun.
-L’ultimo problema
è il sigillo. I fratelli, che non sanno nulla della
maledizione, non saranno in
grado di notare se Hans ha comportamenti anormali: tra una missione
all’altra
dovremmo controllare in qualche modo. Se notiamo qualcosa di strano,
dovremmo
essere pronti alla soluzione finale … -, la voce di Peter si
spense per un
attimo per poi riprendere a parlare con la sua abituale fermezza.
- Dovremmo
ucciderlo e insabbiare la cosa-.
I due fratelli
rimassero a fissarsi in silenzio e a domandarsi se questa era
l’ultima volta
che avrebbero versato il sangue della loro famiglia.
Peter pensò che la
vita, giudice spietata, si stesse prendendo la rivincita su di lui, che
non
aveva esitato a vendicarsi di sua madre per l'uccisione di Ada e per la
fine
pietosa di suo padre, paralizzato a seguito di un "incidente" di
caccia. Peter aveva lottato per non essere come i suoi sanguinari
predecessori,
eppure aveva compiuto atti ignobili per proteggere il regno e la sua
famiglia. Era
un peccatore nel midollo, la vita lo metteva alla prova ogni giorno,
quasi si
divertisse a prendersi gioco di lui. In quel preciso momento gli pareva
che gli
stesse chiedendo beffarda "Sarai in grado di uccidere il tuo caro
fratellino
che hai cercato disperatamente di crescere per far sì che un
giorno diventasse
migliore di te?"
-Contatterò gli
altri fratelli a nome tuo, Peter- disse l’Ammiraglio in voce
tesa- In venti
giorni saremmo in grado d’organizzare tutto. Peter
annuì, sentiva soltanto il
bisogno impellente di cacciare suo fratello dal suo studio, se avesse
potuto,
avrebbe dormito abbracciato alla figlia: quella piccola donna che aveva
il
cuore saldo come quello di sua madre. Johannes diede una pacca sulla
spalla al
fratello, un gesto insolitamente informale per lui, e si
congedò, come se
avesse percepito il bisogno muto di Peter.
Lo studio del re
rimase in silenzio, Peter, dopo qualche minuto, si avvicinò
alla finestra e
osservò il suo riflesso. Vide i suoi occhi freddi e
nell’espressione severa rivide
il volto di suo padre, che gli diceva crudele “Voi, vi
credete migliore di me,
ma un giorno principino vi guarderete allo specchio e vedrete che siete
un
mostro spietato, che non conosce il concetto di limite. Esattamente
come me”. Batté
rabbioso un pugno allo spesso vetro della finestra, come volesse
colpire ancora
una volta suo padre, e il rumore rimbombò nello studio.
Appoggiò febbrile la
fronte sulla superficie vetrosa e lentamente si accasciò
sulle ginocchia, tenendo
ancora la mano sul vetro, e il suo respiro si spezzò piegato
da un singhiozzo
roco. Era
esattamente diventato come suo
padre, non conosceva il concetto di limite.
Era un mostro.
Note
dell’autrice:
Finito tutto?Piaciuto?
A me sì, molto ho aggiunto tantissime cose in questo
capitolo tra cui la scena
di Johannes e Hans (inizialmente era stata eliminata ma sono riuscita a
inserirla). Mi piace pensare che sia l’unico rapporto
veramente sincero che
Hans riesce ad avere nella sua famiglia.
Piccolo riepilogo
per tutte le cose dette: i tredici principi delle isole erano stati
maledetti
da loro stessa madre (il padre di Hans sapeva che la moglie era una
strega e
picchiava i più grandi). I fratelli maggiori insieme a
Attina (che non è altro
la sorella maggiore di Ariel della Sineretta) avevano creato un campo
di forza
attorno alle isole che limitasse i poteri della maledizione e
perciò Peter
aveva ripristinato la stupida legge del capitolo precedente, Ada
è stata uccisa
dalla suocera per i suoi poteri. Peter ha preso
la
sua decisione e non mi sono dimenticata che il fratellino non
è uno stinco di
santo. Ci vediamo al prossimo capitolo con lo scontro finale tra Hans e
Peter,
preparate i popcorn: lo scorpione e il leone si stanno per scontrare,
il re vs
il wannabe.
LE
NOTE DEL TESTO
(1)Nella favola
originale della Sirenetta, le sorelle di Ariel le dicono di uccidere il
principe e di bagnarsi le gambe del suo sangue così da
ritrasformarsi in
sirena, ovviamente lei rifiuta e muore. Mi piaceva l’idea di
far scorgere il
lato più oscuro di uno delle sorelle dei personaggi
più famosi della Disney.
Ringraziamento a mia
sorella che mi ha suggerito le sirene nel ruolo dei troll
delle isole!
(2) Maledizione con
sigillo, mi sono basata sulle teorie scritte da Lucia Troisi nelle
Guerre del
mondo Emerso.
(3) Il non poter
rivelare la maledizione è ispirata alla favola I cigni
selvatici Hans Christian
Andersen. In parte la maledizione della famiglia di Hans è
un mix tra questa
fiaba e un’altra ancora
(molto simile) e
alcuni elementi della regina delle nevi.
(4) I capelli rossi
(insieme agli occhi verdi) erano considerati simboli del diavolo.
Scegliere
quei colori per Hans è chiaramente una mossa abile dei
disegnatori di
raccontarci qualcosa di lui, la probabile discriminazione subita per il
colore
dei suoi capelli (ricordate il racconto Rosso Malpelo di Giovanni
Verga, il
protagonista aveva lo stesso problema) e anche il senso
d’alienazione in
famiglia. Avrete notato che i fratelli di Hans sono descritti tutti con
i
capelli castani, alcuni con una sfumatura scura, mentre lui
è l’unico rosso in
famiglia, questo accade perché i capelli rossi sono un
tratto recessivo
rispetto ai capelli scuri (beh anche rispetto ai biondi), ovviamente
però
alcuni tratti caratteristici dei rossi sono comunque presenti nella
famiglia come
le lentiggini su alcuni fratelli. È possibile vedere un uomo
con i capelli e la
barba di colori diversi, mio padre era biondo con la barba rossa, mio
fratello
è castano con la barba rossa (mio nonno era rosso).
Ecco
lo schema finale
della famiglia:
1.RE:
Peter Simon
47 anni, ha 24 anni di differenza con Hans.
2.MINISTRO DEGLI
INTERNI: Jakob 46 anni, ha 23 anni di differenza con Hans
3.AMMIRAGLIO CAPO
MAGGIORE DI DIFESA e MINISTRO DELLA DIFESA (uomo impegnato) : Johannes
44 anni,
ha 21 anni di differenza con Hans(E’ l’unico che si
fida di Hans e lo adora,
credo che si sia capito)
4.SACERDOTE:
Andreas 43 anni, ha 20 anni di differenza con Hans
5.MINISTRO
DELL’ECONOMIA: Filip 41 anni , ha 18 anni di differenza con
Hans
6.MINISTRO DEGLI
ESTERI: Thomas 37 anni, ha 14 anni di differenza con Hans
7.SCIENZIATO :
Matthæus 33 anni, ha 10 anni di differenza
con Hans
8.SCRITTORE:
Bartholomæus 31 anni, ha 8 anni di differenza con Hans
9.PRINCIPE
REGGENTE: Jakob Alfæus 29 anni, ha 6 anni di differenza con
Hans
10.CAPITANO
D’INDUSTRIA: Thaddæus
27 anni, ha 4 anni
di differenza con Hans
11.CAPITANO
D’INDUSTRIA: Simon
Zelatus 27 anni, ha 4
anni di differenza con Hans
12.CAPITANO MERCANTILE
con saltuario diritto di corsa(CORSARO): Matthias Paulus 24 anni, ha 1
anno di
differenza con Hans (specificatamente 13 mesi). Quando era piccolo, era
un
codardo, molto. Ha cercato di migliorarsi, è sposato con una
sua carissima
amica per un accordo tra una dama e un gentiluomo.
13.AMMIRAGLIO :Hans
23 anni
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Capitolo 7 *** Capitolo VI-Lo scorpione, il leone e l’ossidiana ***
capitolo 2
Capitolo
VI
Lo scorpione, il leone e l’ossidiana(1)
Erano passati altri
venti giorni e altre venti notti ma per il principe Hans nulla era
cambiato,
continuava ad allenarsi, a provocare per sfida le guardie e a tramare
la fuga
perfetta: il fallimento questa volta non era contemplato. Quella
mattina però si
sentiva particolarmente nervoso, aveva dormito male e aveva avuto un
incubo
angoscioso, cosa che gli era capitata più di una volta nella
vita e non poteva
fare a meno di provarne ansia, anche se non sapeva bene il
perché. Come un
leone in gabbia, iniziò a camminare inquieto avanti e
indietro per la cella. Non
ricordava i dettagli dell’incubo ma sapeva che non portava
nulla di buono, era
sempre stato così. Stanco di quell’agitazione si
accasciò sulla brandina e
tentò di respirare piano per calmarsi, non era da lui
quell’agitazione ma non
tentò di soffocarla, probabilmente la guardia che lo teneva
sott’occhio avrebbe
riportato l’episodio al re, che magari si sarebbe sentito in
colpa e Hans avrebbe
potuto usare la situazione a suo vantaggio. A Questo cercava di pensare
Hans ma
in realtà l’agitazione era talmente forte, che non
riusciva a essere razionale,
però il principe odiava non avere controllo di sé
e per cui preferì continuarsi
a mentire.
Quando però il suo
secondino aprì la cella, con l’altra guardia, e lo
invitò a seguirlo, la sensazione
di pericolo irruppe nel suo cuore, forte e incontrastabile.
-Controllati Hans-,
si auto comandò accettando di essere ammanettato e bendato
–Non fare pazzie- si
ripeté. Le guardie non furono gentili, con degli improperi e
dei gesti seccati
lo spinsero verso l’ignoto e la cosa buffa era che era la
prima volta che quei
due gli rivolgevano la parola. Gli ordini del re dovevano essere
cambiati,
Peter doveva aver deciso il destino del principe. Quella consapevolezza
aumentò
l'agitazione di Hans, che concentrò comunque le sue energie
per cercare di
capire dove le due guardie lo stessero portando, ascoltando oltre i
loro
pesanti passi e i duri improperi. Stavano uscendo dalle segrete?
Probabile,
stavano salendo delle scale ma percorso l’ultimo scalino, le
guardie gli
ordinarono di star fermo e uno di loro iniziò a trafficare
con qualcosa. Sembrava
che stesse colpendo un muro, erano dei rumori sordi ad arrivare alle
orecchie
del principe e poi sentì lo stridio irritante di un
meccanismo meccanico e il
trascinare di una porta.
-Muovetevi,
Principe- una delle guardie ordinò duramente e a Hans venne
da ridere, tempo fa
quella guardia non avrebbe avuto quel tono con lui. Iniziò a
contare i passi
che percorrevano e calcolò che avevano appena fatto una
ventina di metri, prima
di sentirsi dire: - State attento ai gradini- da una voce differente da
quella
sentita prima, quell’altra guardia. Un’altra scala,
che forse saliva, e dove
diamine portava? Altre segrete? Hans era sorpreso, conosceva bene il
castello, i
due anni d’isolamento e la noia l’avevano spinto ad
avventurarsi nei suoi luoghi
più segreti, eppure ebbe l’impressione di non
avere nessuna idea di dove lo
stessero portando e non gli piacque.
Hans udì una chiave
essere infilata nella tappa di una porta, sentì che fu
girata cinque volte, che
razza di serratura era? Un’altra esortazione a camminare e
Hans sentì una
gradevole sensazione di frescura, doveva essere in un corridoio segreto
del
castello, che non conosceva … molto male. Hans si morse le
labbra per non
ridacchiare nervoso, detestava non sapere cosa accadesse attorno a lui
e odiava
sentirsi vulnerabile, il nervosismo aumentò vorticosamente:
quella situazione
gli ricordava di quando era stato fatto prigioniero nella sua stessa
nave dopo
i fatti di Arendelle, in cui, sconfitto, le uniche cose che aveva
saputo fare
erano state quelle di sedersi sul pavimento e appoggiare la schiena
contro il
muro come un essere debole e vulnerabile (2). Debole e vulnerabile
erano gli
aggettivi che odiava di più al mondo, soprattutto associati
a se stesso. Se
avesse avuto le mani libere, le avrebbe serrate in pugno per reprimere
la paura
(3).
Un’altra decina di
passi e le due guardie lo spinsero verso qualcosa. Hans capì
di essere stato
fatto accomodare su qualcosa di duro, probabilmente fatto di legno. Una
guardia
lo tenne stretto mentre l’altro gli bloccava i piedi, Hans
sentì il cuore
salirgli in gola … essere così fisicamente
bloccato gli faceva perdere il
sangue freddo. Aveva la gola secca, non riuscì a parlare ed
era unica arma che
gli era rimasta, una goccia di sudore scese lungo la schiena.
-Mi stanno già
torturando- pensò Hans, era una tecnica di tortura
psicologica … lo stavano
avvelenando con il pensiero di sentirsi debole e impotente. Tentò di dominare la sua
paura, ma tremava di
più di quella volta in cui aveva fatto visita a Elsa, la
regina dei ghiacci,
prigioniera nella cella del suo stesso castello. La guardia, che lo
teneva
stretto, gli slegò i polsi ma, prima che il principe potesse
reagire, l'altra
guardia li afferrò uno a uno e furono bloccati da
qualcos'altro. Probabilmente
le sue braccia erano state fissate ai braccioli di una sedia o qualcosa
del
genere, per questo si trovava in una posizione scomoda. Si
sentì catturato e
ringhiò tutta la rabbia e la paura che provava.
-Che cosa sta
succedendo? Esigo saperlo- domandò senza ottenere risposta,
udì i rumori delle
guardie che si allontanavano, ma non prima d’avergli
strappato dagli occhi la
benda senza premura.
Hans rimase il
silenzio, sentiva solo il cuore battere troppo veloce, decise di fare
il punto
della soluzione. Per prima cosa si esaminò, era intrappolato
in una sedia di
legno dall’aspetto compatto, in cui quattro bracciali di
ferro bloccavano gli
arti. Hans cercò di strattonarli, ma non ottenne nulla se
non dolore. Respirò
profondamente, imponendosi la fredda disciplina militare imparata negli
anni e
tornò a studiare la sedia che era finemente intarsiata. Poi
notò che il
pavimento era nero, lucido e lo rifletteva, doveva essere in vetro
d’ossidiana.
Gli occhi del principe si spostarono sui muri spogli della sala di una
pietra
d’origine vulcanica. Vide la luce solare nascosta da una
grande bandiera delle
Isole del Sud, rossa con un’effige di color nero in cui una
Globicephala incoronata
con una corona di erica faceva mostra di sé. La bandiera
poteva essere
riavvolta, Hans intravide il meccanismo, se qualcuno avesse utilizzato
il
principe, ormai disabituato alla luce, sarebbe rimasto accecato.
Davanti alla
bandiera si ergeva un trono rialzato con delle scale, finemente
intarsiato in legno
nero e imbottito di stoffa rossa e nera, la bellezza
dell’oggetto lo faceva
sembrare il trono di Zeus, il padre degli Dei.
Hans rimase rapito
dalla bellezza del trono, finché una figura perfettamente
mimetizzata non si
mosse. Il principe tirò spaventato la testa all'indietro,
era convinto di
essere solo e quando la figura si alzò, riconobbe suo
fratello Peter. Hans non
seppe se essere contento o spaventato: suo fratello non era il tipo da
fare
quelle entrate d’effetto e lo studiò. Il re era
vestito completamente di nero.
L'abito faceva risaltare ancora di più i suoi capelli
ingrigiti e gli unici
accenni di colore erano gli intricati dettagli rossi sul petto e sui
risvolti
delle maniche della giacca. Ma non fu quello a spaventare Hans. Peter
aveva le
mani fasciate da dei fini e lucidi guanti neri, erano il simbolo di un
lutto
nella famiglia reale. Hans, già innervosito da tutta quella
situazione
stressante a cui era stato sottoposto, abbandonò il sangue
freddo lasciandolo
ad altri impavidi, e inveì contro il fratello.
-Hai deciso di
uccidermi? Congratulazioni! Che scelta saggia per un re e poco
misericordiosa
per un fratello- il suo tono di voce era così avvelenato
dalla paura che Hans
non lo riconobbe. L’istinto di sopravvivenza gli suggeriva di
scappare, lì era
in pericolo. Peter non si mosse dalla sua posizione, inarcò
un sopracciglio
assumendo un’espressione sarcastica.
-No, Hans-, la voce
del re echeggiò in quella stanza, fredda, autoritaria.
-Non ti ucciderò,
perché conoscendoti, potresti convincere San Pietro che tu
sia un santo, una
povera vittima della circostanza … -, il re fissò
con uno sguardo gelido il
principe Hans dall’alto verso il basso.
- Ma non questo
Pietro, sappiamo entrambi che meriti di essere punito-.
Hans deglutì
nervosamente, suo fratello non aveva mai usato quel tono con lui, non
aveva mai
avuto quello sguardo come se lo considerasse un sassolino sulla sua
strada, da
Peter non si era mai sentito trattato come un rifiuto.
-Sai dove siamo,
Hans?- domandò Peter, senza addolcire neanche per un attimo
il tono, Hans
osservò nuovamente quel posto mai visto, che forse aveva
sentito parlare come
una leggenda o come un incubo.
-La Sala
d’ossidiana- la sua risposta echeggiò e il re
annuì affermativo, non un sorriso
o un’esitazione comparve sul suo volto.
-Dovresti sentirti
onorato Hans. Solo i primi cinque principi ereditari hanno il diritto
d’accedere
a questa sala-. Hans non rispose a quella provocazione, non si sentiva
onorato
ed era sicuro che suo fratello non fosse mai stato in quella sala
intrappolato
come lui. Gettò un’occhiata preoccupata ai polsi
bloccati, a che cosa serviva
quel posto? Intuendo la muta domanda del fratello, Peter rispose con un
tono
quasi affabile- Hans, questa è la sala per marchiare i
traditori delle Isole-
quelle parole colpirono il principe come uno schiaffo, se avesse
potuto,
avrebbe coperto il viso con le nude mani. In un attimo paura e terrore
passarono nei suoi occhi e poi tornò alla sua espressione
preferita, fredda
diffidenza.
Peter scese
lentamente dalle scale aiutandosi con una strana mazza, senza diminuire
minimamente
l’aria di potenza e autorità che aveva, Hans si
trovò a pensare che fosse
quella l’aura che doveva emanare un re. Quando fu abbastanza
vicino, Hans vide
che non era una mazza quello che aveva il fratello ma il ferro della
marchiatura
e riconobbe il simbolo: un pentagono, diviso da una sola linea
frammentata. Hans
guardò l’oggetto e poi il fratello, che lo
fissò impassibile rendendo
impossibile per il principe decifrarlo. Una volta vicino, Peter
afferrò il viso
di Hans con una mano e con l’altra, in cui teneva ancora la
mazza, disegnò un immaginario
marchio sul lato sinistro del viso del fratello. Offuscato dalla paura,
sentendo il freddo di quell’oggetto, il tredicesimo principe
non ebbe difficoltà
a immaginare il dolore di essere sfregiato né a tutte le
orribili conseguenze.
-Allora è così che
tenti di aiutarmi? Trasformandomi in un individuo senza diritti, senza
possibilità?-. La brutale pena di
morte tramite l’annegamento divenne più invitante
per Hans, avere il marchio
avrebbe bruciato le sue possibilità, non solo nelle isole e
colonie, in cui
sarebbe stato trattato come la feccia della società, ma
anche fuori. Chi
avrebbe dato una possibilità a un essere disonorato, con la
faccia marchiata come
un animale? Se avesse previsto che gli sarebbe toccata quella brutale
punizione,
avrebbe preferito morire ad Arendelle.
-Adesso vuoi il mio
aiuto, aiuto per cosa?- domandò Peter velenoso e con uno
sguardo che avrebbe
potuto uccidere- Per essere un uomo decente? Non questa vergogna?-.
Hans
rimpianse d’aver detto quelle parole e alzò il
viso, sdegnato, aveva parlato
troppo ma fu tentato di rispondere che lui non ci teneva per nulla a
essere un
uomo decente, quella parola aveva assunto negli anni un significato
completamente
negativo.
Inaspettatamente
Peter gli bloccò il viso, come uno scorpione che agguantava
la preda con la sua
chela, e lo fissò autorevole negli occhi, sorrideva appena e
con accondiscendenza.
-No, Hans. Non è
così che voglio aiutarti-. Hans si permise di guardarlo
sospettoso, non
riusciva a capire il gioco del fratello, lo confondeva e si
sentì mancare il
respiro, quando il fratello sistemò quell’oggetto
di tortura sulla sua sedia.
-Ti voglio dare una
possibilità per redimerti e diventare una persona migliore-.
-Non considero le
mie azioni sbagliate-, ringhiò con qualche
difficoltà Hans, perché la mano del
fratello gli serrava il viso-Sono stato impaziente e incosciente,
questo è il mio
unico disappunto-. La stretta di Peter divenne più forte e
Hans chiuse
istintivamente gli occhi.
-Lo so bene che ti
senti un dio per quello che hai fatto- Peter gli gettò
un’occhiata sarcastica e
precisò- O meglio, quello che hai tentato di fare-. Hans non
reagì alla
provocazione, ma le parole del fratello ferirono il suo orgoglio.
-Sai quale tua
azione mi ha più disgustato?- Peter lasciò il
viso di Hans e indietreggiò di un
paio di passi, nel suo sguardo si leggeva solo un irritante
menefreghismo. Con
lentezza infinita Peter si sfilò il guanto destro e lo tenne
nell’altra mano,
Hans a vedere quel gesto ebbe una terribile sensazione di
déjà-vu e l’ansia gli
attanagliò lo stomaco.
- Hai ingannato una
fanciulla che avrebbe potuto essere mia figlia o tua nipote-,
sibilò
implacabile e con disprezzo Peter.
-Caterina non si
farebbe mai ingannare dal primo venuto. La principessa Anna
è solamente una
ragazzina- ribatté sarcastico Hans ma non fu pronto per
quello che arrivò, lo
schiaffo fu talmente forte che gemette per il dolore e la sua testa
girò su un
lato, la rigirò e fissò stupito Peter. Lo
schiaffo appena ricevuto non era per
nulla simile a quello ricevuto quasi un anno prima, pieno di rabbia e
delusione, era stato freddo, calcolato, spietato e senza nessuna remora
e
nonostante la forza Peter non gli aveva fatto perdere una sola goccia
di sangue.
Hans non vide negli
occhi del fratello l’uomo diviso tra i doveri di un sovrano e
quelli di un
fratello: c’era solo il sovrano in quella stanza, quelli che
tutti temevano a
corte. Peter ghignò- Hans, nessuna donna, che non sia stata
torturata con anni
d’isolamento, si sarebbe fatta ingannare. Non sei stato bravo
Hans, sei stato
solo fortunato-. Si avvicinò a Hans,
appoggiò la mano sinistra sul lato sinistro petto e disse-
La solitudine può
piegare la migliore delle persone-. Hans rimasse in silenzio.
-Partirai per delle
missioni che ti affideranno i tuoi fratelli, sarai sotto il loro
controllo-.
Hans fissò il
fratello cercando di rimanere distaccato da quello che gli diceva, come
se la
faccenda non lo riguardasse per niente.
-Se ti comporterai
bene e farai tutto quello che ti dicono, passerai alla missione
successiva- quelle
parole misero in agitazione il principe. Non gli piaceva l'idea di
essere
comandato a bacchetta, specialmente dai suoi fratelli.
-Se supererai tutte
le missioni ti liberò, tornerai a possedere il tuo titolo e
la tua ignobile vita.
Ti darò la tua rendita di due anni e potrai lasciare le
Isole-.
La proposta era
così allettante che Hans sorrise involontariamente. Peter,
con aria minacciosa,
gli riafferrò velocemente il viso con la mano destra,
tenendo fermo il mento
con le dita.
Il tocco della mano
di Peter era caldo, Hans lo ricordava bene quando era un bambino ed era
accarezzato raramente con fare paterno dal fratello, ma quando poi era
cresciuto e Peter non aveva più manifestato
l’affetto per lui in quel modo, non
era appropriato per due uomini né per due principi. Invece,
le mani di Hans
erano sempre state fredde, per lui l’obbligo
d’indossare i guanti era stato una
benedizione: le amanti che aveva avuto, si erano spesso lamentate per
il suo
tocco freddo. Hans, per scongiurare la freddezza perpetua delle sue
mani, aveva
preso l’abitudine d’indossare i guanti anche nelle
occasioni non richieste
dall’etichetta. Se un anno prima la principessa Anna fosse
stata al massimo
delle sue forze e non fosse stata congelata, avrebbe avuto da
lamentarsi della
freddezza della sua mano quando le aveva sfiorato la pelle del viso.
Nonostante
il calore della pelle di Peter, il suo tocco era freddo e nel cuore del
principe, per un attimo fugace, ci fu del dispiacere.
-Se invece fallirai
una missione o cercherai d’ingannare la buona fede di uno dei
nostri fratelli-
Peter con la mano guantata strinse quella sinistra del giovane uomo,
che poté
percepire sia la sua mano sia il guanto abbandonato su essa. Hans si
trattene dall’imprecare,
quando Peter gli strinse la mano in una morsa dolorosa, non si era mai
reso
conto che fosse ancora così in forma e forte nonostante
l’età, e si costrinse a
guardarlo fiero e sfacciato negli occhi.
-Ti marchierò
personalmente-.
Hans si sentì
gelare il sangue, la voce di Peter era così determinata da
fargli venire i
brividi: aveva sempre creduto che suo fratello non gli avrebbe mai
fatto nulla
di male ma il dolore che sentì, gli suggerì che
forse la situazione era
cambiata o che stesse cercando di fare il duro e decise di metterlo
alla prova.
- Peter, mi fai
male- Hans gemette, sentì la morsa dell’altro
allentare e fu fiero di sé.
Peter rimasse in
silenzio, il suo sguardo era rimasto duro e Hans riprese a parlare in
tono
abbattuto-Avevate promesso che mi avreste difeso sempre- il principe
abbassò lo
sguardo. Il pavimento in vetro d’ossidiana rifletteva il
principe come un uomo
dall’espressione triste, segnata dallo sconforto
più profondo. Lo stesso sguardo
con cui Hans aveva dichiarato ai sempliciotti di Arendelle che la
principessa Anna
era morta, con il quale nessuno aveva sospettato la verità.
Il re non rispose,
lasciò la presa dal viso di Hans e
s’inginocchiò, come se avesse di fronte un
bambino da consolare.
-Da che cosa Hans?-
domandò con un tono così dolce che il giovane
principe provò una fitta di
sincera nostalgia, il senso di colpa per quello che stava facendo non
deformò
il suo riflesso nel nero pavimento.
-Da tutto, da
tutti- iniziò afflitto guardando negli occhi il fratello e
leggendo,
finalmente, quella dolcezza che gli riservava quando era un bambino.
Hans
esultò interiormente, si sentiva potente, poteva manipolare
Peter, il re delle
Isole del Sud.
Sussurrò infine con
un filo di voce- Da me-, Peter sospirò pesantemente e gli
accarezzò la testa
con la mano nuda. Sapeva che lo stava ingannando, ma non si sentiva in
colpa. Quando
avvertì quella carezza carica d'affetto del fratello
maggiore sulla testa, per
un attimo Hans desiderò solamente che tutto fosse vero, che
la sua afflizione
fosse reale.
-Ci ho provato Hans,
ci ho provato- disse Peter con rimorso, Hans tremò, si
sentì quasi colpevole e
rimasse in silenzio, in quel momento in cui c’erano bugie e
verità insieme ma
che durò solo un attimo. Peter scattò in piedi e
si lasciò andare a una risata
così spontanea che Hans rimasse allibito, tanto da non
accorgersi che il re era
tornato a serrargli il viso tra la calda mano destra.
-Hans, con chi
credi d’aver a che fare? Con i bonaccioni
d’Arendelle?- Peter guardò Hans con
aria di sufficienza e con un sorriso cinico sulla bocca,
così simile alla sua.
Il principe
stordito non replicò, se la principessa Anna fosse stata in
quella stanza,
avrebbe esultato per la giustizia divina … Hans si sentiva
confuso esattamente
come lei, un anno prima.
-Non giocare con il
fuoco, Hans. Potresti scottarti- disse sprezzante il re- Te lo rammendo
ancora
una volta, comportati bene e non cercare di ingannare i nostri
fratelli, ti
renderesti ridicolo: hanno avuto la tua stessa educazione e non credere
di
essere più furbo di loro, perché non lo sei-
Peter riversò il suo disprezzo
nell’ultima frase.
-Se fallisci,
segnerò il tuo bel visino e sarai esiliato nella Colonia
Sort sne, lì ti
aspetterà una breve vita e una lunga morte in agonia- mentre
parlava Peter,
Hans sentì la rabbia montargli dentro per
quell’incresciosa situazione e per
essere stato ingannato dai suoi stessi trucchi.
-Partirai oggi-
ordinò il re, osservando il fratello con un sorriso beffardo
ma Hans non lo vide
finché un pensiero improvviso lo costrinse a guardare nella
sua direzione.
-E Caterina?-
quella frase, che non aveva bisogno di nessuna spiegazione per
entrambi, rimase
sospesa e il re con una porta socchiusa tra le mani, che solo in quel
momento
il principe notò, e lo stesso che sguardo arrogante che Hans
aveva rivolto un
anno prima a una principessa che stava morendo rispose: - Caterina, che
cosa?
In fin dei conti è solo una stupida ragazzina e deve essere
difesa dai cattivi
elementi- dichiarò Peter usando lo stesso tono sprezzate,
che poco prima Hans
aveva usato per descrivere la principessa Anna, e sbatté la
porta dietro di sé.
Hans fece in tempo solo per sussurrare-Cosa?-, pochi attimi dopo
sentì dei
passi e un colpo secco dietro al collo e per lui divenne tutto buio.
Peter
rimase in silenzio sul ciglio della porta ad ascoltare mentre Hans era
portato
via, si trovava nell’ennesimo corridoio nascosto del
castello, e in silenzio ad
attenderlo c’era l’ammiraglio Johannes che lo
guardava un po’ scettico con le
braccia incrociate.
-La principessa
Caterina non si arrabbierà?- domandò ma il re
negò con la testa- Sa, già tutto-.
Johannes gli mise una mano sulla spalla e il re disse- Dobbiamo solo
sperare
che scelga l’amore-.
Dall’episodio della
Sala d’ossidiana passarono altri quindici giorni, Peter aveva
già ricevuto una
lettera da Andreas che confermava la presenza di Hans nel convento, nel
frattempo da Arendelle era arrivata una lettera da parte della regina
Elsa che
accettava l’invito a visitare le Isole. Peter ne fu felice,
perché finalmente
avrebbe potuto parlare con la regina, che in fino a quel momento, aveva
solo
avuto contatti via lettera, ma era preoccupato per Hans, il suo
pensiero andava
verso di lui. Era una sera estiva
tremendamente calda, aveva risposto, dopo molti tentativi di
concentrarsi, alla
lettera della giovane regina e Peter decise di andare a rilassarsi
nelle sue
stanze. Cercò di congedare Jakob, che quel giorno era
particolarmente ansioso,
diceva che c’era qualcosa di strano nell’aria,
Peter dovette darsi da fare per
rassicurarlo e finalmente poté andare nelle sue stanze da
solo. Più camminava però
verso le sue stanze e più Peter concordava con Jakob:
c’era qualcosa di strano
che nell’aria.
Peter sentiva, portato
dal vento, il profumo dei fiori di primavera e quella fragranza
familiare gli
rievocava dei ricordi molto dolorosi. Era troppa carica di nostalgia
per non
affliggere il suo cuore pensando alla sua Ada, alle sue che mani
profumavano
sempre in quel modo. Peter sospirò e si fermò
lungo il corridoio, forse stava
impazzendo ma quello che sentiva era effettivamente il profumo di Ada.
Chiuse
gli occhi e annusò quella scia e il suo cuore ebbe un
sussulto, sembrava effettivamente
il profumo di
Ada ma non era possibile: era estate e i fiori di primavera avevano
perso da
tempo le loro fragranze. Scrollò la testa e si diede una
regolata, forse la sua
era solo stanchezza e forse era stata l’idea di incontrare la
giovane regina di
Arendelle a offuscare la sua razionalità: la regina Elsa
aveva circa la stessa
età di Ada quando lui aveva incontrato la prima volta alla
festa della Luce, in
un dicembre di molti anni fa. Nostalgia, vedovanza così
giustificò l’ansia che
gli attanagliava il petto e andò nelle sue stanze.
Quando entrò,
trovò
le finestre della sua stanza da letto privata completamente aperte e
questo
particolare lo agitò particolarmente e finì anche
per irritarlo. Peter sbuffò,
se la sua agitazione era stata data inconsciamente da una semplice
dimenticanza
come quella … era un po’ ridicolo. Chiuse seccato
la finestra principale, ma
l’agitazione non se ne era andata quando si rese conto che le
pareti della sua
stanza erano impregnate della fragranza dei fiori di primavera, che
tanto aveva
amato. C’era qualcosa che non andava, tutto ciò
era troppo strano e il suo
corpo era ricettivo come se ci fosse un pericolo imminente.
Udì,
improvvisamente, una voce femminile, autoritaria e affilata venire da
dietro di
lui.
-Questo liquore è
veleno- a sentire quella voce a Peter gelò il sangue, si
voltò lentamente e
scorse una figura femminile di spalle, aveva dei bellissimi e lunghi
capelli
biondi che le arrivavano fino alla vita. Quando la figura si
voltò, il re si
sentì cedere le ginocchia. La figura femminile era una donna
quarantenne di
rara bellezza, vestita con raffinato abito stile impero, aveva degli
occhi maliziosi
verdi che lo fissavano sprezzante, la sua bocca rossa era umida di
liquore e piegata
in un sorriso arrogante. La donna teneva in mano il bicchiere di
liquore e lo
guardava seduta su un maestoso trono di ghiaccio su cui nascevano
bellissimi
fiori colorati violando le regole della Natura. Il profumo dei fiori
veniva da
lei, lo stesso che aveva avuto la sua amata Ada per i suoi poteri.
Peter
conosceva fin troppo quella donna dall'aspetto autorevole e dal sorriso
arrogante per sapere che quel profumo non le apparteneva, ma se ne
fosse
appropriata con la forza. Rimase a fissarla
per un attimo, incapace di credere a quello che vedeva, ma
riuscì a trovare il
coraggio dentro di sé e a domandare, in un tono misto tra la
paura e la
sorpresa.
-... Madre, siete viva?-.
NOTE DEL TESTO
(1)Ho
associato questi
due animali in base agli ipotetici segni zodiacali dei personaggi (un
trucco
per ricordare il periodo in cui sono nati): Hans (Leone) Peter
(Scorpione). L’ossidiana
invece è una pietra con una fortissima simbologia “È una pietra che sta in relazione con la
purificazione dell'ego,
bruciandolo e lasciandolo in un mucchietto di ceneri ed è
legata al subconscio”
(2)Questa
scena è
presa dal film, non si nota subito perché, quando finisce
con il secchio in
testo, l’inquadratura cambia ed è fatta vedere il
resto della nave quindi la
scena si nota solo se ponete attenzione ancora su di lui.
(3)Hans
tende a
stringere le mani quando s’innervosisce, riguardate la scena
quando parla con
Anna della sua famiglia: stringe convulsamente la ringhiera del
balcone. Oppure
quando Elsa non gli concede il permesso di parlare al ballo, dopo la
dichiarazione del fidanzamento, stinge la mano a pugno.
NOTA DELL’AUTRICE
Non avete idea di
quanto ho penato per lo scontro tra Peter e Hans, inizialmente doveva
essere
molto più violento, addirittura Peter avrebbe dovuto
lanciare la corona ai
piedi di Hans, bel vero? Ma non funzionava, poi ho cercato di farlo
più dolce
quasi una supplica di Peter. Alla fine che è uscita una gara
di trollaggine, in
cui se Anna fosse stata presente, avrebbe gettato del riso come se
fosse al
matrimonio di Elsa. Per quelli che odiano Hans, credo
d’averlo mazzolato
abbastanza, per quelli che lo amano … ho mostrato il suo
lato manipolatore, il
suo orgoglio ed ecc., anche se preferisco vederne più le
emozioni come la paura
(e aveva tutte le ragioni per esserlo, vedere suo fratello vestito come
un
boia, con la sua solita cicatrice da mafioso e pronto a marchiarti come
un
animale, pensando di essere Corvo Attano di Dishonored).
Ho in mente di
continuare questa storia, cioè fare una long-fiction che
rappresenti la mia
idea di come potrebbe essere Frozen 2 e riprenderebbe appunto da Elsa
che
arriva nelle Isole, quindi non ho intenzione di mollarla
così ma ci vorrà del
tempo perché sono indietro con delle f.f. del fandom di
Hetalia ( qui c’è il
mio account
condiviso con un altro bravissimo autore se vi interessa le
storie
di questo manga) e con i miei
racconti originali, per cui non ho idea di quando inizierò
effettivamente a
scrivere, ma tornerò(Risata diabolica)
Sokew86
P.S:
Quale il
vostro fratello preferito in questa disastrata famiglia?Fatemelo sapere
nelle
recensioni (esonerate chi me l’ha già detto!)
P.P.S: Per avere
aggiornamenti sul continuo di questa storia che il titolo
sarà Frozen, Il limite del perdono,
vi
consiglio la
mia pagina Facebook!
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