Come l'Irlanda

di Elsker
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. La vincitrice del concorso ***
Capitolo 2: *** 2. Addio, arrivederci ***
Capitolo 3: *** 3. Una strana accoglienza ***



Capitolo 1
*** 1. La vincitrice del concorso ***


Capitolo 1

Titolo: Come l'Irlanda



Prologo


Una donna correva velocemente, stringendo al petto il fagotto che aveva tra le braccia.
Aveva in mente una meta precisa e nulla avrebbe potuto fermarla.
Doveva portare in salvo la sua bambina.
In realtà avrebbe voluto che la sua piccola crescesse al suo fianco, ma non poteva permettersi questo lusso, perché lei era in pericolo e sapeva già, in cuor suo, che sarebbe morta.
I suoi passi, seppure pesanti, scorrevano veloci sulla strada bagnata, il suo respiro era affannoso nella densa nebbia notturna e la sua vista offuscata, sotto il cielo cupo che l'accompagnava in quel triste addio.
Bimba mia, cresci forte... sappi che, nonostante io non ti starò accanto fisicamente, ci sarò e che il mio amore non morirà in questa notte d'addio, ma crescerà forte e rigoglioso all'ombra della tua vita, sempre con te.
Ti amo.
Adagiò lentamente il fagotto, dopo aver depositato l'ultimo bacio di addio sulle guance piene della sua bambina, e suonò il campanello.
Voltandole le spalle per sempre.


***


Dopo poco una signora che indossava un leggero kimono aprì la porta e prese tra le sue braccia quel piccolo fagotto fradicio, sospirando rumorosamente.
«Che c'è, mamma?» chiese un bimbo, aggrappato alla sue gambe, con due immensi occhi azzurro cielo.




Capitolo uno
La vincitrice del concorso




«Il concorso per essere la fortunata coinquilina degli One Direction è ancora aperto.
Migliaia e migliaia di ragazze da tutto il mondo stanno tentando di vincerlo, comprando scatole e scatole di cereali e inserendo il loro nome nelle urne da cui usciranno i nomi poi inseriti nella grande bussola d'oro a Londra. Tutti quei biglietti contengono il nome della potenziale ragazza che vivrà con loro per un anno! Chissà chi sarà la fortunata!»



***



«Ancora, ancora!» pretese Elle, schiacciata sul pavimento dal peso di Davey.
«Sicura?» chiese lui, alzando un sopracciglio, dubbioso.
«Sì, perché io voglio finire sopra di te!» ribatté lei, stizzita.
«Per oggi basta: sei abbastanza stanca» le fece notare lui, scostandole una ciocca bagnata dalla fronte imperlata di sudore.
Guardò profondamente negli suoi occhi marroni così simili ai suoi...
«Per oggi abbiamo finito» concluse, alzandosi con un balzo.
«No, no, invece!» Elle gli saltò addosso, facendolo cadere a terra.
Agilmente, con poche mosse, finì sopra di lui.
«Colpo basso: ero distratto.»
«Un combattente ha sempre i sensi all'erta» lo schernì, sdraiandosi sul pavimento accanto a lui. «E tu sei uno tra i combattenti più bravi che io conosca.»
«Ah, sì?» chiese lui e, girandosi verso di lei, si mise da un lato in modo da poterla vedere. «Non sono il più bravo? Sono il campione nazionale!»
Elle gli rivolse uno sguardo ironico. «Ricordamelo ogni volta che vinco contro di te. Non tutti battono il campione nazionale»
«Ciò significa che non potrò dirlo più, perché io non perdo mai contro di te. Che ne dici?» fece il segno di mostrarle i suoi bicipiti.
Elle allungò una mano per fargli il solletico.
«No, no ti prego no...» scongiurò lui, alzandosi per scappare da lei.
«La vincitrice di oggi è Elle O'Ryan» gridò trionfalmente, saltando sul letto.
Mentre i due creavano una confusione frastornante, la madre bussò alla porta e, non udendo alcuna risposta, aprì la porta senza attendere oltre, entrando con un vassoio ricolmo di biscotti, fatti in casa, al cioccolato.
«Perché ogni volta che vi lascio da soli a studiare, degenera sempre fino a questo punto? Finite sempre per mettervi le mani addosso e annientarvi a vicenda!»
«L'istinto dell'io combattente» rispose la figlia, cercando di essere seria.
«È lei, che, sadica, non riesce a resistere un secondo senza farsi battere!» aggiunse lui con un grande sorriso ironico.
«Ora fate la merenda da bravi bambini e finite la vostra ricerca. Io devo uscire» raccomandò la madre, appoggiando il vassoio sul basso tavolino in stile giapponese.
«Certamente» rassicurò la figlia. «Grazie mamma.»
«Grazie Angie» ripeté Davey, prendendo posto accanto al tavolino.
«Ultimamente mi pare sempre così stanca...» commentò lui dopo che la porta fu richiusa alle spalle della gentile donna.
«Sta anche dimagrendo tantissimo: sarà lo stress» Elle scrollò le spalle per nascondere la sua preoccupazione. Da mesi, ormai, sua madre perdeva peso e vitalità e le sue occhiaie si erano fatte sempre più evidenti... era come se stesse invecchiando sempre più velocemente.
Davey addentò un biscotto. «Mm... buono! Accendiamo la televisione!» cercò di catturare l'attenzione dell'amica in modo che non pensasse a cosa negative. La conosceva benissimo: la scrollata di spalle non era mai positiva.
«Guarda quei buffoni» le indicò la televisione che trasmetteva un telegiornale. Vi era un giornalista che parlava degli One Direction. “A quanto pare la vincitrice di oggi è Elle O'Ryan.”
«Cosa?!» per poco Davey si strozzò con il biscotto. «Anche tu hai comprato quei cereali per partecipare all'estrazione?» all'espressione incredula del ragazzo, Elle scoppiò in una risata fragorosa.
«Sì, poi mi offrirò come volontaria per colonizzare Marte! Guarda, piuttosto mi trasferisco sulla Luna. Sai quanti Elle ci saranno fra tutte le ragazze indemoniate per loro?» rispose tranquillamente, girando e rigirando il biscotto in mano. Stava ancora pensando a sua madre: davvero non riusciva a capire cosa avesse... era così assente ultimamente... era come ammalata, eppure continuava a insistere sulla sua salute di ferro.
Pare sia una ragazza irlandese che abita in uno tranquillissimo paese d'Irlanda, a Clonmel, chissà come cambierà la sua vita. A patto che, ovviamente, venga accettata dalla terribile band” continuò la cronista dopo aver divagato su altre informazioni che riguardavano il concorso e il suo sponsor.
«Oh, per caso conosci un'altra Elle, che abita in questa stessa città?» Davey per lo shock, le aveva afferrato le spalle e la stava scuotendo piuttosto violentemente.
Lo sguardo spento di Elle si posò sul televisore. “Ha diciassette anni e frequenta l'istituto St Mary.”
«Comincio a preoccuparmi» ammise lei. «Però io non ho né comprato quegli cereali, né tanto meno inserito il mio nome in una urna.»
Elle alzò gli occhi al cielo come colta da una fastidiosa illuminazione. «Clary» sussurrò minacciosa, prendendo il cellulare dalla scrivania.
Cercò nella rubrica il numero dell'amica e attese, battendo impazientemente i piedi sul pavimento.
«Pronto» rispose una voce, dall'altro capo, accompagnata da uno degli immancabili pezzi degli One Direction.
«Ciao Clary. Sei stata tu, vero?» chiese, cercando di respirare profondamente. Inspira ed espira.
«A fare cosa, cara?»
«A mandarmi all'inferno! Perché cavoli hai messo pure il mio nome?!»
«Senti, sto facendo yoga, non è un buon momento... eh, cosa mamma? Vuoi che ti aiuti a preparare la cena?! Arrivo subito! Scusa tanto, El, ma devo scappare... ci vediamo domani!» disse e riagganciò frettolosamente.
La ragazza, furiosa, buttò il cellulare sul letto.
«Che ha detto?» le chiese Davey, accarezzandole la schiena per calmarla un po'.
«È colpa sua, semplicemente colpa sua» si sedette sul letto e si mise la testa tra le mani. «Che seccatura... chissà cosa succederà adesso.»
«Nulla, basta che tu faccia finta di nulla e non succederà niente. O almeno spero. Non penso che questa faccenda sia così grave. Tanto non sei la prima ragazza a esser stata scelta dalla sorte: se ne dimenticheranno. Quei palloni gonfiati hanno trovato un modo per essere ancora più al centro dell'attenzione con questo impensabile concorso. Trovano sempre un modo per far parlare di loro, sempre e solo loro.»
«Spero sia come dici tu... dai continuiamo con la ricerca, Davey» Elle si alzò per raggiungere la scrivania ove vi era appoggiato il computer.
«Fino ad ora abbiamo scritto: “Il vulcanesimo è un fenomeno”.»
«E dovremo proseguire con “L'attività vulcanica di Elle è impressionante! Non si sa come possa accumulare tanto gas dentro di sé perché si crei quella pressione che rende possibile che erutti ogni giorno...”».
«Fai pena» gli diede un pizzicotto sul braccio, sghignazzando.
«Almeno stai ridendo. Se queste frasi stupide hanno questo effetto su di te, ne vale la pena.»
Allungò un braccio e l'avvolse in uno stretto e caldo abbraccio.




***



«Eh, che ne dici, vuoi passare una notte di fuoco con me?» chiese Zayne, alzando e abbassando sensualmente le sue sopracciglia.
«Ehm...»
«Non dirmi che la risposta è no» proseguì, avanzando verso di lei. Ad ogni centimetro guadagnato, abbassava sempre più la sua canottiera bianca che aderiva perfettamente sul suo fisico asciutto. Si leccò lentamente le labbra, prima di sporgersi verso di lei con l'intenzione di baciarla.
La ragazza, che ormai era rifugiata nell'estremità più lontana del divano, lo guardava inorridita.
Ad un certo punto si mise a urlare e scappò a gambe levate.
Zayn si baciò i bicipiti, soddisfatto: le ragazze erano fatte così. C'erano quelle che non facevano altro che fare sogni erotici su di loro e che, una volta che offrivano il loro corpo, scappavano come delle capre da un lupo affamato.
«Ecco, fatto. Un'altra scappata. Sono stato veloce stavolta, eh?» chiese a Niall che era seduto sulla poltrona a giocare il suo gameboy.
«Bravo... chissà come se la stanno cavando gli altri...» Niall fu interrotto dal rumore di uno scoppio che proveniva dalla cucina.
«Direi egregiamente» aggiunse dopo aver visto un'altra ragazza fiondarsi verso il salotto da una della camere di sopra.
«Aspetta! Aspetta! Non scappare! Devo ancora finire!» urlava Harry, correndo sulle scale, dietro a una ragazza con metà testa rasata e con i capelli restanti, color arancio, bruciati. «Hai promesso che mi avresti fatto finire la mia pettinatura nuova! Aspetta!».
La ragazza, rimasta con un solo sopracciglio, gli rivolse un ultimo sguardo inorridito per poi scomparire alla velocità della luce.
«Lei è la settima. Oggi hanno estratto l'ottava: ancora una e riotterremo la nostra agognata libertà» commentò Niall.
«Già... all'inizio non pensavo che delle fans potessero essere così fastidiose. Ma quelle là ti seguono ovunque! Una era pure nascosta nel mio bagno! Ed io ero entrato per fare il mio bisognino!» si lamentò Louis che li aveva raggiunti nel salotto.
«Ah, io me sono trovata una nuda nel letto» rincarò la dose Liam.
«Perché non è successo a me una cosa simile? A me una mi fotografa ogni due secondi... di giorno era sopportabile, ma di notte i flash sono fastidiosi» aggiunse Zayne.
«Sapete quando arriva la nuova vincitrice?»
«Mi pare si chiami Elle... che nome particolare... ed è irlandese» li informò Niall.
«Be', dopo aver mandato via delle squilibrate mentali arabe e indiane, credo che potremo farcela» Liam annuì convinto.
«Arriverà entro la settimana, perciò nel frattempo armiamoci di forconi e progettiamo nuovi malefici piani! Yup!» concluse entusiasta Zayn, baciandosi, ancora una volta, i bicipiti.




Angolino mio:
Ciao! Spero vi sia piaciuto questo capitolo!
Scoprirete fra moltissimi capitoli ciò che stavano facendo Davey ed Elle.
Spero che l'idea del concorso vi sia piaciuta. Dovrei aggiornare al più presto, solo dopo aver capito se la storia è degna, altrimenti la lascerò archiviata per poi riscriverla quando sarò migliorata.
Grazie per aver letto.
Saluti.
Elsker.





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Capitolo 2
*** 2. Addio, arrivederci ***


Coso prima
Questa storia è da considerarsi ambientata nel 2014.
I primi capitoli si riferiscono all'inizio dell'anno, verso la metà del gennaio.
Nella storia tutti i cinque e cantanti sono single, almeno all'inizio. ;)
Ho cercato di portare molto fedelmente alcune cose, ma questa è una storia inverosimile che avrà vita solo in queste pagine.
Inoltre, voglio specificare che non è mia intenzione recare offesa a questi cinque giovani ragazzi.




Capitolo due
Addio, arrivederci




La mattina successiva Elle spense la sveglia stancamente e rimase nel letto.

Aveva faticato ad addormentarsi, perché i suoi pensieri non facevano altro che correre verso la sua cara madre.
Quando il sole era ormai allo Zenit, Elle udì dei suoni provenire dalla strada e si alzò dal letto. Rendendosi conto dell'ora tarda, si vestì in tutta fretta. Racimolò le cose che le sarebbero servite e corse giù per le scale. Si fiondò verso la cucina per prepararsi da mangiare. Buttò lo zaino su una delle sedie che circondavano il tavolo e si mise ai fornelli. Notò che la scatola di cereali era ancora appoggiata sul tavolo: evidentemente Angie non aveva avuto il tempo per sistemare prima di uscire. Elle la afferrò e cominciò a prenderne una manciata, quando vide delle lettere sul tavolo. Erano tante ed era strano che sua madre le avesse lasciate sul tavolo senza neanche aprirle: aveva una passione nell'aprire le lettere. Giusto per farle un dispetto, aprì tutte le buste e prese a leggerne i contenuti con un sorriso scherzoso sulle labbra, sorriso che le morì presto sulle labbra. Erano tutte delle esortazioni a pagare i conti arretrati della luce e del gas.
Aggrottò le sopracciglia, pensierosa. Possibile che siamo in una condizione così disastrosa? Eppure non me l'ha mai detto...
Mise le lettere nello zaino e uscì di casa. Le era passato l'appetito.



«Oh, eccoti qua! Ma dov'eri finita?» le corse subito incontro Davey quando entrò nella caotica mensa.
Elle si lasciò cadere pesantemente su una panca. «Mi sono svegliata tardi» riuscì a dire solamente. Aveva il fiatone perché era corsa velocemente per non arrivare tardi al primo corso pomeridiano.
«Eh, ho saputo! Complimenti! Che fortuna!» una ragazza che non aveva mai visto prima la abbracciò e le sorrise luminosa.
«Ehm... grazie! Ma per cosa?» Elle le rivolse uno sguardo alquanto accigliato.
«Come per cosa? Per essere l'ultima delle otto fortunate! Dato che sei l'ultima estratta, probabilmente sei quella che avrà la possibilità di vivere con loro per un anno!» esclamò concitata la ragazza castana, gesticolando forsennatamente.
«Ah, giusto... che fortuna!» finse lei. «Purtroppo, però, mi devo trasferire sulla Luna, proprio in questi giorni, perciò non so se avrò il tempo per passare da loro. Sai, c'è una base segreta lunare che ha il compito di monitorare la presenza di alieni nelle vicinanze della Terra e proprio in questi giorni si sta avvicinando una navicella dall'aria aggressiva» le spiegò lei pazientemente, con un'aria da saccente.
«Ma tu sei pazza! Credi agli alieni?»
«Mi è più facile credere agli alieni, piuttosto che a quei cinque buffoni e alle loro buone intenzioni! Andare a vivere con cinque ragazzi per un anno?! E lasciare il mio bellissimo paese? Mai» fu la sua risposta ferma e furiosa.
«Ma tu sei pazza... sei pazza davvero» la ragazza scosse incredula la testa e cominciò a indietreggiare.
«Pazza... pazza... pazza» la sentì ripetere, mentre si allontanava.
«Oh, ciao Elle! Finalmente ti ho trovata!» Clary le si avvicinò con in mano un vassoio stracolmo di cibo.
«Ed io ho finalmente l'occasione per metterti le mani addosso!» disse, guardandola truce. Davey la afferrò al volo, mentre si stava avvicinando troppo, con aria pericolosa, all'amica che del tutto ignara stava prendendo posto sul tavolo.
Le rivolse un sorriso amaro. «Invece non sai quanto tu sia fortunata. Non sai quanti maledetti pacchetti ho comprato per inserire più e più volte il nome per avere un'infinitesima possibilità di vittoria. Una volta, mentre stavo compilando per l'ennesima volta uno dei moduli da mettere nell'urna, mi hai chiamata e hai sbuffato perché stavo canticchiando “What Makes you beautiful”, allora ho scritto i tuoi dati solo per dispetto. Sai quante ragazze hanno tentato migliaia di volte di vincere? Arrivi tu e vinci per casualità» le spiegò, cominciando a spiluccare il suo pranzo.
«Un po' come “La fabbrica di cioccolato”» commentò Davey, sedendosi a Clary, dandole delle pacche sulle spalle.
«Non stiamo parlando di cioccolato, ma di una band che non posso soffrire!» ribatté Elle con un tono leggermente meno arrabbiato. «Siccome a te intessano tanto e a me un po' meno, che ne dici di andare tu al posto mio? Tanto sei stata tu a compilare il modulo, non io.»
«Elle, ti devo ricordare che ho già l'età per essere buttata in carcere? E che ho falsificato la tua firma?»
«Non penso che questa cosa sia così ufficiale.»
«Invece sì! Ogni modulo aveva delle sottoscrizioni che potrei recitarti a memoria “In caso di violazione dell'articolo, in caso di falsificazioni o di dati falsi...”»
«Sì, sì, ok... ho capito» la interruppe. «Così io devo addirittura fingere di aver partecipato a questa indecente iniziativa?!» Elle rimase a bocca aperta: no, non poteva crederci.
«Dai, non pensiamo più a questo problema, finché non si presenterà» propose Davey, cercando di cambiare argomento: quello non gli piaceva per nulla.
«Ragazzi, vi devo parlare di una cosa importantissima» cominciò Elle, greve, tirando fuori dallo zaino delle buste. I due amici non osarono neanche fiatare: sapevano che lei non esagerava mai e che, se aveva detto una cosa simile, dovevano preoccuparsi. «Vi ho già detto che mi sono svegliata tardi oggi, no? Ebbene ho trovato queste lettere in cucina... non so che pensare.»
Entrambi presero una delle buste per conoscerne il significato.
«Ma sono tutti degli avvisi di mancato pagamento!» contestò Davey, dopo aver dato uno scorcio a tutte le lettere.
«Già. Non pensavo che fossimo in una situazione così grave! E non me ne hai mai parlato!» sbottò Elle arrabbiata.
«Forse è per questo che ha un'aria così stanca ultimamente» commentò pensierosa Clary.
«Dovrò trovarmi un lavoro per il week-end» annunciò Elle.
«Proprio ora che devi allenarti intensamente e stai per arrivare al secondo d...»
«E se il lavoro part-time non basta, abbandono la scuola... non posso lasciare mia madre sola ad affrontare questa situazione, proprio lei che ha fatto tanto per me...»
«No, non puoi! Hai deciso di proseguire dopo i sedici anni e hai iniziato questi corsi...» si opposero entrambi.
Il cellulare di Clary cominciò a squillare con una delle ennesime canzoni dei One Direction, ed Elle e Davey alzarono gli occhi al cielo.
«Oh, scusate» disse, per poi allontanarsi un poco per non disturbarli.
«Pronto. Oh, no non sono Elle O'Ryan, sono una sua amica, ma lei è accanto a me e posso passarle il telefono... ok, perfetto!» passò il cellulare all'amica che aveva una faccia alquanto sorpresa. «È una delle persone coinvolte nel concorso che ti ha vista come vincitrice e vuole parlare con te» le comunicò piatta.
«Buongiorno» salutò Elle aspra.
«Buongiorno a Lei, signorina Elle O'Ryan, l'ho chiamata per sapere quando si trasferirà nell'appartamento a Londra della band» disse, dall'altra parte della linea, una voce cordiale.
«Mai» rispose ancora più aspra. Era di malumore: avrebbero potuto disturbarla più tardi.
«Quando ha firmato il modulo di adesione al concorso, ha approvato un contratto, le cui clausole dicono chiaramente che vi sarà una sanzione di duemila euro in caso di ritiro dopo la vittoria.»
«Spero stia scherzando» Elle respirò profondamente per non perdere la calma. «Senta: ho dei problemi economici, già non possiedo i soldi per andare avanti e lei mi dice, di punto in bianco, che devo davi una somma del genere?!»
«Eh, il contratto è questo...»
«Che cosa posso fare altrimenti? Tagli corto, per favore: il mio tempo è prezioso.»
«Lei è la nostra ultima speranza. Le propongo un patto: se Lei acconsente di adempiere al suo dovere, noi le daremo una somma pari a diecimila euro con un anticipo di duemila» proseguì pazientemente la voce cordiale.
«Mi ha preso per una disperata?» inveì Elle, riagganciando.
Fece in tempo ridare il cellulare all'amica che venne circondata da un gruppo di ragazze assatanate.
«E così sei la vincitrice!»
«Andrai a vivere con Liam!»
«E con Harry!»
«Non dimentichiamo di Niall, Louis e Zayn!»
«Toccherai la loro pelle...»
«Ascolterai la loro voce dal vivo...»
«Li vedrai tra i muri domestici...»
«Elle, posso chiederti un favore? Potresti chiedere il numero a Zayn e passarmelo?»
«Invece io vorrei un autografo di Niall...»
«Potresti fare una buona parola di me?»
Altre richieste simili ripetute contemporaneamente entrarono e uscirono nelle e dalle orecchie di Elle, la quale era sempre stata una ragazza che se ne stava fra le sue, tranquilla, ignorata dal resto della scuola, a volte anche odiata perché troppo diversa.
Magari, in passato, avrebbe voluto essere accettata da tutti, ma non era quello il modo in cui aveva desiderato che succedesse.
Urlò.
Le ragazze si calmarono.
«Andatevene via tutte. Non andrò da quei maledetti cinque e voi non disturbatemi più! Si è trattato di un errore, di un errore, avete capito?! Non sono io la ragazza che ha vinto!» disse, cercando di mantenere una voce calma, e girò i tacchi per uscire da quel maledetto inferno.



«Mamma, mi devi delle spiegazioni...» disse Elle duramente, lanciando le lettere sul pavimento, una volta che lei la ebbe salutata dopo essersi chiusa la porta alle spalle.
«Oh, tesoro, sei tornata così presto...» Angie si morsicò le labbra, assumendo un'espressione colpevole. Si inginocchiò a terra per raccogliere le busta. Elle si chinò accanto a lei e l'aiutò a raccogliere le buste, reprimendo le lacrime.
Scrollò la madre. «Perché, perché non mi hai detto nulla? Anch'io faccio parte della famiglia e avevo diritto di sapere! Avrei potuto aiutarti!»
«Cara, scusami. Non volevo che ti preoccupassi! Sei giovane e hai diritto di vivere un'adolescenza spensierata. Non preoccuparti per me: risolverò i problemi al più presto» le sorrise, cercando di infonderle un coraggio che lei stessa non aveva.
«Su, andiamo in cucina...» la esortò Elle, aiutandola ad alzarsi dal pavimento.
«E ora? Perché la luce non si accende più?» chiese allarmata.
«Sarà la lampadina.»
«No, neanche il frigo è alimentato... temo che...» non fece in tempo a concludere, che la signora O'Ryan perse i sensi fra le sue braccia.
«Mamma! Mamma!» la scosse «Mamma...»




«Il dottore ha detto che devi riposarti» avvisò Elle quando la madre aprì gli occhi. «Perciò non cercare di alzarti...» si elevò dalla sedia e le rimboccò le coperte.
«Mamma, sei svenuta e ho chiamato l'ambulanza. Il dottore ha detto che non è nulla di grave, ma devi smettere di lavorare a questi ritmi incontrollati» la informò piatta.
«Ho perso il lavoro un anno fa, perché ho litigato con la capo cuoca... non so perché l'ho fatto. Forse perché ha infangato il nome di mio marito e ha osato mettere in dubbio il nostro amore. Non avrei dovuto: era evidente che aveva messo in giro quelle male voci per distruggermi, per farmi perdere il lavoro. Ho provato a campare con i risparmi che avevamo, cercando nel frattempo una nuova professione, ma per nessuna sono risultata adatta, non riuscivo a rimanere nello stesso luogo per più di una settimana» spiegò stancamente.
«Avresti potuto dirmelo.»
«Non volevo preoccuparti.»
«Io e te siamo una famiglia! Nel bene e nel male! Avevi paura che ti avrei rifiutata solo perché siamo sul filo del lastrico! Ti sbagli, eccome! Sai, sono rimasta delusa dal fatto che tu possa esserti fatta una simile idea di me dopo più di sette anni di convivenza.»
«Perdonami, ma dopo aver perso tuo padre, mi sono sentita così sola... avevo tanta paura di ritornare in quella terribile condizione. Non immagini come mi sono emozionata la prima volta che ti ho vista. Mi hai salvata! Mi hai prelevato dalla disperazione e dalla solitudine... a te, che eri il nuovo centro della mia vita, ho dato tutto e sono felice di averti trovata.»
«Invece sei tu che mi hai salvata, elargendomi tutto quell'amore e affetto che desideravo sin da bambina.»
«Ti spiace se ora dormo? Sono così stanca... oggi ho avuto una giornata molto pesante» le disse prima di addormentarsi profondamente.
A quel punto nella mente di Elle cominciò a formularsi un'idea.
Clary e Davey erano i suoi due più fidati amici e avrebbero potuto prendersi cura di sua madre. Clary aveva perso la madre da piccola e la sua famiglia era molto numerosa e rumorosa, perciò le avrebbe fatto piacere stare ogni tanto con sua madre. Quanto a lei stessa, poteva iniziare a guadagnare dei soldi da mettere da parte.



«Buonasera, sono Elle O'Ryan e desidero informarLa della mia disposizione ad accettare la proposta se alza la posta ai duecentomila euro con un anticipo di quattromila» annunciò risoluta al telefono. Durante la conversazione avuta nel pomeriggio, le era parso che lei fosse importante per quella sorta di progetto.
«Senti, ragazza petulante...» esordì la voce.
«Prendere o lasciare» lo interruppe bruscamente Elle, cercando di suonare più dura di quanto non lo fosse.
«Si rechi in aeroporto domani mattina.»
«Messaggio ricevuto, arrivederLa» si aspettava una richiesta del genere.
«ArriverLa e buona serata.»
«Clary è tutto risolto» annunciò, restituendo il cellulare alla bionda.
«Certo che tu hai proprio una bella faccia tosta... da dove hai tirato fuori il coraggio di chiedere in cambio dei soldi quando hai firmato il contratto?»
«Hai firmato tu» ribatté stancamente. «Mi raccomando, prenditi cura di mia madre.»
«Sì, lo so! Lo so! E devo fare in modo che non si affatichi troppo e non trovi un lavoro!»
«Quando la andrai a trovare, potrai stare in camera mia, se rimarrai là fino a tardi. In cambio ti prometto che cercherò di andare d'accordo con Harry e ottenere qualcosa per te»
«Grazie!» Clary si buttò tra le sue braccia.



Quella sera, alla luce della torcia, Elle preparò la valigia con il cuore pesante. Provava una profonda inquietudine a stare a casa immersa nel buio, ma doveva prepararsi dato che sarebbe partita l'indomani. Quel signore aveva detto che le avrebbe consegnato l'assegno al loro incontro nell'aeroporto di Cork e lei lo avrebbe consegnato subito a Davey in modo che potesse pagare i debiti.
«Ok, credo di aver preso tutto» disse fra sé e sè, dopo aver chiuso la valigia stracolma. Aveva sistemato vari indumenti e dei libri scolastici, poiché era sua intenzione proseguire lo studio.
Si sedette sul letto e sospirò.
Aprì la finestra e l’aria gelida la investì. «Clomnel, ti dovrò dire arrivederci» iniziò mesta. «Non ti vedrò più per qualche tempo, te con il tuo mattiniero risveglio, il tuo baccano, le tue luci e soprattutto il tuo immenso cielo, vivo azzurro di giorno e cupo blu di notte con milioni di diamanti incastonanti. Mi mancherai. Proprio ora che mi sono abituata all'idea che questa sia casa mia, che questa sia la mia città e che questo cielo sia mio» sussurrò, ammirando tristemente la buia e solitaria via.
Si sedette sul davanzale e iniziò a piangere, silenziosamente; a piangere immobile, senza far rumore, come era abituata; poi, accorgendosi di essere sola, gridò, lasciò uscire tutta la sua rabbia.
Sembrava che la sedentarietà non le appartenesse, eppure le bastava solo un tetto, dei cari ed era felice. Ma neanche questi suoi umili desideri potevano essere esauditi.
Guardò profondamente il cielo.
Mamma, dove sei? Perché non mi sei rimasta accanto?



«Mi raccomando, Davey, prenditi cura di mia madre» raccomandò per l'ennesima volta, dandogli i soldi che aveva appena ricevuto da una donna che aveva incontrato all'aeroporto e che aveva asserito di essere la sua accompagnatrice.
«Sì, me lo avrai ripetuto migliaia di volte» roteò gli occhi, sorridendole dolcemente. «Non preoccuparti: è in buone mani.»
«Prenditi cura anche di te stesso e di quella matta di Clary» aggiunse, mentre si avvicinavano sempre più al check-point. Lasciò che la donna si occupasse delle sue valigie.
«Continua ad allenarti con costanza, anche se non ci sono io...» continuò, voltandosi per guardarlo dritto negli occhi.
«E così tu partirai...» sussurrò Davey, come se ne fosse reso conto solo in quel momento, accarezzandole dolcemente le guance e depositando un bacio sulla fronte dell'amica che aveva le braccia avvinghiate al suo corpo esile ma muscoloso.
«Sì, ma questa volta è diverso da quell'occasione. All'epoca ci siamo detti “Addio” in lacrime, ma oggi ci diremo “Arrivederci” sorridendoci e promettendoci di tenerci aggiornati e di rivederci al più presto.»
«Se dopo quell'addio doloroso ci siamo ritrovati, significa che succederà ancora. Questa volta, però, parti tu e vai da cinque ragazzi! All'epoca sapevo di lasciarti in un posto che ti era familiare» Davey chiuse gli occhi, inspirando profondamente per imprimere nella mente il buon odore di Elle.
Entrambi sapevano di piacersi, ma avevano taciuto consapevolmente questo lato del loro rapporto, preferendo essere migliori amici che si coccolavano e che scherzavano tra loro, senza osare mai avanzare oltre le carezze e arrivare al bacio.
Si guardarono negli occhi e annuirono. Si sarebbero lasciati da amici: con un bacio sulle guance, con un abbraccio; e si sarebbero rivisti come fidanzati. Elle affondò il viso nell'accogliente petto dell'amico per nascondere gli occhi che cominciavano a inumidirsi. Non ci credeva! Non avrebbe visto quelle gentili pupille color cioccolato per tanto tempo! Né tanto meno si sarebbe avvinghiata al suo corpo caldo e avrebbe sentito le sue morbide mani sui suoi capelli.
«Mi mancherai...» le si spezzò la voce.
«Tu mi manchi già, Elle» Davey la strinse ancora più vicina, baciandola sui capelli con gli occhi inumiditi.
«Arrivederci...» Elle cominciò a indietreggiare.
«A presto, cara» Davey lasciò anche l'ultimo dito di lei, che aveva stretto con tanto fervore.
Elle si girò verso il check-point e Davey si girò per dirigersi verso l'uscita.


***



«Arriva! Arriva! Ragazzi in posizione!» gridò Zayn che era di guardia, appostato davanti alla finestra che dava al vialetto.
Tutti e quattro si precipitarono davanti all'ingresso, mentre Zayn si avvicinò al portone per aprire.
Peccato che fu troppo lento e la porta lo colpì dritto in faccia, facendolo cadere a terra dolorante e sanguinante.
«Ah, il mio naso... il mio bellissimo naso!» si lamentò, premendolo con il palmo per fermare l'emorragia.
«Scusa! Avevamo visto la porta aperta, perciò ho spinto la maniglia senza pensare che...» si scusò la donna.
«Stai più attenta la prossima volta» le rispose freddamente lui.
«Elle, io porto le tue cose sopra e...» l'accompagnatrice cercò di scappare.
«Non si preoccupi: ci penseremo noi. È già pomeriggio inoltrato e il vostro viaggio è stato lungo, perciò vada a riposarsi» la interruppe prontamente Niall con gentilezza.
«Grazie, allora io vado... mi dispiace per il naso.»
«Ti costerà caro!» avvisò crudelmente Zayn rivolto alla donna, che si girò verso di lui, spaventata.
«È rotto?» intervenne freddamente Elle. Tutti i presenti si girarono e la guardarono sorpresa: era la prima volta che dava un segno di vita.
«Non credo... non fa tanto male.»
«Allora taci: la prossima volta impara ad aprire la porta stando un po' a lato» concluse senza degnarlo di un'occhiata.
«Ragazzi io vado» annunciò timidamente l'accompagnatrice.
Elle la guardò per l'ultima volta con tristezza. La donna che l'aveva accompagnata era stata con lei nella partenza ed era l'unico collegamento fra lei e la città che amava, mentre in questa nuova, che non era affatto Londra come avevano detto, non vi era nulla che glielo ricordava.
Guardare la sua figura esile che si allontanava rapidamente era come dare l'addio definitivo alla vita che amava.





Angolino mio:
Dai prossimi capitoli ci sarà più spazio per i cinque cantanti(ci saranno SOLO loro con quella rompiscatole di Elle). Ho dato a loro una personalità che non appartiene a loro, spero non vi dispiaccia, ma alla fine scoprirete che ho cercato di rimanere più fedelmente possibile alla versione che conoscono le loro fans. :)




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Capitolo 3
*** 3. Una strana accoglienza ***


Coso prima
Questa storia è da considerarsi ambientata nel 2014.
I primi capitoli si riferiscono all'inizio dell'anno, verso la metà del gennaio.
Nella storia tutti i cinque e cantanti sono single, almeno all'inizio. ;)
Ho cercato di portare molto fedelmente alcune cose, ma questa è una storia inverosimile che avrà vita solo in queste pagine.








Capitolo tre
Una strana accoglienza



«Benvenuta!» gridarono in coro, gettandole addosso dei coriandoli. «Speriamo che ti possa trovare bene qui!» si avvicinarono tutti e cinque a lei e l'abbracciarono.
Elle si liberò dagli abbracci e si pulì la giacca dai pezzettini colorati di carta.
«Dove posso stare?» chiese senza caricare la voce di alcuna emozione.
Tutto si aspettavano fuorché una reazione così disinteressata. La loro intenzione era di addolcirla con un caloroso abbraccio di benvenuto per poi lavorarla lentamente come avevano fatte con le altre.
Il primo punto del piano era la sorpresa: dovevano assecondare l'idea del ragazzo dolce, gentile e sensibile che vi era nella mente delle fan per poi chiedere le cose più astruse, ottenere il consenso e rovinarle amorevolmente.
Il piano era pure diviso in vari livelli. Dopo averla fatta sistemare come se fosse a casa sua, la facevano molestare prima da Zayn (livello 1), se superava i suoi tormenti veniva mandata casualmente da Liam che la pregava di ascoltare, a un volume insopportabile, un nuovo pezzo – appena registrato – che stranamente durava più di un'ora finché non fosse finito (livello 2). Generalmente non andavano oltre al secondo livello, ma al terzo vi era Louis con la sua passione per la cucina e al quarto vi era Harry che si improvvisava parrucchiere. Non c'era mai stato bisogno di arrivare sino a Niall, il quale in teoria doveva aver ideato la tortura peggiore, ma, difatti, aveva passato tutto il tempo a giocare al suo gameboy.
«C'è una stanza vuota riservata a te nel secondo piano» le rispose garbatamente Niall, allungando una mano per prenderle i bagagli.
Lei lo fermò. «Grazie, ma posso fare da sola» disse con tono arrogante.



«Ehm... urge riunione» affermò Louis una volta che Elle si era allontanata per portare su le valigie.
I ragazzi si abbracciarono a cerchio e si guardano tutti occhi negli occhi.
«È tutt'una facciata: nessuno resiste al fascino di Zayn Malik» Zayn si sarebbe baciato i bicipiti, ma in quella posizione non ci riusciva, perciò si accontentò delle spalle.
«Concordo solo sulla prima parte» replicò seccamente Liam.
«Ehi! Cosa vorresti insinuare?» Zayn gli diede un calcio, beccando però un altro ragazzo.
«Ahi! Ma sei fuori?» strillò Louis, cercando di fargli male a sua volta.
«Scusa, ho sbagliato... ma tu mi hai fatto male! Dove sono i piedi di Liam?»
La situazione precipitò e ben presto, a furia di darsi calci, le loro gambe si intrecciarono e caddero a terra, incastrati.
Elle scese in quel momento: aveva solo appoggiato le valigie al secondo piano dato che non aveva capito quale fosse la sua camera. Li guardò, sorpresa.
«Orgia con i vestiti. Esiste» cercò di spiegare Zayn, guadagnandosi delle occhiate furiose, dei pizzicotti e un calcio nelle parti basse da parte di Louis.
Cercò di urlare, ma emise solo un suono acuto, rannicchiandosi su se stesso.
«E ora non fare il volgare e dire il mio bellissimo tu-sai-cosa» Louis si alzò sistemando le pieghe del suo completo impeccabile.
Zayn si alzò dolorante. «Ora te la faccio vedere io la mia volgarità!» dopo il suo solito grido di battaglia, cominciò a inseguire Louis che aveva guadagnato già abbastanza vantaggio per mettersi in salvo.
Se non fosse stata distrutta, Elle sarebbe scoppiata a ridere davanti a una scena così buffa e infantile.
«Che ne è della nostra riunione?» bisbigliò Harry dopo aver districato le sue gambe da quelle di Liam.
«Attuiamo il piano così come l'avevamo progettato» rispose semplicemente Niall, alzandosi per dirigersi verso la sua poltrona e prendere in mano il suo game boy azzurro poggiato su un tavolino.
«Dato che Zayn è già stato sconfitto, partiamo direttamente da me» annunciò Liam a Harry, poi guadagnò passi verso Elle e, quando le fu a un metro di distanza, aprì bocca, ma, dopo aver incrociato quello sguardo freddo e così vero, fece l'inversione e ritornò frettolosamente dal castano.
«Non non ce la faccio... come posso rivolgerle una faccia supplichevole e pregarla di fare una cosa che la distruggerà, quando mi guarda così freddamente? Ah, solo inutile. Io mi ritiro» disse affranto, appoggiandosi melodrammaticamente all'amico.
Harry, se fosse stato un ragazzo con una mente ordinaria, avrebbe dovuto chiedersi perché Liam non poteva far male a una ragazza che lo guardava freddamente, invece pensò ad altro. «No, non lo fare! Non ritirarti in convento!»
«E chi ti ha detto che voglio andare in convento?! Poi è monastero, non convento!»
«Ti sei già rasato i capelli! Ah, no? Allora, per caso desideri recarti sui monti tibetani e diventare un monaco? No, non prendere questo fallimento con quest'ottica. Vai avanti, pensa a noi, alla tua banda... senza di te, senza di te, saremo in quattro e.. e... quattro... beh è il mio numero preferito...» si bloccò pensieroso, grattandosi il mento.
«Io vado...»
«Buon viaggio!» Harry sventolò le mani, soffiandosi il naso.
«Oh, cara, vuoi che ti lavi i capelli? Sarai stanca dopo questo lungo viaggio! E, già che ci sono, ti faccio anche una nuova bellissima pettinatura!» le disse amorevolmente Harry, sedendosi, accanto a lei, sul divano.
«No, grazie» Elle cercò di non essere sgarbata, poiché era il preferito della sua migliore amica.
«Dai, ti prego, per favore! Non puoi dire no a un faccino così!» Harry appoggiò il suo viso sulle sue gambe, rivolgendole due occhi limpidi e supplichevoli.
Elle si alzò, infastidita: l'unico ragazzo che aveva il consenso di accoccolarsi a lei era Davey e quel buffone non era il suo migliore amico. Harry rotolò a terra in modo spettacolare mentre Elle si allontanava da lui con classe.
Niall, seduto al divano aveva assistito a tutto, scoppiò a ridere fragorosamente.
«Una disfatta totale» osservò in lacrime.
«Ingrato! Io lottavo per la salvezza del nostro popolo e tu ti metti a ridere! Torna al tuo videogioco» rispose Harry, girando velocemente i tacchi: se aveva fatto ridere uno che non trovava nulla di diverte in nessuna occasione era grave.
Siccome non sapeva dove recarsi, Elle ritornò al divano e osservò silenziosamente il ragazzo taciturno che giocava incessantemente al videogioco. Si chiese a cosa stesse giocando. Stranamente provava delle sensazioni positive verso quel ragazzo, che a differenza degli altri pareva essere più normale, come se non si scomodasse troppo per la sua presenza.
Mentre era immersa nei suoi pensieri, arrivò Zayn che si sedette pesantemente nell'estremità opposta del divano, abbastanza vicino a Niall.
«Oh, ciao! Scusa se prima sono stato sgarbato!» assunse un tono dispiaciuto.
«Ahimé, come sono sudato...» proseguì davanti al suo silenzio. «Ho tanto caldo...» disse maliziosamente, togliendosi la canottiera nera e buttandola casualmente davanti ai piedi di Elle.
«Ma ho tanta voglia di... tu sai cosa intendo, vero?» sospirò iniziando a gattonare verso di lei.
Lei lo guardò inorridito. «È perché sei grasso» gli rivelò senza emozioni.
«COSA?!» gridò lui guardandosi la pancia.
«Se sei così sudato e ansimante per una corsetta di neanche due minuti, significa che non hai un fisico forte e hai caldo perché sei grasso. Lo sai che i pinguini e gli orsi polari riescono a non soffrire il freddo perché hanno uno strato consistente di ciccia ovunque? E anche tu stai cominciando ad accumularla» proferì Elle con tono professionale, lasciando Zayn a bocca aperta.
Siccome il cantante rimase immobile, lì, Elle si alzò poiché la sua presenza gli era sgradita.
Decise di lasciare l'ampio salotto bianco e illuminato arredato in modo essenziale per dirigersi verso un'altra stanza: una qualunque, bastava che non vi fossero dei pazzi scatenati.
Raggiunse la cucina ove, stranamente, vi era un buon profumino.
Davanti a un tavolo metallico trovò Louis che stava preparando dei biscotti o ciò che avrebbe dovuto avvicinarsi a quell’idea.
«Ciao!» squittì amabilmente. «Sto facendo dei biscotti!»
«Lo vedo...» disse cercando di essere disgustata dal colore dell'impasto.
«Hai fame per caso? Prima ho preparato dei muffin al cioccolato davvero gustosi... potresti assaggiarne uno? Mi piacerebbe avere un tuo parere.»
«Ehm... no grazie. Non ho fame» rifiutò scuotendo la testa. Non si fidava di prendere qualcosa dalle loro mani.
«Ma... ma... li ho fatti io con le mie manine.»
Come se ciò cambiasse qualcosa.
Li sopraggiunse Liam, mentre Louis continuava a insistere ininterrottamente.
«Che succede?»
«Nulla, ho assaggiato un suo muffin. Dice di non meritarsi i complimenti che gli ho appena fatto» ironizzò Elle, ritornando in salotto visto che li aveva raggiunti anche Harry.
«Davvero? Sei migliorato a tal punto?» esclamò sorpreso Harry, allungando immediatamente una mano per afferrare un muffin e inghiottirlo in un solo boccone.
Annaspò per ritrovare aria dopo essersi quasi strozzato.
«Ma fa schifo!» sputò nel cestino. «Bleah!» aveva un'espressione disgustata.
«Ma come? Avete sempre detto che non era male... che avevo talento, l’avrebbe ammesso anche Gordon Ramsey!»
«Infatti, sta scherzando. Stai scherzando, vero?» sibilò duro Liam rivolto a Harry, coccolando Louis che era ormai in lacrime.
«Ma certo... ma ora lasciatemi scappare in bagno!» annunciò, correndo immediatamente.
«Non può fare così schifo... Liam» si lamentò il dolce ragazzo.
«No, certo che no...» cercò di annuire convinto.
«Potresti assaggiarne uno e dirmi che gusto ha?» Louis offrì una delle sue creazioni allo sguardo terrorizzato di Liam, che indietreggiò impercettibilmente.
«Eh, cosa? Hai sentito? Zayn mi ha chiamato! Devo accorrere in suo aiuto!» recitò, allontanandosi da quelle schifezze mezze bruciate.
«Non possono essere così schifose» si consolò da solo. Deglutì, guardando i suoi meravigliosi muffin sfornati poco prima. Avrebbe dato uno strappo alla regola e mangiato qualcosa di calorico... dopotutto era per farsi una critica costruttiva.



«A quanto pare i dolci di Louis hanno un effetto lassativo immediato» realizzò Harry, strisciando verso il divano occupato da un Zayn in versione statua e da una Elle abbastanza annoiata.
«Ah, il pancino! Bagno! Bagno!» gridò Louis, uscendo dalla cucina per fiondarsi nel bagno che Harry aveva appena lasciato.
«No, aspetta, devo ritornarci io!» cercò di fermarlo per arrivare nel suo personale paradiso prima di lui.
Ma a raggiungerlo per primo fu Louis, il quale, dopo essersi lamentato della puzza, si sistemò comodamente.
«Ti prego esci... esci!» Harry continuò a bussare incessantemente la porta.
«Se stai veramente così male, usa il tuo bagno personale, no?» suggerì Niall che non ne poteva più delle sue lagne,
«Louis, userò il tuo bagno!» annunciò prima di alzarsi con aspetto quasi trionfale per poi camminare in modo malfermo.
«No! No! Che schifo! Non osare toccare il mio gabinetto con il tuo sudicio fondo schiena» dal bagno uscì un tono determinato. «Non osare!» spalancò la porta del bagno e si mise all'inseguimento del fuggiasco che aveva già raggiunto le scale.
«Sono un po' fuori» spiegò Liam, come per scusarsi.
«Solo loro?» chiese lei con tono sarcastico.
«Anche lui» Liam, scuotendo la testa, indicò Zayn, che era ancora appoggiato al divano, immobile.
«Buono a sapersi.»
«Siccome mi pare che abbiate tutti escogitato qualcosa per farmi del male, voglio sapere cosa hai in mente tu
«Ah, io non farò niente» fece Liam con fare arrendevole, alzando le mani in segno di resa.
Lo sguardo di Elle si posò sul silenzioso biondo. «Io non ho pensato a nulla. Loro quattro bastano e avanzano per vincere contro una ragazza.»
«Mi potreste dire qual è la mia camera cosicché possa levarmi dalle scatole?»
«Piano di sopra, terza porta da sinistra» le spiegò Niall «e stai attenta a quando entri.»
«E seconda dalla destra» aggiunse Liam, dopo che Elle si era avviata.



Elle aprì la porta lentamente e cautamente. Un pacco di farina cadde dalla soffitta disperdendosi sul pavimento, me lei si era prontamente spostata da lato, aspettandosi una cosa simile. Dopotutto era piuttosto abituata.
Tirate dentro le valigie cercando di non sporcarle con la farina, si chiuse la porta alle spalle e decise che la stanza non le dispiaceva.
Non era immensa, ma nemmeno piccola: era giusta. Aveva le pareti tinte di un caldo arancione e il pavimento in legno, il suo ideale. Un letto singolo era adiacente a uno scaffale altissimo e dall'altra parte della stanza vi era un grande armadio accanto a una scrivania con un computer bianco appoggiato.
Scostò le tende gialle e spalancò la finestra.
Si sedette sul davanzale e lo trovò comodo.
Il giardino di quelle mastodontica villa era molto curato. Oltre alla recitazione si estendeva un infinito campo brullo. L'ambiente era piuttosto sterile e inospitale.
Guardò l'immenso cielo azzurro d'Inghilterra e tutto sommato non vi erano troppe differenze con quello d'Irlanda.


Angolino mio:
Ancora una volta vorrei ripetere che non intendo offendere i cinque cantati: ho solo dato loro un carattere divertente.
Spero vi sia piaciuto. ^_^
Se qualcuno ha da suggerirmi delle scene comiche, sarò bel felice di ascoltarvi: perché scrivere il comico (o qualcosa che possa avvicinarsi) non è il mio forte!
Il banner è stato creato da una persona che stimo immensamente come scrittrice *-*, ma non vuole essere nominata. XD
Alla prossima!
Elsker.









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