Come l'Irlanda di Elsker (/viewuser.php?uid=204498)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. La vincitrice del concorso ***
Capitolo 2: *** 2. Addio, arrivederci ***
Capitolo 3: *** 3. Una strana accoglienza ***
Capitolo 1 *** 1. La vincitrice del concorso ***
Capitolo 1
Titolo:
Come l'Irlanda
Prologo
Una
donna correva velocemente, stringendo al petto il fagotto che aveva
tra le braccia.
Aveva
in mente una meta
precisa e nulla avrebbe potuto fermarla.
Doveva
portare in salvo la sua bambina.
In
realtà avrebbe voluto che la sua piccola crescesse al suo fianco, ma
non poteva permettersi questo lusso, perché lei era in pericolo e
sapeva già, in cuor suo, che sarebbe morta.
I
suoi passi, seppure pesanti,
scorrevano veloci sulla strada bagnata, il suo respiro era affannoso
nella densa nebbia notturna e la sua vista offuscata,
sotto il cielo cupo che l'accompagnava in quel triste addio.
Bimba
mia, cresci forte... sappi che, nonostante io non ti starò accanto
fisicamente, ci sarò e che il mio amore non morirà in questa notte
d'addio, ma crescerà forte e rigoglioso all'ombra della tua vita,
sempre con te.
Ti
amo.
Adagiò
lentamente il fagotto, dopo aver depositato l'ultimo bacio di addio
sulle guance piene
della sua bambina, e suonò il campanello.
Voltandole
le
spalle
per sempre.
***
Dopo
poco una signora che indossava un leggero kimono
aprì la porta e prese tra le sue braccia quel piccolo fagotto
fradicio, sospirando rumorosamente.
«Che
c'è, mamma?» chiese un bimbo, aggrappato alla sue gambe, con due
immensi occhi azzurro cielo.
Capitolo
uno
La
vincitrice del concorso
«Il
concorso per essere la fortunata coinquilina degli One Direction è
ancora aperto.
Migliaia
e migliaia di ragazze da tutto il mondo stanno tentando di vincerlo,
comprando scatole e scatole di cereali e inserendo il loro nome nelle
urne da cui usciranno i nomi poi inseriti
nella grande bussola
d'oro a Londra. Tutti quei biglietti contengono il nome della
potenziale ragazza che vivrà con loro per un anno! Chissà chi sarà
la fortunata!»
***
«Ancora,
ancora!» pretese Elle, schiacciata sul pavimento dal peso di Davey.
«Sicura?»
chiese lui, alzando un sopracciglio, dubbioso.
«Sì,
perché io voglio finire sopra di te!» ribatté lei, stizzita.
«Per
oggi basta: sei abbastanza stanca» le fece notare lui, scostandole
una ciocca bagnata dalla fronte imperlata di sudore.
Guardò
profondamente negli suoi occhi marroni così simili ai suoi...
«Per
oggi abbiamo finito» concluse, alzandosi con un balzo.
«No,
no, invece!» Elle gli saltò addosso, facendolo cadere a terra.
Agilmente,
con poche mosse,
finì sopra di lui.
«Colpo
basso: ero distratto.»
«Un
combattente ha sempre i sensi all'erta» lo schernì, sdraiandosi sul
pavimento accanto a lui. «E tu sei uno tra i combattenti più bravi
che io conosca.»
«Ah,
sì?» chiese lui e, girandosi verso di lei, si mise da un lato in
modo da poterla vedere. «Non sono il più bravo? Sono il campione
nazionale!»
Elle
gli rivolse uno sguardo ironico. «Ricordamelo ogni volta che vinco
contro di te. Non tutti battono il campione nazionale»
«Ciò
significa che non potrò dirlo più, perché io non perdo mai contro
di te. Che ne dici?» fece il segno di mostrarle i suoi bicipiti.
Elle
allungò una mano per fargli il solletico.
«No,
no ti prego no...» scongiurò lui, alzandosi per scappare da lei.
«La
vincitrice di oggi è Elle O'Ryan» gridò trionfalmente, saltando
sul letto.
Mentre
i due creavano una confusione frastornante, la madre bussò alla
porta e, non udendo alcuna risposta, aprì la porta senza attendere
oltre, entrando con un vassoio ricolmo di biscotti, fatti in casa, al
cioccolato.
«Perché
ogni volta che vi lascio da soli a studiare, degenera sempre fino a
questo punto? Finite sempre per mettervi le mani
addosso e
annientarvi a vicenda!»
«L'istinto
dell'io combattente» rispose la figlia, cercando di essere seria.
«È
lei,
che,
sadica, non riesce a resistere un secondo senza
farsi battere!»
aggiunse lui con un grande sorriso ironico.
«Ora
fate la merenda da bravi bambini e finite la vostra ricerca. Io devo
uscire» raccomandò la madre, appoggiando il vassoio sul basso
tavolino in stile
giapponese.
«Certamente»
rassicurò la figlia. «Grazie mamma.»
«Grazie
Angie» ripeté
Davey, prendendo posto accanto al tavolino.
«Ultimamente
mi pare sempre così stanca...» commentò lui dopo che la porta fu
richiusa alle spalle della gentile donna.
«Sta
anche dimagrendo tantissimo: sarà lo stress» Elle scrollò le
spalle per nascondere la sua preoccupazione. Da mesi, ormai, sua
madre perdeva peso e vitalità e le sue occhiaie si erano fatte
sempre più evidenti... era come se stesse invecchiando sempre più
velocemente.
Davey
addentò un biscotto. «Mm... buono! Accendiamo la televisione!»
cercò di catturare l'attenzione dell'amica in modo che non pensasse
a cosa negative. La conosceva benissimo: la scrollata di spalle non
era mai positiva.
«Guarda
quei buffoni» le indicò la televisione che trasmetteva un
telegiornale. Vi era un giornalista che parlava degli One Direction.
“A quanto pare la vincitrice di oggi è Elle O'Ryan.”
«Cosa?!»
per poco Davey si strozzò con il biscotto. «Anche tu hai comprato
quei cereali per partecipare all'estrazione?» all'espressione
incredula del ragazzo, Elle scoppiò in una risata fragorosa.
«Sì,
poi mi offrirò come volontaria per colonizzare Marte! Guarda,
piuttosto mi trasferisco sulla Luna. Sai quanti Elle ci saranno fra
tutte le ragazze indemoniate per loro?» rispose tranquillamente,
girando e rigirando il biscotto in mano. Stava ancora pensando a sua
madre: davvero non riusciva a capire cosa avesse... era così assente
ultimamente... era come ammalata, eppure continuava a insistere sulla
sua salute di ferro.
“Pare
sia una ragazza irlandese che abita in uno tranquillissimo paese
d'Irlanda, a Clonmel, chissà come cambierà la sua vita. A patto
che, ovviamente, venga accettata dalla terribile band” continuò la
cronista dopo aver divagato su altre informazioni che riguardavano il
concorso e il suo sponsor.
«Oh,
per caso conosci un'altra Elle, che abita in questa stessa città?»
Davey per lo shock, le aveva afferrato le spalle e la stava scuotendo
piuttosto violentemente.
Lo
sguardo spento di Elle si posò sul televisore. “Ha diciassette
anni e frequenta l'istituto
St Mary.”
«Comincio
a preoccuparmi» ammise lei. «Però io non ho né comprato quegli
cereali, né tanto meno inserito il mio nome in una urna.»
Elle
alzò gli occhi al cielo come colta da una fastidiosa illuminazione.
«Clary» sussurrò minacciosa, prendendo il cellulare dalla
scrivania.
Cercò
nella rubrica il numero dell'amica e attese, battendo impazientemente
i piedi sul pavimento.
«Pronto»
rispose una voce,
dall'altro capo, accompagnata
da uno degli immancabili pezzi
degli One Direction.
«Ciao
Clary. Sei stata tu, vero?» chiese, cercando di respirare
profondamente. Inspira
ed espira.
«A
fare cosa, cara?»
«A
mandarmi all'inferno! Perché cavoli hai messo pure il mio nome?!»
«Senti,
sto facendo yoga, non è un buon momento... eh, cosa mamma? Vuoi che
ti aiuti a preparare la cena?! Arrivo subito! Scusa tanto, El, ma
devo scappare... ci vediamo domani!» disse e riagganciò
frettolosamente.
La
ragazza, furiosa, buttò il cellulare sul letto.
«Che
ha detto?» le chiese Davey, accarezzandole la schiena per calmarla
un po'.
«È
colpa sua, semplicemente colpa sua» si sedette sul letto e si mise
la testa tra le mani. «Che seccatura... chissà cosa succederà
adesso.»
«Nulla,
basta che tu faccia finta di nulla e non succederà niente. O almeno
spero. Non penso che questa faccenda sia così grave. Tanto non sei
la prima ragazza a esser stata scelta dalla sorte: se ne
dimenticheranno. Quei palloni gonfiati hanno trovato un modo per
essere ancora più al centro dell'attenzione con questo impensabile
concorso. Trovano sempre un modo per far parlare di loro, sempre e
solo loro.»
«Spero
sia come dici tu... dai continuiamo con la ricerca, Davey» Elle si
alzò per raggiungere la scrivania ove vi era appoggiato il computer.
«Fino
ad ora abbiamo scritto: “Il vulcanesimo è un fenomeno”.»
«E
dovremo proseguire con “L'attività vulcanica
di Elle è impressionante! Non si sa come possa accumulare tanto gas
dentro di sé perché si crei quella pressione che rende possibile
che erutti ogni giorno...”».
«Fai
pena» gli diede un pizzicotto sul braccio, sghignazzando.
«Almeno
stai ridendo. Se queste frasi stupide hanno questo effetto su di te,
ne vale la pena.»
Allungò
un braccio e l'avvolse in uno stretto e caldo abbraccio.
***
«Eh,
che ne dici, vuoi passare una notte di fuoco con me?» chiese Zayne,
alzando e abbassando sensualmente le sue sopracciglia.
«Ehm...»
«Non
dirmi che la risposta è no» proseguì, avanzando verso di lei. Ad
ogni centimetro guadagnato, abbassava sempre più la sua canottiera
bianca che aderiva perfettamente sul suo fisico asciutto. Si leccò
lentamente le labbra, prima di sporgersi verso di lei con
l'intenzione di baciarla.
La
ragazza, che ormai era rifugiata nell'estremità più lontana del
divano, lo guardava inorridita.
Ad
un certo punto si mise a urlare e scappò a gambe levate.
Zayn
si baciò i bicipiti, soddisfatto: le ragazze erano
fatte così. C'erano quelle che non facevano altro che fare sogni
erotici su di loro e che,
una volta che offrivano il loro corpo,
scappavano come delle capre da un lupo affamato.
«Ecco,
fatto. Un'altra scappata. Sono stato veloce stavolta, eh?» chiese a
Niall che era seduto sulla poltrona a giocare il suo gameboy.
«Bravo...
chissà come se la stanno cavando gli altri...» Niall fu interrotto
dal rumore di uno scoppio che proveniva dalla cucina.
«Direi
egregiamente» aggiunse dopo aver visto un'altra ragazza fiondarsi
verso il salotto da una della camere di sopra.
«Aspetta!
Aspetta! Non scappare! Devo ancora finire!» urlava Harry, correndo
sulle scale, dietro a una ragazza con metà testa rasata e con i
capelli restanti, color arancio, bruciati. «Hai promesso che mi
avresti fatto finire la mia pettinatura nuova! Aspetta!».
La
ragazza, rimasta con un solo sopracciglio, gli rivolse un ultimo
sguardo inorridito per poi scomparire alla velocità della luce.
«Lei
è la settima. Oggi hanno estratto l'ottava: ancora una e riotterremo
la nostra agognata libertà» commentò Niall.
«Già...
all'inizio non pensavo che delle fans potessero essere così
fastidiose. Ma quelle là ti seguono ovunque! Una era pure nascosta
nel mio bagno! Ed io ero entrato per fare il mio bisognino!» si
lamentò Louis che li aveva raggiunti nel salotto.
«Ah,
io me sono trovata una nuda nel letto» rincarò la dose Liam.
«Perché
non è successo a me una cosa simile? A me una mi fotografa ogni due
secondi... di giorno era sopportabile, ma di notte i flash sono
fastidiosi» aggiunse Zayne.
«Sapete
quando arriva la nuova vincitrice?»
«Mi
pare si chiami Elle... che nome particolare... ed è irlandese» li
informò Niall.
«Be',
dopo aver mandato via delle squilibrate mentali arabe e indiane,
credo che potremo farcela» Liam annuì convinto.
«Arriverà
entro la settimana, perciò nel frattempo armiamoci di forconi e
progettiamo nuovi malefici piani! Yup!» concluse entusiasta Zayn,
baciandosi, ancora una volta, i bicipiti.
Angolino
mio:
Ciao!
Spero vi sia piaciuto questo capitolo!
Scoprirete
fra moltissimi capitoli ciò che stavano facendo Davey ed Elle.
Spero
che l'idea del concorso vi sia piaciuta. Dovrei aggiornare al più
presto, solo dopo aver capito se la storia è degna, altrimenti la
lascerò archiviata per poi riscriverla quando sarò migliorata.
Grazie
per aver letto.
Saluti.
Elsker.
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Capitolo 2 *** 2. Addio, arrivederci ***
Coso prima
Questa storia è da considerarsi ambientata nel 2014.
I primi capitoli si riferiscono all'inizio dell'anno, verso la metà del gennaio.
Nella storia tutti i cinque e cantanti sono single, almeno all'inizio. ;)
Ho cercato di
portare molto fedelmente alcune cose, ma questa è una storia
inverosimile che avrà vita solo in queste pagine.
Inoltre, voglio specificare che non è mia intenzione recare offesa a questi cinque giovani ragazzi.
Capitolo due
Addio,
arrivederci
La
mattina successiva Elle spense la sveglia stancamente e rimase nel
letto.
Aveva
faticato ad addormentarsi, perché i suoi pensieri non facevano altro
che correre verso la sua cara madre.
Quando
il sole era ormai allo Zenit, Elle udì dei suoni provenire dalla
strada e si alzò dal letto. Rendendosi conto dell'ora tarda, si
vestì in tutta fretta. Racimolò le cose che le sarebbero servite e
corse giù per le scale. Si
fiondò verso la
cucina per prepararsi da mangiare. Buttò lo zaino su una delle sedie
che circondavano il tavolo e si mise ai fornelli. Notò che la
scatola di cereali era ancora appoggiata
sul tavolo: evidentemente Angie non aveva avuto il tempo per
sistemare prima di uscire. Elle la afferrò e cominciò a prenderne
una manciata, quando vide delle lettere sul tavolo. Erano tante ed
era strano che sua madre le avesse lasciate sul tavolo senza neanche
aprirle: aveva una passione nell'aprire le lettere. Giusto per farle
un dispetto, aprì tutte le buste e prese a leggerne i contenuti con
un sorriso scherzoso sulle labbra, sorriso che le morì presto sulle
labbra. Erano tutte delle esortazioni a pagare i conti arretrati
della luce e del gas.
Aggrottò
le sopracciglia, pensierosa. Possibile
che siamo in una condizione così disastrosa? Eppure non me l'ha mai
detto...
Mise
le lettere nello zaino e uscì di casa. Le era passato l'appetito.
«Oh,
eccoti qua! Ma dov'eri finita?» le corse subito incontro Davey
quando entrò nella caotica mensa.
Elle
si lasciò cadere pesantemente su una panca. «Mi sono svegliata
tardi» riuscì a dire solamente. Aveva il fiatone perché era corsa
velocemente per non arrivare tardi al primo corso pomeridiano.
«Eh,
ho saputo! Complimenti! Che fortuna!» una ragazza che non aveva mai
visto prima la abbracciò e le sorrise luminosa.
«Ehm...
grazie! Ma per cosa?» Elle le rivolse uno sguardo alquanto
accigliato.
«Come
per cosa? Per essere l'ultima delle otto fortunate! Dato che sei
l'ultima estratta, probabilmente sei quella che avrà la possibilità
di vivere con loro per un anno!» esclamò concitata la ragazza
castana, gesticolando forsennatamente.
«Ah,
giusto... che fortuna!» finse lei. «Purtroppo, però, mi devo
trasferire sulla Luna, proprio in questi giorni, perciò non so se
avrò il tempo per passare da loro. Sai, c'è una base segreta lunare
che ha il compito di monitorare la presenza di alieni nelle vicinanze
della Terra e proprio in questi giorni si sta avvicinando una
navicella dall'aria aggressiva» le spiegò lei pazientemente, con
un'aria da saccente.
«Ma
tu sei pazza! Credi agli alieni?»
«Mi
è più facile credere agli alieni, piuttosto che a
quei cinque buffoni e
alle loro buone
intenzioni! Andare a vivere con cinque ragazzi per un anno?! E
lasciare il mio bellissimo paese? Mai» fu la sua risposta ferma e
furiosa.
«Ma
tu sei pazza... sei pazza davvero» la ragazza scosse incredula la
testa e cominciò a indietreggiare.
«Pazza...
pazza... pazza» la sentì ripetere, mentre si allontanava.
«Oh,
ciao Elle! Finalmente ti ho trovata!» Clary le si avvicinò con in
mano un vassoio stracolmo di cibo.
«Ed
io ho finalmente l'occasione per metterti le mani addosso!» disse,
guardandola truce. Davey la afferrò al volo, mentre si stava
avvicinando troppo, con aria pericolosa, all'amica che del tutto
ignara stava prendendo posto sul tavolo.
Le
rivolse un sorriso amaro. «Invece non sai quanto tu sia fortunata.
Non sai quanti maledetti pacchetti ho comprato per inserire più e
più volte il nome
per avere un'infinitesima possibilità di vittoria. Una volta, mentre
stavo compilando per l'ennesima volta uno dei moduli da mettere
nell'urna, mi hai chiamata e hai sbuffato perché stavo canticchiando
“What Makes you beautiful”, allora ho scritto i tuoi dati solo
per dispetto. Sai quante ragazze hanno tentato migliaia di volte di
vincere? Arrivi tu e vinci per casualità» le spiegò, cominciando a
spiluccare il suo pranzo.
«Un
po' come “La fabbrica di cioccolato”» commentò Davey, sedendosi
a Clary, dandole delle pacche sulle spalle.
«Non
stiamo parlando di cioccolato, ma di una band che non posso
soffrire!» ribatté Elle con un tono leggermente meno arrabbiato.
«Siccome a te intessano tanto e a me un po' meno, che ne dici di
andare tu al posto mio? Tanto sei stata tu a compilare il modulo, non
io.»
«Elle,
ti devo ricordare che ho già l'età per essere buttata in carcere? E
che ho falsificato la tua firma?»
«Non
penso che questa cosa sia così ufficiale.»
«Invece
sì! Ogni modulo aveva delle sottoscrizioni che potrei recitarti a
memoria “In caso di violazione dell'articolo,
in caso di falsificazioni o di dati falsi...”»
«Sì,
sì, ok... ho capito» la interruppe. «Così io devo addirittura
fingere di aver partecipato a questa indecente iniziativa?!» Elle
rimase a bocca aperta: no, non poteva crederci.
«Dai,
non pensiamo più a questo problema, finché non si presenterà»
propose Davey, cercando di cambiare argomento: quello non gli piaceva
per nulla.
«Ragazzi,
vi devo parlare di una cosa importantissima» cominciò Elle, greve,
tirando fuori dallo zaino delle buste. I due amici non osarono
neanche fiatare: sapevano che lei non esagerava mai e che, se aveva
detto una cosa simile, dovevano preoccuparsi. «Vi ho già detto che
mi sono svegliata tardi oggi, no? Ebbene ho trovato queste lettere in
cucina... non so che pensare.»
Entrambi
presero una delle buste per conoscerne il significato.
«Ma
sono tutti degli avvisi di mancato pagamento!» contestò Davey,
dopo aver dato uno
scorcio a tutte le lettere.
«Già.
Non pensavo che fossimo in una situazione così grave! E non me ne
hai mai parlato!» sbottò Elle arrabbiata.
«Forse
è per questo che ha un'aria così stanca ultimamente» commentò
pensierosa Clary.
«Dovrò
trovarmi un lavoro per il week-end» annunciò Elle.
«Proprio
ora che devi allenarti intensamente e stai per arrivare al secondo
d...»
«E
se il lavoro part-time non basta, abbandono la scuola... non posso
lasciare mia madre sola ad affrontare questa situazione, proprio lei
che ha fatto tanto per me...»
«No,
non puoi! Hai deciso di proseguire dopo i sedici anni e hai iniziato
questi corsi...» si opposero entrambi.
Il
cellulare di Clary cominciò a squillare con una delle ennesime
canzoni dei One Direction,
ed
Elle e Davey alzarono gli occhi al cielo.
«Oh,
scusate» disse,
per poi allontanarsi un poco per non disturbarli.
«Pronto.
Oh, no non sono Elle O'Ryan, sono una sua amica, ma lei è accanto a
me e posso passarle
il telefono... ok, perfetto!» passò il cellulare all'amica che
aveva una faccia alquanto sorpresa. «È una delle persone coinvolte
nel concorso che ti ha vista come vincitrice e vuole parlare con te»
le comunicò piatta.
«Buongiorno»
salutò Elle aspra.
«Buongiorno
a Lei, signorina Elle O'Ryan, l'ho chiamata per sapere quando si
trasferirà nell'appartamento a Londra della band» disse, dall'altra
parte della linea, una voce cordiale.
«Mai»
rispose ancora più aspra. Era di malumore: avrebbero potuto
disturbarla più tardi.
«Quando
ha firmato il modulo di adesione al concorso, ha approvato un
contratto, le cui clausole dicono chiaramente che vi sarà una
sanzione di duemila euro in caso di ritiro dopo la vittoria.»
«Spero
stia scherzando» Elle respirò profondamente per non perdere la
calma. «Senta:
ho dei problemi economici, già non possiedo i soldi per andare
avanti e lei mi dice, di punto in bianco, che devo davi una somma del
genere?!»
«Eh,
il contratto è questo...»
«Che
cosa posso fare altrimenti? Tagli corto, per favore: il mio tempo è
prezioso.»
«Lei
è la nostra ultima speranza. Le propongo un patto: se Lei acconsente
di adempiere al suo dovere, noi le daremo una somma pari a diecimila
euro con un anticipo di duemila» proseguì pazientemente la voce
cordiale.
«Mi
ha preso per una disperata?» inveì Elle, riagganciando.
Fece
in tempo ridare il cellulare all'amica che venne circondata da un
gruppo di ragazze assatanate.
«E
così sei la vincitrice!»
«Andrai
a vivere con Liam!»
«E
con Harry!»
«Non
dimentichiamo di Niall, Louis e Zayn!»
«Toccherai
la loro pelle...»
«Ascolterai
la loro voce dal vivo...»
«Li
vedrai tra i muri domestici...»
«Elle,
posso chiederti un favore? Potresti chiedere il numero a Zayn e
passarmelo?»
«Invece
io vorrei un autografo di Niall...»
«Potresti
fare una buona parola di me?»
Altre
richieste simili
ripetute contemporaneamente entrarono e uscirono nelle e dalle
orecchie di Elle, la quale era sempre stata una ragazza che se ne
stava fra le sue, tranquilla, ignorata dal resto della scuola, a
volte anche odiata perché troppo diversa.
Magari,
in passato, avrebbe voluto essere accettata da tutti, ma non era
quello il modo in cui aveva desiderato che succedesse.
Urlò.
Le
ragazze si calmarono.
«Andatevene
via tutte. Non andrò da quei maledetti cinque e voi non disturbatemi
più! Si è trattato di un errore, di un errore, avete capito?! Non
sono io la ragazza che ha vinto!» disse, cercando di mantenere una
voce calma, e girò i tacchi per uscire da quel maledetto inferno.
«Mamma,
mi devi delle spiegazioni...» disse Elle duramente, lanciando le
lettere sul pavimento, una volta che lei la
ebbe salutata
dopo essersi chiusa la porta alle spalle.
«Oh,
tesoro, sei tornata così presto...» Angie si morsicò le labbra,
assumendo un'espressione colpevole. Si inginocchiò a terra per
raccogliere le busta. Elle si chinò accanto a lei e l'aiutò a
raccogliere le buste, reprimendo le lacrime.
Scrollò
la madre. «Perché, perché non mi hai detto nulla? Anch'io faccio
parte della famiglia e avevo diritto di sapere! Avrei potuto
aiutarti!»
«Cara,
scusami. Non volevo che ti preoccupassi! Sei giovane e hai diritto di
vivere un'adolescenza spensierata. Non preoccuparti per me: risolverò
i problemi al più presto» le sorrise, cercando di infonderle un
coraggio che lei stessa non aveva.
«Su,
andiamo in cucina...» la esortò Elle, aiutandola ad alzarsi dal
pavimento.
«E
ora? Perché la luce non si accende più?» chiese allarmata.
«Sarà
la lampadina.»
«No,
neanche il frigo è alimentato... temo che...» non fece in tempo a
concludere, che la signora O'Ryan perse i sensi fra le sue braccia.
«Mamma!
Mamma!» la scosse
«Mamma...»
«Il
dottore ha detto che devi riposarti» avvisò Elle quando la madre
aprì gli occhi. «Perciò non cercare di alzarti...» si elevò
dalla
sedia
e le rimboccò le coperte.
«Mamma,
sei svenuta e ho chiamato l'ambulanza. Il dottore ha detto che non è
nulla di grave, ma devi smettere di lavorare a questi ritmi
incontrollati» la informò piatta.
«Ho
perso il lavoro un anno fa, perché ho litigato con la capo cuoca...
non so perché l'ho fatto. Forse perché ha infangato il nome di mio
marito e ha osato mettere in dubbio il nostro amore. Non avrei
dovuto: era evidente che aveva messo in
giro quelle male
voci per distruggermi, per farmi perdere il lavoro. Ho provato a
campare con i risparmi che avevamo, cercando
nel frattempo una
nuova professione, ma per
nessuna sono
risultata
adatta, non riuscivo a rimanere nello stesso luogo per più di una
settimana» spiegò stancamente.
«Avresti
potuto dirmelo.»
«Non
volevo preoccuparti.»
«Io
e te siamo una famiglia! Nel bene e nel male! Avevi paura che ti
avrei rifiutata solo perché siamo sul filo del lastrico! Ti sbagli,
eccome! Sai, sono rimasta delusa dal fatto che tu possa esserti fatta
una simile idea di me dopo più di sette anni di convivenza.»
«Perdonami,
ma dopo aver perso tuo padre, mi sono sentita così sola... avevo
tanta paura di ritornare in quella terribile condizione. Non immagini
come mi sono emozionata la prima volta che ti ho vista. Mi hai
salvata! Mi hai prelevato dalla disperazione e dalla solitudine... a
te, che eri il nuovo centro della mia vita, ho dato tutto e sono
felice di averti trovata.»
«Invece
sei tu che mi hai salvata, elargendomi tutto quell'amore e affetto
che desideravo sin da bambina.»
«Ti
spiace se ora dormo? Sono così stanca... oggi ho avuto una giornata
molto pesante» le disse prima di addormentarsi profondamente.
A
quel punto nella mente di Elle cominciò a formularsi un'idea.
Clary
e Davey erano i suoi due più fidati amici e avrebbero potuto
prendersi cura di sua madre. Clary aveva perso la madre da piccola e
la sua famiglia era molto numerosa e rumorosa, perciò le avrebbe
fatto piacere stare ogni tanto con sua madre. Quanto
a lei stessa, poteva iniziare a guadagnare dei soldi da mettere da
parte.
«Buonasera,
sono Elle O'Ryan e desidero informarLa della mia disposizione ad
accettare la proposta se alza la posta ai duecentomila euro con un
anticipo di quattromila» annunciò risoluta al telefono. Durante la
conversazione avuta nel pomeriggio, le era parso che lei fosse
importante per quella sorta di progetto.
«Senti,
ragazza petulante...» esordì la voce.
«Prendere
o lasciare» lo interruppe bruscamente Elle, cercando di suonare più
dura di quanto non lo fosse.
«Si
rechi in aeroporto domani mattina.»
«Messaggio
ricevuto, arrivederLa» si aspettava una richiesta del genere.
«ArriverLa
e buona serata.»
«Clary
è tutto risolto» annunciò, restituendo il cellulare alla bionda.
«Certo
che tu hai proprio una bella faccia tosta... da dove hai tirato fuori
il coraggio di chiedere in cambio dei soldi quando hai firmato il
contratto?»
«Hai
firmato tu» ribatté stancamente. «Mi raccomando, prenditi cura di
mia madre.»
«Sì,
lo so! Lo so! E devo fare in modo che non si affatichi troppo e non
trovi un lavoro!»
«Quando
la andrai a trovare, potrai stare in camera mia, se rimarrai là fino
a tardi. In cambio ti prometto che cercherò
di andare d'accordo con Harry e ottenere qualcosa per te»
«Grazie!»
Clary si buttò tra le sue braccia.
Quella
sera, alla luce della torcia, Elle preparò la valigia con il cuore
pesante. Provava una profonda inquietudine a stare a casa immersa nel
buio, ma doveva prepararsi dato che sarebbe partita l'indomani. Quel
signore aveva detto che le avrebbe consegnato l'assegno al loro
incontro nell'aeroporto di Cork e lei lo
avrebbe consegnato
subito a Davey in modo che potesse pagare i debiti.
«Ok,
credo di aver preso tutto» disse fra sé e sè,
dopo aver chiuso la valigia stracolma. Aveva sistemato vari indumenti
e dei libri scolastici, poiché era sua intenzione proseguire lo
studio.
Si
sedette sul letto e sospirò.
Aprì
la finestra e l’aria
gelida la investì. «Clomnel, ti dovrò dire arrivederci» iniziò
mesta. «Non ti vedrò più per qualche
tempo, te con il tuo
mattiniero risveglio, il tuo baccano, le tue luci e soprattutto il
tuo immenso cielo, vivo azzurro di giorno e cupo blu di notte con
milioni
di diamanti incastonanti. Mi mancherai.
Proprio ora che mi sono abituata all'idea che questa sia casa mia,
che questa sia la mia città e che questo cielo sia mio» sussurrò,
ammirando tristemente la buia e solitaria via.
Si
sedette sul davanzale e iniziò a piangere, silenziosamente; a
piangere immobile, senza far rumore, come era abituata;
poi,
accorgendosi di essere sola, gridò, lasciò uscire tutta la sua
rabbia.
Sembrava
che la sedentarietà non le appartenesse, eppure le bastava solo un
tetto, dei cari ed era felice.
Ma neanche questi suoi umili desideri potevano essere esauditi.
Guardò
profondamente il cielo.
Mamma,
dove sei? Perché non mi sei rimasta accanto?
«Mi
raccomando,
Davey, prenditi cura di mia madre» raccomandò per l'ennesima volta,
dandogli i soldi che aveva appena ricevuto da una donna che aveva
incontrato all'aeroporto e che aveva asserito di essere la sua
accompagnatrice.
«Sì,
me lo avrai ripetuto migliaia di volte» roteò gli occhi,
sorridendole dolcemente. «Non preoccuparti: è in buone mani.»
«Prenditi
cura anche di te stesso e di quella matta di Clary» aggiunse,
mentre si avvicinavano sempre più al check-point. Lasciò che la
donna si occupasse delle sue valigie.
«Continua
ad allenarti con costanza, anche se non ci sono io...» continuò,
voltandosi per guardarlo dritto negli occhi.
«E
così tu partirai...» sussurrò Davey, come se ne fosse reso conto
solo in quel momento, accarezzandole dolcemente le guance e
depositando un bacio sulla fronte dell'amica che aveva le braccia
avvinghiate al suo corpo esile ma muscoloso.
«Sì,
ma questa volta è diverso da quell'occasione. All'epoca ci siamo
detti “Addio” in lacrime, ma oggi ci diremo “Arrivederci”
sorridendoci
e promettendoci di tenerci aggiornati e di rivederci al più presto.»
«Se
dopo quell'addio doloroso ci siamo ritrovati, significa che succederà
ancora. Questa volta, però,
parti tu e vai da cinque ragazzi! All'epoca sapevo di lasciarti in un
posto che ti era familiare» Davey chiuse gli occhi, inspirando
profondamente per imprimere nella mente il buon odore di Elle.
Entrambi
sapevano di piacersi, ma avevano taciuto consapevolmente questo lato
del loro rapporto, preferendo essere migliori amici che si
coccolavano e che scherzavano tra loro, senza osare mai avanzare
oltre le carezze e arrivare al bacio.
Si
guardarono negli occhi e annuirono. Si sarebbero lasciati da amici:
con un bacio sulle guance, con un abbraccio; e si sarebbero rivisti
come fidanzati. Elle affondò il viso nell'accogliente petto
dell'amico per nascondere gli occhi che cominciavano a inumidirsi.
Non ci credeva! Non avrebbe visto quelle gentili pupille color
cioccolato per tanto tempo! Né tanto meno si
sarebbe avvinghiata
al suo corpo caldo e avrebbe
sentito le sue
morbide mani sui suoi capelli.
«Mi
mancherai...» le si spezzò la voce.
«Tu
mi manchi già, Elle» Davey la strinse ancora più vicina,
baciandola sui capelli con gli occhi inumiditi.
«Arrivederci...»
Elle cominciò a indietreggiare.
«A
presto, cara» Davey lasciò anche l'ultimo dito di lei, che aveva
stretto con tanto fervore.
Elle
si girò verso il check-point e Davey si girò per dirigersi verso
l'uscita.
***
«Arriva!
Arriva! Ragazzi in posizione!» gridò Zayn che era di
guardia,
appostato davanti alla finestra che dava al vialetto.
Tutti
e quattro si
precipitarono
davanti all'ingresso, mentre Zayn si avvicinò al portone per aprire.
Peccato
che fu troppo lento e la porta lo colpì dritto in faccia, facendolo
cadere a terra dolorante e sanguinante.
«Ah,
il mio naso... il mio bellissimo naso!» si lamentò, premendolo con
il palmo per fermare l'emorragia.
«Scusa!
Avevamo visto la porta aperta, perciò ho spinto la maniglia senza
pensare che...» si scusò la donna.
«Stai
più attenta la prossima volta» le rispose freddamente lui.
«Elle,
io porto le tue cose sopra e...» l'accompagnatrice cercò di
scappare.
«Non
si preoccupi: ci penseremo noi. È già pomeriggio inoltrato e il
vostro viaggio è stato lungo, perciò vada a riposarsi» la
interruppe prontamente Niall con gentilezza.
«Grazie,
allora io vado... mi dispiace per il naso.»
«Ti
costerà caro!» avvisò crudelmente Zayn rivolto
alla donna, che si
girò verso di lui, spaventata.
«È
rotto?» intervenne freddamente Elle. Tutti i presenti si girarono e
la guardarono sorpresa: era la prima volta che dava un
segno di vita.
«Non
credo... non fa tanto male.»
«Allora
taci: la prossima volta impara ad aprire la porta stando un po' a
lato» concluse senza degnarlo di un'occhiata.
«Ragazzi
io vado» annunciò timidamente l'accompagnatrice.
Elle
la guardò per l'ultima volta con tristezza. La donna che l'aveva
accompagnata era stata con lei nella partenza ed era l'unico
collegamento fra lei e la città che amava, mentre
in questa nuova, che non era affatto Londra come avevano detto, non
vi era nulla che glielo ricordava.
Guardare
la sua figura esile che si allontanava rapidamente era come dare
l'addio definitivo alla vita che amava.
Angolino
mio:
Dai
prossimi capitoli ci sarà più spazio per i cinque cantanti(ci
saranno SOLO loro con quella rompiscatole di Elle). Ho dato a loro
una personalità che non appartiene a loro, spero non vi dispiaccia,
ma alla fine scoprirete che ho cercato di rimanere più fedelmente
possibile alla versione che conoscono le loro fans. :)
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Capitolo 3 *** 3. Una strana accoglienza ***
Coso prima
Questa storia è da considerarsi ambientata nel 2014.
I primi capitoli si riferiscono all'inizio dell'anno, verso la metà del gennaio.
Nella storia tutti i cinque e cantanti sono single, almeno all'inizio. ;)
Ho cercato di portare molto fedelmente alcune cose, ma questa è
una storia inverosimile che avrà vita solo in queste pagine.
Capitolo
tre
Una
strana accoglienza
«Benvenuta!»
gridarono in coro, gettandole addosso dei coriandoli. «Speriamo che
ti possa trovare bene qui!» si avvicinarono tutti e cinque a lei e
l'abbracciarono.
Elle
si liberò dagli abbracci e si pulì la giacca dai pezzettini
colorati di carta.
«Dove
posso stare?» chiese senza caricare la voce di alcuna emozione.
Tutto
si aspettavano fuorché una reazione così disinteressata. La loro
intenzione era di addolcirla con un caloroso abbraccio di benvenuto
per poi lavorarla lentamente come avevano fatte con le altre.
Il
primo punto del piano era la sorpresa: dovevano assecondare l'idea
del ragazzo dolce, gentile e sensibile che vi era nella mente delle
fan per poi chiedere le cose più astruse, ottenere il consenso e
rovinarle amorevolmente.
Il
piano era pure diviso in vari livelli. Dopo averla fatta sistemare
come se fosse a casa sua, la facevano molestare prima da Zayn
(livello 1), se superava i suoi tormenti veniva mandata casualmente
da Liam che la pregava di ascoltare, a un volume insopportabile, un
nuovo pezzo – appena registrato – che stranamente durava più di
un'ora finché non fosse finito (livello 2). Generalmente non
andavano oltre al secondo livello, ma al terzo vi era Louis con la
sua passione per la cucina e al quarto vi era Harry che si
improvvisava parrucchiere. Non c'era mai stato bisogno di arrivare
sino a Niall, il quale in teoria doveva aver ideato la tortura
peggiore, ma, difatti, aveva passato tutto il tempo a giocare al suo
gameboy.
«C'è
una stanza vuota riservata a te nel secondo piano» le rispose
garbatamente Niall, allungando una mano per prenderle i bagagli.
Lei
lo fermò. «Grazie, ma posso fare da sola» disse con tono
arrogante.
«Ehm...
urge riunione» affermò Louis una volta che Elle si era allontanata
per portare su le valigie.
I
ragazzi si abbracciarono a cerchio e si guardano tutti occhi negli
occhi.
«È
tutt'una facciata: nessuno resiste al fascino di Zayn Malik» Zayn
si sarebbe baciato i bicipiti, ma in
quella posizione non ci riusciva, perciò si accontentò delle
spalle.
«Concordo
solo sulla prima parte» replicò seccamente Liam.
«Ehi!
Cosa vorresti insinuare?» Zayn gli diede un calcio, beccando però
un altro ragazzo.
«Ahi!
Ma sei fuori?» strillò Louis, cercando di fargli male a sua volta.
«Scusa,
ho sbagliato... ma tu mi hai fatto male! Dove sono i piedi di Liam?»
La
situazione precipitò e ben presto, a furia di darsi calci, le loro
gambe si intrecciarono e caddero a terra, incastrati.
Elle
scese in quel momento: aveva solo appoggiato le valigie al secondo
piano dato che non aveva capito quale fosse la sua camera. Li guardò,
sorpresa.
«Orgia
con i vestiti. Esiste» cercò di spiegare Zayn, guadagnandosi delle
occhiate furiose, dei pizzicotti e un calcio nelle
parti basse da parte di Louis.
Cercò
di urlare,
ma emise solo un suono acuto, rannicchiandosi su se stesso.
«E
ora non fare il volgare e dire il mio bellissimo tu-sai-cosa» Louis
si alzò sistemando le pieghe del suo completo impeccabile.
Zayn
si alzò dolorante. «Ora te la faccio vedere io la mia volgarità!»
dopo il suo solito grido di battaglia, cominciò a inseguire Louis
che aveva guadagnato già abbastanza vantaggio per mettersi in salvo.
Se
non fosse stata
distrutta, Elle sarebbe scoppiata a ridere davanti a una scena così
buffa e infantile.
«Che
ne è della nostra riunione?» bisbigliò Harry dopo aver districato
le sue gambe da quelle di Liam.
«Attuiamo
il piano così come l'avevamo progettato» rispose semplicemente
Niall, alzandosi per dirigersi verso la sua poltrona e prendere in
mano il suo game boy azzurro poggiato su un tavolino.
«Dato
che Zayn è già stato sconfitto, partiamo direttamente da me»
annunciò Liam a Harry, poi guadagnò
passi verso Elle e,
quando le fu a un metro di distanza,
aprì bocca, ma, dopo aver incrociato quello sguardo freddo e così
vero, fece l'inversione e ritornò frettolosamente dal castano.
«Non
non ce la faccio... come posso rivolgerle
una faccia supplichevole e pregarla di fare una cosa che la
distruggerà, quando mi guarda così freddamente?
Ah, solo inutile. Io mi ritiro» disse affranto, appoggiandosi
melodrammaticamente all'amico.
Harry,
se fosse stato un ragazzo con una mente ordinaria, avrebbe dovuto
chiedersi perché Liam non poteva far male a una ragazza che lo
guardava freddamente, invece pensò ad altro. «No, non lo fare! Non
ritirarti in convento!»
«E
chi ti ha detto che voglio andare in convento?! Poi è monastero, non
convento!»
«Ti
sei già rasato i capelli! Ah, no? Allora, per caso desideri recarti
sui monti tibetani e diventare un monaco? No, non prendere questo
fallimento con quest'ottica. Vai avanti, pensa a noi, alla tua
banda... senza di te, senza di te, saremo in quattro e.. e...
quattro... beh è il mio numero preferito...» si bloccò pensieroso,
grattandosi il mento.
«Io
vado...»
«Buon
viaggio!» Harry sventolò le mani, soffiandosi il naso.
«Oh,
cara, vuoi che ti lavi i capelli? Sarai stanca dopo questo lungo
viaggio! E,
già che ci sono,
ti faccio anche una nuova bellissima pettinatura!» le disse
amorevolmente Harry, sedendosi, accanto a lei, sul divano.
«No,
grazie» Elle cercò di non essere sgarbata, poiché era il preferito
della sua migliore amica.
«Dai,
ti prego, per favore! Non puoi dire no a un faccino così!» Harry
appoggiò il suo viso sulle sue gambe, rivolgendole due occhi limpidi
e supplichevoli.
Elle
si alzò, infastidita: l'unico ragazzo che aveva il consenso di
accoccolarsi a lei era Davey e quel buffone non era il suo migliore
amico. Harry rotolò a terra in modo spettacolare mentre Elle si
allontanava da lui con classe.
Niall,
seduto al divano aveva assistito a tutto, scoppiò a ridere
fragorosamente.
«Una
disfatta totale» osservò in lacrime.
«Ingrato!
Io lottavo per la salvezza del nostro popolo e tu ti metti a ridere!
Torna al tuo videogioco» rispose Harry, girando velocemente i
tacchi: se aveva fatto ridere uno che non trovava nulla di diverte in
nessuna occasione era grave.
Siccome
non sapeva dove recarsi, Elle ritornò al divano e osservò
silenziosamente il ragazzo taciturno che giocava incessantemente al
videogioco. Si chiese a
cosa stesse giocando. Stranamente provava delle sensazioni positive
verso quel ragazzo, che a differenza degli altri
pareva essere più normale, come
se non si scomodasse troppo per la sua
presenza.
Mentre
era immersa nei suoi pensieri, arrivò Zayn che si sedette
pesantemente nell'estremità opposta del divano, abbastanza vicino a
Niall.
«Oh,
ciao! Scusa se prima sono stato sgarbato!» assunse un tono
dispiaciuto.
«Ahimé,
come sono sudato...» proseguì davanti al suo silenzio. «Ho tanto
caldo...» disse maliziosamente, togliendosi la canottiera nera e
buttandola casualmente davanti ai piedi di Elle.
«Ma
ho tanta voglia di... tu sai cosa intendo, vero?» sospirò iniziando
a gattonare verso di
lei.
Lei
lo guardò inorridito. «È perché sei grasso» gli rivelò senza
emozioni.
«COSA?!»
gridò lui guardandosi la pancia.
«Se
sei così sudato e ansimante per una corsetta di neanche due minuti,
significa che non hai un fisico forte e hai caldo perché sei grasso.
Lo sai che i pinguini e gli orsi polari riescono a non
soffrire il
freddo perché hanno uno strato consistente di ciccia ovunque?
E anche tu stai cominciando ad accumularla» proferì Elle con tono
professionale, lasciando Zayn a bocca aperta.
Siccome
il cantante rimase immobile, lì, Elle si alzò poiché la sua
presenza gli era sgradita.
Decise
di lasciare l'ampio salotto bianco e illuminato arredato in modo
essenziale per dirigersi verso un'altra stanza:
una qualunque,
bastava che non vi fossero dei pazzi scatenati.
Raggiunse
la cucina ove, stranamente, vi era un buon profumino.
Davanti
a un tavolo metallico trovò Louis che stava preparando dei biscotti
o ciò che avrebbe dovuto avvicinarsi a
quell’idea.
«Ciao!»
squittì amabilmente. «Sto facendo dei biscotti!»
«Lo
vedo...» disse cercando di essere disgustata dal colore
dell'impasto.
«Hai
fame per caso? Prima ho preparato dei muffin al cioccolato davvero
gustosi... potresti assaggiarne uno? Mi piacerebbe avere un tuo
parere.»
«Ehm...
no grazie. Non ho fame» rifiutò scuotendo la testa. Non si fidava
di prendere qualcosa dalle loro mani.
«Ma...
ma... li ho fatti
io con le mie manine.»
Come
se ciò cambiasse qualcosa.
Li
sopraggiunse Liam, mentre Louis continuava a insistere
ininterrottamente.
«Che
succede?»
«Nulla,
ho assaggiato un suo muffin. Dice di non meritarsi i complimenti che
gli ho appena fatto» ironizzò Elle, ritornando in salotto visto che
li aveva raggiunti anche Harry.
«Davvero?
Sei migliorato a tal punto?» esclamò sorpreso Harry, allungando
immediatamente una mano per afferrare un muffin e inghiottirlo in un
solo boccone.
Annaspò
per ritrovare aria dopo essersi quasi strozzato.
«Ma
fa schifo!» sputò nel cestino. «Bleah!» aveva un'espressione
disgustata.
«Ma
come? Avete sempre detto che non era male... che
avevo talento, l’avrebbe ammesso anche Gordon Ramsey!»
«Infatti,
sta scherzando. Stai scherzando, vero?» sibilò duro Liam rivolto
a Harry, coccolando Louis che era ormai
in lacrime.
«Ma
certo... ma ora lasciatemi scappare in bagno!» annunciò, correndo
immediatamente.
«Non
può fare così schifo... Liam» si lamentò il dolce ragazzo.
«No,
certo che no...» cercò di annuire convinto.
«Potresti
assaggiarne uno e dirmi che gusto ha?» Louis offrì una delle sue
creazioni allo sguardo terrorizzato di Liam, che indietreggiò
impercettibilmente.
«Eh,
cosa? Hai sentito? Zayn mi ha chiamato! Devo accorrere in suo aiuto!»
recitò, allontanandosi da quelle schifezze mezze bruciate.
«Non
possono essere così schifose» si consolò da solo. Deglutì,
guardando i suoi meravigliosi muffin
sfornati poco prima. Avrebbe dato uno
strappo alla regola e mangiato qualcosa
di calorico...
dopotutto era per farsi una critica costruttiva.
«A
quanto pare i dolci di Louis hanno un effetto lassativo immediato»
realizzò Harry, strisciando verso il divano occupato da un Zayn in
versione statua e da una Elle abbastanza annoiata.
«Ah,
il pancino! Bagno! Bagno!» gridò Louis, uscendo dalla cucina per
fiondarsi nel bagno che Harry aveva appena lasciato.
«No,
aspetta, devo ritornarci io!» cercò di fermarlo per arrivare nel
suo personale paradiso prima di lui.
Ma
a raggiungerlo per primo fu Louis, il quale, dopo essersi lamentato
della puzza, si sistemò comodamente.
«Ti
prego esci... esci!» Harry continuò a bussare incessantemente la
porta.
«Se
stai veramente così male, usa il tuo bagno personale, no?» suggerì
Niall che non ne poteva più delle sue lagne,
«Louis,
userò il tuo bagno!» annunciò prima di alzarsi con aspetto quasi
trionfale per poi camminare in modo malfermo.
«No!
No! Che schifo! Non osare toccare il mio gabinetto con il tuo sudicio
fondo schiena» dal bagno uscì un tono determinato. «Non osare!»
spalancò la porta del bagno e si mise all'inseguimento del fuggiasco
che aveva già raggiunto le scale.
«Sono
un po' fuori» spiegò Liam, come per scusarsi.
«Solo
loro?» chiese lei con tono sarcastico.
«Anche
lui» Liam, scuotendo la testa, indicò Zayn, che era ancora
appoggiato al divano, immobile.
«Buono
a sapersi.»
«Siccome
mi pare che abbiate tutti escogitato qualcosa per farmi del male,
voglio sapere cosa hai
in mente tu.»
«Ah,
io non farò niente» fece Liam con fare arrendevole, alzando le mani
in segno di resa.
Lo
sguardo di Elle si posò sul silenzioso biondo. «Io non ho pensato a
nulla. Loro quattro bastano e avanzano per vincere contro una
ragazza.»
«Mi
potreste dire qual è la mia camera cosicché possa levarmi dalle
scatole?»
«Piano
di sopra, terza porta da sinistra» le spiegò Niall «e stai attenta
a quando entri.»
«E
seconda dalla destra» aggiunse Liam, dopo che Elle si era avviata.
Elle
aprì la porta lentamente e cautamente. Un pacco di farina cadde
dalla soffitta disperdendosi sul pavimento, me lei si era prontamente
spostata da lato, aspettandosi una cosa simile. Dopotutto era
piuttosto abituata.
Tirate
dentro le valigie cercando di non sporcarle con la farina, si chiuse
la porta alle spalle e decise che la stanza non le dispiaceva.
Non
era immensa, ma nemmeno piccola: era giusta. Aveva le pareti tinte di
un caldo arancione e il pavimento in legno, il suo ideale. Un letto
singolo era adiacente a uno scaffale altissimo e dall'altra parte
della stanza vi era un grande
armadio accanto a una scrivania con un computer bianco appoggiato.
Scostò
le tende gialle e spalancò la finestra.
Si
sedette sul davanzale e lo trovò comodo.
Il
giardino di quelle mastodontica villa era molto curato.
Oltre alla recitazione si estendeva un infinito campo brullo.
L'ambiente era piuttosto sterile e inospitale.
Guardò
l'immenso cielo azzurro d'Inghilterra e tutto sommato non vi erano
troppe differenze con
quello d'Irlanda.
Angolino
mio:
Ancora
una volta vorrei ripetere che non intendo offendere i cinque cantati:
ho solo dato loro un carattere divertente.
Spero
vi sia piaciuto. ^_^
Se
qualcuno ha da suggerirmi delle scene comiche, sarò bel felice di
ascoltarvi: perché scrivere il comico (o qualcosa che possa
avvicinarsi) non è il mio forte!
Il banner è stato creato da una persona che stimo immensamente come scrittrice *-*, ma non vuole essere nominata. XD
Alla prossima!
Elsker.
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