Lupin III- Perdonami, Momochi

di Fujikofran
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incontro ***
Capitolo 2: *** Reciprocità ***



Capitolo 1
*** L'incontro ***


Shirakawa, Giappone, 1970
In un luogo di montagna non si ammira solo il paesaggio o si vive soltanto in armonia con la natura, ma si può anche passeggiare per le vie urbane, specie se l’aria fresca montana si mischia al tiepido calore del sole. È quello che stava facendo Goemon Ishikawa XIII, che si era fermato ad osservare le bancarelle di un mercatino tipico domenicale. C’era un via vai di gente tale da impedire di avvicinarsi meglio ai prodotti esposti, ma a Goemon importava poco: non doveva fare acquisti, anche se una bambolina di legno aveva attirato la sua attenzione, forse perché sembrava come se volesse fissarlo negli occhi. Se l’avesse acquistata non gli sarebbe servita a nulla, se non come soprammobile e, così, era pronto a passare ad un’altra bancarella quando notò un volto familiare. “No, non può essere lei…no, non mi sembra vero…lei…” pensò tra sé e sé nel momento in cui scorse una donna intenta ad annusare dei fiori che un anziano venditore le aveva appena passato. Non poteva sbagliarsi: come lei non c’era nessun’altra, almeno per lui. Abbassò di nuovo lo sguardo e riprese ad osservare quella particolare bambolina di legno. Fece un sussulto nel momento in cui si sentì toccare una spalla.

-Ma certo, non puoi che essere tu, Goemon Ishikawa!-

-Fujiko Mine! Ma sei davvero tu? È passato così tanto tempo e…-

-Sì, sì, sono io…il tempo, caro Goemon, vola senza che nemmeno ce ne accorgiamo-

-È il caso che ti porta qui? Oppure…-

-No, non è il caso. La cosiddetta “Farfalla di Tsukinishi” ti dice nulla?-

-La che? No…aspetta…non starai mica intendendo il gioiello…-

-Tsshhhhh…zitto, ma sei impazzito a parlarne qui? Comunque, sì, sono qui per quell’oggetto…ti prego, promettimi che non lo dirai a nessuno-

-E tu promettimi che non te ne andrai via così presto. Sapevi che mi trovavo qui?-

Fujiko Mine, la ladra che alcuni anni prima aveva stregato un giovanissimo Goemon con la sua bellezza ed il suo fascino, esitò a rispondere, ma poi negò di sapere della sua presenza a Shirakawa.

-Ti va un the? – domandò Fujiko a Goemon, che annuì, incamminandosi per spostarsi dal mercatino.
Poi si fermò e si girò per tornare indietro, ordinando a Fujiko di non muoversi. La donna lo vide precipitarsi verso la famosa bancarella –quella della bambolina di legno- per poi raggiungerla e chiederle di porgergli una mano.

-Questa è per te…mi piaceva troppo e…-

-Grazie!- esclamò Fujiko, buttandogli le braccia al collo. Poi arrossì, guardandolo negli occhi e lui fece la stessa cosa.

-Spero non ti sia dimenticata di ciò che ti avevo detto l’ultima volta che ci siamo visti, anche se era stato in un momento di estremo pericolo…e poi mi sembravi così confusa…-

- No, non l’ho dimenticato e, più che confusa, ero stupita, perché non pensavo che tu me lo avresti detto in maniera così diretta. Quella volta mi sono sentita tremare dentro e fuori, dopo quelle tue parole-

L’ultima volta in cui Goemon e Fujiko si erano visti, lui, dopo averla cercata disperatamente, le aveva detto di aver scoperto chi fosse davvero lei, che era curiosa di saperlo e pronta a rispondergli per le rime, qualora avesse conosciuto qualcosa di falso circa la sua persona. Invece l’unica verità che lui aveva scoperto su quella donna era che non poteva essere altro che la sua fidanzata e a quelle parole lei si era messa la mano davanti alla bocca, come un’adolescente che non riesce a credere alle belle parole dette dal ragazzo per cui sta avendo la prima cotta della sua vita. Fujiko però era dovuta scappare, era in pericolo, e non aveva avuto modo di dire a Goemon che era l’unico uomo che sentisse di amare. Non c’era stato tempo. Ma ora si erano ritrovati e avrebbero preso un the insieme.

-E se il the te lo preparassi io?- domandò Goemon alla donna che in quel momento gli stava per far scoppiare le coronarie per l’emozione.
Fujiko accettò e lui la portò a casa sua, che si trovava in un complesso di case il cui aspetto era a metà tra lo stile classico giapponese e l’edilizia moderna.

-Ma…casa tua è così grande?- domandò Fujiko.

-No, figuriamoci…sto in un posto molto piccolo, dove ho lo stretto necessario. Accanto ci sono altri miniappartamenti, varie sale e palestre: è un centro polifunzionale dove si insegnano soprattutto arti marziali e meditazione. Conosci il Maestro Momochi?-

-L’ho sentito nominare, è un grande maestro, solo che…insomma, ho saputo che è anche uno spietato killer-

-Uno dei migliori. Lui è il direttore di questo centro e io sono sotto la sua tutela, ma non credo di aver voglia di diventare un assassino; almeno non ora-

-Sotto la sua tutela? Cioè pendi anche dalle sue labbra?-

-Una delle prime cose che hai saputo di me è che io perseguo la via della spada. In essa potrò trovare il completamento della mia personalità. Il resto mi importa poco, sinceramente-

Per un attimo Fujiko rimase in silenzio, per riflettere sulle ultime parole di Goemon, che la fece accomodare nella sua casa.

-Com’è bello qui, tutto in ordine- affermò la donna.

-Sono io stesso ad occuparmene: nulla deve essere fuori posto. Allora…facciamo una bella cerimonia del the, come si usava una volta, che ne dici?-

-Volentieri. Vedo che hai molte varietà di the…però scelgo il classico the verde, così tagliamo la testa al toro-

-Almeno andiamo sul sicuro, no?-

Fujiko rimase incantata nell’osservare Goemon che allestiva con cura la cerimonia del the e nel frattempo parlava, come se volesse nascondere un leggero imbarazzo.

-Che cosa? Sei uno studente universitario?- chiese Fujiko meravigliata.

-In un certo senso. Vedi, anni fa avevo tagliato i ponti coi miei genitori, che non mi volevano ladro come i nostri antenati. Poi ci eravamo riappacificati e avevo promesso loro di studiare e mi ero iscritto alla facoltà di Storia e Filosofia, a Tokyo, dopo essermi preparato molto per superare il test d’ingresso-

-E poi?-

-E poi ho superato solo cinque esami. Sono fermo da due anni e non riesco ad andare avanti. Non che non fossi capace, dato che ho passato gli esami col massimo dei voti… è che io ho in mente altre cose e non di assecondare i miei genitori-

-Però, sembra strana, come cosa, tu sei così disciplinato…-

-Certo, però alcune regole mi rendono insofferente. Il problema è che non so che cosa mi infastidisca sul serio. Sono molto tormentato, anche se cerco di nasconderlo-

-Ah, e così sei un ribelle… Comunque non sentirti strano, è solo perché sei giovane. Anche io a volte mi sento piena di dubbi. Saranno anche questi tempi mutevoli… Una curiosità: ma tu sei ricco di famiglia?-

-Sì, sono ricco. Si nota troppo? A voi donne piace la ricchezza, poi-

-Uhm, non sono così venale, anche se cerco di nasconderlo-

Fujiko parafrasò alcune parole di Goemon, per prenderlo un po’ in giro. Poi assaggiò il the e degustò dei biscotti, mentre l’uomo accese la radio, sintonizzata su una stazione che trasmetteva musica pop melodica autoctona.

-Ti piace molto questa musica?-

-La ascolto per rilassarmi. In realtà amo musica che in un posto così tradizionalista come questo verrebbe accettata malvolentieri: non disdegno ciò che proviene da oltreoceano, se devo essere sincero. Lo so, non te lo saresti mai immaginata da uno come me-

-Beh, che problema c’è? La musica occidentale è imparagonabile: io sono una beatlesiana sfegatata, anche se certo rock di San Francisco non mi dispiace-

-A me piacciono i Doors... è più forte di me-

-Che meraviglia il suono dell’organo di Ray Manzarek. Jim Morrison, poi…mmmm… quanto è carino!-

-Concordo. Ha un carisma e un fascino perversi-

-Un po’ come te-

-Trovi che io sia carismatico e perverso?-

-Può darsi-

Fujiko assunse un’aria civettuola, ma poi iniziò a parlare della “Farfalla di Tsukinishi”

-Nella sala museale del municipio è custodito questo meraviglioso gioiello e mi sto organizzando per rubarlo. Lo hai mai visto? I rubini rossi che compongono gli occhi della farfalla valgono più di tutta l’opera, che è d’oro bianco-

-L’ho visto, è magnifico. E tu vuoi rubarlo, giusto?-

-Io sono fatta così: se una cosa mi piace me la prendo. È la mia etica e tu lo sai-

Goemon finì di bere il suo the, senza smettere di guardare negli occhi quella donna dall’etica inusuale.

-La tua personale concezione ce l’hai anche con le persone, vero?- le domandò poi l’uomo.

-Beh, mica tanto! È più facile rubare un oggetto prezioso che una persona-

-Ora stai dicendo una stupidaggine: nella vita avrai rubato più cuori che gioielli-

-Sottovaluti la mia capacità di essere ladra di oggetti preziosi?-

-No, ho sopravvalutato me stesso, dato che credevo che non mi sarei mai…-

-Anche tu hai la mia stessa qualità, Goemon- lo azzittì Fujiko, pronta ad avvicinarsi a lui per baciarlo, ma furono interrotti: qualcuno bussò alla porta.

Il Maestro Momochi era passato a salutare Goemon e rimase di sasso nel notare la presenza di Fujiko.

-Vedo che non ti fai mancare nulla, mio caro allievo…il the, le donne…-

-Maestro, sta fraintendendo: lei è una mia amica e non la vedo da anni. L’ho incontrata per caso oggi mentre ero in città e non potevo non festeggiare questa sorta di rimpatriata-

L’anziano si avvicinò alla donna e le fece il baciamano, presentandosi.

-Fujiko Mine, piacere- le rispose lei con aria altezzosa –sì, sono la Fujiko Mine a cui sta pensando-

-Non sapevo che foste amici- disse il maestro con fare mellifluo e quasi bavoso –Vuole fermarsi qui da noi? C’è posto, ce n’è tanto, come potrà notare-
Goemon si sentì infastidito dal modo di agire di Momochi e faticava a contenersi, ma quest’ultimo si accorse che lo stava guardando piuttosto male.

-Io non posso restare, la ringrazio, devo…-

-Fujiko rimarrà qui stanotte- intervenne Goemon, continuando a fissare Momochi negli occhi –e non c’è bisogno che affitti la stanza: c’è quella degli ospiti, qui da me, è perfetta, anche perché ha un ingresso indipendente. C’era stata mia madre, tempo fa, e si era trovata benissimo-

Più tardi Fujiko andò a sistemarsi in quella camera, il the e tutto quello che aveva mangiato l’avevano saziata a sufficienza, così Goemon decise di cenare con Momochi.

-Figliolo, sai benissimo quale stile di vita tu debba seguire per diventare ciò che ti sei prefissato – gli disse l’anziano –e allora non devi concederti facili distrazioni, altrimenti al sottoscritto faresti perdere solo tempo e, inoltre, non potresti diventare il mio successore, se non seguissi pienamente i miei insegnamenti-

-Maestro, ho solo invitato una persona a bere un the da me, non credo di essermi concesso chissà quale distrazione. Sto seguendo fedelmente in suoi insegnamenti, ma questo non significa che un the e una chiacchierata possano deviarmi al punto tale da mettere in dubbio la successione-

-La sai una cosa? Sei uno sbarbatello presuntuoso, quando mi rispondi così. Non ti permetto di mettere in discussione i miei pensieri e le mie indicazioni-

-Ma io…-

-Tra le mie varie qualità c’è anche quella di sapere leggere nella testa delle persone e nella tua ci sono due pensieri: il primo riguarda me e l’odio che in questo momento tu stai provando nei miei confronti; il secondo, invece, riguarda quella donna. Dai tuoi occhi traspare la voglia di unire la tua carne alla sua per tutta la notte e senza sosta, possedendola fino a quando non sareste completamente esausti. Vorresti devastarti di piacere-

-Maestro, lei sta leggendo nella sua, di testa. Vorrebbe lei quella donna, dica la verità-
Per un attimo regnò il silenzio, ma Momochi seppe tenere sotto scacco Goemon.

-Io ho letto anche nella testa di Fujiko Mine e non sta vedendo l’ora di giacere con te. Vi intendete così bene che state attendendo il momento giusto per concretizzare la vostra voluttuosa bramosia-

Ma Momochi si stava sbagliando: quando giunse la notte, Fujiko dormiva beatamente nella sua stanza e Goemon si coricò da solo, senza prendere, però, sonno, poiché le parole del maestro risuonavano nella sua mente senza dargli pace. Ma, ancor di più, era il pensiero di Fujiko a tormentarlo. Quella donna stava dormendo a pochi metri da lui e la voglia di infilarsi nel suo letto era tanta, soprattutto perché lei non lo avrebbe di certo respinto. Accese la radio e cambiò stazione, sintonizzandosi su una che trasmetteva quel rock occidentale che a lui piaceva di nascosto. Ascoltava quella musica piacevole e pensava a Fujiko, con la mente e, ancora di più, col corpo. “Non puoi controllare i miei sentimenti, Momochi”, disse tra sé e sé. Poco dopo, sentendosi calmo, si addormentò


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Capitolo 2
*** Reciprocità ***


La mattina, Fujiko si svegliò rilassata e, nonostante fosse disabituata a dormire in un futon, non avvertiva dolori muscolari. Decise di fare un bagno caldo e di mettersi un po’ in ordine, per sentirsi a suo agio con Goemon, che l’aveva invitata a fare colazione da lui. Poi bussò alla stanza del giovane, che le rispose di essere in ritardo e non ancora pronto.

-Fujiko, non andartene: io ti apro, ma tu aspettami in cucina, ho quasi finito-

Le aprì la porta e lei trasalì nel vedere che Goemon indossava solo un asciugamano intorno ai fianchi ed aveva metà faccia ricoperta da schiuma da barba.

-Accomodati…perdonami se ti ho aperto in condizioni orrende. Faccio subito, eh!-

Fujiko si recò in cucina, inginocchiandosi di fronte a un tavolo basso tradizionale e, mentre osservava le fantasie che vi erano dipinte, pensava alla bellezza disarmante di Goemon che, seminudo con l’asciugamano, sembrava una divinità greca. Con un batticuore quasi fastidioso, si alzò in piedi e decise di andare a controllare se fosse pronto per la colazione. Non stava trepidando per la fame, ma per la voglia di vederlo nuovamente in quella veste quasi adamitica. La porta del bagno era accostata e si intravvedeva lui che si stava asciugando il viso appena rasato.

-Puoi entrare, se vuoi- disse a Fujiko, accortosi della sua presenza.

-Ehm, scusami, è che…mi stavo chiedendo a che punto stessi e…-

Goemon, attraverso lo specchio, notò un certo imbarazzo da parte della donna.

-Ho quasi finito – disse poi, mettendosi il dopobarba -Mi ci voleva questo bagno rigeneratore, dopo la ramanzina di Momochi di ieri sera-

-Oddio, che cosa ti ha detto? Non mi dire che ce l’aveva con me?-

-Hai indovinato…Vedi, lui per me è come un padre, ma non può impedirmi di vedere le mie amicizie-

Fujiko si avvicinò a lui e lo abbracciò da dietro, percorrendo con un dito la forma dei suoi pettorali e addominali.

-Adesso sono diventata un’amica? Cos’è, c’è Momochi nascosto a spiarci e ci potrebbe sentire?- gli disse appoggiando poi la testa sulla sua schiena muscolosa –chissà se si è accorto di quanto tu sia eccitato, in questo momento-

-Come fai a saperlo?-

-Perché hai la stessa espressione di quando ci siamo presentati. Ti ricordi che su quel treno stavi aspettando che si asciugassero i pantaloni che ti avevo lavato, dopo che quei bambini ti avevano sporcato di gelato, ed eri rimasto in mutande? Eri così imbarazzato per il fatto che ti fossi eccitato fisicamente quando ti avevo solo toccato una mano…* Ma tu sei fatto così: basta sfiorarti per non farti capire più niente…dovresti imparare a contenerti, ma uno come te non potrebbe mai farlo e questo è positivo, per le donne come me. Devi sapere una cosa: non è stato casuale il nostro incontro, ieri; ti stavo cercando da tempo-

-Vuoi che ti aiuti a rubare “La farfalla di Tsukinishi”, vero?-

-Naaaaa, sei fuori strada. Quella la ruberò da sola, mi sono già organizzata. Ti ho cercato solo perché ho deciso di prendere alla lettera quelle tue famose parole dell’altra volta. Mi hai detto che sono la tua fidanzata e allora vorrei che mi facessi davvero sentire tale-
Goemon rimase in silenzio, poi abbozzò un sorriso.

-Sai, sto pensando alle parole che mi ha detto Momochi ieri sera-

-E che ti ha detto, il vecchiaccio, se posso sapere?-

-No, niente…cose nostre. Perdonami, ma non posso dirtelo. Senti, potresti tornare in cucina, vado a vestirmi e…-

Ma Fujiko non gli obbedì e si avvicinò per dargli un bacio, che lui ricambiò con uno più intenso. Poi la strinse a sé e iniziò a slacciarle la camicetta, ma lei si ritrasse e disse che sarebbe andata in cucina, come lui le aveva ordinato.

-No, aspetta, Fujiko, non andarci, io…-

-Non vuoi fare più colazione?-

-Sì, certo, solo che…-

Goemon non finì la frase, ma prese Fujiko per un braccio e la tirò verso di sé.

-Fai in modo che io non debba ancora vestirmi-

La donna rimase di stucco per le parole audaci dell’uomo, che le aveva fatto capire di voler andare a letto con lei, prima di fare colazione.

-Scusami, Goemon, sto forse fraintendendo qualcosa?-

-No, sono convinto che tu abbia capito benissimo-

Goemon le prese il viso tra le mani e la baciò intensamente, prima di prenderla in braccio

-Ehi, che fai? Aiuto!-

-Ti porto in camera da letto-

-No, andiamo da me, la stanza è più grande e c’è un futon meraviglioso-

-Ma tu non conosci la mia camera…-

-Prima mi sono affacciata a guardarla, per curiosità-

-E hai visto che la mattina è troppo incasinata, vero? Ahhaha, hai ragione, è meglio andare da te-

Prima, però, Goemon prese degli incensi dalla sua camera, gli sarebbero serviti per creare l’atmosfera giusta e, appena giunti in camera di Fujiko, quest’ultima si mise a osservare l’uomo che, ancora con l’asciugamano attorno ai fianchi, era chino per posizionare gli incensi negli angoli della stanza.

-Non è che cadono?- domandò la donna, che stava per slacciarsi la camicetta.

-Stai scherzando? Sono fatti apposta per stare in piedi, questi incensi. Aspetta, non spogliarti: voglio farlo io-

Fujiko acconsentì e Goemon si avvicinò per baciarla, iniziando a privarla degli abiti, per poi fare in modo che si adagiasse sul futon. Quando fu su di lei riprese a baciarla sulle labbra e sul collo, per poi scendere sul seno e sul ventre. Quando Fujiko avvertì che lui stava scendendo ancora più giù, cercò di distoglierlo, con un velo di imbarazzo.

-Ti prego, basta, non resisto più con tutti questi preliminari- lo implorò e lui, con un solo gesto, si tolse l’asciugamano e lo gettò, senza curarsi di dove potesse finire. La penetrò immediatamente, senza smettere di baciarla e di accarezzarla per tutto il corpo. Per entrambi era un sogno che stava divenendo realtà: per lui si stava avverando il desiderio di amare con tutto se stesso la prima donna per cui aveva completamente perso la testa e per lei di farsi possedere da un giovane uomo bello come un adone e altruista come non pochi. Erano in balìa l’uno dell’altro: Goemon di una donna meravigliosa dentro cui perdere se stesso, Fujiko di colui che la stava inchiodando sotto di sé con la sua piena virilità, che lei avvertiva completamente dentro e che la stava già mandando in estasi. Il loro modo di amarsi in quel momento era dolce e allo stesso tempo intenso, come la risacca di un mare apparentemente calmo, come il grano che si muove ondeggiando, accarezzato dal vento. I loro respiri affannati e i gemiti non spezzavano l’armoniosità di quel travolgente amplesso.

-E se all’improvviso piombasse qui Momochi?- domandò poi Fujiko, mentre baciava Goemon tra il collo e la spalla e osservava la bellezza della schiena e delle natiche frementi che accompagnavano le sue spinte -Magari quel vecchiaccio ha brutte intenzioni nei miei confronti e…-

-E? Dovrebbe essere così invadente?- rispose Goemon, fermandosi.

-Scusami, avevo immaginato la scena…ahahhahah…non sapevo che nominare Momochi ti smontasse da un certo punto di vista-

-Ma che str…e smettila di sorridere in quel modo!-

Scoppiarono a ridere entrambi, poi fu Fujiko a cercare di riprendere il “discorso”, mettendosi su di lui, che intrecciò le mani con le sue e la baciava su tutto il corpo.

- Vedo che hai smesso di pensare a Momochi- affermò maliziosa la donna, sentendolo nuovamente eccitato.

-Ti prego, non nominarlo più, altrimenti avrò di nuovo problemi-

-Goemon Ishikawa, quanto sei simpatico…-

-Sarò simpatico, ma tu sei perfida-

Risero ancora, furono di nuovo coinvolti fisicamente, ma Goemon non aveva alcuna voglia di farsi “dominare” da Fujiko, così si sollevò per abbracciarla e muoversi insieme a lei. Poi, però, la adagiò sul futon, per mettersi nuovamente su di lei. Non aveva fretta di concludere, ma accelerò la foga di un amplesso che a lui, senza dubbio, piaceva portare avanti e lo dimostrava benissimo, sapendo che la donna che stava possedendo godeva sotto i suoi colpi sempre più impetuosi. “Perdonami, Momochi” pensò l’uomo tra sé e sé nel momento in cui si accorse di aver diffuso tutto il culmine del suo piacere dentro Fujiko, “perdonami, ma la via della spada non riuscirò a seguirla correttamente se dovessi stare lontano da colei che amo”.

 *riferimento all’episodio 3 della serie “La donna chiamata Fujiko Mine”
 
 
 https://www.youtube.com/watch?v=MsP6EKAzEjI

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