Silence

di kwrites
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Casa degli Hemmings ***
Capitolo 2: *** Storie e silenzio ***
Capitolo 3: *** La ragazza nuova ***
Capitolo 4: *** Terrore puro ***
Capitolo 5: *** Pazza ***
Capitolo 6: *** Gli occhiali da sole ***
Capitolo 7: *** Solo l'inizio ***
Capitolo 8: *** Risposte impossibili ***
Capitolo 9: *** Pizza e promesse ***
Capitolo 10: *** Solo un amico ***
Capitolo 11: *** Sfratto ***
Capitolo 12: *** Cattivo con le parole ***
Capitolo 13: *** Incontrare la famiglia ***
Capitolo 14: *** Diciotto - I ***
Capitolo 15: *** Diciotto - II ***
Capitolo 16: *** Amore fraterno ***
Capitolo 17: *** Scomparsi ***



Capitolo 1
*** La Casa degli Hemmings ***


ATTENZIONE: Questa storia non è stata scritta o pensata da me, io la traduco solamente. L'autrice è kwrites (su Wattpad), questo è il suo profilo:  http://www.wattpad.com/user/kwrites. Per chi invece volesse leggere la storia in lingua originale: http://www.wattpad.com/41357266-silence-%C2%BB-a-i-1-the-hemmings-house
Mi sono innamorata di questa storia sin da subito e ho pensato che dovesse essere letta da molte più persone perché è davvero originale, quindi eccomi qui a tradurre. Metterò delle note a fine o a inizio capitolo solo quando sono presenti nel testo originale o se riguarderanno qualcosa di importante nella traduzione. Cercherò di aggiornare ogni due giorni, cioè un giorno sì e uno no, in base alla lunghezza dei capitoli, per alcuni, più corti potrei anche aggiornare ogni giorno, altri più lunghi potrebbero richiedermi più giorni :)
Qui c'è lo stamp con il permesso dell'autrice:
http://i.imgur.com/6sY3jLK.jpg
 Come avete letto, c'è un seguito di questa storia, si chiama "Laconic", e ho avuto il permesso anche per quello, ma è ancora in corso su wattpad e lo tradurrò solamente quando sarà finito (per decidere il rating e roba del genere).
Detto questo, buona lettura :)

 
Silence

1 || La Casa degli Hemmings

 
Trasferirmi era una delle cose con cui avevo sempre avuto dei problemi. Non perché avrei dovuto adattarmi alle nuove persone e al nuovo ambiente, ma a causa di tutti i cliché che esistono e che vengono usati quando una ragazza della mia età si trasferisce. Una diciassettenne si trasferisce in una nuova città e trova un ragazzo carino, si innamorano e superano tutti gli alti e bassi della loro relazione e bla, bla, bla... Quello, se aggiunto al fatto che avevo appena finito di vedere la prima stagione di American Horror Story, non mi rendeva per niente eccitata all’idea di trasferirmi.
« Avete finito di controllare tutto? »
Avevo ricontrollato con i miei genitori prima del trasferimento. « Nessuno è stato mai ucciso o trovato morto in questa casa, vero? »
« Bridgette, siamo sicuri che la casa non è infestata. » sospirò mio padre, posando la tazza di caffè sul bancone per poi prendersi la testa tra le mani.
« Vai a finire di disfare le valigie, adesso. » disse mia madre, indicando le scale.
Camminavo per la mia nuova casa, controllando ogni stanza e ogni porta, anche il sottoscala. Anche se ero leggermente spaventata di andare nel seminterrato finché mio fratello non mi aveva dato una botta al braccio dicendomi, « È un normalissimo seminterrato, scema! »
Pensavo davvero che nel mio seminterrato ci sarebbe potuto essere un Infantata come in American Horror Story? No, veramente no. Ma credevo nei fantasmi, quindi c’era la possibilità che qualcun altro, oltre a noi, vivesse nella casa.
« Questa casa di renderà pazza solo perché tu credi che lo farà. » mi aveva detto mio padre.
Naturalmente, mi avrebbero solo dovuto trovare mentre scavavo vicino al ripostiglio e i miei genitori avrebbero cominciato a farsi ancora più domande sulla mia sanità mentale più di quante non se ne facessero già.  Ero solo prevenuta: non me la sentivo di cacciata dalla mia stessa casa da spiriti maligni, essere uccisa o cose del genere.
« Forse dovresti prendere un po’ d’aria, » suggerì mia madre con un sorriso dipinto sul volto. « Esplora il vicinato, fai qualche amicizia. »
« Così posso trasformarmi in un cliché di Hollywood? » domandai.
« Cosa c’è di sbagliato nell’incontrare un ragazzo carino? »  ammiccò lei.
Il fatto che mia madre stesse davvero provando a relazionarsi con me mi fece sopprimere un lamento. « Mamma, smettila per favore. Me ne andrò se ti farà smettere di comportarti come un’adolescente. »
Ora che i miei genitori erano soddisfatti e si comportavano in un modo leggermente meno imbarazzante con me, afferrai un giacchetto chiaro e aprii la porta per poi ritrovarmi in strada. L’aria era calda, ma c’era un po’ di vento. Forse perché il sole stava iniziando a tramontare.
A circa tre case di distanza dalla mia, c’era una casetta piccola, gialla, con le rifiniture e le persiane bianche. C’era un enorme albero nel cortile, appoggiato al tronco c’era un ragazzo con gli occhiali da sole e i capelli biondicci arruffati. Ero delusa perché lo trovavo attraente e avevo già deciso che non sarei diventata la protagonista una tipica storiella d’amore. Dovevo solo abbassare la testa e continuare a camminare.
« Hey! » mi richiamò la voce di un ragazzo. Alzai lo sguardo, ma vidi che non era il ragazzo appoggiato all’albero. La voce proveniva da un ragazzo che si trovava dall’altro lato della strada. Aveva i capelli biondo platino e la pelle pallida. Anche i suoi occhi erano coperti dagli occhiali da sole. Mi salutò con la mano, ma io scossi la testa. Non ero un’idiota – i miei genitori mi avevano parlato degli sconosciuti pericolosi. Lui continuò a richiamarmi dal suo cortile. « Com’è che non ti ho mai vista in giro? »
« Mi sono appena trasferita. » dissi in risposta.
« Hai un nome? » chiese lui.
Perché avrei dovuto dirgli il mio nome? « Forse. »
Ridacchiò. « Forse? Strano nome, comunque... »
Ruotai gli occhi.  Quel ragazzo stava cercando di essere carino o cosa? « E tu ce l’hai, un nome? »
« Michael » sorrise. « Michael Clifford. »
Annuii, non sapendo cos’altro dirgli. Non volevo esattamente andare a casa, ma non volevo nemmeno continuare a parlare con lui. Si comportava talmente da coglione che avrei voluto essergli lontana dei chilometri.
« Allora, Forse, » cominciò, sorridendo tra sé e sé. « È la tua famiglia che è trasferita davanti alla Casa degli Hemmings? »
« La che? »
Michael iniziò ad avanzare verso di me « Non sai niente a proposito della Casa degli Hemmings? »
« N-no... » Feci un passo indietro, Michael si fermò sul bordo del marciapiede. Un piede fermo sulla strada, si tolse gli occhiali. I suoi occhi erano di un verde chiaro, ed erano molto belli.
« Be’, la storia è che la famiglia Hemmings viveva lì, » cominciò. « Il signore e la signora Hemmings e i loro tre figli: Jack, Ben e Lucas. Un giorno, la signora Hemmings tornò a casa e trovò il marito che la tradiva con la vicina. Allora gli sparò di punto in bianco, fece lo stesso con l’altra donna. Il figlio più grande, Ben, scoprì tutto e la minacciò di spifferare ogni cosa, allora lei lo avvelenò e lui morì. Jack credeva che tutta quella situazione fosse impossibile, malata... e lo faceva stressare davvero molto. I suoi livelli d’ansia salirono vertiginosamente e lui si sparò. Allora rimasero il più piccolo, Lucas, e la sua mamma. Lucas aveva più o meno la nostra età quando successe tutto questo. Sapeva cosa aveva fatto sua madre, ma pensava che lei avesse ucciso anche Jack, il che lo portò al limite. L’addormentò e trascinò il suo corpo nel seminterrato. Le fracassò il cranio prima di impiccarsi. »
Ci misi un po’ per realizzare il tutto. Quello era proprio ciò di cui parlavo! E i miei genitori che mi credevano pazza.
« Quindi, siete voi? » chiese Michael. « Cioè, siete voi che vi siete trasferiti lì davanti? »
« Qual è l’indirizzo di quella casa? » chiesi io.
« Wesfield Drive, numero 30. » rispose.
Sbuffai. Certo che solo noi potevamo trasferirci davanti la casa infestata della città. Cosa avrei dovuto aspettarmi? Sfortunatamente, stavo diventando esattamente il cliché di una storia hollywoodiana. O forse un nuovo episodio di American Horror Story. Chi poteva saperlo?
« Wesfield Drive, numero 31, » gli dissi, cominciando a camminare all’indietro, sui miei passi. « Dovrei fare delle ricerche su, uh... la Casa degli Hemmings? Sì. »
« Cerca di non morire, » fece un cenno con la testa, rimettendosi gli occhiali. Girò i tacchi e si riavviò verso il suo cortile. Feci per girarmi, ma lui mi richiamò. « Hey, Forse! »
« Che c’è? »
« Cosa fai stasera verso... le sette e trenta? »
Avevo appena incontrato Michael e lui mi stava già chiedendo di uscire? Si stava decisamente trasformando in un cliché, no? Ma volevo sapere di più della Casa degli Hemmings, e lui sembrava sapere tutto. Ma allo stesso tempo non ero sicura di Michael. Sembrava.... strano. Non perché si comportava da coglione, ma per il modo in cui mi aveva parlato della casa. Era come se fosse stato veramente lì o qualcosa del genere. Come se ci fosse qualcosa che non avrebbe mai potuto tirar fuori dalla testa, perché era impressa nel suo cervello. Ma stava bene subito dopo averne parlato. Ero curiosa. Volevo sapere tutto quello che potevo.
« Irwin! » esclamò Michael, strappandomi dai miei pensieri. Seguii lo sguardo di Michael dietro di me e vidi il ragazzo appoggiato all’albero. « Che ci fai ancora qui? Probabilmente stai spaventato Forse a morte. »
Il ragazzo – Irwin? – scrollò semplicemente le spalle, senza dire niente. Non si mosse da dov’era. Dovevo ammetterlo, Michael ci aveva visto giusto. Quel ragazzo era veramente strano.
« Quello è Ashton, » mi disse Michael, indicandolo con un cenno della testa. « Non parla. Tipo... mai. »
Ricambiai lo sguardo di Michael. « Perché? »
Michael fece spallucce e fece uno strano verso, che stava a significare “Non lo so”. Mi girai a guardare il ragazzo, Ashton. Feci un piccolo gesto con la mano per salutarlo e lui ricambiò con un cenno del capo. Almeno, mi avrebbe riconosciuta in futuro.
« Allora? » insistette Michael. Mi voltai a guardarlo. « Sei libera stasera? »
Sospirai. « Credo di sì. »
Michael mi sorrise. « Fantastico. Ci vediamo fuori casa tua, quindi? »
« Sì, » confermai, girandomi per andarmene. « A dopo. »
« Ci vediamo, Forse. »
Mi bloccai e mi girai ancora una volta. « Bridgette. È Bridgette. »
« Bridgette...? »
« Cooper. »
« Allora ci vediamo dopo, Cooper. »

 

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Capitolo 2
*** Storie e silenzio ***


So che avevo detto che non avrei messo note al di fuori di quelle originali o inerenti alla traduzione, ma l'altra volta mi sono scordata di darvi i miei contatti per qualisasi cosa, chiedo perdono xD
Qui c'è il mio account su EFP: Marianne_13
E qui Facebook: Marianne Efp

 
2 || Storie e silenzio
 
Rientrai in casa giusto in tempo per sentire il profumo del pesce cucinato invadermi le narici. Amavo il pesce che faceva mia madre, lo adoravo così tanto che mi fece quasi dimenticare la conversazione con Michael sulla casa apparentemente infestata dall’altra parte della strada. Seguii il profumo fino in cucina e trovai mia madre intenta a frullare il purè di parate.
« Hey mamma. » la salutai, sbirciando quello che c’era in pentola
« Com’è andata la passeggiata? » mi chiese, chiudendo la pentola con il coperchio d’acciaio e girandosi verso di me.
Quello mi fece decisamente ricordare la mia conversazione con Michael. Scrollai le spalle, appoggiandomi al bancone. « Bene. »
« Hai incontrato qualcuno del vicinato? »
« Sì, un ragazzo. A dire il vero, due ragazzi. »
Sul viso di mia madre fece capolino un sorriso biricchino. « Davvero? »
« Non è niente di che, mamma, okay? » sospirai. « Uno si comportava da deficiente e l’altro non parla nemmeno. »
L’espressione felice di mia madre sparì. « Be’, sono sicura che ci sono persone migliori in città. Vedrai. »
« Oh, esco con uno di loro stasera. » le dissi.
Lo sguardo che mi rifilò mi fece quasi ridere. Mi guardò come se le avesse appena chiesto di elencarmi i diversi tipi di cibo per cani. Sospirò e ruotò gli occhi, tornando ad occuparsi del cibo in pentola.
« Va bene, » disse finalmente. « Ritorna a casa per le dieci, però. »
Lasciai la cucina e salii in camera mia per fare qualche ricerca, prima di cena. Accesi la lampada sul comodino e mi misi sul letto, mettendomi il computer sulle gambe. Sistemai i cuscini sul poggiatesta e vi sprofondai dentro. Aprii il mio computer e andai su Google a cercare Westfield Drive nella mia città. Spuntarono fuori un mucchio di articoli di giornale. Aprii il primo risultato e il titolo catturò la mia attenzione.
Intera famiglia trovata morta al numero 30 di Westfield Drive. Doveva trattarsi della Casa degli Hemmings. L’articolo, in parole povere, diceva esattamente quello che Michael mi aveva già detto. Passai all’articolo successivo. Ragazzo rimasto ucciso in un incidente stradale. Quello non parlava decisamente della Casa degli Hemmings.
Un ragazzo è stato coinvolto in un incidente in moto il 23 Settembre 2013. La sua famiglia ha richiesto di mantenere l’identità privata, ma è stato rilasciato che fosse appena diciottenne. Nessuno è stato testimone o sa cosa sia successo. Il ragazzo è stato ritrovato qualche metro più in là del suo veicolo, che è scivolato per la strada.
« Bridgette, la cena è pronta! » mia madre mi chiamò dal piano di sotto.
Avrei dovuto chiedere a Michael più tardi. Chiusi il mio computer e raggiunsi la cucina per mangiare. Erano le 7:03 secondo l’orologio analogico del forno. Dopo cena avrei dovuto vedermi con Michael. Mi sedetti di fronte mio fratello e appoggiai i gomiti sul tavolo.
« Tua madre mi ha detto che esci con un ragazzo dopo. » investigò mio padre.
« Un ragazzo? » ridacchiò mio fratello, Jeremy « Quale ragazzo uscirebbe con te? »
Feci spallucce. « Si chiama Michael. L’ho incontrato dopo che mamma e papà mi hanno praticamente chiuso la porta in faccia. »
« Ci deve essere qualcosa di sbagliato in questo tipo se vuole uscire con te, » rise mio fratello. « Andiamo, è uno spacciatore? Rapinatore? Un serial killer? »
« Jeremiah! »  lo sgridò mia madre.
 Jeremy scrollò le spalle e prese la sua forchetta. « La sto solo mettendo in guardia. »
« Se “solo mettermi in guardia” è un nuovo modo per dire che “mi stai prendendo per il culo”, allora lo stai facendo magnificamente. » gli dissi.
« Zitti e mangiare il vostro pesce. » brontolò mio padre.

 
***

Mi tirai su la zip del giacchetto non appena mi richiusi la porta d’ingresso alle spalle e scesi le scale della veranda. Mi sedetti sul bordo del marciapiede di fronte casa mia e aspettai che Michael arrivasse. Fissai il terreno e spostai un mucchietto di terra con il tallone. Poi notai un’ombra scura avvicinarsi. Alzai lo sguardo e i miei occhi incontrarono quelli di Michael.
« Ti diverti, Cooper? » sogghignò.
« Un sacco, » disse mi alzai, togliendomi la terra dai pantaloni. « Allora, dove andiamo? »
« Solo una passeggiata, » sospirò. « Va bene per te, Cooper? »
« Hai qualche problema con il mio nome? » gli chiesi mentre cominciavano a camminare verso casa sua.
Lui scrollò semplicemente le spalle. « Mi piace chiamarti Cooper. Hai qualche problema con il tuo cognome? »
« No, chiedevo soltanto, » gli dissi, e poi aggiunsi, « Clifford. »
Michael rise. « Carino, Cooper. Ma a nessuno piacciono i copioni. »
Camminammo per la strada finché non raggiungemmo la casa che aveva quell’albero enorme in cortile, quello dove era appoggiato Ashton quel pomeriggio. Michael mi guidò nel piccolo vialetto fino alla porta principale. Bussò due volte e poi aspettammo.
« Spero non ti dispiaccia se Ashton si unisce a noi. » disse mentre lo aspettavamo.
« Oh, lui lo chiami per nome. » gli feci notare.
Michael mi rivolse un piccolo sorriso. « Volevo solo essere sicuro che sapessi di chi stavo parlando. » si girò e bussò altre tre volte. « Hey, Irwin, andiamo! »
« Perché non parla? » gli chiesi a bassa voce.
Michael scrollò le spalle e disse « Non lo so » con un uno strano verso. « Non parla nemmeno con me. »
Ashton aprì la porta e uscii di casa, indossava ancora i suoi occhiali da sole. Michael si girò e prese il mio polso e mi riportò sui nostri passi, finché non raggiungemmo la strada. Ashton si mise al fianco di Michael e cominciò a camminare silenziosamente con noi.
« Irwin, ti ricordi di Cooper, vero? » chiese Michael, indicandomi.
Ashton guardò oltre Michael per rivolgermi un cenno del capo, come aveva fatto prima, quel pomeriggio. Ricambiai il cenno, con un piccolo sorriso, prima di abbassare lo sguardo sui miei piedi. Dovevo chiedere a Michael dell’incidente, ma come avrei potuto farlo senza sembrare inquietante? “Hey, vorresti parlarmi del tipo che è morto in mezzo alla strada?” Non era esattamente il modo migliore per chiederglielo.
« Allora Cooper, » cominciò Michael. « Quanti anni hai? »
« Diciassette, » replicai. « Avrò diciotto anni tra due settimane. Perché, quanti anni hai tu? »
« Ahw, sei una bambina! Io ho già diciotto anni, » sorrise orgoglioso. Ashton grugnì e Michael quasi inciampò sui suoi stessi piedi. « Cosa? Ah, sì, Ashton ha diciannove anni. »
« Ahw, sei un bambino! » lo imitai e Ashton mi sorrise, mostrando due fossette agli angoli della bocca.
« Non incoraggiarlo. » borbottò Michael, tirando fuori gli occhiali da sole dalla tasca e mettendoseli.
« Perché indossate costantemente gli occhiali da sole? » chiesi. « Sta facendo buio. »
« Perché siamo fighi, ecco perché. » disse Michael, a testa alta.
Alzai gli occhi al cielo. Bene, era giunto il momento di fare le cose sul serio prima che Michael se ne tornasse a casa. « Hey, posso farti una domanda? »
« Spara, Cooper. » disse Michael, fermandosi sulle strisce pedonali. Guardò da entrambe le parti prima di lasciare che io e Ashton attraversassimo la strada.
« Ho fatto qualche ricerca, » iniziai lentamente. « E apparentemente qualcun altro è morto in questa via. Non sono riuscita a leggere tutto, ma diceva che si è trattato di un incidente in modo. »
Michael si fermò di botto. Ashton mi guardò prima di strattonare Michael con un braccio e spostarlo dietro di lui, per poi ritrovarsi in mezzo a noi. Ashton guardò Michael e tenne le braccia spalancate, come se stesse cercando di proteggermi da Michael, la cui faccia era pallida non appena si tolse gli occhiali. Guardò nella mia direzione, ma era come se stesse fissando un punto oltre di me.
« Devo andare a casa. » disse, quasi in un sussurro.
Ashton si rilassò e lasciò che Michael si girasse e si allontanasse da noi. Superai Ashton gentilmente. « Che vuol dire che te ne devi andare? »
Michael si girò improvvisamente, sembrava furibondo « Lascia perdere, Bridgette, » feci un passo indietro, abbassando la testa. Michael sembrò calmarsi un poco. Si girò ancora. « Ci vediamo domani, Cooper. »
Rimasi a guardare Michael attraversare di nuovo la strada e continuare a camminare, mettendosi di nuovo gli occhiali a coprire i suoi occhi verdi. Ashton toccò delicatamente il mio braccio e mio mi girai a guardarlo. Aprì la bocca come se volesse dire qualcosa, ma poi la chiuse subito. Puntò il dito nella direzione in cui Michael era appena sparito.
« Giusto, vorrai tornare a casa. » dissi e lui annuii. Iniziò a camminare, ma poi si fermò e mi fece cenno di seguirlo. Mi affrettai e cominciai a camminare insieme a lui. Non riuscivo a pensare a niente per riempire quel silenzio, allora feci notare l’ovvio.  « Quindi... tu non parli? »
Ashton ridacchiò e scosse la testa.
« Da quanto tempo va avanti? » chiesi.
Ashton alzò lo sguardo e mi mostrò le dita, come se stesse contando. Sollevò sei dita.
« Sei anni? » esclamai. Lui scosse la testa. « Sei... mesi? »
Annuì.
« Ti stanchi mai di non poter parlare a nessuno? »
Lui scrollò le spalle e annuì un po’.
« Da quanto tempo sei amico di Michael? »
Ashton fece di nuovo la sua conta e alzò due dita.
« Due mesi? » chiesi, e lui scosse la testa. « Due anni? »
Annuì.
« Hai altri amici? »
Lui annuì di nuovo.
« Una famiglia? »
Annuì.
« Con loro ci parli? »
Ashton fece una piccola pausa, poi annuì ancora.
« E perché con loro sì e con gli altri no? »
Sospirò e scosse la testa.
« Giusto, probabilmente non riesci a spiegarlo. Sai, non parlando è un po’ difficile. »
Ashton rise e si passò una mano tra i capelli. Mi diede una pacca sulla spalla prima di mettersi le mani in tasca.
« Quindi... ti sto simpatica? » tirai ad indovinare.
Lui sorrise e annuì.
« Bene, » ricambiai il sorriso. « Anche tu mi stai simpatico. Così forse un giorno mi parlerai. »
Ashton fece spallucce, ma continuò a sorridere.
 
 

 

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Capitolo 3
*** La ragazza nuova ***


3 || La ragazza nuova
 
 
Il giorno dopo, mi svegliai a causa del rumore infernale e acuto che proveniva dalla mia sveglia. Il primo giorno di scuola era arrivato, e io non ero felice. La mia nuova scuola era in fondo alla via. Si chiamava Wesfield High e si trovava all’inizio di Wesfield Drive. Non sarebbe stato un problema arrivarci a piedi.
La sera prima, avevo finito di leggere l’articolo e non aveva trovato nient’altro se non che il ragazzo che era morto viveva nella via. Avevo la sensazione che la Casa degli Hemmings e l’incidente non fossero le uniche cose... interessanti a Wesfield Drive. Ma avrei dovuto aspettare di arrivare a scuola prima di scoprire quali fossero le altre cose.
Mi alzai e indossai un paio di skinny jeans scuri ma scoloriti, una canotta bianca e larga e un cardigan grigio. Non era freddo fuori, quindi pensavo che il cardigan sarebbe bastato. Scivolai nelle mie Vans nere e raggiunsi il bagno. Mi spazzolai i capelli e mi lavai i denti, senza combattere con il trucco. Già non volevo vivere in quella città, non sentivo il bisogno di impressionare nessuno.
Uscii dal bagno e scesi le scale, trovando Jeremy già in cucina. Alzò lo sguardo su di me non appena entrai e sorrise orgoglioso, agitando un pacchetto di tartine. « Ho preso l’ultimo. »
« Fottiti, Germo. » sogghignai.
« Non è un buon umore per andare a scuola questo, » mi disse, parlandomi come si farebbe con un  neonato. « Il che sarebbe a dire, spero che tu sappia che non ti accompagnerò a scuola. Non solo oggi, ma mai. »
Anche se mio fratello era davvero intelligente, non aveva passato l’ultimo anno delle superiori. Ora lo stava rifacendo, mentre io lo iniziavo per la prima volta. Sapevo che sarei passata. A Jeremy seccava semplicemente applicarsi in qualsiasi cosa, a scuola.
Scrollai le spalle. « Non mi aspettavo che lo facessi. Avevo già optato per andare a piedi. » Raggiunsi la porta e presi il mio zaino prima di lasciare la casa.
Non pensava che io non mi aspettassi che lui non mi accompagnasse a scuola. «B-be’... meglio! » mi urlò dietro prima che io chiudessi la porta.
Scesi le scale della veranda e mi raggiunsi strada sul marciapiede. Fissai la Casa degli Hemmings dall’altra parte della strada. Le finestre erano chiuse e sul muro di mattoni erano cresciute delle edere che la ricoprivano quasi completamente. Non appena uscii dal vialetto, potei giurare di aver visto qualcuno nella casa, ma pensai che fossi solamente io, spaventata a morte a causa di tutte le storie sui fantasmi.
« Cooper! » Michael mi chiamò da dietro. Mi girai e lo vidi correre verso di me. Si fermò a camminare quando fu a solo due cortili di distanza da me. « Dove stai andando? »
« Ehm, a scuola. » risposi, anche se suonava come lo stessi chiedendo a lui dove fossi diretta.
« Vai a scuola? » mi chiese, sembrava quasi sorpreso.
« Sì, » risi. « Frequento l’ultimo anno. »
« Merda, Cooper, » imprecò, passandosi una mano tra i capelli. « Pensavo che ti fossi già diplomata o qualcosa del genere. Avevo dei piani per noi oggi. »
Mi bloccai e lo guardai, non riuscii a trattenere il mio sorriso. « Tu hai fatto dei piani per me? Senza chiedermi se fossi libera o meno? »
Scrollò le spalle. « Sapevo che avresti accettato comunque. »
« E in cosa consisterebbero questi piani? »
« Sorpresa. Lo saprai quando tornerai da scuola. Ci vediamo al cancello, va bene? »
« Va bene. »
« A dopo, Cooper. »
Michael girò i tacchi e se ne andò. Ero contenta che non mi avesse parlato di quello che era successo ieri quando l’avevo accidentalmente fatto arrabbiare. Probabilmente aveva capito che non era mia intenzione farlo. Continuai a camminare verso la scuola, guardandomi attorno. Tutte le case sembravano uguali. Erano o a due piani o un piano solo, con piccoli vialetti e cortili leggermente non curati. L’unica casa che sembrava fuori posto era la Casa degli Hemmings, ma a quanto ne sapevo, era disabitata da un sacco di tempo.
Saltai quando sentii il clacson di una macchina. Mi girai per vedere mio fratello passarmi accanto e superarmi. Non appena mi fu davanti mi lanciò un sorriso compiaciuto. Dovevo solo ricordare a me stessa che, tra i due, non ero io quella che era stata bocciata al suo ultimo anno. Mi faceva sempre sentire meglio, pensarlo.
Mi ci vollero quindici minuti per arrivare all’inizio della via. L’enorme e vecchia scuola spiccava sulla strada. Mi ricordò la Casa degli Hemmings per l’aria antica che aveva. Anche il muro di mattoni della scuola era leggermente coperto dell’edera rampicante, il che la faceva sembrare un po’ inquietante, proprio come la casa.
Solo che le persone nella scuola entravano e uscivano costantemente.
Mi feci strada tra i tanti sentieri contorti del campus. Camminai verso le porte principali, ignorando ogni persona che mi stava fissando come fossi una sorta di esperimento scientifico.  Cristo, i ragazzi nuovi affascinavano tutti?
Mi scagliai attraverso la porta aperta nel centro del campus, con lo zaino che minacciava di cadermi dalle spalle. Raggiunsi la segreteria, che era proprio davanti l’entrata principale. Vi entrai e quasi non andai addosso a mio fratello, che stava parlando con la donna seduta dietro la scrivania. Il suo cartellino recitava Mrs. Hadley.
La donna mi guardò e sorrise. « Tu sei Bridgette Cooper? »
« Sì. » annuii.
« Fantastico, » mi sorrise e mi porse il mio orario, che aveva già pronto sulla scrivania. « Come ho già detto a tuo fratello, qui, tutte le lezioni di scienze sono nell’Edificio C. Le lezioni di inglese e storia nell’Edificio B. Matematica nell’Edificio A. La palestra è semplice dato che c’è scritto palestra sopra. La mensa è situata dall’altra parte del corridoio di questo edificio. »
« E come si chiama questo edificio? » chiese Jeremy, passandosi una mano trai capelli spettinati.
« Questo è l’Edificio Principale, » spiegò Mrs. Hadley. « Qui c’è l’ufficio del Preside, l’aula delle punizioni e la segreteria. »
Dopo averci dato altre indicazioni meno generali sulla mappa che avevano ricevuto, io e Jeremy fummo mandati fuori dall’Edificio Principale e ci ritrovammo nel campus ad arrangiarci da soli.
« Sono sicura che conoscerai questo edificio come le tue tasche, » gli dissi. « C’è l’ufficio del Preside. »
« E l’aula punizioni, » disse lui, reggendomi il gioco, cercando di rendere l’insulto di minor effetto. « Non dimenticarlo. Io sto sempre in punizione. Al contrario tuo, che non ci sei mai stata. »
Scrollai le spalle. « Non odiarmi perché sono quella brava. »
« Sì, sei anche quella strana, » replicò.  « Uscire con dei strani ragazzi dopo esserti trasferita in una casa che secondo te è infestata. Seriamente, smettila di guardare American Horror Story. »
Jeremy si diresse verso l’Edificio A. Stavo per spiegargli che Michael non era strano, ma se ci pensavo, un po’ lo era. Era meglio che Jeremy se ne fosse andato, così non avrei dovuto essere d’accordo con lui.
Stavo andando all’Edificio C. La mia prima lezione era informatica forense, ed ero eccitata. Avevo sempre voluto imparare cose del genere. Anche se scienze non era mai stata la mia materia preferita. Immaginavo che quella materia fosse diversa da tutte le altre materie scientifiche. Quindi, se non fossi uscita fuori dalla classe capace di risolvere un omicidio, mi sarei arrabbia parecchio.
Entrai nell’Edificio C e vagai per scale, dove mi aveva fatto vedere Mrs. Hadley. L’aula 108 era nel mezzo del corridoio. Entrai anche se la campanella non era ancora suonata per far capire a tutti di andare a lezione. Non c’era nemmeno la professoressa in classe. L’unica persona presente nella stanza era un ragazzo dai capelli neri e scompigliati e la pelle abbronzata. Alzò lo sguardo quando mi sentì entrare, ma tornò a scribacchiare sul suo taccuino dopo aver visto chi fossi.
Camminai verso il lato opposto della stanza e mi misi seduta in fondo, all’angolo della classe. Posai il mio zaino sul banco e mi misi sulla sedia, appoggiando i gomiti sul tavolo.
« Io non mi sederei lì, » mi avvisò il ragazzo, senza nemmeno alzare lo sguardo. « Lì ci si mettono Erik e Marnie. »
Annuii prima di alzarmi e spostarmi su un altro banco. Di nuovo, il ragazzo mi disse anche quello era occupato. Provai una terza volta, senza fortuna.
« Okay, » sospirai. « Quali posti non sono occupati? »
Finalmente lui alzò lo sguardo e indicò la sedia accanto alla sua. « Questo qui. »
Sbuffai e raggiunsi il posto accanto a lui. Misi il mio zaino sul banco prima di sedermi accanto a lui. Non mi disse niente, continuò a scribacchiare. Ero curiosa di sapere di chissà cosa importante si trattasse da non poter nemmeno riempire un imbarazzante silenzio, ma sapevo che sarei stata scortese. Immaginai che avrei potuto riempire io quell’imbarazzo, se lui non ne aveva l’intenzione.
« Allora... che stai facendo? » gli chiese.
« Sei abbastanza curiosa per essere quella nuova. » iniziò, ancora non mi guardava.
« Cercavo solo di riempire il silenzio. » gli dissi semplicemente.
« È un’altra lingua. » mi disse, guardandomi, finalmente.
« Che lingua? »
« Latino. »
« Lo insegnano ancora? »
« No. »
« Allora‒»
« Stai seriamente facendo troppe domande. » disse ancora, tornando sul suo taccuino.
« Hai seriamente bisogno di una scopata. » borbottai sotto voce, girandomi.
« Ti ho sentito. » disse, senza alzare lo sguardo. Nonostante ciò, riuscii a scorgere un piccolo sorriso sul suo volto.

 
***
 
« Hey, ragazza nuova! » mi chiamò qualcuno, dopo il suono dell’ultima campanella, che segnalava la fine della giornata scolastica.
Mi girai non appena uscii dall’Edificio Principale per poi vedere il ragazzo che era a lezione con me. Era anche in mensa con me, ma non mi disse niente quando mi misi seduta da sola. Eccolo lì, però, nonostante tutto. Forse era uno di quei tipi solitari e taciturni.
« Ho un nome. » gli dissi, quando si avvicinò abbastanza, anche se io non avevo ancora capito il suo.
« Bridgette, » annuì lui. « Lo so. »
Come diavolo faceva a saperlo? Le persone in quella città diventavano sempre più strane, ed ero lì da due giorni. Tecnicamente tre, se il giorno passato a trasportare scatoloni contava.
« Se sai il mio nome perché continui a chiamarmi “ragazza nuova”? » chiesi.
Lui scrollò le spalle. « Non posso? »
« Non più. »
Girai i tacchi e cominciai ad allontanarmi, ma il ragazzo con i capelli improbabili continuò a seguirmi. Sospirai e alzai gli occhi al cielo, ma continuai a camminare. Forse se non lo consideravo se ne sarebbe andato. Ovviamente, mi sbagliavo. Mi seguì per tutta la via fino ai cancelli del campus.
« Dove abiti? » mi chiese.
«  In realtà, sto aspettando una persona. » iniziai.
« Chi? » chiese ancora lui.
« Hey, Cooper! » mi chiamò Michael, alla mia destra.
Guardai la strada e vidi Michael con i propri occhiali da sole sul naso. Inclinò la testa quando vide qualcuno dietro di me, ma continuò ad avanzare.
« Michael Clifford? » chiese il ragazzo, quasi sorpreso.
« Sì, » gli risposi, girando la testa per guardarlo. Poi lo imitai. « Non posso? »
« Non dovresti. » scrollò le spalle, come se tutta quella situazione non fosse niente di che. In realtà, aveva acceso il mio interesse.
« Cosa ne‒»
« Cooper, » disse Michael dietro di me. Mi voltai e lo vidi mentre mi rivolgeva un sorrisetto. « Vedo che hai incontrato Calum Hood. È un mio amico. »
Quindi era quello il suo nome. Guardai ancora il ragazzo, Calum, e lo studiai. Volevo assolutamente sapere perché secondo lui non potessi passare del tempo con Michael, ora che stavo per farlo. Volevo anche sapere perché Michael avesse detto che erano amici quando Calum mi aveva avvertito di non stare con lui. Il viso di Calum era normale. Era come se non gliene importasse davvero che stessi per andarmene con Michael, anche se mi aveva detto di non farlo.
« Ci vediamo in giro, ragazza nuova. » disse Calum, facendomi un cenno con la testa, prima di incamminarsi verso la via da cui era arrivato Michael.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Terrore puro ***


4 || Terrore puro

 
« Seriamente, che cos’è? »  chiesi, ridendo un po’ dato che Michael mi guardava mentre ero presa dalla curiosità e sorrideva.
« Vedrai, Cooper, » disse. « Sii paziente. »
Mi stava guidando per la nostra via. Voleva portarmi a casa sua? Mi stava portando prendere Ashton? Non sarebbero state delle grandi sorprese, e dubitavo che Michael avrebbe fatto tutto quel casino per una delle due cose.
Non appena ci avvicinammo a casa mia, riuscii a vedere una persona sul marciapiede di fronte alla Casa degli Hemmings. Sentii lo stomaco annodarsi, ma poi riconobbi i capelli biondicci arruffati e gli occhiali da sole. Ashton si alzò in piedi non appena ci vide avvicinarci a lui e ci raggiunse a metà strada. Michael si fermò e mi rivolse un sorriso beffardo.
« Pronta per la sorpresa? » mi chiese, eccitato.
« Oh no, ti ho solo pregato di dirmelo tutto il tempo. » risposi sarcasticamente, alzando gli occhi al cielo.
Mi prese per mano fino all’inizio del vialetto della Casa degli Hemmings. « Andiamo a caccia di fantasmi. »
Mentre Michael sembrava eccitato per questo, la bocca di Ashton si incurvò tristemente. Sarebbe stato più facile se avessi potuto guardarlo negli occhi, così avrei capito a cosa stesse pensando. Che c’entrava tutto quello con lui? E perché indossava gli occhiali da sole tutto il tempo? Anche Michael se gli toglieva, ogni tanto.
« Sei serio? » lo guardai senza un’espressione vera e propria. « Questa non è una sorpresa, è un desiderio di morte! Hai mai visto American Horror Story? »
Sapevo che era una cattiva idea guardare tutta la prima stagione proprio prima di trasferirsi, avevo sempre voluto vedere quel telefilm e avevo voluto rimettermi in pari. Michael mi scoppiò a ridere in faccia.
« Avanti! » gridò Michael, già sul vialetto, di fronte alla porta.
Ashton mi mise una mano sulla schiena per dirmi che andare avanti non sarebbe stato poi così pericoloso. Mi girai e guardai casa mia, assicurandomi che nessuno della mia famiglia stesse sbirciando dalla finestra. Quando vidi che non c’era nessuno, mi voltai verso la casa infestata e mi avviai la porta insieme ad Ashton, quando vi fummo davanti, Michael l’aprì.
« Non è chiusa a chiave? » chiesi?
« È stata sfondata. »  rispose Michael dolcemente, entrando nella casa abbandonata.
Lo seguii mentre Ashton era dietro di me. Ashton chiuse la porta e Michael ci guidò nella sala da pranzo. Le finestre lasciavano entrare la luce del sole, così era tutto visibile. La polvere galleggiava nell’aria, e lo spazio in cui ci trovavamo odorava di vecchio e di ammuffito.
« Sono passati solo sei mesi e questo posto già sembra terribile. » notò Michael, guardandosi attorno.
« Pensavo fosse passato più tempo. » dissi, guardandolo.
Lui scosse la testa. « Lucas è morto sei mesi fa. »
Notai che sui muri c’erano delle foto di famiglia. Mi ci avvicinai e ne guardai alcune. Dovevo ammetterlo, i ragazzi non erano male, specialmente quel Lucas. Era davvero un brutto momento per pensare a come quella famiglia fosse attraente, allora mi avvicinai ad Ashton. Stava al centro della stanza, guardandosi attorno con cautela.
Michael girò i tacchi, e io vidi un sorriso malvagio sul suo volto. « Andiamo nella stanza di Lucas. »
Ashton scosse vigorosamente la testa e mi mise un braccio davanti, come se avesse voluto proteggermi.
« Oh, stai zitto, Irwin. » sogghignò Michael. Si avvicinò e mi prese per mano, spingendomi avanti.
Ci condusse per il corridoio e su per le scale. Poi per un altro corridoio e si fermò davanti ad una porta alla fine del corridoio. Mi chiedevo come facesse a conoscere quella casa così bene. Forse era una cosa normale per lui. Forse Calum era stato trascinato qui con Michael prima, ecco perché mi aveva avvertita.
« Pronta? » sorrise.
« N-non tanto. » balbettai. Non avevo realizzato quanto fossi veramente spaventata prima di allora.
« Oh, avanti Cooper, andrà tutto bene. » insistette e poi aprì la porta.
La camera di Lucas sembrava una qualsiasi camera di un adolescente. C’era un grande letto, con il piumone e le lenzuola azzurri. Il pavimento di legno duro era coperto da un  grande tappeto nero. C’erano diversi poster di alcune band sul muro e una finestra che dava sulla strada. Eravamo nella stessa stanza in cui credevo di aver visto un ragazzo quella mattina. Mi si gelò il sangue nelle vene.
« Michael, portami a casa. » provai a chiedere, ma uscì fuori più come un sussurro strozzato.
« Ma non abbiamo ancora iniziato a divertirci. » sogghignò, chiudendo la porta non appena Ashton stava per entrare.
Ashton cominciò a bussare, ma Michael non lo fece entrare. Mi allontanai dalla porta e andai a finire su qualcosa. O meglio, su qualcuno. Mi girai lentamente e vidi il ragazzo che avevo visto nelle foto al piano di sotto. La sua altezza e il suo profilo corrispondevano con l’ombra che avevo visto quella mattina. Volevo gridare, ma non uscì niente.
« Non aver paura, » disse Lucas gentilmente, toccando il mio viso. Feci velocemente un passo indietro, sbattendo la schiena sulla porta. Mi guardai attorno, ma Michael era sparito. Dove era andato? Lucas mi si avvicinò lentamente. « Ahw, Bridgette, va tutto bene. »
Scossi la testa. « A-allontanati da me. »
Ashton continuava a bussare alla porta. Riuscivo a sentirlo mentre cercava di tirare giù la maniglia, ma non funzionava. La porta era chiusa a chiave, non potevo uscire.
Ashton mise entrambe le mani sulla porta, agli angoli della mia testa. Si chinò, così riuscii a sentire il suo respiro sul volto. « Benvenuta a Wesfield Drive. »
Fui scagliata a terra, dietro Lucas, ma non lo sentii nemmeno toccarmi. Quando alzai lo sguardo, era sparito. I peli delle mie braccia erano ancora rizzati per la paura, dato che la stanza era diventata completamente buia. Com’era possibile che non ci fosse più la finestra? Volevo uscire da quella casa.
Le luci tremolarono per un secondo, ma mi bastò per vedere il corpo di Lucas cadere a terra dal soffitto insieme a quello di Michael, insanguinato e sotto di lui. Cacciai un urlo spaventoso e mi accasciai sul pavimento, strisciando verso la porta senza vedere niente.
« Lasciatemi uscire! » gridai, colpendo la porta. « Aiuto! Ashton! »
Cominciai a vedere tutti puntini neri. Mi sentii come se stessi svenendo. Ed era proprio quello che stavo per fare. Mi lasciai cadere a terra e spensi il cervello. Non ricordo nemmeno d’aver colpito il pavimento.

 
Sostanzialmente, smetto di fare la persona seria e scrivo la note d'autrice (di traduttrice?) anche qui OuO Spero che la storia vi stia piacendo, se sì, lasciate una recensione :) Anche piccolina, anche per dirmi che fose è meglio che io mi dia all'ippica invece di tradurre. Anyway, le cose si fanno interessanti perché Luke è entrato in scena! Ashton non parla, Michael si comporta da Michael e cosa ne pensate di Calum? 
Comunque, sul serio, mi sento davvero tanto sola. Mi sembra di star traducendo per i fantasmi (ah-ah- che battuta divertente). Ringrazio comunque mammifero e Alesyne__ che hanno recensito il primo capitolo :3
A presto!
Marianne

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Capitolo 5
*** Pazza ***



5 || Pazza
 
Fortunatamente, mi svegliai nella mia stanza. Mi guardai attorno e vidi che tutto sembrava più o meno normale, ma in realtà non mi fidavo troppo di quello che vedevo. Dopo essere stata alla Casa degli Hemmings, sapevo che per un po’ sarei stata all’erta. Sempre se ero stata veramente nella Casa degli Hemmings. Non riuscivo a capire se avessi sognato tutta la faccenda o meno.
« Cooper, » disse Michael, spuntando dall’angolo della mia stanza. Sorrideva. Tremai e scivolai giù, tirandomi su le coperte come se avessero potuto salvarmi. « Felice di sapere che ti sei svegliata. »
« Esci di qui » gli ordinai.
Mi guardò con i suoi occhi verdi. « Oh, avanti, Cooper‒ »
« Non cominciare a fare “avanti, Cooper” con me, » sibilai. « Non so cosa cazzo sia successo oggi, ma non ti voglio più vicino a me, mai più, hai capito? »
« Cooper, era uno scherzo. » rise lui.
« Uno scherzo di cattivo gusto, » lasciai uscire una risatina tagliente. « Ora vattene. Sparisci. »
« Bridgette‒»
« VATTENE VIA! » gridai, chiudendo gli occhi, gridai con tutta la forza che avevo. Quando li riaprii, Michael non era più nella stanza.
« Bridgette! » esclamò mia madre, entrando nella mia camera. « Stai bene? Che cos’era tutto quel casino? »
Guardai con cautela la mia stanza. Che cosa mi stava succedendo? « N-niente, mamma. Solo un brutto sogno. »
Annuì lentamente « Va bene. »
Mia madre uscì dalla stanza, e io mi tolse le coperte di dosso. Mi alzai dal letto e mi avvicinai allo specchio per vedermi. I miei occhi erano rossi e gonfi, dovevo aver pianto, e avevo un livido sulla schiena, forse me lo ero fatto quando avevo colpito il pavimento. Sapevo che era successo tutto quel pomeriggio, doveva essere tutto vero, ma perché era successo tutto quello? Cosa stava accadendo? Mi trovavo lì solo da due giorni!
Un colpetto alla finestra mi strappò via dai miei pensieri. Mi girai di scatto e afferrai la prima cosa che mi capitò sotto tiro. Dopo quello che era successo, ero spaventata di ogni cosa. Calum aveva ragione, non avrei dovuto passare il mio tempo con Michael. Mi aveva rovinato la vita in un’ora sola.
Vidi un piccolo ciottolo colpire ancora la mia finestra, causando quel rumore fastidioso. Continuai a fissarla, non sapendo esattamente cosa fare. Avrei dovuto forse vedere chi fosse? Forse Michael voleva spiegarmi cosa stesse succedendo davvero. Camminai lentamente verso di essa e guardai fuori. Vidi la massa di capelli arruffati di Ashton brillare sotto la luce della luna. I suoi occhi erano ancora coperti dagli occhiali da sole. Aprii la finestra.
« Cosa vuoi? » chiesi in un sussurro.
Lui indicò se stesso, poi indicò la mia stanza. Mi stava chiedendo di poter salire.
« Perché dovrei lasciarti salire dopo quello che tu e Michael mi avete fatto oggi? » continuai io.
Lui si indicò di nuovo e agitò le mani di fronte a sé, facendo un movimento orizzontale. Sapevo cosa stava dicendo: non sono stato io.
Dovevo ammettere che lui era stato chiuso fuori dalla stanza e aveva provato a farmi uscire, inutilmente. Sospirai, e gli feci cenno di salire. Non sapevo come avrebbe fatto ad arrivare fino alla mia stanza e sinceramente non mi interessava per niente. Andai a sedermi sul letto, e mi rimisi sotto le coperte.
Ashton entrò nella mia stanza senza far rumore, prima di chiudere la finestra. Si mise seduto sul bordo de mio letto e si guardò attorno, annuendo tra sé e sé.
« Quindi che ci fai qui? » gli chiesi.
Girò la testa mi guardò. Mi indicò e fece un cerchio con il pollice e l’indice, lasciando le altre tre dita tese.
Stai bene?
« No, non sto bene. » dissi tagliente. « Non nemmeno cosa sia successo oggi pomeriggio. Non riesco nemmeno a capire se sia stato reale o meno. Ho dei lividi, quindi dovrebbe esserlo. Posso giurare che Michael era nella mia stanza un momento fa, ma quando ho aperto gli occhi lui era sparito. Credo di essere pazza! »
Ashton scosse la testa e poi sospirò, mettendosi la testa tra le mani. Sapevo che voleva dirmi qualcosa, ma non poteva. Lui non parlava.
« Ashton, devi dirmelo, » insistetti, il tono della mia voce era più dolce adesso. « Per favore, devi parlarmi. Devo sapere cosa sta succedendo. »
Ashton mi guardò e sospirò di nuovo, dispiaciuto. Scosse lentamente le testa e distolse lo sguardo, dandomi le spalle. Gattonai fino a raggiungerlo e poi mi misi seduta accanto a lui. « Ashton? »
Lui sollevo le mani e le mise sotto le gambe. Non poteva fare niente. Non mi avrebbe detto niente.
« Puoi ameno rispondermi ad una domanda? » chiesi. Lui annuì. « Sono pazza, secondo te? »
Ashton fece un mezzo sorriso prima di scuotere la testa.
 

 
Lo so che è corto, ma purtroppo non li scrivo io ç_ç in teoria avrei dovuto aggiornare ieri, ma martedì non sono stata a casa e non ho potuto tradurre, quindi posto oggi. Okay, essenzialmente non succede niente (eccetto Ashton che è così dfhjgf),  ma il prossimo sarà un po' più lungo :) Ahh, avevo ragione, inserire la mia demenza anche qua vi ha spronati (?) a dire quello che pensate. Mi rende molto felice, sono davvero contenta che la storia vi stia prendendo *__*
Quindi ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo: xperfoned, Tenerifesea_, Chiaras e cjnnamon. Grazie per farmi sentire meno sola ahaha ♥
Se tutto va bene, sabato dovrei riuscire a mettere il sesto capitolo :3
Baci,
Marianne


 
 

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Capitolo 6
*** Gli occhiali da sole ***



6 || Gli occhiali da sole

Passai tutta la notte a parlare ad Ashton. Lui mi ascoltò pazientemente – non che avesse molta scelta. Ma sapevo che stava ascoltando perché a volte annuiva e rideva, e lo faceva sempre al momento giusto. A volte mi aveva anche sfiorato delicatamente il braccio o la gamba per provare a farmi delle domande su quello di cui stavo parlando. Ashton era una fantastica persona a cui parlare, non perché lui non parlava, ma perché sembrava capire ogni cosa.
Rimanemmo seduti sul mio letto a parlare per ore. A un certo punto, gli proposi di andare al piano di sotto a prendere qualcosa da mangiare dopo che i miei genitori furono andati a dormire. Mangiammo un po’ di pane e formaggio avanzati e poi parlammo e basta. Gli parlai principalmente della mia famiglia, della mia nuova scuola e della mia vecchia vita. Gli raccontai di come mia madre volesse diventare un’artista, ma non riusciva a trovare il tempo per andare alla scuola d’arte; di come mio padre fosse un uomo d’affari di una compagnia fondata con i suoi amici, ma che poi era rimasto fregato e ora lavorava per la compagnia rivale; di come io e Jeremy non fossimo mai andati veramente d’accordo e del fatto che lui pensasse che io fossi matta. Gli parlai di come i miei vecchi compagni di scuola di erano completamente dimenticati di me dopo il trasloco. Non si erano mai preoccupati di contattarmi o altro. Anche prima che me ne andassi, mi avevano già tagliato fuori dalla loro cerchia.
Poi gli raccontai il mio primo giorno di scuola. Gli parlai di Calum – il ragazzo misterioso con i capelli strani che mi aveva detto di stare attenta con Michael. Ashton sembrava davvero interessato quando lo menzionai, ma in realtà non mi disse niente su di lui.
La mattina dopo, mia mamma bussò alla porta, volendo sapere se “mi sarei alzata presto”. Le spiegai che non mi sentivo bene – dopo essermi ricordata quello che era successo il giorno prima, non volevo vedere Michael o Calum, ma nemmeno tirarmi fuori da quel problema – e che volevo tornare a dormire. Quando mi svegliai di nuovo, Ashton dormiva ancora accanto a me. La luce che filtrava tra le tende illuminò il suo viso. I suoi occhiali da sole erano sul comodino. Un occhio era cerchiato di viola. Indossava degli occhiali perché aveva un occhio nero?
Invece di svegliare Ashton, lo guardai dormire. Sembrava pacifico e tranquillo, e davvero molto carino. I suoi capelli gli coprivano un po’ il viso e lui russava leggermente. Una mano era sotto il cuscino mentre l’altra era stretta sul lenzuolo di fronte a me. Mi girai a guardare l’orologio. Le 9:57. Non sapevo se quel giorno Ashton dovesse andare da qualche parte, quindi immaginai di doverlo semplicemente svegliare.
« Ashton, » sussurrai, scuotendolo gentilmente. « Ashton, svegliati- »
I suoi occhi si aprirono lentamente. Vidi che erano di un nocciola molto chiaro, che sembrava lucido grazie al sonno. Si concentrò sul mio viso e all’improvviso sembrava preso dal panico. Si alzò a sedere a cominciò a cercare qualcosa. Finalmente prese i suoi occhiali e se li infilò, ributtandosi sul cuscino.
« Li indossi per il tuo occhio nero? » gli chiesi.
Lui scosse la testa e guardò il soffitto.
« Vorrei che non li indossassi, » dissi piano, giocando con il lenzuolo. « Hai dei bellissimi occhi, sai? »
Ashton arrossì e cercò di reprimere un sorriso. Mi circondò la mano con la sua, grande rispetto alla mia, e la strinse gentilmente.
« Dunque, I miei genitori sono a lavoro e Jeremy è a scuola, » gli dissi. « Vuoi fare colazione? »
Lui si tirò su e annuì, con un sorriso serrato sul viso. Risi prima di alzarmi dal letto e guidare Ashton fuori dalla mia stanza, giù per le scale fino in cucina. Non appena diedi un’occhiata in frigo, lui fece un colpo di tosse, come se volesse schiarirsi la voce. Mi girai e lo vidi fermo in corridoio, vicino alla porta.
« Che c’è? » gli chiesi.
Indicò la porta con un cenno del capo.
Guardai la porta con cautela, « E se ci imbattiamo in Michael? »
Annuì comprensibilmente e sospirò. Poi all’improvviso sollevò la testa come se avesse avuto un’idea. Sollevò le mani verso di me, dicendomi di rimanere dov’ero.
« Va bene. » risi leggermente.
Lui sorrise in risposta e uscì dalla porta. Mi lasciai scappare un sospiro, lentamente. Realizzai di star diventato un cliché hollywoodiano, ma non il tipo che credevo sarei diventata se avessi incontrato un ragazzo carino. Sembrava più il cliché di un film horror.
Mi sedetti sul bancone della cucina, agitando i piedi avanti e indietro, aspettando che Ashton ritornasse. Quando sentii bussare alla porta, scesi giù dal bancone e quasi finii addosso alla porta. L’aprii e vidi Ashton rivolgermi un sorriso a trentadue denti, teneva in mano un portachiavi e tre le sue dita oscillavano delle chiavi di una macchia. Riuscii a vedere un’auto rossa sportiva dietro di lui, parcheggiata sul mio vialetto.
« Sai guidare? » chiesi e lui annuì. Entrò in casa e chiuse la porta, guidandomi verso le scale, le indicò. « Va bene, va bene. Sarò pronta tra dieci minuti. »
Corsi su per le scale a prepararmi. Misi dei leggins neri, una canottiera bianca e un giacchetto verde muschio. Scivolai nelle mie solite Vans rovinate prima di andare in bagno a spazzolarmi i capelli e lavarmi i denti. Corsi giù per le scale e trovai Ashton in sala da pranzo, guardando le fotografie sparse qua e là per la stanza.
« Curioso, eh? » sorrisi.
Ashton alzò lo sguardo da una delle foto che aveva preso dal mobile e sorrise, mostrando le sue fossette. Mi mostro la foto e mi indicò in essa. Poi piegò le mani e le portò vicino al suo viso.
 Eri molto carina.
« Stai zitto. » arrossii, dandogli un’amichevole botta sul braccio.
Andò a posare la foto prima di indicare la porta con entrambe le braccia. Presi la sua mano e lo guidai alla porta, ma aspettai che lui uscisse per primo. Aprì la porta e la trattenne perché uscissi anche io, poi ci ritrovammo sulle scale della veranda. Chiuse la porta per me prima di posare la sua mano sulla mia schiena e condurmi fino alla sua macchina. Sembrava una guardia del corpo, da come studiava la strada per controllare che Michael non spuntasse all’improvviso. Gli occhiali da sole aiutavano a rendere la situazione un po’ più reale.
« Irwin! » La voce di Michael spuntò dal nulla, facendomi sobbalzare. Mi guardai attorno e lo vidi camminare verso di noi, veniva dal cortile della Casa degli Hemmings. « Che ci fai con Cooper? Non lo sapevi che non ci vuole attorno? »
« Non ho mai detto niente su Ashton, » lo corressi. « Non mi ha fatta quasi uccidere. »
« Stavi benissimo, Cooper, » mi stava trattando come una bambina. « E comunque, Irwin è cattivo quanto me. »
« Di che stai parlando? »
« Sto dicendo che quello che è successo ieri non è niente in confronto a quello che può farti lui. »
Ashton si mise di fronte a me, guardando Michael.
« Te l’ho detto, Irwin, » disse Michael. « Ci odia. Smettila di difenderla. »
Ashton si girò verso di me. Afferrò i suoi occhiali da sole, ma fu fermato da Michael.
« Non puoi toglierteli, » disse. « Non quando la stai guardando. Conoscere certe cose ha un prezzo, Irwin, e tu hai già pagato per sapere. Ma per spifferare un segreto... be’, c’è un prezzo diverso. E credo che tu sappia di cosa si tratti. »
Ashton si tolse gli occhiali e fissò Michael. Di lato, i suoi occhi sembravano duri come la sua mandibola serrata ed erano pieni di rabbia.
« Non saremo coinvolti solo noi, » sogghignò Michael. « Se le cose vanno male, so che tu otterrai tutto il peggio. Anche Bridgette ci è dentro fino al collo, adesso.  »
« Cosa? » domandai, afferrando Ashton per un braccio per farlo girare verso di me e guardarlo negli occhi.
« NO! » ruggì Michael.
In un attimo, Ashton era sul vialetto, il braccio di Michael intorno al suo collo mentre gli teneva gli occhiali sul viso. Io ero seduta sull’erba, come se qualcuno mi avesse spinta all’indietro.
« Sei stato avvertito, Irwin. » disse Michael. « Ma tocca a te stare attento, adesso. »

 
 
Come promesso, è sabato e io sono qui ad aggiornare e rompere le balls. Ve l'avevo detto che questo era un pochino più lungo e un pochino più interessante u.u Ma quanto sono carini Bridgette e Ashton? *w* Non sappiamo ancora il segreto degli occhiali da sole - cioè, io lo so - ma se la memoria non mi inganna si dovrebbe venire a sapere nel capitolo 8 :)
Anyway, ringrazio Tenerifesea_ per aver recensito lo scorso capitolo e elisa96all per aver lasciato un commento breve ♥ Continuate a farmi sapere cosa ne pensate :3
Il prossimo aggiornamento sarà lunedì, salvo imprevisti tipo il computer che scoppia da un momento all'altro lol
Baci,
Marianne



 

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Capitolo 7
*** Solo l'inizio ***



7 || Solo l'inizio

« Non c’eri ieri. » iniziò Calum, quando entrai nella classe di informatica forense in anticipo, ancora non c’era contatto visivo tra di noi.
« Grazie, capitan ovvio, » sospirai, cercando il mio quaderno nello zaino. « Mi sono persa qualche appunto importante ieri? »
« Non ero qui. » disse.
Mi fermai e lo guardai. « Allora come sai che non c’ero nemmeno io? »
Lui smise di scrivere per guardarmi e scrollò le spalle. « Ti ho vista con Ashton. »
« Anche tu conosci Ashton? »
« Sì. »
« Anche tu hai da dire qualcosa di vago e inquietante su di lui? »
« Assicurati solo che dia retta a Michael e Luke. A parte questo‒ »
« Luke? »
« Lucas. »
« Sai anche qualcosa di Lucas? » quasi urlai.
« Shh, » disse, mettendosi le dita sulle labbra. « Sì, so di lui- lui preferisce venir chiamato Luke, comunque. E so anche di Michael e Ashton. Io so tutto, okay? »
« E non mi hai mai detto niente perché...? »
« Perché tu non sapevi niente, » disse lui. « Cioè, ancora non sai niente, ma sai abbastanza cose perché io possa dirti anche quello che so io. Ma io so comunque più cose di te. »
Lo guardai scettica. « Parla inglese, Calum. »
Calum sospirò e posò la sua matita per poi passarsi entrambe le mani tra i capelli. Riprese la matita in mano e cominciò di nuovo a scrivere. « Ci vediamo fuori dalla palestra dopo le lezioni. »

 
***
 
Camminai più veloce che potei per raggiungere la palestra senza sembrare un’idiota. Ero davvero elettrizzata di vedere Calum. Nonostante il fatto che l’ultima volta che avevo visto qualcuno dopo la scuola fossi quasi morta. Raggiunsi la palestra e aspettai vicino alle porte di vetro che gli studenti spingevano per uscire. Tirai fuori il mio telefono per controllare l’ora. Le lezioni erano finite da tre minuti. Avevo tempo, ero decisamente troppo impaziente. Ma non vedevo l’ora di sapere finalmente quello che stava succedendo.
« Andiamo. » disse Calum, cominciando a spingermi in avanti.
« Uhm, anche io sono felice di vederti. » dissi.
« So che odierai farlo, ma dobbiamo tornare  a casa di Luke, » disse, stringendomi ancora il braccio, e mi trascinò in strada, fuori dal campus. Piantai i piedi a terra per impedirci di ritornare in quella terribile casa. « Non ti preoccupare, andrà tutto bene stavolta. Dobbiamo solo passare a casa mia a prendere una cosa. »
Si fermò ad un benzinaio a pochi minuti dalla scuola e rimase lì. Mi lasciò il braccio e cominciò a canticchiare tra sé e sé.
« Stiamo aspettando qualcosa? » chiesi.
« Qualcuno, » mi corresse. « Ho mandato un messaggio ad Ashton e gli ho chiesto se ci veniva a prendere. Casa mia è l’ultima della via. »
Perché tutti vivevano a Westfield Drive? Sospirai e mi misi seduta sul marciapiede, mentre Calum continuava a cantare una canzone che non conoscevo. La macchina sportiva rossa di Ashton arrivò, finalmente, Calum aprì la porta e spostò il sedile in avanti per farmi sedere sui sedili posteriori.
Entrai e mi allacciai la cintura. Ashton si girò e mi rivolse un sorriso veloce.
« Hey, Ashton. » lo salutai, ricambiando il sorriso.
Calum spostò il sedile indietro e si mise seduto. Chiuse la porta subito dopo, Ashton mise in modo e si avviò verso casa di Calum. Superammo casa mia e quelle di Michael e Ashton, dove ero capitata il mio primo giorno lì. Ashton entrò nel vialetto. Era piccola, come quella di Ashton, ma era dipinta di un blu pastello.
« Torno subito » disse Calum prima di scendere dalla macchina e di entrare in casa.
Mi chinai in avanti per parlare con Ashton. « Perché dobbiamo tornare alla Casa degli Hemmings? »
Ashton aprì la bocca, ma la richiuse subito. Sospirò e scrollò le spalle. Ovviamente, era una cosa che non poteva spiegare a gesti.
« Non.... non succederà di nuovo qualcosa di strano, vero? » mi accertai.
Ashton scosse lentamente la testa, probabilmente non era sicuro di quello che sarebbe successo.
Calum tornò indietro con un libro tra le mani. Mi misi di nuovo seduta di dietro prima che Calum entrasse in macchina. Ashton uscì dal vialetto e tornò da dove eravamo venuti. Parcheggiò nel vialetto della Casa degli Hemmings, spegnendo il motore. Calum scese dalla macchina e tirò in avanti il suo sedile, permettendomi di uscire. Però io non riuscivo a muovermi.
« Avanti, Bridgette, » sospirò, tendendomi la mano. « Non ti faranno niente se ci sono io. »
Presi la sua mano con cautela e uscii dalla macchina. Ashton camminò al mio fianco mentre entravamo in casa. Calum ci guidò fino alla sala da pranzo e posò il libro sul tavolino. Mi guardai attorno, vedendo che la stanza sembrava molto meglio tenuta di quando vi ero entrata la prima volta. Niente era vecchio o impolverato, e la puzza di muffa era sparita.
« Va bene, testa di legno, puoi uscire fuori adesso. » Calum chiamò qualcuno.
« Testa di legno, » disse Michael dal divano su cui stava bighellonano. « Questa mi è nuova. »
« Io l’ho già sentita prima, » disse Luke da dietro di me. Mi girai all’improvviso per vederlo appoggiato allo stipite della porta della sala da pranzo. Abbassò lo sguardo su di me e mi sorrise calorosamente. « Oh, ciao Bridgette. »
Mi avvicinai ad Ashton. Lui mi tirò a sé delicatamente, solo per farmi capire che era lì per proteggermi.
« Oh, calmati, » rise Michael. « Non ti faremo niente. »
Mi voltai a guardarlo. « Non mi avete ancora detto cosa significa tutto questo. »
« È per questo che sono qui, » s’intromise Calum. « Siediti, Bridgette. »
Mi sedetti sul divano, accanto a Calum, Ashton prese posto vicino a me. Luke si mise seduto sulla poltrona reclinabile, appoggiando i piedi sulla sedia in vece di tenerli sull'apposito poggiapiedi. Calum sfogliò il libro prima di trovare la pagina che gli interessava e lo lasciò aperto sul tavolo.
« So che Michael ti ha già parlato di questa casa, ma c’è molto di più di quello che sai, » iniziò Calum, girandosi a guardarmi. « Michael e Luke erano amici prima di quello che è successo. In realtà, Michael ha incoraggiato Luke a fare quello che ha fatto. Non so davvero come dirti questo senza essere completamente indelicato, ma... » Calum fece una pausa per cercare le parole giuste da dire.
« Sono morto. » asserì Michael.


 
Ciao a tutti! Sono di nuovo puntuale, wow! Allora, lo so che la cosa è piuttosto confusa, se non capite qualche passaggio ditemelo, è molto probabile che abbia tradotto male qualche modo di dire (mai dire mai), ma questo e il prossimo capitolo spiegheranno tutto, lo giuro :3
Quindi sì, Michael è un morto vivente (?) è come Luke, ma alcuni di voi l'avevano già capito ;) Nel prossimo capitolo si capirà anche il ruolo di Calum in tutto questo casino e un pochino quello di Ashton.
Ringrazio You_, Letizia25, elisa96all, KleineJAlien, Tenerifesea_, mammifero e xperfoned per aver recensito lo scorso capitolo ♥

Detto questo, ci sentiamo mercoledì :3
Baci,
Marianne

 

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Capitolo 8
*** Risposte impossibili ***



8 || Risposte impossibili

 
Non riuscii a fare a meno di scoppiare a ridere in faccia a Michael. Era morto? Voleva dire che era un fantasma. Ero seduta in una stanza con un fantasma?
« Non solo uno, tesoro. » disse Luke, da dove era seduto.
Non solo uno? Come sapeva che stavo pensando a quello? Prima che potessi chiedere qualcosa, Calum sospirò.
« Luke, » lo rimproverò. « Una cosa alla volta, per favore. Lasciale elaborare il tutto. Okay, dov’ero rimasto? Ah sì, Michael è morto. »
« Sì, » dissi lentamente, annuendo. « L’avevo capito. »
Calum prese una pagina del suo libro. Lo aprì allo stesso articolo di giornale che avevo letto l’altra notte sull’incidente in modo. Come faceva ad averlo?
« So che l’hai chiesto a Michael » disse Calum. « E che lui si è arrabbiato, giusto? Non voleva parlarne. Perché si trattava di lui, Bridgette. Michael è morto in quell’incidente. »
I miei occhi si spostarono su Michael. Giocava con le dita, non voleva guardare nessuno. Riportai il mio sguardo su Calum, sperando che mi spiegasse meglio quello che era successo, ma non lo fece. Andò avanti.
« Lui e Luke erano amici prima dell’incidente, » continuò Michael. « Luke era venuto a saperlo e venne da me a chiedere aiuto. »
« Aiuto? » domandai. « Per cosa? »
« Ciò che mi riguarda, Bridgette, è che io... sono coinvolto nella magia nera, » disse Calum, grattandosi la testa. « Posso portare indietro le persone. Non necessariamente in vita, ma posso evocare il fantasma del deceduto. Luke lo sapeva e si è rivolto a me. Nessuno sapeva cosa avesse causato l’incidente e Luke doveva scoprielo. Ma per avere il mio aiuto, bisogna pagare. »
« Pagare per essere aiutati? » chiesi, volendo più spiegazioni.
« Esattamente, pagare per aiuto. » disse Luke. « Devi rinunciare a qualcosa o portarti una sorta di regalo sulle spalle per sempre. »
« Qual era il tuo... il tuo pagamento? » chiesi.
« Verità. »
« Luke sa ogni cosa che le persone pensano, » spiegò Calum. « Conosce la verità. Ma qualcuno ha trovato una scappatoia. » disse, guardando Ashton esageratamente.
« Gli occhiali da sole. » mormorai, facendo due più due.
« Luke entra nella tua testa tramite i tuoi occhi, » s’intromise Michael. « Se i tuoi occhi sono coperti, non può sapere i suoi segreti. »
« Puoi sapere comunque se qualcuno sta mentendo guardandolo negli occhi, » disse Luke. « Se non posso vedere i loro occhi, non posso vedere la verità. »
« Stiamo andando fuori tema, » sospirò Calum, infastidito. « Comunque, a Luke è stato fatto il dono di leggere la mente. Michael è stato portato indietro e ci ha detto che non sapeva cosa avesse causato l’incidente. Non sappiamo se lo scopriremo mai. »
« Mi dispiace cambiare argomento, ma che c’entra Ashton in tutto questo? » domandai. « E la storia della famiglia Hemmings è vera? »
« Oh, certo che lo è,» disse Luke, quasi compiaciuto del fatto. « Dato che potevo vedere la verità su ogni cosa, sapevo che era stata mia madre ad uccidere la mia famiglia. »
« E allora perché ti sei suicidato? »
« Non riuscivo a vivere con la consapevolezza d’aver ucciso l’unica famiglia che mi rimaneva, ovvero mia madre. In più, il dono mi stava rovinando la vita. »
« Ma ho dovuto riportarlo indietro, » sbuffò Michael. « Era l’unica persona che avevo. »
« Ed è qui che entra in gioco Ashton, » aggiunse Calum. « Ashton disse che lui avrebbe pagato per Michael. Non ha mai detto perché. »
Mi girai a guardare Ashton, che aveva lo sguardo rivolto altrove. Evitava il mio.
« Non ha niente a che fare con tutto questo, » Michael rise. « Ma ha insistito di pagare per me, allora gliel’ho lasciato fare. »
« E suppongo che il prezzo da pagare fosse il silenzio? » indovinai.
« A dir la verità, no, » disse Calum. « Il suo dono è esattamente l’opposto. È la sua voce. »
« Ashton ha la capacità di far innamorare qualcuno di lui solo dicendo la parola “amore”, per esempio » spiegò Michael.  « È un dono molto potente. »
« Deve essere estremamente attento a quello che dice, » continuò Calum. « L’ha imparato nel modo più difficile- »
« Ha richiesto un po’ di tentativi. » aggiunse Luke con calma, poi sembrò quasi pentirsi d'averlo detto.
Guardai Ashton. « Hai detto che potevi parlare con la tua famiglia. »
« Ecco la scappatoia del dono di Ashton. » disse Luke. « Non funziona con i morti. »
Spalancai la bocca e tornai a guardare Ashton. « La tua famiglia... » Non riuscii nemmeno a finire la frase. La famiglia di Ashton era morta.
« Qualcuno ha fatto irruzione in casa e ha ucciso la sua famiglia mentre lui era a scuola, » disse Michael. « Ha smesso di andarci, dopo quell’episodio. »
Posai la mia mano su quella di Ashton e gliela strinsi, lui fece lo stesso con me.
« Aspettate, » dissi, ricordandomi una domanda che mi ero posta prima. « Perché siamo dovuti venire qui? »
« Luke non può lasciare la casa » replicò Michael.
« Sono morto qui, quindi rimango qui. » sospirò Luke.
« E dato che io sono morto per strada, » cominciò Michael prima di sdraiarsi di nuovo sul divano. « Posso andare dove voglio. »
Tutta quella situazione stava creando domande su domande. Come facevano a sapere che Calum praticava magia nera? Perché lui praticava magia nera? Perché Michael non riusciva a ricordare chi avesse causato l’incidente? Chi lo aveva causato veramente?
« Ascolta, Bridgette, » cominciò Luke con un sospiro. « Questa cosa è molto confusa e ti lasceremo fare tutte le domande che vuoi. Solo cerca di essere concisa, okay? Siamo morti, ma ci stanchiamo comunque. »
« Posso farne sono una? » chiesi, giocando con il bordo della mia maglietta. Tutti i ragazzi annuirono, dandomi il via libera. « Solo Michael e Luke sono morti, giusto? »
Michael mi rivolse un piccolo sorriso. « Sì, solo noi due. Ashton e Calum sono ancora vivi, » cominciò a ridere. « Non tutti in questa via sono morti, Cooper »

 
***
 
Ashton cominciò a camminare con me verso casa, in seguito, ma Calum gli chiese un passaggio. Mi sorrise prima di salire in macchina e sparire dalla strada. Allora Michael prese il suo posto e camminò con me fino a casa mia.
« Quindi, l’hai fatto anche con altre persone? » chiesi, riferendomi all’avermi trascinata a casa di Luke per spaventarmi a morte.
Michael sospirò non appena un sorriso nacque sul suo volto. « Sì, ma non sono mai diventato veramente amico loro. Apparivo dal nulla e dicevo loro che il mio fratellino o la mia sorellina si erano persi nella casa. Qualche povero scemo mi aiutava a “cercarli”. È una cosa triste, davvero, ma è l’unico modo in cui Luke può divertirsi.
« Giusto, » annuii. Luke non poteva lasciare la casa. « Ha mai provato ad andarsene? »
« Sì, » disse Michael, guardando da entrambi i lati della strada prima di lasciarmi attraversare. « Una volta ha provato a seguirmi fuori dalla porta di casa. È scomparso ed è riapparso completamente privo di sensi nella sua stanza. È tornato giù pochi secondi dopo. Non ricordava cosa fosse successo. »
Eravamo arrivati a casa mia e lui continuava a rimanere fuori, in un modo davvero imbarazzante. Continuava ad aprire e chiudere la bocca come se avesse voluto dire qualcosa.
« Mich- »
« Cooper, » imi interruppe Michael, mettendomi un dito davanti la faccia. « Voglio che tu sappia  che mi farebbe piacere continuare ad essere amici. Sei l’unica persona viva con cui parlare tranne Calum e Ashton, e... mi piace. Volevo solo provare a divertirmi con Luke. Dispiace ad entrambi, va bene? Solo, non continuare a dirmi di starti lontano. »
Non riuscii a reprimere un sorriso al suono delle scuse di Michael. Era semplicemente solo. Voleva più persone con cui parlare, eccetto le solite tre. Non voleva spaventarmi. Cioè, l’aveva fatto, ma era stato per aiutare un amico a divertirsi un po’.
Annuii. « Va bene, Clifford, » dissi, usando il cognome come face lui. « Hai un’altra opportunità, . Ma non voglio entrare in quella casa e vederti di nuovo morto sul pavimento. Dì a Luke di smetterla. »
« Diglielo di persona, » mi suggerì. « Ha detto che sei sempre la benvenuta. Non parla con una ragazza carina da quando è morto. Sarebbe gentile da parte tua, sai? »
« Hey! » La porta si aprì e rivelò Jeremy, si appoggiò allo stipite della porta e incrociò le braccia al petto. « Chi è questo? »
« Michael, » risposi freddamente. « Che ti importa?»
« Oh, è quel ragazzo inquietante con cui esci » sorrise.
« Glielo faccio vedere io l’inquietante, adesso. » borbottò Michael in risposta.
Gli occhi di Jeremy si spalancarono. Fece un passo in avanti e si guardò intorno, agitando le mani dove prima di trovava Michael.  « Dove è andato? »
« Reggimi il gioco. » la voce assente di Michael fu un sussurro nelle mie orecchie, scomparire era una cosa di cui non mi avevano parlato.
« Che? » chiesi a Jeremy, lui mi guardò, ancora con gli occhi spalancati e le sopracciglia aggrottate.
« Michael, quel tipo strano. »
« Michael? » chiesi ancora. « Perché Michael dovrebbe essere qui? »
« Lui era qui. » mi guardò in faccia.
« Ah, » annuii ed entrai in casa. « Buono a sapersi. »


 
Oddio mi stavo scordando dell'aggiornamento! :o sono una persona pessima, lo so ahahahah. Per fortuna sono qui u__u dunque, ve l'avevo detto io che in questo capitolo si sarebbe capito tutto! Ricapitolando, Luke è morto in quella casa e non può abbandonarla, per riportare indietro Michael ha dovuto accettare questo "dono" con cui può leggere nel pensiero. Michael è morto in quel famoso incidente stradale quindi può andare dove vuole, Calum è una sorta di stregone, Ashton è vivo e ha il potere di far fare alle persone tutto quello che vuole anche solo parlando, ricevuto dopo aver aver aiutato Michael a riportare indietro Luke, perciò deve stare molto attento a ciò che dice, ecco spiegato perché non parla affatto. Spero d'aver chiarito ogni vostro dubbio, se avete domande non esistate  a farle :)
Detto questo, vi ringrazio sempre di più! In particolare, grazie a KleineJAlien, Letizia25, Tenerifesea_, Ashueppes, mammifero, elisa96al e xperfoned per aver recensito lo scorso capitolo.
Il prossimo sarà più o meno lungo come questo, quindi spero di riuscire a tradurlo tra oggi e domani e postarlo venerdì :3
Baci,
Marianne

 

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Capitolo 9
*** Pizza e promesse ***



9 || Pizza e promesse
 
La mattina seguente, dopo essermi preparata, uscii di casa e scesi le scale della veranda, come facevo sempre. L’unica differenza era che per poco non calpestai qualcuno seduto sul marciapiede.
« Merda, scusa, » imprecai, e poi mi ricordai che probabilmente non avrei dovuto dirlo. « Ehm... scusa. »
« Non fa niente, » Calum rise, ancora seduto per terra. Si alzò e si tolse la polvere dai suoi skinny jeans neri. Afferrò lo zaino e se lo mise in spalla. « Sei sempre così goffa di mattina? »
« Solo quando dei ragazzi stupidi si siedono sul mio marciapiede, » dissi in risposta, ma gli sorrisi mentre camminavamo. « Mi stavi aspettando? »
« Devo passare per forza qui per arrivare a scuola, quindi mi sono detto “perché no?” » alzò le spalle.
« Hai altri amici? » gli chiesi scherzosamente.
« No, » rispose piano. « Sto sempre a perfezionare incantesimi da solo o con qualcuno dei ragazzi. Tutti pensano che io sia un tipo strano e asociale che se ne sta sempre chiuso in casa. »
« Hanno ragione per metà. » feci notare.
Lui rise. « Già.»

 
***
 
Arrivò l’ora di pranzo, e io mi misi in fila, come facevo sempre. Presi la pizza al pomodoro e delle patatine fritte che non sapevano di niente prima di prendere il milk-shake al cioccolato e infilare tutto nello zaino. Poi presi un paio di tovaglioli e mi incamminai verso la mia prossima lezione, in classe, dove mangiavo di solito.
« Bridgette, » disse qualcuno dietro di me. Mi girai e vidi Calum sorridere. « Puoi sederti con me, se vuoi. »
Sorrisi e annuii. « Suona carina come cosa. »
Lui mi condusse al suo tavolo, all’angolo della mensa. Si mise seduto per conto suo, senza toccare cibo, aveva sempre il suo block-notes con sé. Scoprii che scriveva veramente roba in latino, ma si trattava di incantesimi che cercava di imparare a memoria, oppure su cui si esercitava. Presi un grande pezzo della mia pizza e guardai la mensa. « Sai che ci stanno fissando praticamente tutti? »
« Eh, » scrollò le spalle. « Forse è perché io mi siedo sempre da solo e non parlo mai con nessuno, ti ci abituerai. »
« Ma si dicono le cose all’orecchio. »
Calum borbottò qualcosa sottovoce che non capii, poi posò la penna e mi guardò con curiosità.
« Allora andiamocene. »
« C-che? »
« Andiamocene. » ripeté, alzandosi e mettendo il block-notes nel suo zaino.
 Lo guardai scioccata. « Ma intendi... marinare la scuola? »
« Uh, » ridacchiò, mettendosi lo zaino in spalla. « Che c’è? Non hai mai marinato la scuola? »
Scossi la testa.
« Be’, inizierai a farlo se continui a stare con noi, » disse, prendendo la mia pizza e buttandola sul tavolo di qualcun altro. « Ti comprerò della vera pizza. »
Calum sollevò per me il mio zaino, aspettando che io mi alzassi e lo prendessi. Quando lo feci, mi prese per mano e mi guidò per i tavoli, fino fuori alla mensa, praticamente mi trascinò, dato che stava correndo. Uscimmo dall’Edificio Principale e camminammo per il campus senza che nessuno ci dicesse niente. Lui finalmente rallentò quando fummo fuori dal campus.
« Come mai nessuno ci ha detto niente? » chiesi.
« Mentre tu eri impegnata a fregartene di quello che pensava la gente, » iniziò, con un tono leggermente infastidito. « Io cercavo il mio incantesimo dell’invisibilità. Quello che uso per poco tempo, il che è perché abbiamo dovuto correre. Volevo saltare scuola con te in un modo diverso, ma... sto ancora cercando di perfezionare l’incantesimo per farlo durare più  lungo... »
« Invisibilità. » dissi lentamente, ricordando quello che era successo la sera prima con Michael e Jeremy. « Nessuno mi ha mai detto che i fantasmi possono scomparire. »
« L’ho dato per scontato, » iniziò. « Michael e Luke possono scomparire e riapparire dove vogliono. Possono rendersi invisibili a certe persone. È un po’ difficile perché devono avere qualcosa su cui concentrarsi. È difficile fare una conversazione e preoccuparti delle persone attorno a te... »
« Be’, mio fratello crede di essere pazzo, » risi tra me e me. « E la cosa non mi dispiace. Forse, Luke e Michael dovrebbero spaventarlo a morte più spesso. »
« Non dare loro queste idee, » mi avvertì Calum, cercando di reprimere un sorriso. « Possono essere davvero.... tenebrosi, a volte. »
Finimmo per camminare fino a casa di Ashton. Calum bussò alla porta, ma non ricevette risposta. Sospirò qualcosa sul fatto che Ashton dormisse tutto il tempo. Aprì la porta e mi disse di sedermi sugli scalini mentre lui andava a cercare Ashton. Chiuse la porta e mi lasciò da sola.
Pensai ad Ashton. Tutta la sua famiglia era morta. Un momento, non potevano aprire la porta anche se erano morti? Michael e Luke si comportavano abbastanza normalmente per essere già passati a miglior vita. Calum non aveva mai detto niente sul riportare indietro la famiglia di Ashton. Dopotutto, se l’avesse fatto, chi avrebbe pagato per loro?
La porta si aprì e Calum uscì, trascinandosi dietro Ashton. Sembrava assolutamente esausto. Aveva gli occhiali da sole in una mano. Il suo occhio era ancora cerchiato di un viola chiaro, e mi ricordò che ancora non sapevo come si era procurato quell’occhio nero. I suoi capelli erano più scompigliati del soliti e gli ricadevano sul viso. Mi guardò e il suo viso parve illuminarsi leggermente.
 « Dormi letteralmente tutto il giorno, » si lamentò Calum, facendo scendere gli scalini ad Ashton. Mi alzai e li seguii.
Ashton sospirò rivolto al suo amico, strattonando il suo braccio per liberarsi, poi fece il giro della macchina per sedersi al posto del guidatore e si mise gli occhiali sul naso. Calum aprì la portiera e io mi misi seduta di nuovo sui sedili posteriori. Calum rimise a posto il sedile e scivolò accanto Ashton mentre quest’ultimo accendeva il motore. Fece retromarcia per uscire dal vialetto e continuò a guidare, superò l’incrocio tra casa sua e quella di Michael, dove ero capitata quando ero arrivata in città.
« Dove stiamo andando? » chiesi.
« Te l’ho già detto, » disse Calum dal posti di fronte a me. « Ti sto portando a mangiare della vera pizza. »
Ashton tossì e diede un colpetto al braccio di Calum.
« Okay, Ashton ci sta portando a mangiare della pizza, » si corresse Calum, ma poi aggiunse, « Ma sono io quello che la comprerà. »
Ashton annuì, contento che fatto che gli erano stati fatti dei riconoscimenti per aver usato la benzina per portarci in pizzeria. Non aveva ancora detto niente da quando l’avevo incontrato, e cominciai semplicemente a chiedermi come potesse qualcuno stare in silenzio per così tanto tempo. Calum accese la radio per avere almeno un po’ di sottofondo. Aprì il cassetto di fronte a lui e tirò fuori un CD, poi lo inserì nella consolle. Erano di The Killers. Li riconobbi perché mio padre li ascoltava tutto il tempo quando si dava fare in garage, nella nostra vecchia casa.
Il viaggio fino alla pizzeria fu breve. Si trovava all’angolo della strada principale, dopo una lunga sfilza di negozi. Quando entrammo, comunque, era piena. Era un ambiente piccolo, il che mi faceva sentire impacchettata, ma ogni posto era occupato. Era pieno di ragazzi che probabilmente avevano saltato scuola come noi.
« Doppia mozzarella, okay? » mi chiese Calum.
« Sì, perfetto. » annuì, e Ashton mi indicò semplicemente con la testa. Tutto quello che vuole lei.
« Bene, trovate un tavolo di fuori, » ci disse. « Vado ad ordinare. »
Ashton mi prese per mano e mi fece uscire dalla pizzeria. C’erano tre tavoli di legno con sopra un ombrellone gigante. Fortunatamente, il tempo non era male quel giorno. C’era una temperatura accettabile e il sole splendeva. Ashton giocava con i suoi occhiali e mi sorrideva.
« Perché li indossi anche se Luke non è qui? » chiesi.
Ashton si rabbuiò all’improvviso, sospirò e scrollò le spalle. Non poteva spiegarmelo usando i gesti. Ecco qual era il problema di parlare con Ashton.
« Aspetta, » quasi gridai, pensando ad un modo in cui avrebbe potuto dirmelo. « Puoi scriverlo sul telefono? »
Ashton aprì la bocca e inspirò lentamente, espirò rumorosamente e tirò fuori il cellulare dalla tasca. Mi indicò e toccò il telefono.
Qual è il tuo numero?
Glielo diedi e lui cominciò a scrivere un messaggio. Il mio telefono vibrò. Aggiunsi il suo numero alla rubrica prima di leggere il messaggio.
Da Ashton Irwin: Non posso dirtelo. È un segreto. ;)
Guardai Ashton e sorrideva per il suo piccolo scherzo. « Ah ah. »
Rise tra sé e sé come un ragazzino. Calum arrivò e si mise seduto accanto a lui, lasciandomi seduta da sola. Mise il cartone della pizza sul tavolo e diede ad ognuno di noi un bicchiere di Coca Cola. Aprii il mio e Ashton prese un pezzo di pizza dalla scatola.
« Calum. » iniziai, prendendo anche io un pezzo di pizza. « Perché Ashton indossa sempre gli occhiali anche se non c’è Luke? »
Calum guardò Ashton che abbassò un po’ i suoi occhiali per fissarlo. Poi Calum tornò a guardare me e scrollò le spalle. « Affari suoi. »
Mi lamentai.« Seriamente? »
« Mi ha promesso delle cose e io gli ho promesso delle cose, » disse. « Faremo un sacco di cose del genere, insieme. Mantenere segreti è una cosa seria. Tu hai già iniziato a farlo, comunque. »
La faccenda dei fantasmi. Era qualcosa che non avrei potuto dire a nessuno. Oppure la faccenda della magia nera. Ero lì da pochissimi giorni e avevo già quattro ragazzi che mi incasinavano il cervello.


Salve people! Come promesso, è venerdì ed eccomi qui ad aggiornare :) forse sarà una mia impresisone, ma credo che sia un capitolo di passaggio. Comunque, Calum rende la vita più facile a tutti con i suoi incantesimi e Ashton e Bridgette si stanno aprendo un pochino. Ovviamente, ora lei sta cominciando a realizzare che non potrà mai dire a nessuno la questione del fantasmi e del fatto che Cal pratichi magia nera. Sono felice che grazie allo scorso capitolo la storia si sia capita un po' di più, inoltre vi ringrazio per tutte le bellissime recensioni, ma vi ricordo ancora che non scrivo io questa storia, la traduco e basta ;)
Grazie a Letizia25, _Miche, Ashueppes, Tenerifesea_ , KleineJAlien, mammifero, xperfoned e Harryhugsme per aver recensito lo scorso capitolo.
Il prossimo capitolo, dato che sarà sempre su questa lunghezza, dovrebbe arrivare domenica. Non so se riuscirò a pubblicare di mattina però, perché forse non sarò a casa ç_ç
Detto questo, un bacio e alla prossima!
Marianne

 

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Capitolo 10
*** Solo un amico ***



10 || Solo un amico

 
Ashton parcheggiò la macchina nel mio vialetto, ma fermò Calum dal farmi uscire. Si era tolto gli occhiali e ora guardava Calum come se stesse cercando di guardargli l’anima o cose del genere.
Calum si girò verso di me. « Ashton voleva sapere se volevi stare un po’ con lui. Anche se, poi io dovrei farmela a piedi fino a casa... »
« No, non fa niente, » decisi. Avevo altri piani per quella sera. « Ma possiamo vederci domani dopo scuola, okay? »
Ashton fece un sorriso deluso, ma annuì, ci mettemmo d’accordo sull’incontrarci fuori da casa di Luke il giorno seguente, dopo la scuola. Calum scese dalla macchina, lasciandomi uscire. Entrai in casa con lo zaino in spalla, salutando Ashton e Calum con la mano prima che potessero partire e tornare indietro. Posai lo zaino in casa prima di riuscire di nuovo e attraversare la strada, per poi ritrovarmi davanti la Casa degli Hemmings. Salii le scale della veranda e feci un respiro profondo prima di bussare con cautela alla porta. Sì aprii lentamente, con un cigolio, ma Luke non era lì quando entrai.
La casa aveva lo stesso aspetto del giorno prima. Era come se dopo lo scherzetto di Michael e Luke, l’avessero pulita e messa in ordine. Oppure avevano fatto un po’ di casino per farla sembrare veramente abbandonata. Luke però ci viveva ancora.
« Luke, » lo chiamai, non appena mi ritrovai a vagare per la sala da pranzo. « Luke, sono io, Bridgette. Pensavo che magari volessi... passare un po’ di tempo insieme? »
« Va bene, » disse dietro di me. Boccheggiai e mi girai per vederlo con le mani in tasca. Era molto più alto di me. « Ma non sono così interessante. »
« Ti piace farmi prendere dei colpi? » gli chiesi, con le mani sul cuore.
« Più o meno, » sospirò. « Te l’ho detto, non ho niente di divertente da fare. Mai. »
Alzai gli occhi al cielo. Se mi aspettavo di stringere amicizia con quel ragazzo, non era un buon inizio. Non volevo essere spaventata ogni volta che provavo a parlarci, ma sembrava che le cose dovessero andare così.
« Hey, guarda che so comportarmi bene. » disse, suonava come un bambino che insisteva sul fatto di poter fare le cose da grandi.
« Giusto, » annuii. « Mi leggi nel pensiero. »
« Solo perché riesco a vedere i tuoi occhi, » mi canzonò.
Sorrisi di fronte al suo comportamento bambinesco e poi mi guardai intorno. « Allora che fai quando ti annoi? »
Scrollò le spalle. « Di solito viene Mikey. O Ashton. Calum qualche volta, ma è quasi sempre occupato. Uhm, gioco ai videogame, guardo film, ascolto musica. Abbiamo giocato a calcio in casa, una volta. Ma diventa tutto un po’ noioso dopo un po’. »
« Capisco, » dissi. « Ecco perché sono qui. »
« Sì, stai cercando di essermi amica perché ti dispiace per me. »
« No, cerco di esserti amica perché mi hanno chiesto di farlo. »
« E perché ti dispiace. »
Sospirai, ma annuii. Quando Michael aveva detto che Luke non parlava mai con qualcuno oltre le solite tre persone, dovevo ammettere che mi era dispiaciuto per lui. Era morto, dopotutto. Avrebbe probabilmente passato il resto della sua esistenza a parlare con Michael. Almeno, doveva avere qualcun altro con cui parlare, finché poteva.
« Grazie. » sorrise Luke.
« Stai rispondendo a delle cose che non ho davvero detto, fino a quando continuerai?. » feci notare.
« Finché non ti ci abituerai abbastanza da poterlo fare normalmente. » disse con una risata nervosa, passandosi una mano tra i capelli biondi.
Gli rivolsi un sorriso rassicurante per lasciargli capire che ci avrei provato. Ricambiò il sorriso e mi indicò di sedermi sul divano. Lui si mise accanto a me, con le gambe incrociate. M guardò per un secondo, probabilmente per farsi strada tra i miei pensieri.
« È quasi difficile farlo, » replicò, continuando a guardarmi concentrato, come aveva fatto per i tre minuti precedenti. « Hai un sacco di roba nella testa – un sacco di domande. Continuano a spuntare ovunque. »
« E non rispondi? » risi.
« Non sono domande per me, » fece spallucce, la sua espressione si addolcì, finalmente. « Sono per Ashton. »
Sospirai. Sembrava che tutto quello che facessi o pensassi avesse a che fare con Ashton ultimamente. Era cos’ interessante. Non diceva niente a nessuno così non parlava mai di lui. Volevo sapere perché si comportasse così.
« Ecco qual è il punto. » Luke sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
« Cosa? » chiesi.
« Lui ti piace, » Luke sogghignò. « Pensi che sia carino e dolce. Ecco perché pensi sempre a lui. »
« Ha cercato di salvarmi da te. » gli ricordai.
« Hey, mi sono scusato, » fece notare Luke. « E comunque, non importa quello che ha fatto. Ti piace ed ecco perché vuoi sapere più cose su di lui. Speri che non sia una persona terribile come Michael, me o Calum. »
« Non ho mai detto che siete persone terribili, » gli dissi. Aprì la bocca e io aggiunsi, « E non l’ho pensato. »
Chiuse la bocca.
« Sì, penso che Ashton sia carino e sì, penso che sia una persona dolce, » concordai. « Comunque, capisco che probabilmente ha il suo peso da portare – peso più grande di quando immaginassi. Devo ancora prendere in considerazione questa cosa. »
Luke rimase in silenzio e guardò il pavimento. Probabilmente anche lui manteneva dei segreti per Ashton. Dopotutto, Luke sapeva i segreti di tutti, che gli altri lo volessero o meno. O forse Ashton indossava gli occhiali da sole perché non voleva che Luke sapesse determinate cose.
 « È quello che penso anche io. » disse Luke, guardandomi.
« Nessuna idea di cosa possa essere? » chiesi.
« No, » rispose lui.
Luke lasciò cadere la testa di lato fissò qualcosa. Capii che forse ero stata un po’ maleducata con lui. Ero lì a parlare di Ashton quando Luke aveva parlato alle stesse tre persone per sei mesi. Il minimo che potevo fare era chiedergli qualcosa di lui. Non l’aveva mai fatto nessun altro.
« Allora, che mi dici di te? » gli chiesi, facendogli rialzare la testa. « Com’è... essere un fantasma? »
Luke ridacchiò, ma rispose seriamente. « Non figo come avevo sempre pensato. Non posso spaventare nessuno dato che non posso lasciare la casa, ed è una seccatura fare entrare le persone qui dentro. A volte non voglio nemmeno spaventarle, voglio solo fare amicizia con qualcuno, sai? Voglio solo un amico con cui pare. »
Alzai le spalle e sorrisi un po’. « Eccomi qui. »
« Eccoti qui, » lui sorrise e annuì. « Super Bridgette alla riscossa. »
« Super Cooper. » dissi, ridendo per aver fatto la rima.
Luke fece un ampio sorriso, mostrando i tendi e spalancando gli occhi come se la sua risata potesse riempire tutta la stanza. « Wow, non ridevo così da... sette mesi. »
« Davvero? » chiesi, dopo aver smesso di ridere. La risata di Luke era contagiosa. « Con chi? »
« Il tuo nuovo migliore amico, » mi prese in giro. Quando non capii di cose stesse parlando, sospirò e ruotò gli occhi. « Ashton. Era un ragazzo divertente.  »
« Eri amico di Ashton? » chiesi. « Pensavo che ci fosse solo Michael. »
« Io e Ashton eravamo più legati, in realtà. Ma dopo che Michael è morto ci siamo.... allontanati. » sospirò, portandosi le ginocchia al petto. Appoggiò la schiena al bracciolo per guardarmi in viso. « Siamo diventati più come dei conoscenti. Tipo noi due. »
« Conoscenti? » esclamai. fingendomi indignata. « Lucas Hemmings, sono ufficialmente offesa. »
Luke cominciò a sorridere. « Vuoi davvero diventare mia amica? »
Sorrisi e annuii con la testa. « Sì. »
Un grande sorriso si estese sul suo viso.
 
 
Hola! Sono di nuovo qui a rompere le balls, questo capitolo mi piace tanto perché è la nascita del rapporto tra Luke e Bridgette, che io trovo una cosa assolutamente fantastica, quindi shjkdfsj. Luke è dolcissimo. Tornando a noi, ho delle buone notizie e delle cattive notizie (?). Le buone sono che l'autrice sta andando avanti a velocità razzo con il sequel che si chiama "Laconic" e che ha annunciato che scriverà altre due storie sempre sulla "Serie di Wesfield Drive" (lei la chiama così, quindi la chiamo così anche io ahah), una dal punto di vista di Calum che si chiamerà "Black magic" e un prequel, che si chiamerà proprio "Westfield drive", se volete leggerle ditemelo. Non ho la minima idea di quando arriveranno in italiano anche perché le deve iniziare a scrivere anche lei LOL e perché prima devo finire questa storia, poi inizierò a tradurre Laconic e poi vedremo, se l'autrice le scrive in contemporanea potrei provare a tradurle in contemporanea anche io, dato che quella su Cal è solo la stessa storia da un punto di vista differente :3
Ora la cattiva notizia è che venerdì parto e ritornerò lunedì sera, e che poi il 23 partirò di nuovo per un'altra settimana. Quindi per gli aggiornamenti vi spiegherò meglio in seguito, intanto, il prossimo dovrebbe arrivare martedì perché la lunghezza è più o meno la stessa :3
Ringrazio di cuore chi ha recensito lo scorso capitolo: Ashueppes, Letizia25, Tenerifesea_ e mammifero, inoltre viringrazio per le 20 preferite, 3 ricordate e 20 seguite ♥
Ora scappo, buona Domenica!
Baci,
Marianne



 

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Capitolo 11
*** Sfratto ***



11 || Sfratto
 
Ogni giorno delle settimane seguenti, Calum mi aspettò fuori casa così potevano andare a scuola insieme. Ci sedevamo vicino a pranzo e ignoravano tutti quelli che parlavano di noi. Poi stavo da Luke per un’ora o due, a volte c’era anche Mikey. Poi Ashton entrava nella mia stanza e parlavamo. A volte finivamo per addormentarci l’uno accanto a l’altra, a volte se ne andava prima che io andassi a dormire, e a volte io mi addormentavo su di lui e mi svegliavo dopo che se ne era andato senza lasciare traccia. I finesettimana andavo a casa di Luke finché non avevo fame. Cominciai a portare del cibo con me, in caso Ashton, Calum e io non avessimo cose da mangiare. A volte Calum era troppo impegnato a studiare le sue formule magiche per stare con noi. Se i miei genitori non mi facevano uscire, qualcuno veniva sempre a trovarmi a casa.
« Quindi tra poco è il tuo compleanno, vero? » chiese Calum durante il pranzo. Aveva con sé il suo block-notes, come al solito.
« Mhmm, » annuii e presi un morso del mio panino prosciutto e mozzarella. « Domani. »
« Diciotto? »
« Mhmm. »
« Dovremmo fare qualcosa per il tuo compleanno. » disse, alzando lo sguardo dai suoi appunti di magia.
Deglutii prima di parlare. « Calum, noi facciamo sempre qualcosa, anche senza motivo. »
Trovavo fantastico come ero riuscita a stringere facilmente amicizia con qualcuno che ero morto e con qualcuno che poteva lanciarti un incantesimo, forse perché ancora non me ne ero resa conto. Stavo ancora aspettando la crisi di nervi a causa del “i miei amici sono fottutamente pazzi!” Quando sarebbe accaduto, speravo che tutti fossero preparati.
« Qualcosa di molto speciale, però, » mise in evidenza Calum. « Tipo... non so. Devo deciderlo con i ragazzi. »
Michael e Luke mi aveva spiegato che Calum non era mai stato veramente amico loro. Era più un conoscente. Ma sembravano aver notato solo dopo che ci eravamo riuniti tutti a casa di Luke che Calum gli stesse parlando un po’ di più. Sembrava che gli piacesse avere Calum nel loro cerchio di amici.
« Nessuna festa a sorpresa, comunque, » gli dissi. « Dopo la piccola sorpresa di Michael, credo che non vorrò più sorprese per sempre. »
Calum rise, tornando a scrivere i suoi incantesimi. Una volta avevo provato a chiedergli di cosa trattassero, ma aveva detto che era tutto troppo confuso perché potessi capre. Non glielo chiesi mai più.
Il telefono di Calum suonò dal suo zaino, sospirò e lo cercò. Lo tirò fuori e fissò lo schermo con un’espressione confusa, prima di pigiare il tasto verde e rispondere.
« Ashton? » chiese. Mentre Ashton parlava dall’altra parte, l’espressione confusa di Calum si trasformò in shock. « Calmati. Stiamo arrivando. Sei ancora lì?... Okay, arriviamo subito. »
Calum ripose tutte le sue cose nello zaino e si alzò prima che io potessi prendere la mia borsa. « Che succede? »
« Ashton, » disse, mettendo in mio panino mozzicato su un altro tavolo come aveva fatto settimane fa con la mia pizza. Prese la mia borsa e mi fece alzare in piedi prima di ridarmela e farmi cenno di seguirlo attraverso la mensa. « La sua casa sta per essere venduta perché nessuno ci abita da tempo. »
Nessuno mi aveva mai detto veramente da quanto tempo Ashton vivesse da solo – be’, con la sua famiglia di fantasmi. Da quanto tempo casa sua era considerata inabitata da essere messa in vendita? E perché la stavano vendendo se Ashton viveva ancora lì? Non puoi prendere una casa a meno che non paghino le bollette. Ashton era stato sfrattato perché non poteva pagarle?
« Ma lui vive lì, non lo sa nessuno? » chiesi quando uscimmo dall’Edificio Principale e attraversammo il campus.
« Bridgette, Ashton doveva andare a vivere dai suoi zii, ma è scappato per tenere la casa. Nessuno sa che Ashton vive lì e nessuno può saperlo. »
« E allora cosa dovremmo fare? »
Lui sospirò. « Dobbiamo trovargli un posto dove stare. »

 
***
 
 
Ashton era sotto l’albero, appoggiato al suo tronco, proprio come la prima volta che l’avevo visto. Solo che stavolta, era voltato verso casa sua con le valigie sul marciapiede. Probabilmente stava fissando il grande cartello impiantato nel terreno con scritto sopra “IN VENDITA”.
« Ashton. » disse Calum quando gli fummo abbastanza vicini. Aprì la bocca come per dire qualcosa, ma non riusciva a trovare le parole. Cosa potevi dire a qualcuno che era stato appena sfrattato, dopo aver perso la sua famiglia?
Girò la testa e ci guardò. Le sue guance erano segnate dalle lacrime e mi ritrovai a camminare verso di lui. Quando lo raggiunsi gli avvolsi le braccia intorno alla vita. Dopo una piccola pausa, sentii le sue braccia stringermi e riuscii a sentire i suoi singhiozzi nelle mie orecchie, così come riuscii a sentire i suoi capelli sfiorarmi la faccia. Seppellii il mio viso nel suo collo, dicendogli che sarebbe andato tutto bene.
Ashton tirò su con il naso e si raddrizzò. Mi lasciò andare, ma continuò a tenere la mano sulla mia schiena, mentre io gli rimanevo accanto. Calum guardò semplicemente la casa, come se stesse cercando qualcosa. Forse, la famiglia di Ashton.
« Lo sanno? » chiese Calum ad Ashton.
Ashton sospirò e scosse la testa.
« Glielo dirai? »
Alzò le spalle.
« Ashton, devi dirglielo! »
Ashton brontolò e distolse lo sguardo.
« Oh, vaffanculo, Ashton, » disse Calum a voce alta, frustrato. Annullò lo spazio tra lui e Ashton e gli prese gli occhiali. « Togliti questi cosi così possiamo parlare. Se non dici niente come faccio a capire quello che vuoi dire? »
Gli occhi castani di Ashton erano gonfi e rossi, ma il suo occhio nero sembrava essere quasi svanito. Non lo vedevo senza occhiali da quando lui e Michael aveva “litigato” di fronte casa mia.
« È perché voi due siete... avete una strana connessione, » sbuffò Michael. « Praticamente uscite insieme! »
« Che? » chiesi, spostando lo sguardo da Ashton a Calum, e viceversa. « Come fai a– Perché puoi– »
« Non è il mio segreto. » asserì Michael, guardando ancora Ashton.
Ashton aveva lo sguardo rivolto verso il basso e continuò a fissare qualcosa sul terreno.
« Per favore, guardami. » sospirò Calum. « Dimmi cosa sta succedendo. Non posso aiutarti se non me lo dici. »
Ashton continuò a fissare il terreno per un momento prima di alzare lo sguardo su Calum. Ci fu silenzio per pochi secondi, l’unico suono era il verso le cicale sugli alberi.
Calum cominciò a scuotere lentamente la testa. « Non lo sapevo, pensavo che vendessero solamente la casa! La demoliscono? »
Gli occhi di Ashton si spalancarono quando notò la reazione di Calum. Continuò a fissarlo, senza usare la voce.
« Non è mai successo prima, non pensavo che dovessi saperlo, » disse Calum velocemente, arrabbiandosi per qualsiasi cosa stesse succedendo tra lui e Ashton.
Ashton fece un passo avanti e mise le mani sulle spalle di Calum.
Calum sospirò, togliendosi di dosso le mani di Ashton e distogliendo lo sguardo. « Sono morti nella casa quindi hanno lo stesso destino di Luke. Il problema è che se la casa sparisce... allora... loro spariscono. »
« La mia famiglia scomparirà? » ruggì Ashton.
Realizzò di essere esploso e serrò le labbra in una linea stretta, stringendo gli occhi e portandosi le mani sulla testa. Lo sguardo nervoso di Calum si spostò su di me.
« Michael, » lo chiamò Calum.
« Ricevuto, » disse Michael, dietro di me, nell’esatto momento in cui un braccio mi cinse la vita, portandomi via da Ashton e Calum. « Andiamo, Cooper. Non vorrai stare vicino a Irwin quando sia arrabbia. »

 
 

ASHTON HA PARLATO.
Okay, ora che ho sclerato come si deve, posso commentare con serietà (?)
Allora, è passato un po' di tempo in cui l'amicizia tra Bridgette e i ragazzi si è solidificata. Ora, in questo capitolo Bridgette dice che il suo compleanno è "domani", nel senso, tra un giorno nella storia, ma prima del suo compleanno ci saranno altri quattro capitoli, voi non avete idea di quello che può succedere in un giorno solo. LOL. Da quando la famiglia di Ashton è morta lui è stato affidato agli zii, ma non ci è mai andato a vivere e ora nessuno sa che la casa è abitata, perciò la vogliono demolire. AAAAH, il mio bambino çç
Quindi niente, il prossimo capitolo a giovedì pomeriggio/sera, spero, anche perché venerdì parto e altrimenti non saprei come fare, poi vi spiegherò meglio u_u
Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo, ovvero Letizia25,  mammifero, Ashueppes, nadya, _Miche, xperfoned e Tenerifesea_

Baci,
Marianne


 

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Capitolo 12
*** Cattivo con le parole ***



12 || Cattivo con le parole

 
Luke era nella sua stanza quando io e Michael ci facemmo vivi. Mi servì una settimana prima di riuscire ad entrare nella stanza di Luke dopo quello che ci era successo dentro. Era sdraiato sul letto e giocava con un palloncino. Non ci guardò nemmeno quando entrammo.
« Michael, » ci salutò, finalmente. « Bridgette. »
Michael sembrava leggermente disgustato. « Mi fa strano sentire il suo vero nome. »
Luke si alzò finalmente a sedere e ci guardò. « Bene, » sospirò. « Cooper. »
« Ma a nessuno piacciono i copioni. » disse Michael, sfoggiando un sorriso.
Luke mi guardò e scosse la testa. « Deficiente, » disse. Fece scivolare le sue lunghe gambe gi’ dal letto e cambiò espressione, sembrando più curioso. « Come mai sei uscita da scuola così presto? »
« Venderanno casa di Ashton, » spiegai. « Ma poi Calum ha detto qualcosa a proposito di demolirla... »
Luke si alzò in piedi e spalancò gli occhi. « Demolirla? Nel senso che... non ci sarà più? Merda, Ashton deve essere distrutto. »
« Stava per dare di matto, » spiegò Michael, appoggiandosi al muro. « Hood da dovuto farmela portare via. »
Luke fece un sospiro. « Sì, diventa cattivo quando si arrabbia. »
« Ma almeno l’ha sentito parlare per la prima volta, » sogghignò Michael. Da quando Michael si sforzava di vedere il lato positivo della cose?
Luke ridacchiò e mi guardò. « Così Brid– Cooper ha avuto la prova che Ashton non è muto. Cos’ha detto? »
« Ha urlato qualcosa a proposito della sua famiglia che sarebbe scomparsa, » sospirò Michael. « Niente che avrebbe potuto influenzarla. »
« Cosa potrebbe dire per influenzarmi? » chiesi.
« Una volta, » iniziò Luke, con un sorriso inquietante sul volto. « C’era questa ragazza che gli piaceva e stavano parlando della vacanza che lei avrebbe fatto a Disney World o qualcosa del genere, lui le disse di divertirsi, ma alla fine lei si ammalò, giusto? Ma Ashton le aveva detto di divertirsi, allora lei uscì comunque per andare in piscina e andò su tutte le giostre anche se le scoppiava la testa e stava per vomitare. »
« Poi, » cominciò Michael, quando finì di ridere. « Hanno parlato per tutta la notte, e lui le aveva detto di quanto desiderasse essere lì con lei, allora lei rubò la carta di credito dei suoi genitori per comprargli un biglietto aereo. »
La mia bocca si spalancò. « Sul serio? »
I due ragazzi annuirono e poi scoppiarono di nuovo a ridere. Luke si mise seduto a terra, appoggiato al letto e Michael scivolò giù per il muro, stringendosi la pancia con entrambe le mani. Non avevo mai pensato che le parole di Ashton potessero avere tutta quell’influenza su qualcuno.
« E Calum? » chiesi, preoccupata. « Starà bene? »
« Lui è il cretino che gli ha dato il dono, » disse Michael dopo essersi ripreso. Era seduto sul pavimento con le ginocchia piegate. « È immune. »
« In realtà, è immune a tutto ciò che ha a che fare con la magia nera. » aggiunse Luke.
« Non hai notato che Hood non indossa mai gli occhiali qui dentro, o quando fa buio? » chiese Michael. « Luke non può entrare nella sua testa. »
Aggrottai le sopracciglia. Erano passate settimane da quando mi avevano detto tutto e io stavo ancora imparando delle cose su di loro.
« Hey, hai pranzato? » mi chiese Michael, guardandomi.
« Mezzo panino. » sospirai.
« Vado a prenderti qualcosa a casa tua. » disse, alzandosi. Non era la prima volta che Michael entrava in casa mia. Cioè, non è che ci entrava veramente. Era un fantasma – povera semplicemente apparirci dentro.
« Seriamente, la tua famiglia dovrebbe controllare le serrature, » scherzò Luke. Michael si girò e lo guardo. « Che c’è? Faceva ridere! »
« Pensavo avessimo finito di fare le battute da fantasmi. » sospirò Michael, sparendo dalla stanza.

***

Luke mi portò al piano di sotto, così lui avrebbe potuto giocare a FIFA mentre io, come al solito, lo guardavo giocare. Avevo provato a giocare un paio di volte, ma era più facile vincere per i ragazzi. Mi piaceva quando Ashton era con me a casa di Luke perché così potevo parlare con lui – non gli piaceva giocare a FIFA.
« Sì! » Luke sorrise, alzando le braccia quando segnò il goal vincente. Posò il controller e osservò la stanza prima di posare gli occhi su di me.
« Dove sono tutti? »
Lo guardai con un’espressione che probabilmente mi fece sembrare una scema. « Michael è andato a- »
« Lo so, » disse. « Ma non dovrebbe essere tornato? Anche Calum e Ashton. »
Scrollai le spalle. Ero d’accordo sul fatto che Michael sarebbe già dovuto tornare da casa mia, ma non ero sicura su Ashton e Luke. Non mi aspettavo che sarebbero tornati presto, dato che i ragazzi mi avevano praticamente fatto capire che quando Ashton si arrabbiava si trasformava in Hulk 2.0
Luke si alzò, ma poi si fermò e ricadde sul divano. Era bloccato lì. Mi fece un po’ pena. Luke continuava a dimenticare che non poteva lasciare la casa dopo tutto quel tempo. Era un prigioniero costretto a vivere nella casa dove la sua intera famiglia era morta e dove lui aveva ucciso sua madre e poi si era suicidato. La casa sempre lì a ricordarglielo. Come una specie di Inferno personale.
« Non ci credo, » disse Luke, rispondendo ai miei pensieri. « Sì, fa schifo stare qui, ma non credo in questa stronzata. Una volta che quella casa sarà demolita, penso che la sua famiglia sarà perduta in qualche spazio vuoto dove vanno le persone quando muoiono. Si siederanno in cerchio in mezzo al nulla per sempre. »
« Non- »
« No, » scosse la testa. « Dopo essere morto e aver vissuto in questa casa ho imparato a pensare realisticamente. Ci devi provare. E a proposito di questo, io non sono sempre arrabbiato, okay? »
Provai a smettere di pensare a quello che stavo per dire, ma non ci riuscii. Perché doveva essere così ostile? Pensarlo l’avrebbe solo fatto arrabbiare di più con me, ma non era qualcosa voluto o sentita. Mi piaceva Luke e non volevo che pensasse che io non pensassi a lui.
Si lasciò sfuggire un lamento. « Non lo penso, Bridgette. Io- »
« Panini! » esclamò Michael, mettendo un piatto pieno di cibo sul tavolino di fronte me e Luke. Entrambi lo guardammo guardo andò a sedersi sulla poltrona. Si girò così da guardare noi anziché la TV. « Quindi, nessuna notizia di Irwin o Hood, eh? »
Scrollai le spalle e scossi la testa, prendendo uno dei panini che aveva fatto Michael.  « Nessuno di loro due mi ha chiamato o scritto un messaggio, » Feci per morsicare il mio panino finché non mi ricordai che Michael era stato via più tempo di quanto avrebbe dovuto farlo. « Dove sei stato? »
Fece un grande respiro e si passò una mano tra i capelli. « Li ho trovati. »
Posai il mio panino sul tavolo. « E non ci hai detto niente? »
« Non ho detto niente a te. » mi corresse.
I miei occhi si spostarono sull’altro lato del vivano, così da vedere che Luke era scomparso. Dovevo vedere se Ashton stava bene, se volevo chiedere a Michael della scomparsa di Luke.
« Michael. » sbottai.
« Calmati, Cooper, » disse, sorridendo del mio fastidio. « Immagino che tu debba mangiare prima. »
« Perché? »
« Perché sono i panini migliori che io abbia mai fatto. »
Lo guardai. « Mettili in frigo e andiamo. »
Lui sospirò, ma si alzò e fece come gli avevo detto. Lo aspettai sulla porta, con il mio telefono in mano. Non sapevo se mandare un messaggio ad Ashton fosse l’idea migliore – avrebbe potuto sapere che lo stavamo cercando. Immaginai che Calum non mi avrebbe mai detto niente, così era meglio se lasciavo condurre tutto a Michael.
« Allora, dov’è che l’hai visto? » gli chiesi quando fummo sul vialetto.
Michael allungò il braccio per bloccarmi quando fummo sul marciapiede. Guardò entrambi i lati della strada prima di attraversare. « A casa tua. »
 

 
 

Salve! Mi scuso se non ho aggiornato questa mattina, ma ho finito di tradurre dato che ieri sono stata poco a casa :)
Alloraaa, Michael ha visto Ashton a casa di Bridgette mentre lei era da Luke. Che stava a fare lì? Sarà tutto nel prossimo capitolo che, mi scuso già in anticipo, non potrò postare prima di mercoledì o giovedì prossimo :( dunque, domani parto e torno martedì mattina/pomeriggio a casa. Ho anche due long da portare avanti sul mio profilo da autrice e non so se in questi giorni riuscirò a scrivere. Spero mi perdonerete questa settimana di assenza. Inoltre, so che i capitoli sono piuttosto corti e mi dispiace, ma purtroppo non sono io a scriverli, e a tal proposito, dato che passerà una settimana fino al prossimo aggiornamento, vorrei dirvi i prossimi due capitoli sono due metà.
Nel senso, il capitolo 13 e 14 si chiamano rispettivamente "Meet the family" parte 1 e 2. Volete che li scriva in un unico capitolo o che li tenga separati? Se li unisco il capitolo sarà più lungo e magari la settimana di attesa sarà valsa la pena e io ci metterò uno o due giorni in più a tradurre. Poi ditemi voi ovviamente, sceglierò in base alla maggioranza :) Vi prego rispondete, altrimenti non so cosa fare ahahaha
Detto questo, ringrazio chi ha recensito lo scorso capitiolo: Ashueppes, Letizia25, nadya, mammifero e KleineJAlien :3 ♥
Un bacione e alla prossima! ♥
Marianne



 

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Capitolo 13
*** Incontrare la famiglia ***



13 || Incontrare la famiglia
 
Casa mia era vuota – o almeno così sembrava quando entrai. I miei genitori erano a lavoro mentre mio fratello era a scuola. Nessun rumore proveniva dalla casa, e non c’era nessun segno che qualcuno fosse entro. Ma con amici come Ashton, lui avrebbe saputo come entrare in una casa senza lasciare tracce.
Michael mi prese per mano e mi guidò fino alla sala da pranzo. Ashton era lì con gli occhiali da sole nella tasca posteriore. Tra le sue mani c’era una fotografia mia e della mia famiglia durante un pranzo un anno prima. Non ero cambiata molto da allora.
Lui non fece caso a noi. Invece, ripose con cura la foto e si riportò le mani alla testa. « Fanculo. » ringhiò, sedendosi sul divano.
Michael mi cacciò in cucina con le mani. Gli rivolsi uno sguardo interrogativo ma feci come mi aveva chiesto Entrai piano nell’altra stanza, ascoltando attentamente quello che stava per dirgli.
« Sai, » iniziò Michael. « Non è che le ragazze vogliono venire a letto con te se entri di nascosto in casa loro e fissi le loro foto di famiglia. »
« Vattene, Michael. » sospirò Ashton.
« Sai che il tuo stupido dono non funziona con me, » gli ricordò Michael. In più, perché mi stai parlando? Non hai mai voluto parlare da quando Calum ti ha dato il dono – a meno che non fosse qualcosa di importante. »
« Che importa se parlo o no? » chiese. « Probabilmente finirò per mandare tutto all’aria con Bridgette, come ho fatto con qualsiasi altra cosa. »
Che c’entravo io? Come poteva mandare all’aria qualcosa che aveva a che fare con me? Avrei fatto qualsiasi cosa per Ashton – pensavo che lui lo sapesse. Pensavo che tutti loro sapessero quanto ci tenevo. Non c’era quasi niente che avrebbero potuto fare per farmeli abbandonare.
« Come mai questa tristezza improvvisa? » chiese Michael.
« Credi che tutto questo sia improvviso? » Ashton alzò la voce.
« Sai cosa intendo, » disse Michael. « Di solito sei tu quello che cerca di vedere il lato positivo delle cose. Perché ora stai lasciando perdere? »
Ashton sospirò ancora. « Lo sfratto è stata colpa mia. Stavo parlando tra me e me e ho detto che avrei voluto che la mia famiglia fosse libera, e il giorno dopo è spuntato il cartello.»
« Il dono non- »
« Lo so, » lo interruppe bruscamente Ashton. « È l’universo o qualcosa del genere. Non lo so. Anche se dico una cosa a nessuno in particolare, questa si avvera. E mi fa pensare a tutti i casini che ho combinato. »
« Non vuol dire che resterà sempre così, » disse Michael. « Te la sei cavata bene con Cooper – sei stato cauto e protettivo, e onestamente, credo che tu le piaccia e che le importi davvero di te. Forse ti ama addirittura. E cosa hai fatto per influenzare i suoi sentimenti? Niente. Non le hai mai detto una parola. »
« Allora dovrei continuare così? » si lasciò scappare una risata tagliente. « Ti piace qualcuno e non puoi dirgli niente. Che dono! »
« Che stai facendo? » sussurrò Calum dietro di me.
Sobbalzai e mi voltai. « Gesù, » sussurrai. « Mi hai quasi fatto prendere un infarto! »
« Scusa, » sorrise. « Sai, Ashton si è calmato. Puoi andare a parlargli se vuoi. »
« Ma poi capirà che stavo origliando. » feci notare. « Aspetta, dove sei stato? »
« In camera di tuo fratello. » sospirò.
Aprii la bocca per chiedere perché, ma poi la chiusi. Forse era meglio che non lo sapessi. Calum mi girò intorno e raggiunse la porta. Mise la mano sul pomello e mi saluto con l’altra. Mi avvicinai in punta dei piedi prima che lui potesse aprirla e chiuderla rumorosamente, facendomi sobbalzare. Poi mi spinse in sala da pranzo.
Ashton e Michael incollarono gli occhi su di me. Io agitai la mano imbarazzata. « Ciao. »
« Bridgette, » disse Ashton a voce alta. Qualcosa scattò dentro di lui e poi ritornò a comportarsi come sempre. Cercò i suoi occhiali per poi ricordarsi che li aveva in tasca. Li tirò fuori e se li mesi. Alzò un angolo della bocca  e sospirò. Scusa.
Ero leggermente arrabbiata per il fatto che non volesse ancora parlarmi. Ora capivo perché non voleva svelarmi il suo dono – gli aveva causato momenti difficili con le persone in passato. Voleva soltanto stare attento a non farmi fare cose che non volessi davvero fare.
« Va bene, » lo rassicurai. « Cioè, so perché ti sei arrabbiato così tanto e lo capisco pienamente. Mi dispiace tanto, Ashton. »
Lui scollò le spalle e sospirò. Nessuno può farci niente.
Annuii non sapendo cos’altro dirgli. Non potevo dire niente per riparare la sua situazione. Non pensavo che qualcosa o qualcuno lo avrebbero aiutato a sentirsi meglio. Stava perdendo la sua famiglia per la seconda volta nella sua vita. Non credevo potesse andare peggio di così.
« Be’, » iniziai imbarazzata, dondolandomi sui talloni. « Jeremy sarà a casa presto e probabilmente diventerà molto confuso o disgustato se vede un mucchio di ragazzi soli in casa con me. »
« È il tuo modo più o meno gentile di cacciarci via, Cooper? » chiese Michael.
« In realtà, » iniziai lentamente. « Ashton, tu puoi salire in camera mia, se vuoi. »
Increspò le labbra prima di scuotere la testa.
« Al momento, Irwin non vuole stare con te, Cooper, » esclamò Michael. « Sicuro di sentirti meglio? »
Ashton tirò fuori il telefono e cominciò a scrivere.
« Ashton, » risi. « Perché non mi parli e basta? »
« Non posso, » asserì, guardando ancora il telefono.
« Perché no? » chiesi.
Il mio telefono vibrò nella mia tasca. Lo tirai fuori e lessi il messaggio.
Da Ashton: Ti andrebbe di stare a casa mia, stasera?
Lo guardai. « Seriamente? »
Lui scrollò le spalle. « Immagino che tu debba incontrare la mia famiglia prima che spariscano. »
Feci un grande respiro e annuii. In realtà erano nervosa di incontrare la famiglia di Ashton, anche erano tutti morti.
« Be’, io me ne tiro fuori. » disse Michael prima di scomparire.
« Uhm, se tuo fratello dice qualcosa a proposito dell’opossum morto, non nominarmi, okay? » disse Calum prima di chiudere la porta e andarsene.
« Opossum morto? » ripetei.
Ashton mi guardò e scosse la testa. Non chiedermelo.
***
 
Ashton mi guidò fino alla porta di casa sua, stringendomi la mano. I suoi occhiali non lasciarono mai il suo viso. Si tolse le scarpe non appena entrammo, così feci lo stesso. Andammo in cucina.
« Mamma! » chiamò. « Harry, Lauren! Ho portato qualcuno da farvi conoscere! »
Vicino al forno c’era una donna alta più o meno come me, con i capelli biondi e un sorriso caloroso. « Ciao, tesoro. »
Ashton diede un bacio sulla guancia a sua madre prima di indicarmi. « Mamma, lei è Bridgette Cooper. »
« È più carina di come avevi detto, » la mamma di Ashton si entusiasmò. « Oh, Bridgette, abbiamo sentito parlare così tanto di te. Sembra che Ashton parli solo di te. Sembra strano dato che non parla molto fuori casa. »
« Mamma. » mugolò piano Ashton.
« Oh, Ashton, calmati, » sospirò lei, avvicinandosi a lui con un grembiule in mano. « Ti sto solo prendendo in giro. »
Vive o morte, le mamme potevano comunque mettere in imbarazzo i loro figli. Me lo segnai mentalmente.
« Dove sono Harry e Lauren? » chiese lui.
« Sala da pranzo, » sbuffò. « Hanno guardato la TV tutto il giorno. Quei ragazzi non puliscono mai la loro stanza. Sono incollati a quell’aggeggio. »
Ashton sorrise a sua madre e alzò gli occhi al cielo prima di prendermi di nuovo per mano e portarmi da dove eravamo venuti. Questa volta, superò la porta per andare in un'altra stanza. Un ragazzo e una ragazza – Harry e Lauren, immaginai – erano sdraiati sul divano a vedere Spongebob, non facendo caso a noi.
« Grazie per la vostra attenzione. » disse Ashton.
I due si girarono e risero. « Hey, chi è lei? » chiese Harry.
« È Bridgette?» provò ad indovinare Lauren.
« È carina. » notò Harry.
« La ragazza più carina che hai portato a casa. » aggiunse Lauren sotto voce.
« Hey, » rise Ashton. « Credevo che Chelsea ti piacesse. »
« Non vuol dire che pensavo fosse carina. » sospirò Lauren.
Mi piaceva un sacco la famiglia di Ashton. Erano completamente normali. Senza menzionare il fatto che erano simpatici e sembravano più comprensibili dei miei famigliari. Mi sentii male al pensiero che sarebbero scomparsi. Desideravo di salvarli in qualche modo. Sapevo che senza di loro, Ashton sarebbe solo peggiorato.
« Andiamo nella mia stanza. » mi disse Ashton.
« A fare cosa? » chiese Harry con un sorriso impertinente sul viso.
« Zitto, Harry, » rise Ashton, facendomi uscire dalla stanza. « Sei troppo piccolo. »
Ashton mi condusse in un piccolo corridoio. La penultima porta doveva essere la sua, dato che l’apri e mi fece entrare. Accese la luce e vidi un letto ad una pizza e mezza, un mucchio di poster attaccati al muro color crema.
« Non è chissà cosa. » sospirò.
« Mi piace, » annuii. « È rilassante. Non è... esagerata. »
Lui sorrise. « Felice che ti piaccia. E a proposito, credo che tu piaccia alla mia famiglia. »
« E a me piacciono loro, » dissi, ricambiando il suo sorriso. « I tuoi fratelli sono carini e tua madre è la cosa più dolce che io abbia mai visto. »
« Può superarsi quando porto i miei amici a casa. » disse, grattandosi la nuca.
« Eri solo imbarazzato perché ha detto che parli un sacco di me. » lo canzonai. « Cosa hai detto esattamente? »
« Niente. » si difese, cercando di nascondere un sorriso.
« Onestamente, » iniziai, cambiando argomento. « Sono contenta che tu mi stia parlando ora. Mi piace quando parli sul serio. »
« Stavolta non voglio combinare casini, » sospiro. « Probabilmente, gli altri ti avranno raccontato delle storie. Ho fatto fare cose atroci alle persone quando non ne avevo l’intenzione. Devo sempre pensare attentamente a quello che dico. Potrei far fare a qualcuno il giro della nazione senza volerlo veramente. »
« Lo so, » mormorai. « Mi dispiace. »
« Non esserlo, non è mica colpa tua. »
Stemmo in silenzio per un momento. Continuai ad osservare la sua stanza mentre lui continuava a guardarmi da dietro le lenti scure.
« Allora, che mi dici di questi occhiali? » chiesi lentamente. « So che te l’ho chiesto prima e che non hai voluto dirmelo, ma sono solo curiosa. »
« È che, » iniziò, interrompendosi con un sospiro. Si passò le dita tra i capelli. « È complicato, Bridgette. »
« Puoi fidarti ti me, » gli assicurai. « Non devi dirmelo, ma se lo farai, non ti giudicherò, promesso. »
« Be’, io- »
« Salve, piccioncini, » Michael sorrise dall’angolo della stanza di Ashton, con le braccia e le gambe  incrociate, appoggiato al muro. « Mi dispiace interrompere, ma Cooper è richiesta altrove. Jeremy sta dando di matto. »
 
 

Entrai in casa, aspettandomi che Jeremy stesse crollando emotivamente in cucina, o in corridoio, o da qualsiasi altra parte. Invece, sentii dei colpi provenire dal seminterrato. Mugolai, ma raggiunsi la porta dello scantinato.
« Jeremy! » lo chiamai. « Jeremy, che stai facendo? »
Girai l’angolo e lo vidi mentre cercava di strisciare attraverso la piccola finestra. In realtà, era uscito solo con la testa, ma si girò a guardarmi.
« Che diavolo sta succedendo, Jeremy? » chiesi.
 « Pensavo che fossi Michael. » disse, rientrando nello scantinato.
« Michael? » ripetei, aggrottando le sopracciglia. Ovvio, era stato Michael a fare casino nella testa di mio fratello. « Cosa ci faceva qui? »
« Non lo so » sospirò. I suoi occhi erano ancora spalancati per qualsiasi cosa fosse appena successa. « È entrato come se fosse casa sua, appoggiandosi al bancone della cucina. Ha incrociato le braccia ed è rimasto a guardarmi. »
Aspettai che continuasse, ma si bloccò e diede una rapida occhiata alla stanza. « Allora? Che è successo dopo? »
« Be’, gli ho chiesto cosa ci facesse qui. Ha detto che voleva sapere se era successo qualcosa a scuola. Ho pensato che forse era successo qualcosa a te, così ho provato a chiamarti, ma il mio telefono si è scagliato da solo sul muro! »
I fantasmi potevano muovere le cose? A meno che Michael non fosse diventato invisibile e non l’avesse lanciato. Mi appuntai mentalmente di fare domande sulle capacità dei fantasmi. Ma prima, dovevo parlare con Michael a proposito di spaventare mio fratello senza consultarmi. Non volevo che Jeremy mi rompesse le palle su quanto Michael fosse strano.
« Aspetta, » dissi, realizzando qualcosa. « Lui è entrato in casa e ti ha solo fatto delle domande e ha lanciato il telefono al muro e non hai detto niente? »
« Bridgette, non potevo! » gridò Jeremy. « Dopo che il mio telefono è volato, mi ha detto che non sarebbe stato intelligente da parte mia dirlo a qualcuno. Quando gli ho detto di andare a farsi fottere, le luci hanno cominciato a tremare, allora gli ho detto che stava succedendo qualcosa di strano e sono uscito in corridoio. Subito dopo mi sono ritrovato seduto al tavolo, come se fossi sonnambulo e avessi camminato fino lì. Dopodiché, mi ha detto di non dire a nessuno quello che era successo, di avere una buona giornata e se ne è andato. »
Spalancai la bocca. « Michael non ha detto niente su di te... »
« Hey, Bitchette*, » Jeremy usò quel soprannome, sventolandomi una mano di fronte al viso. « Non è questo il punto! Che cazzo di problema ha il tuo amico? »
Non sapevo cosa dire, allora scrollai le spalle e girai i tacchi per dirigermi verso le scale. « Non ti preoccupare. »

 
***
« Ho ricevuto una chiamata da scuola » cominciò mia madre non appena entrai nella sala da pranzo. Non mi guardò nemmeno. Continuò semplicemente a guardare la TV, che stava trasmettendo “Real Housewives” in quel momento. « Hai saltato tutte le lezioni dopo il pranzo sette volte finora, » finalmente staccò gli occhi dallo schermo, dove c’era una donna bionda decisamente troppo rifatta che si ubriacava e una bruna di piccola statura con così tanto eye-liner da sembrare un procione. « Che ti succede, Bridgette? Non ti sei mai comportata così nella tua vecchia scuola. È il trasferimento? »
« No, mamma. » sospirai. « Fidati di me, mi piacciono le persone qui e vado d’accordo quasi con tutti a scuola. È solo... difficile, credo. Alcuni argomenti sono più complicati. Il mio amico mi sta aiutando a studiare. »
« Il ragazzo con gli occhiali da sole? » provò ad indovinare.
« No, un ragazzo che frequenta informatica forense con me. Si chiama Calum. »
« Così è questo Calum che ti fa saltare le lezioni? »
« No, è tutta colpa mia. Lui non ha nemmeno lezione dopo pranzo. »
Mi sentii una merda a mentire in quel modo a mia madre, ma non potevo dirle che saltavo scuola perché un mio amico era condannato a rimanere per sempre dentro la sua casa e si sentiva solo, che la famiglia di un altro mio amico stava per sparire per sempre, perciò lui aveva bisogno di conforto. Non potevo nemmeno dirle che era quasi sempre Calum che mi suggeriva di saltare scuola, perché poi lei non mi avrebbe più fatto passare del tempo con lui.
« Sai, » disse, alzandosi dal divano. « Mi piacerebbe incontrare questi tuoi amici. Perché non li inviti a cena stasera? »
« S-stasera? » balbettai.
C’erano così tante cose sbagliate in tutto quello. Avevo parlato di Luke a mia madre così tante volte che lei si aspettava ci venisse a trovare. Quindi, c’era il problema che non poteva lasciare casa sua. E anche se l’avesse fatto, avrebbe risposto ai pensieri di tutti per tutto il tempo. Poi c’era il fatto che avrei dovuto portare in casa due fantasmi e una persona che praticava magia nera. E non volevo nemmeno pensare a cosa avrebbero combinato Jeremy e Michael insieme. E c’era anche il fatto che Ashton probabilmente non avrebbe potuto parlare – doveva scegliere le sue parole il più attentamente possibile.
« Sì, perché no? » sorrise. « Parli sempre così tanto di questi Michael, Ashton e Luke – e ora c’è... uh, Colby? »
« Calum, mamma. » la corressi.
« Calum, » ripeté. « Credo di doverli conoscere. »
« Be’, non credo che Luke possa. » dissi finalmente.
« Perché no? »
« Lui... uh, fa il babysitter. Sì, i suoi genitori sono fuori città e deve guardare il suo fratellino. »
« Perché non andiamo da lui, allora? » suggerì. « Sarebbe una cosa carina, dato che è tutto solo. »
« Non so nemmeno se Calum, Ashton o Michael possano. » sospirai.
« Be’, mandagli un messaggio e chiederglielo.» sorrise.
« Mamma. » sospirai. « Non farlo. Mai più. »
Uscii dalla sala da pranzo e andai nella mia stanza, chiusi la porta a chiave e andai al centro della stanza.
« Michael. » sibilai.
« Mi hai chiamato? » sorrise, era appoggiato al mio letto.
« Mia madre vuole incontrare te e gli altri. » gli riportai. « Vuole andare a cena a casa di Luke perché gli ho detto che doveva stare con suo fratello mentre i suoi erano fuori città. »
« Hai parlato a Cosa numero Uno e Cosa numero Due? » domandò.
« Non ancora, » dissi. « Credi che possa andare? È solo per stavolta. »
Scrollò le spalle. « Dammi tre minuti. »
E così dicendo, se ne andò. Mugolai e mi misi seduta sul mio letto, prendendomi la testa tra le mani. Come avrei fatto a gestire una cena con la mia famiglia, Ashton, Calum, Luke e Michael. Michael e Luke mangiavano? Sarebbe stato un disastro.
« Allora, » Michael iniziò, dall’angolo della mia stanza. La mia testa si girò a guardarlo mentre si esaminava le unghie. « Ashton ha detto che ce la farà, Calum ha detto che va bene, ma per le nove deve stare a casa per fare qualche strano rituale con sua sorella, e Luke ti manda i suoi ringraziamenti per aver messo in mezzo casa sua.
« Oh, » dissi, ricordando la domanda che mi ero fatta prima. « Tu e Luke mangiate? »
Michael mi fissò semplicemente con un sorriso divertito sul viso. « Ha detto di essere lì per le sette. » disse, prima di andarsene.

 
***
 
La mia famiglia era fuori casa di Luke dopo che mia madre aveva suonato il campanello. Mia madre teneva tra le braccia il suo fantastico pesce, io avevo il purè di patate, mio padre la torta al cioccolato in una mano e un piatto di biscotti nell’altra. Mio fratello così era terrorizzato all’idea di vedere ancora Michael e tremava così tanto che non riusciva a reggere niente.
Luke aprì la porta vestito di blu e verde. Sorrise luminoso alla mia famiglia, i suoi occhi azzurri sembravano davvero felici. « Hey, Bridgette. Signori Cooper, piacere di conoscervi. Jeremy. Io sono Luke Hemmings. »
« Ciao, caro, » mia madre sorrise calorosamente. « È un piacere conoscerti. Abbiamo sentito parlare così tanto di te e dei tuoi amici. »
Luke fece un passo indietro e ci invitò ad entrare. Feci superare loro la cucina, fino a raggiungere la sala da pranzo, dove Calum, Michael e Ashton erano già seduti a chiacchierare. Ashton si girò e mi sorrise, i suoi occhi erano coperti dagli occhiali da sole. Come l’avrei spiegato ai miei genitori?
Michael mi si avvicinò e accostò le labbra al mio orecchio. « Se qualcuno te lo chiede, Ashton è cieco. »
Ashton rise. Dovevo ammetterlo, era una scusa piuttosto sciocca.
Il resto della mia famiglia entrò, sistemando il cibo sul tavolo. Si guardarono attorno, sorridendo a tutti. Jeremy si limitò a guardare tutti con uno sguardo severo. Apparentemente, dato che erano tutti amici di Michael erano capaci di fargli cose terribili. Non potevo confermare o negare niente, comunque.
 « Mamma, papà, » iniziai. « Questi sono Michael, Calum e Ashton »
« Lui è cieco. » Michael indicò Ashton.
« Signori Cooper, piacere di conoscevi, finalmente. » salutò Calum, stringendo la mano ai miei genitori.
« Chiamami Kristy. » gli disse mia madre.
« Ben. » mio padre sorrise e strinse la mano a Calum.
« Bridgette, presentagli tuo fratello. » mi ordinò a bassa voce mia madre.
« Oh, lui è Jeremy. » dissi.
Jeremy non salutò nessuno,  guadagnandosi un’occhiataccia da mia madre. Michael cercò di nascondere un sorriso.
Ci sedemmo tutti attorno al tavolo. Io mi misi tra Ashton e mia mamma. Mio padre tra mia mamma e Jeremy. Jeremy e Michael erano l’uno di fronte l’altra, il che era incredibilmente divertente. Dagli sguardi che gli altri ragazzi avevano, avevo ragione.
« Quindi andate tutti a scuola con Bridgette? » chiese mio padre, tagliando il suo pesce.
« Mi sono diplomato l’anno scorso, in realtà. » rispose Ashton. Stava parlando con i miei genitori e, dopotutto, nessuno stava facendo cose strane.
« Sono l’unico che va alla Wesfield High, » disse Calum. « Frequentiamo informatica forense e pranziamo insieme »
« Studio a casa. » Luke mentì facilmente.
Michael non si impegnò nemmeno nel mentire. Be’, lo fece, ma non completamente. « Ho lasciato la scuola. » sospirò.
Il che era più o meno vero. Da quando era morto, l’aveva lasciata, in qualche modo. Ecco cosa mi aveva detto Michael, prima.
I miei genitori non sembrarono troppo contanti quando Michael disse di non aver finito le superiori, ma lasciarono perdere. « Dov’è il tuo fratellino, Luke? » chiese mia madre.
« Dorme. » mentì. « Deve andare a dormire molto presto. Ha solo cinque anni, quindi... »
« E i tuoi genitori ti lasciano da solo con lui? » chiese mio padre. Iniziò a ridere. « Se avessimo lasciato Jeremy con Bridgette quando lei aveva cinque anni- »
« Be’, Jeremy ne avrebbe avuti solo sei, papà, » gli ricordai. « Luke ne ha diciassette. »
« Sei comunque una rompipalle. » borbottò Jeremy.
« Anche tu non sei una passeggiata, Jer. » sogghignai. Piegando le testa.
Guardai attorno al tavolo. I miei occhi si posarono su Luke e Michael. I loro piatti erano immacolati. Michael era sbracato sulla sedia; Luke appoggiato al tavolo, con le braccia incrociate, mentre incoraggiava al conversazione. I miei genitori non avevano ancora detto niente del loro poco appetito e sperai che continuassero così.
« Allora Ashton, « iniziò mio padre. « Qualche idea per il college? »
Ashton scrollò le spalle. « Non ci sono molto college qui intorno, e onestamente non posso allontanarmi troppo da casa. Mio padre non vive con la mia famiglia, quindi sono più o meno l’uomo di casa, capisce? »
« Vivi in fondo alla via, vero? » chiese mia madre. Lui annuì in risposta.
« Anche Calum, » dissi. « e Michael. »
Nominare Michael fece sì che mia madre lo guardò. Fissò il suo piatto e aggrottò le sopracciglia. « Michael, tesoro, perché non hai mangiato niente? »
« Sì, l’ha fatto. » iniziò Ashton. « Ha finito tutto ciò che aveva nel piatto. »
Fissai il piatto di Michael, ora completamente vuoto. Mia madre annuì e borbottò qualcosa tra sé e sé, finendo il proprio purè. Mi girai verso Ashton.
« I fantasmi mangiano? » gli sussurrai all’orecchio.
Lui ridacchiò e scosse la testa. « Il piatto di Michael è praticamente stracolmo di cibo. Hai solo assistito al funzionamento dei miei poteri. »
Guardai il piatto di Michael e vidi che c’era ancora tutto il cibo, e poi notai un sorrisetto sul suo volto. Risi tra me e me. La cena non era così male come pensavo. I miei genitori sembravano apprezzare i miei amici e Ashton era pronto a coprire qualcuno, se serviva.
Dopo la cena, mangiammo la torta e i biscotti e parlammo del più e del meno, ridemmo e passammo una bella serata. L’unica persona che non si divertì fu Jeremy, che sembrò avere un cipiglio perenne.
« Be’, Bridge, » sospirò mio padre, sedendosi sulla sua sedia e posando le mani sull’addome. « Approvo i tuoi amici. E Ashton. »
« Perché ti sei soffermato su Ashton? » chiesi, mentre Luke cercava di trattenere una risata.
« Non state insieme? » chiese mia madre.
Sentii le guance diventare rosse quando Ashton mi diede un colpetto sul ginocchio. Luke cominciò a sbuffare, cercando di non ridere. Sentì Michael borbottare « Potrebbero benissimo esserlo. » dall’altra parte del tavolo.
« Hey, non parliamone » decidi si dire.
Ashton tirò fuori il telefono e cominciò a scrivere un messaggio. Qualche secondo dopo, il mio telefono vibrò nella mia tasca. Lo tirai fuori e lessi.
Da Ashton Irwin: Ne parliamo dopo.

 

Okay, eccomi con questo capitolo a dir poco chilometrico. Alla fine, ha vinto il "uniamo i due capitoli" e così è stato. u.u Ora, non picchiatemi, ma sabato riparto ahahaha, ma almeno nella hall del recidence/hotel/non so nemmeno io cos'è dovrebbe (e sottolineo il condizionale) esserci il WiFi, quindi dato che oggi e domani traduco e che sabato è un giorno perso, spero di poter aggiornare. Per il prossimo aggiornamento ancora (ovvero il capitolo 15 che dovrebbe essere il 16, ma non lo è perché ho unito due capitoli) dovrete aspettare però il mio ritorno ♥ Poi le vacanze sono finite ahahaha
*Bitchette: "Bitch" in inglese significa principalmente stronza, e dato che tutti noi sappiamo l'amore che Jeremy nutre nei confronti della sorella la cosa è spiegata u.u
Passando alla storia, Bridgette ha incontrato la famiglia di Ashton, in cui sono tutti carini e gentili. In seguito Michael si è divertito a fare il deficiente con Jeremy e gli ha incasinato un po' il cervello, dato che se ricordate bene ci aveva preso gusto. Infine, i genitori di Bridgette cominciano a farsi giustamente due domande sui suoi misteriosi amici e le chiedono di invitarli tutti a cena, ma Luke non può lasciare la casa e quindi vanno tutti a casa sua. E la cosa fila piuttosto bene. E ora secondo voi si chiariranno Ashton e Bridgette? zan zaan.
Ora, ringrazio le fantastiche persone che continuano a seguirmi, a sopportare me e i miei vergognosi ritardi. A Settembre riprenderò con più regolartià ;)
Grazie in particolare a: Letizia25, _Miche, mammifero, Tenerifesea_ You are My Imagine e m_love per aver recensito lo scorso capitolo ♥
Se tutto va bene ci sentiamo sabato!
Marianne



 

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Capitolo 14
*** Diciotto - I ***



14 || Diciotto - I
 
« Buongiorno, Cooper. » cinguettò la voce di Michael. Strinsi gli occhi a causa della luce che entrava dai vetri della finestra, e li aprii attentamente. Misi a fuoco i volti di Calum, Michael e Ashton. Tutti sorridevano luminosi. Ashton aveva gli occhiali da sole sul naso.
« Buon compleanno! » esclamarono tutti insieme.
« Come avete fatto ad entrare? » chiesi, schiarendomi la voce dopo aver parlato.
« Ci ha fatto entrare  tua mamma. » Calum sorrise.
« Andiamo, Cooper, » disse Michael, togliendomi le coperte di dosso. Sembrava stranamente felice, quel giorno. « Abbiamo un sacco di roba da fare oggi. Hai diciotto anni! »
« Siete fortunati che indossassi i pantaloni. » brontolai, facendo scivolare le mie gambe giù dal letto.
« Sì, okay, vatti a preparare. » fece un sorrisetto, prima di sparire dalla stanza.
« Scendi tra dieci minuti. » mi raccomandò Calum prima di trascinare Ashton fuori dalla mia stanza, chiudendosi poi la porta alle spalle.
Dopo la cena dell’altra sera, avevo detto ad Ashton di avere mal di testa e che volevo solo andare al dormire, per evitare effettivamente la chiacchierata sulla nostra relazione. Anche se Ashton mi piaceva, l’idea di parlare di qualsiasi cosa ci fosse tra di noi mi rendeva più o meno nervosa e leggermente inquieta. Era un ragazzo piuttosto riservato e misterioso. Mi sentivo semplicemente come se non avessimo un buon rapporto. Solo che non sapevo come dirlo.
Sbadigliai prima di alzarmi e raggiungere il mio armadio. Tirai fuori una maglietta nera degli Arctic Monkeys e la lanciai sul letto prima di andare a prendere dei pantaloncini dal cassettone. Ne presi un paio neri, un po’ arrotolati sul bordo e poi indossai tutto. Pensai che mancasse qualcosa, che fossi troppo semplice, allora afferrai la mia camicia a quadri rossa e la legai attorno alla mia vita.
« Wow, sembrò così dannatamente figa, oggi. » borbottai tra me e me, mentre mi guardavo allo specchio. Sospira. « Ehi, ho diciotto anni. ‘Fanculo. » Stavo cominciando un nuovo periodo della mia vita. Avrebbe potuto essere anche un nuovo periodo in cui mi sentivo a mio agio con me stessa.
Andai nell’angolo della mia stanza e tirai fuori i miei stivaletti di pelle nera con le borchie sui lati. Li infilai prima di trascinarmi in bagno. Mi spazzolai i capelli e poi mi lavai i denti. Mi legai i capelli in una crocchia disordinata e veloce. Schioccai la lingua prima di uscire dal bagno.
Mi fiondai al piano di sotto, sentendomi eccitata per il mio compleanno. Mi chiedevo cosa avessero pianificato i ragazzi per quel giorno. Con loro tutto era possibile. Seguii il profumo che proveniva dalla cucina.
« Buon compleanno! » esclamarono mio padre, mia madre e i tre ragazzi. Mio fratello si teneva il più possibile lontani da Michael, ed era imbronciato, mentre teneva le braccia incrociate.
Mi feci scappare una risata, non avendo la minima idea di come reagire. Mia madre aveva fatto dei pancake per tutti. Immaginai che i miei fossero quelli affogati nello sciroppo al cioccolato con una candelina sopra.
« Grazie, » sorrisi, attraversando la cucina per abbracciare i miei genitori.
« Prego, tesoro, » rispose mia madre, baciandomi sulla guancia. « Ti vogliamo bene. »
« Non riesco a credere che la mia bambina abbia diciotto anni. » disse mio padre.
« Per favore, non fare uno di quei discorsi da padre come fanno in TV. » dissi io.
Lui rise di me. « Credi che possa piangere per un compleanno? Su, Bridgette. »
Ci sedemmo tutti a fare colazione – Ashton disse di nuovo ai miei genitori che Michael stava mangiando un sacco di pancake. Dopo aver finito, aiutai mia madre a mettere i piatti nel lavandino, ma lei insistette dicendomi di andarmi a godere il mio compleanno e lasciare che se ne occupasse Jeremy. A quello non protestai. Seguii Michael fuori dalla porta, Calum e Ashton erano subito dietro di me.
« Allora, cos’abbiamo in programma oggi? » chiesi
« Prima dobbiamo portarti a casa di Hemmings, » disse Michael, fermandosi sul marciapiede. « Voleva venire a darti il buongiorno, ma sai, non può .»
Attraversammo la strada ed entrammo in casa di Luke come avevamo fatto tante volte prima. Avevo imparato a non bussare mai – a Luke non importava se le persone entravano. Era seduto sul bancone della cucina, ovviamente ci stava aspettando. Sorrise luminosamente quando entrai, scivolando giù dal bancone per abbracciarmi.
« Buon compleanno, Bridgette! » cinguettò. « Ora sei ufficialmente più grande di me. »
« Hai la stessa età di Michael. » disse Calum.
« Ma comunque più piccola di Ashton. » sogghignò Michael.
I miei occhi si posarono su Ashton, le cui guance si erano colorate di una leggera tonalità di rosa. Tornai a guardare Luke. Sembrava che stesse facendo una conversazione privata con Michael e Calum. Li guardai finché Calum non parlò.
« È stato un po’ difficile decidere cosa fare, dato che Luke vuole essere incluso, ma non può lasciare la casa, » iniziò. « Allora ho pensato a una cosa. »
« Cioè? » continuai, invitandolo a continuare.
« Andiamo, » sorrise, prendendomi la mano e trascinandomi nel salotto. « È una parte del tuo regalo, ma beneficia anche Luke. »
« Me lo potete dire e basta? » piagnucolai.
« Cooper, zitta e siediti. » disse Michael, spingendomi leggermente sul divano, accanto a Calum.
Luke si mise seduto sul pavimento, dietro il tavolino. Calum si mise seduto sul divano di fronte a lui e Michael prese il suo solito posto sul divanetto, sdraiandosi e incrociando le braccia al petto per guardare tutto quello che stava per succedere. Ashton prese qualcosa dagli scaffali e lo mise sul tavolino, prima di mettersi sulla poltrona. Guardai l’oggetto sul tavolino, il taccuino di Calum.
« Ho trovato un incantesimo, » comincia a spiegare Calum – finalmente. « È una cosa temporanea, ma funziona per qualche ora. Abbastanza per quello che abbiamo pianificato per il suo compleanno. Non sappiamo cosa succederà se torniamo prima che svanisca, ma penso che sverrà e ritornerà qui come succede ogni volta che prova ad uscire. »
« Calum, stai pensando quello che credo di star pensando io? » Iniziai a sorridere sempre di più.
Luke mi guardò con l’espressione più felice che gli avessi mai visto in faccia. « Calum può farmi uscire di casa. »
Cominciai a dare delle piccole botte al braccio di Calum per quanto fossi elettrizzata. « Oh mio Dio, Calum! »
« Okay, Bridgette, okay! » sospirò, togliendo le mie mani dal tuo corpo. Si girò di nuovo verso il tavolino, sfogliando il tuo taccuino aperto per cercare la pagine dov’era scritto l’incantesimo. « Bene, dobbiamo fare alcune cose: ho bisogno che Ashton vada a prendere delle candele – dovrebbero essere in cucina. Luke deve prendere la corda con cui si è impiccato, qualcuno deve soffiare dell’aria nella bocca di Luke una volta che avremo fatto il tutto, e dobbiamo andare in camera di Luke dato è lì che è morto. »
Tutti si alzarono in piedi. Luke si fiondò per le scale per cercare la corda che aveva usato, che era la stessa che aveva usato per spaventare e morte me e tutte le altre anime sfortunate che erano capitate in quella casa. Ashton andò in cucina a prendere le candele, e Michael seguì Luke per le scale.
« Chi deve soffiargli l’aria dentro? » domandai.
« Vuoi sentirmi ancora parlare ti incantesimi? » ridacchiò lui.
Quello mi fece rimanere in silenzio.
Tutti entrammo nella piccola camera di Luke. Ci sedemmo in cerchio sul pavimento, Calum e Luke erano seduti l’uno di fronte l’altro. Calum aveva il taccuino aperto sul pavimento, tre candele accese di fronte ad esso. La corsa era tra le candele e Luke, che si dondolava su e giù in preda all’eccitazione.
« L’aria deve provenire da un essere vivente, il che vuol dire che o Ashton o Bridgette devono farlo. » disse Calum prima di iniziare. « Ma prima di farlo, dobbiamo portare Luke di fuori. »
« Se per voi va bene, » iniziò piano Luke. « Credo che sarebbe meno imbarazzante se lo facesse Bridgette. »
Annuii. « Va bene. »
« Iniziamo. » Calum sorrise.
Cominciò a dire parole che non capivo, ma erano decisamente molto importante. A metà del rito, Michael mise la corda attorno al collo di Luke. Luke sembrava completamente imperturbato dalla cosa, comunque. Continuava a  fissare Calum come un cucciolo Non appena Calum finì di parlare, Luke cadde a terra, completamente privo di sensi.
« Cosa hai fatto? » chiesi, fissando il corpo immobile di Luke terrificata.
« Sta bene. fidati di me, » disse Calum, alzandosi e chiudendo il proprio taccuino. Michael spense la candele, prima di alzarsi. Ashton mi tese la mano.
« Aiutatemi a portarlo fuori. »
Ashton e Michael sollevarono Luke, Ashton strinse il braccio attorno alla sua vita e Luke lo trascinava per le gambe. Calum ci fece strada fuori dalla sua stanza, giù per le scale e poi in giardino. Io stetti dietro Ashton, chiedendomi cosa avesse causato lo svenimento di Luke. Cosa faceva esattamente quell’incantesimo. Probabilmente, era meglio non chiedere.
I due ragazzi appoggiarono Luke sull’erba, i suoi occhi blu fissavano ancora il nulla. Non potevo avvicinarmi a lui se mi fissava. Come se avesse potuto leggermi nel pensiero, Ashton si mise in ginocchio e chiuse gli occhi di Luke con due dita. Si alzò e io feci un cenno con il capo per ringraziarlo. Mi inginocchiai accanto a lui e lo guardai.
« Non devi per forza poggiare le labbra sulle sue, » mi disse Calum.  « Solo aprire la sua bocca e soffiarci dentro. »
« Suona fottutamente strano. » borbottò Michael.
Portai la mia mano alla mascella di Luke e aprii lentamente la sua bocca. Mi avvicinai finché le nostre bocche non furono a qualche centimetro di distanza e soffiai. Qualche momento dopo, i suoi occhi si aprirono. Io mi alzai e lui mi seguii dopo qualche secondo. Si guardò attorno, stordito.
« Luke, stai bene? » chiese Michael.
Luke fissò Michael prima di sorridere. « Ha funzionato. »
« Ti senti bene? » chiesi, sfiorandogli il braccio.
Annuii. « Meglio di bene. Sono fuori! »
« Allora andiamo a divertirci finché puoi, » disse Michael, avvicina dosi al suo amico. « Su, Cooper. È tempo di festeggiare. »

 
***
Dato che era il mio compleanno, mi fu permesso di sedermi al posto del passeggero nella macchina di Ashton. Guidò con una mano sul volante e l’altra a smanettare sulla consolle. Io tenni entrambe le mie mani sulle mie cosce, con il finestrino tirato giù. Ashton mise un cd degli Arctic Monkeys, notando la mia maglietta. annuii quando partì Knee Socks. Riuscivo a sentire la felicità che emanava Luke, mentre era seduto tra Calum e Michael sui sedili posteriori.
« Non hai ancora capito cosa faremo, Cooper? » mi chiese Ashton, piegandosi in avanti per parlami.
Scosse la testa, con un sorriso strano sul mio volto. « Nemmeno un po’. Posso avere un aiutino? »
« È bel tempo fuori. » Fu tutto quello che disse prima di rimettersi al suo posto.
 
Ashton si tolse la bandana dalla testa per coprirmi gli occhi. Poi mi prese per le braccia per guidarmi verso qualsiasi posto avessero pianificato di portarmi. Potevo sentire chiaramente il profumo del mare, ma mi avevano veramente portata in spiaggia.
« Dovresti sapere anche che abbiamo pensato a tutto ieri, » disse Calum mentre camminavano e io inciampavo sgraziata su ogni cosa. « È stato facile dato che Michael è un fantasma, ma dovevano ancora capire cosa farti esattamente per il tuo compleanno. »
« Sei una persona così noiosa. » sospirò Luke.
« Hey! » protestai.
Luke rise. « Tutto quello che fai è stare con noi! Non potevamo stare a casa mia. Lo facciamo tutti i giorni. »
Sospirai e ruotai gli occhi, anche se non riuscivo a vedere niente. Mi sarebbe andato bene passare il mio diciottesimo compleanno da Luke. Ero sempre lì perché mi piaceva passare del tempo con loro. Erano gli unici amici che avevo, dato che nessuno a scuola voleva parlarmi dopo aver visto che stavo con “i ragazzi strani”.
Dopo aver camminato alla cieca per dieci minuti, Ashton mi fermò. Tesi le braccia, e mi ritrovai a toccare con le dita qualcosa di liscio, che sembrava una ringhiera. Lasciai le mie mani appoggiate lì mentre aspettavo che mi togliessero la benda.
« Pronta, Cooper? » chiese Michael. Riuscii perfino a sentire un sorriso, nella sua voce.
« Direi di sì, dopo tutto questo tempo. » replicai.
« Non fare la presuntuosa o ti riportiamo a casa. » mi minacciò, non intendendolo veramente.
« Va bene, scusa. » ridacchiai.
Ashton mi tolse la bandana dagli occhi, sbattei le palpebre non appena vidi il sole, aspettando che i miei occhi si abituassero alla luce. Una volta che l’ebbero fatto, vidi scritto sulla sabbia BUON 18ESIMO COMPLEANNO COOPER, con un paio di teli da mare accanto. C’erano palloncini legati alle sdraio e tre borse termiche vicino agli asciugamani.
« Oh mio Dio, grazie ragazzi! » strillai, girandomi ad abbracciarli. Le mie braccia trovarono per prime Michael, e praticamente lo strinsi a morte – non intendevo fare questo gioco di parole.
« Piano, Cooper, » rise, stringendomi la vita per farmi staccare da lui. « Prego, va bene? »
Poi abbracciai Luke, e poi Calum, prima di girarmi verso Ashton. Mi sentivo ancora un po’ imbarazzata per tutta la questione della relazione, ma lo abbracciai forte comunque, circondando i suoi fianchi con le braccia.
« Buon compleanno. » mi sussurrò all’orecchio.
Mi allontanai un po’ e guardai ancora la spiaggia. Volevo semplicemente rimanere a fissarla. Nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per il mio compleanno. In realtà, nessuno aveva mai fatto qualcosa di speciale per il mio compleanno.
« Rimarrai a guardare tutto il giorno? » mi chiese Luke.
« Andiamo, abbiamo veramente preparato il pranzo e tutto il resto. » Calum sorrise e cominciò a camminare giù per la rampa che conduceva alla spiaccia.
Tutti si tolsero le scarpe prima di toccare la sabbia. Camminammo tutti insieme verso il pic-nic, Ashton provò a fare la ruota mentre lo raggiungevamo. Risi quando atterrò, colpendo la sabbia col sedere. Non era molto bravo a fare acrobazie.
« Bene, ti faccio vedere come si fa. » dissi, prendendo la rincorsa prima di saltare e fare una ruota perfetta.
« A nessuno piacciono i tuoi spettacolini, Cooper. » mi canzonò Michael.
« Allora a nessuno piaci tu » risposi con sorriso.
« Bella questa. » mi lodò.
Raggiungemmo il pic-nic e ci mettemmo seduti. Calum e Luke cominciarono ad aprire le borse termiche e tirarono fuori il cibo. C’erano panini, una torta, coca-cola, patatine al formaggio e un sacco di snack differenti. I ragazzi tirarono fuori dalle borse anche i regali.
Decisi che i regali avrebbero potuto aspettare- Mangiammo per la maggior parte del tempo, ascoltammo la musica da un piccolo stereo che aveva portato Calum e giocammo un po’ a pallavolo tracciando una linea sulla sabbia come campo. I ragazzi si arrotolarono i bordi dei pantaloni e ci schizzammo con l’acqua del mar, Luke cadde a terra, spinto da Calum, e la cosa fu divertentissima. Quando ritornammo ai nostri asciugamani, il sole stava tramontando, sembrava un pozzo di fuoco, costruito e acceso, i ragazzi insistettero perché aprissi i miei regali.
« Sono cose che non potevano darti davanti ai suoi genitori, » disse Calum. « Ci saranno più regali quando sarai a casa. »
« Voi ragazzi non dovevate comprarmi niente. » dissi loro.
« Oh, sta zitta, Cooper. Volevamo farlo. » disse Michael, porgendomi i primo regalo. « E io voglio che tu apra il mio per primo. »
Il suo regalo era incartato in un bustina di carta. L’aprii e dentro vidi un CD in una custodia di plastica rosa.
« È una cosa tipo una cassetta registrata in versione moderna? » chiesi con un sorriso.
« Un paio di volte sono entrato in camera tua, a vedere cosa avevi di musica, » spiegò. « C’erano un paio di CD davvero fighi, ma non era molto. Ho pensato di doverti far conoscere un po’ di buona musica. »
« Sei entrato in camera mia? » ripetei.
Lui scrollò le spalle. « Quando sei a scuola mi annoio. O quando dormi. »
« Hey, mi guardi mentre dormo? È un po’ inquietante. »
« Sì, Michael, » disse Luke. « Non siamo in Twilight. »
« C’è un sacco di roba inquietante a Westfield, okay? » sospirò lui. « Volevo solo controllarla. Inoltre, devo ammettere che Cooper è piuttosto carina quando dorme, Ashton dovrebbe saperlo. »
Ashton arrossì ma non disse niente.
« Hai finito? » chiese Calum.
« Non ancora, » sibilò Michael. « Coop, tira fuori il CD. »
Feci come mi aveva detto e vidi un piccolo adesivo sul retro della custodia. Lo staccai con attenzione, c’era scritto a mano “Tieni lontano Michael fuori da casa mia – Valido per un giorno”.
« Seriamente? » scoppiai a ridere.
« Ti incazzi sempre quando appaio all’improvviso, quindi... » sospirò.
« Okay, è il mio turno, » s’intromise Calum. « Tutto questa sta diventando troppo sdolcinato. Ecco qui, Bridgette. Buon compleanno. »
Il regalo di Calum era contenuto in una bustina blu elettrico, con un fiocco viola. L’aprii e trovai un bigliettino, ci trovai dentro una sorta di poesia scritta a mano.
Questo d’aiuto ti sarà,
Anche se un buon sapore non avrà.
Se uno lo beve, avrà per ventiquattro ore
Immunità
« Immunità? » chiesi, leggendo ancora la filastrocca.
« C’è una cosa dentro, intelligentona, » ridacchiò Calum, allora io aprii di più la bustina per tirare poi fuori una bottiglietta rosa. « È una pozione di immunità. Ho immaginato che ti sarebbe stata utile per qualcosa. L’immunità ai poteri di Luke o Ashton è qualcosa di semplice come essere immuni ad un mal di pancia. »
Sorrisi, rigirandomi la bottiglietta tra le mani. Era davvero un regalo ben pensato. « Grazie, Cal. »
« Nessun problema. »
« Può essere il mio turno adesso? » piagnucolò Luke.
« Sei un tale bambino. » borbottò Michael.
Luke mi passò il suo regalo, eccitato, praticamente dondolandosi avanti e indietro sulla sedia. « È una cosa tipo quella di Michael, ma credo sia migliore. »
Luke mi diede una scatolina. Sollevai il coperchio e vidi altri adesivi. Erano più difficili da leggere. “Luke non può leggermi nel pensiero per tutto il giorno – valido tre volte; Luke deve spaventare a morte una persona a mia scelta – valido una volta; Luke è il mio schiavo personale – valido due volte; Luke deve dirmi quello che tutti pensano per un giorno intero, qualsiasi cosa io chieda – valido cinque volte.”
« Sono incredibilmente intelligenti, » annuii approvandoli, anche se non sapevo se avrei mai usato quella sullo spaventare le persone.
« Grazie, » lui mi sorrise orgoglioso.
Ashton guardò i tre ragazzi prima che i suoi occhi coperti dagli occhiali da sole si posassero su di me.
Il mio turno?
Annuii. « Tocca a te adesso. »
Ashton si alzò dalla sua sedia e si mise in ginocchio di fronte a me. Si tolse gli occhiali e mi guardò dritto negli occhi, e potei giurare che mi avesse detto « Buon compleanno » senza nemmeno aprir bocca. Mi rannicchiai lentamente sulla mia sedia, non sapendo se fossi pazza o meno.
« Non sei pazza, » rispose Luke ai miei pensieri. « Ashton ha un altro potere. Può mandare i propri pensieri. »
 
Scusate se non aggiorno dal 21 agoato. Il 23 sono partita e sono stata senza internet più o meno fino a questa mattina. In più non mi ricordavo che il capitolo da tradurre fosse così lungo çç
Sì, è un altro capitolo diviso in due, ma non potevo unirlo perché solo questo sono 3000 parole e se l'avessi unito con l'altro, sarebbe diventato esageratamente lungo, quindi spero che vi sia piaciuto. C'è tanto fluff, tante cose belle tra i ragazzi e Bridgette, e TADAAAAN, Ashton le può parlare anche guardandola negli occhi, ecco anche perché tiene gli occhiali da sole... non è una cosa dolcissima fhjgfhj, mi sciolgo.
Per la minuscola filastrocca, non sapevo come farle fare rima in italiano, in ogni caso vi riporto questa originale che è più orecchiabile (?): "This will come in handy/Although it won't raste beautifully/If one drinks this they will have for twnty-four hours/Immunity"
Il prossimo è molto più corto e arriverà presto, tempo permettendo, perché dopodomani è settembre e io non ho fatto un cactus, per quanto riguarda compiti e roba varia e dovrei seriamente iniziare a mettermi sotto ;__;
Detto questo, vi ringrazio se continuerete a seguirmi e ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo: Letizia25, francesca12zar, Tenerifesea_, noeelia e mammifero, vi risponderò più tardi ragazze çç ho un mucchio di cose da fare :c intanto erò vi ringrazio ancora ♥


 

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Capitolo 15
*** Diciotto - II ***



15 || Diciotto - II
 
Dopo aver aperto tutti i miei regali di compleanno, realizzai di aver ricevuto in totale 375 dollari, l’imitazione di un paio di Ray-Ban da Michael e una maglietta di Batman – dato che amavo Batman, anche la mia torta era decorata con una sua foto – un poster incorniciato dei Fall Out Boy da Luke e Calum, delle lenzuola e dei braccialetti da mia zia, una fotocamera da mio zio e sua moglie con un biglietto che mi chiedeva tutte le copie delle fotografie che avrei scattato, un ciondolo a forma di cuore dai miei nonni da parte di mia madre, con un biglietto che diceva di metterci una foto dentro dato che non ce n’era una, un nuovo laptop dai nonni da parte di mio padre, le chiavi della macchina di mio fratello, dato che lui aveva risparmiato abbastanza per comprarne un’altra, e quattro biglietti per il concerto di Ed Sheeran che ci sarebbe stato tra un mese. Complessivamente, ero felicissima per quei regali. Anche se non avevo ricevuto un vero regalo da Ashton, lui mi aveva mandato un messaggio con scritto che me lo avrebbe dato dopo. Onestamente, non mi importava ricevere altro da lui. Il dono di sapere che poteva dirmi le cose senza parlare era già abbastanza.
« Ti sono piaciuti i tuoi regali? » chiese mia madre dopo che ebbi mangiato tre pezzi di torta.
« Il miglior compleanno di sempre. » confermai, sentendomi come se potessi esplodere da un momento all’altro.
« Ho sentito dire che i tuoi amici hanno una piccola sorpresa per te. » disse mio padre, indicando Ashton, Luke, Calum e Michael.
« Be’, noi- » iniziò Calum, ma fu interrotto da Luke che cadde dalla sedia e scomparve.
« Merda. » mormorò Michael, chinandosi per vedere cosa fosse successo.
Tutti guardarono il posto da dove Luke era scomparso. I tre ragazzi e io ci guardammo negli occhi mentre i miei genitori e Jeremy davano di matto. A quanto pareva, l’incantesimo aveva finito di funzionare.
« Dov’è andato? » Mia madre era sul punto di piangere.
Calum e Michael guardarono Ashton per avere aiuto. Lui si ricompose prima di chiedere.« Chi? »
« Luke. » rispose mio padre fermamente.
« Luke non è mai stato qui. » sospirò Ashton. Aveva ragione. Dopo la giornata in spiaggia doveva essere tornato a casa o qualcosa del genere. Guardai i miei regali e sentii le labbra di Ashton sul mio orecchio. « L’incantesimo è finito. Luke è scomparso. »
Il ricordo di Luke che sveniva e spariva senza lasciare traccia ritornò nella mia mente. Anche se era fastidioso che Ashton non potesse parlare la maggior parte del tempo, il suo potere era stato utile con la mia famiglia. I miei genitori erano d’accordo con lui e continuavano a parlare di fare un pigiama-party con i miei amici. Ovviamente Ashton doveva avergli parlato prima, perché non c’era verso che i miei genitori mi avrebbero lasciato passare la notte con quattro ragazzi.
Portai i miei regali in camera e  mi misi il pigiama prima di uscire di casa con Michael e Ashton. Calum se n’era già andato per vedere se Luke fosse tornato a casa. Quando entrammo, erano seduti insieme sul divano, già con i controller in mano a giocare a FIFA.
« Sta bene. » annunciò Calum, come se non fosse niente di che.
Luke mise in pausa per parlarci, guadagnando un broncio da Calum. Luke aveva un sorriso che andava da un orecchio all’altro. « Oggi è stato fantastico. Non credo di essermi mai sentito meglio in vita mia! »
« Sono felice che ti sia divertito. » risi. Luke sembrava davvero un cucciolo a volte – carino ed elettrizzato.
Non appena feci per sedermi sul divano, qualcuno mi prese per mano e mi fece rialzare in piedi. Alzai lo sguardo e vidi Ashton stare davanti a me, con gli occhiali sul naso. Non capivo perché li indossasse ancora adesso che conoscevo il suo secondo potere.
« Perché è come se ti parlasse, » rispose Luke, fissandomi con gli occhi aperti e curiosi. « Può farti fare quello che vuole anche senza dirtelo. »
« Abbiamo un sacco di storie divertenti da raccontarti, Cooper. » ridacchiò Michael tra sé e sé mentre si sdraiava sul suo solito posto sul divanetto.
Ashton guardò Michael accigliato. Mi guardò di nuovo e mi indicò il corridoio, verso le scale. Immaginai che volesse portarmi di sopra per qualcosa.
« Perché? » chiesi.
« I regali non sono finiti. » mi canzonò Luke.
La curiosità mi aveva afferrata, e allora lasciai che Ashton mi portasse di sopra, in quella che sembrava la camera degli ospiti, mi fece sedere sul letto prima di cercare qualcosa nella sua testa e prendere un pezzo di stoffa rossa, con un motivo simile a quello sulla bandana che aveva in testa.
« Volevi che diventassimo gemelli o cosa? » risi, prendendo il pezzo di stoffa in mano. Ma sembrava.... diverso.
« Be’, sì, » parlò, togliendosi gli occhiali, ma senza guardarmi negli occhi. Guardava un punto accanto al mio viso, ma mai me. « Ma c’è una cosa avvolta nella bandana, Bridgette. »
Per qualche ragione, sentire il mio nome detto da lui mi fece battere il cuore. Aprii la bandana con attenzione, trovando una piccola scatolina. L’aprii per poi trovarci una chiave che sembrava molto vecchia.
« Mi hai... comprato una casa? » scherzai.
Ashton ridacchiò, passandosi una grande mano nei suoi capelli disordinato. « Be’, ho parlato con Luke e Michael perché sapevo quanto tu volessi trasferirti, ma non troppo lontano. Quindi, per farla breve, questa è la chiave di casa di Luke. Ha detto che puoi trasferirti qui se ti va. Non c’è nessuna ipoteca da pagare o nient’altro, quindi non può essere così terribile, no? Non devi farlo per forza, ho solo pensato che- »
« Zitto un secondo, » gli dissi, coprendogli la bocca con la mia mano. « Così posso accettare l’offerta. »
Ashton tolse la mia mano per rivelare un sorriso. « Fantastico! Puoi trasferirti quando vuoi e- »
« Aspetta, » gli dissi. Lui, come Luke, in quel momento sembrava un cucciolo. « Come dirò ai miei genitori che ho ricevuto la casa di fronte per il mio compleanno? »
Lui scrollò le spalle. « Posso dirgli qualcosa io. Stavano veramente parlando con me  i ragazzi a proposito di comprarti la casa in vendita in questa via, cioè la mia. Gli ho detto che era una cattiva idea e loro erano d’accordo. »
« Perché non vuoi che viva a casa tua? » gli chiesi. « La tua famiglia starebbe al sicuro. »
« L’immortalità non è divertente, Bridgette, » mi spiegò con voce stanca. « Ci ho pensato e ho deciso che non dovrebbero rimanere in una casa per sempre. La distruzione è la miglior cosa che gli succederà mai. »

 
***
 
Scendendo le scale, cercai di mettere le mie nuove chiavi di casa nel portachiavi dove erano le chiavi della mia nuova auto e mi annotai mentalmente di tornare a casa mia – o quella dei miei genitori, adesso – il giorno dopo per controllare tutto e impacchettare le mie cose. Entrai nel salone con Ashton dietro di me, i suoi occhiali da sole erano appesi alla maglietta. Guardai i miei nuovi coinquilini giocare ai videogame e ridere tutti insieme. Era strano pensare che mi sarei trasferita a vivere con una coppia di fantasmi.
Fu allora che la realizzazione che non mi aveva mai colpito lo fece. Caddi sul pavimento, con gli occhi spalancati e le mani tremanti. Avrei vissuto con delle persone morte. Ashton si inginocchiò accanto a me non appena gli occhi di Calum, Luke e Michael mi fissarono confusi.
« Che è successo? » chiese Calum, alzandosi dal divano per scivolare sul pavimento accanto a me.
« N-non lo so. » disse Ashton, nervoso.
« Sono morti, » continuavo a sussurrare, anche se non credevo che qualcuno stesse capendo quello che dicevo. « Sono morti, sono morti, sono tutti morti... »
Quindi, per il mio compleanno avevo ricevuto 375 dollari, l’imitazione di un paio di Ray-Ban, una maglietta di Batman, un poster incorniciato dei Fall Out Boy, nuove lenzuola e un braccialetto, una fotocamera, un ciondolo a forma di cuore, un nuovo laptop, la macchina di mio fratello, quattro biglietti per vedere Ed Sheeran in concerto, una nuova casa, una bandana e un crollo mentale.
 

Ed ecco qui il nuovo capitolo!
Bridgette è partita col cervello. Poverina, ha finalmente realizzato che in realtà vivere con dei fantasmi non deve essere una cosa troppo normale çç
Inoltre l'autrice sta andando avanti con Laconic e io non sto psicologicamente bene e la sto odiando a morte, ma tralasciamo...
Comunque, ringrazio come sempre tutti voi che seguite e recensite questa storia... mi dispiace se non ho molto tempo per rispondervi alla recensioni, ma ho un mucchio di compiti da fare e storie da scrivere, inoltre tra poco rinizierà la scuola e il mio tempo di dimezzerà ulteriormente. Sappiate che mi fa sempre piacere leggere i vostri commenti e che vi ringrazio tantissimo per tutti i complimenti♥ non mi aspettavo di riceverne così tanti.
Quindi in GRAZIE generale ma direttamente dal cuore ♥
Un bacione,
Marianne

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Capitolo 16
*** Amore fraterno ***



16 || Amore fraterno

 
Svenire aveva scacciato ogni pensiero dalla mia testa. Ma fu come se stessi dormendo e continuassi a sognare di Michael che appariva e scompariva, e di Luke che sveniva sulla sedia e spariva senza lasciare l’impronta di essere stato lì. Erano morti. Quella consapevolezza mi aveva finalmente colpito, e l’aveva fatto come un farebbe un sedicenne spericolato alla guida di una macchina.
Dopo che mi fui svegliata, mi ritrovai con la testa sulle ginocchia di Ashton, mentre lui giocava con i miei capelli. Fissava la TV, i suoi occhiali da sole non erano ancora sul suo viso. Girai leggermente la testa per vedere Calum seduto sul divano, a giocare a FIFA da solo.
Le dita di Ashton mi sfiorarono piano il viso. Puntai lo sguardo nei suoi occhi verdi – cambiavano un sacco, da nocciola a verde – e vidi che lui aveva distolto i suoi occhi da me. Stava guardando Calum. « Hey, Cal. »
« Come ti senti? » chiese Calum, notando che mi ero svegliata. Posò il controller e mi raggiunse, sedendosi per terra, controllandomi la testa e gli occhi.
« Cosa sei, » risi leggermente. « Un dottore? »
« Potrei esserlo, » ridacchiò. Guardò Ashton. « Sì, sta bene. Credo fosse solo l’aver realizzato il tutto e si è presa un bello spavento. »
« Dove sono gli altri? » chiesi, alzandomi. La testa non mi faceva male. Non mi sentivo presa dal panico o nient’altro, ma mi sentivo ancora strana a stare vicino a Luke e Michael per ora.
« Michael ha detto solo che se ne andava, e Luke è di sopra nella sua stanza, » disse Calum. « Non può veramente andarsene, quindi... »
« Io non- » iniziò a dire Ashton, ma poi si fermò. Lo trovai un po’ strano che Ashton parlasse con così tanta facilità, perché non l’aveva mai fatto prima.
Ashton guardò me e poi Calum intensamente, come se stesse cercando di trasportare il suo messaggio fisicamente. Calum annuì con comprensione e sospirò. « Ashton non crede che dovresti andare a cercarli. Pensa che la cosa migliore da fare sia stare qualche giorno a casa tua.»
« Ma io non voglio. » mi lamentai.
La bocca di Ashton formò una linea sottile e chiuse gli occhi. Poi guardo di nuovo Calum, sembrando più frustrato del solito. Calum sospirò sonoramente stavolta. « Dice che dovresti fidarti di lui e fare come ti ha detto. Non vuole usare i suoi poteri su di te, ma lo farà se sarà necessario. »
Mugolai, alzando gli occhi al cielo. « Bene. »
Detto questo, mi alzai dal divano e raggiunsi la porta, sbattendola forte prima di andarmene. Solo perché Ashton era un anno e qualcosa più grande e poteva farmi fare quello che valeva, non lo faceva trovare nel giusto. Sapevo che avevo praticamente dato di matto con Luke e Michael, ma non voleva dire che non mi mancassero. Forse parlare con loro di quella cosa mi avrebbe fatto sentire meglio. Forse avevo già superato tutto, comunque. Ma non l’avremmo mai saputo.
Passai i giorni seguenti chiusa nella mia stanza, giocando con la chiave della mia nuova casa. Non sapevo se Ashton avesse veramente parlato ai miei genitori della casa, dato che mia madre non mi aveva ancora chiesto niente a proposito, ma non me importava molto al momento. Ignorai tutte le chiamate e i messaggi di Ashton e Calum perché mi stavo comportando veramente da ragazzina, ma non riuscivo a fare altrimenti. Quando Calum, il lunedì seguente, venne a chiedermi se ero pronta per andare a scuola, gli dissi che non sarei venuta. Continuò a chiedermi cosa ci fosse che non andasse, ma non glielo dissi, lui scese le scale e disse a mia madre che stavo male. Quando Ashton cominciò a lanciare i sassolini alla mia finestra, guardai giù solo per essere sicura che fosse lui, poi me ne ritornai sul letto, senza lasciarlo salire.
Arrivai ad un punto in cui mi mancavano Calum e Ashton, ma anche Luke e Michael. Volevo poter parlare con qualcuno. Avevo anche provato a chiamare Michael come facevo di solito, ma non funzionò. Finalmente, Jeremy entrò in camera mia dopo aver bussato sonoramente e nemmeno essersi disturbato a chiedere di poter entrare. Fu strano, perché ero veramente felice di vederlo.
« Okay, qual è il tuo problema? » mi domandò, dopo aver chiuso la porta e aver incrociato le braccia al petto, guardandomi mentre ero stesa sul letto. « Hai rotto con uno dei tuoi ragazzi o qualcosa del genere? »
« Non uscivo con tutti loro, » lo informai. « Non uscivo con nessuno di loro. »
« È uguale. Che è successo? » continuò.
« Ti interessa davvero? » chiesi.
Lui sospirò. « Be’, odio ammetterlo, ma sei mia sorella, quindi sì, mi importa. Più o meno. »
Sorrisi un po’ per la sua risposta. Ma il mio sorriso sparì non appena realizzai di non potergli dire niente. « Non è nulla. »
« Non me lo dirai? »
« Non posso. » dissi. Mi ritrovai a sorridere, ripetendo quello che i ragazzi mi avevano detto tante volte. « Non è il mio segreto. »
Jeremy sospiro, grattandosi la nuca. « Uhm, problemi con i ragazzi? »
« Più o meno, » sospira. « Ha a che fare con loro. »
« Avete litigato? »
« È il più il fatto di essermi comportata come una ragazzina scontrosa. »
Lui ridacchiò e annuì. « So come ci si sente. Credo di farlo un sacco con te. »
Inclinai la testa di lato, aggrottando le sopracciglia. « Perché? Vieni a sederti. » toccai lo spazio accanto a me.
Jeremy sospirò e si avvicinò a fatica, sedendosi sulle coperte del mio letto. Prese un cuscino e se lo mise dietro la schiena per poi tornare a fissare la porta. « Non lo so. Non siamo mai andati.... così d’accordo. Quindi mi sento come se dovessi sempre comportarmi in questo modo. Proprio come tu vuoi continuare ad essere cattiva con i tuoi amici. »
« Non sono cattiva con loro. » mi corressi, ma mi sentii ancora insicura di me stessa.
Lui alzò gli occhi al cielo e poi mi guardò. « Davvero? »
Sospirai e mi fissai le ginocchia. « Okay, forse sono cattiva con loro. »
« Dovresti parlarci, » mi disse. « Voglio dire, io te ne ho addirittura parlato. Penso che tu possa fare qualsiasi cosa. »
Un sorriso si allargò lentamente sul mio viso quando guardai mio fratello. « Significa che d’ora in poi cominceremo ad andare d’accordo? »
Lui sospirò e fece un sorrisetto. « Forse. Forse no, » si alzò dal mio letto e raggiunse la porta. « Chiamali, comunque. » disse prima di uscire dalla mia stanza.

 
Oh santo cielo perdonatemi il ritardo. È passata quasi una settimana e sono una persona davvero orribile e non ho scusanti, davvero.
Semplicemente, ho avuto tantissime cose da fare e tradurre questa storia è passato un po' in secondo piano, spero mi perdonerete, anche se il capitolo è abbastanza corto e che non meritava poi così tanta attesa. Fino all'inizio della scuola li posterò come sempre un giorno sì e un giorno no, poi forse i tempi potrebbero allungarsi un po'.
Mh, allora, praticamente qui Jeremy e Bridgette ritrovano un po' del loro affetto e, ovviamente, dato che Bridgette è impazzita ora si ritrova da sola ad ignorare gli unici amici che ha.. fantastico.
Detto questo, grazie mille a mammifero, Ilovepizzand5sos, Letizia25 e Tenerifesea_ che hanno recensito lo scorso capitolo :3
A mercoledì! (lo prometto u.u)
Marianne

 

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Capitolo 17
*** Scomparsi ***



17 || Scomparsi
 
Quella mattina sospirai e scesi dal letto. Misi dei vestiti veri – dei pantaloni strappati e la maglietta di Batman che avevo ricevuto da Michael – e mi misi un po’ di deodorante prima di lasciare la mia stanza. Scesi le scale, non preoccupandomi di sistemare i miei capelli che erano raccolti in una cipolla da ormai tre giorni. Tuttavia, mi beccai una delle solite battutine di Jeremy prima di uscire di casa.
« Ti sei almeno fatta una doccia? » mi gridò dietro, mentre ero sulla porta.
« Non importa! » dissi in risposta, sentendolo ridacchiare non appena chiuse la porta.
Attraversai la strada e mi girai per vedere se mio fratello mi stesse osservando prima di correre sul vialetto della Casa degli Hemmings. Corsi dentro e vidi che il posto era vuoto e impolverato. Non sembrava abbandonato come tanto tempo prima. Sembrava semplicemente come se nessuno ci entrasse da un po’.
« C’è qualcuno? » dissi, camminando per la casa, cercando di trovare almeno uno dei miei amici. « Luke? Mikey? »
Entrai nella stanza di Luke per poi vedere che era vuota. La palla con cui giocava mentre era sdraiato sul letto era riposta sul comodino, appoggiata alla lampada. Controllai la stanza degli ospiti, ma non c’era nessuno nemmeno lì. Non mi azzardai ad entrare nelle altre stanze, dato che era erano probabilmente dei suoi genitori o dei suoi fratelli, e non sapevo se Luke volesse che io vi entrassi a vedere cosa ci fosse dentro.
« Lucas, so che sei qui! » urlai.
Silenzio.
Sospirai e scesi le scale, raggiungendo la porta di ingresso. « Bene, me ne vado adesso! » gridai, nella speranza che lui apparisse e mi chiedesse di non andare. Non lo fece. Allora me ne andai, sbattendo rabbiosamente la porta alle mie spalle.
Ora sapevo come si sentivano i ragazzi. Mi sentii incredibilmente delusa mentre camminavo lungo la via, chiamai Michael a bassa voce, sperando che apparisse con uno dei suoi soliti “Hey, Cooper, da quanto tempo!”, ma non lo fece.
Dato che Michael non si decideva a mostrarsi, continuai a camminare con la testa tra le nuvole e finii di fronte casa di Calum, alla fine della via. Non sapevo cosa fare esattamente, dato che non ero mai stata a casa sua prima. Allora, tirai fuori il mio telefono e lo chiamai.
« Che c’è? » rispose al quinto squillo.
« Hey, » sospirai, fermandomi per un momento per capire cosa dire. « Sono fuori casa tua. »
« Okay, » disse. « Non sono a casa e sono un po’ occupato, comunque. Oh, ti sei persa la verifica di informatica forense. »
Dopodiché lui attaccò, lasciandomi di fronte casa sua quando lui non era nemmeno lì, mi sentii una cattiva persona. Sollevai la testa e cominciai a camminare verso casa mia. Pensai che mi sarei potuta fermare da Ashton prima di arrendermi completamente. Non sapevo se la casa di fronte a quella di Ashton fosse veramente quella di Michael, quindi non l’avrei testato.
Mi avvicinai a casa di Ashton e vidi che la sua macchina era nel vialetto. Sorrisi, sperando che magari Ashton avesse davvero voluto parlarmi – o ascoltarmi, nel suo caso. Salii le scale, ma mi ritrovai a tornare indietro. Non sapevo perché, ma era come se all’improvviso non volessi più vedere Ashton. Mi chiesi come mai avessi avuto quell’improvviso cambio d’umore, poi tornai a casa e mi chiusi nella mia stanza.

 
***
 
I miei genitori mi fecero un sacco di domande durante la cena, chiedendomi se andasse tutto o bene o se dovessi dirgli qualcosa. Cercai di mantenere le mie risposte essenziali, corte, e di rimanere sul vago, giusto per fargli capire che non volevo parlarne. Non accennarono all’argomento della nuova casa, quindi pensai che Ashton non gli avesse mai parlato.
« Vado a letto presto, » asserii, alzandomi dal tavolo. « Non mi sento ancora molto bene. Buonanotte. »
« Buonanotte, tesoro. » mi madre sorrise, fermandomi per baciarmi la fronte prima di lasciarmi salire in camera.
Mi feci una doccia dato che non lo facevo da un po’. Lasciai che l’acqua calda scorresse sul mio corpo, cercando farmi sentire meno nervosa a causa di tutto quello che era successo. Dopodiché, sciolsi tutti i nodi nei miei capelli prima di mettermi il pigiama e andare nella mia stanza. Entrai e mi misi seduta sul letto, fissai la mia finestra. Forse speravo solo che Ashton tornasse quella notte e lanciasse sassolini come faceva sempre. Dopo aver aspettato circa un’ora, provai a chiamare Michael di nuovo. Ancora niente. Alla fine, aprii la finestra e mi misi a letto, sperando di svegliarmi con Ashton accanto a me.

 
***
 
Non era freddo come pensavo, la mattina seguente. Jeremy era entrato a svegliarmi e chiedermi come stessi. Sbattei gli occhi e notai che la mia finestra era chiusa. Mi alzai e mi guardai attorno. Non c’era nessun segno che Ashton o qualcun altro fossero stati lì. Sospirai e mi ributtai sul materasso.
« Se non scendo tra cinque minuti, » dissi lentamente. « Rimango a casa. »
« Ancora non hai risolto i tuoi problemi? » provò ad indovinare.
« No. » sospirai.
« Dirò solo che stai male. » mi disse prima di lasciarmi al buio.
Mi alzai di nuovo e aspettai per vedere se qualcuno sarebbe apparso in camera mia, dato che Jeremy se ne era andato. Aspettai finché non capii che Jeremy e i miei genitori erano usciti di casa, e allora pensai che nessuno era mai entrato in casa. Qualcuno lo aveva fatto solo per chiudere la finestra e lasciarmi lì da sola. Dovevano sapere che li stavo cercando, ma non volevano ancora starmi intorno. Fu allora, quando la casa fu completamente vuota e io rimasi da sola, che cominciai a piangere e a gridare dalla frustrazione. Volevo solo scusarmi. Non pensavo che il mio comportamento fosse stato così eccessivo che tutti i miei amici mi stessero ignorando.
Dopo circa un’ora di singhiozzi, ero talmente stanca che me ne tornai a dormire. Dormii fino alle 12:02, secondo l’orologio sul mio comodino. Doveva essere ora di pranzo. Decisi di andare a cercare Calum a scuola e affrontarlo. Allora mi alzai pateticamente dal letto e misi la stessa maglietta di Batman con dei leggins verde militare, infilai gli stivali neri e lasciai la mia stanza. Mi legai di nuovo i capelli perché andavo troppo di fretta per sistemarli sul serio. Se non fossi arrivata prima della fine dell’ora di pranzo, non avrei saputo come trovare Calum.
Presi le chiavi dal mobile e uscii, presi la mia nuova macchina, accesi il motore e guidai lungo la via. Invece di parcheggiare nel posto adibito agli studenti, parcheggiai fuori dall’Edificio Principale, dove i ragazzi uscivano prima con i proprio genitori. Spensi la macchina ed entrai. Non sarei rimasta a scuola anche se Calum mi avesse rivolto la parola. Entrai in mensa e lo vidi seduto da solo a scribacchiare sul suo taccuino, come sempre. Feci un respiro profondo prima di raggiungerlo. Non alzò lo sguardo quando mi misi seduta di fronte a lui.
« Bene, bene, bene, » disse, ancora con lo sguardo sulle pagine. « Guarda chi ha deciso di mettersi un paio di pantaloni e venire a scuola. »
« Che diavolo di problemi hai? » domandai, prendendogli la penna.
« Hey! » protestò.
« So di essermi comportata come un’immatura, ma è veramente per questo che siete improvvisamente spariti? » chiesi. « Ieri sono stata in giro tutto il pomeriggio a cercavi e a provare a scusarmi. Luke si era nascosto in casa, Mikey mi ha ignorata, tu mi hai attaccato il telefono in faccia. Sono quasi sicura che Ashton sia entrato nella mia testa e mi abbia detto di dimenticare di averlo mai visto perché quando sono arrivata a casa sua, improvvisamente mi sono ritrovata a tornare indietro e non volevo più parlargli. Volevo solo scusarmi con voi, quattro stron-»
« Bridgette, zitta un secondo, » disse, interrompendomi.
Quasi gli ringhiai contro, ero arrabbiata. « Non dirmi di-»
« Bridgette, ascolta, » disse fermamente. « Ti abbiamo ignorato per Ashton. »
Non aveva alcun senso. « Cosa? »
Lui sospirò. « Senti, dopo che ti sei sfogata su di noi quando ti abbiamo detto di stare lontana da Luke e Michael, abbiamo deciso di darti un po’ di spazio e di tempo, a casa tua. Poi Ashton deve aver scoperto che casa sua sarebbe stata demolita entro quattro giorni. Sono andato da lui il giorno dopo e stava uno schifo. Abbiamo continuato a provare a convincerti di andare da lui, perché eri l’unica persona che voleva vedere. E voleva anche scusarsi con te. Ma tu continuavi ad ignorarci. Poi, ci ha rinunciato e ha finito per chiudersi in casa. »
« Cosa... perché? »
« Be’, la sua famiglia è morta e la ragazza che ama non vuole più saperne niente di lui, » sospirò. « Pensa che non ci sia più rimasto niente per cui vivere. »
Sapevo di avere la bocca spalancata e che le persone mi stavano fissando, e sapevo che avrei dovuto essere a casa di Ashton invece che lì, perché avrebbero buttato giù la casa con Ashton dentro. Mi alzai, e per una volta riordinai la roba sul tavolo più velocemente di Calum.
« Andiamo, » ordinai. « Andremo con la mia macchina. Dobbiamo tirarlo fuori. »
Lui tossì. « Buona fortuna. »
Mi girai – fortunatamente – e vidi che era a qualche passo dietro di me. « Hai chiuso tu la mia finestra ieri sera? »
« Chiuso la tua- no, » mi disse. « Ero da Luke con Michael a cercare di capire come convincere Ashton a non suicidarsi. Senza offesa, ma-»
« Calum, » lo interruppi. « Chi è l’unica persona che entrerebbe di soppiatto in casa mia per chiudere la finestra? »
Potei percepire la realizzazione nei suoi occhi spalancati. « Ha lasciato la casa. »
« Ha lasciato la casa, » annuii. « Quindi farlo uscire di nuovo non è impossibile. »
 
 

 
Ehm, non è mercoledì, lo so. Dovrete abituarvi con i miei ritardi ora che ho da studiare tipo tutti i giorni ahaha, sul serio, lunedì inzio scuola e ho tre giorni per fare un sacco di roba, quindi pregate per me.
Allora,  succedono un bel po' di casini e si spiega perché i ragazzi non rispondevano a Bridgette. E ora che succede? u.u secondo voi? Io lo so muahhahahah
Okay, la smetto. Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo e corro a studiare qualsiasi cosa. Tanto ho l'imbarazzo della scelta ç__ç
Bacioni e un enorme grazie a tutti voi ♥
Marianne

 

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