Combattere la solitudine

di viktoris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un lunedì mattina ***
Capitolo 2: *** Sangue e veleno ***
Capitolo 3: *** Visite ***
Capitolo 4: *** Aiutami ***
Capitolo 5: *** Una cura per tutto ***
Capitolo 6: *** Balliamo? ***
Capitolo 7: *** Solo uno spaventapasseri ***
Capitolo 8: *** La costa fuori Ramsgate ***
Capitolo 9: *** Piena di gioia, dolore, errori ***
Capitolo 10: *** Esternazioni e celebrazioni ***
Capitolo 11: *** Alba e tramonto ***



Capitolo 1
*** Un lunedì mattina ***


Un ronzio fastidioso si insinuó persistente nelle orecchie di Hermione. Cielo,la sveglia... Di già? Schifoso lunedì mattina. Cercando di districarsi dalle lenzuola afferró la sua sveglia babbana e, dopo averla spenta, la scaglió via. Forse non aveva piú il fisico per fare le nottate sveglia a leggere... Non con il lavoro impegnativo che faceva. Andò lentamente in bagno per cominciare quella serie di operazioni rituali che l'avrebbero trasformata da Mostro della Palude a rispettabile e professionale Miss Granger. Una doccia fresca,una battaglia con la spazzola con per costringere i capelli cespugliosi in uno chignon disordinato; due gocce di crema sul volto e sul collo, un filo quasi invisibile di trucco, giusto per non sembrare un cadavere; una spazzolata ai denti, i suoi orecchini preferiti ed ecco, miss Granger le sorrideva stancamente dallo specchio. Si vestì velocemente alla Babbana e infiló il camice ben piegato nella valigia da lavoro. Controllando che non mancasse nessuna cartelletta Appellò distrattamente una mela. Tre cartelle cliniche, due bozze di petizioni al Ministero quasi complete (una a carattere sanitario,l'altra sui diritti dei Lupi Mannari),la lista della spesa,un libro sulle pozioni curative, le relazioni dei suoi praticanti. Soddisfatta chiuse la valigetta e, sgranocchiando la sua mela, sollevò la rete di incantesimi anti intrusi dalla sua porta per poter uscire a Materializzarsi. Anche se erano passati piu di dodici anni dalla fine della guerra aveva subito abbastanza attacchi da farle ritenere quel miscuglio di magie e controfatture indispensabile,tanto quando era fuori casa tanto quando era dentro. Come diceva Malocchio? Vigilanza costante.
Con un sorriso mesto al ricordo del vecchio Auror si Smaterializzó oltre la soglia. Il lavoro la aspettava.

***
"Buongiorno Guaritrice Granger! Le ho lasciato alcune pratiche da firmare per la fornitura di antidoti sulla scrivania. Troverà in ufficio anche la sua posta da venerdì sera ad oggi. Alle 10 verrà il Direttore dell'Ufficio per l'Applicazione della Legge sulla Magia per la visita specialistica settimanale e alle 12.30 ha un incontro sull'introduzione di alcune metodologie mediche Babbane con gli altri dirigenti di reparto, con pranzo offerto. Ci aggiorneremo alle 14, d'accordo?"
Hermione sorrise alla sua efficientissima assistente. "Ma certo Patty, ti ringrazio. Appena letta la posta e smaltiti i documenti farò un giro in corsia." Con lo stesso sorriso stampato in volto chiuse la porta del suo piccolo studio e notó,costernata,quanto fosse alta la pila di corrispondenza. Un paio erano richieste di interviste da parte di Rita Skeeter,che stracció immediatamente. Ci provava molto spesso, ed Hermione aveva la seria tentazione di denunciarla ogni volta. Cinque persone le chiedevano chiaramente di fare da tramite per avvicinare Harry.. Per queste imbustò delle cortesi risposte identiche, scritte e firmate in precedenza, in cui rifiutava. Quintali di volantini magici sugli ultimi ritrovati di magimedicina. Un messaggio da Ginny che la invitava per un drink quella stessa sera. Scribacchiò un sì direttamente dietro al biglietto. Non meno di dieci richieste di colloqui o visite private; le mise da parte per leggerle a casa con calma e provare a distinguere i ciarlatani e gli imbroglioni dalle persone cui poteva davvero essere d'aiuto. Alcuni brevi aggiornamenti da parte della neoeletta Commissione per i Diritti degli Elfi Domestici; e infine quelle che temeva di piú: tre nuovi idioti idioti che desideravano invitarla fuori a cena o chiedevano l'onore di averla come compagna per qualche evento...idiozie.
"Gentile Signorina Granger,
Mi chiamo Steven Pillow. Perdoni la mia impudenza, ma vorrei chiederle l'onore di averla al mio fianco come accompagnatrice alla festa che si terrà in casa Parkinson il giorno...la sua sfolgorante presenza illuminerà la serata..."
"lo spirito ardito dell'eroina del mondo magico ha stregato i miei sensi,mi permetta di invitarla..."

La prima volta che le era arrivato un invito simile aveva accettato,lusingata e imbarazzata. Era un Auror fallito che voleva sedurla per avvicinare Harry. Anche la seconda volta aveva abboccato: il cugino di un Mangiamorte che aveva cercato di ucciderla. Poi un bellimbusto che voleva sfoggiare l'eroina del mondo magico come amante, un Guaritore che voleva usarla per ottenere una promozione,un seduttore da quattro soldi che voleva la strega piu intelligente della sua epoca nell'elenco delle sue conquiste,altri adoratori di Harry. Pian piano si era posta sulla difensiva con gli uomini, la sua fiducia era rotta: nessuno la desiderava per quello che era, nessuno voleva conoscerla nè provava interesse per la sua vita,i suoi progetti. Volevano la Guaritrice famosa, l'amica di Potter e dei Weasley, l'eroina del mondo magico, non Hermione Granger a cui piacciono i libri, le sfide,il the caldo, che combatte per i diritti delle minoranze. Non aveva più operato alcuna selezione su quegli inviti fastidiosi: li gettavia via tutti in blocco.
Proprio lei che non si era mai interessata di gossip e rideva della vita circondata di falsità dei Vip, si era trovata ad essere sui giornali,sulle riviste,sulla bocca di tutti. Certo, dal quarto anno ad Hogwarts la cosa non le era nuova, ma in quel modo si sentiva come ferita, presa in giro. Scuotendo la testa, stracció i biglietti e firmó velocemente le pratiche per la fornitura. Nelle due ore successive girò per le corsie del suo reparto controllando lo stato dei pazienti, dando ordini,somministrando medicinali e pozioni. Quel tipo di lavoro non le pesava, soprattutto quando osservava dei miglioramenti nei malati. Dopo aver liquidato in fretta il pezzo grosso del Ministero con la solita controfattura settimanale che serviva estinguere gradualmente gli effetti di una maledizione progressiva, si sedette alla scrivania per preparare le sue argomentazioni per il pranzo con i dirigenti.
La Guarigione magica era avanzatissima sotto alcuni aspetti: chiudevano quasi tutte le ferite con un colpo di bacchetta o una pozione al dittamo, sapevano trattare meravigliosamente con i veleni, curavano con facilitá il cancro e altro ancora. Eppure erano tremendamente arretrati su alcuni aspetti basilari: il primo per cui Hermione si era battuta era il concetto di trasfusione; i Guaritori lasciavano indeboliti per settimane, a volte portavano alla morte, i pazienti gravemente feriti o affetti da altri disturbi solo per il perdurare delle vecchie idee sulla purezza del sangue! Dopo aver convinto la comunità magica con fatica dell'utilità della pratica aveva dato inizio a una campagna di donazione del sangue,che purtroppo riscuoteva ancora poco successo. Aveva anche due processi aperti al Wizengamot da pazienti Purosangue a cui aveva dovuto fare una trasfusione di sangue "comune". Sospiró. I pregiudizi erano ancora così duri a morire... Mise il punto fermo con rabbia al suo elenco di argomenti e chiamò Patty per discuterne con lei. Nel mezzo di quella chiacchierata animata qualcuno bussò frettolosamente.
"Avanti" fece Hermione perplessa. Michael Corner del Reparto Lesioni da Creature si precipitò nella stanza.
"Granger! Abbiamo bisogno di te per un caso piuttosto grave!" esclamò senza fiato. Doveva aver corso per mezzo ospedale per raggiungerla...
"Ti seguo Michael. Patty, se non dovessi fare in tempo per la riunione giustificami e prendi il mio posto!" le urló già fuori dalla porta.
"Ma io non sono in grado..." provò a ribattere l'assistente,ma stava parlando alla stanza vuota.

"Di che si tratta Michael? Perchè avete bisogno di me?" domandó Hermione sfrecciando per il corridoio.
"Uno Spezzaincantesimi della Gringott, un incidente sul lavoro. Ho dovuto usare la Legilimanzia per capire cosa fosse successo, era svenuto. Stava sondando l'area circostante un maniero quando è finito in una trappola di Tentacula Velenosa.."
"Cosa?! Mi fai correre così per delle punture di Tentacula?!" sbottò Hermione fermandosi di colpo. Michael quasi cadde a terra dietro di lei.
"No no,aspetta. Lui è uscito dalla trappola immediatamente, ma mentre cercava di estrarre il veleno dalle punture è stato morso da una vipera. A quanto pare il veleno di vipera e di Tentacula hanno fatto una strana reazione... E credo abbia sviluppato una specie reazione allergica, ma non sono riuscito a capire se alla Tentacula o al veleno di vipera. E..."
"C'e dell'altro?!" sbottó Hermione esasperata. Aveva ripreso a correre, Corner ora la stava guidando verso una zona in disuso del Terzo piano. Perchè proprio lì? Si domandò la donna. Pozze di sangue che nessuno aveva ancora asciugato insozzavano il pavimento.
"E questo sangue?" aggiunse.
"è quello che ti stavo dicendo. " rispose Michael "per arrivare qui si è Materializzato ma, probabilmente per la debolezza, si è Spaccato...un po' come Weasley dopo il Ministero, da quanto mi hanno raccontato del vostro viaggio...la gamba, non il braccio. Sangue ovunque. Abbiamo richiuso quella ferita ma non riusciamo a isolare e fermare i veleni...abbiamo bisogno di te."
Hermione annuì e aprí la porta numero 107.
"Grazie al cielo è arrivata, Guaritrice Granger!" esclamó una medimaga molto giovane, forse niente più che un'assistente, che si stava affannando intorno ad un lettino. Da quello si levó un mugolio. "No... Granger no..."
"Sta delirando. Ci dica cosa fare, signorina Granger."
Hermione si avvicinó al lettino e rimase congelata dallo shock. Steso sotto i suoi occhi increduli, gonfio, sanguinante e sofferente, c'era Draco Malfoy.  

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Capitolo 2
*** Sangue e veleno ***


Passato l'iniziale momento di sconcerto e repulsione, Hermione si riscosse. Michael e un paio di assistenti pallidi la stavano fissando,aspettandosi da lei calma, professionalità e chiarezza. Si aspettavano degli ordini. Prese un grosso respiro.
"Corner, resta. Voi due sparite, mandatemi la mia assistente Lindsay e un Pozionista. Dobbiamo identificare le zone di inoculazione del veleno. Qualcuno prelevi del sangue,una provetta almeno,e me lo prepari per l'analisi qui sul tavolo. Forza,scattare!" abbaiò. Tutti,sollevati che si fosse ripresa dal momento di sconcerto, si affrettarono a eseguire.
Il veleno di Tentacula era stato iniettato in tre punti: sul collo, sul braccio sinistro e sulla gamba destra, ma l'uomo presentava escoriazioni un po' ovunque, i vestiti erano strappati e insanguinati. Il serpente lo aveva morso su una spalla: doveva essere caduto a terra, stordito dal veleno. La diffusione delle tossine era troppo alta, la zona dove si erano incontrate primariamente, tra collo e spalla, era orrendamente gonfia, coperta di bolle. La reazione gli stava attaccando il volto. Distogliendo lo sguardo da Malfoy sofferente Hermione si accinse ad analizzare il suo sangue. Grazie alla magia poteva ottenere con un semplice incantesimo tutte le informazioni che negli ospedali Babbani richiedevano complicate analisi; queste però non sarebbero servite a nulla se il Pozionista non si fosse sbrigato ad arrivare per lavorare su un antidoto composto alla svelta. Nell'attesa snervante medicò insieme a Michael le semplici escoriazioni, cercando di limitare le perdite di sangue.
"Guaritrice Granger,mi ha mandato a chiamare?" il Pozionista, un giovane chiamato Neil Huntington, fece capolino dalla porta della stanza.
"Era ora che arrivassi!" esclamò Hermione frustrata. "Ho bisogno che calcoli le dosi per un antidoto contro un miscuglio di veleno di Tentacula di vipera."
Huntington le restituì un irritante sguardo perplesso, poi soppesò lentamente con gli occhi il corpo dell'uomo sul lettino, scosso dagli spasmi.
"Cosa si usa contro le vipere? L'ideale sarebbe del siero Babbano.."
"E allora usalo, no?!"
"Non ne ho! Non ho roba Babbana qui!"ribattè quello con aria altezzosa. Pregiudizi, pregiudizi...
Hermione lanció un urlo di frustrazione.
"Lindsay! Molla quella garza e vai nella Farmacia Babbana di fronte al San Mungo a comprare del siero antivipera! Prenditi le sterline dal mio studio, rubalo, fai quello che vuoi!" ruggì alla sua assistente, che si precipitó fuori dalla porta.
"Ecco, Huntington! Tra quindici minuti avrai il tuo siero! Lavora sul resto intanto se non vuoi trovarti appeso al muro!" liquidato così il Pozionista si rivolse a Michael.
"Secondo te com'è la situazione?"
Quello scosse la testa.
"I suoi segnali vitali sono debolissimi stando ai miei Incantesimi Sensori."
"Ha perso troppo sangue, senza dubbio. Però preferirei evitare una trasfusione, a meno che non diventi indispensabile. Lo sai che mi hanno fatto causa due Purosangue?"
Michael annuì tristemente. Per la mezzora successiva non poterono fare altri che tentare di abbassare la febbre allo Spezzaincantesimi, cercando di tenere a bada le reazioni cutanee sempre più preoccupanti. L'attesa li irritava, ma sapevano che la preparazione di un antidoto composto era molto complessa e mettere fretta al Pozionista avrebbe solo peggiorato le cose. Finalmente Huntington alzò la testa dal piano di lavoro.
"Ecco. Questo è contro Tentacula e vipera. Se non funziona questo, non ho idea di cos'altro fare." decretò, somministrandolo con un'incantesimo all'uomo svenuto.
Attesero cinque minuti, poi quindici.
Nulla.
La febbre rimaneva alta, le reazioni cutanee peggioravano, Malfoy continuava a tremare.
"Perchè non fa effetto,Huntington?!" ruggì Hermione quando,dopo venti minuti dalla somministrazione, l'uomo non era migliorato di una virgola.
"Non lo so!" cercó di difendersi il Pozionista. "Forse merscolandosi i veleni sono mutati e l'antidoto non li attacca più..."
"Dannazione, credo che tu abbia ragione. Dovremo filtrargli il sangue." concluse Hermione. Al suo primo anno da Guaritrice aveva ideato un incantesimo per quel genere di operazione, che si prestava a molti utilizzi. Nessuno però a quanto ne sapeva l'aveva mai impiegato per filtrare tutto il sangue di un corpo umano. Il Pozionista scosse la testa con aria saccente.
"Non ce la farai. È una quantità troppo elevata di sangue, contaminata profondamente da due veleni. Non ce la farai e basta."
"Taci, Huntington. Portami un recipiente per i veleni filtrati. L'ho inventato io l'Incanto Filtrante,lo so usare e lo manterró per il tempo necessario.Corner, un taglio alla caviglia e uno sulla clavicola. Lindsay,una sedia,avró bisogno di appoggiarmi."
Ancora una volta gli ordini di Hermione ebbero un effetto immediato. Uno dei pochi aspetti piacevoli di essere una specie di leggenda.
Ecco, in un attimo fu tutto pronto. Lentamente, concentrandosi al massimo delle sue capacità, cominció a mormorare il complesso incantesimo. Si componeva di tre fasi: estrarre il sangue dalla caviglia, filtrarlo dalle tossine,ri immetterlo dalla spalla. Il problema era che, dovendo filtrare tutto il sangue, bisognava controllare le tre operazioni contemporaneamente: per questo secondo Huntington lei avrebbe ceduto. Aveva giá filtrato il sangue in precedenza, innumerevoli volte, ma in quantità molto minori e soprattutto meno contaminate. Cercando di mantenere i pensieri negativi fuori dal suo raggio mentale continuó ad agitare lievemente la bacchetta mormorando l'incantesimo. Funzionava...stava funzionando davvero. Michael contemporaneamente teneva sotto controllo le reazioni di Malfoy e i suoi segni vitali, per avvisarla appena si poteva interrompere l'incanto. Mezzora...un'ora. L'ora di pranzo ormai era passata da un pezzo. Chissá se Patty aveva tenuto testa ai Dirigenti dei Reparti...ferma. Niente pensieri raminghi. Solo fuori, pulisci, immetti... All'infinito. Due ore. Perchè l'operazione era così lenta? Troppo veleno... Sembrava si fosse moltiplicato. Forse un effetto della reazione di contatto tra le due sostanze? Doveva assolutamente studiarla, sarebbe stato interessantissimo. Due ore e mezza. Quando sarebbe finito quel tormento? Aveva fame, non aveva mangiato che una mela a colazione, ma se avesse ceduto avrebbe danneggiato gravemente il paziente, forse l'avrebbe ucciso. Pensare solo alla bacchetta, l'incantesimo, fuori, pulisci, immetti. Ancora e ancora.. .
"Granger." una voce turbó la sua concentrazione. "Granger puoi smettere gradualmente. Non c'e piu veleno." lentamente Hermione, sollevata, pose fine all'Incanto.
"Dispersione?" chiese. Quella magia in realtá era ancora in fase sperimentale, e su scala così alta si verificava una dispersione di materiale sanguigno considerevole. Su un soggetto giá debilitato poteva essere fatale.
"Alta."
"ha bisogno di una trasfusione, ora. Non ci sono più scuse." affermó Hermione. Michael scosse la testa.
"Io penso che non ti daranno il sangue. Le scorte sono limitatissime, e non te lo daranno per lui. Sai, per quello che era."
Hermione sgranó gli occhi.
"Stai scherzando? Siamo un ospedale o un tribunale? Ora basta, vado alla Sezione Donazioni. Tu somministragli altri disinfiammatori e metti qualcosa su quelle piaghe." Con aria pericolosa uscì dalla stanza.

***

"Buongiorno Trevor." Hermione sorrise con fare disinvolto all'impiegato della Sezione "mi serve un po' di sangue, ricevente AB positivo." bastarda anche nel sangue, la vecchia serpe può ricevere da qualunque tipo pensò tra sè.
"Certo Granger. Chi è il paziente? In che reparto è ricoverato?"
"Draco Malfoy, Avvelenamenti" rispose Hermione con voce suadente. L'impiegato si irrigidì.
"Non posso dartelo." rispose velocemente, senza guardarla negli occhi. Come poteva fargli una richiesta simile, proprio lei che conosceva alla perfezione la precarietà del neonato sistema di donazioni? Era una richiesta impossibile. "Sai quanto sono limitate le nostre scorte, la campagna di donazione é agli inizi, non vorrai sprecarlo..." proseguì in tono conciliante. Il sorriso di Hermione si congeló, i suoi occhi lampeggiarono pericolosi.
"Mi stai prendendo in giro,Trevor?" ringhió "il mio paziente è stato vittima di Spaccamento e ha subito un filtraggio prolungato con dispersione molto alta. Dammi quel sangue,Trevor."
"No" rispose quello,piccato. "Mi rifiuto di sprecare quel poco che abbiamo per un lurido Mangiamorte. Si riprenderà... oppure no. Ma per lui niente sangue." incroció le braccia,come per chiudere la questione.
"Benissimo!" sbottó Hermione picchiando il pugno sul davanzale del vetro divisorio. Forse sembrava una pazza a infervorarsi così per la salute dell'ex Mangiamorte, ma quella situazione le sembrava veramente assurda e infantile. Si alzò la manica del camice. "Credo sia arrivato il momento della mia donazione mensile. E, guarda un po', la faró in favore del paziente Malfoy. E se dici una parola in contrario giuro che ti affatturo!"
Hermione sapeva ottenere ció che voleva. Mezzora dopo Malfoy aveva avuto la sua trasfusione, avvenuta sotto lo sguardo ammirato di Michael.
"Sai, un po' mi dispiace che abbiamo rotto." commentó l'uomo con un sorrisetto. Hermione lo fulminó e si guardò intorno rapidamente. Per fortuna Lindsay e Huntington se n'erano andati: nessuno in ospedale sapeva della loro effimera quanto intensa frequentazione, finita tre anni prima.
"Al posto di blandirmi raccontami la veritá una volta per tutte. Lo stadio di avvelenamento e reazione allergica del paziente NON corrispondevano alla tempistica del tuo racconto. Perchè non c'era qui nessuno di questo Reparto, e cosa c'entri tu, delle Lesioni da Creatura, con un avvelenamento? Insomma, cos'è successo veramente?"
Michael sospiró, a disagio. Aveva sperato che lei non si accorgesse delle incongruenze, ma... dopotutto, si trattava pur sempre della "strega più brillante della sua epoca".
"Saranno state le 9.30. Malfoy si è Materializzato in Accettazione ed é svenuto. Stava inonando tutta la sala di sangue... Io ero lì a ritirare delle cartelle, e l'ho visto. Nessuno faceva nulla a parte guardarlo con disprezzo, Guaritori e pazienti allo stesso modo. Così l'ho caricato su una barella e ho chiamato i miei assistenti per cercare di arginare i danni in attesa di un Guaritore competente. Io mi occupo di lesioni da Creatura, come hai fatto notare tu, perciò non sapevo cosa fare. Ma nessun Pozionista, nessun Guaritore voleva aiutarlo. Dopo aver supplicato mezzo reparto Avvelenamenti sono corso da te. Anche se ti occupi di Batteri Magici sapevo che tu eri in grado di curarlo alla perfezione...e che non ti saresti tirata indietro perchè sei troppo onesta e perchè sai cosa vuol dire essere discriminati."
"Un'ora e mezza." fu tutto quello che riuscì a rispondere Hermione dopo un momento di silenzio. Corner era corso da lei alle undici circa. "è rimasto a marcire nel veleno per un'ora e mezza solo perchè suo padre era un Mangiamorte? Sono passati dodici anni! Era un ragazzino all'epoca! Nessuno gli ha chiesto il permesso prima di Marchiare anche lui!" esclamó. Le faceva quasi pena.
Michael la guardò con tenerezza, per nulla sorpreso dal suo sfogo.
"Lo dici sempre anche tu, no? I pregiudizo sono duri a morire."
Hermione scrolló la testa, costernata. Ricordava Malfoy a scuola, il suo ghigno sprezzante, il suo contegno altezzoso. Il suo pallore malaticcio, la sua disperazione al sesto anno. Si chiese come dovesse sentirsi ora che tutti gli voltavano le spalle... A qualcuno importava che lui fosse salvo?
"Dovremmo avvisare la famiglia e la Gringott. Non potrà lavorare per almeno una settimana, andrà tenuto sotto osservazione per quelle reazioni cutanee. Anche la gamba Spaccata ha ancora un brutto aspetto."
"Ma chi vuoi avvisare? Suo padre è ad Azkaban e il signorino qui non è sposato."
Hermione guardó Michael stupita.
"E tu come lo sai? Ti interessi di gossip?" ghignó.
L'altro Guaritore scrollò le spalle."Credo di aver letto sul Profeta, parecchi anni fa, che la famiglia Greengrass aveva rotto il fidanzamento tra Malfoy e la loro pupilla. Non indicavano il motivo, non so nemmeno perchè me lo ricordi."
"Be', comunque sia, Narcissa è ancora viva. Lo adorava, ha salvato Harry per raggiungere suo figlio. Deve sapere cosa gli è successo. Visto che nessuno si vuole prendere questa rogna le manderó io un gufo." decretó. "Fallo tenere sotto osservazione da un praticante. Se possibile Nato Babbano, non piú di ventidue anni. Qualcuno che non abbia rancori verso di lui." aggiunse a mo' di spiegazione davanti all'espressione perplessa di Corner. "E poi vai a dormire, hai l'aria distrutta. Sei fuori turno,vero?"
Il Guaritore represse uno sbadiglio. "Avevo fatto la notte, stavo per staccare quando è arrivato..."
Hermione sorrise all'altro: "Sei una persona onesta, Michael. A domani."  




NOTA: Non studio nè medicina nè tantomeno magimedicina. se qualcuno ritiene che abbia scritto delle idiozie proprio impresentabili me lo segnali, per favore :-) ho cercato di documentarmi e di essere il più realistica possibile, inventando aspetti della Magimedicina non trattati dalla Rowling. Ripeto, se ci fossero delle scemenze madornali fatemi sapere!

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Capitolo 3
*** Visite ***


"Che storia" Ginny emise un fischio ammirato "Nessuna professionalità. Vedo già i titoli di giornale.. Razzismo al San Mungo, Spezzaincantesimi sfiora la morte e sotto un'altra vita salvata da Hermione Granger, nota sostenitrice dei discriminati... Continua a pagg 2, 3, 5." Hermione scoppió a ridere.
"Saresti una buona giornalista, davvero. Dovresti prendere in considerazione quella proposta di lavoro, magari dopo la prossima stagione... Insomma, per concludere il racconto: sono andata in ufficio e ho mandato un gufo a Narcissa indicandole gli orari di visita e dandole appuntamento per domani, per aggiornarla sulle condizioni di suo figlio. Le ho anche spedito un certificato da inoltrare alla Gringott, sai, per il permesso di malattia." Ginny annuì.
"Sei stata davvero forte, comunque" aggiunse, sorseggiando il suo idromele aromatico.
"Sì, be'... É solo il mio lavoro. Dai, parliamo d'altro." svió Hermione,imbarazzata.
"D'accordo. Ti arrivano ancora tanti inviti galanti?" domandò maliziosamente.
"Qualcos'altro magari?!"
Ginny sapeva tutto sui suoi persecutori romantici, e intuiva il disagio dell'amica sull'argomento. Non c'era bisogno di tante parole tra loro: nonostante la rottura con Ron, avvenuta ormai undici anni fa, erano rimaste profondamente legate.
"Incastra un fesso e smetterano, Hermione. Lo sai."
"Ma io.."
"Ma tu non vuoi incastrare un fesso, è ovvio. Eppure ci deve essere qualcuno che ti vada a genio...dovresti girare un po' con me nel Quidditch, sai?"
"No ti prego! Uno scimmione giocatore di Quidditch no!" rise Hermione, orripilata. Le erano bastati Krum, McLaggen e quel suo compagno di Magimedicina al terzo anno. Tra una risata e l'altra si fecero le dieci. Ginny guardó l'orologio.
"Accidenti, l'ora d'aria é giá scaduta. Scusami tanto Hermione, ho promesso ai bambini il bacio della buonanotte... Potresti venire a pranzo nel weekend. Ti manderó un gufo." si abbracciarono e Ginny si affrettó fuori dal locale per Smaterializzarsi. Finiva sempre cosí, purtroppo. Ginny aveva la sua famiglia da cui tornare: baciava i bambini, li metteva a letto e quando si coricava sentiva un corpo caldo, rassicurante vicino a sè..
Mentre Hermione tornava nel suo appartamento pieno di libri, al suo letto troppo grande. Non che avesse di che lamentarsi: amava il suo lavoro all'ospedale, amava le associazioni e i comitati di cui faceva parte o che aveva fondato, amava i suoi amici... Non si puó avere tutto giusto? La felicitá perfetta non esiste... Come la pace per cui avevano combattuto a diciassette anni... Vedere di nuovo Draco Malfoy le aveva portato a galla tanti ricordi, di cui pochi piacevoli. Quella sera Hermione andó a letto di cattivo umore.

***

Narcissa Malfoy entró al San Mungo con il suo incedere elegante e si diresse senza esitazione al banco di Accettazione. Aveva dovuto prendere il Nottetempo per raggiungere l'ospedale: non si Materializzava da molti anni e detestava la Metropolvere. Si sentiva un po' a disagio in mezzo a tanti sconosciuti: sapeva che molti conoscevano il suo nome e il suo volto e non erano felici di vederla lí. Peró sentiva che il suo contegno altezzoso era tutto quello che le rimaneva per conservare un po' di dignità.
"Buongiorno." disse alla strega dell'Accettazione. Quella le fece un lieve cenno con la testa e continuó a ignorarla.
"Potrebbe dirmi dove é ricoverato il signor Malfoy?" chiese Narcissa dopo un momento di silenzio. L'altra storse il naso.
"Ad Azkaban,come si merita." rispose sgarbatamente. Narcissa cercó di mantenere la calma; quante volte aveva vissuto scene simili? Erano lontani i tempi in cui il loro nome apriva tutte le porte e incuteva timore.
"Mio figlio, Draco Malfoy. É ricoverato qui. Potrebbe dirmi dove?" insistette debolmente.
"Non so se puó vederlo. Non mi risulta si sia svegliato" rispose quella controvoglia. Era una situazione estremamente penosa, senza uscita.
"Non potrebbe informarsi?..." tentó ancora Narcissa. Prima che la strega potesse darle l'ennesima rispostaccia svogliata Hermione entrò come un turbine nella sala. Aveva sperato che non fosse necessaria un'altra dimostrazione pubblica come quella del giorno prima alla Sezione Donazioni, ma evidentemente la fortuna non le sorrideva.
"Signora Malfoy,da questa parte. La stavo aspettando, non sapevo che in Accettazione fossero cosí lenti a comunicare un numero di stanza fornitogli questa mattina stessa. Soprattutto visto che saremo fortunati se la signora non fará causa all'ospedale una volta saputo come si sono svolti i fatti." sibiló alla strega al banco con uno sguardo severo. Narcissa tiró un sospiro di sollievo, reazione che mai avrebbe pensato di avere per l'arrivo della Mezzosangue. Ma le circostanze erano cambiate.
"Grazie, signorina Granger. Mi guidi,per favore."
Hermione si aprì una strada tra la folla della sala con il suo sguardo, peggiore di quello del Basilisco. Nonostante il piglio feroce, si sentiva molto a disagio: non si sentiva più tanto orgogliosa del colpo di testa della donazione di sangue. Non aveva già abbastanza guai senza andarseli proprio a cercare? Harry l'aveva contagiata? Si fermò davanti alla porta 107. Lei e Michael avevano ritenuto più sicuro lasciare lo Spezzaincantesimi in quell'area dimessa.
"Il signor Malfoy é in questa stanza. Prima di farla entrare però vorrei spiegarle alcune cose..." di getto narró alla signora Malfoy le circostanze dell'incidente, il tipo di cure prestate a suo figlio e, soprattutto, le trasfusioni avvenute.
"Se fossimo in un ospedale Babbano non ci sarebbe bisogno di informarla con tanta circospezione, ma trattandosi di una pratica appena introdotta al San Mungo... Due famiglie di Purosangue mi hanno fatto causa. Non avrei voluto usare il mio sangue, ma non volevano darmene per... Lo sa..."
Narcissa chiuse gli occhi per un momento, addolorata.
"Lo so. Non c'e nessun problema, signorina Granger. Capisco che è stato necessario, e sono certa che anche mio figlio non avrà nulla da ridire. Le sono davvero grata per avermi avvertita. Ora posso entrare?"
"Naturalmente, spero che il signor Malfoy si sia svegliato. Se dovesse avere bisogno di me, ora o nei prossimi giorni,venga pure a cercarmi al reparto Batteri Magici."
Narcissa la guardó perplessa.
"Questo non è il suo reparto?"
"No. Ma ero l'unica che ha accettato di occuparsi di questo caso. Buona giornata signora Malfoy." detto questo giró sui tacchi e se la diede a gambe per evitare a Narcissa il disagio di dover ancora ringraziare proprio lei. Finalmente poteva allontanarsi un po' da quel caso cosí pesante.

***

Era il quarto giorno di degenza di Malfoy. Si sentiva molto meglio, la gamba Spaccata era quasi guarita e la pelle sembrava meno disgustosa. Il praticante a cui era stato affidato, Jonathan, gli somministrava una Pozione cicatrizzante e una ricostituente tutti i giorni e gli portava i pasti. Nessun altro si avvicinava, ma andava bene cosí.
Nessun altro tranne lei,la Granger. C'era un tacito accordo tra di loro: la Guaritrice arrivava ogni mattina alle 8, in modo che lui potesse fingere di dormire senza sembrare forzato; controllava i suoi parametri vitali, lo stato delle sue piaghe, mormorava qualche incantesimo e dava istruzioni al praticante. Non si erano mai parlati. Lei sapeva che lui fingeva, lui sapeva che lei sapeva, ma continuava con la farsa. Si sentiva un codardo: voleva soltanto ritardare il piú possibile il momento in cui avrebbe dovuto guardarla negli occhi e ringraziarla, proprio lei tra tutti, per averlo curato quando tutti lo ignoravano. Dopo tutto quello che le aveva detto da ragazzi, dopo quello che era stato, lei gli aveva salvato la vita. Ecco, era inutile arrampicarsi sugli specchi o trastullarsi con i giri di parole: gli aveva salvato la vita. Così quando Malfoy sentiva i suoi passi chiudeva vilmente gli occhi, come un bambino davanti al buio, convinto che i mostri spariscano se lui non li puó vedere.
Quella mattina Hermione stava scendendo come al solito le scale per il controllo giornaliero di Malfoy,convinta di trovarlo come al solito "addormentato". Non la disturbava quel compromesso.
Era il giorno libero del praticante, ma per fortuna Michael Corner aveva acconsentito a ricoprirne almeno in parte le funzioni. Hermione imboccò il corridoio e intravide una figura familiare appoggiata contro il muro accanto alla porta 107.
"Harry!" esclamó stupita. "Cosa ci fai qui? Non dovresti lavorare?"
L'amico le sorrise.
"Devo essere al Ministero tra un'ora. Ho portato Teddy a trovare Draco perchè zia Andromeda non sta molto bene. Lui ci teneva tanto a fargli visita e cosí.." scrolló le spalle. Teddy aveva dodici anni, non poteva certo andare a Londra da solo.
"Non sapevo fossi amico di Malfoy. Non ne hai mai parlato." commentó Hermione stupita.
"Non siamo proprio amici. Ci incontriamo qualche volta per via di Teddy e Andromeda,tutto qui. Io ho testimoniato in sua difesa quando lo hanno processato e..."
"Cosa?" lo interruppe Hermione. "Hai testimoniato in sua difesa? L'hai tenuto fuori da Azkaban?"
Harry scosse la testa.
"No, gli diedero due anni. L'attentato a Katie, il veleno a Ron, Mangiamorte a scuola... Si era impegnato un po' troppo sotto costrizione per poterne uscire pulito. Però gli ho dato una mano. Non potevo dimenticare che davanti a Silente, nella Torre, stava abbassando la bacchetta... non voleva farlo. Quando guardavo nella mente di Voldemort lo vedevo tante volte, minacciato, torturato. Mi faceva una pena... Se un folle avesse minacciato di uccidere i miei genitori per punirmi non avrei agito anche io così? Era minorenne quando lo hanno Marchiato. Lui lo voleva davvero? Questa è stata più o meno la mia testimonianza. "
Hermione rimase molto colpita dal racconto di Harry. Si era persa buona parte dei processi ai Mangiamorte andando in Australia a cercare di rintracciare i suoi genitori per far tornare loro la memoria e riallacciare la propria vita alla loro. Una volta in Inghilterra il ritorno a Hogwarts per recuperare il settimo anno l'aveva completamente assorbita.
Una porta che sbatteva nelle vicinanze la riportò bruscamente alla realtà
"Non ne sapevo nulla, Harry, un giorno mi dovrai raccontare tutto per bene. Ora però ho tremendamente fretta, devo andare a una riunione. Secondo te posso entrare?" Quella mattina non poteva proprio lasciare a Malfoy il tempo di congedare Teddy e fingere un sonno convincente.
"Perchè non dovresti? Siamo noi i delinquenti fuori dall'orario di visita. Ma sai, quando il Prescelto chiede..." le strizzò l'occhio scherzosamente. Hermione gli soririse e, dopo aver bussato perentoriamente, entró nella stanza.
Malfoy era seduto con i cuscini dietro la schiena a sostenerlo, Teddy aveva portato di fianco al letto l'unica sedia della stanza e stava raccontando allo "zio Draco" com'erano andati i suoi primi esami a Hogwarts. Il sorriso di Malfoy gli morì sul volto quando vide Hermione entrare. Si era completamente dimenticato che lei sarebbe arrivata come al solito.
Si schiarì la voce, l'espressione indecifrabile.
"Salve, Granger." gracchió. Teddy si giró e le sorrise.
"Ciao Hermione! Stavo raccontando allo zio Draco del mio esame di Trasfigurazione!" la informó allegramente. Lei gli piaceva molto, sapeva tantissime cose interessanti e gli insegnava sempre nuove magie.
"Sono sicura che sei stato grandioso. Puoi lasciarmi lo zio per cinque minuti mentre controllo che sia tutto intero? Dopo potrai finire il racconto." Teddy annuì e si allontanò dal letto. Con la sensibilitá che gli arrivava da Lupin aveva percepito una lieve tensione nei due adulti che per lui era incomprensibile. Da una parte c'era lo zio Draco che aveva smesso di sorridere ed era tutto rigido, dall'altra parte il sorriso della sua amica Hermione durava da troppo tempo e non era naturale.
La Guaritrice cominciò con il solito controllo generale tramite Incantesimi Sensori, cercando di guardare il meno possibile Malfoy negli occhi.
"Come stai?" gli chiese infine.
"Bene. Quando potró tornare a lavorare?" rispose lui laconico.
"Tre giorni e ti dimetto, lunedì potrai riprendere. Ho certificato alla Gringott la tua malattia, ti rimborseranno le spese per infortunio sul lavoro."
Silenzio imbarazzante. Hermione prese fiato.
"Spogliati, devo metterti l'unguento sulla spalla."
"Cosa? Non viene Jonathan?" domandò Malfoy stringendo il lenzuolo tra le dita pallide.
"Jonathan ha il giorno libero."
Malfoy esitò, ma alla fine con una smorfia si tolse la maglia a maniche lunghe e la gettó di lato con rabbia. Era impossibile che lei non lo notasse...
"Cos'è quello?" esclamó Hermione con voce allarmata, afferrandogli il polso. Sul suo avambraccio destro c'era una cicatrice a forma di Marchio, rozzamente incisa con un coltello. Perchè non l'aveva vista il primo giorno? Doveva essere stata coperta dal sangue e dagli abiti stracciati. Malfoy la coprì con una mano e fulminò la donna con lo sguardo.
"Non ora." sibiló tra i denti, indicando con lo sguardo Teddy, che guardava tranquillo fuori dalla piccola finestra.
Hermione annuì.
Finì la visita in fretta e furia e se ne andò, turbata.


In ospedale non si percepiva lo scorrere del tempo: l'illuminazione uniforme dei corridoi annullava la differenza tra notte e giorno. Malfoy non aveva idea di che ore fossero, stava semplicemente aspettando che arrivasse il sonno leggendo alla luce della sua bacchetta un libro che gli aveva lasciato Potter quella mattina. La spalla e il lato destro del volto gli prudevano da matti, ma la lettura lo distraeva. Qualcuno bussó.
"Avanti" disse l'uomo con circospezione, tirandosi a sedere e appoggiandosi ai cuscini. Una parte di lui fingeva di ignorare chi fosse, l'altra sapeva perfettamente e tristemente che si trattava della Granger ed era terrorizzata. Forse c'era anche una parte microscopica e quasi invisibile che era lieta di vedere la solitudine cronica spezzata, ma non l'avrebbe mai ammesso.
Hermione entrò con circospezione. Aveva passato almeno quindici minuti davanti a quella porta, dondolandosi sui talloni e chiedendosi perchè diavolo non se ne andava semplicemente a casa a bersi una tisana e riposarsi dopo una giornata impegnativa. Quella stanzetta spoglia in cui dormiva uno dei suoi peggiori nemici di gioventù l'attraeva forse più della sua casetta accogliente?... dopo una lunga battaglia mentale aveva deciso che, sì, l'attraeva di più. E aveva bussato.
"Permesso." Faceva ancora in tempo a scagliare un Oblivion su Malfoy e fingere di non essere mai stata lì. Invece chiuse la porta e appoggiò in un angolo la sua valigetta.
"Cosa ci fai qui?" le chiese Malfoy seccamente. Non sembrava arrabbiato comunque, solo sulla difensiva.
"Non ne ho idea." rispose Hermione sedendosi per terra a gambe incrociate accanto al letto, la schiena contro il comodino. Rimasero così per un po' di tempo, nessuno dei due avrebbe saputo dire quanto: all'inizio tesi, sul chi vive, sentendo la presenza dell'altro a incrinare l'aria che li circondava, chiedendosi continuamente cosa sarebbe successo, cosa si sarebbero detti, rodendosi nei dubbi. Poi pian piano si erano calmati, godendosi semplicemente la novità di sentire un altro respiro insieme al proprio. La notte era calata, Malfoy aveva spento la bacchetta.
"Cos'hai sul braccio, Malfoy?" mormorò Hermione alla fine.
Quello sbuffò e si buttò sul letto di schiena, distogliendo lo sguardo dalla donna.
"Non è una storia divertente."
"Non importa." C'era un'atmosfera strana, le sembrava quasi di essere in un sogno. Voleva davvero saperne di più: il breve racconto di Harry l'aveva turbata, la vista quella cicatrice ancora di più. Istintivamente si strinse il braccio sinistro, quello dove Bellatrix aveva inciso il suo nuovo nome: Mezzosangue. Il suo Marchio personale.
"è successo dieci anni fa." prese a raccontare Malfoy. "Ero uscito da Azkaban e non vedevo l'ora di fare qualcosa della mia vita. Credevo di aver pagato per le mie azioni, di potermi lasciare il passato alle spalle e cominciare un'esistenza che fosse solo mia, non di mio padre o dell'Oscuro Signore. Volevo finire gli studi, e la McGonagall mi aveva permesso di tornare a Hogwarts per frequentare il settimo anno e sostenere i M.A.G.O. Naturalmente sapevo che sarebbe stato difficile." precisò "ma non avrei mai immaginato quanto." fece una pausa, sopraffatto dal ricordo dell'odio, degli insulti, delle ingiustizie. Ogni volta che subiva qualcosa si chiedeva se quelli che aveva maltrattato lui si erano mai sentiti così male. Nemmeno i Serpeverde volevano avere a che fare con lui.
Hermione intuì che stava lottando con la memoria e non lo spronò a continuare. Conosceva il potere dei racconti: una volta iniziati, per quanto difficoltoso potesse essere, dovevi portarli a termine.
"Il Marchio esiste in funzione del Signore Oscuro: quando Potter l'aveva sconfitto la prima volta era diventato quasi invisibile. Dodici anni fa è praticamente scomparso. Tu non puoi capire con che gioia l'avevo visto sbiadire giorno per giorno fino a svanire: era la gioia di un codardo, di un traditore, ma mi sentivo libero. L'ultimo legame con il passato era svanito.
Finchè non mi hanno preso loro. Non ti sto ad annoiare con i dettagli, erano in sette e mi hanno sopraffatto una sera nei sotterraei, mentre tornavo alla mia Sala comune. Non serve nemmeno che ti dica cosa hanno detto e fatto, perchè prendevano le battute dallo stesso copione di tutto il resto del mondo magico. Non erano le parole, non erano le botte o le fatture che mi scagliavano a farmi male: era il fatto che mi avevano Marchiato di nuovo... come la prima volta. Avevano decreto che io non ero altro che un Mangiamorte. Cosa ci insegna questa storia, Sotutto?" le chiese, per alleggerire l'atmosfera.
Hermione deglutì. Sapeva cosa insegnava.
"Ci insegna che non si può mai dimenticare il passato. Se ci proviamo trova sempre il modo di tornare da noi." mormorò. Malfoy annuì nel buio, senza pensare che lei non poteva vedere il suo gesto.
"Per questo non l'hai rimossa? Con la magia avresti potuto, è fatta con un coltello qualsiasi."
"Tu hai rimosso le cicatrici che ti ha lasciato mia zia Bellatrix?" Silenzio. "Visto? L'hai detto tu che non serve scappare..." Non si scambiarono più una parola fino al
mattino. Forse dormirono un poco, forse rimasero svegli tutta la notte a fissare il soffitto, annegando negli incubi ad occhi aperti. Alle prime luci dell'alba Hermione di alzò da terra indolenzita e recuperò la sua valigetta. Si avvicinò a Malfoy e gli sfiorò il Marchio inciso nella carne.
"Mi dispiace." mormorò. Aveva già la mano sulla maniglia quando l'uomo la chiamò. Hermione si voltò a guardarlo. Per un istante si fissarono negli occhi, poi lui distolse lo sguardo.
"Anche a me, per tutto."

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Capitolo 4
*** Aiutami ***


Quel luglio frenetico era scivolato lentamente in un agosto afoso e apatico. Dopo quella strana notte dal sapore di sogno Hermione non era più andata da Malfoy, dicendo a sè stessa che lui ormai stava abbastanza bene, che bastavano le capacità di Jonathan per farlo rimettere definitivamente, che aveva troppo da fare per occuparsi continuamente di quella grana incredibile. Tuttavia sapeva benissimo che la verità era un'altra:Hermione Granger aveva paura. Temeva le emozioni che aveva provato sentendosi così vicina a un'altra persona, anche se quella persona era l'improbabile Draco Malfoy. Anzi, proprio perchè era lui, una volta riflettuto razionalmente si era istintivamente allontanata da quelle sensazioni, relegandole in un angolo della mente e accarezzandole solo nei momenti di debolezza e di solitudine estrema. Così si sentiva al sicuro, protetta nella sua vita tanto affannosa quanto monotona, benchè il suo lato più battagliero le urlasse che era una codarda. Cosa avrà pensato Malfoy non vedendoti più tornare? Era solo un uomo triste, tu l'hai illuso per una notte di essergli vicina in qualche modo, per poi voltargli le spalle, abbandonarlo come tutti gli altri. Il lato razionale rideva di questi pensieri incontrollati: cosa mai poteva importare a Malfoy di lei? Probabilmente era stato felice di non vederla più. Eppure...eppure ti aveva chiesto scusa. Quando quei due lati della sua personalità iniziavano a darsi battaglia Hermione scuoteva la testa, come per metterli fuori gioco sbatacchiandoli qua e là, e si gettava sul lavoro: questo le dava soddisfazioni ed emozioni sicure, semplici, prevedibili. Finalmente, dopo tutti quegli anni di anni di studio, aveva perfezionato definitivamente l'Incanto Filtrante, rendendo la dispersione sanguigna infinitesima; aveva introdotto stabilmente l'uso dei punti di sutura sulle ferite incantate o Maledette, che non si potevano chiudere con un incantesimo; inoltre nel giro di tre mesi un Elfo Domestico sarebbe stato introdotto al Ministero, a capo di un Ufficio dedicato alla tutela dei suoi fratelli e sorelle. Insomma, tutto procedeva a gonfie vele, se non fosse stato per quella strana sensazione di vuoto che la coglieva di sorpresa quando le capitava (di rado, in verità) di passare davanti alla stanza 107, quando incontrava Teddy a casa Potter, o quando il vento soffiando di notte le ricordava un respiro vicino. Alla fine di luglio era andata alla Gringott a depositare lo stipendio e si era sorpresa ad allungare il collo ispezionando il salone, negandosi di stare cercando dei capelli biondicci. Poteva una nottata fatta di silenzio e di memoria rimanerle impressa così a fondo? A quanto pareva sì.

Hermione finì stancamente di compilare una cartella clinica. Si era attardata, come accadeva spesso, per controllare minuziosamente lo stato di salute di tutti i suoi pazienti, ma ora era davvero stanca. Sentì un campanile in lontananza battere le dieci. Raccolse le sue cose e prese l'ascensore per raggiungere l'Accettazione: non aveva nemmeno la forza di fare le scale. Fuori dalla vetrina incantata di Purge&Dowse Ltd assaporò con piacere la brezza fresca della sera, che preannunciava l'avvicinarsi dell'autunno. Una figura si mosse nell'ombra accanto a lei, facendola sobbalzare.
"Granger." la chiamò una voce incerta.
"Malfoy, sei tu. Mi hai fatta spaventare. Cosa vuoi?" gli chiese, più bruscamente di quanto volesse. L'uomo avanzò, portandosi sotto la luce di un lampione, che illuminò crudamente il suo volto devastato. Il collo, la spalla, metà del viso erano deformati, come scrostati, accartocciati, spellati. Non c'erano parole per descrivere lo stato della sua pelle. Era così anche mentre era ricoverato in ospedale? No, impossibile. Non era in quello stato quando l'aveva guardato dopo la notte di silenzio.
"Perchè non se ne va, Granger?" le chiese disperato. "Peggiora continuamente. Sono un mostro, un mostro... lo ero dentro, e adesso anche fuori." La voce gli morì in gola. Da più di un mese cercava di combattere contro il suo corpo impazzito, rifiutandosi di umiliarsi a chiedere aiuto a lei. Ma tutti si ritraevano da lui disgustati, lo credevano infetto, contagioso. Scappavano per quello che era stato, scappavano per quello che appariva ora. I suoi nervi avevano ceduto e si era trovato lì, fuori dal San Mungo, ad aspettare per ore che lei passasse. Lo aveva salvato una volta, poteva farlo di nuovo.
"Sei un idiota. Perchè non sei venuto subito, quando ti sei accorto che peggiorava?"
"Tu non sei tornata. Quindi non volevi vedermi." le disse a mo' di risposta, tristemente. "Aiutami, Granger."
Poche parole, apparentemente incoerenti con la sua domanda, che dicevano così tanto. Mi hai illuso, mi hai tradito. Hai mescolato il tuo respiro al mio nella solitudine e poi non sei più tornata. Tutto questo va contro il mio orgoglio, ma hai incrinato il vuoto intorno a me. Non volevo umiliarmi, non volevo vederti, non volevo supplicarti, ma nessuno in questo stupido mondo riesce ad andare oltre il passato e l'apparenza come fai tu, nessuno ha le tue capacità, nessuno ha la tua pietà. Aiutami, Granger.
"Andiamo nel mio studio. Posso aiutarti."

Grazie a tutti quelli che stanno seguendo la storia e l'hanno inserita nei preferiti! Sono un po' presa dal lavoro, vi lascio questo capitolo più breve del solito per non accumulare troppo ritardo, forse passerà un po' di tempo prima del prossimo aggiornamento. Se intanto qualcuno avesse voglia di recensire mi farebbe molto piacere! Bye

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Capitolo 5
*** Una cura per tutto ***


"Sei un deficiente." concluse Hermione dopo aver analizzato con la magia la pelle distrutta di Malfoy.
"Quello lo sapevi di anni."
"Avevi avuto una piccolissima emorragia interna, che aveva portato quel veleno composto sottopelle. Non è stato eliminato con il filtraggio perchè era fuori dalle vene. Era una quantità minuscola, ma studiandolo in laboratorio avevo notato che questo dannato mix di tossine si autoriproduce: me ne ero accorta già mentre ti filtravo. Dopo due settimane la quantitá elevata ha iniziato a nuocerti e distruggerti la pelle. Posso eliminare facilmente il veleno composto." si affrettò ad aggiungere davanti allo sguardo orripilato di Malfoy. "ma ci vorrà un po' per rimetterti in sesto il viso... Se solo fossi venuto subito..." continuando a borbottare tra sè quanto Malfoy fosse idiota e stupido cominció ad eliminare il veleno. Aveva studiato attentamente il prodotto della reazione tra i due veleni e, con il supporto di Huntington, aveva sviluppato infine il corretto antidoto al veleno risultante. Non pensava che le sarebbe mai servito, era stato come un esercizio di Pozioni. Ora, però, iniettandolo nella zona di maggior concentrazione della sostanza nociva, era contenta di averlo ideato.
"Dobbiamo aspettare che l'antidoto distrugga tutto il veleno prima di poter procedere con la ricostruzione della tua pelle. Ci vorrà almeno un'ora." Malfoy annuì e si posizionó piú comodamente sulla sedia di fronte alla scrivania di Hermione. La donna, dal canto suo, aveva ostentato sicurezza finchè si era trattato di mettere in pratica le sue conoscenze di magimedicina, ma ora che le si prospettava un'ora di attesa con Malfoy cominciarono a sudarle le mani. Se fosse tornata a visitarlo forse si sarebbe accorta del veleno lenta espansione nella sua spalla e avrebbe potuto aiutarlo subito... era anche colpa della sua stupidità se si era ridotto così.
"Granger, facevo finta di dormire." Hermione alzò la testa di scatto, colta alla sprovvista.
"Lo so."
"So che lo sapevi, ma speravo di sembrare meno codardo ammettendolo. Speravo di sentirmi meglio." La donna tacque per qualche minuto.
"Non sono tornata a visitarti solo perchè eri tu, perchè sei quello che sei. Mi sono comportata come tutti gli altri." ci pensó su un momento. "Non mi sento meglio ora che l'ho detto."
Malfoy trovó la forza di alzare gli occhi su di lei.
"Nemmeno io."
Ancora una volta rimasero in silenzio, persi nei propri pensieri, mentre le candele si consumavano piano, precipitandoli nella penombra. Hermione quasi non riuscivá piú a scorgere la sagoma di Malfoy, ma ancora una volta sentiva il suo respiro leggero. Il campanile amico che scandiva le sue giornate battè la mezzanotte. Hermione riaccese le candele con un gesto fluido.
"Penso possa bastare. Ora dovrai stare fermo per un bel po' mentre compio la Rigenerazione." non si trattava di un incantesimo di sua invenzione, era anzi una magia molto antica e fisicamente impegnativa: trattando la rinascita del corpo umano richiedeva al mago o alla strega che la eseguiva un grosso tributo di energie. Per questo Hermione si sedette di fronte a Malfoy su una poltrona, appoggiandosi bene allo schienale per non rischiare di vacillare e cadere. Dopo aver scandagliato il corpo dell'uomo per controllare che effettivamente il veleno fosse stato eliminato diede inizio alla magia.
Malfoy si limitò a fissarla per un po' di tempo, senza che lei se ne accorgesse, presa com'era dall'incantesimo. Poi parló a bassa voce.
"Non ero contento che tu fossi venuta quella sera. Non capivo cosa volessi da uno come me, pensavo avessi solo una curiositá morbosa, o volessi ridere di me ora che sei tu quella in posizione di forza e io il rinnegato, oppure che fossi piena di stupida pietà. Invece ti sei seduta lì a basta. Mi è piaciuto." Hermione non gli rispose, il volto contratto dalla concentrazione. "Era come se ti importasse davvero che io fossi a posto. Ma poi giustamente non sei più tornata, e non ti biasimo, non dopo tutto quello che io e la mia dannata famiglia abbiamo fatto a te e ai tuoi amici. Capisci perchè non volevo chiederti di Guarirmi?"
Ma la donna non poteva proprio parlare. Si limitò a stringere i denti e concedersi solo uno sprazzo di ironia al pensiero che era già la seconda volta che doveva concentrarsi per ore come una pazza per guarire proprio lui, poi non pensò più nulla.
La campana aveva già battuto le due e mezza quando Hermione si abbandonò completamente contro la poltrona, mormorando: "Eravamo dei ragazzini."

"Cosa?"
"Eravamo dei ragazzini. Non era quello il problema..." Malfoy annuì, pur non avendo capito niente. Moriva dalla voglia di toccarsi il volto per sentire se era tutto a posto, ma gli sembrava un dubitare del suo lavoro, perciò si trattenne.
"La tua pelle non è perfetta, ma in pochi giorni si rigenererà da sè a questo punto. Puoi andare a casa ora." L'uomo annuì rigidamente. Stava per andarsene quando vide Hermione alzarsi e vacillare visibilmente.
"Granger! Che problemi hai?" sibilò cercando di sorreggerla. Lei lo allontanò bruscamente e si appoggiò allo schienale della poltrona.
"Tanta vita ho ridato al tuo corpo, tanta ne manca ora a me. Stupidi incantesimi medioevali." rispose lei a denti stretti. "vattene, ora torno a casa anche io." la situazione si stava facendo veramente troppo stupida: lei indebolita insieme a Malfoy nel suo studio privato in piena notte...era ora di finirla.
"Non ti puoi Smaterializzare in queste condizioni. Dove vivi?"
"Qui a Londra, posso prendere un taxi. Vattene."
"Un...cosa? Dai, Granger, piantala di fare l'eroina. Hai già salvato il mondo magico, non importa a nessuno se ti fai aiutare. Appoggiati, ti accompagno con la Materializzazione Congiunta."
Hermione osservò dubbiosa la mano che le porgeva il vecchio nemico. Non poteva scappare di nuovo, sarebbe stato troppo offensivo e infantile: soffocando i sentimenti contrastanti afferrò la mano di Malfoy, che la sostenne.

"Grazie, allora." fece Hermione incerta quando lui la lasciò sulla soglia del suo appartamento pochi minuti dopo. Malfoy chinò la testa.
"Grazie a te. Ci rivedremo?"
La donna sgranò gli occhi incredula. Lui le stava chiedendo se si sarebbero rivisti?
"Non lo so. Se starai ancora male... ma cerca di evitare, eh? Ogni volta tendi a esagerare. Buonanotte."
Malfoy rimase a fissare la porta chiusa per lungo tempo, chiedendosi se quella coraggiosa donna avesse la cura anche per ciò che si portava dentro.

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Capitolo 6
*** Balliamo? ***


Lo sguardo di Hermione sorvolò infastidito la sala scintillante e gremita, esprimendo silenziosamente il desiderio di essere da un'altra parte. Pochi giorni dopo aver curato Malfoy era uscita con Ginny, che, dopo essersi fatta raccontare la vicenda tra un drink e l'altro, l'aveva convinta non si sa come a partecipare a quello stupido evento. Si trattava della festa di apertura della stagione di Quidditch, argomento che non mancava mai di annoiare a morte Hermione esattamente come accadeva a scuola anni prima. Ma la sua amica era stata irremovibile, forse desiderosa di presentarle degli uomini, perciò eccola lì in mezzo alla folla, avvolta in un abito color crema senza spalline, i capelli crespi liberi sulla schiena lasciata in parte scoperta dal vestito. Le autorità presenti non avevano mancato di porgerle i loro omaggi e di ricordarla durante i loro discorsi insieme ai suoi amici, un buon numero di uomini aveva cercato di avvicinarla e qualcuno le aveva strappato perfino un ballo. Niente di tutto ciò era più un'eccitante novità per Hermione, che stava per l'appunto affogando la noia nell'alcol, godendosi quei minuti di pace tra un assalto e l'altro di scombiccherati ammiratori. Volgeva le spalle alla sala, ammirando dalla finestra il giardino fiocamente illuminato, quando percepì un profumo vagamente familiare, che le lasciava il sapore del sogno ad occhi aperti sul palato. Una mano fresca le sfiorò la spalla.
"Più bello ancora di quello che avevi al Ballo del Ceppo." mormorò una voce nota. L'adrenalina prese a scorrerle nelle vene, complice l'idromele: forse la serata stava per diventare un pizzico più emozionante.
"Ciao Malfoy. Cosa ci fai qui?" rispose, voltandosi a fronteggiarlo.
Bella domanda, pensò lui tra sè. Non ne aveva la più pallida idea: Potter gli aveva consegnato un invito e lo aveva praticamente costretto a partecipare, per poi mollarlo in mezzo a quella sala piena di pezzi grossi e sportivi in libera uscita, intimandogli di divertirsi con chi conosceva. Aveva vagato fino a quel momento senza meta, un po' evitando le persone, un po' evitato, chiedendosi cosa lo tratteneva dall'andarsene e basta, bevendo whisky incendiario, finchè non l'aveva vista. Mentre era circondata da uomini appiccicosi si era tenuto alla larga, per evitarle l'imbarazzo di mostrarsi familiare con un rifiuto della società come lui. Ma quando finalmente si era appoggiata a quel davanzale tutta sola, le guance arrossate per il caldo e l'idromele, non aveva più resistito. Probabilmente era l'unica persona in quella sala a non volerlo cacciare, a parte i Potter: perchè non essere amichevoli? Era inutile nascondersi che quei loro strani e brevi incontri lo avevano fatto sentire stranamente...bene. In un modo che non sentiva da tanto di quel tempo che non sapeva più quando era stata l'ultima volta.
"Faticherai a crederci, ma mi ha costretto Potter."
"Io sono qui grazie alla sua degna consorte." sospirò Hermione. L'uomo levò il bicchiere di whisky che teneva in mano verso di lei.
"Lode a Lady Potter, dunque. Balli, Granger?" le chiese, posando sul davanzale lo stesso bicchiere, stupito dalla sua stessa disinvoltura derivante dalla leggera sbronza.
"Come siamo passati da 'fingo di dormire per non parlarti, scappo per non vederti' a questo?" ridacchiò la donna, altrettanto brilla.
"Whisky, credo. E sei l'unica persona in questa sala, oltre ai Potter, a scomporsi alla mia vista e a non guardarmi come una lumaca carnivora. Per quanto riguarda te invece?"
"Idromele e vino elfico. Noia incredibile. E sei l'unica persona in questa sala, oltre ai Potter, a considerarmi una secchiona Nata Babbana e dentona, ed è quello di cui ho bisogno ora..."
"Dentona non più da parecchi anni mi risulta, sei una meraviglia stasera, Granger. Per il resto...a quanto pare siamo gli unici a vedere le cose come stanno, qui dentro. Allora, questo ballo, me lo concedi?" ammiccò Malfoy
"Ho appena rifiutato non so quanti inviti accusando dolore alla caviglia." rispose Hermione con una risatina, un po' lusingata dal complimento. "Ballando insieme a te insulterei non so quanti pezzi grossi mostrandogli che li ho presi in giro gratuitamente... Non so cosa mi prende, ma sembra allettante. Balliamo." Sentendosi stupidamente leggeri si diressero verso la pista.
Poco più in là un paio di occhi verdi ammiccarono divertiti.
"Ginevra Weasley, sei una vecchia volpe." sussurrò Harry "come sapevi che sarebbe andata così?" La bella rossa al suo fianco gli strizzò l'occhio.
"Non chiedere a una donna di mondo i suoi segreti..." lo canzonò. Non ne era stata sicura fino all'ultimo momento in realtà, vedendo uno vagare senza scopo innaffiandosi di alcolici e l'altra ciondolare sbuffando intorno alla finestra, allontanando quasi tutti quelli che le si avvicinavano. Ma era sicura che qualcosa di strano fosse scattato tra quella coppia improbabile, qualcosa dovuto principalmente al fastidio che Hermione provava verso la sua vita messa sotto i riflettori e alla aspettativa di perfezione su di lei. Se una scappatella o magari un'amicizia con Malfoy potevano aiutarla a tirarsene fuori e sentirsi meglio, chi era lei per ostacolarla? Perciò aveva convinto Harry a trascinare lo Spezzaincantesimi a quella festa. Ora solo il tempo avrebbe fatto magie.

Hermione e Malfoy ballarono a lungo, ridendo e parlando, ignorando gli sguardi scandalizzati degli altri invitati, semplicemente divertendosi e godendo inaspettatamente della compagnia reciproca.
"Andiamo a bere ancora qualcosa?" le chiese l'uomo dopo l'ennesimo ballo.
"Non sono già abbastanza alticcia?" sorrise lei.
"Temo che ti stia passando, e ti vorrei allegra e sbronza per quello che ti voglio chiedere."
Quando furono entrambi appoggiati al muro con un bicchiere colmo di vino elfico in mano, Malfoy prese un grosso respiro come per farsi coraggio e parlò.
"Sei divertente, Granger. Ora, butta giù quel bicchiere e fingi che io non sia io. Pensa che io sia solo un uomo che hai conosciuto questa sera, con cui hai ballato e parlato, un uomo senza un passato orribile, senza colpe, senza l'odio del mondo magico. Potremmo rivederci?"
"No." rispose Hermione all'istante, serissima, facendo sbiancare l'altro. "Ci rivedremo perchè sei esattamente quello che sei."
Un ampio sorriso si aprì sul volto di entrambi mentre brindavano scherzosamente, alla faccia degli altri invitati perfettini.

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Capitolo 7
*** Solo uno spaventapasseri ***


Malfoy si girò distrattamente la bacchetta tra le dita, nervoso. La domenica mattina dopo la festa si era alzato con un lieve mal di testa, ma nessun vuoto di memoria: il sorriso allegro della Granger splendeva nella sua testa, sereno e tentatore. Non avendo nessuna voglia di rimuginare sulle sensazioni che provava, si era semplicemente dedicato alla preparazione di una breve missione in un antico monastero gallese in rovina, che aveva svolto nei due giorni successivi. Ora, tornato a Londra illeso, dopo aver portato alla Gringott l'artefatto magico recuperato in missione si era ritrovato a passeggiare nei dintori di Purge&Dowse Ltd. Non aveva idea di che ore fossero, nè era intenzionato a stare lì per molto tempo, o almeno così si ripeteva in testa mentre camminava senza meta con fare noncurante, cercando di convincersi di essere lì per puro caso a sgranchire le gambe. Solo gli occhi chiari che dardeggiavano continuamente verso la vecchia vetrina polverosa tradivano i suoi reali intenti.
Certo, aveva chiesto alla Granger di uscire, e lei aveva accettato in modo carino, ma poteva essersene pentita. Dopotutto aveva bevuto un po', era su di giri, frustrata dal comportamento degli altri invitati. Probabilmente una volta tornata nella tranquillità di casa propria la sua ragione d'acciaio le aveva fatto notare che si era comportata in modo stupido e avventato. Ecco, il pensiero della ragione della Granger che le faceva una ramanzina e le ricordava cosa era giusto e cosa no lo bloccava. Perciò si limitava a percorrere quei pochi metri di marciapiede avanti e indietro, sperando intimamente in una specie di colpo di fort... "Ehi! Ehi, Granger!" chiamò di scatto, vedendo il familiare cespuglio di capelli sbucare dalla vetrina. La donna si voltò, stupita, e lo salutò con un cenno compassato.
"Ciao, Malfoy. Hai bisogno di qualcosa? Non ti senti bene?" gli chiese, con un filo di malizia che non sapeva da dove le venisse. Sentiva che lui era lì per chiederle di uscire insieme, ma quella parte di lei così poco allenata e addormentata da tanto tempo desiderava sentirglielo dire apertamente, sentirsi voluta.
"N-no." replicò lui, interdetto. Che lei non ricordasse bene la serata per via dell'alcol?
"No, volevo solo chiederti di uscire a bere qualcosa, se ti va, naturalmente." le lanciò un mezzo sorriso un po' imbarazzato, più adatto a un sedicenne che a un uomo di trent'anni, che comunque colpì nel segno: Hermione mollò all'istante la finta indifferenza di fronte a quell'espressione e gli sorrise di rimando.

"Ma certo che mi va, non ho mai niente da fare la sera se non esco con Ginny. C'è un locale babbano molto carino a dieci minuti da qui." buttò lì, per saggiare la reazione di Malfoy all'idea di un posto non magico.
La reazione fu senza dubbio positiva, visto che poco dopo sedevano rilassati a un tavolino di legno in una piccola birreria, con davanti due Guinness schiumose. L'uomo non sembrava minimamente a disagio, anzi era stato lui a scegliere il tavolo e consigliare cosa bere.
"Quindi con Weasley non è andata bene?" le stava chiedendo sorseggiando la birra. Hermione scosse la testa. "Ci siamo lasciati più di dieci anni fa, Ron tra poche settimane sposerà Camille Lagraine, una collega Auror. Ora è in Francia per conoscere bene la famiglia di lei, per questo non c'era alla festa l'altra sera. Tu, piuttosto? Niente donzelle Purosangue?" le sembrava scortese chiedergli direttamente del pettegolezzo riferitole da Michael.
"Pare che gli ex galeotti non facciano gola alle spocchiose e antiche famiglie magiche. Avevo un contratto con i Greengrass, ma lo hanno annullato mentre ero ad Azkaban." Hermione annuì. Niente di nuovo.
"E poi? Non ci credo che nessuna donna si è mai fatta avanti per te." Io mi farei avanti? Scacciò con un movimento del capo quel pensiero sciocco. Stavano solo bevendo una birra per non passare la serata soli a casa, che cosa le saltava in mente?
"Non sono molto quotato sul mercato matrimoniale magico, e non mi piace imporre la mia presenza con corteggiamenti che so non essere graditi. Ma..." si grattò il naso, di colpo imbarazzato. Hermione lo esortò a continuare, curiosa.
"Non ridere di me. C'è stata una ragazza, conosciuta cinque o sei anni fa. Siamo stati insieme parecchio tempo, facevamo sul serio. Quando le ho detto tutto -tutto- però non ha retto, ha deciso di lasciarmi. Era una Babbana di Brighton." aggiunse quasi sottovoce. Alla Guaritrice veniva davvero da ridere,nonostante la raccomandazione, non perchè Malfoy fosse stato innamorato di una Babbana (anche se c'era una certa ironia nella cosa), ma semplicemente perchè era dannatamente a disagio e buffo mentre ne parlava. Non in modo negativo, non come se la colpa del disagio fosse la ragazza non magica, anzi. Parlava come se la colpa di tutto fosse comunque sua, mortificato. "Si chiamava Susan. Lei non aveva idea di chi fossi, non aveva mai visto la mia faccia sui giornali con altri condannati, non sapeva nulla di Mangiamorte e Oscuro Signore, vedeva solo me. Ero davvero innamorato di lei. Dopo che le ho detto che ero un mago ha provato a gestire l'idea per un po', ma andava oltre le sue capacità e così è finita." scrollò le spalle, simulando indifferenza, ma in realtà il pensiero di quella relazione così dolce e naturale ancora lo amareggiava non poco.

"Mi dispiace molto." disse alla fine Hermione, sfiorandogli la mano. Perchè tutti i problemi riportavano alla fine proprio lì, al fatto di non poter mai essere accettati interamente per ciò che si è? Cambiò rapidamente argomento, e la serata trascorse limpida attraverso racconti emozionanti sui rispettivi lavori e studi. Lasciarono il locale con due birre in corpo a mezzanotte passata.

E così si sviluppò uno schema: ogni due o tre giorni Malfoy si presentava fuori dal San Mungo e la portava a bere qualcosa. Una volta erano anche stati al cinema (mai nella vita Hermione avrebbe potuto pensare che Malfoy sapesse cosa fosse un cinema, posto di cui lei aveva quasi scordato l'esistenza) e un'altra a passeggiare in un parco. Si limitavano a farsi compagnia, a volte non parlavano molto, altre non tacevano un istante. Continuavano a ignorare imperterriti gli strappi allo stomaco che sentivano, gli stupidi sorrisi che aleggiavano immotivatamente sui loro visi, ma non si poteva non notare che entrambi erano un po' più curati e ben vestiti ad ogni nuovo incontro. Hermione si ripeteva che desiderava solo fare buona impressione, come sempre, anche se perfino alle sue stesse orecchie la frase aveva poco senso, Malfoy si diceva che doveva riscattarsi dalla miserabile immagine di sè data quando stava male. Ignoravano i piccoli segnali, sapendo solo che erano soli, frustrati dal comportamento del mondo magico nei loro confronti, stanchi e annoiati, e passare qualche ora insieme li faceva invece sentire meglio. Era come se fossero amici.
"Sabato Ron si sposa." esordì Hermione una sera, mentre erano a bere qualcosa al solito locale Babbano.
"Congratulazioni."
"Già, sì. Ecco. Mi chiedevo..." portò il boccale di birra alle labbra per guadagnare tempo. Era un'idea che le ronzava in testa da qualche giorno, ma che non riusciva a chiarire nemmeno a sè stessa. "Ti va di accompagnarmi?" chiese infine. Malfoy stava per sorriderle, quando un dubbio gli oscurò il volto.
"Perchè me lo chiedi?" Hermione si torse le mani, all'improvviso molto nervosa.
"Perchè sarà un evento enorme, pieno di gente stupida che mi darebbe fastidio se fossi sola. Con te vicino invece non si avvicinerebbe nessuno." NO! Urlò una vocina nella tua testa. È perchè ti piace, ti piace stare con lui, ammettilo stupida, non insultarlo così...
"Cioè devo venire per fare lo spaventapasseri?" sbottò l'altro, trattenendo a stento il volume della voce. "Per tenerti lontano l'uomo nero con la mia presenza schifosa? Sicura che non rovinerò la tua splendida reputazione con la mia?"
"N-no, non volevo dire questo..." balbettò Hermione. Non voleva dire quello, non voleva, non voleva.
"Volevi dire esattamente quello che hai detto, Granger! Non mentire, sono solo questo per te? Un passatempo per non marcire da sola la sera, un mostro da compagnia da portare alle feste per spaventare gli altri? Credevo che tutto questo volesse dire qualcosa anche per te!"
Anche anche anche ha detto anche! Per lui voleva dire qualcosa allora. Ma ora lei aveva rovinato tutto con la sua sciocca bugia per non compromettersi.
"Sai che ti dico Granger, vacci da sola al matrimonio di Weasley! Ti sei solo approfittata di me e io sono stato così scemo da non accorgermene subito!" Malfoy sapeva di stare esagerando volutamente, non credeva davvero a tutto quello che le diceva, ma era veramente arrabbiato. Perchè anche la Granger, che sembrava credere in lui, alla fine non aveva visto altro che l'ex Mangiamorte odiato da tutti. Senza darle il tempo di replicare gettò dieci sterline sul bancone e uscì come un turbine dal locale, lasciandola sola a quel tavolo. Sola, ancora una volta, a riflettere su quanto anche le persone più intelligenti potessero diventare stupide in materia di sentimenti. 

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Capitolo 8
*** La costa fuori Ramsgate ***


Ovviamente Malfoy nei giorni successivi non si era più presentato fuori dal San Mungo ad aspettarla dopo il lavoro. Non che Hermione se lo aspettasse: anche se cercava di ignorare la cosa era perfettamente consapevole che se voleva rivederlo doveva essere lei a fare il primo passo e scusarsi. Ma farlo implicava fare chiarezza dentro di sé, sui suoi sentimenti, altrimenti avrebbe solo evitato il problema senza risolverlo. Un po' di paura e un po' di orgoglio si azzuffavano nella sua mente, impedendole di fare quello che doveva – voleva fare. La mole di lavoro naturalmente la teneva impegnata per gran parte della giornata, aveva anche incontrato Ginny un paio d'ore mercoledì, ma niente poteva rimpiazzare la dolcezza di sapere che c'era qualcuno che si sentiva solo quanto lei ad aspettarla per illuminare la sua sera.

Per questo ora Hermione si trovava di fronte a degli alti cancelli in ferro battuto bagnati dalla luce aranciata del sole al tramonto, torcendosi le mani davanti al campanello. Non era mai tornata a Villa Malfoy da quella prima, ultima e terribile volta in cui era stata torturata, e la cancellata minacciosa non faceva che accrescere la sua ansia per quello che stava per fare. Prima che potesse anche solo pensare di annunciare la sua visita, però, i battenti di ferro si aprirono da soli con un cigolìo. Incerta, si schiarì la voce per farsi coraggio ed avanzò lungo il vialetto ben curato. In piedi sulla soglia della villa si ergeva Narcissa Malfoy, pallida e dritta come una spada: altrettanto pericolosa? La sensazione di disagio volò via da Hermione quando la donna le rivolse un breve sorriso amichevole e le andò incontro.
"Buonasera, signorina Granger. A cosa devo la sua visita?"
"Buonasera. Mi perdoni per essere piombata qui così d'improvviso, ma sto cercando suo figlio." dichiarò imbarazzata. Narcissa rise brevemente.
"Capisco che non ha una buona reputazione, ma lo crede così imbranato da vivere ancora con sua madre a trent'anni? Mio figlio ha una casa sulla costa, fuori Ramsgate."
"Oh. oh..." balbettò Hermione, presa in contropiede "Sono veramente sciocca. Mi scusi ancora per il disturbo, buona continuazione."
Si affrettò fuori da Villa Malfoy senza voltarsi indietro, per smaterializzarsi alla volta della costa. Prima ancora di aprire gli occhi la investì l'odore del mare salato, il vento le accarezzò la pelle. Con un incantesimo cercò la posizione di esseri magici nell'area per trovare Malfoy in fretta. Si diresse a passo rapido verso ovest, seguendo il profilo frastagliato della costa. L'erba giallastra si piegava morbida sotto i suoi passi, la giornata era un tripudio dell'autunno più bello, senza ombra di nuvole grigie e cupe. La notte calava dolcemente, senza fretta, il cielo era ancora luminoso. Hermione si strinse nel maglione per tenere lontano il vento pungente e si limitò a godersi il bellissimo paesaggio, quasi dimenticando perchè si trovava lì. Dopo un quarto d'ora di strada scorse una piccola casa seminascosta da una roccia. Doveva essere per forza frutto di magia, perchè nessun architetto Babbano sano di mente avrebbe mai costruito un'abitazione in un posto simile: in mezzo ai prati, senza strade di nessun tipo, su un terreno instabile a picco sul mare; sfidava le leggi della fisica. Hermione affrettò il passo, con il cuore in gola. Quella rappacificazione si stava rivelando più impegnativa del previsto...
"Granger, dove vai così di fretta?" gridò una voce alla sua destra. La ragazza si voltò di scatto, incontrando lo sguardo di Malfoy che le ammiccava seduto sotto un albero.
"Ti cercavo." si andarono incontro a vicenda, scompigliati dall'aria sferzante.
"Bisogno dello spaventapasseri?" chiese l'uomo, sarcastico.
"Sono una stupida orgogliosa."
"Questo si sapeva." convenne Malfoy, addolcito dal tono triste della donna.
"Ascoltami, voglio solo scusarmi per quello che è successo quella sera in birreria. Avevi ragione, io intendevo dire esattamente quello che ho detto, ma non perchè lo pensassi veramente. L'ho detto perchè mi vergognavo."
"Di cosa, Granger?" chiese Malfoy, confuso. Perchè è sempre così contorta?
Hermione prese un grosso respiro, passandosi una mano sul viso. E se le avesse riso in faccia? No, non era possibile, aveva detto che per lui era importante.
"Oh, vaffanculo tutto. Mi vergognavo ad ammettere che voglio andare al matrimonio con te perchè mi piace stare con te, mi piace parlare con te, mi piace ridere con te, mi piaci ecco, l'ho detto! E mi sei mancato tantissimo in questi giorni, non che ci vediamo così spesso e lo so che non ci frequentiamo da più di un mese, ma era che sapevo a prescindere che non saresti venuto per colpa mia, perchè ero stata così stupida, e quindi mi mancavi molto. Non importa se non vuoi venire al matrimonio di Ron, davvero, solo possiamo fare pace?"
Non aveva ancora finito di parlare che l'altro la stava soffocando in un abbraccio.
"Meno male che secondo te sono io il deficiente... Certo che ci vengo al matrimonio di Weasley, sciocca." borbottò con il volto affondato nei suoi capelli cespugliosi. Rimasero così per un tempo infinito, mentre la notte calava lentamente intorno a loro e l'oro rosso del cielo diventava blu profondo.
"Vieni a casa mia a mangiare qualcosa?" le chiese Malfoy dopo un'eternità, la voce roca. Hermione annuì e così si diressero verso la casetta, fianco fianco. Il cervello della Guaritrice stava per esplodere: avevano fatto pace, l'avrebbe accompagnata al ricevimento, l'aveva abbracciata ed era stato così bello e caldo, si sentiva così a posto e confortata. No, non stava male, prima di lui, era soddisfatta da tante cose, non soffriva e non era depressa, ma tutto quello non aveva niente a che fare con il calore che provava ora grazie alla compagnia di Malfoy.
"C'è un problema, Granger." annunciò lui serissimo prima di aprire la porta della piccola casa. "Faccio schifo a cucinare." Hermione scoppiò a ridere, dimenticando momentaneamente il suo arrovellarsi.
"Non importa, ci penso io." lo rassicurò mettendogli una mano sul braccio.
"Ti voglio bene, Granger." mormorò Malfoy aprendo la porta. Lei si limitò a rivolgergli un sorriso abbagliante prima di entrare, dubbi e paure evaporati al calore di quel legame.

Ciao a tutti! Ringrazio di cuore chi segue la storia e l'ha inserita tra i preferiti, e soprattutto chi l'ha recensita spronandomi a continuarla! Ero un po' perplessa e bloccata ma grazie al vostro incoraggiamento la finirò al più presto :-) godetevi questo breve capitolo in attesa del matrimonio! Grazie e a presto :-)
(non sono sicura al 100% che la costa intorno a Ramsgate sia frastagliata e rocciosa e fatta così insomma, ma in caso sappiate che ho detto delle castronerie naturalistiche prendetele tipo licenze poetiche!)

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Capitolo 9
*** Piena di gioia, dolore, errori ***


"Potrei assumerti come elfo domestico dopo questo, sai. Pagato, chiaramente." grungì Malfoy divorando il pollo al forno con patate messo insieme in quattro e quattr'otto da Hermione.

"Oh, ti avverto che chiederei uno stipendio davvero altissimo." gli sorrise lei. Ogni disagio era scomparso, lasciando solo la dolcezza della compagnia e delle chiacchiere. La casa di Malfoy era piccola e caotica, disseminata di mappe, antichi manoscritti, manuali di Aritmanzia e dizionari delle lingue più disparate. Qualche strano oggetto dalle proprietà misteriose faceva capolino tra gli scaffali o sotto un mucchio di fogli, destando la sua curiosità. Tutto sommato le piaceva l'ambiente, anche se aveva l'aria un po' trascurata.
"Ma guarda che ore sono! Devo assolutamente tornare a casa, Malfoy, domani mattina devo essere al Wizengamot per un processo e non ho ancora finito di preparare la documentazione." esclamò Hermione parecchio tempo dopo aver finito di mangiare.
"Un processo? Sei una Guaritrice, non un avvocato magico. Hai fatto causa a qualcuno, rompiscatole?" Hermione scosse la testa, ignara della piega che stava per prendere il discorso.
"No, no, due famiglie Purosangue hanno fatto causa a me per via delle trasfusioni di sangue." impallidì davanti allo sguardo confuso dell'altro. Narcissa non gli aveva spiegato nel dettaglio cos'era successo? Insomma, l'aveva riferito alla madre di lui apposta per evitare di doverglielo spiegare lei stessa guardandolo in faccia!
"Cos'è una trasfusione, Granger? L'ho già sentita questa parola ma non riesco a collegarla a nulla."
"Non sono sicura se sia il caso di spiegartelo." ribattè Hermione incerta. L'ultima cosa che voleva era farlo arrabbiare di nuovo; è vero anche che l'uomo che lei conosceva, che la portava al cinema e ordinava birre Babbane al bar come se fosse sempre cresciuto in quel mondo, non era il tipo da fare una scenata per una trasfusione di sangue sconosciuto. Macchè sconosciuto, peggio ancora, era del sangue della Mudblood per eccellenza che stava parlando. Forse dopotutto si sarebbe risentito.
"Decidi tu, Granger, ma vorrei davvero sapere perchè ti hanno fatto causa." replicò Malfoy tranquillamente. Rassicurata, Hermione si decise a parlare.
"Vedi, quanto ho iniziato a lavorare in ospedale ho cercato di introdurre alcune pratiche mediche Babbane che ritenevo necessarie per migliorare la qualità delle cure che potevamo offrire. Tra queste la prima e più difficoltosa è stata la trasfusione: in parole semplici consiste nell'immettere in un paziente che ne necessita per varie ragioni, primariamente per gravi emorragie, materiale sanguigno proveniente da un donatore. Probabilmente l'hai sentito nominare perchè l'abbiamo dovuto fare a te quando sei stato ricoverato." concluse velocemente.
"Mi avete messo...dentro...il sangue di un donatore?"
"Credevo che tua madre te lo avesse detto, le avevo spiegato tutto. Ti ho trasfuso un po' del mio sangue perchè l'ospedale non voleva darmene perchè, be', eri tu. Allora ho fatto una piazzata in mezzo alla Sezione Donazioni e ho donato del sangue in tuo favore." era proprio necessario aggiungere quella parte? Non poteva starsene zitta e tralasciarla? Cercò di sviare il discorso: "Capisci, immagino, perchè i Purosangue a cui ho prescritto trasfusioni mi hanno fatto causa." 
Ma Malfoy stava pensando a tutt'altro, lo sguardo fisso. Sembrava sconvolto.
"Sì, sì. Forse è meglio se vai a casa allora, domani devi essere ben sveglia. Ci vediamo sabato mattina per andare al matrimonio, d'accordo? Buonanotte."
In un battibaleno Hermione si trovò sulla scogliera ventosa, la porta chiusa alle spalle, le stelle che scintillavano fredde sopra di lei, senza darle risposta alle sue domande: si è arrabbiato di nuovo? Cosa diavolo aveva?
Solo una cosa tratteneva dal bussare per chiedergli spiegazioni all'istante: aveva scorto nei suoi occhi l'espressione tormentata di chi ha bisogno di stare da solo per pensare e venire a patti con qualcosa. Rassegnata davanti a quell'evidenza si allontanò per Smaterializzarsi.
Draco giaceva su una poltrona, la testa tra le mani, pensando a quanto dannatamente doveva alla Granger.

***
"Processo numero 237 della categoria Malaguarigione. Le famiglie Selwyn e Greengrass contro l'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche, in particolare con la Guaritrice Hermione Jean Granger. Documentazione prodotta..." Hermione si distrasse lentamente da quell'elenco di scartoffie e testimoni sconosciuti per l'accusa e la difesa, ripassando i suoi studi di magimedicina e le sue ricerche in favore della trasfusione. Il processo si trascinò lentamente, lei espose subito le sue argomentazioni solide e ben ragionate, mettendo più volte a disagio lo stupido avvocato dei Purosangue e collaborando bene con il proprio assistente legale. Ma dopo la sua testimonianza purtroppo ne venivano molte altre: studiosi di dubbia provenienza, ciarlatani, Guaritori che stavano lì a decidere se la pratica della trasfusione nel caso di quelle famiglie era stata veramente indispensabile, vantaggi, svantaggi...che idioti. Era palesemente necessaria.
"Ultimo testimone per la difesa: Draco Lucius Malfoy." Hermione alzò di scatto la testa. Il suo legale non aveva fatto una piega e si stava dirigendo lentamente avanti per interrogare l'uomo. Doveva essere a conoscenza della cosa, ma quando diavolo potevano essersi contattati se Malfoy la sera prima era totalmente ignaro di tutto?
"Signor Malfoy, perchè si trova qui oggi a testimoniare in favore della signorina Granger?"
"Perchè anche io sono stato sottoposto a una trasfusione e penso di avere molto da testimoniare in favore della pratica." replicò quello tranquillamente. Si schiarì la voce.
"Sapete tutti che io sono nato Purosangue e sono stato educato a ritenere la nostra razza superiore a chiunque in virtù di ciò che scorreva nelle mie vene. Ma lo scorso luglio ho subìto un grave infortunio sul lavoro, la documentazione del quale è già in possesso di questa corte, per cui la signorina Granger qui presente, dopo aver combattuto per salvare la mia vita, ha ritenuto indispensabile sottopormi a una trasfusione. Non solo, ma lei stessa ha donato il sangue per me. Cosa ne ho ricavato io da ciò? I miei poteri magici sono rimasti immutati , la mia forza è la medesima, il mio fisico anche. Non fatico a compiere incantesimi o a Smaterializzarmi. Questo sangue che mi ha dato una Nata Babbana non ha influito minimamente sul mio essere mago, ha solo abbreviato enormemente i giorni della convalescenza e il mio dolore, mi ha allontanato dal baratro. Mi ha salvato. Questo è quello che voglio dire: la vita che abbiamo è importante, ed è la stessa per tutti! La vita è gioia, dolore, è piena di errori e di possibilità di scusarsi. Ci sono persone che lavorano giorno e notte senza mai fermarsi per imparare a conservarla al meglio, e quando ci salvano grazie alle loro scoperte tutto quello che sappiamo fare è rivoltarci contro di loro per paure inesistenti e pregiudizi vecchi di secoli, marci. Scordate la cosa fondamentale... ha salvato le vostre vite e la vostra salute. Ci ha salvati." Nel pronunciare l'ultima frase guardò Hermione intensamente, come cercando comunicarle qualcosa che lei non era sicura di capire.
"Grazie signor Malfoy, non ho domande da porle, ritengo che le sue parole da sole siano sufficienti. L'accusa forse...?" si rivolse interrogativamente all'avvocato dei Purosangue, che fece un cenno sdegnoso con la testa. Sapeva che la causa era già persa prima della testimonianza "innocente e semplice" dello Spezzaincantesimi. La votazione per il verdetto era, come al solito, collettiva e pubblica, per alzata di mano. Hermione trattenne il respiro quando chiesero quanti fossero a favore dell'assoluzione dell'ospedale... Quasi tutti alzarono la propria mano, sorridendo incoraggianti. Pochi un momento dopo dopo levarono la loro in favore dei Purosangue.
"L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche, e in particolare la Guaritrice Hermione Jean Granger, sono assolti da tutte le accuse. Le famiglie Selwyn e Greengrass dovranno risarcire i sopracitati delle spese legali. La seduta è tolta." proclamò il presidente del Wizengamot. Hermione uscì dall'aula stordita dal sollievo e dalla felicità. Non ne aveva parlato mai con nessuno, ma la questione di quel processo le aveva pesato parecchio, perchè metteva in discussione lei come professionista.
"Ce l'abbiamo fatta, Hermione!" ruggì il suo assistente legale abbracciandola di botto.
"Se avete finito con le effusioni vorrei parlare con la signorina Granger." una voce seccata quanto conosciuta raggiunse Hermione da un punto imprecisato alla sua destra. Imbarazzata si sciolse immediatamente dall'abbraccio del legale e gli diede qualche colpetto amichevole sulla spalla.
"Grazie, Wilson. Ora se vuoi scusarmi..." lo liquidò rapidamente. Wilson era un po' appiccicoso, diamine. "Malfoy, ciao! Perchè sei venuto a testimoniare?" no, non andava bene, la frase era troppo dura, sembrava fosse contrariata. "Cioè, grazie, davvero, per essere spuntato fuori così all'ultimo momento, è stato così...non lo so, ma bello! Come hai fatto a convincerli a lasciartelo fare?" l'altro scrollò le spalle, fingendo indifferenza ma in realtà ben lieto di riavere su di sè tutta l'attenzione della donna. Quel damerino dell'assistente legale lo guardava storto da una distanza di sicurezza.
"è stato Wilson, quando l'ho intercettato stamattina presto, a convincerli che la mia testimonianza era indispensabile per avere l'opinione di un soggetto che avesse esperienza diretta della materia... in realtà voleva dare un tocco 'umano' alla cosa, credo. Sembra una scemenza, non serviva veramente la mia testimonianza per i vostri fini, avreste vinto comunque, ma serviva a me." le diresse un'occhiata penetrante come quella che le aveva lanciato poco prima, dopo aver testimoniato. Un'occhiata che sembrava dire tante cose, così confuse.
"Perchè ne avevi bisogno?" chiese cautamente Hermione, concentrandosi solo su Malfoy. Quando comunicavano seriamente era così, perdeva il contatto con la realtà circostante per captare le sue reazioni, le sue smorfie, il suo respiro. Le sembrava di conoscerlo bene in quei momenti.
"Ieri sera ti ho praticamente buttata fuori di casa perchè mi sentivo come sotto shock. Questo era il mio modo per farti capire che non ero arrabbiato o irritato, volevo solo riflettere su di te."
"Mi sembra un modo piuttosto eclatante. Sorvolando sul fatto che pensandoci su l'avevo comunque capito, sarebbe bastato dirmi domani mattina 'hei Granger, non ce l'ho con te, sono solo un incredibile lunatico sociopatico', sai." sorrise Hermione. Gli impiegati del tribunale e i pezzi grossi del Wizengamot sciamavano intorno a loro, diretti agli ascensori, ma nessuno dei due li notava minimamente, persi nella loro comunicazione in parte verbale e in parte silenziosa. "Sei giunto a qualche conclusione nelle tue riflessioni?"
"Credo di sì, ma se permetti me le tengo per me ancora per un po'. Ora devo andare in banca, non tutti qui sono Eroi del mondo magico che possono ignorare il lavoro come se nulla fosse. Per il matrimonio di domani siamo già d'accordo, no? Spero per te che il tuo vestito sia verde come la Casa più bella del mondo." le strizzò l'occhio scherzosamente davanti alla sua espressione furente e fu rapido a schivare un suo schiaffo.
"Siamo irritabili oggi." risero insieme e si salutarono con un bacio veloce sulla guancia. Solo dopo aver percorso qualche metro in direzioni diverse si resero conto della cosa e sussultarono, imbarazzati come ragazzini, mentre uno stupido sorriso aleggiava sulle loro labbra.


AAAAAAH lo so mi odierete alla morte perchè vi ho promesso un matrimonio e invece vi do un processo! xD scusate ma sentivo il bisogno di richiamare un po' la realtà che continua a scorrere intorno a loro... so che non è il massimo come capitolo, ma porta comunque qualcosa di nuovo nel loro rapporto. Ma il prossimo viggiuro che sarà il matrimonio e che non dovrete aspettare mille anni, croce sul cuore! A presto! 

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Capitolo 10
*** Esternazioni e celebrazioni ***


La tazza colorata le sfuggì di mano, andando a fracassarsi sul pavimento. Hermione guardò costernata il caffelatte dispersersi in piccoli rivoli per tutta la cucina, e lo fece Evanescere con un sospiro prima che raggiungesse le sue scarpe nuove. Riparando la tazza con un colpo di bacchetta pensò a quanto fosse tutto dannatamente comodo grazie alla magia: anche le persone maldestre potevano vivere finalmente in santa pace! Non che lei fosse particolarmente goffa, più che altro le tremavano le mani per l'agitazione in quel momento. Continuava a darsi della stupida nella mente, cercando di calmarsi: dopotutto, si diceva, è Ron a sposarsi, non tu! Ma sapeva benissimo che ad agitarla non era il pensiero del suo ex fidanzato nonchè migliore amico che convolava a nozze, ma l'imminente arrivo del suo accompagnatore. Rinunciando al caffelatte cercò di mandare giù un biscotto con la bocca impastata e si controllò per la milionesima volta nello specchio dell'atrio. Era stata dal parrucchiere subito dopo il processo, ed ora i suoi capelli erano domati in un'acconciatura che ricordava quella che aveva al Ballo del Ceppo, sebbene molto più sofisticata. Il suo abito non era verde, contrariamente alle speranze di Malfoy, ma celeste, accompagnato da gioielli e accessori dorati per scaldare l'insieme. Sperava di avere un aspetto quantomeno passabile. Sobbalzò quando un ronzio persistente l'avvisò che qualcuno era entrato nel raggio delle sue protezioni, che annullò dandosi mentalmente della rincretinita per la sua reazione esagerata. Aprì la porta e si trovò davanti un impeccabile Malfoy agghindato di tutto punto con completo su misura, cravatta celeste e gemelli ai polsi, che la guardava con aria...famelica? La cosa più preoccupante era che le sembrava che la sua espressione rispecchiasse esattamente la propria.
"Direi che è decisamente più sicuro per la tua integrità fisica andare al matrimonio con l'uomo nero." le disse Malfoy con una smorfia dopo un momento. "Sei bellissima." aggiunse, facendola arrossire.
"Anche tu, più del solito." rispose, ripescando un po' di calma e di coraggio dai meandri del suo spirito. Ma diamine, l'aveva tirato indietro dalla morte per un pelo, si era sbronzata a una festa con lui, ci era uscita non sapeva più quante volte e gli aveva perfino cucinato del pollo... cosa c'era di diverso in quel giorno? Eppure sembrava a entrambi che quel matrimonio sancisse qualcosa, che a fine giornata la situazione non sarebbe più stata la stessa, insomma, che fosse un momento decisivo. Era solo una sensazione che li agitava: non sapevano cosa, ma qualcosa sarebbe accaduto.

"Hermione!" la chiamò Ginny allegramente appena si Materializzarono alla Tana. Ron si sarebbe sposato esattamente come Bill tanti anni prima, sotto un grande tendone nel giardino messo a nuovo della sua prima casa. Le due amiche si abbracciarono mentre i loro accompagnatori incravattati si stringevano la mano.
"Weasley, tu sì che ne capisci di vestiti. Ottima scelta di colore." le disse Malfoy strizzando l'occhio all'indirizzo dell'abito verde smeraldo di Ginny e facendo scoppiare tutti a ridere. Harry li guidò ai loro posti d'onore sotto il tendone e si dileguò con la moglie per andare ad abbracciare il loro migliore amico e fratello.
"Tu non vai, Granger?"
"Be', se fossi io a sposarmi non sarei per niente felice se la ex ragazza del mio futuro marito andasse a spupazzarlo prima di aver pronunciato i voti. Andremo a congratularci più tardi insieme." Rimasero per un po' in silenzio, mentre varie persone sfilavano accanto a Hermione per stringerle la mano o salutarla. Malfoy notò che la donna si intratteneva più a lungo ed era più cortese con quelli che includevano anche lui stesso nel saluto, mentre liquidava con freddezza quelli che lo guardavano storto. Sorrise tra sè, un po' compiaciuto ma anche preoccupato che quel comportamento le portasse delle grane: era stata tremendamente scortese con il capo dell'Ufficio Auror. Si guardò intorno e notò che le sedie erano state praticamente tutte occupate e gli invitati allungavano il collo, tesi, verso l'entrata del padiglione. Ad un tratto la piccola orchestra prese a suonare e la testa rossa di Weasley avanzò lungo il tappeto, affiancata dalla madre, bassetta e commossa. Con un sussulto Malfoy si ricordò che era stata proprio quella donnina ad uccidere freddamente sua zia Bellatrix. La sposa, molto carina, raggiunse il fidanzato sotto l'arco di fiori e il delegato del Ministero iniziò a celebrare l'unione.
"Granger." chiamò sottovoce, colto da un'improvvisa urgenza. Si era appena immaginato lei con quel vestito bianco scintillante, sotto l'arco, con uno sconosciuto, o peggio ancora con quel Wilson viscido, e si era accorto che l'idea gli stringeva lo stomaco. Doveva "fermarla", renderla non più disponibile, legarsela al polso in quel preciso istante, presto, subito, prima che lo facesse qualcun altro!
"Sst." lo zittì lei pestandogli un piede.
"Granger, devo parlarti."
"Ti sembra il momento?" sibilò Hermione, concentrata sugli sposi.
"Ma..." un calcio sullo stinco lo zittì definitivamente e si arrese ad aspettare la fine della celebrazione, imbronciato. Quando finalmente Weasley baciò la sua francesina e tutti applaudirono, però, gli era già passato l'impeto di coraggio per parlare alla Granger.
"Vieni, essere irritante, andiamo a salutare Ron e Camille." borbottò lei prendendolo per mano e trascinandolo verso i novelli sposi circondati da una folla. Malfoy non ci pensò un istante a ribellarsi dalla presa d'acciaio delle dita sottili della donna. Fortunatamente, essendo lei un membro del trio di eroi, tutti si fecero da parte per lasciarle la precedenza e per una volta lei approfittò lietamente di questo privilegio, stritolando l'amico e sua moglie in un abbraccio mozzafiato.
"Congratulazioni, ragazzi! Sono così felice per voi!"
"Grazie, Hermione." mormorò Ron, stringendola forte. Una volta lasciatala andare fece un cenno del capo a Malfoy.
"Congratulazioni, Weasley." gli disse quello pacatamente, porgendogli la mano. Ron esitò un istante, ma gli sguardi assassini di sua moglie e della sua migliore amica lo convinsero a stringerla.
"Ora vi lasciamo agli altri invitati, è la vostra festa! Ci becchiamo più tardi." dopo altri abbracci si allontanarono dal capannello, raggiungendo Harry e Ginny ad un tavolo rotondo. I due uomini andarono a prendere da bere, lasciando le signore libere di chiacchierare.
"Mi aveva chiesto il colore del tuo vestito per abbinare la sua cravatta." sghignazzò Ginny. "Voleva essere in sintonia con te."
"Ma lo è sempre." rispose Hermione di getto, facendo allargare il ghigno dell'amica.
"Ti avevo detto di incastrare qualcuno, ma non pensavo che sarebbe andata in modo così scandaloso. Hai proprio dei gusti ribelli, eh?"
"Io non ho incastrato proprio ness...chi è quella sgualdrina francescina che gli ammicca?" sibilò mentre una bionda vestita di rosso fuoco si avvicinava al buffet e cominciava a parlare a Malfoy, sfiorandogli il braccio. "Adesso la affatturo." si alzò di scatto e dirigendosi a passo di marcia verso i due.
"Tesoro, il tuo champagne." Harry comparve accanto a Ginny porgendole un bicchiere. La rossa lo accettò con un sorrisone.
"Giusto in tempo, amore! Ci voleva proprio qualcosa da sorseggiare mentre mi godo lo spettacolo di Hermione che fa a brandelli una cugina di Camille, colpevole di aver ammiccato a Malfoy."
"Sono senza speranza, vero?"
"Almeno quanto noi."

Hermione raggiunse lo Spezzaincantesimi e scacciò la mano vellutata della ragazza in rosso giù dal suo braccio. "Excusez-moi, mademoiselle, ma il signore ora ha da fare." la liquidò con voce acida, trascinando via Malfoy per mano.
"Non ti si può lasciare da solo cinque minuti." borbottò irritata, ignorando il sorriso ebete del suo accompagnatore.
"Sei gelosa?" Hermione si girò, pronta a rispondergli per le rime facendogli notare la totale assurdità e inconsistenza della sua supposizione, ma si ritrovò incapace di mandarlo a quel paese davanti all'enorme sorriso idiota che sfoggiava. Era gelosa, ma certo che lo era, stava per incenerire una ragazza solo per avergli rivolto la parola! Sentiva anche lei le...cose, qualunque fossero...che sentiva lui allora?
"Io... Forse. Sei contento?" domandò, costernata. Che diavolo di reazione era? Lo aveva appena sottratto ad un'attraente fanciulla, e lui se la rideva come un idiota al posto di risentirsene.
"Da matti, Granger!" le rispose, abbracciandola e facendola girare in tondo. Alcuni invitati si erano accorti della loro scenetta e li fissavano incuriositi.
"Malfoy, ti sei appena bevuto un bidone di whisky o ti hanno Confuso?" Nonostante fosse poco convinta della sua sanità mentale non tolse le mani dalle sue spalle, nè lui smise di tenerla stretta a sè per la vita. Si stava bene così.
"Forse la seconda." rispose senza staccarsi dalla faccia quell'espressione idiota. "Ora mangiamo e facciamo tutte le cose normali che dobbiamo fare, ma dopo sei mia per parlare, chiaro?"
Hermione riuscì solo ad annuire, chiedendosi vagamente se qualcuno avesse preso le sembianze di Malfoy con la Polisucco. Qualcuno di veramente, veramente idiota. Tutto il resto del suo cervello era occupato dal frullare continuo di Sei mia per parlare. Sei mia. Sei mia, sei mia, sei mia.

Ciao! Di nuovo mi sento un po' crudele con questo brano del cavoletto, ma quantomeno vi ho dato un matrimonio! Nel prossimo capitolo magari succederà anche qualcosa xD grazie a tutti i recensori, seguitori, amatori, frullatori... sto straparlando! E soprattutto grazie a DonnieTZ che è superbravissima e si sta leggendo questa cosa :D 
a presto (credo!) :)

 

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Capitolo 11
*** Alba e tramonto ***


Hermione, le scarpe in mano e l'erba fresca sotto i piedi, lanciò un'occhiata in tralice a Malfoy che camminava di fianco a lei. La sua diagnosi oscillava tra Confusione permanente e bipolarismo: dopo averla fatta girare come una trottola era tornato normale, poi durante il banchetto si era fatto pensoso e scostante, mentre ballavano era tornato il suo solito amico, e a festa finita le aveva chiesto di passeggiare con un'espressione strana in volto. Perciò ora stavano camminando lentamente tra i prati ingialliti. Nessuno dei due aveva bevuto come all'inaugurazione della stagione di Quidditch, ed Hermione ne era felice perchè i suoi sensi erano acuti e appuntiti verso il mondo circostante, non appannati dall'alcol: percepiva con una chiarezza sconcertante i colori dolci della campagna intorno a Ottery St. Catchpole, il profumo dell'erba secca e dell'umidità autunnale, il rumore delle foglie cadute e del respiro di Malfoy, il gusto dell'aria sulla lingua. La tensione che permeava entrambi da quella mattina, quel senso di cambiamento incombente, non li aveva ancora abbandonati, ma era come momentaneamente sepolta sotto la molteplicità di sensazioni che la campagna sul far della sera riversava sulla loro passeggiata calma e silenziosa. Hermione ad un tratto ruppe la quiete:
"Perchè fai lo Spezzaincantesimi?"
L'altro scrollò le spalle.
"Mi sarebbe piaciuto lavorare al Ministero, arruolarmi nella Squadra Speciale Magica o qualcosa di simile, ma non potevo perchè ero io. Lo stesso discorso è valso quando ho cercato di lavorare fuori, in negozi o imprese private. I folletti invece non guardano mai chi sei, purchè tu sia scaltro, intraprendente e redditizio. Non era quello che immaginavo per me, ma mi sono adattato e non è un brutto lavoro."
Hermione sospirò, gettando un'occhiata al braccio destro di Malfoy, su cui si figurava lo sfregio terribile anche se era coperto dalla camicia e dalla giacca. 

"Mi dispiace davvero tanto per tutto questo. La comunità magica è così cieca a volte..."
"E non solo con chi ha sbagliato e non sa dimostrare quanto sia pentito, vero? Anche con chi ha salvato tutti i maghi chiudono gli occhi, accettando di vedere solo quello che gli fa comodo e rifiutano la realtà. Senza accorgersi che questa è infinitamente migliore dell'immagine che hanno costruito." Quello, doveva confessarlo, era un colpo basso suggeritogli da Potter qualche ora prima. Camminarono ancora un po' senza una meta precisa, di nuovo silenziosi. Hermione non aveva trovato risposta alla frase ad effetto dell'amico.
"Ho riflettuto molto da quando sei venuta a casa mia due giorni fa." esordì Malfoy pacatamente dopo qualche minuto, fermandosi sotto un albero e vagando con gli occhi sull'orizzonte insanguinato dal sole. La tensione nel petto di Hermione si gonfiò dolorosamente, in un parossismo di aspettative che stavano per sciogliersi come neve. La risposta ai loro comportamenti era lì davanti, a portata di mano, vicina eppure lontana lo spazio di un respiro, il respiro che prese l'uomo prima di continuare a parlare.
"Mi hai salvato la vita mille volte ormai, vero? Mi hai salvato dall'odio dei tuoi colleghi, dallo Spaccamento, dal veleno, dalla disperazione, ancora dal veleno, ancora dalla disperazione. Mi hai salvato da me stesso e dalla voragine dell'essere solo. Quello che voglio dirti è... Pensavo che potremmo chiamarci per nome." concluse voltandosi per guardarla negli occhi, con lo stesso sguardo che le aveva rivolto in tribunale dopo la sua testimonianza. Quegli occhi che dicevano...cosa diavolo dicevano? Di colpo Hermione colse il messaggio nascosto in quello sguardo particolare come si coglie un fiore prezioso e sorrise di rimando.
"Certo, chiamarci per nome. E continueremo ad uscire, Draco."
Malfoy si rilassò, sentendo che lei aveva capito. Aveva oscillato come un pendolo tutto il giorno tra la paura e l'esaltazione, la voglia di scappare da solo e quella di scappare con lei, per poi raggiungere una sorta di equilibrio difficile da esprimere a parole. Non avrebbe mai saputo ripetere i suoi ragionamenti, i suoi percorsi mentali, le sue conclusioni. Ma lei aveva capito subito, come sempre.
"Poi potresti venire a pranzo con me da mia madre, Hermione."
Perchè quello che le chiedeva...
"E potremmo uscire a cena, Draco"
Ancora una volta...
"Andare ad altre feste insieme."
E per sempre...
"Un giorno ti presenterò i miei genitori."
Non era nient'altro che...
"E quando il lavoro e la vita faranno schifo potrai..."
Un aiuto...
"...cercare conforto in te, per non sentirmi più sola."
Per non sentirsi più solo.
Si sorrisero per l'ennesima volta: nessuna fretta, nessun colpo di testa. Solo il desiderio di imparare giorno dopo giorno a riempire gli spazi vuoti nel cuore dell'altro senza forzare; solo desiderio di conoscersi in ogni piega dell'anima per accettare l'altro, quando fosse venuto il momento, nella sua interezza. La tensione nel petto se n'era andata, lasciando dietro di sé solo l'aspettativa per un futuro di comprensione, complicità e silenzi carichi di parole. Un giorno si sarebbero baciati, avrebbero fatto l'amore, sarebbero andati a vivere insieme, magari si sarebbero sposati, ma era quello il giorno. Lentamente Malfoy intrecciò le dita a quelle di Hermione, mentre la notte subentrava gradualmente a quel tramonto che per loro aveva il sapore dell'alba. Dell'inizio di qualsiasi cosa volessero.

...Eccomi arrivata alla fine di questa storia. Per quanto mentre la scrivevo si sia espansa rispetto all'idea iniziale questo si discosta poco dal finale che avevo in mente già all'inizio. Perchè, ve lo confesso, non sono proprio capace di scrivere dichiarazioni e cose romantiche senza diventare stucchevole ed eccessiva, sono troppo melodrammatica e quando mi avventuro in quel terreno faccio sempre casino. Vi lascio così, un po' in sospeso, e ognuno di voi può immaginare il futuro come vuole: loro, tra di loro, se lo stavano già immaginando dopotutto. Spero che questa soluzione piaccia ad Aishillin, con cui avevo parlato appunto di sdolcinatezze :)  Insomma, siamo alla fine di questa piccola avventura che è stata la mia primissima fanfiction: ho avuto un ritorno di attenzioni millemila volte superiore alle mie aspettative e mi sono divertita tantissimo a scriverla e a ricevere tutte le vostre recensioni, anche se non ho risposto a tutte ma solo perchè sono un po' sociopatica, non perchè non le abbia apprezzate! Anche se non dovessi più pubblicare nulla questa prima esperienza mi ha dato tante soddisfazioni nel mio piccolo :) un saluto a tutti quanti e (chissà) a presto :)

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