Nera come l'ossidiana

di ambra_chiara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Saltellando per gli alberi... ***
Capitolo 3: *** Il risveglio ***
Capitolo 4: *** Maledetta... ***
Capitolo 5: *** Il giorno più bello di sempre ***
Capitolo 6: *** Chi non sogna in compagnia è un ladro o una spia ***
Capitolo 7: *** Prima del caos ***
Capitolo 8: *** Adrenalina ***
Capitolo 9: *** Elettricità ***
Capitolo 10: *** Ho paura ***
Capitolo 11: *** Pandora ***
Capitolo 12: *** La partenza ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Buonsalve a tutti! Mi chiamo Ambra, sono una ragazzina di quattordici anni, amo leggere e scrivere, inoltre adoro la musica.
Sono normalissima per essere una mezzosangue… non ho poteri speciali, nulla di particolare, però sono rispettata lo stesso perché ho come genitori Era e Zeus, non li ho mai visti e non mi hanno mai parlato ma entrambi mi hanno riconosciuto il secondo giorno che ero al campo.
È stato strano vedere due stemmi sulla testa, mi ha marchiato a vita come la raccomandata e la più fortunata però non è proprio così… le gente pretende il doppio da me, non mi lascia in pace e inoltre credono che a ruba bandiera possa fare tutto io solo perché ho entrambi i genitori divini.
Ma si sbagliano, diciamoci la verità… se si hanno dei poteri si è facilitati, guarda Percy, con i suoi poteri da sirenetto, oppure Annabeth con la sua intelligenza tramandata dalla madre (anche se ci mette anche del suo con tutti gli studi che fa), oppure Nico che richiama i morti, oppure Clarisse con le sua arte del combattimento (anche se, pure lei come Annabeth, ci mette del suo con tutti gli allenamenti che fa).
Io non ho i fulmini di Zeus come Talia o Jason, e la mia cara mammina non può certo donarmi poteri utili in battaglia, quindi devo basarmi sulle mie doti e basta…
Sono bravina, ma non posso essere paragonata ai miei amici, la mia migliore amica è Clarisse e capite anche voi che lei è bravissima, poi un’altra mia grande amica è Michelle, una figlia di Afrodite bravissima con i pugnali, io me la cavicchio con l’arco, ma mi alleno sempre con i figli di Apollo e con loro non c’è gara, soprattutto contro il mio amico Jim.
Ogni giorno vado alla mia casa, la numero due, quella di Era, soprattutto perché quella di Zeus non mi piace, mi mette paura.
La mia casa è enorme, tutta per me, al centro c’è una statua di mia madre, in un angolo il mio letto e i muri pieni di foto e poster, i libri erano sparsi ovunque in grandi pile ordinate alfabeticamente.
Il pavimento e le pareti sono bianche, ma a me non piace perché richiama un senso di freddezza, per questo ho deciso di dipingere la casa, dovevo solo avere il consenso di Chirone.
Ogni giorno mi dirigevo davanti allo specchio situato davanti al letto e mi osservavo, vedevo una strana bambina da poco sviluppata vestita solitamente in nero, con dei capelli a caschetto biondi e due enormi occhi marroni, portava sempre una collana con un cordoncino nero corto, appeso c’era un ciondolo lungo e sottile color nero fatto di ossidiana.
Mi chiedevo chi fosse quella ragazzina, tutta piccola e minuta, indifesa, perché proprio lei era nata da due grandi dei che l’avevano abbandonata fin da piccola lasciandola sola al mondo e affidandole solo quella strana collanina, che portava sempre, non se ne separava mai.
Ero io, e ogni volta arrivavo alle stesse conclusioni: chi non mi vuole non mi merita, e se i miei genitori non mi hanno voluto è perché non mi hanno mai meritato.
Però per quanto fossi arrabbiata con i miei genitori donavo sempre parte del mio cibo a loro, bruciandolo nel caminetto della casa grande, ogni volta le fiamme emettevano delle scosse con dei piccoli fulmini e tra il fuoco si formava un pavone o una mucca, i simboli di Era, questo mi aiutava un poco a capire che non mi avevano completamente abbandonata.
 
Insomma, la mia vita era tranquillissima finché non arrivò quello strano giorno…


Autrice: Buongiorno a tutti! Lo so che come inizio non è un gran che, ma era per descrivere meglio la protagonista e l’intera situazione generale.
Ringrazio tutti coloro che hanno letto, e in particolar modo una mia cara amica che mi ha fatto venire l’illuminazione….
Vi ringrazio ancora, perché con pazienza siete arrivati a leggere fino a questo punto, e capisco che con il mio stile di scrittura soporifero non è affatto semplice! :D
Ora vi saluto, scusandomi per eventuali errori e eventuali sonnellini non previsti!
Grazie e a presto!

ambra_chiara 
 

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Capitolo 2
*** Saltellando per gli alberi... ***


Quel pomeriggio mi stavo allenando con i figli di Apollo, avevo un arco tutto mio nero, me l’aveva regalato il Jim, lui era un asso con l’arco e mi batteva sempre.
Avevo tirato la freccia che era andata sulla linea tra il dieci e il nove
“Jim! Guarda!” si voltò e osservò la mia freccia
“Brava!” poi venne il suo turno, tirò la corda, scoccò… dieci preciso nel puntino microscopico che compone il centro.
“Ok… mi batti sempre” dissi sorridente e sistemandomi l’arco sulla schiena
“Non è colpa mia se mio padre mi ha trasmesso il talento” mi rispose
“Il solito montato. Ora devo andare, o vuoi venire ad allenarti insieme a me con Clarisse?”
“No grazie. Ci vediamo dopo Am” ci salutammo e mi diressi all’arena dove io e la figlia di Ares ci eravamo date appuntamento… insomma giornata normalissima e non voglio sprecare il vostro tempo raccontandovi tutto, vi basti sapere che mi sono allenata tutto il tempo e la sera ero distrutta e volevo solo dormire.
E invece Michelle mi aveva obbligato ad andare con lei e gli altri mezzosangue alla caccia alla bandiera, diceva che dovevo farmi degli amici e robe varie e non potevo sempre inventarmi un infortunio (anche se sarebbe stata la prima volta che lo facevo), ma io non ero come lei: a primo impatto piacevo a tutti, poi la gente mi conosceva meglio e perdevamo i legami, invece Michelle era la classica figlia di Afrodite, era adorata da tutti, bionda con gli occhi azzurri, alta e slanciata, sempre vestita in modo impeccabile e tutti i ragazzi le andavano dietro, a volte era un po’ arrogante e vanitosa, ma quando voleva era una buona amica.
Ecco, quella sera non lo è stata perché mi ha spinto letteralmente contro il mio destino, senza che neanche me ne accorgessi.
Ero in squadra con la sua casa, quella di Apollo e di Ares, gli altri nella squadra rossa.
“Bene… La casa di Apollo sarà in difesa un po’ sugli alberi, un po’ giù a terra, ma assolutamente nascosta…” spiegò Clarisse facendo un disegnino con la spada sul terreno
“Invece noi della casa di Ares andremo all’attacco mentre quella di Afrodite staranno in mezzo, a fare una specie  di muraglia, stancate gli avversari, non importa se vi superano, loro crederanno che la difesa della bandiera sia solo destinata a voi, e invece si troveranno i figli di Apollo” lo faceva soprattutto perché non tutti erano disposti a fare la caccia alla bandiera, solitamente infatti la casa della dea della bellezza non partecipava, ma Michelle era talmente persuasiva che ha convinto le sue sorelle e fratelli a partecipare.
“E io?” chiesi
“Tu farai la parte migliore, Am” la cosa mi preoccupò “Devi passare fra gli alberi, così avrai una visuale dall’alto e informerai noi della posizione, oppure avventurarti da sola per prenderla”
“Vi chiamo…” dissi subito “Ma perché devo arrampicarmi proprio io?”
“Sei la più piccola e agile… non ti individueranno facilmente e poi sei brava ad arrampicarti”
“Quanto uno struzzo…” mormorai io a Jim
“Cosa?” chiese Clarisse
“Niente… una volta tanto che mi fai un complimento voglio segnarla sul calendario” la figlia di Ares fece un mezzo ghigno per poi mettersi l’elmo
“Bene… che la caccia alla bandiera notturna abbia inizio..:” disse lei.
 
Stavo su un ramo, vedevo l’intero paesaggio sopra agli alberi, ma non mi soffermavo tanto su quello, più che altro sul fatto di non cadere e di guardare se c’era la bandiera in giro.
Sull’albero davanti al mio stava un figlio di Ermes, nascosta tra le foglie incoccai la freccia soporifera e lo colpì alla spalla, lui si accorse di me soltanto quando cadde in un sonno profondo, prima che potesse cadere saltai sul suo albero e lo presi al volo, legandolo con la sua stessa cintura all’albero così che non potesse cadere per poi togliergli la freccia dalla spalla.
L’effetto sarebbe durato poco, si e no un quarto d’ora, ma anche se si fosse svegliato prima non si sarebbe ricordato di me.
Andai avanti, ma non trovai la bandiera, così stavo per tornare indietro, magari facendo un altro percorso, ma qualcosa attirò la mia attenzione.
Era alla base di un grande albero, in una zona poco popolata del bosco, c’erano pochi satiri e ninfe, e meno mezzosangue venivano per fare una passeggiata o qualcosa d’altro… per questo pensavo avessero messo la bandiera lì, perché è un luogo nascosto, e poi il mezzosangue di vedetta era un grande campanello di allarme che diceva: ‘Strada giusta!’ eppure non lo era.
Comunque alla base di questo albero, brillava qualcosa di grande, e sentivo la mia collana farsi sempre più pesante man mano scendevo e mi avvicinavo a quello strano oggetto luminoso.
In pochi istanti anche la mia collana di ossidiana si mise a brillare, toccata terra vidi che nella fessura del tronco c’era lo strano oggetto.
Toccai istintivamente il mio gioiello e lo misi sotto la maglietta per poi prendere la spada e aprire ancora di più lo stretto varco che divideva me dalla cosa luminosa.
Staccai la corteccia finché  lo spazio non fu sufficiente per vedere… c’era una grande pietra nera, grossa quanto la mia mano.
Forse era di ossidiana, perché il colore era lo stesso del mio gioiello, stavo per chiamare qualcuno, ma quella pietra mi stava chiamando… la sua luminosità, come quella della pietra della mia collana, aumentava sempre di più.
Toccai l’oggetto così liscio, dalla forma un po’ irregolare, che però richiamava un ovale.
Era caldissima e in pochi istanti esplose, circondando me e lo spazio circostante di fuoco e fiamme.  

Autrice: Ciao a tutti! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto anche se abbastanza corto. Mi scuso per eventuali errori di battitura, distrazione, grammatica, lessico, di ortografia, di punteggiatura e chi più ne ha più ne metta :D
Ringrazio tutti coloro che hanno letto, un grande saluto e un enorme grazie! :D
alla prossima! CIAO! :DDDD
ambra_chiara

 

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Capitolo 3
*** Il risveglio ***


Sentivo delle voci indistinte e lontane, insieme a un incredibile calore, non riuscivo ad aprire gli occhi e nemmeno a parlare.
Sentivo la collana al collo farsi sempre più pesante e aumentava pian piano di temperatura.
Finalmente riuscì ad aprire gli occhi, ma non vedevo nulla lo stesso.
Decisi di alzarmi, ma i giramenti di testa mi costrinsero a rimanere ferma.
Lentamente l’immagine prese senso, vidi il fuoco bruciare l’erba, gli alberi, tutto tranne me e la pietra che aveva provocato l’esplosione.
Mi domandai perché io non bruciavo e anche perché non ero morta, ero stata così vicina allo scoppio… eppure il fuoco non si avvicinava minimamente a me, l’unica cosa che mi preoccupava era la cappa di fumo, che mi toglieva il respiro… se non mi fossi mossa sarei morta.
Quindi iniziai a strisciare freneticamente in preda dal panico, mentre mi muovevo il fuoco attorno a me si spegneva, per poi comparire qualche metro più in là.
Però poi non ce la feci più, la stanchezza, unita alla mancanza di ossigeno, mi fecero stramazzare a terra, il terreno era arido e secco, eppure era confortevole, mi sentivo a mio agio e rilassata, i muscoli distesi e rilassati, un sorriso sul volto…
Per questo mi lasciai andare a un sonno profondo senza pensare alle conseguenze.
 
“La mia piccina…” disse una voce alle mie spalle.
Ero su una spiaggia, vestita con uno strano vestito greco color nero e una cintura dello stesso colore poco sopra la vita, i piedi erano nudi e toccavano la sabbia calda.
La collana che avevo al collo ora era normale, non brillava e non pesava più del normale.
Mi voltai e vidi una donna bionda, alta, con gli occhi castani vestita in bianco.
Mi abbracciò e mi guardò da capo a piedi: “Come sei cresciuta… sei diventata bellissima”
“Chi sei?” domandai allontanandomi
“Come? Non riconosci tua madre?”
“Ehm… no, forse perché mi hai abbandonata quando ero piccola a una famiglia di New York” dissi con una nota di rancore “E non ti sei mai fatta vedere fino ad ora”
“Non è stata colpa mia…”
“Lo dicono sempre tutti” stavo per andarmene ma lei mi prese la spalla
“Non volevamo abbandonarti, siamo stati costretti”
“Da cosa?” dissi.
Era abbassò lo sguardo sospirando: “Lo scoprirai presto, troppo presto…” stavo per chiederle altro ma l’immagine sfumò.
 
Mi svegliai, ero nell’infermeria del campo, accanto alla mia brandina c’era Jim.
“Ambra! Che bello! Sono così felice di vederti sveglia!” mi prese la mano e iniziò a sorridere
“Ciao Jim, cosa è successo?”
“Non ricordi?” scossi la testa
“C’è stata un esplosione nel bosco, tutto è andato a fuoco, tranne te e una strana pietra nera, mi ha ricordato la tua collana” sospirai mentre la scena si ricomponeva piano piano nella mia testa
“Perché non sono ferita?” lui fece spallucce
“Mi immagino il tuo spavento”
“Devo dire che non ero tanto spaventata, ero curiosa all’inizio, poi sono caduta nel panico quando ho capito che il fumo mi avrebbe soffocato… tutto qui…” dissi lasciando andare la testa lungo il cuscino.
“Comunque per qual che vale sono contento che tu stia bene” sorrise e io ricambiai.
“Grazie. Jim… ti devo confidare una cosa” lui annuì “Ho sognato mia madre…” lui ne rimase spiazzato
“Era? Ma lei non parla mai con nessuno mezzosangue…”
“Ma sono sua figlia, era ora che si facesse viva… fa niente se c’è la legge che vieta agli dei di comunicare con i figli mezzosangue, ma loro mi hanno letteralmente abbandonato, tecnicamente dovrei vivere nell’Olimpo, no?” Jim rimase in silenzio “Ma sai che ti dico? Forse è meglio così… sto benissimo al campo, ho te, Clarisse e Michelle come amici, la mia famiglia è qua non sull’Olimpo…”
“Ottimo spirito Am!” mi disse il figlio di Apollo “Forza… ti stacco le fasciature che sono completamente inutili e ti porto nella tua casa”
“Col cavolo… mi alleno e cerco indizi riguardo alla pietra” dissi alzandomi e togliendomi da sola una garza dal braccio che copriva un minuscolo graffietto.
“C’è già chi se ne preoccupa, tu devi riposarti…”
“Chi è il tizio che si è occupato di me?” chiesi togliendomi la camicia da infermeria e porgendo le spalle e Jim, così che potesse togliere la fasciatura sulla schiena.
Non ero imbarazzata a stare n reggiseno con Jim, era come un fratello per me.
“Io…”  
“Bene, almeno è qualcuno che conosco bene. Dove sono i miei vestiti? E la collana?”
“La collana ce l’hai addosso, non siamo riusciti a togliertela, neanche con le forbici o la spada per tagliare il cordoncino, i vestiti sono nel cassetto”
“Come avete fatto a risvegliarmi?” il figlio di Apollo mi porse i vestiti così mi misi la maglietta lunghissima del campo mezzosangue color arancio e i jeans.
“Ha fatto tutto il tuo organismo, noi ti abbiamo solo portato qui. Hai dormito per un giorno” mi alzai e presi la mia collana, con facilità la sfilai dal mio collo.
“Ti giuro che con noi non ha fatto così… quella collana vive di vita propria. Guarda” prese un pugnale che aveva nella cintura e con attenzione cercò di tagliare il cordoncino, senza risultati
“Wow” dissi saltellante e indossandola nuovamente “Forza andiamo da Chirone… dobbiamo parlargli”
“Qualcosa mi dice che non vuoi parlargli del fatto che vuoi ridipingere la tua casa…” sorrisi dicendo: “No, ma già che ci sono glielo chiedo…”
 
Ci avviammo per la casa grande
“Il bosco come è?” chiesi
“Quella parte è stata rasa al suolo… c’è rimasta solo terra e qualche albero secco, nulla di più…”
“Abbiamo vinto a caccia alla bandiera?”
“Non abbiamo finito, sai qualcuno è esploso” gli feci la linguaccia
“Guarda che io ne avrei fatto volentieri a meno…” stavo per continuare ma una ragazza mi investì completamente
“Mio Dio! Ambra! Che spavento! Giuro che ti uccido se ti ricapita una cosa del genere!” era Michelle che presa dall’euforia mi era corsa addosso quasi buttandomi a terra
“Ciao, tutto ok?” la salutai
“Si, tutto a posto, e tu?” annuì e feci pollice in su “Devo parlare con urgenza con Chirone, sai dirmi dove è?”
“All’arena…”
“Grazie!” e corsi dal centauro senza aspettare ne il figlio di Apollo ne la figlia di Afrodite.
Lo trovai che stava dando consigli a un gruppo di nuovi mezzosangue, però li congedò appena mi vide.
“Ambra… stai bene?” chiese muovendo gli zoccoli nevroticamente
“Certo Chirone. Sono qui per chiederle se posso condurre le indagini sull’esplosione” chiesi diretta e assicurandomi che nessuno mi ascoltasse o vedesse, non volevo una marea di gente che mi investiva di domande, però tutti erano troppo impegnati ad allenarsi per prestare attenzione a una piccola ragazzina
“Sei sicura? Insomma…”
“Sono sicurissima, più sicura della morte” il centauro sospirò “Prima però seguimi ti devo mostrare una cosa…” 

Autrice: Ciao a tutti! Vi confesso che questo capitolo non mi esalta affatto, anzi... lo considero abbastanza inutile, ma era un capitolo di transito necessario perché se no ne avrei fatto uno troppo ricco e impestato... così l'ho diviso, spero che comunque a voi sia piaciuto! 
Ringrazio tutti coloro che mi hanno recensito e letto!
Un grande saluto! :DDD 
ambra_chiara

 

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Capitolo 4
*** Maledetta... ***


“Allora Chirone… cosa mi deve mostrare?” chiesi io saltellandogli intorno come una bambina, ero troppo curiosa per controllarmi
“Non qui, alla casa grande…”
“Ok, ma è una cosa preoccupante?” non mi rispose, quindi entrai nel panico.
“Ambra!” mi chiamò qualcuno, mi voltai e vidi Clarisse che si avvicinò a me “Come stai?”
“Alla grande”
“Bene… tu sei l’unica in grado di farsi esplodere da sola! Ma come cavolo hai fatto?”
“Non lo so, ti spiegherò tutto dopo… ora devo parlare con Chirone”
“D’accordo, dopo mi racconti per bene…” e la figlia di Ares se ne andò salutandomi.
“Sei fortunata ad avere degli amici come Clarisse, Michelle e Jim” disse Chirone continuando a camminare
“Certo, come mai questa affermazione?” chiesi pensando che non avesse senso
“Così…” finalmente arrivammo alla Casa Grande, dopo un tragitto che a me sembrò infinitamente lungo.
Mi sedetti sulla prima sedia che trovai mentre il centauro si infilava nella sedia a rotelle, rimase in silenzio per un po’
“Chirone vuole uccidermi?!” chiesi “Insomma, mi sta facendo aspettare troppo… la prego, mi mostri tutto, sto morendo dall’impazienza”
“Giusto, più che mostrare è dire… è molto più difficile”
“è morto il mio cane?” domandai in preda dal panico
“no, no…”
“Hanno attaccato la mia famiglia?”
“No, nulla di tutto questo” sospirai meno angosciata di prima “hai presente il ciondolo che porti?” d’istinto lo toccai con la mano e annuì “certo, c’è lo sempre con me”
“te l’hanno regalata i tuoi genitori…” lì pensai: -Grazie Capitan Ovvio, me lo hai ripetuto per centinaia e centinaia di volte- però non lo dissi, perché capivo che se ci girava intorno voleva dire che per lui era una grande fatica parlarne
“è una protezione...”
“da cosa?” domandai curiosa
“a una maledizione” stetti zitta, in attesa di ulteriori spiegazioni che però non arrivarono quindi iniziai a parlare a macchinetta facendo domande su domande che non avevano neanche senso tipo: “Che genere di maledizione? È mortale? Morirò domani tra le più atroci sofferenze? Perché proprio a me! Sono così giovane! E poi come l’ho presa? Le maledizioni si prendono tipo virus? Posso contagiare la gente?! Chirone se ne vada prima che infetti anche lei!” quando impazzisco o entro in paranoia infatti dico tutto quello che penso senza ragionare
“Ambra! Non è contagioso! Tranquilla… è una semplice maledizione…”
“Si rende conto che ha appena detto che una maledizione può essere semplice?”
“Hai ragione… non è semplice”
“In cosa consiste?” domandai picchiettando nevroticamente le dita sul tavolo in legno, notai che avevo le mani rosse, molto probabilmente prima le avevo fregate tra di loro… è un tic che avevo fin da quando ero piccola
“Qualcuno ti ha lanciato una maledizione, non sappiamo chi sia, nemmeno in che cosa consiste, sappiamo soltanto che la tua collana la trattiene”
“E allora perché quando la tolgo non mi accade nulla?” domandai stringendo il ciondolo talmente forte da farmi venire le nocche bianche
“Perché non l’hai mai tenuto lontano da te…”
“Perché me lo dice solo adesso?”  chiesi presa dall’angoscia
“Prima non eri pronta…”
“Perché adesso si?” domandai ancora alzandomi a camminando avanti e indietro
“Non proprio, ma le circostanze mi hanno obbligato” sospirai
“L’esplosione, la pietra ritrovata nel bel mezzo dello scoppio, cosa centrano con la maledizione? Insomma non sappiamo nulla di tutti e tre”
“Hai ragione… ma non possono essere una coincidenza”
“Ecco perché nessuno riesce a staccare la collana dal mio collo” borbottai “Ma ciò non spiega perché i miei genitori mi hanno abbandonato”
“Loro non ti hanno abbandonato, ti hanno lasciato in un posto più sicuro…”
“Era e Zeus sanno in cosa consiste la maledizione?” domandai fermandomi e sedendomi sul pavimento, incrociando le gambe e fissando Chirone
“Credo che sappiano qualcosa in più di noi, si, ma nemmeno loro sanno la potenza del maleficio”
“Come è successo?” chiesi dopo un po’ di silenzio
“Il giorno in cui sei nata ti è uscita una strana voglia, c’erano nove linee che si incrociavano sulla tua spalla… per gli dei era un grave presagio”
“Perché? Insomma… niente voglie?” chiesi
“Gli dei non nascono con delle voglie” mi spiegò
“ma io si…” Chirone annuì: “Adesso non c’è più traccia di quella tua voglia perché il ciondolo ne ha assorbito ogni traccia e non sei più una dea perché sei diventata mortale” mi misi le mani tra i capelli e sospirai
“Devo dirlo a Jim…”
“No, Am, non puoi dirlo a nessuno o saresti in grave pericolo…”
“Come sarei in grave pericolo? Non ha senso…” dissi alzandomi e sistemandomi i pantaloni freneticamente
“Se tu lo dici a Jim lui potrebbe dirlo a qualcuno, o magari anche involontariamente sognare questa tua situazione o robe simili… così rileverebbe la tua posizione a chiunque ti abbia mandato questa maledizione” spiegò
“ma non ha senso! Io non ho mai fatto nulla! Non sono destinata a grandi cose, non ho una profezia con un nome scritto sopra… perché proprio io?”
Chirone scrollò le spalle e rassegnato rispose: “Non lo so Am… Non lo so…”
 
Autrice: Buongiorno a tutti! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Spero anche di non aver fatto errori di distrazione o di puro e semplice sbaglio (come dice il mio prof di musica).
Beh… qualcosina si sta capendo? In senso non l’intero quadro della situazione, ma un piccolo sprazzo!  Spero che con questa conversazione tra Ambra e Chirone alcune domande abbiano avuto una risposta…
Ringrazio tutti quelli che hanno letto e in particolar modo Kyira e Annabeth Chase/ Alice, che pazientemente hanno recensito i capitoli precedenti della storia… grazie milioni!
Ora vi saluto, ringraziandovi ancora moltissimo! A presto!
Ambra_chiara

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Capitolo 5
*** Il giorno più bello di sempre ***


Mi avviai da Clarisse, avevo scoperto che era lei che indagava sull’esplosione: meglio, così ci avrei messo poco a convincerla a dirmi tutto ciò che sapeva a riguardo, meno ancora sul fatto che avrei lavorato con lei.
Chirone non me lo aveva proibito, aveva detto che era meglio di no… però non aveva proprio detto che era da escludere.
La trovai che camminava diretta verso il bosco
“Clarisse!” lei mi salutò      
“Ehi! Come è andata?” per un attimo stavo per dirle tutto, poi mi bloccai tenendo la bocca aperta, la figlia di Ares mi guardò perplessa
“Bene” riuscì a dire.
Aveva perfettamente capito che mentivo, ma sapeva quando si voleva prendere i propri spazi, e capiva che in questi casi poteva starmi solo vicino
“Sei sicura?” annuì e lei mi diede una pacca sulla spalla, il massimo della tenerezza che si potesse pretendere da lei, ma per me andava benissimo
“posso collaborare sull’indagine riguardo all’esplosione?” chiesi con tutta la tenerezza che potessi esprimere
“Hai quattordici anni, l’età della tenerezza l’hai passata da un pezzo!” scherzò “Ma comunque… sei sicura? Magari…”
“Sicura come la morte” dissi con un tono fermo e autoritario
“Bel paragone. Andiamo, seguimi piccoletta!” sorrisi contenta e la seguì.
“Dopo non devi andare da Chris?” domandai passando sotto un ramo
“No, gli ho detto che molto probabilmente avrei dovuto passare del tempo con te, e avevo ragione” alzai un sopracciglio per chiedere ulteriori spiegazioni
“Insomma, ti conosco bene… so che avresti avuto bisogno di qualcuno con cui parlare, o almeno avresti avuto bisogno di me per sapere qualcosa di più sulle indagini della tua esplosione” disse
“Mi conosci troppo bene…” dissi
“Certo, insieme a Michelle e Jim…” sorrise
“Si, è questo il problema, mi conoscete tutti e tre meglio di me” magari fosse stato così, magari avessi potuto rivelare il mio segreto della maledizione, ma non potevo… la cosa mi pesava così tanto.
“Sei pronta?” disse Clarisse fermandosi
“Certo…” si scostò e oltrepassò un grande albero, seguita a ruota da me.
Il paesaggio cambiò radicalmente, al terreno umido e fertile se ne sostituì uno arido e ricoperto da una polvere grigia.
Gli alberi erano scomparsi, c’era solo cenere dentro quello spazio circolare abbastanza grande.
Al centro di tutto questo stava la pietra: splendeva e mi chiamava, ma non osai avvicinarmi.
Clarisse mi mise un braccio intorno al collo
“Stai tremando… sapevo che non era una buona idea…” stava per portarmi indietro ma mi divincolai dalla sua stretta
“No. Voglio aiutarti. Allora, cosa volevi fare per prima cosa?”
“Ricostruire i fatti” annuì
“Stavo su un albero che era qui” dissi mettendomi nel punto preciso “Poi sentì brillare qualcosa alla sua base… mi avvicinai” guardai lontano, come se fossi una spettatrice di questa vicenda.
“Nel tronco c’era questa cazzo di pietra. L’ho toccata, ed è esploso tutto” Clarisse si avvicinò all’enorme pietra, era tentata di toccarla.
“Non farlo” dissi, lei annuì poi mi guardò con gli occhi sbarrati
“La tua collana…” il ciondolo levitava e puntava in direzione della pietra.
La staccai dal collo, tenendola in mano, si dimenava e voleva raggiungere quella pietra.
“Sono stufa di sta’ cosa… ” disse Clarisse, prese la sua lancia e iniziò a colpirla, ma non successe nulla
 “Fa provare a me…” estrassi il pugnale e porsi la collana alla mia amica, perché mi stava davvero infastidendo, poi mi accovacciai verso la minaccia.
“Am, dubito che il tuo pugnale possa fare qualcosa” detto fatto, l’ossidiana sotto ai miei colpi si tagliò come burro dividendosi in tanti piccoli sassolini.
“Wow” disse Michelle sbucando dal nulla dietro di me “Ma sapete che poteva esplodere? E magari uccidervi anche…”
Mi venne un colpo, era comparsa senza fare alcun rumore.
“Si, avevo calcolato questa possibilità” disse Clarisse, evidentemente mentendo
“Ovvio” disse Michelle “Ora Clarisse te la rubo, e devi venire anche tu”
“Dove?” chiesi
“è un sorpresa”
“Possiamo tardare le indagini?” chiesi alla figlia di Ares
“Certo, se è per quello…” pure Clarisse sapeva di che si trattava, l’unica all’oscuro ero io.
Intanto la pietra si riformava, i pezzi si ricongiungevano silenziosamente senza che noi tre ce ne accorgessimo.
 
Ce ne andammo dal bosco
“Tieni questa” mi disse Michelle porgendomi la sua bandana blu
“Ok” me la stavo per mettere in testa
“No! Sugli occhi!” disse Clarisse mettendomela giusta
“D’accordo, grazie per il regalo Michelle!” dissi
“Non è un regalo, ma non importa… vieni” mi prese la mano mentre io non vedevo niente, qualcuno cercava di fermarmi per chiedermi come stavo, ma le mie amiche gli rispondevano che non c’era tempo ed erano aspettati stasera, non so per cosa, ma non chiesi per non confondermi ulteriormente le idee.
Iniziarono a correre, il che non fu un’ ottima idea perché inciampai e caddi di ginocchio
“Scusa Am!” disse Michelle sollevandomi “Ok, nulla di rotto, vieni! Vieni!”
“Mi preoccupate!” mi fecero schiantare contro il più bel fratello di Clarisse, lui dato che era alto e muscoloso non si fece niente, mentre io caddi per la seconda volta.
“Scusa Alex, andiamo di fretta!” si scusò Clarisse per poi rimetterci nuovamente a correre.
“Siete impazzite? Alla fine di questo tragitto sarò caduta un centinaio di volte…” si bloccarono di colpo e fecero frenare anche a me.
“Jim… tutto pronto?” chiese la figlia di Afrodite
“Certo! Non vedi?” rispose lui “Forza toglietele la bandana”
“No aspetta, prima una presentazione…” disse Michelle “dato che noi tutti siamo a conoscenza per la tua passione verso i cavalli, e sei l’unica di noi quattro che non possiede un mezzo di trasporto animale…” mi tolse la bandana e mi mostrò Jim che teneva per le redini un magnifico cavallo andaluso, color bianco con qualche chiazza grigia qua è là, era già sellato all’inglese con dei finimenti neri che facevano contrasto con il manto bianco del equino.
Mi immobilizzai per poi abbracciare Clarisse e Michelle, poi raggiunsi Jim e infine abbracciai il cavallo:
“Grazie! Grazie! Non so cosa dirvi è stupendo!” lo accarezzai mentre lui mi annusava
“Si chiama Buckie, come l’amico di Capitan America” spiegò Jim.
Io ero quasi alle lacrime tanto ero contenta: “è un bellissimo nome, grazie… non so come ringraziarvi”
“Hai fatto sempre tanto per noi, quell’esplosione ci ha preoccupati tantissimo, ci ha fatti pensare che ti sei sempre fatta in quattro senza pretendere niente” disse Clarisse accarezzando Buckie
“Non è vero…”
“Come non è vero? Quella volta che avevo il vomito tu cosa hai fatto?” chiese Jim “sei rimasta con me per tre giorni, ospitandomi nella tua casa per far si che i miei fratelli non si infettassero, aiutandomi in tutto e per tutto, rischiandoti di prendertelo te, il virus, mi hai fatto compagnia non lasciandomi mai… solo per andare in bagno e di questo te ne sono infinitamente grato” ridacchiai mentre lui mi metteva un braccio intorno al collo
“O quella volta che mi si è rotta la lancia, tu me l’hai aggiustata, e mentre non ce l’avevo mi hai prestato tutte le tue armi, compreso il tuo amato arco, da cui non te ne separi mai e il tuo pugnale” continuò Clarisse per poi lasciar finire Michelle
“Per non parlare di quella volta che tutti erano contro di me, non credevano che quelli della casa di Ermes avevano rubato davvero alla nostra casa tutto lo shampoo perché non c’erano prove ed ero appena arrivata, quindi nessuno mi conosceva… ma tu, neanche ci eravamo mai rivolte la parola e mi hai difeso, come sempre poi da quel momento, come hai difeso, aiutato e supportato tutti noi con tanta pazienza e buona volontà, vogliamo solo dirti grazie”.
Lì non riuscì più a reggermi, li abbracciai tutti, stringendoli in una morsa che pareva di un serpente tanto era forte.
“Vi voglio bene”
“Anche noi.” disse Michelle
“Come siete riusciti a prendere Buckie?” domandai accarezzandolo e mollando i tre
“Abbiamo pregato tanto, ma tanto, ma tanto Poseidone… lui si è rotto di sentire le nostre preghiere ed ecco qua un ottimo andaluso per la sua nipotina. Inoltre stasera ci aspetta una festa con i fiocchi” spiegò Clarisse
“Come?” chiesi
“Certo! Sai, non abbiamo mai fatto una festa di compleanno per te, ed eccola qua” mi rispose Michelle
“Ma non vi sembra troppo?” continuai
“Na!” disse con un gesto drammatico la figlia di Afrodite
“Ne parliamo ora. Allora… pronta a cavalcare?” domandò Jim porgendomi il mio cap
“Certo!” fortunatamente Buckie non era troppo grande, solo un metro e sessanta al garrese e quindi riuscì a salire da sola issandomi sulla staffa.
Condussi Buckie nel prato più vicino mentre Michelle e Clarisse prendevano i loro pegaso e Jim il suo cavallo, e insieme galoppammo liberi e senza preoccupazioni.

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Capitolo 6
*** Chi non sogna in compagnia è un ladro o una spia ***


Galoppammo veloci come il vento, Buckie aveva un andatura bellissima e comoda, con la criniera scossa dal vento era il più bel cavallo del mondo intero.
Andammo alla massima velocità finché non raggiungemmo il campo di fragole, e non ci sembrava il caso di entrarci dentro.
Clarisse e Michelle volarono con i loro pegasi facendo acrobazie in aria mentre io e Jim lasciammo mangiare l’erba ai nostri due cavalli, il suo era una bellissima giumenta nera, un frisone di un’eleganza infinita di nome Dream.
“Am, tutto ok?” mi chiese Jim sedendosi accanto a me all’ombra di un grande albero
“Si, perché?”
“Non ci credo, c’è qualcosa che ti turba…” sospirai, per quanto quel pomeriggio fosse stato bellissimo appena avevamo smesso di galoppare avevo subito iniziato a pensare alla maledizione.
“Jim, non te lo posso dire…” guardai per terra “Posso dirti solo che è una questione di vita o di morte, ma non devi preoccuparti, sai cosa devi fare per aiutarmi?” scosse la testa mentre i suoi capelli corti e castani si muovevano leggermente alla fresca brezza “Stammi vicino, non puoi fare altro” lui annuì a mi abbracciò, mettendomi un braccio intorno al collo con fare fraterno, capendo che era una cosa seria se parlavo in modo così strano e triste, infatti non lo sono quasi mai.
“Questione di vita o di morte? Cosa hai combinato?” disse lui sorridendo mentre appoggiavo la testa sulla sua spalla
“Sono nata” risposi sorridendo, Jim sospirò, la sua pelle sapeva di bruciato… ci credo, aveva preso il sole per tutti questi giorni e aveva la pelle olivastra, faceva contrasto con la mia pelle lattea, un’altra cosa che faceva contrasto è che lui era alto mentre io ero una tappetta, anche se lui era solo un anno più grande di me.
“Dimmi che non appena avrai bisogno di me lo dirai” disse
“Certo! Sai che sei il mio migliore amico” mi strinsi ancora di più a lui, soprattutto perché avevo freddo per quanto fosse luglio.
“Sei freddissima” feci spallucce
“Una pietra è esplosa accanto a me e sono sopravvissuta, ti lamenti che sono fredda?” lui ridacchiò annuendo “Secondo me morirai assiderata a luglio!” ridemmo entrambi.
“Ho paura” continuai dopo che la preoccupazione aveva preso ad entrambi il posto al’allegria “Insomma, quella cosa è importante, qualcuno c’è l’ha con me e non so neanche chi”
“Stai tranquilla, c’è tutto il campo disposto a difenderti, noi tre per primi” sorrisi
“Siete i miei migliori amici”
“Lo so, siamo meravigliosi! Il figlio di Apollo poi in particolar modo è simpatico, bello, divertente e ironico”
“L’importante è crederci!” scherzammo per un po’ finché non ci addormentammo entrambi.
 
Nel sogno ero ancora sulla spiaggia con i vestiti alla greca neri, ma non ero sola… questa volta c’era pure Jim, con un vestito bianco che gli lasciava scoperto le gambe e metà pettorale.
Lo guardai e scoppiai a ridere “Ti dona la gonna!” lui fece la linguaccia
“Parla quella col vestito più lungo di lei e una scollatura provocante!” guardai, non ero poi così scollata.
“Sei solo invidioso, vorresti portare tu un vestito così! Magari se fai il bravo te lo presto…”
“No grazie, ne faccio anche a meno!”
Dopo questo scambio di battute ci accorgemmo che non c’era nessuno.
“Ma dove diavolo siamo?” chiese dopo aver fatto un gesto melodrammatico con la mano.
“Nel mio sogno”
“Siamo nella tua testa? Nella tua testa c’è un mare?” ci mise dentro la mano “è calda…” mi spruzzò infradiciandomi tutta
“non è la mia testa, è un sogno, ma vedo che vuoi la guerra eh?” strappai la gonna che si ridusse arrivando alle ginocchia, poi mi immersi cercando di non bagnare il vestito e continuando a lanciare spruzzi addosso al mio amico.
Dopo un po’ ci tuffammo, ci immergemmo nell’acqua cristallina, nuotammo a dorso, facemmo le gare finché non ci accorgemmo di una presenza sulla spiaggia.
Tornammo a riva, vicini perché entrambi avevamo paura della figura alta e slanciata che ci attendeva, eravamo fradici con gli abiti appiccicati al corpo e i capelli che gocciolavano.
“Era…” dissi
“Ciao cara, ti sei divertita? Da quanto che non vedi il mare” esclamò lei cercando di avvicinarsi, ma io mi allontanai e Jim si contrappose tra me e la dea.
“Comunque ho visto che hai saputo…” mi tolse la collana col pensiero e sulla spalla mi comparve una voglia, una strana macchiolina nera che sembrava espandersi da un momento all’altro.
Poi me la rimise immediatamente: “Visto? La collana ti tiene vita”
“Ma è allo stesso tempo un cappio al collo” disse Jim
“Il tuo amico, come è dolce… sta’ attento a quello che fai, mia figlia è estremamente pericolosa figlio di Apollo”
“Era, come faccio a difenderlo se non posso difendere neanche me stessa? Non poi forgiare un altro gioiello per lui?” lei sospirò
“Am, non devi, insomma…” cercò di dirmi Jim
“Ti ho detto troppo, ora sei in pericolo pure tu, mi dispiace, tantissimo”
“Tranquilla, ma forse è meglio se mi raccontate perché io non so nulla a parte che Ambra rischia la vita” gli raccontammo tutto, da cima a fondo e lui ascoltò con pazienza infinita
“Lo sapevo che Am non è normale, pensavo che avesse solo sbattuto tante volte la testa, e invece ha una maledizione, si spiega ogni cosa”
“Sorvolerò su questo ultimo commento perché se no lo affogo, non potresti costruire qualcosa anche per lui?” domandai
“Chiederò ad Efesto, nel frattempo…” estrasse dalla tasca una piccola perla
“Tienila sempre con te, eviterà di farti localizzare da chiunque, qualsiasi minaccia, l’ho creata io per mia figlia, ma so che adesso ne hai bisogno tu”
“Non so come mai la gente dice che è una vera arpia lei, è così gentile” disse quel lecchino del mio amico.
Era accennò a un piccolo sorriso dopo una smorfia
“Andate ragazzi, Clarisse e Michelle vi stanno chiamando” batté le mani e l’intero paesaggio cambiò.
 

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Capitolo 7
*** Prima del caos ***


“Ehi belli addormentati!” ci svegliò Clarisse
“Ehm… cosa?” chiesi stropicciandomi gli occhi
“State dormendo da più di due ore!” disse Michelle “Insomma eravamo andate a fare gli ultimi preparativi per la festa, e i vostri cavalli li abbiamo messi via noi”
“Grazie” sbadigliò Jim, mi tolse il braccio dal collo per stiracchiarsi e si alzò, io rimasi lì a osservargli il polso… aveva un cordoncino marrone dove legato c’era la perla grigia che gli aveva regalato Era.
Sfortunatamente non ero stata l’unica ad accorgermene: “Jim, quando hai preso questo nuovo braccialetto?” chiese Michelle
“Me l’ha regalato la mia ragazza” disse evasivo
“Taylor? Mia sorella che ti regala un braccialetto?” chiese Michelle sorpresa “Wow… tu gli hai per caso regalato una collana di diamanti?” è vero, la ragazza di Jim, Taylor, è abbastanza superficiale e non regala mai niente a nessuno, ma quando vuole (ovvero raramente) è simpatica.
“Certo, come no” disse lui evasivo all’ennesima potenza “Ora vado da lei, avevamo deciso di vederci prima della festa… ciao ragazze” lo salutammo.
“Tu ci vieni con Chris alla festa?” chiese Michelle a Clarisse
“Si, ma se pretende che mi metta un vestito se lo può anche scordare” ridacchiammo tutte e tre
“Ma Ambra deve essere vestita bene…” disse la figlia di Afrodite “Forza seguimi!” mi prese per il polso e correndo salutò la figlia di Ares.
Mi portò alla mia casa e guardò nel mio armadio: “Vediamo, magliette, jeans, tute, felpe , giubbetti in pelle… aspetta…” tirò fuori il vestito greco nero, non aveva gli strappi che gli avevo fatto, ma era in perfette condizioni.
“da quanto ce l’hai?” ero impallidita e non sapevo che rispondere
“cose c’è?”
“Nulla…” dissi riacquistando colore e lucidità
“Non importa dove l’abbia preso, è bellissimo! Perfetto! Semplicemente perfetto!” era più entusiasta di me.
Me lo fece mettere e mi truccò con un ombretto nero e un rossetto rosso, la matita era abbondantissima e le guance scarlatte.
Mi piazzò davanti allo specchio: “manca qualcosa” disse sistemandomi la collana in modo tale che risaltasse sulla mia pelle bianca.
“Ci vado a piedi nudi?” domandai
“Ma certo!” annuì “La borsa!” la guardai un attimo sorpresa “Sto scherzando!” guardò nel mio armadio
“Stivali e scarpe da ginnastica… il brutto che anche io sono piena di queste cose e non ho scarpe da festa”
“Che figlia di Afrodite del cavolo” ridacchiai
“Ridi, ridi che domani muori!” scherzò, ma quella frase mi sembrava detta da qualcun altro, per un secondo Michelle non era più lei
“Aspetta! Guarda qua!” continuò tornando in lei senza che neanche se ne accorgesse “Ci sono dei sandali neri con delle perline!” li tirò fuori “Da quando ce li hai?”
“Ehm…”
“non importa, non sai neanche cosa hai mangiato a colazione, niente alcolici prima di andare a letto” le feci la linguaccia mentre lei mi porgeva le scarpe che mi infilai
“Bene, semplicemente perfetta!”
“Se lo dici tu…” risposi scettica perché quella ragazzina allo specchio non ero io con tanto trucco e un vestito da mozzare il fiato
“Una domanda!” dissi
“Cosa c’è?”
“Dove sono le tasche?” chiesi mentre Michelle si picchiò la fronte con la mano.
 
La festa era sulla riva del lago e c’erano tutti, pure Michelle si era messa in tiro con i capelli fatti a boccoli (mentre i miei erano troppo lisci e corti per farci qualcosa) con un vestito blu elettrico senza spalle e dalla gonna che gli arrivava alle ginocchia.
Quando misi piede sulla spiaggia tutti mi guardarono e applaudirono, io sorrisi imbarazzatissima e mi mescolai tra la gente.
“La musica è stata scelta da Jim” disse Michelle urlando per farsi sentire sopra Demi Lovato che cantava Heart Attack da delle casse dispose non so dove.
“Ok, mi fido allora…” ridacchiammo
“Si, se ti tiri in sesto sei proprio carina Ninfy” Ninfy era il mio soprannome, soprattutto la figlia di Afrodite mi chiamava così, avevamo i nostri nomi in codice
“Anche tu Blood Rose, dai… sono buona oggi” bevvi un goccio ci coca cola, gentilmente offerta dai figli di Ermes
“Andiamo a cavalcare?” domandai, Michelle mi guardò di sottecchi
“Forse è meglio, non mi piace troppa gente” disse lei
“Sei proprio la figlia che delude di più tua madre!”
“Insomma dai, non abbiamo un ragazzo con cui ballare eccetera eccetera, ci siamo solo noi due, e stiamo già un sacco di tempo a ascoltare musica e fare le sceme, meno a cavalcare, concordo con te”
“Se vuoi avere un ragazzo basta scegliere tra i dieci che ti vanno a dietro, hai solo quattordici anni come me però sei tra le più amate” dissi con un sorrisino maligno
“E te basterebbe parlare con Jim di questa faccenda e sareste già insieme” sputai tutta la coca cola che stavo bevendo e per poco non la colpì con il getto di sputo
“No! Ma che schifo, è il mio migliore amico, è come mettersi con il proprio fratello!”
“Si ma i primi giorni al campo ti piaceva”
“Finché non l’ho conosciuto! Sono felicissima che stia con Taylor così non rompe tanto le scatole a noi” ridemmo felici
“Propongo un brindisi” disse Michelle alzando il bicchiere di plastica pieno di coca cola “all’amicizia!”
“All’amicizia!” e bevemmo tutto d’un fiato la bibita facendo fare a entrambe dei rutti.
Fortunatamente erano tutti impegnati a fare qualcosa d’altro piuttosto che ascoltarci
“dai andiamo!” dissi alzandomi e dirigendomi alle stalle, ma non mi accorsi di andare a sbattere contro Alex, il figlio di Ares, insieme un suo fratello molto carino.
“Due volte in un giorno” disse sorridendo e porgendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi, ma non la vidi neanche e mi sollevai da sola pulendomi dalla sabbia
“Già, ma una volta non valeva ero bendata” spiegai cercando di trovare un modo educato per andare
“Ciao Alex, ciao Tobias” salutò Michelle
“Bella la festa” disse il secondo.
Erano entrambi molto belli, alti e muscolosi, con i capelli scuri e gli occhi uno azzurri (Alex) e l’altro marroni.
“Grazie” risposi noncurante
“Ambra come va?” chiese Alex mentre dava di gomito a Tobias e indicava con lo sguardo Michelle, lui le chiese se poteva fargli vedere qualcosa e lei, anche se un po’ di controvoglia perché quanto me voleva andare a cavalcare, lo portò a destinazione spiegandogli tutto.
“Bene, tu?”
“Io non sono esploso”
“Magari hai mal di testa” risposi, aveva quindici anni mi sembra, come mai un ragazzo così parlava con me quando prima di allora non ci eravamo mai rivolti la parola?
“Bella questa canzone” riferendosi a Safe and Sound di Taylor Swift, una canzone molto melodica “Vuoi ballare?”
“Non sono capace” risposi sedendomi su una sedia
“Ti insegno io” scossi la testa anche se vidi che tutti ballavano, perfino Michelle e Tobias!
“Andiamo! Manchiamo praticamente solo noi” sbuffai e lo seguì vicino alle casse dove tutti si erano radunati per ballare.
Individuai Clarisse con Chris, lei riluttante a ballare e restando all’estremità della pista da ballo per non essere notata, poi vidi Jim e Taylor, che invece stavano bene in mezzo.
“Dove devo mettere le mani?” chiesi, Alex ridacchiò e mise le mie mani dietro al suo collo unite e le sue sui miei fianchi.
La cosa mi mise molto in imbarazzo, mi muovevo impacciata ma Alex era bravo:
“Fammi combattere contro un esercito ma non farmi ballare” dissi, il figlio di Ares sorrise
“Era così pure per me, poi ho capito che ci sono molte somiglianze tipo…” mi piegò e pensai di cadere, poi mi risollevò “Questo, quando eviti i colpi o la giravolta” mi fece girare per due volte per poi farmi cadere tra le sue braccia e riportarmi alla posizione iniziale “Per la grazia e la velocità, aiuta”
“Si?” chiesi “Aiuta anche per l’equitazione?”
“Non saprei” disse sorridente, stava per aggiungere qualcosa quando gli amplificatori esplosero facendo un suono acuto.
La sabbia iniziò a vorticare veloce in una strana aspirale per poi cadere.
Noi tutti ci accucciammo dove potemmo per difenderci, io e Alex trovammo nascondiglio dietro a un albero, respiravamo all’unisono in preda dal panico e sentivo la collana farsi sempre più pesante e calda.

 

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Capitolo 8
*** Adrenalina ***


“Cazzo…” dissi diventando tutt’uno con il tronco tanto ero appiccicata ad esso
“Stai bene?” chiese Alex
“Ho tutti gli arti tu?” annuì e prese dalla cintura un pugnale pronto a combattere.
Dall’acqua del lago si formò una figura umanoide con lineamenti femminili che rise così forte che il suono scatenò un onda d’urto in mezzo allo specchio d’acqua.
La strana figura ci parlò dicendo: “Ebbene sono venuta qui per avvertirvi. C’è qualcuno che vorrà assolutamente sapere chi sono vero Ambra?” mi venne la pelle d’oca a sentire pronunciare il mio nome da quella voce così acuta e estremamente dolce, di quella dolcezza che da la carie ai denti.
“Dove sei?” stavo per andare ma Alex mi tenne la mano
“Non puoi uscire”
“Ambra…” mi chiamò “se non vieni…” alzò un braccio e un onda fortissima si schiantò sulla parte opposta del lago, frantumò tutto “…accadrà questo a te e ai tuoi amichetti”
Mi divincolai dalla presa di Alex ed uscì allo scoperto insieme a Chirone che mi urlò di tornare indietro
“Eccola! La piccola dea rinnegata…” si avvicinò a me camminando piano, era una donna fatta d’acqua, vestita soltanto di una semplice tunica e i capelli lunghi fluttuavano al vento senza gravità.
Quando toccò la riva diventò un essere di carne e ossa, la carnagione lattea e i capelli rossi.
Chirone si parò davanti a me ma la donna con un gesto della mano lo immobilizzò, come se fosse ghiacciato.
“Chirone!” gridai
“Tranquilla sta benissimo! Allora parliamo no?” mi prese la mano “Sei così cresciuta, così carina e dolce…”
“Chi sei? Cosa vuoi? Figlia di…”
“I tuoi genitori non ti hanno mai insegnato che le parolacce sono brutte? Ah, già… tu non hai genitori” disse mollando la mia mano e concentrandosi sulla mia collana.
“Ce li ho, mi hanno dovuto cacciare per colpa tua” dissi
“Che lingua lunga”
“Am!” Jim uscii allo scoperto sotto a un tavolo seguito da Clarisse, Michelle e Alex.
La donna sbuffò e con gesto della mano congelò tutti loro, compresi gli altri del campo.
“Bene, ora possiamo parlare in pace” schioccò le dita e fece comparire la pietra che avevo rotto con il pugnale, ma che in quel momento era intatta .
Tirai fuori lo stiletto pronta a difendermi in qualsiasi situazione
“Stai tranquilla… non voglio farti del male” sorrise facendo cadere l’ossidiana sulla sabbia
“Chi sei?”
“Una bellissima fanciulla?”
“Una strana donna direi” dissi senza pensarci tanto, lei ridacchiò come divertita dalla mia sincerità
“La mia piccola Ambra, non ti accorgi di nulla… così piccola, ingenua” alzai un sopracciglio stringendo più forte ancora il pugnale e guardandomi le spalle, dove c’erano tutti i miei amici congelati.
“Non ti accorgi che l’intero campo ti odia? Soprattutto le ragazze. Tranne va bè, il tuo piccolo gruppetto di amici” non volevo ascoltarla “Ti considerano un’idiota, una buona a nulla stordita, raccomandata, per non parlare del fatto che ti ritengono una vanitosa e odiano la tua più bella dote”
“E quale sarebbe?”
“La tua sincerità, la tua spontaneità… tu non indosseresti mai una maschera per essere una che non sei”
“Cosa sono?” chiesi guardando la sabbia e accorgendomi che tutto quello che diceva era vero: le risatine delle altre mezzosangue quando passavo, gli scherzi che cercavano di fare sventati puntualmente dalla sottoscritta, l’isolamento… tutti quel giorno si erano comportati gentilmente con me perché ero la festeggiata, e non volevano non mancare a quella che sarebbe stata una bella festa.
“Tu sei speciale, unica… insomma, sai scrivere molto bene, ho letto i tuoi racconti che scrivi ogni qual volta che hai tempo, ti ho visto cavalcare, sei semplicemente straordinaria, e anche a cantare, credi che non ti senta quando canti da sola nella tua casa con quella tua bellissima voce? Ma hai paura di mostrare queste tue capacità” disse girandomi in tondo per guardarmi meglio mentre la pietra la seguiva
“Dove vuoi arrivare con queste lusinghe idiote?”
“Non sono lusinghe idiote, è la realtà… che ne pensi di far vedere quello che vali? Perché non mostri le tue capacità” fischiò e Buckie corse verso di me già sellato, cercava le coccole impaurito.
“Come?”
“Vieni con me, potrai portarti pure il tuo cavallo, se lo desideri, faremo vedere a tutti quello di cui sei capace. Si inchineranno tutti a te, a solo quattordici anni governerai il mondo intero con me. E             questa pietra diventerà il simbolo della tua potenza” ridacchiò e cercò anche lei di accarezzare il cavallo, ma Buckie tentò di morderla.
“No” sussurrai
“Come?”
“Ho detto no… non si po’ battere il disprezzo con la forza”
“E come se no?”
“Diventerò più generosa, più altruista, darò tutta me stessa per gli altri” la donna scoppiò a ridere
“Non basterà…”
“Per ora tento questo, grazie per l’offerta ma no…”
“Se è così sono costretta ad ucciderti, non lo ha fatto la pietra, lo farò io” tirò fuori una spada dal nulla, presa dall’adrenalina  conficcai il mio stiletto nel suo fianco e montai in sella a Buckie con un balzo e tentai di scappare, ma la donna semplicemente con la forza del pensiero congelò il mio cavallo.
“Buckie!” urlai cadendo sulla sabbia mentre lui si ribaltava
“lasciati uccidere ora e velocemente, o la maledizione farà il suo effetto” disse togliendosi lo stiletto dal fianco e lasciandolo cadere sulla sabbia, la ferita sanguinava copiosamente, ma sembrava che non se ne accorgesse.
Ero presa da una scarica di adrenalina, così carica che fu come una scossa, ed effettivamente fu così: dalle mie mani partirono dei fulmini che colpirono sullo stomaco la donna, che cadde in preda a degli spasmi.
Non sapevo che fare, guardavo le mie mani che rilasciavano ancora delle scintille dorate.
La minaccia si rialzò e rise come se fosse stata solo una leggera scossa da nulla: “Va bene, i tuoi amici moriranno se non trovi una soluzione entro un’ora, e per te aspetterò la maledizione, tanto tra poco ti trasformerà e nessuno potrà fare niente, ne tu, ne quello stupido ciondolo ne i tuoi genitori per quanto potenti siano” e scomparve prima che io potessi fare qualcosa insieme alla pietra, che ormai non serviva più al suo scopo: ovvero uccidermi.
Poteva farlo adesso, quella donna poteva ammazzarmi di persona con le sue mani, ma cosa aspetta? E cosa consiste la maledizione?
Non importa ci avrei pensato più tardi… ora avevo un problema più grosso.

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Capitolo 9
*** Elettricità ***


Mi avvicinai ai miei compagni congelati, erano freddi, mi appoggiai alla statua ghiacciata di Jim, appena la toccai mi attraversò una fitta fortissima, come una stilettata nello stomaco.
Sfiorai il ciondolo e quella strana sensazione mi passò, provai a toccare il ghiaccio tenendo stretta la collana, la fitta non arrivava, ma avvertivo comunque un senso di inquietudine.
“Tranquilli… non muovetevi, porto del fuoco” dissi, sperando che potessero sentirmi e sapendo anche che certamente il fuoco non avrebbe fatto nulla.
Presi lo stesso due rami e iniziai a sfregarli l’uno contro l’altro, la fiamma si accese quasi subito.
La misi vicina a Chirone, ma quel ghiaccio non faceva nulla…
“Cazzo!” la spensi e picchiai la testa contro la spalla di Clarisse, toccai il ghiaccio e avvertì di nuovo la fitta, ma non mi spostai.
Presi poi il mio pugnale per colpirlo ma quello strano materiale non veniva nemmeno rigato, anche se usavo tutta la forza che avevo.
 Ero talmente frustrata che presi un ramo e picchiai il ghiacciolo di Michelle! Ma non successe nulla…
Sentì una scossa: “Certo, adesso pure i fulmini mi rompono le scatole” lasciai che l’energia fluisse e una scarica d’orata colpì Buckie! In preda dal panico mi buttai sul mio cavallo
“Mio Dio!” ma non aveva nulla, anzi, il ghiaccio si era crepato
“Sono un genio!” saltellai “Ora basta capire come faccio a controllare i fulmini, semplice” stesi il braccio verso Buckie, per aprire ancora di più la spaccatura, ma non successe nulla
“Devo smetterla di dire ‘semplice’ non lo è mai, e devo anche smettere di parlare da sola” me lo dicevo sempre, e puntualmente non perdevo questi vizi.
“Ok… dopo una forte emozione i fulmini partono…” guardai Alex, aveva una strana espressione spaventata.
Clarisse invece aveva la fronte corrugata, era arrabbiatissima…
Sospirai, mi concentrai, stesi il braccio: il fulmine partì solo che non ero pronta quindi caddi per via del rinculo troppo potente.
L’elettricità investì Clarisse, la lastra che le copriva la testa si frantumò e lei iniziò a parlare velocissima:
“Dove è quella donna? La distruggo con le mie stesse mani!” sorrisi e corsi ad abbracciarla, mi staccai subito sentendo la stilettata, mi ero dimenticata che il suo corpo era ancora congelato.
“Clarisse, hai visto tutto?”
“Più o meno…”
“Sai cosa devo farti per toglierti il ghiaccio?” la figlia di Ares annuì nervosa
“Non colpirmi la testa…” sorrisi
“Ok, ma non ti prometto nulla” lei entrò quasi nel panico
“Non muoverti”
“Mi prendi in giro?”
“Scusa” mi alzai, presi la mira e mi concentrai: la scarica la colpì al petto, investendo tutta la parte superiore del corpo: ora mancavano solo le gambe.
“Wow… attenta, mi raccomando” disse con dei brividi di freddo, annuì e per poco non le colpì il petto!
Fortuna volle che qualcosa cambiò la traiettoria del fulmine.
“Grazie! Grazie!” disse Clarisse al cielo
“Ehy! Se non fosse stato per me saresti un ghiacciolo! Comunque ora manca l’intero campo da scongelare” dissi iniziando a puntare la mano verso Chirone
“Aspetta… non puoi fare tipo, una grande scossa? In un’ora non credo che tu possa salvare tutti” alzai un sopracciglio “Ho visto una volta Talia farlo… magari…” capivo cosa intendeva: un’onda d’urto d’energia che investiva tutto…
“vai al riparo” annuì e corse all’altra estremità del lago. Mi fece il segno di tentare.
Sospirai: Talia teneva le braccia lungo il corpo, aveva detto che serviva perché l’energia doveva venire non dalle mani: ma da tutto il corpo.
Mi concentrai talmente tanto che mi divenne la faccia rossa… non funzionava affatto.
Pensai ai miei compagni, a quanto stessero soffrendo adesso, se non avessi fatto niente sarebbero morti.
Respirai a fondo e sentì l’elettricità invadermi totalmente, uscire insieme a tutte le mie forze che mi abbandonarono completamente e caddi sulla sabbia calda.

Autrice: Voglio partire da un grande ringraziamento, a tutti coloro che mi hanno recensito e letto questa storia, grazie davvero milioni! Spero proprio che questo capitolo vi sia piaciuto anche se è molto corto, cercherò di aggiornare il più presto possibile! Un grande abbraccio!
ambra_chiara

 

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Capitolo 10
*** Ho paura ***


Mi svegliai che ero in groppa a Buckie, mentre qualcuno lo guidava e cercava di non farmi cadere perché il mio cavallo andava a una velocità sorprendente.
“Am!” disse il cavaliere
“Jim… perché mi sveglio sempre vedendo la tua brutta faccia?”
“Ok. Stai abbastanza bene” disse lui con una smorfia che doveva assomigliare a un sorriso.
Smontò da cavallo e mi prese imbraccio tenendo con uno il busto e con l’altro le gambe, tipo gli eroi epici dei film.
“Sei ingrassata”
“Se potessi ti picchierei” dissi con un tono tutto tranne che cattivo.
Entrò in infermeria e mi poggiò sopra a una brandina mentre mi porgeva un bicchiere d’acqua
“Bevi” in quella entrò Chirone
“Ambra! Miei dei…” si avvicinò “Sei più bianca di un fantasma”
“Chirone… sta bene. Mi dispiace per tutto” dissi
“Tranquilla, tu non hai fatto nulla, anzi hai salvato tutti noi… Vado a radunare i mezzosangue, li calmo perché sono nel panico, tu stai qui ok?”
“Dove dovrei andare?” chiesi, il centauro sorrise un po’ e poi se ne andò.
Il figlio di Apollo se ne stava in un angolo dell’infermeria, quando Chirone uscì dalla stanza con il suo fondoschiena equino ingombrante si avvicinò e mi tenne alzate le gambe
“Certo che sei svenuta due volte in una sola settimana”
“E non è ancora finita” ridacchiai “per non parlare del fatto che ho conquistato un nuovo potere! Che bello! Altro che Percy Jackson! Sono magnifica” dissi con un fil di voce e ridacchiante, ma Jim rimaneva zitto e serio
“Che c’è?”
“Ambra sei in pericolo, rischi ogni minuto la vita, e neanche te ne accorgi”
“Secondo te non me ne rendo conto?”
“Sei qui a ridere e scherzare, quando hai appena rischiato di morire: quella donna ti ha proposto di diventare suprema sovrana del mondo, e hai detto di no! L’hai fulminata e hai salvato tutti noi da un congelo perenne! E tu ridi e scherzi?”
“Cosa dovrei fare?”
“Non so… pensarci magari? Parlarne? Avere paura? Anche vantarti va bene! Basta che ne parli!”
“Tu credi che io non ci stia pensando?” dissi sedendomi e abbassando le gambe, anche se le teneva Jim, sentì un giramento ma non ci feci caso “Che non ci perdi il sonno la notte? Che non pensi in continuazione a questa faccenda?”
“non sembra”
“se sono una splendida attrice non vuol dire che non mi importi!” dissi con uno sbuffo e facendomi ricadere a peso morto sulla branda perché i giramenti erano troppi
“Non ne parli mai! Fai finta di nulla”
“Ne ho parlato… oggi pomeriggio”
“ma insomma, hai detto solo che hai paura! Nient’altro!”
“è vero! Ho paura! Ogni volta che chiudo occhio mi vengono in mente le immagini delle esplosioni! Penso a cosa avrei perso se fossi morta, penso a quanto soffrirò quando la maledizione mi colpirà… ma non ha senso esporre la mia tristezza a tutti! Io devo combattere, devo combattere per sopravvivere, devo lottare per coloro che sono sempre stati vicino a me” dissi alzandomi di scatto e cercandomene di andare, ma Jim mi prese per le spalle
“Ambra, non sei da sola ok? Non lo sarai mai… faremo tutto il possibile capito? Tutto pur di salvarti”
“Ho paura che non sia abbastanza” Jim mi abbracciò e io ricambiai, per cercare un conforto fraterno e anche perché se non mi aggrappavo a qualcuno sarei caduta.
In quella entrò Taylor, io mi staccai subito così non avrebbe frainteso.
“Ciao Ambra” mi salutò, la prima volta che mi chiamava per nome “Vieni alla casa grande, Chirone ti aspetta…” annuì.
“Ti accompagno” si propose il figlio di Apollo
“Chirone ha detto da sola” lui annuì e mi mise una mano sulla spalla per poi lasciarmi andare.
Il cielo era pieno di stelle, le osservavo e le contavo… quasi inciampai nel vestito.
Pensai di trovare fuori dall’infermeria Buckie, ma evidentemente qualcuno l’aveva messo via nel box.
Sospirai e calciai i sassolini tenendo la gonna in mano perché era lunga e cercando di cacciare via il mal di testa opprimente.
Prima di andare alla casa grande, passai dalla Casa di Afrodite, Michelle era seduta fuori su una sedia, guardava il cielo.
Appena mi vide smise di piangere e mi abbracciò
“Michelle…”
“Mi dispiace”
“Per cosa?”
“Per tutto, ora capisco, la maledizione, l’esplosione, mi dispiace per non averlo capito e aiutato”
“Tranquilla… ti chiedo perdono io non ti ho raccontato nulla, e anche perché non sono stata tanto presente in questo periodo”
“Mi prendi in giro?” ridacchiò.
Si staccò da me giusto per prendere un fazzoletto dalla felpa che si era messa sopra al pigiama e si asciugò le lacrime
“Ho sentito e visto tutto, non posso ancora crederci…” disse lei
“Non piangere che poi piango pure io” mi scappò una lacrima e scoppiammo entrambe a ridere
“Ne parliamo domani… ora devo andare da Chirone”
“Ok” ci demmo un ultimo abbraccio poi lei andò a letto, io alla casa grande.
Ma non sapevo che quella notte avrebbe avuto bisogno di me per affrontare il pericolo.

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Capitolo 11
*** Pandora ***


“Chirone” dissi entrando nella casa grande, lo trovai seduto sulla sedia a rotelle e accanto a lui c’era il Signor D
“Ambra, siediti” mi disse il centauro mostrandomi una sedia
“Vuoi qualcosa da bere?” chiese il Signor D
“Un bicchierino di vodka, è stata una lunga serata” il dio mi guardò un attimo “sto scherzando” si rilassò un secondo sorridendo un pochino per poi continuare
“Bè, ti ha scoperto”
“La domanda è … chi è quella tizia?” chiesi
“Non lo sappiamo, ma ancora peggio… come ha fatto a trovarti?” mi rispose Chirone, feci spallucce fregandomi freneticamente le mani
“Ieri ho sognato mia madre, Era” iniziai a raccontare di come io e Jim avessimo avuto lo stesso sogno, cosa ci aveva detto la dea e parlai anche della perla.
Chirone e Dioniso pensarono in silenzio a qualcosa, ma non gli venne in mente nulla.
“Un’altra domanda… cosa vuole da me? Perché vuole che io muoia?” chiesi
“Vorrà il tuo potere…” suppose il signor D
“Molto probabilmente si, oppure vuole uccidere te per arrivare ai tuoi genitori” disse Chirone “Non importa poi tanto chi sia o cosa voglia” continuò il centauro “L’importante è difenderti”
Scossi la testa “Posso difendermi da sola, siete voi in pericolo, avete rischiato di morire cinque minuti fa, lei insieme a tutto il campo”
“Non è colpa tua, Am” disse il centauro.
Stavo per rispondere quando sentii un urlo… Michelle era in pericolo.
 
Corsi a perdifiato verso la sua casa, una forza invisibile la stava catturando, lei cercava di combattere, ma il nemico era troppo forte.
Da un mio palmo scaturì un fulmine che colpì la forza invisibile, così che allentò la presa sulla ragazza.
Michelle non rimase immobile, ma lottò il più possibile così che la minaccia perse completamente la presa su di lei.
Ora iniziò la lotta
“Michelle, va a chiamare aiuto. Chirone è a radunare i mezzosangue, portali qui”
“Non puoi farcela da sola” disse lei
“Corri” urlai per poi scaricare un ondata di fulmini dove c’era l’ombra del nemico, perché per quanto fosse quasi invisibile, mi affidavo soprattutto a lei.
Colpì in pieno la minaccia, che rimase a terra, estrassi il pugnale e glielo puntai addosso mentre con l’altra tenevo già pronto un fulmine.
Man mano perse l’invisibilità e si mostrò una ragazza, che avrà avuto si e no sedici anni, dai lunghi e lisci capelli color rossi e qualche lentiggine.
Mi fissava, sembrava che stesse benissimo eppure non mi attaccava.
Dopo un po’ arrivarono gli altri, con Chirone in testa al gruppo.
Alzai con prudenza la ragazza e gli tenni le braccia dietro al corpo, ma questo non riuscì a fermarla.
Mi diede un calcio sullo stomaco che mi divise in due e fu pronta ad affrontare un intero esercito di mezzosangue.
“Per la gloria di…” urlò, ma non la lascai finire perché mi concentrai e un fulmine più grande di quanto pensassi la colpì dritta in faccia, subì il contraccolpo che mi spedì a diversi metri di distanza, e anche i miei compagni si buttarono per evitarlo.
“Ambra!” disse Jim correndomi incontro seguito da Clarisse e Michelle quando tutto si fu calmato
“scusate… dovevo lasciarla finire?” dissi “Tanto sarò ancora viva… possiamo chiederglielo”
“Viva? Ma se gli hai scaricato un fulmine degno della gloria di Zeus in faccia?” disse Michelle aiutandomi ad alzarmi.
Tecnicamente avevano ragione… in pratica no.
La ragazza si risollevò come se nulla fosse, con i capelli per aria, i vestiti anneriti e la faccia vispa.
“Porca la merda” mi sfuggì alzandomi
“Che facciamo?” chiesi ai miei compagni e mimai la domanda a Chirone
“Non lo so” mi risposero sia lui sia Clarisse, quindi feci l’imprevedibile, buttai le armi e inizia a parlare.
“Ciao oscura minaccia che voleva catturare la mia migliore amica! Come va?” quella mi guardò come se fossi impazzita “Scusa se ti ho aggredito, ma sai come è… stavi catturando Michelle, non potevo regalarti certo dei fiori. Però mi ispiri simpatia, come fai a diventare invisibile? E davvero… sei la ragazza più resistente che abbia mai visto” mi avvicinai sempre più lentamente mentre l’intero campo era pronto per attaccarla caso mai avesse fatto qualche gesto non gradito “Io mi chiamo Ambra”
“Lo so” disse con voce quasi meccanica
“in questi casi dovresti rispondere con il tuo nome, come ti chiami?” chiesi
“La mia padrona mi chiama Cassandra”
“bel nome, bel nome” ripetei intanto ragionavo
“Per caso la tua padrona ha dei capelli rossi? Pelle lattea? Mania di governare il mondo?” mi squadrò con un sopracciglio (quasi del tutto polverizzato) alzato “Insomma… chi è la tua padrona?”
“Colei che ti cerca”
“Grazie Capitan Ovvio! Va bene, andiamo sul semplice… perché volevi Michelle?”
“Per indurti in trappola” mi voltai a guardare la figlia di Afrodite che brandiva minacciosa i suoi pugnali.
“Lei era l’esca” borbottai “Chi è che te lo ha ordinato” mi avvicinai, teneva la bocca sigillata non avrebbe mai parlato.
Sbuffai, se ci fosse stata Piper sarebbe stato semplice, lingua ammaliatrice ed era fatta… ma non c’era…
Dovevo trovare un modo per estorcergli le parole di bocca.
Chirone pian piano si era avvicinato a me, ordinando al resto del campo di non attaccare se non avesse fatto la prima mossa Cassandra.
Lo guardai cercando in lui un suggerimento, ma non sapeva cosa fare nemmeno lui.
“Cassandra… il rosso dei capelli c’entra qualcosa?” chiesi, poteva benissimo essere una coincidenza, ma secondo me non lo era il fatto che sia la donna che aveva attaccato sulla spiaggia poco prima, sia questa ragazza, avessero lo stesso identico colore di capelli.
Non disse nulla, ma Jim, che si intendeva delle espressioni del corpo mi diede di gomito per mostrarmi le prove di una sua risposta affermativa.
“Si… è un segno di devozione… Come la castità per le cacciatrici di Artemide” dissi per poi continuare “Chi seguite voi?”
La ragazza mi guardò negli occhi, ci fu un lungo periodo di silenzio poi lei disse:
“Pandora, seguiamo il sentiero di Pandora”.
 
 Autrice: Scusate tantissimo per il ritardo! La pigriazia e la mancanza di ispirazione non hanno aiutato!
Scusate davvero tanto! Spero che almeno il capitolo vi sia piaciuto!
Grazie e a presto!
ambra_chiara

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Capitolo 12
*** La partenza ***


Rimasi di sasso, come tutto il campo.
“Pandora, colei che ha portato tutti i mali del mondo qui sulla terra, ma ha anche portato la speranza” spiegò Michelle “Perché dovresti interessargli tu? Cosa vuole?” rimasi in silenzio a ragionare
“Cassandra” chiamai la ragazza “Perché vuole me?”
“Non sei sola, non cerca solo te”
“Chi cerca?” chiese Chirone
“Coloro che hanno i gioielli, coloro che sono maledetti, per completare il suo piano”
“Che piano?” domandai io, ma la ragazza, prima che potesse rispondermi si tramutò in una statua di pietra.
Tutto il campo sussultò, io per prima perché ero la più vicina.
Una voce lontana rise: “Ebbene avete scoperto la mia identità”
“Pandora” ringhiai al cielo “Ma perché?”
“Perché? Tu non sai come ci si sente denigrati! Come tutti parlano di me, come gli dei mi hanno punito per aver aperto quel vaso! Tu non sai nulla!” la voce sembrava che provenisse da tutte le parti
“So abbastanza” dissi io “Ad esempio so che non posso sconfiggerti da sola, so che ci sono altri come me” Pandora rise
“Cassandra ti ha detto solo quello che volevo che ti dicesse. Si è vero, ce ne sono altri… ma non sai chi sono, ne quanti sono, sai solo che hanno un particolare oggetto che rallenta loro la maledizione”
“Se vuoi rendermi il lavoro più facile” dissi “Puoi dirmi il loro nome, cognome, indirizzo, in cosa consiste la maledizione e dove ti trovi tu” Pandora scoppiò a ridere.
“Molto divertente Ambra… A presto” e la voce non si sentì più.
 
Dopo che ci fu il silenzio più totale Chirone cercò di riportare la calma tra i mezzosangue, agitati per la scoperta.
Michelle e Clarisse erano troppo impegnate ad aiutare il centauro per sentire quello che io borbottai.
“Vado a cercarli” mi voltai e corsi in direzione della mia casa, sfortunatamente Jim mi aveva capito benissimo e mi seguiva come un’ ombra continuando a ripetere: “Aspetta! Cosa hai intenzione di fare?” mi fermai soltanto quando fui davanti alla mia casa, giusto per dire al figlio di Apollo di andarsene.
“Ma come farai? Non sai nulla! Non sai quanti siano, ne dove siano! È come cercare un ago in un pagliaio! È impossibile!” stavo per ribattere qualcosa che non avrebbe avuto ne capo ne coda, ma qualcuno mi anticipò
“Non se l’aiuto io” dalla mia casa uscì Era in tutto il suo splendore in un vestito rosa cangiante.
“Madre” per la prima volta non la chiamai con il suo nome
“Ciao Am” mi scompigliò i capelli “Mi dispiace per questi ultimi giorni frenetici” feci spallucce
“Ce ne sono stati di peggio” mi anticipò Jim “Comunque, divina Era… parli anche lei a sua figlia, le dica che è impossibile questa missione”
“Il tuo amico ha ragione, senza aiuti non riuscirai a localizzare gli altri due”
“Sono due?” chiesi, lei annuì
“Fortunatamente ci sono io a darti una mano, prima ti procuro dei vestiti adatti, e poi ti faccio un altro regalo” mi prese il braccio e al posto del mio abito da sera mi ritrovai in un paio di anfibi comodi, un paio di jeans, una maglietta bianca e una giacca di pelle nera, ma la cosa più straordinaria è che sul polso mi comparve un tatuaggio, una bussola.
“Wow” dicemmo in coro io e il mio amico
“L’ago punterà verso il tuo compagno di maledizione più vicino” spiegò Era “Mi piacerebbe poter fare di più, ma ci sono dei limiti al quale devo sottostare” avevo quasi le lacrime agli occhi per la contentezza, senza neanche che me ne accorgessi la stavo abbracciando.
“Grazie” dissi, Era mi accarezzò i capelli
“Bambina mia… veglierò su di te” mi diede un bacio sulla testa mentre Jim diceva
“Bene, Am partiamo”
“Cosa?” chiesi “Jim non puoi correre questo rischio” mi staccai dall’abbraccio materno per concentrarmi sul mio amico
“Mi dispiace Jim, ma Ambra deve compiere questa missione da sola” spiegò Era “Ora mi dovrete scusare, ma devo proprio andare” mi diede un ultimo bacio sulla guancia e se ne andò in una nube di polvere e scintille.
Il figlio di Apollo se ne stava lì fermo e immobile a guardarmi.
“Non ti lascerò andare senza di me”
“Devi. È una cosa che devo fare da sola”
“Corri un rischio enorme!”
“So cavarmela! E da quando in qua sei così apprensivo nei miei confronti?”  stava per dire qualcosa, poi si bloccò per poi trovare il coraggio
“Sono sempre stato apprensivo con te perché mi preoccupo! Ti ho preso sotto alla mia ala protettrice fin dall’inizio e non voglio che tu corra dei rischi”
“Perché?” chiesi, non l’avevo mai fatto, ma era una domanda che mi assillava da diverso tempo: perché era mio amico?
“Am… eri piccola, indifesa quando sei arrivata, non pensavo saresti diventata quello che sei”
“non so neanche chi sono” in quel momento, non so come mai, ma Jim si sporse e mi baciò sulle labbra, un bacio lungo e intenso, dalla sorpresa feci delle scintille da tutto il corpo, letteralmente.
Non sapevo che fare, che dire, per fortuna parlò lui: “Sei la figlia di Zeus e Era, che controlla un immenso potere e anche la prima ragazza che mi piace davvero”
“E la figlia di Afrodite?” chiesi riferendomi a Taylor
“L’ho fatto per farti ingelosire, lei era d’accordo” per anni lo avevo visto andare con tutte le ragazze carine del campo, per poi dirmi che sono io quella di cui è innamorato?
“Non sapevo certo che la ragazza dei miei sogni fosse così vicina a me, una ragazza forte, sincera e tenace” disse come leggendomi nel pensiero.
“Stronzo” dissi ridendo e scompigliandogli i capelli “Sei proprio un grande pezzo di merda sai?” lo abbracciai per poi continuare a parlare:
“Sai tu mi piaci e tanto fin dalla prima volta che ti ho visto, grazie ai tuoi modi gentili, alle tue risate, al tuo altruismo… ma non osavo dirti niente…e non ti avrei detto nulla se tu non avessi fatto il primo passo, mi conosci, sono fifona su certe cose” lui sorrise, come se si fosse tolto un peso.
“Ora capisci perché non voglio che tu parta?” annuì
“Ma sai che ci vado lo stesso vero? Anche se stiamo insieme?”
“Purtroppo lo so perfettamente…” mi staccai dal suo abbraccio e dissi
“Entro per fare lo zaino…” ma era già riposto fuori dalla casa, tutto pronto, insieme a Buckie che brucava l’erba poco lontano da noi e aspettava che io partissi.
“Grazie madre, hai pensato proprio a tutti, eh?” borbottai per poi rivolgermi ancora a Jim
“Saluta Clarisse e Michelle da parte mia, di loro che sono le migliori amiche che si possono mai avere, di a Chirone tutto quello che è successo…”
“Come fatto. Promettimi che tornerai presto” disse prendendomi la mano
“Speriamo” ridacchiai
“Sempre imprudente”
“Sono fatta così” gli scoccai un bacio sulla guancia dicendogli “te lo prometto” e mentre lui sorrideva io montai in sella a Buckie.
Guardai Jim salutandolo con la mano e dopo che lui mi avesse risposto con uno dei suoi saluti me ne andai al galoppo dove mi indicava la mia bussola.
 
Autrice: Ed ecco che il primo racconto è finito, mi dispiace per voi ma questa storia sarà una trilogia, uno per ogni protagonista sventurato che ha avuto la sfortuna di essere maledetto da Pandora… il prossimo sarà ‘Rosso come il rubino’, e vi lascio solo immaginare il perché di questo nome!
Ora, tornando al nostro capitolo, spero vi sia piaciuto! Io, non essendo una particolarmente romantica, ho paura che questo mi sia uscito male, soprattutto la parte di Jim e Ambra… spero di non aver fatto un completo fallimento! Mi sono impegnata tanto, ma non so se ho fatto un capitolo soddisfacente.
Grazie a tutti coloro che hanno letto, spero che questo primo libro (se così si può chiamare) vi sia piaciuto e che vi abbia incuriosito l’idea dei seguiti.
Grazie milioni! Un grandissimo abbraccio e a presto!
ambra_chiara

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