The Beatles Hunger Games

di AnnieDawson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Paul ***
Capitolo 2: *** George ***
Capitolo 3: *** John ***
Capitolo 4: *** Stuart ***



Capitolo 1
*** Paul ***


Salve a tutti,Sono tornata con la mia prima storia a capitoli. La mia idea è quella di unire le cose amo di più,ovvero i Beatles e Hunger Games. Vi prego di scusarmi per eventuali errori o distorsioni nella storia.
p.s: Perdonate anche gli eventuali errori di grammatica, non sono italiana quiiindi sono scusata u.u 
Spero che la storia sia di vostro gradimento, Buona lettura....recensite perfavore.





DISTRETTO.1. ORE  07.30 P.O.V PAUL
Un fatidioso raggio di sole penetra dalla finestra della mia camera,mi riscalda il volto e mi illumina, lentamente apro i miei grandi occhi verdi e con la mano sinistra tocco il lenzuolo di seta bianco latte sul quale sono steso,vorrei restare così in eterno,ma non posso o almeno oggi non posso. Oggi è il giorno della mietitura,giorno tanto atteso da Capitol City, oggi saranno scelti i tributi della settantaquattresima edizione dei fatidici Hunger Games. Essendo del distretto uno sono stato preparato a quest'evento sin dai 6 anni,Capitol ci adora e ogni anno noi dell'1 siamo i favoriti. Ma nonostante questo ho paura e resro immobile nel letto,il mio sguardo è fisso sul pianoforte in legno di mio padre, Io e papà suoniamo spesso insieme ma non più come prima, lui é cambiato da quando la mamma é morta,l'anno scorso quando avevo solo 14 anni la mamma é morta di cancro.Al pensiero di mamma una lacrima riga il mio volto,ma decido di essere forte,decido di non piangere. Dopo qualche minuto mi siedo e mi passo una mano tra i capelli corvini mentre sbadiglio,mi infilo le pantofole in seta blu e cammino per la stanza. Mentre passeggio per la mia cameretta faccio caso a tutte le mie cose, la mia scrivania in marmo con sopra un quaderno,alla vista di quest'ultimo tiro un forte respiro e dirigendomi verso la scrivania lo apro,in esso ho scritto varie canzoni,poesie e melodie,il mio cuore si stringe,lo stomaco borbotta,così butto il quaderno sulla scrivania mi dirigo dinanzi allo specchio e mi dico<<"Beh Paul,ormai hai 15 anni non ti hanno pescato fino ad adesso perché dovrebbero pescarti ora?>>"Dico convincendomi,mentre mi tocco le sopracciglia perfette ad archetto<<"E poi se vengo scelto sono stato preparato a tutto questo,vincerei di sicuro,non devo preoccuparmi>>" sorrido alla mia immagine riflessa nello specchio,l'immagine di un ragazzo orgoglioso,alto e bello con degli occhi verdi e dei liscissimi capelli corvini.
Dopo un ultimo sorriso corro a lavarmi e a vestirmi. Indosso il completo che mi comprò la mamma qualche giorno di morire <<"Eccolo qui il mio ometto,Sei bellissimo Paulie,e questo pantalone e questa giacca ti danno un'aria più matura,sono così fiera di te tanto fiera >>"Queste furono le parole della mamma,e come contraddirla,lei aveva sempre ragione. Era una bellissima donna.
il pantalone era in velluto mallone,dello stesso tessuto e colore era la giacca,la camicia era invece di un bianco candido.
<<"Buongiorno papà>>" Dico uscendo da camera mia mentre abbraccio mio padre.
<<"Ohoh ma qui abbiamo un perfetto gentleman,Mary aveva ragione ti da un'aria più grande..vieni qui abbiamo uova strapazzate e succo d'arancia per colazione>>2 Dice papà mentre mi siedo a tavola.La colazione la spazzolo in tre secondi così mi alzo e dico <<"Papi mancano 5 minuti,ti va di suonare il pezzo preferito della mamma?sai questi...sono i miei primi giochi senza di lei e..>>" <<"certo Paul,vieni andiamo a suonare>>". Così io e papà ci mettemmo al piano e iniziammo a suonare una calma melodia,la melodia con cui mamma e papà si sono conosciuti.<<"Sei bravissimo Paul>>" dice papà mentre mi stringe a se <<"Grazie a te papi>>" ricambio l'abbraccio.
<<"Paul,forza mancan due minuti,andiamo>>" <<"si..Andiamo>>" dico facendo scorrere la mia mano preferita lungo il piano,la mia mano preferita é la sinistra,Sono mancino.
Mentre esco,lancio u'n occhiata alla mia casa, poi corro verso il tavolo d'ingresso e prendo una piccola collana,con la foto mia e della mamma,mi porterà fortuna dico mentre la metto al collo.
Arrivo al mio posto per la mietitura,Mio padre mi fa un sorrisone rassicurante e io ricambio,fino a quando non sento il nome del tributo femmina <<"Lux Glimmah>>" A salire sul palco era una ragazza bionda ed alta,bella e slanciata nel suo vestito rosa in pizzo,i capelli erano raccolti in una treccia.Lei sorrideva ed era talmente tanto bella che le ricordava un diamante.
Ma mentre penso a Lux la donna di Capitol dice<<"E il tributo maschio del distretto 1 é JAMES PAUL McCARTNEY>>". Per un secondo il mio cuore smette di battere,i piedi restano paralizzati ma poi sospiro e con uno sguardo convinto mi avvio verso il palco,<<"Testa alta mentre vai verso  il palco,fagli vedere che non hai paura>>2mi avrebbe detto mamma. E così faccio,a testa alta e con un sorriso smagliante salgo sul palco,stringo la mano a Lux e mi avvio verso il palazzo di giustizia.Li incontro papà in lacrime che mi si butta addosso<<"Paul,bambino mio il mio povero bambino.Non aver paura,Tu vincerai,sei forte e hai cervello.Vai nell'arena e fa vedere loro chi sei...tua madre è fiera di te Paul>>" dice abbracciandomi <<"Io vincerò papà,vincerò per te,per te e per la mamma>>"Dico mentre i pacificatori lo portano fuori.
E questo sarà il mio destino,l'arena.Penso salendo sul treno guardando malinconicamente il mio distretto.Una volta salito apro la collana e bacio la mamma.<<"vincerò per te Mamma,lo giuro>>"


 

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Capitolo 2
*** George ***


Salve a tutti, rieccomi con un nuovo capitolo, vorrei ringraziare Potterbute che ha recensito e chi ha letto il capitolo. Questo capitolo ha come protagonista George. Buona lettura e recensite DISTRETTO 4 GEORGE P.O.V Erano le 7 di mattina, Io e i miei fratelli ce ne stiamo seduti sulla bianca spiaggia, la sabbia così bianca e morbida al tocco mi rilassa, è antistress, il tiepido sole del mattino mi riscalda il corpo che trema dalla paura, dinanzi a noi vi è un immenso specchio di cristallo sul quale si riflettono i primi raggi dell’alba, questo specchio è il mare che con il rumore delle onde ti culla e ti permette di pensare, ti fa riflettere. Ma lo spettacolo più bello è il cielo che si tinge di un arancio quasi dorato, qualche piccola nuvola fa da cornice al sole, e si sentono cinguettare i primi uccellini, per loro questo è un giorno come tanti, mentre per me è il giorno della mietitura, Io,Harold e Louise partecipiamo ancora alla mietitura. Per Harold questo è l’ultimo anno,per mia sorella il penultimo e invece per me che ho 14 anni è solo il terzo.Mi chiamo George Harrison sono del distretto 4, la pesca è l’attività del nostro distretto, sono alto e molto esile, la mamma molte volte ha paura di spezzarmi in due quando mi abbraccia. Sono il più piccolo e più timido di quattro fratelli, amo la musica e i biscotti della mamma, ma adoro anche il pane del mio distretto. Ho gli occhi e i capelli marroni. Non mi giudico né forte né aggressivo. Mentre ho una mascella sporgente e due folte sopracciglia. Anche se è prima mattina si muore di caldo così ci siamo messi in costume. A rompere il silenzio è mia sorella Louise <<” e se scappassimo? Potremmo scappare con la barca di papà >>” è seria, nella sua voce non si intravede nemmeno un minimo d’ironia, ma si può sentire la disperazione e la paura <<”Ci troverebbero, e poi se scoprono che non ci siamo ucciderebbero mamma e papà>>”Dice Harold, sembra che la proposta fatta da Louise l’abbia infastidito parecchio <<”Vengono anche loro con noi>>” fa mia sorella <<” No, e poi loro hanno i mezzi necessari per trovarci, dobbiamo rassegnarci che questo è il nostro destino e poi se non ci pescano quest’anno siamo salvi>>”Dice mio fratello, poggiando la mano sulla spalla di Louise, <<”Per te è l’ultimo Harry, per me è il penultimo e.. per George è solo il terzo>>”Mia sorella tira un profondo sospiro, poi dai suoi occhi marroni scendono delle lacrime <<”Io vado a… prepararmi>>” Dice lei mentre si asciuga le lacrime <<”Dai non piangere Lu>>”Harold la stringe in un abbraccio e poi rivolto a me dice<<” Ehi Geo sta calmo fratellino, pensa che noi siamo con te, puoi dirci quello che vuoi>>”Harry mi sorride dolcemente e Louise mi arruffa i capelli, vorrei dire loro quello che provo, vorrei urlare dalla disperazione piangere e vorrei far capire al presidente Snow quanto siano inutili questi Hunger Games. Ma dalla mia bocca esce solo un semplice<<”Voglio farmi un bagno, voglio nuotare ma… devono esserci anche mamma e papà>>” <<”Vado a chiamarli, Lu Geo avviatevi>>”Dice Harry mentre corre verso la nostra piccola casetta sulla sabbia, la nostra è una casa Bianca con dei pesciolini azzurri disegnati sulla porta. Mi alzo e istantaneamente mi butto tra le braccia di mia sorella, la quale mi stringe forte e dopo qualche secondo scoppia in lacrime <<” Voglio andarmene Geo, non voglio partecipare a questi giochi>>” singhiozza ma un caloroso abbraccio di mamma ci tranquillizza, <<”Siate sereni, lo so che è difficile ma voi dovete esser sereni e poi io e il papà siamo sempre qui a proteggervi>>”. Mentre ci bagniamo i nostri genitori ci abbracciano, ci rassicurano. Sono molto bravi in questo, questo fa di loro dei genitori perfetti. Ma ad un certo punto vediamo un Hovercraft coprire il cielo, i Capitolini sono arrivati, Mia sorella lancia un urlo, mio fratello impreca, <<”Dobbiamo stare calmi, come potremmo affrontare la mietitura se siamo così agitati, la cosa migliore da fare secondo me è non lasciarsi prendere dal panico>>”Dico spostando gli occhi su ogni membro della mia famiglia, Mamma mi sorride, papà invece mi stringe a se, all’abbraccio si aggiungono prima Mamma, poi Louise e infine Harold, amo la mia famiglia. <<”Andiamo piccoli mei, correte altrimenti faremo tardi>>” dice papà. Così corriamo a lavarci e a vestirci, indosso le prime cose che vedo ovvero un Jeans scuro e una camicia nera che infilo nei pantaloni. Prima di andare i nostri genitori ci consolano, ci abbracciano e ci accarezzano. <<”Aspettate, devo suonare prima la mia chitarra>>”Dico a tutti <<”Geo, siamo in ritardo e vengono sorteggiate prima le ragazze. Ora è troppo tardi>>” mi urla Louise agitata, ma la mamma prende in mano la situazione e dice<<”Amore tu va avanti con Harold e Lu, io aspetto Geo>>”. Così gli altri si avviano mentre io rimango in casa con mamma. Mi guardo attorno, le asciugamani sul divano, il forno con la torta di ieri sera, la foto di famiglia sul tavolino. Poi vado in camera e prendo quella che è la mia chitarra, inutile dire che amo la musica,fa parte di me e la chitarra è l’unica cosa che mi rende sicuro. Era strano, un oggetto in legno con un buco e sei corde mi rendeva felice. Da quando ero piccolo la musica ha sempre fatto parte della mia vita, mi piace rende liberi, così suono per mamma un’allegra canzone di marinai. Poi ripongo lo strumento delicatamente sul divano, gli do un ultimo sguardo e corro verso la piazza. Il cuore batte forte, il mio stomaco è un nodo, non riesco a respirare, ma nonostante tutto riesco a salutare mamma per dirigermi al mio posto, sul palco vi è una ragazza che non riesco a focalizzare bene a causa della donna di Capitol che urla <<”E il tributo maschio è…>>” respira George respira,stai calmo, non urlare non piangere respira profondamente. <<” George Harrison>>”. Un gridolino soffocato mi esce dalla bocca,le gambe non si muovono, sudo freddo e sono rosso in volto, gli occhi mi si sono dilatati e un senso di vomito si impossessa di me. Due pacificatori vengono verso di me, mi prendono con forza e mi aiutano a camminare verso il palco. Rosso come un pomodoro guardo la gente del mio distretto, cerco i volti dei miei familiari ma è come se vedessi tutto nero, e così l’incubo si è trasformato in realtà. Eccomiii che ne pensate? Spero vi sia piaciuto il capitolo sul nostro amabile George… recensiteee e alla prossimaa.

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Capitolo 3
*** John ***


Buonsalve cari lettori, rieccomi con il terzo capitolo di questa ff. ringrazio Astoria McCartney per i consigli e per le recensioni.
Vi auguro una buona lettura, recensite sempre mi raccomando
 
 
 
DISTRETTO 7 P.O.V JOHN
Alberi, foglie, tronchi spezzati è questo quello che vedo mentre corro velocemente verso il bosco di pini, anche se ho gli scarponi riesco a sentire le radici sotto di me. Le radici non sono tutte uguali, alcune sono lunghe e sottili altre invece sono doppie ed escono dal terreno creando dei ponti naturali. Gli alberi lasciano filtrare poca luce e di conseguenza è molto facile cadere o inciampare, mentre corro sento il vento leggero che mi sfiora il volto, mi scompiglia i capelli ramati. A quest’ora i boscaioli e i falegnami si staranno dirigendo verso il bosco, penso mentre scavalco una radice alta e doppia simile ad un ponte intrecciato. Ma poi mi ricordo che oggi è il giorno della mietitura e non siamo tenuti a lavorare. Mentre mi perdo nei miei pensieri inizio a camminare e a guardarmi attorno, gli alberi così alti,il terreno marrone e polveroso,le foglie appuntite dei pini mi fanno sentire protetto e al sicuro. Ogni giorno, mi dirigo al lago dove vi è un grande salice dal tronco doppio e chiaro, le foglie toccano il terriccio e l’albero si specchia nel lago. Dopo qualche minuto arrivo li, sudato a causa della corsa e arrabbiato con il mondo e le sue stupide regole, problemi dopo problemi ecco cos’era Panem, la rabbia mi fa dare un calcio ad un sassolino piccolo e grigio che poco dopo si ritrova sulla sponda opposta. Ma il più grande dei problemi erano gli Hunger Games, o meglio i giochi del “Salve non vediamo l’ora di vedervi morire tutti in una stupida arena, ma vi auguriamo buona fortuna dato che siamo dei grandi pezzi di merda”. Mentre sospiro nervoso mi siedo sul grande ramo che si allunga fino a terra, sembra un letto di legno. Velocemente mi levo lo zainetto di cuoio rosso dalle spalle e caccio una penna, un foglio e i miei occhiali. Così mi infilo gli spessi occhiali neri e aprendo il quadernino continuo a scrivere la canzone iniziata ieri sera, l’avrei finita ieri se non fosse per la mia cara zietta Mimi che mi vuole a letto nell’ora dei neonati. Vivo con mia zia da quando avevo 6 anni, mio padre, dicono, è andato via in mare mentre mia madre l’ho conosciuta quest’anno, a 17 o meglio 16 anni, grazie a mia madre ho imparato a suonare il banjo e la chitarra, quanto amo mia madre anche se mi ha abbandonato lo ha fatto per paura. Mia zia invece è molto diversa da mamma, non solo esteriormente. Mamma ha dei folti capelli ramati e due occhi color nocciola, come i miei. Mia zia invece ha i capelli neri e gli occhi di un nero brillante. Zia a differenza di mamma è molto più rigida, è fissata con la scuola, ma la adoro e la ringrazio per essersi presa cura di me, è una donna molto forte.
Mentre scrivo sento una voce femminile chiamarmi <<”Ehi John>>” Mi giro a destra ma non vedo nessuno <<”John sono qui! Ehi, John? Lennon cazzo sono qui dietro di te, sei cieco anche con gli occhiali?>>”.
Mi giro indietro e vedo avvicinarsi una ragazza dai lunghi capelli marroni, alta e slanciata, ma certo è Johanna la mia migliore amica, nonché vincitrice degli Hunger Games di qualche anno fa, era la terza edizione della memoria.  Ha la mia stessa età e il mio nome al femminile. Joa è una delle poche persone di cui mi fidi veramente, nel vederla mi libero dai pensieri negativi, dalla frustrazione e dalla rabbia. Oggi indossa una semplice salopette di jeans, e gli stivali marroni da boscaiolo. <<”Ehi Mason>>” Le dico alzandomi, mentre le vado vicino noto la sua bellezza, così perfetta nelle sue forme da donna, così bella nei suoi lineamenti. Ci conoscemmo l’anno scorso, davanti al negozio di libri, ci provai con lei, ma Joa si oppose. Poi un giorno decidemmo di farlo, mi sentivo euforico, il cuore batteva a mille ed ero eccitatissimo, ero così eccitato che mentre camminavo sentivo il mio amichetto camminare con me. Appena arrivai nel villaggio dei vincitori vidi la mia amica davanti casa, con indosso un accappatoio blu. Ma mentre ci stendemmo sul letto io notai il fuoco scoppiettare e dissi <<”Bel caminetto tesoro, tutto in legno lucido, deve esserti costato parecchio>>” lei fece una sonora risata e mi disse <<” vedi quello? Quello è legno norvegese, te lo sogni un legno così bambolo>>” così invece di fare sesso finimmo per bere del vino davanti al fuoco, lei ad un certo punto mi mise le mani sulle spalle, mi buttò a terra e mi disse<<”Ora non sei tu ad avermi, ma sono io ad avere te>>” rise mentre faceva finta di orgasmare, finimmo per diventare migliori amici. Da quel giorno infatti siamo inseparabili.
<<”Come sta la mia assassina preferita?>>” le dico sorridendo. Lei si siede sulla radice più grande ridacchiando dice <<”Oh io sto bene dai, sbaglio o scrivevi qualcosa?>>” mi guarda incuriosita mentre si passa le lunghe mani fra i capelli <<”Oh si, e sai tu mi hai dato l’ispirazione tesoro>>” dico facendo una vocina buffa <<”Io, dai John  non dire cazzate>>2 <<”Dico davvero Joa>>” dico assumendo un’espressione seria <<”Oddio, devo avere paura? E beh sentiamo cosa avresti scritto su di me talpa?>>” è curiosa e divertita allo steso tempo, lo sento nella sua voce e lo vedo dal suo sguardo <<” Oh beh, riguarda quella volta che cercammo di scopare e tu te ne uscisti con un “Quello è legno norvegese, te lo sogni un legno così bambolo” beh su quello>>” a questo punto, Joa spalanca gli occhi per poi scoppiare in una forte risata <<” Ma dico Lennon, te lo sei mangiato il cervello? Cioè…io… oddio John>>”Ride a crepapelle, ma io colgo l’occasione e inizio a cantare la mia canzoncina<<”I once had a girl or should I say She once had me>>” <<”Romantica come canzone devo dire, oddio basta aiutami a respirare, sei un mito Johnny. Comunque, come stai talpa?>>”  <<” Di merda>>” dico sbattendo i piedi sulla radice. Joa mi arruffa i capelli ramati e mi guarda negli occhi color nocciola <<” per la mietitura eh?>>” tiro un ruggito di rabbia mentre le parole escono dalla mia bocca <<”Si, è per la fottuta mietitura, Capitol merda, non possono mandarci i loro figli agli Hunger Games no eh? Ah vero si romperebbero un’unghia, che odio>>” Urlo, do a pugni il tronco, mi mozzico il labbro. Ma Joa è pronta a consolarmi dicendomi<<” ehi Johnny non ci sei solo tu nella boccia dei nomi, vedrai che non ti pescheranno>>” <<” E se mi pescano? Io non voglio morire, io voglio godermela la vita cazzo. Non voglio>>”  <<”E se ti pescano io sarò il tuo mentore,  e poi tu sei forte Johnny>>”. <<” John Johanna, muovetevi sta per iniziare la mietitura>>”  vedo avvicinarsi a noi mia zia e mia madre, corrono e sembrano molto stanche, nel vederle mi metto le mani sul volto e poggio la testa sulla spalla della mia amica, inizio a sudare freddo, a tremare, non faccio mai così e penso a quello che direbbero i miei compagni di classe nel vedere me, John Lennon il bullo della scuola piangere, pensano di conoscermi quelli, ma si sbagliano. Forse solo Joa, mamma e zia conoscono il vero me, senza la mia maschera.
<<”Dai John, andiamo amico mio, vedrai andrà tutto bene>>” Johanna mi accarezza la testa e mi abbraccia dolcemente, poi ci alziamo in piedi e raccolgo con un fastidioso groppo in gola la penna e il quaderno riponendoli nello zaino. Mentre ci allontaniamo dal lago do un ultimo sguardo al mio piccolo angolo di paradiso, poi camminiamo nel bosco, riesco a sentire gli uccelli cantare, loro sono tranquilli non devono andare in un’arena a morire. Sorrisi, carezze, abbracci e parole di conforto mi sono riservate dalle tre persone più importanti che ho. Prima di andare al mio posto abbraccio mia madre che nel suo vestito di velluto verde sembra una ninfa, il rossetto rosso sulle sue sottili labbra, i capelli raccolti in una mezza coda. Poi guardo zia, che nel suo vestito a fiori rosa e azzurri mi ricorda la primavera, i capelli corti ben pettinati e un leggero trucco sul volto. <<”Non ti pescheranno amore mio>>” Dice la mamma sorridendomi <<”E se lo fanno>>” <<”Farai vedere loro di che stoffa sei fatto John>>” risponde pronta mia zia. Poi vado a prendere posto, il travestito di Capitol City estrae dalla boccia di vetro una ragazza biondiccia che si avvia lentamente verso il palco, sento i suoi singhiozzi, è rossa in volto.
<<”Ed ora il giovane tributo>>” Ma come cazzo parla questa. Ansia, sudore, stomaco in subbuglio, ho un mix di dolori in me. Vorrei urlare e scappare via ma appena vedo il bigliettino ansimo. <<”E il tributo è..>>” Dai cazzo non tenerci sulle spine>>” dico, poi la donna apre il biglietto e urla <<”John Lennon>>” Sono fottuto, sono praticamente caduto nella rete, perfetto insomma. Ma non posso rimaner qui fermo, così tiro un sospiro e indosso la mia maschera da duro mentre mi avvio sul palco, vedo Johanna mordersi freneticamente il labbro.
Al palazzo di giustizia, abbraccio mia zia e mia madre, mi tranquillizzano e mi stringono forte. Poi salgo sul treno con Joa, li la mia amica mi mette una mano sulla spalla dicendo<<”Tu vincerai, sai dare a pugni, a calci, e sai fare a botte. John tu uscirai dall’arena vincitore, te lo prometto.>>” <<”Tu ci sei riuscita, Io no>>” <<”Ho detto che vincerai cazzo>>” alza la voce mentre mi scuote per le spalle <<” Tu vincerai per me,per tua zia e tua madre, e per il nostro distretto. John sei una persona migliore di quanto tu credi. Ti giuro che vincerai John.>>” annuisco accennando un lieve sorriso, ma lei non si ferma e mi dice <<”Vincerai?>>” <<”Vincerò”>>.
 
 
 
Ed ecco un nuovo capitoloooo. Mi spiace annunciarvi che non ci sarò per molto tempo causa.. vacanze.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Vi prego di recensire e vi auguro di fare delle belle vacanze.
 

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Capitolo 4
*** Stuart ***


Eccomi finalmente qui dopo tantissimo tempo, si lo so sono da uccidere ma ho avuto vari problemi. Vi lascio al nuovo capitolo che avrà come protagonista Stuart, Buona lettura. Stuart P.O.V DISTRETTO 12 La ragazza dal lungo vestito azzurro siede spensierata sul verde prato, attorno a lei crescono fiori dai mille colori e profumi. Il cielo azzurro è interrotto dal sole alto e luminoso. Dipingere mi calma, mi rende più sereno. Nel dipinto regna una calma e una bellezza a me sconosciute, il paesaggio è così vero e la ragazza dai capelli biondi sorride, non piange. Il vestito che le ho disegnato, azzurro, è mosso dal lieve vento che le scompiglia di poco i capelli. Vorrei che i miei quadri diventassero reali, vorrei davvero vedere tutta quella vita che metto sulla immobile e splendente tela. Mi guardo attorno lentamente e scruto quella che è la mia camera, un piccolo spazio grigio e quadrato, la scrivania in legno accanto alla finestra, due materassi uniti del centro della camera. Un piccolo armadio a due ante è vicino alla porta, fra la scrivania e l’armadio vi è il mio materiale per dipingere e dei libri di cucito appartenenti a mia sorella Pauline. Mi chiamo Stuart Fergusson Victor Sutcliffe e ho 17 anni, sono del distretto 12 ovvero il distretto del carbone. Ho i capelli di un color nero corvino, lisci e sottili. Gli occhi sono dello stesso colore dei capelli, la mia pelle invece è bianca come il latte. Mi piacerebbe fare il pittore e fare quadri con mio cugino, Peeta, ma entrambi dobbiamo rinunciare al nostro colorato sogno. Lui deve occuparsi del forno ed Io devo lavorare nelle miniere. Mentre rifletto sento il pavimento scricchiolare, qualcuno sta venendo in camera. Mia sorella Pauline è uscita qualche minuto fa e mia madre è a riscaldare l’acqua per la doccia. Dopo qualche secondo scopro chi è il mio ospite misterioso, mio cugino Peeta Mellark. Ha un aspetto orribile, il volto è contorto in una smorfia di terrore il corpo piegato sulle ginocchia e le mani pendolanti. <<” Peeta! Che succede?>>” mi avvicino preoccupato a lui, faccio finta di non sapere come mai sia triste.. la mietitura è oggi. Gli sorrido dolcemente e gli scompiglio i capelli color oro, la camicia bianco perla è mezza fuori e mezza dentro ai pantaloni vellutati di color marrone. Il velluto è una delle mie stoffe preferite, così morbido e caldo così elegante, Io non me lo posso permettere un pantalone in velluto, ma in questo momento vi sono problemi più seri di uno stupido e materiale pantalone. Peeta infatti mi guarda inespressivo e i suoi occhi color noce guardano nel vuoto<<” Peet non puoi ridurti così sai? Non sei l’unico ragazzo del distretto >>” <<” ho tanta paura Stuart, tanta tanta paura. Non voglio finire in un’arena piena di sangue innocente. Non voglio togliere la vita a nessuno e non voglio essere visto come un animale da guerra da un pubblico eccitato>>”. Quelle parole mi turbano e mi fanno pensare a quanto sottile sia il mio filo della vita in questo momento. <<” hai ragione cuginetto mio, nessuno vuole morire ed uccidere degli sconosciuti. Anche io ho avuto gli incubi e ho pianto tanto, ma non è detto che noi andremo in quella maledetta arena>>” mi fissa silenzioso mentre mi apro a lui, il silenzio cala nella stanza per ben 10 minuti. Tiro un sospiro e lui fa lo stesso per poi parlare<<” e se scappassimo? Ce ne potremmo andare nei boschi e vivere come nomadi>>” quanto mi piacerebbe, ma non è possibile penso scuotendo la testa <<” quei pezzi di merda ci troverebbero subito e non oso immaginare quello che ci farebbero>>” <<”Non lo so.. voglio solo svegliarmi da questo incubo>>” <<” purtroppo questo incubo è la nostra vita>>” mi mordo il labbro inferiore per non scoppiare a piangere, ma quello che mio cugino mi dice mi fa cedere <<” Ammazzami, fallo ora e subito. Una pugnalata dritta nel cuore, non ti costa nulla devi solo far penetrare la lama nel cuore, non è difficile Stu.>>” non posso non spalancare gli occhi e piangere, mi alzo tenendo le mani fra i capelli e scuotendo il capo <<” sei pazzo Peeta sei pazzo, non puoi pensare cose del genere sai? >>” <<” allora tu mi odi>>” <<” non potrei mai odiarti>>” gli vado vicino per poi stringerlo forte, entrambi piangiamo ma quest’abbraccio ci conforta parecchio. <<” ma io voglio solo..>>” <<” ssh dai calmati ora su, respira e cerca di stare calmo>>” gli accarezzo delicatamente la chioma dorata portandolo a sedere sul mio letto. Lentamente inizia a respirare normalmente, caccia due fazzoletti per levarci i segni delle lacrime ma io, prendo il suo fazzoletto e inizio a pulirgli il volto. <<” sappi che io ci sarò per sempre Peeta Mellark, sappi che ogni volta che piangerai ci sarà la mia mano pronta cacciar via quelle lacrime, sappi che ti darò forza anche saremo lontani. Promettimi solo di non demoralizzarti e di non pensare negativo ok?>>” <<” ok.. grazie di tutto Stu , sei il fratello che non ho mai avuto e che ho sempre desiderato. Anche io ci sarò per sempre per te>>” mi stringe forte a se ed entrambi rimaniamo immobili per qualche minuto, vorrei fermare il tempo e restare così per sempre. <<” ragazzi muovetevi, i pacificatori stanno facendo il giro di controllo e se vi trovano in camera non so che ci fanno. Scendete >>” mia sorella ci chiama a voce alta, deve aver fatto il bagno in poco tempo. Peeta mi da una pacca sulla spalla ed esce dalla stanza. Per qualche attimo resto immobile, voglio immortalare ogni cosa, ogni singolo oggetto. La tela, il mio amato mondo dove prima immagino e poi creo. I colori così brillanti che fanno a pugni con l’atmosfera circostante. Sospiro e sorrido lievemente. Mi resta solo la fortuna che spero sia dalla mia parte. Lentamente ci avviamo alla mietitura, mia sorella, Peeta e gli altri familiari sono stretti accanto a me. Siamo una famiglia molto unita e ci sosteniamo a vicenda, appena arriviamo ci dividiamo in maschi e femmine e ascoltiamo ansiosi il discorso di ben venuto di Effie Trinket, la capitolina che presenta i tributi del 12. Iniziano le ragazze. <<” il tributo femmina è>>” la voce pimpante di Effie è così disgustosa che le vomiterei in testa. Fra le ragazze vi sono tremolii e gridolini, mia sorella ha 18 anni ed è salva. <<” katniss Everdeen tributo femmina del distretto 12>>” Katniss Everdeen 17 anni, sveglia astuta ed abile cacciatrice di solito ma non oggi. Katniss è pallida e trema lentamente mentre si incammina verso il palco, Effie le sfiora la lunga treccia ridacchiando. Peeta ha una cotta per Katniss, appena vedo mio cugino vedo il suo volto pallido e spaventato. <<”Ora il tributo maschio è.. Peeta Mell>>” No cavolo no, devo fare qualcosa, devo assolutamente fare qualcosa e fermare tutto <<”Mi offro volontario, MI OFFRO VOLONTARIO COME TRIBUTO>>” urlo a squarciagola agitando freneticamente le mani, Peeta è distrutto e mi guarda addolorato, mi abbraccia fino a quando i pacificatori mi vengono a prendere. Salgo lentamente sul palco e stringo la mano a Katniss. In questo momento sono più stordito che impaurito, una serie di immagini ruotano nella mia mente e non riesco a collegare il tutto. Al palazzo di giustizia mia madre piange disperatamente sulle mie spalle mentre mio padre cerca di rassicurarmi che andrà tutto bene. Mia sorella è sconvolta e inizia ad urlare. Peeta trema tutto e piange <<”Dovevo morire io Io Io, vincerai Stu promettimelo, tu ritornerai e nessuno ci separerà. Vinci ti prego, ti prego Stu >>” <<” Io e te ci riabbracceremo capito? E io vincerò per te e per tutta la nostra famiglia.>>” così saluto tutti e mi avvio verso quella che probabilmente srà la mia morte. I miei sogni, le mie speranze, i miei dipinti.. tutti lontani mi sono, ora non mi aspetta che l’arena, devo e dico DEVO uscirne vivo. EEEE SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO : ) MI SCUSO PER EVENTUALI ERRORI DI GRAMMATICA MA COME HO DETTO, NON SONO ITALIANA. ACCETTO CONSIGLI DA TUTTI E.. RECENSITE PERFAVORE. ALLA PROSSIMAAA.

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