Fire and Ice

di Triz
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'ambasciatore di Efesia ***
Capitolo 2: *** Il matrimonio combinato ***
Capitolo 3: *** Re Thomas ***
Capitolo 4: *** La festa da ballo ***
Capitolo 5: *** Preparativi per le nozze ***
Capitolo 6: *** Un vaporoso candore ***
Capitolo 7: *** Il consiglio del Granpapà ***
Capitolo 8: *** Il potere di Thomas ***
Capitolo 9: *** Stranezze e confessioni ***



Capitolo 1
*** L'ambasciatore di Efesia ***


Capitolo 1
L'ambasciatore di Efesia
«Madre, è stato un incidente!».
La regina Eloise abbracciò il proprio bambino in lacrime e lo sollevò. Alle sue spalle, i soldati e i civili si adoperavano per spegnere l'incendio che stava distruggendo il palazzo reale.
«Thomas...».
«Io ci provo, madre, ma ti giuro che non volevo!» strillava il piccino tra i singhiozzi.
«Andrà tutto bene, Thomas, andrà tutto bene» gli sussurrò all'orecchio la regina mentre l'incendio veniva domato.


Ventitré anni dopo...
«Regina Elsa, io accetto!».
Era il giorno delle udienze ed Elsa sobbalzò alla vista del nobile di alto lingaggio che l'aveva appena salvata da un imbarazzante sonnellino, frutto delle cinque ore di incontri, sorrisi e "Farò quanto in mio potere per risolvere il suo problema".
«Accettate cosa?».
«Di sposarvi, Maestà» disse il nobile ed Elsa alzò un sopracciglio: «Una simpatica bambina all'ingresso mi ha detto che vorreste convolare a nozze».
"Kitty, di nuovo" pensò Elsa scuotendo la testa. Kirsten, la figlia di Anna e Kristoff, aveva l'abitudine di cercare un fidanzato per la zia; Elsa aveva ormai perso il conto delle facce deluse al suo...
«Vedete, mia nipote ha una fortissima immaginazione» disse la regina di Arendelle e il nobile, come previsto, sembrò molto deluso: «Mi dispiace, ma per il momento non ho alcun interesse a sposarmi».
«Capisco» borbottò lui, si inchinò e con un saluto si allontanò ingobbito.

«Kitty, non puoi andartene in giro a cercare fidanzati per zia Elsa» disse Kristoff alla figlia poco dopo a pranzo.
La bimba annuì imbronciata e tornò alla zuppa: «Ma io non voglio che zia Elsa rimane sola con tanti gatti» protestò.
«Elsa non rimarrà sola con tanti gatti, ci sei tu, noi, Olaf e Sven» disse Anna.
«Ma non è la stessa cosa».
«Ascolta, Kitty» disse Elsa: «Quando mi sposerò, tu sarai la prima a saperlo».
«Dici sul serio?» esclamò Kitty alzandosi in piedi e Elsa annuì. In quel momento, la porta si spalancò di colpo e Olaf entrò di corsa con la sua nuvoletta e l'annunciatore di corte alle calcagna: «Elsa, un ambasciatore dal regno di Efesia chiede di te!» disse il pupazzo di neve.
«Dice anche che è molto importante» concluse l'annunciatore.
«Fallo entrare nella sala delle udienze!» ordinò Elsa alzandosi in piedi e lasciò la sala da pranzo.

«Un mese fa, dopo una lunga malattia, la nostra amata regina Eloise è deceduta, purtroppo» mormorò mestamente il granduca di Joensen, l'ambasciatore di Efesia, ed Elsa chinò il capo.
«A nome del popolo di Arendelle vi porgo le mie condoglianze per questa perdita».
Dopo un attimo di silenzio, l'ambasciatore proseguì: «Il nostro re Thomas mi ha mandato da voi per annunciarvi il suo arrivo ad Arendelle per incontrarvi in nome dell'amicizia che ha da sempre legato le due casate».
«D'accordo».
«E per discutere sui preparativi».
«Quali preparativi?».
«Non sapevate, regina Elsa?» disse l'ambasciatore con un sorriso: «I vostri genitori e i sovrani di Efesia avevano combinato le vostre nozze con il re Thomas».






Note dell'Autrice
Buonasera,
io sono Triz e pochi giorni fa ho visto Frozen. Inutile che mi sono gasata talmente tanto da buttare giù questo ipotetico seguito.
Dunque, Kirsten, detta Kitty, è la figlia di Kristoff e Anna ed è un personaggio di mia invenzione, così come ho inventato il regno di Efesia e tutti i personaggi a esso collegati.
La trama è ancora in fase di lavorazione, ci sarà un piccolo riferimento al film Penelope, un po' di azione e... Boh, spero solo che l'idea vi piaccia, anche se immagino che non sia originalissima.
Chiunque mi farà notare OOC di personaggi vari avrà la mia immane gratitudine.
Alla prossima,
Triz

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Capitolo 2
*** Il matrimonio combinato ***


Capitolo 2
Il matrimonio combinato
Elsa era pietrificata.
Con gli occhi azzurri sgranati dall sorpresa, la regina strinse con vigore i braccioli del trono: «Qualcosa vi turba, signora?» mormorò il granduca perplesso.
«No, sono solo sorpresa. I miei genitori non mi hanno mai parlato di questo matrimonio».
Il granduca non si scompose e frugò nella borsa da viaggio che aveva con sé: «Se non vi fidate delle mie parole, ho qui il documento che...».
«Non è una questione di malafede, è solo che devo elaborare questa notizia».
«Ho capito».
«Scrivete a re Thomas, ditegli che accetterò di incontrarlo qui ad Arendelle».
«Come desiderate, regina Elsa».
Elsa sospirò per calmarsi mentre l'ambasciatore lasciava la sala con un inchino.

«Un cosa?».
«Un matrimonio combinato, Anna» disse Elsa non appena ebbe raggiunto la sorella: «I nostri genitori hanno combinato il mio matrimonio con questo re Thomas».
Alla parola "matrimonio", Kitty non aveva più ascoltato niente e si era messa a saltellare in giro: «Che bello, zia Elsa si sposa!» esclamava allegramente.
«Non è una certezza, l'ambasciatore ha detto che re Thomas deve sistemare alcune cose a Efesia» disse Elsa: «Arriverà tra due settimane con il suo consigliere, mentre il granduca di Joensen resterà qui. Se tutto andrà bene, il matrimonio si celebrerà tra tre mesi».
«Se tutto andrà bene? Cosa intendi?» chiese Kristoff, che fino a quel momento non aveva parlato.
Elsa non rispose e si chinò su Olaf, che aveva cominciato anche lui a saltellare per la stanza con Kitty: «Olaf, devi andare via da Arendelle per un po'» disse e il pupazzo rimase di sasso.
«Perché?».
«Re Thomas non deve scoprire i miei poteri, almeno non adesso» disse la regina: «E se dovesse trovare un pupazzo di neve che se ne va in giro per il castello si insospettirebbe».
«Ma potrò tornare per il matrimonio?».
«Certo che potrai tornare».
«Ti verrò a cercare di persona con Sven, Olaf» lo rassicurò Kristoff e Olaf, seppur a malincuore, accettò.

Appena Olaf partì da Arendelle, Elsa annunciò in un discorso le nozze combinate e il regno fu in agitazione giorno e notte. Nobili e plebei, poveri e ricchi, adulti e ragazzini si stavano organizzando per accogliere al meglio il piccolo seguito del re di Efesia e del suo consigliere, che sarebbe stato il testimone di nozze del futuro sposo. Durante lo stesso discorso, Elsa aveva chiesto di non fare cenno ai suoi poteri per non turbare il re e aveva assicurato che sarebbe stata lei a dirglielo.
E fu così che, il giorno dell'arrivo di Thomas, Elsa si trovò sulla scalinata del palazzo reale tirato a lucido: al suo fianco, Anna e la sua famiglia la rassicuravano a furia di sussurri.
«Non agitarti, Elsa, andrà alla grande» diceva Anna.
«E non preoccuparti dei tuoi poteri, ormai sono cinque anni che hai imparato a controllarli» aveva aggiunto Kristoff.
«Lo so» disse Elsa a denti stretti stropicciandosi i guanti blu che indossava.
Improvvisamente, un brusio accese il popolo di Arendelle accorso per vedere il re di Efesia: «Sta arrivando, mio Dio!» disse una donna particolarmente agitata.
Elsa avverti una stretta allo stomaco, mentre all'orizzonte compariva una figura a cavallo.





Note dell'Autrice
E Olaf ce lo siamo levato, veh!
Comunque sì, credo che aggiornerò ogni martedi a quest'ora, più o meno.
Ne approfitto per ringraziare karygreenstar per aver recensito il primo capitolo.
Alla prossima,
Triz

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Capitolo 3
*** Re Thomas ***


Capitolo 3
Re Thomas
«Ah, Arendelle!» esclamò il consigliere Andersson non appena furono in vista del regno. Il piccolo seguito che accompagnava re Thomas si era fermato per una sosta e il sovrano, appena sceso dalla sua carrozza, ammirava la vista con il consigliere: «Sono... uhm, trentaquattro anni o giù di lì che non ci vado, Maestà, sapevate?».
«Su, Cornelius, cosa sono questi formalismi?» domandò re Thomas con una mezza risata: «D'accordo che sono re di Efesia e tutto quanto, ma puoi continuare a chiamarmi Thomas e a darmi del tu!».
«E va bene, Thomas» disse il consigliere bonariamente, poi la sua espressione divenne seria: «Tutto andrà per il meglio, se sai quello che intendo» disse toccandogli la spalla.
«Lo spero tanto» disse Thomas con un sospiro. Si avvicinò a uno dei cavalli e lo sellò: «Da qui ad Arendelle andrò a cavallo» disse a un attendente del seguito e questi annuì.

«Va bene, ora mi sto agitando» disse Elsa stropicciandosi i guanti in modo più violento: «Perché non ho chiesto all'ambasciatore di descrivermelo?».
«Beh, male che vada avrà acne in abbondanza» disse Anna allegra.
Il silenzio tombale gravò su Arendelle, interrotto da un "Oh" sorpreso man mano che il regale ospite si avvicinava. Quando re Thomas fu a cinquanta metri, smontò da cavallo e proseguì a piedi.
Il viso del re di Efesia era coperto da una folta barba nera, così come neri erano i capelli corti. Vestiva un uniforme blu notte con decorazioni dorate sul petto, mentre una spada era tranquilla nella sua fodera viola come i guanti che indossava. Elsa ringraziò il cielo che re Thomas fosse privo di acne.
Uno stalliere si fece avanti e prese il cavallo di Thomas, portandolo alle stalle mentre il re rivolgeva a Elsa un inchino che la regina ricambiò: «Voi siete la regina Elsa di Arendelle, suppongo» mormorò Thomas.
«Esattamente, quindi voi siete re Thomas di Efesia».
«Così dicono» mormorò il re ed Elsa sorrise: «Perdonatemi se oso dirvelo, ma vi immaginavo diversa».
«Non avete di che farvi perdonare, anzi anche io credevo di trovarvi...» "Con molta acne" «Diverso».
Un breve silenzio imbarazzato seguì la conversazione, mentre il seguito di re Thomas raggiungeva Arendelle.
«Vi vorrei presentare il mio consigliere, Cornelius Andersson» disse il re quando il consigliere lo raggiunse e questi si inchinò. Il consigliere aveva dei lunghi baffi bianchi, era completamente calvo e sembrava parecchio arzillo per la sua età: «Sono lieto di conoscervi, Maestà» disse.
«A nome del mio popolo, vi do il mio benvenuto ad Arendelle» mormorò Elsa e indicò Anna e la sua famiglia: «Vi presento mia sorella Anna, suo marito il principe Kristoff e la loro figlia, nonché mia nipote, la principessa Kirsten».
Continuarono con questi convenevoli per un po', poi Elsa disse: «Se il viaggio non vi ha troppo stancato, sire, vorrei mostrarvi il palazzo reale».
«Mi piacerebbe moltissimo» disse il re e il piccolo gruppo entrò nel palazzo.

«Noto con piacere che hai fatto colpo, Elsa».
«Dici, Anna?».
Le due sorelle si stavano cambiando per il ricevimento con festa da ballo che si sarebbe tenuta in onore di Thomas entro pochi minuti, mentre il re di Efesia era nei suoi appartamenti a fare altrettanto.
«Non lo hai sentito, quando parlava? "Vi immaginavo diversa", "Mi piacerebbe moltissimo" e non ti ha staccato mai gli occhi di dosso!» diceva Anna avventurandosi dentro il guardaroba: «Fidati di me, Elsa, lo hai colpito eccome!».
«Con cosa? Con un bastone?».
«Oh oh oh, che sorella spiritosa che ho!» commentò Anna sarcastica. Finirono di prepararsi e uscirono dalla stanza, dove Kristoff e Kitty le aspettavano russando da più di un'ora.

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Capitolo 4
*** La festa da ballo ***


Capitolo 4
La festa da ballo
«Il re Thomas del regno di Efesia e la regina Elsa del regno di Arendelle» dichiarò solenne l'annunciatore e tutti gli invitati si inchinarono e applaudirono alla vista dei due sovrani che ricambiavano i loro sorrisi, poi le danze ripresero sfrenate al ritmo della piccola orchestra in un angolo.
«Regina Elsa, mi concedete l'onore di ballare con voi?» domandò Thomas mentre Kitty e Kristoff sfrecciavano davanti a loro.
«Mi dispiace deludervi, ma purtroppo non ballo» Elsa alzò le spalle: «Non ho mai imparato».
«Devo confessarvi che è la prima volta che sento di una nobildonna che non ha mai imparato a ballare» ammise Thomas con un sorriso: «Vi sembro indiscreto se vi chiedessi di darci del tu, d'ora in poi?».
«No, non direi».
«Allora devo dirti che neanche io ho mai imparato a ballare» disse Thomas ed Elsa sorrise: «Nessuno di noi due sa ballare, Thomas, quindi non credo che dovremmo esibirci ora» disse la regina.
«Sono d'accordo con te».
Intanto i balli proseguivano, per cui nessuno notò che Elsa e Thomas erano usciti nell'ampio terrazzo che dava su Arendelle.

"Affinità" fu la prima parola che Elsa ebbe in mente iniziando a conversare con Thomas sul balcone del palazzo reale: era cominciato dal loro incontro e questo pensiero non aveva fatto che ossessionarla per tutta la giornata. Giocherellando distrattamente a botta e risposta, Elsa sentiva che c'era qualcosa che la accomunava al re di Efesia e forse era per questo che, rispetto a un comune ospite, Elsa si accorse di aprirsi sempre di più a Thomas.
«43 di scarpe. Cibo preferito?».
«Cioccolato per tutta la vita. Ami i cani?».
«Francamente preferisco i gatti. Allergie?».
D'altro canto, rifletteva Elsa, era ancora troppo presto per dire se provava qualcosa o meno per Thomas. Fidarsi e amare ciecamente di un uomo appena conosciuto aveva quasi portato Arendelle alla rovina già una volta ed Elsa non voleva ripetere lo stesso errore. Il ricordo di aver congelato il cuore di Anna e della spada di Hans alzata su di lei le fece dire sovrappensiero: «Hanno cercato di uccidermi, cinque anni fa» pentendosene all'istante.
A quell'affermazione, Thomas rimase costernato: «Chi è stato?» chiese serio in volto.
«Un principe delle Isole del Sud, voleva sposare mia sorella e uccidermi per mettere le mani su Arendelle» disse Elsa, che ormai si sentì in dovere di dare spiegazioni: «Se non fosse stato per Anna, probabilmente ora sarei morta».
«E lui è stato punito?».
«Dal momento che non mi aveva ucciso, lo hanno solo privato dei suoi titoli e lo hanno esiliato. L'ultima volta che ho sentito parlare di Hans è stata quando ha preso i voti ed è entrato in un convento a Napoli due anni fa».
L'argomento Hans causò un silenzio cupo sulla coppia reale, poi fu Elsa a prendere la parola: «Sei appena arrivato e io ti annoio con argomenti deprimenti come questo, scusami».
«Scusarti?».
«Credo che sia la prospettiva del matrimonio» disse Elsa con un sospiro: «Non offenderti, Thomas, ma l'idea di sposare un uomo che conosco appena non mi attrae molto».
«Neanche a me piace» replicò Thomas: «È stato il mio consigliere a insistere per celebrare le nozze in fretta».
«Senza contare che ormai è tardi per cambiare idea».
«Appunto».
Elsa si sentì tirare la manica del vestito e si voltò, incrociando gli occhioni di Kitty: «Zia Elsa, mamma dice che è appena arrivato il dolce e che se non vieni se lo mangia tutto lei» mormorò la piccola.
«Dille che stiamo arrivando».
La bambina, però, non si muoveva: «Non ve lo date un bacino?» pigolò speranzosa.
«Ma è troppo presto» cercò di ribattere Elsa.
«E allora? Io non me ne vado se non vi baciate» disse la bambina irremovibile e incrociò le braccia.
Elsa aprì bocca per ribattere ancora, ma Thomas le schioccò un piccolo bacio a sorpresa sulla guancia: «Va bene così?» chiese lui.
«Può andare» rispose Kitty con una smorfia e ritornò al ballo seguita da Elsa e Thomas.

Kristoff si era allontanato dal ballo, il tempo di portare una carota a Sven e tornare, altrimenti la noia lo avrebbe distrutto.
Stava uscendo dalle stalle dopo aver convinto Sven a provarci con una graziosa renna femmina appena arrivata alla stalla, quando Kristoff udì due attendenti del seguito di Thomas chiacchierare tra loro giocando a carte.
«Credi che il re si controllerà al matrimonio?» domandava uno pescando una carta.
«Se il consigliere Andersson dice di sì, non vedo per quale motivo dobbiamo dubitare di lui» mormorò l'altro attendendo la mossa del compagno.
«Sì, ma dopo quella brutta storia a Efesia...».
«Sono passati più di vent'anni, credi che non abbia imparato?» ribatté il secondo attendente.
Titubante, Kristoff ritornò al palazzo senza farsi notare, sperando di poter scoprire di più in seguito sul suo futuro cognato.



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Apro quest'angolino per dire che l'immagine a sinistra è un possibile prestavolto di Thomas.
Inoltre, ringrazio Simpaleo e wings1873 per aver recensito lo scorso capitolo :)
Annuncio che sabato 16 agosto, in occasione del mio compleanno, pubblicherò un altro capitolo di Fire and Ice.
Alla prossima!

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Capitolo 5
*** Preparativi per le nozze ***


Capitolo 5
Preparativi per le nozze
Le grida terrorizzate di una bambina gli devastarono le orecchie.
Suo padre, il generale dell'esercito, dava ordini ai soldati accorsi al palazzo: «Thomas, vieni con me!» gli aveva gridato la regina sua madre e due forti braccia lo avevano sollevato per trascinarlo via.
Thomas alzò gli occhi e vide Cornelius guardarlo costernato e spaventato allo stesso tempo: «Thomas, che cosa hai fatto?» domandò e il bambino percepì una nota strana della sua voce.


Thomas si sedette di scatto sul letto, ansimando e sudando a causa dell'incubo. Cercò a tentoni i guanti sul comodino e li indossò in fretta, poi si afferrò la testa tra le mani: «Calmati, Thomas, è stato un incubo» mormorò tra sé facendo lunghi respiri profondi.
Si guardò intorno cercando di capire dove fosse, poi ricordò: era ad Arendelle già da un mese per preparare le sue nozze con Elsa e quel giorno dovevano andare alla cattedrale del regno per le decorazioni.
«Come ha detto Cornelius? Concentrati su un particolare della tua vita che ti possa tranquillizzare, concentrati» disse chiudendo gli occhi.
Elsa, le sue nozze, Elsa, la famiglia della sorella di Elsa, Elsa, Sven, Elsa, le passeggiate per Arendelle con la regina... Thomas sospirò sollevato e riaprì gli occhi, trovandosi il faccino di Kitty a pochi centimetri dal viso.
«Perché parli da solo?» borbottò corrucciata.
«Non ti hanno insegnato a non entrare nelle camere altrui senza permesso?» rispose Thomas altrettanto corrucciato.
La bimba alzò le spalle e scese dal letto: «La zia ti sta aspettando per fare colazione» mormorò uscendo da una porta secondaria di cui Thomas non era a conoscenza.

«Kitty è fatta così, ha preso molto da mia sorella Anna» disse Elsa nel tragitto verso la cattedrale: «Ora che non deve più trovarmi un fidanzato, ha cominciato a esplorare il castello».
«Capisco» mormorò Thomas sovrappensiero.
«C'è qualcosa che non va, Thomas?» domandò Elsa: «Da stamattina mi sembri così cupo. Pessime notizie da Efesia?».
«Peggio, un incubo» rispose lui, poi stirò un sorriso verso la fidanzata ed entrarono insieme nella cattedrale. Il luogo sacro era tra le chiese più grandi che Thomas avesse mai visto: nonostante le grandi vetrate che permettevano alla luce del sole di entrare, la semioscurità e il freddo dominavano la cattedrale, mentre i passi dei reali echeggiavano lungo la navata.
«Prima che lo incontri, Thomas, devo avvisarti che padre Nilsson è un tantino eccentrico».
«In che senso?».
La risposta non tardò ad arrivare con un suono metallico che fece sobbalzare i due sovrani. Una donna, l'unica che in quel momento frequentava la cattedrale, alzò gli occhi al cielo e accorse in soccorso del religioso: «Padre Nilsson, di nuovo!» disse la donna. Dopo alcuni bisticci, padre Dan Nilsson venne incontro ai due regali sposi allargando le braccia.
«Regina Elsa, è un onore vedervi qui, per me» disse padre Nilsson con un largo sorriso. Aveva celebrato le nozze di Anna e Kristoff praticamente tra le lacrime per la gioia e, trent'anni prima, era stato scelto per unire in matrimonio i genitori delle due sorelle perché la madre del re voleva un tipo allegro per un giorno allegro.
«Sono felice di sentirvelo dire, padre» rispose Elsa: «Vi presento re Thomas di Efesia, sarà lui il mio futuro sposo».
Il prete cercò gli occhiali e li inforcò, triplicando le dimensioni degli occhi: «Sono lieto di incontrarvi, padre Nilsson» mormorò Thomas.
«Anche io, anche io» disse il religioso: «A cosa devo la vostra visita?».
«Dovevamo definire gli ultimi dettagli per la decorazione della chiesa. Le avevo anche mandato un biglietto, ricorda?».
«Ecco, il biglietto. Vedete, Maestà, io, ehm, l'ho dimenticato da qualche parte e lo stavo giusto cercando quando... Oh, ma non siete qui per la mia memoria che ogni tanto va in vacanza, giusto?» rise padre Nilsson. Elsa e Thomas si armarono di tanta pazienza.

«Elsa vorrebbe che il banchetto si tenesse qui» disse Anna osservando l'enorme sala da pranzo. Lei e Kristoff avevano il compito di organizzare il banchetto del matrimonio, ma l'uomo aveva in mente di tutto, fuorché il probabile menu.
«Gli sposi si metteranno lì, credo» mormorò Anna indicando un punto della stanza: «Chissà se Elsa metterà qui anche la pista da ballo».
«Mh» emise Kristoff.
«Oppure potrebbero spostarsi di là, ma ne dubito».
«Mh».
«Kristoff, mi stai ascoltando?».
L'ex venditore di ghiaccio si voltò verso la propria consorte, con un volto serio che Anna non vedeva da cinque anni: «Anna, non credi che re Thomas stia nascondendo qualcosa?».
«Cosa te lo fa pensare?».
Kristoff le raccontò della conversazione dei due attendenti di un mese prima: «E stamattina, Kitty mi ha detto che lo ha sentito parlare da solo di qualcosa su cui concentrarsi» concluse e Anna si toccò il mento con un dito.
«Qualunque cosa sia, non possiamo allarmare Elsa senza prove certe» convenne Anna dubbiosa: «E se dovesse tentare di uccidere Elsa durante il matrimonio, sicuramente lei lo fermerà con i suoi poteri».
Kristoff annuì e non riprese più l'argomento, sperando che fosse il re di Efesia a uscire allo scoperto. Anna pregò invece che Kristoff avesse torto.

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Capitolo 6
*** Un vaporoso candore ***


Capitolo 6
Un vaporoso candore
Dalla finestra della sua stanza, Elsa osservava lo spiazzo sottostante, dove alcune guardie si esercitavano con la scherma. Con la spada in mano, anche re Thomas aveva deciso di unirsi a loro e ora fronteggiava il capitano delle guardie di notte, che gestiva l'esercitazione.
Le armi di Thomas e del suo avversario tintinnarono e, con una certa forza, il re allontanò da sé lo sfidante e lo disarmò. Vedendo Thomas restituire l'arma al compagno, Elsa sorrise e sospirò.
«E siamo a quattro sospiri!» esclamò Anna trionfante: «Ami Thomas, è ufficiale!».
«Ma cosa dici?» ribatté Elsa e Anna sorrise nel vederla arrossire fino alla punta dei capelli biondi: «È molto gentile e affettuoso, andiamo praticamente d'accordo su tutto...».
«Ed è un bel ragazzo, ammettilo».
«Ha il suo fascino» ammise Elsa: «Gli voglio bene, ma non lo amo alla follia come invece tu credi» aggiunse, decisa a non darle quella soddisfazione neanche morta.
«E perché no?».
«Perché... perché ha la barba! Santo cielo, sembra un riccio!».
«Non prendermi in giro, Elsa» disse Anna alzando un sopracciglio: «È un po' deboluccio, come motivo».
Elsa fremeva di frustrazione: mai una volta che sua sorella si arrendesse e le desse ragione! Senza contare che Anna si era fissata con la storia che lei provasse qualcosa per Thomas, cosa non vera, come aveva precedentemente detto.
Quasi non vera, effettivamente.
Perché non riusciva a spiegarsi quell'affinità, quel senso di avere qualcosa in comune che provava ogni volta che parlava con Thomas e che non aveva mai sentito nemmeno con sua sorella Anna, che ultimamente si lamentava del fatto di sentirsi un po' messa da parte con questa scusa del matrimonio.
«Maestà».
Elsa si voltò e vide l'annunciatore inchinarsi di fronte a lei: «Madame Satine è appena arrivata con l'abito da sposa».
«Ah, già. Ditele di raggiungermi qui» ordinò Elsa, lodando il tempismo della sarta più ambita del regno.
«Madame Satine? Madame Satine?!?» balbettò Anna sbiancando. Autoritaria come un generale, la Satine aveva fatto passare ore da incubo quando aveva confezionato il vestito di Anna per il matrimonio e da allora la principessa nutriva timore nei confronti di quella donna piccola e tozza.
Ed eccola che arrivava, seguita da un servitore che trasportava un carrellino coperto da un immenso telo rosa: «Maestà, sono onorata di essere stata scelta per disegnare il vostro abito» disse con un tono mieloso, mentre il servo si allontanava. Elsa sorrise: l'alternativa a Madame Satine erano due sarte che si erano scazzottate davanti alla porta del palazzo per decidere chi doveva occuparsi dei disegni.
Anna approfittò dell'attenzione su Elsa per cercare di svignarsela, ma in quel momento entrarono le tre figlie gemelle di Madame Satine, talmente simili tra loro che non si sapeva chi si occupava degli accessori, chi delle scarpe e chi del trucco e parrucco.
«Salve, principessa Anna!» la salutarono il trio allegramente e la madre le fulminò con lo sguardo, mentre Anna sbiancava ancora di più.
«Siete in presenza della regina e di sua sorella, comportatevi civilmente» sibilò tra i denti, prima di rivolgere nuovamente un radioso sorriso a Elsa, che disse: «Vorrei provare l'abito nella stanza accanto per fare una sorpresa ad Anna».
«D'accordo, come desiderate. Josy, Johanna, Julia, seguitemi!» ordinò risoluta Madame Satine aprendo la porta della stanza indicata da Elsa. La sarta, le sue tre figlie, il vestito e la regina furono risucchiati dalla porta e Anna attese, ammazzando il tempo con il chiacchiericcio che si udiva al di là della porta.
«Signora, trattenga il respiro... Cooosì».
«AHIA!».
«Josy, cosa combini?».
«Mi scusi, maestà».
«Mamma, ha congelato la sedia».
«Non è affar tuo, Johanna, e prendi gli accessori».
«Non è un problema, passatemi i guanti».
«Avevate detto scarpe col tacco o ballerine? Non me lo ricordo».
Anna desiderò essere una mosca per poter vedere cosa stesse accadendo, ma in cuor suo sperò che l'attesa e le sofferenze di Elsa si risolvessero in un buon risultato. La porta si aprì in uno spiraglio e uscirono le tre ragazze, che sorridevano radiose e si scambiarono un cinque sonoramente. Dopo di loro, Madame Satine uscì con un'espressione radiosa sul viso che cercava di nascondere gli occhi lucidi.
Uscì Elsa e davanti a lei Anna rimase a bocca aperta.
«Cosa ne pensi, Anna?».
La principessa non riusciva a esprimere od ordinare pensieri coerenti: il corpetto candido in raso aveva una scollatura a cuore ed emergeva da una vasta gonna che si lasciava alle spalle un lungo strascico. Una tiara argentata reggeva il velo nuziale e i capelli erano raccolti in uno chignon.
«Elsa, sei meravigliosa».
«Sul serio?».
Anna annuì ed Elsa fece un giro su sé stessa.

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Capitolo 7
*** Il consiglio del Granpapà ***


Capitolo 7
Il consiglio del Granpapà
Kristoff decise di agire.
Fissando la slitta a Sven, il ragazzo attese l'arrivo di Thomas, che stava rinfoderando la spada e salutando le guardie: «Thomas, hai un momento?» chiese raggiungendolo.
«Cosa c'è, Kristoff?».
"Speriamo che abbocchi" pensò Kristoff: «Stavo per andare da alcuni amici ad invitarli al matrimonio» disse e Thomas alzò un sopracciglio.
«Credevo che gli inviti fossero stati mandati tutti» obiettò il re.
«Questi amici sono, in un certo senso, isolati dal mondo» ribatté Kristoff: «Ed è da un po' di tempo che non li vedo, quindi voglio cogliere l'occasione per andarli a trovare. Vorresti venire con me?».
Quello che Kristoff non aveva specificato era che questi amici erano dei troll con profonda conoscenza delle arti magiche e che, attraverso loro, avrebbe chiesto a Olaf di tornare ad Arendelle per il matrimonio e avrebbe scoperto cosa stesse nascondendo il re. Thomas ci rifletté sopra e mormorò: «Va bene, dammi il tempo di prendere il cavallo».
«Non ce n'è bisogno, ho la mia slitta» disse Kristoff indicando Sven e, dopo un iniziale esitazione, Thomas si convinse ad accettare il passaggio.
Elsa non avrebbe fatto domande, troppo occupata con la prova dell'abito e probabilmente non avrebbe approvato: le parole di quegli attendenti, però, non avevano lasciato Kristoff tranquillo. Se Anna lo avesse scoperto, poi, lo avrebbe fatto a fettine.
«Vai, Sven, sai da chi andiamo».
La renna annuì e attraversò tranquillamente Arendelle diretta verso i boschi. Se c'era qualcuno in grado di scoprire le vere intenzioni di Thomas, rifletté Kristoff tenendo le redini, quel qualcuno era il Granpapà.

«Thomas, qualcosa non va?».
«No, perché?».
Queste furono le prime parole che si dissero Kristoff e Thomas una volta fuori da Arendelle. Thomas era teso come una corda di violino, anche se non c'era nulla da temere, ma il suo atteggiamento non fece che insospettire Kristoff ancora di più.
Attraversarono la foresta e Kristoff iniziò a fischiettare per rompere il silenzio che si era creato tra loro. Raggiunsero uno spiazzo in poche ore e lasciarono Sven con la slitta per proseguire a piedi: «Kristoff, ma i tuoi amici...» esordì Thomas.
«Manca pochissimo, siamo quasi arrivati».
Scesero nella radura immersa nel verde e Thomas vide numerose pietre lisce e rotonde, ma ciò che lo incuriosì di più fu il comportamento di Kristoff: «Ragazzi, sono io, Kristoff. Vi ho portato una persona da conoscere» diceva aggirandosi tra le pietre.
Il re di Efesia stava per fargli presente che stava parlando a delle rocce, ma esse iniziarono a dondolare e rotolare. Si trasformarono tutte in omini di piccola statura dalla faccia bonaria e rotonda che sembravano statue scolpite nella roccia. Non appena Kristoff allargò le braccia, i troll gli saltarono addosso per abbracciarlo e domandargli di Kitty, ignorando Thomas alle loro spalle.
«Kristoff, quanto tempo!».
«Dov'è Kitty? Avresti dovuto portare lei e Anna con te?».
«Ed Elsa come sta?».
«Abbiamo visto Olaf, è andato sulla montagna Nord».
«Un momento, chi è Olaf?» domandò Thomas ancora più confuso e tutti i troll si voltarono verso di lui. Batterono le palpebre tutti insieme e si avvicinarono al sovrano, mentre Kristoff si chinava su quello che a Thomas sembrava il capo e gli disse qualcosa all'orecchio.
Il Granpapà divenne scuro in volto e si fece largo tra gli altri troll, che avevano cominciato a chiedere a Thomas persino quanti bambini avesse intenzione di avere: «Re Thomas, ti do il benvenuto tra la mia gente» disse il troll e prese la mano sinistra di Thomas. Sfilò il guanto, osservò il palmo e il dorso della mano con attenzione e inarcò le sopracciglia folte guardando il re negli occhi.
«Devi dirlo a Elsa».
«Cosa?».
«Di' a Elsa il tuo segreto, diglielo prima che sia troppo tardi» continuò il Granpapà e Thomas deglutì. Attesero tutti di sapere di cosa stessero parlando e quando Kristoff provò a esprimere la sua curiosità a voce alta, il Granpapà si espresse in modo severo: «Deve essere Thomas a farlo, non io. Grazie per averci invitato al matrimonio, Kristoff, ma abbiamo il dovere di sorvegliare questa foresta e non possiamo distrarci».
«D'accordo, lo dirò a Elsa».
«Stammi bene, figliolo, e saluta tua moglie e tua figlia» disse il Granpapà a Kristoff e congedò così i due uomini.

«Toglimi una curiosità, Kristoff» domandò Thomas tornando alla slitta: «Da quanto li conosci?».
«Da quando ero piccolo» rispose Kristoff: «Mi hanno accolto e cresciuto come...».
Si interruppe e assieme a Thomas si fermò, vedendo un gruppo di quindici uomini che cercava di legare Sven.

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Capitolo 8
*** Il potere di Thomas ***


Capitolo 8
Il potere di Thomas
«Immaginavo che questa renna non fosse sola, eh eh eh!» ridacchiò il più grosso dei quindici dando pacche leggere a Sven. La renna provò a morderlo, ma un tipo mingherlino gli legò il muso. A un cenno del grosso, tutti i briganti attorniarono Thomas e Kristoff, puntando pugnali e sciabole alle loro gole.
«Guarda, Man!» disse il mingherlino prendendo il guanto di Thomas e consegnandolo al capo. Questi esaminò il guanto grugnendo compiaciuto e sorrise ai suoi complici, mostrando due denti di ferro.
«Sembrate vestiti troppo bene per essere dei taglialegna» disse avvicinandosi e osservando i suoi due prigionieri: «Due nobili di Arendelle, suppongo. Non poteva capitarci di meglio, vero ragazzi?».
Gli altri risero annuendo e acclamando il loro capo e Thomas prese la parola: «Sentite, lasciateci andare così nessuno si farà male».
A quelle parole, i briganti risero ancora più forte e sguaiatamente, poi Man ottenne il silenzio con un gesto: «Nessuno si farà male? Non so se lo hai notato, ma siamo in quindici contro due, escludendo la renna. Ora» e si rivolse ai suoi uomini: «Legateli e imbavagliateli, mentre io penso a cosa chiedere per il riscatto».
«Potremo tenerci la slitta e la renna?» chiese il mingherlino, speranzoso.
«Zitto!» ruggì Man dandogli uno scappellotto: «Dunque, una bella somma che si potranno certamente permettere, uhm...».
«E se si rifiutano?».
«Allora vuol dire che questi due torneranno ad Arendelle a pezzi, letteralmente» rispose Man tirando fuori un pugnale e accarezzando la lama come se fosse un gattino.
Un lieve crepitio attirò l'attenzione di Kristoff, mentre un puzzo di bruciato arrivava alle narici dei briganti: «Ehi, ma cos'è questo odore?» domandò uno che stava per legare Thomas. Abbassarono tutti lo sguardo e videro una zona bruciata allargarsi dai piedi del re di Efesia.
«Ma cosa diavolo...?» esordì un altro e arretrarono tutti con un balzo.
«Cosa sei? Uno stregone?» domandò Man cercando di mantenere il controllo, poi ordinò: «Cambio di programma, uccideteli tutti e tre!».
«No, aspettate, io...» emise timidamente Thomas mettendo le mani avanti, ma generò una potente fiammata che colpì in pieno un albero. Si accese come una torcia e le fiamme ne consumarono il tronco fino a renderlo fragile come un ramoscello: «Kristoff, attento!» ruggì Thomas afferrando il futuro cognato e scansandolo prima che l'albero potesse cadergli sopra. Kristoff gridò per il dolore al braccio, proprio nel punto in cui Thomas lo aveva afferrato, e i briganti scapparono urlando.
«Vigliacchi, ucciderò io lo stregone!» ruggì Man brandendo il coltello e avventandosi su Thomas con un ringhio. Il re indietreggiò e con un gesto del braccio creò un muro di fuoco tra lui e il capo brigante.
«Thomas, vieni!» gridò Kristoff liberando Sven e Thomas salì di corsa sulla slitta: «Oh, accidenti!» ringhiò il sovrano non appena la slitta si annerì al tocco della mano libera dal guanto.
«Prendi questo!» disse Kristoff mettendo in mano a Thomas uno dei suoi guanti e spronò Sven a partire non appena il re fu a bordo.

«Mia signora, un incendio sta devastando le foreste alle porte di Arendelle!».
Il soldato arrivò negli appartamenti di Elsa proprio mentre la regina congedava Madame Satine e le sue figlie. La regina uscì in fretta e raggiunse a cavallo le porte del regno, dove l'esercito si stava attrezzando per domare l'incendio.
«Su, in fretta! Fatevi aiutare anche dai civili, se occorre!» ordinò Elsa. In quell'istante, Sven sfrecciò all'interno del regno con la slitta e, a bordo, Thomas e Kristoff.
«Voi? Ma cosa...».
«Elsa, Kristoff è ferito... L'incendio... Dei briganti...» esclamò Thomas scendendo dalla slitta e aiutando Kristoff a fare altrettanto.
«Non agitarti, Thomas, ora si sistema tutto quanto» disse Elsa. Diede ordine a una guardia di scortare Kristoff e Thomas all'interno del palazzo, poi tornò a guidare l'esercito.

«Ehi, guardate!».
Un gruppetto di domestici si affacciò incuriosito alla grande finestra del corridoio, mentre Cornelius Andersson cercava Thomas per delle questioni che riguardavano Efesia. Alla voce della governante, il vecchio consigliere diede una prima occhiata distratta, poi osservò con attenzione la colonna di fumo grigio che si innalzava fino al cielo.
"Thomas" pensò subito il consigliere angosciato. Abbandonò le sue carte e corse a cercare il suo re.

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Capitolo 9
*** Stranezze e confessioni ***


Capitolo 9
Stranezze e confessioni
Elsa sbuffò e ritentò.
La scia di ghiaccio che si scaturì dalle mani nude si diresse come una freccia verso il muro di fuoco, ma il suo potere non ebbe alcun effetto. Quel fuoco, qualunque cosa lo avesse generato, era impenetrabile.
Elsa si arrese e si infilò i guanti.
«Vostra Maestà» dichiarò un soldato scattando sull'attenti e aggiunse: «Il capo dei troll mi ha detto che penseranno lui e il suo popolo a domare l'incendio».
«Bene, altro?».
«Abbiamo catturato questi briganti mentre cercavano di fuggire» disse il soldato indicando dodici briganti del gruppo che aveva attaccato Thomas e Kristoff, tutti in catene: «Ne abbiamo trovati altri tre carbonizzati nel punto da cui, probabilmente, è partito l'incendio».
«Portate i briganti nelle prigioni di Arendelle» ordinò Elsa e il soldato annuì.

«Kristoff!».
«Papà!».
Le porte della camera da letto si spalancarono con fragore e Anna e Kitty saltarono addosso a Kristoff. L'ustione sul braccio non era grave e il medico si era limitato a fasciargliela, mentre Sven era stato portato alle stalle profondamente scosso.
Tanta paura, ma alla fine i tre stavano bene.
«Quando Elsa mi ha detto... oh, Kristoff!» esclamò Anna singhiozzando e stringendo il proprio abbraccio sul marito, che per poco non rischiò di soffocare.
Nella camera arrivò anche Cornelius, in preda a una forte agitazione. Cercò Thomas e lo vide a braccia conserte in un angolo: il re gli fece un cenno e Cornelius non disse una parola.
«Thomas, posso parlarti un momento?» chiese Elsa e Thomas la seguì fuori dalla camera, chiudendosi la porta alle spalle. Nell'attimo in cui si voltò verso la regina, Thomas decise di dirle tutto.
«Abbiamo preso i briganti, Thomas» disse la regina prima che l'altro potesse aprire bocca: «Il comandante dell'esercito ha motivo di credere che abbiano appiccato loro il fuoco».
«Ah» emise Thomas.
«Già» disse Elsa annuendo: «Per fermarvi nella foresta, devono aver causato l'incendio, ma le cose sono sfuggite di mano e tre di loro sono morti. I sopravvissuti sono stati tutti arrestati, comunque».
«Bene».
"Bene un corno!" pensò il re: tre persone erano morte per causa sua, del suo maledetto potere e della sua incapacità di ricordare gli insegnamenti di Cornelius. Di nuovo.
«C'è qualcosa che devi dirmi, Thomas?».
"Che ho causato io l'incendio, Elsa, mi dispiace".
«No, niente» disse Thomas sorridendo timidamente. Accennò un inchino con il capo, poi si allontanò pieno di pensieri.

Era notte inoltrata quando Thomas uscì nei giardini del palazzo. Respirò l'aria fresca della sera e si tolse uno dei nuovi guanti, ammirando la piccola fiamma apparsa sul polpastrello dell'indice danzare tra le sue dita. Non appena udì dei passi alle proprie spalle, Thomas fece sparire la fiammella e si rimise il guanto.
«Da quanto tempo lo fai?».
Era Kristoff a parlare e, stranamente, Thomas si sentì sollevato dalla sua presenza: «Da quando ne ho ricordo, probabilmente ci sono nato con questo potere» mormorò voltandosi verso il futuro cognato. Se Thomas sembrava sereno a parlarne, Kristoff per poco non ebbe un accidente: era incredibile come il re efesiano gli ricordasse Elsa in ogni cosa, dal suo potere fino al comportamento enigmatico tenuto in quel mese.
«Come va il braccio?».
«Me la caverò, non è così grave» rispose Kristoff sfiorando il braccio fasciato.
«Invece lo è, Kristoff. Immagino che Elsa ti abbia detto che sono morti in tre, per l'incendio» ribatté Thomas quasi esasperato, come se Kristoff non capisse: «Tu non hai idea di quello che è accaduto a me e alla mia famiglia quando si è scoperto dei miei poteri. Quasi tutti, a Efesia, non hanno fatto altro che additarmi come stregone per anni. Quando avevo cinque anni ho addirittura distrutto il palazzo reale».
«Per questo non lo hai detto a Elsa?» chiese Kristoff.
«Infatti, rivelare alla propria consorte che da bambino, con i tuoi poteri, potresti aver ucciso una persona non è un bell'inizio per un matrimonio» sbottò Thomas e si afferrò la testa con le mani. Le urla della bambina gli tornarono alla mente come se lei fosse stata accanto a lui.
«Eri piccolo, Thomas, dubito che...».
«Mi devi dare la tua parola d'onore che non dirai nulla a Elsa» lo interruppe Thomas con tono deciso: «Giuralo!».
«D'accordo» disse Kristoff: «Ma hai sentito il Granpapà, no? Devi dirglielo tu».
«No, Elsa non capirebbe».
«Ti sbagli» disse Kristoff e si allontanò dal giardino, lasciando Thomas con i suoi pensieri.

«I miei poteri non hanno funzionato, con l'incendio».
Anna, che era stata chiamata dalla sorella per parlare, rimase sorpresa a quella rivelazione di Elsa: «Non sei riuscita a spegnerlo?».
«No, ed è molto strano. Di solito, sono in grado di spegnere incendi di quell'entità» mormorò Elsa: «Oggi, invece, è stato diverso. Ho colpito il muro di fuoco, ma il ghiaccio non ha avuto effetto».
«Forse i tuoi poteri si stanno esaurendo».
«O forse non era un fuoco normale» disse Elsa con un sospiro.






Note dell'Autrice
Scusate il ritardo, ieri sera mi sono dimenticata di postare.
Inoltre annuncio che gli aggiornamenti di Fire and Ice subiranno dei rallentamenti: invece del martedì, posterò i capitoli ogni dieci giorni. Ergo, ci vedremo sabato 20 settembre per il decimo capitolo.
Ringrazio ancora chi segue la raccolta, nonché Simpaleo per aver recensito lo scorso capitolo.
Alla prossima!

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