Oltre la passione

di Sarapia
(/viewuser.php?uid=726877)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Buon Compleanno, Harry. ***
Capitolo 2: *** Congratulazioni, signorina Weasley ***
Capitolo 3: *** Minor puer ***
Capitolo 4: *** Mossa sbagliata ***
Capitolo 5: *** Il fulmine ha colpito ***
Capitolo 6: *** Tutta colpa del Cappello Parlante ***
Capitolo 7: *** La battaglia finale ***



Capitolo 1
*** Buon Compleanno, Harry. ***


Quella mattina guardai Harry con attenzione e feci un sospiro per calmarmi.

-Calma Ginny, calma.- mi dissi a voce alta.

Io e Harry ci eravamo lasciati, tecnicamente, al funerale di Silente, ma sapevo benissimo che i suoi sentimenti per me non erano affatto cambiati, così come non lo erano i miei per lui.

Lo guardai ancora dalla rampa di scale più alta.

Hermione era già al mio fianco e mi vide mentre mi mordevo il labbro inferiore, pensierosa.

-Oggi è il comlpeanno di Harry.- mi fece notare lei.

-Lo so.-

-Cosa pensi di fare?- e seppi che mi stava studiando.

-Fammi un favore. Tieni Ron lontano dalla cameretta per un po'.- mormorai.

Hermione inarcò le sopracciglia con fare interrogativo e io scossi la testa velocemente.

-Un bacio, solo uno.- dissi in fretta arrossendo un po'.

Lei annuì: era una brava amica. La vidi scendere le scale e attesi un po' lassù.

Quando sentii che aveva scartato quasi tutti i regali sorrisi tra me e scesi rapidamente.

Ormai aveva aperto tutti i doni di compleanno e stava ringraziando tutti, uno per uno.

-Ginny.- fece Harry vedendomi entrare in cucina. I miei fratelli mi stavano guardando in un modo strano e notai che Fred e George se la ridevano sotto i baffi. Quei due!

Sorrisi con aria disinvolta a Harry e lui ricambiò sincero.

-Vieni, devo darti il mio regalo.- feci ancora sorridendo e lo vidi inarcare un sopracciglio, pensieroso; però non disse nulla e si limitò a seguirmi.

-Vieni Ron, andiamo in giardino a togliere qualche gnomo: sai che se ne compare uno al matrimonio di tuo fratello, tua madre ci disintegra.- disse Hermione scoccandomi un' occhiata divertita. Già, proprio una brava amica.

Condussi Harry nella mia cameretta e osservai dal suo sguardo che lui non ci era mai entrato prima.

Senza dire nulla mi avvicinai al suo volto perfetto e lo trassi a me. Quegli occhi verdi mi fecero sciogliere come la prima volta che lo vidi alla stazione e appena le nostre labbra si sfiorarono sentii il piacere prendersi cura di me come un angelo tentatore. Sciolsi il bacio a malincuore e sentii il profumo delle sue labbra ancora sulle mie.

Fu allora che mi accorsi che la sua camicia era lievemente sbottonata.

Lui se ne accorse subito, appena seguì il mio sguardo, ma non disse nulla quando le mie dita andarono ai bottoni ma, invece di chiuderla, mi ritrovai a sbottonargli la camicia. Inizialmente lui rimase lì fermo, come se la coscienza gli stesse ricordando che sono la sorella del suo migliore amico e tante altre cavolate che mio fratello gli ha messo in testa.

Rimanemmo a guardarci per qualche istante, poi il suo sguardo si spostò alle mie labbra e non resistemmo più. Lo trassi a me dal colletto della camicia e gliela sbottonai del tutto, fino a toglierla.

Mi spinse con forza verso il letto alle mie spalle e quando inarcai la schiena mi sfilò rapido la maglietta sottile e il reggiseno.

-Pizzo, Ginny.- soffiò lui con desiderio. -Ron lo sa?- sorrise malizioso e io risposi con una risatina nervosa.

Gli sfilai la cintura mentre prendeva a baciarmi la clavicola, poi il seno e quando finalmente tornò alla bocca, presi un lenzuolo leggerissimo e lo portai sopra i nostri corpi nudi.

Con il lenzuolo che copriva tutti i nostri corpi, ci guardammo un istante e quando incontrai i suoi occhi verdi e bellissimi, sorrisi aprendo le gambe.

Con un gemito di piacere entrò in me e io mi lasciai andare a un urletto. Spinse con forza sempre maggiore, mi sentivo in estasi mentre lui baciava ancora il mio collo.

-Ti dico che non è lì.- sentimmo la voce di Hemrione sempre più vicina mentre cercava di intrattenere Ron.

-Sì invece, ce l' aveva Ginny, ne sono sicuro.-

Io e Harry ci guardammo da sotto le lenzuola con gli occhi sbarrati.

-Ron!- fece ancora Hermione.

-Perchè non vuoi farmi entreare? Si stanno baciando? Questa volta Harry lo ammazzo.- e aprì la porta.

Hermione stava appunto dicendo: -Quante storie per un bacio...- ma ciò che videro fu tutt' altro che un bacio. Harry e Ginny li guardarono scostando le lenzuola.

-Ron, per la barba di Merlino, esci!- disse Harry con disinvoltura, ma sentii la sua mano cercare la bacchetta, che nella foga era caduta a terra. Imprecai sotto voce.

Ron si infiammò, pronto a urlare, e anche Hermione sembrava non avere idea di come trattenerlo.

-Harry.Ti.Ammazzo.- ringhiò e uscì sbattendosi la porta alle spalle.

Harry si alzò e con un ultimo bacio veloce si rivestì e uscì dalla cameretta, lasciandomi con solo le lenzuola in mano.

Mi rivestii senza fretta e mi affacciai alla finestra, dove vidi Ron e Harry impegnati in un duello magico. Era tutta colpa mia.

Hermione bussò piano ed entrò senza attendere una risposta.

-Ginny, dobbiamo parlare.-

Sì, aveva ragione.

Era una brava amica.

Non sapeva che dentro di me qualcosa si stava già muovendo.

 

FINE PRIMA PARTE

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Congratulazioni, signorina Weasley ***


Harry, Ron e Hermione erano svaniti la notte del matrimonio di Fleur e Bill: avevano cominciato la loro missione.

Mamma in quei giorni faceva la mia valigia e la disfava, poi la rifaceva. Cosa sarebbe successo se avessi trasgredito alla nuova regola di freqiuentare obbligatoriamente Hogwarts? Ma papà decise alla fine, non potendo permettere che la nostra famiglia si esponesse oltre a quanto già avevamo fatto. Sarei andata a Hogwarts e non sapevo a cosa sarei andata incontro.

-E' tutto pronto Ginny. Stai bene?- mi chiese mamma la sera prima della partenza. Annuii fiacca, ma la verità era che non stavo bene, affatto.

Avevo cominciato a vomitare da un momento all' altro ed ero più pallida del solito.

Mamma aveva detto che stavo passando un brutto periodo e io le diedi ascolto. Andai a dormire e ancora una volta, nel cuore della notte, corsi al bagno per rimettere.

Il giorno dopo non c' erano volti felici davanti all' Espresso per Hogwarts, solo qualche Serpeverde.

I miei amici avevano un' aria da funerale e vidi che Neville e Luna cercavano Harry, Ron e Hermione con lo sguardo.

Scossi la testa nella loro direzione e loro capirono, chinando il capo abbattuti.

Il viaggio fu silenzioso e nemmeno Luna leggeva il Cavillo. Guardava invece il paesaggio con occhi grandi e tristi.

Solo verso il pomeriggio accadde qualcosa di insolito.

Il treno rallentò all' improvviso e si fermò in mezzo al nulla, mentre sentimmo qualcuno salire a bordo. Qualunquno si affacciò sul corridoio, ma fu brutalmente reindirizzato nella cabina.

I passi si affrettarono nella nostra direzione e vidi le gemelle Patil trattenere il respiro mentre la nostra cabina veniva aperta.

-Dov' è Potter?- ringhiò l' uomo, ma forse non era davvero un uomo. Greyback, intuii.

-Non c' è.- sbottò Neville con forza.

-Cosa vuol dire che non c' è?- fece Grayback a denti stretti e sentii un forte odore nauseante di sangue misto a qualcos' altro. Ebbi un conato, ma mi trattenni, mentre Neville rispondeva a tono.

Con un' imprecazione decisamente troppo volgare che non merita di essere riportata, Grayback se ne andò e l' Espresso ripartì rapido per non riportare ritardi sulla tabella di marcia.

Senza tratteermi oltre corsi al bagno sul treno e vomitai ancora, fino a quando Luna non venne a tenermi la testa e a confortarmi.

-Devi andare da Madama Chips, Ginny.- mi consigliò con la sua solita voce sognante.

-E' solo un po' di nervoso.- ribattei con forza.

-Non ne sarei così sicura.- fece lei enigmaitica e non aggiunse altro.

 

Dopo una settimana la McGranitt mi ordinò di andare a farmi vedere da Madama Chips.

L' insegnante di Trasfigurazione rimase al mio fianco mentre Madama Chips mi visitava, poi l' infermiera si alzò e mi studiò per qualche istante.

-Mi dica, signorina Weasley, lei e il signor Potter vi frequentate ancora?- domandò e quella domanda mi spiazzò.

-Io... è una storia complicata.- ammisi e mi sentii arrossire un poco.

-Minerva, portiamola nel mio ufficio, non vorrei che ci fossero orecchie indiscrete, ecco.-

-Chips, cosa...?- fece la McGranitt, ma poi mi guardò con la bocca semiaperta e ci limitammo a seguire l' infermiera, che giunta nel suo ufficio si sedette dietro alla scrivania.

-Congratulazioni signorina Weasley, - fece la donna appena la porta fu chiusa alle nostre spalle.

-Lei è incinta.-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Minor puer ***


La McGranitt, al mio fianco, portò una mano al petto e boccheggiò senza dire nulla.

Incinta.

-Ma.. ma... signorina Weasley è... è stato Potter?- domandò l' insegnante con gli occhi sgranati.

Annuii senza dire nulla.

-Oh, ma è una cosa inammissibile!- esclamò riprendendo un po' di contegno. -Quando lo trovo... oh sì, quando lo acchiappo... non farà una bella fine, aspetti solo che lo trovi!-

-Credo che debba mettersi in coda, professoressa.- feci impassibile con lo sguardo ancora nel vuoto.

-Cosa vuole dire?- chiese Madama Chips, seduta dietro alla scrivania del suo ufficio.

-Beh, prima di Voldemort e tutti gli altri, credo che Harry dovrà affrontare mio fratello Ron.- dissi deglutendo e l' immagine di mio fratello affiorò nella mia mente insieme a un nuovo conato.

Madama Chips spinse davanti a me un secchiello, ma questa volta mi trattenni.

-Madama Chips, deve fare qualcosa. - dissi supplichevole.

-Signorina Weasley vuole... perdere il bamabino?- domandò l' infermiera con serietà.

Scossi la testa a scatti. Quell' idea non aveva nemmeno sfiorato l' anticamera del mio cervello, e mai sarebbe passata di lì.

-No, assolutamente no. Voglio però nascondere il bambino, fino all' estremo, fino a quando proprio non sarà giunto il momento di partorire. La prego.- sentii i miei occhi diventare lucidi e serrai le labbra per trattenere uno sfogo di pianto senza precedenti.

-Io... non lo so, signorina Weasley. La sua è una situazione piuttosto difficile. Forse dovrebbe parlarne con i suoi genitori...- suggerì l' infermiera.

-No la prego, no. I miei genitori non sono ancora pronti, per favore. Voglio che il primo a saperlo sia proprio Harry. Per favore.-

Nella stanza calò un silenzio che si protese troppo a lungo per i miei gusti. Alla fine la prima a parlare fu la McGranitt.

-Chips, conosco un incantesimo di Trasfigurazione che potrebbe fare al caso della ragazza.- disse in un sussurro, ancora sconvolta.

Le sorrisi con sincerità, ma lei non ricambiò. Era evidente che non approvava quella gravidanza e la potevo capire benissimo.

-Grazie.- dissi un soffio mentre una calda lacrima di riconoscenza mi rigò il volto.

-Bene, sì, direi che andrà bene. Però dopo il settimo mese, signorina Weasley, - mi avvertì Madama Chips -l' incantesimo avrà effetto solo per qualche ora, niente di più. Poi dovrà rifarlo continuamente. Questo lo metta in conto.-

-Sì sì,- feci annuendo rapidamente, tanto che sentii il capo girarmi all' improvviso. -Me lo ricorderò.- aggiunsi tornando a guardare l' insegnante di Trasfigurazione.

-Bene, l' incantesimo non è molto difficile, quindi dovrebbe cavarsela senza troppi problemi.- disse la McGranitt sfoderando la bacchetta magica, e io la imitai.

-Minor puer- pronunciò l' insegnante verso la mia pancia e io memorizzai l' incantesimo, ripetendolo più volte nella mia mente.

-Ah, in questo modo la gravidanza potrebbe protendersi più a lungo, l' avverto.- disse ancora l' infermiera e nei suoi occhi lessi la pietà che provava per me.

-Quest' anno le punizioni cambieranno e saranno ammesse anche quelle corporali. La prego di non fare troppe sciocchezze signorina Weasley, per amor del bambino. Io cercherò di evitare di assegnarle cariche troppo pesanti, si intende. Gli altri insegnanti...?-

-No, non voglio ricevere favoritismi. Non dica nulla a nessuno, tanto meno al preside Piton.- dissi in fretta, ma quelle ultime parole mi provocarono un moto di disgusto verso quell' assassino tanto odiato.

-Bene, è tutto allora. Buon anno scolastico signorina Weasley.- mi congedò la Chips e io uscii in fretta lasciandole parlare ancora.

Chissà dov' era Harry in quel momento.

Mi accarezzai il grembo e salii nel dormitorio femminile.

 

-Andiamo dai, prendiamo la spada, così imparerà quel viscido di Piton!- ci incitò Neville mentre salivamo le scale velocemente. Non avrei dovuto fare alcuo sforzo, visto che ero già al quinto mese. Era una giornata uggiosa di dicembre e il castello era praticamente deserto. Luna, al mio fianco, mi guardava comprensiva il grembo; io non le avevo nemmeno detto nulla.

Quel pomeriggio, prima di fare l' incantesimo, avevo guardato la pancia. Era ormai piuttosto grande e ogni tanto a lezione sentivo il piccolo scalciare. In realtà non sapevo se fosse maschio o femmina, ma non ci tenevo più di tanto a saperlo.

Arrivata allo studio di Piton non ci misi molto a far evanescere il vetro e a prendere la spada. Fu ciò che vidi dopo a farmi sgranare gli occhi.

I Carrow ci guardavano con un ghigno e con voluta lentezza trassero la bacchetta dalla tasca.

-La Maledizione Cruciatus dovrebbe fare al caso vostro.- ringhiò Alecto Carrow con un sorriso malvagio.

Abbassai istintivamente lo sguardo alla mia pancia e aprii la bocca spaventata.

Luna, al mio fianco, mi strinse la mano.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Mossa sbagliata ***


Ero a terra che gemevo piano dopo quella punizione pesante. Portavo le mani ad accarezzare la pancia e intanto coccolavo il bambino tra le lacrime. Non volevo abortire, non volevo, non volevo!

-Alzati, traditrice del tuo sangue.- mi intimò la Carrow con aria disgustata. Probabilmente pensava che io mi stessi massaggiando la pancia per via dei dolori in seguito alla tortura ricevuta. Non sapeva che la tortura in quel momento era il minimo.

Neville mi aiutò a tirarmi su e insieme tornammo nei nostri dormitori senza troppe cerimonie.

La prima cosa che feci fu andare al bagno a guardare la pancia. Avevo il fiato mozzo non sentendo alcun movimento venire da dentro e trattenni il respiro per quelli che mi parvero minuti.

Poi sentii un piccolo calcetto, non troppo forte, ma nemmeno debolissimo. Sospirai e tornai a respirare, prima di andare a controllare che tutto fosse davvero al suo posto da Madama Chips.

 

Ero alla Tana per le vacanze di Natale e chissà perchè in quei giorni avvertivo Harry sempre più vicino, come se in qualche modo potesse spuntare all' improvviso.

Mia madre non aveva avuto il minimo sospetto e di ciò ne andavo fiera. Avevo saputo che Tonks aveva appena partorito e le rivolsi un sorriso così comprensivo che, guardandomi, lei inarcò un sopracciglio. Avevo fatto la mossa sbagliata e ne ero consapevole. Speravo solo che lei non confidasse i suoi sospetti a nessuno.

Sentii bussare la porta e mia madre andò ad aprire.

Era Tonks.

-Ciao Molly.- salutò lei e immaginai uno dei suoi sorrisi ampi a mia madre.

-Ciao Tonks! Tutto bene? Volete fermarmi a cena?-

-No no, nulla del genere, credo di aver dimenticato qualcosa ieri sera a cena. Salgo un secondo in camera di Ginny e torno.-

Ecco, era giunto il momento.

Tonks aprì la porta della mia camera senza troppe cerimonie e mi ritrovò seduta sul letto con un cuscino rosa tra le gambe incrociate.

-Signorina, dobbiamo proprio fare una bella chiacchierata.- disse subito sedendosi vicino a me. -Da quanto?-

-Cinque mesi.-

-Come lo nascondi?-

-Un incantesimo.- risposi rapida.

-Chi lo sa?-

-La McGranitt e Madama Chips.-

-Il padre è...?-

-Harry, sì.-

-Dannazione Ginny! Devi dirlo a tua madre, come minimo. Poi devi dirlo a Harry e...-

-Tonks, sei impazzita? Harry sarà il prossimo a saperlo, sicuro, quando lo vedrò. Sempre che non sia...-

-Non lo pensare nemmeno.- mi ammonì lei e io deglutii rumorosamente.

-Ti prego, Tonks, non devi dirlo a nessuno. Ti supplico.- la implorai congiungendo le mani.

Lei si morse il labbro inferiore. Sapeva che era una cosa sbagliata nascondere tutto ciò, ma non poteva tradirmi... almeno così mi ripetevo!

-E va bene, va bene.- fece alla fine alzando le mani in segno di resa.

-Grazie.-

-Siete due sconsiderati. Pensavo che Harry fosse più responsabile, ma è ovvio che è figlio di James, uno dei Malandrini, quindi cosa potevo aspettarmi?- si disse più a se stessa che ad altri.

Mi salutò scompigliandomi i capelli e scese in fretta le scale, inventando una bugia molto convincente per mia madre. Poi uscì.

Ero di nuovo sola.

Anzi no, dovevo ormai convincermi che di lì in poi non sarei stata mai più sola.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Il fulmine ha colpito ***


Era maggio e ormai avrei dovuto partorire da un momento all' altro.

Stavamo nella Stanza delle Necessità e ormai tra un incantesimo e l' altro qualcuno aveva scoperto il bambino. Era stato inevitabile. Stavo ora su un' amaca piuttosto alta, sotto le coperte, e coccolavo quello che ormai era un vero pancione.

Madama Chips mi aveva detto che era un bel maschietto e io già me lo immaginavo bello e coraggioso come il papà.

-Attenzione, il fulmine ha colpito! Il fulmine ha colpito!- urlò qualcuno al megafono e io strabuzzai gli occhi. Non poteva essere.

Mi tirai subito su e sentii un dolore improvviso, però lo ignorai.

Trassi subito la bacchetta e pronunciai rapida: -Minor puer!- poi scesi dall' amaca senza il minimo segno del bambino.

Corsi là dove stava il quadro che conduceva da Aberforth e la folla che si era radunata si aprì all' improvviso per lasciarmi passare.

Harry era lì dinnanzi a me e mi accorsi che i miei ricordi non gli avevano affatto reso giustizia. Era sporco, malconcio e travagliato da una visibile sofferenza, eppure mi sorrideva come se avesse visto un miraggio.

Non poteva sapere che i miraggi erano due.

Corsi da lui e lo abbracciai forte. Lui ricambiò mentre Ron, al mio fianco, baiscicava qualcosa a proposito di come ignorassi i fratelli. Ma Seamus aveva ragione: di fratelli ne avevo tanti!

Stavo per dire qualcosa, ma Harry mi allontanò e cominciò un breve discorso. La sua avventura per salvarci tutti da Voldemort non era ancora finita.

Avrei dovuto dirglielo lì?

Probabilmente sì, ma non lo feci. Non era quello il momento.

-Allora, - disse Harry alla fine -qualcuno mi può portare nella Sala Comune dei Corvonero?-

-Io.- si offrì Cho. Le rivolsì uno sguardo carico di disprezzo. L' avevo sentita più e più volte parlare di quanto Harry fosse bello e coraggioso e incredibile.

Sgualdrina, pensai.

-No, verrà Luna.- dissi in fretta e Cho mi incenerì con lo sguardo.

Ben le stava.

In breve tempo la Stanza delle Necessità si affollò più di quanto avessimo previsto. Fred, George, mamma e papà.... c' era tutta la famiglia.

Vennero organizzate strategie e contrattacchi.

-Bene,- dissi verso la fine. -Io dove vado?- domandai vedendo la Stanza svuotarsi mentre ognuno andava a prendere una posizione.

-Tu rimani qui.- disse mia madre come se fosse scontato.

-Cosa?!-

-Sì, Ginny, non discutere e ascolta tua madre.- ricalcò la dose mio padre.

Loro mi consideravano ancora la loro bambina. Ancora non immaginavano che in quei mesi ero diventata una donna capace di affrontare molte difficoltà, tra cui una gravidanza da sola.

Vidi arrivare Harry.

-Harry, digli qualcosa per favore!- esclamai sgranando gli occhi.

-Hanno ragione, Ginny. Rimani qui.-

Questo era troppo. Glielo avrei detto lì, davanti ai miei genitori.

Invece no. Tutto accadde troppo velocemente, fatto sta che nella Stanza rimanemmo in pochissimi. Attesi che i miei uscissero e corsi fuori.

Il padre di mio figlio stava per combattere e probabilmente perdere la vita. Doveva sapere.

Corsi senza una meta e ogni tanto schiantavo qualcuno.

Dopo un po' sentii che l' incantesimo stava già per cedere.

Puntai la bacchetta contro la mia pancia e urlai: -Minor puer!-, poi tornai a correre.

Vidi Harry in mezzo alle scale e non attesi un istante di più. Corsi verso di lui e Harry mi baciò, quasi con disperazione.

Ecco, era quello il momento per drglielo? No, non lo era di sicuro, con le Maledizioni che ci sfioravano da tutte le parti.

Harry corse via, preso dalla sua missione di sconfiggere Lord Voldermort. Ripresi a correre e a mettere fuori combattimento quanta più gente possibile.

Dopo un' ora, o anche più, forse, una voce gelida interruppe ogni mossa e Voldemort parlò.

Harry sarebbe andato a sacrificarsi.

Il padre del mio bambino sarebbe andato a farsi ammazzare e non avrebbe nemmeno saputo del piccolo che era cresciuto dentro di me per tutto quel tempo.

Glielo avrei detto, una volta per tutte.

Entrai in Sala Grande e vidi i morti a terra, mentre al mio fianco veniva trasportato un piccolo cadavere. Era Colin Canon, lo conoscevo.

Poi andai in fondo alla Sala Grande e caddi a terra.

Urlai.

Urlammo.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Tutta colpa del Cappello Parlante ***


Accarezzai il volto senza vita di Tonks, mentre le calde lacrime di mia madre cadevano a fiotti sui vestiti della donna. Lupin giaceva proprio al suo fianco e Ginny notò che le loro mani si stavano ancora sfiorando.

Avevano affrontato la morte insieme.

Poi mi voltai e temetti davvero di perdere il bambino una volta per tutte.

Fred, il mio fratellone, l' unico che in famiglia mi aveva sempre difeso. Era così fermo che pareva stesse ancora dormendo. Forse scherzava, pensai. Non poteva essere morto, non Fred.

Però poi vidi quel pallore così irreale e gli accarezzai tremante le sue mani, freddissime.

-Svegliati Fred. Ti prego, sono io, la tua sorellina, Ginny.- mormorai avvicinandomi al suo orecchio. In realtà poteva ascoltarmi, ne ero sicura. Era solo uno dei suoi scherzi, sì, sicuro. Però era strano che George non fosse suo complice.

Mi avvicinai ancora di più all' orecchio, in modo che nessuno potesse sentirmi.

-Fred non puoi lasciarmi. Ho bisogno di te, sto per partorire, ti prego fratellone, svegliati. Ti prego. Ho bisogno di te!- Non ne potevo più di mormorare, non mi avrebbe sentito. Allora urlai: -Svegliati! Svegliati!- e presi a picchiare il suo petto tra le urla, mentre qualcuno mi traeva a sè e mi accarezzava i capelli.

Non sapevo chi fosse e non mi interessava saperlo.

In quel momento vidi Harry allontanarsi, ma sicuramente non sarebbe andato da Voldemort, altrimenti Ron e Hermione avrebbero fatto qualcosa.

No, non era andato a morire.

Questa volta giurai a me stessa che nel momento esatto in cui l' avessi rivisto, gli avrei detto tutto del bambino.

Sarei stata coraggiosa, come lo erano stati Fred, Lupin, Tonks e persino Colin, che giaceva solitario in un angolo. Agitai silenziosamente la bacchetta verso il mio grembo e pronunciai l' incantesimo.

Tra le lacrime mia madre mi scoccò un' occhiata indagatrice, ma non disse nulla, immersa nel suo dolore. Singhiozzai forte e mi strinsi forte la pancia, mentre uscivo dalla Sala Grande.

Non avrei potuto sopportare altro dolore.

Sulle scale Hermione poggiava il capo sulla spalla di mio fratello.

-Hermione,- dissi risoluta. Lo avrei detto a lei, e nello stesso istante lo avrebbe scoperto mio fratello. Due piccioni con una fava.

Però Hermione non agì come avevo sperato. Si alzò rapida e mi abbracciò forte per consolarmi.

Ron intanto si voltò dall' altra parte per non farsi vedere mentre piangeva e io non trovai la forza.

Forse non ero davvero una Grifondoro.

Scappai via senza dire una parola di più e uscii fuori, dove vidi la McGranitt.

I nostri sguardi si incrociarono e lei si avvicinò per abbracciarmi. Era l' unica che poteva immaginare lontanamente cosa stessi passando.

-Povera piccola Weasley.- si limitò a dire accarezzandomi i capelli. -Nessuno lo sa?-

-Nessuno.-

-Lo hai detto a Harry?.-

-Non ce l' ho fatta.-

-Meglio così forse.- e quelle parole mi fecero vergognare di me stessa.

-Dov' è Harry?- chiesi titubante.

-Il signor Potter... non l' ho visto ultimamente.- e a quelle parole sbarrai gli occhi, ricordando come la voce gelida di Voldermort aveva pronunciato il nome di Harry.

-No no no, non credo, no, no.- fece la McGranitt scuotendo il capo, ma sembrava che stesse cercando di convincere se stessa, più che altro.

Tornai dentro e dalle finestre rotte notai che stava per sorgere un nuovo giorno.

L' incantesimo andava rifatto e avevo già preso in mano la bacchetta.

La rimisi al suo posto.

-Basta bugie.- dissi ad alta voce.

Mamma, papà e tutti i superstiti udirono qualcosa che io non sentii, presa com' ero a pensare al bambino. Guardai fuori.

L' alba.

Possibile che...?

No.

Sfrecciai fuori più rapida di tutti gli altri e il primo che scorsi fu Hagrid, mentre teneva tra le braccia una figura ferma e immobile, come Fred.

Aguzzai la vista e sbarrai gli occhi vedendo che Voldemort, in prima fila, sorrideva a trentadue denti.

-NO!- urlai con tutta me stessa nel silenzio che si era creato fuori. Qualcuno venne a trattenermi mentre cercavo di correre da Harry.

-NO! NO!-

Bene Ginny, sei arrivata tardi, congratulazioni

-Harry Potter è morto!- fece Voldemort sorridendo col suo sguardo serpentesco.

-HARRY NO! Harry io...-

-Calma Ginny.- sentii mio padre che mormorava tra i miei capelli rassicurazioni a cui non prestai attenzione.

-HARRY! Sono incinta!-

Tutti si voltarono verso di me e Harry cadde dal corpo di Hagrid, ma non era nè fermo nè rigido.

Si riprese all' istante e strabuzzò gli occhi nella mia direzione.

-Che cosa?!-

Non ero arrivata tardi.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** La battaglia finale ***


Mio padre mi aveva lasciato andare e mi guardava per la prima volta come se non mi conoscesse.

-Ma utlimamente voi...- fece Hermione, senza capire. -Io ho visto Harry, non si è mai allontanato.-

E con tempismo perfetto l' incantesimo svanì.

Fortuna che indossavo una maglia larga!

Il pancione si mostrò in tutta la sua imperiosità e io lo accarezzai, fiera di poterlo fare davanti a tutti senza vergognarmi.

Harry stava ancora lì per terra e osservava con gioia immensa quel mio pancione, da dove stava per crescere suo figlio.

Nostro figlio.

Tutti parvero un po' spiazzati e per qualche istante nessuno reagì, solo Ron aveva gli occhi sgranati e balbettava frasi senza senso, mentr diventava tutto rosso.

Mia madre e mio padre avevano la bocca aperta e in qualche modo si sentivano traditi, era evidente.

La McGranitt avanzò verso di me, tra tutti, e senza dire una parola mi diede delle piccole carezze sulle spalle.

-Per la barba di Merlino, Ginny! - esclamò Percy. -Ma a che mese sei?-

-Il momento è ormai giunto.- dissi, e con quella consapevolezza avertii la prima e forte contrazione, tanto che dovetti piegarmi in due per il dolore.

-ORA BASTA!- urlò Voldemort, scosso.

Aveva gli occhi rossi fuori dalle orbite e tra le sue file molti Mangiamorte lo stavano abbandonando.

-No, tornate!- urlava Bellatrix, come impazzita, ma vidi che tra quelli che se la davano a gambe c' erano anche i Malfoy, che andarono spediti senza tirarsi indietro, fino a smaterializzarsi al confine di Hogwarts.

Ora che però tutti si erano ripresi, la battaglia era ricominciata, più viva e terribile di prima.

Vidi Bellatrix che si scagliava verso di noi con furia, insieme ai Mangiamorte più fedeli.

Anche Voldermort avanzava, e chiunque osasse interferire nel suo cammino trovava la morte.

Bellatrix continuava ad avanzare e la vidi avanzare verso di me.

I suoi fini erano chiari: uccidere il piccolo Potter prima che nascesse.

Non mi sarei tirata indietro.

Sfoderai la bacchetta e l' affrontai a testa alta, evitando ogni sua Maledizione e affondando con convizione ogni incantesimo, ignorando le contrazioni sempre più dolorose.

Sentii un dolore più acuto di tutti i precedenti messi insieme e vidi una Maledizione sfiorarmi la clavicola.

-No, mia figlia no, cagna!- urlò mia madre interferendo nel nostro duello, mentre io ero impegnata a calmarmi.

Urlai per il dolore, ma nel caos nessuno mi udì.

Qualcuno però esultò quando mia madre sconfisse Bellatrix Lestrange una volta per tutte. Per prima cosa mia madre venne da me e mi guardò con pena.

-Piano Ginny, piano.- e mi diede un bacio sulla mia fronte imperlata di sudore.

Stavo per sedermi, ma vidi tutti radunarsi in cerchio intorno a qualcuno

Nessuno osava fiatare.

Mi avvicinai e vidi Harry che si preparava allo scontro finale, dicendo a Voldemort qualcosa che non riuscii a sentire, presa com' ero a preoccuparmi di non urlare.

Il dolore era ormai insopportabile.

Vidi Harry fermarsi e finalmente la maledizione di Lord Voldemort andò a incontrare l' Expelliarmus di Harry.

Erano in perfetta parità, in una situazione di stallo.

Sentii qualcosa di liquido bagnarmi le gambe e scendere giù.

Sgranai gli occhi.

-Mi si sono rotte le acque.- mormorai.

Harry si voltò verso di me e temetti che potesse perdere la concentrazione. Invece sorrise come se fosse l' uomo più felice al mondo e il suo incantesimo raggiunse una potenza disumana, tanto che nulla potè Lord Voldermort, il più grande Mago Oscuro di tutti i tempi.

Appena il cadavere di Voldemort cadde a terra, io feci lo stesso e mi accasciai, incpace di rimanere oltre in piedi.

Harry fu vicino a me prima di chiunque altro.

-Possiamo spostarla?- domandò Harry a Madama Chips, appena accorsa.

-No Potter, dovrà partorire qui, non c' è altra soluzione.- sentenziò l' infermiera.

-Ginny, amore, ti prego resisti.- mi disse Harry e lo ammirai per come riuscisse a trovare ancora la forza di starmi vicino dopo lo scontro più epico a cui il mondo magico avesse mai assistito.

Ron stava più distante e guardava Harry con tanto d' occhi, indeciso se ucciderlo o attendere.

-Signorina Weasley, - mi disse Madama Chips -ora deve spingere più forte che può.-

E io spinsi, mentre il dolore quasi mi uccideva.

-Spingi amore, spingi.- mi incoraggiò Harry asciugandomi la fronte.

-Dai bambina mia, spingi.- questa era la mamma.

Spinsi più forte e ancora più forte.

Sentivo il bambino lasciarmi e con il pensiero che finalmente avrei potuto tenerlo tra le braccia, spisi ancora più forte.

Il bambino lasciò il mio corpo e io urlai un' ultima volta.

Harry ruppe il cordone ombelicale immediatamente e mi porse il bambino.

-Un maschietto.- disse Madama Chips mentre si affrettava a ricucirmi con la magia.

Lo presi tra le braccia e vidi che la creatura era bellissima.

-Sarà forte e coraggioso come il papà.- esalai senza forze.

-Spero che sia meno stronzo, però.- commentò Ron, ma non c' era ostilità nel suo tono di voce. Andò invece a congratularsi con Harry e quando quest' ultimo tornò a tenermi il capo tra le sue gambe, mi lasciai andare dopo tutto quel dolore.

-Ti amo.- sentii dirmi da Harry prima che io svenissi.

Niente più bugie.

Solo una vita coronata dall' amore.

Oltre la passione.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2739265