He took the midnight train goin'anywhere

di Iccia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima parte ***
Capitolo 2: *** Seconda parte ***
Capitolo 4: *** Terza parte ***



Capitolo 1
*** Prima parte ***


Prefazione: “He took the midnight train goin’ anywhere”  ha preso forma l’anno scorso, il giorno dopo la morte del nostro “gigante buono”.
Non volevo pubblicarla per rispetto di tutti, attori compresi visto che parlo di loro in prima persona, perché è un loro sacrosanto diritto soffrire senza che qualcuno ci scriva intorno delle storie.
Molti dei miei amici l’hanno letta e ed hanno apprezzato, dicendomi poi di pubblicarla e di non seguire il mio ragionamento.
Lo sto facendo anche se non sono pienamente convinta, anzi, quasi per niente.
La storia è nata come sfogo personale ed è divisa in tre parti, che pubblicherò tutte insieme.
Sarà veloce e indolore, così soffriremo il meno possibile.
Spero che apprezziate e che non me ne vorrete.
Buona lettura.
P.S : Il personaggio di Cristian è inventato dato che al tempo Naya stava con Sean che,francamente, non ho mai sopportato! 
R.B


HE TOOK THE MIDNIGHT TRAIN GOIN’ANYWHERE
 
Prima parte
 
[POV NAYA]
Inghilterra
Mistica, umida Inghilterra.
Non l’amavo particolarmente, troppe nuvole, troppa pioggia ma le persone almeno erano molto amichevoli, quando eri un’attrice famosa.
Mi trovavo a Londra per alcune interviste e per assistere al concerto di Cristian, dopodiché sarei partita alla volta dell’Italia per presenziare al Giffoni.
Ebbene sì, dopo Dianna, avevano chiamato me.
Mi aveva detto che sarebbe stata un’esperienza unica che mi sarei ricordata per sempre.
Non vedevo l’ora di viverla.
Dopo aver controllato l’ora, mi alzai dal letto e mi diressi in bagno.
Appena docciata indossai dei jeans, una maglia bianca e le ballerine.
Stranamente era una bella giornata.
Infilai la giacca e mi avvicinai al letto.
-Amore devo andare, ci vediamo a pranzo - sussurrai all’orecchio di Cristian.
-A dopo Amore – mi rispose dandomi un lieve bacio in bocca.
Ci frequentavamo da quasi sei mesi e, contro ogni aspettativa, le cose si erano accelerate fino a che la maggior parte dei giorni li passavamo insieme.
Non a caso mi aveva seguito in Inghilterra purtroppo non avrebbe potuto farlo anche per l’Italia.
Scesi nell’atrio dell’hotel e aspettai la giornalista, ero in largo anticipo, speravo facesse presto, a lungo andare queste interviste irritavano.
Chiedevano sempre le stesse cose:
Come procede la sua relazione con il famoso chitarrista Cristian Thornton?
Vi sentiremo mai cantare insieme?
Quando uscirà il suo album da solista?
E altre domande riguardanti Glee ed ora anche il bambino di Heather.
Domande alle quali rispondevo sempre le stesse identiche cose:
Io e Cristian siamo molto felici e stiamo molto bene insieme.
Presto vi faremo sentire qualcosa di mio.
“Heather è raggiante, non vedo l’ora di fare la conoscenza del piccolo.”
Ma poi: un’intervista di Domenica mattina?
Che fine aveva fatto il “Giorno del Signore”?
Ordinai la colazione e cominciai a leggere un giornale di qualche settimana fa.
Non avevo voglia di andare su Twitter, mi sentivo poco loquace.
E io ero quella che doveva essere intervistata!
Davo la colpa al caffè che ancora non avevo preso.
-Signorina Rivera, ecco la sua brioches e il suo caffè - mi porse il cameriere.
-Mi faccia un favore: può portare la colazione anche nella stanza 422?
-Ma certo signorina, cosa gradisce?
- Credo che delle uova alla coque, una brioches, del succo di frutta e cappuccino vadano più che bene. Grazie mille.
-Lo metto sul conto della camera?
-Ovviamente. - risposi sorridendogli.
Continuai a sorridere anche dopo che il cameriere partì pensando a quanto avrei fatto felice Cristian dopo quella colazione.
Era un mangione lui.
Abituata com’ero a mangiare una sola portata sia a pranzo che a cena, era stato uno shock dover cucinare per lui che si mangiava primo, secondo e contorno.
Mi obbligava anche a non saltare i pasti, cosa che capitava spesso abitando da sola.
Ancora ero immersa nei mie i pensieri, quando il mio telefono vibrò.
 
CHIAMAMI.
  ORA.
                -D
 
Dianna e i suoi messaggi gratis!” pensai con un sorriso.
Poi, però, rilessi bene e mi preoccupai.
Non sapevo il motivo ma sentivo che qualcosa non andava.
La chiamai.
-NayNay - rispose con un singhiozzo.
-Dì, cos’è successo? Perché piangi? – domandai agitata.
-È successa una cosa… - cominciò interrotta da altri singhiozzi.
-COSA? – urlai ormai certa della gravità della situazione.
-È morto
- Chi è morto? – chiesi con il cuore in gola.
-Cory – rispose con un ultimo grido straziante.
-È morto questa notte…
Ormai non sentivo più niente.
Ero vuota.
La gente muore tutti i giorni, ma quando succede a una persona a te cara è come se il tuo cervello si rifiutasse di accettarlo.
Cory è morto.
Cory non è morto.
Cory non può morire.
Cory non può morire perché è un tuo amico, come se questo lo rendesse immortale.
Poi man a mano che cominci ad auto-convincerti, senti la conferma che non volevi avere.
Alla televisione dell’hotel stavano trasmettendo la notizia dell’ultima ora.
L’attore Cory Monteith è stato trovato privo di vita nella sua camera a Vancouver.
Le cause ancora non sono note, l’autopsia verrà fatta domani.
Tutta l’Inghilterra, come tutto il mondo, è vicino alla sua famiglia, ai suo amici più cari e alla fidanzata -nonché collega- Lea Michelle.
Lea!
Mi ridestai.
Una delle mie migliori amiche si trovava a casa con il cuore straziato.
Non potevo rimanere qui tra stupide interviste, inutili foto e rumorosi concerti.
Raccolsi il telefono che avevo fatto cadere, fortunatamente Dianna aveva capito e riattaccato.
Composi il numero di Cristian.
-Amore, l’hai già finita l’intervista? – mi chiese subito.
-No, chiama l’aeroporto e chiedi subito di preparare il jet con il quale siamo arrivati. Tra mezz’ora sarò lì. –risposi come un automa dirigendomi verso la reception.
Dovevo saldare il conto e avvertire che non ci sarebbe stata nessuna intervista, quindi dovevano chiamare la giornalista.
-Cos’è successo NayNay? – domandò preoccupato.
-Ti racconto dopo. Fai quello che ti ho detto!
 
… … …
 
   [POV CRISTIAN]
 
Dire che la sua chiamata mi aveva fatto preoccupare era dire poco.
Sei mesi che stavamo insieme e non l’avevo mai sentita così.
Chiamai comunque l’aeroporto e, di conseguenza, cominciai a fare le valigie.
Dieci minuti dopo sentii la porta della stanza che si apriva e corsi al salone per vedere Naya.
Ma quella non era Naya, o almeno era lei, ma diversa.
Il volto inespressivo, gli occhi vuoti.
Quei stessi occhi dove potevo vedere il mondo intero, ora erano spenti.
Si muoveva in giro per la stanza con frenesia.
Mi passava vicino senza guardarmi, come se non esistessi, e, in effetti, in quel momento per lei non esistevo, ero solo un’ombra che le girava intorno senza sapere il perché.
Quando si diresse nella camera da letto la seguii e mi sedetti vicino alla sua valigia.
Lei continuava a non guardarmi, era come in trans.
Persa in un mondo tutto suo.
Decisi di agire.
Dopotutto era, di sicuro, successo qualcosa.
-Nay, mi vuoi dire cos’è accaduto?
Niente, silenzio più totale.
Mi alzai, le presi i vestiti dalle mani e li buttai a terra, dopodiché gliele strinsi forte tra le mie.
-Amore, calma, respira… dimmi cos’è successo…
Alzò per la prima volta gli occhi su di me, poi, piano piano, tornò al mondo reale e gli occhi le si gonfiarono di lacrime.
-Oh mio Dio! - esclamò accasciandosi a terra.
Le nostre mani ancora intrecciate in un presa ben salda.
Mi sedetti vicino a lei.
-Cory… è morto – disse tra i singhiozzi appoggiandosi a me, ancora in preda alle lacrime più amare.
Rimasi scioccato.
Cory?
Morto?
Lo stesso Cory che qualche giorno fa gironzolava per gli studi della Paramount spensierato?
Ma è uno scherzo!
Non è possibile!
Troppe domande alle quali Naya era troppo scioccata per rispondere.
Sentii il mio telefono vibrare.
Era Kevin.
 
So che Naya ha saputo.
  Non farla partire, lo faremo tutti e tre domani.
  Lea è ancora a Vancouver.
  Ci vediamo questa sera. – K”

Sapevo che anche lui era scioccato – chi non lo era? – ma cercava di svagarsi e di non pensarci.
Domani sarebbe stata una giornata dura per tutti loro, e per chi gli stava vicino.
Ora però dovevo convincere Naya a rimanere qui fino a domani.
-Ehi amore, ascolta: Kevin ha detto che partire ora è assurdo… Lea è ancora in Canada e voi tutti vi incontrerete domani.
 Oggi andremo al concerto e domani mattina presto saremo a Los Angeles, ok?
-Ma Lea! – esclamò tra i singhiozzi.
Mi faceva un male cane vederla così distrutta, lei che era sempre sorridente, ma non potevo farci niente: era giusto che si sfogasse.
-Lea ritorna a L.A. solo domani amore…
Lei lasciò le mie mani per abbracciarmi.
Sentivo le sue lacrime che mi scendevano sul collo e i singhiozzi che cercava di trattenete mi riecheggiavano nelle orecchie.
La tenni stretta a me finché non cadde in un sonno profondo e tormentato.
La presi in collo e la poggiai sul letto coprendola con un lenzuolo.
Feci lo stesso e l’abbracciai
 
… … …
 
 [POV NAYA]
 
Quando mi svegliai ero sul letto stretta al corpo di Cristian mentre lui mi accarezzava i capelli.
Non avevo voglia neanche di aprire gli occhi.
Ero senza forze, stremata.
Non volevo crederci, non potevo.
Era Cory.
Il nostro gigante canadese.
Il capostipite della Glee-Family.
Come avremmo fatto ora senza di lui?
Glee non sarebbe stato più lo stesso.
Come noi.
-Hai voglia di alzarti? – mi chiese Cristian con un bacio in fronte.
Scossi la testa.
-Lo so che è difficile, ma passa con il tempo e sono sicuro che sei, che siete, abbastanza forti da sopportarlo e superarlo… ora è normale essere giù, siete troppo scioccati…
Non risposi neanche questa volta ma mi strinsi di più a lui.
Come potevo andare al concerto di Cristian quando un membro della mia famiglia era scomparso?
Ma sapevo che andare a L.A. ora sarebbe stato inutile.
-Ti è piaciuta la colazione? – gli chiesi ripensandoci in quel momento.
Lui rise per poi rispondermi:
-Sì, il pensiero è stato molto apprezzato, grazie
Mi baciò.
-Forza alzati, dobbiamo prepararci per il concerto, anzi io già dovrei essere lì – continuò guardando l’ora.
-Sei sicuro che ce la posso fare?
Non mi sembrava il caso di andare al suo concerto, dopotutto ero in lutto.
-Sono sicurissimo, e poi viene anche Kevin…
Mi alzai e indossai il vestito che avevo programmato per la serata, anche se avrei preferito indossare pantaloni e felpa.
Misi un filo di mascara e infilai gli occhiali da sole che sarebbero stati la mia ancora di salvezza della serata.
Non volevo che la gente mi vedesse con gli occhi gonfi dal pianto.
Avevo pur sempre il sacrosanto diritto di soffrire in pace.
-Pronta? – mi chiese lui davanti alla porta.
-Sì – risposi prendendogli la mano.
Quando arrivammo a destinazione ci dirigemmo subito al backstage nel quale io e Kevin avremmo assistito al concerto.
Lo stavo aspettando con ansia, per quanto Cristian mi poteva essere di aiuto e conforto – e gli ero grata per questo – Kevin capiva meglio il mio dolore, il nostro dolore.
Quando arrivò corsi ad abbracciarlo e insieme versammo altre lacrime da sotto gli occhiali da sole.
-Ce la faremo Bee, ce la faremo… rimarrà sempre una parte di noi… Ricordati quello che diceva sempre: L’Amore ti permette di rimanere vivo, anche dopo che te ne sei andato.
Annuii piangendo ancora di più.
Il nostro gigante buono se n’era andato.
Per sempre.
 
 
 
Fine Prima Parte



 

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Capitolo 2
*** Seconda parte ***


Seconda Parte:   He took the midnight train goin’ anywhere
 
[POV CRISTIAN]
 
La mattina dopo ci alzammo all’alba e ci avviammo subito all’aeroporto.
Kevin era già lì ad aspettarci.
Durante il concerto lui e Naya erano stati sempre vicini con le mani unite e la testa di Naya appoggiata sulla sua spalla.
Ogni tanto quando passavo mi concedeva un sorriso, anche se forzato.
Mi faceva una tenerezza che più volte durante la serata mi ero chiesto se avevo fatto bene ad appoggiare l’idea di Kevin.
Durante la notte Naya aveva dormito con la testa nascosta nel mio collo come a proteggersi dal mondo che, secondo me, mai come ora le faceva più paura.
Ogni tanto sentivo che si agitava, così mi limitavo a stringerla più forte che potevo.
Ora, seduta sul sedile del jet aveva lo sguardo perso nel vuoto, mentre Kevin, davanti a noi, guardava fuori dal finestrino.
Si respirava un’aria quasi surreale nella stanza.
Avrei voluto dire, fare qualcosa ma in situazioni come questa sarebbe stato inutile, ci si deve limitare a stare vicino mentalmente e fisicamente alle persone che soffrono.
Ognuno supera il dolore in modo diverso: c’è chi ha bisogno di parlarne con qualcuno, chi cerca di tenersi impegnato in qualche attività pur di non pensarci (fino a quando poi non diventa un’abitudine) e chi, invece, si chiude a riccio, perso nel suo mondo – nel suo dolore – e cerca di superarlo come meglio può.
Passai un braccio intorno alle spalle di Naya e con l’altra mano presi la sua.
Lei in risposta riappoggiò la testa nell’incavo del mio collo.
Dopo dieci minuti di viaggio già dormiva profondamente, persa nel mondo dei sogni dove, almeno lì, si spera, non avrebbe sofferto come nel mondo reale.
 -Meglio che si riposi ora… una volta arrivati la giornata sarà dura… - disse Kevin.
-So che sembrerà pressoché inutile chiedertelo ma: come stai?
-Sto – rispose evasivo ripuntando lo sguardo fuori.
Quando scendemmo dal jet salutammo Kevin e ci avviammo con un taxi a casa di Naya, che ancora non aveva aperto bocca.
Si era limitata a guardarsi intorno ed a regalarci dei sorrisi di circostanza.
Scesi dal taxi fummo assaliti dai giornalisti:
-Naya siamo della “The Hollywood Reporter” , cos’hai da dire a tutti i fan a proposito della scomparsa dell’amato Cory Monteith?
-Tutta la Glee Family e io siamo incredibilmente tristi dopo questa notizia.
Cory era e sarà sempre un membro della mia famiglia e un grande amico.
Era una parte speciale di questo mondo e mi mancherà per sempre.
Il mio cuore va alla sua famiglia e a Lea e mentre fanno piacere tutti i pensieri d’amore, la privacy durante questo periodo di dolore sarebbe gradita. – rispose facendo un sorriso educato e rientrando in casa.
-Oh mio Dio, è arrivata mia madre! – esclamò sconsolata.
La capivo, quando succedevano cose di questo genere non si voleva molta gente intorno, si preferiva rimanere soli con il proprio dolore per metabolizzare meglio e in tranquillità.
-Vuoi che ritorni a casa? – le chiesi.
-No, avrei gradito solo la tua presenza in verità… - ripose prendendomi per mano.
Quando entrammo Yolanda travolse sua figlia in un abbraccio materno.
-Bambina mia, quanto mi dispiace!
Appena abbiamo saputo siamo venute qui io e Nicklaya, Michael ha preferito di no… - disse stringendola più forte.
-Senza offesa mamma, ma avrei preferito che faceste come Mike… sono troppo stanca in questo momento…
-Oh, ma certo tesoro, andate a riposarvi…. Scusa Cristian se non ti ho salutato… - disse abbracciando anche me.
-Salve signora Rivera – risposi ricambiando l’abbraccio con la mano libera.
Dopo che anche Nicklaya ci salutò, se ne andarono via e Naya si sedette sul divano  facendomi segno di seguirla.
-Niky ha lasciato la tv accesa… - osservò fissando il vuoto.
Si ridestò solamente quando sentì il tributo che la Fox aveva fatto per Cory e spense subito lo schermo.
-Ti prego, dimmi che è solo un incubo e che tra poco qualcuno mi verrà a svegliare, così mi ritroverò ancora nella stanza dell’albergo in procinto di essere intervistata… - mi disse con aria supplichevole.
-Mi dispiace amor mio essere io a darti questa cattiva notizia ma non è un incubo quello che stai vivendo, bensì la realtà, per quanto triste e buia sia ora…
-Grazie per avermi detto la verità… - rispose con un sospiro sconsolato.
-Vado a prepararmi… - annunciò stancamente alzandosi dal divano.
-Io preparo il pranzo, cosa ti andrebbe? – le chiesi alzandomi a mia volta.
-Scusa ma non ho molto appetito…
-Naya, devi mangiare, è da ieri che non tocchi cibo!
Non voglio ritrovarti stesa sul pavimento!
-Cristian, davvero, sto bene così, se avevo fame mangiavo… in questo momento ho lo stomaco chiuso, se mangio qualcosa rischierei di vomitarlo e, visto che mi fa paura, preferirei evitarlo… - mi rispose lasciandomi un bacio a fior di labbra.
Aveva gli occhi lucidi e stanchi, parlava con il groppo in gola e, quando fece per girarsi e andarsene, la presi per il polso e la strinsi a me.
Dopo un’iniziale reticenza ricambiò l’abbraccio e fu scossa da dei singhiozzi prima di cedere al pianto più straziante che avessi mai sentito.
Per quanto le lacrime di ieri fossero vere facevano parte della pre-accettazione, di un momento di assoluto shock, del tutto surreale.
Ora erano lacrime di puro dolore, con l’arrivo del nuovo giorno era arrivata anche la consapevolezza della perdita subita.
Così, mentre ascoltavo i suoi singhiozzi aspettando che si calmasse, la strinsi e la cullai tra le mie braccia; ancora in piedi in mezzo al salotto.
Non so cosa scaturì un pianto ancora più forte e straziante del precedente, sta di fatto che le gambe cominciarono a cederle e si accasciò a terra, coprendosi il volto con le mani mentre i singhiozzi più forti s’impossessavano di lei.
In quel momento sentii bussare alla porta e corsi a vedere chi era.
Aprii ad una Heather Morris con gli occhi gonfi e rossi di lacrime.
-Cristian, ho sentito che eravate tornati… dov’è Naya? – mi chiese sorridendomi.
-In salotto, sta piangendo …. Ti giuro che non so cosa fare, mi sento impotente… - mi sfogai.
-Ti capisco… - rispose accarezzandomi il braccio prima di entrare.
Appena vide Naya accovacciata sul tappeto ancora in preda al pianto, corse ad abbracciarla piangendo a sua volta.
-HeMo – gemette Naya abbracciandola a sua volta.
-NayNay, sono qui… fatti forza, dobbiamo farci forza, Lea sta peggio di noi ed ha bisogno del nostro aiuto ora più che mai… - le rispose tra le lacrime.
-HeMo, come faremo senza di lui? – chiese disperata.
-Ci abitueremo, il dolore sarà sempre dentro di noi, pronto ad uscire nei momenti solitari, ma con il tempo impareremo a conviverci… Ricordati che Cory sarà sempre qui pronto ad aiutarci per farci alzare dal letto la mattina presto, in modo da essere puntuali sul set anche quando siamo tristi, quando ci farà passare le sue canzoni in “casuale” apposta, ed ora è con noi, proprio davanti a noi, che per farci smettere di piangere cerca, come suo solito, di fare il cretino improvvisando dei passi di ballo tutti Made In Cory Monteith… riesci a vederlo? – le chiese con un sorriso materno.
Naya alzò gli occhi davanti a lei come ipnotizzata da quelle parole mentre io le osservavo affascinato.
Era bastata una saggia Heather Morris per calmare Naya, come se avesse un immenso potere su di lei.
Non avevo mai avuto occasione, in questi mesi, di vederle insieme, ma dovevo ammetterlo,  quelle due erano davvero in sintonia.
Potevo percepire nell’aria il bene che provavano l’una per l’altra, avrebbero fatto qualsiasi cosa in loro potere per proteggersi a vicenda.
-Sì, lo vedo  - ripose Naya asciugandosi gli occhi facendo emergere un sorriso tra le lacrime.
Era sorprendente come l’amore, che sia di un’amica o della persona amata, può guarire un cuore malato.
Quando ci si chiede come fare a sopportare un dolore che ti lacera dal profondo dell’anima, basta guardarsi intorno e vedere quanti amici ci sono per aiutarti e condividere la tua sofferenza, perché il tuo dolore è anche un po’ il loro.
Ed ora più che mai ne ero convinto.
Vedere due persone distrutte dall’infinita tristezza sorreggersi a vicenda era straordinario.
Stavano condividendo il loro strazio per riuscire a sopportarlo meglio, per alleggerire il peso che ognuna portava sulle spalle e renderlo più sopportabile.
-Ed ora cosa sta facendo? – le chiese dolcemente HeMo.
-Ci sta esortando a non piangere perché lui ha solo bisogno di sorrisi… e che dobbiamo andare da Lea per far tornare il sorriso anche a lei che ne ha bisogno…
-Brava ragazza mia… quindi ora ci alziamo e ci prepariamo… Cristian ci cucinerà un bel pranzetto…
-Assolutamente – risposi sedendomi vicino a Naya e asciugandole una lacrima solitaria che, impertinente, scendeva lungo la guancia.
-… e poi andremo tutti la Lea! – continuò Heather sorridendomi.
-Ok – ripose Naya abbracciandola e sussurrandole un “Ti Voglio Bene”.
-Anche io tesoro! – le rispose HeMo lasciandole un bacio sulla guancia.
Poi Naya si girò verso di me sorridendomi.
Si avvicinò e ci scambiammo un bacio dal sapore salato delle lacrime, ma pieno di gratitudine e affetto, un bacio che non ci scambiavamo dalla notte prima della scomparsa di Cory.
-Grazie, di tutto  - mi disse nell’abbraccio.
Si accostò ancora di più e mi baciò nuovamente.
-Ti Amo – sussurrò tra le mie labbra come se fosse il più prezioso dei segreti da custodire con estrema cura.
Cosa che in fondo era.
La strinsi forte a me, felice di aver ritrovato la Naya di cui mi ero innamorato.
Ed è proprio in questi momenti che ti accorgi che non potresti amare di più una persona.
-Ti amo anche io – le bisbigliai lasciandole un bacio tra i soffici capelli corvini che profumavano di Naya.
E Naya aveva un profumo tutto suo, sapeva di casa, di libertà, di tutto ciò che c’è di più buono e bello al mondo.
Ed ero felice di averla tutta per me.
 
 
Fine Seconda Parte

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Capitolo 4
*** Terza parte ***


Come promesso: veloce e indolore.
Ho pubblicato tutto in una sera.
Voglio solo precisare una cosa: la canzone alla fine del capitolo, e che viene nominata nel durante, non è stata scritta dalla sottoscritta nè tantomeno da Naya.
E' opera di Omar Codazzi.
Mi sembrava troppo bella e troppo inerente per non mettercela. Spero che la storia vi sia piaciuta.
Alla prossima.
R.B


Terza parte : He took the midnight train goin’anywhere
 
[POV NAYA]
 
Non mangiavo dal giorno prima e solo quando mi avevano presentato il piatto di pasta davanti, mi resi conto di quanta fame avevo.
Heather era partita prima di finire, a quanto pare anche sua madre era venuta a trovarla, così le misi il pranzo in un contenitore  e ci salutammo con la promessa di rincontrarci il pomeriggio a casa di Lea.
Rimasti nuovamente soli, mi sedetti di fianco a Cristian e pranzammo in silenzio mano nella mano.
-Io vado un attimo in giardino… - annunciai alzandomi e portando il piatto e il bicchiere nel lavabo.
-Io lavo i piatti – aggiunse lui.
-Nono, sta arrivando Greta, vai a farti una doccia e riposati che questa notte non hai dormito.
Notando la sua faccia sorpresa, classica di chi viene colto in fallo, sorrisi materna e mi affrettai a spiegare:
-Ero sveglia, sentivo quando mi stringevi e mi accarezzavi… Grazie – mi avvicinai e lo abbracciai.
-Figurati, giuro che non ti potevo guardare in quel modo, mi sentivo inutile.
Piangevi anche nel sonno e non sapevo come consolarti…
-Oh Cristian, mi è bastato averti vicino, vuol dire molto per me… - tirai un sospiro e ricominciai a parlare con il groppo in gola – Promettimi… promettimi che tu non te ne andrai, che non mi lascerai mai sola… - finii nascondendo il viso nell’abbraccio.
-Ehi Naya, guardami : neanche se un giorno sarai tu a lasciare me, io non ti abbandonerò.
Rimanemmo abbracciati ancora un po’ prima di andare ognuno a fare le sue commissioni.
Ero davvero grata di averlo con me, finalmente, mi sentivo bene, senza contare la perdita di uno dei miei migliori amici.
Persa nei miei pensieri cominciai ad annaffiare i fiori nel giardino, non mi accorsi neanche dell’arrivo di Greta finché non mi venne a salutare.
-Ti piaceva tanto da piccola stare tra i fiori, soprattutto quando volevi evadere dal mondo reale.
Riuscivi a stare fuori per ore ed ore… - raccontò guardando i gigli che stavo annaffiando.
-Già… mi hanno sempre aiutata a non pensare, andavo in giardino e già sapevo cosa avrei dovuto fare.
È un lavoro monotono e gratificante, oltre che profumato!
Tiene impegnata la mente  – ammisi con un sorriso.
-La vita a volte gioca brutti scherzi bambina mia, tu devi solo saperli aggirare…
-Greta, come faccio ad aggirare la morte di Cory?! È morto!
Non lo rivedrò più, l’unica cosa che mi rimane di lui è la sua voce che risuona costantemente nella mia testa!
È straziante sentire la sua presenza ma non poterlo vedere! – le urlai sfogando la mia rabbia.
-Vieni, sediamoci un attimo – mi invitò facendomi sedere sul dondolo – Sai, purtroppo, o per fortuna dai più grandi dolori nascono le cose più belle.
Continua ad ascoltare la sua voce, fai qualcosa che riesca a ricordarti sempre le cose belle che lo caratterizzavano; qualcosa che puoi andare a rivedere quando hai bisogno di lui. – detto ciò si alzò e se ne andò a sbrigare le sue faccende.
Mi alzai pensierosa e mi diressi verso la libreria per seguire il consiglio della mia storica governante e bambinaia.

… … …
 
[POV CRISTIAN]
 
Non so bene il motivo ma l’atmosfera nella camera di Naya conciliava sempre un buon sonno.
Era tranquilla ed accogliente.
Quando mi svegliai la casa era silenziosa, quasi fossi l’unica persona che abitarvi.
Mi rivestii e scesi in cucina dove trovai Greta seduta sullo sgabello dell’isola a leggere un giornale mentre beveva una tazza di thè.
-Buonasera Greta – la salutai.
-Ben alzato signorino Thornton – rispose con un sorriso materno.
-Greta, ti ho detto che puoi chiamarmi Cristian… - la rimproverai bonariamente.
-Deformazione professionale…
Greta lavorava per la famiglia Rivera da moltissimi anni, aveva cresciuto il padre di Naya e tutti i suoi fratelli.
Con i suoi 70 anni, era una donna piena di energia e giocherellona.
-Dov’è Naya?
-È chiusa nella libreria da quasi un’ora…
Salii le scale fino alla mansarda, dove si trovava la libreria.
A Naya piaceva leggere e se la cavava nella scrittura – a detta sua – per me aveva un vero talento.
Quando si trasferì in questa casa modificò la mansarda fino a riempirla di scaffali colmi di libri e bauli di quando era piccola, mise una scrivania antica davanti alla finestra e una poltrona al centro della stanza.
Ed è lì che la trovai appena varcata la porta, sprofondata e addormentata coperta da una vecchia trapunta.
La mia attenzione fu attirata dalla lampada accesa sulla scrivania.
Sopra c’era un foglio con la scrittura di Naya:
Caro Amico” era il titolo.
La curiosità mi spingeva a continuare a leggere, ma decisi che lo avrebbe fatto Naya quando avrebbe voluto.
Mi limitai a girare per la stanza e scorgere i titoli dei vari libri.
Ogni ripiano aveva il suo genere letterario che spaziava dai grandi classici delle sorelle Brönte, Jane Austen, Shakespeare, L.M.Alcott ;  ai libri di avventura di Verne, Kipling e vi aveva aggiunto anche “La Terra delle Storie” di Chris; ai romanzi storici – i suoi preferiti – fino ad arrivare al fantasy con “Harry Potter” e “Il Signore degli Anelli”.
Quando Naya si ritirava in questa stanza poteva starci le ore.
In effetti, dovevo ammetterlo, era una delle stanze più belle della casa, al suo interno vi era racchiusa l’essenza di Naya stessa.
-Ehi… – sentii sussurrare.
Mi girai e la vidi stiracchiarsi con movimenti lenti e sinuosi.
-Non volevo svegliarti
-Non lo hai fatto… vieni qui – mi invitò spostandosi verso il bordo della poltrona per poi riaccovacciarsi di fianco a me appena mi misi a sedere.
-Dimmi la verità: quanto ti piace stare quassù? – le domandai sistemando meglio la coperta su di noi.
-È il mio piccolo e confortante rifugio… potrei anche vivere solo in questa stanza
-Vivere o sopravvivere?
-Sai, non sono tutti come te!
C’è chi si rifugia nei libri e leggere non gli da’ fatica! – esclamò fingendosi indignata, facendomi sorridere.
-Quando vuoi andare da Lea?
-Mi cambio e partiamo – mi rispose abbracciandomi.
Rimanemmo per qualche minuto in quella posizione, in balia delle carezze e dei baci, poi Naya si alzò e lasciò la stanza.
Un quarto d’ora più tardi eravamo in auto verso casa di Lea.
Il viaggio, alquanto breve, era trascorso il silenzio: Naya, al volante, era persa nei suoi pensieri ed era molto irrequieta.
Parcheggiò la sua Range Rover dietro casa di Lea in uno dei pochi posti rimasti.
La porta sul retro era stata lasciata aperta e da dentro arrivavano delle voci indistinte.
-Naya! – esclamò Amber appena la vide.
Le due si abbracciarono calorosamente, mentre io salutavo le altre persone e facevo le condoglianze.
-Ehi NayNay… - sussurrò Mark avvicinandosi e aprendo le braccia a Naya che gli corse incontro.
-Shh, tranquilla… siamo tutti qui – le disse stringendola fino a farla sparire tra le sue braccia.
-Devo andare da Lea – annunciò quest’ultima.
-È in salotto, ti stava cercando…
Naya uscì dalla cucina, seguita da tutti noi e si fermò dietro il divano dove era seduta Lea con ai lati Chris e Dianna che le tenevano la mano.
-Lea… - sussurrò come se avesse paura di spaventarla.
Quando quest’ultima si girò con gli occhi arrossati e il viso sconvolto, corse da Naya e si buttò tra le sue braccia.
-Nay… non c’è più… Cory non c’è più! – esclamò tra i singhiozzi.
-Non dire così Lea, lui è ancora qui con noi, continuerà a vivere attraverso noi tesoro – cercò di consolarla.
-No Naya, è morto… è morto! – urlò straziata nel silenzio della stanza.
-Non è morto Lea, ha solo preso il treno di mezzanotte senza avere in mente una destinazione  … - le ricordò con voce materna circondandole il viso con le mani per guardarla negli occhi, asciugandole le lacrime.
Tutti guardavano Naya con aspettativa come se fossero sicuri di quello che stava per accadere.
-Just a small town girl, livening in a lonely world, she took the midnight train goin’anywhere –  cominciò ad  intonare con voce commossa.
-Just a city boy, born and raised in south Detroit, he took the midnight train goin’ anywhere – continuò Mark affiancandosi alle due. -A singer in a smoky room – attaccò Chord che aveva preso la chitarra.
-A smell of wine and cheap perfume – continuò Naya – For a smile they can share the night, it goes on and on and on!  - si unirono Heather e Dianna. -Che spettacolo vederli così! – disse meravigliata la compagna di Harry.
Molti dei rispettivi partner erano venuti, Cory era entrato nel cuore di tutti.
 
Stranger, waiting
Up and down the boulevard
They shadows searching
In the night.
Streetlight, people
Living just to find emotion
Hiding somewhere in the night!”
 
Quel giorno ebbi l’opportunità di capire il primo vero insegnamento da parte del Glee club:
insieme, anche il più grande dei dolori si poteva superare.
Vedere Lea sorridere con le lacrime agli occhi, abbracciata a Naya, mentre cantava, era una gioia per tutti i presenti.
 
Don’t stop believing
Hold on to the feeling
Streetlight, people
Don’t stop!”
 
Finirono la canzone con il classico acuto per poi abbracciarsi commossi.
Era proprio vero quello che diceva Cory:
L’amore ti permette di rimanere vivo, anche dopo che te ne sei andato.”
E guardandoli si aveva la certezza che Cory Monteith non li avrebbe mai abbandonati veramente.
 
… … …
 
   
[POV NAYA]
 
-Ehi, dov’è Lea? – mi chiese Mark appena entrai in cucina.
Dopo aver cenato insieme in molti erano tornati a casa, eravamo rimasti solo io, Mark, Heather e Dianna per dormire con Lea.
Cristian era ritornato con Kevin e ci eravamo dati appuntamento per il giorno dopo.
-È in camera, Dianna sta cercando di farla dormire… - risposi sedendomi vicino a lui sul tavolo.
Mentre Mark e Heather sparecchiavano, io e Dianna eravamo andate ad aiutare Lea a sistemarsi per la notte.
-È più tranquilla ora… - constatò HeMo sedendosi sulle mie gambe.
-Già.. – rispondemmo io e Mark.
La casa era immersa in un quieto silenzio, come quello che si ha dopo una forte bufera.
La giornata che avevamo vissuto era paragonabile ad una tempesta: la morte di Cory era arrivata come un uragano che spazza via tutto ciò che trova nel suo cammino, cambiando nel profondo le persone.
 Una volta accettato che l’uragano porta sempre cambiamenti e che come arriva se ne va, ad ognuno lascia dentro un’amara rassegnazione e un quieto silenzio tutt’intorno.
 L’unica luce accesa della casa era quella proveniente dalla lampada della cucina che contribuiva a formare un ambiente placido, specchio delle nostre menti.
Dei passi provenienti  dalle scale ci risvegliarono dai nostri pensieri.
-Si è addormentata – annunciò Dianna con occhi stanchi.
Stanchi come quelli di tutti noi.
Quando il silenzio ricadde pesantemente, mi ricordai di ciò che avevo scritto il pomeriggio.
-Ho composto una canzone… - annunciai soprappensiero fissando il vuoto davanti a me.
Heather mi guardò orgogliosa per poi stringermi.
-Vuoi farcela sentire? – mi chiese dolcemente Dianna.
-Prendo la chitarra, tu attacca che io ti seguo – m’informò Mark.
Cominciai a cantare seguita poi da Heather e Dianna.
Finita la canzone ci abbracciarono tutti.
-È bellissima NayNay! –esclamò Dianna.
-Una delle più belle che tu abbia mai scritto – continuò HeMo baciandomi la guancia.
-Brava piccola! – si complimentò Mark.
Dopo qualche minuto di silenzio Dianna cominciò a parlare:
-Ho paura di dimenticarlo, ho paura che un giorno non mi ricordi più la sua voce o il suo modo di fare… - disse Dianna.
-Non succederà mai, abbiamo tanti ricordi che lo terranno vivo nelle nostre menti e nei nostri cuori – rispose Mark.
-Il nostro gigante buono… - sospirai guardando la sua foto sul balcone della cucina.
-Rimarrà sempre con noi – esordì Heather – Ne sono convinta; dopotutto lo Show deve andare avanti, in un modo o nell’altro.
Le sorrisi ricordando la frase che diceva sempre Cory nei momenti più tristi.
Tornammo tutti a guardare la foto che ritraeva il nostro amico sorridente.
Non lo avremmo mai più rivisto, ma ad ognuno di noi era rimasto qualcosa di speciale del nostro gigante buono.  
 
 
The End
 
 
 
 
CORY MONTEITH
1982-2013
∞·∞·∞·∞·∞·∞
“The show must go… all over the place…
or something”
∞·∞·∞·∞·∞·∞



CARO AMICO

Sento un vuoto qui dentro di me
È un pensiero costante perché
Quando perdo l’amico più vero
È più arduo il sentiero.
Io che ancora ho bisogno di te
Di un consiglio, un aiuto, un caffè.
Delle notti a discutere ancora
      Aspettando l’Aurora.  
Caro, caro amico
Come faccio sta sera a cantare se tu non ci sei,
ma se alzo lo sguardo nel cielo
ti rivedo, vicino e sereno
mentre ascolti questa canzone
che io dedico a te.
Piange, il mio cuore
Se ripenso alle tante avventure
Vissute con te.
Quando hai un amico sincero,
anche il mondo ti sembra più vero
io ti porterò sempre nel cuore
e questa canzone, io la dedico a te.
Sento un vuoto qui dentro di me
È un pensiero costante perché
Quando perdi l’amico più vero
È più arduo il sentiero.
Ti ringrazio amico perché
Per il bene che tu hai dato a me.
Sei andato in alto nel cielo
Amico mio vero.
Caro, caro amico
Come faccio sta sera a cantare se tu non ci sei,
ma se alzo lo sguardo nel cielo
ti rivedo, vicino e sereno
mentre ascolti questa canzone
che io dedico a te.
Piange, il mio cuore
Se ripenso alle tante avventure
Vissute con te.
Quando hai un amico sincero,
anche il mondo ti sembra più vero
io ti porterò sempre nel cuore
e questa canzone, io la dedico a te.
 

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