L'ultimo respiro

di duha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'occasione ***
Capitolo 2: *** Risposte ***
Capitolo 3: *** Gocce di ghiaccio ***



Capitolo 1
*** L'occasione ***


Avete presente quando, guardando fuori dalla finestra, ci si ferma a pensare e a liberare la mente? Elsa lo faceva spesso, si immaginava una vita diversa, una vita al di fuori dalle mura di Arendelle, ma quella mattina si alzò in piedi quando ancora nel cielo si potevano ammirare le stelle e le nuvole violacee dell'alba. Quella mattina infatti avrebbe compiuto sedici anni, e come ogni anno voleva dire che avrebbe avuto a che fare con molte persone: chiacchiere, regali, ringraziamenti, ma sopratutto avrebbe deluso per la speranza di sua sorella del passare un compleanno insieme, allegro, come due normali sorelle dovrebbero fare, di nuovo.
Così, preparò una piccola borsa con dentro un panino e qualche panno, e sgattaiolò fuori da camera sua. Sapeva che la porta della dispensa era sempre socchiusa, per permettere ai servitori di poter entrare direttamente da lì, invece che fare il giro completo del castello, così scese piano i gradici e superò la grande porta di legno scricchiolante, per poi uscire dalle mura del castello e finalmente, correre nel bosco con l'amato freddo mattutino che la svegliava.
Raggiunse un piccolo masso circolare e vi si sedette sopra: guardandosi intorno, sorrise quando capì che anche quest'anno era riuscita a non farsi beccare da nessuno
- Ce l'ho fatta - disse trionfante, e iniziò a ghiacciare qualche filo d'erba, un pò per la noia e un pò per dare libero sfogo ai suoi poteri.
Uno dopo l'altro, i fili d'erba intorno al sasso disegnavano attorno ad esso forme circolari, come grandi anelli di ghiaccio che si espandevano verso tutto il bosco, mentre Elsa agitava le mani facendo sguizzare ghiaccio e fiocchi di neve da tutte le parti, come un piccolo ma incredibile spettacolo di fuochi d'artificio. Si portò le mani al petto concentrando l'energia su quel piccolo punto, pronta a scagliare un blocco di ghiaccio contro il terreno, quando una voce maschile alle sue spalle la spaventò talmente tanto da far sì che la magia le congelasse le mani.
- Davvero molto bello! .. Oh, scusa, non volevo spaventarti! 
Elsa si girò di scatto e alzò i palmi delle mani verso il ragazzo, indietreggiando
- Oh andiamo, principessa! Non lo farebbe mai.
Aveva ragione, infatti Elsa abbassò le mani e ricomponendosi, chiese con voce ferma - Chi siete? - ma il ragazzo sembrava non voler fare le presentazioni, dato che la ignorò completamente e iniziò a camminare sui cerchi di erba ghiacciata introrno al sasso, agitando uno strano bastone di legno.
- Guarda qua, Elsa - saltò (o meglio, VOLO', davanti alla faccia incredula e spaventata della ragazza) sul sasso, sollevò il bastone e lo fece ribattere proprio davanti ai suoi piedi: un mantello di ghiacio ricoprì il sasso, poi l'erba, e si unì ai cerchi, che vennero proiettati sugli alberi e la flora circostante come un'esplosione, un'esplosione di ghiaccio! E il sasso, fiori, bacche e cespugli erano improvvisamente circondati da uno scintillio vitreo e bianco. Elsa si guardò intorno, sbalordita
- Tu...
- Io? Sono Jack Frost. 
- Jack... Frost... - quel nome risuonò nella mente, e improvvisamente si ricordò del padre che le rimboccava le coperte le raccontava una specie di "favola della buonanotte", ma era molto più di una semplice favola... era una leggenda, termine già di fatto ricco d'importanza. che parlava di un ragazzo con i poteri come i suoi, con i poteri del ghiaccio, uno spirito che portava l'inverno e creava le bufere e la brina del mattino. Ed Elsa bambina si addormentava sempre, sentendo quei racconti, sapendo che non era sola. Una favola, una leggenda, una speranza.
- Mio padre, mio padre mi parlava di te.. Lei è Jack Frost! 
- Beh, sì! Almeno, credo, in realtà me lo ha detto una mia.. amica, che ho questo nome. E tu sei Elsa, la futura regina Elsa per gli altri, ma la bambina che giocava a essere Jack Frost con la sorellina Anna per me, preferisco ricordarti così.
- C-Ci osservava? Mi osserva da sempre! Quindi lei è sempre esistito! E... e ora che ci fa qui? Che cosa sta succedendo! -
Gesticolando ghiacciò per sbaglio un tronco, per colpa delle troppe emozioni, così Jack andò verso di lei e cercò di tranquillizzarla, ma più Elsa sentiva che chi aveva davanti era reale e più si agitava, non sapeva come reagire! Si fermò un attimo, mentre lui la fissava con quei due occhi giganti e bianchi come la neve. Lei lo guardò a sua volta, poi fece due respiri forzati e controllò che la sua pettinatura fosse ancora intatta, e nell'incertezza e la confusione sul da farsi, lanciò un timido sorriso a Jack, cercando di non mostrare la vergogna per come aveva reagito pochi secondi prima. 
- Ehm, ok. Ora sono calma. Ma che ci fate voi qui?
- Ah ma insomma, dammi del tu dai! Comunque, è il tuo compleanno. Sai, non mi piace venire qui ad Arendelle, ma i tuoi compleanni non me li sono mai persi: infondo, sei una di famiglia, ghiaccio power! No?
- Santo cielo, mi sta.. mi stai parlando come si parlano due normali ragazzi che si vedono quotidianamente. Tu sei Jack Frost, capisci? - cercava di spiegare, mentre teneva una mano stretta sul petto - aspetto di incontrarti da quando sono nata! E ora appari così all'improvviso, nella tranquillità più assoluta, e il mio cuore a momenti .. 
Si fermò appena in tempo di dire più del dovuto, nonostante la situazione rimaneva una ragazza che non si esprimeva mai troppo del dovuto, ma Jack sembrò rimanere sorpreso dalla sua reazione, sebbene lei si fosse contenuta
- Woh, ehm, ok! Cosa dovevo fare? Scriverti una lettera? Congelarti il muro di camera?
- Non lo so. Di sicuro non mi aspettavo niente di tutto questo.
- Tutto questo? Abbiamo iniziato a parlare due minuti fa - annuì, ridendo. - prendi la vita con troppa ansia e rigidità, l'ordinario è giusto le novità no. Ma non te ne faccio una colpa Elsa, assolutamente no. Ma se oggi sono qui è proprio per darti il mio regalo di compleanno. Il "tutto questo" sta per iniziare, allora, vuoi venire?
Si sollevò in aria e tese una mano verso di lei.
Elsa si girò verso il castello, che spuntava imponente tra i rami degli alberi e rivolse un breve pensiero ad Anna: un senso di preoccupazione la riempì tutta d'un colpo facendola rabbrividire, ma occasioni così non capitavano tutti i giorni. E sebbene stamattina non si fosse fermata a immaginare una vita diversa, a sognare e sperare in un cambiamento, una possibilità per cambiare, adesso aveva l'aveva: le sue mani si intrecciarono con quelle sorprendentemente calde di Jack, che la sollevò in aria.
- Dove stiamo andando?
- Principessa, credo che tu abbia molte domande da fare e altrettanto da raccontare, e io non vedevo l'ora di parlarti! Stiamo andando lontano da Arendelle.
- "Lontano da Arendelle", mi piace come destinazione.


 

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Capitolo 2
*** Risposte ***


Il viaggio si stava rivelando un momento di vero e proprio piacere per Elsa, che quando sollevò i piedi da terra e si strinse tra le braccia di Jack, si immaginava già le più grandi sventure. Jack invece aveva iniziato a raccontarle dei posti che aveva visitato, aveva girato il mondo guidato dal vento e dalle correnti, le spiegò anche che non era l'unico "spirito" (non amava definirsi così, ma non aveva altri termini da usare soprattutto con la principessa, che sembrava ancora incredula a tutto questo) ma che invece ne esistevano altri, con altri poteri e alcuni con anche dei compiti, dei doveri più importanti, ed erano chiamati Guardiani.
Elsa si immaginò come sarebbe stato essere una guardiana: rendere felici le persone, i bambini, e portare gioia e armonia. Avrebbe potuto rendere felice anche la sorellina Anna, se fosse stata una guardiana.
- .. e Calmoniglio, ah, lui porta la Pasqua. Qui la festeggiate?
- Vi sono tanti festeggiamenti qui ad Arendelle ma io non ne prendo mai parte. Quindi, non lo so..
- Si, dovevo immaginarmelo scusa. Comunque siamo quasi arrivati!
Elsa socchiuse gli occhi per colpa del vento che le soffiava in faccia e riuscì a vedere sotto di loro un laghetto completamente ghiacciato, con tutt'intorno salici piangenti congelati, le quali foglie sembravano diamanti, uno spettacolo così affascinante che Elsa non resistette e si lasciò andare dalle braccia di Jack: poco prima che toccasse il suolo innevato puntò le mani verso il terreno e sollevo un piccolo turbine di neve, che la circondò e rallentò la caduta, facendola atterrare sulle punte dei piedi. Sentì alle sue spalle la risata compiaciuta e sbalordita del ragazzo, che la raggiunse subito
- E' meraviglioso!
Mentre lei camminava in quello che sembrava un piccolo angolo rubato a una favola, Jack non riusciva a smettere di guardarla, sorridendo. Si soffermava a osservarle i capelli, che di anno in anno diventavano sempre più bianchi come la neve, la pelle pallida, poi si soffermò sui suoi abiti: indossava una veste blu, "un blu troppo scuro e rigido per lei" pensò.
- Jack, come conosci questo posto?
- Ah, avrei voluto portartici molto prima...
- Ok, penso sia il tempo delle risposte
- Ehh no, mia cara.
- Ma...
- Cos'avrai da chiedermi poi, insomma sono Jack, ho diciasette anni..
- Non prendermi in giro - lo fermò Elsa, ridendo.
L'inverno ad Arendelle non era mai arrivato così presto, non era mai stato nemmeno così piacevole, e ad un tratto la ragazza vide in Jack una via di fuga da tutto ciò che si era lasciata alle spalle arrivando fin lì, in quel posto magico che sembrava essere stato creato su misura per lei, rivide speranza, la speranza con la quale si addormentava pensando che un giorno sarebbe diventata come Jack Frost, una leggenda che i bambini amavano sentire, la speranza per un cambiamento.
Ma come il modo improvviso in cui era entrato nella sua vita sapeva che ne sarebbe uscito
- Quanto puoi restare qui, Jack?
Lui si soffermò un attimo a riflettere su che risposta darle.
- Allora, adesso ci sediamo e mi farai tutte le domande che vuoi a duuuuuue condizioni - disse, tirandosi in piedi e iniziando a far roteare il bastone
- Uno, mentre sarai con me sfogherai un pò i tuoi poteri. Tenerli a freno e intrappolati dentro di te non ti aiuta a controllarli, semai il contrario eeee due, la domanda che mi hai appena fatto sarà l'ultima a cui ti risponderò. Okay?
- Okay.
- Va bene, si parte
Jack si sedette su una piccola roccia, che era stranamente ricoperta da qualche ciuffo di muschio. Elsa fece lo stesso, e nel sedersi per sbaglio sfiorò la sua mano: si guardarono e Elsa, arrossendo, rivolse un breve sorriso a Jack poi chinò il capo, balbettando la prima domanda:
- Io.. Hai detto che nessuno ti vede di solito.. quindi sono l'unica?
La risposta si fece calda e dolorosa nel cuore di Jack.
- No.

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Capitolo 3
*** Gocce di ghiaccio ***


Il viaggio si stava rivelando un momento di vero e proprio piacere per Elsa, che quando sollevò i piedi da terra e si strinse tra le braccia di Jack, si immaginava già le più grandi sventure. Jack invece aveva iniziato a raccontarle dei posti che aveva visitato, aveva girato il mondo guidato dal vento e dalle correnti, le spiegò anche che non era l'unico "spirito" (non amava definirsi così, ma non aveva altri termini da usare soprattutto con la principessa, che sembrava ancora incredula a tutto questo) ma che invece ne esistevano altri, con altri poteri e alcuni con anche dei compiti, dei doveri più importanti, ed erano chiamati Guardiani.
Elsa si immaginò come sarebbe stato essere una guardiana: rendere felici le persone, i bambini, e portare gioia e armonia. Avrebbe potuto rendere felice anche la sorellina Anna, se fosse stata una guardiana.
- .. e Calmoniglio, ah, lui porta la Pasqua. Qui la festeggiate?
- Vi sono tanti festeggiamenti qui ad Arendelle ma io non ne prendo mai parte. Quindi, non lo so..
- Si, dovevo immaginarmelo scusa. Comunque siamo quasi arrivati!
Elsa socchiuse gli occhi per colpa del vento che le soffiava in faccia e riuscì a vedere sotto di loro un laghetto completamente ghiacciato, con tutt'intorno salici piangenti congelati, le quali foglie sembravano diamanti, uno spettacolo così affascinante che Elsa non resistette e si lasciò andare dalle braccia di Jack: poco prima che toccasse il suolo innevato puntò le mani verso il terreno e sollevo un piccolo turbine di neve, che la circondò e rallentò la caduta, facendola atterrare sulle punte dei piedi. Sentì alle sue spalle la risata compiaciuta e sbalordita del ragazzo, che la raggiunse subito
- E' meraviglioso!
Mentre lei camminava in quello che sembrava un piccolo angolo rubato a una favola, Jack non riusciva a smettere di guardarla, sorridendo. Si soffermava a osservarle i capelli, che di anno in anno diventavano sempre più bianchi come la neve, la pelle pallida, poi si soffermò sui suoi abiti: indossava una veste blu, "un blu troppo scuro e rigido per lei" pensò.
- Jack, come conosci questo posto?
- Ah, avrei voluto portartici molto prima...
- Ok, penso sia il tempo delle risposte
- Ehh no, mia cara.
- Ma...
- Cos'avrai da chiedermi poi, insomma sono Jack, ho diciasette anni..
- Non prendermi in giro - lo fermò Elsa, ridendo.
- Ok, forse più di diciasette anni - disse, grattandosi la nuca. Svolazzò intorno ai salici facendo tintinnare le foglie ghiacciate con il bastone, mentre Elsa si avvicinò al laghetto: affacciandosi sulla riva, vide il suo volto riflesso sul ghiaccio.
- Jack... perchè ho questi poteri.. perchè sono così..?
Le ultime parole furono spezzate da un sospiro. Jack si fermò di colpo e si avvicino alla ragazza, ancora persa nel fissare il suo riflesso nel lago.
- Ne parli come se fosse una maledizione, invece hai un dono bellissimo!
- Qui nessuno ha fatto sì che mi sembrasse un dono Jack. Non parlo con mia sorella da quando l'ho colpita per sbaglio, o meglio, le parlo, ma solo per dirle di allontanarsi da me.. E i miei genitori...
Chinò il capo, cercando di non far vedere le lacrime che, incontrollabili, le solcavano le guance. Jack però con una mano accarezzò la guancia di Elsa, spostandole una ciocca dietro l'orecchio.
- Lascia che sia io a farlo.
Si guardarono negli occhi per qualche secondo che sembrò infinito, poi lui spostò la mano sulla sua nuca e le sciolse i capelli, lasciando che lunghi e soffici boccoli le cadessero sulle spalle.

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