Grimorio - la profezia della Luna di Lione94 (/viewuser.php?uid=85472)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Libro ***
Capitolo 2: *** Strani incontri ***
Capitolo 3: *** Angeli o Demoni? ***
Capitolo 4: *** Layo ***
Capitolo 5: *** Visite infernali ***
Capitolo 6: *** Tra le schiere celesti ***
Capitolo 7: *** Sogni e leggende ***
Capitolo 8: *** Territorio neutrale ***
Capitolo 9: *** Occhi di Specchio e Gatti Mannari ***
Capitolo 10: *** Il tempo di agire ***
Capitolo 11: *** Prigionia ***
Capitolo 12: *** Faccende umane ***
Capitolo 13: *** Tempeste ***
Capitolo 14: *** La profezia della Luna ***
Capitolo 15: *** La magia del Natale ***
Capitolo 16: *** Il rapimento ***
Capitolo 17: *** Festa di compleanno ***
Capitolo 18: *** Un aiuto inaspettato ***
Capitolo 19: *** L'ultima speranza ***
Capitolo 20: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Il Libro ***
1. Il Libro
Quand’ero piccola odiavo l’estate.
Odiavo
quella calda e umida stagione perché mio padre mi portava lontano da
dove vivevamo, quasi cercasse di scappare.
Mi
sentivo in colpa quando osservavo gli altri bambini essere felici di andare in
vacanza invece che a scuola, eppure tutte le mie pene sparivano
quando vedevo mio padre caricare le valigie sulla macchina. Non mi
piaceva lasciare la mia casa, credevo fosse come lasciare mia madre o
addirittura dimenticarmi di lei.
Ivoene
Fox era morta pochi giorni dopo la mia nascita, lasciandomi alle cure
di mio padre, Nathaniel Fox, uno dei pochi abitanti di Heyl.
Heyl era
un’isolata cittadina della contea di Sedgwick contornata solo da campi
di grano che si estendevano per chilometri e chilometri. Insomma
circondata da un anonimo e abituale paesaggio del Kansas. Essendo una
piccola città contava circa cinquemila abitanti che conoscevano tutto e
tutti.
Era lì
che ero cresciuta. In una piccola villetta ai margini della città dove
mio padre lavorava come medico del piccolo ospedale.
Per
convincermi a lasciare la mia casa papà mi faceva credere che stavamo
per partire per una fantastica avventura in cui io sarei stata l’eroina
della situazione e lui il mio fido aiutante. Magari quando avevo cinque
anni non riusciva a convincermi facilmente ma adesso che ero una comune
ragazza diciassettenne dalla media statura, gli occhi grigi e i capelli
biondo-castano che rispondeva al nome di Allie Fox, sapere che la
nostra meta delle vacanze era la California bastava e avanzava.
Anzi a
dirla tutta adesso era il ritorno che risultava difficile!
<<
Allie! >> esclamò vicino a me una voce eccitata.
Mi
riscossi dal dormiveglia in cui ero sprofondata per ritrovarmi in
macchina insieme a mio padre che, mentre stava guidando, indicava
davanti a noi un cartello giallo con una scritta rossa, la quale, illuminata
dai fari, recitava:
Benvenuti a Heyl,
luminosa città della
contea di Sedgwick,
paese dei Cereali,
Kansas
…E tanti
saluti allo splendido e caldo mare della California!
Mi sporsi
in avanti per guardare le case sfrecciare lungo la strada che
percorrevamo. Avevano ben poco di luminoso, dato che in quel momento
stava piovendo ed era anche buio.
L’orologio
sul cruscotto segnava le undici, il che stava a significare che eravamo
finalmente arrivati dopo ben tre giorni di viaggio, giusto in tempo per
cominciare la scuola il giorno successivo.
Il mio
arrivo in quell’atmosfera grigia di pioggia mi faceva sognare, per il
nuovo anno scolastico che stava per iniziare, un’avventura alla
Twilight. Sì avrei incontrato anch’io nel mio liceo un misterioso e
affascinante vampiro…
<<
Bentornata a casa, Al! >> disse Nathaniel svoltando nell’ultima
via della strada principale e indicando una casa a due piani dalla
verniciatura bianca un po’ rovinata e dal tetto rosso a spiovente con
un piccolo giardino nel retro.
<<
Già, bentornato a casa papà >> ripetei sorridendo.
Parcheggiò
nel vialetto davanti e dopo aver spento il motore scese veloce dalla
macchina per rifugiarsi sotto il tetto, vicino la porta. <<
Allie, potresti prendere lo scatolone sul sedile posteriore? Al resto
delle valigie ci penso io dopo >> mi disse poi mentre apriva
l’ingresso.
Lo
raggiunsi velocemente, portando con me quello scatolone che avevamo
scoperto essere nel bagagliaio della macchina da molto tempo in cui
dentro c’erano dei vecchi libri di papà.
<<
Contenta di essere a casa? >> domandò Nathaniel tenendomi aperta
la porta.
<<
Mmm… mi ero affezionata al mare californiano >> borbottai solo
per accontentarlo.
Mio padre
scoppiò a ridere.
Entrai e
fui subito accolta da una calda e familiare atmosfera: rivedere gli stessi mobili e oggetti con cui avevo sempre vissuto mi fece sentire davvero a casa.
Casa dolce casa.
Poggiai a
terra lo scatolone di libri pesanti, sia nel senso fisico che quello
letterale.
Mi
diressi per il corridoio dove per i muri c’erano attaccate tutte le
foto della nostra famiglia, specialmente quelle di me e papà insieme.
Osservai le nostre espressioni buffe, sorridenti, imbronciate… no,
d’imbronciata c’era solo la mia. E ricorreva anche molto spesso.
Santissimo
Nathaniel! Aveva dovuto sopportare tutto da solo una bambinetta ossuta,
con le treccine e l’apparecchio, fastidiosamente rompiscatole.
Esplorai
per un attimo con lo sguardo la cucina dove c’era il familiare tavolo
quadrato di legno scuro, e il salone con la televisione, la libreria
stracolma, pericolosamente traballante, e il divano su cui
mio padre si sdraiava mangiando pop corn in occasione della partita
della sua squadra preferita di football. Poi salii al piano di sopra
dove c’era la camera di mio padre, due bagni (in precedenza ce n’era
solo uno, ma quando papà aveva capito che divederlo con
un’adolescente era impossibile, aveva fatto rimpicciolire la sua camera
e aveva ricavato un altro bagno) e la mia camera dove c’era il
letto, la scrivania con sopra il computer e il resto delle cose erano disseminate sul pavimento come le avevo lasciare prima di
partire.
Le
guardai affranta. L’ordine non era mai stato il mio forte.
<<
Che cosa mi avevi promesso? >> mi domandò mio padre comparendo
dietro di me con la stessa voce che usava per redarguirmi quando, da
bambina, facevo dei capricci << E’ tardi e domani è il tuo primo
giorno di scuola, quindi tutti a nanna >>.
<<
Ma… va bene >> feci per protestare ma poi mi zittii.
Gli avevo fatto
una promessa e io, Allie Sam Fox mantenevo tutte le promesse che
facevo, anche quelle che includevano di non restare sveglia fino a
tardi.
Però
sapevo che, anche se sarei andata subito a letto, non sarei riuscita a dormire
per l'eccitazione di iniziare il mio penultimo anno di liceo.
La
mattina dopo mi svegliai prestissimo, così presto che riuscii a
guardare il sole sorgere dai campi coltivati di grano dorato che
facevano da panorama per la vista dalla finestra della mia stanza.
Mi lavai
e mi vestii leggera poiché a Heyl l’aria era ancora piuttosto calda,
anche se stava iniziando l’autunno. Indossai una maglietta verde con le
maniche a tre quarti, un paio di comodi Jeans e rinunciai a sistemarmi i
capelli che quella mattina erano davvero indomabili, cioè più del
solito.
I miei
capelli erano un vero disastro! Né lisci né ricci, e quando mi era
venuta in mente la fantastica idea di farmi la frangetta erano
diventati anche più gonfi.
Mancava
ancora un’ora all’inizio delle lezioni del primo giorno del nuovo anno
scolastico così iniziai a disfare la valigia, posando alla rinfusa i
miei oggetti nella stanza che in poco tempo assunse un aspetto ancor
più colorato e disordinato… sottolineerei soprattutto quest’ultimo.
Poggiai
la cornice argentata con dentro la foto di mia madre sulla scrivania e
rimasi per un attimo a guardarla. Osservai il suo volto a forma di
cuore circondato da una massa di riccissimi capelli biondi, così biondi
che le loro punte sembravano bianche. I suoi occhi grigi sorridevano insieme alle labbra e le sue mani affusolate erano poggiate con dolcezza sul
ventre gonfio.
Quella
foto era stata scattata da mio padre qualche giorno prima della mia
nascita.
Cercando
di non fare rumore scesi al piano di sotto e raggiunsi lo scatolone di
fronte all’ingresso, dove lo avevo lasciato la sera prima. Curiosa, lo
aprii e vidi dei libri dalle copertine un po’ sgualcite che dovevano
essere appartenuti a papà. Ne afferrai uno dalla copertina rossa
scolorita e dalla rilegatura dorata. Sembrava fosse il più vecchio dei
libri nello scatolone. Non lo avevo mai visto prima. Chissà perché si
trovava nella macchina…
Il titolo
“Grimorio”
era scritto a grandi lettere nere in rilievo e sotto di esso c’erano
uno strano simbolo che sembrava essere l’unione di due ali: una piumata
come quelle degli angeli e una a forma di pipistrello come quelle dei diavoli.
Forte!
Sapevo
che i Grimori erano dei libri scritti nel medioevo contenenti formule
magiche e ricette di pozioni per maghi e streghe. Magari questo era un
libro sulla storia di qualche stregone.
Mentre
risalivo in camera lo aprii curiosa, ma rimasi delusa quando mi accorsi
che le pagine incartapecorite al suo interno erano vuote, senza neanche
una scritta. Possibile che l’inchiostro si fosse scolorito così tanto
da svanire del tutto?
Notai che
la prima pagina era un po’ rovinata ai bordi e che sul suo fondo a
sinistra, scritto a penna, con una scrittura piccola e contorta, c’era
un nome.
Nat… iel Fox.
Tutte le
pagine, che erano pure tante, erano bianche e l’unica scritta era
quella firma quasi cancellata di mio padre.
Bah, che
stranezza!
Calcai
con una penna presa dalla scrivania il cognome e al posto di quello di
mio padre scrissi il mio nome.
Allie Samantha Fox.
Sentii un
brivido percorrermi la schiena. In quel momento non gli diedi
importanza ma in futuro ripensai che avrei dovuto ascoltare quello strano presentimento che mi
aveva colpito: annunciava la tempesta di eventi che avrebbe cambiato la
mia vita.
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Capitolo 2 *** Strani incontri ***
2. Strani incontri
Rimasi a contemplare
la mia firma e poi mi stropicciai gli occhi.
Per un attimo mi era
sembrato che l’inchiostro brillasse.
Buttai il libro sul
letto e decisi di scendere a mangiare qualcosa in cucina. Lì trovai
papà già pronto per andare al lavoro mentre beveva un bicchiere di
latte. Osservai i suoi capelli castani ormai quasi del tutto grigi,
anche se aveva ancora quarantatré anni, e il suo volto familiare con
gli occhi neri dietro un paio di occhiali e la bocca sorridente.
<< Buongiorno
Al. Sei riuscita a dormire? >>.
<< Mmm… un po’
>> risposi addentando un biscotto al cioccolato << Posso
prendere Dessy? >> la scuola si trovava piuttosto lontana da casa
nostra e Dessy, la nostra fedele e vecchia Ford con la vernice grigia
rovinata, mi avrebbe salvato da una lunga camminata.
<< D’accordo,
io prenderò la bicicletta >>.
Ridacchiai.
Papà era sempre stato fissato con la bicicletta.
Arrivai a scuola in
perfetto orario e parcheggiai Dessy nel primo posto libero che trovai.
Essendo l’unico istituto d’istruzione superiore della città era pieno
di macchine di adolescenti che non avevano intenzione di camminare -
insomma pigri come la sottoscritta - o che volevano semplicemente
vantarsi di possedere una macchina. Trovare parcheggio ogni volta era
come cercare di vincere una gara di corsa contro un ghepardo: una vera
impresa suicida!
L’emozione durante il
tragitto era cresciuta e l’agitazione di affrontare nuovamente i
compagni e i professori mi faceva venire un leggero tremolio alle mani,
tanto che quando spensi il motore le chiavi della macchina mi caddero
di mano e per recuperarle diedi una testata al volante che fece partire
il suono del clacson.
... La grazia non
faceva assolutamente parte del mio DNA!
<< Complimenti
Al! >> sbottai rimanendo in quella scomoda posizione, seduta con
la testa sul clacson che continuava a suonare e le mani per terra che
stringevano le chiavi cadute.
All’improvviso dei
colpetti sul finestrino mi fecero raddrizzare.
<< Va tutto
bene? >> mi chiese una ragazza osservandomi preoccupata da dietro
il vetro.
Arrossii quando mi
accorsi che tutti quelli che si trovavano nel parcheggio stavano
guardando da questa parte… proprio un bel modo per farsi notare subito!
In particolare c’era un ragazzo che sembrava riuscire a vedermi bene,
anche se ero mezza accucciata dentro l’auto. Incontrai il suo sguardo
nero che esprimeva un misto di divertimento e perplessità.
<< Ehi?
>> mi chiamò nuovamente la ragazza sempre più preoccupata.
Probabilmente si
stava chiedendo se avessi la piena sanità mentale.
<< Sì, va tutto
bene, grazie >>.
Scesi velocemente
dalla macchina prendendo il mio zaino e quando cercai nuovamente lo
sguardo nero che mi stava osservando notai che era sparito.
Mi girai a guardare
la ragazza che mi aveva parlato.
<< Tu devi
essere quella nuova >> constatai osservandola.
Era un po’ più alta
di me e aveva la carnagione chiara, con molte lentiggini sul volto e
gli occhi verdi. I suoi lunghi, rossicci e ricci capelli le incorniciavano il
viso dandole un’aria dolce.
<< Già. Mi
chiamo Genevieve LePen, per gli amici Jo >> si presentò con un
luminoso sorriso.
<< Io sono
Allie Fox, per gli amici Al >> le strinsi la mano.
<< Fox come renard >> disse l’ultima
parola in francese lasciandomi un po’ meravigliata. Mi strinse la mano
di rimando, sorridendo al mio stupore. << Vengo dalla Francia mi
sono trasferita qui il mese scorso >> ridacchiò << Eppure
non ti ho visto alla festa di benvenuto che hanno organizzato >>.
<< Ero in
California, sono tornata ieri >>.
<< Oh, j’aime la Californie >>
esclamò eccitata << Darei tutti i miei capelli per avere una
carnagione come la tua >>.
<< Ehm…
>> non me la sentii di dirle che la mia carnagione un po’ scura
era naturale.
<< Che anno
frequenti? >> mi domandò curiosa.
<< Il quarto
>>
<< Oh anch’io!
>> disse Jo contenta << Finalmente avrò come amica qualcuno
che non conosce solo la contea di Sedgwick! >>.
Scoppiai a ridere
alle sue parole.
Suonò la campanella e
Genevieve mi trascinò dentro scuola. Ormai mi considerava già sua amica
e a me non dispiaceva: sembrava davvero simpatica. Mi accompagnò a
prendere l’orario delle lezioni in segreteria e notai che non avevo con
lei nessun corso eccetto quello di Trigonometria, che oggi non c’era.
Peccato!
<< Ci vediamo a
mensa, allora >> mi disse Jo sbirciando il foglio del mio orario.
<< Ok >>.
Persi un po’ di tempo
per ritrovare il mio armadietto per poggiarci dentro le mie cose e poi
mi diressi verso l’aula di storia, dove rincontrai Mark Keyl e la sua
sorella gemella Judith. I miei due migliori amici in assoluto.
Mark era un ragazzo
davvero dolce, con gli occhi castani e i capelli neri, mentre sua
sorella Judith era un vulcano di energia, incapace di stare ferma e
zitta neanche per un momento, anche se forse era un po’ esuberante era
molto simpatica. Aveva gli occhi e i capelli dello stesso colore del
fratello e il viso a forma di cuore. Si assomigliavano moltissimo,
tanto che se Judith si fosse tagliata i suoi lunghi capelli l’avrei
quasi potuta scambiare per Mark.
Nell’ora successiva
avevo educazione fisica. Per fortuna avevo pensato a questa possibilità
e nello zaino avevo portato anche un paio di scarpe da ginnastica.
Quando arrivai nell’enorme palestra dai soffitti altissimi mi diedero
subito la divisa della scuola (blu e verde, semplicemente orribile!
Ogni anno era sempre peggio) e mi misero a giocare a pallavolo.
<< Ehi tu!
>>
Mi girai di scatto e
incontrai lo sguardo di ragazza bionda platinata che indossava la
divisa da Cheerleader. Mi trattenni dal fare una smorfia.
Ecco a voi Violet
Jones: la regina incontrastata del liceo!
Sebbene eravamo a
scuola insieme da quando eravamo piccole ancora si rifiutava di
chiamarmi per nome… o per cognome.
<< Sì tu!
>> annuì quando la guardai con un’espressione sorpresa mista a
esasperazione.
<< Mi chiamo
Allie, Violet >> la ripresi a denti stretti.
Mi lanciò un’occhiata
indifferente: << Si fa lo stesso... Elli! >>.
Che odio!
Non mi lasciò nemmeno
il tempo di controbattere che iniziò a girarmi intorno con aria di
approvazione. << Le ragazze avevano ragione. Sei migliorata.
Certo la tua bellezza non è che un minuscolo punto della scia luminosa
che lascia la mia ma direi che sei accettabile >>.
Tossicchiai
sarcastica. Il suo grande Ego mi stava per soffocare!
Violet fece una pausa
solenne e poi dichiarò: << Che ne diresti di fare un provino per
entrare nelle Cheerleader? E’ un grande onore >> aggiunse.
La guardai
scandalizzata. << Ehm… no, grazie >>.
“Non ci tengo proprio a
entrare in un gruppo di ragazze oche” pensai ma mi trattenni dal dirlo.
<< Come vuoi
>> disse Violet con aria snob agitando una mano con le unghie
laccate di rosa brillante << Ma se vorresti ripensarci… >>
Sentii dei passi
affrettati avvicinarsi a noi e qualcuno mi afferrò per un polso.
<< Ecco dov’eri
finita! >> disse una voce maschile che non conoscevo.
Mi girai a guardare
chi mi avesse appena salvato dalle grinfie di Violet e incontrai un
paio di occhi scuri che mi guardavano con divertimento.
Erano loro!
Era lo stesso sguardo nero che mi aveva fissato nel parcheggio.
Osservai il ragazzo:
era molto più alto di me, con un fisico molto atletico - che riuscii a
notare, anche se indossava l’orribile tuta della scuola - e viso
incorniciato da una massa di neri capelli ribelli. Gli occhi scuri
erano dal taglio obliquo e sopra, le sopracciglia erano sottili come le
sue labbra. Aveva una carnagione abbronzata che metteva in risalto le
linee dei suoi muscoli.
Insomma… era
terribilmente bello e affascinante!
Assunsi
un’espressione stupita quando lo riconobbi: era Eric Lawolf!
Meravigliata mi domandai perché mi stesse rivolgendo la parola, anzi
che addirittura mi salvasse da quella iena.
In tutta la mia vita
gli avevo parlato solo una volta.
Io avevo cinque anni
e lui sei, ma appena mio padre mi aveva visto giocare con lui nel parco
mi aveva trascinato via come una furia dicendomi che non dovevo
frequentare cattive compagnie.
In seguito, anche se
frequentavamo le stesse lezioni non mi ero mai spinta a conoscerlo
meglio, né lui aveva fatto lo stesso.
<< Tu sei Allie
Fox? >> mi domandò guardandomi all’improvviso con un’espressione
seria mentre ci allontanavamo dal gruppo delle Cheerleader e dalla
bionda Violet che guardava il fantastico ragazzo che avevo davanti con
una strana espressione meravigliata.
Continuava a tenermi
per il polso. Sentivo la sua presa calda e sicura sulla mia pelle
facendola pizzicare: era una sensazione piacevole.
<< Sì, sono io
>> annuii. Mi stupii del fatto che conoscesse il mio nome,
d'altronde lui faceva parte della parte popolare della scuola, mentre
io cercavo di mettermi in mostra il meno possibile. << Beh…
grazie per avermi salvato! >>.
Il suo sguardo
profondo si fece nuovamente divertito. << Prego, comunque credo
tu sappia già che sono Eric Lawolf >> le sue labbra si stesero in
un sorrisetto e aggiunse: << Siamo tutti e due degli animali
>>.
Già, i nostri cognomi
significavano rispettivamente, il mio Volpe e, il suo in parte Lupo.
Si fece di nuovo
serio mentre si avvicinava a me con aria circospetta. Arrossii per
quell’improvvisa vicinanza quando le sue labbra si avvicinarono al mio
orecchio. << Tu hai scritto il tuo nome sul Libro? >>
sussurrò e il suo alito caldo mi solleticò.
<< Che libro?
>> chiesi confusa e anche un po’ nel pallone.
Si allontanò e mi
guardò aggrottando le sopracciglia. << Come che Libro? Il Libro:
Grimorio! >>.
<< Ehm, sì… ma
tu come… >>
Prontooo!? Ma che
fine avevano fatto le mie facoltà vocali?!
<< Perfetto!
Cioè forse per te non tanto >> m’interruppe sfoderando un sorriso
divertito che mi mostrò i suoi denti bianchi e perfetti. Non capii cosa
volesse dire. << Lo sapevo, ovviamente >> disse
sottolineando l’ultima parola ad alta voce come se si stesse rivolgendo
a qualcun altro oltre a me << Volevo solo una tua conferma
>>.
Lo guardai ancora più
confusa. I suoi cambiamenti d’umore erano davvero strani.
<< Sì… però
come facevi a sapere che… >>
Non mi lasciò il
tempo di finire la mia domanda che si voltò e scomparve nella massa
degli studenti che al suono della campanella che annunciava il pranzo
si erano riversati nel corridoi per uscire dalla palestra. Rimasi per
un attimo a guardare la sua schiena e poi scossi la testa per
schiarirmi le idee.
Come faceva a
saperlo? Doveva essere impazzito.
Sì, era pazzo!
Era l'unica
spiegazione plausibile.
Dopo essermi cambiata
mi diressi anch’io verso la mensa dove notai non c’erano ancora né i
due gemelli Keyl né Genevieve.
Mi sedetti in un
tavolo all’angolo della sala vicino la finestra e poggiai il vassoio
pieno di cibo davanti a me. Stavo iniziando a mangiare quando due voci
mi interruppero.
<< Ehm Ehm
>> tossicchiò una.
<< Scusa?
>> mi chiamò l’altra con tono gentile.
Alzai lo sguardo e
vidi una ragazza biondissima da lunghi capelli legati in una morbida
treccia, gli occhi grigi come i miei e vestita completamente di bianco.
Accanto a lei c’era un ragazzo dai capelli neri e lunghi fino alle
spalle con gli occhi verdi dalle striature dorate e i vestiti del tutto
neri. La maglietta aveva un due enormi ossi incrociati sul davanti. Sul
naso aveva un piercing a forma di teschio.
Non li avevo mai
visti a scuola… forse erano nuovi anche loro.
Ma quanta gente si
era trasferita a Heyl?!
Mi domandai come una
ragazza così bella e dall’aspetto delicato potesse andare in giro con
un tipo del genere.
<< Scusa
potremmo farti una domanda? >> chiese gentilmente la ragazza.
<< Fagliela e
basta! >> gli ribatté contro il ragazzo.
La ragazza lo guardo
scocciata. << Gliela stavo per fare se tu non mi avessi
interrotto. Sai che noi non dovremmo essere qui, Layo sa fare benissimo
il suo lavoro, ovviamente, ma… >>
<< Ma… un
corno! >> ribatté maleducato l’altro. Ormai sembrava che si
fossero dimenticati di me e della loro domanda. << Gwen, tu qui
non dovevi venire ma hai voluto seguirmi a tutti i costi >>.
<< Non mi fido
di te, Gilderoy! >> esclamò lei alzando la voce e facendo girare
alcuni ragazzi che passavano per i tavoli << Insomma non ha
ancora fatto la Scelta: è Neutra. E tu non poi iniziare >>.
Li guardai
strabiliata. Ma di che accidenti stavano parlando quei due?
Sperai che non
fossero dei maniaci dei gruppi di fantascienza come “Che la forza sia
con te” e “Battiamo i marziani che invadono la terra” che mi avevano
perseguitato l’anno precedente, cercando di farmi entrare nella loro
setta di fanatici ad ogni costo.
<< Ehm…
scusate? >> li interruppi scocciata.
Finalmente al suono
della mia voce, i due si ricordarono finalmente della mia presenza.
<< Oh scusaci
tanto >> disse la ragazza zittendo l’altro con una gomitata tra
le costole << Allora sei tu Allie Samantha Fox? >>
<< Sì >>
risposi un po’ scocciata. Quella domanda stava iniziando a darmi sui
nervi, forse dovevo appendermi un cartello sul petto con scritto “Sono
io Allie Fox”. Un momento! Ma come facevano a conoscere il mio secondo
nome?
<< Hai scritto
il tuo nome sul Libro? >> domandò il ragazzo con voce strozzata
massaggiandosi il petto dolorante per la gomitata. Lanciò un’occhiata
assassina all’altra e poi aggiunse tornando a guardare me: << Hai
scritto il tuo nome sul Grimorio? >>
Ora ci si mettevano
pure loro?! Sospettai di una congiura.
<< Sì, l’ho
scritto. Ma come fate a sapere che… >>
<< Allie
eccoci! Scusa il ritardo! >> esclamò Judith avvicinandosi con il
fratello al suo tavolo.
I due strani ragazzi
se ne andarono senza rispondere alla mia domanda, cercai di fermarli ma
erano già spariti tra la folla che assediava la mensa.
<< Ma chi erano
quei due? >> mi domandò Genevieve arrivando anche lei e sedendosi
al tavolo.
<< Giuro che
non lo so >> risposi perplessa << Ogni tanto qui a Heyl
compaiono facce strane >>
<< Bonjour ragazzi! >> disse Jo
ai due gemelli.
Li guardai stupita.
<< Vi conoscete? >>
<< Sì, eravamo
alla sua festa di benvenuto >> rispose Mark senza guardarla e
arrossendo leggermente.
Lanciai un’occhiata a
Judith che si sporse con aria cospiratrice verso di me. << Mark
ha una piccola cotta per Jo >> mi sussurrò all’orecchio <<
Però lei non se n’è ancora accorta >>.
<< Sta zitta
Judy! >> sibilò Mark seccato.
<< Tranquillo,
non dirò niente a Jo >> bisbigliai a Mark la mia promessa e lui
si rilassò.
<< Che cosa
state confabulando voi tre? >> chiese Genevieve perplessa.
<< Ehm, allora
perché ti sei trasferita qui dalla Francia? >> esclamai per
cambiare discorso.
<< Precisamente
da Nizza, però è una storia un po’ lunga >>.
<< Mi piacciono
le storie lunghe >> la incitai, curiosa.
<< Beh ecco… i
miei genitori hanno divorziato quando io ero piccola e qualche anno fa
mia madre ha conosciuto un americano che era venuto a passare le
vacanze a Nizza, che è una famosa località balneare >> precisò
puntigliosa << Si sono innamorati e dopo un po’ si sono sposati.
Mamma ha deciso di venire a vivere qui in America tutti insieme.
Secondo me è perché ha sempre odiato la mer… >> rifletté per un
attimo e poi continuò << Così ho fatto un corso di inglese
accelerato per due anni e dopo aver appreso abbastanza bene la lingua
siamo venuti a vivere qui >>.
Per tutto il tempo
che aveva parlato, Mark aveva l’aveva guardata ammirato: pendeva
letteralmente dalle sue labbra.
Ma come faceva
Genevieve a non accorgersene?!
<< Una piccola
cotta? >> mormorai a Judy che ridacchiò << Quello è
completamente innamorato >>.
<< Tu, invece?
>> domandò Jo, guardandomi curiosa.
<< Io, cosa?
>> ribattei confusa non avendo seguito cosa stava dicendo.
<< Insomma tu
di chi sei figlia? Loro >> indicò i gemelli << Hanno i
genitori che gestiscono il negozio di alimentari, tu? >>
<< Mio padre
lavora all’ospedale >>
<< E tua madre?
>>
A quella domanda i
gemelli mi guardarono preoccupati.
<< Mia madre è
morta quand’ero piccola >> risposi con voce atona.
<< Mi dispiace
>> disse Jo con un filo di voce e gli occhi lucidi.
<< Ehm… a chi
va dell’altro budino? >> domandò Judy cambiando discorso.
A quel punto la
campanella suonò e ci alzammo per ritornare in classe.
<< Ah, quasi mi
dimenticavo! >> esclamò Mark dandosi con la mano un colpo sulla
fronte. << Questa sera ci sarà la Festa della Pannocchia nel
campo dei McRoot prima che riseminino. Ci vieni? >>
<< Balleremo il
ballo del Granoturco? >> chiesi ironica.
<< Dai, ci
divertiremo >> disse Judy ridendo.
<< Sì, dai
vieni Al >> aggiunse Jo contenta.
Trattenni una risata. << D’accordo
>>.
Questo era davvero il paese dei Cereali!
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Capitolo 3 *** Angeli o Demoni? ***
3.
Angeli o Demoni?
Il telefono squillava indicando che il cellulare dall’altra
parte non era occupato.
<<
Forza, dai! Rispondi >> lo incitai ansiosa.
All’improvviso
il suono finì e mio padre finalmente rispose.
<<
Pronto? Al? >>
<<
Papà, ciao! Come sta andando il lavoro? >>
<<
Tutto bene, grazie Al >> rispose papà con voce serena <<
Fino adesso ho solo curato la febbre alta del piccolo Tommy Widfield e
rimandato a casa per tre volte la vecchia signora Curbak. Insiste per
essere ricoverata, anche se non ha niente… anzi sta meglio di me!
>>.
Ridacchiai:
<< Pomeriggio tranquillo insomma >>.
<<
Già, e tu? Com’è andata a scuola? >>
<<
Bene, ho conosciuto la nuova ragazza che viene dalla Francia >>.
<< Ah
la figlia della nuova farmacista. Davvero simpatica >>
Perché in
una piccola cittadina, i giovani adolescenti venivano sempre catalogati
in base al lavoro dei genitori? Bah…
<<
Ehm… comunque ti ho chiamato perché mi hanno invitato alla festa della
Pannocchia nel campo del McRoot, posso andarci? >> domandai tutto
d’un fiato con un tono supplichevole.
In
California per convincere mio padre a farmi uscire la sera era stata
una tragedia ogni volta.
<<
Certo che puoi andare >>
<<
Davvero? Grazie papà! >>
A volte
abitare in una piccola cittadina aveva i suoi vantaggi.
<< I
McRoot hanno invitato quasi tutta Heyl, dopo aver finito il turno
faccio un salto anch’io >>.
Ah… Mi
sembrava troppo facile.
Che stress i
genitori apprensivi!
Mio padre
continuava a considerami ancora una bambina da proteggere.
<< Va
bene. Ciao pà! >>.
<< A
dopo Al >>.
Attaccai il
telefono e guardai l’ora: erano le sette e mezza.
La sera era
arrivata velocemente e poiché con gli altri avevo appuntamento alle
otto dove si svolgeva la festa mi preparai e uscii nell’aria umida di
Heyl.
Non presi la
macchina perché la strada per raggiungere i McRoot non era molta e
attraverso i campi si faceva anche prima. Purtroppo non avevo calcolato
il fattore tacchi. Avevo deciso di mettermi un vestito blu piuttosto
semplice, con la gonna a palloncino e la scollatura a barchetta, e
avevo avuto la fantastica idea di abbinarci le scarpe col tacco che
Judy mi aveva regalato per il mio compleanno.
Così dopo
venti minuti ero ancora per strada.
<<
Fox! >> mi chiamò una voce mentre camminavo il più velocemente
possibile << Ehi volpe, ti sei forse persa? >>.
Mi girai e
vidi Eric correre verso di me. Lo ammirai nella sua camicia bianca a
mezze maniche infilata in parte nei Jeans casual e che metteva in
risalto i muscoli del petto e quelli delle braccia.
<<
Ciao lupo! >> lo salutai con un sorriso.
Poi,
all’improvviso, me lo ritrovai accanto.
<<
Come hai fatto? >> domandai confusa per la sua vicinanza.
<<
Fatto cosa? >> chiese con un sorriso ammaliante passandosi una
mano tra i neri capelli ribelli che protestarono arruffandosi ancora di
più.
Rimasi per
un attimo a guardarlo incantata. Prima non lo avevo mai osservato bene
ma adesso capivo perché era desiderato da molte ragazze. Aveva un
qualcosa di particolare nello sguardo, nei gesti, che lo rendevano
terribilmente affascinante.
Scossi la
testa: però io non facevo parte di quelle oche che sospiravano ad
ogni sua mossa, così mi ripresi e dissi: << Un momento eri dietro
di me e poi sei comparso qui accanto >>.
Mi guardò
per un attimo perplesso, facendomi sentire un po’ sciocca.
<<
Sono molto veloce >> disse con voce dubbia, il sorriso incerto.
Suonava come una domanda.
…O forse
l’incertezza me l’ero solo immaginata.
Decisi che
era meglio non insistere, insomma adesso che aveva deciso di parlarmi
non dovevo rovinare tutto facendogli credere che fossi una pazza
immaginaria.
<<
Anche tu stai andando alla festa della Pannocchia? >> gli
domandai allora sorridendo.
<<
Come tutti i ragazzi di qui >> rispose con tono ovvio <<
Sai che dicono che questa festa sia un po’… magica? >>
<< Ah
>> feci per niente colpita.
<< Non
credi nella magia? >> domandò Eric con una smorfia divertita.
<< Non
ci credo più da quando, a undici anni, non ho ricevuto la lettera che
mi ammetteva a Hogwarts >>.
Scoppiò a
ridere di gusto.
<< Che
c’è di divertente!? >> chiesi fingendomi davvero sgomenta e
offesa dalla sua risata << E’ stato terribile! >> commentai
con ardore.
<<
Vedrai che oggi tornerai a crederci >> disse tornando serio.
Gli lanciai
un’occhiata: i suoi repentini cambiamenti d’umore a volte mi lasciavano
un po’ spiazzata.
<<
Sciocchezze! >> sbuffai.
<<
Vedremo >> suonava come una scommessa << Vincerà il lupo
più forte o la volpe più astuta? >>.
<< La
volpe, ovviamente >> risposi a quella domanda che nel contesto
della magia non c’entrava proprio niente << L’intelligenza vince
sempre sulla forza >>.
<<
Anche sull’incanto? >> domandò in un tono cospiratorio
avvicinandosi pericolosamente con un sorrisetto beffardo.
Arrossi e
ringraziai che fosse già in parte buio.
<<
Forse >> dissi sostenendo il suo scuro sguardo così vicino al
mio.
<<
Vedremo >> ripeté divertito.
Quando
girammo l’angolo di una strada, sentii un chiacchiericcio invadermi le
orecchie e vidi festoni a forma di pannocchie dappertutto.
Eravamo
finalmente arrivati nel campo dei McRoot, il più grande campo di tutto
il circondato, posseduto ovviamente dalla famiglia più ricca di Heyl.
Un grande falò ardeva in un punto del campo ed era circondato da
moltissime persone, credevo fosse venuta tutta la città.
<<
Allie! >> la testa rossiccia di Genevieve fece capolino fra la
folla << Al credevo ti fossi persa! >>.
<<
Ehm… no, ho incontrato Eric per strada >> ammisi.
Sembrò come
se Jo notasse Eric solo nel momento in cui lo nominai. Sussultò e
strabuzzò gli occhi osservandolo ammaliata.
<<
Ciao Eric! >> lo salutò con un sorriso.
Eric però
non la stava guardando realmente, ma fissava un punto lontano alle sue
spalle con le fronte aggrottata.
<<
Scusate, mi stanno chiamando… >>
In un attimo
si dileguò com’era riuscito a fare questa mattina in palestra.
<< Wow
che schianto quel ragazzo! >> esclamò Jo.
<< Già
>> concordai senza riuscire a trattenermi.
<<
Chi? >> domandò una voce scocciata alle nostra spalle.
Ci girammo e
vedemmo Mark e Judith. Ovviamente la voce scocciata era quella di Mark.
<<
Eric Lawolf >> rispose Genevieve e Judy fece un sospiro di
comprensione.
<<
Quello? >> esclamò ancora più irritato Mark << E’ solo uno
sbruffone! >>.
<< Ah
smettila! >> lo zittì sua sorella e noi tre ragazze ridemmo
mentre lui borbottava offeso.
Povero Mark:
tormentato dalla gelosia!
I tre mi
accompagnarono alla grande tavola dove si trovavano le bevande in
bicchieri a forma di pannocchie e pannocchie arrostite sul fuoco. Jud
mi passò una bibita e ne sputacchi la metà a terra dopo aver bevuto un
sorso per evitare di ingollare quello schifoso liquido dolciastro.
Prima regola
di una festa a Heyl: mai bere quello che ti passano. Potrebbe essere
fatto con le zucche del campo McRoot. Era da quando ero piccola che
odiavo le zucche perché durante un litigio Mark mi aveva conficcato la
testa in una di quelle orribili cose arancioni. Che trauma! Ma dov’era
finita la coca-cola?!
<<
Ciao Mark, ciao Jud! >> salutò un ragazzo un po’ basso e
cicciottello, dagli occhi celesti, i capelli biondo paglia e il volto
pieno di lentiggini << Allie! Lo sai che c’è Theo che ti sta
cercando? >>
<< Oh
no! >> esclamai esasperata e Jud ridacchiò sotto i baffi.
Theodore era
il mio ex ragazzo. Ero stata con lui per diversi mesi ma lo avevo
lasciato all’inizio dell’estate, non lo sopportavo più! Era davvero un
egocentrico. Quando avevo capito che si sarebbe trovato molto meglio
con Violet che con me, avevo messo fine alla nostra relazione.
Purtroppo Theo non si era rassegnato facilmente e per tutta l’estate
non aveva fatto altro che chiamarmi, strano che non mi avesse bloccato
oggi a scuola.
Simon guardò
perplesso Jo e le domanò: << E tu sei quella nuova? >>.
<< Sì,
lei è Genevieve >> presentai Jo << Jo lui invece è Simon
McRoot >>.
<<
Piacere! >> disse Simon stringendole la mano con entusiasmo.
All’improvviso
si sentì un suono acuto e tutti i presenti, me compresa, si voltarono
a guardare una signora bionda con un vestito grigio che le comprimeva
le formose curve e i capelli biondi a caschetto, battere su un
microfono. Alla sua vista mi venne in mente una matrioska.
<<
Quella è mia madre >> mormorò Simon a Jo mettendosi una mano fra
i capelli, imbarazzato.
<<
Ehm, prova prova >> la signora McRoot si girò verso un uomo che
stava dietro di lei e aveva in mano un’armonica << Caro il
microfono non funziona! >> protestò con la sua voce acuta che si
sentiva chiaramente.
<<
Funziona benissimo cara >> riuscii a sentire il tono di
rimprovero nella voce rauca del signor McRoot.
Judy, vicino
a me, trattenne a stento una sonora risata.
<< Va
bene caro! >> la signora McRoot si girò di nuovo verso gli altri
cittadini << Allora… benvenuti alla decima festa della pannocchia
organizzata nel nostro campo dalla nostra concittadina, la signora
Parpen >> indicò con un dito ciccione una donna sulla cinquantina
dai capelli completamente già bianchi e gli occhiali sul naso adunco
che arrossi vistosamente quando partì un applauso << Adesso il
sindaco O’Dan, lo sceriffo McDonnel e il signor McRoot suoneranno il
ballo del Granoturco. Buon divertimento a tutti! >>.
<<
Grazie Dotty >> disse il sindaco O’Dan inforcando una chitarra,
vicino allo sceriffo McDonnel che dopo essersi sistemato i suoi grandi
baffoni grigi, si sistemò vicino al signor McRoot per suonare la
fisarmonica che teneva tra le mani.
Dai
cittadini partì un altro applauso entusiasta a cui ci unimmo anche io,
Genevieve, i gemelli e, con aria bastonata, Simon.
L’allegra
musica si diffuse nell’aria, coprendo il cicaleccio dei presenti, e
alcune persone iniziarono a ballare, compresi Judith e Simon, così
rimasi in mezzo a Jo e Mark che s’ignoravano. Ognuno guardava in una
direzione differente, preso dai suoi pensieri. Che situazione penosa.
<<
Mark, invita Jo a ballare >> mormorai.
Il ragazzo
arrossì di colpo e mi guardò strabiliato come se gli avessi appena
chiesto di fare qualcosa d’impossibile. << No, non posso
>>.
Ma perché
doveva essere così timido?
Insistetti:
<< Avanti! >>.
<< No
>> ribatté lui testardo.
<<
Come vuoi >> lo sfidai. Mi girai verso Genevieve. << Jo
perché tu e Mark non andate a ballare? >>.
Mark mi
lanciò un’occhiataccia e arrossì ancora di più quando Jo gli sorrise e
gli chiese: << Andiamo? >>.
<<
Dopo mi ringrazierai >> bisbigliai a Mark mentre si allontanavano.
Adesso ero
sola.
Mi guardai
intorno in attesa che qualcuno m’invitasse a ballare, e nella mia mente
mi ritrovai a sperare che quel qualcuno rispondesse al nome di Eric
Lawolf. Ma dov’era finito? Da quando eravamo arrivati non lo avevo più
visto. Però al suo posto tra la folla vedi comparire la figura
dinoccolata di Theo e in un impeto di stizza scappai prima che potesse
raggiungermi.
La serata
trascorse velocemente e dopo essermi divertita con numerosi balli del
Granturco, mi ritrovai seduta nascosta dietro una panca per impedire
che Theodore potesse trovarmi e rovinare il mio riposo.
Vicino al
fuoco vidi mio padre che stava chiacchierando con una donna dai lunghi
capelli castani, Jud si stava facendo offrire da bere da un ragazzo del
quinto e - osservai con un sorriso compiaciuto - Mark e Jo stavano
ancora ballando.
A un tratto
un’ombra si proiettò sul mio corpo e vidi che vicino a me era comparso
Eric.
<<
Dov’eri finito? >> domandai curiosa, osservando la sua
espressione un po’ irritata. Sembrava avesse appena finito di litigare
con qualcuno.
<< Fox
vieni >> disse prendendomi per il polso e trascinandomi via.
Allora il suo era proprio un vizio! << Devo presentarti ai miei
amici >>.
Cosa,
cosa, cosa?
Addirittura doveva?
Mi condusse
alla fine del capo dei McRoot e oltrepassando la staccionata di legno,
mi portò nel campo vicino dove un muro grigio di nebbia mi oscurò la
vista delle cose che avevo intorno. Riuscivo solo a vedere Eric.
<< E’
normale che la nebbia cali così all’improvviso a Heyl? >> chiesi
perplessa.
<<
Raramente >> rispose Eric continuando a camminare con passo
deciso.
Poi a un
tratto, com’era comparsa, la nebbia sparì e ci ritrovammo in un campo
che a nord era delimitato da degli alti alberi di pino. Eric mi guidò
verso gli alberi.
<< Si
trovano qui i tuoi amici? >>
<< Sì,
eccoli! >>.
Notai che
davanti a noi c’erano quattro persone che discutevano animatamente ai
piedi di un grande pino dall’aspetto un po’ malaticcio. Mi concentrai
per riuscire a sentire i loro mormorii rabbiosi.
<<
…andiamo è una follia! >> stava dicendo una voce femminile.
<< Ha
scritto il nome sul Libro >> ribatté una maschile.
<< E’
solo una bambina >> aggiunse una dolce voce.
<<
Anche quell’altro per voi era un bambino >> disse maleducata una
quarta, maschile ma meno profonda della prima.
<< Ma
questa lo è ancora di più >> replicò la voce dolce.
<< Le
regole non si possono infrangere >> osservò il maschio.
<< Ah
senti da chi vengono queste parole! >> urlò infuriata la prima
voce.
Eric e io ci
avvinammo abbastanza e riuscii a vedere che due delle persone erano i
ragazzi che avevano litigato in mensa davanti a me prima di farmi la
domanda sul libro mentre le altre due persone erano due adulti.
Una era una
donna dai lunghissimi capelli bianchi come il vestito elegante che
portava e l’altro era un uomo dai capelli così neri che sembravano blu
e che gli arrivavano fino alle spalle, e i vestiti neri.
Stupita
notai che la donna sulla schiena aveva due bianche ali piumate e sulla
testa un’aureola dorata, mentre l’uomo aveva un paio di ali rosse come
le corna tra i capelli e la coda che spuntava da dietro i pantaloni
scuri. Anche i due ragazzi erano provvisti di quelle strane
caratteristiche.
Lanciai uno
sguardo interrogativo a Eric ma quello non mi stava guardando, anzi si
era avvicinato ai quattro lasciandomi indietro. La situazione era
davvero strana. Provai il desiderio di tornare indietro. Eric si
schiarì rumorosamente la voce e i quattro si voltarono di scatto verso
di lui per poi puntare i loro occhi su di me.
Quelli della
donna erano grigi, quasi argentati, mentre quelli dell’uomo erano
gialli.
Arrossii per
tutta quell’attenzione.
<<
Scusate per avervi interrotto, stavate provando una recita? >>
l’uomo iniziò a ridacchiare ma s’interruppe di colpo quando dissi:
<< Belli i costumi, le ali sono di cartone? >>.
Eric scoppiò
a ridere: << Ve l’avevo detto che non ci avrebbe creduto!
>> disse rivolto ai quattro tra le risate.
<< Un
momento! Come diavolo fa a vedere le ali? >> domandò l’uomo al
ragazzo che strinse le spalle.
<< Non
lo so, capo >>.
La donna,
con una camminata aggraziata e leggera, si avvicinò a me. Le ali sulla
sua schiena frusciarono e qualche piuma cadde per terra.
<<
Guardate i suoi occhi… >>
Indietreggiai
quando anche l’uomo si avvicinò ma Eric mi trattenne per un braccio.
<< Hai
ragione >> disse osservandomi attentamente con i suoi inquietanti
occhi gialli << Ecco perché alla fine Ivoene è scomparsa >>.
Ivoene?
A quelle
parole scattai.
<<
Basta! >> urlai infuriata << Chi siete? Che cosa sapete di
mia madre? >> mi liberai dalla stretta di Eric e lo guardai:
<< Se questo è uno scherzo non è divertente >> dissi con
tono seccato.
<<
Purtroppo non è uno scherzo Allie >> disse la donna dolcemente
con un’espressione seria e malinconica sul volto.
<<
Gwen, Gilderoy, andate >> mormorò Eric ai due ragazzi che si
voltarono e si diressero verso gli alberi per poi sparire alla mia
vista.
<<
Allora? >> chiesi irritata aspettando una loro spiegazione.
L’uomo fece
per aprire bocca ma la donna lo interruppe: << Lascia che ci
pensi io >>. Poi si rivolse a me: << Prima devi promettere
una cosa. Ascolta le nostre parole senza interrompere e poi deciderai
se crederci o no, ma prometti che non racconterai mai a nessuno quello
che hai ascoltato né di noi >>.
<<
Prometto!? >> dissi incerta e quello bastò.
<<
Almeno lascia che mi presenti >> intervenne l’uomo sorridente,
mostrando dei denti bianchissimi e due canini appunti. Rabbrividii.
<< Io sono Demon e questa è Evangeline >>.
Evangeline
fece un sorriso.
<<
Adesso posso continuare? >>
<<
Prego collega >> concesse Demon facendo una reverenza.
<<
Grazie >> Evangeline si schiarì la voce e incatenò il suo sguardo
con il mio << Allie devi sapere che il Libro su cui tu hai scritto
il tuo nome come tuo padre prima di te, contiene un antichissimo
sortilegio che lega il possessore del libro al libro. Grimorio narra di
una storia tra il Male e il Bene… >>
<< Una
guerra, collega. Non cambiare le parole >>.
Evangeline
ignorò il commento di Demon. << Tra il Male e il Bene che
combattono una guerra >> continuò imperterrita lanciando
un’occhiataccia all’uomo << Noi angeli e tutte le creature
celesti rappresentiamo il Bene mentre i diavoli e tutte le creature
infernali rappresentano il Male >>.
Tutto quello
che mi stava dicendo arrivava alle mie orecchie con suono ovattato come
se fossi in un sogno. Forse ero davvero in un sogno… o in un incubo.
<< Tu,
legando il tuo destino a quello del libro dovrai scrivere la storia di
questa guerra >>.
<<
Scegliendo, ovviamente, da che parte stare >> terminò Demon.
<<
Ovvio >> annuì Evangeline.
Eppure
quello che a loro sembrava così ovvio per me non lo era per niente.
<< Che
cosa centra mia madre con voi? >> domandai con voce flebile.
Evangeline e
Demon si scambiarono un’occhiata con Eric e poi la donna aggiunse:
<< Layo ti spiegherà tutto. L’importante ora è che tu faccia la
tua scelta >>.
<<
Questa guerra è vera? Cioè… >> deglutii senza riuscire a finire.
<< Sì,
orrendi mostri e incubi sono tutti inclusi nel prezzo >> disse
Demon con noncuranza e poi sfoderò un ghigno malefico <<
Ovviamente questo dipende da che parte stai >>.
<< Io…
non posso crederci >> mormorai perplessa.
Erano
dei pazzi!!!
<<
Certo che puoi, mia cara >> ribatté Demon.
Non riuscivo
a pensare. Era così assurdo. Tutto questo non poteva essere vero eppure
un angelo e un diavolo in carne e ossa, aggiungerei anche ali, si
trovavano davanti a me e mi chiedevano di entrare in una folle guerra.
<< E
se cancellassi il mio nome dal libro? >>.
<<
Questo non si può fare >> rispose Demon serio << Prima devi
finire la guerra >>.
<<
Stiamo aspettando una tua scelta >> mi ricordò Evangeline.
<<
Angeli o Demoni? >> fece il diavolo con il suo ghigno
terrificante.
Il che non
era un punto che andava a suo favore.
Oddio! Ma
che cosa stavo pensando? Credevo davvero di fare la scelta?
Tutto questo
NON era reale! Era solo una finzione, sì. L’indomani mi sarei svegliata
e avrei scoperto che era solo un incubo.
<<
Posso rifletterci? >> domandai quasi disperata.
<<
D’accordo >> mi concesse Evangeline << Cinque giorni
>>.
<< Due
>> protestò il diavolo.
<<
Tre! >> esclamò l’angelo esasperato.
<<
Andata, collega!>>.
Si strinsero
la mano e poi Demon si girò verso di me: << Tre giorni per
pensarci ragazzina, però Layo si occuperà di te >>.
<<
Cosa? >> esclamò Eric con voce vagamente scocciata dietro di me
facendomi sobbalzare << E perché? >>.
Demon lo
fulminò con un’occhiata che era tutt’altro che amichevole. <<
Perché lo dico io >>.
<<
Portala a casa >> disse Evangeline a Eric << Si è fatto
davvero tardi >>.
<<
Aspettate! >> urlai mentre i due, dopo avermi dato le spalle, si
addentravano tra gli alberi << Ma chi è questo Layo?>>
<<
Sono io >> disse Eric prendendomi in braccio senza sforzo, come
se fossi una piuma.
Iniziò a
camminare verso la nebbia e la sua camminata ondeggiante mi provocò uno
strano intorpidimento. Sbadigliai assonnata mentre sentivo le palpebre
chiudersi per il pesante sonno che mi aveva colpito. L’ultima cosa che
sentii furono le voci soffuse di Demon ed Evangeline.
<< Per
tutti i diavoli dell’inferno! Pensavo che la prendesse molto peggio…
Suo padre svenne appena mi vide >>.
<<
Solo perché tu quel giorno ti presentasti con la tua tenuta rossa da
Lucifero, collega >> lo riprese Evangeline.
<< Ah
già >>.
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Capitolo 4 *** Layo ***
4. Layo
Mi rigirai nel letto quando un fastidioso raggio di
sole illuminò la stanza, trapassandomi le palpebre e facendomi
svegliare. Mi tirai sopra la testa le coperte cercando di
riaddormentarmi ma all’improvviso i pensieri si fecero largo nella mia
mente, confusi.
Mi misi a sedere di scatto.
Mi guardai intorno con il respiro affannato e incontrai lo
sguardo cupo di mio padre seduto al bordo del letto. Non faceva
presagire nulla di buono.
<< Papà! >> esclamai confusa << Che cos’è
successo? Un attimo fa ero… >>
Mi morsi il labbro inferiore per impedirmi di raccontargli… il
mio sogno.
<< Signorina >> disse con tono autoritario Nathaniel
senza dare conto alle mie parole << Sei in grossi guai. Mi hai
fatto preoccupare moltissimo >>.
<< Che cos’è successo? >> ripetei preoccupata.
<< Non prendermi il giro! >> mi sgridò << Sei
in punizione per una settimana. E oggi niente uscite. Te ne stai tutto
il giorno in camera tua>>. Si alzò e si diresse alla porta con
una certa fretta e seguendolo con lo sguardo notai che la data del
calendario attaccato al muro segnava che oggi era domenica. <<
Adesso vado al lavoro, ti ho lasciato il latte con i cereali sul tavolo
in cucina per la colazione. Tornerò questa sera >>.
Senza neanche salutarmi se ne andò dalla mia camera, scese le
scale e lo sentii uscire di casa sbattendo la porta.
Mi alzai dal letto e mi guardai allo specchio.
Ero un vero disastro.
I capelli andavano sparati da tutte le parti ed ero un po’
pallida, e l’enorme pigiama con le renne tutto stropicciato non aiutava
affatto a rendere la mia immagine un po’ più decente.
Mi affacciai alla finestra e notai che papà aveva lasciato la
bicicletta e aveva preso Dessy.
Scesi in cucina poiché lo stomaco aveva iniziato a reclamare per
la mancanza di cibo. Mi versai i cereali nella tazza del latte e
iniziai a mangiare lentamente. Cercai di schiarirmi le idee.
Nathaniel aveva preso la macchina.
Brutto segno. Voleva dire che era proprio arrabbiato.
Ma arrabbiato per cosa? Che cos’era successo venerdì sera?
Dopo che avevo ballato per dieci volte il ballo del Granoturco,
dovevo essermi addormentata e avevo fatto un incubo su una guerra tra
Angeli e Diavoli, il Bene e il Male…
Mi ero addormentata ed ero così stanca che avevo dormito un
giorno intero. E per questo papà si era arrabbiato. Sì, doveva essere
andata sicuramente così.
Quando finii di bere l’ultimo goccio di latte, posai la scatola
dei cereali sul ripiano della cucina e lavai la tazza nel lavandino.
<< Mmm… davvero carino quel pigiama >> commentò
all’improvviso una voce dalla soglia della cucina.
Sorpresa e spaventata mi volta di scatto e lanciai un urlo alla
vista di Eric, che si tappò le orecchie.
Urlai finché non terminai il fiato.
Solo allora Eric si levò le mani dalle orecchie. << Finito?
>>
Annuii un po’ scossa.
<< Meno male! Ti prego non farlo mai più, è stata una vera
tortura per le mie sensibili orecchie >>.
Lo osservai mettersi seduto su una sedia e con noncuranza
poggiare i piedi sul tavolo, accavallando una gamba sopra l’altra.
<< Spero che tu stia comodo >> dissi acida,
ritrovando la voce che dopo l’urlo sembrava scomparsa.
<< Grazie >> ribatté Eric con una faccia da schiaffi
che m’irritò.
<< Ma da dove sei entrato? >>
<< Dalla porta >>.
<< Ahah davvero divertente! >> replicai lanciandogli
un’occhiata fulminante << Eric… >>
<< Layo >> mi riprese << Eric è solo il mio
nome umano, il mio vero nome è Layo >>.
<< Va bene! >> esclamai esasperata << Layo che
cos’è successo venerdì sera dopo che… sì, insomma! >>.
Non volevo ripensare a quell’incubo.
<< Ti sei addormentata, o per meglio dire sei svenuta per
lo stress - il che mi ha fatto perdere i cinquanta dollari che avevo
scommesso con Gilderoy - e poiché avevamo fatto un po’ tardi con le
spiegazioni e tutti ti stavano cercando, ho inventato la storia che
volevi fare un passeggiata lontano dalla confusione >>
<< Accidenti che fantasia! >> borbottai.
<< Poi >> continuò Layo lanciandomi un’occhiataccia
<< Ti sei sentita male. Io ti ho trovato e tuo padre ti ha
portato qui a cosa dove hai dormito per un giorno >> terminò con
voce atona come se quella fosse stata la centesima volta che ripeteva
quella storia << Vorrei ricordarti che poiché hai passato un
giorno a rigirare e mugolare parole incomprensibili nel letto, adesso
hai solo due giorni per riflettere sulla Scelta… Ah, ovviamente non mi
sono dovuto far riconoscere da tuo padre >> alzò gli occhi al
cielo.
<< No, non è ovvio per niente Eric! Cioè Layo, oh insomma
tutti e due! >> strepitai.
<< Perché non ti siedi così ti spiego tutto per bene?
>>
<< No >> protestai << Allora che cosa centrate
tu, e soprattutto mia madre con tutta questa storia assurda? >>.
<< La risposta alla prima domanda è che sono figlio di un
personaggio del libro >> buttò lì Layo guardandomi, come se mi
avesse appena detto che 3 per 2 da come risultato 6 << …ehi!
>>
Riuscì ad alzarsi e a stringermi tra le sue braccia prima che
cadessi a terra perché le ginocchia avevano minacciato di cedere,
altrimenti mi sarei ritrovata con un bernoccolo sulla fronte.
La leggerezza con cui mi teneva e il suo scatto agile scatto mi
confermavano quello che le parole che aveva appena pronunciato erano la
verità. Insomma non pesavo molto, ma lui doveva avere qualcosa di
speciale.
<< Te l’avevo detto di sederti >> disse con voce
gentile. Delicatamente mi portò nella mia stanza e mi stese sul letto.
<< Va meglio? >> domandò sedendosi accanto a me.
<< Credo di sì >>.
<< Credi anche di riuscire a vestirti? Vorrei mostrarti una
cosa >>.
<< Non posso uscire di casa… >>
<< Non se ne accorgerà nessuno >>.
<< Va bene >> acconsentii.
Che cosa stavo facendo?
<< Ti aspetto di sotto >>.
Quando Layo uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle,
mi feci una rapida doccia e poi presi le prime cose che trovai
nell’armadio. Indossai un semplice maglioncino e i soliti Jeans.
Rinunciai a sistemare i capelli e così li legai in una semplice e
comoda coda.
Scesi le scale sperando che Layo non fosse sparito. Insomma
adesso che potevo sapere tutto su mia madre…
Lo vidi che mi aspettava vicino la porta.
<< Andiamo? >>
<< Risponderai alla mia seconda domanda? >>
<< Risponderò a tutte le domande che mi farai >>.
<< Andiamo >>.
Uscimmo di casa e Layo mi prese per mano. Il suo gesto mi lasciò
per un attimo meravigliata, ma poi strinsi la sua mano di rimando e lui
mi sorrise rassicurante. Almeno questa volta non mi stava trascinando
per il polso.
Layo mi guidò verso i campi dorati di cereali e poi mi fece
salire a cavalcioni sulla sua schiena.
<< Sicuro che vada tutto bene? >> domandai
stringendo le braccia intorno al suo collo per niente tranquilla.
<< Non preoccuparti >> rispose con un sorriso
eccitato << Reggiti forte! >>
E dopo queste parole si slanciò di corsa verso il grano, piegando
gli alti steli al suo passaggio. Spaventata strinsi più forte le gambe
ai suoi fianchi quando sentii il suo corpo tremare, scosso da spasmi
violenti.
Chiusi gli occhi certa di cadere a terra e rompermi l’osso del
collo ma il tremore finì e quando riaprii gli occhi mi trovai seduta
sulla schiena di un enorme lupo dal manto marrone scuro come la
corteccia degli alberi.
Lanciai uno strillo di protesta quando il lupo ululò e corse
veloce, così veloce che in un attimo la città alle nostre spalle era
scomparsa. Mi aggrappai forte a qualche ciuffo delle folta pelliccia
quando il lupo, o meglio, Layo saltò oltre lo steccato che delimitava
il campo di grano da uno di pannocchie.
Durante la corsa sentivo il vento fresco che faceva lacrimare gli
occhi, ulularmi nelle orecchie. Era davvero una bella sensazione
correre così liberi.
<< Yuhu! >> urlai come un cowboy e Layo sotto di me
abbaiò qualcosa che sembrava molto simile a una risata.
Poi tutto finì quando tra le pannocchie si aprì uno spazio dove
c’erano due tronchi per sedersi. Layo si fermò di botto facendomi
finire con il sedere per terra.
Rimansi per un attimo a guardarlo incantata. Osservai il suo muso
e notai che aveva una macchia bianca intorno all’occhio destro. Mi
rialzai e mi sedetti sul tronco di fronte a lui.
<< Ahio! >> borbottai quando il ginocchio protestò
per la caduta di prima.
<< Scusa >> disse Layo tornando in forma umana dopo
che il suo corpo era stato scosso da un leggere tremolio.
<< E’… e’ stato davvero bello >> gli dissi. Ormai mi
stavo imparando a non stupirmi più di niente. Eric… Layo aveva vinto la
scommessa che avevamo fatto due sere fa: ero tornata a credere nella
magia.
<< Ne sono contento >> sorrise e poi si fece serio
<< Sei pronta per ascoltare la risposta alla tua seconda domanda?
>>
Annuii.
<< Circa diciotto anni fa tuo padre trovò Grimorio in uno
scaffale polveroso di una vecchia libreria e dopo averlo comprato
scrisse il suo nome al posto del suo precedente proprietario Antony
Geffer >> si perse nei suoi pensieri per un momento, gli occhi
che osservavano il vuoto. Si riscosse quando mi schiarii la voce e mi
guardò: << Beh, poi tuo padre ha fatto la sua scelta >>.
<< Che cos’ha scelto? >> domandai trattenendo il
fiato.
Il ragazzo scoppiò a ridere: << Ovviamente il Bene
>>.
Mi scappò un sospiro. Demon non mi era sembrato un tipo molto
raccomandabile dal nostro incontro.
<< In quella guerra, che si svolse proprio qui a Heyl, il
Male fu davvero spietato >> rifletté Layo con serietà <<
Tuo padre passava molto tempo insieme agli angeli e un giorno
s’innamorò di un angelo di nome Ivoene e così sei nata tu >>.
<< E poi? >> mormorai con un filo di voce <<
Che cos’è successo? >>
<< Il Bene si è arreso, le creature ancestrali stremate
scesero a patti con il Male che come ogni volta chiese al possessore
del libro di lasciare andare una persona cara che nella sua vita aveva
amato o amava molto. Così Ivoene fu costretta a tornare tra le pagine
del libro e a rinunciare a te e alla vita che aveva scelto di
trascorrere con tuo padre >>.
<< Ma questo vuol dire che ancora non ha vinto nessuno
>>.
<< Sì, altrimenti Grimorio non esisterebbe più. Ogni volta
la storia s’interrompe a metà e il nome del proprietario viene per metà
cancellato finché qualcun altro non scriverà il suo nome per
ricominciare e forse finalmente finire il libro >>.
<< Ma se si fosse arreso il Male? Che cosa sarebbe successo
a mia madre? >>
<< Sarebbe rimasta con tuo pad… >> Layo s’interruppe,
annusò l’aria e storse il naso con una smorfia di disgusto << Oh
no! >>.
Annusai anch’io l’aria e le narici si riempirono di un vomitevole
odore di zolfo.
All’improvviso, in una nuvola di fumo nero, comparì un diavolo. Alla
sua vista provai un modo d’irritazione verso di lui e il Male,
d’altronde se nella guerra precedente non fosse stato così spietato,
mia madre avrebbe potuto vedermi crescere e io avrei avuto una famiglia
normale.
Perché il Bene aveva deciso di arrendersi?
Il diavolo si avvicinò a me e dopo aver fatto una riverenza mi
porse un biglietto che era comparso sulla sua sottile e pallida mano
dalle lunghe dita affusolate.
“Un biglietto di andata e ritorno
verso l’inferno” recitava una scritta nera su uno sfondo rosso.
Layo si sporse verso di me per sbirciare il biglietto tra le mie
mani. << Che cos’è questa storia? Demon ha detto che dovevo
pensarci io! >> disse con tono irritato al diavolo che si era
seduto con un veloce movimento sul mio tronco.
Mi scansai disgustata per la puzza di zolfo che emanava.
<< E’ semplicemente un invito che il nostro padrone Demon
fa alla Prescelta per mostrarle dove vivono le creature infernali,
quelle che sceglierà >>.
Il diavolo inchiodò il suo sguardo al mio e sentii la testa
svuotarsi da ogni pensiero tranne che da una vocina che mi consigliava
di stare dalla parte del Male al momento della Scelta.
<< Quelle che sceglierò >> sussurrai continuando a
fissare gli occhi gialli del diavolo che sembravano così profondi da
potermi perderci dentro.
<< Non provare a incantarla! >> ringhiò Layo <<
Stai infrangendo le regole >>.
Con uno strattone mi attirò a sé e mi costrinse a guardarlo negli
occhi. La voce insistente nella testa sparì e mi sentii di nuovo libera
di pensare. Il biglietto mi cadde dalle mani e rimase a terra,
abbandonato.
<< Senti da che pulpito provengono queste parole >>
esclamò il diavolo falsamente colpito << Non mi pare che tu le
abbia sempre seguite le regole, eh Layo? >> fece un ghigno
<< Dovrai portarmi più rispetto quando sarò il tuo capo, non ti
risparmierò sapendo chi è tuo padre >>.
Il diavolo si alzò in piedi e dopo avermi fatto un cenno di
saluto con la testa sparì in una verde nuvola di zolfo puzzolente.
<< Che… che cosa voleva dire? >> balbettai sperando
di aver interpretato in modo sbagliato le parole della creatura
infernale << Il tuo capo? >>
<< Già >>.
Lo guardai sbalordita e mi allontanai da lui.
<< Perché se stai dalla parte del Male, sei qui invece di
stare con il tuo capo? >>.
<< Nessuno ha detto che io stia dalla parte del Male, ora!
>> urlò l’ultima parola con un tono esasperato.
<< Ah >>.
<< Ma quando inizierà sarò costretto a stare dalla loro
parte >> borbottò.
Rimanemmo per un attimo in silenzio, a guardarci.
<< Perché? >>
Layo si strinse le spalle. << Beh… E’ semplicemente la
scelta più facile da fare >>.
<< Perché? >> incalzai e mi ricordai delle sue parole
di poco fa << Chi è tuo padre? >>
<< Demon >>.
Lo guardai stupita, gli occhi strabuzzanti.
<< Già, sai nella precedente guerra tua madre non era
l’unica che si era invaghita di un umano. Mia madre mi ha cresciuto
cercando di proteggermi dal mondo degli inferi ma quando i poteri si
sono presentati a me, mio padre è venuto a reclamarmi. Avevo solo sette
anni quando ho saputo tutto la verità. E’ la mia natura Allie, come tu
sei mezza angelo, io sono mezzo demone >>.
<< Hai altri poteri speciali oltre quello di diventare
lupo? >>
Scosse la testa: << Non sono provvisto di coda e ali però
posso trasformarmi in ciò che voglio, come hai visto quello che mi
riesce meglio è il lupo. Credo che anche tu abbia dei poteri speciali,
sei riuscita a notare quanto io sia veloce >> osservò alla fine,
pensoso.
<< Da quanto tempo esiste Grimorio? >>.
<< Per tutti i lupi che ululano alla luna, ma sei un pozzo
di domande senza fine! >> mi sorrise << Nessuno lo sa,
forse da sempre, da secoli e secoli >>.
Alzò la testa e pensieroso osservò il cielo. Solo in quel momento
mi resi conto che il sole stava tramontando.
Oh no! Papà avrebbe finito il suo turno di lavoro prima di sera…
<< Layo, portami a casa, presto! >> esclamai agitata.
Conoscendo Nathaniel, se non mi avesse trovata a casa mi avrebbe
messo in punizione per almeno un mese.
<< Di questo cosa farai? >> domandò Layo porgendomi
il biglietto di Demon che aveva raccolto da terra.
Lo presi e lo infilai nella tasca dei pantaloni.
<< Ci penserò su >>.
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Capitolo 5 *** Visite infernali ***
5. Visite Infernali
Scesi dalla macchina e salutai papà.
Come risposta ricevetti solo un grugnito.
Era ancora arrabbiato e poiché la punizione che mi aveva imposto
per una settimana prevedeva anche il sequestro della ford Dessy e io
non avevo nessunissima intenzione di camminare o pedalare fino a
scuola, Nathaniel era stato costretto ad accompagnarmi.
Quando la macchina ripartì alla volta dell’ospedale mi diressi
verso l’entrata dove Genevieve si sbracciava per chiamarmi. Mentre mi
avvicinavo, vidi anche Judith e Mark.
<< Allie, come stai? >> mi chiese Jo preoccupata.
<< Quando ti abbiamo visto svenuta tra le braccia di tuo
padre mi sono spaventata moltissimo >> aggiunse Judy guardandomi
attenta.
<< Non preoccupatevi, ora sto bene >> le rassicurai
<< Credo che sia stata colpa dei troppi balli >>.
L’avevo detto in modo così naturale che quasi mi convinsi anch’io
che quelle parole fossero la verità.
<< Non avresti dovuto allontanarti >> disse Mark
secco.
Sapevo che era ancora arrabbiato con me (anche lui) per la
faccenda del ballo con Jo, perciò cercai di non rispondergli in malo
modo.
<< Lo so, infatti per questo sono stata messa in
punizione: niente uscite e macchina per una settimana >>
risposi sospirando.
<< Ah ecco perché ti ha accompagnato tuo padre! >>
osservò Genevieve ridacchiando.
La campanella suonò e ci dividemmo: Jo si diresse in palestra con
i gemelli, mentre io entrai nell’aula dove si teneva la lezione di
letteratura.
Per qualche assurdo motivo il posto vicino al mio rimase vuoto.
…Forse era perché ero svenuta durante il ballo del Granturco.
Davvero imbarazzante come cosa! Ma Layo non poteva inventarsi qualcosa
di meglio?!
<< Buongiorno ragazzi! >> salutò il professore
entrando lentamente in classe, strascicando i piedi e trascinando una
valigetta che aveva l’aria di essere molto pesante.
Doveva essere stato un uomo molto alto ma era incurvato dal peso
dei suoi anni. Il volto che m’ispirava fiducia e simpatia, era coperto
da una ragnatela di rughe, soprattutto intorno a suoi occhi verdi, che
vagarono per la classe si fermarono quando incontrarono i miei.
<< Oh bene >> gracchiò con la sua voce da corvo
<< Abbiamo una nuova studentessa >>.
Eh già, quest’anno ero stata ammessa al corso avanzato di
letteratura.
Con una mano che sembrava fragile come un ramoscello prese un
foglio dalla sua valigetta che aperta rivelò essere piena di libri
scritti da famosi autori.
<< Lei deve essere la signorina Fox >>.
<< Sì, sono io >>.
<< Io sono il professor Kitting >> i suoi occhi verdi
scrutarono il foglio << Sono lieto di vedere dal foglio che ha
consegnato alla segreteria che in questa materia ha avuto sempre voti
eccellenti >>.
Mi sorrise e tutti gli occhi della classe si voltarono a
guardarmi curiosi.
<< Sono sicuro che non avrà problemi per mettersi in pari
con il nostro programma >>.
Letteratura era una materia che mi era sempre piaciuta, tanto che
non mi era costata nessunissima fatica mettermi già in pari con il
programma, ma per non essere considerata dagli altri una “secchiona”
(ci mancava solo quello) mi limitai ad annuire.
<< Benissimo, signorina Fox. Ora, che inizi la lezione!
>> esclamò il professor Kitting con un gesto alquanto teatrale
che suscitò le risate dei suoi alunni.
<< Non ho mai sopportato le poesie di William Wordsworth
>> si lamentò bisbigliando una voce familiare.
Sussultai quando mi accorsi che seduto nel banco accanto al mio,
con aria annoiata mentre voltava piano le pagine del libro di testo,
c’era Layo.
<< Layo! >>.
<< Shh… io mi chiamo Eric >> mi rimbeccò.
<< Ma come fai a comparire così? >> sussurrai
chinandomi verso di lui.
<< Magia! >> disse lui con tono macabro facendomi
sobbalzare ancora << Ricordi? Figlio del diavolo >>.
<< Spiegati meglio >> dissi un po’ irritata.
<< I miei poteri mi permettono di essere molto veloce, no?
Quindi nessuno si è accorto quando sono entrato in ritardo, è come se
fossi stato sempre qui. E poi non dimenticarti che per tutti sono il
brillante e affascinante studente del liceo che è nato e vissuto a Heyl
>>.
Che sbruffone!
<< Soddisfatta della spiegazione? >>
<< Non so se la signorina Fox sia soddisfatta della
spiegazione signor Lawolf, dato che credo non ne abbia sentito l’inizio
>>.
Alzai gli occhi e vidi il professor Kitting sopra di noi.
<< Potreste usare l’ora del pranzo per migliorare i vostri
rapporti sociali? >>.
<< Ci scusi professore >> mormorai avvampando mentre
delle risatine percorrevano l’aula.
Anche Layo ridacchiò quando il professore ricominciò a spiegare
infervorato la sua lezione.
<< Sta zitto e fammi sentire! >> lo ripresi
scocciata, dando un calcio alla sua sedia.
Layo finalmente si azzittì, forse offeso dal mio modo, e l’ora
passò veloce mentre scribacchiava velocemente appunti sul suo quaderno.
Quando la campanella annunciò la fine della lezione, mi diressi
verso l’aula di spagnolo e Layo mi seguì come un ombra, pensieroso e si
sedette nuovamente vicino a me.
Un gruppetto di ragazze cheerleader tra cui quella bionda
platinata di Violet, mi lanciarono un’occhiata stupita e perplessa.
Probabilmente si stavano chiedendo perché un ragazzo come Eric si
sedesse vicino a un’anonima ragazza come me invece che un’importante
cheerleader.
Anche a pranzo ricevetti le stesse occhiate meravigliate da Jo e
i gemelli quando il ragazzo si mise con noi a tavola sempre silenzioso
e pensieroso.
<< Allie, ma come hai fatto a trascinartelo dietro?
>> mi sussurrò Judy << Di solito sta con i giocatori della
squadra di football e con le cheerleader >>.
Lanciai un’occhiata divertita a Layo. << Ah davvero!?
>>.
Lo vidi sorridere impercettibilmente. Probabilmente grazie al suo
udito fine era riuscito a sentire i nostri mormorii.
Intanto Jo lo guardava ammirata suscitando la gelosia di Mark.
Alla fine delle lezioni uscii lentamente da scuola, trascinandomi
lo zaino pesante. Sospirai avviandomi verso casa. Papà era al lavoro e
non sarebbe passato a prendermi.
<< Perché non mi hai aspettato? >> mi chiese Layo.
Questa volta non mi spaventò. Ormai mi stavo abituando alle sue
improvvise apparizioni al mio fianco.
<< Credevo fossi sparito come tuo solito >> risposi
continuando a camminare << Perché oggi eri così pensieroso?
>>
<< Stavo riflettendo sull’invito che ti ha fatto Demon
>> disse Layo levandomi dalla schiena lo zaino e posandoselo su
una spalla insieme al suo.
<< Grazie >> lo ringrazia con un sorriso.
Ricambiò il sorriso e continuò: << Non era mai successo. Di
solito i biglietti si consegnano dopo che l’umano ha fatto la sua
Scelta e solo quello della parte che ha scelto >>.
<< I biglietti? Vuoi dire che c’è anche quello per andare
in Paradiso? >> domandai curiosa.
<< Sì >>.
Camminammo in silenzio per un po’.
Ancora non sapevo se accettare l’invito di Demon ma che cosa
sarebbe successo se non l’avessi accettato? Quel diavolo non sembrava
un tipo che accettava dei rifiuti.
All’improvviso Layo mi prese in braccio con un agile e repentino
scatto che mi colse di sorpresa.
<< Che fai? Mettimi giù! >> protestai arrossendo.
<< Sei una lumaca, Allie, non una volpe >> ridacchiò
lui iniziando a correre.
Chiusi gli occhi in preda alle vertigini per non guardare tutto
quello che avevamo intorno sfrecciare a una velocità disumana.
In meno di due minuti mi posò davanti la porta di casa. Rimasi
per un po’ di tempo aggrappata al suo braccio muscoloso per aspettare
che i giramenti di testa passassero.
<< Avrebbero potuto vederti! >> lo sgridai mentre
entravamo.
Scosse la testa, divertito. << Andavamo troppo
veloci >>.
<< Beh, non farlo mai più >> mi lamentai sdraiandomi
sul divano con un capogiro alla testa << Almeno non così
all’improvviso >>.
Lo stomaco di Layo brontolò mentre si fiondava in cucina per
saccheggiare il frigo.
<< Aspetta! >> lo fermai con in mano delle uova
<< Preparo qualcosa io. Non voglio che mio padre, al suo ritorno,
trovi il frigo vuoto >>.
Mi alzai di scatto dal divano e corsi ai fornelli per preparare
un piatto di spaghetti e una frittata con le uova che aveva rubato.
Layo mi osservò silenzioso, seduto al tavolo, seguendo i miei movimenti
con i suoi occhi scuri.
<< Per tutte le lune, tu sì che sei la fata dei fornelli!
>> si complimentò alla fine, quando posai i piatti fumanti
davanti a lui.
<< Grazie >> dissi mentre iniziavo ad arrotolare gli
spaghetti intorno alla forchetta << Quando a prendersi cura di
te, c’è solo un padre che non sa cucinare devi pur arrangiarti in
qualche modo >>.
<< Oh sì, ricordo di aver assaggiato qualcosa cucinato da
tuo padre a una festa >> disse Layo terminando gli spaghetti e
ingoiando un pezzo intero di frittata mentre io lo osservavo con in
mano ancora la prima forchettata. Accidenti che appetito vorace!
<< Aspetta, era per caso la torta al formaggio quella volta
dai Widfield? >> gli domandi ridendo << Glielo avevo detto
che non era una buona idea! >>
<< Davvero orribile! >> commentò lui con ardore dopo
aver deglutito tutto il cibo che aveva in bocca << Vuoi? >>
domandò indicando il mio piatto ancora pieno.
Il disgustoso modo di ingozzarsi mi aveva fatto passare la fame,
così spinsi gli spaghetti verso di lui e aspettai pochi minuti che
finisse di spazzolarsi tutto il cibo, poi salimmo in camera.
Presi il libro Grimorio e il biglietto di Demon da sotto il
letto, dove li avevo nascosti. Starnutii per la troppa polvere che si
era annidata lì sotto… prima o poi avrei dovuto decidermi a dare una
pulita alla camera.
<< Cosa pensi che dovrei fare? >> domandai a Layo
mentre mi rigiravo il cartoncino rosso tra le mani.
<< La storia è tua, Allie >> disse prendendo il libro
e aprendolo << Guarda! >> esclamò poi facendomi spaventare.
Mi porse il libro aperto all’ultima pagina scritta, dov’erano
apparse delle nuove parole.
Lessi a voce alta:
“Allie era indecisa se
accettare l’invito di Demon, eppure sapeva che non poteva rifiutare...
tanto non aveva ancora niente da perdere.”
<< Sembra come se il Libro volesse darmi un consiglio
>> aggiunsi alla fine.
Layo scrollò le spalle. << Non so >>.
Lo guardai scocciata. Insomma, non era di molto aiuto quando
rispondeva in quel modo.
<< Voglio andare >> affermai decisa.
Layo mi lanciò un’occhiata e mi domandò: << Sei sicura di
volerlo fare? >>.
<< Sì >> annuii convinta.
Layo si avvicinò al libro e sulla scritta del titolo poggiò il
biglietto infernale da cui partì un raggio di luce nera che si diresse
verso la finestra aperta. Il paesaggio al di là da quella si rabbuiò in
un attimo come se fosse calata una delle notti più scure e i lampioni
della strada si fossero fulminati. Non si vedeva niente, solo il nero.
<< Che cosa significa? >> dissi girandomi a guardare
il ragazzo.
<< E’ il portale per l’Inferno >> spiegò lui,
avvicinandosi alla finestra << Dobbiamo saltare >>.
Lo guardai basita. << Cosa? Sei pazzo?! >> esclamai
fermandolo << E se poi ci spiaccichiamo a terra? >>
<< Non succederà, fidati >> rispose guardandomi
intensamente negli occhi con quel suo calmo sguardo nero così
rassicurante << Pronta per la discesa agli inferi? >>
Deglutii. << Sì >>.
Layo sorrise e mi spinse con delicatezza verso la finestra. Un
po’ incerta, mi aggrappai all’imposta, poggiandomi sul cornicione. Non
c’era nemmeno un refolo di vento, l’aria era immobile. All’improvviso
non mi sentii più così sicura di voler andare: tutto quel nero in cui
mi dovevo tuffare sembrava così minaccioso!
<< Non credi che… >>
Non riuscii a finire la frase detta con voce tremante che Layo
roteò gli occhi sbuffando e mi spinse con forza, facendomi perdere la
presa che avevo sull’imposta.
Precipitai in un turbine buio.
Riaprii gli occhi e incontra quelli scuri di Layo che mi
sorridevano. Un po’ confusa mi feci aiutare a rimettermi in piedi.
Alzai lo sguardo e lanciai un’esclamazione stupita.
Mi trovavo esattamente al centro dell’Inferno.
Il fragore delle fiamme che si alzavano alte dai buchi aperti sul
duro terreno di magma raffreddato si confondeva con i versi delle
creature infernali. L’aria era satura di fumi e di puzza di zolfo e la
luce rossa dei fuochi era l’unica che illuminava il posto poiché
eravamo sottoterra e il cielo era composto da un’altissima parete
rocciosa di caverna. Oltre le fiamme e i laghi di melma verde si
ergevano, lungo le strade scure, delle alte e nere costruzioni con
poche fessure che dovevano essere le case dei diavoli.
Eppure non solo i diavoli affollavano quel luogo infernale ma
anche draghi neri dallo sguardo infuocato, piccoli spiritelli rossi dai
musi deformi, demoni armati di tridenti rossi, corna, ali nere e code
biforcute, troll verdi e infine licantropi che avevano scelto di stare
dalla parte del Male.
<< Benvenuta all’Inferno! >> disse Layo con un
piccolo ghigno.
Mi guardai intorno e vidi un gruppetto di Demoni che si
affollavano intorno a qualcosa o qualcuno. Sbirciai, curiosa, tra le
ali rosse dei presenti e vidi un drago nero discutere con un ragazzo
muscoloso che doveva essere un licantropo e un diavolo vestito da fata.
Trattenni a stento una risata.
<< Che discorso porta avanti con questo vestito? >>
stava domandando il drago mentre del fumo grigio gli usciva dalle
narici.
<< E’ un argomento molto valido >> lo riprese il
licantropo.
<< Allie Fox! >> esclamò una voce orribilmente
familiare da dietro la folla che si divise e comparve Demon <<
Benvenuta! >>.
Si avvicinò con grandi falcate agitando il mantello nero che
aveva poggiato sulle spalle. Indossava abiti color rosso fuoco che
mettevano in risalto il suo corpo perfetto e la sua pallida carnagione,
e i capelli nerissimi erano raccolti in una piccola coda dietro la
nuca. Era terribilmente bello e dannato.
...Adesso capivo da chi aveva ripreso il suo fascino Layo.
Osservando padre e figlio vicino notai che erano molto
somiglianti. Avevano gli stessi lineamenti del volto e le stesse
espressioni, ma Layo aveva qualcosa in più che Demon non aveva: una
parte umana.
Demon lanciò uno sguardo gelido ai demoni che si dileguarono
terrorizzati dal loro padrone. Rimasero solo il diavolo vestito da
fata, il licantropo e il drago che continuavano a discutere incuranti
di tutto quello che avevano intorno.
<< Sono contento che tu abbia accettato il mio invito
>> disse Demon ormai accanto a me, con un tono gentile. Sapevo
che la sua cordialità era una finzione eppure gli riusciva benissimo di
mentire. Non sembrava più così spaventoso come mi era sembrata la prima
volta che l’avevo visto.
<< Vogliamo sbrigarci con tutta questa messinscena?
>> lo riprese Layo freddo.
Il diavolo lo ignoro e continuò a rivolgersi a me. << Vieni
mia cara vorrei farti vedere il mio castello >>.
Mi prese in braccio con grande disappunto del mio accompagnatore
e si sollevò in volo sbattendo pigramente le ali. Layo si trasformò in
lupo e ci seguii lungo la strada mentre sorvolavamo velocemente le
fiamme dell’Inferno alla volta di un grande castello nero con le torri
pendenti che sembravano reggersi in piedi a stento e le inferiate alle
finestre.
Demon atterrò piano e mi posò a terra proprio nel momento in cui
Layo ci raggiungeva e si ritrasformava in un umano.
Da terra il castello sembrava ancora più grande di quanto
sembrasse dall’alto e che al suo ingresso c’erano due enormi troll
armati con mazze chiodate.
<< Venite >> disse Demon facendoci un cenno.
Si avvicinò con grandi falcate all’entrata e schioccò le dita. I
due troll si fecero da parte per farci passare.
Il diavolo ci guidò verso dei scuri corridoi del castello, dal
muro lercio e senza finestre, e poi ci fece entrare in una grande
stanza con alle pareti molti quadri che lo ritraevano in diverse pose e
situazioni.
Demon si sedette su una sedia che somigliava molto a un trono che
era posizionato al centro della stanza.
Che megalomane!
<< Allora Demon, cosa vuoi? >> domandò Layo
beccandosi un’occhiataccia dal padre. Rimasi stupida dal loro modo di
trattarsi, così freddo e indifferente.
<< Sta’ calmo figliolo, voglio solo mostrare alla nostra
cara Allie cosa succederà se sceglierà di stare dalla nostra parte
>> spiegò poi il diavolo battendo pigramente le mani per due
volte.
Sgranai gli occhi quando accanto a lui, sospeso nell’aria,
comparve un grande televisore a schermo piatto e nella sua mano apparve
un lungo telecomando.
<< Siamo al passo coi tempi! >> ghignò Demon alla
vista della mia espressione stupita.
<< Vedo >> mormorai incantata mentre il diavolo
spingeva alcuni pulsanti del telecomando freneticamente.
Un’immagine comparve sullo schermo.
Ero io, ma non avevo diciassette anni: ero più grande.
Osservai il mio viso uguale, ma aveva qualcosa di strano nello
sguardo e non mi piaceva. Era lo sguardo di chi è dalla parte del Male.
<< Ovviamente sappiamo tutti che il Male vincerà e quindi
se Allie sceglierà la nostra parte avrà una vita dannatamente perfetta
dopo la fine della storia >> iniziò con voce annoiata muovendo il
braccio e rischiando di spaccare l’aggeggio elettronico che aveva in
mano contro il suo trono.
<< Non puoi essere sicuro della vittoria >>
obbiettai.
<< Layo vorresti ricordare alla cara Allie quante volte ha
vinto il bene? >> domandò Demon un po’ scocciato dal mio
commento.
Layo non rispose ma ricambiò il suo sguardo divertito con uno
gelido.
<< Allora lo dico io >> disse il diavolo osservandomi
con aria malefica << Solo una volta, e moltissimo tempo fa. Credo
sia stato all’inizio del mio impiego, quando ero ancora un diavolo
inesperto… >> con gli occhi persi nel vuoto dei suoi remoti
pensieri, spinse un altro pulsante.
Dietro alla Allie del televisore comparve uno sfondo.
Guardai la grande casa arredata di oggetti che dovevano essere
molto costosi e l’elegante abito di seta blu con cui ero vestita,
mentre seduta su un divano di pelle pregiata contavo delle banconote
che avevo in mano.
<< Non ti piacerebbe avere una casa come quella, Allie?
>> mi chiese Demon con voce suadente << Non ti piacerebbe
essere così ricca da pagare la cameriera della tua cameriera? >>.
Non risposi.
Sapevo che i soldi non facevano la felicità, eppure guardandomi
in quella vita futura vedevo una Allie felice…
Ma ero sola.
La felicità dei soldi non era niente in confronto in quella che
potevano darti le persone che ami di più.
<< Ah, quasi dimenticavo! >> esclamò Demon con voce
divertita << Avrai anche questo >>.
Premette un altro tasto del telecomando e la scena nel televisore
cambiò.
Stavo chiudendo la porta d’entrata di casa da cui era appena
entrato un uomo vestito elegantemente e dall’aria affascinante. Aveva
il viso nell’ombra, come se fosse oscurato. La Allie del futuro
s’illuminò con un sorriso mentre quell’uomo misterioso la prendeva tra
le braccia e la baciava appassionatamente.
…Sembravo davvero felice, ma una parte della mia mente mi
ricordava che quella felicità era Male.
Demon fece un verso schifato spegnendo lo schermo.
<< Amore >> disse con disprezzo << Voi femmine
sognate sempre la stessa cosa >>.
Gli lanciai un’occhiataccia. Non sapevo come aveva fatto, ma ero
sicura che era riuscito a intuire i miei pensieri di qualche attimo fa.
All’improvviso una forte luce bianca proveniente dallo schermo mi
accecò e quando gli occhi riuscirono ad abituarsi, con stupore, vidi il
volto di Evangeline apparire nella televisione.
La sua espressione corrucciata non sembrava molto felice.
<< Demon! >> esclamò con la voce tremante di rabbia
<< Che cosa stai facendo? >>
Non sbagliavo: era davvero infuriata!
<< Non so, collega >> disse il diavolo per niente
impressionato dalla sua furia << Che cosa pensi che io stia
facendo? >>.
<< Qualcosa di scorretto! E contro le regole! Così stai
rendendo la scelta di Allie poco imparziale… >>
<< Che noia! >> borbottò Demon abbassando il volume e
rendendo così muta Evangeline che continuava a sbraitare contro di lui.
Mi girai a guardare Layo che era rimasto silenzioso per tutto il
tempo. Stava guardando lo schermo eppure dai suoi occhi velati capii
che stava pensando senza riuscire a vedere davvero quello che stava
osservando così attentamente.
…Doveva essere davvero orribile avere un padre così!
<< Layo? >> sfiorai con una mano il suo braccio.
Al mio tocco sembrò risvegliarsi dai suoi pensieri e mi sorrise
quando mise a fuoco il mio volto. << Scusa, ero distratto
>>.
<< Un penny per i tuoi pensieri >> dissi ricambiando
il suo sorriso.
<< Siete ancora qui voi due? >> m’interruppe la voce
di Demon.
Ci girammo per vederlo mentre tentava di spegnere lo schermo in
cui c’era ancora una Evangeline furiosa.
<< Andate prima che questa pazza arrivi fin qua giù
>>.
Schioccò le dita e aprì un portale che conduceva nuovamente alla
mia camera.
Mi mossi incerta. Come si salutava un diavolo?
Layo non mi lasciò il tempo di pensare. Mi diede una leggera
spinta che però con la sua forza risultò più forte del previsto.
Attraversai il portale finendo contro il pavimento di parquet
della mia stanza. Quando mi rialzai vidi Layo attraversare passo
aggraziato quella strana porta che si chiuse di colpo alle sue spalle e
sparì.
<< Scusa >> disse rialzandomi.
Era la seconda volta che si scusava…
Sbaglio, o stava diventando più gentile? O forse il suo carattere
scorbutico era solo una maschera…
<< Layo puoi lasciarmi adesso >> gli ricordai mentre
continuava a tenermi stretta, di nuovo con quell’espressione
pensierosa.
<< Ah già >> mi lasciò.
<< Si può sapere cosa stai pensando? >> dissi seria.
Layo si sdraiò sul mio letto, ignorando le mie proteste, e fissò
il soffitto.
<< Stavo riflettendo. Io sono il figlio del diavolo, no?
Dovrei… devo stare dalla loro
parte perché è giusto così >> disse voltandosi a guardarmi
<< Ma allora se tu sei mezzo angelo dovresti scegliere la parte
del Bene, quella a cui appartieni >>
Annuii ascoltandolo attenta: il suo ragionamento non faceva una
piega.
<< Forse è per questo che Demon ha infranto le regole e ha
cercato di convincerti… >>.
<< Allie? Allie! >> la voce di mio padre giunse dal
corridoio e mi fiondai alla porta per impedirgli di entrare <<
Sono più di cinque minuti che ti chiamo!>>.
Agitata, guardai l’orologio sulla scrivania e vidi che segnava le
sette. Il tempo era davvero volato all’Inferno. Per fortuna ero tornata
appena in tempo per essere a casa perché papà al ritorno dal lavoro non
trovasse la casa vuota.
E così la punizione non sarebbe durata solo sei giorni ma un
mese.
Mi volta verso il letto a guardare Layo, ma lo trovai appollaiato
sulla finestra.
<< A domani >> mormorò, poi saltò e scomparve. Corsi
alla finestra preoccupata che si fosse spiaccicato sul marciapiede ma
vidi che non c’era più.
Ok, questa volta era di nuovo riuscito a stupirmi.
Andai ad aprire la porta e sorrisi a Nathaniel: << Scusa
papà, non ti ho sentito. Stavo studiando >>.
Uscii veloce dalla stanza e chiusi la porta per impedirgli di
vedere che nessun libro era aperto. Non li avevo neanche tirati fuori
dallo zaino.
<< Papà? >> iniziai incerta mentre scendevamo le
scale per andare in cucina << Se una certa persona dovrebbe fare
una scelta che le sembra giusta ma difficile, tu che cosa faresti?
>>.
<< Perché mi fai questa domanda? >> chiese,
perplesso.
Scrollai le spalle, cercando di avere un’aria di nonchalance:
<< Così >>.
Nathaniel si fermò per un attimo a riflettere, senza accorgersi
che aveva saltato uno scalino e si stava quasi per ammazzare. Lo
trattenni appena in tempo.
<< Non sempre la scelta giusta è la più facile, ma se usi
questo criterio potresti scegliere qualcosa che ti sembra sbagliato e
prima o poi potresti pentirtene. A volte bisogna ascoltare il cuore e
non la mente >> rispose alla fine.
Sagge parole!
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Capitolo 6 *** Tra le schiere celesti ***
6. Tra le schiere
celesti
<< Hai un aspetto orribile, Al! >> commentò con
ardore Genevieve quando mi sedetti accanto a lei per la lezione di
trigonometria.
<< Grazie >> dissi soffocando uno sbadiglio.
Neanche con il trucco ero riuscita a nascondere le terribili
occhiaie che mi facevano assomigliare a una sottospecie di panda in via
d’estinzione.
Tutto questo perché ieri sera, dopo cena, avevo dovuto recuperare
tutti i compiti che non avevo fatto per via della mia “visita”
all’Inferno. E per di più avevo passato tutta la notte senza riuscire a
dormire a causa dei troppo pensieri che mi affollavano la mante,
soprattutto uno: il Bene o il Male?
Oggi avrei dovuto fare la Scelta e ancora non ero del tutto
sicura... non su chi dovessi scegliere, ma se quella fosse la scelta
più saggia.
Avevo deciso di scegliere il Bene.
La mia coscienza mi aveva tormentato ogni volta che avevo pensato
a quello che Demon mi aveva mostrato sulla mia vita futura. Il Male era
sbagliato ma sapevo che la scelta del Bene non poteva essere certo una
scelta saggia perché avrei avuto come nemici le peggiori creature degli
inferi. E poi che ne sarebbe stato del mio “rapporto” (non ero del
tutto sicura che potessi definirlo amicizia) con Layo?
Scossi la testa e cercai di concentrarmi sulla lezione che era
già iniziata senza che io me ne accorgessi.
L’insegnante di trigonometria, la professoressa Hobes era
un’energica donna di mezz’età, dai capelli a caschetto striati di
grigio, gli occhi marroni attenti come quelli di un falco dietro un
paio di grossi occhiali dalla montatura a tartaruga. Era conosciuta in
tutta Heyl per la sua intransigenza e severità. La
sua figura minuta era vestita con un sobrio tailleur che contribuiva
molto a rendere vera la sua fama.
Cercai di seguirla mentre muoveva il suo braccio sottile,
scrivendo teoremi e soluzioni alla lavagna, ma dopo qualche minuto la
mia attenzione sfumò e i numeri bianchi tracciati dal gesso mi
sembrarono solo un mucchio di scarabocchi senza senso che andavano alla
deriva in un grande mare nero.
Qualcosa di molto leggero mi colpì la testa e cadde sul banco.
Perplessa, mi girai a guardare Genevieve.
<< Aprilo >> mi mormorò << E’ più sicuro per
comunicare durante le lezioni della Hobes >>.
Nascondendolo dietro l’astuccio, aprii il foglietto di carta di
Jo probabilmente strappato da una pagina del suo quaderno e vidi un
disegno. Dovevano essere due persone con sopra una nuvola di uccelli
che li circondava.
<< Che cosa significa? >> bisbigliai confusa.
Genevieve mi guardò per un attimo offesa che non avessi capito la
sua opera d’arte e poi riprese il biglietto guardandolo.
<< Questa sei tu, questi sono cuori e questo è Eric
>> spiegò.
<< Questi sono cuori?! >>
Trattenni un risolino guardando i piccoli disegni che prima mi
erano sembrati degli uccellini stilizzati, come quelli che disegnavo
con una semplice M quando avevo tre anni.
E poi capii le sue parole: << Perché hai disegnato dei
cuori su di me e La… Eric? >> mi corressi appena in tempo.
<< Vuoi dire che non c’è niente tra voi? >> domando
Jo curiosa.
La sua domanda mi fece ridere. << No. Perché? >>
<< Non so, insomma state sempre insieme >> rispose
lei sulla difensiva << Ieri vi ho visti! Ti ha persino
accompagnato a casa >>.
Sorrisi. Se solo avesse saputo…
Le sue parole però mi fecero riflettere. Trovavo Layo molto
affascinante, sicuramente questo anche perché aveva una parte
demoniaca. Insomma i diavoli erano anche considerati l’incarnazione
della lussuria…
Un angelo e un diavolo non sarebbero mai potuti finire insieme,
giusto?!
Quando lo vidi arrivare stava parlando con quella snob di Violet
Jones. Le sue labbra fini erano tese in un sorriso che scopriva i suoi
denti bianchissimi e gli occhi neri erano socchiusi in un’espressione
divertita.
Si scompigliò i capelli neri come faceva di solito e sentii lo
stomaco stringersi in una morsa. Tornai ai pensieri di prima: noi
provenivamo da due mondi diversi, contrari, ma eravamo anche mezzi
umani…
Scossi la testa cercando di levarmi quelle idee dalla testa. Ma a
cosa andavo a pensare?!
Aspettai un po’ lanciandogli occhiate assassine mentre continuava
a parlare e solo dopo aver salutato la ragazza si avvicinò a me.
<< Ci stavi provando con la cheerleader? >>.
<< In realtà era Violet che ci stava provando con me
>> disse con quel suo sorrisetto strafottente.
Davvero irritante.
<< Ah Ah >>.
Dopo esserci allontanati dalla scuola, quando fui sicura che
nessuno ci vedesse gli lanciai lo zaino cercando di colpirlo ma lui lo
prese al volo e con una veloce mossa se lo mise sulle spalle.
<< Ci hai provato >> mi concesse lanciandomi
un’occhiata divertita.
Camminammo un po’ in silenzio quando all’improvviso fu lui a
romperlo.
<< Hai pensato a cosa sceglierai? >> mi chiese a
bruciapelo.
<< Sì >>.
<< Sei sicura che sia la scelta giusta? >>.
<< Penso di sì >>.
<< Anche la più facile? >> continuò incessante.
Perché mi stava facendo tutte quelle domande?
<< Non so, ma… >>
M’interruppi quando sussultò e mi guardò per un attimo con gli
occhi neri sgranati. Credevo avesse capito quale sarebbe stata la mia
scelta.
<< Non credi che scegliere il Male sia molto meglio?
>> buttò lì, riprendendosi.
<< No, non lo credo >> risposi senza neanche pensarci
un momento.
<< Ma hai visto le creature infernali, insomma sono più
potenti e poi… >> continuò a blaterare incessantemente per più di
dieci minuti sul il perché e il come l’esercito di Demon fosse migliore
di quello di Evangeline.
Eppure lui doveva essere imparziale, perché adesso stava cercando
di convincermi a scegliere la parte del Male?
<< Layo, no! >> esclami interrompendolo <<
Qualsiasi cosa tu stia dicendo la mia risposta è no. Tu stesso hai
detto eri già sicuro della mia scelta, non ricordi? Io sono mezza
angelo, è giusto così. Perché adesso hai cambiato idea? >>
<< Non ho cambiato idea, Allie >> rispose lui
lanciandomi un’occhiata intensa che mi fece fermare. Rimanemmo lì a
guardarci negli occhi per chissà quanto tempo. Chiaro contro scuro. Poi
si decise a parlare. << …Si sta facendo tardi >>.
Abbassai lo sguardo e annuii.
Arrivammo a casa senza che lui si lamentasse della mia lentezza.
Layo poggiò con malagrazia gli zaini nel corridoio e non mi
lasciò neanche il tempo di entrare che mi trascinò nuovamente fuori.
<< Ehi! >> protestai.
<< Di qua >>.
Mi guidò attraverso i campi di grano che si estendevano dietro la
casa.
Ci avvicinammo lentamente al campo dov’erano schierati i due
eserciti. Davanti a noi si estendeva quello di Demon e ancora più
avanti, coperto dalle creature infernali, doveva esserci quello di
Evangeline.
Layo mi prese per mano e mi guidò fra i Demoni spingendo da
parte, senza tanti complimenti, quelli che ci ostruivano la strada.
<< Ecco la Prescelta >> mormorarono i Diavoli alla
mia vista.
<< Hey ma quello non è il cucciolo di Demon? >>
ridacchiò qualcuno e Layo digrignò i denti.
La voce del mio arrivo si sparse velocemente come il fuoco che
divampa lungo un campo con il vento a favore e le file dell’esercito si
divisero in due parti. Layo mi trascinò con passo veloce lungo il
corridoio che si era formato per portarmi nello sprazzo di terra che
divideva i due schieramenti.
<< Spero che tu abbia riflettuto bene Allie >> ghignò
Demon quando gli passammo vicino. Alla vista di quel sorriso malefico,
come ogni volta, repressi un brivido.
Finalmente, quando arrivammo al centro esatto, Layo si fermò e mi
lasciò la mano. Dal punto in cui mi trovavo l’esercito dei Demoni
risultava essere una scura massa informe come il mare in tempesta
mentre quello degli Angeli era disposto in file ordinate e sembrava la
limpida acqua di un fiume quiete.
<< Allora Allie, è giunto il momento. Pronuncia la tua
decisone >> mi disse con la sua solita gentilezza, Evangeline.
<< Devo scegliere per forza? Non potrei osservare tutto dal
di fuori per avere una visuale più oggettiva della guerra? >>
Demon scoppiò in una risata e Layo mi lanciò un’occhiata
perplessa. Probabilmente si stava chiedendo il perché della mia domanda
proprio in quel momento.
<< Tentar non nuoce >> gli dissi con una scrollata di
spalle.
<< Il tempo è trascorso, i giorni di riflessione sono
finti. E’ ora della tua Scelta, ragazzina >> m’incito Demon
impaziente. Nella sua espressione beffarda vidi esserci la sicurezza
che avrei scelto la sua parte.
Gli sorrisi con aria di sfida e lentamente, soffermandomi a ogni
passo, indietreggiai fino ad affiancarmi ad Evangeline. << Scelgo
il Bene >>.
Vidi il viso di Demon trasfigurarsi per la rabbia cresciuta a
ogni mio passo che lo allontanava da lui. Infuriato mi ringhiò contro
mostrandomi i suoi denti appuntiti, lo sguardo di fuoco.
Evangeline sorrise soddisfatta e le creature celesti esultarono
di avere dalla loro parte la Prescelta.
<< Layo! Vieni qui! >> sbraitò contro Layo che adesso
era rimasto da solo tra i due schieramenti.
All’improvviso, guardando lì, pensieroso in mezzo al campo,
sperai che scegliesse di venire dalla parte del bene. Da quando tutto
questo casino era iniziato, lui era sempre stato con me. Non riuscivo a
immaginarmi in questa avventura senza Layo.
<< Ebbene? >> ringhiò Demon.
Solo allora Layo sembrò risvegliarsi dai suoi pensieri, si girò
verso di me e quando incontrò il mio sguardo mi fece uno strano
sorriso, un ghigno molto simile a quello di suo padre. Si portò la mano
alla tempia facendomi un saluto militare e poi si avvicinò lentamente a
Demon.
L’esercito infernale sparì e rimasero solo padre e figlio.
<< Perderai molto di più in questa guerra >> Demon
minacciò Evangeline e poi incontrò il mio sguardo << Ci vediamo
sul campo di battaglia >>.
Le sue parole mi fecero sussultare al ricordo di quelle scritte
sul libro: "Non aveva ancora niente
da perdere…"
Incrociai lo sguardo nero di Layo un ultima volta e rabbrividii.
Adesso che eravamo in due schieramenti diversi, le nostre differenze
erano ancora più accentuate ma ero sicura che quello che avevo provato
non era paura ma una strana attrazione…
Quando anche loro sparirono in una nuvola di fumo nero,
Evangeline si girò verso di me e mi abbracciò.
<< Sono contenta che tu abbia fatto la scelta giusta
>> mi disse e poi dopo avermi lasciato mi porse un biglietto
azzurro con sopra una scritta dorata.
“Un biglietto di andata e
ritorno per i Cieli”.
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Capitolo 7 *** Sogni e leggende ***
7. Sogni e
leggende
Il tramonto.
“E’ solo una semplice firma”
Una distesa di zaffiro si
allungava fino oltre l’orizzonte rosso da ogni parte intorno a me.
L’acqua lambiva il mio corpo fino ai fianchi. Era così calda.
“Sei tu
Allie Samatha Fox?”
Mossi piano una mano e la
immersi nel mare. La tirai fuori e osservai le gocce argentate
scivolare lungo le mie dita fino alle punte per poi cadere da dove
erano venute. La liquida superficie venne increspata da dei cerchi
concentrici.
“Io non
credo più nella magia”
Pling.
Una goccia.
“Vedrai che
tornerai a crederci…”
Pling.
Un’altra goccia.
“Ecco
perché alla fine Ivoene è scomparsa…”
Nuotai fino la riva e mi
lasciai cadere sulla tiepida sabbia bagnata lasciando che le onde del
mare californiano illuminato dalla luce del sole del tramonto mi
lambissero le gambe. La spiaggia, sempre affollata e piena di rumore,
era adesso deserta.
“Risponderò
a tutte le domande che mi farai”
Chiusi gli occhi e rimasi
immobile ad assaporare quel silenzio in cui l’unico suono che si udiva
era la voce sussurrata della risacca del mare.
Mi sembrava di essere
tornata al tempo dell’estate appena passata.
“Tanto non
aveva ancora niente da perdere…”
Poi dei tonfi interruppero
il silenzio e quando riaprii gli occhi mi ritrovai seduta sulla groppa
di un familiare grosso lupo dal pelo marrone scuro e dall’occhio
cerchiato di bianco.
Correva.
Correva nei miei ricordi!
Vidi scorrere davanti al
mio sguardo tutto ciò che era successo da quando avevo scritto il mio
nome su quel libro magico. E così quelle voci che fino adesso erano
stati solo dei deboli sussurri della mia mente assunsero un volto e un
perché.
“Non sempre
la scelta giusta è la più facile”
Poi il lupo si fermò in
mezzo al cielo. Le stelle erano intorno a noi, sopra, sotto, dietro. E
davanti si stagliava una figura femminile vicino un astro dalla luce
abbagliante, così accecante che non riuscivo a distinguere le linee che
caratterizzavano il suo volto. Le uniche cose che riuscivo a vedere
erano il suo lungo vestito bianco e una massa di ricci capelli chiari
che ricadeva sulle sue spalle sottili.
“Ci vediamo
sul campo di battaglia”
La figura misteriosa
voltandosi lentamente indicò un punto alla nostra sinistra e allora
vidi che stava indicando una penna d’oca dalla lunga piuma color verde
smeraldo. Mi ritrovai sola a cercare di prendere quella penna tra le
mie mani, ma continuava a sfuggirmi. Era sempre più di distante. Le stelle roteavano intorno a
me…
Aprii gli
occhi di scatto e mi ritrovai a osservare il soffitto lilla della mia
camera con il sogno ancora vivido nella mente.
Eppure
c’era qualcosa di strano.
Sapevo che i sogni si alimentavano dei fatti e delle emozioni già
vissute da una persona, eppure io quella lunga penna d'oca verde
smeraldo non l’avevo mai vista in vita mia.
Ormai del
tutto sveglia mi rigirai nelle coperte per osservare il display
dell’orologio digitale sul comodino che segnava le due di notte.
Mmm avevo
ancora tempo per cercare di riaddormentarmi…
Due occhi
azzurri brillarono nell’oscurità.
<<
Gwen! >> esclamai sorpresa notando l’angelo che mi osservava
seduta comodamente sulla mia scrivania. Mi tappai subito la bocca,
sperando di non aver svegliato mio padre. Tesi l’orecchio ma era tutto
tranquillo, allora mi alzai e mi avvicinai a lei.
<<
Che ci fai qui? >> mormorai perplessa e anche un po’ agitata
dallo spavento che mi aveva fatto prendere.
<< Oh
non fare caso a me. Continua pure a dormire >> sussurrò
ammiccandomi.
Era forse
impazzita?
<<
Non riesco a dormire se tu sei qui e mi fissi! >> ribattei
scocciata << Allora, perché sei qui? >>.
<<
Andiamo Allie, credevi che dopo aver scelto il Bene saresti riuscita a
dormire sonni tranquilli? >> rispose Gwen seria.
Sgranai gli
occhi alle sue parole: non avevo affatto pensato a questo.
<<
Poi adesso io sono il tuo Angelo Custode >> continuò
illuminandosi con un sorriso e indicando la sua areola prima
semplicemente bianca e adesso dorata << Promossa direttamente dal
grande capo, per controllarti >> disse riferendosi ad Evangeline
<< Che cosa stavi sognando? >>.
Ignorai la
sua domanda, ancora presa ad assimilare la notizia. << Lui… Lui può entrare in casa nostra?
>> domandai terrorizzata al pensiero che Demon potesse colpire
anche mio padre.
Gwen scosse
la testa e mi sentii subito molto meglio. << No, la casa è sotto
la protezione di Evangeline, ma Demon troverebbe comunque il modo di
farti uscire >>.
Incontrai
il suo azzurro sguardo scintillante.
<< E
ora cosa succederà? >>
<<
Non lo so >> rispose sincera.
Rimasi per
un attimo a guardarla in silenzio mentre scendeva lentamente dalla
scrivania per trovarsi in piedi davanti a me e poi diedi voce ai miei
pensieri: << Gwen, voglio andare da Evangeline >>.
<<
Adesso? >> sobbalzò sorpresa << E se tuo padre si alza e
non ti trova nel tuo letto? No, ci andremo dopo la scuola >>
<< No
Gwen, tanto adesso non riuscirei più a dormire e non preoccuparti per
mio padre: ha il sonno pesante >>.
Sospirò e
con sicurezza si chinò a prendere Grimorio sotto il mio letto: <<
D’accordo. Ti aspetto in soffitta >>.
<< Non è un buon nascondiglio vero? >> le domandai
guardandola mentre soffiava via la polvere dalla copertina del libro.
L'angelo fece un sorrisetto quando starnutii e scosse la testa:
<< Da oggi in poi lo lasceremo in soffitta con degli incantesimi
di protezione, sarà più sicuro >>.
Annuii
e lei uscì dalla camera.
Dopo essermi infilata velocemente i vestiti al posto del pigiama
che indossavo mi diressi verso la soffitta, facendo attenzione a fare
il meno rumore possibile per far scendere la scala e dopo un’ultima
occhiata al corridoio deserto da dove si riusciva a sentire il russare
di papà, salii e trovai Gwen inginocchiata vicino al Libro. Aveva il
biglietto per i Cieli in mano.
<<
Sei pronta? >>
Annuii e
lei poggiò il cartoncino azzurro su Grimorio.
Una densa
foschia comparve nella stanza, così fitta che quasi non riuscivo a
vedere nemmeno il mio corpo. Niente. Anche se non vedere assolutamente
niente mi dava un po’ d’inquietudine, ero certa che l’arrivo in
paradiso sarebbe stato meno traumatico del viaggio per l’inferno.
Poi quando
finalmente la nebbia si dissolse un’esclamazione di stupore uscii dalle
mie labbra.
Mi guardai
intorno meravigliata: ero in Paradiso!
Mi trovavo
in una landa infinita di nuvole, che modellate in tutte le forme più
strane costituivano le case delle creature celesti. Il cielo era azzurro scuro e le
stelle erano molto più grandi di come riuscivo a vederle dalla terra.
Sembrava che con un semplice salto sarei riuscita a toccarle con un
dito.
Tutto era
luminoso, senza nemmeno un'ombra.
Il luogo era silenzioso, tranne che per i battiti delle ali dei
suoi abitanti e una dolce musica che sembrava provenire da dietro una
grande casa di nuvole rosa come quelle del tramonto.
A un tratto
la musica cambiò e riconobbi quella melodia che mi sembrava così
familiare: era quella che mi canticchiava papà ogni sera prima di
addormentarmi quando ero piccola.
<<
Allie dove stai andando? >>
Gwen
m’inseguì mentre mi dirigevo velocemente dove proveniva quel dolce
suono. Sembrava come se la musica mi chiamasse.
Vidi una
piccola folla composta da draghi bianchi e celesti, angeli, licantropi
buoni e elfi dalle orecchie a punta e dai lunghi capelli neri
accerchiare quattro donne angeli che suonavano un’arpa, un flauto, un
pianoforte e un violino.
In quel
momento l’angelo con il violino stava suonando un assolo.
La osservai
incantata.
Aveva gli
occhi chiusi e mentre le sue mani affusolate si muovevano veloci sullo
strumento, canticchiava la melodia muovendo le labbra. I suoi
riccissimi capelli biondi e lunghi fino alle spalle ondeggiavano quando
muoveva leggermente la testa al tempo della musica. Le loro punte erano
bianche come il lungo vestito che indossava e le grandi ali che
spuntavano dalla schiena.
Era
bellissima.
La musica
iniziò a sfumare e quando il pianoforte si unì al violino per suonare
le ultime note, la melodia finì. L’angelo bellissimo si alzò e
s'inchinò insieme agli altri tre mentre la folla applaudiva e i draghi
lanciavano ruggiti d'approvazione.
Quando
l'angelo rialzò finalmente il capo con un sorriso, aprì gli occhi e
sentii il cuore iniziare a battere forte.
I suoi
occhi erano grigi come tutti quelli degli angeli eppure solo quegli
occhi erano uguali ai miei, dello stesso taglio.
<<
Mamma >> mormorai.
L’angelo
sembrò sentirmi e si voltò verso di me. Il violino le cadde di mano.
<<
Allie! >>.
La sua
voce, anche se solo un sussurro, arrivò alle mie orecchie. Sentii una
lacrima scendermi lungo la guancia mentre il cuore sembrava volare.
Era da
tutta una vita che desideravo sentirla mentre mormorava dolcemente il
mio nome. La sua voce era esattamente come l’avevo sempre immaginata:
dolce e musicale.
Si fece
largo tra la folla dimenticandosi che poteva usare le ali invece che
spingere da parte gli altri angeli che le lasciavano libero il passo.
Mentre camminava non staccava il suo sguardo dal mio.
<<
Allie! >>.
Corse verso
di me trascinandosi dietro la gonna del suo bianco vestito e quando
arrivò vicina, non si fermò ma mi travolse, abbracciandomi. Mi strinse
forte al suo petto mentre continuava a ripetere il mio nome felice.
<< Allie, Allie, Allie >>.
Immersi il
volto nei suoi morbidi capelli e respirai il suo profumo di fresia che
mi era tanto mancato.
<<
Mamma finalmente ti ho trovato >>.
Ivoene mi
prese il volto tra le sue mani. La sua carnagione chiara spiccava
contro la mia, più scura.
<<
Sono diciassette anni che aspetto questo momento >> disse
osservandomi attentamente cercando di imprimersi nella sua mente tutti
i particolari del mio volto che non aveva potuto più vedere da quando
avevo solo pochi giorni di vita << Ho sempre desiderato che il
tempo scorresse veloce perché ogni istante senza di te era una
sofferenza ma adesso vorrei che il tempo si fermasse per conservare
questo momento per sempre >>.
Mi asciugò
la guancia bagnata da lacrime di felicità.
<<
Mamma mi sei mancata tanto! >>.
Anch’io
poggiai una mano sul suo volto a forma di cuore e osservai il suo
piccolo naso, la sua bocca carnosa e i suoi occhi, e mi sembrò cose se
fosse finalmente tornata da uno dei suoi viaggi nei luoghi lontani in
cui l’avevo sempre immaginata quand’ero piccola.
<<
Anche tu, bambina mia >>.
All’improvviso
un potente starnuto ci fece sobbalzare, e una nuvola di fumo mi colpì
in volto. Tossii e mossi le mani per scacciare quella coltre nera.
<<
Milerd! Guarda cos’hai fatto >> esclamò irritato un dragone
azzurro a uno bianco << Hai intossicato la Prescelta >>.
<<
Scusate >> disse la dragonessa con voce ovattata << Ma
questa scena è così dolce. Mi sono commossa >>.
Mamma rise
e la sua risata mi sembrò bellissima, come d'altronde lo era ogni cosa
di lei.
Adesso
capivo perché papà si era innamorato della mamma.
<<
Non preoccuparti Milerd >> disse Ivoene con un grande sorriso e
stringendomi ancora.
I due
draghi si allontanarono in volo e una voce irritata vicino a noi sbottò
contro il resto della folla che era rimasta a guardarci.
<<
Su, volate via, non c’è niente da vedere! >> esclamò Gwen
scorbutica.
<<
Che maleducata >> la ripresero gli angeli andandosene.
<<
Impiccioni! >> rispose per le rime il mio (gentile) Angelo
Custode.
Mamma
sciolse l’abbraccio in cui mi teneva stretta, raccolse il violino
caduto a terra e se lo poggiò su un fianco.
<<
Immagino che Evangeline ti stia aspettando >> disse prendendomi
per mano << Vieni con me >>.
Osservai la
sua camminata leggera e aggraziata che non lasciava impronte nelle
nuvole.
<<
Perché non usi le ali? >> domandai lanciando uno sguardo a tutte
quelle piume dietro la sua schiena.
<<
Non posso… >> rispose mamma e la sua stretta sulla mia mano si
fece più forte << Da quando sono tornata in Paradiso dopo la
vittoria del Male ho capito che non potevo più essere del tutto un
angelo, una parte l’avevo lasciata sulla terra. Le ali non si spiegano
più e l’aureola è scomparsa >> indicò sopra la sua testa.
Solo adesso
mi accorsi che non aveva l’aureola.
<< Mi
dispiace >>.
Fece un
piccolo sorriso e poi disse: << Allie, come sta Nathaniel?
>> la sua voce tremò leggermente quando pronunciò il nome di
papà.
<<
Credo… bene, mamma >>.
Non volevo
dirle quanto aveva sofferto per la sua mancanza, l’avrebbe fatta
solamente soffrire di più.
<<
Oh, tesoro, mi sono persa tutta la tua vita, non ti ho visto crescere…
>> esclamò con le lacrime agli occhi, fermandosi e chinandosi a
darmi un bacio sulla fronte con le sue morbide labbra << Dovrai
raccontarmi tutto >>.
<<
Non servirà >> disse una voce familiare vicina.
Ci girammo
per vedere dietro di noi. Eravamo così prese l’una dall’altra che ci
eravamo scordate della silenziosa presenza del mio Angelo Custode.
<<
Che cosa vorresti dire, Gwen? >> domandò la mamma.
L’angelo si
avvicinò a noi e prese la mano della mamma e la poggiò sulla mia
guancia.
<< Chiudete
gli occhi >>.
Ivoene
chiuse subito gli occhi senza fare domande e io, anche se un po’
incerta, la imitai.
<<
Ora, Allie pensa a tutti i ricordi che vorresti mostrare a tua madre
>>.
Le mostrai
tutta la mia infanzia.
Quando
finii i ricordi e aprii gli occhi vidi che sul suo volto luccicavano
delle lacrime, che si asciugò veloce con la mano.
<<
Così mi sembra di essere sempre stata con te >> mi mormorò
dolcemente.
<<
Vogliamo andare? >> domandò allora Gwen sorridendo << Non
vorrei che Evangeline credesse che ci siamo perdute >>.
Ivoene
annuì e Gwen ci fece segno di seguirla verso un piccolo lago su cui si
riflettevano i colori dell’arcobaleno. Gwen sorrise ancora, vi
s’immerse e sparì.
<<
Dobbiamo entrare là dentro? >> domandai un po’ confusa osservando
la liquida superficie cristallina.
<<
Non preoccuparti, andrà tutto bene >> rispose Ivoene prendendomi
per mano. Era incredibile come un così semplice gesto potesse regalare
così tanta felicità.
Misi un
piede nel laghetto e sentii che sotto di me c’erano degli scalini.
Notai che stranamente l’acqua non bagnava i vestiti. Quando m’immersi
del tutto mi ritrovai in un lungo corridoio illuminato da torce dal
fuoco celestino. Ogni tanto sulla parete si susseguivano delle immagini
e una in particolare mi colpì più di tutte.
Raffigurava
una penna dalla piuma d’oca verde smeraldo: la penna del sogno!
<<
Che cos’è? >>
<< E’
la Penna del Destino >> rispose Gwen fermandosi a osservare
dietro le mie spalle.
<< La
Penna del Destino? >> le feci eco, confusa.
<<
Sì, secondo la leggenda è la Penna con cui Grimorio è stato scritto ed
è la sola con cui si può modificare la storia >>.
<<
Tutte le leggende hanno un fondo di verità >> intervenne mia
madre.
Gwen annuì,
anche se dubbiosa, e poi riprendemmo il nostro cammino lungo il
corridoio bianco finché non arrivammo davanti una porta dai contorni e
la maniglia argentata. L’angelo bussò e la porta si aprì.
Mi ritrovai
nuovamente a camminare tra le stelle, solo che questa volta non c'erano
nuovole. Le pareti della stanza come il soffitto e il pavimento erano
blu scuri e sembravano non finire mai. Credevo di camminare davvero
nello spazio, tra le stelle della Via Lattea.
Da dietro
una pianeta piuttosto grande, che assomigliava a Saturno, comparve
Evangeline.
<<
Allie non credevo venissi subito, sulla Terra sono ancora le tre di
notte >> osservò con la sua voce gentile.
<<
Cosa?! >> mamma si girò a guardarmi con aria truce.
<<
Non avevo sonno >> mi giustificai con una scrollata di spalle.
Evangeline
sorrise mentre Ivoene manteneva il suo cipiglio accigliato.
<< Tu
avresti dovuto lasciarla dormire >> riprese Gwen.
<<
Mamma non preoccuparti. Nessuno si accorgerà di niente, papà ha il
sonno pesante >>.
Il suo
sguardo si fece vitreo quando pronunciai quell’appellativo con cui
chiamavo Nathaniel. La guardai preoccupata ma lei si riprese, scosse la
testa e mi sorrise.
<<
Allie tieni questo è per te >>.
Evangeline
si avvicinò a una piccola stella e la prese chiudendola tra le sue
affusolate mani. Quando si avvicinò a me e le riaprii vidi una catenina
argentata a cui era attaccata una piccola sfera dello stesso materiale.
<< E’
un Richiamangeli >> disse Evangeline porgendomi la collana
<< Ti avvertirà quando il pericolo è vicino >>.
<<
Grazie >> presi l’oggetto che mi porgeva e lo misi al collo, poi
le lanciai un’occhiata cercando di mascherare la mia improvvisa
agitazione << Sarà davvero così terribile? >>
I tre
angeli si scambiarono un’occhiata. Il loro silenzio mi rese ancora più
ansiosa.
<<
Andrà tutto bene >> disse alla fine Gwen.
<<
Adesso è ora che tu vada Allie >> disse Evangeline.
Abbracciai
mamma e le sussurrai: << Tornerò presto >>.
Le stelle
della stanza si mossero e veloci iniziarono a girarmi intorno creando
un vortice di luce accecante. Quando riaprii gli occhi mi trovai
nuovamente nella mia stanza.
Ecco i volti di alcuni personaggi:
Allie,
Ivoene
e Nathaniel
(immaginatelo con qualche capello grigio in più);
Gwen ed Evangeline;
Layo, Demon e
la mamma di Layo, la signora
Lawolf, che farà la sua comparsa tra qualche capitolo.
|
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Capitolo 8 *** Territorio neutrale ***
8. Territorio Neutrale
Sebbene quella notte avessi dormito poche ore per via della
mia visita nei Cieli, non riuscii a riaddormentarmi per le troppe
emozioni, così la mattina quando mio padre si svegliò mi sorprese già
vestita per la scuola mentre facevo colazione
in cucina.
<< Al, va tutto bene? >> mi domandò con la voce
ancora impastata dal sonno ma con gli occhi castani che mi osservavano
attenti.
Annuii e cercai di sorridere per tranquillizzarlo. Doveva essersi
accordo della mia aria strana.
Dentro di me sentivo il cuore battere forte per aver conosciuto
finalmente mia madre. Chissà quale sarebbe stata la reazione di papà
alla notizia... dovevo contenermi dal raccontargli tutto.
Insomma la mamma non era morta!
Mi sentivo così felice, come se la mia vita adesso fosse di nuovo
completa.
Eppure quella mattina l’euforia non era la sola cosa che mi
animava, sentivo una sorta di agitazione che mi schiacciava il petto in
una morsa.
A scuola avrei rivisto Layo... e allora come mi sarei dovuta
comportare? Avrei dovuto imparare a temerlo, a controllare ogni suo
gesto con la paura che fosse comandato dal volere del padre?
<< Sicura? >> insisté Nathaniel mentre il suo lato
professionale prendeva il sopravvento su di lui.
Mi scostai prima che potesse sentirmi la febbre.
<< Sì papà. Non preoccuparti… sono un po’ agitata per
l’interrogazione di storia >> buttai lì.
La prima di una serie infinita di bugie che sarebbero diventate
sempre più grandi, fino a dividerci.
<< Se hai studiato andrà tutto bene >> m’incoraggiò
fiducioso bevendo un lungo sorso di caffè bollente.
Annuii ancora e attesi che si preparasse per accompagnarmi a
scuola (anche se non sembrava più arrabbiato la punizione purtroppo era
ancora valida).
Giunsi a scuola in un tale stato di paranoia totale che quasi
lanciai un urlo terrorizzato quando Jo mi toccò un braccio per
salutarmi, sorprendendomi alle spalle.
Ma per quanto cercassi quel familiare sguardo scuro, non lo
incontrai nemmeno al corso di letteratura che frequentavamo insieme.
Il banco accanto al mio rimase vuoto per tutta l'ora.
Poiché era bel tempo, quando fu ora di pranzo mangiai nel cortile
insieme a Jo e ai gemelli, ma non riuscii a godermi la loro allegria e
nemmeno il sole, troppo presa dai miei pensieri.
Ormai mi ero rassegnata che quel giorno non sarebbe venuto e
forse nemmeno quelli successivi.
Al suono della campanella fui la prima a rientrare e mi diressi
al mio armadietto per prendere i libri di spagnolo. Quando richiusi lo
sportello incontrai i due occhi neri che avevo tanto aspettato.
<< Layo! >> esclamai sorpresa, beccandomi subito
un’occhiataccia da lui per aver pronunciato il nome sbagliato nel luogo
sbagliato.
Mi incamminai per il corridoio incerta se ignorarlo o no mentre
mi camminava accanto silenzioso. Non riuscii a trattenermi: <<
Pensavo che non venissi più >> gli dissi con tono d’accusa
girandomi verso di lui.
<< Sono stato trattenuto >> pronunciò l’ultima parola
con tono che sembrava annoiato. Mi fermai a guardarlo per osservare
un’espressione sarcastica illuminargli il volto. << Questioni
politiche >>
<< Cosa? >> sbottai curiosa.
<< Affari di Grimorio, Allie >> rispose lui senza
darmi ulteriori spiegazioni.
Mi dava ai nervi quando faceva il misterioso. Il suo sorrisetto
divertito mi irritò ancor di più, così ripresi a camminare cercando di
evitarlo, ma mi seguì nuovamente.
<< Stavate escogitando dei piani per come farmi fuori,
suppongo >> lo provocai, sperando che quelle da me pronunciate
fossero solo parole.
Mi afferrò bruscamente per il polso, strattonandomi per farmi
fermare. Intercettai lo sguardo di alcuni studenti che ci guardavano
curiosi, tra i quali c'era anche Jo che mi lanciò un’occhiata
penetrante. Arrossi per tutta quell’attenzione ma Layo sembrò non farci
caso.
<< Credi davvero che io sia come mio padre? >> mi
domandò serio.
<< Può darsi >> gli risposi a denti stretti, senza
riflettere.
Un guizzo di rabbia passò nel suo sguardo trasfigurando per un
attimo il suo volto impassibile. Gli occhi assunsero una sfumatura
rossastra. Rabbrividii lanciandogli un’occhiata spaventata.
Essere paragonato a quel diavolo non doveva piacergli molto.
Lui si accorse del mio disagio e abbassò gli occhi mentre
assumeva una cupa un’espressione: << Già, d’altronde lo dice
anche il detto, no? Tale padre, tale figlio >>.
<< No! >> esclamai con veemenza facendo voltare dalla
nostra parte un po’ di studenti ritardatari che correvano alle loro
aule. In effetti anche noi eravamo in ritardo, molto in ritardo.
<< Senti Eric >> mi ricordai di chiamarlo con il nome
giusto << Io sono sicura che tu non sei come tuo padre, forse
l’unica cosa che hai ripreso da lui è il fascino demoniaco >>.
Alzò lo sguardo su di me e arrossii di colpo rendendomi conto
delle parole che avevo detto.
<< Lo prenderò come un complimento >> ghignò
divertito.
Riprendemmo a camminare e ci fermammo davanti la porta dell’aula
di spagnolo. Per fortuna la professoressa ancora non era arrivata
quindi tecnicamente non eravamo poi così in ritardo.
<< Allora >> dissi esitante prima di entrare <<
Di che piani si parlava? >>
<< Demon ed Evangeline hanno stabilito la scuola come
Territorio Neutrale >>
<< Davvero? >> domandai sorpresa.
<< E’ stata un’idea di Demon >> continuò Layo
stupendomi ancor di più << Oh non pensare che questo sia dovuto
alla sua magnanimità ma piuttosto alla sua subdola mente >>
scoppiò in una risata priva di divertimento << Pensa che tu o gli
angeli sareste capaci di colpirmi o di usarmi contro di lui… come se
pensasse davvero che io lo approvi >> aggiunse poi sprezzante
<< Quindi Evangeline per mettere al sicuro anche te ha deciso di
stabilire la scuola come Territorio Neutrale dato che qui Gwen non può
seguirti >>.
<< Come sai di Gwen? >>
<< C’era anche lei >>.
Lo guardai illuminata mentre un pensiero mi attraversava la mente.
<< No, non c’è concesso altro tempo oltre quello delle
lezioni, qui a scuola. Quindi niente corsi extra o punizioni >>
mi disse intuendo i miei piani.
<< Peccato, sembrava una buona idea >>
<< Lawolf, Fox! >>
Una voce imperiosa ci fece trasalire e ci voltammo per vedere la
professoressa di spagnolo guardarci con astio.
<< Che cosa ci fate qui fuori? Entrate subito in classe!
>>
Al termine delle lezioni ci avviammo verso casa insieme. Questa
volta non si lamentò del mio passo lento, anzi fui io che dovetti
adattarmi alla sua camminata assorta.
Quando arrivammo davanti casa aprii la porta ed entrai lasciando
l’ingresso aperto, convinta che Layo sarebbe entrato come le altre
volte.
Lo guardai confusa mentre esitava sulla soglia, occhieggiando
l’interno.
<< Non credo sia una buona idea >> lo fermò Gwen
comparendo nell’ingresso facendomi sobbalzare. Nella sua voce scorsi un
tono di rimprovero. << Tu sei dalla parte nemica, Layo. Non
dovete dimenticarlo >> ci guardò a tutti e due ammonendoci con
un’occhiata. << E poi sai che se Nathaniel scopre che vi
frequentate succederà un guaio… potrebbe iniziare a sospettare che la
magia di Grimorio sia stata risvegliata>>
<< Perché? >> mi girai verso Layo e poi un ricordo mi
tornò alla mente: << Aspetta. Una volta mi dissi che era stata
una fortuna che mio padre non ti aveva riconosciuto. Lui sa…? >>
<< Sì, sa che sono figlio di Demon >>.
Adesso capivo perché non mi aveva mai fatto avvicinare a lui!
<< Non è solo per quello >> intervenne Gwen <<
La madre di Layo era fidanzata con tuo padre quand’erano giovani, e lei
fu la prima cosa che Demon gli portò via quando iniziò la guerra
>>.
Quella notizia fu come un fulmine a ciel sereno. Che cosa?!
<< Già, credo che sarà meglio che torni a casa >>
disse Layo. Mi avvicinai per salutarlo ma fece un passo indietro
scuotendo la testa, poi si allontanò velocemente per la strada e un
attimo dopo girato l’angolo era già scomparso.
…Adesso aveva anche paura di toccarmi!
<< E’ meglio così Allie >> disse all’angelo alle mie
spalle << E sarebbe ancora meglio se da adesso in poi vi
ignoraste completamente >>.
Davvero fantastico!
Rientrai a casa sbattendomi nervosa la porta alle spalle e
lanciai un’occhiata a Gwen: << Quante cose dovrò scoprire ancora
su conto di mio padre? >> domandai inquieta << Quante cose
ha perso per via di Grimorio? >>.
<< Allie, lui non ha perso tutto, lui ha avuto te. Sono
certa che Nathaniel non cambierebbe mai ciò che è avvenuto in passato
solo per averti nel suo presente >>.
<< Quante cose dovrò perdere io, allora? >> domandai
ancora con la voce resa stridula dall’agitazione.
A quelle parole capii che la mia vita stava già cambiando. Avevo
perso la mia realtà, quello che mi circondava era cambiato. Persino mio
padre. La mia vita si stava trasformando in un intreccio complicato di
vicende e di volti sconosciuti.
Non ero più la solita Allie Fox, no… adesso ero figlia di un
umano e di un angelo - un angelo!!
- ed ero coinvolta in una guerra contro i demoni.
Indietreggia da Gwen, sentendo come se la casa fosse una prigione
soffocante.
<< Non credo di farcela! >>
Attraversai veloce il salotto e prima che Gwen potesse capire le
mie intenzioni fuggi dalla porta del retro.
<< Allie, no! >>
Mi ritrovai a correre tra i campi, mentre i pensieri mi
vorticavano nella testa. Mi fermai per cercare di riflettere e di
calmare il cuore impazzito e il respiro ansante.
Bel modo di affrontare le cose, non credete? Scappare in preda ad
una crisi isterica. Complimenti
Allie!
Ripresi a camminare più calma, vagando a caso tra i campi. Non
avevo voglia di tornare subito a casa e affrontare Gwen. Il mio stomaco
protestò per la mancanza di cibo ma lo ignorai.
In quel momento avevo in mente solo lo sguardo di Layo, scuro e
indecifrabile, mentre si allontanava di scatto da me prima di andarsene.
Un odore acre m’investì stordendomi e il Richiamangeli al mio
collo tintinnò forte. Un attimo dopo sentii uno strattone alle gambe e
mi ritrovai a testa in giù con le caviglie strette in un laccio bianco
e viscoso.
<< Ma guarda chi è venuto a degnarci della sua presenza
>> esclamò qualcuno sopra di me e alzando lo sguardo scioccata
vidi che chi mi teneva in alto era una diavolessa che volava
stringendomi forte le gambe con le sue dita pallide. Aveva due
magnetici occhi violetti, dello stesso colore del suo corto vestito che
lasciava intravedere le sue curve sinuose. I lunghi capelli neri
corvino erano arruffati intorno al suo volto dal pallido incarnato
conferendole un'aura selvaggia. Era bellissima ma terribilmente
spaventosa.
<< Guarda guarda, il moscerino è finito nella tela del
ragno >> disse un’altra voce, seguita dalle risate di altre.
La diavolessa mi girò di scatto per farmi vedere che ero
circondata da altri quattro, tra cui riconobbi Gilderoy. Erano seduti
intorno ad un fuocherello acceso dove stava arrostendo qualcosa ma alla
mia vista si alzarono in piedi ridendo. Il mio sguardo cadde sui canini
messi in bella mostra dalle loro risate.
<< Mettimi giù! >> ordinai alla diavolessa,
agitandomi. La testa mi pulsava orribilmente per via di quella scomoda
posizione e il cuore aveva iniziato a battere forte per la paura
improvvisa. << Lasciami subito! >>
<< Ai suoi ordini, vostra altezza! >> ghignò lei e mi
lasciò cadere tra le braccia di Gilderoy, le caviglie sempre strette
nella morsa della corda.
<< Credevamo avremmo dovuto passare chissà quante ore ad
controllarti e invece eccoti qui! >> mi disse trionfante,
sballottandomi tra le sue braccia.
Un momento! Questo voleva dire, che erano lì per aspettare una
mia mossa sbagliata? Com’ero stata stupida!
<< Portiamola da Demon >> propose subito un diavolo.
<< A quanto pare vincere questa guerra sarà più facile del
prestito >> risero gli altri.
A quelle parole scattai e non so dove trovai la forza per
mettermi ad urlare come un’ossessa invocando aiuto. Scalciai e morsicai
le mani che mi tenevano prigioniera.
Gilderoy lanciò un gemito di dolore quando i miei denti
affondarono nella sua carne e mi lasciò cadere a terra rovinosamente,
facendomi sbattere malamente una spalla.
<< Brutta… >> sbraitò cercando di darmi un calcio.
<< Fermo! >>
Gwen comparve chissà da dove insieme
ad altri tre angeli - tra cui c’era anche mia madre - e mentre loro si
azzuffavano con i diavoli, delle mani gentili mi presero delicatamente
per portarmi via. Mi lasciai trascinare come una bambola mentre
chiudevo gli occhi cadendo nell’oblio.
Rinvenni qualche ora più tardi, sdraiata sul divano di casa.
Sentii qualcuno che mi bagnava la fronte con un panno e aprii gli occhi
ricordando tutto quello che era successo poco prima.
<< Allie! >>
Misi a fuoco un volto contornato da una massa di boccoli biondi e
due occhi grigi.
<< Mamma! >>
Mi misi a sedere di scatto e l’abbracciai: << Mi dispiace,
io… io non so cosa mi è preso. Credo di aver avuto una crisi isterica
per la paura di quello che mi sta accadendo! >>
<< E’ naturale avere paura, Allie >> disse Ivoene
prendendomi il volto tra le mani << Anche i più coraggiosi ce
l’hanno >>
<< Io non sono per niente coraggiosa >> ribattei
abbassando lo sguardo, vergognandomi.
<< Sì che lo sei >> mi riprese lei stringendomi le
mani con un sorriso << E c’è un bel morso sulla mano di Gilderoy
a dimostrarlo >>.
Scoppiammo a ridere e mi sentii molto meglio quando udii le
nostre risate sollevate.
<< Erano molti anni che non entravo in questa casa >>
disse poi mia madre in un sussurro muovendosi lungo il corridoio e
sfiorando le foto appese alle pareti con le sue affusolate dita.
<< Sarà ogni volta così? >> le domandai alludendo
all’incontro con i diavoli.
<< Anche peggio, tesoro >> rispose con un sospiro
fermandosi a guardarmi.
Una porta sbatté e Gwen comparì in salone come una furia.
<< Non posso crederci! Dopo nemmeno un giorno già si sono
appostati qui fuori e poi quel Gilderoy! Vorrei prenderlo a bastonate,
e tu >> si fermò davanti a me con gli occhi azzurri infuocati
<< Non osare mai più farmi prendere un colpo del genere. Non sono
tagliata per questo mestiere: mi verranno i capelli bianchi! >>
esclamò in tono melodrammatico passandosi le mani fra i capelli
biondissimi.
Risi mentre Ivoene la consolava come meglio poteva.
<< Non farne una tragedia Gwen, anch’io sono stata Custode
e i miei capelli sono ancora tutti biondi >>.
Ammutolimmo di colpo quando un rumore di un’auto che parcheggiava
nel vialetto invase la casa. Papà era tornato!
Gwen e mia madre, più pallida del solito, scattarono.
<< Ci vediamo dopo, Allie. E ricorda che anche se non mi
vedi ti tengo d’occhio lo stesso! >> disse Gwen in un tono
minaccioso.
<< Sei sicura di stare bene, Al? >> domandò mamma.
La serratura scattò e sentii la porta dell’ingresso aprirsi.
<< Sto bene. Adesso andate! >> dissi in tono
affrettato.
Sparirono in un battito d’ali giusto poco prima che papà
comparisse in casa. Scappai per le scale prima che potesse vedere le
condizioni pietosa dei miei vestiti e si accorgesse del grosso livido
che avevo sulla spalla.
<< Allie? >> mi chiamò perplesso.
<< Sì? >> dissi fermandomi dietro il corrimano per
vederlo sedersi sul divano con aria cupa << Cos’è successo papà?
>>.
<< La signora Chester mi ha detto che ti ha visto tornare a
casa con Lawolf. Perché eri con Lawolf, Allie? >>
Sospirai: era stata davvero una luuunga giornata e ancora non era
finita.
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Capitolo 9 *** Occhi di Specchio e Gatti Mannari ***
9. Occhi di Specchio e Gatti Mannari
Un silenzio tranquillo aleggiava nella cucina durante la cena. Il
solo rumore era quello delle posate che sbattevano contro i piatti e di
sottofondo si udivano le voci che provenivano dalla televisione accesa.
Sembrava che la tempesta fosse
passata…
<<
Allora? >> disse Nathaniel rompendo il silenzio all’improvviso
<< Mi vuoi spiegare che cos’è questa storia? >>
Sospirai
affranta e poi risposi: << Papà la signora Chester si sarà
sicuramente sbagliata… >>
Gli occhi
castani di mio padre si adombrarono mentre mi fissava. << Non
raccontarmi bugie, Al >> mi riprese scocciato << Allora eri
con lui? >>
<<
Ehm sì… mi ha accompagnato a casa >> ammisi, arrendendomi.
<< E
perché ti avrebbe dovuto accompagnare a casa? >> disse sospettoso.
<<
Perché siamo ehm… >> interruppi il mio flebile mormorio. Che cosa
stavo per dire? Amici, forse?
Non sarebbe stata la cosa giusta da dire, dato che non ero sicura che
lo fossimo, e anche perché a mio padre sarebbe preso un colpo.
<<
Cosa? >>
<<
Siamo… conoscenti! Lo zaino pesava troppo e lui, dato che doveva fare
la mia stessa strada, mi ha aiutato >>.
Mezza
verità, mezza bugia.
All’improvviso
la stanza si distorse e tremò. Tutto ciò che c’era prima scomparve,
compreso mio padre, e tre figure dai contorni un po’ sfocati comparvero
davanti a me. Erano tutti diavoli e uno era terribilmente familiare.
<< Davvero non saprei, padrone
>> esclamò quello dall’aspetto più anziano, con le ali
rosso carminio un po’ raggrinzite e il corpo nodoso che ricordava
quello di un albero incurvato dal vento.
<< Sforzati di ricordare >>
disse secco Demon, con voce implacabile.
<< Anche se esistesse, sarebbe
impossibile da trovare dato che è andata perduta >>
aggiunse il terzo diavolo, dai corti capelli violetti e i canini
estremamente appuntiti.
<< Allora farete l’impossibile!
>> esclamò Demon alterato << Non posso permettere che la
Profezia si avveri! >>.
Le voci
divennero echi lontani, le figure tremolarono distorte per poi sparire
e così tornai di nuovo in cucina.
Mi ritrovai
ad avere il respiro leggermente affannato e la mano indolenzita per la
forza con cui avevo stretto la forchetta. Mio padre mi guardava
allucinato.
<<
Allie, stai bene? >> domandò preoccupato dalla mia improvvisa
immobilità e dal mio sguardo perso nel vuoto.
<<
Sssi… cioè no! Vado di sopra >>.
Prima che
potesse aggiungere altro, mi alzai, corsi per le scale e mi chiusi in
bagno. Osservai i miei occhi e vidi che le iridi grigie erano più
chiare del normale, sembravano come due specchi e avevo le pupille
dilatate.
Che cos’era
successo?
Mi girai di
scatto quando sentii un fruscio d’ali vicino a me: Gwen era seduta sul
bordo della vasca e mi osservava curiosa.
<<
Hai visto anche tu? >> chiesi confusa << Cos’è successo?
Sembrava come se mi fossi teletrasportata! >>
<<
Hai avuto una Visione! >> esclamò Gwen esaltata << Sei una
Occhi di Specchio! >>.
Strabuzzai
gli occhi: << Eeeeh?! >>.
<<
Insomma Allie, tu sei per metà angelo. Mi sarei molto stupita se non
avessi avuto nessun potere >> mi spiegò l’angelo con un sorriso
<< I tuoi occhi sono in grado di mostrarti qualcosa oltre la
realtà che vedi >>.
La fissai
stupita, poi tornai a osservare il mio riflesso e vidi che gli occhi
erano tornati normali.
<<
Wow! >> mormorai entusiasta.
<< I
tuoi poteri devono essersi risvegliati quando hai firmato Grimorio
>>.
<<
Ecco perché riesco a vedere Layo anche quando si muove velocissimo!
>> dissi colta da un’improvvisa illuminazione.
<<
Esatto! >> disse Gwen entusiasta quasi più di me.
Due colpi
alla porta ci fecero sobbalzare.
<<
Al, come va? >> chiese la voce di mio padre.
<<
Bene, adesso vado a letto che sono un po’ stanca >> risposi
uscendo dal bagno.
Gli diedi
un veloce bacio sulla guancia e mi chiusi di corsa in camera, dove
trovai Gwen ad aspettarmi impaziente.
<<
Allora che cos’hai visto? >> mi domandò interessata.
<<
Demon >> risposi e l’angelo s'incupì << Lui… sta cercando
qualcosa che è impossibile trovare >>.
<<
Cosa esattamente? >>
<< E’
qualcosa che serve per una Profezia >>.
<<
Una Profezia? >> esclamò stupita << E che genere di
Profezia? >>
<<
Non lo so >> risposi abbattuta.
Rimanemmo qualche secondo in silenzio.
<<
Allie il tuo è un grande potere! Possiamo usarlo per controllare tutte
le mosse di Demon >> disse l'angelo con un grande sorriso sul
volto.
<<
Posso comandare le mie Visioni? >>
Lei annuì:
<< Con il dovuto esercizio ce la potrai fare. Domani troveremo
qualcuno che possa aiutarti >>.
<< Tu
non sei capace? >> domandai curiosa.
<<
No, non tutti lo sono. Il dono è totalmente imprevedibile, ci si nasce
e basta. Tua madre lo aveva ma l’ha perso dopo la sconfitta. Gli Occhi
di Specchio sono davvero rari >>.
La faccenda
iniziava a farsi interessante: forse avevamo trovato un modo per
vincere Demon.
Appena la
campanella suonò l’ora del pranzo, uscii dalla classe di trigonometria
e incontrai due occhi neri che mi osservavano attenti tra la folla di
studenti. Layo era poggiato all’angolo del corridoio, vicino agli
armadietti, circondato da occhiate incantate delle ragazze lì intorno
ma che palesemente ignorava.
Jo mi
lanciò uno sguardo malizioso quando notò dove si era soffermato il mio
sguardo.
<< Adesso ti aspetta perfino fuori dall’aula? >>
domandò con una risatina, indicando con un cenno della testa Layo.
<<
Smettila! >> le sibilai.
La presi
per un braccio e la trascinai dalla parte opposta del corridoio.
<< Ma
non vai a salutarlo?! >> esclamò la mia amica, confusa.
<< No
>>.
Dopo quello
che era successo con Gilderoy e gli altri diavoli avevo capito quanto
potesse essere pericoloso il Male e forse era giunto il momento di
ascoltare il consiglio di Gwen che prima mi era sembrato eccessivo:
evitarlo. Sarebbe stato meglio…
<<
Al, io devo posare questi libri… >>
Prima che
potessi fermarla quella traditrice di Genevieve svincolò dalla mia
presa e mi lasciò sola. Determinata a non tornare indietro decisi di
prendere il mio pranzo e di dirigermi verso il cortile della scuola,
dove molta gente stava approfittando dell’ultimo tiepido sole autunnale
per stare all’aperto. A un tratto fui costretta a fermarmi. Forse
venire qua non era stata una brillante idea…
Mi sembrò
per un attimo di vivere la scena al rallentatore: da una parte stava
giungendo Theodore con il suo passo affrettato mentre dall’altra si
avvicinava Layo. Mi raggiunsero tutti e due nello stesso momento.
…Sinceramente
in quel momento non sapevo da chi volessi più fuggire.
<<
Allie! Finalmente ti ho trovata! >> disse Theo con un sorriso che
un tempo avrei trovato affascinante, ma in quel momento ero troppo
presa a lanciare sguardi di traverso al ragazzo moro vicino a me che
sembrava aver perso la sua aria indifferente. Sperai che volesse
sfogare la sua improvvisa irritazione dando un calcio a Theo, in
quell’azione avrei potuto benissimo assecondarlo!
<<
Sono giorni che cerco di parlarti ma sembravi svanita nel nulla
>> continuò Theodore.
<<
Sono stata un po’ impegnata >> dissi con un sospiro.
A Theo
saltò subito la mosca al naso: << Con chi?! >>.
<<
Affari miei! >> sbottai con tono acido << Insomma Theo che
cosa vuoi ancora? >>
<< Mi
sei mancata quest’estate Allie >> sussurrò il ragazzo biondo
avvicinandosi un po’ troppo. Indietreggiai d’un passo e mi ritrovai
vicinissima a Layo che spudoratamente stava ascoltando tutto, insomma
nemmeno faceva finta di essere indifferente… Che impiccione! <<
Soprattutto i nostri pomeriggi insieme… >>
Mi
irrigidii.
“No, non posso crederci. Ditemi che non
l’ha detto!”
Davvero
aveva tirato fuori quell’argomento davanti a Layo?!
Se pensavo
che la mia prima volta l’avevo fatto con un deficiente del genere mi
veniva l’urticaria!
<<
Senti Theo, se soffri di questa mancanza sono sicura che la Jones, o
una delle sue stupide amiche sarà molto contenta di aiutarti ma vedi di
girare al largo da me! >> sbraitai cercando di controllarmi per
non dargli un pugno.
Che essere
fastidioso!
<< Ma
Allie… >> cercò di rimediare Theo ma il suo sguardo azzurro si
spostò scocciato verso Layo che si mi aveva afferrato per un braccio
<< E tu adesso che diavolo vuoi?! >>
<<
Lascia stare Theo >> dissi in fretta, prima che l’altro potesse
rispondergli sicuramente in malo modo.
Mi
allontanai rapida, portando via con me Layo e ci sedemmo nell’unico
tavolo ancora vuoto che si trovava ai margini del cortile.
<<
Certi soggetti dovrebbero proprio sopprimerli >> sbuffai irritata.
<< Ci
sei stata insieme >> mi ricordò lui.
Gli lanciai
un’occhiataccia e notai una nota rossastra sparire dai suoi occhi
quando lui ricambiò il mio sguardo scocciato con uno divertito.
Rimanemmo per qualche minuto in silenzio a studiarci fino a che lui non
lo interruppe.
<<
Come stai? >> mi chiese.
<<
Bene >> risposi atona << Sono qui, no? >>
<< Ho
saputo da Gilderoy che cos’è successo >> disse osservandomi
attento.
<< Ho
avuto un… momento di debolezza >> se vogliamo definire così un
quasi attacco isterico << Per fortuna mia madre e Gwen mi hanno
salvata >>.
<<
Hai visto tua madre? >> chiese con un sorriso pensoso, appena
accennato.
Annuii, con
il volto raggiante. << E’ bellissima! >>.
Senza
riuscire a trattenere la mia felicità, gli descrissi tutti i
particolari dell’incontro però a un tratto mi accorsi che la sua
attenzione si era spostata. Mi voltai per vedere cosa guardasse con
tanta curiosità e vidi un gatto tigrato dai colori grigi e il muso
nero. Con molta attenzione si stava leccando la zampa sinistra senza
fare caso a ciò che lo circondava. Chissà com’era finito lì.
Oltre il
gatto notai che moti sguardi erano puntati verso il nostro tavolo. Le
cheerleader, con a capo Violet, ci fissavano spudoratamente e
spettegolavano tra di loro.
<<
Penseranno sicuramente che stiamo insieme >> dissi con un sospiro
esasperato rivolta a Layo.
Lui si
riscosse dai suoi pensieri e mi guardò divertito. << Cosa?
>>
Indicai
alle mie spalle: << Quelle galline là staranno spettegolando
qualcosa su di noi >>.
Sfoderò un
sorriso malizioso e allungò il braccio sul tavolo per posare una mano
sulla mia. Era grande e calda. Lo guardai sorpresa e sentii un vassoio
sbattere con forza su un tavolo dietro di noi. << Lasciale
credere ciò che vogliono. Ho dato buca a Violet e sarà molto
infastidita… che diavolo?! >>.
Si ritrasse
di scatto, stupito. Il gatto di poco prima era balzato sul tavolo.
Senza che potessi muovermi si era accoccolato tra le mie braccia e
aveva puntato i suoi occhi nocciola striati di verde su Layo.
<<
Ah! Sapevo che eri tu >> mormorò lui con un sorrisetto.
Il gatto
per tutta risposa emise un basso miagolio e mosse pigramente la coda,
solleticandomi il collo.
<<
Dovresti stare attento a ciò che dici ragazzo. Le parole hanno un
grande potere >> disse l’animale con una bassa voce dalla erre
rantolata e la esse sibilata.
Ebbi come
l’impressione che la mascella si fosse spaccata e fosse caduta sul
tavolo per quanto avevo spalancato la bocca. Lanciai un’occhiata basita
a Layo.
<< Il
gatto parla! >> sussurrai meravigliata.
<< Lo
so >> rispose Layo tranquillo.
<< Il
gatto ha parlato! >>
<< Ho
sentito! >>
<<
Layo, il gatto… >>
<<
Sì, parla >> m’interruppe innervosito << Sì Allie, ho
capito! >>.
Chiusi la
bocca e fissai il caldo e morbido animale tra le mie braccia.
<<
Che cosa vuoi dire? >> gli chiese Layo.
<< Tu
guardi ma non osservi >> risposte il gatto in un soffio.
Layo scosse
la testa con un sorrisetto esasperato.
La
campanella era suonata da un pezzo e il cortile era ormai deserto, ma
nessuno dei due aveva intenzione di muoversi. Per fortuna avevo l’ora
di educazione fisica e se avessi ritardato di qualche minuto non se ne
sarebbe accorto nessuno.
<<
Ehm… ma tu cosa… cioè, chi sei? >> domandai curiosa.
<<
Lui potrà risponderti >>.
Guardai
Layo perplessa: lui conosceva bene quel gatto parlante?!
<< E’
il gatto mannaro Salem Saggiazampa >> disse Layo e poi si rivolse
al gatto: << Non sapevo avessi qualcos’altro da insegnarmi
>>.
<<
Non tu, lei >>.
<<
Allie? >> fu il turno del ragazzo di essere stupito dal gatto.
<<
Evidentemente ha qualcosa da imparare >>.
Un momento!
Sarebbe stato forse quel gatto il mio maestro?
Come se
avesse intuito i miei pensieri, il gatto mannaro mi trafisse con il suo
sguardo e annuì piano. Sospettai che avesse voluto volontariamente
omettere l’argomento Occhi di Specchio davanti a Layo per non far
arrivare la notizia del mio potere a Demon.
<<
Allora sei passato dalla parte del bene >>.
<<
Ragazzo! >> i peli sulla schiena inarcata dell’animale si
rizzarono segno che si era irritato a quelle parole << Non sono
mai stato dalla parte di nessuno, dovresti saperlo bene. A noi gatti
mannari non piace immischiarci nella vostra
guerra. Quando tuo padre mi ha chiamato, ho accettato venire da te solo
perché avevi qualcosa da imparare >>.
<< E’
stato lui a insegnarti a usare i tuoi poteri? >>
Annuirono
tutti e due.
Solo allora
mi resi conto dell’ora. Era passato più di qualche minuto: era
tardissimo! Mi alzai di scatto e dopo un rapido saluto, corsi verso la
palestra sperando che la professoressa non si fosse accorta della mia
lunga assenza.
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Capitolo 10 *** Il tempo di agire ***
10. Il tempo di agire
I giorni si succedettero tanto in
fretta che settembre passò
per lasciare posto a ottobre e al suo ballo di Halloween da cui tutta
la scuola era presa nei preparativi. Layo non si faceva vedere a scuola
da qualche tempo, sembrava sparito nel nulla. Tutta quella snervante
attesa di qualcosa mi rendeva
inquieta tanto che sia mio padre che i miei amici si erano accorti del
mio umore cupo, Nathaniel lo associava a quel periodo del mese mentre
Genevieve era sempre più convinta che il mio periodo nero fosse
collegato all’assenza di Layo (e non che avesse tutti i torti…).
Intanto tutte le sere mi esercitavo con Salem Zampasaggia per
imparare a usare i miei poteri. Riuscire ad ammaliare chi mi guardasse
negli occhi era facile, ma evocare gli Occhi di Specchio a comando non
era molto semplice. Bisognava avere molta concentrazione. Ogni tanto
Gwen assisteva alle lezione e faceva da elemento disturbatore per
mettermi alla prova. Purtroppo non avevo fatto molti progressi con le
visioni ma almeno avevo imparato a ignorare tutto ciò che mi circondava
quando cercavo di utilizzare il mio potere.
<< Concentrati Allie >> mi rimproverò Salem quando
vide che la mia attenzione stava scemando. Annuii e presi un respiro
profondo. << Riprova >> mi incitò il gatto mannaro,
acciambellandosi sul mio letto.
Chiusi gli occhi e cercai di rallentare il respiro come mi aveva
insegnato Salem. Sgomberai la mente da ogni pensiero se non quello di
mia madre (avevamo deciso che mi sarai esercitata su di lei). I minuti
passarono e proprio quando abbattuta e in preda a un leggero mal di
testa, stavo per rinunciare, dietro le palpebre esplosero dei puntini
luminosi e aprii di scatto gli occhi.
Era il momento!
La palpebra si dilatò e le iridi grigie luccicarono fino a
diventare specchi trasparenti e davanti a me apparve la figura di mia
madre.
Ce l’avevo fatta!
I suoi contorni erano un po’ tremolanti e i colori un po’
sbiaditi ma almeno riuscivo a vederla. L’espressione assorta conferiva
al suo volto una luce bellissima. Come sempre alla sua vista provai una
grande gioia che aumentò dato che ci aggiungi quella della mia
riuscita.
Ivoene alzò lo sguardo verso di me, come se riuscisse a vedermi,
e mi disse: << Ciao tesoro!
>>.
Trasalii sorpresa tanto che caddi dalla sedia su cui ero seduta e
finii con il sedere a terra. La visione sparì.
<< Salem, lei mi ha sentito! >> esclamai meravigliata
<< Sapeva che la stavo osservando! >>.
<< Questo è perché ti sei fatta travolgere dalle emozioni.
Devi imparare a rimanere impassibile a ogni visione altrimenti ti
sentiranno. E questo non deve assolutamente accadere quando userai i
tuoi poteri su Demon, se ne verrà a conoscenza potrà essere pericoloso
>> spiegò Salem osservandomi con il suo enigmatico sorriso felino
<< Comunque sei stata brava! >>.
Sorrisi: << Grazie, adesso posso riposarmi? >>.
<< Te lo sei meritato >> accondiscese lui.
Mi sdraia nel letto e, stanca, mi addormentai con un leggero
sorriso che aleggiava sulle labbra.
<< Allie! Devi venire subito! >>
La voce di Gwen d’improvviso così vicina mi rimbombò nelle
orecchie. Trasalii e la matita che avevo in mano cadde a terra. Mi
chinai a raccoglierla e poi mi raddrizzai a guardare l’angelo seduta
sul libro di letteratura che stavo studiando. Notai che aveva
un’espressione crucciata.
<< Adesso? >> domandai perplessa << Ma papà
tornerà tra poco! >>
Gwen scosse la testa con veemenza facendo arruffare i suoi biondi
capelli e disse: << Non importa, è urgente Al! Devi venire con me
da Evangeline >>.
Mi alzai dalla sedia con un sospiro: addio serata tranquilla!
<< Va bene, andiamo! >>.
Salimmo in soffitta e aprimmo il passaggio per il Paradiso. Una
volta dentro Gwen mi portò in volo verso una grande casa che dall’alto
aveva una forma rotonda. Sembrava una grossa meringa di zucchero
filato. L’angelo mi lasciò quando fummo all’interno. La costruzione si
trattava solo di un’enorme stanza bianca dal soffitto molto alto,
chiamata la Sala dei Concili. Al centro vi era un tavolo rotondo e
intorno vi erano diversi angeli, alcune fatine, pochi licantropi e
fuori da una delle enormi finestre c’era un enorme drago verde che
osservava la scena con il suo occhio lucente.
Tutte le conversazioni cessarono.
<< Allie! >>
Evangeline mi chiamò vicino a lei e tutti gli sguardi celesti si
puntarono su di me mentre attraversavo la stanza, con un leggero
rossore che mi coloriva il volto.
<< Che cosa succede? >> chiesi con un tono d’allarme
nella voce. Tutte quelle facce serie mi avevano fatto davvero
preoccupare e sperai che non fosse successo niente di troppo grave.
<< Le fatine ci hanno informato che Demon ha riunito le
creature infernali e che tra poco il suo esercito uscirò dalle terre
infuocate >> disse Evangeline e nella stanza ricominciò il brusio
delle conversazioni accese tra i presenti.
<< Pensavamo che ci avrebbero messo molto più tempo
>> intervenne un anziano angelo dalla lunga barba grigia che gli
ricadeva sul petto << I nostri arcangeli non sono ancora pronti
>>.
<< Per questo attaccheremo noi per primi >>
s’intromise una risoluta voce maschile.
Nella sala entrò un angelo dai profondi occhi blu e mossi i
capelli biondi di cui una ciocca era completamente bianca. Non era
molto alto dato che era della mia stessa altezza, ma il suo portamento
fiero e il suo fisico ben fatto messo in evidenza dalla camicia azzurra
che indossava, rendevano la sua figura imponente. I tratti delicati del
suo volto, le labbra carnose e le sopracciglia fine avevano qualcosa di
familiare. Lo osservai mentre si dirigeva a grandi falcate vicino a
Evangeline.
Accidenti se era bello!
Quando si accorse della mia presenza si fermò, mi sorrise e quasi
ne rimasi abbagliata.
<< Tu sei la Prescelta >> mormorò e poi si girò verso
gli altri: << Li attaccheremo di sorpresa e distruggeremo le loro
macchine infernali per indebolire la loro potenza >>.
<< Allie questo è mio figlio Gabriel >> lo presentò
Evangeline.
Li guardai stupita: si somigliavano molto ma non sembravano madre
e figlio, caso mai più fratello e sorella data la giovane età che
dimostravano tutti e due, specialmente Evangeline.
<< E come faremo a prevedere dove si accamperanno? Sai che
l’esercito di Demon quando esce dall’inferno è sempre in movimento e
non siamo mai riusciti a trovarlo >> osservò una donna licantropo
dai corti capelli rosa.
<< Questa volta sarà diverso perché abbiamo con noi gli
Occhi di Specchio >> disse Evangeline indicandomi << Allie
prevedrà il momento esatto con le sue visioni >>.
Tutti gli occhi dei presenti - compreso quello enorme e verde del
drago fuori dalla finestra - si rispostarono su di me. Gli sguardi
erano animati da trepidazione e attesa.
<< Adesso? >> dissi in un sussurrio agitato a
Evangeline e lei asserì << Ma io non so se sono in grado di non
farmi sentire >>.
<< Ti aiuterò io >> mi disse Gabriel avvicinandosi e
prendendo le mie mani tra le sue. Lo guardai interrogativa. <<
Grazie al mio potere calmante mi assicurerò che tu non ti faccia
sopraffare delle emozioni >>.
Annuii sentendomi già molto più tranquilla. Le mani di Gabriel
erano davvero calde e quel confortante calore si espandeva lungo tutto
il mio corpo.
Allora chiusi gli occhi, usai il mio potere e divinai Demon. Era
seduto sul trono nella stanza del suo lugubre palazzo e con in mano un
raffinato bicchiere di cristallo pieno di una sostanza rossa (che
sperai davvero fosse solo vino) osservava con uno sguardo assorto un
angolo della stanza vuota. Sicura che non potesse aiutarmi nella mia
ricerca, decisi allora di divinare Layo: essendo suo figlio forse
poteva sapere qualcosa.
Una terra di fuoco esplose di fronte a me e lo intravidi
camminare tra i fumi che uscivano dal terreno scuro. La visione era
molto confusa. Stava parlando con un diavolo dai capelli violetti e i
canini appuntiti che avevo già divinato una volta.
Alla vista del ragazzo provai una qualche emozione, forse
felicità per averlo rivisto dopo tanto tempo, ma fu subito sopita da
Gabriel.
<< Davvero pensano che
io me ne stia buono ad ascoltare i suoi assurdi ordini? >>
diceva con voce irritata, il volto stanco. << Nessuno può dirmi come vivere la mia vita
>>.
<< Sei stato troppo a
lungo tra gli umani, cugino. Sei davvero lamentoso come loro!
>> ribatté il diavolo con un ghigno divertito << Mozar ti sta solo istruendo a dovere: sa
che potresti essere l’anello debole della catena >>.
<< Io non sono debole!
>> ringhiò Layo tra i denti, scandendo secco ogni sillaba
pronunciata. Mai avevo visto sul suo viso un’espressione così cupa.
Il diavolo accanto a lui sghignazzò forte: << Sta’ calmo cugino. Dimostrerai la tua
forza nello scontro contro il Principe degli Angeli e vedremo se sarai
alla mia altezza >> gonfiò il petto trionfo << L’altra volta è stato grazie anche alla
mia vittoria su di lui che quei perdenti hanno deciso di rinunciare
>>.
Il Principe degli Angeli? Stavano forse parlando di Gabriel? E se
Layo era il figlio del capo, come lo era Gabriel, questo faceva di lui
il Principe dei Demoni?
<< Non m’interessano
queste stupide regole, Evil >> ribatté Layo in un basso
mormorio pensoso << Sono io il
padrone di me stesso, non Grimorio >>.
Non ascoltai il resto della conversazione perché decisi di
lasciar perdere. Nemmeno loro erano stati utili alla mia ricerca, anche
se ero stata contenta di vedere che Layo stesse bene e di ascoltare la
loro interessante conversazione. Proprio per quando stavo per
rinunciare e riaprire gli occhi, mi venne in mente un diavolo che
poteva fare al caso mio: Gilderoy!
Usai il mio potere su di lui e mi ritrovai in un altro punto
dell’Inferno. Lo vidi seduto vicino a un fuoco, intorno a lui
l’esercito infernale. Bingo!
Questa volta Gabriel dovette stringermi forte le spalle per
impormi la calma. Mi ero fatta prendere troppo dall’entusiasmo. Feci un
respiro profondo e mi riconcentrai sulla figura di Gilderoy e cercai di
rimanere impassibile alla vista della piccola cicatrice argentata che
solcava la sua mano, che stava osservando corrucciato.
Sibilò tra i denti un insulto che somigliava molto a un “piccola
stronzetta!”. Grazie tante!
Un licantropo dall’enorme stazza entrò nella visione. << Gilderoy! >>.
<< Che c’è, Sam?
>> domandò il diavolo brusco.
<< L’esercito è
irrequieto, non possiamo più stare fermi >>.
<< L’ordine è di partire
tra tre giorni, Sam. Falli stare tranquilli ho subiranno le ire di Demon
>> sbottò Gilderoy alzandosi in piedi e iniziando a camminare su
e giù << Dobbiamo aspettare
che la nebbia sia nostra alleata e cali sul campo Kalash per uscire
allo scoperto senza farci notare >>.
Chiusi forte gli occhi e li riaprii si scatto per trovarmi gli occhi di
Gabriel così vicini da poter osservare tutte le sfumature blu delle sue
iridi.
<< Hai visto? >> mi domandò a un tratto ansioso.
<< Campo Kalash, tra tre giorni al calar della nebbia
>> riportai con un grosso sorriso << Ringraziamo il nostro
caro Gilderoy per le informazioni! >>
Gabriel mi lasciò andare e scoppiò in un trionfante risata.
<< Allora è deciso >> mormorò Evangeline.
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Capitolo 11 *** Prigionia ***
11. Prigionia
Il giorno, il luogo e l’ora esatta.
Tutto era stato previsto.
Gwen si voltò verso di me e sorrise. Un sorriso teso.
<< Li sistemeremo per le feste!>> sussurrò con voce
trepidante.
Mi girai verso gli altri angeli e vidi tutti i volti corrucciati
dalla stessa espressione. Incontrai lo sguardo di Gabriel e lui mi
guardò interrogativo.
Presi un respiro profondo e usai gli Occhi di Specchio.
<< E’ ora >> gli annunciai.
L'angelo annuì serio.
L’esercito di Demon era comparso al calar della nebbia al luogo
chiamato Kalash che si trovava a pochi chilometri dalla città, immerso
in campi da tempo abbandonati. Avevo insistito per dare una mano agli
Angeli: non sarei riuscita a stare in casa senza fare niente e poi
avevano bisogno del mio potere. Mamma ed Evangeline si erano
inizialmente opposte ma grazie all’appoggio di Gwen e Gabriel ero
riuscita a prendere parte all’attacco. Nei tre giorni di attesa avevo
passato molto tempo nei cieli (quello che riuscivo a sfruttare) e avevo
stretto amicizia con Gabriel, la sua presenza era davvero confortante
grazie al suo potere calmante.
A un cenno dell’angelo, il piccolo gruppo di celesti e licantropi
(i draghi erano stati esclusi perché la loro grande mole non avrebbe
aiutato l’effetto sorpresa) si mosse verso il luogo che avevo indicato.
I diavoli erano lì, attorno ai fuochi o già nelle tende nere
piantate nel terreno. La mia visione era stata perfettamente giusta.
Tutto accadde all’improvviso tanto che i diavoli rimasero davvero
sorpresi. Il piccolo gruppo guidato da Gabriel che doveva fare da
diversivo aveva attaccato la parte nord dell’esercito. Io, Gwen, alcune
fatine e due grossi licantropi dall’aspetto umano ci avvicinammo alle
macchine infernali per manometterle. Il piano principale era quello:
senza quelle diavolerie l'esercito di Demon sarebbe stato molto meno
potente. Assomigliavano molto a delle catapulte. Le fatine
s’intromisero negli ingranaggi per farle cedere dall’interno mentre i
due licantropi cercavano di rovinare il braccio che serviva per
scagliare gli infernali dardi infuocati. Io mi adoperai per spezzare
con dei coltelli tutte le corde presenti nei meccanismi mentre Gwen,
con la sua magia, cercava di controllare ogni scricchiolio della
macchina per non permetterle di rompersi con violenza e farci male o
farci scoprire dai demoni.
Due macchine infernali si piegarono sotto i nostri occhi senza
nessun rumore, qualcosa però andò storto alla terza.
Il marchingegno si ruppe con un tremendo botto. Le fatine
riuscirono in tempo a scappare prima di essere travolte e i due
licantropi balzarono all’indietro portandomi via con loro, però una
scheggia di legno volante mi ferì il braccio.
<< Gwen! >>
Mi voltai verso di lei per vedere cosa le fosse successo e la
vidi svenuta tra le braccia di un ghignante Gilderoy.
<< Davvero pensavate di ingannarci con questo stupido
trucco? >>
Delle risate riempirono l’aria. Mi voltai a destra e sinistra per
vedere dei demoni farsi avanti. Eravamo circondati.
<< Lasciala andare Gilderoy! >> esclamai raccogliendo
tutto il coraggio dentro di me. La voce uscì forte e risoluta, senza
nemmeno una nota tremante. Forse ero riuscita a ingannarli, ma dentro
di me sapevo che mi trovavo in grossi guai.
<< Altrimenti che cosa fai, Allie? Mi pugnali?! >>
ribatté lui divertito osservando il coltello che avevo stretto forte
dalle mani.
<< Potrei farlo! >>.
Prima che potessi muovermi però avvertii un movimento dietro di
me e il coltello sparì dalle mie mani e per ritrovarsi nelle mani di un
diavolo alla mia destra, mentre un altro mi strinse forte le braccia
dietro la schiena. Gemetti forte quando toccò il braccio ferito e mi
accasciai sulle ginocchia senza riuscire a mantenere l’equilibrio.
<< E’ stato fin troppo facile… >> disse Gilderoy in
un sorrisetto soddisfatto.
In preda al panico usai gli Occhi di Specchio per divinare
Gabriel. Accorgendosi della mia presenza agitata sarebbe potuto
accorrere in aiuto. Lo vidi preso a combattere con i demoni ma proprio
quando s’irrigidiva preoccupato e si voltava verso di me, un’ombra
scura calò sulla visione e sentii una risata trionfante.
Riaprii gli occhi scatto. Che cos’era successo? Qualcun altro si
era accorto della mia presenza?
Gilderoy si avvicinò e riuscii a incatenare il mio sguardo al suo
e a incantarlo. Stava per liberarmi ma un diavolo atterrò di botto
davanti a noi e gli diede una forte botta. Gilderoy rovinò all’indietro
e scosse forte la testa, libero dall’incanto. Incontrai lo sguardo
acceso di rosso di Demon.
<< Sei stata davvero ingenua a farti sentire, mia piccola
Allie! >>
Allora prima era lui! Mi aveva sentita! Aveva scoperto il mio
potere! Che cosa avrei fatto adesso?
I suoi occhi rossi mi risucchiarono e le palpebre si chiusero sui
miei occhi.
L’oscurità calò intorno a me.
Buio.
Da quando ero rinvenuta solo il nero mi circondava.
Gli occhi erano costretti a stare chiusi da quella che sembrava
una benda ruvida che stretta dietro i capelli con forza mi sfregava il
volto.
Dai rumori attutiti e dall’alta temperatura soffocante compresi
che mi doveva trovare rinchiusa in una delle costruzioni dell’Inferno.
Chissà quanto tempo era passato…
Mamma…
Papà si sarebbe preoccupato tantissimo se non mi avesse trovato a
casa!
…Che pasticcio che avevo
combinato!
Demon aveva scoperto i miei poteri e chissà cosa aveva in mente
adesso che mi aveva catturato.
Il corpo mi faceva male dappertutto, specialmente il braccio
ferito, e le corde che stringevano le caviglie e i polsi non aiutavano
certo. Il pavimento era duro e sassoso. Ero sdraiata e non avevo la
forza per mettermi nemmeno seduta.
Sentii una goccia di sudore mista a lacrima scivolarmi lungo la
guancia. La asciugai a fatica, in un moto di stizza. Non potevo farmi
vedere debole!
Mi addormentai per chissà quanto tempo e fui risvegliata da un
forte cigolio. Una porta doveva essersi aperta e dei passi risuonarono
nella stanza. Per sicurezza, regolai il respiro e feci finta di
continuare a dormire.
<< Uh, avevi ragione cugino! >> esclamò una voce dal
tono irritante che per un momento non riconobbi ma poi quell’ultimo
appellativo mi illuminò: Evil!
Allora doveva esserci anche…
<< Demon ti aveva proibito di venire qui >>.
Quella voce… la sua voce!
Layo.
<< Ah ma io ho seguito te >> ribatté Evil << E
poi sai che il proibito mi eccita >>.
Repressi un brivido e continuai nella mia sceneggiata sperando
che potesse ingannarli.
Sentii uno spostamento d’aria, una puzza di zolfo e uno
sgradevole alito caldo solleticarmi l’orecchio.
<< Sembra che sia ancora incosciente >>
<< Demon deve esserci andato giù pesante >> osservò
Layo con voce quasi indifferente che però si affievolì nell’ultima
sillaba. O forse era solo il mio stato di disperazione che mi faceva
immaginare che qualcuno lì si preoccupasse per me.
<< Chi l’avrebbe mai immaginato che lei sarebbe stata una
Occhi di Specchio >> sussurrò Evil.
Li sentii andare via e scivolai di nuovo nel dormiveglia.
Mentre la mente era intorpidita, sentii delle mani calde e
gentili spostarmi i capelli dalla fronte e sfiorarmi il viso. Non ero
certa se fosse realtà o sogno quello che stava accadendo ma sapevo che
era lui. Quando le sue dita
indugiarono sulle labbra, le schiusi in un piccolo sospiro. Fu solo un
istante. Sentii la sua bocca all’angolo del mio labbro inferiore.
Un attimo dopo ero sola.
Mi resi conto di essere completamente sveglia quando sentii la
benda calarmi sul volto. La tolsi del tutto e sbattei le palpebre più
volte. Misi a fuoco una piccola e scura stanza quadrata priva di
qualsiasi oggetto.
La porta si aprì ed entrò Gilderoy.
<< Che cosa… >>
Lo incantai con il mio sguardo.
<< Aprì un passaggio >> ordinai decisa.
Lui annuì con lo sguardo velato e si diresse verso la porta della
stanza, la aprì e vidi la mia camera. Prima che potesse risvegliarsi
fuggii e mi ritrovai finalmente sana e salva a casa.
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Capitolo 12 *** Faccende umane ***
12. Faccende umane
Fu
davvero strano guardare me stessa seduta alla scrivania, con il capo
poggiato sul tavolo e gli occhi placidamente chiusi.
Avevo
davvero un’espressione così angelica quando dormivo?
Un momento!
Ma se io ero qui chi era
quella lì?
Mi mossi e
la Allie si svegliò di soprassalto quando inciampai in una delle tante
cianfrusaglie sparse sul pavimento della stanza.
<<
Allie, sei tu! >>
<<
Gwen?! >>.
La mia copia
si fiondò su di me, abbracciandomi con forza e rischiando quasi di
farmi perdere nuovamente l’equilibrio. Il corpo protestò per la stretta
lanciandomi fitte lancinanti che mi fecero gemere per il dolore.
<<
Ouch! >>
<<
Allie, oh mio Dio! >> Gwen si staccò da me e vidi che aveva
ripreso il suo vero aspetto con gli occhi grigi, i lunghi capelli
biondi e i vestiti bianchi << Che cosa ti hanno fatto? >>
Mi guardai
allo specchio e vidi che il mio riflesso era davvero terribile: i Jeans
erano strappati in più punti, come la maglietta che sul braccio
sinistro era completamente rotta e una ferita dal sangue rappreso
deturpava la pelle. Il volto e i polsi erano graffiati e i capelli…
erano semplicemente orribili!
<<
Niente Gwen, sono riuscita a scappare prima che potessero farmi
qualcosa >> risposi con un sospiro.
<<
Shh, ora non parlare. Vieni con me, prima di tutto cercherò di
rimetterti in sesto >>.
Mi condusse
in bagno e dopo avermi liberata dagli abiti irrimediabilmente rovinati,
mi aiutò a lavarmi. Grazie alle sua magia riuscì a impedire che la
ferita sul braccio s’infettasse e la fasciò con cura.
Una volta
finito tornai in camera, indossai il mio comodo pigiama e mi stesi sul
letto.
<< Va
meglio? >> chiese Gwen.
Annuii: il
dolore forte era scemato e i graffi sul volto erano spariti. Erano
rimaste le cicatrici dei tagli più gravi. Adesso che tutto era finito
sentivo una grande stanchezza.
Sentii una
mano dolce accarezzarmi i capelli e vidi che intorno al letto oltre a
lei erano comparsi Gabriel, Evangeline e mia madre che mi confortava
con il suo tocco sui capelli. Socchiusi gli occhi sentendo il corpo
rilassarsi sotto le sue carezze.
<< Ti
va di raccontare? >> mi domandò gentile Evangeline.
<<
Demon ha scoperto dei miei poteri >> sussurrai voltandomi a
guardarla.
Dalle tre
donne scappò un sospiro e Gabriel annuì corrucciato e mormorò: <<
Immaginavo >>.
<< Da
quando mi ha catturato sono stata rinchiusa in una scura stanza
dell’Inferno con gli occhi bendati… quanto tempo sono rimasta lì?
>>
<<
Gwen ha dovuto sostituirti per due giorni. Eravamo così preoccupati per
te, tesoro >> rispose mamma stringendomi delicatamente la mano.
<<
Gabriel è riuscito a liberarmi da Gilderoy e sono corsa a casa prima
che tuo padre potesse accorgersi della tua assenza >> aggiunse
Gwen.
<< Sei
stata molto fortunata a scappare, Allie >> s’intromise Gabriel
<< Anche se la missione è andata male, siamo riusciti a impegnare
l’esercito dei Demoni e fino a poco tempo fa Demon era con loro. Chissà
cosa sarebbe successo se fosse giunto all’Inferno e tu fossi ancora lì…
>>
<<
Gabriel! >> lo rimproverò Ivoene << Così di certo non la
aiuti >>
<<
Come hai fatto a scappare? >> domandò Evangeline dopo aver
lanciato anch’essa un’occhiataccia al figlio che abbassò il capo
sconsolato.
<< Io…
non lo so >> risposi incerta nascondendo per metà il volto nel
cuscino << Non ne sono sicura ma credo che sia riuscita a fuggire
grazie… grazie a Layo >>.
<<
Impossibile! >> esclamò Gabriel meravigliato.
Lo fulminai
con un’occhiataccia: << E perché non avrebbe potuto farlo?!
>>.
<< Non
può essere andato contro suo padre, ci vuole una grande forza di
volontà >>.
<< Lui
è forte >>.
Guardai i
quattro angeli che mi circondavano e solo mamma non sembrava perplessa
delle mie parole, anzi sembrava piuttosto pensierosa.
Un rumore
familiare interruppe il nostro discorso.
<< Al,
sono a casa! >>
<<
Papà! >>.
Gli angeli
sparirono in uno sbuffo di fumo celeste e io corsi giù per le scale. Mi
fiondai tra le grandi braccia di Nathaniel, che sorpreso si sistemò gli
occhiali sul naso. << Allie, sembra come se fossero giorni che
non mi vedi >> disse con una risata mentre lo stringevo forte
respirando il suo odore familiare.
Sembra, papà, sembra.
Il
giorno dopo la scuola mi sembrò più bella che mai. Per un momento potei
dimenticare tutti i problemi che riguardo a Diavoli e Angeli e vivere
la mia vita come una comune adolescente. Adesso capivo perfettamente la
decisione di Evangeline di rendere la scuola un territorio neutrale.
Era davvero bello poter dimenticare della guerra anche solo per un po'…
Salutai
tutti con un grande sorriso sulle labbra, perfino la presenza di Violet
non mi sembrava più così irritante dopo quella “piacevole” visita
all’Inferno.
Quando vidi
Jo e i gemelli Keyl gli saltai addosso e li strinsi con forza.
<<
Allie, che succede? >> esclamò Jo ridendo del mio grande
entusiasmo.
<<
Niente, sono felice >> risposi con un’alzata di spalle mentre
Mark approfittando del mio buonumore mi scompigliava i capelli senza
subire alcuna ira funesta.
Judy mi
guardò attenta: << Sei tornata in te finalmente >>.
Mi irrigidii
un po’ e la guardai perplessa << Che vuoi dire? >>.
<< Non
so, in questi due giorni eri più strana del solito… hai fatto cose
strane >> mi confidò sottovoce.
Scoppiai a
ridere pensando a quanto potesse essere stramba Gwen e il sorriso mi si
spense quando vidi Theo venire verso di me con basso baldanzoso.
<< Le
cose strane includono Theodore? >> sussurrai allibita.
<<
Davvero stavi pensando di tornare insieme a lui? >> mi domandò
Mark mentre Judy mi guarda stranita.
<< No!
>> esclamai inorridita.
Io a Gwen la ammazzo!
<<
Allie, cucciolotta… >> Theo si sporse per darmi un bacio.
<<
Evapora Theo! >> lo accolsi malamente spostandomi.
<< Ma…
Allie! L’altro giorno eri così disposta a noi… >>.
<< E’
stato un momento di follia >> dissi respingendolo indietro mentre
riprovava a baciarmi << Diciamo che non ero in me >>.
Ma cosa
aveva fatto Gwen per renderlo ancora più appiccicoso del solito?
L’avrei spiumata!
Il suono
della campanella mi diede la scusa per trascinare via i miei amici e
rimasi stupita quando all’entrata Jo e Mark si salutarono con un bacio
a fior di labbra, che ben presto diventò molto appassionato. Judy ed io
distogliemmo lo sguardo e le lanciai un’occhiata meravigliata.
La mia amica
mi diede il gomito e rise divertita: << Ma guarda quei due! Se
non fosse stato per te, Al, non si sarebbero mai messi insieme >>.
Ok, avrei
dovuto farmi spiegare anche questa da Gwen… almeno qualcosa di buono
l’aveva combinata!
<< Ci
vediamo dopo! >>.
<< Ehi
Allie! >> mi richiamò Judy prima che girassi l’angolo <<
Stasera verrai alla festa? >>
<< Eh?
>>
<<
Alla festa di Halloween! >>.
Mi battei
una mano sulla fronte. Già, la festa di Halloween della scuola! Dopo
aver passato i giorni all’Inferno mi era completamente sfuggita di
mente.
<<
Spero di sì >>.
E adesso chi l’avrebbe sentita a quella
rompiscatole del mio Angelo Custode!
<< No,
Allie! E’ fuori discussione che tu vada! >> esclamò Gwen per
l’ennesima volta.
Mi guardai
allo specchio mentre indossavo il costume da gatta dell’anno scorso.
Salem, placidamente adagiato sul letto, ridacchiò alla mia vista mentre
Gwen continuava a volare con aria esagitata per la stanza.
<<
Davvero un travestimento carino >> osservò il gatto mannaro.
Sbuffai:
<< Peccato che non mi stia più il sopra >>.
Dovevo aver
preso una taglia in più di reggiseno.
<<
Fantastico! Niente costume, niente festa! >> disse l’angelo
biondo entusiasta.
Le lanciai
un’occhiataccia. << Uff Gwen non fare la guastafeste, non posso
perdermi il ballo di Halloween! >> mi lamentai facendole gli
occhioni dolci.
<< Ah
non provare a incantarmi >> mi avvisò lei puntandomi un dito
contro.
<< Io
credo che Allie debba andare alla festa… >>
<<
Ecco Gwen, ascolta Salem! >>
<< …ma
sarà accompagnata da noi due >> terminò il gatto << Tanto
in mezzo a tutte quelle maschere nessuno farà caso a noi >>.
<<
Cosa? >> fece Gwen scettica.
<< Sì
dai Gwen, ti prego ti prego ti prego! Ci divertiremo! >>.
<< E
va bene >> si arrese alla fine l’angelo.
Adesso
rimaneva solo un problema di vitale importanza: come mi sarei travestita?
<<
Aspettatemi qui, torno subito >> disse Salem balzando giù dal
letto e incamminandosi fuori dalla stanza.
Io e Gwen ci
scambiammo un’occhiata interrogativa.
Il gatto
mannaro ricomparve qualche tempo dopo trascinandosi dietro della stoffa
rossa e nera mentre truccavo una Gwen rassegnata ed esasperata.
<< Ecco, bisognerà solo dargli una sistemata per Allie >>.
<< E
quei vestiti dove li hai presi? >> domandò Gwen curiosa.
<< Da
un diavolo che non li usa poi molto >> sghignazzò Salem con aria
mefistofelica << Porta avanti da un po’ di tempo uno strano
discorso vestendosi da fata >>
<<
Chi? Jacques il filosofo? >>
<< Uh,
io l’ho visto quando sono andata all’inferno! >> aggiunsi
ricordandomi della buffa scena a cui avevo assistito nel regno di Demon.
Ridacchiammo
per un po’ e poi ci preparammo per la festa.
Entrai
a scuola insieme a un gruppo di zombie e vampiri.
Un forte
scroscio richiamò la mia attenzione e mi fermai a osservare incantata
la pioggia cadere fuori l’entrata della scuola. Il paesaggio si deformò
in un attimo sotto il mio sguardo, il mondo fu squarciato da un lampo e
poi fu avvolto dall'oscurità. La notte sembrava ancora più buia del
solito senza la luna a illuminarla.
<<
Devo riconoscere Gwen che hai fatto davvero un bel lavoro >>
<<
Grazie Salem >>.
Due voci
vicine mi fecero voltare e vidi Gwen e Salem sorridermi. Gwen era
vestita come al solito solo che aveva nascosto l’aureola troppo
appariscente e cercato di rimpicciolirsi le ali. Invece era davvero
strano guardare Salem nella sua forma umana. Prima di allora non lo
avevo mai visto dato che preferiva di gran lunga essere un felino.
Aveva l’aspetto di un lentigginoso ragazzetto di quattordici anni,
dall’ossatura minuta e la carnagione chiara. Gli occhi erano sempre
dello stesso taglio e colore e i capelli erano una disordinata zazzera
castana. Indossava dei panni maculati e sulla testa si era messo delle
ridicole orecchie da gatto.
<<
Salem ma ti sei disegnato i baffi? >>
Il gatto
mannaro asserì con un miagolio facendo ridere me e Gwen.
Ci dirigemmo
verso la palestra seguendo una coppietta di streghe e quando entrammo
la musica ad alto volume e le luci stroboscopiche messe per l’occasione
mi stordirono per un attimo. Qualcuno vicino l’entrata si girò a
guardarci e soffocai una risatina. Certo che dovevamo essere proprio
uno strano terzetto: un gatto mannaro, un angelo e una mezza umana
travestita da diavolo.
Sì alla fine
Gwen era riuscita a sistemarmi addosso gli abiti che Salem aveva (ehm) preso in prestito.
Indossavo un
vestito dal corpetto rosso con ricami bordeaux e una vaporosa gonna di
tulle nera come le ali di corvo. Le gambe erano fasciate da delle calze
a rete. Non ero provvista di coda ma ero riuscita a trovare una
parrucca dai corti capelli neri a caschetto e delle corna rosse da
mettere sulla testa, sulle labbra avevo del rossetto rosso fuoco e gli
occhi erano completamente truccati di nero. Ovviamente ai piedi
indossavo rigorosamente delle scarpe con tacco alto. Le cicatrici ai
polsi erano state astutamente coperte da una miriade di braccialetti.
Sarei quasi potuta passare per una diavola se non fosse stato per i
miei angelici occhi grigi…
<< Ehi
bellezza, vuoi ballare? >> domandò a Gwen uno spaventapasseri
dall’aspetto davvero inquietante e dal fisico muscoloso. Forse era
Jason della squadra di football della scuola.
Spinsi
l’angelo verso di lui, anche se sembrava visibilmente contrariata.
<< Su vai e divertiti Gwen! >>
<<
Ricordati che ti tengo d’occhio comunque! >> mi avvertì lei prima
di essere trascinata via.
Mi girai ma
Salem era sparito chissà dove. Mi sembrò di vederlo vicino al tavolo
del cibo ma prima che potessi capire con certezza dove fosse i miei
occhi furono attirai da uno strano movimento verso il corridoio.
Grazie al
mio potere riuscii a vederlo: era Layo! Era tornato!
Mi affrettai
a raggiungerlo e prima che potesse accorgersi di qualcosa, lo trascinai
nella prima classe vuota che trovai e mi chiusi la porta alle spalle.
<< Non
si può nascondere niente alla tua “vista” >> constatò con voce
divertita.
Mi voltai
per vedere quegli occhi scuri osservarmi attenti e la sua bocca
arricciarsi in un sorrisetto obliquo. Layo si poggiò con la schiena al
muro e incrociò le braccia al petto. Non era travestito, indossava semplicemente dei Jeans
scuri e una maglietta bianca che metteva in risalto il corvino colore
dei suoi occhi ribelli. Senza più quegli abiti scuri che gli avevo
visto indossare nella visione dell’Inferno sembra un Angelo Tentatore.
<< Mmm
bel costume! >>.
Con calma mi
andai a sedere su un banco per mettere una certa distanza tra noi.
C’era qualcosa che mi spingeva ad andare verso di lui, a sentire le sue
mani sul mio volto per riconoscere il tocco leggero delle sue dita
affusolate sul mio viso. Le sue labbra erano diventate così attraenti…
Strinsi
forte le mani sul banco. Forse era perché mi aveva salvata o forse
perché non ero più abituata ad averlo attorno ma la sua presenza
iniziava a destabilizzarmi più del normale e se fossi stata troppo
vicina a lui avrei rischiato di perdere la lucidità.
<< Non
se sono bendata >> replicai cercando di dare alla mia voce un
tono indifferente.
La mia
osservazione non sembrò colpirlo perché il suo sorrisetto rimase
impassibile eppure mi parve di scorgere nei suoi occhi un lampo di
durezza.
<<
Allora dovresti fare attenzione a non finirci >> mi derise.
<<
Potrei anche non farlo se c’è qualcuno che poi mi libera dal buio
>> dissi guardandolo con uno sguardo intensamente eloquente.
Il suo
sorriso s’incrinò per un attimo, freddato. Davvero pensava che non
avessi capito che era stato lui a salvarmi? O forse non si aspettava
che glielo ricordassi…
Si staccò
dal muro e si avvicinò con uno strano sguardo che mi fece tremare.
<< Forse è stata solo fortuna >>.
Scossi la
testa e per non costringermi a scendere dal banco, accavallai le gambe.
<< Forse >> dissi con tono accondiscendente << E’
possibile se la fortuna ti lascia le sue labbra stampate sulla pelle
>>.
Arrossii per
le mie parole ma quando lui s’irrigidì, ebbi un moto di soddisfazione:
non era stata solo la mia immaginazione, Layo mi aveva davvero aiutato
a fuggire dall’Inferno.
<<
Perché l’hai fatto? >> sussurrai curiosa.
Ignorò la
mia domanda.
Notai il suo
sguardo striarsi di rosso e seguendo la sua direzione capii anche
un’altra ragione del suo irrigidimento: la gonna di tulle del vestito
si era alzata leggermente mostrando qualcosa più su del ginocchio.
Incontrai i
suoi occhi e sentii una stretta allo stomaco. Le guance andarono a
fuoco. L’aria si era fatta a un tratto elettrica.
Che cosa ci stava succedendo?
Feci per
scendere dal banco ma il suo corpo d’improvviso così vicino al mio me
lo impedì. La sua mano si posò sul mio ginocchio e una piacevole scossa
si diffuse per il mio corpo.
<<
Perché l’hai fatto? >> ripetei in un mormorio inclinando la testa
in alto per non staccare i miei occhi dai suoi. Quella scintilla che
ricordava le sue origini diaboliche stranamente non mi faceva paura ma
mi affascinava. Il suo respiro m’inebriò e l’altra sua mano si poggiò
sul mio volto, il pollice sul mio labbro inferiore.
<<
Allie >>.
Pronunciò il
mio nome con una voce bassa e sensuale che m’infiammò tutto il corpo.
Le sue labbra sfiorarono il mio collo e sentii dalla mia bocca un
sospiro che mi confuse.
Layo mi
attraeva davvero così tanto?
Nemmeno con
Theodore avevo provato delle sensazioni così intense solo per uno
sfioramento.
Il suono di
un chiacchiericcio proveniente dal corridoio ci risvegliò dall’incanto
in cui eravamo caduti. Feci forza sulle sue spalle e ci separammo
bruscamente.
Layo si
portò una mano a scompigliarsi i capelli e sentii un brivido di freddo
quando il calore del suo corpo non riscaldò più il mio. I miei ormoni
mi urlarono una forte protesta perché ci eravamo separati.
Zitti stupidi ormoni!
Zitto guastafeste di un
cervello!
Oh mammina che confusione!
<<
Noi… noi apparteniamo a mondi diversi >> dovetti schiarirmi forte
la voce per riuscire a parlare.
<<
Siamo pur sempre umani >> mi ricordò lui con una scrollata di
spalle << Né Evangeline né mio padre possono scegliere anche
questo >>.
<<
Cosa? >>
I nostri
sguardi caddero verso il basso e non potei impedire alle mie guance di
arrossire ancora.
Aveva
ragione.
Angeli e
diavoli non c’entravano niente per questo.
Io lo
attraevo… come lui attraeva me!
Semplice.
Eppure era
un gran casino.
Per quanto
gli esseri magici non potessero fare niente per la nostra attrazione
avrebbero potuto sempre opporsi, e non sapevo quanto mi conveniva far
arrabbiare gli angeli dato che già i diavoli mi odiavano.
Che cosa
avrebbe pensato mamma?
Non avrebbe
dovuto saperlo o semplicemente avrei dovuto evitare di cacciarmi in
questo altro casino.
Lo scalpitio
di passi per il corridoio mi avvertì che probabilmente la classe apparentemente vuota
sarebbe stata occupata così uscii di corsa prima che Layo potesse
fermarmi.
Non potevo
affrontarlo ancora... non sapevo se guardandolo negli occhi sarei
riuscita a sfuggirgli ancora per molto.
|
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Capitolo 13 *** Tempeste ***
13.
Tempeste
Mi
svegliai ascoltando lo scrosciare della pioggia e l’ululato del vento.
Mi affacciai alla finestra e vidi che fuori stava piovendo ancora più
forte di quando aveva iniziato il giorno precedente. La pioggia
scendeva così fitta che i contorni del paesaggio erano distorti, quasi
indistinguibili, e il cielo scuro era illuminato solo da qualche
fulmine. I rombi dei tuoni facevano suonare gli allarmi delle macchine
parcheggiate per strada. Era davvero un clima infernale.
Quando scesi per la
colazione vidi che mio padre era al telefono, la fronte aggrottata e
faceva uno zapping frenetico con il televisore saltando da telegiornale
a telegiornale. Rubai un biscotto senza prestare attenzione alle voci
che si diffondevano nella stanza.
<< Al! >>
strillò mio padre fermandomi mentre aprivo la porta. La pioggia
m’investì prima che Nathaniel corresse a chiudere. << Dove hai
intenzione di andare? >> mi domandò preoccupato.
<< A scuola
>> risposi confusa.
<< Non hai
ascoltato il televisore? E’ in arrivo un uragano, e poco prima stavo
parlando al telefono con il professor Kitting. La scuola oggi rimarrà
chiusa >>.
Guardai fuori dalla
finestra: di solito gli uragani non mi spaventavano eccessivamente
perché abitando in Kansas erano soliti passare per la nostra città però
quella volta la prospettiva di una così forte tempesta mi inquietava
molto.
<< Papà!
>> lo ripresi quando notai che stava indossando l’impermeabile
<< Tu andrai lo stesso al lavoro? >>
<< Sì Allie,
non preoccuparti. Prenderò la macchina. Purtroppo molti sono rimasti
bloccati e mancano persone all’ospedale >> mi baciò sulla fronte
<< Sta attenta, io tornerò il prima possibile >>.
Lo osservai
avventurarsi nella bufera e poi scomparire dietro l’angolo della strada
con Dessy. Prima di chiudere, il mio occhio cadde sulla botola del
rifugio situata vicino la casa e sentii l’agitazione crescere.
<< Non
preoccuparti, andrà tutto bene >> la voce di Gwen mi fece
sobbalzare.
Non l’avevo sentita
arrivare.
Annuii cercando di
calmarmi. Sì aveva ragione lei. Avevamo già molte volte affrontato il
problema uragano ed eravamo sempre stati bene.
<< Allie io
devo tornare in paradiso. Ce la fai a rimanere da sola per qualche
tempo? >>
<< C’è qualche
novità? >> chiesi ansiosa.
Aggrottò la fronte.
<< C’è uno strano momento tra le creature infernali e credo sia
meglio cercare rassicurazioni di Gabriel >>.
<< Torna presto
>>.
Lei sorrise e
scomparve in un luccichio.
Forse avrei potuto
seguirla per andare dalla mamma ma se papà fosse tornato prima e non mi
avesse trovato, sarebbe morto d’infarto. Per calmare l’improvvisa
inquietudine e la noia che stava prendendo il sopravvento salii in
soffitta a prendere il Libro e davanti la televisione ancora accesa lo
sfogliai notando che erano apparse delle nuove scritte. Da quando lo
avevo firmato, le pagine avevano iniziato a riempirsi della mia storia.
“E mentre Allie era al sicuro nella sua
calda casa, qualcuno a lei caro là fuori invocava il suo aiuto”.
Impallidii quando mi
sembrò di sentire una voce sopra l’ululato del vento.
…
Papà!!!
In quel momento,
mentre il libro mi cadeva dalle mani, la corrente mancò e in lontananza
sentii una sirena d’allarme echeggiare sull’ululato del vento.
M’irrigidii, spaventata a morte. Il terrore era così tanto che non
riuscivo a muovermi.
La sirena continuava
a suonare e la forza del vento ad aumentare.
Mi alzai solo quando
le parole del libro mi tornarono in mente.
Nathaniel era in pericolo!
Brancolai nel buio e
aprii la porta. Sentii un richiamo provenire da dietro la casa.
<< Arrivo papà!
>>
Corsi tenendomi
appoggiata al muro della casa perché il vento era troppo forte… e poi
lo vidi: il ciclone era laggiù tra i lontani campi di grano. Il cuore
iniziò a battere forte per la paura. Vedere quel fenomeno della natura
così vicino alla città mi fece tremare di terrore. Stava venendo per
distruggere ogni cosa.
Il richiamangeli al
mio collo iniziò a tintinnare furiosamente.
Lanciai un urlo
quando sentii qualcuno spingermi via dal muro. Alzai lo sguardo e vidi
un diavolo sghignazzare mentre mi spingeva con violenza verso
quell’inferno.
Mi avevano teso una
trappola!
Erano stati loro a
creare l’uragano! Ecco perché la sua venuta era fuori stagione tipica,
ecco perché era così nero e così potente: era il male!
Mi aggrappai alla
ringhiera che delimitava il nostro giardino e con il cuore che
scoppiava, lottai con tutte le mie forze per contrastare quella spinta.
Una tavola di legno
proveniente da chissà dove volò vicino a me tanto che sentii un forte
dolore al fianco. Con la vista appannata dalle lacrime di dolore e
l’ululato del vento che mi stordiva, mi girai per vedere il diavolo
scomparire in una nuova di fumo nero. Ma non ero ancora salva. Lottai
contro le raffiche e corsi verso casa. La porta d’ingresso, lasciata
aperta, sbatteva forte. Il cigolio dei cardini si confondeva con il
suono del ciondolo al mio collo che non aveva mai smesso di tintinnare.
Sgranai gli occhi
quando vidi una figura nera comparire sulla soglia, che mi travolse
nella sua scia. Era Gilderoy… e in mano aveva il Libro!
No! Non potevano impossessarsi di
Grimorio!
Isterica mi avventai
su di lui.
<< Lascialo
Gilderoy! >>
La grandine si
avventò su di noi e sentii la testa pulsare dal dolore. Il fianco
bruciava. Cercando di racimolare le poche energie che mi erano rimaste,
mollai un pugno sul braccio del Diavolo.
Lui era molto più
forte di me ma l’effetto sorpresa mi aiutò. Evidentemente non si
aspettava che fossi lì. Gli strappai il libro dalle mani e mi diressi
verso la botola del rifugio, però ero troppo lenta perché la pioggia
gelata sopra di me, pesante come una cascata, mi mozzava il respiro.
Un lampo illuminò il
cielo e con un impeto di terrore vidi tre figure demoniache avvicinarsi
a me. Gilderoy aveva chiamato rinforzi e uno di essi sembrava proprio
Evil.
Scivolai sul terreno
viscido e fangoso e il libro mi sfuggì dalle mani, però grazie alla sua
magia rimase incolume al fango e alla pioggia.
Delle risate
diaboliche risuonarono dietro di me.
<< Oh povera,
la nostra impavida Allie! >> sghignazzò Gilderoy avvicinandosi.
Evil atterrò davanti
a me e mi rialzò prendendomi per i capelli e facendomi urlare per il
dolore. << Stupida mortale! >>.
All’improvviso
qualcosa cambiò: una figura intervenne a mio favore, avventandosi sul
diavolo dai capelli violetti.
Gwen era venuta a
salvarmi!
No, un momento!
Quella non era Gwen!
Layo!
Rimasi per un attimo
a osservarlo lottare contro il suo furioso rivale mentre gli altri tre
diavoli si avventavano su di lui.
<< Allie
scappa! >>
Al suo urlo mi
riscossi e prima che Gilderoy potesse afferrarmi, presi il Libro caduto
a terra e scappai. Incespicando arrivai fino alla botola e con mani
tremanti aprii il rifugio per tuffarmici dentro senza considerare le
scale.
Atterrai con una
forte botta sul fianco già ferito e la porta si chiuse sopra di me con
un tonfo. Il silenzio mi circondò. Il richiamangeli aveva smesso di
suonare: ero finalmente al sicuro.
Non so per quanto
tempo rimasi lì al buio, raggomitolata contro il muro vicino l’entrata
chiusa con stretto il Libro al petto che si alzava e abbassava
frenetico seguendo il mio respiro spezzato e ansante. Tremavo sbattendo
forte i denti per il freddo che mi aveva congelato le ossa e per la
paura che avevo provato e che non accennava a diminuire. Il dolore mi
colpiva a ondate e non ero sicura che l’acqua sul mio volto fosse solo
pioggia.
Poi all’improvviso la
porta si aprì e si richiuse di scatto. Sobbalzai lanciando l’ennesimo
urlo quando delle braccia mi strinsero.
<< Allie sono
io >>.
Layo mi strinse il
volto tra le mani costringendomi a guardarlo negli occhi scuri che
riuscivo a distinguere nel buio grazie al loro luccichio. Subito mi
sentii meglio e mi strinsi a lui, nascondendo il volto nel suo petto,
singhiozzando.
<< L-Layo è
stato orribile! S-sono caduta nella loro trappola. Il Male ha quasi
rischiato di… vincere. Ho… ho lasciato loro aperta la porta! G-grimorio
stava… stava per cadere nelle loro m-mani… >>.
Una mano si posò
delicata sulle mie labbra per interrompere il mio frenetico mormorio
tremante.
<< Shh sta
calma, respira >>.
Inspirai ed espirai
più volte e, anche se il fianco e la testa ogni volta mi lanciavano
delle fitte di dolore, riuscii a calmarmi e a non tremare più
violentemente. Mi staccai di poco dal suo corpo caldo che era riuscito
a infondermi un po’ del suo calore per guardarlo intensamente negli
occhi.
<< Mi… mi hai
salvato >>.
<< Non iniziare
a farci l’abitudine però >> tentò di scherzare ma vedendo la mia
espressione, il suo ghignò si spense.
Il suo sguardo si
fuse al mio e rimanemmo a guardarci per alcuni secondi in silenzio.
<< E adesso?
>> sussurrai piano.
<< Allie?!
>> alzammo il volto per vedere la faccia sconvolta del mio biondo
angelo custode guardarci da oltre la botola << Che sta succedendo
qui?! >>.
<< Gwen!
>>
L’angelo entrò con un
battito d’ali nel rifugio e si posizionò davanti a noi. Le mani sui
fianchi e gli occhi fiammeggianti.
<< Si può
sapere che cosa ci fa lui con te? >> domandò con voce che
rasentava l’isteria << E perché qui fuori ci sono segni di
combattimento? >>
<< L’uragano
era una trappola dei Diavoli, Gwen! Stavano per impossessarsi di
Grimorio >>
Si portò le mani tra
i capelli: << Oh Signore! Perché tutte queste cose devono sempre
succedere quando io non ci sono?! >>.
<< Non
preoccuparti, Layo è riuscito a salvarmi e il Libro è qui >>
indicai il pavimento vicino a me, dove il libro giaceva incolume.
Gwen alla mie parole
sembrò calmarsi e guardò Layo con occhi strabuzzanti.
<< Tu l’hai
salvata >> ripeté in un mormorio.
Il ragazzo vicino a
me sostenne il suo sguardo grigio indagatore mantenendo un’espressione
imperturbabile. Nessun pensiero trapelava dal suo volto.
<< Dovrei
crederci? >> gli domandò.
Il suo tono scettico
mi provocò un moto di stizza.
<< Fa come ti
pare >> le rispose Layo seccato << Tanto adesso il
Traditore sono io >>.
<< Che cosa?
>> esclamai guardandolo stupita.
<< Salvandoti
sono andato contro la mia parte, contro mio padre >> mi rispose
lui continuando a guardare infastidito l’angelo davanti a lui <<
Non posso tornare da loro >>.
<< Se andrai da
Evangeline lei ti aiuterà Layo, vero? >> chiesi conferma delle
mie parole a Gwen.
Lei annuì: <<
Credo di sì, ti accompagnerò subito da lei >> poi mi guardò
severa << Tu torna a casa e cerca di non metterti nei guai
>>.
<< Sissignora!
>>.
Mi lanciò
un’occhiataccia e con la sua magia mi rimise in sesto, asciugandomi i
vestiti gelati e facendomi passare ogni dolore, anche se avevo
l’impressione che i lividi delle botte ricevute sarebbero rimasti per
molto tempo. Gwen si avvicinò al muro dove poggiò delicatamente una
mano. Una porta argentata si aprì mostrando il passaggio per il
Paradiso. Fece segno a Layo di seguirlo e poi sparì.
<< Aspetta
>>.
Lo fermai prima che
potesse andarsene anche lui.
Si voltò a guardarmi
e io mi avvicinai a lui tanto che sentii il suo caldo respiro sulla mia
fronte. Mi alzai sulle punte, posai per un attimo le mie labbra sulle
sue e poi lo lasciai andare prima che il mio istinto mi costringesse a
rimanere ad assaggiare le sue labbra.
Cercai di
regolarizzare il respiro e di calmare i battiti del cuore. Con lui era
così. Diventavo improvvisamente coraggiosa, un minuto prima ero
sconvolta dall’Inferno e un secondo dopo mi sentivo così bene che mi
sembrava di essere in Paradiso.
Lui mi guardò
un’ultima volta e poi si voltò.
Un attimo dopo era
sparito.
Beh mi aveva salvato
e io l’avevo baciato. Era stato un buon ringraziamento, no?
Prima di tornare a
casa come mi aveva detto Gwen (disubbidendo al suo ordine) passai a
trovare Genevieve che essendosi da poco trasferita in Kansas e quindi
non abituata a vedere uragani, veri o finti che fossero, si era molto
spaventata. Quando tornai a casa vidi che lungo la strada la furia del
vento aveva lasciato i suoi segni ma quelli davanti alla mia casa erano
spariti. Anche la porta d’ingresso era stata aggiustata. Nessuna
traccia di combattimenti tra creature demoniache. Doveva essere stata
sicuramente opera di Gwen o di qualche angelo.
Comunque non rimasi
da sola per molto tempo. Mio padre tornò presto dal lavoro e con lui
c’era un’altra persona.
<< Allie lei è
Alexandra Mcley, la nuova infermiera. Si è trasferita qui da poco, a
casa sua è saltata la corrente per via della tempesta così ho pensato
di invitarla a cena da noi >>
<< Tuo padre è
stato molto coraggioso Allie, mi ha salvato dalla tempesta! >>
disse lei sorridente dopo avermi abbracciata con energia per salutarmi.
<< Non è stato
niente >>
<< No invece…
oh, è stato un vero eroe! >>.
Alexandra era una
donna dai lunghi ricci capelli ramati, il volto ricoperto di lentiggini
con un sorriso malandrino e gli occhi castani dalla luce gioiosa. Era
minuta tanto che poteva passare per un’adolescente, anche se doveva
avere più di una trentina d’anni. Si era trasferita a Heyl da Galway,
una città dell’Irlanda occidentale e, infatti, il suo strano accento e
il suo aspetto da folletto la facevano sembrare come se fosse uscita
direttamente da una delle fiabe tipiche di lepricani, arcobaleni e
pentole d’oro. L’avevo già incontrata altre volte per la città e
all’ospedale quando andavo a trovare mio padre e mi era sembrata molto
simpatica, eccentrica ma simpatica.
Osservai mio padre
sorriderle e sentii una strana stretta allo stomaco. Aveva uno sguardo
strano. Era forse quello con cui guardava la mamma? Ma poi ritornò a
essere il Nathaniel di sempre e pensai di essermi immaginata tutto.
Invitammo Alexandra a
restare a cena ed ebbi conferma del mio pensiero su di lei, era davvero
simpatica e divertente specialmente quando diceva insulti in gaelico.
In poco tempo sarebbe diventata un’ottima amica e un assidua
frequentatrice di casa Fox.
Mi chiusi la porta
alle spalle con un sospiro.
Andare prima da Jo e
poi restare con papà e Alexandra per tutta la serata mi aveva fatto
bene. Ero riuscita a liberare la mente dai numerosi pensieri che
l’affollavano, i quali tornarono a tormentarmi appena rimasi sola.
Soprattutto una domanda mi riecheggiava nel cervello, avevo cercato di
ignorarla il più possibile ma adesso non ci riuscivo più.
Perché Layo mi aveva salvato?
Era forse per
rivaleggiare contro il cugino?
Mi diressi verso
l’armadio e presi il mio pigiama. Mi liberai dei vestiti e stavo per
mettermi la maglietta quando un turbine di luce proveniente dalla
finestra mi accecò e sentii i vetri aprirsi per poi richiudersi in un
attimo.
Quando la luce sparì
vidi Layo comparire nella stanza. Prima che potessi muovermi lui si
voltò verso di me e s’irrigidì. I suoi occhi si scurirono mentre il suo
sguardo vagava sul mio corpo. Sentii le guance andare a fuoco.
Lui sbatté le
palpebre e poi voltandosi rapido, disse: << Scusami >>.
Scossi la testa e
cercando di controllare il leggero tremore alle mani, m’infilai la
maglietta e il pantalone del pigiama. Mi sedetti sul letto dandogli le
spalle e mi posai una mano sul volto bollente.
Davvero avevo
desiderato che lui si avvicinasse per coprirmi con il suo corpo? La mia
attrazione per lui era troppo forte. E adesso che lui non era più
contro di me sarei riuscita a resistergli?
Lo sentii sdraiarsi
sul letto e mi girai. Aveva le mani dietro la nuca e una gamba ricadeva
a ciondoloni fuori dal letto. Il suo sguardo era rivolto pensoso al
soffitto. Abbassai il volto. La sua bellezza quasi mi faceva male.
<< Non volevo
capitare in un momento… inopportuno >> disse.
Dal suo tono di voce
capii che c’era qualcosa che non andava.
<< Layo che
cos’è successo? >>
<< Gli angeli
non mi hanno creduto. La parola di un mezzo Demone non conta niente,
soprattutto se è il Principe >> rispose con voce irritata. Se il
soffitto fosse stato un essere vivente, si sarebbe spaventato per lo
sguardo che gli aveva rivolto. << Tanto non avrei voluto restare
con loro, troppa bontà >> disse con sdegno.
<< Non dire
così >> sussurrai tormentando un lembo della mia coperta.
<< Salvarti mi
ha portato solo guai >>.
Lo guardai ferita.
<< Potevi anche evitare di farlo allora! Nessuno te l’ha chiesto
>> replicai secca. Cosa… cosa diavolo lo aveva spinto a salvarmi?
Sicuramente di me non gli interessava niente! Era finito nei guai solo
per la sua voglia di rivalsa su Evil! << Almeno adesso non sarei
qui ad ascoltare le tue lamentele >>.
Scattò in piedi e mi
guardò furioso. La mascella tesa e pugni stretti. << Tu non hai
idea di cosa stai dicendo! Tu… >>
<< No, non ce
l’ho! >> lo interruppi alzando la voce e lo guardai con sfida
<< …E infatti per questo ti ho già ringraziato >>.
Adesso che tutti e
due avevamo sfogato l’agitazione, mi sentivo improvvisamente svuotata.
Mi sdraiai sul letto, sotto le coperte, e lo guardai di traverso mentre
aveva preso a camminare per la stanza. Quando si avvicinò troppo alla
finestra sentii una stretta allo stomaco.
<< Dove andrai?
>> mormorai con un filo di voce osservando le sue spalle.
<< Non lo so.
Non credo di tornare a casa >> mi rispose senza guardarmi.
<< Resta qui
>> dissi allora con una veemenza che mi meravigliò.
Si girò e incatenò lo
sguardo al mio. Rimase incerto per qualche secondo e dalla sua
espressione capii che stava affrontando una lotta interiore con il suo
orgoglio. Poi si avvicinò lento e io mi spostai verso il lato del letto
per lasciargli spazio. Lo osservai con il respiro leggermente
accelerato levarsi la maglietta e pantaloni e stendersi sotto le
coperte. Era uno spettacolo vederlo così mezzo nudo vicino a me.
Indossava solo una canottiera e dei boxer neri.
Rimasi rigida, senza
sfiorare neanche un centimetro del suo corpo. Lui sospirò e con una
mossa veloce mi strinse al suo caldo corpo, facendomi poggiare la testa
sul suo petto.
<< Allie non mi
pento di averti salvato >> disse mentre giocherellava con la mia
mano posata all’altezza del suo cuore. << Non dovevo arrabbiarmi
con te >> le sue dita s’intrecciarono alle mie in una stretta
protettiva.
Era incredibile come
fossero perfettamente combacianti le nostre mani.
Sorrisi e ascoltai il
battito tranquillo del suo cuore e il ritmo cullante del suo respiro.
Mi sentivo così bene tra le sue braccia, ogni centimetro della mia
pelle sembrava andare a fuoco e un piacevole calore mi pulsava nel
ventre.
Mi mossi contro di
lui, strofinando la mia guancia sul suo petto, e intrecciai una gamba
alle sue per stringerlo ancora più a me. S’irrigidì d’improvviso e
senza nemmeno capire come ci fossi finita mi ritrovai sotto di lui,
imprigionata tra le sue gambe e con le sue mani sul cuscino ai lati del
mio viso che facevano forza per non pesare troppo il suo peso su di me.
I suoi occhi avevano assunto una nota di colore rossastro mentre mi
guardava con un luccichio strano: era eccitazione.
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Capitolo 14 *** La profezia della Luna ***
14. La profezia della Luna
<< Allie
Fox! >>
Un’esclamazione
improvvisa mi fece sobbalzare tanto che quasi rischiai di dare una
capocciata a Layo sopra di me, il quale si buttò a peso morto con la
schiena sul letto e sbuffò.
Mi alzai sui gomiti
per vedere Gwen ferma al centro della stanza con le ali spiegate e le
mani sui fianchi.
<< Gwen…
>> iniziai ma m’interruppi senza avere idea di che cosa dire.
In quel momento ero
combattuta tra la voglia di abbracciarla e quella di strozzarla perché
ci aveva interrotti. Forse più la seconda. Quell’angelo aveva l’insana
capacità di scomparire nei momenti meno opportuni e a volte anche di
ricomparirci.
<< Voi due!
>> pronunciò con tono apocalittico puntandoci il dito contro
<< Voi due vicini siete una… una calamità! >> disse poi
affievolendo il tono minaccioso e impappinandosi per trovare le parole
giuste. Alzai gli occhi al soffitto. Era troppo buona e angelica anche
per fare una ramanzina decente… ma
che razza di Custode era?!
Layo sdraiato accanto
a me cominciò a ridacchiare piano.
<< Ma Gwen… non
aveva un posto dove andare >> le spiegai.
<< Vedrai che
sistemerò questa faccenda con i diavoli io stessa per tenervi lontani
>> ribatté lei convinta.
Non riuscii ad
arrabbiarmi per le sue parole perché riuscivo a capire le sue
preoccupazioni per me. D’altronde Layo, anche se adesso Traditore,
rimaneva pur sempre un mezzo demone, anzi per essere più precisi il
Principe dei demoni.
<< Per questa
sera farò finta di niente >>
<< Oh andiamo
Gwen… >> lei mi lanciò un’occhiata severa d’ammonimento che
interruppe la mia arringa pro-Layo << Ehm sì… buonanotte!
>>.
<< Buonanotte
ragazzi >> rispose secca l’angelo biondo << e ricorda che
ti tengo d’occhio Allie >> mi fece il gesto delle due dita
davanti agli occhi e poi sparì in uno sbuffo di fumo bianco.
Mi voltai verso Layo
e quando i nostri sguardi s’incrociarono scoppiammo a ridere. Mi
ributtai sul letto tenendomi la pancia. Povera Gwen! Credevo che di
questo passo sarei riuscita a farle venire davvero i capelli bianchi
per l’agitazione.
<< Pensavo che
le sarebbero cascate tutte le piume delle ali per l’agitazione!
>> commentò Layo tra le risa.
Quando il silenzio
ridiscese nella stanza Layo mi ristrinse a se e io poggiai la testa sul
suo petto.
<< Layo?
>> mormorai chiudendo gli occhi.
<< Mmm? >>
<< Grazie
ancora >>.
Rimase per alcuni
secondi in silenzio accarezzandomi piano i capelli e poi lo sentii
sussurrare: << Buonanotte Allie >>.
<< Buonanottte
>>.
Mi addormentai così,
con il battito del suo cuore sotto il mio orecchio e il suo calore che
mi circondava.
Camminavo
su una familiare spiaggia deserta. Dietro di me le orme dei miei passi
sparivano, cancellate dalle onde del mare tranquillo. Ero lontana mille
miglia da Heyl, da tutto. Eravamo solo io e la luna che stava sorgendo
dall’orizzonte dell’acqua. Era davvero insolito. L’alba della luna. Le
stelle si accendevano una a una nel cielo e si riflettevano nel mare
confondendo sempre di più il cielo con la terra.
Quando
la luna si fermò a filo dell’orizzonte d’acqua una strada luminosa dei
suoi pallidi raggi si creò sulle onde. Una voce fece più volte il mio
nome chiamandomi a se, così attraversai il ponte senza guardarmi
dietro. Mi ritrovai a camminare tra le stelle come era successo quando
era andata a trovare per la prima volta Evangeline in Paradiso. A
memoria di quel giorno mi portai una mano al collo per sentire la
presenza confortante del richiamangeli, adesso silenzioso. Più
percorrevo la strada avvicinandomi alla luna e più essa diventava
grande e luminosa, tanto che quando le fui così vicina, la luce mi
circondò accecandomi.
L’eco
della voce rimbombò dappertutto: era la luna che mi stava parlando.
Quando l’alba e il tramonto si
uniranno in un raggio di luna, le tenebre verranno sconfitte e il sole
risplenderà nel cielo per sempre.
Fui
risucchiata indietro da un’esplosione e le stelle iniziarono a
vorticarmi intorno, trascinandomi in un vortice di luci, suoni e
immagini di eventi accaduti da quando avevo messo la mia firma su
Grimorio, mentre la profezia della luna mi rimbombava nelle orecchie.
Tutto il vorticare si fermò e mi ritrovai catapultata in un ricordo in
particolare. Il ricordo di una visione.
All’improvviso la stanza si
distorse e tremò. Tre figure dai contorni un po’ sfocati comparvero
davanti a me. Erano tutti diavoli e uno era terribilmente familiare.
<< Davvero non
saprei, padrone >> esclamò quello dall’aspetto più anziano, con
le ali rosso carminio un po’ raggrinzite e il corpo nodoso che
ricordava quello di un albero incurvato dal vento.
<< Sforzati di
ricordare >> disse secco Demon, con voce implacabile.
<< Anche se
esistesse, sarebbe impossibile da trovare dato che è andata perduta
>> aggiunse il terzo diavolo, dai corti capelli violetti e i
canini estremamente appuntiti.
<< Allora
farete l’impossibile! >> esclamò Demon alterato << Non
posso permettere che la Profezia si avveri >>.
Era
tutto così chiaro adesso!
Demon
era venuto a conoscenza della profezia e stava cercando qualcosa per
cambiarla, qualcosa che fin dall’esistenza di Grimorio mai si era
potuta trovare per cambiare…
<< Che cos’è? >>
<< E’ la Penna
del Destino >> rispose Gwen fermandosi a osservare dietro le mie
spalle.
<< La Penna del
Destino? >> le feci eco, confusa.
<< Sì, secondo
la leggenda è la Penna con cui Grimorio è stato scritto ed è la sola
con cui si può modificare la storia >>.
<< Tutte le
leggende hanno un fondo di verità >> intervenne mia madre.
Mi
tornarono in mente le parole di Gwen e di Ivoene davanti all’immagine
di una penna d’oca verde smeraldo vista in Paradiso.
Il
mistero era stato finalmente svelato! Demon avrebbe cercato di cambiare
la profezia a suo vantaggio con la Penna del Destino… e allora per gli
angeli non ci sarebbe stata via di scampo! Chissà quali orribili cose
avrebbe potuto combinare quel diavolo con quell’enorme potere tra le
mani…
E
mentre nella mia mente ogni cosa si faceva più chiara, tutto di colpo
si fece buio.
Strizzai gli occhi colpita dall’improvvisa mancanza di luce - che
fino a poco tempo fa mi aveva accecata - e quando li riaprii mi
ritrovai nella mia camera. Tutto era tranquillo, anche se dentro di me
si agitava una tempesta. Con il cuore che mi batteva a mille osservavo
il soffitto a occhi sbarrati mentre cercavo di regolare il respiro
affannato che mi si spezzava in gola.
Sentii qualcosa di
caldo sfiorarmi il braccio e mi ricordai della presenza di Layo
affianco a me. Mi girai sul cuscino per vederlo muoversi nel sonno per
sistemarsi su un fianco, rivolto con il volto verso di me. Era così
bello quando dormiva, con le labbra socchiuse e un ciuffo di capelli
neri sempre più ribelli che gli ricadeva sugli occhi. Sembrava così… umano. Sì, era quella la parola
giusta. Sembrava semplicemente Eric, un ragazzo dalla vita normale che
avrebbe potuto reputare la magia solo una sciocchezza, come avevo
potuto fare io fino a qualche tempo fa. Purtroppo lui non aveva mai
avuto questa tranquillità e adesso, guardandolo mentre dormiva, capii
che forse solo nel sonno poteva trovarla. La mia vita si era scontrata
con quella di Demon e i suoi demoni da poco, la sua era stata un
Inferno fin da quando era piccolo. Forse avermi salvata aveva salvato
anche lui. La mia natura di mezzo angelo mi avvertiva di non fidarmi
della sua da mezzo diavolo ma una possibilità la meritava, specialmente
dopo quel salvataggio.
Specialmente perché tu vuoi dargliela.
Mi rimbrottò una vocina nella testa.
Gli scostai il ciuffo
ribelle dalla fronte e lo guardai sorridere impercettibilmente nel
sonno. Sospirai e decisi di alzarmi. Non c’era tempo da perdere.
Evangeline doveva sapere cosa avevo scoperto. Lasciai un biglietto a
Layo sul mio cuscino per informarlo, se si fosse svegliato, di non
preoccuparsi della mia assenza perché ero al sicuro. Anche se non lo
avevo scritto, ero certa che avrebbe capito che ero da Evangeline.
Dopo la mia visita in
paradiso per gli angeli era come se fosse scattata una corsa contro il
tempo: quando non erano occupati in altre cose, ormai erano quasi tutti
impegnati nella ricerca disperata della Penna del Destino. Io purtroppo
non potevo essere di molto aiuto ma mia madre mi consolava con il fatto
che era grazie alle mie visioni che eravamo riusciti a capire il piano
dei diavoli. Malgrado tutto Demon e il suo esercito non si erano più
visti così per tutte le sere della settimana riuscii a studiare e a
recuperare qualche brutto voto preso a scuola (che avevo
volontariamente scordato di dire a mio padre).
Layo continuava a
essere sempre più agitato. Tra noi le cose erano come se si fossero
fermate in attesa di un qualcosa ma nessuno dei due riusciva a
sbloccare la situazione perché non riuscivamo mai a vederci dato che si
rinchiudeva in casa, alla quale ero riuscita a convincere Evangeline a
far mettere qualche protezione intorno. Era del parare che il padre
stesse organizzando qualcosa di nuovo e scoprii che la sua
preoccupazione era del tutto lecita solo dopo qualche giorno dopo.
Fu davvero strano
svoltare in una via di Heyl, mentre tornavo da scuola con Layo, e
trovarsi davanti a una vera e propria battaglia di angeli e demoni. Il
cielo era diventato improvvisamente buio. La città deserta. Era come se
fossimo entrati in una dimensione parallela. Il richiamangeli aveva
iniziato a tintinnare furiosamente.
Rimasi paralizzata
dalla paura a osservare con quanta ferocia combattevano i diavoli con
gli altri demoni contro gli angeli, chiaramente molto più deboli e
sulla difensiva. Attaccavamo, mordevano, uccidevano.
Oh mio Dio!
Sentii qualcuno
affermarmi il braccio e non potei trattenere un urlo di terrore, anche
se poi scoprii che era solo Layo che cercava di risvegliarmi
dall’incubo in cui ero finita.
Diversi angeli, tra
cui una Gwen, una Evangeline e un Gabriel preoccupatissimi, notarono la
nostra presenza. Purtroppo anche diversi diavoli si accorsero di noi
grazie alla mia stupida mossa così si liberano degli angeli che,
disperati, cercarono di fermarli e si diressero verso di noi
sghignazzando diabolicamente.
<< Scappate!
>> urlò Gabriel.
Layo usò subito i
suoi poteri per trasformarsi nel lupo che avevo visto tempo fa. Saltai
sulla sua schiena e lui corse via il più veloce possibile. Sentivo le
risate diaboliche dei nostri inseguitori e sapevo che erano molto
vicini. Layo svoltò per una strada poco illuminata.
<< Dove stai
andando? >> gli urlai confusa stringendomi forte a lui per non
cascare.
Scosse la testa e
ululò più forte. Mi coprii le orecchie con le mani per quanto fu
potente il suo grido. Davanti a noi si parò un casa bianca dal
porticato di legno, il tetto a spiovente dello stesso colore marrone e
con dei fiori colorati sui davanzali delle finestre.
<< Attentooo!
>>
Proprio quando
sembrava che ci schiantassimo contro la parete, la porta si aprì e ci
catapultammo dentro. Layo tremò e tornò nuovamente umano. Cascammo sul
pavimento e sbattemmo con un tonfo sordo contro il muro più vicino
facendolo tremare forte. Sentii un forte dolore alla testa e al fianco
tanto che il respiro si mozzò e la vista si oscurò per qualche secondo.
Sentii il corpo di Layo schiacciarsi contro il mio dandomi il colpo di
grazia. Almeno il quadro che si staccò dalla parete cadde in testa a
lui.
Il ciondolo al mio
collo era finalmente ritornato silenzioso.
<< Eric! Oh mio
Dio! >> esclamò una voce preoccupatissima sopra di noi. Feci un
enorme sforzo per riaprire gli occhi e vidi una donna dai lunghi
capelli neri chinarsi sul ragazzo addosso a me e tirarlo su dopo aver
buttato via il quadro cadutogli sopra. Layo gemette e io ripresi a
respirare normalmente.
<< Mamma!
>>
<< Che cos’è
successo? >> domandò la signora Lawolf ansiosa.
<< Un
attacco... >> Layo si appoggiò al muro e mi diede una mano per
aiutarmi ad alzarmi. La rifiutai per non affaticarlo ancora più di
quando non lo fosse già. Mi poggiai al muro e mi rialzai cercando di
non sforzare il polso sinistro che sembrava alquanto ferito. Dei rumori
giunsero dall’esterno.
<< Sono qui!
>> mormorai con il respiro impazzito.
Un secco bussare giunse dalla porta.
<< Andate di
sopra >> ci ordinò la signora Lawolf con tono stranamente calmo.
Senza indugio ci affrettammo a seguire il suo consiglio e salimmo su
per le scale e rimanemmo seduti sul pavimento cercando di fare il meno
rumore possibile, anche con il respiro.
Il cuore batteva a
mille per la paura. Come avrebbe potuto una sola donna salvarci da quei
demoni infernali? Evidentemente avevo sottovalutato il suo forte
carattere, d’altronde era pur sempre stata la compagna di Demon.
<< Lascia
libero il passo >> ordinò la voce dura di un diavolo. Altre voci
rumoreggiarono un coro di consenso.
<< Come osate
presentarvi qui e pretendere di entrare in casa mia?! >> replicò
lei dura << Andatevene via subito! >>.
Una forte puzza di
zolfo che non faceva presagire nulla di buono invase la casa. Io e Layo
ci scambiammo uno sguardo allarmato.
<< Lo so che
sono qui, Sonia >> disse Demon comparso sulla soglia, con una
strana nota cortese nella voce << Avanti fammi entrare >>
<< Non crederai
davvero che io te lo lasci fare >>.
Mi sporsi per
guardare. Demon si alterò per quella riposta e osservai il suo volto
rabbuiarsi. La figura della signora Lawolf era davvero molto più bassa
e minuta di quella del diavolo ma sembrava ugualmente imponente.
<< E’ mio figlio >>.
<< E’ anche il
mio e per questo non ti permetterò di portartelo via >> ribatté
combattiva la donna.
Lo sguardo di Demon
si alzò e mi vide: << La ragazza... lasciamela! >>.
Anche la signora
Lawolf si voltò a guardarci e vide me e Layo guardarli con occhi
sbarrati. Il suo sguardo nero, come quello del figlio, incontrò il mio
e mi sembrò di vedere una scintilla baluginarci dentro.
<< Non se ne
parla >> annunciò secca e gli sbatté la porta in faccia.
Un ringhio soffocato
di Demon fu tutto quello che sentimmo prima che lui e i suoi diavoli se
ne andassero.
Sentii tutta
l’adrenalina che avevo nel corpo scemare, la stanchezza mi assalì
lasciandomi spossata e senza energie.
<< Allie ce
l’abbiamo fatta >> mi sussurrò Layo con tono incredulo. Mi buttai
su di lui per abbracciarlo.
<< Ouch!
>> gemette.
<< Oh scusa!
>> mormorai contro il suo petto, allentando la stretta. Lo sentii
sorridere.
Dei passi frettolosi
interruppero il nostro momento di tranquillità e vedemmo la signora
Lawolf raggiungerci: << Non c'è più rispetto, stupiti diavoli!
>> borbottò contrariata << E voi due volete spiegarmi che
cosa sta succedendo?! >>.
Dopo qualche minuto eravamo tutti e due sistemati con le ferite
medicate e seduti intorno al tavolo della cucina per bere una calda
tisana rigenerante.
<< Mi dispiace
di averti fatto preoccupare così mamma >>.
<< Preoccupare?
Eric io sono morta di paura! Prima sparisci per giorni, vengo a sapere
da Gilderoy che ti stanno cercando e poi ritorni inseguito dai demoni
di tuo padre >> la signora lawolf sospirò.
<< Lo so e mi
dispiace davvero >> ripete Layo prendendo una mano della madre
tra le sue << Ma il giorno dell’uragano ho salvato Allie, i
diavoli mi stavamo cercando perché sono un Traditore. Mi sono dovuto
rifugiare da Allie quella sera e non sono riuscito ad avvisarti
>>.
<< Com’è
riuscita a cacciare Demon? >> le domandai curiosa.
<< Per lo
stesso motivo per cui Layo non è riuscito ad avvertirmi. La casa è
circondata da una potente protezione che Demon evocò diciotto anni fa e
ormai è sfuggita anche al suo potere >> rispose la donna.
La guardai stupita:
<< E io che pensavo che fossero state d’aiuto quelle di
Evangeline! >>
<< Gli angeli
stanno proteggendo la nostra casa? >>
<< Mamma sono
un Traditore >> le ricordò Layo.
<< Oh già. Beh
da quelle Demon sarebbe riuscito sempre a sfuggire ma la sua ormai è
insuperabile >> terminò lei annuendo sicura.
Rimanemmo per qualche
minuto in silenzio, ognuno preso dai propri pensieri, finché la signora
Lawolf non lo interruppe.
<< Credo che
sia ora che tu vada Allie >> disse la donna poggiando la sua
tazza sul tavolo << Qui siamo al sicuro ma penso che gli angeli
saranno preoccupati che tu non sia a casa >>
Annuii. Sì, aveva
ragione ma non potevo tornare a casa da sola perché sarebbe stato
troppo rischioso ed era fuori discussione che Layo riuscisse per me.
L’unico modo per richiamare il mio angelo custode erano gli Occhi di
Specchio così avrebbe avvertito la mia presenza e avrebbe saputo dove
mi trovavo. Chiusi gli occhi e quando li riaprii ebbi la visione di
Gwen nella sua casa celeste mentre finiva di medicarsi un’ala ferita.
Si voltò meravigliata dalla mia parte e poi vidi il suo volto
rabbuiarsi quando capì dove mi trovavo.
<< L’importante
è che tu sia sana e salva >> fece un sospiro << Arrivo tra
cinque minuti >>.
La visione finì e
notai che la signora Lawolf osservarmi curiosa: << Occhi di
Specchio come sua madre, eh! >> commentò divertita.
Lei conosceva mia
madre? Beh d’altronde lei sapeva tutta la storia.
Mi voltai verso Layo
per dirgli: << Gwen sarà qui tra poco >>.
Ci alzammo e dopo che
ebbi ringraziato e salutato sua madre ci dirigemmo in corridoio. Quando
fui vicina la porta e in procinto di aprirla, Layo mi fermò prendendomi
per il polso.
<< Sicura di
stare bene? >> mi chiese un po’ agitato.
<< Sì Layo, non
preoccuparti >> cercai di rassicurarlo appoggiando quella mano
che lui aveva prima afferrato sul suo volto mentre faceva un respiro
profondo << Grazie per avermi salvato... di nuovo >>.
<< Non osare
ringraziarmi ancora per questo >> mormorò con una voce profonda
che mi fece tremare le gambe.
Mi strinsi a lui e
sentii le sue braccia circondarmi per tenermi il più vicino possibile.
Poggiò la fronte sulla mia e rimanemmo a guardarci per un tempo che mi
sembrò infinito. Mi persi nel suo sguardo scuro mentre i nostri
respiri, un po’ accelerati, si confondevano.
In quel momento tutto
quello che desideravo era che mi baciasse e quando si mosse per farlo
chiusi gli occhi mentre il cuore iniziava a battere impazzito. Le
nostre labbra erano a piccolo contatto e proprio quando stavo per
schiudere le mie per sentire la sua morbidezza, due colpi alla porta ci
fecero sobbalzare.
<< Al, sono io!
>> sentii la voce di Gwen chiamarmi al di fuori della casa.
Ah ma allora era
proprio un vizio!
Accidenti a lei e alla sua
puntualità!
<< Ciao
>> sussurrai a Layo quasi senza voce e prima che lui
potesse ritrovare la sua per dire qualcosa, uscii e mi chiusi la porta
alle spalle. Ero sicura che se mi avesse fermato non sarei più tornata
a casa con Gwen.
L’angelo biondo mi
accolse con uno sguardo indagatore.
<< Stai bene
Allie? Hai la faccia un po’ stravolta… >>
<< Colpa dei
diavoli, Gwen >>.
In realtà il diavolo era solo uno… anzi
mezzo!
<< Che ne pensi
della signora Lawolf? >> mi domandò Gwen mentre camminavamo
velocemente verso casa.
<< Anche se è
stata con Demon penso che sia una forte >> risposi con un sorriso
mentre ripensavo a come aveva messo a tacere i diavoli e il loro capo.
L’angelo annuì
pensierosa: << Già, era così anche quando stava con tuo padre
>>.
Mi girai di scatto
per guardarla stralunata, così veloce che il collo mi fece male.
<< Che cosa?! >>.
<< Sì Allie,
Sonia era la fidanzata di tuo padre quand’erano giovani. Lei fu la
prima cosa che Demon gli portò via >>.
Dal suo sguardo serio
capii che era davvero la verità e che io ne conoscevo solo una piccola
parte su mio padre. Quante cose aveva perso Nathaniel per via di
Grimorio?
Alla fine si era
ritrovato solo e con una bambina da crescere.
Che cosa sarebbe
successo a me quando tutto sarebbe finito?
La mia vita si stava
già trasformando in un intreccio complicato di vicende e bugie.
<< Quante altre
cose dovrò scoprire sulla vita di mio padre? >>
<< Non darti
pena per ciò che è successo a tuo padre, Allie, sono certa che lui
rifarebbe tutto quando solo per averti qui insieme a lui >> disse
lei cercando di consolarmi.
Annuii ma non potei
fare a meno di preoccuparmi per il mio futuro.
Quando rientrai in
casa, Gwen mi fece l’occhiolino e scomparve in un battito d'ali. Io
scacciai i brutti pensieri dalla mia mente e mi diressi verso la cucina
dove sentivo le voci allegre di papà e Alexandra. Nathaniel sembrava
così felice, come mai era stato. Risposi alle sue domande da
interrogatorio dicendo che ero stata a casa di Genevieve per tutto il
pomeriggio. Dopo l'ennesima bugia mi sedetti al tavolo e osservai i due
scherzare giocosamente mentre preparavano insieme la cena e pensai che
in fondo forse non andava tutto così male.
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Capitolo 15 *** La magia del Natale ***
15. La magia del Natale
I
giorni erano passati così velocemente che le vacanze di Natale erano
già arrivate.
Il Natale era sempre
stato la mia festa preferita, ma mai come quest’anno l’avevo amata.
Secondo le leggi di Grimorio Natale significava Tregua, in altre parole due
settimane senza né angeli né diavoli, e soprattutto di questi ultimi
ero contenta di sbarazzarmene per un po’.
Gli ultimi giorni
erano diventati davvero un incubo, ben peggiore di quelli che avevo
fatto quando circa qualche settimana fa avevo osservato con quanta
furia fossero capaci di combattere i diavoli. Ormai tutto si era
trasformato in una corsa contro il tempo. Ogni indizio ritrovato per
giungere alla Penna del Destino portava i due schieramenti nemici a
scontrarsi ancora e ancora.
Io ero costantemente
concentrata sul mio potere di Occhi di Specchio per aiutare gli angeli
ma era tutto inutile: la Penna sembrava introvabile. E poi quella
profezia: “Quando l’alba e il
tramonto si uniranno in un raggio di luna, le tenebre verranno
sconfitte e il sole risplenderà nel cielo per sempre”… cosa
voleva dire? Quando si sarebbe avverata? E soprattutto come? Dovevamo
forse aspettare una qualche specie di strana eclisse? Nessuno aveva una
risposta.
Inutile dire che quel
bacio mai ricevuto da Layo era ancora atteso. Non bastava il pasticcio
in cui mi ero cacciata ma dovevo anche andare in fissazione per il
figlio di colui a cui sarebbe tanto piaciuto uccidermi tra le pene
dell’Inferno… Il che rendeva tutto più complicato.
Potevano andare
peggio di così le cose?
<< Allie
Samantha Fox >> urlò mio padre dal piano di sotto << Scendi
subito! >>
Lo trovai alla fine
delle scale con in mano un foglio stropicciato e la faccia livida.
<< Che cos’è
questa?! >>
Osservai bene quello
che aveva tra le mani. Ma che cos’er… ARGH! Ok. Era giunta la mia fine.
<< Davvero
pensavi di riuscire a nascondermi la tua pagella? >>
<< Papà non era
nascosta! L’ho solo poggiata lì e me ne sono dimenticata… >>
<< Certo
>> sbottò, interrompendomi, mio padre, guardandomi con uno
sguardo così tagliente che mi sentii trafitta come da una spada
<< Sotto il divano? >>
Abbassai gli occhi,
colpevole. In realtà era vero che mi ero dimenticata dove l’avevo
nascosta, altrimenti avrei cercato un posto migliore dove custodirla
fino a che non l’avrei dovuta riportare a scuola con una bella firma
falsificata impressa sopra.
<< Guarda i
tuoi voti Allie: sono un disastro! Stai andando male quasi in tutte le
materie! Sei sempre andata così bene a scuola. Ma che cosa fai il
pomeriggio a casa quando non ci sono? >>
Non risposi alla sua
domanda. Cosa avrei potuto inventarmi? Non avevo tempo di studiare se
pensavo a come mantenermi in vita!
<< E’ per un
ragazzo che ti comporti così Al? >>
<< Papà! No!
>> ci mancava solo che adesso Nathaniel si mettesse strane idee
in testa! << Ti prometto che recupererò. Quest’anno i programmi
sono molto difficili ma recupererò! >>
Mio padre mi osservò
bene con un lungo sguardo indagatore, poi poggiò sul tavolo la pagella
spiegazzata e piena di polvere per via di tutti i giorni che aveva
passato sotto il divano del salone, e infine con un sospiro disse:
<< Va bene Al. Dopotutto c’è ancora tempo prima della fine
dell’anno scolastico ma mettiti a studiare e non farmi pentire della
mia fiducia >>
<< No papà
>>.
Risalii le scale un
po’ triste: mi era dispiaciuto molto vedere la delusione sul volto di
mio padre. Quando entrai in camera, trovai Gwen. Era affacciata alla
finestra e osservava un punto lontano emettendo dei lunghi sospiri che
appannavano il vetro su cui aveva poggiato la fronte. Sobbalzai: ancora
non mi ero del tutto abituata a vederla comparire così all’improvviso.
<< Gwen?
>>
Si riscosse dal suo
sogno ad occhi aperti e tossicchiò: << Oh, Allie! Scusa ero
distratta >> indicò fuori dalla finestra << Guarda, sta
arrivando Gabriel >>.
Guardai oltre il
vetro e vidi un puntino bianco che si faceva sempre più vicino fino a
che la finestra non si aprì e insieme a una folata di vento glaciale la
figura di Gabriel entrò con un battito d’ali nella mia stanza. Richiusi
in fretta la finestra. Brr che freddo! A Heyl l’inverno quest’anno era
davvero gelido, anche se la neve ancora si faceva attendere.
Mi girai verso il
Principe degli Angeli. Accidenti, con lui sembrava che tutto quello che
lo circondava risplendesse di luce nuova.
Mi salutò solenne ed
elegante come suo solito e poi strizzò un occhio dal colore blu come
l’oceano a Gwen. L’angelo al mio fianco si sciolse come neve al sole.
Non avevo mai notato come Gwen si comportasse quando c’era Gabriel nei
dintorni, beh d’altronde ero sempre stata circondata da altri angeli e
le circostanze in cui incontravamo il Principe non mi avevano mai
lasciato del tempo per osservarli. Gwen più che un serio Angelo Custode
sembrava un’adolescente alla sua prima cotta. Gabriel si passò una mano
tra i capelli biondi, scompigliandosi la ciocca bianca che gli ricadeva
sulla fronte, e arrossì un po’ imbarazzato per lo sguardo insistente di
Gwen.
Mi voltai a guardare
prima l’uno e poi l’altro come se stessi seguendo una partita di
ping-pong.
Ma da quant’è che
andava avanti quella storia? Conoscendo la loro vera età sperai che non
fosse per un secolo.
<< Gabriel
>> quasi mi vergognai di rovinargli il momento << Qual è il
motivo della tua visita? >>
<< Oh sì
>> l’angelo si riprese e puntò un dito verso il letto <<
Questi vengono dal Paradiso, sono tutti per te! >>
Sul materasso
ricoperto di piumoni apparve una catasta di scatole di tutte le
grandezze, dalla più piccola alla più grande, impacchettate con una
carta argentata così sbrilluccicante che sembrava vi fossero state
attaccate delle stelle vere.
<< Sono regali
di Natale? >> domandai meravigliata guardandoli a bocca aperta
per quant’erano numerosi << Tutti per me?! >>
Gabriel annuì con un
grosso sorriso disegnato sul volto e mi consegnò una lettera che si
tirò fuori da un’ala piumata. Era della mamma. Osservai la sua
calligrafia rotonda e disordinata come la mia (strano, avrei quasi
giurato che gli angeli avessero tutti una scrittura molto elegante) e
iniziai a leggere.
Cara
Allie, per il nostro primo Natale finalmente insieme ho cercato di
rimediare a tutti i regali che non ho mai potuto farti in questi
diciotto anni. Un bacio, mamma.
P.s.
C’è anche quello di Evangeline.
P.p.s.
Almeno aspetta la vigilia di Natale per aprirli!
Oh no! Le mie
mani erano già pronte ad aprire una scatola ma rinunciai. Avrei
aspettato ancora un giorno per scartarli. Non avevo mai visto così
tanti regali tutti per me in vita mia. Di solito erano due: quelli dei
gemelli Keyl e quello di mio padre, e quest’ultimo solitamente non era
mai una cosa solitamente gradita. Ricordai che al Natale di quando
avevo sette anni mi aveva regalato una mazza e un guantone da baseball
invece della bambola che avevo desiderato tanto. Povero papà, era
veramente negato con i regali.
<< Perché non è
venuta Ivoene a portarli? >> chiesi a Gabriel che si era seduto
sulla scrivania insieme a Gwen (chissà perché per loro quel tavolo
sembrava molto più comodo delle comuni sedie) e fissava insistentemente
la mano di Gwen posata vicino a lui come se solo con la forza del
pensiero potesse spostarla tra le sue. Ah che galantuomini questi
angeli!
<< Ti ricordo
che nel periodo di tregua nessuna creatura magica può stare fuori dal
proprio mondo, ad eccezione dei Custodi. Io ho ricevuto un permesso
speciale da Evangeline per l’occasione >>.
Aveva ricevuto o si
era fatto dare?
<< Oh giusto,
la Tregua >>.
Proprio quando Gwen
si era decisa ad avvicinare la mano a quella dell’ignaro angelo,
Gabriel scattò in piedi e annunciò: << Il tempo è finito. Torno
nei Cieli. Buon Natale Allie! Gwen… >>
Il mio angelo custode
lanciò un lungo sospiro.
Ah no, caro! Tu non vai da nessuna parte.
Prima che potesse muoversi, li incantai tutti e due con il mio sguardo.
Li osservai
soddisfatta mentre Gabriel prendeva tra le sue mani quella di Gwen per
portarsela alle labbra e darle un tenero bacio. Le guance di Gwen si
tinsero di rosso mentre sorrideva estasiata.
Lo so che questo si chiama imbrogliare ma…
amo il mio potere! E poi quei due avevano solo bisogno di una
piccola spintarella.
L’incanto finì e
Gabriel si ritrovò molto confuso. Scosse la testa mentre Gwen ritirava
di scatto la mano e dopo un flebile saluto sparì in una nuvola di fumo
azzurro. L’unico angelo rimasto si girò verso di me con lo sguardo
furibondo.
<< Allie che
hai fatto? >> mi puntò un dito contro << Hai forse osato
incantarci? >>
<< Io? Non
potrei mai Gwen! >> esclamai fintamente offesa, assumendo un’aria
innocentemente sdegnosa.
Tanto ormai una nuova
storia in Grimorio era stata scritta.
<< Guai a te se
lo rifai! >>.
Il suono del
campanello mi salvò dalla sua lunga ramanzina. Mi sbrigai a nascondere
sotto il letto tutti i regali. Nessuno doveva vederli. Scesi le scale e
papà mi lanciò uno sguardo interrogativo. Aspettavamo Alexandra per la
cena ma era ancora troppo presto perché arrivasse. Non attendevamo
nessuno a quell’ora. Quando aprii la porta a una Genevieve abbastanza
su di giri papà si ritirò in cucina borbottando: << Ah, questioni
femminili >>.
<< Al dobbiamo
parlare! >> esclamò Jo con uno stridulo tono di voce.
<< Oddio Jo,
hai un’aria sconvolta >>.
Prima che potesse
aggiungere altro la portai in camera mia e quando aprii la porta Gwen
non c’era più e al suo posto trovai Salem appollaiato sul mio letto
mentre schiacciava un pisolino. Da qualche periodo non la smettevano
più di controllarmi, non potevo mai avere un attimo per me.
<< Allie ma ti
sei fatta il gatto? >> domandò Jo, guardandolo meravigliata.
Sembrava davvero stupita di averlo visto… come se non avesse mai visto
un gatto in vita sua!
<< Ehm no,
certo che no. E’ un randagio che ospito ogni tanto ma non dirlo a mio
padre >> aggiunsi alla fine per sicurezza. Non sia mai che mio
padre si insospettisse. Diedi una carezza a Salem e lo svegliai quando
lo pizzicai dietro il collo. Aprì gli occhi color nocciola e mi fulminò
con un’occhiataccia.
Così impari a controllarmi sempre,
pensai sorridendogli.
Genevieve intanto era
rimasta ferma sulla porta senza muovere un passo. Gli occhi di Salem si
assottigliarono quando posò lo sguardo sulla mia amica.
<< Al credo che
sia meglio andarne a parlare fuori. Sai non vorrei che ci sentisse tuo
padre >>.
Prima che potessi
fare qualcosa Jo mi trascinò fuori dalla stanza. Sentii solo un ringhio
soffuso di Salem mentre mi sbrigavo ad afferrare il cappotto e il
cappello di lana e poi uscii da casa.
<< Si tratta di
Mark? >>
Jo annuì mentre mi
trascinava tra i campi in cui il grano stava crescendo bene per la
mietitura di giugno nonostante il freddo pungente dell’inverno. Un
refolo di vento mi fece rabbrividire e mi strinsi bene nel mio caldo
cappottone. Per fortuna che avevo preso anche il cappello che mi teneva
ben calda la testa. Stava scendendo la sera e la temperatura col buio
calava rapidamente.
<< Jo fermati.
Mi vuoi dire dove stiamo andando? Guarda che qui non ci sentirà davvero
nessuno >>.
La mia riccioluta
amica finalmente si fermò. Eravamo al confine di un campo, le case
erano abbastanza lontane. Vicino a noi c’era una stradina poco battuta,
dove un vecchio lampione malfunzionante faceva luce a intermittenza.
Davvero inquietante, pensai.
<< Jo mi vuoi
dire qualcosa? Mi stai preoccupando! >>
Sperai che non avesse
combinato qualche sciocchezza con Mark.
Si girò e notai il
suo strano sguardo. Dietro il suo colore naturale c’era una strana
sfumatura gialla.
<< Allora era
vero che Salem adesso se la fa con i perdenti >>.
Oh
cavolo!
<< Ehm credo
che sia ora di rientrare... >>
Jo mi afferrò per il
braccio e sorrise: << Ma se adesso arriva la parte divertente
>>.
I suoi rossi capelli
si accorciarono e assunsero una sfumatura violacea, i suoi canini si
fecero appuntiti e i suoi occhi divennero gialli. Diventò molto più
alta di me fino a sovrastarmi di molti centimetri.
<< Evil! Lo
sapevo che c’era qualcosa di strano! >> esclamai strattonando il
polso intrappolato nella sua stretta.
Grazie ai miei Occhi
di Specchio ero riuscita a vedere il suo vero aspetto ma era troppo
tardi. Perché il Richiamangeli non aveva suonato prima?
Come se avesse letto
i miei pensieri, Evil disse: << E’ stato fin troppo semplice
zittire quel fastidioso ciondolo che porti addosso. Mai sentito parlare
di bolle d’aria? >>
<< Come hai
fatto a eludere la Tregua? >>
<< Oh per noi
diavoli è così facile infrangere le regole. Ma non preoccuparti
bocconcino, vengo in pace >>.
Quel nomignolo con
cui mi chiamò mi fece rabbrividire.
<< Ma se non
sai nemmeno cosa significa quella parola! >> lo ripresi beffarda
ma il suo sguardo mi spense il sorriso.
Capii di essere nei
guai, in grossi guai. Con la G enorme!
<< Capisco
perfettamente perché mio cugino se l’è svignata >> disse il
diavolo portandosi la mia mano alle labbra per baciarla. Non era
assolutamente il gesto dolce che avevo visto tra Gabriel e Gwen. Questo
sapeva di pura lussuria. Rabbrividii ancora quando sentii i suoi canini
sfregarmi contro la pelle del dorso. << Fa perdere la testa quel
tuo sorriso >>.
Mi tolse il cappello,
che cadde a terra, e lo vidi respirare forte il mio profumo portato dal
vento quando i capelli mi ricaddero sulle spalle.
<< Lasciami
Evil o te ne pentirai! >>
Cercai di sfuggire
dalla sua presa ma m’intrappolò nel suo abbraccio.
<< Non ti
conviene agitarti ancora Allie. Non mi rendi le cose semplici così
>>
Quel suo sguardo
giallo era così pieno di desiderio. Iniziai a sudare freddo quando mi
sbottonò il cappotto e iniziò a baciarmi il collo. Erano così bravi i
diavoli a farti desistere da ogni tentativo di scappare da loro ma solo
il pensiero di un altro mezzo diavolo mi faceva restare lucida. Il
Richiamangeli iniziò a tintinnare sonoramente: Evil aveva perso il
controllo.
Cercai di dargli uno
schiaffo sul volto ma la cosa non lo scalfì minimamente. Con una mano
poggiata sulla mia schiena, mi spinse ancora di più contro il suo
corpo. Lì il desiderio si avvertiva chiaramente, ancora più forte che
nei suoi occhi. Oddio!
<< Lasciami,
lasciami! >>
<< Sta buona!
>> sussurrò mordendomi piano il collo. Una fitta di dolore mi
percorse il corpo.
<< Sei uno
schifoso, Evil! >> gli urlai contro << Io non starò mai con
te! >>.
Il grano di fronte a
noi si mosse e vidi una macchia scura saltare contro di noi. Sia Evil
che io fummo sbalzati all’indietro. Il colpo con il terreno mi mozzò il
fiato e per un attimo la vista si oscurò. Ahio, che brutta botta!
Quando il velo nero
che copriva il mondo circostante sfumò vidi Layo, tornato in forma
umana da quella lupesca, ed Evil che si fronteggiavano. Gli occhi dei
due cugini sembravano spizzare scintille.
<< Che ti sei
messo in testa? >> ringhiò Layo spingendolo forte.
<< Oh avanti
cugino, non abbiamo sempre condiviso tutto? >> rispose Evil
scacciando le mani di Layo poggiate sulle sue spalle. Quando notò la
rabbia che la rabbia del cugino non accennava a diminuire il suo
sorriso da sbruffone si spense.
<< Non ti
azzardare a toccarla mai più o sarà l’ultima cosa che farai! >>
<< Non posso
crederci! Allora è vero che ti sei rammollito >> esclamò Evil
guardandolo schifato << Non sei mai stato come noi. Sarai sempre
l’anello debole della catena >>.
Le parole del diavolo
ferirono Layo più di quanto volesse ma non diede a vederlo. Notai solo
il suo sguardo farsi più cupo. << Sempre meglio che come te. Come
ti sei ridotto Evil? Corri appresso alle umane? >>
<< Oh no
cugino, non sono io che tradisce la famiglia per un così tenero
angioletto >>.
Tutti e due si
voltarono a guardarmi mentre con fatica mi rimettevo in piedi. I loro
sguardi erano così diversi ma indecifrabili in quel momento.
<< Sparisci
Evil >>
<< Non saremo
così clementi quando tornerai Layo e io di certo non ti salverò ancora
dalle ire di tuo padre >> mi guardo ancora e sorrise malefico
<< E di certo non risparmierò la tua amichetta >>.
Prima che il cugino
potesse afferrarlo con un evidente intento di strozzarlo, Evil sparì in
una densa nuvola di fumo nero puzzolente. Il Richiamangeli finalmente
smise di tintinnare. Il pericolo era passato.
Layo lanciò un lungo
sospiro e si avvicinò: << Stai bene? >>
<< Sì ma è
stato un brutto spavento >> mi buttai tra le sue braccia e lui mi
strinse forte a sé. Il suo abbraccio era completamente diverso da
quello opprimente di Evil. Sì, erano quelle le braccia tra cui volevo
stare.
<< Per fortuna
Salem ha avuto la buona idea di avvertirmi >> disse lui con un
sospiro mentre mi passava un braccio intorno alle spalle e iniziavamo a
camminare lentamente verso casa.
<< E perché non
Gwen? >>
Layo evitò il mio
sguardo. << Ero nei paraggi >> disse << Come tutti
gli altri giorni >>.
Non potevo crederci.
Era stato così vicino a casa per tutto questo tempo ed io non ero mai
riuscita a vederlo.
<< Pensavo che
fosse più sicuro che rimanessi a casa per via di tuo padre >>
osservai.
Ripensai a sua madre,
la signora Lawolf, e alla forte protezione che riusciva a dare al
figlio anche se ricercato dal Re dei Diavoli in persona.
Layo si fermò per
guardarmi e sentii il cuore iniziare a battere veloce, sempre più
veloce.
<< Aspettavo di
trovarti sola >> mi sussurrò chinandosi piano verso di me.
Impaziente mi alzai
sulle punte e le nostre labbra si incontrarono per un bacio tremante,
pieno di desiderio. Era da tempo che aspettavamo questo momento, tutti
e due. Le nostre labbra sembravano combaciare perfettamente e lo sentii
stringermi con foga a se. Da dolce com’era cominciato, il nostro bacio
divenne ardente, da mozzare il fiato.
Sentii le gambe
cedermi e se non fosse stato per le sue braccia che mi tenevano sarei
finita a terra. Posai una mano tremante sul suo volto. Il cuore mi
batteva così forte che sentivo i battiti rimbombarmi nelle orecchie.
Mai mi ero sentita così per un semplice bacio.
Quando ci staccammo
aprii gli occhi e sospirai. Avrei voluto non fermarmi solo a quello.
Layo mi osservò con il respiro accelerato.
<< Portami via
>>
All’improvviso Layo
si trasformò nel solito lupo marrone dall’occhio destro cerchiato di
bianco. Mi fece l’occhiolino e saltai a cavalcioni sulla sua schiena e
non potei fare a meno di ridere mentre cavalcavo a tutta velocità per
la città buia. Layo, veloce e invisibile ai pochi occhi umani che
ancora giravano per la strada, abbaiò una risata anche lui. Era da
tanto tempo che non ci sentivamo così spensierati. Ripensai alla prima
volta che mi aveva fatto correre con lui, quando ancora doveva tutto
iniziare. Erano solo passati dei mesi ma sembravano anni.
In men che non si
dica ci ritrovammo a casa sua. Le luci erano tutte spente, segno che
non c’era nessuno.
<< Vieni Allie
>>.
Tornato in forma
umana Layo mi trascinò dentro e mi condusse verso la sua stanza.
<< Dov’è tua
madre? >> dissi mentre attraversavamo il corridoio.
<< E’ andata a
trovare mia zia nella contea qui vicino, sarà di ritorno domani
>>.
<< E la tua
protezione? >> domandai preoccupata.
Lui si fermò si
fronte una porta e si girò per sorridermi, divertito. << Oh
sopravvivrò per due giorni >>.
Ero già stata in
quella casa ma non avevo mai visto la sua camera. Layo mi aprì la porta
con un inchino galante che mi fece ridere. Ero così emozionata all’idea
di cosa sarebbe successo tra di noi. Entrai nel suo mondo. La stanza
era piccola e sembrava non ci fosse abbastanza spazio per tutte le cose
che si trovavano al suo interno ma era molto accogliente. Le pareti
erano dipinte di un azzurro cielo e una era completamente coperta da
una libreria e un armadio con le ante aperte (in cui sembrava fosse
esplosa una bomba) che Layo si affrettò a chiudere.
Nell’altra parete,
sotto una grande finestra che affacciava sui campi lontani, c’era una
piccola scrivania di legno strapiena di libri di scuola e fogli
sistemati in una disordinata pila alquanto instabile. Dalla luce che
proveniva dai vetri, riuscii a leggere di cosa si trattava: erano
domande di iscrizione all’università, e molte erano per quelle davvero
lontane da Heyl.
A quella vista sentii
una fitta al cuore.
<< Non vedi
l’ora di scappare eh? >> scherzai abbozzando un falso sorriso.
Layo seguì il mio
sguardo e sorrise anche lui. Un sorriso triste. << Pensavo ancora
di poter essere un ragazzo come tutti gli altri >> una nota amara
risuonò nella sua voce.
<< Oh Layo!
>> lo abbracciai stretto e ci sdraiammo sul suo letto,
intrecciando le dita delle mani. Sentivo l’elettricità nell’aria,
l’eccitazione crescere. << Prima o poi questa storia finirà e noi
lo saremo. Niente più mezzi angeli o mezzi diavoli. Solo noi stessi…
>> mi persi nel suo sguardo << Come adesso >>
aggiunsi sussurrando piano.
Ci baciammo ancora e
ancora. Adesso che finalmente potevo avere le sue labbra non avrei mai
smesso di desiderarle. Sentivo le sue mani vagare sul mio corpo,
infilarsi sotto i vestiti. Mi trascinò sotto di lui e osservai i suoi
occhi assumere una tonalità rossastra che mi fece rabbrividire e questa
volta non per paura.
<< Buon Natale,
Allie >> mormorò
baciandomi le labbra, il volto, il collo, sempre più giù.
<< Buon Natale,
Layo >>.
Chiusi gli occhi e fu amore.
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Capitolo 16 *** Il rapimento ***
16. Il rapimento
Fare l’amore con Layo era stato meraviglioso.
E non lo pensavo solo
perché la mia prima e unica esperienza con Theodore, il ragazzo con cui
ero stata l’anno passato, era stata un vero disastro.
Io e Layo ci
completavamo: la sua metà umana era abbastanza dolce per la mia metà
angelica e la sua metà da demone era così dannatamente eccitante per la
mia metà da umana.
Erano passate due
settimane dalla nostra prima volta e, ogni volta che ci vedevamo,
ancora non riuscivamo a staccarci l’uno dall’altra. Cercavamo ogni
momento per stare insieme e ogni scusa era buona per baciarci. Le
vacanze di Natale erano passate tutte così e per mia fortuna né Gwen né
mio padre si erano accorti di nulla, tutti e due erano troppo presi
dalle rispettive metà, Gabriel e Alexandra. Ero felice che mio padre
avesse trovato una compagna, anche se adesso sapevo che la mamma era
con noi. Per lui non sarebbe più tornata, era la regola di Grimorio… ed
era così triste.
Sapevo che la storia
di Layo era molto rischiosa: non avrei voluto ripetere l’orribile
esperienza di mio padre ma purtroppo sapevo che mi stavo innamorando di
lui (o forse già lo ero totalmente) e non avevo scampo…
Che cosa sarebbe
successo adesso che la Tregua
era finita?
<< Allie!
>>
Una voce mi risvegliò
dai miei pensieri. Mi ritrovai a osservare il cielo grigio sopra di me
mentre seduta sugli scalini della scuola osservavo gli altri studenti
del liceo che approfittavano del pranzo per un’ultima battaglia a palle
di neve. Quest’anno a Heyl aveva nevicato pochissimo ma il cielo era
sempre così plumbeo, sapevo che le nuvole si addensavano ogni giorno di
più per via delle forze del Male sempre più potenti.
<< Forza Al,
vieni anche tu! >> mi richiamò Genevieve.
Evitai la sua grossa
palla di neve e scossi la testa. Per fortuna Jo desistette perché
troppo presa a scappare dai gemelli Keyl che volevano riempirla di neve.
Non riuscivo proprio
a pensare di divertirmi con tutti i pensieri tormentati che mi
vorticavamo nella testa per via di Grimorio.
Rabbrividii ma subito
il gelo fu sostituito da una sensazione di calore e capii che Layo si
era seduto dietro di me abbracciandomi la schiena e circondandomi la
vita con le mani.
<< Che cosa
stai facendo? >> domandai quando riuscii a riprendermi dalla
sorpresa (il batticuore non sarebbe rallentato lo stesso) e notai che
alcuni ci guardavano stupiti. Jo era estremamente curiosa.
<< Saluto il
mio angelo >>> disse lui ridendo e baciandomi sul collo.
<< Così ci
vedono tutti >> protestai senza però trattenere un sorriso
<< E inizieranno a spettegolare >>
<< E tu
lasciali fare >> rispose lui sprezzante.
<< E se i
pettegolezzi arrivano anche a mio padre? >> rabbrividii delle mie
stesse parole. A papà sarebbe venuto un infarto e non avevo idea di
come avrebbero reagito Gwen e mia madre (Gwen l’avrebbe sicuramente
informata).
<< Sta
tranquilla. I pettegolezzi del liceo non arrivano in tutta Heyl. Credi
che il padre di Violet la lasci ancora libera di uscire la sera sapendo
con quanti è stata? >> disse sicuro con un sorrisetto malizioso.
<< Compreso il
sottoscritto? >> ribattei gelosa girandomi per colpirlo su una
spalla ma mi fermò.
<< Attenta o
dovrai subirti le ire delle Cheerleader per avermi rovinato >>
disse indicando avanti a noi.
Alzai lo sguardo e
notai quelli indignati e infuriati delle oche bionde, tra cui quello
profondamente assassino di Violet nei miei confronti. La salutai e mi
sembrò quasi di vedere il fumo nero di rabbia uscire dalle sue orecchie.
<< Quelle
vogliono uccidermi solo perché le ho rubato il bello di Heyl >>
ribattei.
Layo rise e si chinò
a darmi un vero bacio, trattenendomi per prolungarlo.
Lo guardai negli
occhi neri. << A volte desidero di non aver mai scritto il mio
nome su Grimorio >> sussurrai sfiorandogli le labbra con un dito
<< Saremmo stati due ragazzi normali>>.
<< Ma tutto
questo non sarebbe avvenuto. Io sarei rimasto lo stesso il figlio del
diavolo e allora chissà se ci saremo mai avvicinati. Per me saresti
stata uguale alle altre e io quello con il grande segreto da custodire,
ma tu sei diversa Allie >>
<< Quando hai
scoperto la verità? >>
<< Avevo sette
anni. Demon voleva prendermi con lui dopo aver saputo dei miei poteri.
Sarei stato molto utile tra le sue file >>
<< Ma è
terribile! Insomma eri solo un bambino >>
<< Già >>
mormorò con lo sguardo lontano, perso chissà in quali ricordi.
<< Ehi
piccioncini! >> ci interruppe la voce di Genevieve. Poteva essere
solo lei, quell’impicciona. << La campanella è suonata da un bel
po’. Allie ci aspetta il compito di trigonometria… ma prima abbiamo la
lezione di spagnolo tutta per noi >> aggiunse tutta contentai e
poi mentre entravamo mi sussurrò maliziosa: << Io lo sapevo che
c’era qualcosa tra di voi. L’avevo fiutato >>
Sentii la risata di Layo
echeggiare nei corridoi mentre si allontanava verso la sua classe.
Jo mi prese sotto braccio e
capii che non sarei riuscita nemmeno per un minuto a sentire la
lezione, perché mi aspettava una valanga di domande che avrebbe avuto
solo menzogne come risposta.
<< Ehi Allie >>
bisbigliò una voce << Allie svegliati! >>.
Qualcosa di duro di colpi
il braccio su cui avevo poggiato la testa per dormire.
<< Mmm >>
mormorai stiracchiandomi sul banco.
<< Réveillés! >> continuò la
voce, adesso agitata << Svegliati! >>.
Qualcuno diede un
calcio alla sedia su cui ero seduta.
<< Al! Sei a
scuola, non è il momento di dormire! >> disse la voce che
riconobbi come quella Genevieve. Era vicina al mio banco e continuava a
dare calci alla mia sedia.
<< A scuola?!
>>.
Strabuzzai gli occhi
e misi a fuoco il volto della professoressa Hobes sopra di me. La sua
fronte era aggrottata in un cipiglio irritato che non aveva proprio
niente di amichevole e che faceva presagire che ero nei guai. In guai
grossi.
Avevo preso la brutta abitudine di
ficcarmici troppo spesso in questi guai.
<< Complimenti
Fox >> esclamò infuriata prendendo un foglio dal banco su cui mi
ero addormentata << Questa sarà un’altra insufficienza >>.
Sventolò il compito
di trigonometria di cui avevo svolto solo un esercizio su quattro… e
non ero sicura nemmeno che quello fosse giusto.
<< No, la
prego, me lo ridia >> la supplicai disperata mentre alcune
risatine percorrevano l’aula << Prometto che lo farò benissimo
>>.
La professoressa
guardò l’orologio che aveva al polso. << Mi dispiace Fox, il
tempo per il compito è scaduto. Adesso è tempo di andare a fare una
passeggiatina dal preside >>.
Oh
no!
Mi alzai al suono
della campanella, prendendo lo zaino, e invece di seguire gli altri
verso l’uscita, seguii la Hobes dal preside.
<< Ci sentiamo
dopo, Al? >> mi domandò Genevieve passandomi accanto.
<< Forse. Se
sono ancora viva >>> risposi affranta.
In quel momento avrei
preferito affrontare la furia di diecimila demoni invece che quella dei
professori e forse anche quella di mio padre. Ero sicura che lo
chiamassero.
<< Aspetta qui
Fox >> mi disse la professoressa quando arrivammo davanti alla
presidenza. Lei entrò e mi sedetti su una sedia vicino la porta.
E, dopo un quarto
d’ora, come temevo, arrivò mio padre, trafelato e con ancora il camice
bianco indosso.
<< Allie
>> mi raggiunse con grandi falcate per il corridoio << Che
cos’è successo? Il preside mi ha chiamato… ha detto che doveva parlarmi
di te >>.
Abbassai lo sguardo
sul pavimento per osservarmi le scarpe, senza il coraggio di guardarlo.
<< Dovresti entrare >> dissi.
Nathaniel bussò e la
porta della presidenza si aprì.
<< Signor Fox,
prego si accomodi >> lo saluto la testa della Hobes facendo
capolino dalla soglia.
Avvertii lo sguardo
di mio padre su di me prima che entrasse. Appena la porta si chiuse
alle sue spalle mi guardai intorno e con un sospiro notai che il
corridoio era deserto tranne che per uno studente ritardatario che
stava girando l’angolo per dirigersi in mensa. Così m’inginocchiai sul
duro pavimento e poggiai un orecchio sulla porta, curiosa di sapere
quello che stavano dicendo dentro la stanza.
<< Ha subito
iniziato ad andare male >> stava dicendo la professoressa di
trigonometria. Per fortuna aveva una voce alta e acuta. << Eppure
alcune volte arriva preparata in tutte le materie e offrendosi
volontaria per le interrogazioni riesce a prendere bei voti che però
non bastano a recuperare tutti gli altri >>.
Una voce profonda e
maschile, che doveva essere quella del preside Perkins aggiunse
qualcosa e sentii mio padre rispondere senza riuscire bene a capire di
cosa parlassero. Le loro voci erano troppo basse per essere udite.
<< Sembra come
se ci fosse qualcosa, o qualcuno, che non le permettesse di studiare
>> riprese la voce della Hobes.
Sentii dei passi
arrivare dal corridoio dei bagni e mi rialzai da terra per mettermi
nuovamente seduta sulla sedia.
Chiusi gli occhi e
poggiai la testa sul muro dietro di me.
La Hobes aveva
indovinato il motivo del perché non studiavo ma non aveva capito la
causa, non l’avrebbe mai capito, purtroppo.
Sospirai.
Sapevo che papà
sarebbe rimasto deluso da quello che gli avrebbero raccontato sul mio
comportamento e il mio rendimento scolastico. Già la pagella era stata
un vero disastro. Ma lui non sapeva tutta la verità altrimenti mi
avrebbe capito: c’era passato anche lui in tutto questo casino.
Ero così stanca…
Qualcuno si schiarì
rumorosamente la voce sopra di me interrompendo i miei pensieri.
Aprii gli occhi di
scatto e vidi mio padre serio in volto, insieme al preside Perkins che
mi sorrise condiscendente.
<< Allora
arrivederci dottore >> disse il preside stringendo la mano a mio
padre << Porti sua figlia a casa a fare una bella dormita
>>.
<< Arrivederci
preside Perkins >> disse Nathaniel stringendo la mano di rimando.
Il preside rientrò
nel suo ufficio e io mi alzai per seguire mio padre nel corridoio fino
a Dessy, la nostra vecchia macchina, posteggiata nel parcheggio della
scuola. Lo imitai, sedendomi nella macchina e lui in silenzio accese
con un brusco gesto la macchina che protestò cigolando.
<< Papà mi
dispiace… >>
Era arrabbiato. Lo
capivo da come si muoveva rigido e da una sottile ruga che gli solcava
la fronte. Gli veniva ogni volta che era turbato per qualcosa.
<< Sono molto,
molto, molto deluso da te, Allie >> m’interruppe Nathaniel
inchiodando la macchina, ma continuando a guardare la strada.
<< Lo so, ma ti
prometto che… >>
Papà si girò e
finalmente mi guardò. << Non so che cosa ti ha preso Al. Non ti
eri mai comportata così e ora rischi di perdere un anno di scuola
>> esclamò dando una botta al volante, facendomi trasalire.
<< E’ colpa di quel lavoro che hai accettato durante le vacanze,
lo so (era l’ennesima bugia che avevo inventato per giustificare le mie
lunghe assenza da casa). Avevi promesso che avresti recuperato e invece
ogni pomeriggio esci e torni tardi la sera… >> s’interruppe per
un attimo e poi digrignò i denti: << E poi c’è quel ragazzo
>>.
Lo guardai
orripilata.
Aveva forse visto me e Layo? Lo aveva riconosciuto?
<< Non fare
quella faccia Al, ti ho visto l’altra sera mentre uscivi con lui…
Ancora non so chi sia… >> lanciai un piccolo sospiro: per fortuna
che non gli era venuto in mente Layo << Ma non sono d’accordo di
quello che stai facendo. Ti proibisco di vederlo ancora >>.
Le sue parole mi
colpirono. << Cosa? >>
<< Mi hai
sentito benissimo >>.
<< Tu non puoi
impedirmi di vederlo >> esclamai e questo per mio padre valse
come una confessione in piena regola di tutte le colpe.
Stupida!
<< Da oggi
passerai tutti i pomeriggi in camera a studiare. Resterò personalmente
a controllarti, a costo di fare sempre il turno di notte >> mi
minacciò Nathaniel puntandomi contro l’indice.
<< Non… non
puoi farlo >> balbettai.
Ero preoccupata.
L’avrebbe fatto davvero e così sarebbe stato in pericolo, in grave
pericolo.
<< Tu non puoi
farlo! >> gli urlai contro.
La sua mano mi colpì
la guancia. Prima di allora non l’aveva mai fatto.
<< Se tua madre
fosse qui non avrebbe mai approvato il tuo comportamento! >>.
<< Tu non sai
niente della mamma >> esclamai arrabbiata, con le lacrime agli
occhi << E se non fosse per te, lei adesso sarebbe ancora qui!
>>.
Nathaniel rimase
senza parole. Prima che potesse reagire, uscii veloce dall’abitacolo
dell’auto, sbattendo forte lo sportello dietro di me. Iniziai a correre
lungo la strada della città senza sapere bene dove andare.
Sentii la voce di mio
padre che mi chiamava: << Allie, torna qui! >>.
Corsi ancora più
forte, girando in un vicolo stretto per sparire alla sua vista.
Non avrei dovuto
dirgli quelle parole, ma ero arrabbiata.
Avrei tanto voluto
dirgli la verità.
Continuai a correre
per Heyl senza fermarmi finché le gambe non mi fecero male e il fiato
si fece corto, così fui costretta a fermarmi.
Alzai lo sguardo e mi
ritrovai davanti all’unico palazzetto del ghiaccio della città. Sapevo
che a quest’ora era chiuso ma la porta era sempre lasciata socchiusa
dal guardiano Reid perché c’era sempre qualcuno che voleva pattinare a
Heyl.
Entrai all’interno.
Tutto era silenzioso e le luci erano spente. La piccola pista era
illuminata solo dalle enormi finestre. Presi un paio di pattini dal
magazzino e mi sedei a bordo della pista.
M’infilai i pattini
ai piedi e poi scivolai sul ghiaccio senza esitazioni. I pensieri
liberarono la mia mente e pattinai veloce con la sensazione di sentirmi
libera. Adoravo quella sensazione. Fin da piccola mi era sempre
piaciuto pattinare.
All’improvviso, nel
ghiaccio si aprì una crepa che corse scricchiolando veloce davanti a me
fino a fermarsi in un punto in cui si aprì un varco di fuoco da cui
sbucò Demon.
<< Tu?! Come
fai a essere qui? >> ero terrorizzata di vederlo apparire così
all’improvviso. Era da tempo che non mi trovavo faccia a faccia con il
Re dei Demoni in persona. Era ancora più inquietante di quanto lo
ricordassi.
<< Senza la
protezione di Evangeline è stato veramente facile trovarti >>.
<< Che cosa le
hai fatto? >> urlai.
<< Non
preoccuparti, adesso si trova al sicuro, nelle confortevoli e calde,
soprattutto calde, prigioni dell’Inferno >>.
Sobbalzai e per poco
non caddi sul ghiaccio. << L’avete rapita! >>
<< Uh che
termine volgare e inappropriato >> commentò Demon con un sorriso
<< Direi piuttosto che si tratta di un soggiorno piuttosto lungo
e non voluto >> il suo sorriso si allargo fino a mostrare i
canini appuntiti rendendolo diabolico << Mi farebbe molto piacere
se tu le facessi compagnia >>.
Il diavolo puntò un
lungo dito contro la pista e le fiamme intorno a lui avanzarono veloci
per tutto il ghiaccio, sciogliendolo. Mi ritrovai a nuotare in quella
gelida acqua cercando di raggiungere disperatamente l’uscita della
pista che sembrava così lontana. La risata di Demon echeggiava malefica
intorno a me.
Un ululato vicino, mi
fece capire che ero salva. Layo si avventò su Demon e gli graffio il
volto con un artiglio, ferendolo. Continuai a nuotare finché non sentii
una forte presa al braccio e urlai di dolore quando i denti di Layo mi
perforarono la pelle. Il lupo mi lanciò con forza fuori dalla pista e
mi abbaiò contro. Capii che mi stava dicendo di scappare.
Mi strinsi il braccio
dolorante e sanguinante e uscii dal palazzetto di ghiaccio, correndo
per la strada. Mi girai spaventata al rumore di una finestra infranta
da cui sbucò Layo inseguito da Demon.
Continuai a correre
digrignando i denti ad ogni passo. Non sapevo dove andare.
All’improvviso sentii
dei passi pesanti dietro di me e Layo m’issò sulla sua groppa. In pochi
secondi fummo davanti casa e il lupo saltò nella finestra della mia camera,
atterrando senza fare rumore.
Si ritrasformò in
umano e notai che aveva una ferita sul petto.
<< Mi dispiace
per il braccio >> disse con il respiro ansante, la voce roca.
<< Non
preoccuparti >>.
<< Presto Allie
non c’è tempo, tra poco Demon sarà qui. La casa non è più sicura. Usa
il biglietto che ti ha dato Evangeline e porta anche il libro >>.
<< Mio padre?
>> domandai preoccupata.
<< Lui starà
bene. Loro sono qui per te >> disse Layo << Adesso vai!
>>.
Mi strinse fra le sue
braccia per un attimo e in quel momento avrei voluto che il tempo si
fermasse per rimanere nel suo abbraccio. Layo mi baciò la fronte e poi
senza guardarmi si girò per uscire nuovamente dalla finestra. Un
ululato furibondo squarciò l’aria.
Con il respiro
affannato corsi per il corridoio e raggiunsi la soffitta dove avevo
nascosto Grimorio. Posai il biglietto di Evangeline sulla copertina del
libro e il portale per il Cielo comparve su un muro della stanza.
<< Oddio!
>> mormorò una voce dietro di me.
Mi voltai e vidi la
faccia sconvolta di mio padre.
Lo presi per mano e
lo trascinai con me nei Cieli.
Preoccupata, diedi dei buffetti sul volto di mio padre, cercando
di farlo rinvenire.
Appena eravamo
arrivati nei Cieli era crollato, svenuto dalla sorpresa, che forse non
era stata poi tanto bella. Insomma, sapere che tua figlia era
minacciata di morte doveva essere stato un brutto colpo per lui,
soprattutto se quei diavoli che la minacciavano erano gli stessi che
più di diciassette anni fa avevano tentato di uccidere anche lui e
avevano portato via la mamma.
Quando era svenuto,
insieme a Gwen, l’avevo portato nella casa vuota di Evangeline e steso
sul suo morbido letto di nuvole azzurre.
Gwen si mosse vicino
a me, chinandosi a sentire il battito del cuore di papà.
<< Come sta?
>> le chiesi, agitata.
<< Bene
>> decretò l’angelo rialzandosi e cercando di fare un flebile
sorriso per tranquillizzarmi << Si riprenderà tra qualche minuto.
Adesso fammi vedere il tuo braccio >>.
All’improvviso Layo
comparì vicino a noi.
<< Che cosa gli
è successo? >> domandò perplesso, con il fiatone.
<< Layo!
>> mi tuffai su di lui, stringendolo, e lui gemette. Notai che
aveva, oltre la precedente ferita sul petto, un lungo taglio
sull’occhio destro e la spalla destra gli ricadeva inerte lungo il
fianco. Doveva essere rotta. << Scusa >>.
<< Allie
>> mi guardò mentre la rabbia gli scuoteva il corpo << Mi
dispiace ma hanno preso la casa >> sospirò, cercando di calmarsi
<< Senza la protezione di Evangeline sono troppo forti >>.
Lo abbracciai di
nuovo, questa volta con più delicatezza e lui mi strinse con il braccio
sano. << L’importante è che adesso sei qui >> mormorai
sfiorandogli la guancia con un bacio.
<< Allie
>> mi chiamò Gwen << Credo che tuo padre si stia
riprendendo >>.
Mi girai di scatto e
mi chinai su mio padre che si stava lentamente risvegliando, sbattendo
più volte le palpebre mentre apriva gli occhi.
<< Papà? Come
ti senti? >>.
<< Allie
>> disse con voce fioca << Credo di aver sognato >>.
Si alzò piano dal
letto e si guardò intorno, e per poco non risvenne.
<< Hai scritto
il tuo nome sul libro >> strepitò poi con voce acuta, gli occhi
fuori dalle orbite << Non dovevo tenerlo… >> sembrava
sull’orlo di una crisi isterica.
E solo in quel
momento sembrò notare il ragazzo che si trovava accanto a me. Layo
ritirò svelto il braccio che aveva poggiato sul mio fianco e arretrò di
diversi passi spaventato dallo sguardo infuocato di Nathaniel.
<< Tu! >>
esclamò, e quel suono arrivò alle mie orecchiette come una fucilata
<< Non osare toccare mia figlia! >>.
Gwen mi lanciò
un’occhiata preoccupata. << Allie, fallo calmare o credo che gli
verrà un accidente >>.
Decisi di
intervenire: << Papà, calmati! Va tutto bene, Layo è con noi
>>.
<< Non
m’interessa… >> sbraitò ma poi sembrò per un attimo stordito
quando ripensò alle mie parole << Davvero? >>.
Sentimmo dei passi
veloci percorrere la casa e una voce chiamarmi. << Allie! Tesoro!
>>.
Mamma mi travolse,
abbracciando e baciandomi sulla fronte. << Allie ho saputo solo
adesso quello che ha fatto Demon, per fortuna stai bene! >>.
S’immobilizzò quando
guardò un punto oltre alle mie spalle, dove si trovava papà.
<< Ivoene
>> mormorò Nathaniel con voce incredula.
Mi liberai
dall’abbraccio di mia madre, la quale si avvicinò con passo incerto
verso papà continuando a osservarlo con attenzione.
<< Nathaniel
>> sussurrò infine abbracciandolo.
Vidi papà chiudere
gli occhi e con un sospiro ricambiare la stretta della donna che aveva
tanto amato e sentii una lacrima scivolarmi lungo la guancia. Mamma mi
fece un cenno e mi unii anch’io al loro abbraccio. Uno starnuto e una
soffiata forte di naso interruppero il momento e ci girammo per vedere
Gwen che si asciugava le lacrime.
<< Scusate ma è
così commovente! Lo so che sognavate questo momento da sempre >>
Layo alzò gli occhi
al cielo e borbotto qualcosa molto simile a un “mammoletta!”. Gwen gli lanciò
un’occhiataccia.
<< Ivoene sono
diciotto anni che aspetto questo momento. Mi dispiace tantissimo di
averti perso >> disse mio padre prendendo la mano di mia madre
tra le sue << E’ colpa mia se Allie adesso è in questo pasticcio!
Ti avevo promesso che l’avrei protetta e invece non l’ho fatto! Ho
conservato il libro perché sapevo che tu eri lì…>>
<< No papà, non
è colpa tua! >> dissi con fervore.
Ivoene gli fece una
carezza su una guancia. << Ha ragione Allie, Nat. Questo era il
suo destino. Non potevamo tenerla lontana da Grimorio. Adesso non
dobbiamo perdere altro tempo però, bisogna salvare Evangeline. Lei è la
nostra unica speranza >>
<< Com’è
successo? >> domandò Layo, riferendosi al rapimento.
<< E’ stata una
trappola ben congegnata >> risposte Gwen << Nessuno poteva
immaginare una cosa del genere. Non era mai successo che uno dei due
Capi venisse toccato. A questo punto ho l’impressione che Demon abbia
deciso di vincere questa battaglia a tutti i costi e scrivere la fine
di Grimorio>>
Un sordo rumore di
battito d’ali interruppe il mio angelo custode. Qualcosa di molto
pesante si posò sulla terra e poi la testa di un grosso drago dorato
fece capolino dalla porta della casa.
<< E’ orribile!
>> esclamò il drago in tutta agitazione.
<< Il regno dei
Cieli è nel caos! >> aggiunse Salem entrando di soppiatto dalla
porta, evitando l’enorme corpo del drago.
<< Cos’è
successo? >> domandò Ivoene cercando di mantenere la sua solita
compostezza.
<< Gabriel…
>>
<< Cosa?
>> saltò subito su Gwen al suono di quel nome.
<< I diavoli
hanno preso anche lui >> annunciò tetro il gatto mannaro.
Layo lanciò
un’imprecazione e papà si sedette sul letto dal quale si era appena
alzano, scuotendo la testa sconsolato. Non avevo mai visto mia madre
così preoccupata dall’inizio di Grimorio.
<< E’ la fine!
>>
Il drago emise uno
sbuffo di fumo azzurro che ci ricoprì per qualche secondo e quando si
dissolse notai che era sparito. Mi girai a guardare Gwen. Era sbiancata
e si era portata le mani sulla bocca come per trattenere un muto urlo
di orrore. Mi lanciò uno sguardo terrorizzato che ricambiai senza
riuscire a trovare alcun modo per consolarla. Il Richiamangeli che suonava da
quando Demon era comparso davanti a me ancora non aveva smesso di
tintinnare.
Aveva ragione il
drago? Era forse finita? Era davvero giunta la fine per il Bene?
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Capitolo 17 *** Festa di compleanno ***
17. Festa di compleanno
<< E pensare che domani è
il giorno del mio compleanno >> riflettei a voce alta mentre
cambiavo le bende alle ferite di Layo. Era uscito davvero malconcio
dallo scontro con i Diavoli. Ormai non si risparmiavano più contro di
lui.
Mi lanciò un’occhiata
sofferente quando gli medicai la ferita sul petto. Per fortuna che con
la magia la sua guarigione era molto più veloce. << Ahia! Ti stai forse vendicando per
il braccio che ti ho ferito? >>
Scossi la testa:
<< Shh zitto! I diavoli non ti battono ma un po’ di disinfettante
sì? >>.
Erano già tre giorni
che ci trovavamo nei cieli, nella casa vuota di Evangeline. Salem,
l’unico che era riuscito a tornare sulla Terra grazie al suo aspetto
alquanto anonimo di gatto (mannaro), aveva riportato cattive notizie:
Heyl era caduta nelle mani dei demoni e ormai era completamente avvolta
dall’oscurità. Tornare sarebbe equivalso a un vero e proprio suicidio
dato che Demon, ormai stanco di attendere ancora la vittoria che gli
spettava, aveva messo una vera e propria taglia sulla mia testa e di
Layo. Il figlio lo voleva vivo per fargli pagare il suo tradimento
mentre io andavo bene anche morta. Bella
consolazione! Per fortuna questa notizia l’andava portando in
giro quello strano diavolo vestito da fata che avevo incontrato tempo
prima nella mia visita all’Inferno e speravo così che non molti lo
prendessero sul serio.
<< Che cosa hai
detto??? >> esclamò una voce con un tono stridulo.
Mi girai per vedere
Gwen che mi guardava stralunata.
<< Ehm >>
sperai di non averla offesa: tutto era nel caos ed io pensavo al mio
compleanno. << Che domani compirò gli anni >>.
Gwen mi fu affianco
in un battito d’ali e mi afferrò per le spalle. Aveva un sorriso che
andava da un angolo del volto all’altro, sembrava uscita fuori di sé.
<< Oh Allie è fantastico! >>.
<< Davvero?
>> dissi perplessa.
<< Gwen ha
ragione! >> concordò Layo scacciando le mie mani che tentavano di
medicarlo e mettendosi a sedere sul letto.
Mi
era forse sfuggito qualcosa?
<< Allie,
ascolta: il tuo compleanno è un’occasione speciale, no? >> disse
Gwen.
<< Suppongo di
sì… >>
<< Oh sì che lo
è! >> m’interruppe il mio Angelo Custode con gli occhi che
brillavano << E Grimorio concede sempre un giorno di Tregua per
le occasioni speciali! >>.
Finalmente capii
cos’era venuto in mente a Gwen. << Davvero?! >>.
<< Si!
Chiederemo a Grimorio un giorno. Organizzeremo una festa favolosa e
quello sarà il nostro diversivo! Avremo un giorno di completa
protezione grazie a te… e sarà proprio allora che agiremo! >>
In quel momento
entrarono in casa Ivoene e Nathaniel. Avevano due facce sconfortate.
<< La luce del
Paradiso si sta spegnendo da quando Evangeline non è più qui e
l’assenza di Gabriel di certo non aiuta >> annunciò tetro papà
<< Neanche l’ultima volta era così grave! >>
Ivoene si fermò a
osservare le nostre facce stranamente sorridenti dopo giorni. <<
Che cos’è successo qui? >>
<< Gwen ha
avuto un’idea fantastica! >> annunciai.
<< Avanti,
racconta! >> la incitò mia madre.
Gwen spiegò la sua
idea del compleanno e gli occhi dei miei genitori si riaccesero di un
barlume di speranza.
<< C’è solo un
problema… come faccio a chiedere un giorno di tregua? >> chiesi.
<< Domandalo al
Libro >> rispose papà.
Ivoene si tolse una
piuma dalle ali e ci soffiò sopra. Quella si illuminò e vibrò per un
secondo, poi mia madre me la porse con un sorriso e mi incitò: <<
Scrivi! >>.
Tirai fuori Grimorio
dal suo nascondiglio (chissà perché il pavimento sotto il letto mi
sembrava sempre un buon nascondiglio) e tenendolo tra le mani lo aprii
a una delle pagine bianche.
“Chiedo un giorno di tregua”
Comparve subito una
scritta svolazzante dall’inchiostro rosso.
“Motivo”.
“Genetliaco”.
Di certo a un libro
antico più del mondo non potevo scrivere in modo banale.
Aspettai ansiosa la
risposa, battendo ossessivamente la penna sul pavimento.
“Accordato”.
Osservai le scritte
sparire ed esultai contenta.
Il Richiamangeli che
tintinnava piano da quando Evangeline era stata rapita finalmente cessò
di suonare.
A parte il geniale
piano di Gwen ero felice che almeno il giorno del mio diciottesimo
compleanno non l’avrei passato a scappare dai Demoni.
Poi, all’improvviso,
un’idea mi balenò nella mente e allora sfogliai il libro lentamente,
cercando le pagine dov’erano scritti gli eventi di pochi giorni fa.
Lessi del rapimento di Evangeline e Gabriel e il sangue mi ribollì
nelle vene.
“Evangeline emise un flebile grido di
aiuto ma ormai nessuno poteva più sentirla…”
Non sapevo se fosse
possibile, ma tentai ugualmente di modificare il fatto che l’angelo
fosse stato rapito, ma appena toccai il foglio la penna mi volò via
dalle mani con violenza (Layo fece appena in tempo a spostarsi prima
che gli cavasse un occhio) e comparve una grossa scritta dorata.
“Se la storia vuoi modificare, la Penna
del Destino devi conquistare”.
Wow Grimorio sì che era un eccellente
poeta…
Aspetta un momento…
La Penna del Destino?!
Ecco che cosa aveva
in mente Demon!
La storia si poteva
cambiare! E io sapevo esattamente cosa Demon avesse intenzione di
modificare… voleva cancellare la Profezia e scrivere un nuovo finale,
il suo finale.
Ci guardammo tutti a
bocca aperta, colti dallo stesso pensiero. Layo strabuzzò gli occhi e
Ivoene tirò un lungo sospiro: << E’ peggio di quanto pensassimo!
>>.
Quando rimisi piede
dentro casa sembrava che niente fosse cambiato, che niente fosse
successo.
La magia di Grimorio
era stata così potente da spazzar via dal cielo le cupe nuvole grigie
che coprivano Heyl da quando Evangeline si trovava prigioniera
nell’Inferno di Demon. Il sole era alto nel cielo, la sua luce era così
accecante che quasi mi feriva gli occhi. Non eravamo più abituati a
vederlo. Per fortuna grazie alla potente magia del libro la nostra
assenza era passata inosservata… faceva parte del gioco d’altronde. Gli
umani meno sapevano e meglio era. Speravo solo che non si sarebbero mai
dovuti accorgere di niente, ma sapevo anche che con la vittoria del
male tutto sarebbe cambiato. Non dovevamo permetterlo, no!
La festa ci sarebbe
stata quella sera quindi andava tutto preparato al meglio in poco
tempo. Mio padre era rimasto nei Cieli (va bene la situazione di grave
pericolo ma un genitore a una festa di compleanno di un’adolescente…
insomma avevo ancora la mia reputazione da mantenere!), Salem si era
occupato di distribuire gli inviti e mentre io e Gwen ci occupavamo di
sistemare la casa, Layo ne aveva approfittato per far visita a sua
madre.
<< Wow Gwen!
Nessuna festa ha avuto addobbi più belli! >> esclamai alla fine
del nostro lavoro.
La casa non sembrava
più la stessa. Il salotto era irriconoscibile: insieme avevamo spostato
tutta la mobilia e gli oggetti che avrebbero rischiato la loro
integrità a stare in mezzo a una casa dove si svolgeva una festa. Il
tavolo era stato sommerso da una montagna di cibo e sembrava che da un
momento all’altro sarebbe crollato sotto tutto quel peso. E gli
addobbi! Gwen aveva abbassato magicamente la luce dei lampadari e su
tutti i muri della casa sembrava come se scintillasse un cielo
stellato. Dal soffitto scendevano dei festoni argentati che sembravano
essere le code di stelle comete.
<< Oh niente
che non si possa fare con un po’ di magia >> disse Gwen facendomi
l’occhiolino << Va bene che questo è un diversivo… ma è sempre il
tuo compleanno! Perché non approfittarne per fare una festa con i
fiocchi?! >>
Le sorrisi. <<
Sono contenta di averti come mio Angelo Custode, Gwen! >> la
abbracciai stretta e le sussurrai: << Vedrai che andrà tutto bene
>>.
Quando sciolse il
nostro abbraccio, la vidi asciugarsi gli occhi, sapevo che stava
pensando a Gabriel. << E’ tutto così difficile… >>
<< Non gli
permetteremo di vincere! >> ribattei con forza.
Sentii la porta
sbattere dietro di noi e Salem comparì con un balzo nel salotto.
<< Gli inviti
sono stati ricevuti, è tutto sistemato! Inoltre ho ricevuto un
messaggio da Ivoene, dice che è tutto pronto per il diversivo, l’ora è
quasi giunta. Ma a quanto pare a me toccherà rimanere qui a
controllarvi quindi… >> la sua figura ebbe un tremulo e
all’improvviso si trasformò nella sua forma umana, un ragazzino dai
capelli castani arruffati. Ghignò divertito: << Se mi avessero
detto che passando dalla parte del Bene sarei finito a fare il baby
sitter a degli adolescenti non so se avrei accettato >>.
<< Oh Salem non
fare il noioso! Cercherò di chiamare Minù >> lo riprese Gwen
<< Però adesso io e Allie dobbiamo andare di sopra >>
L’angelo mi trascinò
su per le scale con forza.
<< Gwen ma chi
è Minù? >>
<< Oh una gatta
mannara, vecchia amicizia di Salem >> rispose veloce mentre mi
spingeva dentro la camera << Ma adesso non importa! La festa sta
per iniziare e a te manca ancora qualcosa? >>
<< Cosa?
>>
<< Il vestito!
Non vorrai presentarti con jeans e scarpe da ginnastica! Quello sul
letto è un regalo di tua madre, indossalo! Io ti aspetterò di sotto…
>>
Mi fece l’occhiolino
e poi si chiuse la porta alle spalle.
Mi avvicinai a letto
dove c’era una grossa scatola con sopra un biglietto. Lo aprii. Era la
scrittura di mia madre.
“Mia cara Allie, mi
sono persa troppi tuoi compleanni… Sei cresciuta così in fretta,
bambina mia! Io non sono stata vicino a te, non ho visto il tuo primo
sorriso né sentito la tua prima parola, non ci sarò il giorno del tuo
diploma e non ti abbraccerò il giorno del tuo matrimonio però sappi che
in tutti questi anni tu sei sempre stata vicino al mio cuore e io sarò
per sempre nel tuo. Adesso che siamo insieme ne approfitto per donarti
il mio primo regalo. Ti voglio bene tesoro mio! Buon compleanno!”
Oh mamma…
Aprii la scatola e
tirai fuori il vestito. Rimasi senza fiato. Era bellissimo! Era un
lungo vestito stile imperio del colore blu scuro della notte, il
tessuto era così morbido che sembrava di tenere acqua tra le mani e le
cuciture era tenute insieme da un sottilissimo filo dorato che sembrava
scintillare. Ero certa che quell’abito era stato fatto in Paradiso!
Lo indossai e
guardandomi allo specchio mi sentii del tutto un angelo, come se la mia
parte umana fosse sparita. Wow gli
angeli si sentivano sempre così belli?!
Quando riscesi al
piano di sotto vidi che già alcuni invitati erano arrivati e Gwen e
Salem li stavano accogliendo presentandosi come “i lontani cugini di
Allie da parte di padre”.
<< Ehi Allie,
ma lo dovevo sapere da un invito che stavi organizzando una festa?
>> esclamò la voce squillante di Genevieve << Oh la la! Allie sei favolosa! Ma
dove l’hai comprato questo vestito? Sono davvero invidiosa! >>.
<< Grazie Jo,
anche tu sei molto bella! >>.
Lo era davvero nel
suo vestito dorato con una corta e gonfia gonna che lasciava scoperte
le sue secchissime e diafane gambe. Aveva stirato i rossi capelli che
le ricadevano sulle spalle come una colata di lava.
<< Stasera Mark
ti salterà addosso! >>
La vidi rabbugliarsi.
<< Oh non so…>>
<< Che cos’è
successo? >>
<< Abbiamo
litigato >> disse con tono triste.
Chissà cosa aveva combinato quello zuccone
di Mark!
<< Perché?
>>
<< Oh non lo so
Allie, è da qualche giorno che sembra che nessuno riesca ad andare
d’accordo qui ad Heyl! >>
Le sue parole mi
fecero sussultare. Ecco cosa succedeva quando il Male prendeva il
sopravvento!
Mi rabbuiai ma quando
notai che Jo mi guardava perplessa, cercai di sorriderle. << Non
preoccuparti tutto si aggiusterà! >>
Andammo insieme in
salotto e diedi inizio alla festa mettendo nello stereo la musica per
ballare. Concessi il primo ballo al dolce Simon ma la mia testa era da
un’altra parte: dov’era finito Layo?
<< Ehi Allie!
Buon compleanno! >> mi disse Judith correndo ad abbracciarmi con
un grande sorriso che le illuminava il volto << Questa festa è
spettacolare, ancora meglio di quella dei tuoi sedici anni! >>
Per fortuna dov’era
Jud c’era anche suo fratello e allora ne approfittai per fare qualcosa
di veramente scorretto. Ma in amore è lecito tutto, no? Mentre
ringraziavo la sua gemella, usai i miei Occhi di Specchio su Mark.
Adesso nessuno sarebbe stato triste per futili litigate. Almeno i loro
cuori non sarebbero stati presi dall’oscurità. Mentre osservavo
soddisfatta i due piccioncini riappacificarsi, una voce conosciuta mi
fece sobbalzare.
<< Oh amore,
sei la mia dea questa sera! >>
<< Evapora
Theo! >>
Scommetto che c’era
lo zampino di qualcuno se l’invito era arrivato anche a lui. Avrei
spiumato Gwen con le mie stesse mani! A volte anche gli angeli potevano
essere davvero dispettosi.
Già un’ora era
passata ma di Layo nessuna traccia.
<< Accidenti
che festa ragazze! >>
<< Sta zitta
Kim! >>
La mia attenzione fu
attirata da una stridula e antipatica voce.
<< Scusa Violet
>>.
Mi girai per vedere
in un angolo del corridoio che Violet Jones e il suo gruppetto di
cheerleader erano riuscite ad imbucarsi alla festa. Indossava un
vestito rosso sgargiante così corto, attillato e scollato che sarebbe
stato impossibile non notarla. Era circondata da tre ragazze vestite al
suo stesso modo ma ovviamente con dei colori alquanto scialbi in
confronto al suo rosso fuoco. Va bene avere lo stesso taglio di capelli
e indossare le stesse lenti a contatto colorate all’ultima moda, ma di
certo era lei che doveva apparire al meglio.
Mi ero sempre chiesta
come Violet riuscisse a essere informata su tutti i pettegolezzi e a
stare al centro di tutte le feste di Heyl… forse anche lei nascondeva
dei poteri magici. Ormai non mi sarei stupita più di tanto nel
scoprirlo.
<< Violet non
puoi negare che il vestito di Fox non sia niente male >>.
<< Brenda ha
ragione >>.
La corte si stava ribellando alla sua
regina!
Violet fulminò con lo
sguardo le tre povere ragazze che avevano avuto il coraggio di
contraddirla. Brenda e Rebecca capirono che tirava aria di tempesta e
con una mossa molto intelligente si dileguarono tra gli altri ragazzi,
mentre Kim rimase a sorbirsi le ire della bionda cheerleader.
<< Il vestito
sarò anche bello ma io di sicuro avrei molta più classe di lei
nell’indossarlo >> sibilò Violet afferrando Kim per la spalla
<< E’ chiaro? >>
<< Sì Violet, è
ovvio >> squittì Kim.
<< E se sono
vere le voci >> aggiunse lasciando l’amica e sistemandosi i
capelli << Vorrei proprio sapere perché il suo nuovo “fidanzato”
ancora non si è presentato alla sua festa >>
Allora non ero
l’unica ad aver notato l’assenza di Layo.
Ma dov’era finito?
Iniziavo a
preoccuparmi. Era da troppo tempo che mancava. Che fosse successo
qualcosa?
Uscii in giardino,
respirando l’aria fresca della sera. Alzai gli occhi al cielo e
osservai le stelle luminose e silenziose. S’intravedeva solo uno
spicchio di luna. Dall’orizzonte oscure nuvole si avvicinavano a Heyl.
Un lampo lontano brillò in esse. Una strana sensazione mi attanagliò il
petto in una morsa. Rimasi per un po’ di tempo a fissarle incantata
immaginando che fossero trasportate da diavoli ghignanti ma non
riuscivo a vederli.
Mi ripresi solo
quando un refolo di vento mi fece rabbrividire.
<< Non dovresti
prendere freddo >>.
Sussultai, sentendo
una voce familiare provenire da un angolo buio del giardino, vicino a
una finestra scura della casa.
<< Layo!
>> esclamai << Finalmente sei qui! >>
Lo strinsi a me
sperando che il calore del suo corpo potesse essere come un balsamo per
quel peso improvviso che sentivo sul cuore. Quando sciogliemmo
l’abbraccio, cercai le sue labbra ma Layo rimase immobile a fissarmi
con i suoi occhi scuri indecifrabili. Sembrava forse… emozionato?
<< Sei
bellissima Allie! >> arrossii sotto il suo sguardo << Ho un
regalo per te. Chiudi gli occhi >>.
Feci come mi aveva
detto e sentii le sue mani muoversi veloci sul mio collo.
<< Adesso puoi
aprire >>.
Aprii gli occhi e
vidi che al mio collo c’era una catenina dorata con un ciondolo. Lo
presi tra le mani e lo osservai alla fioca luce delle stelle: era una
piccola volpe d’argento. Era in posizione seduta, con la coda che le
circondava le zampe e le orecchie dritte.
Alzai lo sguardo e
incontrai quello di Layo. Gli sorrisi e lui ricambiò.
<< Ti piace?
>> chiese chinandosi verso di me.
<< Sì, davvero.
Grazie, è bellissima >>.
Mi persi nei suoi
occhi profondi e tormentati. Poi finalmente le sue labbra si poggiarono
sulle mie.
Forse quello sarebbe
stato il momento giusto per rivelargli i miei sentimenti…
Un altro refolo di
vento fece frusciare il grano dei campi e Layo s’irrigidì. Sembrava
come se a un tratto fosse diventato freddo, distante, i suoi occhi
velati.
<< Layo?
>>
Si riscosse e mi
rivolse un sorriso falso, c’era agitazione nei suoi occhi. <<
Scusa Allie, devo andare >>.
In un attimo sparì,
lasciandomi sola.
Sospirai e mi portai
una mano sul collo, dove c’era la volpe.
E mi accorsi che il
Richiamangeli non c’era più.
Un terribile
presentimento mi assalì e subito ricorsi la scia che Layo aveva
lasciato nel grano. Lo seguii fino al boschetto, dove lo vidi, in
piedi, rigido, vicino a un grande albero. Aveva tra le mani la catena
con il Richiamangeli. Notai che una riga gli solcava la fronte
aggrottata mentre lo osservava.
Capii subito che
qualcosa non andava.
<< Layo!
>> corsi verso di lui, la mano tesa.
<< Allie
>> Layo si voltò dalla mia parte e quando mi vide sgranò gli
occhi sorpreso. << Cosa…? >>
<< Layo,
dammelo! >> esclamai con voce resa stridula dall’agitazione
<< Dammi il Richiamangeli >>.
Fece un passo
indietro e il gingillo tintinnò forte.
E quel suono nel
silenzio risuonò assordante.
Pericolo.
Terrorizzata mi
nascosi velocemente dietro il tronco di un grande albero quando dal
terreno sbucò in tutta la sua terribile bellezza Demon.
Vidi Layo fare un
passo verso Demon e il Richiamangeli trillò ancora più forte. Il
diavolo con una mano pallida e affusolata lo prese velocemente, quasi
strappandolo dalle mani del figlio.
<< Se avessi
saputo che prenderlo sarebbe stato così semplice… >> disse Demon
scuotendo la testa, rimproverandosi con se stesso. << Avrei
dovuto pensarci prima >>.
<< Sei
soddisfatto adesso? >> disse duro Layo.
<< Oh figliolo
>> Demon scoppiò in una risata stridula, orribile. Quella parola
suonava così stonata pronunciata dalle sue labbra. Un brivido di
terrore corse lungo la mia schiena. << La tua parte umana ti
rende davvero così debole! … ma sapevo che alla fine l’anello debole
della catena ci avrebbe portato alla vittoria! >>
Il cielo ormai si era
fatto così scuro che riuscivo distinguere la figura del Diavolo solo
dai suoi occhi rosso fuoco e dai canini appuntiti che luccicavano
nell’oscurità mentre ghignava.
<< NO! >>
Uscii allo scoperto
tentando di fermare Demon ma era troppo tardi. Dopo aver scosso il
Richiamangeli davanti i miei occhi, il diavolo sparì con aria
trionfale.
Un fulmine squarciò
l’oscurità e il rombo di un potente tuono scosse la terra.
Osservai per un
attimo la nuova di zolfo nera che era comparsa al suo posto e poi
arretrai di alcuni passi, orripilata.
Non potevo crederci,
non volevo crederci…
Un pensiero mi balenò
nella mente.
La Penna del Destino!
La Penna del Destino
era lì! L’avevo portata sempre con me, senza mai saperlo.
E adesso era nelle
mani di Demon!
Un rametto
scricchiolò sotto le mie scarpe e Layo mi guardò, ricordandosi che ero
ancora lì.
<< Allie…
>> mormorò avvicinandosi.
Lo respinsi. <<
Tu non sai che cos’hai fatto! >> il ragazzo sgranò gli occhi
stupito dalla mia furia. << Hai consegnato a Demon la Penna del
Destino! >>
Sobbalzò quando sentì
quel nome. << Allie, non sapevo… >>
<< Bugiardo!
>> gli urlai contro, dandogli un pugno sul petto. << Era
per questo che hai fatto così tardi eh? Hai incontrato Demon?
Traditore! >>
M’impedì di colpirlo
ancora, prendendomi per il polso.
<< Credi
davvero che l’avrei fatto se lo avessi saputo… >> domandò
stralunato.
Guardai Layo mentre
la rabbia, insieme allo sconforto m’inondavano.
<< Hai idea di
cosa farà Demon adesso con la Penna del Destino? >>
<< Allie tu non
capisci! Lui… >>
<< Vattene
>> sibilai.
<< Aspetta,
lasciami spiegare! >>
<< Vattene
Layo! >> urlai così forte che mi sembrò che il petto mi si
squarciasse.
Un tuono fece eco
alle mie parole.
Alla luce
dell’ennesimo tuono osservai Layo arretrare sempre di più e fuggire
via.
Mi lasciai cadere
sulle ginocchia e scoppiai a piangere.
Solo un miracolo
adesso ci avrebbe salvato.
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Capitolo 18 *** Un aiuto inaspettato ***
18. Un aiuto inaspettato
Tu-tum.
Mi coprii le orecchie
con le mani.
Tu-tum.
Ma niente poté
impedirmi di sentire il mio cuore lacerarsi nel petto.
Tu-tum.
Sebbene fossero i
tuoni quelli che squarciavano il cielo e facevano tremare la terra,
l’unico rumore che riuscivo a sentire e che non avrei mai voluto
sentire era quello del mio cuore che andava in frantumi. Tutto il resto
del mondo mi arrivava come attutito.
Tu-tum.
Una forte morsa mi
opprimeva lo stomaco e mi sentivo piangere disperata.
Come aveva
potuto farlo?
Layo
ci aveva tradito!
Con il suo gesto
aveva consegnato la vittoria a Demon, eppure ciò che mi faceva più male
è che facendo così aveva negato il mio amore.
Sì, ne ero sicura.
Era amore quello che provavo… avevo provato per Layo.
Tu-tum.
Fin dall’inizio avevo
saputo che sarebbe stato pericoloso stargli vicino ma alla fine mi ero
innamorata del figlio del mio peggior nemico e adesso le tenebre non
solo erano scese su Heyl ma anche sul mio cuore.
Perché?!
Mi afferrai il
ciondolo che avevo al collo e lo strappai con così tanta forza che
sentii il collo dolermi. Osservai per un attimo la piccola volpe
d’argento nella mia mano con uno sguardo rabbioso e poi la lanciai più
lontano che potei. Vidi un luccichio nel buio e poi più niente.
Perché
lo aveva fatto?!
Brividi di freddo mi
scuotevano il corpo mentre rimanevo inginocchiata per terra in balia
del vento che ululava furioso. I capelli mi sferzavano il viso mentre
le lacrime lo solcavano con scie bollenti.
No,
non poteva finire così!
<< Allie!
>>
Alzai lo sguardo e
dopo essermi passata una mano sugli occhi per asciugarli, vidi due
ragazzini avvicinarsi a me. Erano un maschio lentigginoso dalla zazzera
castana e una femmina dall’esile figura e dai corti capelli neri a
caschetto. Riconobbi Salem mentre l’altra doveva essere Minù la gatta
mannara.
<< Oh è tutta
colpa mia Salem! >> esordii disperata.
<< Che cos’è
successo? >>
<< La… >>
ero così pateticamente disperata da nemmeno riuscire a pronunciare il
suo nome << Layo ha consegnato a Demon il Richiamangeli! >>
strillai sopra i tuoni << Salem la Penna del Destino era lì, ne
sono sicura! >>.
Salem trasalì mentre
Minù si apriva in un ghigno mostrandomi i piccoli canini appuntiti.
<< Demon ha
fatto davvero un buon lavoro con il suo cucciolo! >>
<< Minù!
>> una terza voce s’intromise all’improvviso << Ti sembra
adesso il momento? >> Gwen atterrò davanti a me e sentii Minù
ringhiarle contro << Tornatene dalla tua padrona, non è questo
posto per te! >>
Senza farselo
ripetere due volte Minù si trasformò in una splendida felina dal manto
nero e gli occhi grigi e con un balzo sparì nella notte. Chissà chi era
la sua padrona…
Osservai l’angelo
biondo davanti a me. Era davvero stravolta. << Salem va via anche
tu, stanno arrivando! >>
Il gatto mannaro fece
appena in tempo a scomparire come aveva fatto la sua compagna felina
prima che comparissero in una nuvola di zolfo e in tutta la loro
terribile bellezza i demoni.
Erano Evil e Gilderoy
accompagnati da altri tre diavoli.
Indietreggiai
spaventata alla vista dello sguardo famelico di Evil.
Gwen si parò davanti
a me, spalancando le ali e nascondendomi dietro di esse.
<< Non osate
toccarla! >>
<< Oh sono
terrorizzato Gwen! >> esclamò Evil con sarcasmo << Gilderoy
pensaci tu >> poi schioccò le dita e si rivolse agli altri tre
diavoli indicandomi << Prendetela! >>.
<< Scappa
Allie! >> urlò il mio Angelo Custode iniziando una lotta furiosa
con i diavoli.
Iniziai a correre più
veloce che potevo, ma dove potevo andare? Ormai il male era
dappertutto. I tacchi che avevo indossato rendevano la corsa ancor più
difficile. Presi una storta e quasi rischiai di cadere a terra. Me li
tolsi e li buttai via. Ripresi a correre con la caviglia un po’
dolorante. Ma ben presto andai a sbattere contro un corpo e solo una
forte stretta mi impedì di cadere a terra.
<< Allie,
Allie, Allie… >> mormorò Evil mentre quasi mi soffocava con la
forza delle sue braccia << Dove credi di andare stupida di una
ragazzina? Non c’è più salvezza da nessuna parte, il Paradiso è caduto
e Demon aspetta solo te per farti assistere al suo più grande trionfo
>>.
Le due parole mi
rimbombavano nella testa. Com’era possibile che il Paradiso fosse
caduto nelle loro sporche mani? E che cosa era successo allora a tutti
gli angeli? E ai miei genitori??
Smisi di divincolarmi
e mi arresi.
Che senso
aveva ancora combattere?
Evil ghignò borioso
della sua vittoria. Sapeva di avermi distrutto con le sue parole.
<< Brava bambina >>.
Mi girai per vedere
Gwen intrappolata da Gilderoy e gli altri diavoli. Era svenuta e aveva
un’ala spezzata. Erano troppo forti per noi che avevamo perso ogni
speranza… la luce.
Evil si rivolse ai
suoi compagni: << Andiamo! >>.
Spiegò le ali e
spiccò il volo. Vidi il terreno sotto i nostri piedi sgretolarsi e poi
si aprì un’enorme voragine nera di cui non si vedeva la fine. I diavoli
scesero in picchiata sghignazzando mentre ci trascinavano nel cuore più
profondo dell’Inferno.
Buio.
Riaprii gli occhi
mentre sentivo una dolce voce che mi chiamava.
<< Allie!
>>
<< Gwen!
>>
Osservai l’angelo
davanti a me, non sembrava più la stessa: la luce della sua aureola si
era affievolita quasi del tutto. Il volto esprimeva una grande
sofferenza mentre dall’ala spezzata gocciolava del sangue scuro.
<< Dove siamo?
>>
<< Nel punto
più profondo delle prigioni dell’Inferno >>.
Mi alzai in piedi a
fatica. La nostra era una piccola e oscura cella quadrata dalle sbarre
arrugginite, fuori da essa c’erano tante altre celle uguali alla nostra
che si susseguivano per dei corridoi che sembravano infiniti. Le
prigioni dell’Inferno erano state progettate come un labirinto per
questo era impossibile sfuggirgli. Mi ritrovai a pensare che ero stata
fortunata la prima volta che i diavoli mi avevano catturata perché non
mi avevano portato in un posto del genere. Era davvero orribili: un
luogo buio e tetro. Chissà che cosa nascondevano quelle nere celle…
Un gemito vicino mi
fece voltare di scatto.
Grazie alla flebile
luce che Gwen riusciva ancora a emanare riuscii a vedere un corpo
raggomitolato in un angolo della cella. Il volto era tumefatto e i
vestiti sporchi di sangue. La sua aureola era scomparsa ma per fortuna
le ali parevano intatte. Sembrava non riuscisse a muoversi per quanto
dolore provasse.
<< Oddio! E’...
>>
<< Sì è
Gabriel! >> rispose Gwen con la voce rotta dal pianto.
<< Che cosa gli
hanno fatto? >>
<< Io non lo
so! >>.
Il Principe degli
Angeli emise in fioco gemito. Mi avvicinai e strappai un po’ di stoffa
dalla gonna del mio bel vestito, o almeno di quello che ne rimaneva.
Almeno riusciva ancora a coprirmi decentemente. Inizia a ripulire il
volto di Gabriel mentre Gwen gli stringeva forte la mano e continuava a
piangere silenziosamente. La distruggeva vedere il suo amato in quelle
condizioni. Chissà cosa avrei potuto provare io… scossi la testa mentre
una fitta mi stringeva lo stomaco. Per me non ci sarebbe stata
l’occasione! Chi mai avrebbe fatto dal male al vittorioso Principe dei
Demoni?
<< A… Allie
>> l’angelo parlava a fatica. La sua voce era un sussurro.
Gemette ancora e il suo corpo fu scosso da un tremito. Osservai i suoi
occhi guardarmi sofferenti. << Pe… perdonami, io non… non ho
saputo resistere! >>.
<< Gabriel che
cosa ti hanno fatto? >> gli chiese Gwen in un mormorio.
<< Il dolore
era quasi insopportabile >> capii che lo avevano torturato.
Chissà quante ne aveva passate. << Ma… il pensiero di perdere le
ali era troppo! Non… ce l’ho fatta e ho parlato! >> vidi le
lacrime rigavano il suo volto << Vi ho traditi… tutti! Io… e mia
madre eravamo gli unici che sapevano dove si trovava la Penna del
Destino, ma… lei è sempre stata più forte di me >>.
<< Dov’è
adesso? >> chiesi.
Un altro gemito.
<< Non lo so…
credo con Demon >>.
<< Per tutte le
lune chissà cosa le avrà fatto! >> esclamò Gwen orripilata.
Rimasi per un attimo
immobile a pensare. << Perché non me lo avete detto? >>
<< Pensavamo
che… >> Gabriel fece un lungo sospiro << Con te fosse al
sicuro. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che si trovasse nel
Richiamangeli… Come hanno fatto a togliertelo? Un oggetto così potente
non si separa facilmente dal suo padrone >>.
Non riuscii a
rispondere alla sua domanda e così Gwen lo fece per me. << E’
stato Layo >>.
Gabriel mi guardò
incupito, ma evitai il suo sguardo. Avrei potuto piangere da un momento
all’altro. Stupida,
stupida e ancora stupida!
<< Non è stata
colpa tua Gabriel >> gli sussurrò il mio angelo custode
carezzandolo dolcemente.
<< Oh Gwen!
>> pianse il Principe << Non me lo perdonerò mai di aver
ceduto >>.
Per un attimo scese
il silenzio, rotto solo dai nostri ansanti respiri.
Tornai a guardai i
due angeli solo dopo essermi calmata. << E adesso? >>
<< Solo un
miracolo può salvarci! >> esclamò Gwen e come a testimonianza
dello scettiscismo presente nelle sue parole, l’areola si spense di
colpo.
Rimanemmo immersi
nell’oscurità. Solo la luce proveniente nel corridoio adesso ci
illuminava ma era così fioca che nemmeno riuscivo a intravedere bene le
due figure vicino a me.
<< E la
profezia? >>
Gabriel fremette.
<< Demon la cambierà con la Penna del Destino e allora non ci
sarà più via di scampo >>.
Un forte botto sulle
sbarre della cella ci fece sobbalzare dallo spavento. Alzammo lo
sguardo per intravedere un diavolo dagli occhi di brace guardarci
furioso.
<< Zitti
stupidi angioletti! >>
Ci fu uno strano
movimento alle sue spalle. Come a rallentatore vidi qualcosa abbattersi
sulla testa del diavolo e quello cadde a terra senza sensi. Allora
sentii due voci femminili parlare.
<< Bel lavoro
Minù >>
<< E’ stato un
piacere signora >>
La porta della cella
si spalancò con un cigolio stridulo.
Meravigliati vedemmo
Minù entrare nella cella.
<< Guarda un
po’ chi abbiamo qui >> esordì la gatta mannara ghignando <<
Sapevo che il mio senso felino non sbaglia mai >>.
Ancor più stupidi
guardammo la figura che si stagliava dietro di lei.
<< Credo che
sia giunta l’ora di scappare >>.
Era la signora Lawolf.
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Capitolo 19 *** L'ultima speranza ***
19. L’ultima speranza
Guardavamo stupiti la signora Lawolf che ci faceva cenno
impaziente. A prima vista non sembrava più la donna che avevo
conosciuto qualche tempo fa…
<< Come ci hai trovato? >> le domandò Gwen.
<< Me lo ha detto Minù >>.
Quella emise un miagolio soddisfatto.
Ecco a chi apparteneva la Gatta Mannara!
<< Che cosa… ? >> non riuscii a formulare una
domanda. Mi sembrava tutto troppo surreale per essere vero.
<< Credevi che Demon non avrebbe voluto al suo fianco la
sua Regina al momento della vittoria? >> disse la signora Lawolf
in un’amara risata che echeggiò tra i corridoi bui delle prigioni
<< Questo era il destino che mi aspettava da quando lo scelsi e
adesso non posso più tornare indietro >> sospirò grave <<
Adesso sei libera, ma ricorda che io non potrò più esserti di nessun
aiuto >>.
Mi fermai per un istante a guardarla. Sì, era così diversa da
come l’avevo conosciuta. Era come se tutto il suo aspetto fosse stato
trasfigurato da una bellezza demoniaca. Le labbra rosso fuoco
spiccavano sul volto pallido incorniciato dai capelli corvini. I
profondi occhi neri – così simili a quelli del figlio – sembravano
mostrare la sua anima e l’infinito turbamento che la agitava. Cercai di
immaginare come dovesse essere quando era una ragazzina spensierata
innamorata di mio padre… mentre adesso era la Regina dei Demoni,
splendida e terribile, con indosso una veste rosso sangue e avvolta da
un mantello dal colore della notte più buia.
<< Perché dovrei crederti? Questo potrebbe anche essere
l’ennesimo trucco di Demon! >> esclamai diffidente.
<< Sei libera di pensare ciò che vuoi ma comunque io
lascerò la porta della cella aperta >> rispose lei lanciandomi
uno sguardo tagliente.
Vedere il suo viso che mi ricordava così tanto quello del figlio
fu un pugno in pieno stomaco. Quell’espressione tormentata era così
simile a quella di Layo quando pensava alle sue origini demoniache che
ci dividevano… Oh ero stata così stupida a fidarmi di lui! … Ma come
avevo creduto a lui, adesso non potevo fare a meno di credere a lei.
<< Io… >> mi girai a guardare i due angeli che
dividevano la cella con me.
Gwen mi fece un debole sorriso. << Non pensare a noi Allie
>>
<< No, non vi lascio qui! >>
<< Oh Al ti saremmo solo d’impiccio in queste condizioni!
La mia ala spezzata mi rallenta e Gabriel non riesce nemmeno a
muoversi. Non preoccuparti per noi, va! >> ripeté.
<< Ma che cosa potrei fare? >> sussurrai straziata.
<< A… a volte i miracoli possono… accadere Allie >>
disse Gabriel in un mormorio << Non perdere… la speranza… se non
riusciranno a togliertela… allora un po’ di luce ci sarà ancora nel
mondo >>.
<< Ho paura >> sussurrai più a me stessa che a loro.
Oh se avevo paura!
Gwen si alzò a fatica e mi abbracciò.
<< Andrà tutto bene… >> mi sussurrò in un orecchio ma
sapevo che anche lei non riusciva più a credere alle sue parole.
La signora Lawolf mi afferrò per un braccio e mi trascinò fuori
dalla cella. << Presto, andiamo! >>.
Salutai un’ultima volta i due angeli e poi seguii la Regina e la
sua Gatta lungo i corridoi delle prigioni. Per ben dieci minuti mi
ritrovai a osservare sempre lo stesso sfondo, a ogni angolo lo scenario
non cambiava mai. File di celle e il buio. Dopo un po’ di tempo vidi
una luce in lontananza capii che l’uscita era vicina. Finalmente! Quando uscimmo, smisi
di tremare come una foglia, quel posto faceva davvero paura. Era il
luogo più terrificante di tutto l’Inferno!
<< La tua assenza sarà notata a breve >> disse la
signora Lawolf e poi indicò un punto dell’orizzonte contornato da
lingue di fuoco << L’unico modo per uscire dall’Inferno è
scendere nel girone ghiacciato, lì c’è una via di fuga >>.
<< Sai che non scapperò >> dissi con voce dura
<< Dimmi dove sono! >>.
Lei sospirò: << Ai campi di MacGonagall… >>.
<< Grazie >> mormorai tra i denti. Era stato
difficile dirlo ma se lo meritava.
<< Aspetta! >> mi fermò mentre mi incamminavo nella
direzione da lei indicata. In lontananza vidi il palazzo di Demon dove
sembrava che ci fosse in corso una grande festa e rabbrividii. <<
Layo… >>
A sentire il suono di quel nome esplosi.
<< Non osare nominarlo! Tuo figlio ci ha traditi… ha
tradito me! >> cercai di sputarle in faccia tutto il mio rancore
ma le ultime tre parole mi uscirono disperatamente tremanti.
Cercai di calmarmi. Non era tempo, in quel momento, di dare sfogo
al mio cuore sanguinante.
Lei scosse la testa e mi strinse una mano tra le sue. La sua
presa era di ghiaccio. << Salvalo Allie! >>
Le sue parole mi risuonarono nelle orecchie mentre osservavo la
sua schiena che si allontanava. Nelle mani stringevo il suo scuro
mantello.
Salvalo. Salvalo. Salvalo…
Che cosa voleva dire?
Indossai il mantello e mi nascosi nel buio.
Sentii dei passi rimbombare nel paesaggio che mi circondava,
allora mi riscossi e decisi di avviarmi nella direzione che mi aveva
indicato la Regina a passo veloce e felpato, prima che qualche demone
mi riacciuffasse e mi riportasse nelle prigioni.
Mi allontanai e mi strinsi il mantello intorno al corpo. In quel
posto faceva un caldo infernale – appunto – ma stavo sudando freddo
mentre guardavo orripilata la scena che mi si presentava davanti.
Gli angeli del Paradiso incedevano a passo lento lungo la landa
desolata e verso le prigioni. Erano disposi in una lunga fila indiana
che sembrava infinita. Una catena di ferro disposta intorno alle loro
caviglie li legava tutti insieme. Il rumore che faceva a ogni loro
passo era terribile. Quel cigolio era capace di annebbiarmi il
cervello! Avevano anche le mani legate e le ali costrette a stare
chiuse ma la cosa ben peggiore era l’altra lunga catena che li teneva
uniti. Passava lungo gli anelli dei collari di ferro stretti attorno
alle loro gole. Una ventina di diavoli controllavano la loro funebre
marcia. Ghignavano e spingevano chiunque perdesse il passo. Anche in
lontananza li sentivo chiaramente sbeffeggiare gli angeli sconfitti a
suon di bestemmie.
Avanzai stringendo i denti e superai l’orribile spettacolo.
Quando mi ritrovai nelle vicinanze del palazzo di Demon però se ne
prospettò un altro di fronte ai miei occhi. Un gruppo di Demoni stava
pungolando due grandi Draghi del Cielo. Nessuno faceva la guardia
all’entrata. Erano troppo presi dal loro bel modo di festeggiare la
grande vittoria. Schifosi!
Continuai a camminare per l’Inferno dove ogni singola creatura
cantava a festa per il loro trionfo fino a che non arrivai ad un
profondo cratere. Mi affacciai dal bordo e sentii l’aria ghiacciata
drizzarmi i capelli.
Ero arrivata nel girone ghiacciato.
Scesi nel profondo grazie ad una scala di cristallo facendo
attenzione a non scivolare per via del ghiaccio che la ricopriva.
Quando arrivai alla fine notai che mi trovavo in un luogo circolare e
intorno a me decine di aperture che si snodavano in lunghi corridoi che
portavano chissà dove. Quale sarebbe stato quello giusto?
Notai che appena sopra uno c’era una grande croce incisa nel
ghiaccio e capii che era quello il giusto passaggio. Sicuro doveva
averla lasciata la signora Lawolf.
Mi incamminai al suo interno.
Nel buio più totale battevo i denti. Il mio respiro si condensava
in nuvolette per quanto faceva freddo. Pensai che se non era riuscito
il caldo infernale ad ammazzarmi, di sicuro sarei morta assiderata in
questo gelo se il corridoio fosse stato troppo lungo. Mi abbracciai il
corpo cercando di scaldarmi almeno un minimo… quasi quasi rimpiangevo
l’infuocato clima delle prigioni.
Mentre osservavo lo spiraglio di pallida luce che era di fronte a
me, mi ritrovai assurdamente a camminare a testa in giù. Era come se
stessi seguendo una strada che girava su sé stessa. Alla fine la luce
si fece sempre più grande e allora finalmente uscii da una buca aperta
nel terreno, mi issai facendo forza sulle braccia stanche e strisciando
mi spostai prima che il passaggio si richiudesse e mi inghiottisse
nell’Inferno.
Ero di nuovo sulla Terra.
Poggiai la testa sul terreno e aspettai finché il mondo smettesse
di girarmi intorno e che il senso di nausea passasse. Quando tutto
passò, mi alzai e capii che non mi trovavo molto lontano dai campi
MacGonagall. Ero appena fuori da Heyl. Ci avrei messo pochissimo per
raggiungerli.
Alzai gli occhi al cielo mentre m’incamminavo. Capii che era
notte sebbene la volta celeste fosse coperta da spesse coltri di nubi
grigio scuro cariche di cattivi presagi. A quella vista sentii una
strana sensazione artigliarmi il petto in una morsa soffocante.
All’improvviso vidi una massa nera di diavoli pararsi davanti ai
miei occhi. Senza nemmeno pensarci un attimo mi buttai a terra e mi
nascosi nella folta e alta erica che contornava il campo.
Da quel punto riuscivo a vedere Demon e tutta la sua corte di
profilo. Demon si trovava di fronte la massa di Demoni. Affianco al Re
si trovavano la sua Regina e il suo Principe. Eccolo li! Sentii il
cuore cominciare a battere all’impazzata malgrado non riuscissi a
vederlo bene in volto. Bastava solo la sua presenza. La madre portava
il vestito rosso che le avevo già visto indosso mentre padre e figlio
erano completamente vestiti di nero. Ai loro fianchi una cintura con
una spada affilata. Demon portava anche un mantello. Sembrava davvero
regale. Aveva in mano qualcosa e con terrore compresi che erano
Grimorio e la Penna del Destino.
Vicino riuscii a vedere anche i miei genitori intrappolati da dei
diavoli comandati da Evil ma per fortuna mi sembrava stessero bene.
Evangeline era svenuta a terra davanti al Re.
Mi portai le mani alla bocca per evitare di lanciare un grido di
orrore così mi uscì solo un gemito strozzato.
Oddio le aveva strappato le ali!
All’improvviso un diavolo uscì dalla massa nera di demoni e volò
fino al cospetto di Demon.
Era Gilderoy.
<< Mio signore… >> lo sentii dire con voce un po’
tremante << La ragazza è fuggita >>.
<< Cosa? >> sentii il grido furioso di Demon
arrivarmi alle orecchie come una fucilata.
La massa di demoni rumoreggiò.
<< Mio signore non so come sia potuto succedere >>
piagnucolò Gilderoy mentre cercava di allontanarsi e di nascondersi in
mezzo agli altri. Era davvero spaventato dalla furia del suo padrone.
<< Gilderoy vieni qui! >>.
Gilderoy si inginocchiò di fronte a Demon che aprì Grimorio e
impugnò la Penna del Destino.
Sentii che qualcosa di terribile stava per accadere.
Demon scribacchiò qualcosa e Gilderoy con un grido di sofferenza
si trasformò in un serpente.
<< Il tuo compito era quello di controllarla, lurida serpe!
>> rise malevolo Demon mentre il serpente si contorceva su se
stesso a pochi metri da Evageline mezza morta << Era un compito
così facile e neanche quello sei stato in grado di fare, buono a nulla!
>>
Orripilata vidi Demon scrivere ancora e Gilderoy cambiò
nuovamente, trasformandosi in un drago, una fata, un umano e poi tornò
se stesso.
<< Padrone, basta, vi prego >> supplicò il diavolo
appena riuscì di nuovo a parlare << Perdono, perdono! >>.
Ero paralizzata dalla paura. Che cosa era capace di fare Demon a
un suo simile… la sua crudeltà non aveva limiti!
All’improvviso due mani mi agguantarono e mi sollevarono per le
ascelle.
<< Guarda chi abbiamo qui >> rise un diavolo <<
La Allie del libro in persona, quale onore! >>.
Senza che potessi impedirglielo mi trascinò verso il suo Re.
I demoni esultarono alla mia vista.
Il diavolo mi spinse con forza e finii a terra gemendo per la
botta. Quando alzai gli occhi, incontrai lo sguardo giallo di Demon
stretto in un sorrisetto deliziato. Nel campo scese il silenzio
assoluto, si udiva solo il gemito ansante di Gilderoy.
<< Allie Fox >> esclamò Demon a gran voce e i demoni
ripresero a ghignare ed esultare. Tremiti di paura iniziarono a
scuotermi il corpo. << Finalmente la Penna del Destino è nelle
mie mani e adesso vedrai qual è il suo vero potere >>.
Si rigirò tra le mani la lunga penna d’oca verde smeraldo e poi,
in uno scatto veloce quasi invisibile ai miei occhi, cancello le
lettere “Roy” del nome di Gilderoy.
Il povero diavolo strillo spaventato quando le sue gambe
diventarono trasparenti e una pozza di liquido nero si creò intorno ad
esse.
Era inchiostro.
Ma sembrava come se stesse perdendo sangue per via di un’orrenda
ferita.
<< Gilderoy! >> esclamai correndo da lui e
stringendogli una mano che dopo che Demon aveva cancellato le lettere
“De” era diventata anch’essa trasparente.
Le mie mani si sporcarono d’inchiostro nero. Nero come le lacrime
che rigavano il pallido volto del diavolo.
<< Allie >> mormorò con voce debole, tanto che
dovetti chinarmi su di lui << Salvami >>.
Mi voltai verso Demon. << Basta, fermati! >> gli
urlai contro. << No, non farlo! >>.
Troppo tardi mi mossi verso di lui, cercando di strappargli la
penna dalle mani, ma ormai aveva cancellato tutto il nome di Gilderoy.
Il diavolo, in un ultimo gemito di disperazione, si dissolse come
fumo al vento e di lui rimase solo una pozza d’inchiostro.
<< Ah, niente mosse false, mia cara! >> esclamò Demon
scrivendo furiosamente sul libro.
Mi ritrovai immobile, sollevata di alcuni centimetri da terra.
Sembrava come se mi avessero legato con delle corde invisibili. In quel
momento vidi la signora Lawolf stringere il braccio di Layo in una
mossa impercettibile ma quando guardai per un attimo i loro volti
sembravano essere impassibili. Demon si avvicinò lentamente a me. Il
suo sguardo all’altezza del mio.
Poggiò una mano sul mio viso, accarezzandomi, e il tocco mi fece
rabbrividire dal disgusto. Sembravo in prede alle convulsioni. Cercai
di calmarmi. Non volevo dargli la soddisfazione di vedere la mia paura.
<< Demon, non osare toccarla! >> urlò mio padre
furioso, divincolandosi dalle braccia del diavolo che lo teneva
stretto.
<< Zitto Nathaniel! >> ringhiò Demon e poi si rivolse
a me << Sebbene tuo padre sia stato una spina nel fianco a suo
tempo è fuori gioco, adesso tocca a te mia cara… ma c’è ancora
un’ultima possibilità >> lo guardai interrogativa. Cosa stava
dicendo? << Mia cara Allie >> disse il diavolo fissando
intensamente i miei occhi, mostrandomi i canini appuntiti con un
sorriso abbagliante << Pensaci bene… Saresti una bellissima
diavola>>.
Finalmente intuii cosa volesse. M’immaginai con ali rosse dietro
la schiena, la coda, le corna tra i capelli e i canini affilati. Certo
la sua vittoria sarebbe stata un vero e proprio successo se fosse
riuscito a ottenere anche il mio tradimento.
<< Mai >> sussurrai inizialmente e poi proseguii con
voce più sicura << Non mi unirò mai a te, piuttosto la morte!
>> gli sputai in faccia.
Sentii mia madre gemere preoccupatissima.
I demoni rumoreggiarono infuriati ma Demon li zittì con un gesto
dopo essersi asciugato il volto. Il ghigno divertito era sparito. Il
suo sguardo era diventato di ghiaccio, così affilato che sentii dolore
solo guardandolo. Era un vero e proprio dolore fisico. Oddio! Il dolore aumentava. Era
dappertutto.
Cercai di resistere il più possibile mentre le lacrime iniziavano
a bagnare il mio viso in un gesto involontario. Poi non ce la feci più
e iniziai a contorcermi dal dolore ancora imprigionata a mezz’aria da
fili invisibili. Provai a interrompere il contatto visivo con lui ma
era impossibile, era un incantesimo troppo potente!
Sentivo i miei genitori urlare e urlare ancora mentre i diavoli
ridevano divertiti.
E poi all’improvviso tutto cessò.
Con una forte botta finii di nuovo a terra.
Demon aveva deciso che era giunto il momento di finirla. Sfoderò
la sua spada e si avvicinò per colpirmi. Chiusi gli occhi e aspettai.
No non lo avrei mai implorato!
Quel colpo però non arrivò mai.
Riaprii gli occhi e vidi Demon a terra vicino a me. Il suo labbro
sanguinava copiosamente. Qualcuno doveva averlo colpito. Alzai lo
sguardo e vidi… Layo!
Ansimava furioso. Era spaventoso osservarlo in quello stato.
Quasi facevo fatica a riconoscere in lui il suo lato umano.
Demon si rialzò e lo fulminò con lo sguardo quando Layo si
frappose fra me e lui: << Spostati ragazzo! >>
<< Non ti permetterò di farle del male >> ringhiò il
figlio.
La signora Lawolf era diventata cianotica a causa del respiro
trattenuto per la preoccupazione. << Lascialo stare Demon
>> fu il sussurro di una madre disperata ma il diavolo non la
considerò minimamente.
<< Avrei dovuto immaginare che la tua debolezza ti avrebbe
accecato >> proseguì Demon << D’altronde è stata proprio
quella a farti tradire i tuoi amici
>> sputò schifato l’ultima parola.
<< Avevi detto che lei sarebbe stata salva! >>
esclamò Layo stringendo i pugni.
Demon scoppiò in una risata maligna che mi fece rizzare i capelli
in testa. Assistevo alla scena senza poter fare nulla. << Un
diavolo non mantiene mai la sua parola >> disse sghignazzando e
poi tornò serio << Adesso spostati! >>.
<< No, mai! >>
<< Evil toglilo di mezzo! >>
Intervenne il diavolo chiamato in causa.
<< Hai sentito lo zio, cugino >>
<< Non intrometterti! >>
<< Mai disobbedire a un ordine del tuo padrone, stupido!
>>
Ingaggiarono una lotta furiosa. I loro colpi facevano tremare la
terra.
Cercai di scappare da Demon ma era tutto inutile. Lui era troppo
forte ed io ero troppo stanca…
Stava per colpirmi con la spada quando Layo con una mossa
fulminea si mise in mezzo.
<< NO! >>
Il suo corpo si accasciò a terra.
Sua madre strillò alla vista del sangue che usciva dalla ferita
sul petto. << Come hai potuto… Tuo figlio! >> si avventò su
Demon cercando di graffiarlo con le sue unghie.
<< Allie… >> sentii il suo sussurro e mi inginocchiai
vicino a lui.
Niente aveva più senso.
C’era solo lui.
Un rivolo di sangue gli uscì dalla bocca impedendogli di
continuare.
<< Shhh! Non parlare >> gli mormorai lasciandogli un
leggero bacio sulla fronte e accarezzandogli il viso. Il suo sangue si
mischiò all’inchiostro di Gilderoy. Mi stavo sporcando tutta ma non
m’importava. Le lacrime gli rigarono il volto mentre emetteva gli
ultimi respiri.
<< Ho paura Allie. Dove sto andando? >> mormorò e i
suoi occhi si fecero vacui. Sembrava che stesse guardando qualcosa che
solo lui poteva vedere.
<< No Layo resta con me! >> esclamai baciandolo sulla
bocca e stringendogli forte le mani.
<< Ti amo Allie >> rantolò con l’ultimo respiro.
<< Anch’io Layo! >> piansi forte << Anch’io ti
amo ma, ti prego, non mi lasciare! >>.
Non volevo credere che stava per morire.
All’improvviso nelle scure nubi si aprì uno squarcio e una forte
luce argentata ci investì, accecandomi.
Allora la Luna parlò: << Quando
l’alba e il tramonto si uniranno in un raggio di luna, le tenebre
verranno sconfitte e il sole risplenderà nel cielo per sempre
>>.
Sentii un brusco respiro vicino a me e quando riuscii di nuovo a
vedere, mi voltai per guardare Layo e il suo sorriso pieno di vita
m’illuminò il cuore.
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Capitolo 20 *** Epilogo ***
20. Epilogo
E così avevamo vinto.
Il bene aveva trionfato per sempre sul male.
La profezia si era avverata perché Demon, troppo preso dal suo
trionfo, aveva dimenticato di cancellarla. E poi chi si sarebbe mai
aspettato che quella parlava proprio di me e Layo?
Ebbene sì, l’alba e il tramonto eravamo noi.
L’alba ero io, mezzo angelo e mezza umana.
Il tramonto era lui, mezzo demone e mezzo umano.
Era un amore straordinario.
E proprio grazie al nostro amore le tenebre erano state
sconfitte, risucchiate nel mondo d’inchiostro di Grimorio, dove
finalmente era stata scritta la parola fine… e poi era stato nascosto in
un angolo della nostra polverosa soffitta. Mio padre avrebbe voluto
addirittura bruciare quel dannato libro ma io mi ero rifiutata,
dopotutto all’interno c’era la nostra storia.
Evangeline, Gwen, Gabriel, gli altri angeli e tutte le creature
del cielo tra cui Salem avrebbero per sempre vissuto felici la loro
vita in Paradiso. Anche mia madre se n’era andata. Purtroppo lei era un
personaggio del libro, al contrario della signora Lawolf che si era
salvata, ma la sua pena sarebbe stata una vita nel rimpianto di aver
scelto la parte sbagliata. Ero molto triste per mia madre ma avevo
avuto la gran fortuna di conoscerla, da allora sapevo che sarebbe stata
per sempre nel mio cuore e che ci avrebbe protetto da lassù…
Una musica interruppe i miei pensieri.
Sul suono della marcia nuziale vidi la sposa entrare in chiesa
mentre gli invitati si alzavano, ammirandola stupiti.
Alexandra McLey era bellissima nel suo vestito bianco, un dolce
sorriso le illuminò il volto mentre si avvicinava a mio padre.
Esatto, mi trovavo al matrimonio di Nathaniel Fox.
Ero felicissima per lui, finalmente il suo incubo con Grimorio
era finito e sebbene avesse amato moltissimo mia madre, adesso si
meritava anche lui il suo felice finale.
Guardai Layo dall’altra parte dell’altare. Noi eravamo i due
testimoni. Mi sorrise e sembrò che tutta la chiesa s’illuminasse.
Quanto avevo sofferto al pensiero di non vedere più quel suo sorriso
divertito! L’ombra buia che vi era stata nei suoi occhi fin da quando
lo avevo conosciuto e che ogni volta mi ricordava che lui era la
progenie del male ormai non c’era più.
La cerimonia passò in fretta. O almeno così mi sembrò presa
com’ero a perdermi nello sguardo profondo e intenso del ragazzo che
amavo. Non so come ci ritrovammo al ristorante, stretti in un abbraccio
mentre suonavano un lento.
Lui finalmente aveva realizzato il suo sogno ed era riuscito a
entrare al college per studiare medicina. E che college! La Harward
University nello stato del Massachussets, davvero un sogno!
Era abbastanza lontana per questo era diventato difficile stare
vicini ma essendo la vincitrice di Grimorio ero l’unica a cui era stato
concesso mantenere i proprio poteri quindi grazie ai miei Occhi di
Specchio potevo vederlo quando volevo e lui poteva percepire la mia
presenza e sapere che non lo avrei mai lasciato.
Io stavo frequentando l’ultimo anno del liceo di Heyl e mio padre
era veramente fiero di me. Impegnandomi ero riuscita a diventare la
migliore del mio corso. Studiavo come una matta perché non avrei
accettato un rifiuto da Harward. Comunque le mie domande erano state
inviate anche a Yale, Princeton e alla Columbia. Tutte università
abbastanza vicine a lui.
<< Te l’ho detto che sei bellissima oggi? >> sentii
Layo sussurrare al mio orecchio mentre la sua presa si rafforzava sui
miei fianchi.
Il mio cuore iniziò a battere forte solo al suo della sua voce.
<< Solo oggi? Io sono sempre bellissima >> risposi
facendo la finta offesa.
Lui rise e io rimasi incantata ad osservarlo. Quella risata aveva
il potere di mandare il mio cervello in vacanza alle Hawaii.
<< Ha ragione Miss, lei è sempre bellissima >> disse
dandomi un bacio sulla fronte << Ma con questo vestito ancor di
più >>.
Sorrisi furba osservandolo nel suo completo nero. << Tu
invece saresti molto più bello senza >>
I suoi occhi si accesero di malizia e arrossii a quello sguardo.
Si guardò intorno e lo feci anch’io: la festa stava procedendo bene,
tutti si divertivano. Molte coppie stavano ballando insieme a noi.
C’era mio padre con la sua nuova moglie, accidenti non sapevo che fosse
un ballerino così bravo! E vidi anche i miei amici, Genevieve e Mark
che dondolavano sul posto in un ballo impacciato ma dolcissimo.
<< Beh direi… >> sussurrò Layo chinandosi verso di me
<< Visto che la festa procede bene e che il mio aereo partirà
domani, dovremmo sfruttare al meglio queste ultime ore che ci rimangono
>> mi fece l’occhiolino << Se ci assentiamo un attimo dici
che se accorgerà qualcuno? >>
<< Mmm… >> feci finta di pensarci su << No,
direi no >>.
Senza che potessi aggiungere altro Layo mi trascinò via e ci
ritrovammo a correre ridendo per le strade di Heyl, illuminate dalla
luce della luna e delle stelle. Sì, su Grimorio era stata scritta la
parola fine, però il nostro amore era appena cominciato e lo stavamo
scrivendo noi giorno per giorno… ma questa è un’altra storia.
Fine
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