Mollicci e pasticci

di Stria93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** What you fear the most ***
Capitolo 2: *** Confessions ***



Capitolo 1
*** What you fear the most ***


cap1

- Belle, passerò l'intera mattinata nel mio laboratorio. Ho delle faccende urgenti da sbrigare quindi bada di non disturbarmi per nessun motivo. Quanto a te, oggi pulirai le stanze del terzo piano; sono anni che nessuno ci mette piede quindi immagino che avrai un bel po' di lavoro da fare. -
Rumpelstiltskin accompagnò quell'ultima considerazione con un ghigno furbo, poi si diresse su per la sinuosa scala a chiocciola che conduceva alla misteriosa stanza in cui il folletto creava le sue pozioni e custodiva gelosamente gli ingredienti, rari e preziosi, che occorrevano alla loro preparazione.
Dopo pochi minuti, Belle udì il suono breve e secco della porta di legno massiccio che si richiudeva alle spalle del suo padrone e che, solitamente, precludeva a lei ogni possibilità di vederlo o parlargli per almeno mezza giornata, sempre che quella non fosse una delle occasioni, tutt'altro che rare, nelle quali l'Oscuro si decideva ad uscire dal laboratorio solo a tarda sera, quando ormai la luna era sorta da un pezzo e lei era già in procinto di andare a dormire.
La ragazza sapeva che avrebbe dovuto essere felice della possibilità di godere di qualche ora di quiete e lontananza da quegli occhiacci folli e penetranti e dalla voce stridula e acuta con la quale Rumpelstiltskin era solito schernirla o minacciarla di trasformarla in qualche animale; eppure, ogni singolo secondo che la giovane trascorreva senza la compagnia del Signore Oscuro diventava nient'altro che una miserabile briciola di tempo perso e inutile, amaro e senza alcun senso. Un insulso granello di sabbia che si perdeva nell'immensa clessidra della vita.
Ma quella mattina, il folletto le aveva assegnato un compito ben preciso da svolgere e, nonostante Belle tremasse al pensiero dell'enorme quantità di polvere e sporcizia che avrebbe trovato ad accoglierla in quei luoghi disabitati da tanto tempo, era ben felice di poter visitare stanze nuove del castello e di avere un pretesto per tenersi occupata e non pensare al suo padrone.


Come previsto, le ricche e ampie sale che si aprivano sul vasto corridoio del terzo piano, erano diventate, negli anni, il terreno ideale per il proliferare della polvere, il cui spesso strato grigio e opaco ricopriva la mobilia e ogni singolo centimetro del pavimento, quasi a voler fagocitare l'intero ambiente.
Le tende erano tirate e ogni cosa era avvolta dalle insidiose spire dell'oscurità, ma quando Belle, non senza una buona dose di fatica, riuscì ad aprirle e a consentire il passaggio della luce del sole mattutino attraverso i vetri incrostati di sporco, le condizioni disastrose in cui versavano quegli antri antichi e imponenti si rivelarono ai suoi occhi in tutta la loro indecenza.
I ricchi e sfarzosi lampadari di cristallo, un tempo scintillanti e lustri, erano avvolti da intricatissime e fitte ragnatele che, ora che le tende erano state aperte, luccicavano come fili d'argento o di madreperla, colpite in pieno dai raggi solari.
L'odore di chiuso e muffa impregnava ogni cosa ed era soffocante.
La ragazza sospirò, rassegnata: sarebbe stata una lunga mattina.


La giovane domestica si rimboccò le maniche e si armò di scopa, straccio e spugna.
Fece del suo meglio per cercare di liberare tutte le stanze dal secolare e incontrastato dominio della sporcizia e, verso il primo pomeriggio, si ritrovò coperta di polvere da capo a piedi, sudata e stanchissima, ma anche decisamente soddisfatta per essere riuscita a portare a termine l'arduo compito che le era stato affidato.
Con un sospiro affaticato, la giovane si passò una mano sulla fronte e volse lo sguardo verso l'orologio che aveva appena pulito e rimesso in funzione; le spesse e acuminate lancette nere, rimaste immobili per chissà quanti anni, indicavano che l'ora di pranzo era passata da un pezzo, ma lei era stata così assorbita dal suo lavoro che si era completamente dimenticata di ogni altra cosa, compreso il morso della fame che ora le stringeva lo stomaco.
Rumpelstiltskin non era venuto a cercarla. Non era comparso sulla soglia della porta con aria contrariata e impaziente per ordinarle con sgarbo di andare nelle cucine a preparargli qualcosa da mangiare, il che poteva solo significare che anch'egli si stava dedicando totalmente, anima e corpo, a qualunque cosa lo stesse tenendo occupato tra le mura circolari del suo impenetrabile laboratorio, fino a perdere la cognizione del tempo, esattamente come lei.
Le riflessioni di Belle in merito al Signore Oscuro furono, però, bruscamente interrotte dall'ennesimo attacco di tosse, provocato dalla grande quantità di polvere che si era sollevata nell'aria malsana di quelle vecchie sale e si era poi depositata su di lei, fino a opprimerle i polmoni e la gola. Doveva assolutamente fare un bagno e indossare un abito nuovo e pulito, prima di finire soffocata.
Fece per uscire dalla stanza, animata proprio da quelle intenzioni, quando, con la coda dell'occhio, colse un rapido movimento poco distante dal punto in cui si trovava, e, nello stesso istante, un rumore simile a dei colpi battuti violentemente contro il legno, la fece sobbalzare.
La ragazza tornò sui suoi passi e, con lo sguardo, passò in rassegna l'intera sala, ma non trovò anima viva che avesse potuto provocare quegli strani fenomeni; eppure i suoi occhi e le sue orecchie non l'avevano ingannata.
Anima viva. E se invece si fosse trattato di un fantasma o di uno spirito? Quante storie aveva letto riguardanti spettri inquieti e invisibili, che vagavano tristemente per gli antichi castelli, in cerca della pace eterna che era stata loro negata e che tanto anelavano!
La giovane attese ancora un paio di minuti, con tutti i sensi in allerta, ma non accadde più nulla. Tutto taceva ed era perfettamente immobile, com'era giusto e normale che fosse.
Probabilmente mi sono solo immaginata tutto.
Ma proprio mentre formulava quel pensiero, il movimento e il rumore di poco prima si ripeterono, ma, stavolta, Belle riuscì a identificarne la fonte.
Si trattava di un vecchio e austero armadio, con le ante di legno massello scuro, posto in un angolo della stanza. Oscillava e ondeggiava ripetutamente, sbattendo contro il muro, come se qualcosa al suo interno si agitasse e si dibattesse, nel disperato tentativo di uscire.
La ragazza deglutì, incerta sul da farsi. Forse la cosa migliore era andare a chiamare subito Rumpelstiltskin e lasciare a lui il compito di dare un'occhiata al misterioso contenuto del mobile; ma egli era stato molto chiaro quella mattina: non voleva essere disturbato per nessun motivo, inoltre il tenace orgoglio di Belle si rifiutava categoricamente di ricorrere all'aiuto dell'Oscuro.
Già s'immaginava l'espressione ghignante e insolente del suo viso e le parole di scherno che le avrebbe rivolto con tono cantilenante e divertito: “Ma come, dearie? Pensavo che volessi essere un'eroina, che volessi essere coraggiosa e impavida come i protagonisti dei tuoi libri, e poi hai paura di aprire un armadio?!”
Pensandoci bene, poteva anche trattarsi di uno stupido scherzo, architettato proprio da quel pestifero di un folletto. Non sarebbe stata certo la prima volta che Rumpelstiltskin tentava di spaventarla e si divertiva alle sue spalle, e poi Belle ricordava fin troppo bene lo strano ghigno che era apparso sulle sue labbra solo poche ore prima, quando le aveva annunciato che avrebbe dovuto pulire le stanze del terzo piano.
Ma la giovane non gliel'avrebbe data vinta e non sarebbe corsa da lui a chiedere aiuto. Gli avrebbe invece dimostrato che era più che in grado di cavarsela da sola.
Prese un lungo sospiro per darsi coraggio; abbassò lentamente la maniglia arrugginita dell'armadio, dopodiché, per sicurezza, indietreggiò di qualche passo.
Un secondo dopo, le vecchie ante di legno si spalancarono, cigolando sonoramente, e, da quell'oscurità polverosa e opprimente, uscì, a fatica, un uomo dalle fattezze piuttosto robuste e dal passo malfermo.
Indossava una corazza da battaglia molto simile a quelle che Belle aveva potuto osservare innumerevoli volte indosso ai soldati di Avonlea, quando ancora viveva a palazzo come principessa, ma questa era vistosamente macchiata di quello che era, inconfondibilmente, sangue rappreso e, in alcuni punti, era stata brutalmente lacerata. Il metallo dell'armatura era ammaccato e doveva essere stato colpito con tale violenza che aveva formato delle infossature che, senza dubbio, dovevano mozzare dolorosamente il fiato a colui che la indossava. Al suo fianco pendeva uno spadone insanguinato, dal quale colavano goccioline vermiglie; le sue spalle larghe erano avvolte da un mantello color porpora, strappato, sporco e lacero. La visiera dell'elmo era calata sul viso dell'uomo e ne nascondeva i lineamenti, rendendolo irriconoscibile, eppure, la ragazza riuscì a distinguere, in quello sconosciuto, qualcosa di incredibilmente famigliare.
- Chi siete? - sussurrò con un filo di voce atterrita.
Il misterioso guerriero non rispose, ma si portò le mani alla testa e, con un gesto esasperatamente lento, si liberò dell'elmo.
A quel punto, il cuore di Belle si fermò e tutta l'aria sembrò venir risucchiata via dai suoi polmoni.
Non è possibile! Non può essere!
La ragazza non poteva credere ai suoi occhi. Quell'uomo ferito, comparso misteriosamente dall'interno del vecchio armadio, e che ora la fissava con sguardo vitreo e sofferente, era identico a...
- Belle. -
Quando parlò, la sua voce dissipò ogni dubbio dalla mente della giovane.
- P- papà?! Io... non capisco... cosa ci fai qui? Cosa sta succedendo? -
- Figlia mia, gli orchi hanno preso Avonlea. Il nostro regno è caduto e l'esercito è stato annientato. Io stesso sono dovuto scendere sul campo di battaglia, ma il nemico non ci ha lasciato scampo neanche per un istante. Il nostro destino era già segnato. -
La voce di Maurice suonava debole e stanca, come un rantolo, il fiato sembrava mancargli ed ogni parola pareva costargli un'immensa fatica.
Ad un tratto, un rivolo di sangue purpureo iniziò a scorrere sul suo volto livido e scavato, e a rigargli la fronte. - Come vedi, anch'io sono stato colpito e temo che non vivrò ancora a lungo. -
- No! Papà! -
Belle, inorridita, si era portata le mani alla bocca e le sue gambe avevano iniziato a tremare. Eppure la ragazza sentiva che qualcosa non andava. Quella faccenda era totalmente assurda e l'uomo di fronte a lei non poteva essere davvero suo padre, nonostante ne possedesse l'aspetto e la voce.
Forse si trattava solo di un brutto sogno. Forse di lì a poco si sarebbe svegliata nella sua cella, distesa sul suo misero pagliericcio, infreddolita e spaventata, con la fronte madida di sudore e la tipica sensazione di amaro sulla lingua che gli incubi peggiori sono soliti lasciare in ricordo del loro passaggio.
Sì, doveva essere così. Eppure, allo stesso tempo, era tutto troppo reale, troppo vivido e spaventoso per poter appartenere al mondo onirico.
All'improvviso, lo sguardo del sovrano di Avonlea si piantò dritto nelle iridi cerulee della figlia e si fece più duro e freddo, come granito. - Il tuo sacrificio è stato inutile. La Bestia che hai scelto di seguire non ha rispettato i patti, e ora il nostro popolo, la nostra famiglia e il nostro splendido regno sono stati distrutti per colpa tua! Perché non hai voluto sposare Gaston, pur sapendo che l'esercito del suo reame avrebbe potuto aiutarci e perché hai preferito fare di testa tua, come sempre. -
Maurice mosse qualche passo instabile e vacillante in direzione di Belle, ma lei si ritrasse e indietreggiò, inciampando nel tappeto e urtando accidentalmente un piedistallo sul quale era posizionata una strana scultura di cristallo, che cadde rovinosamente a terra e andò in mille pezzi con un frastuono assordante.


Rumpelstiltskin, rinchiuso nella quiete del suo laboratorio, stava trafficando con una serie di provette e alambicchi contenenti liquidi e fluidi colorati e luminescenti, quando, alle sue orecchie, giunse un baccano improvviso, proveniente, senza alcun dubbio, da una delle sale del terzo piano.
Il folletto sospirò e alzò gli occhi al cielo: quella maldestra di Belle doveva averne combinata una delle sue. Non era la prima volta che, durante le pulizie, finiva per rompere qualche oggetto di inestimabile valore, che lui doveva poi riparare facendo ricorso alla magia.
Il Signore Oscuro decise che, in ogni caso, sarebbe stato meglio recarsi di sotto per verificare l'entità del danno e per dare una bella strigliata alla sua disattenta domestica, sempre con quella sua incantevole testolina tra le nuvole, intenta a sognare ad occhi aperti.
Scese la scala a chiocciola e percorse tutto il corridoio del terzo piano, fino a quando non arrivò all'ultima stanza e si trovò di fronte uno spettacolo del tutto inaspettato e quantomai bizzarro.
Belle giaceva a terra in un angolo, pallida, tremante e con gli occhi sbarrati e pieni di orrore che fissavano un guerriero morente e ricoperto di sangue. E non un guerriero qualsiasi, bensì il suo stesso padre: Re Maurice di Avonlea.
Dopo un primo istante di smarrimento e sorpresa, il folletto intuì cosa dovesse essere accaduto e, con passo deciso e svelto, si parò davanti alla giovane, frapponendosi tra lei e l'uomo.
Il sovrano studiò per un attimo il nuovo arrivato con interesse, poi, nel giro di pochi istanti, scomparve e, al suo posto, si materializzò un ragazzino magro, con folti capelli castani e occhi scuri e tristi.
Rumpelstiltskin strinse forte i pugni e digrignò i denti acuminati. Guardare quel viso giovane eppure così saggio per la sua età, che per anni gli aveva riservato il sorriso più bello e spontaneo che un padre avesse potuto desiderare, cogliere la sua espressione di biasimo e delusione gli faceva provare un terrore e una sofferenza indicibili, ma non era davvero lui; non doveva lasciarsi trarre in inganno come un principiante, e così, prima che la sagoma potesse aprir bocca, il folletto allungò una mano e, grazie ad una magica e potente onda d'urto, la scaraventò di nuovo nell'armadio dal quale era comparsa. Le pesanti ante lignee si richiusero con un colpo secco, infine apparve un robusto lucchetto di metallo che le sigillò.
Il mobile, o meglio, la creatura prigioniera al suo interno, prese ad agitarsi furiosamente, ma, alla fine, si calmò e tutto tornò alla normalità.
Il Signore Oscuro rimase per qualche secondo a fissare il vuoto, proprio nel punto in cui, fino a pochi secondi prima, se ne stava il giovinetto dall'aria malinconica, dopodiché si voltò e allungò una mano per aiutare Belle a rialzarsi. - Stai bene? -
La ragazza sembrava troppo scioccata per rispondere, ma strinse le proprie dita candide attorno a quelle calde e squamose del folletto. C'era qualcosa di incredibilmente rassicurante nel calore della sua pelle e nel contatto con la superficie ruvida del suo palmo.
Quando la giovane si rimise in piedi, il suo sguardo iniziò a saettare freneticamente dall'armadio incriminato, al suo padrone.
- Rumpelstiltskin, io non capisco... ho appena visto mio padre in punto di morte! Ha detto che non avete rispettato l'accordo e che Avonlea è stata presa dagli orchi... -
- Belle... -
- Ma com'è potuto arrivare fin qui in quelle condizioni? E perché è scomparso appena siete arrivato? -
- Belle, calmati ora! Quello non era affatto tuo padre. -
Gli occhioni della giovane, resi, se possibile, ancora più grandi a causa del terrore, si posarono, confusi e smarriti, sul volto dell'Oscuro che, come sempre accadeva, avvertì un piacevole fremito quando incrociò quelle mille tonalità di blu e azzurro. Avrebbe quasi voluto potersi tuffare in quei pozzi d'acqua cristallina e pura, in quell'immensità meravigliosa eppure così terrificante proprio per la sua limpidezza e la sua innocenza.
- Ma allora che cos'era e perché gli somigliava così tanto? -
Rumpelstiltskin si riscosse dalla contemplazione delle iridi celestiali della sua domestica e gettò una rapida occhiata all'armadio, che ora se ne stava tranquillo e silenzioso al suo posto, come un qualunque altro mobile.
- Era solo un Molliccio. - rispose seccamente.
- Un cosa? - Belle non aveva mai sentito quella strana parola in vita sua. Non ricordava neanche di averla letta in qualcuno dei suoi libri.
- Un Molliccio, dearie. - ripeté il folletto con impazienza.
La giovane inarcò un sopracciglio. - Non sembra qualcosa di pericoloso, almeno a giudicare dal nome. -
Il Signore Oscuro sogghignò e annuì. - Infatti non lo è. Non avrebbe mai potuto farti del male, non fisicamente almeno. I Mollicci sono creature assolutamente innocue, e la loro unica capacità è assumere la forma di ciò che la persona che si trova davanti a loro teme di più. Nessuno ne conosce il vero aspetto. Amano i luoghi chiusi e oscuri e immagino che l'esemplare che abbiamo appena avuto il piacere di incontrare si fosse insediato in quel vecchio armadio proprio per tale motivo. Questo posto non ha conosciuto visitatori per moltissimi anni, ma i tuoi movimenti e la tua presenza devono averlo ridestato. Me ne sbarazzerò più tardi, personalmente. -
Ci fu una pausa. Belle era intenta a fissare, con sguardo assente, le ante scure del mobile, pensierosa, rielaborando, nella sua mente, le informazioni che aveva appena ricevuto dal folletto. Il suo istinto aveva ragione, dunque: non aveva visto realmente suo padre in fin di vita, ma solo una proiezione della sua più grande paura, eppure si sentiva ancora inquieta.
Rumpelstiltskin sembrò cogliere quei pensieri che si affollavano nella sua testa, sotto la lucente chioma di ebano e rame. - Belle. -
La giovane si volse verso il viso del suo padrone, che si era fatto incredibilmente serio. - In tutta la mia lunga vita, c'è un solo accordo che io non abbia rispettato, e posso assicurarti che non si tratta affatto di quello che ho stipulato con te. Il tuo regno è salvo e così pure i suoi abitanti e tuo padre. Non hai alcun motivo di preoccuparti. - poi il suo tono si fece più stizzito - Sai, dearie, potrei quasi ritenermi offeso: credevo sapessi che sono un uomo di parola e che rispetto sempre le mie promesse. -
La ragazza si sentì lievemente rincuorata e, nonostante fosse ancora piuttosto scossa, arrossì e abbozzò perfino un sorriso imbarazzato.
- Bene, e ora devo tornare alle mie pozioni. Tu puoi fare quello che preferisci; ti concedo di avere libero il resto della giornata, basta che non ti salti in mente di venire a seccarmi con le tue sciocchezze. -
Il Signore Oscuro si stava già avviando fuori dalla sala, quando la domestica gli porse una domanda a bruciapelo e inattesa. - Rumpelstiltskin? Chi era quel ragazzino che è comparso davanti a voi al posto di mio padre? -
Il folletto s'irrigidì ma non si voltò verso la sua impertinente interlocutrice. - Non sono cose che ti riguardano, dearie. - tagliò corto, per poi sparire oltre la porta.





Da Stria93: E, come preannunciato – o minacciato -, eccomi di nuovo qui, miei cari!
Stavolta ho deciso di unire la mia passione per i RumBelle alla mia infinita venerazione per la saga di “Harry Potter” e per l'insuperabile J.K.Rowling.
È la seconda volta che provo a cimentarmi in un velato cross-over tra OUAT e HP e, se nell'ultima occasione, ho “preso in prestito” l'Amortentia dal mondo potteriano, stavolta ho deciso di trasportare nella Foresta Incantata addirittura un Molliccio. (Perdonami, zia Jo!)
Inizialmente l'idea era di scrivere una OS, ma sarebbe diventata un po' troppo lunga, così quella di dividerla in due capitoli mi è parsa la soluzione migliore, anche considerando il nucleo tematico che avrei in mente di sviluppare nella prossima parte di questa storia e che si discosterà leggermente da quello presentato in questo capitolo.
Come spesso accade, non mi ritengo pienamente soddisfatta del mio lavoro, che mi sembra davvero privo di ogni originalità e fin troppo simile alle molte altre mie storie aventi come tema la vita di Belle e Rumpel al Castello Oscuro, e che ormai sembrano seguire tutte la stessa trama, senza divergere quasi mai da quello che sembra un percorso prestabilito. -.-
Purtroppo in questo periodo l'ispirazione è molto sfuggente e fa i capricci, complice la pausa estiva di OUAT, ma spero che possiate comunque apprezzare almeno un pochino questo scritto. :)
Ringrazio immensamente tutti coloro che apriranno questa storia e, ancora di più, chi vorrà lasciarmi un commentino. I vostri pareri, positivi o negativi che siano, sono molto preziosi e sempre più che apprezzati. ;)
Un bacio a tutti, meraviglie! :*


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Capitolo 2
*** Confessions ***


mollicci

CONFESSIONS




Quando Rumpelstiltskin se ne fu andato, Belle percorse le quattro rampe di scale che la separavano dai sotterranei, ancora con l'immagine di suo padre (che non era suo padre) chiara e spaventosa davanti agli occhi.
Una volta giunta nella sua cella, la ragazza si svestì e si lavò con l'acqua fredda di un catino di legno, posto accanto al rudimentale giaciglio che accoglieva il suo corpo stanco tutte le notti.
Le sue mani si muovevano automaticamente, come se qualcun altro avesse preso possesso dei suoi arti e li stesse manovrando a suo piacimento. I suoi pensieri, infatti, non avevano ancora lasciato la stanza del terzo piano ed erano ancora fissi sul ricordo di quanto era avvenuto in quel luogo solo pochi minuti prima. Maurice in fin di vita, le sue parole a proposito della presa di Avonlea da parte degli orchi e dell'inutilità del suo sacrificio, l'intervento di Rumpelstiltskin, la sua spiegazione in merito all'accaduto... Tutto era successo così in fretta! Il cuore di Belle ancora faticava a riprendersi dallo spavento e a rallentare i suoi battiti furiosi, mentre la mente della giovane non era ancora riuscita a superare lo shock.
Era un Molliccio. Nient'altro che un Molliccio. Nient'altro che un'illusione. Tuo padre sta bene e il regno è salvo.
Per un momento, alla giovane parve di udire la voce del Signore Oscuro mormorarle quelle stesse parole all'orecchio, con un tono caldo e rassicurante che non gli apparteneva.
Quando ebbe finito di lavarsi, Belle indossò un abito pulito e finalmente libero dalla polvere, dopodiché pensò di recarsi nelle cucine per prepararsi qualcosa da mangiare, dato che non aveva pranzato; ma sarebbe stato assolutamente inutile perché l'incontro raccapricciante con il Molliccio le aveva chiuso lo stomaco e tolto ogni appetito.
Fuori dalle finestre splendeva un tiepido sole primaverile, che, dopo un lungo e monotono susseguirsi di giornate piovose, sembrava aver finalmente dissipato le nubi e portato un po' di calore anche in quel luogo isolato e cinto da una corona di vette alte e perennemente innevate, così la ragazza decise di uscire e fare una passeggiata nel vasto parco che circondava il Castello Oscuro.
Camminare all'aperto, inspirare l'aria fresca e fragrante, ascoltare i suoni della natura erano piccoli gesti che l'avevano sempre aiutata a scacciare le preoccupazioni e i brutti pensieri, fin da quando era una bambina.


Proprio mentre Belle varcava la soglia del castello, diretta verso il parco, Rumpelstiltskin era alle prese con la distillazione di una particolare pozione che proprio non voleva saperne di dargli soddisfazione e si ostinava a diventare di un nauseante color vomito e a ribollire rabbiosamente quando, secondo le indicazioni dell'antico manuale runico che il folletto stava consultando, sarebbe dovuta risultare perlacea e dalla superficie piatta e fluida come un lago in una giornata senza vento.
Con un ringhio di frustrazione, il Signore Oscuro fece per l'ennesima volta evanescere con la magia quel disastro e tutti gli strumenti da pozionista tornarono lucidi e splendenti, pronti ad essere utilizzati per un altro tentativo. Ma Rumpelstiltskin sapeva che, almeno per il resto di quella giornata, non avrebbe combinato un bel niente e avrebbe collezionato solo un fallimento dietro l'altro.
Il perché di tutto ciò gli era chiarissimo, per quanto fosse riluttante ad ammetterlo: l'incontro con il Molliccio-Bae l'aveva turbato molto più di quanto si sarebbe aspettato.
Lo sguardo di biasimo e delusione negli occhi di suo figlio era la sua più grande paura e trovarsela di fronte a quel modo improvviso e inaspettato l'aveva fatto sentire completamente indifeso e gli aveva sgradevolmente rammentato la sensazione di impotenza, vergogna e terrore che era la sua compagna quotidiana prima che diventasse il Signore Oscuro, quando ancora non era altro che Rumpelstiltskin, il codardo che si era ferito da solo per non affrontare la battaglia contro gli orchi, la cui andatura zoppa era diventata un marchio d'infamia nonché testimonianza visibile a tutti di quella vigliaccheria, il misero uomo che era stato abbandonato dalla moglie e si trovava a dover crescere da solo il proprio bambino.
Il folletto scosse la testa con rabbia. Non doveva indugiare su quei ricordi. Il passato apparteneva al passato e non era il caso di rievocarlo proprio in quel momento cruciale. Era a un passo dal completare il suo piano per far lanciare a Regina il Sortilegio Oscuro e riuscire finalmente a raggiungere il mondo senza magia in cui avrebbe potuto ricongiungersi con Baelfire e non poteva lasciarsi distrarre da quei pensieri inutili e addirittura dannosi.
Decise che un po' d'aria fresca l'avrebbe aiutato a schiarirsi le idee e a dissipare l'immagine del Molliccio che si ostinava a danzargli nell'occhio della mente come con l'intenzione deliberata di provocarlo.
Rumpelstiltskin si avvicinò alla finestra ad arco della torre e inspirò a pieni polmoni l'etere fresco e denso di profumi di quel pomeriggio di fine aprile.
Lo spettacolo che si ammirava da quella postazione era mozzafiato: miglia e miglia di terreno boscoso si estendevano come un tappeto di smeraldi fino alle vette più alte dei monti che circondavano il Castello Oscuro e lo cingevano come una corona. Le cime frastagliate svettavano fiere verso l'alto e si stagliavano contro il cielo terso, alcune avvolte da un'aureola di soffici nubi bianche o ancora innevate e impreziosite da scintillanti ghiacciai perenni che facevano brillare la roccia al sole come diamante.
Tuttavia, lo sguardo del Signore Oscuro in quel momento non si posò su alcuna di queste meraviglie naturali, intercettò invece un piccolo movimento proprio sotto di sé; una macchia celeste che avanzava lentamente nel parco, con incedere mesto e pensieroso.
Il folletto riconobbe immediatamente la sua domestica e rimase colpito quando la vide lasciarsi cadere su una panchina di pietra e tirare un lungo sospiro triste. All'improvviso si rese conto di non essere l'unico che ancora rimuginava sul Molliccio.
Le sue gambe si mossero da sole ben prima che la ragione potesse fermarle e, chissà come, in meno di cinque minuti Rumpelstiltskin raggiunse Belle fuori dal castello e si avvicinò lentamente alla panca dove la giovane era ancora seduta, o meglio, acciambellata con le ginocchia al petto circondate dalle braccia e lo sguardo perso nel vuoto a contemplare qualcosa che vedeva solo lei.
Il folletto esitò un istante. Non era sicuro di ciò che stava facendo, ma se lui e Belle erano egualmente attanagliati dal ricordo del Molliccio, tanto valeva cercare di distrarsi a vicenda. Inoltre era spinto da uno stranissimo desiderio di condivisione e vicinanza. A un tratto, dopo secoli di segreti custoditi gelosamente e di rigida chiusura a qualsiasi confidenza o rapporto umano che esulasse dai suoi piani, sentiva il bisogno di parlare con qualcuno... no, non con qualcuno. Con lei.
- Posso sedermi, dearie? -
Belle sobbalzò per lo spavento e sollevò la testa di scatto, andando a sbattere contro lo schienale di pietra della panchina.
- AHIA! Che male! -
Prese a massaggiarsi la nuca con una smorfia di dolore e rivolse un'occhiata storta verso il Signore Oscuro, che, dal canto suo, ce la stava mettendo tutta per non mostrarsi divertito. - RUMPELSTILTSKIN! Dovete smetterla di comparire così all'improvviso e farmi prendere un colpo ogni volta! -
- In realtà, dearie, ero qui già da qualche minuto. Sei tu che non ti sei neanche degnata di notare la mia presenza, persa com'eri in chissà quali fantasie. -
Gli occhi di Belle si velarono nuovamente di tristezza e malinconia e il suo corpo tornò spontaneamente nella posizione difensiva e un po' infantile di poco prima. - Scusate. Stavo ancora pensando... -
- Al Molliccio? Sì, lo sospettavo. Allora, posso sedermi o no? -
- Be', questa panchina vi appartiene, così come del resto il parco e l'intero castello quindi suppongo proprio di sì. - rispose Belle, con voce stranamente piatta, scevra di emozioni.
Rumpelstiltskin prese posto accanto a lei e per un po' rimasero entrambi in silenzio, fianco a fianco. Alla fine fu Belle a prendere la parola per prima: - Perché siete qui? Credevo che steste lavorando alle vostre pozioni e non voleste essere disturbato. -
Il Signore Oscuro sospirò. - Be', dearie, diciamo che... a volte è meglio concedersi una pausa e riprendere il lavoro in un altro momento con più concentrazione. -
La giovane sollevò lo sguardo, vagamente sorpresa. - Il Signore Oscuro ha problemi a concentrarsi? Questa mi è nuova. -
Sul volto squamoso del folletto passò un lampo di stizza. - Tu non sai tutto di me, dearie. Non mi conosci affatto, in realtà. -
- Allora fatevi conoscere. - replicò pronta la ragazza. - Potreste cominciare col dirmi la vera ragione per cui oggi non riuscite a lavorare ai vostri intrugli magici e siete venuto a sedervi qui fuori proprio come me... -
- Non ti devo proprio nessuna spiegazione. Tu, piuttosto... mi dici perché mai hai quell'aria abbattuta e stranita? Non è da te; hai l'irritante tendenza ad essere sempre allegra e chiacchierona. -
Dalle labbra di Belle uscì un lungo sospiro che parve svuotarle i polmoni e renderla ancora più piccola nella sua posizione raggomitolata. Rumpelstiltskin si sentì afferrare da un moto di tenerezza che cercò di soffocare immediatamente.
- Si tratta di quello che è successo prima. Non riesco a smettere di pensare a mio padre e a quello che mi ha detto. -
Il Signore Oscuro ribatté con impazienza: - Quante volte devo ripetertelo, Belle?! Quello non era tuo padre. Era un maledetto Molliccio e il suo preciso scopo era proprio quello di spaventarti. -
- E allora perché neanche voi riuscite a togliervi dalla testa quel ragazzino? - ribatté la ragazza.
Rumpelstiltskin incassò il colpo senza reagire e questo confermò automaticamente i sospetti della sua domestica, che annuì. - Come pensavo. Quel Molliccio ha turbato anche voi. Ho notato l'espressione del vostro viso quando quel bambino vi si è materializzato davanti. Non vi avevo mai visto così prima d'ora. Sembravate... terrorizzato e triste allo stesso tempo. Molto triste. -
Per la seconda volta quel giorno, Rumpelstiltskin si sentì completamente privo di ogni difesa, come se gli occhi intelligenti e privi di malizia di Belle potessero mettere a nudo il suo animo oscuro e scrutarvi ogni anfratto fino a cogliere le sue emozioni più profonde, quelle che lui si ostinava a combattere da tanto tempo.
Improvvisamente sentì che sarebbe stato del tutto inutile continuare a negare e, per una volta in vita sua, optò per la verità. - Il Molliccio ha preso le sembianze di mio figlio. Ti ho già detto che un tempo sono stato padre, no? Be', quella era una patetica copia del mio Baelfire. Quell'incapace di un Molliccio non è riuscito a riprodurre nient'altro che una scadente imitazione del mio bambino. -
Belle pareva sinceramente confusa. - Ma... come può un'immagine di vostro figlio spaventarvi tanto? -
Rumpelstiltskin sapeva di star addentrandosi in un terreno molto pericoloso. Rivelare la sua più grande paura in quel modo non era saggio, chiunque avrebbe potuto usare quell'informazione contro di lui per indebolirlo o soggiogarlo... ma Belle non era chiunque.
Prese un altro sospiro profondo e proseguì, avendo cura di non incrociare lo sguardo di lei per non rendere il tutto ancora più difficile. - Ti ho detto di averlo perduto... ma la verità è che alcune mie azioni lo hanno portato ad allontanarsi da me e ci hanno condotto alle circostanze in cui siamo stati separati per sempre. Quel Molliccio mi ha ricordato quanto l'abbia deluso come padre, mi ha rammentato come tutto sia successo per colpa mia. -
Belle non disse nulla ma lo guardò con intensità e comprensione, senza alcuna ombra di giudizio o biasimo, semmai dispiacere. Rumpelstiltskin sentiva i suoi occhi su di sé ma non osò distogliere i suoi dal vuoto che stava fissando da ormai qualche minuto. A un tratto però avvertì qualcosa sfiorargli la mano e abbassò lo sguardo. Belle aveva delicatamente intrecciato le proprie dita candide e affusolate alle sue. Era una visione difficile da sostenere e quantomai grottesca: la bellezza di lei e la mostruosità di lui stridevano in quel contatto che aveva qualcosa di innaturale, di enormemente sbagliato, eppure incredibilmente armonioso, come se le loro mani fossero state due pezzi di un puzzle che si incastravano alla perfezione.
Qualcosa nella mente del Signore Oscuro gridava a gran voce di ritrarre immediatamente la mano e di scostare quella della ragazza, ma il suo corpo non reagiva e sembrava come paralizzato, scollegato da ogni canale razionale.
Ancora una volta passarono diversi minuti di silenzio prima che uno dei due parlasse e, di nuovo, fu Belle a dare voce ai suoi pensieri. - Grazie. -
Rumpelstiltskin la guardò senza capire. - Per che cosa, dearie? -
- Per essere stato sincero con me. Posso immaginare quanto vi sia costato confidarmi una cosa tanto personale e dolorosa. -
Il Signore Oscuro non rispose e Belle continuò. - Suppongo che ora tocchi a me essere sincera con voi. Vedete, da quando sono qui ho sempre cercato di non pensare alla mia vecchia vita, alla mia famiglia, al mio regno e a mio padre. Ho tentato di trovare conforto nella certezza di aver preso la decisione giusta accettando di seguirvi e di aver compiuto un'impresa eroica salvando Avonlea dagli orchi. Ma quel Molliccio mi ha fatto pensare... e se le cose non stessero davvero così? E se la mia partenza avesse creato più problemi e sofferenza di quanto pensassi? Come sta mio padre? Si strugge nel dolore per la mia perdita o magari è attanagliato dai sensi di colpa? E se fosse malato? E se ce l'avesse con me per quello che ho fatto? Vorrei tanto sapere come sta. L'incontro con il Molliccio ha fatto emergere una miriade di dubbi e paure e da quel momento continuo a figurarmi gli scenari più cupi. -
Un leggero tremito scosse dapprima la sua voce, poi il suo corpo minuto e Rumpelstiltskin notò di sfuggita una piccola lacrima rigarle una guancia. Belle si morse forte il labbro nel tentativo di controllarsi e arrestare sul nascere quell'incontenibile voglia di piangere.
A quel punto, il Signore Oscuro le cinse le spalle con un braccio, usando una tale dolcezza che la giovane sentì crollare ogni resistenza e scoppiò in singhiozzi senza ritegno, accoccolandosi contro il petto di lui.
Contro ogni buon senso, Rumpelstiltskin non si ritrasse e lasciò sfogare la ragazza provando un segreto piacere nel tenerla così stretta a sé e nella sensazione dei suoi capelli morbidi e profumati che gli solleticavano il viso, eppure non poteva fare a meno di percepire anche uno spiacevole senso di disagio. In fondo era colpa sua se Belle si trovava in quella situazione. Certo, il Molliccio di quella mattina aveva scatenato tutto ma aveva solo fatto scoppiare un ordigno già innescato da tempo e pronto ad esplodere in qualsiasi momento.
A un tratto ebbe un'idea e quando la ragazza si fu calmata, il Signore Oscuro la prese delicatamente per le spalle e la allontanò da sé quel tanto che bastava per guardarla negli occhi, ora arrossati e gonfi a causa del pianto. - Belle, c'è un modo per vedere tuo padre e sapere se sta bene. Vieni con me. -
La giovane era ancora scossa ma si lasciò guidare da Rumpelstiltskin all'interno del castello e lungo infinite rampe di scale che li condussero alla torre nord, di fronte al laboratorio del folletto.
Entrambi si accorsero subito che qualcosa non andava; da sotto la porta filtrava un liquido denso dall'odore acre e nauseabondo e dall'interno della stanza si udivano schiocchi e gorgoglii poco rassicuranti.
- MALEDIZIONE! - imprecò il Signore Oscuro spalancando la porta con un gesto fulmineo e precipitandosi dentro il laboratorio che ormai era irriconoscibile.
Le pareti e il soffitto erano schizzati di macchie viscide e verdastre che sgocciolavano sul pavimento. Alcune ampolle di vetro erano andate in frantumi e il loro disgustoso contenuto era sparso per tutta l'area della stanza circolare.
Rumpelstiltskin compì alcuni gesti rapidi ed eleganti con le braccia e tutto quel pasticcio si ripulì nel giro di pochi minuti. Il laboratorio tornò come nuovo, fatta eccezione per quello sgradevole odore che ancora aleggiava nell'aria.
Belle se ne stava sulla soglia, sbigottita alla vista di tutto quel caos, ma quando il folletto si voltò verso di lei scoppiò a ridere di gusto vedendolo tutto scarmigliato e con i vestiti e i capelli schizzati di pozione.
- Dannato Molliccio! - ringhiò Rumpelstiltskin, togliendosi di dosso quel sudiciume con la magia. - Ero così intento a rimuginare che devo aver dimenticato di spegnere il fuoco sotto il calderone di rame. E tu piantala di sbellicarti, dearie! -
Eppure, dopo il pianto e la tristezza di poco prima, il Signore Oscuro non poté non provare una punta di sollievo per lo scoppio d'ilarità della sua domestica.
- Sembra proprio che quel Molliccio abbia provocato molti più disastri del previsto. - disse alla fine la giovane.
- Pare proprio di sì, ma ora occupiamoci di tuo padre. -
Rumpelstiltskin si diresse con decisione ad un vecchio mobile, aprì uno dei cassetti e ne estrasse un magnifico specchio a mano, finemente lavorato in argento e madreperla.
Lo mostrò a Belle e lasciò che la giovane lo prendesse tra le mani e lo studiasse con curiosità.
- Che cos'è? -
- Si tratta di un oggetto magico molto utile. Vedi, questo specchio può mostrarti chiunque tu voglia, dovunque si trovi. Basta che glielo ordini. Su, prova. -
Belle esitò; aveva paura di ciò che lo specchio avrebbe potuto mostrarle. E se tutti i suoi timori si fossero rivelati fondati?
Il Signore Oscuro sembrò leggerle nel pensiero. - Non serve a niente rimanere nel dubbio, Belle. Non ti darai mai pace se adesso non guardi nello specchio. -
Lei annuì e prese un respiro profondo, poi scandì a voce alta e chiara: - Mostrami Re Maurice di Avonlea. -
La superficie dello specchio prese a vorticare come se fosse stata costituita d'acqua e alla fine si delineò un'immagine nitida della sala del trono del palazzo reale di Avonlea.
Belle ebbe un tuffo al cuore vedendo suo padre afflosciato sul trono con il viso stanco e tirato dalle preoccupazioni. Contemplava un foglio che teneva tra le mani con aria triste.
A un tratto un uomo entrò nel perimetro visivo dello specchio e si fermò di fronte a Maurice con un inchino. Belle riconobbe Philip, il fidato consigliere di corte.
- Vostra Maestà, - lo sentì rivolgersi al padre. - il reame è salvo. Anche l'ultimo avamposto degli orchi è stato neutralizzato. Il Nemico è scomparso e il popolo è in pace e festeggia in ogni villaggio. -
Maurice non diede segno d'aver udito le parole di Philip, invece gli mostrò il foglio che ritraeva il volto di Belle, sorridente e radioso. - Come? Dimmi, amico mio, come ho potuto lasciare che quel mostro la prendesse e la portasse via? Perché non l'ho impedito? -
- È stata una decisione di vostra figlia, Maestà. Voi non avreste potuto fare niente per fermarla. -
Il barlume di un sorriso nostalgico illuminò il volto del re. - Già, è sempre stata cocciuta e ostinata, proprio come sua madre. Voleva tanto diventare un'eroina. -
- E ci è riuscita, Maestà. - proseguì Philip. - Tutti nel regno acclamano il suo nome e parlano del suo coraggio e del suo spirito di sacrificio. Ha salvato Avonlea e nessuno dimenticherà mai il suo gesto nobile e impavido, per quanto ognuno di noi senta la sua mancanza. Il suo nome verrà ricordato per sempre nella storia del reame. -
Qualcosa nel cuore di Belle si sciolse come neve al sole. Allora aveva funzionato! Aveva davvero salvato il suo regno e la sua gente!
- So che vi manca, Maestà. Ma ormai Belle è una donna responsabile delle proprie azioni e del proprio destino. Non avreste comunque potuto tenerla con voi e proteggerla per sempre. -
- Hai ragione, Philip. Spero solo che quella bestia scellerata non le faccia del male. Non mi perdonerei mai se le accadesse qualcosa per mano di quel mostro. -
In quel momento, l'immagine s'increspò di nuovo e lo specchio tornò al suo aspetto originario e a riflettere il viso commosso di Belle.
- Be', hai avuto la conferma che cercavi? - chiese Rumpelstiltskin.
- Sì, l'ho avuta. Avonlea è al sicuro dagli orchi e la popolazione è tornata a vivere serenamente grazie a voi. -
- Grazie a te. - la corresse il folletto. - Ricorda che sei stata tu a salvare il tuo reame acconsentendo di seguirmi al Castello Oscuro. Io non ti ho mai obbligata. È stata una tua libera scelta. Avresti potuto fuggire in un altro regno con la tua famiglia e abbandonare Avonlea agli orchi invece hai scelto di sacrificare la tua libertà in cambio della salvezza del tuo popolo. Non per niente ora acclamano il tuo nome e narrano del tuo coraggio. Sembra che tu sia finalmente diventata l'eroina che hai sempre desiderato. Come vedi, alla fine questo accordo si è rivelato proficuo per entrambi. -
- Sì, pare proprio così. Mi dispiace solo per mio padre. Detesto vederlo così preoccupato e sofferente, ma so che Philip gli starà vicino e lo conforterà. È sempre stato un amico saggio e leale. -
Belle fece per restituire lo specchio a Rumpelstiltskin, ma questi scosse la testa. - Tienilo tu. A me non serve e in questo modo potrai vedere tuo padre e la tua casa ogni volta che lo vorrai. Certo, lui non potrà vedere te ma... -
Il Signore Oscuro non poté terminare la frase perché la giovane gli gettò le braccia al collo e lo strinse forte a sé.
- Grazie. - mormorò contro la sua spalla.
Il Signore Oscuro ricambiò goffamente la stretta. Tutto quel contatto fisico in un giorno solo stava seriamente minando la resistenza dei muri impenetrabili che egli si era costruito intorno negli anni addietro per erigere una barriera tra sé e il mondo. Ed ecco che, in meno di una giornata, quegli stessi muri crollavano e si sgretolavano pezzo a pezzo, demoliti da quella giovinetta che sembrava portare uno sprazzo di sole ovunque andasse e che riusciva a leggere nel cuore del Signore Oscuro e a scorgere l'Uomo dietro le parvenze della Bestia, l'amore dietro la malvagità, la flebile scintilla di luce che ancora non era stata offuscata dalle tenebre.
Quando la ragazza sciolse l'abbraccio un silenzio colmo d'imbarazzo e incertezza aleggiò nella stanza ma fortunatamente quel vuoto di suoni venne presto riempito dai possenti rintocchi di una pendola che, da qualche parte nel castello, stava provvidenzialmente battendo le 5 del pomeriggio.
- Oh, sono già le 5... Ehm, sarà meglio che vada di sotto a preparare il tè. -
Stando ben attenta a non incrociare lo sguardo del folletto, Belle colse al volo l'occasione per dileguarsi, tenendo ben stretto tra le mani lo specchio incantato.
Rumpelstiltskin si lasciò cadere su una sedia e solo in quel momento si rese conto di aver trattenuto il respiro. A volte aveva l'impressione che il cuore gli si fermasse ogni volta che la vicinanza fisica tra lui e Belle si faceva troppo stretta. Non era una sensazione propriamente sgradevole ma in qualche modo ne rimaneva sempre profondamente toccato e scosso, come se ogni fibra del suo essere dovesse poi faticosamente ricomporsi per riformare lo stesso Rumpelstiltskin e non una sua versione trasformata, indebolita da componenti umane che aveva deciso molto tempo prima di lasciarsi alle spalle.
Il Signore Oscuro si passò stancamente una mano sugli occhi e si ripromise di setacciare tutto il castello per sbarazzarsi di ogni singolo Molliccio. Ne era bastato uno solo per creare tutta quella catena di circostanze ed emozioni che lo avevano pericolosamente riavvicinato all'uomo che era stato, e questo non sarebbe più dovuto accadere... nonostante una parte di lui non desiderasse altro che poter tenere di nuovo Belle tra le sue braccia.





Da Stria93: Per la serie “meglio tardi che mai”, eccomi di nuovo qui con il secondo e ultimo capitolo di questa storia che ormai è diventata un reperto archeologico.
Chiedo scusa a tutti i lettori che aspettavano il seguito anni fa ma ho scritto e riscritto la seconda parte di questa breve fic un sacco di volte senza mai esserne soddisfatta. Fortunatamente sembra che questo agosto bollente mi stia portando una ventata di ispirazione come non mi capitava da moltissimo tempo e sto sfruttando la cosa per cercare di terminare i lavori in sospeso e magari dedicarmi a qualche nuovo progetto... ;)
All'inizio non avevo intenzione di abbandonarmi a tutto questo fluff, che forse ha reso Rumpel fin troppo OOC... ma che posso dire? Ho bisogno di fluff RumBelle come ho bisogno dell'aria in questo periodo! Spero che possiate capirmi.
Grazie di cuore a chi, nonostante la mia lunghissima assenza, avrà ancora voglia di dare un'occhiata ai miei deliri a tema RumBelle.
Love you, dearies

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