Barman and Barmaid.

di Aredhel Afterlife
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** One opportunity. ***
Capitolo 2: *** 2. Madame Jo Jo's. ***
Capitolo 3: *** 3. First night. ***
Capitolo 4: *** 4. Argument. ***



Capitolo 1
*** One opportunity. ***


 

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1. One opportunity.



 Passeggiare alle sei del mattino nelle vie di Londra, soprattutto di sabato, non era la mia aspirazione massima per quella giornata, ma la sera precedente ero crollata sul letto alle sette e mezza; ciò aveva comportato che alle cinque mi ero svegliata, con il torcicollo, per di più! Mentre attraversavo la strada in cerca di una meta, il mio stomaco mi fece venire in mente che, forse, andare nel mio bar di fiducia era l'idea migliore per iniziare quello strambo e soleggiato giorno di settembre: il miglior cappuccino della città con aggiunta di cioccolato e zucchero a velo per i clienti abituali, come me.  Armata di un sorriso, del mio lettore cd portatile e della mia maglia porta fortuna, entrai decisa al “Poker Face”.

“Buongiorno Bruce!” esclamai entusiasta sedendomi al bancone.

“Alex cosa ci fai in giro così presto?” chiese sospettoso.

“Ciance alle bando, portami un cappuccino dei tuoi per favore.” dissi furba.

“Parla normalmente per l'amor di Dio, hai diciotto anni! Lo vuoi corretto?” mi trattenni dall'alzare gli occhi al cielo.

“Un goccino di rum, se possibile” gli feci l'occhiolino e lui sospirando si girò verso la macchinetta, incominciando a prepararmi un favoloso cappuccino che mi stavo già pregustando.

Bruce era un uomo sulla cinquantina, stempiato e abbastanza grassottello, con due piccoli occhi neri come la pece e dei meravigliosi baffi grigi. Avevo scoperto questo bar all'età di sedici anni e d'allora non c'era giorno in cui non ci mettevo piede. Entravi da una porta a vetro e ti trovavi dei tavolini in legno a riempire la saletta, subito di fronte c'era il bancone: uno di quelli vecchio stile. Le pareti erano di colori diversi che risaltavano grazie alle mille piccole luci che vi erano appese sopra. Ma la mia parte preferita del  bar, di cui pochi erano a conoscenza, era un'altra stanza a cui si accedeva da una porta posta dietro un separè. Non era altro che un salottino con delle poltrone comode, un tavolo da bigliardo, un calcetto e vari posa-ceneri posti qua e là per poter permettere ai clienti di fumare.  
Amavo il “Poker Face” e i suoi due proprietari: Bruce e Marge, sua moglie. Erano una di quelle coppie 'odio e amore': a lavoro erano come cane e gatto, ma se li conoscevi al di fuori di quel ambiente erano davvero dolci l'uno con l'altra. Ogni tanto m'invitavano a cena da loro o a giocare a poker con degli amici nel bar dopo l'ora di chiusura; quei due erano bravissimi nel gioco e per questo avevano chiamato il locale in quel modo un po' bizzarro. A dir la verità quando uscì la canzone di Lady Gaga con lo stesso nome dell'attività di Bruce, avevo pensato che magari i due coniugi erano segretamente fans sfegatati della pop-star e in suo onore avevano chiamato così il loro bar; dopo avergli esposto la mia teoria ottenni un 'Vaffanculo'.  Beh, da due fanatici della musica country non potevo sperare in una risposta differente; dannato Johnny Cash! 

“Ecco il tuo cappuccino.” mi scompigliò i capelli Bruce, sedendosi affianco a me.

“Dovresti essere dall'altra parte del banco, vecchia volpe.” ridacchiai.

“A quest'ora chi vuoi che venga in questa topaia?” rise di gusto.

Era vero. Non c'era un'anima viva.

“Allora, rispondi alla domanda che ti ho fatto prima: perchè sei a gironzolare di prima mattina?”

“Ieri mi sono addormentata troppo presto, così alle cinque ero già sveglia e non sapevo cosa fare a casa. Poi alle undici ho un colloquio di lavoro perciò...” feci spallucce.

“Un colloquio? Grandioso! E dove?” chiese Bruce eccitato.

“E' un locale, si chiama Madame Jo Jo's, è in centro.” abbozzai un sorriso.

“L'ho già sentito, ci andava un mio amico qualche anno fa!”

“Uno di quei vecchi che non fanno altro che parlare di guerra e contabilità?” rabbrividì al solo pensiero.

“No, lui è uno normale.” mi fece l'occhiolino. 

Grazie al cielo, pensai.

“Comunque, se mi prendono farò quello che avrò sempre sognato!” sorrisi.

“Stai scherzando? Quindi sarai una Barmaid! E' meraviglioso  Alex!” mi diede il cinque.

“Lo so! Sono un po' agitata sinceramente...ma ho aspettato così tanto questo momento che non me lo lascerò scappare! Sono pronta.” dissi convinta.

“Ben' detto ragazza! Appena arriva Marge glielo raccontiamo. Sarà così fiera di te!” mi diede un buffetto sulla guancia.

“Dove è andata?” 

“A comprare la farina per fare i biscotti.”

“Quelli al cioccolato ricoperti di praline?” chiesi con gli occhi che mi brillavano.

“Si, ma aspetterai 'sta sera a mangiarli! Vieni per una partitina?”

“Non lo so in realtà, se mi prendono al locale inizio subito, ti chiamo dopo per farti sapere, oppure passo di qua.”

“Va bene.” sorrise.

Ci girammo verso la porta quando sentimmo il campanello attaccatovi sopra suonare.

“Bruce aiutami con questi sacchi! Pesano sempre di più col passare degli anni. Maledetta vecchiaia...” la voce squillante di Marge mi fece ridere.

“Ti aiuto io Margy.” dissi.

“Oh Alex! Mia cara, cosa fai qui?” chiese sorridendo.

Le presi i sacchetti di mano e li andai a mettere nella cucina sul retro del bar, tornai all'ingresso e risposi: “Mi sono alzata presto!” risi.

“E porta grandi notizie!” aggiunse Bruce strizzandomi l'occhio.

 

Dopo aver raccontato anche a Marge la 'news' mi avviai verso un piccolo parco che si trovava lì vicino.  Mi sedetti su una panchina nera, l'unica colorata fra tutte quelle che c'erano, e ovviamente la mia preferita. Tirai fuori dalla borsa un blocchetto da disegno e incominciai a ritrarre due alberi vicini di cui le chiome si sfioravano grazie alla leggera brezza che scorreva fra le foglie. Quella visone mi ricordò tanto due amanti: vicini, che si toccano dolcemente. 

Era una dei disegni più significativi che aveva mai fatto, forse perchè la sua visone del mondo era troppo cinica, o forse perchè era ancora alla ricerca del suo amore adolescenziale, seppur compiuti i diciotto anni. Lei non era una normale e noiosa ragazza Londinese: lei era pazza, lei era divertente, solare e alternativa. A prima vista tutti la giudicavano per i suoi lunghi capelli blu, il piercing al naso in mezzo alle narici e i tatuaggi, ma quello che le persone non sapevano era che sotto la maschera da 'Hipster trasgressiva' c'era una dolce ragazza che aspettava con ansia il suo principe azzurro. 

Terminato il disegno rimisi a posto il piccolo album che portavo sempre dietro, mi misi le cuffie e  accesi una Winston Blue portandola alle labbra. Il fumo era un brutto vizio che avevo da tre anni,  ma non riuscivo a smettere, e forse non volevo neanche. La vibrazione del telefono mi fece sussultare, presi il telefono dalla tasca dei miei skinny jeans e guardai chi aveva disturbato la pace di quel posto, e la mia: mio fratello che mi ricordava di comprare il latte. 
Sbuffai, lui e il suo dannato latte che finiva sempre, e poi pretendeva che io lo ricomprassi! Digitai una breve risposta alzandomi dalla panchina, si erano fatte già le dieci. Con calma mi avviai verso il temuto colloquio, se mi avessero preso sarei riuscita a realizzare l'inizio del sogno: diventare una delle più brave Barmaid in circolazione; ero determinata a mettere l'anima in quel lavoro.

Poco prima di raggiungere la zona del locale mi fermai ad osservarmi in una vetrina. Ero una ragazza alta circa un metro e settanta, tonica e magra, ma quello che notai nel mio riflesso furono gli occhi. Ardevano di determinazione.

“E' la mia occasione.” mi sussurrai prima di voltarmi e dirigermi verso l'entrata del Madame Jo Jo's.

 

 


SPAZIO AUTRICE:

Salve splendori! 
Questa, in teoria, è la mia seconda long, la prima, purtroppo, ho dovuto cancellarla per vari motivi. E' stato un peccato, mi ci ero affezionata parecchio...però forse è meglio così! Coooomunque, questo è il primo capitolo della ff  'Barman and Barmaid' che, come avrete capito, è questa qua! 
Spero vi possa piacere l'ambientazione 'da bar' in cui ho deciso di creare questa storia: un amore fra le bottiglie di alcool. Lol. 
Passando al sodo: in questo capitolo si capisce che la protagonista, Alex, è una ragazza particolare e all'esterno un po' fuori dalle righe, con un animo sognatore e l'idea di un 'principe' ad attenderla. In realtà, è una persona molto semplice e divertente che vuole seguire i suoi obiettivi senza problemi. Si scopre che ha un fratello che vedremo chi è nei prossimi capitoli....DA DA DA DAAAAN! SECONDO VOI CHI E'?! AH AH AH. Non ve lo dico eheh.
Non si parla di genitori...ma ci sono Bruce e Marge! Quei due mi fanno morire dal ridere! Nella mia testa sono la versione più seria e meno gialla dei Simpson :')  
Se lasciaste una recensione mi farebbe davvero piacere! E vi prego, non evitate le critiche, così posso migliorare di volta in volta!
 
Scusate lo spazio autrice un po' lungo...Alla prossima belle, un bacio.

Aredhel Afterlife xxx

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Capitolo 2
*** 2. Madame Jo Jo's. ***


                                                                           



                                                                        2. Madame Jo Jo's.


Appena entrai dalla porta principale mi ritrovai in un piccolo atrio accogliente, con luci soffuse e colori caldi che erano stati scelti appositamente per rilassare le persone, a mio parere. Scesi delle piccole scalette in legno e la grande sala troneggiante mi si aprì alla vista: il pavimento, anch'esso in legno, era lucido e rifletteva l'atmosfera da 'cabaret' che aleggiava in tutto il locale. Le pareti erano di un colore giallo tendente all'ocra con dei motivi a farfalla rossi, sparsi qua e là sui muri. Ad occupare lo spazio della sala erano posizionati dei divani bordoux e vari tavolini, e naturalmente, verso il fondo si trovava il palcoscenico, su cui le pin-up o le band suonavano nelle serate a tema; affianco ad esso era posizionata la console per i vari dj. Puntai lo sguardo sul soffitto e rimasi meravigliata per una frazione di secondo: era fatto dallo stesso legno del pavimento, e ogni due o tre metri vi era stato messo un lampadario.

Non avevo mai visto soffitti del genere!
Il bancone era al lato sinistro della sala, e proprio lì trovai un uomo che trafficava con scatole piene di alcolici; mi schiarì la voce per attirare la sua attenzione, leggermente nervosa. Il ragazzo si girò e quando si accorse di me sul suo viso apparve un sorrisetto divertito.

“E tu saresti?” chiese continuando ad osservarmi.

“Alex.” risposi alzando un sopracciglio.

L'aria strafottente di quel ragazzo mi infastidiva lievemente, era come se volesse intimidirmi o mettermi a disagio; i suoi occhi blu guizzarono da una parte precisa del locale, attirati da qualcosa. Mi girai per vedere che diamine stesse guardando e vidi un uomo, probabilmente sulla trentina, portare una scatola fino al bancone, dove ci trovavamo noi.

“Louis portami questa in magazzino.” disse autoritario. Doveva essere il capo. Con la coda dell'occhio notò la mia presenza.

“E tu chi sei?” chiese confuso.

Dio, che fantasia che avevano!

“Sono Alex. Dovrei avere un colloquio 'sta mattina con il capo del locale.” spiegai.

“Oh, quindi sei tu! Piacere io mi chiamo Cooper, e sono il proprietario di questo gioiellino.” mi strizzò l'occhio. Feci un sorrisetto divertito. “Okay, seguimi, andiamo nel mio ufficio.” continuò sorridendo.

Ci incamminammo verso il retro. Cooper era un uomo ben piazzato, non eccessivamente muscoloso, ma la sua massa corporea non scherzava; era abbastanza basso, viaggiava sul metro e settanta. Portava i capelli biondo scuro scompigliati sulla testa in modo disordinato, il che lo rendeva più giovane agli occhi degli altri. Persa nei miei pensieri non mi accorsi che si era fermato di fronte ad una porta, che aprì con un calcio. Accese la luce per rivelare un semplice stanzino composto da una scrivania di metallo, due sedie e un computer portatile collegato ad una stampante riposta su uno scaffale dietro al tavolo. Mi fece segno di accomodarmi sulla sedia di fronte alla sua.

“Per prima cosa: sentiti a tuo agio. Appena ti ho guardato ho letto il nervosismo nei tuoi occhi, ma ti assicuro che non ce n'è motivo. Rilassati e prendi questa conversazione come se stessi chiacchierando con un tuo amico.” sorrise rassicurante.

“Ho afferrato.” risi.

“Perfetto. Allora, dal curriculum che mi hai mandato c'è scritto che non hai quasi mai lavorato prima, ma che hai studiato per fare questo lavoro.” dal suo sguardo capì che dovevo iniziare a parlare:

“Si, ho finito la scuola ma non mi sono iscritta all'università, però ho fatto un corso di due anni alla fine dei quali ho preso un master. Ovviamente sapevo che fra la teoria e la pratica c'era molta differenza, allora ho incominciato ad allenarmi nel bar di alcuni amici. Però ora vorrei lavorare seriamente perchè è quello che voglio fare per il resto della vita.” conclusi con sicurezza.

“Mi piace la tua convinzione. Non mi serve altro. Per me sei assunta.”

Rimasi bloccata sul posto. Non credevo alle mie orecchie.

“Davvero?!” chiesi per essere certa delle parole che erano uscite dalla bocca di Cooper.

“Certo. Però ho un'ultima domanda..” disse sorridendo.

Annuì pronta ad ogni quesito.

“Ti piace divertirti?” rimasi un po' perplessa.

“Non sai quanto.” ridacchiai divertita, scaricando in quella risata ogni traccia di tensione che contenevo nel corpo.

Quando anche lui si unì alla mia ilarità l'atmosfera si alleggerì immediatamente, era come conversare con un vecchio amico, proprio come mi aveva detto lui; ritrovai tutta la mia sicurezza. 
Mi porse il pugno, che feci scontrare con il mio.

“Bene Alex, inizi 'sta sera. Vieni qui per le nove così ti spiego le cose di base, il resto verrà da sé.”

“Perfetto, ci sarò Coop.” feci l'occhiolino a cui lui reagì con una fragorosa risata.

Mi alzai dalla sedia seguita da lui, subito dopo. Uscimmo dall'ufficio e tornammo nella sala del locale dove il ragazzo di prima, che mi sembrava si chiamasse Louis, stava finendo di sistemare alcune cose.

“Ehi Lou, lei è dei nostri. Inizia 'sta sera, sei il suo mentore.” affermò Cooper.

“Ti troverai bene Alex, qui siamo tutti pazzi.” disse Louis con un caloroso sorriso.

“Questo lo vedo.” dissi con ironia, mentre lui ridacchiava. “Allora ci vediamo 'sta sera! Ciao ragazzi!” li salutai.

“Ciao Alex!” dissero all'unisono i due.





SPAZIO AUTRICE:

Salve ragazze,
scusate per il ritardo, in realtà l'ho fatto di proposito, volevo vedere quanto seguito aveva la storia... 
Inizio col dire che le recensioni del primo capitolo sono jdsfhsiudvniuwniubn. Vi amo!
Siete state gentilissime e l'ho apprezzato parecchio!
Se avete delle critiche o dei consigli, NON RISPARMIATEVI.
Voglio davvero migliorare, il che comprende che qualcuno, se commetto degli errori, è obbligato a farmelo presente!
Allora, passando al capitolo: Che ne pensate?
Abbiamo visto il nostro Louis Tommo Tomlinson e ...beh, che dire, io lo adoro! E poi c'è Cooper...
So che è breve come secondo 'chapter', ma vi giuro che gli altri saranno più lunghi! E pubblicherò con puntualità!
Spero vi soddisfi l'andamento della storia, le cose si faranno più interessanti dal quarto capitolo, perciò...abbiate pazienza! Grazie ancora per le favolose recensioni, spero ce ne possano essere altrettante per questo !
Okay, levo le tende. 
Un bacio!

Aredhel xx

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Capitolo 3
*** 3. First night. ***


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3. First night.


 

Ero in camera mia di fronte all'armadio esattamente da mezz'ora, indecisa su quale abbigliamento sarebbe stato opportuno indossare; ovviamente, non ne avevo idea. Non ero una ragazza molto “normale”, se così si può dire, a livello di stile. In realtà, ne avevo uno mio, ma a pensarci bene non era nulla di che, semplicemente mi piaceva mischiare le mode e creare completi miei, oppure seguire la tendenza 'alternativa' che avevo imparato ad amare. 
Il problema si presentò più insistente passato un altro quarto d'ora: ero in ritardo e non avevo ancora scelto nulla. Non che fossi una a cui interessava più di tanto il proprio abbigliamento, almeno, non in un giorno qualunque, ma per la mia prima sera al locale volevo fare una buona impressione. O forse era uno di quei tanti momenti di insicurezza che veniva a trovare la mia mente. In fondo, era il mio primo vero lavoro.

L'inesorabile bussare alla porta della mia camera mi fece, svogliatamente, distogliere lo sguardo dal armadio; mi diressi verso quel suono fastidioso e poco prima di posare la mano sulla maniglia quest'ultima si spalancò finendomi quasi in pieno viso.

“Ma sei scemo?! Ti stavo aprendo, Dio!” urlai arrabbiata.

“Sorellina, tranquilla...ero venuto ad avvisarti: tra venti minuti devi partire di casa. Il lavoro non aspetta te!” rise sfacciatamente.

“Lo so benissimo.” risposi piccata. “Ma non ho idea di che Diavolo mettere!”

Lui mi guardò sollevando il sopracciglio biondo, poi mi squadrò attentamente.

“Ecco perché sei ancora in mutande.”

“Grazie della rivelazione, genio!” sbuffai tornando davanti all'armadio.

“Senti, cosa importa di cosa indossi! Devi andare a lavorare, ti apprezzeranno per il tuo fantastico talento nel preparare ottimi drink, non per come sei vestita! E poi, perché tutta questa agitazione?” domandò avvicinandosi e posandomi una mano sulla spalla.

“Perché volevo...oh, non lo so neanche io! Desidero solo fare una buona impressione!” ammisi sconfitta.

“Non hai bisogno di dimostrare niente a nessuno Alex. Vai benissimo così, ed ehi...sono tuo fratello, non mi sognerei mai di dirti queste cose tanto per consolarti! Anzi, insultarti mi riesce meglio...hai preso qualche chilo?!” chiese squadrandomi serio; subito dopo, però, si tradì scoppiando a ridere.

La risata di mio fratello era una delle poche cose che riuscivano a risollevarmi il morale; era profonda, spensierata e straordinariamente allegra! In una parola: irresistibile. Infatti, dopo pochi attimi mi unì a ridere assieme a lui, abbracciandolo e schiaffeggiandogli il braccio per il fasullo insulto riferito al mio peso.

“Grazie Niall. Ora esci, devo vestirmi.” dissi puntandogli l'indice contro.

“Quando vuoi.” esclamò andando verso la porta. Prima di uscire si fermò un attimo a guardarmi, e sorridendo mi disse: “Alex, ricorda che spacchi.” mi fece l'occhiolino e sparì dalla mia stanza.

Sorrisi, Niall era il mio fratellone. Litigavamo, ci mettevamo le mani addosso, e quando entrambi eravamo di cattivo umore ci scannavamo a vicenda, ma il nostro rapporto aveva anche dei momenti come quelli: amore fraterno incondizionato.

Senza pensarci troppo presi una maglietta che arrivava quasi all'ombelico, abbastanza larga, con la scritta 'Rock on', rigorosamente nera, un paio di shorts e i miei anfibi; tutta quella preoccupazione sui vestiti era inutile, pensai ridacchiando di me stessa. Infilai nella borsa a tracolla ciò che mi serviva e presi la giacca appoggiata al letto, mi sistemai i capelli mossi, blu, con la mano e per ultima cosa presi dallo scaffale del bagno in camera mia l'immancabile profumo con l'aroma di zucchero a velo. Era strano, non mi piaceva il sapore di quell'impiastro zuccheroso, ma come profumo non pensavo a nulla di meglio. Scesi di corsa le scale, dovevo sbrigarmi; passai di fronte al divano su cui mio fratello era spaparanzato e presi le chiavi di casa dal tavolino di fronte a lui. Mi avvicinai a Niall per posare un bacio sulla sua guancia.

“Augurami buona fortuna!” urlai aprendo la porta di casa.

“No. Spero cadrai con un vassoio pieno di birre e alcolici.” urlò di rimando.

“Stronzo” sussurrai tra me e me mentre mi richiudevo la porta alle spalle: la sua risata era ancora udibile quando raggiunsi il marciapiede.

Intravidi l'insegna del locale a qualche metro di distanza: erano le nove e cinque. Improvvisai una piccola corsa e in pochi secondi raggiunsi l'entrata. Sembrava che non fosse cambiato nulla rispetto a questa mattina: Louis era dietro a riordinare qualche scatolone e Cooper lo stava aiutando, o meglio, dirigendo. Mi schiarì la voce, esclamando un “Ciao” un po' mangiato, speravo vivamente che non si accorgessero del mio minuscolo ritardo.

“Alex! Ben tornata, Louis temeva che non ti saresti presentata.” soffocai una risata notando l'occhiata glaciale che il ragazzo lanciò a Coop.

“E invece eccomi qui.” ridacchiai.

“Vuoi un premio?” chiese Louis avvicinandosi e dandomi una leggera spinta.

Risi, poco dopo seguita da lui.

“Dai vieni, ti faccio vedere dove puoi posare la tua roba.” mi porse la mano.

La strinsi un po' esitante e fui costretta a camminare svelta dato il suo passo. Aprì una porta grigia situata nel retro del negozio; accese la luce e osservai lo stanzino abbastanza piccolo in cui eravamo: degli armadietti per i propri oggetti personali e un semplice tavolo di legno al centro, riempito da un posacenere e delle riviste.

“Questo è il tuo.” indicò un armadietto attaccato alla parete.

Mi consegnò una chiave estremamente piccola che, a quanto avevo capito, serviva per aprirlo. Infatti, la infilai nella serratura e lo sportellino si aprì rivelando uno spazio alquanto ristretto in cui posizionare la roba. Ci misi la borsa, mettendomi, però, il cellulare e le sigarette in tasca. Quando lo richiusi notai che sulla superficie metallica c'era un biglietto con su scritto il mio nome.

“E questo?” domandai curiosa.

“Oh, Cooper me lo ha fatto attaccare oggi, dopo che te ne sei andata. I bigliettini servono per non confonderci fra noi. Secondo me è abbastanza inutile, visto che la posizione basta a rammentarci quali sono i nostri, però ormai è diventata un'usanza a cui ci siamo affezionati.” scosse il capo sorridendo, mentre annuivo. Mi accorsi della presenza di quattro armadietti in totale: quello di fronte al mio riportava il nome di Louis, quello che lo affiancava era di una certa 'Bryanna' e per ultimo c'era quello affianco al mio che, a quanto diceva il bigliettino, era di 'Zayn'. Istintivamente la mia mente si chiese come sarebbero stati i nuovi colleghi, se avrei legato con loro e se si sarebbe creato un ambiente lavorativo piacevole.

“Non ti preoccupare, quando impari a conoscerli sono simpatici.” disse Louis leggendomi nella mente ed indicando con il capo gli armadietti dei due ragazzi.

“Speriamo.” sorrisi fissandomi i lacci dei miei anfibi neri.

“Dai, andiamo, fra un po' arriva Bryanna e io devo ancora darti le 'lezioni' di base.” rise lui uscendo dalla stanza. Prima di seguirlo, però, mi fermai un secondo a fare un lungo sospiro per scacciare la tensione.


“Vieni qui ragazzina.” urlò Louis dal bancone con un espressione severa.

“Chiamami ancora così e la bottiglia di Vodka che hai in mano finisce sulla tua adorabile testolina.” gli dissi strizzando l'occhio. Lui per risposta si mise a ridere.

“Allora Alex- fece una pausa ad effetto, che riempì con un caloroso sorriso- qui quello che facciamo è preparare cocktail, servire i clienti e riordinare il locale a fine serata. Gli alcolici sono dietro di te, un consiglio: quando devi prendere una di quelle bottiglie lassù- indicò il ripiano più alto e lontano- usa lo sgabello che c'è sotto al banco, altrimenti fai cadere tutto e Cooper ti fa pagare le bottiglie rotte.” qualcosa dalla sua espressione mi disse che era successo esattamente a lui.

“Okay, penso di aver capito. Serviamo anche ai tavoli?” chiesi.

“Se sei dietro al bancone e hai tanta gente da servire passi le ordinazioni ai tavoli a chi è libero, o viceversa. I prezzi dopo un po' li impari a memoria ma per i primi tempi ti conviene guardarli nel foglio accanto alla cassa.”

“A che ora finisce il turno?” domandai.

“Per me, che sono qua dentro da tre lunghi anni, alle sei. Tu sei una novellina, quindi penso che alle quattro e mezza te ne possa andare.” ridacchiò.

“E smettila Louis!” risi lanciandoli uno straccio sul viso.

“Ragazzi, i grembiuli.” disse Cooper arrivando da noi in fretta. “Vieni Alex, andiamo a prenderli.” mi disse Lou avviandosi verso la stanza degli armadietti.

In quel posto camminavano tutti ad una velocità impressionante, dovevo correre per stare dietro a Louis! Lo guardai mentre apriva il suo armadietto e ne estraeva due grembiuli corti e neri, quelli da legare in vita. Me ne lanciò uno che misi subito, mentre lui faceva lo stesso.

“Non perderlo perchè non ne abbiamo altri. Io lo lascio sempre qua, però a volte lo porto a casa a lavare. Puoi fare lo stesso.” annuì pensierosa.

“Agitata?” chiese Louis leggendomi, per la seconda volta, nella testa.

Quel ragazzo era incredibilmente intuitivo. Scherzava molto, tutto il lui gridava: allegria; ma allo stesso tempo i suoi occhi blu lasciavano intravedere una persona matura e comprensiva.

“Mi chiedevo solo come sono gli altri.” dissi indicando le targhette dei nomi.

“Bryanna è sicuramente spumeggiante. Non avrai difficoltà con lei, forse all'inizio ti potrà spaventare da quanto è estroversa quella ragazza.” disse ridacchiando.

“E Zayn?” chiesi non riuscendo a frenare la curiosità che quel nome mi procurava.

“Beh...Zayn, ecco, lui imparerai a capirlo. Ti divertirai a seguire le sfaccettature del suo carattere. E' un tipo particolare.” mi fece l'occhiolino. La descrizione di Louis su quel ragazzo non mi rassicurava per niente. Un “C'è nessuno” urlato da una profonda voce femminile mi fece sobbalzare; Louis rise osservando il cipiglio sorpreso sul mio volto.

“E' arrivata Bry.” disse continuando a ridere mentre apriva la porta.

Spensi la luce della stanza e mi diressi verso il centro del locale, dove una ragazza stava abbracciando il mio mentore. Mi fermai un attimo ad osservarla: era piccolina, non era più di un metro e sessanta, sicuramente. I lunghi capelli neri le arrivavano all'attaccatura del sedere. La sua carnagione era color olivastra, e risaltava sul top bianco che le fasciava il seno pronunciato, mentre le gambe magre erano lasciate scoperte da una minigonna nera; la cosa che m'incuriosì furono gli stivali 'country' che portava ai piedi. Si voltò verso di me, e due iridi verdi scure si puntarono nelle mie, era lo stesso colore dell'Edera. La osservai inerme mentre si apriva in un sorriso gigante:

“Ciao! Piacere io sono Bryanna. Sei nuova? Che bello, finalmente una ragazza! E sei pure carina..” mi porse la mano, sempre con quel sorriso enorme sul viso.

“Io sono Alex, piacere mio.” ridacchiai.

“Sei single?” mi chiese lei con nochalance.

Rimasi un attimo interdetta...ci stava seriamente provando con me?!

“Bry, mi dispiace per te, ma penso sia etero.” disse Louis arrivando in mio soccorso.

“Peccato! Vorrà dire che diventeremo ottime amiche, giusto?” mi guardò divertita.

“Puoi contarci.” risi porgendoli il cinque, che lei mi diede senza farselo ripetere due volte.

“E poi scusa, ma non stavi con quella ragazza spagnola...aspetta, come si chiamava?” chiese Louis aggrottando le sopracciglia.

“Mariana? Oh beh, è una storia lunga...” la mia attenzione si spostò dalla conversazione fra i due alla porta del locale, quando la sentì aprirsi con un tonfo. Un ragazzo con un ammasso di capelli corvini sistemati in un ciuffo ordinato sulla testa fece capolinea all'ingresso. La sua pelle mi ricordava quella di Bryanna, ma forse era anche più bella: sembrava più lucente e morbida. Posai lo sguardo sul profilo della mascella calcato, e sugli occhi che sembravano quasi...dorati? Forse era solo il riflesso delle luci a neon, forse la loro gradazione era più ambrata. Lo fissai, incantata, mentre si toglieva la giacca di pelle per rimanere con una t-shirt bianca: il braccio destro era quasi del tutto ricoperto da molteplici tatuaggi, e lo scollo della maglia ne lasciava intravedere alcuni sul petto. Quando il suo sguardo incrociò il mio mi costrinsi a fissare gli occhi da un' altra parte: era normale aver sentito un lungo brivido che, lento e inesorabile, aveva percorso ogni centimetro della mia pelle dal fondo della schiena fino al collo?

“Ciao stronzi.” ghignò il ragazzo dirigendosi spedito verso la stanza degli armadietti.

“Quello è Zayn.” mi spiegò Louis guardandomi divertito.

“Si..beh..lo..lo immaginavo.” mi maledì mentalmente per il mio tono impacciato e sussurrato.

“Alex, sei fra noi?” chiese Bryanna passandomi una mano di fronte al viso.

“Si, tutto a posto.” riuscì a rispondere prima che i due si voltarono verso Cooper, che era appena arrivato da qualche posto a me sconosciuto.

“Siete pronti? Iniziamo a preparare le ultime cose. Dov'è Zayn?” chiese sistemando una sedia ad un tavolo.

“Sono qui.” rispose il moro raggiungendoci.

“Perfetto. Al lavoro.” disse Coop.

“Alex, pulisci i tavoli e metti le bottiglie di Rum, Vodka, Tequila e Gin sul primo ripiano: sono quelle che usiamo più spesso.” mi disse Louis.

“E' una novellina?” chiese Zayn ridendo.

“Ce l'avete tutti con questa parola? Leggetevi un dizionario e ampliate il vostro linguaggio, Cristo!” dissi prendendo uno straccio dal bancone, mentre Bryanna e Louis scoppiarono a ridere. Stavo aspettando una sua risposta ma al suo posto trovai un ghigno stampato sul volto e un guizzo di divertimento negli occhi. Decisi di ignorarlo e mi diressi a svolgere il compito che mi aveva assegnato Louis più in fretta possibile. 

Quando ebbi finito mi appoggiai al bancone a chiacchierare con Bry: eravamo molto simili sotto certi aspetti, andavamo in sintonia e scherzare era una cosa che ci veniva normale, come se ci conoscessimo da anni e non da un'oretta scarsa.

“Alle postazioni, apriamo!” esclamò Cooper andando a parlare con il buttafuori all'esterno.

 

La serata stava procedendo bene: ero stata per un po' a consegnare le ordinazioni ai tavoli assieme a Louis mentre Bryanna e Zayn erano al bancone, ora, invece, mi ritrovavo a fare alcolici affianco al moro. Le cose che ordinavano i clienti erano elementari, fortunatamente le sapevo preparare tutte alla perfezione; fare ubriacare Niall per un' intera settimana era servito a qualcosa. Ridacchiai a quel pensiero mentre preparavo un mix di Rum e pesca ad una ragazza. Quando incassai il guadagno per la sua consumazione una sensazione di disagio s'impossessò per un attimo di me: mi voltai per capire che diamine mi stava succedendo quando trovai due occhi marroni fissarmi, accompagnati dal solito ghigno di divertimento; era come se quel sorriso fosse parte di quel viso dai tratti orientali: le labbra carnose si aprivano quasi automaticamente a quel gesto frequente. Un ordinazione che non poteva attendere più di tanto lo fece voltare verso il cliente, permettendomi ,così, di osservarlo ancora un po'. Partì dalle labbra rosee e piene, sembrava volessero calamitarmi a loro con un semplice sguardo, e in effetti era abbastanza ridicolo! Lo vidi ridere di gusto e notai come la sua lingua si andasse ad incastrare in mezzo ai denti bianchi e perfetti. Era una delle cose più affascinanti che avessi mai visto; affascinante quasi come i muscoli delle braccia che gli si tendevano nello sforzo di prendere qualche bottiglia di alcool più lontana.

“Alex, attenta alla bava, stai sporcando la pedana.” Mi riscossi subito a quell'esclamazione così esplicita.

“C-che?” chiesi titubante.

“Sembrerai una maniaca se continui a fissarlo in quel modo.” constatò divertita Bryanna.

“No, io...mi ero semplicemente incantata.” feci un mezzo sorriso, che in realtà assomigliava di più ad una smorfia.

“Faccio finta di crederci.” rise lei. Le diedi un buffetto sulla guancia e passai ad un altro cliente.


La fine del turno era finalmente giunto: stavamo riordinando, anche se in teoria dovevo aver già finito da mezz'ora. Mi piaceva quel posto e mi era piaciuto ancora di più il lavoro.

“Ragazzi va bene così, andate pure a casa.” all'udire quelle parole, si sentirono vari sospiri di sollievo.

“Sei stata brava Alex. Grazie per esserti fermata a pulire, continua così!” sorrise Cooper, accompagnando quelle parole con una pacca sulla spalla.

“Figurati, mi sono trovata bene.” sorrisi benevola.

Slegai il grembiule dalla vita mentre entrai nella stanza dove si trovava la mia roba, vi trovai un chiacchiericcio allegro causato dai miei tre colleghi.

“Ecco la nuova recluta!” rise sguaiatamente Louis con gli occhi leggermente lucidi e le guance arrossate.

“Sei brillo Louis?” lo guardai divertita.

“Oh si, ti abituerai a vederlo così.” confermò Bry.

Mi lasciai andare ad un sorrisino felice mentre aprivo l'armadietto e ci riponevo il grembiule stropicciato, prendevo la borsa e la giacca. Mentre infilavo quest'ultima, lo sguardo di qualcuno mi bruciava la pelle: Zayn mi stava fissando, di nuovo. Ricambiai lo sguardo, abbassandolo, però, dopo poco, era davvero snervante riuscire a sostenere quegli occhi.

“Allora, come è andata la tua prima sera?” mi domandò Bryanna.

“Bene! E' stato abbastanza semplice. Forse mantenere il ritmo delle ordinazioni è un po' complicato ma è il minimo sforzo.” dichiarai sorridendole.

“A quanto ho visto ci sai fare con i clienti.” prese parola Louis.

“Si, beh, me la cavo.” affermai.

“Sei sicura?” quella domanda, fatta da quella voce, mi fece aggrottare le sopracciglia. Mi girai per trovarmi di fronte il solito ghigno su quella faccia marmorea.

“Cosa vorresti dire?” chiesi infastidita.

“Lascia perdere.” ridacchiò lui girandosi per chiudere l'armadietto e dirigersi verso la porta.

“Ciao ragazzi.” salutò, poi fissò gli occhi nei mei: “Ciao Alex.” disse facendomi l'occhiolino, per poi sparire dietro la porta.

Rimasi boccheggiante a fissare il muro per qualche secondo, poi la domanda di Bryanna mi riscosse:

“Come ci torni a casa?”

“Prenderò la metro o un autobus.” dissi mettendomi la borsa a tracolla.

“Se vuoi ti do uno strappo in macchina.” mi sorrise.

“Tranquilla, non ti disturbare.” provai a declinare l'offerta.

“E' un piacere, e poi non vorrei farti andare in giro da sola alle cinque di mattina.” rise lei.

“Allora accetto.” risposi.

“Perfetto! Andiamo, ciao Tommo!” diede un bacio sulla guancia a Louis.

“Ciao Lou!” lo salutai anche io, seguendo poi Bry fuori dalla stanza. Il "Ciao ragazze'' di Louis arrivò un po' in ritardo, ma io e lei lo sentimmo ugualmente, scoppiando a ridere in stereo.

Grazie al passaggio che mi aveva dato Bryanna ero arrivata a casa in un quarto d'ora: mi spogliai velocemente infilando una maglia di Niall che usavo come pigiama e mettendomi a letto con un sorriso sul volto. Sorriso che era soprattutto a causa del nuovo lavoro, ma non potevo negare a me stessa che una piccola parte di esso era dovuto a quegli occhi ambrati che mi avevano accompagnato per tutta la serata.





SPAZIO AUTRICE:


Salve ragazze,
come state? Io oggi sono incredibilmente svogliata.
Non ho fatto nulla tutta la mattina, che ho 
passato a dormire, lol.
E ora mi sento un vegetale (?) ahahah.
Comunque, il capitolo è più lungo ((finalmente!)) e le cose si fanno più serie...
*sorriso sghembo*
Si scopre che il fratello di Alex è Nello, che io, personalmente, amo alla follia come personaggio!
E poi ci sono Bry e Zayn........quel negretto. Tzz.
Bene, ho rotto abbastanza e ho scritto solo stupidaggini, e probabilmente, se tentassi di aggiungere qualcos'altro sarebbero altre cavolate, perciò è meglio levare le tende. Solo, spero in qualche recensione in cui mi fate sapere cosa ne pensate della storia ecc.
Un bacio! Alla prossima belle xxx

Aredhel

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Capitolo 4
*** 4. Argument. ***


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4. Argument.



Quella mattina mi svegliai di buon umore, scesi dal letto allegra e pimpante, addirittura canticchiando, il che, per me che di solito ero uno zombie appena sveglia, era alquanto strano. Mi diressi in bagno pronta a fare una rilassante doccia calda, continuando a mimare quel motivetto di cui non riuscivo a rammentare il titolo. Terminata la doccia, avvolta nel asciugamano, andai in cucina con lo stomaco brontolante per la fame; un odorino invitante si fece spazio fra le mie narici. Che Niall avesse preparato la colazione? Mi misi a ridere al solo pensiero: l'ultima volta che quell'idiota aveva provato ad accendere un fornello aveva rischiato di far saltare in aria la casa dimenticandosi il gas acceso. Quando, però, raggiunsi la porta, ciò che vidi mi fece ricredere: la tavola era apparecchiata e mio fratello era di spalle che stava armeggiando con le pentole sul fuoco.

“E da quando tu cucini?” chiesi facendolo sussultare per lo spavento.

“Da quando ho incominciato ad avere fame e essermi ritrovato senza cibo da poter essere consumato senza prima essere cotto.” rispose con un lungo sbuffo, mentre io sogghignavo.

Una delle caratteristiche di Niall era la sua enorme, anzi, immensa, e oserei dire anche infinita, fame. In ogni momento del giorno lui aveva sempre qualche snack o un piatto di qualche pietanza in mano o in bocca. Spendevamo più in cibo che in bollette! La cosa che gli invidiavo, era il fatto che avrebbe potuto ingurgitare un' intera mandria di mucche e non avrebbe preso neppure un grammo. Perennemente ingordo e, per sua fortuna, magro.

“Allora muoviti, sono affamata e pretendo la mia colazione.”

“Arrivo, arrivo! Però non farci troppo l'abitudine! E poi, che colazione vuoi fare, è l'una e mezza, piuttosto pranzo!” esclamò gioioso.

“Mi sono appena svegliata Nello, l'idea d'ingerire la pasta che stai mettendo nel tuo piatto mi disgusta.” feci una smorfia di disapprovazione osservando i suoi spaghetti al sugo.

“Come vuoi, il caffè e i biscotti sono nella credenza.” fece spallucce infilando la forchetta in quella montagna di pasta.

“Comunque, come è andata la prima serata al famoso Madame Jo Jo's?” domandò con la bocca piena; riuscivo a intravedere gli spaghetti masticati all'interno della sua bocca.

“Dio, Niall non parlare con la bocca piena! Che schifo!” li lanciai il tovagliolo in faccia ridendo.

“Attenta a quello che fai, sorellina.” rispose provando, miseramente, a guardarmi in modo minaccioso.

“Tornando a noi: è stata una delle sere più esaltanti degli ultimi diciotto anni! Cazzo Nello devi vedere che posto! E poi la musica, gli alcolici, i drink...è stato davvero appagante fare quello che ho sempre sognato. Certo, non è una passeggiata, ci vuole tanta velocità, ma sul serio, sono al settimo cielo.” feci un sorriso a trentadue denti.

“Sono così fiero della mia piccola Alex! Spero che riuscirai ad arrivare dove vorrai.” disse osservandomi felice.

“Devo dire che senza il tuo sostegno non ce l'avrei mai fatta. Grazie fratellone.” mi alzai dalla sedia per andare ad abbracciarlo.

“Quindi stasera lavori?” chiese mentre sparecchiavamo la tavola.

“Si, inizio alle nove, come ieri.” risposi mettendo un bicchiere dentro la lavastoviglie.

“Vuoi che ti accompagni?”

“No, tranquillo, tanto prima vado da Bruce e Marge, ieri ero talmente stanca che ho scordato di avvisarli che non sarei passata.” constatai.

“Va bene. Io fra mezz'ora vado da Nando's; sai, per quanto ami quel fast-food, il mio lavoro è molto meno entusiasmante del tuo.” rise lui.

 


Oggi, evidentemente, era il giorno della musica, siccome da più di un'ora avevo acceso lo stereo a palla; mi stavo dimenando in giro per casa a ritmo di una canzone anni '80 quando l'occhio mi cadde sull'orologio: erano le quattro e mezza. Svogliatamente mi diressi verso la mia stanza, mi vestì alla velocità di una tartaruga millenaria, mi truccai con del semplice mascara e spruzzai sul collo l'immancabile profumo. Presi la borsa, spensi lo stereo e in dieci minuti ero già fuori, diretta al centro commerciale. Solitamente non mi piaceva molto andare in posti così affollati, ma quando volevo fare un giro e prendermi del tempo per me anche un luogo pieno di gente andava bene, in fondo, mi piaceva vedere i volti eccitati delle ragazze appena uscite da un negozio di abbigliamento con enormi sacchetti pieni di acquisti. O vedere la spensieratezza dei bimbi con enormi gelati in mano, e la dolcezza negli occhi dei genitori.
Dovevo comprare un regalo di compleanno a Niall, fra due giorni avrebbe fatto ventun' anni; avevo già un' idea, ma non ero certa che potessi trovare qualcosa di così particolare in un centro commerciale. 
Mi diressi verso un piccolo negozio dell'usato che di solito vendeva roba carina, quando poco prima di quest'ultimo notai una bancarella di merce artigianale. Mi fermai ad osservarla, lasciando scappare un piccolo sorriso alle mie labbra, e il motivo era semplice: l'arte era anche in un posto in cui il 'commerciale' regnava. Portai la mia attenzione a delle collanine riposte su un centrino di velluto rosso, erano tutte fatte in legno inciso, davvero magnifiche. Una mi piaceva particolarmente: aveva inciso il Nodo di Tyrone, un simbolo celtico che rappresentava l'amore eterno e l'amicizia, l'equilibrio fra i due e la protezione dal male. Affiancato a quello c'era un ciondolo, anch'esso in legno, rotondo, con la scritta a china “Teaghlaigh” che in Irlandese significava “Famiglia”.

“Vorrei questi due.” dissi alla signora dai lunghi capelli bianchi che sedeva dietro la bancarella.

Lei mi osservò sorridendo benevola, poi prese le due collane, e le mise in due pacchettini separati, chiudendoli con un fiocco celeste.

“Sono dieci sterline cara.”

Tirai fuori i soldi dal portafogli e glieli porsi, prendendo, poi, il sacchettino che aveva preparato.

“Grazie, arrivederci.” sorrisi.

“Buona giornata.” mi rispose cortese.

Prima di uscire dal centro commerciale mi concessi un piccolo sfizio, cioè un enorme frullato al cioccolato...e smarties. Pensai subito a Niall e all'ultima volta che avevamo preso questa prelibatezza super calorica assieme; scattai una foto col telefono e gliela inviai immaginandomi la sua faccia divertita e invidiosa per il grande intruglio che tenevo in mano. Ridacchiai fra me e me mentre, finalmente, uscivo dall'edificio.

 


Il Poker Face mi si stagliò davanti dopo neanche un quarto d'ora di cammino: entrai con un sorriso stampato in faccia. Ignorai le persone sedute ai tavoli e andai spedita sul retro, dove trovai una Marge tutta indaffarata, tanto che non si accorse neppure della mia presenza.

“I clienti aspettano.” affermai divertita.

Vidi le esili spalle della donna avere un sussulto; si girò con una mano sul cuore.

“Oh Alex! Mi hai spaventata! Come stai cara?” chiese con un caldo sorriso.

“Benissimo, anzi, una meraviglia! Mi hanno preso!” esclamai saltando su me stessa e battendo le mani come una bambina piccola che ha appena ricevuto la sua Barbie preferita.

“Che bella notizia! Sono davvero felice per te Ally, che ne dici di festeggiare 'stasera?” mi chiese Marge avvolgendomi in un abbraccio.

“In realtà...questa sera lavoro, ho festa solo la domenica. Sono passata a salutare...e a scusarmi di non aver avvertito ieri.” ammisi guardando gli anfibi mezzi distrutti che portavo ai piedi.

“Non ti preoccupare, io e Bruce avevamo un buon presentimento, quindi non devi assolutamente rimproverarti.” mi diede un buffetto sulla guancia.

Sorrisi riconoscente, quando mi venne in mente di non aver ancora visto l'uomo in giro per il bar.

“A proposito, dov'è quello sfaticato?” chiesi, appunto, ridendo.

“Non farmi dire niente! E' sempre a gironzolare! E se gli dico qualcosa devi vedere come reagisce! Comunque ha detto che andava con degli amici a controllare 'la concorrenza', e Dio solo sa cosa voglia dire!”.

“Salutamelo quando lo vedi, allora. Io pensavo di tornare a casa prima di andare a lavoro.” spiegai alzandomi dalla sedia su cui mi ero accasciata.

“Te ne vai via così presto?” chiese sconsolata.

Prima che potessi trovare una risposta la vidi passarsi una mano davanti alla faccia, come se avesse voluto scacciare un pessimo pensiero; le sopracciglia corrugate tornarono armoniose sul viso.

“Senti, domenica vieni a pranzo da noi! Sono sicura che un po' di lasagne calde siano molto meglio dei precotti che porta Niall dal lavoro. Ancora non capisco come possa lavorare in un posto del genere...” scosse la testa per poi spolverare con uno strofinaccio una mensola.

“Sai com'è fatto, ci vorrebbe una calamità naturale per costringerlo a staccarsi da quel porcile.” ridacchiai.

“Eh, voi Horan siete tutti così, cosa credevi?!” rise lei.

Abbozzai un sorriso; già...noi Horan, ormai, però, eravamo rimasti solo in due.

“Marge, ora devo proprio andare, ci sentiamo per domenica!” le dissi avviandomi lentamente verso la porta.

“Certo, ti chiamo io. Pensavo di fare una torta per il compleanno di Niall. Cioccolato e panna gli andrà bene?” mi chiese con un cipiglio dubbioso.

“Margy, andrebbe bene tutto ciò di commestibile a mio fratello.” risi scuotendo il capo divertita.

“Hai ragione!” sorrise.

“Ciao, e salutami Bruce.” gli ricordai un'ennesima volta.

“Va bene, ciao cara!” mi urlò dietro mentre uscivo dal locale.

 

 

Quando entrai al Madame Jo Jo's mi ritrovai tutto il personale già al lavoro, il che mi fece sentire leggermente a disagio. Era come se, involontariamente- è chiaro-, mi facessero notare che ero la nuova arrivata e ancora fuori dal giro. Tossicchiai per attirare l'attenzione: si voltarono, infatti.

“Ciao ragazzi..” sollevai la manina per salutare, come fanno i bambini piccoli.

A volte avevo delle gestualità, dei comportamenti e degli atteggiamenti che ricordavano l'ingenuità dei pargoli. Alcuni, come mio fratello, dicevano che era un pregio, ma non ero sicura che altri lo considerassero tale. Per esempio Zayn, che fece una smorfia, vedendo il mio palmo sventolare un saluto.

“Ciao Alex!” esclamarono, invece, Louis e Bryanna in stereo.

“Vado a cambiarmi, dov'è Coop?” chiesi alla ragazza che mi si era avvicinata.

“Oh, quell'uomo è sempre rintanato nel suo ufficio.” sghignazzò in risposta.

Ridacchiai, stringendo gli occhi in due fessure, come ero solita fare.

“Veramente, sono qui. Ciao Alex, e...Bry?” ci voltammo entrambe nella direzione dell'uomo.

“Si?” disse lei con una faccia di bronzo.

“I commenti sul mio conto non sono compresi nel tuo contratto.” fece un sorriso sghembo.

“Come la fai lunga!” si lagnò Bryanna, afferrandomi un braccio e portandomi negli spogliatoi, accompagnate dalla effervescente risata di Louis.

 

Quella sera il locale era davvero stracolmo di gente: uomini d'ufficio che si prendevano una pausa dalla vita giornaliera, ragazzi giovani che si dimenavano a ritmo della musica di Sam, il dj, e anche persone di mezza età che consumavano sereni ai loro tavoli. Io ero dietro al banco, occupata a servire drink ogni qualvolta che mi veniva richiesto, e quella notte, il ritmo era estenuante.

“Alex, vai alla cassa, io mi prendo una pausa.” ordinò Zayn freddo.

Lo osservai stralunata; era inconcepibile come il suo sguardo mi infondesse timore. Comunque, la sua richiesta, o ordine, era impossibile. Non potevo rimanere da sola a gestire i clienti e la cassa, non ero preparata. Presi un profondo respiro e, facendomi coraggio, gli risposi incolore: “Zayn, non posso restare sola con tutta questa gente.”

“Non ci riesco...” aggiunsi un attimo dopo, esitante, dopo aver visto una scintilla di frustrazione nei suoi occhi dorati.

“Non replicare, è un ordine.” affermò duro.

“A quanto mi risulta, è Cooper il mio capo, non tu.” gli risposi irritata.

“Se non riesci a mantenere il ritmo sono affari tuoi. Vai a lavorare in una gelateria, magari lì ti troveresti meglio.” sputò con rabbia, tirando fuori una sigaretta dal pacchetto che aveva in mano.

“Stronzo.” dissi con la bile che mi saliva alla gola.

In un attimo, senza quasi accorgermene, mi ritrovai attaccata al muro affianco alla cassa, tenuta dalle sue braccia tatuate. Era ad un soffio dal mio volto.

“Non ti azzardare mai più a darmi dei titoli. Mai. Non sei nessuno per poterlo fare.” lo sguardo carico di rancore che mi stava riservando mi raggelò.

“E tu...non...non...sei nessuno per darmi ordini...” balbettai spostando lo sguardo sulla sua t-shirt.

“Bada al bancone, e non fare storie. Questo è il tuo lavoro, bimba.” disse sprezzante, prima di lasciarmi con uno strattone ed uscire sul retro.

Così mi ritrovai scossa, arrabbiata e spaurita davanti a una moltitudine di persone che continuavano a ordinare, e una cassa da gestire.

Che serata di merda...pensai ritornando al lavoro.





SPAZIO AUTRICE:

Ciao ragazze, scusate per il ritardo...
non posso dilungarmi troppo perchè devo scappare,
spero che il capitolo abbia assecondato le vostre aspettative.
Fatemelo sapere in una recensione, per favore.
UN GROSSO BACIO!

Aredhel Afterlife xxx

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