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Questa è la fanfiction più lunga che io
abbia scritto finora. Alcune mie amiche, tra cui la mia adorabile sorellina
virtuale Soili (Sakura182blast), mi hanno consigliato di aspettare che Erika
indicesse il prossimo concorso ufficiale di EFP, per cercare di partecipare con
questa ff; fino a ieri ero ancora decisa a seguire il loro consiglio, ma una
serie di circostanze mi ha fatto cambiare idea. In primo luogo, mi sono resa
conto che in genere in questi concorsi si inviano ff ben più brevi di
questa; inoltre, ho promesso a me stessa di dimostrare qualcosa ad una persona
cui voglio molto bene, e credo che questa storia possa essere il modo migliore
per farlo.
Perciò, chiedo infinitamente scusa alle mie
dolcissime Melania, Francesca e Soili, che tanto hanno sostenuto questa ff e la possibilità
che facesse una bella figura in un concorso… Vi ringrazio ancora per
quanto credete in me, e spero solo che non ve la prendiate troppo se me ne sono
uscita così all’improvviso pubblicandola!
Ringrazio te in particolare, Soili, perché mi
hai sostenuta passo passo e ci hai creduto sempre. E anche se conosci
già la storia, non posso fare a meno di dedicartela, insieme a tutta la
mia amicizia.
Infine…
Un Grazie anche a Te…
Perché
so che la leggerai, e so che capirai.
Nota: per questa storia ho preso degli spunti, più o meno specifici,
da alcune fonti che ci tengo a citare.
La spada magica –
Alla ricerca di Camelot
Un film di animazione che personalmente adoro.
Una bambina, di Torey L. Hayden
Un libro duro come la realtà ma poetico come una favola.
Niente di vero
tranne gli occhi, di Giorgio
Faletti
Un capolavoro di uno dei miei scrittori preferiti.
Non mi resta che augurare a tutti una buona lettura…
E scusarmi per l’introduzione chilometrica!
L’automobile
si fermò con un sibilo di pneumatici. Il ragazzo avvertì la lenta
frenata della vettura, ma rimase immobile. Nessuna reazione poteva sfiorarlo.
Era ancora fermamente contrario a quel viaggio.
«Siamo
arrivati.»
La
voce di sua madre. Bassa, dolce, affettuosa. Non era mai cambiata. Lei no.
Ancora
una volta non si mosse. Voleva restare lì, nel suo buio, per sempre. Non
aveva senso tentare. Non aveva nessun senso scendere da quella macchina,
inoltrarsi in quel paese sconosciuto, andare di nuovo incontro al mondo. Non
per lui. Non più.
Suo
malgrado, teneva i sensi all’erta. Si accorse subito che il vecchio
maggiordomo scendeva dall’auto, pronto ad aprirgli la portiera.
«L’aiuto
io, signorino.»
No,
lui non aveva bisogno d’aiuto. Tutto ciò di cui poteva aver
bisogno era andato perduto. Non aveva senso tutto questo. Non voleva scendere,
accidenti.
Tutto
era cambiato. E faceva male. E non sarebbe mai più stato come prima.
L’uomo
gli teneva aperto lo sportello, e ora gli sfiorava delicatamente una spalla.
Lui non si mosse. Non aveva intenzione di darsi per vinto, di piegarsi.
«Tesoro.»
La voce di sua madre vibrò di nuovo nell’abitacolo, intrisa di
quello che doveva essere pianto represso. «Shaoran. Ti prego.»
Odiava
sentirla così. Odiava sentirla e basta. Odiava sentire, sentire, e non
poter fare altro.
Tutto è cambiato.
Sospirò.
A quanto pareva, non aveva scelta. Non ce l’aveva più da un pezzo.
Scostando
la mano del maggiordomo, tese una gamba, incontrando con il piede il suolo
ghiaioso di un vialetto. Si alzò lentamente in piedi, uscendo
all’aperto, ascoltando l’ennesimo sospiro che sua madre aveva
emesso negli ultimi mesi.
Odiava
ascoltarla sospirare. Odiava ascoltarla e basta. Odiava ascoltare, ascoltare, e
non poter fare altro.
Tutto è cambiato.
Shaoran
sollevò di poco il viso, incontrando una brezza leggera. I suoi occhi
vuoti erano fissi sulla città straniera di Tomoeda, ma non erano in
grado di vederla.
a
Quella casa doveva
essere un’altra delle numerose residenze estive della famiglia Li. E
pensare che lui non ne aveva mai saputo nulla. Ma ciò non toglieva il
fatto che lui non voleva averci niente a che fare.
Non
voleva starsene lì ad aspettare. Non aveva senso. Per quanto sua madre fosse convinta che quella fosse la cosa
giusta, lui voleva solo abbandonarsi al buio, all’oblio, al silenzio. Non
voleva tornare a ciò che non aveva più, non voleva nemmeno
sperarlo. Non sarebbe mai più stata la stessa cosa. Lo sapevano tutti,
maledizione. Allora perché costringerlo in quella stupida, assurda,
inutile aspettativa?
Il
letto era comodo, ma non era il suo
letto.
La
casa apparteneva alla sua famiglia, ma non era sua.
Lui
non aveva niente, non era niente, non vedeva niente.
Rimase
seduto sul soffice materasso ancora per qualche minuto, ascoltando i passi
cadenzati del maggiordomo, dall’altra parte del muro, intento a sistemare
i bagagli. Con ogni probabilità, sua madre si era rinchiusa in una delle
stanze di quella villa apparentemente sconosciuta, e ora si abbandonava al
sonno per non soccombere alle solite lacrime che tentava di tenergli nascoste.
E
lui? Dov’era lui? Cosa faceva, cosa pensava, cos’era?
Era
tutto sbagliato, solo di questo era certo.
Tutto è cambiato.
Si
decise. Si alzò cautamente, saggiando il pavimento con i piedi. Percorse
il perimetro della stanza che gli avevano affidato, una mano costantemente al
muro, fino a trovare la porta. Cercò la maniglia, la sfiorò,
aprì lentamente l’uscio e percorse a ritroso il tragitto che lo
aveva condotto lassù, scendendo dalla scalinata con prudenza.
Quando
si sentì giunto al piano inferiore, la voce affannata del solitamente
imperturbabile maggiordomo lo raggiunse.
«Signorino
Shaoran? Dove sta andando?»
Fuori, fuori da tutto questo!
Non
rispose. Si limitò a riprendere a camminare lentamente, sempre accanto
alla parete.
«Signorino
Shaoran, sua madre non sarebbe affatto contenta. Lasci almeno che io
l’aiuti…»
Si
irrigidì all’istante, fermandosi, percependo la vicinanza solerte
dell’uomo alle proprie spalle.
«No,
Wei, lasciami andare da solo.»
«Ma
signorino…»
«Niente
ma. Almeno tu, lasciami fare
ciò che voglio!»
Silenzio.
Aspettò una reazione, cercando di non lasciar fluire la propria collera frustrata.
Quando
parlò di nuovo, il maggiordomo aveva un tono sommesso e rattristato.
«Come
preferisce, signorino.»
Con
un brusco cenno del capo, il ragazzo riprese a muoversi. Arrivò infine
all’uscio principale, che tirò a sé e spalancò.
Uscì, impaziente, chiudendosi la porta alle spalle, lasciandosi dietro
tutto, la casa silenziosa, il sonno fiducioso e ristoratore di sua madre, lo
zelo preoccupato del maggiordomo, tutto,
come aveva già fatto prima, quando tutto era cominciato.
L’aria
di Tomoeda era quella di una tranquilla cittadina giapponese, in una comune
domenica mattina degli inizi di settembre, e sembrava volerlo accogliere a
sé, al pari della stessa speranza che aveva mosso sua madre, quella che
lo aveva indotto ad accettare di lasciare Hong Kong. Ma lui non apparteneva a
tutto questo. Lui non vedeva tutto questo… Non vedeva.
Con
la stessa cautela, portando un piede davanti all’altro, Li Shaoran
percorse il vialetto della villa che non sapeva di possedere, addentrandosi su
un cammino invisibile ai suoi vani occhi vuoti, ancora una volta solo con i
propri pensieri e i propri ricordi.
Vorrei
spiegare ora alcune note che non ho illustrato nella precedente introduzione:
questa ff è una AU in quanto la storia delle carte di Clow è
assolutamente da dimenticare, ed è una What if…? perché… Beh, questo immagino lo
sappiate già.
Vi
lascio subito al capitolo… I ringraziamenti a dopo!^^
Il vento leggero
trasportava fin lassù i petali degli ultimi fiori di ciliegio,
strappandoli ai loro rami con la stessa forza gentile in grado di strappare
agli uomini ciò che avevano di più caro. La vista dei petali era
per lei motivo di ricordi dolorosi, ma anche dolci.
Sakura
Kinomoto abbassò di nuovo lo sguardo sulla liscia lapide di marmo.
«L’autunno
è alle porte, sai?» mormorò con un sorriso triste.
«Chissà se ti piaceva l’autunno. Non ricordo… È
così difficile tenere stretti i ricordi, a volte.»
Si
accoccolò nell’erba. A quell’ora del mattino il cimitero era
sempre deserto. Ma a lei non importava, le avrebbe parlato anche se ci fosse
stata una quantità di estranei a guardarla, incuriositi o impietositi
che fossero. Sfiorò con delicatezza il marmo, i fiori, la foto. Si perse
nello sguardo dolce della giovane donna, nei suoi tratti aggraziati,
nell’immagine più tangibile di un ricordo ormai inconsistente.
Aveva
paura di dimenticare. Non poteva sopportare l’idea di perdere anche il
ricordo. Era l’unica cosa che le fosse rimasta di lei, ormai. Non voleva,
non poteva, non doveva dimenticare. Per questo motivo, quasi ogni giorno si
recava lassù, a guardarla, a parlare con lei, a cercare di mantenere
vividi quei ricordi.
Chissà dove sei.
Chissà se tu ti ricordi di me.
Si
struggeva ancora nella consapevolezza di averla persa per sempre,
nell’idea che non l’avrebbe più avuta indietro, non avrebbe
più sentito la sua voce, non avrebbe più inspirato il suo
profumo, non avrebbe mai potuto verificare se i suoi ricordi corrispondessero a
realtà. Era passato così tanto tempo, ma non poteva impedirsi di
soffrire ancora.
Ma
sapeva che lei non avrebbe voluto.
Una
cosa che ricordava bene erano le sue ultime parole.
«Sorridi, piccola mia.»
E
le aveva sempre obbedito. Andava avanti così, sorridendo, perché glielo
doveva, e perché sapeva di doverlo a se stessa. Ma era dura, a volte,
quando il ricordo si ripresentava, dolcemente doloroso, a farle dubitare di
poter essere in grado di andare avanti da sola; era dura soprattutto quando poi
il ricordo stesso iniziava a sbiadire…
Si
scosse. Non avrebbe dovuto essere triste. Le aveva fatto una promessa.
Distese
le gambe, spostando lo sguardo dalla tomba al cielo azzurro.
«Spero
che tu possa vedere questa giornata, dovunque tu sia.» Sorrise.
«Sono sicura che ti piacerebbe. C’è un’aria serena,
però al tempo stesso è come se il vento sussurrasse chissà
quale segreto. Forse sta per succedere qualcosa. Le nuvole, poi, hanno delle
forme così strane…»
Mentre
si perdeva nell’osservazione di una nube bianchissima, che risaltava come
una cicatrice o uno strappo nel cielo, tornò tranquilla e allegra come al
solito. Era sempre così: quel posto era il suo conforto, il suo modo di
tener fede alla promessa, il suo coraggio di sorridere ancora.
Avrebbe
voluto restare lì per sempre. Sarebbe stato molto più facile.
Sarebbe stato più naturale, perché sarebbe stata insieme a lei.
Ad
un tratto si ricordò dell’appuntamento. Doveva sbrigarsi, se non
voleva far tardi. Si alzò.
«Devo
andare» mormorò con dolcezza, sfiorando un’ultima volta la
lapide. «Tomoyo mi starà già aspettando. Non preoccuparti,
tornerò presto. Ciao, mamma.»
Si
voltò e percorse nel senso inverso il sentiero che dal cimitero
discendeva la collina.
a
Il parco non era
molto distante, e con i rollerblades avrebbe impiegato ancor meno tempo del
previsto.
Sfrecciava
sulle rotelle, allontanandosi dal cimitero, ma sentendone costantemente la
presenza dentro di sé. Non avrebbe saputo dire se fosse una sensazione
dolorosa; da un lato le faceva male, ma dall’altro era sempre piacevole
pensare a lei, perché ciò le dava la forza di sorridere come lei
avrebbe voluto.
Cercò
di non pensarci. La vita andava avanti, punto e basta. Questo aveva voluto
dirle sua madre, appena prima di chiudere gli occhi per sempre, con quella
semplice frase.
«Sorridi, piccola mia.»
Certo,
era inevitabile soffrire, ma non poteva pensare nemmeno per un istante di
lasciarsi andare al dolore e di infrangere la sua promessa. Il solito sorriso
le si dipinse sul volto, mentre pensava a com’era bello avere ancora
qualcosa che la legasse a lei, qualcosa di più forte del fievole
ricordo, qualcosa che l’accompagnava ogni giorno. La speranza che la sua
mamma la vedesse, che sapesse che lei non l’avrebbe mai delusa.
Sakura
svoltò un angolo.
E
il secondo successivo si ritrovò addosso a qualcuno.
Era
un ragazzo.
«Oh,
scusami, mi dispiace, non avevo idea…» Si interruppe, confusa e
imbarazzata. «Ti sei fatto male?»
Il
ragazzo steso sul marciapiede, sotto di lei, teneva gli occhi chiusi; quando li
riaprì, lei vide il loro intenso color marrone dorato. Non sembrava di
quelle parti, non sembrava nemmeno giapponese. Ma Sakura non ebbe modo di
pensare altro, perché si rese conto che gli occhi dello straniero non si
posavano su nulla. Erano fissi, vaghi, vuoti.
Poi
il ragazzo parlò.
«Starei
meglio se ti alzassi dal mio stomaco.»
Ancor
più imbarazzata, si sollevò e gli tese una mano per aiutarlo a
rialzarsi. Quando si accorse che l’altro non sembrava in alcun modo aver
notato la sua mano, i suoi sospetti divennero fondati.
«Scusami
ancora… Lascia che ti aiuti.»
Gli
sfiorò delicatamente il braccio. Lui si ritrasse, e si rialzò da
solo, con cautela.
«Non
mi serve l’aiuto di nessuno.»
Lo
disse come una minaccia, in un tono definitivo che sembrava volersi rivolgere a
tutto il genere umano. I suoi occhi erano indecifrabili, e sempre sfuggenti,
incapaci di soffermarsi su qualsiasi cosa.
Lei
capì di avere davanti agli occhi una persona sola, o che perlomeno si
sentiva tale, che andava incontro al mondo senza vederlo.
Ecco
finito un altro capitolo decisamente breve e piuttosto introspettivo…
Ancora una volta, spero solo di non avervi annoiato. Prometto che a poco a poco
l’azione inizierà a svolgersi!^^’
Ed
eccoci giunti ai ringraziamenti…
Sakura182blast: Sorellina mia, la
tua recensione mi ha fatto piangere per dieci minuti di fila, e so che tu sai
che sono sincera…! ç///ç
Non devi commuoverti se ti ho
dedicato la storia, lo sai che lo faccio perché ti voglio un bene
infinito!! I tuoi complimenti mi fanno arrossire… Sono felice che tu
abbia capito il motivo della pubblicazione anticipata, e sono felice anche di
averne parlato con te; sento che posso davvero dirti tutto, amica mia, e del
resto ormai credo seriamente che io e te siamo in costante collegamento
telepatico… Altrimenti come spiegarci la famosa faccenda “Kingdom Hearts – San Valentino”?!
XDSto ancora ridendo a crepapelle al solo
pensiero… nonostante la stranezza della situazione!… Ti voglio un
mondo di bene, Soili, non cambiare mai… perché sei la persona
migliore che abbia mai conosciuto. Mmm, meglio salutarti prima di cadere nella
fase lacrime e compromettere i prossimi ringraziamenti! ^///^In bocca al lupo per la scuola!
Dany92: Ti ringrazio all’infinito
per il tuo commento, sono così felice che ti piaccia il mio modo di
scrivere! E poi sono lieta che tu abbia deciso di continuare a seguire la
storia nonostante la, ehm, “piattezza” del primo capitolo… Spero
solo che andando avanti tu non resti delusa!^^ A presto!
Non so come chiamarmi: Sono stata
felicissima del tuo commento! Che bello, anche a te piace La spada magica!XD Mi spiace che tu abbia messo in pratica
il tentativo di Shao di andarsene in giro senza vedere e che ti sia fatta male…U///UAmmetto di essere stata un po’
avventata nello scrivere che lui non avesse bisogno di appigli…
Però, come avrai capito in questo capitolo, era un pretesto per
consentire a Sakura di piombargli addosso… Comunque non preoccuparti, i
suoi occhi restano sempre color ambra! ^///^A proposito, complimenti per il tuo
nome, ammetto che ti invidio parecchio! XDE per quanto riguarda la sua impossibilità di vedere Sakura…^___^Lo scoprirai se continuerai a leggere
(anche perché la ff è già completa, devo solo pubblicarla)!
Un bacio, Ambra!
Sakura93thebest: Enzuccia carissima!
Sono così felice che la storia ti piaccia!! Ti ringrazio davvero tanto
per i complimenti e per le tue bellissime parole… Anch’io sono felice
di averti conosciuta, sento che siamo già ottime amiche, e conto di
sentirti al più presto! ^^Ti abbraccio forte forte!
FaNtAsTiC PaUl: Ciao Paolo, Soili mi
ha parlato di te! Sono stata davvero felice di aver ricevuto la tua recensione…
Ebbene sì, io e la tua compagna di classe siamo praticamente la stessa
persona… XD Ti ha già raccontato la storia dei
video di Kingdom Hearts? Se no,
fattela raccontare, anche se forse non ci crederai!!XDGrazie ancora per il commento, sono felice che l’inizio ti piaccia
e spero che la ff continui ad incuriosirti… A presto!
Katy92: Il piacere è
tutto mio, Katy-chan! E così anche tu sei un’amica della mia
sorellina… Bentornata nel sito! ^^ Sono lieta che il primo capitolo ti sia
piaciuto, grazie mille per i complimenti!! Un bacione anche a te!
Sakura bethovina: Mia dolcissima Umpa!
^^ Kyaaa sono contentissima che l’inizio
della ff ti abbia incuriosita, spero davvero che anche questo capitolo ti sia
piaciuto… Ti voglio bene, amica mia, a prestissimo!
MelMel: Ma tu sei tutta
pazza!! Ok, capisco che il mio… ehmmm, che il nostro Samu ( U///U ) ti abbia passato il link, ma davvero non
avrei mai creduto che ti saresti iscritta…°-°Sarà la nostra influenza a farti
di questi effetti?XDComunque ti ringrazio tantissimo per il
commento, ed anche per la comprensione riguardo il concorso… Riguardo la “persona”…^///^Ci sentiamo prestissimo, Mel! Ti voglio
bene!
Ancora una volta,
Grazie anche a te…
Grazie
anche a tutti voi che vi limitate a leggere, perché è un grande piacere
sapere di aver suscitato l’interesse di tante persone!^^
Non
mi resta che salutarvi in attesa del prossimo capitolo… Dove finalmente
avrà luogo l’effettivo primo incontro tra Shaoran e Sakura, e
forse si inizierà a capire qualcosa in più di questa mia storia…
Eccomi
tornata… Finalmente aggiorno!XDAvevo davvero tanto
bisogno di tornare nel mio amato EFP… In questi giorni sono davvero
stressata, tra le prime lezioni di guida pratica ( °_____° ) e
l’imminente colloquio per entrare a Scuolacomics… i miei poveri
nervi sono sull’orlo del crollo!ç___çPerciò non sono poi così sicura di ciò che potrei
dirvi in questa breve introduzione… Mmm, sarà meglio lasciarvi
direttamente al capitolo.
«Oh, scusami,
mi dispiace, non avevo idea… Ti sei fatto male?»
Shaoran
sollevò le palpebre al suono di quella voce concitata. Doveva essere una
ragazza. Ma ovviamente lui non aveva modo di verificarlo.
«Starei
meglio se ti alzassi dal mio stomaco» ribatté.
Il
peso che aveva sentito gravargli addosso lo abbandonò lentamente, mentre
la sconosciuta si alzava. Shaoran assestò le mani aperte al suolo,
tastandolo cautamente prima di rialzarsi.
«Scusami
ancora…» gli giunse di nuovo la voce della ragazza. «Lascia
che ti aiuti.»
Percepì
un tocco leggero sul braccio. Si ritrasse di scatto, rifiutando la mano di lei,
e si rialzò con prudenza.
«Non
mi serve l’aiuto di nessuno.»
Lo
disse come una minaccia, sperando che lei la interpretasse come tale.
Ci
mancava solo questa seccatura. Ora quella sconosciuta si sarebbe comportata
esattamente come tutti gli altri, avrebbe provato pena per lui e avrebbe
cominciato a fargli un sacco di domande stupide ed inutili… Nessuno
capiva che lui era stanco, stanco di tutto, stanco di questa esistenza buia,
stanco della pietà altrui?
Ritrovò
l’equilibrio sulle gambe piantate al suolo e respirò profondamente.
Ogni volta che si alzava senza l’appoggio di un sostegno verticale
provava un capogiro immane, ma stavolta sembrava andare meglio. Probabilmente
era tutta questione di abitudine. Già, abitudine a questo schifo di
vita…
Era
ancora conscio della presenza della ragazza che gli era precipitata addosso.
Sbuffò sonoramente.
«Beh?
Sei ancora qui?»
«Perché,
ti do fastidio?» disse lei di rimando. Non sembrava offesa; c’era
il tremolio di un sorriso provocatorio nella sua voce.
«A
dir la verità, sì.» Shaoran voltò le spalle al punto
in cui avvertiva la sua presenza. «Se non ti dispiace, vorrei restare da
solo.»
«Dai,
stavo scherzando» si affrettò a dire la ragazza, e ora la sua voce
proveniva da un punto diverso, dritto di fronte a lui. «Senti… Mi
dispiace davvero, credimi… Comunque non ti ho mai visto qui in giro. Da
dove vieni, straniero?»
«Perché
dovrebbe interessarti?» Irritato, Shaoran incrociò le braccia e
incurvò la bocca in un ghigno sardonico. «Ah, già,
dimentico sempre che per la gente comune è fonte di grande interesse
tormentare chi è diverso. Di’ la verità, non avevi mai
incontrato un cieco, eh?»
Per
un istante calò il silenzio. Chiunque fosse quella ragazza, Shaoran era
certo di averla ferita, ed era proprio questo che voleva. Nessuno aveva il
diritto di irrompere nel suo buio personale con una risma di domande e
chiacchiere allo scopo di riportarlo alla realtà di un mondo per lui
invisibile.
Nessuno capiva che lui voleva solo essere lasciato
in pace…
All’improvviso
la ragazza tornò a parlare, ma di nuovo nella sua voce non c’era
traccia di risentimento.
«Guarda
che veramente volevo solo offrirti un gelato per scusarmi.»
Confuso,
Shaoran abbandonò il suo atteggiamento sprezzante.
«Eh?»
«Sì,
volevo solo farmi perdonare.» Ora era certo
che lei stesse sorridendo. «Davvero. Ti va un gelato? Qui vicino ne fanno
di buonissimi.»
Shaoran
lasciò cadere le braccia lungo i fianchi.
«Mi
prendi in giro?»
«Certo
che no!»
Il
ragazzo rimase in un silenzio attonito. Chi diavolo era quella tipa che prima,
sbucando dal nulla, lo buttava a terra e poi pretendeva di trattarlo come una
persona normale? Che accidenti voleva da lui?
Alla
fine sbuffò di nuovo, contrariato.
«Che
gusto preferisci?» insistette lei, sempre tranquilla.
«Non
ho ancora accettato» le fece notare, incrociando di nuovo le braccia in
un segno di chiusura.
«Ah,
non preoccuparti» rise la ragazza, «io ci so fare, sono
estremamente convincente! Allora facciamo così, prenderò una mia
iniziativa, d’accordo? Non preoccuparti, andremo sul classico… Sono
sicura che il cioccolato andrà benone… Aspetta solo un attimo, poi
ci facciamo una bella chiacchierata. Sono molto curiosa, vorrei proprio sapere
da dove vieni, straniero…»
Quasi
rintronato dalla sua tirata, e infastidito da quella sua naturalezza, che lo
coglieva impreparato, Shaoran sbuffò per l’ennesima volta.
«Non
dovresti interessarti tanto a me, ragazzina.»
«Ma
davvero? Io invece sono molto
interessata a te.»
Parlava
con disinvoltura, e Shaoran seppe subito che non si riferiva ai suoi occhi:
aveva davvero voglia di conoscerlo;
non era lo stesso interesse che si prova per i disagiati, non era la solita
vecchia compassione, e lui si ritrovava spiazzato davanti a tanta
espansività.
«Ah,
e comunque, straniero, io ho un nome» continuò la sconosciuta.
«Mi chiamo Sakura Kinomoto. Ma tu puoi chiamarmi Sakura e basta.»
«Molto
piacere, Sakura e basta» borbottò Shaoran.
«Spiritoso.»
Ancora una volta, lei non sembrava offesa. «E tu?»
«E
io cosa?»
«E
dai, straniero! Il tuo nome… Come ti chiami?»
Ancora
reticente, il ragazzo si produsse in un altro sogghigno.
«Ne
riparliamo dopo il gelato.»
«Ah,
lo vedi che alla fine hai accettato? Te l’ho detto che ci sapevo
fare!»
Shaoran
restò immobile e confuso, percependo con i suoi quattro sensi la
presenza di Sakura Kinomoto che si allontanava allegra, presumibilmente per
andare a comprare davvero i famosi gelati, con un rumore grattato che gli fece
pensare che ai piedi avesse dei pattini a rotelle.
Non
sapeva cosa pensare. Arrivando a Tomoeda, con la sua valigia di speranze
infrante stipate con cura da sua madre – che invece sperava ancora
– lui si sarebbe aspettato di tutto, ma certamente non di incontrare una
ragazza apparentemente tanto sensibile da non curarsi affatto della sua
cecità… e perfino in grado di indovinare il suo gusto preferito.
Ok, perdonatemi la stupidità
dell’ultima frase…U////U
Come promesso, però, finalmente questi due
hanno iniziato a conoscersi… E prometto che dal gelato in poi si
spiegheranno molte cose (ad esempio, la presenza di Shao a Tomoeda)!
Ora, sotto con i ringraziamenti…
Dany92: Ciau Dany, sono felice che i precedenti capitoli
non ti abbiano annoiata…^///^Che te ne pare di
questo? Direi che finalmente siamo entrati nella storia vera e propria, eh? Hai
ragione, come primo impatto non è stato dei migliori, ma chissà,
chissà…XDTi ringrazio infinitamente per i tuoi
complimenti, sei gentilissima! Un bacione!
Pikki SakuraChan: Felicissima di ritrovarti!
Non preoccuparti, capisco benissimo la situazione, ehm, scolastica!^^’Mi fa molto piacere che la storia ti
piaccia e che tu l’abbia inserita subito tra i preferiti, significa che
hai molta fiducia in me… Sono commossa!ç///çUn milione di grazie anche a te per i
complimenti!
Katy92: Kyaaa come sei gentile!!^///^Sono davvero contentissima che la storia
continui a piacerti! Anch’io non vedo l’ora di conoscerti meglio,
speriamo il prima possibile!! Bacioni!
Non so come chiamarmi: Cioè tu fai il login
solo per recensire me??ç/////çOmmioshao,
così mi farete montare la testa… Comunque…XDDai, è stupefacente che tu e tua sorella vi chiamiate
così, è una coincidenza pazzesca! Poi mi ricorda molto un libro
bellissimo, Le tre pietre di Flavia
Bujor: è un fantasy in cui le tre protagoniste si chiamano Giada, Opale
e Ambra…XD(Sisi, anch’io grazie alla mia
sorellina Soili conosco Tsubasa, lo
sto leggendo in inglese…) Ehm, riguardo la ff [sarebbe anche ora,
ndAmbra], devo dire che hai ragione, Sakura avrà presto dell’altro
cui pensare…^^Si vedrà già dal prossimo
capitolo!… Grazie infinite anche a te!!
Sakura bethovina: Umpa carissima, sono davvero
entusiasta che la ff ti incuriosisca! Spero solo che continui a piacerti, ci
tengo molto!^///^Ti abbraccio forte, Umpa-chan!
MelMel: Non preoccuparti, so benissimo che anche per te
è ricominciata la scuola… Mi fa piacere che tu voglia continuare a
seguire la ff! In effetti quella di inserire citazioni è stata una
trovata dell’ultimo minuto, quando ho iniziato a cantare di continuo Looking through your eyes (colonna sonora
del film La spada magica) fino allo
sfinimento…XDComunque ci saranno anche citazioni
tratte da libri… Sono felice che ti piaccia l’idea!… Ah, e
così adesso lo chiami “il –censura– Shaoran”,
eh?XDMmm, mi sa che anche tu ti convertirai
presto allo Shaoranesimo!! Un bacio!
FaNtAsTiC PaUl: Ciao Paolo, mi ha fatto molto piacere la tua
recensione! Spero che tu risolva presto per il pc… Comunque sono davvero
felice che tu abbia recensito nonostante il problemino!^///^Mi fa piacere che anche a te piacciano
le citazioni! Grazie ancora, spero proprio di sentirti presto… Bacioni
anche a te!
Sakura182blast: Kyaaa sorellina, come sei dolce!^///^Sono felice che tu abbia recensito, e
soprattutto di averti fatto ridere con i precedenti ringraziamenti, nella parte
riguardo Kingdom Hearts…XDAnch’io ho riso come una matta leggendo la tua recensione!
“In bocca a Shao”… È proprio vero, noi due siamo da
studiare…XDComunque non devi dire così,
sorellina, tu meriti ben più che questa ff… Sono io che non riesco
a credere a quanto ti piace questa storia!!ç///çTi voglio un mondo di bene, spero
anch’io di sentirti al più presto! Un mondo di grazie e di baci!
Un ringraziamento molto speciale va alla mia
adorata Evans Lily, che è stata
così dolce da commentare tramite sms, a dispetto della “morte
apparente” del suo pc! ^^Sei unica, Lily, ti voglio bene!
E infine, grazie a tutti voi che leggete, e grazie
a Te…
Appuntamento al prossimo capitolo, che sarà
di nuovo incentrato su Sakura: So who are
you?
Waaa
scusatemi per il ritardo! Mi dispiace! Ieri sera stavo per aggiornare, ma poi
mi sono lanciata in una delle mie lunghe conversazioni notturne con la
sorellina Soili e così…^///^Vi prego, perdonatemi!
Ok,
passo subito al capitolo, visto che si è fatto tanto attendere…
«Ah, lo vedi
che alla fine hai accettato? Te l’ho detto che ci sapevo fare!»
Sakura
ridacchiò, poi scivolò sui roller
attraversando la strada, giungendo al marciapiede opposto. La gelateria era
aperta, e non le ci volle molto per chiedere e ottenere due coni al cioccolato.
Quando
fu di nuovo in strada, fu lieta di constatare che il ragazzo era ancora
lì.
Per
qualche istante si limitò a studiarlo da una certa distanza, mentre lui
camminava con molta circospezione, tendeva una mano fino a raggiungere un
muretto vicino e trovava poi il modo di sedersi. Lo straniero sospirò,
rilassando le spalle e abbassando il viso come per osservarsi i piedi…
Peccato che i suoi occhi non potessero vederli.
Sakura
provava uno strano turbamento verso quel misterioso adolescente che non voleva
la comprensione di nessuno. Era rimasta di sasso quando lui le aveva sbattuto
in faccia quella frase – «Di’
la verità, non avevi mai incontrato un cieco, eh?» – come se niente fosse, con quella
sorta di accettazione rabbiosa, in quel modo inavvicinabile… Ma aveva
deciso di non farglielo capire. Lei non provava pietà per lui… Non le piaceva l’idea che lui
pensasse di essere un caso patologico, con l’unico scopo nella vita di
suscitare compassione nel prossimo. Eppure sembrava proprio che il ragazzo
dagli occhi bruni pensasse questo, e che di conseguenza volesse estraniarsi
totalmente dal mondo… Doveva avere un’autonomia e una forza di
volontà incredibili; in fondo se ne andava in giro da solo, nonostante
l’handicap… Ma era freddo, distante, e tale sembrava intenzionato a
restare.
Però
ora aveva incontrato pane per i suoi denti. Sakura sorrise tra sé e
sé. Quando si impuntava, era difficile che qualcosa riuscisse a
distoglierla da quel pensiero. Ed ora era fermamente intenzionata a far sentire
quel ragazzo sconosciuto… una persona come le altre.
Gli
si avvicinò, schiarendosi la voce per manifestare la propria presenza.
«Ecco
fatto» disse allegramente, «ho qui il gelato per te.»
Lo
straniero non reagì se non sollevando impercettibilmente il capo.
Sakura
gli avvicinò uno dei due gelati alla mano destra, sfiorandolo appena.
Lui si mosse automaticamente, prendendo il cono dalle sue dita.
«Grazie»
mormorò, in tono incerto.
«Non
c’è di che.» Sakura sorrise più apertamente,
assaggiando il cioccolato che già quasi le colava sulla mano.
«Allora, mi sono guadagnata il tuo perdono, straniero?»
Il
ragazzo alzò un sopracciglio, portandosi pian piano il gelato alla
bocca.
«Può
darsi.»
«E
allora, me lo dici il tuo nome?»
Lui
sbuffò, ma alla fine parve cedere.
«Mi
chiamo Li Shaoran… Vengo da Hong Kong.»
«Accidenti!
E che ci fa un cittadino cinese in questo buco?»
All’istante,
il viso già adombrato del ragazzo si incupì.
«Mia
madre. Ha… Ha contattato un chirurgo di queste parti. Vuole farmi operare
agli occhi. Non sono cieco dalla nascita, sai… Lei spera che possa
recuperare la vista; ma per quanto mi riguarda, la cosa non mi tocca
neanche.»
Sakura
avrebbe voluto darsi uno schiaffo per la propria indiscrezione. Ma del resto,
mostrarsi rattristata sarebbe equivalso a mostrarsi compassionevole, e certo
lei non voleva dare questa impressione al cinese; l’unico modo per fargli
capire che non doveva sentirsi un “diverso” era continuare a
comportarsi con naturalezza… Così decise di spostarsi su un
argomento meno spinoso.
«E
quanti anni hai… Shaoran?»
«Beh…
Quindici» fece lui, evidentemente sorpreso dal fatto che lei non mostrava
alcuna pena né rammarico per la sua risposta precedente.
«Anch’io
ne ho quindici!» Sakura sorrise radiosa. «Ehi, forse potremo
diventare amici, non credi?»
Li
Shaoran ingoiò parte del gelato e si voltò di scatto verso di
lei, pur senza guardarla.
«Si
può sapere come ti viene in mente una cosa del genere?»
sbottò. «Io sono un menomato,
hai presente? Come ti aspetti di poter essere mia amica? E chi ti dice, poi,
che io voglia un amico?»
Sakura
mordicchiò il cono, senza cambiare espressione. Non avrebbe permesso al
suo pessimismo cosmico di romperle le uova nel paniere.
«Perché
dici questo?» chiese tranquilla. «Tu sei una persona, no? Cosa c’è di strano in te?»
Shaoran
sollevò la mano libera, indicandosi gli occhi di quel caldo marrone
dorato.
«Questi
qui, ad esempio…?»
Per
evitare di imbarcarsi in una risposta che sarebbe parsa solo un insieme di
frasi di circostanza, Sakura distolse lo sguardo e cambiò ancora
argomento.
«Beh,
senti, ora ti parlo un po’ di me, mi sembra giusto che tu sappia chi ti
ha investito in pieno!… Allora, io vivo qui a Tomoeda da una vita, e ti
posso assicurare che di certo non ha nulla a che vedere con Hong Kong…
Però ci si sta bene, tutto sommato…»
Prima
ancora di rendersene conto, si era lanciata, tra un boccone e l’altro, in
una delle sue tirate: su Tomoeda, su se stessa, su suo padre e suo fratello,
sulla scuola che stava per ricominciare. Shaoran sembrava assorto nel suo
gelato al cioccolato, ma Sakura era sicura che la stesse ascoltando con
attenzione, magari chiedendosi perché diavolo quella strana ragazza si
stava intestardendo nel voler diventare sua amica…
Nemmeno
lei avrebbe saputo trovare una risposta precisa a quella domanda. Forse
c’entrava la promessa fatta a sua madre. Forse l’aver promesso di
continuare a sorridere, sempre e nonostante tutto, le trasmetteva
inconsciamente il desiderio di veder sorridere anche gli altri. Forse, come lei
era riuscita a trovare la forza di andare avanti, così avrebbe voluto
che anche il ragazzo cinese non si confinasse in se stesso e capisse di fare
ancora parte del mondo che non vedeva più…
«Ma
tu parli sempre?» la interruppe all’improvviso Shaoran.
Sakura
si scosse, poi scoppiò a ridere.
«Scusami,
a volte parto a raffica! La mia amica Tomoyo me lo dice sempre…» Si
interruppe di colpo, poi gemette lievemente. «Oh, accidenti…
Tomoyo!»
«Dovevi
incontrarti con lei, eh?» chiese Shaoran in tono neutro.
«Sì…
Scusami, devo proprio andare.» Trangugiando l’ultimo pezzo del
cono, Sakura si rialzò di nuovo sui rollerblades.
Poi lo guardò sorridendo. «Spero di rincontrarti, Shaoran…
Ovviamente non per terra.»
Le
parve di vedere il lampo di un sorrisetto sul suo viso, ma forse fu solo
un’impressione.
«Sbrigati»
sbuffò ancora il ragazzo, finendo a sua volta il gelato. «Non dare
la precedenza ad uno sconosciuto piuttosto che ad una tua amica.»
Sakura
lo salutò allegra, prima di lasciarlo.
Sfrecciò
sui pattini a rotelle lungo la strada. Giunta all’angolo, non seppe
resistere alla tentazione di voltarsi a sbirciare alle proprie spalle.
Shaoran
si stava alzando, e si stava incamminando con la stessa cautela di poco prima
lungo il muretto. Anche a quella distanza, sembrava un po’ scosso.
Sakura
sorrise. Forse quella parola, sconosciuto,
sarebbe valsa ancora per poco.
E finalmente ecco concluso questo incontro…
Visto? Dopotutto ci sono delle speranze per Shaoran… E Sakura, che ha
intenzione di tener fede a una vecchia promessa, non potrà che
soffermarsi su questa notizia…^^
Passiamo subito ai ringraziamenti!
Non so come chiamarmi: Ciau Ambra! Non ti dispiace
se ti chiamo per nome, vero?XDSono sempre entusiasta di
leggere le tue recensioni, davvero, mi fanno così piacere! Sei troppo gentile!^///^In effetti sono d’accordo con te,
per la prima volta in una ff non c’è il ricordo degli occhi di
Sakura… Attenzione però, può sempre esserci
qualcos’altro di importante riguardo quel verde…XDSto parlando per enigmi, lo so, ma capirai andando avanti, promesso!! A
proposito… Hai poi provato a corrompere qualche bel ragazzo (con problemi
di vista o meno) con un gelato??XDSpero ti sia piaciuto
questo primo confronto tra i due protagonisti… Un bacio e grazie ancora
per i tuoi complimenti!
Sakura bethovina: Ciau Dada! Sono felice che
tu non abbia trovato stupida l’ultima frase!^///^Ti ringrazio tantissimo per il commento
e per i complimenti… Spero di sentirti prestissimo perché da ieri
sera già mi manchi! Un bacio, ti voglio bene!
Dany92: Ciau Dany! Grazie mille anche a te! Sono
scoppiata a ridere quando ho letto che hai trovato buffa la reazione di Shao
davanti al comportamento di Sakura…XDEra proprio così
che volevo rappresentarlo: smarrito e… buffo! Povero cucciolo, ormai
è tanto disgustato dalla compassione altrui che è diventato
così chiuso e diffidente, e una persona solare come Sakura non
può che lasciarlo interdetto…*///*Ehm, scusami, mi sono
lasciata andare!! Ah, volevo dirti che ti ho aggiunta anch’io tra i
contatti, mi spiace che non siamo ancora riuscite a farci una
chiacchierata…^///^Dai, speriamo di sentirci presto! Un
bacione e grazie ancora!
Katy 92: Ciau Katy! Ti ringrazio tantissimo, davvero, sei
troppo gentile!^///^Spero che anche questo capitolo ti sia
piaciuto! Hai visto che in effetti il gelato è servito a chiarire molte
cose?XDAnch’io ti trovo simpaticissima e
mi piacerebbe conoscerti meglio al più presto, anzi ti lascio subito il
mio contatto: fabiana_f18@msn.com. Spero di sentirti su MSN qualche volta! Un
bacione!
MelMel: Ciau Melania!XDAhah, lo sapevo che avresti gradito la citazione di Avril Lavigne!! Ti
ringrazio per il commento, mi fa molto piacere sapere che segui la ff, ma mi
raccomando, non litigare con i tuoi per le tue capatine su Internet per colpa mia!^///^Grazie ancora per i complimenti, sono
commossa…ç///çBacioni
anche a te, amica mia!
Infine uno speciale ringraziamento stavolta a sakura182blast, alias la mia sorellina
Soili… Perché io lo so che sei molto impegnata e che non sei
riuscita a commentare, ma so anche che comunque continui a seguirmi e a
sostenermi, sempre e per tutto, e non sai quanto io ne sia felice; e poi grazie
anche per avermi ascoltata ieri sera, senza giudicare come fanno tutti gli
altri… Ti voglio troppo bene, Soili, sarai sempre la mia migliore amica!
Grazie infinite a chi legge, grazie a chi ha
inserito la ff tra i preferiti (vedrete che vi ringrazierò uno per uno
quando arriveremo all’ultimo capitolo, per non fare un torto a
nessuno!^^ ), e come sempre grazie
a Te…
Ora vi lascio con l’appuntamento al capitolo
cinque: Into the darkness…
sperando di essere un po’ più puntuale, stavolta!^^’
… I ricordi dormono dentro di noi. Preferiamo non svegliarli: i ricordi sono come i bambini, bisogna fare piano…
quando si svegliano è difficile farli riaddormentare.
Giulia Carcasi, Ma le stelle quante sono?
Domenica 2 settembre
La ragazza lo
salutò allegra, prima di sfrecciare via su quelli che, si ripeté
Shaoran, dovevano essere rollerblades.
Per
qualche istante, il ragazzo non si mosse. Era stupefatto. Quella Sakura
Kinomoto doveva essere proprio cocciuta, se aveva finto di non aver afferrato
il semplice concetto della sua diversità da lei. O forse credeva di
poter conquistare la sua fiducia solo trattandolo diversamente dagli altri, non
mostrandogli la sua compassione per lui? In tal caso, avrebbe dovuto capire
prima o poi che lui non aveva alcuna intenzione di intenerirsi di fronte ai
suoi tentativi di fare amicizia. Cosa le dava il diritto di credersi in grado
di poter diventare sua amica? Era solo un’altra sconosciuta, da evitare
con cura.
Anche
se, in effetti, non si era fatto poi tanti problemi a parlarle del motivo della
sua presenza in Giappone…
Scrollando
la testa, Shaoran si alzò e appoggiò le dita al muretto alle sue
spalle, incamminandosi nella direzione da cui era venuto. Non aveva voglia di
andare altrove, per quel giorno. Iniziò a ripercorrere la strada che
conduceva alla residenza Li di Tomoeda.
Stranamente,
si sentiva osservato.
a
Anche se la vista
gli era stata strappata da quel destino impietoso che gli aveva tolto anche
molto di più che i suoi stessi occhi, gli altri suoi sensi supplivano
adeguatamente alla carenza. Non gli fu affatto difficile orientarsi, ricordare
il tragitto percorso, fino a raggiungere il cancello della casa in cui sua
madre lo aveva praticamente trascinato.
Era
ancora sul vialetto di ghiaia quando sentì il portone aprirsi
bruscamente.
Poi
echeggiò il grido.
«Shaoran!»
La
nota di urgenza, allarme, ansia, furia nella voce di sua madre lo fece
sussultare, tanto che, sprovvisto di appigli, il ragazzo perse l’equilibrio
e cadde dolorosamente al suolo su un fianco.
«Shaoran!»
lo chiamò di nuovo lei, ora più vicina, finché lui non la
sentì chinarsi accanto a sé. «Santo cielo, ero così
preoccupata! Perché sei uscito da solo? Sai che è pericoloso!
Avresti dovuto farti accompagnare da Wei…»
«Sto
bene» borbottò Shaoran, cercando di rialzarsi senza
l’appoggio della madre.
«Ah,
è così, stai bene,
eh?» La voce di lei era intrisa di lacrime, ma lui non avrebbe saputo
dire se fosse un pianto di frustrazione, di rabbia, di dolore, o di tutto
questo, o di che altro. «Bene, allora adesso ascoltami: tu potrai anche
stare bene, ma io sono stanca, hai
capito?, stanca di preoccuparmi
così per te! Non hai idea, vero, di come mi fa sentire tutta questa tua
noncuranza? Non hai idea di quanto mi fai male, Shaoran?»
Di
nuovo in piedi, si ritrovò ad urlarle contro.
«Non
ne ho idea io? Sei tu a non avere idea… Non hai idea
di come sia, mamma, non sai come mi sento! Non hai idea di come sia pensare
ininterrottamente che mi ritrovo qui, per giunta in questo stato, quando
invece… quando invece lui…»
Si
interruppe, stringendo i pugni, tremando per tutte le emozioni che non riusciva
ad esprimere se non in quell’isolamento che sua madre non riusciva a
tollerare.
Sentì
le sue mani afferrargli saldamente le spalle.
«Tesoro…»
Ora la sua voce era sommessa, disperatamente triste. «Credimi, so come ti
senti. Lo so. Manca anche a me. Da morire. Ma tu sei qui, e non puoi rifiutarti di vivere. Non puoi rifiutarti di
sperare. Perché non vuoi che io ti aiuti? Perché non vuoi tornare
a vedere? Non capisci che è ciò che anche lui vorrebbe per te?
Perché sei così restio e ribelle, Shaoran, e non accetti invece l’aiuto
di coloro che ti amano?»
La
sentiva piangere. Di nuovo. Per l’ennesima volta.
Odiava
sentirla così. Odiava sentirla e basta.
Odiava
sentirla e non poter fare
altro…
Scrollandosi
le sue mani di dosso, Shaoran riprese a camminare con una certa irruenza sul
sentiero di ciottoli, rischiando quasi di inciampare nei gradini
d’ingresso. Percepì la presenza del maggiordomo che usciva
precipitosamente, di certo attirato fuori casa dalle urla.
«Signorino
Shaoran…?» Il suo tono era ancora allarmato, come quando lo aveva
sorpreso ad uscire. Ma poi l’uomo sembrò rivolgere la propria
attenzione alla donna, presumibilmente ancora inginocchiata sul vialetto.
«Signora Yelan! Va tutto bene?»
«Benissimo,
Wei» tagliò corto sua madre, prima di chiamarlo di nuovo, in quello
che suonò come un lamento. «Shaoran…»
«Non
ti voglio ascoltare» mormorò lui, dandole le spalle. «Non
voglio ascoltare più nulla. Non mi serve a niente. Lasciatemi in pace,
tutti quanti.»
Riuscì
a salire fino al portone principale, ad aprirlo e poi a richiuderselo
fragorosamente alle spalle.
Ancora
una volta si mosse nel buio più nero per raggiungere la
“sua” stanza e barricarcisi dentro.
Quando
fu di nuovo lontano dal mondo, steso su quel letto in cui avrebbe dovuto
passare molte delle notti successive, respirò a fondo, cercando di
calmarsi.
Il
buio. Era quello il nuovo senso della sua vita. Non c’era più
nulla, ormai, se non l’oscurità.
Perché
tutti cercavano di convincerlo a camminare verso la luce? Lui quella luce non
la vedeva. Gli sembrava inutile la fiducia che sua madre riponeva in quel chirurgo
giapponese a lui sconosciuto. Inutile e insensata, come tutto il resto. Lui non
voleva sperare, voleva essere lasciato in
pace, maledizione, in pace nella sua oscurità…
Gli
venne in mente la ragazza che lo aveva scaraventato sul marciapiede. Anche lei,
Sakura, avrebbe dovuto capire. Avrebbe dovuto arrendersi all’evidenza.
Lui non voleva più contatti umani.
Non
credeva più in nulla, e non credeva in ciò che gli aveva appena
detto sua madre.
Non
credeva che lui avrebbe voluto questo…
Per il semplice fatto che lui non c’era più. Ecco tutto.
Nel
suo buio, Shaoran rivide per l’ennesima volta negli ultimi mesi il
bagliore di un fuoco assassino che gli aveva stravolto la vita, togliendogli ogni
cosa: la spensieratezza dell’infanzia, la certezza di due occhi, il
sostegno di una persona cara.
Si
prese la testa tra le mani, serrando gli occhi già incapaci di vedere;
ma i ricordi erano sempre troppo vividi, nessuna oscurità poteva
sopprimerli…
Era
quel ricordo il motivo della sua reticenza, del suo rifiuto, della sua
ribellione.
Non
gli sembrava giusto sperare, quando lui
non sarebbe più tornato indietro.
Lo so che non è granché come
capitolo, che è brevissimo e che praticamente non succede nulla;
però… non vi lascia la sensazione di qualcosa di irrisolto? Chi
sarà questo “lui”?… Spero che vogliate continuare a
leggere, così pian piano capirete tutto!^///^
Passiamo ai Ringraziamenti (ebbene sì, con la R maiuscola!)…
Dany92: Ciau Dany! Grazie mille per il tuo commento! Sono
davvero felicissima che tu trovi lo Shao di questa ff molto simile a quello che
c’è all’inizio dell’anime; la mia intenzione era
proprio immaginare i due protagonisti di CCS in un ambito diverso, con
circostanze diverse, e questo significava che avrei dovuto cercare di ricreare
i loro veri caratteri… Perciò, se tu hai avuto questa impressione,
vuol dire che per ora ci sono riuscita, il che è per me già una
vittoria! ^////^Non sei tu a dovermi ringraziare, sono
io che ti ringrazio all’infinito! Un bacione!
Sakura bethovina: Ciau Umpa! Grazie, sei
veramente dolcissima!! Mi spiace di essere sparita l’ultima volta, come
ho già spiegato alla sorellina Soili ho avuto un “problema”
con mia madre…U____UMa non potrebbe lasciarmi in pace,
almeno ora che abbiamo l’ADSL?? è___éEhmmm, scusa il piccolo sfogo…
Grazie ancora, Umpa-chan, ti abbraccio forte! Tvtttb!
Non so come chiamarmi: Ciau Ambra! Non so come
ringraziarti per tutti i tuoi commenti… Sono davvero felicissima del tuo
entusiasmo!! Beh, come hai detto tu, è proprio destino che quei due si
rincontrino, perciò non preoccuparti! ^^Spero che Shao ti piaccia anche in questo capitolo… Come vedi
questo cappy è molto introspettivo; che ne dici, spiega meglio i
sentimenti di Shao in questo momento? Spero di sì!^///^ Eh eh, dai, vedrai che la prossima volta
che offrirai la merenda ad un ragazzo andrà meglio, ne sono sicura!^__^Un bacione anche a te!
MelMel: Ma non devi dire così, mi metti in
imbarazzo…>/////<Beh, come ho detto a Dany, sono felice
di aver rappresentato in modo realistico gli stessi Shao e Saku dell’anime,
visto che l’intento era proprio quello: mostrare il loro incontro (e ciò
che esso provoca in Shaoran) in circostanze alternative… Perciò
grazie ancora, in questo modo mi fate capire che ne sono stata in grado! ^///^Sei troppo buona, Mel, davvero!! Spero solo
di non deluderti…^^’Bacioni anche a te, tvtttb!
FaNtAsTiC PaUl: Ciau Paolo! Allora, innanzitutto voglio dirti che
sono stata felicissima di parlare con te su MSN, poi…^///^Sono felicissima anche che il cappy ti
sia piaciuto! Che te ne pare di questo? Come ho già detto, è
veramente poca cosa, ma se non altro spiega qualcos’altro sull’isolamento
di Shaoran… Riguardo la tua perla di saggezza…XDHai proprio ragione, il che vuol dire che… Ehh, basta, niente
spoiler, qualcuno potrebbe non gradire!! XDGrazie ancora, davvero! Spero di sentirti presto!^^
Sakura182blast: Waaa sorellina, ma come te lo devo dire, in
spagnolo?? Non devi scusarti!!^///^Sono io quella
imperdonabile, sono sparita in quel modo…ç___çSigh, mi dispiace! Giuro che una notte
di queste strozzo mia madre nel sonno…è___éEhmmm, soprassediamo!! Grazie davvero di
cuore, sorellina, torno a dire che non sei tu a dover ringraziare me…ç///ç La tua recensione mi ha fatto prima commuovere,
poi scoppiare a ridere! XDTi ringrazio, i tuoi commenti mi fanno
sempre sentire meglio!! Dolci… Tronky… Shao…*/////*Ommioshao, adesso continuo a pensare a quella
“ricetta”… Te la ricordi?XDDDBasta, basta, cattivo Fiorello, mi farai
morire dalle risate!! Ok, sorellina, cerchiamo di tornare nella
normalità… anche se per noi è praticamente impossibile, in
tutti i sensi! XDSpero anch’io di sentirti al
più presto… Io invece posso lanciare un “Got it memorized?”??? (Mi piace
troppo quella frase!)XDDDE dopo questo ringraziamento che
sarà di certo incomprensibile a qualsiasi persona normale, ti lascio
ripetendo ancora una volta che sei la migliore amica che potessi sperare di
trovare… Ti voglio un mondo di bene, Soili!
Come sempre ci tengo a ringraziare anche chi si
limita a leggere, e continuo a ringraziare infinitamente (non è un’esagerazione)
anche chi ha inserito la ff tra i preferiti (ogni volta che mi connetto c’è
qualcuno in più nella lista, sono commossa! ^///^ ), e infine… Beh, non credo
ci sia bisogno di aggiungerlo ancora, ormai lo sai…
Spero di ritrovarvi tutti al prossimo capitolo,
dove la protagonista sarà di nuovo Sakura: Somebody in the empty house. Uhm, che titolo enigmatico, nee?XD
Ops, di nuovo un capitolo ritardatario! Vi imploro
di perdonarmi, cari lettori, ma stavolta si tratta davvero di cause di forza
maggiore, assolutamente improrogabili… Purtroppo i problemi di
connessione sono così! Perciò mi sa che stavolta sarò un
po’ sbrigativa nell’aggiornamento… Sigh, chiedo scusa!ç___ç
Il Dono è questo. […] Ciò che
può trasformare qualsiasi uomo. Fare
di un assassino un Re… […]
Il nostro
Dono… è la Speranza.
Flavia Bujor, Le tre pietre
Domenica 2 settembre
«Eccomi,
Tomoyo!»
Sakura
si fermò con uno stridio dei rolleraccanto
all’amica, che l’aspettava appoggiata alla sua bici, appena oltre
l’entrata del parco. Tomoyo Daidouji si voltò verso di lei con un
ampio sorriso.
«Ce
ne hai messo di tempo» l’accolse scherzosamente.
«Già,
scusami» sorrise Sakura, portandosi una mano dietro la nuca in un gesto
imbarazzato. «Ho avuto un piccolo… ehm… incidente.»
«Non
preoccuparti» sorrise ancora Tomoyo, montando in sella alla bicicletta.
«Dai, andiamo, ho promesso di essere a casa per pranzo.»
Annuendo,
Sakura le si affiancò.
Percorsero
i sentieri curati del parco fino al loro posto preferito, lo spiazzo con il
piccolo gazebo dove erano solite sedersi a chiacchierare nelle lunghe mattinate
estive. La scena all’intorno stava cambiando, lasciando progressivamente
il posto ai colori più caldi di settembre, ma l’aria era ancora
mite. Sakura respirò a fondo l’odore dei fiori, ripensando ai
ciliegi del cimitero.
«Che
genere di incidente hai avuto?»
La
domanda di Tomoyo la scosse dai suoi pensieri.
«Ah…
Ehm… Sono finita addosso ad un ragazzo» confessò.
Accanto
a lei, Tomoyo frenò e portò i piedi al suolo, tenendo ferma la
bici per poterla guardare in viso.
«Accidenti,
Sakura» esclamò scoppiando a ridere, «possibile che tu abbia
sempre la testa tra le nuvole? Ora inizi addirittura ad investire i poveri
passanti?»
Anche
Sakura si fermò, a disagio.
«Non
è stato carino» ammise a mezza voce. «Anche
perché…»
Tomoyo
smise di ridere e la guardò incuriosita.
«Anche
perché…?»
«Non
era un ragazzo di queste parti» spiegò Sakura, sentendosi
vagamente in colpa nel parlare di Li Shaoran in sua assenza. «Viene da
Hong Kong. È… Insomma, lui è… è cieco.»
Il senso di colpa si acuì al suono orribile di quella parola, che
già rimpiangeva di aver usato.
Tomoyo
si portò una mano alla bocca, senza parole.
«La
cosa più brutta è che si comporta anche da emarginato,
perché non vuole che nessuno lo avvicini, non vuole la compassione degli
altri» continuò Sakura, come se non potesse fare a meno di parlare
all’amica del giovane straniero, e provando un certo turbamento per via
di quella necessità insensata. «Non avevo mai incontrato una
persona più ermetica… Però, insomma, non è bello che
si chiuda così, no? E poi, in fondo lui ha la speranza di tornare a
vedere; sua madre lo ha portato qui per un’operazione, e…»
«Un’operazione?»
ripeté Tomoyo. «Devono essere una famiglia
importante…»
«Non
so…» Sakura tentennava. «Non mi ha dato l’impressione
di quel genere di persona. Te l’ho detto, è come se rifiutasse
tutto il mondo…»
Tomoyo
smontò dalla bici, l’accostò al gazebo e si sedette sulla
panca nel suo centro. Sakura era ancora pensierosa quando si accorse che
l’amica sorrideva di nuovo.
«Certo
che sei incredibile, Sakura.»
«Eh?»
fece lei, spiazzata.
«Voglio
dire… Hai travolto uno sconosciuto e nel giro di poco tempo ti sei fatta
raccontare la storia della sua vita!»
Di
nuovo a disagio, Sakura raggiunse Tomoyo sulla panca di legno verniciata di
bianco, all’ombra del gazebo, lasciandosi cadere accanto a lei con un
sospiro.
«Era…
per i suoi occhi. Non sopportavo di vederli così. Volevo solo
capire… Capire perché fossero tanto vuoti. E non solo nel senso
più materiale.»
«Capisco»
annuì Tomoyo, passandosi una mano tra i lunghi capelli neri. «La
tua proverbiale voglia di aiutare il prossimo non si smentisce mai.» Poi
si voltò a guardarla con un’espressione furbetta. «Ma non
sarà semplicemente che questo ragazzo ti piace?»
Sakura
si sentì arrossire di botto.
«Ma
dai, Tomoyo, che diavolo ti viene in mente?!»
«Scusami»
ridacchiò la ragazza, «era solo un’impressione…»
«Sì,
sì, scherzaci sopra…»
Sbuffando
sonoramente, Sakura giocherellò con una corta ciocca di capelli,
guardando fisso davanti a sé. Tomoyo era notoriamente un po’
ossessionata dai colpi di fulmine, ci credeva fermamente, e di conseguenza
cercava sempre di influenzarla con quella strampalata teoria romantica…
Ma lei non aveva alcun interesse, non in quel
senso, verso il ragazzo di Hong Kong…
L’unica
cosa che però innegabilmente la colpiva restava il suo sguardo
spento…
a
Mezzogiorno era
già passato quando Sakura salutò Tomoyo ed imboccò la
strada di casa.
Dopo
essere rimaste per un po’ al parco a parlare, avevano fatto un giro per
negozi, godendosi la libertà degli ultimissimi giorni prima
dell’imminente ritorno a scuola. Ma per tutto il tempo, lei non era
riuscita a togliersi dalla mente quel Li Shaoran.
Su
una cosa Tomoyo aveva ragione: lei era dotata di un’istintiva
“voglia di aiutare il prossimo”. E questo senz’ombra di
dubbio significava che, se le fosse capitato di incrociare di nuovo il cinese,
avrebbe cercato di fargli capire che il mondo non era solo inutile
pietà, ma anche speranza… Lei
ne sapeva qualcosa. Già, ma come
penetrare quello schermo dall’aria tanto invalicabile?…
Così
immersa nei suoi propositi, Sakura alzò distrattamente lo sguardo, e
subito la sua attenzione fu catturata da una vista inusuale.
All’altro
capo della strada che portava a casa sua c’era da sempre una grande
villa, lussuosa ed elegante, che non sembrava essere mai stata abitata. Sakura
ne era stata perennemente incuriosita; da bambina fantasticava che i
proprietari di quella grande casa vuota fossero persone piene di segreti, e
anche crescendo aveva continuato a farsi domande al riguardo…
Ma
ora intorno alla villa fermentava la vita. Un automezzo, forse un camion per i
traslochi, aveva appena parcheggiato sul vialetto di ghiaia, mentre un uomo
anziano dall’aspetto distinto, impeccabile nel suo completo scuro,
sembrava dare delle direttive.
Sakura
guardò sorpresa la scena. Le balenò in mente una frase
pronunciata qualche ora prima da Tomoyo – «Devono essere una famiglia importante…» – ed ebbe
una folgorazione.
La
villa non doveva essere altro che una residenza appartenente alla famiglia Li.
Beh,
forse questo capitolo non è proprio il massimo, se voglio farmi
perdonare da voi… Spero comunque vi sia piaciuto! Vi prometto (quante
volte avrò scritto questo “prometto”?XD ) che a partire dal prossimo la
storia si farà un po’ più dinamica e meno discorsiva…
O forse tra due o tre capitoli…
Ringrazio
velocemente i recensori del quinto capitolo: Dany92, Non so come
chiamarmi, Katy 92 e MelMel (spero di riuscire a
ringraziarvi presto a dovere!^^ ),
e ringrazio ovviamente tutti i lettori e chi ha inserito Through your eyes tra i preferiti…
Ora
scappo, prima che mi si disconnetta di nuovo il pc… Scusatemi
ancora!!ç___ç
Arigatou
to sayonara!
È a posto la grammatica
dell’ultima frase, sorellina Soili?^///^
Va bene, mi sa che ormai è ufficiale: non
riesco più ad essere regolare nei miei aggiornamenti…ç___çImploro il vostro perdono… Vi
lascio subitissimo al capitolo, sperando vi
piaccia…
Uscì
lentamente dall’incoscienza. Non ricordava il momento in cui si era
addormentato… Aveva solo la vaga consapevolezza di essere rimasto chiuso
in quella stanza per tutto il pomeriggio precedente, rifiutando di scendere per
la cena; ormai doveva essere passata la notte… Un altro spiacevole
aspetto della sua condizione, rifletté con amarezza: il non poter
affacciarsi alla finestra per vedere se in cielo ci fosse il sole o la
luna…
Represse
uno sbadiglio. Si portò lentamente una mano al viso, poi
abbandonò il braccio sullo stomaco. Il contatto con il tessuto dei
vestiti gli diede un altro indizio: doveva essere crollato prima ancora di
poter pensare di svestirsi.
Un
rumore soffocato lo svegliò del tutto, e subito si scosse dal torpore.
Concentrandosi, distinse il suo profumo, il lievissimo suono del suo respiro,
tutto ciò che ormai aveva imparato a riconoscere di lei, da quando non poteva più vederla.
«Buongiorno,
Shaoran» disse sua madre.
Il
ragazzo rispose solo con un borbottio indistinto.
«C’è
una cosa che dovresti sapere.» La donna sembrava a disagio. «Ieri
sera ho chiamato il chirurgo. Abbiamo parlato ancora e… Beh, ha fissato
una data per… per l’intervento. Tra dieci giorni.»
Shaoran
non si mosse né parlò. Rimase così disteso, con una mano
sull’addome e l’altra sul cuscino. Non sentiva nulla, non aveva
emozioni. Era tutto come al solito… Piatto.
Non lo aveva mai entusiasmato l’idea di sua madre, e anche ora non vedeva
praticamente alcuna prospettiva nella notizia che lei gli aveva dato.
Era
tutto così stupidamente
inutile…
«Shaoran.»
Sua madre sospirò profondamente. «Capisco che tu non voglia
parlarmi. Capisco benissimo. Ma ti prego, ti prego, cerca di comprendere… Era ovvio che io mi inquietassi
ieri. Sei uscito da solo, senza dirmi nulla… Io mi preoccupo per te,
tesoro, è più che normale. Ascolta… Oh, so già che
per te non cambierà nulla, ma ti prometto che da oggi ti lascerò
uscire quando vorrai, a patto che tu sia con Wei, d’accordo?»
Abbassò la voce fino ad un sussurro. «Ti prego, Shaoran…
Parlami.»
«Non
è questo» mormorò lui, senza muoversi.
«Cosa?»
«Non
è questo, mamma. Non è il non poter uscire da solo a frustrarmi
di più. O almeno, non è solo
questo.» Cercò con cura le parole con cui potersi spiegare meglio,
ma come al solito non le trovò. «Va bene, mamma, basta
così. Non parliamone più. Ormai sono qui, immagino di non poter
fare molto se non accettare tutta questa situazione. Come al solito. Del resto,
credo che a questo punto la mia vita non sia altro che accettazione.»
Il
silenzio di sua madre fu eloquente. Shaoran sapeva che lei voleva solo il suo
bene, sapeva che comportandosi in quel modo lui le faceva male; ma anche lui
stava male, dannazione, stava malissimo, e non solo per il modo in cui era
costretto a vivere, ma anche e soprattutto per i fantasmi che lo tormentavano,
per i ricordi legati all’origine della sua oscurità…
Perché sperare? Perché farsi compatire? Nulla aveva senso, ora
che tutto era cambiato.
Alla
fine, nel silenzio, sentì la mano di sua madre su una guancia.
«Spero
solo che con il tempo tu capisca, Shaoran. Spero che le mie speranze diventino
anche le tue.»
Il
ragazzo non sfuggì al suo tocco, come avrebbe voluto fare. Sospirando,
si limitò a chiudere gli occhi, anche se non c’era alcuna
differenza.
Poi
la sentì allontanarsi, e fermarsi appena dopo aver aperto la porta.
«Immagino
che uscire non possa farti che bene» disse ancora lei, nello stesso tono
sommesso. «Ti chiedo scusa per non averlo capito ieri.»
L’istante
successivo, lui la sentì chiudersi silenziosamente la porta alle spalle.
Le
sue parole non potevano sollevarlo in alcun modo.
a
Alla fine aveva acconsentito,
ma solo per non litigare di nuovo con lei. Non avrebbe potuto sopportare altra
tensione.
E
così ora camminava all’aperto, sulla spiaggia apparentemente
deserta di Tomoeda, respirando a fondo l’aria impregnata di salmastro,
ascoltando tutti i suoni che riusciva a percepire e avvertendo costantemente la
presenza di Wei alle proprie spalle.
Era
perlomeno riuscito ad ottenere che il maggiordomo lo lasciasse camminare da
solo, senza aiutarlo. Ne era perfettamente in grado; solo il giorno precedente
aveva percorso varie strade della città senza il bisogno di alcun
supporto. E non gli era successo niente di niente… A parte, certo,
l’incidente con quella furia scatenata sui pattini a rotelle.
Shaoran
si ritrovò a pensare ancora a quella strana ragazza. Da quando era
tornato alla villa, il giorno precedente, i suoi pensieri erano rimasti
concentrati altrove; ma ora, fuori – fuori dai
ricordi, poteva concedersi di interrogarsi su di lei, su quella sua naturalezza
che lo aveva tanto turbato…
«Signorino
Shaoran?»
Wei
lo chiamò in tono esitante. Il ragazzo tornò bruscamente alla
realtà.
«Sì?»
«Non
so se può interessarle, ma c’è una ragazzina che ci segue
da quando abbiamo lasciato la villa.»
Shaoran
si fermò, sorpreso.
«Come
sarebbe a dire? Una ragazzina che ci segue?»
«Capisco
che possa sembrare assurdo, signorino; ma è così, ci sta senza dubbio seguendo. L’ho notata
non appena abbiamo lasciato il vialetto d’ingresso: se ne stava
dall’altra parte della strada a guardare la scena con aria
interessata… Poco fa, era ferma all’incrocio, con un paio di
pattini ai piedi… E adesso è qui in spiaggia.»
Alla
parola pattini, Shaoran era rimasto
totalmente frastornato.
Un
dubbio atroce si fece strada in lui. Possibile che fosse di nuovo lei?
Possibile che fosse tanto pazza da
mettersi in testa persino di seguirlo…?
«Non
dovresti interessarti tanto a me, ragazzina.»
«Ma
davvero? Io invece sono molto
interessata a te.»
Sì.
Sì, di sicuro era capacissima di prendere un’iniziativa del
genere.
Combattuto
tra la stizza che gli suscitava tanta insistenza e la voglia di mettersi
istericamente a ridere, Shaoran optò per un’altra scelta.
Quella
faccenda andava affrontata subito.
«Wei,
mi lasceresti solo per un po’?» esordì in tono leggero.
Il
maggiordomo si mostrò allarmato, com’era prevedibile.
«Ma
signorino, sa bene che sua madre ha insistito perché io restassi con lei
per ogni evenienza…»
Shaoran
stava quasi per lasciarsi andare ad una delle sue solite reazioni brusche, ma
per una volta decise di lasciar perdere.
«Ti
prego, Wei, solo per un po’. Potrai tornare tra… diciamo tra una
mezz’ora, e vedrai che nel frattempo non mi sarà successo
assolutamente nulla.»
«Non
lo metto in dubbio» disse in fretta l’uomo, «non mi
permetterei mai di pensare che le possa accadere qualcosa, ovviamente lei sa
quello che fa…»
«E
allora puoi farmi questo favore, vero?» lo interruppe il ragazzo.
Il
maggiordomo restò per un po’ in silenzio, poi trasse un sospiro.
«Molto
bene, signorino. Allora sarò di ritorno tra trenta minuti.»
«D’accordo.
Io me ne starò qui buono buono.» Shaoran si sedette, con molta
cautela, sullo strato di ciottoli della spiaggia. «Grazie, Wei.»
«A
più tardi, signorino Shaoran.»
Ascoltò
il rumore dei suoi mocassini che si allontanavano smuovendo la ghiaia.
Quando
l’unico suono rimase quello delle onde, Shaoran si concentrò.
Se
era davvero lei, lui le aveva appena dato l’occasione per farsi avanti.
In tal modo non voleva certo favorire
la sua testardaggine, consentendole di avvicinarsi a lui e di ripartire alla
carica con la sua amichevole spontaneità; intendeva solo capire perché accidenti uno straniero
cieco quale lui era le interessasse tanto.
Per
qualche secondo ancora non sentì che il mare, ma all’improvviso un
suono diverso tradì che lei si
stava avvicinando, a passi esitanti, ovviamente senza pattini.
Shaoran
non si mosse. Quando la percepì più vicina, fu colpito dalle
stesse sensazioni che aveva provato il giorno precedente; non sapeva se fosse
per l’odore che emanava, per la sua aura o per cos’altro, ma ora
era sicuro che si trattasse davvero
di lei.
Restando
immobile, parlò nello stesso istante in cui i suoi passi, ormai
abbastanza vicini, iniziavano a sovrastare il rumore delle onde.
E
come c’era da aspettarsi, ecco che Sakura torna
alla carica…^^Povero Shao, ancora non sa cosa lo aspetta!
Ringrazio
profondamente tutti i lettori, in particolare FaNtAsTiCPaUle Dany92 per le dolcissime recensioni (a proposito, grazie anche per
la tua comprensione, Dany!^///^ )… Spero di essere un
po’ più puntuale d’ora in poi, visto che i problemi di
connessione sono ormai risolti, almeno quelli…
Alla
prossima!
PS. Ammetto di essere stata piuttosto telegrafica nell’introduzione e
nella postfazione di questo capitolo, e me ne scuso…U///U’Ma mi credete se vi dico che proprio non
ho modo di fare di più?? Maledetta routine familiare…è___éRecupererò nel prossimo, stavolta
è una promessa vera!!
Ciau ragazzi! Sigh, mi spiace dell’immenso ritardo…
Ma stavolta sono per davvero
cause di forza maggiore: il mio pc è
decisamente morto e sepolto, nel senso che abbiamo dovuto riformattarlo
e di conseguenza praticamente tutto ciò che c’era è andato
perso… ç___çWaaa sono
disperata… A parte questo, per fortuna avevo salvato questa ff su un floppy, ma ciò non toglie che gli
aggiornamenti siano ora per me molto difficoltosi, dovendo andare a cercare
qualcuno che possegga una connessione Internet (cosa non facile in questo
bucoU///U ) e che mi permetta di
collegarmi un attimo… Per questo motivo mi scuso fin da ora se
sarò irregolare e soprattutto sintetica!
Detto questo, vi lascio al capitolo,
ringraziando velocemente tutte le persone che hanno finora letto e recensito e
inserito la storia tra i preferiti. Spero davvero di risolvere
presto, senza Internet io praticamente non vivo, per
non parlare di quanto mi manca la mia sorellina…ç____ç (Anzi, la ringrazio doppiamente in questo
particolare capitolo, visto che la citazione è tratta da una canzone
che, se non fosse stato per lei, non avrei mai conosciuto! ^^ )
E ora… Sniff… Vi
saluto… Se volete sapere come finisce questa storia, vi prego, tenete le
dita incrociate per me!!
All the things that you can change,
there’s a meaning in everything
And you will find
all you need, there’s so much to understand
Take a look through my
eyes
If there is a little place somewhere
out there
Take a look through my eyes
Everything changes,
you’ll be amazed what you find
Phil Collins, Look through my eyes
Lunedì 3 settembre
Anche quel lunedì, immancabilmente, Sakura
si era recata al cimitero a far visita a sua madre, quasi alle prime luci del
giorno. Non avendo questa volta alcun impegno per la giornata, aveva passato
molto più tempo sulla collina, ed era mattina inoltrata
quando si era infine decisa a tornare a casa.
Per
una volta, lungo il tragitto, sua madre non costituiva l’unico suo pensiero.
Dal
giorno precedente non riusciva a smettere di pensare al ragazzo cinese.
L’immagine della sua espressione schiva e quasi furiosa era stampata
nella sua mente. Non capiva perché ci pensasse con tanta insistenza, ma
non sopportava l’idea che quel ragazzo fosse
convinto che la vita non avesse più nulla da offrirgli, e che
addirittura fosse restio all’operazione suggeritagli da sua madre. Era
impossibile vivere così; Li Shaoran doveva in
qualche modo ritrovare il sorriso… Lei stessa aveva imparato quanto fosse
importante tornare a sorridere dopo il dolore… Solo così si poteva
ritrovare la forza di andare avanti come prima. Era stato l’ultimo
insegnamento che sua madre le aveva lasciato, e lei
ora si sentiva quasi in dovere di
trasmetterlo anche a chi la circondava… Anche a Shaoran.
Sakura
svoltò all’angolo della strada che l’avrebbe
portata a casa.
Ancora
una volta, proprio come aveva fatto precedentemente,
quando era uscita per salire sulla collina, si soffermò nel guardare la
villa silenziosa all’altro capo della strada.
Se ci aveva visto giusto, quella doveva essere la nuova casa di
Shaoran.
La
ragazza rallentò, fissando pensierosa la grande abitazione
stagliata di fronte a lei.
Era
quasi arrivata all’imbocco della propria casa; ma all’improvviso il
portone della villa si aprì rumorosamente, e lei sbirciò
incuriosita le due persone ferme sulla soglia.
Una
di loro era lo stesso uomo anziano che Sakura aveva visto dirigere il camion
del trasloco.
L’altra
figura era più minuta, e camminava piano, con circospezione. Sakura si
fermò di botto, riconoscendo Shaoran.
E così aveva indovinato.
Il
ragazzo scese cautamente dai gradini d’ingresso, portando con molta
attenzione un piede davanti all’altro. A giudicare dal modo in cui
l’uomo cercava di aiutarlo, nonché dai
suoi modi e dal suo abito, doveva essere una specie di servitore.
Sfortunatamente Shaoran non sembrava molto bendisposto nei suoi confronti, e
continuava ad allontanare le sue braccia tese; proprio come aveva rifiutato
l’aiuto di Sakura, quando lei lo aveva scagliato a terra, la mattina
precedente…
La
ragazza scosse la testa, rassegnata. Perché
quel tipo si ostinava nel volersi chiudere a riccio e rifiutare qualsiasi
contatto esterno? Poteva capire che fosse diffidente nei suoi confronti; in fondo lei era un’estranea – almeno
per ora… Ma quell’uomo doveva far parte
della famiglia, perciò perché tanta freddezza anche con lui?
Nel
frattempo, Shaoran aveva iniziato a percorrere il sentiero di ghiaia della
villa, seguito a poca distanza dal “servitore”. Sakura rimase
immobile sul marciapiede, tanto assorta da non curarsi
affatto dello sguardo che le stava rivolgendo l’uomo, e che
probabilmente voleva significare: Chi
sarà mai questa ragazzina tanto interessata al mio padroncino?
Forse
Shaoran aveva solo voglia di una boccata d’aria, ma
sua madre aveva ritenuto opportuno non farlo più uscire da solo…
Però lei era troppo curiosa di
sapere dove stesse andando!
a
E così aveva iniziato a seguirli.
Ora
che vedeva Shaoran immobile sulla spiaggia, seduto con le braccia intorno alle
ginocchia, perso dietro chissà quali pensieri, Sakura esitava.
Aveva
pensato di cogliere prima o poi l’occasione per
fingere di incontrarlo per caso e
andare a parlargli… Ma adesso si sentiva come se volesse invadere i suoi
spazi. Perfino il servitore lo aveva appena lasciato solo. Chi diavolo era lei
per impicciarsi tanto? Dopotutto Shaoran non avrebbe avuto tutti i torti, se
stavolta l’avesse mandata direttamente a quel
paese…
Nonostante
tutti quei pensieri, Sakura si ritrovò comunque
a camminare impacciata verso di lui. Si era tolta i roller, che si sarebbero a dir poco rovinati con tutti quei
ciottoli, e ora aveva ai piedi le scarpe di ricambio che portava sempre nella
borsa, in vista di occasioni del genere… Senza
le rotelle, i suoi piedi sembravano stranamente goffi. Forse stava
sbagliando, forse non avrebbe dovuto…
«Ancora
tu, Sakura Kinomoto.»
La
voce improvvisa di Shaoran la fece sussultare. Il ragazzo era ancora immobile,
a qualche passo da lei, eppure sembrava aver sempre saputo della sua presenza.
Colta
alla sprovvista, Sakura impiegò qualche secondo per ricordarsi del suo
piano iniziale.
«Ma guarda, anche tu qui, straniero?» disse poi,
cercando di conferire un tono casuale alla propria voce.
«Vuoi
prendermi in giro?» Per la prima volta, Shaoran si voltò
impercettibilmente verso di lei. La vista dei suoi occhi fissi la turbò
ancora di più. «Andiamo, ma se mi hai seguito per tutta la
mattina. Anzi, già che ci siamo, perché non mi dici
il motivo di tanto interessamento?»
Inizialmente
Sakura non seppe come rispondere al suo tono tagliente. Accidenti, sarebbe
stata davvero un’impresa. Quel ragazzo era un mondo a parte… Alla
fine sospirò e decise di essere sincera.
«Mi
sembra di avertelo già detto ieri, Shaoran» disse
con semplicità, andando a sedersi accanto a lui. «Che c’è di male se diventiamo amici? E poi, si
dà il caso che io sia una grandissima testarda, e che ora che mi sono
messa in testa di diventare tua amica, non ti sarà
affatto facile liberarti di me.»
Rise
allegramente, ma non poté fare a meno di notare che Shaoran si era
irrigidito per la sua vicinanza.
«Io
proprio non ti capisco» sbuffò il ragazzo.
«Cosa c’è da capire?» chiese lei,
guardando la sua espressione distante e disillusa.
«Te! Tu sei tutta da capire!»
esclamò Shaoran, irritato. «Pretendi di essere
diversa dagli altri, parlandomi in questo modo, non è vero? E credi che questo possa farti entrare nelle mie grazie, o
cose del genere? Io non posso essere amico di nessuno, vuoi capirlo? Non ne vedo
l’utilità. Non serve a niente. Senza contare che io e te non ci conosciamo nemmeno.»
Dopo
lo sfogo, il cinese si chiuse in un ostinato silenzio.
Sakura
non si scoraggiò. Fece scorrere lo sguardo lungo il bagnasciuga, appena
oltre i loro piedi. Dopo qualche istante si decise a parlare. Tornò a
guardare il ragazzo.
«Shaoran,
lo senti il mare?»
Lui
rimase interdetto, visibilmente confuso. Annuì piano, prudente.
«Bene.
E cosa fanno le onde?»
Ancora
una volta, Shaoran tacque. Ma poi un sorrisetto
ironico gli incurvò le labbra, e lui si produsse in un sibilo che era
una lodevole imitazione del rumore dell’acqua.
Suo
malgrado, Sakura rise.
«Non
intendevo quello. Te lo dico io. Le onde corrono, sempre, non
si fermano mai. Non vedono dove vanno, però sanno esattamente
cosa fare, sanno che la loro meta è la riva, e
sanno anche che senza di loro non esisterebbe il mare, non esisterebbe questo
spettacolo meraviglioso. Non vedono
dove vanno, capisci?, ma sanno di essere importanti.
Sanno di avere un senso. Il fatto di essere sempre in corsa e di sembrare mosse
dal caso non le scoraggia. Loro non
rifiutano la loro sorte.»
L’espressione
di Shaoran tornò seria a poco a poco. Sakura lo vide pensieroso, forse
colpito. Alla fine, il ragazzo sussurrò poche parole.
«Le
onde non sanno proprio niente. Non hanno coscienza.
Avresti potuto scegliere un altro esempio.»
A
dispetto della sua serietà, Sakura scoppiò a ridere.
«Forse
hai ragione… Ma l’importante è che
tu abbia capito.» Si rialzò in piedi. «Senti,
Shaoran, io devo proprio andare, oggi tocca a me preparare il pranzo.
Sai che ti dico? Ci rincontreremo presto, e sono
sicura che riuscirò a farti cambiare idea. Alla fine saremo
amici per la pelle, te lo dico io!»
Shaoran
sbuffò contrariato, ma non disse nulla.
Mentre, dopo averlo salutato, si allontanava in fretta sulla
spiaggia, Sakura si voltò a guardarlo.
Era
sempre immobile nella stessa posizione. Ma le
sembrò che ora sorridesse vagamente.
Yappp, sono riuscita ad aggiornare addirittura in anticipo rispetto al
programma! Eh, sì, volevo assolutamente farmi perdonare, e così ce l’ho messa tutta… Per fortuna sono riuscita a
ripristinare la connessione ad Internet, e ora voglio approfittarne!^___^
Vi
lascio subito al capitolo… Buona lettura a tutti!
(NB:
Forse a qualcuno di voi – qualcuno cui non piace il genere –
verrà un po’ da ridere leggendo il cantante sotto la
citazione…-__-Ma sono quasi certa che, se sentiste quella
canzone, capireste bene perché l’ho inserita!^^ )
Toto
Cutugnofeat. Annalisa Minetti, Come noi nessuno al mondo
Domenica 9 settembre
Non aveva mai
sentito una tale nota di approvazione nella voce di Wei, nemmeno quando era
ancora in grado di guardarlo negli occhi. Ma da una settimana, ogni volta che
il maggiordomo si offriva di accompagnarlo fuori, Shaoran lo sentiva sempre
compiaciuto. Questo esattamente dal giorno in cui, quando l’uomo era
tornato alla spiaggia, lui gli aveva detto di conoscere già quella
“ragazzina” che li aveva seguiti… Wei era stato soddisfatto
in particolare dal fatto che, a quanto pareva, Shaoran e la ragazza in questione
avevano parlato.
«È
un bene, signorino Shaoran» continuava a ripetergli, «è
davvero un bene che lei abbia conosciuto una coetanea in questa città.
Sua madre in fondo sapeva che non sarebbe mai riuscito a restarsene solo alla
villa… E sperava molto che lei potesse incontrare qualcuno che
l’avrebbe aiutata in questo momento difficile.»
Il
ragazzo tergiversava. In realtà provava ancora un istintivo risentimento
verso Sakura Kinomoto, tanto sensibile e tanto matta da cercare in ogni modo di
capirlo e di farsi capire da lui. Ma aveva preferito non dire a Wei che quella
“coetanea”, proprio come chiunque altro sulla faccia del pianeta,
non avrebbe mai potuto fare nulla per aiutarlo.
Ad
ogni modo, venuto a conoscenza che quel giorno in spiaggia Sakura era andata
appositamente a cercare Shaoran, ora Wei insisteva per farlo uscire dalla villa
il più possibile, e Shaoran era quasi certo che l’intenzione del
maggiordomo fosse proprio quella di facilitare gli incontri tra lui e la
ragazza. Era ovvio che Wei era dello stesso avviso di sua madre: era
cioè convinto che per lui tutto sarebbe stato più facile se
avesse potuto sfogarsi con una persona della sua età… Shaoran detestava tutta quella preoccupazione
per lui. Ma da quando il maggiordomo aveva preso l’abitudine di
accompagnarlo ogni giorno al parco, per poi lasciarlo spesso solo, non era mai
riuscito ad opporsi.
Così
anche quel giorno, esattamente una settimana dopo essere finito disteso su un
marciapiede, se ne stava seduto nell’erba, con la schiena contro un
albero del parco, ad aspettare di sentire da un momento all’altro la voce
di Sakura.
La
ragazza aveva messo subito in pratica il proponimento di cui gli aveva parlato,
quello di rincontrarlo al più presto. Sembrava anzi che lo spiasse ogni
giorno, a giudicare dal modo sorprendente in cui riusciva a presentarsi sempre
davanti a lui quando era solo. All’inizio Shaoran aveva provato il solito
fastidio, poi aveva deciso di ignorare la cosa. Quella ragazzina era una
persona come tutte le altre, non c’era motivo per trattarla diversamente:
bastava escluderla dal suo mondo, proprio come era solito fare con chiunque.
Eppure,
anche se nel corso dei loro incontri non faceva mai nulla per partecipare alla
conversazione, non riusciva ad ignorarla come avrebbe voluto. La verità
era proprio quella: lei non era come
tutti gli altri; non insisteva nel parlargli di quanto fosse bella la vita, non
si lanciava in considerazioni sulla “speranza che è sempre
l’ultima a morire”, non… Non era come gli altri, e basta. E
così Shaoran non riusciva mai ad estraniarsi totalmente dalle sue
irrefrenabili chiacchiere sulla sua scuola e sulla sua famiglia.
Era
così disarmante la sua spontaneità…
Il
ragazzo era immerso in queste considerazioni, quando avvertì la presenza
di lei.
«Ciao,
Shaoran!»
La
voce di Sakura era sempre la solita, sempre allegra, sempre spensierata.
Nonostante tutto, era bello sapere che al mondo c’erano persone come lei,
persone perennemente felici.
«Ciao,
Sakura.»
«Ehi»
rise la ragazza, mentre lui la sentiva avvicinarsi e poi sedersi al suo fianco,
«che bello, oggi hai risposto in un tono più affabile! Di solito
mi brontoli contro…» La sua mano gli raggiunse la guancia, dandogli
un pizzicotto amichevole. «Confessa, ti è successo qualcosa di
bello.»
Con
vago imbarazzo per via di quel contatto non voluto, Shaoran si tirò
indietro con la consueta ritrosia.
«No,
niente affatto» ribatté. «Sei tu quella che ride sempre.
Forse hai una visione distorta delle cose e credi che ora sia allegro
anch’io.»
«Sempre
quell’atteggiamento negativo, eh, straniero?» ridacchiò
Sakura. «Comunque, guarda che non è vero che rido sempre. Solo
pochi minuti fa, per esempio, ho avuto una litigata devastante con mio
fratello. Cavolo, avrei voluto ucciderlo!»
Shaoran la sentì sbuffare come una bambina scocciata.
«Cioè, dimmi tu, secondo te uno ha il diritto di monopolizzare il
bagno solo perché ha un appuntamento romantico? A momenti buttavo
giù la porta e gliela sfasciavo in testa!…»
La
lasciò parlare, come sempre.
Un’altra
cosa strana nelle conversazioni, o meglio, nei monologhi di Sakura era il fatto che lei non gli faceva mai
domande. Dopo il loro primo incontro, era sempre stata estremamente naturale,
ma anche molto discreta: parlava soprattutto di se stessa, dei suoi amici,
della sua famiglia – anche se mai di sua madre… E anche questa, in
effetti, era una cosa che la distingueva da chiunque altro; come lui stesso le
aveva detto, di solito la gente “normale” provava una
curiosità quasi morbosa per quelli che erano come lui, e li subissava di
domande sulle loro condizioni. Sakura no, lei non voleva costringerlo ad
evocare qualcosa di doloroso…
Shaoran
era combattuto. Anche troppo
combattuto. Da un lato – pur non
volendo – apprezzava tutto questo, era lieto del modo in cui Sakura
cercava di avvicinarsi a lui; ma dall’altro, la sua natura ormai
scostante lo induceva a guardare con astio a quei tentativi di approcci.
Ma
perché quella ragazza così cocciuta era piombata proprio sulla
sua strada? Lui non era già abbastanza disastrato e confuso dalla vita?
«…
E quindi il fatto che domani ricomincia la scuola può essere un bene,
sotto certi punti di vista» stava dicendo ancora Sakura. «Se non
altro avrò meno tempo da passare con quello zuccone di Touya,
ultimamente mi sta facendo impazzire!»
Buffo.
Anche lei era in grado di fare impazzire
la gente, in questo caso lui, con quella sua indescrivibile capacità di
aprirsi agli altri, di volerli vedere sereni… Ma non sembrava nemmeno
rendersene conto.
All’improvviso
ci fu una pausa. Quando parlò di nuovo, Sakura sembrava totalmente
sbalordita.
«Shaoran…
Stai sorridendo…»
Il
ragazzo tornò serio all’istante. Non si era accorto di aver
sorriso; ma comunque fosse, cosa aveva lei da commentare?…
«Non
fraintendermi» si affrettò ad aggiungere Sakura, «è
uno spettacolo vederti sorridere!
Solo un po’… inaspettato.»
Shaoran
rimase per un po’ in silenzio, poi sospirò profondamente.
«Beh,
sei tu a farmi sorridere» confessò, esitante.
La
ragazza assunse un tono incredulo.
«Vuoi
dire che ti sembro ridicola?»
«No.»
Shaoran si ritrovò a sorridere di nuovo, e stavolta ne era perfettamente
consapevole. «Non capisci? È… È solo che è
bello sentirti parlare.»
Accidenti.
Come gli era venuto in mente di dirle
una cosa del genere? Non l’aveva ancora neanche ammesso con se stesso, e
ora…
Sakura
ammutolì, di certo sorpresa e confusa quanto lui stesso.
Ma
poi Shaoran si sentì travolgere dal suo abbraccio.
«Ehi,
che accidenti ti prende?!» sbottò.
«Oh,
Shaoran!» squittì lei,
vicina al suo viso. «Sono cosìcontenta che tu mi dica questo! Vuoi dire che ora siamo amici, non è
così?»
Il
ragazzo cercò di divincolarsi, mentre l’imbarazzo, dato dal
respiro di lei sulla sua guancia, si mescolava alla reticenza a rispondere alla
sua domanda.
«Andiamoci
piano» borbottò, riuscendo finalmente a scostarsi dal viso di
Sakura.
La
ragazza sciolse l’abbraccio, ma lui continuava a sentirla vicina, troppo
vicina, e all’improvviso l’imbarazzo in lui prese il sopravvento su
tutto il resto.
«Te
l’ho detto che ti avrei fatto cambiare idea» disse Sakura.
«Te l’ho detto che ci sapevo fare, ti ricordi? Sì, stiamo
proprio diventando amici… Anche se sei ancora un po’ troppo
orgoglioso per ammetterlo» concluse ridendo, battendogli un dito sulla
fronte.
Shaoran
si limitò a sbuffare.
Ancora
una volta, ci aveva preso in pieno.
a
Quel giorno Wei
aveva preferito andare a prenderlo in macchina, in modo da poter svolgere anche
alcune commissioni per sua madre. Shaoran gli fu grato di
quell’iniziativa; era tanto confuso che non si sentiva in grado di
camminare fino alla villa. Per tutto il pomeriggio era rimasto in uno stato di
tensione che si era alleviata solo quando Sakura aveva dichiarato che doveva
tornare a casa…
La
guancia contro il finestrino, le braccia conserte, Shaoran non riusciva a
smettere di pensare a tutto ciò che si erano detti.
Che
fosse vero? Che stesse a poco a poco calando le armi, accogliendo
l’amicizia di quella ragazza strampalata? Eppure era convinto che non
avrebbe mai più avuto bisogno
di nessuno. Cosa gli stava succedendo, da un po’ di tempo a questa parte?
«Signorino
Shaoran, va tutto bene?»
La
voce di Wei dal sedile anteriore lo scosse. Imbronciato, Shaoran
sospirò.
«Non
lo so, Wei. Non ci capisco più niente.» Dopo una pausa,
lasciò che le parole corressero fuori da sole, libere, e parlò
soprattutto a se stesso. «Avevo unicamente un’ultima convinzione
nella vita, quella di dover andare avanti da solo. Poi, ecco che si è
profilata all’orizzonte una possibilità che può cambiare le
cose… Anche questo non mi
toccava affatto, non fino a poco tempo fa, non prima che comparisse questa
sconosciuta a farmi dubitare di tutto… Lei è così…
maledettamente diversa…» Sospirò di nuovo, scuotendo il
capo, e tornò a rivolgersi direttamente al maggiordomo. «Sta
succedendo qualcosa di strano, Wei. Io mi
sento strano. E non so nemmeno perché.»
«Già»
commentò l’uomo, senza scomporsi. «A quanto pare, sta
succedendo qualcosa di strano. Ma se fossi in lei non me ne preoccuperei
troppo.»
Shaoran
avvertì un lieve sorriso nella sua voce tranquilla. Preferì non
indagare sull’allusività di Wei, e abbandonò di nuovo il
viso contro il finestrino della vettura.
Per
qualche oscura ragione, si sentiva ancora addosso l’imbarazzo dato
dall’abbraccio di Sakura.
Gli
sembrava quasi di percepire ancora il contatto della sua pelle, il suo profumo,
il suo respiro.
Ve
lo dico io prima che me lo diciate voi: in effetti, sono saltata un po’
troppo precipitosamente dalla fase di gelo totale a quella di accettazione, per
quanto riguarda ciò che lega Shaoran a Sakura…U///USono consapevole di
non aver approfondito bene questo cambiamento in lui, ma l’ho fatto per
non allungare ulteriormente la prima parte della ff,
rischiando di annoiarvi… Inoltre, tenete presente che il suddetto
“cambiamento” non si è ancora ben chiarito a Shaoran: vale a dire che dovrà ancora accadere
qualcosa prima che il nostro cinesino preferito accetti totalmente e
incondizionatamente l’amicizia di Sakura…
come vedrete nel prossimo capitolo…
Vi
imploro quindi di perdonarmi se l’avvicinamento dei due ragazzi è
sembrato qui poco credibile!ç///ç
Ed eccoci finalmente giunti ai ringraziamenti, che per tanto
tempo sono mancati!^///^
Nike87: La tua recensione mi ha
fatto davvero piacere, sul serio; sono stata lieta di ricevere tanta
sincerità! Perciò ora la ricambierò su tutti i
punti… Innanzitutto, ti ringrazio per i complimenti riguardo lo stile e
la verosimiglianza del carattere di Shaoran…
Poi posso dirti che in effetti sono d’accordo con te: come ho già
detto altrove, sono stata un po’ avventata nel descrivere Shaoran così autosufficiente; però in primo
luogo era un pretesto narrativo (per consentire il primo incontro con Sakura, s’intende), e comunque non possiamo escludere
che gli altri sensi dei non vedenti siano estremamente sviluppati (questo lo
dico per esperienza personale, visto che vivo con una nonna quasi del tutto non
vedente e che nonostante tutto in casa si trova bene^^ ). Per quanto riguarda Wei… Beh, non sarà sempre tanto
“remissivo”, promesso!XDL’idea della
“famiglia importante” nasceva semplicemente da una mia idea
personale…U///U’Chiedo
scusa; è che le condizioni della mia zona (un vero buco) mi fanno sembrare fuori portata anche solo
l’eventualità di prendere un aereo, e magari potrebbe essere
così anche per chi vive in un paesino come Tomoeda
(che comunque deve essere tutta un’altra cosa rispetto a una metropoli
come Hong Kong)… E, beh, i ciliegi in fiore a settembre…^///^’Hai ragione, quello è stato un
errore madornale, mi dispiace!! (Però ti
assicuro che fino a pochissimo tempo fa non avevo la minima idea che la scuola
in Giappone cominciasse in aprile, l’ho scoperto da poco!!) Grazie ancora
per la tua sincerità!
Non so come chiamarmi: Ciau
Ambra! Sono felice che tu continui a seguirmi! Eh eh,
come vedi da questo capitolo Wei
inizia a dire la sua a Shaoran… E posso dirti
anche che lo farà sempre meglio!XDGrazie
davvero per la recensione… Ah, e anche per quella alla mia ff “Io
vorrei… Non vorrei… Ma se vuoi…”.Mi hai fatto commuovere con le tue
parole!ç///çBacioni!
Dany92: CiauDany! Sei veramente gentile…
Davvero l’esempio sulle onde ti è piaciuto?XDPensa che io dopo averlo
formulato mi sono detta: “Mah, non è credibile…”, e
per questo poi ho inserito quella risposta da parte di Shao!
Però sono contenta che invece abbia convinto
te!^///^’Grazie ancora per tutti i tuoi
complimenti e per il tuo interessamento per questa storia così
altalenante! Ti abbraccio, bacioni!
Sakurabethovina: CiauUmpa! (Hai proprio
ragione… Quanto tempo! Purtroppo me ne stanno capitando di tutti i
colori, ed ora dopo aver ripristinato la connessione non riesco ad aprire
MSN…U///UA parte questo, diciamo tutto bene!^^E a te come va?) Ti ringrazio per
la recensione; ci hai visto giusto, quel sorriso era in effetti un passo
avanti, e infatti ora il nostro Shao è
confusissimo, vedi? Poverino…^///^Spero di sentirti presto, mi manchi
tanto! Grazie ancora e bacioni anche a te!
Ringrazio
anche chi si limita a leggere, come di consueto… e ringrazio la mia
pazzoide preferita, la mia amica MelMel, che ha deciso di pubblicizzare nel forum del sito
questa ff…^///^’Spero solo di non deludere nessuno!
Eccomi tornata con il decimo capitolo… Vi annuncio subito che
questo è molto, molto più lungo dei precedenti; e già che
ci siamo, vi dico anche che da qui in poi quasi tutti i capitoli saranno…
ehm… piuttosto “consistenti”… ^///^’
Chissà, magari la pre
Eccomi tornata con il decimo capitolo… Vi annuncio
subito che questo è molto, molto più lungo dei precedenti; e
già che ci siamo, vi dico anche che da qui in poi quasi tutti i capitoli
saranno… ehm… piuttosto “consistenti”…^///^’Chissà, magari la prenderete bene
quando vedrete che sarò di nuovo in ritardo con gli aggiornamenti!!
Seize the day, wear a big happy smile
on your face
Belle
Perez, Hello world
Lunedì 10 settembre
Il primo giorno di
un nuovo anno scolastico non le era mai sembrato più piacevole.
Camminava
allegramente nel corridoio, a tratti si sentiva sul punto di saltellare. Al suo
fianco, Tomoyo la fissava con aria a metà tra il divertito e il
preoccupato.
«Devo
dedurre che non vedevi l’ora di tornare a scuola, Sakura?» le disse
all’improvviso.
La
ragazza si voltò a guardarla, sorridendo apertamente.
«Beh…
Diciamo che oggi ho dei buoni motivi per essere felice.»
L’espressione
di Tomoyo si fece curiosa e attenta.
«Non
dirmi che c’entra quel ragazzo di cui continui a parlarmi…»
«Sì!» esclamò Sakura,
radiosa.
Ridendo,
Tomoyo la prese sottobraccio, parlandole direttamente all’orecchio in
tono complice.
«Ah,
lo sapevo! Sei veramente una ragazza
testarda, Sakura, e alla fine riesci sempre ad ottenere quello che vuoi…
Coraggio, adesso riferisci alla tua cuginetta tutti i particolari, senza saltarne uno.»
Sakura
si sentì arrossire, ma non smise di sorridere.
«Ehi,
guarda che non è affatto come pensi tu.»
«Ah,
sì? E cosa ne sai di quello che penso io?» la stuzzicò
ancora l’amica.
«Lo
so, lo so cosa pensi! Sei sempre la
solita, Tomoyo!» sbuffò Sakura.
«Va
bene, allora dai, illuminami.»
«In
realtà potrebbe non sembrarti questo granché» esordì
lei, abbassando lo sguardo con un altro sorriso. «Ma per me è
straordinario. Credo che finalmente Shaoran stia cominciando ad aprirsi con me.
Ieri al parco è stato dolcissimo… Mi ha detto che è bello
sentirmi parlare. Capisci? Gli piace
il fatto che io gli parli! È evidente che adesso non si chiude
più in se stesso in quella maniera assurda… Sono felice per
questo, Tomoyo, perché a poco a poco lui ora potrà tornare a
sorridere e a sperare e…» Si interruppe, troppo agitata ed
esultante per poter continuare.
«Certo
che ti fa un bell’effetto» commentò Tomoyo impressionata, ma
poi la sua voce si addolcì. «Sei davvero coinvolta da lui, eh?»
«Ovviamente»
ribatté Sakura. «Non mi darei tanto da fare, se non fossi
coinvolta dalla sua storia. Cavolo, non posso pensare che una persona forte
come lui… perché di certo lui è
una persona forte… si ostini a non reagire, ad accontentarsi di
isolarsi… Non mi piace, non mi piace affatto.» Sbuffò,
improvvisamente pensierosa. «Anzi, sai che altro c’è? Sto
pensando di… fare qualcosa che
gli dimostri ancora di più che io mi fido di lui, e che allo stesso modo
lui può fidarsi di me… Ma non so come fare… Non ho idea di
come farglielo capire…»
«Perché
non provi semplicemente a dargli qualcosa di te?»
Sakura
si voltò perplessa a guardare in viso l’amica.
«Qualcosa
di me?… Per esempio?»
«Oh,
Sakura, devi essere tu a decidere.» Tomoyo sorrideva, senza più
tracce di malizia nell’espressione e nel tono. «Io mi riferisco a
qualcosa che tu possa condividere con lui, qualcosa di tuo, perché
così lui capirebbe che ormai tu
lo consideri davvero un amico… Perché è così, non
è vero?»
«Sì.»
Sakura ricambiò il sorriso. «Sì, è così.»
«Allora
troverai facilmente il qualcosa che
cerchi. Non preoccuparti. Tra amici è così.»
Lei
annuì, riflettendo, e non disse altro finché non giunsero in
classe.
Mentre
la campanella annunciava l’inizio delle lezioni, aveva già
un’idea in mente.
a
Il primo giorno di
scuola era sempre leggero, e la campanella d’uscita sembrò suonare
prestissimo.
Sakura
uscì dal cancello insieme a Tomoyo, incamminandosi per la strada di
casa, e si chiese se fosse il caso di mettere a conoscenza l’amica delle
proprie intenzioni riguardo il ragazzo cinese. Ma non fece in tempo a prendere
una decisione, perché quando si guardò avanti rimase totalmente
sbalordita.
Shaoran
era lì. Immobile con le spalle alla cancellata della scuola, le mani
sprofondate nelle tasche dei jeans, sembrava concentrato sui suoni e sulle voci
degli studenti che uscendo da scuola si ritrovavano a passare accanto a lui. In
molti gli lanciavano sguardi curiosi, ma ovviamente il ragazzo non poteva in
alcun modo accorgersene.
Sakura
lo guardò a bocca aperta, fermandosi così bruscamente che Tomoyo,
non vedendosela più al fianco, si voltò a guardare in tutte le
direzioni per vedere dove fosse finita.
«Sakura?»
la chiamò incerta, quando infine riuscì a vederla alle proprie
spalle. «Che ti prende?»
«Non
ci credo» mormorò lei, confusa. «Guarda, Tomoyo, è
lui! È Shaoran!»
L’altra
seguì il suo sguardo, soffermandosi a sua volta sul ragazzo, a qualche
passo di distanza.
«Sul serio è lui? Ma scusa,
com’è arrivato qui?»
«E
io che ne so?»
Poi
Tomoyo si voltò di nuovo a guardarla e le strinse una mano nella sua.
«Beh,
meglio così, Sakura. Coraggio, vai da lui e metti in pratica la tua
ultima trovata.»
«Tu
non vieni?» le chiese Sakura, esitante.
«No.»
Tomoyo scosse la testa sorridendo. «È te che aspetta.»
Con
queste parole, la ragazza la salutò e si allontanò nella folla di
studenti.
Per
un istante Sakura rimase ancor più confusa dalle parole
dell’amica. Cosa aveva voluto dire? Credeva che Shaoran fosse venuto ad aspettarla a scuola? Certo, lei gli
aveva detto che quel giorno sarebbero ricominciate le lezioni, ma non credeva
proprio che il ragazzo avrebbe potuto prendere un’iniziativa del genere.
Anche se i loro rapporti stavano migliorando, era ancora troppo distante,
troppo impenetrabile. Però forse, in effetti…
Senza
sapere cosa pensare, Sakura si incamminò verso di lui.
«Ehilà,
straniero! Che ci fai qui?» lo salutò allegra, quando fu al suo
fianco.
Shaoran
alzò la testa, gli occhi fissi davanti a sé, e fece un mezzo
sorriso.
«Ciao.
Tranquilla, non stavo aspettando il tuo arrivo, se è questa la tua
impressione.»
Sbuffando,
Sakura lo punzecchiò con un dito sul braccio.
«Mi
chiedo per quale motivo tu possa decidere di attraversare tutto il quartiere e
fermarti dritto davanti al liceo, se non per qualcosa di pertinente alla
sottoscritta.»
«A
quanto pare ritieni di avere una certa importanza nella mia vita»
ribatté pronto Shaoran, inarcando un sopracciglio.
«Chissà.»
Sakura sorrise. «Comunque stai evitando di rispondere.»
Il
ragazzo sospirò, scuotendo la testa con rassegnazione.
«Le
vuoi sempre tutte vinte. Per tua informazione, il mio maggiordomo ha dovuto
accompagnare mia madre a parlare con il chirurgo che dovrebbe operarmi,
così ha pensato bene di scaricarmi qui, sperando che io incontrassi una
certa rompiscatole che mi avrebbe tenuto compagnia.»
Ignorando
la curiosità istintiva che si era accesa in lei alla parola chirurgo, Sakura sorrise raggiante.
«Ah,
ma allora in fin dei conti stavi proprio aspettando me!»
«Non
di mia volontà, tieni presente questo» le fece notare Shaoran dopo
un breve attimo di incertezza, incrociando le braccia con un ghigno pungente.
«Sì,
va bene, vuoi dare ancora l’impressione che la mia presenza non ti faccia
né caldo né freddo» constatò impaziente Sakura,
sempre sorridendo. «Fai pure, Shaoran. Ma intanto, che ti piaccia o no,
non riesci ad evitarmi come vorresti! Anzi, alla fine è quasi
inevitabile che io e te ci avviciniamo!»
Come
se lei avesse colto nel segno, il ragazzo smise all’istante di
sogghignare, e sbuffò contrariato.
«Beh,
senti…» Sakura decise di ascoltare il suggerimento di Tomoyo, e di
concretizzare subito ciò che le era venuto in mente. «Sono
contenta che tu sia qui… Perché voglio portarti in un
posto.»
Shaoran
non reagì.
«Allora,
ci vieni, vero?» continuò lei, ansiosa.
Alla
fine il ragazzo sospirò di nuovo.
«Immagino
che se non venissi non riuscirei comunque a liberarmi delle tue
insistenze.»
«Immagini
bene!» rise Sakura. «Dai, andiamo. Non è lontano.»
Si
incamminò lentamente. Shaoran si tenne alle sue spalle, all’erta,
in modo da evitare gli altri ragazzi che ancora li circondavano.
Avevano
percorso solo pochi metri quando Sakura si decise a dargli un avvertimento.
«Qui
ci sono le scuole elementari» disse, un po’ tesa, sperando di non
offendere Shaoran, riferendosi al fatto che lui non poteva vedere nulla intorno
a sé.
Ma
il ragazzo rimase impassibile, limitandosi ad annuire con un cenno brusco.
In
quel preciso momento i ragazzini delle elementari si stavano riversando in
strada. Correvano ovunque, con la loro energia frenetica che per Shaoran poteva
costituire un vero e proprio problema… Sakura sbirciò ancora il
coetaneo, vedendolo effettivamente in difficoltà. Evitare – senza
poterli vedere – dei bambini doveva essere per lui più difficile
che evitare adolescenti dal passo più tranquillo.
La
ragazza esitò. Poi sbuffò, mandando al diavolo le proprie
paranoie.
Si
portò al fianco di Shaoran e gli prese delicatamente una mano.
Lo
sentì subito irrigidirsi, e si morse le labbra. Ora lui l’avrebbe
respinta, avrebbe rifiutato il suo aiuto, magari le avrebbe rinfacciato per
l’ennesima volta che non aveva bisogno di nessuno, tanto meno di
lei…
Invece,
dopo qualche istante di nervosismo, la mano di Shaoran si rilassò
impercettibilmente nella sua.
Stava
accettando il suo aiuto. Era ancora teso, sì, ma non la stava
allontanando come lei aveva temuto.
Sakura
si concesse un sorriso, ma non disse nulla, e continuò semplicemente a
camminare e a guidarlo.
Si
lasciarono così alle spalle la scuola elementare e la folla di ragazzini
vocianti, e presto si ritrovarono a percorrere da soli una strada diversa da
quella che li avrebbe riportati al loro rione.
Per
la prima volta, Sakura non faceva nulla per rompere il silenzio tra loro. Non
era solo turbata dal fatto che Shaoran sembrava ormai avere accettato incondizionatamente
la sua vicinanza… ma anche da ciò che lei stessa stava per fare,
da ciò che stava per dargli di sé, per dimostrargli che tra loro
potevano esserci fiducia e amicizia.
«Mi
vuoi dire dove stiamo andando?» mormorò ad un tratto Shaoran,
sfuggendo alla sua mano.
Per
un istante Sakura si rattristò del suo nuovo tentativo di distanziarsi,
ma si riprese subito.
«Ecco,
siamo arrivati… È il giardino pubblico.»
In
effetti, erano appena entrati nel luogo che lei tanto amava… Sakura era
emozionata; stava per condividere con Shaoran una delle cose più
importanti che avesse.
«Non
mi sembra che sia il parco» commentò il ragazzo, fermandosi, come
in ascolto. «Non credo di conoscere questo posto…»
«Difatti
non lo conosci di certo» sorrise Sakura. «È sì un
giardino pubblico, ma molto più piccolo e raccolto rispetto al parco
della città… Qui ci vengono in pochi. Ma c’è una cosa
di questo posto che voglio assolutamente che tu conosca, Shaoran.»
Lui
aggrottò la fronte, confuso.
«Di
cosa stai parlando?»
«Del
mio rifugio personale. Vieni, è qui vicino.»
Sakura
si incamminò tranquilla nel giardino, attenta che Shaoran la seguisse.
Giunta ai piedi di un ciliegio preciso, girò intorno al fusto e
recuperò la corda che lei stessa aveva fissato; poi iniziò ad
issarsi sulla pianta.
Sbucò
nel suo rifugio, ciò che non aveva mai condiviso con nessuno, ma che ora
stava concedendo liberamente ad un ragazzo quasi sconosciuto.
Si
sporse verso Shaoran, che, all’ombra dei rami dell’albero, ancora
non capiva cosa stesse succedendo. Allungò un braccio fino a sfiorargli
una spalla, facendolo trasalire.
«Sali»
gli disse.
«Stai
scherzando, vero?» Shaoran sembrava irritato. «In ogni caso non
è divertente.»
«Dai…
Ti aiuto io.»
Lui
non replicò. Evidentemente stava valutando la situazione. Sakura si
sporse di nuovo, e stavolta gli posò apertamente la mano sulla spalla.
Accigliato, il ragazzo in un primo momento sembrò sul punto di
scostarsi… Ma poi, sbuffando, sollevò una mano e strinse quella di
lei.
Sakura
sorrise trionfante. Due a zero.
Lo
tirò su con cautela, e certo non fu facile, ma alla fine si ritrovarono
entrambi, ansimanti, arrivati a destinazione, seduti su alcune vecchie assi di
legno.
«Mi
auguro che tu ora mi spieghi per bene» sbottò Shaoran, ansante.
«Più
che giusto.» Sakura si guardò intorno nello spazio in penombra,
sedendosi a gambe incrociate e riprendendo fiato. «Sei nella mia
“casa sull’albero”. Ti sembrerà infantile, ma sappi
che questo posto per me è tanto importante che non l’ho mai
mostrato a nessuno.» Tacque per
un istante, riordinando le idee. «Mio padre mi ha detto che lui e la
mamma hanno costruito questa casetta quando si sono conosciuti, ai tempi della
scuola. Non ti ho mai parlato di mia madre, Shaoran; l’avevi
notato?»
Con
la coda dell’occhio vide che il ragazzo annuiva. C’era di nuovo una
certa tensione nel suo silenzio, quasi dell’imbarazzo. Sospirando, Sakura
iniziò finalmente a raccontare, ponendo tutta se stessa dinanzi agli
occhi vuoti di quello straniero che, senza saperlo, era più simile a lei
– al suo io più nascosto – di quanto potesse immaginare.
«Aveva
sedici anni quando sposò mio padre. Ma era malata. Molto.
Irrimediabilmente.» Si morse un labbro, travolta dai ricordi, ma non
cedette alla tristezza. «Ci sono molte cose che ormai non ricordo
più di lei… Ma mi ricordo che quando ero solo una bambina la
vidi… chiudere gli occhi… E la sai una cosa? Sorrideva.» Continuando a non guardare Shaoran, cambiò
posizione e si abbracciò le gambe. «Quello è il mio ricordo
più nitido. È la cosa più importante che mi abbia mai
insegnato. E infatti gliel’ho promesso… Ho promesso che avrei
sorriso. Sempre. Perché solo così si evita di soffrire.»
Sospirò profondamente. «Soffrii comunque, è ovvio; era
inevitabile. Ma quella promessa mi è servita molto. È solo per
quella che io ora sono qui, che continuo nonostante tutto per la mia
strada… È quella promessa che mi sono messa in testa di
trasmettere intorno a me. Magari tu non sarai d’accordo, mi dirai che
quando si sta male è praticamente impossibile sorridere…
Però io vorrei tanto che tu capissi ciò che io ho capito,
Shaoran. Lo vorrei davvero.»
Calò
il silenzio.
Sakura
si guardò intorno nel piccolo ambiente angusto tra i rami del ciliegio,
osservando il luogo in cui era nato l’amore che avrebbe poi deciso della
sua vita.
Ecco
fatto. Ora avrebbe di nuovo rischiato
che Shaoran prendesse tutto questo per compassione. Ma non le importava. Aveva
sentito il bisogno di aprirsi in questo modo con lui, sperando che servisse a
fargli comprendere che lei lo capiva,
lo capiva benissimo, perché anche lei aveva sofferto, anche lei
soffriva… e sperando che capisse anche che l’isolamento e il
rifiuto del mondo non servivano proprio a nulla.
«Sakura…»
La
voce di Shaoran risuonò bassa e incerta. Sakura si voltò
finalmente a guardarlo.
«Dimmi.»
«Dove…»
Il ragazzo esitò, impacciato. Sollevò una mano. «Dove
sei?»
Lei
lo fissò stupita. Stava volontariamente cercando la sua presenza? Come
mai per la prima volta sentiva il bisogno di avere una certezza concreta di lei?… Scuotendosi da
quelle domande, Sakura gli prese la mano tra le sue.
«Qui…»
Lo
sentiva fremere in modo quasi impercettibile. In quel momento capì che
Shaoran stava intraprendendo una feroce lotta contro se stesso, stava cercando
di oltrepassare la propria barriera, per avvicinarsi finalmente a lei in modo volontario… Poco dopo, la sua mano
le risalì un braccio, fino alla spalla, poi al viso…
Sakura
sentì un inspiegabile turbamento quando sentì le dita del ragazzo
sulla pelle.
«Hai
i capelli corti» mormorò alla fine Shaoran, con un lieve sorriso
timido.
E
Sakura si sentì quasi sciogliere. Lui stava cedendo, la stava
accettando, aveva capito, ormai non c’erano dubbi… Senza pensarci
due volte, lo abbracciò come aveva già fatto il giorno
precedente, ma con meno impeto, con più dolcezza.
E
questa volta, dopo l’iniziale esitazione, Shaoran ricambiò
l’abbraccio.
«Ora
siamo amici, vero?» sussurrò Sakura.
Poteva
percepire il suo imbarazzo… Ma alla fine la stretta di Shaoran si fece
più sicura.
Ehm…
Ve l’avevo detto che sarebbe stato lungo…U///USpero di non aver annoiato
nessuno…
Bene
bene bene,… eEcco finalmente definito il
cambiamento di Shao!! Soddisfatti? Spero di sì…^///^Io ce l’ho messa tutta per
renderlo credibile! Ma ovviamente il giudizio sta a voi!
Ringrazio:
Dany92: Ciau Dany! Sono felice che
tu abbia compreso la mia velocità nel descrivere la prima fase del
rapporto tra Shao e Saku…^///^E sono felice anche
che tu, nonostante quella velocità, l’abbia trovato adeguato! Come
sempre, ti ringrazio all’infinito… Che te ne pare di questo
capitolo? Anche qui Shao doveva essere piuttosto confuso e puccioso,
vero??>///<Bacioni!
Non so come chiamarmi: Ciau Ambra! Ah ah, ma lo
sai che rido sempre come una pazza quando leggo una tua recensione? (Yeee, viva
Gollum!!)XDGrazie soprattutto per questo,
perché mi dai sempre la carica giusta per aggiornare e sapere quindi
cosa ne pensi degli sviluppi della storia!^///^Ebbene sì, il
nostro caro Wei può decisamente sperare in un futuro nel quale la sua
voce sia presa in considerazione… Ad esempio nel prossimo capitolo vedrai
che…^___^Eh eh, non voglio anticipare nulla!
Spero che la ff continui a piacerti perché mi dispiacerebbe molto se
così non fosse… Bacioni anche a te!
FaNtAsTiC PaUl: Ciau Paul! Sono stata
felice del tuo commento, e anche di averti ritrovato su MSN l’altra
sera!^^Grazie mille, come sempre, sei veramente
gentilissimo… Spero che anche questo cappy ti sia piaciuto!! Bacioni!
Grazie
a tutti i lettori, uno per uno, e Grazie a chi so io...^___^
E finalmente rieccomi!
^^Scusate il ritardo, è che
con i compleanni di mezzo (sia quello della mia sorellina Soili,
sia il mio) ho un po’ tralasciato gli aggiornamenti… Mi perdonate??
U///U
Anche questo capitolo sarà decisamente
lungo… Torniamo al punto di vista di Shaoran,
subito dopo il suo primo effettivo “avvicinamento” a Sakura…
Doveva essere molto
tardi. Non ricordava di aver mai passato una notte più lunga…
Ammesso che fosse ancora notte.
Non
riusciva in alcun modo a smettere di
pensarci.
Quel giorno, Sakura aveva voluto condividere
con lui, lui che ancora era solo uno sconosciuto con cui si era scontrata per
caso, i suoi ricordi più preziosi. Lo aveva portato lassù, nel suo “rifugio
personale”, come lo aveva chiamato, e così, nel più
semplice dei modi, gli aveva mostrato se stessa. E gli
aveva mostrato che forse, in fondo, lei ancora soffriva quanto lui.
Era
quasi difficile credere che quella ragazza così allegra e dinamica nascondesse tutta la tristezza dietro il suo
altruismo. Era incredibile pensare che forse c’era
qualcosa a renderli simili.
Perché tutto questo lo turbava tanto?
Perché adesso si sentiva così legato a lei?
Con
un profondo sospiro, ripensò ancora a come, per la prima volta, aveva
apertamente cercato non solo la sua vicinanza, ma anche il suo
contatto; il fatto che lui non la vedesse non era stato questa volta un
impedimento, qualcosa che lo inducesse a mantenere le distanze… ma un impulso… In quel momento,
più consapevole che mai del proprio non
poterla vedere, aveva voluto annullare le distanze in un altro modo,
sorprendendo persino se stesso.
E
ora la sensazione di lei era ancora vivida.
Era
come se la stesse abbracciando adesso, proprio adesso,
di nuovo…
Shaoran
si alzò a sedere sul letto, scrollando la testa. Dannazione, gli stava
succedendo qualcosa di molto
preoccupante. Aveva un nodo allo stomaco. Per qualche motivo assurdo, si
ritrovò la gola secca.
Sbuffando,
portò i piedi nudi al pavimento, sprofondandoli nel tappeto; poi si
alzò pian piano, raggiungendo subito con le dita la
parete alla sua sinistra, e si avviò verso la porta.
Viveva
in quella grande villa estranea da una sola settimana,
ma le sue percezioni più sviluppate gli avevano consentito di conoscerla
subito a fondo; non aveva bisogno di alcun aiuto per spostarsi. Come sempre,
del resto. Lui non aveva bisogno di
nessuno… Eppure c’era una ragazzina ostinata alla quale finora non
era mai riuscito a sottrarsi…
Ci
stava pensando di nuovo.
Scosse ancora la testa con vigore, cercando
di non soffermarsi sul senso del nodo allo stomaco che, in realtà, si
sentiva addosso
già da quel pomeriggio.
Scese
le scale silenziosamente, le dita saldamente aggrappate
al corrimano, fino a raggiungere il piano di sotto e avviarsi cauto in
direzione della cucina.
Prima
che potesse arrivare, sentì un tramestio
provenire dalla stanza, seguito da un rapido rumore di passi e infine da una
voce sorpresa.
«Signorino
Shaoran? Come mai è sveglio?»
«Wei?»
ribatté il ragazzo, nello stesso tono meravigliato. «Che ci fai in piedi?»
«Sono
le quattro e mezzo, signorino» rispose
l’uomo dopo una breve pausa. «Il mio dovere è essere sempre
pronto all’alba.»
Shaoran
sospirò. Le quattro e mezzo. Quindi aveva
passato praticamente tutta la notte sveglio.
«Ho
solo bisogno di un bicchiere d’acqua» borbottò, rispondendo
alla domanda del maggiordomo.
«Ma certo. Provvedo subito.»
«Lascia stare, Wei, faccio da solo.»
Non
aveva avuto intenzione di parlare in tono brusco, ma si rendeva conto che
quelle parole dette da lui suonavano sempre più scontrose di quanto in
realtà fossero.
Per
fortuna Wei non replicò, permettendogli di avvicinarsi da solo alla
cucina.
Shaoran
riuscì a recuperare un bicchiere dalla dispensa, a raggiungere il
lavello e a riempirlo d’acqua, chiudendo poi il getto in tempo per non rovesciarla.
Ormai l’abitudine lo aveva reso piuttosto abile in questo genere di incombenze, rifletté con vaga amarezza…
Ciò che per gli altri era la quotidianità, per lui era diventata
un’impresa…
«Shaoran?»
Non
reagì. Wei non lo chiamava quasi mai solo per nome. Ma
quando lo faceva, significava soltanto una cosa…
«Ne
vuole parlare?» aggiunse difatti il maggiordomo, esitante.
Shaoran
sospirò e prese tempo bevendo. Capitava sempre più spesso che Wei
cercasse di indurlo a parlargli dei suoi problemi. Di solito l’aveva
vinta; era facile parlare con lui, che spesso si limitava ad ascoltare. Ma ora il ragazzo si sentiva talmente confuso…
Deglutì
e infine si decise a cedere. Posò il bicchiere sul piano del lavello.
«Dimmi
una cosa, Wei.»
«Volentieri.»
«Immagina
che una persona che ti conosca da appena una
settimana, di punto in bianco, ti dimostri di fidarsi di te al punto da
parlarti di qualcosa di estremamente personale, che di solito non divide con
nessuno… E immagina che lo faccia senza chiederti nulla in cambio, solo
per starti accanto, anche se tu non l’hai mai incoraggiata in
questo…» Abbassò la voce, teso. «Tu come ti
comporteresti?»
L’anziano
maggiordomo sembrò pensarci su per qualche istante. Shaoran attese la
sua risposta quasi in trepidazione. Quando l’altro
parlò di nuovo, c’era l’ombra di un sorriso nel suo tono.
«Come
mi comporterei? Probabilmente la ricambierei di tanta fiducia.»
Il
ragazzo rimase per un po’ interdetto.
«Vuoi
dire che dovrei fidarmi di lei anch’io,
e…?»
Si interruppe, senza sapere cosa aggiungere.
«Shaoran…»
La voce dell’uomo ora era più vicina, e l’adolescente
sentì il tocco gentile della sua mano su un braccio. «Capisco che
per te è difficile.» Aveva abbandonato del tutto
le formalità, ma a Shaoran ciò non diede alcun fastidio.
«Ma credo che questa “persona” tanto buona, tanto altruista,
tanto disinteressata meriti davvero un po’ della tua fiducia.»
Lui
non disse nulla. Era già perso dietro i suoi pensieri, intento a
riflettere.
Wei
aveva ragione… Lui stesso aveva detto a Sakura che ormai, sì, erano amici… Quindi era giusto che
lui iniziasse a ricambiare la fiducia e l’apertura della ragazza nei suoi
confronti.
Lei
stava facendo tanto per lui. Si era messa in testa di farlo uscire dal suo buio
distacco, e con quella sua adorabile
faccia tosta, probabilmente ci sarebbe anche riuscita.
Ma lui? Cosa poteva fare lui per lei?
Come
poteva dimostrarle che ormai apprezzava
profondamente le sue insistenze ad essergli amica?
Sospirando,
Shaoran scosse la testa per l’ennesima volta. C’era, in effetti,
qualcosa che poteva fare per lei, qualcosa che le avrebbe fatto
capire… Ma sarebbe stato doloroso. E non sapeva
se era pronto a questo.
La
mano di Wei si allontanò dal suo braccio.
«Sono
certo che farà la cosa giusta, signorino.»
Di
colpo era tornato l’apprensivo ma serio
maggiordomo che era.
Shaoran
annuì vagamente, ancora confuso. Fece per uscire dalla cucina, tornare
nella sua stanza, lasciare fuori tutto il resto… Ma
ad un tratto si fermò, e si rivolse di nuovo all’uomo.
«Wei…?»
«Dica,
signorino.»
«Oggi…»
Non poté fare a meno di sorridere, in modo quasi colpevole. «Mi
accompagneresti di nuovo di fronte al liceo?»
Questa
volta era davvero sua
l’intenzione di incontrare Sakura.
a
A voler essere sincero con se stesso, non aveva la minima idea di come
dirglielo.
Si
passò una mano tra i capelli, sospirando. Certo, la
soluzione era chiara, sapeva benissimo cosa avrebbe dovuto fare, cosa
avrebbe dovuto raccontarle…
Però restava il fatto che lui non si sentiva tanto forte da poterci
riuscire. Lui non era come Sakura; lei sì che era forte, andava avanti a
testa alta, anche dopo aver pianto tanto…
Era
di nuovo lì, fuori della sua scuola; sentì distintamente la
campanella suonare e si appiattì contro la cancellata, pronto a sentirsi
oggetto di attenzione da parte di tutti gli studenti
che lo avrebbero notato, ma concentrato solo su ciò che aveva in mente
di fare.
Chissà
se anche Sakura aveva rimuginato tanto, prima di decidersi a portarlo alla
casetta sull’albero…
Per
un paio di minuti rimase così, in un’attesa nervosa. Poi ai passi
cadenzati degli studenti si sovrappose il rumore di un paio di scarpe in corsa.
«Shaoran!»
Era
lei.
Per
chissà quale assurdo motivo, il suo nervosismo aumentò. Quando si sentì investito dall’abbraccio della
ragazza, dovette trarre un respiro per imporsi di calmarsi. Macosa gli prendeva?
«Ciao,
Sakura» si sforzò di sorridere, nonostante l’imbarazzo.
«Non
riesco a credere che tu sia venuto anche oggi!» La sua voce suonava
ancora più felice del solito. «Ehi, non dirmi
che anche stavolta è stato il tuo maggiordomo a scaricarti
qui…»
«No.»
Shaoran si divincolò debolmente dalla sua stretta.
«Stavolta… sono voluto venire io.»
Sakura
lo prese sottobraccio.
«Oh,
Shaoran» disse deliziata, «così mi fai felice… Visto,
che ho vinto io? Adesso non ti fai più tanti problemi ad essermi
amico!»
Il
ragazzo non rispose. Come faceva a prendere tutto così alla leggera? Non
provava alcun imbarazzo, alcun nervosismo al pensiero
di aver raggiunto quell’amicizia tanto
cercata solo dopo essersi totalmente esposta con lui?
«Allora
mi accompagni a casa?» continuò Sakura, ansiosa.
Rassegnato,
Shaoran sorrise e annuì.
«Sono
contenta…» Lei iniziò a trascinarlo lungo il marciapiede.
«La mia amica Tomoyo è dovuta restare a scuola per le prove del
coro, ma se ci sei tu non mi sentirò certo sola. Certo che però,
pensandoci, deve essere un po’ pesante per lei: è solo il secondo
giorno di scuola e si ritrova già impegnata…»
Shaoran
si lasciò guidare, senza rifiutare le braccia di lei
strette intorno al suo. Ascoltò condiscendente le sue solite
chiacchiere, ma intanto non smetteva di pensare.
Quale
poteva essere il modo migliore per entrare in argomento e…?
«Ehi,
lo sai che ieri, quando sono rientrata, mio fratello mi ha fatto una
scenata?» rise ad un tratto Sakura. «Voleva sapere dove diavolo ero stata in tutto quel tempo, dopo essere uscita da
scuola… Sì, come se si aspettasse che io andassi a dirlo a lui!»
Shaoran
non poté fare a meno di sorridere di nuovo.
«Anch’io ho avuto problemi del genere. Sono tornato
senza aspettare Wei. Quando mi ha visto da solo, per
poco a mia madre non è venuto un colpo. Ancora non le piace che io gironzoli senza aiuto, anche se sa benissimo che non mi
serve alcuna guida.»
Aspettò
la risposta di Sakura. Ovviamente, si disse, una persona qualunque a quel punto
avrebbe preso a dire che sua madre aveva ragione, che
lui non doveva correre rischi inutili e via dicendo… Ma ancora una volta,
Sakura si dimostrò diversa.
Scoppiò
a ridere.
«Shaoran,
sei proprio un figlio disubbidiente! Non sarà per caso la mia compagnia
a farti un brutto effetto?»
«Probabile»
ribatté Shaoran sorridendo, soddisfatto che
lei avesse reagito esattamente come
lui si era aspettato…
«La
sai una cosa?» Sakura gli strinse il braccio un po’ di più.
«Da ieri a oggi, mi sembri un’altra
persona. Ieri eri ironico, pungente, ancora
lontanissimo… Adesso hai un sorriso sincero. Ti dirò,
sono fiera di te! Anche perché, torno a
dirlo, è davvero bellissimo vederti sorridere. Dovresti farlo più
spesso.»
Il
ragazzo fu colpito da una nuova ondata di imbarazzo.
Si sentì addirittura arrossire. Sbuffò, contrariato dal proprio
riflesso imprevisto. Non capiva bene il perché, ma all’improvviso
aveva proprio voglia di tornare ad essere “ancora
lontanissimo”… solo per non dar modo a Sakura di capire quanto lei
lo stesse turbando.
«Ehi,
che fai, ora torni serio?» La voce della ragazza
divenne lamentosa; sembrava una bambina che si vedesse rifiutare un regalo
tanto atteso. «Ma non ti si può fare un
complimento! E dai, Shaoran» continuò
portando una mano tra le sue costole, «fatti una risata!»
Iniziò
a fargli il solletico. Shaoran si morse il labbro, ma presto non poté
più resistere, e cominciò a ridere. Ma non era poi così tanto per via del solletico: solo, di colpo si
sentiva straordinariamente bene…
«Ah,
lo dicevo, io! Ormai tu non puoi fare a meno di me!» esclamò
Sakura.
Shaoran
scosse la testa, senza smettere di ridere.
Lei
non sembrava avere idea di quantofossero vere quelle parole…
Continuarono
a camminare.
La
ragazza riprese a parlare con la massima naturalezza, e lui si
immerse completamente nell’ascolto, tanto che si ricordò di
ciò che doveva dirle soltanto quando Sakura rallentò il passo.
«Ecco,
casa mia è proprio qui davanti» gli stava
dicendo. «Proprio dall’altra parte rispetto alla tua villa. Questo
ancora non lo sapevi, eh?» concluse in una
risata.
Shaoran
rimase un attimo sorpreso, ma si scosse presto. Doveva dirglielo. Adesso.
«Sakura…
Devo… parlarti.»
«Dimmi»
fece lei interessata, fermandosi.
«Ecco…»
Ci pensò su. «Forse… ora non è il momento.
Vorresti…» Prese fiato: e dire che, una
settimana prima, non si sarebbe mai nemmeno sognato
di dirle una cosa del genere, a lei o a chiunque altro…
«Insomma… Vorresti venire alla villa, domani?»
Trattenne
il respiro. L’aveva fatto davvero. Il primo passo per farle capire…
«Mi
piacerebbe molto, Shaoran» disse Sakura dopo
due soli secondi, con voce bassa ma entusiasta.
Il
ragazzo espirò.
«Oh…
Bene.» Cercò di suonare naturale. «Allora, a domani…»
«Certo!»
esclamò lei, indugiando solo un altro istante con le mani sul suo
braccio. Shaoran avvertì una strana scossa, mentre le sue dita gli
scorrevano sulla felpa. «A domani.»
La
sentì allontanarsi, poi aprire un cancelletto, presumibilmente quello di
casa.
Si
riscosse e si incamminò di nuovo, nella
direzione in cui sapeva essere la villa Li; ora che non sentiva più lo
strano turbamento datogli dalla vicinanza di Sakura, il suo senso
dell’orientamento era di nuovo attivo. Si sentì in un certo senso
sollevato.
L’indomani
avrebbe ricambiato tutta la sua fiducia.
Ehm…
So che la situazione è un po’ enigmatica…^///^’Chissà cos’è che Shao vuole raccontare
a Sakura…XD Vi ho incuriosito almeno
un po’??
Ringrazio
infinitamente:
Dany92: CiauDany! Sono felice che tu abbia trovato puccioso lo Shao dello scorso
capitolo!^///^Anche a me dava quell’idea… E di questo, che te ne pare? Povero, in preda ai suoi dubbi e alle sue
(in)decisioni…>/////<Ti
abbraccio forte, grazissime come sempre!
Non so come chiamarmi: Ciau
Ambra!XDAhah,
ho riso come una matta quando ho letto le tue parole (che Shao
si era “sciolto” e che bisognava raccoglierlo con una spugna)!!…X°°D Ok, un attimo
che mi riprendo… Allooora, come sempre non ho
parole adatte per ringraziarti, il tuo entusiasmo è semplicemente
travolgente e ti confesso che ogni volta attendo con trepidazione il tuo
giudizio… Spero tanto che la ff continui a
piacerti!!^///^Tanti auguri per la tua fuga d’amore
con Wei ( XD ), e ricorda… O anche più, ma con me ci sei tu!! XDTi abbraccio, grazie ancora!
FaNtAsTiCPaUl: CiauPaul! Grazie davvero, sei veramente
gentilissimo, e come sai non mi riferisco solo ai tuoi commenti! ^///^Spero proprio che la storia continui
a piacerti, anche con capitoli più lunghi…U///UBaci, a presto!
Ringrazio
anche Nike87 per la ri-risposta alla mia risposta alla sua recensione, lasciata
nel forum (ok, lo ammetto, detta così è
un vero guazzabuglio! XD )…*/////*Accidenti Nike,
quando ho letto che mi ringraziavi per la risposta mi sono commossa! Ma sono io a dover ringraziare te per il tuo commento competente e
costruttivo!! E non sei affatto
stata dura; recensioni come le tue sono utilissime per chi, come me, vuole
sempre migliorare per fare della scrittura un ipotetico mestiere, perciò
è davvero il minimo da parte mia ringraziarti!! ^///^
Passando
alla ri-ri-risposta ( XD )… Sono felice della
tua comprensione per le mie – U///U – chiamiamole mancanze (ammetto
che certe frasi in effetti rendono un po’ OOC
personaggi come Sakura e Tomoyo!^^’ ) e del tuo suggerimento sul
cambiare il periodo d’ambientazione… Purtroppo però – sigh – l’autunno assumerà una certa
importanza col prosieguo della storia, perciò mi sa che il periodo
dovrà rimanere quello…^///^’Ma ancora una volta torno a
ringraziarti, mi sei stata di grande, grande aiuto!! Un bacio!
Lastbutnotleast, grazie a chi inserisce la ff tra i
preferiti, a chi la segue, e ovviamente a chi so io…^///^
Spero
solo di riuscire a farmi viva un po’ prima, stavolta! ^^’Così si capirà
anche cos’è che Shao vuole raccontare di
sé a Sakura, e qual è il suo modo per
far capire alla ragazza che ormai non ha più paura di aprirsi con lei…
Questo aggiornamento sarà estremamente
veloce; mi scuso per l’attesa, ma è veramente, veramente un periodo difficile…
Spero solo di non spazientirvi troppo con questa mia irregolarità…
Vi assicuro che sono mortificata.ç///ç
Quant’è difficile spiegare
il modo in cui potrei scoprirti
Capire ogni tuo pensiero,
quello che tu davvero senti
Siamo
due cuori dispersi in un mondo di ricordi
Roberta
Bonanno, Prendimi così
Mercoledì 12 settembre
Sapeva che avrebbe
dovuto sentirsi allegra e soddisfatta. In fondo, ormai era chiaro che stava riuscendo nel suo intento: far avvicinare a sé
quel ragazzo che sembrava aver perso tutto, farlo tornare sorridente e
fiducioso, e perché no, magari anche fargli imparare di nuovo a voler
bene a qualcuno…
Ma allora perché si sentiva così nervosa al
pensiero di andare a casa sua?
«Ehi, Sakura, ma che hai?»
Tomoyo si chinò davanti al suo viso, incrociando il suo sguardo. «Non sei mai stata così
silenziosa.»
Sakura
sospirò, giocherellando con le cinghie della cartella, dopo averla
chiusa.
«Scusami,
Tomoyo. È solo che…»
«Non
dirmi che hai paura» la interruppe l’amica
all’istante, meravigliata.
«Di cosa dovrei aver paura?»
sbuffò Sakura, sempre più tesa. «No, guarda, è solo
che… Insomma, lui sta facendo… così tanto…
all’improvviso. Cioè, non so come
spiegarti… Ma mi sembra quasi incredibile che nel giro di così
poco tempo riesca davvero a fidarsi di me. Tutta quella freddezza…
è praticamente svanita. Possibile che gli sia servito così
tanto il mio gesto?»
«Piccola
Sakura.» Tomoyo sorrideva dolcemente. «Non hai idea di quanto contino le parole. Possono sembrare vuote, possono sembrare inutili; ma per persone come lui, che non
hanno che quelle, significano moltissimo. E condividere un dolore segreto con
qualcuno che soffre come te, beh, probabilmente è il miglior dono che
gli si possa fare. Era esattamente questo, ciò di cui ti parlavo
ieri, dicendoti di dargli qualcosa di te.»
Colpita,
Sakura ricambiò il sorriso.
«Beh,
dai» disse poi Tomoyo, interrompendo quell’attimo di emozione condivisa. «Usciamo. Non è bene che
tu lo faccia aspettare.»
«Non
è detto che sia qui ad aspettarmi» borbottò Sakura, ora
imbarazzata, mettendosi la cartella in spalla ed uscendo dall’aula ormai
vuota mentre l’amica le si affiancava.
«Io
invece scommetto di sì!»
«Lo
sapevo. Riesci sempre a lanciarmi qualche insinuazione, anche nei momenti che
sembrano più seri… Ti giuro, sei incredibile,
Tomoyo!»
«Lo
so. Per questo sono la tua migliore amica.»
Ridendo e scuotendo il capo, Sakura percorse
il corridoio semideserto, avvertendo una crescente agitazione ad ogni passo. Le vennero in mente anche le altre
“insinuazioni” che le aveva rivolto Touya
quella mattina, quando lo aveva avvisato che probabilmente sarebbe rincasata
ben oltre la fine delle lezioni, perché aveva qualcosa da fare.
«Sempre da fare! Mi domando dove accidenti
vai, mostriciattolo, e soprattutto con chi!»
Se
suo fratello l’avesse vista ora… Nervosa e
impacciata, totalmente ignara di ciò che l’aspettava quel
pomeriggio… Di certo si sarebbe inquietato ancora di più.
Furono
tra le ultime a lasciare la scuola. Quando giunsero
nel cortile ormai quasi vuoto, Tomoyo si fermò bruscamente, tanto che
Sakura fu sul punto di rovinarle addosso.
«Ehi,
che succede?»
«Sa…
Sakura…» Tomoyo si voltò lentamente. «A quanto pare, qualcuno ti aspetta.»
La
ragazza deglutì, emozionata senza saperne il perché.
Ma
guardando fuori dal cancello, il suo turbamento
divenne stupore puro.
Davanti
alla cancellata era parcheggiata un’automobile vecchio stile, che lei
aveva visto solo qualche volta in qualche vecchio film
alla tv; una macchina di cui non conosceva nemmeno il nome, nera e lucida.
Accanto allo sportello aperto c’era un uomo, vestito elegantemente, alto
e stempiato; con un sobbalzo, Sakura si rese conto che era il maggiordomo della
famiglia Li. Era la prima volta che si ritrovavano faccia a
faccia – a parte l’unica occasione in cui lo aveva visto
accompagnare Shaoran, il giorno in cui li aveva seguiti alla spiaggia; ma era
ovvio che stava aspettando proprio lei.
«Accidenti.»
Tomoyo le diede una spintarella leggera. «Dai, muoviti.
Non puoi deludere il comitato d’accoglienza.»
Le rivolse un rapido sguardo complice. «Attenta a quello che farai nella
tana del lupo. Ti chiamo stasera, va bene?»
Sakura
si sentì avvampare, ma la ragazza si era già
allontanata.
Per
Tomoyo era tutto così semplice! Era davvero convinta che ci fosse
qualcosa sotto quello strano invito inaspettato da parte del ragazzo cinese? Lei non credeva proprio.
Si incamminò goffa, sentendosi addosso gli sguardi dei
pochi studenti che ancora non si erano allontanati dalla scuola. Varcò
il cancello e si fermò davanti alla lussuosa macchina.
«Lei
deve essere la signorina Sakura Kinomoto.»
Il
maggiordomo la stupì, inchinandosi prima ancora che lei potesse rispondergli. Sakura lo fissò a bocca aperta.
«Ho
il piacere di essere stato incaricato di scortarla alla villa Li»
aggiunse l’uomo, tenendole aperto lo sportello. «Prego, signorina.»
Sentendosi
sempre più paonazza, Sakura si limitò ad annuire e ad obbedire.
Salì lentamente in macchina, trovandocisi completamente sperduta.
Dopo
un tempo che le parve infinito, il maggiordomo andò a sedersi al posto
di guida.
La
ragazza cercò di scuotersi. Certo, era una situazione strana, ma doveva
assolutamente cercare di sentirsi a proprio agio: dopotutto stava per andare a
casa di Shaoran. Era giusto che fosse preparata.
«Lei
è il maggiordomo di Shaoran, vero?» chiese, tanto per rompere il
ghiaccio.
«Sì,
signorina, il mio nome è Wei Wang» rispose lui, avviando il
motore.
«Non
mi chiami in quel modo assurdo» rise Sakura. «Dai, può
chiamarmi Sakura e basta.»
Sorrise,
mentre nella mente le risuonavano le parole di Shaoran al loro primo incontro.
«Molto piacere, Sakura e basta.»
«Oh,
mi scusi» aggiunse subito dopo, vedendo dallo specchietto retrovisore che
l’uomo sorrideva sotto i baffi. «Mi dispiace,
sono veramente una chiacchierona. Me lo dicono tutti. Anche
Shaoran, in effetti.»
«Non
si preoccupi.» Questa volta il maggiordomo guardò dritto nello
specchietto per incontrare il suo sguardo. «Mi concede una piccola
informalità?»
«Certo»
rise di nuovo la ragazza.
«Allora
la ringrazio vivamente, per tutto ciò che sta condividendo con il
signorino Shaoran.»
Sakura
fissò il suo riflesso, di nuovo a disagio; ma un istante dopo,
l’uomo fece allontanare la macchina dal marciapiede e dal liceo Sejo,
interrompendo quel fugace contatto visivo tramite il quale lei aveva percepito
tutta la stima e l’affetto che doveva provare per il suo giovane
principale.
«Le
suggerisco di allacciare le cinture… Sakura.»
a
Tutte le fantasie
fatte da bambina sfumarono nel nulla, quando Sakura si ritrovò con il
naso in aria e gli occhi fissi alla facciata della villa che da casa sua non le
era mai sembrata così grande. Quel posto non le incuteva alcun timore; solo
un profondo senso di efficienza, di rispetto… e
ovviamente di curiosità.
Wei
Wang le passò accanto, andando ad aprire il portone d’ingresso, e
introducendola nella residenza dei Li.
Sakura
camminò attentissima, a piccoli passi, guardando alternativamente i
decori del pavimento, delle pareti e del soffitto. In quel posto c’era da
perdere la testa.
«Ah,
tu devi essere Sakura.»
La
voce che la fece trasalire era dolce, bassa, cordiale.
La ragazza si voltò.
Ai
piedi della scalinata che conduceva ai piani superiori, c’era una donna
con lunghi capelli neri e un sorriso gentile. Il suo aspetto sembrava recare i
segni di un periodo duro, di sofferenze e di mille pensieri, eppure era ancora
bella e fiera. Sakura la ammirò all’istante.
«Sono
io» mormorò imbarazzata, mentre un eco faceva rifrangere la sua
voce in tutti gli angoli del salone illuminato.
La
donna si avvicinò, muovendosi aggraziata nei suoi abiti semplici ma
eleganti al tempo stesso.
«Puoi
chiamarmi Yelan» sorrise. «Sono la madre di Shaoran.»
«È
davvero un piacere» ricambiò Sakura, sincera.
Ad
un tratto, Yelan la stupì quanto aveva fatto Wei, chinandosi a prenderle
le mani nelle sue.
«Shaoran
mi ha parlato di te» sussurrò. Sakura capì che anche lei
era emozionata. «Certo, lo ha fatto solo ieri, solo per dirmi che ti aveva invitata, ma mi è bastato questo
per capire. Deve essere davvero legato a te, per consentirti di entrare nel suo
piccolo mondo che per tanto tempo si è tenuto chiuso addosso.»
La
ragazza abbassò lo sguardo, sentendosi arrossire.
«Voglio
solo ringraziarti, Sakura» continuò Yelan, abbassando ancora di
più la voce. «Non so ancora cosa sia successo esattamente…
Ma so che ieri, quando mi ha detto di te, per la prima volta dopo tanto
tempo… ho visto i suoi occhi sorridere. Non so cosa tu abbia fatto di
preciso, in quest’unica settimana che abbiamo passato qui, ma so che
è qualcosa di speciale; e di questo ti ringrazio all’infinito.»
Sakura
alzò lo sguardo.
Vide
riflesso negli occhi della donna lo stesso dolore che offuscava così
spesso quelli di Shaoran; ma in lei c’era più speranza, e
c’era anche un sorriso pieno di sincera gratitudine.
Avrebbe
voluto dirle qualcosa, assicurarle che non c’era bisogno che le dicesse
quelle parole… Ma per qualche motivo non
riuscì a dire niente di niente.
Poi
Yelan le lasciò le mani e assunse un tono meno grave ed emozionato.
«Shaoran
ti sta aspettando nella sua stanza. Wei ti accompagnerà.» Le
rivolse di nuovo il suo sorriso commosso. «Sii sempre la benvenuta,
Sakura.»
«Prego,
da questa parte» giunse il maggiordomo a distrarla e a rivolgere la sua
attenzione verso la gradinata.
Sakura
iniziò a salire dietro di lui, mentre Yelan spariva in una delle
numerose stanze.
La
sensazione di nervosismo che le aveva attanagliato lo stomaco per tutta la
mattina a scuola si acuì enormemente, mentre
pensava che a breve avrebbe rivisto Shaoran, e che stavolta tutto sembrava
diverso dai precedenti incontri.
Non
capiva. Il mondo si stava rovesciando. All’improvviso, dopo che lei gli
aveva mostrato tutta se stessa, quel ragazzo freddo e
taciturno che non aveva mai cercato la sua amicizia iniziava a considerarla in
modo diverso. L’aveva invitata da lui, ne aveva
parlato a sua madre – «…
ho visto i suoi occhi sorridere…» – e apparentemente
sembrava volersi strappare di dosso le ultime barriere che lo dividevano da
lei…
Stava
cambiando. Si stava mettendo in
gioco. Per lei.
Quest’ultimo
pensiero la turbava non poco.
Tornò
al presente quando vide che Wei si era fermato. Si immobilizzò, guardandolo bussare due volte ad una
semplice porta scura al centro del corridoio.
«La
signorina Kinomoto» annunciò l’uomo, per poi aprire la porta
senza attendere una risposta.
A
disagio, Sakura entrò nella stanza di Shaoran, mentre il maggiordomo si
allontanava silenzioso.
Era
un ambiente anonimo… come ci si poteva aspettare da una persona che non
vedeva il posto in cui passava il suo tempo. Un letto a
baldacchino, un armadio a muro, una scrivania inutilizzata, una poltrona.
Shaoran
era seduto lì, con il viso basso e le mani aperte sulle ginocchia.
Per
un motivo che non seppe assolutamente spiegarsi, Sakura al vederlo così
provò un tuffo al cuore.
Poi
il ragazzo parlò, senza preamboli, dandole come sempre
l’impressione di essere profondamente consapevole di quanto lei gli fosse vicina, pur non vedendola.
«È
successo un anno fa.» La sua voce era piatta, ma le
mani, stringendosi a pugno, tradirono le sue emozioni. «A Sapporo.
Era solo un’altra di queste stupide ville, ma a mia madre piaceva in modo
particolare. Dovevamo restarci per due mesi. Ci restammo due settimane.»
Il
ragazzo si interruppe. Sakura non si mosse, non
fiatò, non pensò nemmeno. Restò immobile, in attesa.
Quando riprese, Shaoran era più calmo. Doveva aver lottato
molto con se stesso, ancora una volta, per rivivere ciò che ora stava rivivendo per lei.
«Mi
ricordo che c’era un maneggio, lì accanto. Alle mie sorelle non
piacevano molto i cavalli, ma a me sì. E anche
a mio padre.»
Una
vaga sorpresa colpì Sakura, alla notizia che Shaoran aveva delle sorelle
e all’accenno a suo padre, di cui non sapeva nulla; ma continuò a
tacere.
«Non
so bene come fece…» Adesso Shaoran sorrideva, amaro e nostalgico.
«Fatto sta che, quando arrivammo, scoprii che ora il maneggio e le
scuderie erano di sua proprietà. Mi disse che
sarebbe stato felice di poter condividere quella passione con me… Per
tutto il tempo, in quelle due settimane, non facemmo che cavalcare nei pressi
della spiaggia… Fino a quella sera.» Il sorriso svanì
lentamente, ma il tono rimase pacato. «Eravamo
appena tornati. La villa aveva una rimessa… che ora usavamo per i
cavalli. C’era… C’era vento, quella
notte.» Il ragazzo respirò profondamente più volte,
abbassando le palpebre sugli occhi vuoti. «Non ho ancora ben capito cosa accadde, e forse non lo capirò mai… Ma mi
ricordo di un cavallo imbizzarrito… di mio padre che mi urlava di
allontanarmi… della tanica di benzina rovesciata a terra…»
Sakura
aveva istintivamente fatto un passo verso di lui, trattenendo il fiato. Aveva
voglia di sfiorarlo, di alleviare in
qualche modo quel dolore; ma non osò muoversi di più.
«Poi…»
Shaoran puntò i gomiti sulle ginocchia,
posando la fronte tra le mani. «Poi diventa tutto più
confuso… Una trave che si spezza… Una scintilla… Il vento che
fa tutto il resto, le fiamme alte, una fitta al viso e agli occhi e alla
fine…» Sospirò, tremando da capo a piedi. «Alla fine
niente. Il buio totale. E non c’era più
nemmeno la voce di mio padre. Se n’era
andato.»
Calò
un pesante silenzio.
Sakura
non riusciva a reagire in alcun modo. Si limitava a guardarlo, a guardare quel
ragazzo privo di vista, privo di un padre, privo di tutte quelle certezze che reggono la vita di ogni adolescente; quel ragazzo che
però, alla fine, aveva accettato di rievocare le privazioni subite
soltanto perché una ragazza appena conosciuta lo capisse fino in fondo. E guardandolo, non poteva evitarsi di sentirsi salire
qualcosa di doloroso fino alla gola.
Fu di nuovo Shaoran a rompere il silenzio.
«Sakura?»
Lei
si scosse, parlò con voce flebile.
«Sono
qui.»
«Scusami.»
Il ragazzo si sollevò, tornando ad appoggiarsi allo schienale della
poltrona. Se l’avesse potuta vedere,
probabilmente l’avrebbe guardata negli occhi. «Non volevo…
lasciarmi andare. Volevo solo che tu capissi. Come… Come io ho capito
te.»
Il
peso in gola sfociò in un suono troppo
simile ad un singhiozzo trattenuto.
Sakura
si morse un pugno, ma già le lacrime le riempivano gli occhi.
«Perdonami, Shaoran, io… non so cosa…»
«Sakura…»
Inaspettatamente, Shaoran sorrise. «Non preoccuparti. Se
vuoi piangere, puoi farlo. Sei… Sei mia amica. Non la prenderò per compassione.»
Era
troppo.
«È
proprio questo il punto» articolò la ragazza, facendo di tutto per
impedire al pianto di riversarsi.
«Cosa vuoi dire?» mormorò Shaoran, confuso.
Sakura
fece un altro passo verso di lui, poi un altro, e un altro, finché si
ritrovò a chinarsi sulla poltrona e ad abbracciarlo.
Lo
sentì trattenere il fiato.
«Grazie,
Shaoran.»
«Per…
Per cosa?»
«Per
avermi permesso di guardarti dentro.»
Si
allontanò da lui, e vide la sua espressione tesa e imbarazzata tornare a
sorridere con dolcezza.
Incapace
di trattenere ulteriormente l’emozione, scivolò in ginocchio e
premette il viso contro la sua gamba, cercando di smorzare i singhiozzi che
ormai la scuotevano.
Shaoran
non si ritrasse; dopo qualche istante, Sakura poté anzi sentire le dita
dell’amico soffermarsi incerte tra i suoi capelli, accarezzandoglieli
piano.
«Ora
siamo amici, vero?»
«Sì…
Credo proprio di sì.»
Rimasero
così a lungo, un ragazzo e una ragazza, con le loro sofferenze alle
spalle, e un piccolo grande universo condiviso tra le mani.
Ed
ecco dunque svelata la storia… Che però non
è affatto finita. E spero vogliate
continuare a seguirmi!
Ringrazio
velocemente Dany92 e Non so come chiamarmi per le loro
splendide recensioni, nonché tutti i lettori
che mi seguono passo passo in questa storia… ^///^ E ancora una volta, mi scuso…U///U’
Lo so, lo so che stavolta sono in ritardo (a dir poco)
madornale, ma con questo periodo festivo di mezzo ho un po’ trascurato
EFP… Spero di rifarmi con questo inizio di un nuovo anno! ^^
Dunque, eravamo rimasti…? Ah, sì…
Beh… Ma vi ricordate che in questa storia c’è
un intervento chirurgico lasciato in sospeso?? ^^
Con tutto quello
che era successo, dentro e fuori di lui, si era totalmente dimenticato dell’intervento.
Sua
madre lo aveva svegliato presto, ricordandogli che il famigerato chirurgo li
aspettava per le dieci. Lui aveva accolto quella prospettiva con la solita
passività.
Inizialmente,
in un momento che ora gli sembrava lontanissimo nel tempo, si era opposto con
tutte le sue forze a quell’operazione; ma adesso era solo apatico,
indifferente, non aveva idea di cosa aspettarsi.
Forse
una parte di quella indifferenza era dovuta al fatto che ora c’erano altri pensieri a tormentarlo.
Seduto
sul letto, intento ad infilarsi una felpa intuendone con il solo tatto il senso
giusto, ne sbucò infine con il viso e respirò profondamente.
Rimase per un po’ immobile a riflettere.
Gli
sembrava di sentire ancora le lacrime di Sakura su un ginocchio.
Alla
fine ci era riuscito. Era stato capace di fare qualcosa che mai si sarebbe
aspettato di poter fare, prima di incontrare quel terremoto vivente. Era venuto
allo scoperto, con la sua storia e le sue debolezze, incontro al rischio che
lei improvvisamente non riuscisse più a non provare pena per lui. E come al solito lei era stata unica. Aveva pianto, sì, ma non
per pietà; aveva pianto perché gli era grata del suo gesto…
Era
più che unica. Era… diversa, maledettamente strana. Ma speciale
per questo.
Di
colpo si sentì arrossire. Cosa gli prendeva? Perché ultimamente
non riusciva a smettere di pensare a lei? Una volta si era ripromesso di
trattarla con la freddezza dovuta ad un’estranea, accidenti, e ora invece
andava a raccontarle tutta la sua vita, e a sentirsi sollevato di averlo fatto.
Stava
davvero cambiando tanto?
Scosse
la testa con foga. Era tutto così strano…
Ma non doveva pensarci. Ora doveva alzarsi da quel letto, e andare incontro ad
una maledetta clinica che avrebbe deciso del suo destino.
Distese
le gambe finché i suoi piedi incontrarono il tappeto, ma prima che
potesse fare qualsiasi altro movimento, sentì la porta della stanza
socchiudersi.
«Shaoran»
lo raggiunse la voce di sua madre, con una vaga nota sorridente,
«affrettati. Qui fuori c’è una sorpresa per te.»
«Arrivo»
borbottò lui, sollevandosi lentamente e percorrendo l’area della
sua camera, ormai tanto sicuro da non aver più bisogno di toccare la
parete.
Senza
chiedersi nulla, giunse davanti alla porta e la spalancò con una mano,
uscendo in corridoio. Sentì i passi di sua madre allontanarsi giù
per le scale; tuttavia avvertiva ancora una presenza silenziosa, proprio
davanti a sé.
Il
cuore gli saltò un battito, quando riconobbe la sensazione che di solito
provava solo in sua presenza, prima
ancora di distinguere il suo profumo familiare.
«Buongiorno,
Shaoran!»
La
sua voce dissipò gli ultimi rari dubbi.
«Che
cosa ci fai qui?»
«Beh,
quando me ne sono andata, ieri, tua madre mi ha detto che…» Sakura
si interruppe, forse a disagio. Era la prima volta che gli dava
quell’impressione… Poi la sentì sospirare e proseguire in un
tono più brusco. «Insomma, sono venuta a salutarti e… e ad
augurarti che vada tutto bene. Ma se ti secca, non preoccuparti, sparisco
subito.»
Evidentemente
temeva che lui non apprezzasse il suo gesto, che tornasse a chiudersi e a
rifiutarla. Gli venne voglia di sorridere. Ma non capiva, quella zuccona, che
ormai non avrebbe potuto maipiù allontanarla, anche se avesse
voluto? Non capiva che era riuscita sul serio a farsi una breccia tra le sue barriere?…
Shaoran si odiava per questo, per
averglielo permesso, per essere venuto meno ai suoi propositi di non fidarsi
mai più delle belle parole di nessuno; ma era successo, ecco tutto, e
certo le cose non sarebbero tornate come prima. Ormai Sakura era sua amica. E sembrava non rendersi neanche
conto di quanto ciò significasse per lui.
«Perché
ridi?» sbuffò Sakura di punto in bianco, nello stesso tono
imbronciato.
«Rido
perché a volte mi sembra davvero che tu viva sulle nuvole.»
Shaoran scosse la testa, senza smettere di sorridere. «O forse fai solo finta di non capire.»
La
sentì sospirare di sollievo e avvicinarsi, e subito si sentì
inspiegabilmente in imbarazzo.
«Allora
non ti secca, eh?» mormorò Sakura, ora con voce sogghignante.
Shaoran
si ritrasse di poco.
«Ma
tu non dovresti essere a scuola?» sbuffò, cambiando argomento.
«Oggi
le lezioni iniziano più tardi» spiegò lei tranquilla.
«Così ho pensato di venire qui, sempre sperando che ti facesse
piacere. Per fortuna» rise, picchiettandogli la punta del naso,
«questa tua aria brusca non nasconde del tutto il fatto che sei contento
che io sia qui.»
Shaoran
si ritrasse ancora, chiedendosi perché
la sua vicinanza lo turbasse tanto. Ma non riuscì ad impedirsi di
sorridere.
«Dai,
ti accompagno di sotto» continuò imperterrita Sakura, «tua
madre è già pronta, ha detto che mancavi solo tu.»
«Com’è
che hai tutta questa confidenza con mia madre?» borbottò Shaoran,
seriamente imbarazzato dalla cosa, mentre si dirigeva alla rampa di scale e
afferrava il corrimano.
«Oh,
è una persona adorabile!» esclamò la ragazza, deliziata.
«Sul serio, è stata gentilissima con me… E poi, si vede che
ti vuole bene, che pensa solo a cosa è meglio per te.»
Shaoran
non replicò. Iniziò a scendere, sforzandosi di ignorare il tono
ora serio di Sakura, che lo metteva sempre più a disagio.
Poi
sentì una mano esitante sfiorare appena la sua.
Una
scossa. Da capo a piedi.
Non
capiva. Perché all’improvviso il contatto con la sua pelle gli
faceva un effetto così… preoccupante?
Dio,
quanti perché!
Inizialmente,
come al solito, ebbe qualche resistenza; ma poi strinse la mano di Sakura,
scendendo dalle scale con lei, e dopo qualche altro istante abbandonò il
corrimano.
Un’ennesima
cosa inquietante di quella ragazza era che non gli chiedeva mai se poteva aiutarlo, con quel tono
preoccupato e solerte che caratterizzava i compassionevoli. Lo faceva e basta.
E lui, che pure era tuttora fermamente convinto di potersela cavare da solo,
non riusciva mai a sottrarsi a lei.
La
mano di Sakura era calda, delicata ma sicura, e lo guidava dolcemente, senza
fretta. Shaoran non poté fare a meno di pensare a tutte le volte in cui
aveva sperimentato il suo tocco, e si sentì di nuovo arrossire, dandosi
mentalmente dell’idiota e augurandosi che la ragazza non notasse nulla di
ciò che provocava in lui in modo ormai quasi palese.
Percorsero
il salone d’ingresso, fino ad uscire all’aperto. I suoni dal
vialetto gli fecero capire che Wei stava avviando il motore della macchina.
«Allora
arrivederci, Sakura.»
Sua
madre si era appena avvicinata; Shaoran percepì che stava stringendo le
mani di Sakura, sottraendole alla sua, e per un brevissimo istante la cosa gli
diede quasi… fastidio.
«Arrivederci,
Yelan» rispose Sakura allegramente, «spero di rincontrarvi
presto.»
«Ti
ripeto che qui sarai sempre la benvenuta» le assicurò la donna,
prima di rivolgersi direttamente a lui. «Coraggio, Shaoran, dobbiamo
andare.»
Si
avviò sul vialetto di ciottoli. Shaoran l’ascoltò
allontanarsi ancora. All’improvviso era consapevole, come non mai, del
nuovo cambiamento che stava per stravolgere la sua vita… Avrebbe dovuto
averne paura, forse, o provare una qualsiasi emozione; eppure tutto ciò
che riusciva a pensare era che era felice di condividere l’attesa di quel
momento con Sakura.
«Beh,
Shaoran…» La ragazza gli era vicinissima. «Allora, ehm…
Suona un po’ come una frase di circostanza, ma…
Insomma…»
Senza
pensare, Shaoran si voltò verso di lei e annullò anche
l’ultima distanza, abbracciandola.
Sakura
rimase interdetta, interrompendosi a metà frase.
«Ieri
mi hai detto una cosa.» Lui le parlò d’impulso, a voce
bassa, inspirando il profumo dei suoi capelli. «Mi hai detto “Grazie”. Sono io che ti devo
ringraziare, per tutto quanto. Mi dispiace solo di non avertelo saputo dire
subito, quando mi hai scaraventato a terra, quel giorno.»
La
sentì ridere, ma la sua risata era emozionata. Sakura ricambiò
l’abbraccio senza parlare.
Shaoran
si morse un labbro. Avrebbe voluto proseguire, dirle quanto fosse speciale,
quanto fosse meravigliosa la sua voglia di travolgere tutti con il suo
ottimismo… Avrebbe voluto ammettere,
per la prima volta anche con se stesso, che non aveva mai conosciuto una
persona come lei…
«Devi
andare» mormorò alla fine Sakura, sciogliendo l’abbraccio.
Il
ragazzo sospirò profondamente e annuì. Lei gli sfiorò una
guancia, solo per un altro istante.
«Andrà
tutto bene, Shaoran. E sai una cosa? Presto… finalmente… riuscirai
anche a vedermi.»
Si
allontanò da lui, nel momento esatto in cui Wei portava
l’automobile davanti all’ingresso perché Shaoran potesse salire
più facilmente.
Quelle
parole gli echeggiarono nelle orecchie infinite volte…
Forse aveva trovato un senso a
quell’intervento chirurgico che gli era sempre parso inutile.
Anche
se questo voleva dire rinnegare il fatto che suo padre, invece, non gli sarebbe mai stato restituito.
Eh
già, avevamo lasciato quella faccenda in sospeso per troppo tempo…
Ma finalmente questo intervento si terrà… Spero vogliate
continuare a seguirmi per scoprirne l’esito e le conseguenze! ^///^
Ringrazio
profondamente Non so come chiamarmi (ma
non preoccuparti, Ambra, sono io quella che è sempre spaventosamente in
ritardo con gli aggiornamenti!!) e Ruka88
(yap, una nuova arrivata, sono felicissima che la storia ti piaccia!!),
nonché tutti i lettori… E con tanto affetto vi auguro il migliore
degli anni possibili…
L’orologio
sul muro dell’aula sembrava essersi immobilizzato.
E
dai! Sakura non smetteva di
imprecargli contro mentalmente. Muoviti,
stupida lancetta… Che ci vorrà mai? Una cosa tanto semplice! Vuoi
proprio che mi alzi da questo banco e ti distrugga?
Non
riusciva a stare ferma; continuava a rigirare la penna tra due dita e a far
saltellare nervosamente una gamba. Non aveva la minima idea di ciò che
il professor Terada stesse dicendo in quel preciso istante: era come se la sua
voce fosse confinata nell’angolino più
lontano della sua attenzione. Scoccava ripetuti sguardi all’orologio, ed
era riuscita a concentrarsi sulla lavagna sì e no tre volte
nell’ultima ora. Aveva persino preso a mangiucchiarsi le unghie: e
pensare che aveva smesso da anni. Non si era mai sentita così ansiosa, mai; nemmeno per il primo giorno
d’asilo, probabilmente.
«Ehi,
Sakura!»
Si
voltò e vide Tomoyo chinarsi sul suo banco, con una mano davanti alla
bocca.
«Si
può sapere che ti prende?» bisbigliò la ragazza.
Sakura
cadde dalle nuvole.
«Come?»
«Sei
agitatissima! Guarda!»
Tomoyo
le indicò il quaderno che lei aveva inavvertitamente fatto cadere dal
banco. Sakura si scosse e si chinò a raccoglierlo, subito aiutata
dall’amica.
«Scusa,
Tomoyo» sospirò, «oggi non ci sto con la testa.»
«L’ho
notato.» Lei le rivolse un sorrisetto mentre le
metteva tra le mani un foglio di appunti uscito dalle pagine del quaderno.
«Sei sicura che vada tutto bene?»
«Ragazze,
cosa state facendo?»
Al
richiamo di Terada, sobbalzarono entrambe.
Drizzandosi
sulla sedia, Sakura era già pronta a farfugliare una scusa,
ma Tomoyo la precedette.
«Ci
scusi, professore, ma Sakura non si sente molto bene. Potrei accompagnarla in
infermeria?»
Il
professore fece scorrere lo sguardo da lei a Sakura.
«Sì,
in effetti la vedo strana da un po’.»
Annuì. «Bene, Daidouji, accompagna pure Kinomoto. Dopotutto non
manca molto alla fine delle lezioni.»
Questo lo dice
lei… pensò Sakura, irritata. Ma sorrise tra sé
mentre Tomoyo le prendeva la cartella e si alzava per scortarla fuori dalla classe.
Nel
corridoio, tornò più ansiosa di prima.
«Ma quanto manca?» sbuffò, esasperata. «Oggi il tempo non passa
mai…»
«Prego»
disse Tomoyo, in tono neutro, restituendole la cartella.
«Oh…»
Sakura avrebbe voluto darsi uno schiaffo. «Scusami, scusami,
mi dispiace… Non volevo sembrarti un’ingrata. Ti ringrazio per
avermi portato fuori di lì, stavo per impazzire…»
«Ehi,
non preoccuparti.» Tomoyo sorrise. Non si arrabbiava mai, quella
benedetta ragazza. «Però, non lo nego, se ora ti degnassi di
spiegarmi qualcosa mi farebbe davvero piacere.»
Sospirando,
Sakura si fermò, appoggiandosi al muro e fissandosi le scarpe.
«Il
fatto è che… in questo preciso momento Shaoran è alla
clinica. Sai… Per l’intervento.»
«E tu non riesci a smettere di pensarci, vero?» sorrise
l’amica.
«Non
cominciare» sbuffò la ragazza, alzando gli occhi al cielo. «Certo
che ci penso, ma mi sembra naturale. Non certo nel modo in cui intendi
tu.»
«Sakura,
io non ho praticamente fiatato» obiettò Tomoyo in tono pacato. «Capisco come ti senti. Deve
essere strano pensare che probabilmente da oggi cambierà tutto, senza
contare che non è assolutamente certo che le cose cambino in
meglio…»
«Oh,
non farmici pensare!» Sakura si portò una mano alla tempia.
«Continuo a chiedermelo. Continuo a domandarmi se ci sia la
possibilità che l’intervento non risolva
nulla. E se… E se lui tornasse a confinarsi come
prima? Se pensasse di non poter più
sperare… Se pensasse che è stato tutto inutile, anche tutto quel
che ho fatto e detto io, anche ciò che abbiamo condiviso finora…?
Mio Dio, Tomoyo, non mi perdonerei mai di averlo
convinto a sorridere ancora, se lui si pentisse di avermi dato ascolto. Non mi
perdonerei mai di aver fatto di tutto per essere sua amica soltanto per perdere
la sua amicizia poco dopo.»
Ora
che esprimeva le sue preoccupazioni ad alta voce, era come se quelle acquistassero
maggior consistenza. Si ritrovò con un nodo alla gola e gli occhi umidi.
Tomoyo
posò a terra la cartella e le prese il viso tra le mani.
«Ascoltami
bene, Sakura. Tu sei una ragazza forte. E la cosa
più bella di te è che riesci a trasmettere questa forza a
chiunque… persino ad uno straniero scostante e solo, che nel giro di
circa dieci giorni si è totalmente aperto con te, probabilmente
più che con chiunque altro. Perciò, non
puoi lasciare che questi pensieri ti rattristino. Perché tutto quello
che gli hai dato resterà. Ne sono
certa, lui non potrebbe mai pentirsi di averti accolto nella sua vita.
Ormai, a quanto vedo, siete uniti indissolubilmente.»
Le passò un dito sotto le ciglia e sorrise. «Non piangere, su.
Andrà tutto bene. Dai, fai un bel
respiro.»
Sakura
obbedì. Cercando di calmarsi, ricambiò il sorriso
dell’amica.
«Te
l’ho mai detto quanto ti voglio bene, Tomoyo?»
«Lo
so da sola» rispose lei con semplicità, allontanandosi un
po’ e recuperando la cartella. «Credi di aver davvero bisogno
dell’infermeria, o è sufficiente una boccata d’aria?»
«Una
boccata d’aria basterà.»
Sakura
si scostò dal muro e riprese a camminare lungo il corridoio. Le faceva
sempre bene parlare con Tomoyo. Era sempre così; lei all’inizio
partiva con le sue insinuazioni e le sue teorie
bizzarre, ma alla fine immancabilmente si dimostrava indispensabile,
un’amica fidata. Era sempre stata brava a tranquillizzarla, fin da quando erano bambine.
Però… non poteva impedirsi di continuare a
pensare a Shaoran. Cosa sarebbe successo dopo l’operazione?
Lui avrebbe continuato a fidarsi di lei, dopo un eventuale esito negativo, o
l’avrebbe di nuovo allontanata? Quante domande, quante
poche risposte. E quell’attesa contribuiva solo
a stressare ulteriormente i suoi poveri nervi.
Uscirono
in cortile. L’orologio sulla facciata principale indicava che di
lì a cinque minuti le lezioni per quel giorno sarebbero terminate.
Sakura sospirò per l’ennesima volta, chiedendosi se anche
l’intervento di Shaoran fosse già stato effettuato.
«Vedo
che è impossibile distrarti» constatò Tomoyo, fermandosi a
guardarla.
Sakura
sorrise a mo’ di scusa.
«Mi
dispiace. Forse non sono molto di compagnia, oggi.»
«Forse?»
«Oh,
va bene. Mi dispiace di non essere molto di compagnia, oggi. Così va
meglio?»
«Decisamente.» Tomoyo aprì la cartella e
iniziò a rovistare tra i quaderni. «Senti,
facciamo così. Visto che non sopporto più di vederti con
quello sguardo ansioso… ora ci penso io.»
La sua mano riemerse stringendo un piccolo telefono cellulare. «Ecco
qui.»
Perplessa,
Sakura andò con gli occhi dalla sua espressione compiaciuta al
telefonino e viceversa.
«Me
lo ha dato mia madre» spiegò Tomoyo, «per
lei è facile procurarsi cosette utili di questo genere. Di solito
non lo uso che per le emergenze, e credo che questasia un’emergenza.» Le
afferrò la mano, premendole sul palmo il cellulare e chiudendole le
dita. «Chiama quella clinica e fatti dire se l’operazione al signor
Li si è conclusa. Forza, togliti questo
pensiero.»
Sakura
la guardò a bocca aperta. Poi le sorrise, raggiante, e le gettò le braccia al collo.
«Grazie,
Tomoyo, sei unica!»
«Non
ringraziarmi» rispose lei, scuotendo la testa. «Non è detto
che questo possa farti sentire meglio…»
«Almeno
è qualcosa da fare» ribatté Sakura. «Non sopportavo
proprio di restarmene ancora qui con le mani in mano… Grazie davvero,
Tomoyo.»
«Di
niente.» Tomoyo sorrise, sciogliendo l’abbraccio. «Dai,
chiama il centralino e fatti passare la clinica.»
Annuendo,
Sakura compose il numero e si portò all’orecchio il cellulare.
Quasi
subito le rispose la voce squillante di un’operatrice.
«Mi
scusi, potrebbe per favore passarmi la clinica
Kusanagi?» chiese la ragazza di getto.
«Certamente,
signorina. Attenda solo un minuto.»
Sakura
iniziò a battere a terra un piede, mentre Tomoyo sorrideva alla sua
impazienza.
Alla
fine sentì nel ricevitore una nuova voce di donna.
«Clinica
Kusanagi.»
«Oh…»
Sakura si immobilizzò, cercando di non lasciar
trapelare troppa tensione nella sua voce. «Buongiorno. Vorrei
un’informazione… Ehm… Ecco, vorrei solo sapere se… se
l’intervento del signor Li Shaoran si è
già concluso. Per favore.»
«Lei
è una parente?»
«Ehm…»
Sakura si accorse di colpo che già da un pezzo si stava torcendo una
ciocca di capelli. «Beh, qualcosa… del genere. Diciamo…
un’amica.»
«Capisco.
Solo un attimo, signorina.»
Una
pausa lunga qualche secondo o un’eternità. Poi la voce
tornò a parlarle nell’orecchio.
«Sì,
signorina, l’intervento ha già avuto luogo,
ma è ancora presto per parlarne, credo che lei possa
capire…»
«Oh.
Certo.» Sakura inspirò ed espirò, più volte.
«Naturalmente. Bene, la ringrazio.»
«Si immagini. Buona giornata.»
Sakura
interruppe la conversazione e alzò lo sguardo su Tomoyo.
«Allora?»
mormorò lei.
«Allora
avevi ragione, Tomoyo.» La ragazza sospirò e le restituì il
cellulare. «È andata. Ma ora sono
più in ansia di prima.»
Beh,
lo ammetto, qui vi ho lasciato un po’ la faccenda in sospeso…
Scusatemi, questo è un capitolo un po’ “di connessione”, ma mi serviva anche per descrivere il
modo in cui Sakura sta affrontando l’operazione
che potrebbe cambiare tante cose tra lei e Shaoran…
^^
Dai,
prometto che dal prossimo torneremo a concentrarci su Shao!
Voglio ringraziarvi tutti all’infinito, è bello tornare dopo tanto
tempo e ritrovare da parte dei lettori lo stesso interesse, se non di
più! ^///^
In
particolare ringrazio i recensori:
Dany92: Grazie mille, Dany, come sempre mi lusinghi! ^///^Non preoccuparti di avere “saltato”
una recensione; l’importante è che la storia continui a piacerti,
ci tengo molto!! ^^Bacioni e mille auguri di un felice 2009!
FaNtAsTiCPaUl: Ciao Paul, grazie
dei complimenti! Anch’io spero di sentirti
presto… Tanti auguri anche a te! ^^
Kikidabologna: Grazie mille del commento!! Mi fa sempre piacere conoscere nuovi lettori, e sono
felicissima che la storia ti piaccia finora!!^///^Perdonami se vi lascio ancora un
po’ sulle spine… Però… Ihih,
presto si scoprirà l’esito dell’intervento! XDUn bacio, buon 2009!
Saku_cele: Ciao e
benvenuta in EFP! ^^Sono contenta
che ti piaccia la mia storia! Eheh, capisco la tua
curiosità, e mi scuso anche con te se tiro un po’ la faccenda per
le lunghe… Ma manca poco, promesso!! ^///^Grazie ancora, mille auguri di
buon anno!
Non so come chiamarmi: Ciao Ambra!! Che bello, speravo tanto in una tua recensione!! Avevo paura che ti fossi stancata di aspettare i miei
aggiornamenti…U///UPer fortuna
posso contare su una lettrice fedele! Sono commossa, ti
ringrazio come sempre!^///^Speriamo tu
abbia ragione: se l’inizio dell’anno influenza tutto l’anno,
mi auguro davvero di continuare a scrivere, l’ho tralasciato un po’
troppo ultimamente… Ti ringrazio ancora! Buon 2009!
Grazie
ancora a tutti i lettori e a chi inserisce la ff tra
i preferiti…^^
Spero
solo di riuscire ad aggiornare il più presto possibile…
So che molti di voi lo aspettavano con impazienza…
Ehm, lasciatemi dire che anche questo è
piuttosto breve e sintetico… Ma se non altro delinea un paio di cosette
molto, molto importanti… ^___^
Si svegliò
con lo sgradevole, caratteristico senso di allarme
dato da un vuoto di memoria.
Cosa gli era successo? Dov’era?
L’ultima cosa che ricordava era un profumo di fiori, unito alla
sensazione di un abbraccio…
Sakura…
Di
colpo tutto tornò chiaro. Lo avevano portato in quella famosa clinica,
dove lo aveva accolto quel famoso chirurgo, per sottoporlo a quel
famoso intervento. Ricordava solo vagamente il forte odore di disinfettante
tipico di qualsiasi ospedale di questo mondo…
Come aveva fatto a dimenticarselo? E poi la voce bassa
e cordiale dell’uomo che si dichiarava tanto abile da potergli restituire
la vista – peccato che non potesse in alcun modo restituirgli il resto.
Un ultimo istante confuso, il lampo del
sussurro di sua madre, e poi nulla.
«Stai tranquillo, Shaoran, andrà tutto
bene…»
Quante
volte si era sentito ripetere quella frase negli ultimi mesi? E quante volte
l’aveva respinta con forza, negando di aver
bisogno di quelle parole speranzose? E invece, quel
giorno, gli erano bastate le parole di una ragazza qualunque per fargli
considerare in termini tutti nuovi la speranza racchiusa in quella semplice
frase…
Dimenticava
che Sakura non era una ragazza
qualunque.
Cercando
di scuotersi dagli ultimi torpori dell’anestesia, aprì gli occhi,
ritrovando il consueto buio.
Ovvio.
Non si era aspettato nulla di diverso.
Avvertiva
sul viso uno strano fastidio, come una stretta alle tempie. Sollevò
lentamente una mano, passandosela sulla fronte, e scoprì la presenza di
una fasciatura.
«Ah,
è sveglio, signor Li.»
Shaoran
riconobbe la voce del chirurgo. Cercò di parlare, ritrovandosi la voce
impastata.
«Perché queste bende?» borbottò, invece
di confermare l’affermazione del medico.
«Sono
necessarie» rispose l’uomo, senza esitazioni.
«L’intervento cui lei si è sottoposto era, di fatto, un
trapianto. Le nuove cornee hanno bisogno di adattarsi. Pertanto
è necessario che lei passi del tempo senza scoprire gli occhi, e senza
esporli ad alcuna fonte di luce; una settimana almeno. Non si preoccupi, tra
sette giorni esatti quelle bende che le proteggono gli occhi le saranno tolte. Le assicuro che tornerà
senz’altro a vedere. A questo punto si tratta solo di aspettare.»
Sette
giorni. Beh, tutto sommato, cos’erano mai sette
giorni di buio, se confrontati con un anno di vuoto?
Shaoran
annuì in silenzio.
«Molto
bene.» Il chirurgo sembrava un tipo efficiente; la sua voce ora suonava
più vicina, e sempre sollecita e positiva.
«Allora direi che possiamo subito chiamare sua
madre. Potete tornare a casa.»
Shaoran
annuì di nuovo, docilmente, ascoltando i passi dell’uomo
echeggiare sul pavimento e la porta della stanza che si apriva con un lieve
cigolio.
Rimase
per un attimo a pensare, sfiorandosi ancora le bende sugli occhi. Una settimana
senza esporli ad alcuna fonte di luce. Valeva a dire, una settimana di
relegazione in una camera buia.
Un’improvvisa
supposizione gli provocò una stretta al petto.
Una
settimana senza poter sentire la voce di Sakura?
Scattò
a sedere, mentre la stretta si faceva insostenibile. Lo avrebbero rinchiuso in
una stanza senza luce, certo, e di conseguenza non avrebbe più potuto
avere quegli incontri, casuali o meno, con Sakura. Proprio
ora che era consapevole di quanto ne avesse bisogno. Proprio
ora che non poteva più in nessun
modo fare a meno di lei…
Il
rumore dei passi del chirurgo risuonò di nuovo nella stanza, seguito da
quello, più leggero, delle scarpe e dell’andatura più
familiari di sua madre.
«Tesoro!»
La donna gli fu immediatamente accanto e lo strinse a sé. «Vieni, ti portiamo subito a casa.»
«Quanta
fretta» borbottò Shaoran, a metà brusco
e a metà ironico, senza riuscire a smettere di pensare che per una
settimana sarebbe stato separato dalla sua amica, la sua migliore amica, la sua unica
amica.
«È
giusto averne, in effetti» puntualizzò il medico. «Deve
trovarsi al più presto in una stanza più buia di questa…
Nonostante la fasciatura, per l’adattamento delle cornee è
essenziale soprattutto il fatto che non ci sia luce.»
«Hai
sentito il dottore… Coraggio, Shaoran, andiamo…»
Senza più ascoltare né le elucubrazioni
dell’uomo, né l’apprensione di sua madre, il ragazzo si
alzò, restando chiuso in un ostinato silenzio; approfittando del momento
in cui sua madre si profuse in ringraziamenti con il chirurgo,
attraversò la stanza d’ospedale da solo, sfiorando le pareti.
«Signorino
Shaoran!»
Ah,
giusto, gli pareva che mancasse qualcuno. Le mani di Wei si posarono sulle sue
spalle, mentre il maggiordomo gli rivolgeva un sussurro preoccupato.
«Non
si preoccupi, andiamo subito… Da questa parte…»
Shaoran
cercò di opporsi alla sua guida, ma alla fine, ancora spossato
dall’anestesia e abbattuto da quel pensiero fisso che gli faceva
malissimo, si arrese.
Si
lasciò condurre fuori, lungo il corridoio, oltre le porte
dell’ospedale, fino all’automobile, seguito dalle parole speranzose
di sua madre, ma ignorandole costantemente.
Sette giorni senza Sakura.
a
Il viaggio fino
alla villa gli parve eterno e immerso in un senso ovattato di
apatia.
Quando si ritrovò di nuovo nella sua stanza, ascoltò
solo distrattamente i movimenti di sua madre e di Wei, mentre si davano da fare
per chiudere ermeticamente ogni finestra, impedendo alla luce del sole di
colpire i suoi occhi bendati. Con altrettanto disinteresse accolse poi il bacio
di sua madre, appena prima che lei lo lasciasse solo, sussurrandogli che ora
poteva riposare un po’.
Nell’oscurità
sua vecchia amica, Shaoran si lasciò cadere a braccia aperte su un letto
che ormai conosceva, soffocando l’impulso assurdo e rabbioso e frustrato
di prendere a pugni il cuscino.
Sette giorni senza Sakura.
Sette
giorni senza poterla ascoltare ridere e parlare, senza poter sentire il suo
profumo, senza poter percepire il calore della sua vicinanza, senza poter
condividere nulla con lei, lei che era l’unico motivo che lo aveva
sospinto quel giorno incontro a quel maledetto
intervento, l’unica cosa che in realtà lui desiderasse davvero vedere in questo freddo mondo.
Proprio ora che sentiva di dipendere totalmente da lei,
se la sentiva strappar via.
Sette
giorni senza di lei equivalevano a ben più di un anno di vuoto.
Ormai
lei era diventata troppo importante per lui. Troppo. Troppo.
E questa consapevolezza, in aggiunta, gli faceva in un certo
senso paura.
Ebbene
sì, le “cosette importanti” sono proprio l’esito dell’intervento
e questa “settimana di buio” che si profila dinanzi al povero Shao, che a questo punto potrebbe benissimo denunciarmi per
tutto quello che gli sto facendo passare…U///U”Ma ancora un po’ di pazienza, dai…
^___^
[Eh,
tanto peggio di così…-___-NdShaoran]
Ringrazio
profondamente i recensori:
Dany92: CiauDany, grazie mille per i complimenti!! Ma certo che ti credo, è ovvio essere in pensiero
per quel dolce cucciolo di Shao…*///*Waaa gliene
sto combinando di tutti i colori, vero? ç___çPerò, come ho detto,
ancora un po’ di pazienza e tutti questi casini passeranno! Grazie
ancora, spero di ritrovarti al prossimo capitolo!!
Saku_cele: CiauCele! Nooo, dai, non
può essere, è già capitato che Paul
mi dicesse che avevo usato la data del suo compleanno,
e adesso anche con te…°___°Beh, sono
onorata di queste sorprendenti coincidenze!! ^///^Grazie per il commento, spero che
la storia continui a piacerti!
Ruka88: Bentornata Ruka!!^^Eh sì, ora si tratta solo
di vedere come andranno le cose per Shaoran dopo (e
durante…) la “settimana di buio”… Grazie mille per la
recensione, spero che continuerai a seguire la storia!
Non so come chiamarmi: Ciau
Ambra! Guarda, il caso vuole che siamo in due ad avere l’INFLUENZA…
Credo di non avere bisogno dei tuoi germi, ne ho già parecchi qui ora!!XDSappi che sono felicissima che tu
“non mi lasci in pace”, lo sai che aspetto sempre con trepidazione
i tuoi commenti, che mi fanno sempre molto piacere!!^///^Sono contenta che ti sia piaciuto
lo scorso capitolo, nonostante la piattezza… Prometto che presto il tutto
si smuoverà un bel po’ da questa fase di stallo…XDGrazie ancora, un bacio!
FaNtAsTiCPaUl: CiauPaul, grazie mille per il commento! ^^Spero davvero che la ff continui a piacerti… Molto presto arriverà
anche il mio capitolo preferito in assoluto…^///^Alla prossima!
Ringrazio
come sempre tutti i lettori… Non smetterò mai di farlo, e io parlo
sul serio, non sono mai frasi di circostanza! Se sapeste quanto significa per
me questa storia… Beh, basti dire che il fatto
che così tante persone la seguano… mi fa camminare tremila metri
sopra il cielo! ^^
Appuntamento
al prossimo capitolo, allora, dove tornerà il punto di vista di Sakura dopo l’intervento di Shaoran…
Touya la fissava
come se lei fosse un’aliena appena calatasi in casa Kinomoto da un buco
nel soffitto. Anche suo padre aveva
un’espressione piuttosto stranita. Sakura non ci
badò affatto, e continuò a trangugiare sempre più
in fretta il suo pranzo, rischiando due o tre volte di strozzarsi, bevendo ripetutamente
e respirando solo il minimo indispensabile.
«Parola
mia» borbottò Touya, ripescando dal piatto il boccone di riso che
gli era sfuggito dalle bacchette, «tu sei davvero un mostro.»
Sakura
continuò ad ignorarlo. Posò sul tavolo le bacchette e il piatto
vuoto, si pulì le labbra, si alzò di scatto e solo allora
finì di deglutire.
«Devo
scappare» biascicò, la bocca ancora impastata di riso.
«Ci
avrei giurato» sorrise suo padre. «Non fare troppo tardi,
tesoro.»
Annuendo,
Sakura corse nell’ingresso e recuperò i roller, se li cacciò ai piedi e spalancò la porta.
«Deve
essere di nuovo per quel ragazzino di cui continua a parlare» le
sembrò di sentir dire da suo fratello, in tono scocciato; ma a quel
punto era già fuori.
Si
chiuse la porta alle spalle e si slanciò verso la villa all’altro
capo della strada.
Finalmente!
Rientrando
in casa da scuola, solo poco prima, aveva notato che la lussuosa automobile
guidata da Wei era già lì, sul vialetto della villa: segno che
Shaoran doveva essere già stato dimesso dalla clinica. Da allora non
aveva fatto altro che aspettare febbrilmente di poter andare dai Li.
Doveva sapere come stava Shaoran. Doveva saperlo
subito. Per questo si era ingozzata in quel modo, attirandosi addosso le occhiatacce di Touya e lo stupore del papà,
ed uscendo prima che qualcuno potesse chiederle di lavare i piatti. Ma di questo non le importava minimamente; aveva ben altri
pensieri.
Non
ricordava di aver mai vissuto una giornata più ansiosa, più
dubbiosa, più angosciosa di quella.
Shaoran
era stato sottoposto all’intervento. Solo questo contava. Da quel momento
in poi, in un modo o nell’altro, tutto sarebbe cambiato. Di nuovo. Ma stavolta le cose sarebbero cambiate anche per lei…
E
dire che solo dieci giorni prima non lo conosceva
nemmeno. Adesso le sembrava inconcepibile, se non impossibile, la semplice idea
di non conoscerlo: era come se quel ragazzo dallo sguardo vacuo e cupo, che
all’improvviso aveva iniziato a rivolgerle il suo sorriso timido, fosse
diventato parte di lei, una parte inscindibile, cui
lei non poteva rinunciare… Erano uniti, erano così legati l’uno all’altra…
Proprio
per questo era terrorizzata dall’idea che Shaoran non tornasse
a vedere e l’allontanasse da sé…
Scuotendo
la testa, cercando di calmarsi, Sakura corse più forte
sui pattini, avvicinandosi alla villa.
a
Quando il maggiordomo le aprì la porta, si
raddrizzò immediatamente dal muro cui si era appoggiata per riprendere
fiato dopo aver suonato il campanello.
Wei
le scoccò uno sguardo stupito.
«Sakura?»
«Sì,
sì, certo, sono io» ansimò la ragazza, impaziente.
«Sono venuta per… Oh, insomma! È andato tutto bene? Come sta
Shaoran? Wei, posso entrare? Posso parlare con lui?»
Ma non fu la risposta di Wei ad interrompere quel suo flusso di
domande sconnesse.
Dall’interno
della villa provenne la voce di Yelan.
«Chi
è, Wei?»
Il
maggiordomo si voltò appena, e subito dopo la madre di Shaoran si
affacciò alla porta, soffermandosi con lo sguardo su Sakura.
«Oh»
esclamò, «Sakura, che bella sorpresa! Non mi aspettavo di
rivederti così prest…»
«Buonasera,
Yelan» l’interruppe la ragazza, per poi tornare subito alla carica.
«Come sta Shaoran? Posso entrare a parlargli?»
Il
bel viso di Yelan si fece serio, mentre la donna usciva sulla soglia, accanto a
Wei.
«Oh,
mia piccola amica, non credo che…»
Sakura
la fissò ad occhi sgranati, allarmata dal suo
tono.
«È andato tutto bene, non è vero?»
ripeté, ormai quasi isterica.
«Ma certo» la rassicurò
Yelan, con un sorriso teso, rilassandola un po’, «certo che
è andato tutto bene.
Ma il chirurgo ha predisposto che per una settimana gli occhi di Shaoran non vengano esposti a fonti di luce, e…» Il suo
sorriso svanì lentamente, mentre il suo nervosismo cresceva. «Per
tutto questo tempo dovrà restare… nella sua stanza… E non
credo che sia il caso che riceva visite, mi capisci…?» Alla fine si interruppe, aspettando la sua reazione.
«Mi…
Mi sta dicendo» mormorò Sakura, scioccata, «che non
potrò vederlo per una settimana?»
«Beh…»
La donna sospirò profondamente, lisciandosi il vestito. «Oh,
Sakura, mi dispiace, ma…»
«No.»
Senza nemmeno rendersene conto, la ragazza fece un passo verso di lei.
«La prego, Yelan… Io devo
vederlo, devo parlargli. Non posso starmene
semplicemente ad aspettare… per una
settimana. Voglio che Shaoran sappia che gli sono vicina, adesso più
che mai. Per favore… Io non… Non posso… Per favore…»
Le
mancarono le parole. Ma forse in quel momento a Yelan
non servivano altre parole.
Sakura
la vide scambiare uno sguardo con Wei, poi spalancare la porta ed invitarla ad
entrare.
«Credo
che in questo momento Shaoran abbia ancor più bisogno di te»
sussurrò con voce tremante. «Vai pure. E
grazie, Sakura… Come sempre.»
Sakura
avrebbe voluto saltarle tra le braccia e stringerla forte, come avrebbe fatto
con una mamma.
Invece,
si diresse decisa alla scalinata e salì sicura fino alla camera di
Shaoran.
Sulla
soglia si fermò per un attimo, pensosa. Quella era la stanza in cui,
solo il giorno prima, Shaoran le aveva rivelato tutto
il suo dolore; era strano entrare e cercare stavolta di trovarvi la sua
speranza.
Prendendo
fiato, Sakura batté leggermente sull’uscio; poi girò la
maniglia e aprì la porta.
La
camera era tremendamente buia. Ricordando subito la
disposizione del chirurgo appena riferitale da Yelan,
la ragazza si affrettò a chiudere delicatamente la porta, in modo che la
luce del salone non si riversasse all’interno. Si ritrovò
nel nero più fitto.
Alla
sua destra, nel punto dove ricordava essere il letto, sentì un movimento
e un fruscio di lenzuola.
E se stesse dormendo? Si sentì improvvisamente a disagio,
chiedendosi se non fosse stato il caso almeno di annunciare la sua presenza ad
alta voce, prima di entrare… Dopotutto quella era pur sempre la stanza di
un ragazzo, per la miseria…
«Sakura? Sei tu?»
Il
cuore le balzò fino alla gola, al suono sorpreso della voce di Shaoran.
«Come…
Come hai fatto a…?» farfugliò alle ombre.
«Non
lo so» rispose il ragazzo, dopo una breve pausa. «Ti riconosco e
basta. Mia… Mia madre ti ha lasciato
entrare?» Ora la sua voce era più che sorpresa: era sbalordita. Ma… piacevolmente.
«Già.»
Sakura si morse un labbro, cercando di impedire alla propria voce di fargli
capire che il fatto che lui avesse riconosciuto la sua presenza l’aveva
scossa nel profondo. «Verrei da te, ma non sono mai
stata brava a giocare a mosca cieca» borbottò in tono
più brusco, cercando di muovere pochi passi.
E all’improvviso accadde qualcosa che la lasciò
assolutamente interdetta.
Shaoran
scoppiò a ridere.
Era
una risata pura, spontanea, e totalmente inaspettata.
«Aspettami
lì» disse poi Shaoran, senza smettere di ridere. «Io ci sono
abituato.»
«E chi si muove?» bofonchiò Sakura.
Ascoltò
i suoi lievi movimenti fino a percepire la sua presenza accanto a sé;
poi sentì che il ragazzo le prendeva la mano nella sua, guidandola nel
buio, proprio come lei ormai era solita guidare lui nella luce del giorno.
«Benvenuta
nel mio mondo, Sakura.»
Lei
si sentì inspiegabilmente in imbarazzo. Forse per la sua inusuale allegria. Forse per le sue parole. Forse per la sua
stretta calda e sicura. Non lo sapeva, accidenti.
«Di’
un po’, Shaoran, come mai sei tanto allegro?» non riuscì ad
impedirsi di chiedergli, quando lui si lasciò cadere di nuovo sul letto.
Con
un’altra risata, questa volta più sommessa, il ragazzo la
tirò a sedere accanto a sé.
«Beh…
Credo… Credo sia solo che… sono felice che tu sia qui.» Non le lasciò la mano; la strinse più
forte. «Molto felice.»
Era
troppo. Sakura non si sarebbe mai aspettata da lui una tale accoglienza. Ma quando era cambiato così
tanto? E poi… Possibile che fosse
cambiato proprio per lei?
«Sakura…»
mormorò esitante Shaoran. «Piangi?»
Ecco che sembrava di nuovo sapere tutto di
lei. Riusciva a vederla, nonostante tutto. La ragazza si asciugò gli occhi con la mano libera e
sorrise.
«Non
farci caso.»
Era
come se tutti i suoi pensieri e tutte le sue paure
fossero rimasti fuori della porta.
Confesso
che mi è piaciuto molto calarmi nei panni di Sakura
in questo capitolo, constatare i primi segni evidenti del cambiamento di Shaoran grazie a lei, e soprattutto mi piaceva l’idea
che per una volta fosseShaoran
a “guidare” lei… ^///^ Ma ovviamente il giudizio va ai miei
fidati lettori, e anche le critiche – come sempre – da me sono bene
accette!
Ringrazio
immensamente per le recensioni:
Saku_cele: Ciao, Cele!
Mi fa piacere che tu voglia rileggere la storia per il
tuo prossimo compleanno! ^///^Spero solo che
ti piaccia fino alla fine… Grazie mille, un bacio!
Dany92: Ciao, Dany!
Bravissima, hai indovinato subito: Sakura non poteva assolutamente tenersi alla larga da Shaoran per una settimana…XDE diciamocelo, come non capirla? *///*Spero che anche questo capitolo
ti sia piaciuto, e che ti piaccia quello dopo, e quello dopo ancora, e… Waaa, ok, ok,
basta!XDGrazie come sempre, bacioni!
LadyMaryon: Che piacere ritrovarti!^///^Un piacere e un onore!! Ti
ringrazio per il commento e… Ehh… Beh,
posso solo dire che almeno in parte hai ragione a
pensare così, vale a dire che il classico “tutto rose e fiori”
non è propriamente ciò che si prepara per questa ff, ma… Ooops, non posso
dire troppo!!^__^’Grazie ancora, ti
abbraccio!
Non so come chiamarmi: Eh eh,
come avrai letto, Shaoran può avere tutta la
pazienza di questo mondo, ma non c’è niente da fare, non
può isolarsi in alcun modo se Sakura si mette
in testa di andare a trovarlo!!XDE ti assicuro che i suoi occhi
non cambieranno affatto, anzi… anzi… Il loro colore non può cambiare, è
importante che resti così… Waaa, mi sto
di nuovo divulgando!! ^///^’Grazie ancora
per il commento, e buona fortuna per la tua (ormai prossima) fuga con Wei! XD(Non
preoccuparti per averlo chiamato ‘Nino’;
personalmente uso nomignoli ben più ridicoli per Shao
quando nessuno mi sente, ve l’ho detto che avrebbe tutti i motivi per
denunciarmi…-___- ) A
presto!^^
Ringrazio
anche chi inserisce la ff tra i preferiti, e chi
legge e basta! ^^
Alla
prossima, allora, con il capitolo numero diciassette, che sarà decisamente più lungo e dettagliato… Mi scuso
ancora per questi capitoli così brevi che spuntano tanto spesso; ma posso
constatare che seguite la storia ugualmente, e vi posso assicurare non potrei
esserne più felice!!^///^
Ed ecco finalmente un capitolo un po’ più
lungo… Beh, sarò sincera, spero davvero
che questo vi piaccia, perché per quanto mi riguarda è il mio
preferito. Non per come l’ho scritto, no… Ma
per quello che succede… Aaah, ok, mi spiegherò meglio nelle note a piè di
pagina!! XD
Stavolta la citazione iniziale è presa proprio
dalla colonna sonora del film La spada
magica di cui ho già parlato… Non
potrebbe adattarsi meglio a questo capitolo.
(Psst, a
proposito, posso darvi un suggerimento? Ho scoperto recentemente un’altra
canzone – cantata da Massimo Ranieri, l’amore della mia vita!XD– che mi fa un po’
pensare a questa mia ff… Se vi va, ascoltatela
a questo link: http://www.youtube.com/watch?v=gPJMyAZRI5g&feature=channel_page. Io la
trovo molto dolce… ^///^ )
It’s out of our hands, we can’t stop
what we have begun
And love just took me by surprise
Looking through your eyes
Dal film “La spada magica” – Looking
through your eyes
Venerdì 14 settembre
Non si sarebbe mai
aspettato che quella ragazza arrivasse addirittura a convincere sua madre a
lasciarla trasgredire alla sua reclusione forzata. Eppure l’aveva fatto; si era presentata da lui, nel
buio, ed era rimasta al suo fianco per tutto il giorno. E
mai, nemmeno una singola volta, aveva parlato dell’intervento: era come
se, ora che la faccenda era stata affrontata, lei non volesse soffermarcisi,
perché temeva in qualche modo di turbarlo… No, Shaoran non aveva
mai incontrato nessuno come lei.
Quel
venerdì, il secondo giorno di quella che sarebbe stata la sua lunga
settimana di isolamento nell’oscurità,
Shaoran aveva passato una mattinata tesa, trascorsa a sfiorarsi distrattamente
le bende sugli occhi e a chiedersi cosa stesse facendo Sakura a scuola. E immerso in quei pensieri, non riusciva a smettere di
rievocare nella mente la sensazione della sua vicinanza.
Ancora
non aveva idea di che ora fosse, quando aveva sentito
un leggero bussare alla porta, un tocco che aveva riconosciuto
all’istante.
«Ehilà,
disturbo?»
Aveva
sorriso. Quella risata allegra non lo disturbava mai, anzi…
E
così lei era di nuovo lì, con lui, e di nuovo lui l’aveva
guidata nel buio che gli era tanto familiare, e non aveva idea di come farle
capire quanto lo facesse sentire strano, con quella sua voglia di stare sempre insieme a lui,
persino ora che…
«Mio
fratello diventa sempre più furioso, lo sai?»
stava dicendo ora Sakura, con una nuova risata. «Ieri, quando sono
uscita, l’ho sentito sfogarsi con mio padre… Secondo me la
verità è che è un po’ geloso.»
«Geloso?»
Shaoran
si sentì arrossire di botto. Per la prima volta, fu grato al buio che
nascondeva il suo viso agli occhi di Sakura.
«Beh,
sì» ridacchiò la ragazza. «È pur sempre il mio
fratellone, immagino sia normale.»
Impacciato,
Shaoran si limitò ad un mormorio di assenso.
«Però a volte può diventare davvero
fastidioso» proseguì lei imperterrita, sbuffando leggermente.
«Per questo oggi sono venuta direttamente qui, senza passare da casa.
Tanto mio padre non c’è, e non avevo proprio voglia di andare a
subire un terzo grado da Touya… Tua madre è stata dolcissima, mi
ha chiesto se avevo fame, ma ho preso qualcosa da
mangiare lungo la strada» concluse con scioltezza. Come se fosse la cosa
più naturale del mondo andare da lui, a confinarsi là dentro,
piuttosto che tornare a casa dopo la scuola.
«Sakura…»
Shaoran sospirò e scosse la testa, ormai costernato dal suo
atteggiamento. «Non dovresti comportarti così… Tu hai una vita, fuori di qua; perché devi sempre
rinchiuderti da qualche parte con me? Anche adesso, non dovresti startene qui,
chiusa al buio… Potresti essere in qualsiasi altro posto, con i tuoi
amici, e invece…»
All’improvviso
si sentì l’indice della ragazza puntato direttamente sul naso,
minaccioso come un’arma che mirava al suo viso. Si interruppe,
confuso e imbarazzato.
«Non
dire mai più una cosa del
genere» sibilò Sakura, da qualche parte al suo fianco. «Mai
più, hai capito? Credevo che sapessi che ci tengo a te.» Lo disse con la solita spontaneità, senza
accorgersi di quanto questo lo turbasse ancora di
più. E andò avanti nello stesso modo.
«A me non importa di restarmene “chiusa al buio”, se sono
insieme a te. Lo capisci o no che sei anche tu mio amico, che se sono qui è
perché voglio esserci? Lo capisci o no che questo fa sentire bene anche te, Shaoran?»
Il
ragazzo si ritrasse.
«Non
volevo farti pensare il contrario» mormorò in tono incerto.
«No,
lo so» disse Sakura, stavolta felice, mentre allontanava il dito dal suo
viso.
Shaoran
sospirò di sollievo. L’ultima cosa che voleva era che lei pensasse
che lui non le fosse grato della sua compagnia. Non era
affatto così; lui aveva bisogno
della sua compagnia, solo che non sapeva assolutamente come farglielo
capire…
«Comunque» riprese Sakura
tranquilla, tornando come se niente fosse al discorso precedente, «per
Touya non c’è problema, davvero. Al momento l’unico mio
problema sarebbero i compiti. Ma
non importa, posso farli stasera… Ah, sai che a scuola ci hanno fornito
una serie di libri da prendere in prestito per farne una recensione? Indovina
cosa ho scelto io, dai!»
Si
era inspiegabilmente animata. Smarrito, Shaoran alzò le sopracciglia,
sotto le bende.
«E come faccio a saperlo?»
«E va bene, te lo dico io.» Sakura si sporse a
parlargli all’orecchio, e lui si sentì subito a disagio. «Si intitola “Il
piccolo principe”, è di uno scrittore francese,
Saint-Exupéry. Ti dice qualcosa?»
Se solo ci fosse stata abbastanza luce perché lei potesse
vederlo, Shaoran avrebbe alzato le spalle con sufficienza.
«Mi
dice che deve essere la storia di un piccolo
principe.»
«E dai, Shaoran, un po’ di fantasia!» Sakura
scoppiò a ridere, e gli si fece ancor più vicina, assumendo un
tono complice. «In terza media ne abbiamo letto
un brano. Parlava del piccolo principe che incontrava una volpe; lei gli
chiedeva di essere addomesticata. Ricordo bene cosa diceva la volpe: per lei,
addomesticare voleva dire “creare dei legami”.»
Ora era davvero vicinissima al suo
orecchio. «Shaoran, secondo te noi due ci siamo addomesticati a
vicenda?»
Nonostante l’imbarazzo cresciuto a mille,
Shaoran non poté trattenersi dal sorridere.
«Tu
con me l’hai fatto di sicuro.»
Appena ebbe serrato le labbra, se le morse furiosamente.
Come aveva fatto a dirglielo? Di solito non era
così facile per lui esprimere ciò che aveva dentro… Ora,
invece, le parole gli erano uscite di bocca
così, da sole, spontanee. Cosa gli stava
succedendo?
Sakura
rise di nuovo, allontanandosi finalmente da lui, anche se quel suo movimento lo
fece sentire improvvisamente più vulnerabile.
«È per questo che l’ho scelto» disse la
ragazza con semplicità. «È vero che è soprattutto
una storia per bambini; ma non ne ho potuto fare a meno, mi ricordava troppo…
qualcosa…»
Shaoran sorrise ancora, riprendendosi dal momento di panico.
«Lo
sai…?» esordì, esitante. «Mi piacerebbe leggere quella
storia. Se parla di problemi nel relazionarsi, beh,
probabilmente è il libro adatto a me.» Sospirò amareggiato.
«Una bella cosa, la lettura. Ti permette di andartene lontano… Se
hai la possibilità di leggere, ovvio.»
Altrimenti, non ti restano che
il sogno e il ricordo…
Fu
distratto dalle sue meditazioni dal movimento brusco con cui Sakura si
alzò dal letto.
«Shaoran,
torno subito.»
Sorpreso,
il ragazzo l’ascoltò attraversare la stanza buia con movimenti
cauti.
«Ma che cosa…?»
Lei
non lo ascoltò, né disse nulla. Aprì la porta con un lieve
cigolio e la richiuse quasi subito, attenta come
sempre che non entrasse troppa luce nella camera di Shaoran. Quando
fu fuori, lui la sentì distintamente chiamare Wei. E, con i sensi
all’erta, sentì anche che il maggiordomo effettivamente le
rispondeva, si intratteneva a bisbigliare con lei in
corridoio e poi scendeva le scale, diretto chissà dove.
Ma che accidenti stava combinando, adesso, quella pazza?
Passò
meno di un minuto: i passi di Wei percorsero di nuovo le scale, poi la porta si
riaprì e Sakura tornò nella stanza, con il suo profumo e la sua aura ormai inconfondibili.
«Eccomi
qui. Solo un altro attimo di pazienza…»
«Si
può sapere cosa stai…?» fece Shaoran, interrompendosi al
sentire un sommesso clic.
«Wei
è stato tanto gentile da procurarmi una torcia elettrica»
spiegò Sakura, trafficando adesso con qualcos’altro.
«E per quale motivo?» ribatté il ragazzo, sconcertato.
«Che domande!» La voce di Sakura sembrava attutita,
come se la sua testa fosse immersa in qualche cosa; ma l’istante
successivo tornò a risuonare nel centro della stanza. «Voglio
leggere per te, ovvio.»
Shaoran
non reagì. Ascoltò tutti i suoi movimenti, capendo ora cosa significassero: aveva aperto la cartella che aveva lasciato
sul tappeto, ci aveva frugato dentro con cura, e ne era riemersa sfogliando
sonoramente le pagine di un libro. La sentì poi posare il libro su un
piano, forse la scrivania, e muovere una sedia.
«Tranquillo,
ho sistemato la cartella davanti al fascio di luce, così non ti disturba»
lo rassicurò.
Lui
continuava a non reagire. Riprendendo a sfogliare le pagine, Sakura ruppe il
silenzio.
«Ehi,
Shaoran, tutto bene?… Non è che ti sei
addormentato? Però potevi darmi almeno il tempo
di iniziare a leggere, prima di cadere nel sonno!»
Shaoran
si scosse.
«Scusami»
borbottò. Si schiarì la voce in modo da renderla più
convinta. «Non serve che tu legga per me,
davvero…»
«Ma a me fa piacere» lo interruppe Sakura, allegra,
mentre il suono di pagine sfogliate si fermava. «Eccolo qui, l’ho
trovato.»
Iniziò
a leggere il brano de “Il piccolo
principe” di cui gli aveva parlato poco prima. La sua voce
riempì totalmente il silenzio e il buio intorno a lui, in modo che di
colpo tutto gli sembrò molto meno opprimente.
E del resto era questo, ciò che la sua voce aveva sempre
significato per lui: la fuga dall’oppressione della sua condizione,
un’ancora di salvezza, qualcosa che più di qualsiasi altra gli ricordava
che lontano dalla sua vista c’era un mondo pieno di musica…
“Vieni
a giocare con me”, le propose il piccolo principe,
“sono così triste…”
“Non posso giocare con
te”, disse la volpe, “non sono addomesticata.”
“Ah! scusa”,
fece il piccolo principe.
Ma
dopo un momento di riflessione soggiunse:
“Che
cosa vuol dire ‘addomesticare’?”[*]
Shaoran rimase immobile, quasi incantato nell’ascolto. Non si
era mai reso conto prima di quanto fosse importante
per lui ascoltarla; ma adesso sentiva che non poteva sperare di sentire un
suono più bello e più dolce della sua voce, che ora gli
raccontava la storia di un ragazzino che per la prima volta si ritrovava a
voler bene a qualcuno, di una volpe che gli spiegava l’importanza
dell’amicizia, della nascita di una fiducia che gli ricordava fin troppo
quella che era nata, così all’improvviso, tra lui e quella ragazza
incredibile…
“…
I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo
è triste! Ma tu hai dei capelli color
dell’oro. Allora sarà meraviglioso quando
mi avrai addomesticata. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a
te. E amerò il rumore del vento nel
grano…”
La volpe tacque e
guardò a lungo il piccolo principe:
“Per
favore… addomesticami”, disse. [*]
E per la prima volta dalla mattina dell’intervento, fu
portato a pensare che ascoltarlanon
gli bastava più. Voleva vederla…
Ora ne era consapevole. Il motivo, però, non
avrebbe saputo dirlo…
Fino
a qualche giorno prima non avrebbe mai neanche
lontanamente pensato una cosa del genere. Aveva quasi odiato la prospettiva dell’intervento, un tempo,
perché era come un insulto, una mancanza; perché, al contrario
dei suoi occhi, suo padre non poteva in alcun modo
tornare. Ma adesso… Adesso non sapeva più
cosa pensare. Sapeva solo che aveva un unico desiderio: vedere Sakura.
Voleva
guardare negli occhi l’unica persona che era riuscita a farsi strada nel suo buio…
“Che bisogna fare?”, domandò il piccolo
principe.
“Bisogna
essere pazienti”, rispose la volpe. “In principio tu ti siederai un
po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò
con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai
sederti un po’ più vicino…”[*]
Le parole sono
una fonte di malintesi…, si ripeté mentalmente.
E difatti, lei non gli
aveva mai rivolto parole che lo avrebbero fatto ritrarre da sé…
Poi
Sakura interruppe il racconto, e fu come se una magia si fosse infranta.
«Sei
ancora sveglio?» mormorò la ragazza, in tono sospettoso.
Di
nuovo, Shaoran si impose di scuotersi.
«Certo…»
«Oh,
bene. Temevo di essere stata un po’ una lagna»
ridacchiò Sakura, impacciata.
«Niente
affatto.» Shaoran si sentì arrossire ancora. «Mi… Mi
piace la tua voce.»
Sakura chiuse il libro con un colpo secco, e Shaoran ebbe
l’impressione che anche lei, ora, si sentisse in
imbarazzo.
«Ehi,
lo sai che ti dico? Visto che ci sono, adesso inizio anche i compiti… Per
fortuna oggi ho solo matematica. Oh…»
Sakura gemette. «Io odio la
matematica! Saremo sempre due mondi distinti. Tu come te la cavi,
Shaoran?»
«Me
la cavo» mormorò lui, senza sbilanciarsi.
«Davvero?
Senti, mi faresti un favore grande grande? Mi puoi
dare una mano?» Il tono di Sakura era a dir poco supplichevole.
«Sul serio, io le equazioni non so neanche cosa siano. Mi aiuteresti? Perfavore…»
Shaoran
rimase per un attimo confuso da quella situazione; poi ne fu quasi lusingato. E così, anche lui
poteva in qualche modo essere utile a lei…
«Certamente»
sorrise.
«Oh,
Shaoran, grazie! Sei… Sei
proprio un piccolo principe!»
Un piccolo principe con le
guance sempre più rosse…
si disse lui, furiosamente imbarazzato.
a
Quello di Sakura si
rivelò ben presto un eufemismo. Per lei le incognite non erano la x e la y; erano proprio le equazioni in sé a costituire una vera
incognita… Shaoran le spiegò pazientemente alcuni procedimenti, ma Sakura prendeva tutto in modo talmente
ironico che le sue “ripetizioni” non poterono aiutarla molto:
entrambi finivano puntualmente per scoppiare a ridere, e così addio
esercizio.
«Va
bene, basta così» rise alla fine Sakura, rinunciando
definitivamente a capirci di più. «Però devo ammetterlo, fare i compiti di matematica non è mai stato
così divertente. E poi, è bello sentirti
ridere.»
Shaoran
scosse la testa sorridendo, ma le sue parole, ancora una
volta, lo imbarazzarono.
«D’accordo»
le concesse. «E ora?»
«E ora, pausa relax!» esclamò Sakura, mentre un
altro clic gli indicava che stava
spegnendo la torcia. La sentì alzarsi e tornare prudente verso il letto.
«Dopo tanto studio, ci vuole proprio una pausa, non credi?»
«Dopo
tanto studio?» ironizzò
lui. «Questa è la tua idea di uno studio pesante, Sakura?»
Ma non riuscì a mantenere a lungo quel tono sarcastico,
perché nel momento in cui lei gli sedette accanto, l’imbarazzo lo
ghermì di nuovo. Machecosa gli prendeva,
quel giorno? Finora non era mai stato così
impacciato per via della sua vicinanza…
«Shaoran…»
Lei
gli parlò in un sussurro: improvvisamente sembrava molto seria.
«Ah…»
Sentendosi la sua mano stretta alla manica della felpa, il ragazzo si impose di concentrarsi sulla conversazione.
«Sì?»
«Se ti faccio una domanda, mi prometti che non penserai male
di me?»
«Certo»
mormorò Shaoran, stupito, dopo un solo attimo di incertezza.
La
mano di Sakura gli percorse il braccio, proprio come
una volta lui aveva percorso il suo, e nello stesso modo andò a posarsi
sul suo viso. Shaoran represse un brivido quando
sentì quelle dita sottili e calde soffermarsi sulle bende
all’altezza delle tempie. Sakura prese fiato.
«Ti…
Ti fa male?»
Esitava
ancora… Ma a Shaoran non dava fastidio
quell’interessamento; sapeva bene che lei non provava pena per lui. Perché non
riusciva a farle capire quanto si fidasse della sua amicizia?
«No…»
sussurrò, sincero.
Dopo
qualche istante, però, lei si ritrasse comunque
dai suoi occhi, e si scostò da lui.
«Scusa,
non volevo essere invadente… Solo che… Beh, vorrei saperlo, se
stessi male…»
«Non
preoccuparti.» Shaoran la interruppe d’impulso; ritrovò la
sua mano sulle lenzuola e se la riportò al volto, tenendola ancora
vicina a sé. «Stai qui…»
Si
sentiva sempre più in imbarazzo, ma non poteva sopportare che lei si allontanasse. Non più.
Sakura
si rilassò impercettibilmente contro di lui, e gli sfiorò piano i
capelli che gli ricadevano sulla fronte e sulla fasciatura. Shaoran avvertiva
un tepore sempre più intenso, un calore che non incendiava solo il suo
volto, ma anche qualcosa dentro di lui.
«Forse…»
mormorò alla fine Sakura. «Forse ora hai bisogno di riposare un
po’…? Non voglio stancarti.»
Così
dicendo, lo sospinse disteso sul letto. Ancora una volta si distanziò
dal suo viso, e il ragazzo provò lo stesso senso di
vulnerabilità.
«Devi
tornare a casa?» le chiese, chiedendosi se la propria voce suonasse
delusa come lui si sentiva.
La
ragazza rise sommessamente. Si portò vicina al suo orecchio, facendolo
sprofondare di nuovo nell’imbarazzo.
«Se vuoi che resti, resto…»
Solo
allora Shaoran si rese conto che si era distesa al suo fianco e che stava
abbandonando la testa sulla sua spalla. Chissà perché, il suo cuore ebbe una strana reazione: iniziò
a battere all’impazzata, specie nel momento in cui Sakura si strinse a
lui.
Confuso,
emozionato, smarrito, Shaoran la circondò con le braccia.
«Grazie…»
gli sfuggì detto.
«Grazie
a te» mormorò lei. «Sai una cosa, Shaoran?»
«Cosa?» bisbigliò automaticamente, mentre il
cuore gli impazziva nel petto.
«Credo
proprio che tu sia il mio migliore amico.»
Shaoran
non replicò. Rimase semplicemente immobile in quell’abbraccio, ad
ascoltare il suo respiro sulla guancia e i battiti furiosi del proprio cuore.
E fu in quel momento, ripetendosi quella parola, che
iniziò a porsi delle domande.
Amico.
Era
una cosa normale che un “migliore amico” si sentisse
come ultimamente si sentiva lui insieme a Sakura?…
Credits: Tutti i brani contrassegnati da questo simbolo [*] sono citati
direttamente da “Il piccolo
principe”, opera originale di Antoine de Saint-Exupéry.
Ed
ecco spiegato il motivo della mia predilezione per questo capitolo: qui,
finalmente, Shao comincia a farsi le domande
più fatidiche…^///^È stato troppo bello immaginarlo
nel buio insieme a Sakura a farsi tali domande!
Ringrazio
per le recensioni:
Saku_cele: CiauCele, sono felice che lo scorso capitolo ti sia
piaciuto! ^///^Non preoccuparti, arriverà
presto il momento della caduta delle bende di Shao!^___^Un bacio!
Dany92: CiauDany! Sono d’accordo con te, Sakura è decisamente
più prevedibile di Shao…XDSono contenta che ti siano piaciuti quei primi segni del cambiamento interiore
di Shaoran… Che te ne pare di questi, nuovi nuovi?? ^///^Grazie mille
per i complimenti, ti abbraccio forte!
Non so come chiamarmi: Ciau
Ambra, sono felicissima di vedere che anche i miei capitoli più brevi
conquistano la tua attenzione, lo sai che ci tengo! ^///^E sono ancora più contenta
che ti sia piaciuta la parte in cui Shao guidava Saku nel buio, perché era proprio una di quelle che
preferivo anch’io scrivendola!! Un bacione!
Lady Maryon: Ma certo che è un
onore per me ricevere le tue recensioni!!^///^Waaa
sarei tentata di rispondere subito alle tue domande, ma temo di non potere;
conosco lettori in grado di uccidere per i troppi spoiler indesiderati…°__°’Spero comunque che continuerai a seguire
la ff e che ti piaccia ancora!^///^ Baci!
Ringrazio
tutti i lettori, ad uno ad uno, e chi inserisce la ff tra i preferiti – quasi ad ogni aggiornamento trovo
altre persone che l’hanno fatto! Non ho più parole per
ringraziarvi!!
Appuntamento
alla prossima settimana, con un altro capitolo su Sakura…
Pronto il capitolo 18: un po’ più “discorsivo”
del precedente, ma spero vi piaccia lo stesso!… Continua la settimana di
buio del povero Shao… Che succederà
stavolta? ^^
Non c’era
niente da fare: lei odiava la
matematica. Se non altro, però, sapeva sempre
prenderla sul ridere.
«E
così, se porto la x al primo
membro, devo cambiarle il segno… Beh, capisco, in fin dei conti si dovrà pur integrare nel suo nuovo ambiente, quindi
dovrà cambiare qualcosa. Certo che però è così stupido cambiare per farsi accettare
dagli altri! Non ti pare?»
Shaoran
non la smetteva più di ridere. Sakura ne era
felice; quel ragazzo aveva tanto bisogno di distrarsi un po’… Era
sempre grata di poter fare qualcosa per lui.
«Lo
sai qual è il tuo problema, Sakura?» le
ripeteva l’amico. «Tu non prendi sul serio la matematica.»
«E ci mancherebbe che la prendessi sul serio! No, scusa,
Shaoran, mi vuoi dire a che accidenti serve nella vita scoprire il valore delle
x e delle y? Voglio dire, nella vita al massimo possono tornarti utili le
operazioni, o magari le frazioni, oppure anche le potenze, volendo
esagerare… Ma le equazioni secondo te hanno un
senso pratico? A me non sembra proprio! Sono una cosa assolutamente
concettuale, teorica. E come si può prendere sul serio una teoria, se
c’è sempre una teoria
contrastante che può confutarla?»
Shaoran
si limitava a ridere, anche se non mancò di dirle
che il suo ragionamento era interessante.
a
Da tre giorni
Sakura faceva regolarmente i compiti nella stanza buia
di Shaoran, alla luce della solita torcia elettrica. In condizioni normali,
avrebbe rinunciato da un pezzo a quegli insulsi esercizi che la prof le rifilava giornalmente; ma l’aiuto paziente e divertito
di Shaoran faceva sì che lei attendesse quei momenti con gioia, ogni
giorno al ritorno da scuola. Persino Tomoyo aveva notato il suo incremento di interesse nei confronti di quella materia, e
com’era ovvio non aveva perso l’occasione per scherzarci su.
Ma
quella domenica, naturalmente, Sakura non aveva ritenuto opportuno né
necessario portare i libri di scuola alla villa… In realtà, Touya
le aveva fatto notare che non era necessario nemmeno
che lei passasse alla villa anche il
fine settimana; ma dopotutto era da un pezzo che Sakura non gli dava più
ascolto.
Però aveva portato con sé la copia de
“Il piccolo principe”. Da
quando Shaoran le aveva detto che gli piaceva
ascoltarla, aveva iniziato a leggere ad alta voce nella sua stanza, in modo da
potersi portare avanti con quel compito e al contempo fare ancora qualcosa per
sollevare l’umore del ragazzo. Per lui quella settimana doveva essere
frustrante, anche se non lo dava a vedere: stava per conoscere l’esito
dell’intervento, e Sakura voleva assolutamente fargli capire che anche in
quell’attesa poteva contare su di lei…
E così anche adesso sedeva sul suo letto, appoggiata alle
sue gambe, e leggeva tenendo la torcia molto vicina alle pagine, in modo che il
fascio di luce non colpisse mai in alcun modo il viso di Shaoran. Ogni volta
che cambiava pagina, o posizione, o faceva un qualsiasi movimento, le sembrava
di sentirlo irrigidirsi.
Questo
era un aspetto di quei pomeriggi bui che Sakura aveva imparato a temere: ormai
aveva capito che Shaoran era estremamente imbarazzato
dal fatto che lei stesse per tanto tempo sola con lui in quella stanza priva di
luce; un paio di giorni prima, anche Touya le aveva lanciato una sottile
allusione irritata in merito. Lei capiva il loro punto di vista, sia quello
dell’amico, sia quello del fratello… Ma ugualmente non poteva
impedirsi di voler passare quel tempo con Shaoran: ormai era ciò che
più attendeva ogni mattina quando apriva gli
occhi. Persino la necessità di recarsi ogni giorno al cimitero, da sua
madre, era passata stranamente in secondo piano…
Tali
erano i suoi pensieri, quando Sakura ad un tratto chiuse il libro e si
stiracchiò, sfiorando il braccio di Shaoran e sentendolo tesissimo.
Si
ritrasse, per non accrescere ancora il suo imbarazzo, e gli parlò con la
solita naturalezza.
«Lo
sai cosa mi ci vorrebbe adesso, Shaoran? Una bella
tazza di tè. Non so tu, ma personalmente quando parlo o leggo troppo a
lungo la gola mi diventa arida.»
«Ma davvero?» ribatté Shaoran, in un tono che
recava tracce di un sorrisetto ironico. «Strano che tu non l’abbia sempre arida, allora.»
«Mi
stai dicendo che parlo troppo, eh?»
sbuffò Sakura, con la stessa ironia. Schermò la torcia con una
mano e si alzò dal letto. «Beh, senti, Mister Poche Parole, io
scendo un attimo e poi porto su la merenda per tutti e due.
Così vedremo se avrai ancora da ridire sulla mia gola.»
Ascoltando
la sua breve risata sommessa, la ragazza percorse la stanza e raggiunse la porta;
spenta la pila, uscì in corridoio infilandosela in tasca.
Dirigendosi
al piano di sotto, continuò a rimuginare: effettivamente non doveva
sembrare molto normale il fatto che lei volesse rinchiudersi ogni santo giorno in quella sorta di camera oscura insieme ad un
ragazzo. Chissà cosa ne pensava Yelan, poi.
Quest’ultima riflessione la fece arrossire di botto.
La
porta della vasta cucina era aperta. Sakura entrò cautamente, pensando
di chiedere come sempre l’aiuto di Wei per la merenda – a quanto
sapeva, era sempre lui a fare compagnia a Shaoran al momento dei pasti; ma il
maggiordomo non c’era: l’unica persona presente era Yelan.
La
donna la vide e le sorrise apertamente, mentre lei si faceva piccola
piccola sulla soglia.
«Hai
bisogno di qualcosa, Sakura?» le chiese gentilmente la madre di Shaoran.
«Wei è fuori, ma posso aiutarti io, mi farebbe piacere.»
«Oh,
beh…» Sakura si accorse di farfugliare. Si schiarì la gola e
ricominciò, senza guardarla direttamente negli occhi. «Beh, mi
chiedevo se oggi non potevo portare di sopra io la
merenda, al posto di Wei… E visto che non c’è, allora forse
posso…»
«Ma certo.» Yelan sorrise ancora e aprì uno
sportello della cucina immacolata, estraendone una teiera. «Siediti pure, cara, penso a tutto io.»
«Oh,
no, davvero, io vorrei rendermi utile…»
«Tesoro
mio…» La donna la guardò con l’espressione dolce che
lei aveva imparato a conoscere. «Non c’è bisogno che tu faccia altro oltre a ciò che stai già
facendo.»
Sakura
la osservò muoversi leggiadra in cucina per preparare tè e
biscotti, rendendosi conto che lei non sembrava affatto
preoccuparsi della sua “vicinanza” con Shaoran, lassù in
quella stanza dalle finestre chiuse. Si rilassò, mentre Yelan continuava
il suo discorso emozionato.
«Sono
contenta che tu e Shaoran passiate tanto tempo
insieme. Per lui è molto importante, in questo momento, sapere di non
essere solo… Ed è unicamente grazie a te che l’ha capito.
Non ti ringrazieremo mai abbastanza, Sakura; vale per tutti noi.»
Proprio
come la sua voce, le mani di Yelan tremavano leggermente. Di nuovo a disagio,
Sakura le si avvicinò, le sfilò di mano
la teiera e la posò sul fornello. Yelan non si oppose.
«Nessuno
di voi deve ringraziarmi.» Impacciata, Sakura si concentrò sul
fuoco che scoppiettava mentre lei apriva il gas; poi,
quasi senza volerlo, si ritrovò a rivelarle tutti i suoi pensieri.
«La verità è che anch’io ho bisogno di stare con lui.
È che… Shaoran è l’altra faccia di me. Quella che ha
più bisogno di conferme. Mi ricorda così tanto
quel senso di impotenza che ho provato anch’io…» Sorrise tra
sé, ancora incapace di guardare Yelan negli occhi.
«All’inizio era proprio questo il punto. Volevo solo fargli capire
che quell’impotenza si può sempre
superare… Ma poi ho capito che c’era molto di più:
c’era il fatto che, nonostante tutto, noi siamo molto simili. Non potevo
più fare a meno di voler essere sua amica. E a
quel punto, vedere che si fidava di me, così all’improvviso,
è stato ancora più bello. Mi ha fatto capire che ho fatto bene a
fare quella promessa…» Si interruppe.
«Quale
promessa?» mormorò Yelan, colpita.
Finalmente
Sakura alzò gli occhi su di lei.
«Quella
di sorridere sempre. Quella che ho fatto a mia madre, quando mi ha lasciata.» Dimostrò le sue parole sorridendole.
«Dopotutto, stando insieme è molto più facile.»
Yelan
continuò a guardarla, e Sakura vide alcune lacrime spuntare agli angoli
dei suoi dolci occhi di mamma. Chissà se lei conosceva già la sua
storia; chissà se Shaoran gliene aveva parlato, o se aveva preferito
tenerla per sé, perché quello era un dono che Sakura aveva voluto
fare a lui, a lui soltanto…
In
quel momento la teiera emise un sibilo, ed entrambe si volsero di nuovo alla
cucina.
«È
davvero incredibile la forza che emani, lo sai?» sussurrò Yelan,
sollevando la teiera fumante, stavolta con una presa più salda.
«Non mi sorprende che tu sia riuscita a superare
le barriere di Shaoran.»
Sakura
la vide asciugarsi una lacrima con la mano libera, e si sentì di nuovo
arrossire.
Yelan
si scosse e tornò al tavolo, dove versò il tè in due
tazze, che sistemò su un vassoio insieme ad un
piattino pieno di biscotti. La ragazza la ringraziò, ma lei scosse piano
la testa.
«Ma fai così anche con Shaoran?» rise. «Tu
non devi mai ringraziare, Sakura. Non
ti conosco da molto, ma ho capito che saranno sempre gli altri a dover
ringraziare te… Per un motivo o per un altro.»
Imbarazzata,
Sakura si limitò ad abbassare lo sguardo sul vassoio.
«Riesci
a portarlo da sola?»
«Certo»
bisbigliò.
«Allora
vai pure. Sono certa che Shaoran ti aspetta impaziente.»
Per
la terza volta, Sakura avvertì un fiotto di calore al viso. Lo
ignorò, annuendo e uscendo dalla cucina, lasciandosi alle spalle
l’emozione di Yelan, che era anche la sua.
Tornando
da Shaoran con la merenda, le sembrò di sentire un suono leggero
echeggiare nella casa vuota: come di qualcuno che si soffiasse il naso.
In
fondo, sì, ne era convinta. Aveva fatto davvero bene a fare
quella promessa.
Ok,
ok, l’avevo detto che
era un po’ più discorsivo… L’intenzione era di tornare
a porre l’attenzione sul personaggio di Yelan…
Spero di non avervi annoiato troppo! ^__^’
Prometto
che il prossimo capitolo sarà mooolto più interessante… Ehm… Le
spiegazioni a dopo!XP
Ringrazio
infinitamente:
FaNtAsTiCPaUl: CiauPaul! Ma non preoccuparti assolutamente… Anzi, sono
felice che tu stia seguendo la ff!!
Mi fa piacere che ti siano piaciute le citazioni dal “Piccolo principe”; tra l’altro,
torneranno anche in seguito…^^Grazie ancora, un bacio! (PS.
Puoi farmi un favore? Saluteresti la sorellina Soili per
me? Mi manca tanto tanto…ç__ç )
Saku_cele: CiauCele! Hai ragione, se Sakura
non cambia idea ci saranno migliaia di Shaoraniste in
fila per accaparrarsi il bel cinesino!!XDGrazissime
per i complimenti, bacioni!
Dany92: Waaa,
troppe lodi, non le merito!!°///°Sono davvero felicissima che lo
scorso capitolo ti sia piaciuto tanto! Ci speravo: come ho detto, per quanto
riguarda i contenuti piace in maniera particolare persino a me, e io sono molto
esigente con me stessa! XDGrazie, grazie,
grazie!! Baci!
Non so come chiamarmi: Ciau
Ambra! Kyaaa, sei gentilissima!!>///<Davvero hai letto il capitolo due volte??
Sono così lusingata, emozionata, commossa!… Ehm,
ricomponiamoci. ^///^E se ti dicessi
che assisterai presto alla… reazione
di Shao?XDGrazie
davvero all’infinito, un bacio!
Grazie
anche a tutti i lettori, come sempre!!^^
Allora…
Credo sia arrivato il momento delle “spiegazioni” citate poco sopra…
Insomma,
la famosa settimana di reclusione deve finire prima o poi,
no? E nel prossimo capitolo… Beh… No, vi
lascio la sorpresa! XD
Waaa sono in ritardo con gli
aggiornamenti!! Chiedo umilmente perdono: negli ultimi
tempi ho avuto un tale estro creativo (si fa per dire XP ) che ho scritto one-shot
quasi ogni giorno, come avrete potuto verificare dalla nascita nel mio account
di tre storie tutte nuove... Così, lo confesso, mi è passato di
mente di aggiornare con il diciannovesimo capitolo! E dire
che questo è così decisivo!!... Potrete mai perdonarmi? ç__ç
Vi lascio subito alla lettura: non voglio farvi aspettare
ancora!!U///U
[Psst, spero
che il titolo vi dica qualcosa... ^__^
]
Shaoran
non era sicuro di come si sentisse, mentre l’automobile
partiva dal vialetto della villa e lui iniziava l’ultima parte del suo
viaggio, quella che lo avrebbe portato a riaprire gli occhi sul mondo.
L’unica cosa che sentiva chiaramente era una grande
confusione. Tutto in lui si fondeva in un intrico di diverse emozioni spesso
contrastanti.
Quel
giovedì mattina, in cui il tempo sembrava passare al rallentatore, lo
avevano accompagnato fuori dalla sua stanza, lasciando
che le bende restassero ora la sua unica protezione dalla luce esterna; lo
avevano guidato alla macchina, rivolgendogli le solite parole rassicuranti, e
sua madre lo aveva stretto a lungo, ripetendogli più volte che sarebbe
andato tutto bene. Ma lui non era preoccupato; il solo
fattore che sul momento lo aveva turbato non poco, e che tuttora lo
scombussolava, era stato la presenza di Sakura.
«Mio
padre si è mostrato molto comprensivo con me» gli stava mormorando
lei all’orecchio, in quel preciso istante, sul sedile posteriore
dell’auto di famiglia. «Ha capito che oggi a scuola non sarei riuscita
a combinare niente, che per tutto il tempo sarei stata
con la testa da un’altra parte… Così mi ha permesso di
accompagnarti.»
«Una
volta ti ho detto che non dovevi preoccuparti tanto
per me, ti ricordi?» borbottò Shaoran, sempre più
imbarazzato dalla sua vicinanza.
«Sì,
mi ricordo.» Sakura gli strinse una mano, con una risatina che
suonò un po’ nervosa. «Ma nemmeno
all’epoca ti ho dato retta.»
Shaoran
non disse nulla. Finse di sprofondare nei propri pensieri, ma in realtà
era intento nell’assaporare a fondo il senso di calore che la mano di
Sakura gli trasmetteva.
In
quella settimana in cui lei era stata l’unica a condividere la sua
oscurità, il ragazzo si era sentito sempre più strano. Le
mattinate, momenti in cui lei era a scuola, lontano da lui, erano
state una tortura. I pomeriggi, momenti in cui lei gli era sempre
più vicina, erano diventati fonte di imbarazzo.
Le notti, tutte, le aveva trascorse a
sognare la sua voce, le mani di lei sulle sue, e a
sognare di poterla finalmente vedere.
Continuava
a chiederselo incessantemente: era normale
sentirsi così?
Persino
in quel momento, in cui la sua unica preoccupazione avrebbe dovuto essere
l’istante in cui gli avrebbero tolto le bende, non poteva fare a meno di
soffermarsi sul proprio cuore che impazziva ad ogni respiro della ragazza al
suo fianco.
«Shaoran…
Hai paura?»
Il
suo improvviso sussurro lo fece sussultare. Riflettendo, Shaoran si
sfiorò la fasciatura.
«Non
proprio» mormorò.
Ma
come poteva dirle che in realtà stava solo
pensando a quanto fosse unico e forte
quello che provava per lei?
«Dai…»
Sakura rise ancora, e stavolta sembrava più naturale. «Tua madre
ha ragione. Andrà tutto bene. Non hai nulla da temere… Ehi, ci
pensi che tra un po’ potrai vedere come sono fatta?»
Shaoran
si sentì smascherato. Fu certo di avvampare, ma Sakura non sembrava
curarsi del suo impaccio.
«Ora
che ci penso, non mi hai mai chiesto nulla di
me» continuò in tono pensoso. «Perciò
ora non hai la minima idea di cosa aspettarti… Immagino che il tuo
atteggiamento scostante ti renda anche indifferente a queste cose, eh?»
«Più o meno» le rispose in un borbottio.
In
realtà, non le aveva mai fatto domande perché non credeva ce ne
fosse bisogno: quella ragazza era stata capace di dargli così
tanto, così tanto,
senza che lui chiedesse mai nulla… Senza contare che nemmeno lei gli
aveva mai fatto troppe domande. La loro era
un’intesa che si basava più che altro sull’istinto, sulla
consapevolezza di essere vicini, di non essere soli… Quei pensieri
finirono per farlo sentire ancor più a disagio.
Poi
Sakura gli prese le mani e se le portò al viso.
«Riesci
a immaginarmi, così?» mormorò con
voce spensierata.
Shaoran
ebbe subito l’impulso di ritrarsi. Ma che
diavolo le saltava in mente? Non si rendeva conto di quanto fosse imbarazzante per lui…? No,
ovviamente lei non ne aveva idea: teneva ben strette
le sue mani contro le proprie guance, e alla fine Shaoran non poté impedirsi di percorrerle il viso con le dita.
Il
contatto con quella pelle morbida e tiepida aumentò il suo imbarazzo; ma
lui continuò, quasi stregato, a conoscere a poco a poco la forma dei
suoi occhi, dei suoi lineamenti… Quando le
sfiorò la bocca, entrambi si ritrovarono a trattenere il fiato.
«Allora?»
mormorò Sakura, cercando evidentemente di dissimulare
il fatto che era confusa. «Hai qualche idea, adesso?»
«Beh…»
esordì Shaoran, sempre più turbato, continuando a seguire i
contorni delle sue labbra. «Non… Non saprei…»
In
quel momento la macchina iniziò a rallentare, e dal sedile anteriore li
raggiunse la voce di sua madre.
«Siamo
quasi arrivati, ragazzi.»
Come
colto in flagrante, Shaoran si allontanò precipitosamente dal viso di
Sakura.
Si
concentrò sulle manovre di Wei, che avvicinavano inesorabilmente
l’automobile alla clinica; ma la sensazione della pelle della ragazza era
ancora forte, proprio come il suo respiro e la sua
voce e…
Alla
fine l’auto si fermò del tutto. Wei spense il motore e aprì
la portiera, dirigendosi subito al suo sportello e tenendolo aperto per lui.
Per un istante fu come rivivere il momento del suo arrivo a Tomoeda.
E
allora Shaoran si disse che, se a Tomoeda aveva
trovato Sakura, forse anche in quella clinica poteva trovare qualcosa di
altrettanto importante.
Scese
con cautela dalla vettura, e quasi subito si sentì raggiunto da Sakura,
che poi gli si aggrappò al braccio, sussurrandogli di
nuovo quelle parole.
«Andrà
tutto bene.»
Sentendosi
ormai tranquillo, Shaoran sorrise e annuì.
a
Il corridoio della
clinica era impregnato dello stesso odore di disinfettante che lui ricordava di
aver sentito il giorno dell’intervento. Il chirurgo, invece, emanava un
forte odore di dopobarba costoso.
«Bene,
signor Li, è pronto?»
La
sua voce suonava fiduciosa, ottimista. Stringendo forte la mano di Sakura nella
propria, Shaoran annuì ancora.
«Allora
direi che possiamo cominciare.» Il medico fece una pausa, poi sembrò rivolgersi a Sakura.
«Tu sei una parente, cara?»
«Ehm…»
Sakura sembrava intimidita. Per un istante, Shaoran se ne stupì.
«Veramente no.»
«È
un’amica» puntualizzò il ragazzo, in un tono che non
ammetteva repliche.
«Capisco»,
ribatté il chirurgo, «ma, beh, se non
è una parente, forse sarebbe il caso che aspettasse fuori, non
trova?»
Shaoran
ebbe l’impressione che il cuore gli mancasse un
battito.
«Io non trovo» sentì che
rispondeva sua madre, pacata ma decisa.
«Non
importa» mormorò Sakura, con voce contrita, rivolgendosi a
Shaoran. «Tu vai. Non preoccuparti. Io posso aspettare fuori insieme a
Wei…»
«No.»
Shaoran le strinse ancor più forte la mano, al punto che la sentì
trattenere il respiro. «Devi esserci anche tu. Ti voglio con me,
Sakura.»
Calò
uno strano silenzio, in cui Shaoran rifletté sulle parole che aveva
appena pronunciato: a lui suonavano così ambivalenti…
«Molto
bene» sospirò infine il chirurgo, cedendo. «Entrate
pure.»
«Grazie…»
sussurrò Sakura all’orecchio di Shaoran,
mentre insieme entravano nella stessa sala in cui il ragazzo era stato
sottoposto all’operazione.
Quel
sussurro gli scatenò dentro qualcosa di
indefinibile…
La
porta si richiuse. Il medico guidò Shaoran e gli chiese gentilmente di
sedersi in una certa poltrona.
Nel
momento in cui lasciò andare la mano di Sakura, lui si sentì
strano… fuori posto.
Si
sedette, ma continuava a percepire la presenza di lei,
immobile e silenziosa al fianco di sua madre.
«Eccoci.»
La voce del chirurgo, unita al suo odore, gli indicò che l’uomo si
stava chinando di fronte a lui. «Ora le tolgo le bende. Non
sentirà alcun male, stia tranquillo. E apra gli
occhi solo quando avrò finito, in modo da
lasciar loro il tempo di riabituarsi alla luce.»
Shaoran
annuì di nuovo, mentre le mani sicure dell’uomo iniziavano a
muoversi intorno alle sue tempie, tirando con delicatezza i lembi dei
bendaggi…
Sembrò
passare un tempo infinito. O forse era solo troppo
impaziente… In effetti, soltanto adesso
si rendeva pienamente conto di ciò che stava per succedere: stava per
tornare a vedere. Stava per vedere Sakura. Ne era
sicuro; l’intervento non poteva in alcun modo essere fallito.
Per
la prima volta, non si sentì in colpa al pensiero di poter recuperare la
vista, mentre suo padre non sarebbe mai più potuto tornare
indietro…
Ma cosa diavolo mi hai fatto, Sakura?
Perché una cosa era certa: era stata lei a
cambiarlo…
Shaoran
la sentiva respirare profondamente, come per tranquillizzarsi, da qualche parte
alla sua sinistra. Avrebbe voluto dire qualcosa per rassicurarla, ma si scoprì la bocca totalmente asciutta.
E poi l’ultima benda cadde dalle sue palpebre ancora serrate.
«Bene,
benissimo! Ora apra pure gli occhi, signor Li.»
Shaoran
prese fiato. Per un altro istante rimase ad occhi chiusi, poi si fece forza e
li aprì.
Nello
stesso istante, sentì il mormorio di sua madre, che sospingeva Sakura
verso di lui…
Ma
non ci fece caso; era troppo preso dal turbine brumoso
che si agitava nei suoi occhi.
All’inizio
fu solo nebbia, di un colore indefinito, una sensazione più che una vera e propria visione. Ma poi dalle ombre iniziarono ad emergere delle forme
distinte di luci e colori.
Da
qualche parte alla destra del suo campo visivo, quella che sembrava una macchia
bianca si rivelò essere un camice. Un camice da
cui si irradiava un forte odore di dopobarba
costoso…
Dritto
davanti a lui, un insieme di tinte svelò pian piano il vestito di una
ragazza.
Shaoran
sentì che il cuore gli batteva più forte, mentre alzava
lentamente la testa e metteva a fuoco un viso sconosciuto, contornato da corti
capelli tra il biondo e il castano, dove erano perfettamente visibili due occhi
colmi di apprensione e fissi su di lui.
Quegli
occhi furono la prima cosa su cui la sua vista recuperata si soffermò.
Occhi
verdi. Occhi profondi. Gli occhi di Sakura.
Un
solo pensiero attraversò la mente di Shaoran; un pensiero che gli
sembrò stupido, ma che era assolutamente sincero.
È bellissima…
La
ragazza davanti a lui si mosse con cautela. Shaoran si sentì circondare
dal profumo che ormai conosceva bene, e trasalì al suono della sua voce
familiare.
«Shaoran…?»
Rispondendo
ad un impulso, lui sollevò la mano fino alle sue labbra. Provò la
stessa sensazione che aveva condiviso con lei qualche minuto o una vita prima,
sul sedile posteriore di quella macchina…
«Sei proprio tu» mormorò, senza riuscire ad
aggiungere altro.
E poi la vide sorridere, e la vide anche piangere. Ed era questa la cosa più bella: la vedeva.
Si
alzò, esitante, per accogliere il suo abbraccio, sentendosi poi scuotere
dai suoi singhiozzi. E
guardandosi intorno con quegli occhi che erano tornati a vivere, Shaoran
poté vedere anche il sorriso del chirurgo e le lacrime di sua madre,
ancora più bella di quanto la ricordasse.
Ma era questa la cosa più bella: lui vedeva.
Si
distaccò da Sakura e la guardò di nuovo. Si perse totalmente in
quegli occhi di smeraldo, che lo scrutavano dentro,
piangenti di gioia. Sentì che non si sarebbe mai stancato di guardarla.
Solo dopo molto tempo riuscì ad imporsi di interrompere quello sguardo
che li univa, e l’abbracciò di nuovo, più forte,
lasciandosi andare in un sorriso.
Yatta! Finalmente siamo arrivati a
questo punto!!XD
Spero
davvero tanto che questa parte non vi abbia deluso; ho messo molto impegno nell’immaginare
la reazione di Shaoran a questo fatidico momento, e non
vorrei essere risultata noiosa...ç__ç
Ringrazio
per le recensioni:
Saku_cele: CiauCele! Grazie mille per il commento, sei sempre molto
gentile!!^///^Hai visto che
alla fine le bende sono cadute?XDAl prossimo
capitolo, un bacione!!
Saku068: Sono stata felicissima di
ricevere la tua recensione! Mi lusinghi!!^///^Spero che la storia continui a
piacerti anche ora che Shao è uscito dalla
stanza buia... ^__^Un bacio!
Stefola93: ... La
migliore della categoria? Waaa non dire così, mi
metti in imbarazzo!!°///°Non so dirti quanto ti sono grata
delle tue parole, davvero...^///^Sono felice che la ff
ti piaccia... Spero che questo capitolo non ti abbia delusa! Bacioni anche a te!
Dany92: CiauDany! Come sempre sei gentilissima!!^///^Sono contenta che ti sia piaciuto
l’“approfondimento” su Yelan; temo
che lei sia un po’ OOC rispetto al secondo film su CCS – l’unica
occasione in cui l’ho vistaXP – ma c’è anche da dire che le circostanze qui sono
molto diverse... Perciò sono lieta che tu abbia apprezzato il modo in
cui l’ho descritta! ^__^Ebbene
sì, finalmente Shao e Saku
si sono guardati negli occhi... Cosa ne pensi del loro “primo impatto”?XDOvviamente, tra loro non finisce
qui... Figuriamoci!^^A presto, baci!
Grazie
anche a tutti i lettori, ovviamente!^^
Con
l’augurio che mi abbiate perdonato il ritardo (
ç___ç ), vi aspetto nel prossimo capitolo...
Mi sto praticamente prostrando
al vostro cospetto, implorando il vostro perdono per lo spaventoso ritardo…
So di aver lasciato la situazione in sospeso proprio in uno dei punti
più cruciali, e ne sono addolorata… ç___ç Ma vi prego di credere che stavolta non è assolutamente colpa mia:
quel maledetto del mio modem me ne ha fatte passare di tutti i colori ultimamente,
e solo l’arrivo di un tecnico (immaginatevi un tizio in tutina da
supereroe: capirete con quale speranza io l’abbia accolto in casa! U///U ) ha potuto risolvere la situazione…
Spero ancora una volta di farmi perdonare con questo
capitolo… Osshao, come sono ripetitiva! U///U
Written on the pages
is the answer to a never ending story
Limahl, Never
ending story
(Dal
film “La storia infinita”)
Giovedì 20 settembre
Da quanto tempo non
si sentiva così felice, così piena di voglia di urlare e di
ridere? Non lo sapeva nemmeno lei. Sapeva solo che, ora che Shaoran la guardava
dritto negli occhi, lei si sentiva… realizzata.
Sakura
non riusciva a smettere di sorridere. Ogni volta che incrociava lo sguardo
dell’amico, vedeva che lui non le staccava gli occhi di dosso. Dovette
addirittura farlo spostare, quando arrivarono all’uscita della clinica,
per evitargli una collisione frontale con l’anta della porta.
«Accidenti,
Shaoran» rise euforica, «non è che
ora devi guardare solo me, sai?»
Il
ragazzo distolse subito gli occhi e arrossì furiosamente. Sakura
continuò a tenere stretta la sua mano, mentre, insieme ad una Yelan commossa fino alle lacrime, uscivano dalla
clinica Kusanagi.
Il
chirurgo li aveva congedati gentilmente, con l’unica raccomandazione che
per qualche tempo Shaoran usasse occhiali da sole, per non affaticare troppo
gli occhi; Sakura aveva frenato l’impulso di baciare in fronte quello
stesso medico che solo poco prima avrebbe voluto che lei non assistesse alla
caduta delle bende. Era davvero troppo
felice per Shaoran. Sapeva che lui meritava questo dono, dopo tanto dolore.
Wei
aspettava, immobile e teso, accanto alla macchina. Yelan lo aveva invitato ad
entrare con loro, ma il maggiordomo aveva affermato di non essere in grado di
affrontare quel momento. Ora Sakura sorrise al vederlo
voltarsi con apprensione e speranza verso Shaoran.
«Signorino…?»
Lui
alzò il viso e lo guardò dritto negli occhi. Dopo un istante, la
sua espressione si distese in un sorriso emozionato.
«Non sei cambiato affatto, Wei.»
Osservando
tutto ciò che il vecchio e il ragazzo si comunicarono nello sguardo
successivo, Sakura scoppiò di nuovo in lacrime.
Vide
che Shaoran si voltava subito a guardarla, imbarazzato.
«Dai,
Sakura… Non piangere.»
«Scusami.»
La ragazza lasciò la sua mano, si asciugò
gli occhi e sorrise felice. «Non posso farci niente.»
Shaoran sorrise ancora, incerto, mentre le
sue guance, per chissà quale motivo, tornavano a tingersi di rosso. Sakura si sentì quasi sciogliere.
Era così dolce il modo in cui
la guardava.
In
quel momento Wei diede loro le spalle, forse per non lasciarsi andare alle
emozioni e mantenere un minimo di formalità adatta
al suo ruolo; fu quindi Yelan ad avvicinarsi alla macchina e ad aprire lo
sportello posteriore.
«Torniamo
a casa» mormorò, la voce ancora rotta.
Sakura
vide che Shaoran rivolgeva a sua madre uno sguardo pensoso.
«Mamma…»
«Dimmi,
tesoro.»
«Posso…»
Lo sguardo pensoso divenne sorriso colpevole. «Posso tornare a piedi con
Sakura?»
Colpita,
la ragazza lo fissò per un istante, prima di soffermarsi su Yelan. Lei era visibilmente confusa, e Wei, voltandosi, ebbe la stessa
reazione. Ma poi i due si scambiarono
un’occhiata, e quando tornò a guardare suo figlio, Yelan
sorrideva.
«Va
bene. È giusto.»
Gli
si avvicinò, e per la prima volta da quando avevano abbandonato la sala
della clinica, manifestò il suo sollievo abbracciandolo forte. Con un
groppo in gola, Sakura guardò quello che era diventato il suo migliore
amico lasciarsi alle spalle ogni reticenza per ricambiare l’abbraccio di
sua madre.
Si
tenne indietro, rispettando l’esclusività di ciò che stava
rinascendo tra loro. Ma all’improvviso vide
Yelan raddrizzarsi e rivolgersi a lei; poi la donna l’abbracciò
come se anche lei fosse stata sua figlia.
Impacciata,
ma felice di quel gesto, Sakura ricambiò. Vide Shaoran che assisteva
alla scena con quel suo sorriso dolce, e per un attimo ebbe l’impressione
di arrossire a sua volta, senza motivo.
Quando tornò all’automobile, Yelan li guardò
entrambi e sorrise ancora, prima di salire al fianco di Wei. L’auto si
allontanò, ma Sakura si sentiva ancora addosso gli
sguardi delle due persone a bordo.
Alla
fine si scosse e si voltò verso Shaoran.
«Dovresti
stare con loro, in questo momento» mormorò. «Sono la tua
famiglia.»
Lui
le sorrise, con la stessa aria colpevole di poco prima, e arrossì un
altro po’.
«Lo
capisci o no che se sono qui è perché voglio esserci?»
disse a mezza voce.
Rendendosi
conto che aveva utilizzato le stesse parole che lei
gli aveva rivolto all’inizio di quella settimana di reclusione, Sakura
rischiò di scoppiare a piangere di nuovo. Scuotendosi, riprese la sua
mano e iniziò a camminare allegramente, allontanandosi dalla clinica
alle loro spalle.
«Allora
andiamo, dai… Voglio farti vedere i posti dove siamo stati insieme.»
Le
sembrò di vederlo arrossire ancora di più; ma la sua stretta era
forte come non mai.
a
«Il
“Parco del Re Pinguino”?» Shaoran stava leggendo incredulo
l’insegna all’entrata del parco. «Sul serio si chiama così?»
«Sì.»
Sakura scoppiò a ridere davanti alla sua espressione ironicamente
stupita. «Non te l’ho mai detto? E dire
che ci siamo incontrati qui molte volte, credevo di averti detto il nome del
parco…»
«Incontrati?»
Shaoran alzò un sopracciglio. «Di’ le cose come stanno,
Sakura: tu mi stavipedinando. Ogni volta che Wei mi lasciava qui, chissà come,
spuntavi tu… Credevi che non avrei capito?»
«Oh,
Shaoran.» Sakura rise ancora, scuotendo la testa. «Ma io speravo che
tu capissi.»
L’espressione
del ragazzo si fece confusa.
«Lo
speravi?»
«Certo.
Così avresti capito anche che ci tenevo davvero, ad esserti amica.»
Shaoran
non replicò; rimase a fissarla senza parole, arrossendo per
l’ennesima volta. Sakura lo prese per un
braccio, guidandolo nel parco.
«Ora
ti mostro il motivo di quel nome così strano.»
Accanto
a lei, Shaoran camminava guardandosi intorno; era come se volesse imprimersi
per bene negli occhi tutto ciò che finora non era stato in grado di
vedere, pur avendo passato tanto tempo in quei luoghi e
“conoscendoli” diversamente.
Sakura gli indicò le giostre per bambini che, anche se lui non
lo sapeva, avevano fatto da sfondo a tutti i loro “incontri” nel
parco. Al centro spiccava lo scivolo dalla forma di un pinguino gigante.
«Adesso
capisci?»
Shaoran
seguì il suo sguardo e sorrise. Un sorriso che si faceva sempre
più emozionato, sempre più dolce, ad ogni nuova scoperta, e che
Sakura non si sarebbe mai stancata di guardare.
«Così
era qui che venivi a cercarmi?» mormorò il ragazzo, senza voltarsi
a guardarla, un po’ impacciato.
«Sì»
annuì lei, radiosa. «Però andiamo, ci sono così
tante altre cose che devo mostrarti…»
Iniziò
a correre, tirandoselo dietro, finché raggiunsero l’uscita del
parco e, seguendo un lungo percorso di stradine secondarie, giunsero al
giardino pubblico.
Non
si fermò a dare spiegazioni a Shaoran. Fermandosi ansante tra gli
alberi, gli lasciò la mano e si diresse sicura alla pianta che lui aveva
già in qualche modo conosciuto.
«Ma…» Lo sentì ansimare in tono sorpreso,
e si voltò a guardarlo. Shaoran aveva gli occhi fissi sui rami del
ciliegio. «Quella è…?»
Sakura
annuì di nuovo.
«È
la mia casa sull’albero.» Tirò la corda che aveva già
in mano. «Ti va di vederla?»
Shaoran
abbassò gli occhi su di lei, mentre il suo respiro tornava regolare dopo
la corsa; per un po’ la fissò con un’espressione
indecifrabile, ma poi annuì lentamente.
«Mi
piacerebbe.»
Sorridendo,
Sakura si issò fin sulla casetta, poi si
voltò a tendergli una mano, proprio come la prima e unica volta che lo
aveva portato lassù. Questa volta fu più facile: Shaoran
accettò il suo aiuto, ma non ne aveva davvero
bisogno per poter salire.
Si
ritrovarono sulle vecchie assi un po’ consumate, a guardarsi intorno.
Sakura studiò l’espressione di Shaoran mentre
faceva scorrere gli occhi sul piccolo ambiente limitato dai rami e da pareti
intrecciate con legnetti e foglie. Per un po’ rimasero in silenzio.
Alla
fine Shaoran abbassò lo sguardo, e i suoi occhi rimasero celati dai
folti capelli castani.
«Sakura…»
mormorò, esitante.
«Cosa
c’è?» gli chiese lei, confusa da quella sorta di isolamento improvviso.
«Ora…
Ora sarà tutto diverso, vero?»
Sul
momento Sakura non capì cosa intendesse, ma mentre si soffermava sulla
sua espressione, ora incupita, ebbe un’illuminazione. Certamente Shaoran
si riferiva al loro rapporto: le cose tra loro sarebbero rimaste le stesse,
oppure dopo questo cambiamento avrebbero perso quella sintonia che pian piano avevano trovato insieme?
Con
un sospiro, gli si avvicinò, fino a trovarsi in ginocchio di fronte a
lui. Gli prese il viso tra le mani.
«Guardami.»
Shaoran
sollevò lentamente la testa. Erano vicinissimi, poteva
sentire il suo respiro.
«Per
me non cambia niente» mormorò. «Io continuerò
così… Continuerò a starti vicino. Te l’ho
detto, Shaoran: tu sei il mio migliore amico. E lo
sarai sempre. E adesso che puoi, vedrai
da solo che sono sincera.»
Nella
penombra dei rami del ciliegio, vide distintamente il rosso intenso sulle gote
di Shaoran; ma vide anche il suo sguardo, che ora non era più
così maledettamente vuoto e distante, e vide che lui capiva.
Poi
Shaoran tornò ad abbassare gli occhi, e di colpo la tirò a
sé, abbracciandola, ritrovandosi con il viso contro la sua spalla. Sakura
ricambiò sorridendo. No, le cose tra loro non sarebbero mai cambiate.
a
«Il sole si
sta facendo più forte» constatò Sakura, riparandosi gli
occhi con una mano, mentre ripercorrevano la strada che li aveva condotti fuori dal Parco del Re Pinguino fino al giardinetto.
«Ormai
deve essere quasi mezzogiorno» convenne Shaoran, annuendo.
Sakura
portò lo sguardo su di lui e si morse un labbro.
«Che c’è?» fece il ragazzo, perplesso.
«C’è
che non dovresti ancora esporre gli occhi alla luce troppo intensa»
rispose lei. «Accidenti, è tutta colpa mia, a quest’ora
dovresti essere alla villa e invece…»
«Va
tutto bene» la interruppe Shaoran, con un sorriso tranquillo. «Non
preoccuparti…»
«No,
ti riaccompagno a casa» si impuntò
Sakura, cambiando direzione. «Non voglio che tu corra dei rischi per
seguire me. Vorrà dire che ci rifaremo: a partire
da domani vedrai tutta la città, va bene?»
Shaoran
le si affiancò, scuotendo la testa.
«Sul
serio, Sakura, io sto bene…»
Ma lei non lo ascoltò; non voleva assolutamente che nella
convalescenza di Shaoran qualcosa andasse storto. Continuò perciò
a camminare risoluta verso il loro quartiere.
Quando giunsero in vista di casa Kinomoto, Sakura gemette piano.
«Che
succede ora?» chiese Shaoran, allarmato.
«Me
n’ero dimenticata…» borbottò la ragazza, fissando la
bicicletta parcheggiata fuori casa. «Oggi mio fratello tornava prima da
scuola. E difatti è già qui. Chenoia, mi
toccherà subire un altro terzo grado…!»
Sakura
si interruppe. Shaoran si stava incamminando deciso
verso il piccolo cancello.
«Ehi,
Shaoran, ma dove vai?»
Il
ragazzo si voltò a guardarla.
«A
casa tua» rispose in tono ovvio, come se fosse la cosa più
naturale del mondo. «Se tuo fratello è tanto preoccupato dal fatto
che passi troppo tempo con me, forse dopo avermi conosciuto la smetterà
di farti domande.»
Sakura
lo fissò a bocca aperta.
«Vuoi
dire che… Davvero vuoi venire a casa mia?»
«Tu
sei venuta a casa mia» le fece notare lui, con la stessa calma. «Ma se ti dà fastidio…»
«Ma certo che no!» si affrettò a dire Sakura,
sorridendo radiosa. «Mi fa piacere, invece.»
Lo
superò per aprire il cancelletto, ed ebbe la fugace impressione di
vederlo arrossire un’altra volta.
Aperta
la porta di casa, Sakura lo prese sottobraccio e lo guidò dentro.
«Papà!
Touya!» chiamò a gran voce.
«Il
mostro è tornato» sentì che borbottava suo fratello, da
qualche parte intorno alla cucina, rivolto di certo al papà.
Shaoran
si voltò a guardarla con aria smarrita.
«Non
farci caso» sospirò Sakura. «Touya
è fatto così.»
«Tu
non sei un mostro» bisbigliò Shaoran, con voce appena udibile,
distogliendo subito gli occhi da lei.
Sakura
scoppiò a ridere.
«Maquanto sei
dolce, tu, Shaoran?»
«I…
Io?» Il viso del ragazzo divenne, se possibile, ancora più rosso.
«Eh…»
«Ehi,
mostro, con chi stai parlando?»
In
quel momento Touya si affacciò nell’ingresso. Quando
vide Shaoran, il suo sguardo si fece indagatore.
«Fammi
indovinare. È il ragazzo cinese, vero?»
«Si
chiama Shaoran» ribatté Sakura, sperando di incenerirlo con gli
occhi. «Sii educato con lui, capito?»
«Io
sono sempre educato, mostro.»
Touya si avvicinò. «Beh, piacere di conoscerti, Shaoran»
concesse con sufficienza.
Sakura
sbirciò l’espressione dell’amico, e constatò con
gioia che era pronto a tenergli testa.
«Piacere
mio.»
«Cosa succede, ragazzi?» Anche il papà li
raggiunse, ma ovviamente fu molto più gentile. «Oh… Immagino
che tu sia Shaoran… Benvenuto.»
Ops,
l’ho fatto di nuovo!! Sto interrompendo una
scena a metà…XDDai che stavolta non vi farò
aspettare tanto per il seguito!
Ringraziamenti:
Saku_cele: Sono felice che tu mi abbia
perdonato il ritardo della volta scorsa… Spero che sarai altrettanto
buona!!^///^Ehh ti capisco, anch’io vorrei tanto essere al posto
di Sakuracc… ehmmm,
di Sakura!>///<Grazie ancora, sono lusingata dall’averti emozionato nella
scena della caduta delle bende!! Un bacione!
Lady Maryon: Waaa
ma tu mi confondi!!^///^Temevo di aver scritto una storia
troppo smielata, non è la prima volta che lo dico… Ma sono davvero
contenta che ti piaccia!! Riguardo la tua domanda sull’ipotetica
partenza di Shaoran… Ehm…U///UOh, povero Shao!!…
Grazie ancora per tutti i tuoi commenti, un bacio!
Non so come chiamarmi: Carissima Ambra, sono
rimasta molto, molto colpita dal fatto che sei andata apposta a cercare la
recensione che avevi postato nell’altra ff, e mi
sono commossa nel constatare ancora una volta quanto sostegno stai dando a questa mia storia… Ma certo che ti
perdono, anzi imploro te di perdonarmi per la mia irregolarità con gli
aggiornamenti… E spero tanto che anche questi ultimi dieci capitoli ti
piacciano… Ti abbraccio forte, sei davvero unica!!
Dany92: Ebbene sì, ci vede!!XDSono
felicissima di averti entusiasmata con l’esito dell’intervento…
Ehh hai ragione, ora ci sono molte domande che si
profilano all’orizzonte… Spero di poter rispondere a tutte in breve
tempo!! ^___^Grazie mille per il tuo
dolcissimo commento! Bacioni! (Ah,
a proposito: grazie anche per aver letto e commentato la shot
su LizzieMcGuire!^///^Sei sempre gentilissima!!)
Stefola93: Kyaaa!! Grazie, grazie, grazie, grazie, grazie!!
Sul serio, non ho altre parole!!>///<
Saku068: So di
essere ripetitiva, ma davvero
non ho altre parole… Grazie mille!!^///^Un
bacio!
Sakurahime949: Sono felicissima, lusingata,
emozionatissima!!^///^E sono anche assolutamente d’accordo
con te: al diavolo le gelosie di Touya…
Però, come vedi, anche lui comincia a rendersi conto della situazione…
Mi sa che alla fine l’unica che non ci ha capito niente è Sakura, tanto per cambiare!! XDGrazie ancora per la tua
recensione, baci!
Un enorme
GRAZIE anche a tutti i lettori, e a chi inserisce la ff
tra i preferiti! ^____^
Ora,
e qui arrivano le note dolenti… Come metterla in maniera carina?… Beh,
nel prossimo capitolo non sarà proprio tutto così rose e fiori…
Voglio dire, per quanto mi riguarda, il ventunesimo è un altro dei miei
preferiti, ma lascia anche una sensazione un po’ amara in bocca…
Non voglio fare spoiler, soltanto prepararvi; anche perché temo che presto
mi odierete ancor più che per i miei ritardi negli aggiornamenti o per
la mia mania di interrompere le scene a metà…ç___ç
Ad
ogni modo, vi aspetto nel prossimo capitolo… fiduciosa! ^___^
Rieccomi! C’è
mancato davvero poco che non potessi aggiornare oggi…-___-Mia madre ha avuto la splendida idea di
mettersi a bazzicare su Internet e ho seriamente temuto che avesse compromesso
la mia tanto sudata connessione… Ma per fortuna è tutto a posto!^^Ecco quindi il ventunesimo
capitolo!
Dopotutto non era
andata male. Imbarazzo a parte. Tutto sommato, i Kinomoto si erano dimostrati
proprio come Sakura: non avevano mai indagato l’argomento dei suoi
occhi… Certo, quel Touya in effetti era stato un
po’ pungente; ma dopotutto Sakura aveva ragione: era il suo fratello
maggiore, era ovvio che fosse geloso di lei…
Però l’idea di causare la sua gelosia nei
confronti di Sakura era per lui molto
imbarazzante.
«Spero
che Touya non sia stato troppo seccante» gli disse la ragazza con ansia,
mentre uscivano da casa Kinomoto.
«No,
non preoccuparti» mormorò Shaoran, scrutando per l’ennesima
volta quel verde intenso che erano i suoi occhi.
«Meno
male» sospirò Sakura, sollevata, prima di assumere un tono
più deciso. «Ricordati questo, Shaoran: se ti senti in imbarazzo,
o arrabbiato, o che altro… devi dirmelo, hai capito? Perché
non voglio che tu stia male.»
Shaoran
guardò quella sua aria insolitamente seria, sentendosi arrossire.
Avrebbe voluto accontentarla. Ma come, come poteva ammettere che negli ultimi
tempi era lei a farlo sentire
continuamente in imbarazzo?
Scuotendosi,
cercò di sorriderle e annuì.
«Ehm…
Beh…» Sakura alzò lo sguardo al cielo, osservando il sole.
«Credo che ora tu debba rientrare.» Riportò gli occhi su di
lui. «Però…»
«Però…?» ripeté Shaoran,
incuriosito.
Lei
sbuffò, sistemandosi i capelli. Shaoran non riusciva a smettere di ammirarla.
«Però, vorrei tanto mostrarti solo un’altra
cosa… È una cosa che non può aspettare fino a domani»
mormorò Sakura, rilassandosi in un sorriso incantevole. «Tu che ne
dici? Oh, aspetta, fammi pensare: posso anche chiedere un paio di occhiali da sole a Touya…»
Per
un istante Shaoran si immaginò la scena: decise
che era meglio di no.
D’altro
canto, però, anche lui ci teneva a seguirla. Dovunque
volesse portarlo. Anche in capo al mondo.
Imbarazzato,
come se temesse che Sakura potesse intuire i suoi pensieri, si schiarì
la voce. Aveva trovato la risposta a quella domanda: no, decisamente
non era normale il fatto che lui si sentisse così.
«Non
importa» disse alla fine, in tono abbastanza fermo. «Te l’ho detto, va tutto bene. Cos’è questa “cosa” che non può aspettare?»
Il
sorriso di Sakura si fece più ampio, e anche più dolce.
«Shaoran…
Ti va di vedere la mia mamma?»
a
Il cimitero era
deserto. Un vento leggero smuoveva l’erba alta, facendo sì che con
i suoi lunghi steli accarezzasse le lapidi, in un
sussurro arcano. Shaoran si guardava intorno, senza trovare il coraggio di dire
nulla: c’era qualcosa nell’aria, una sorta di mistero, che lo
induceva a tacere.
Sakura
si chinò accanto ad una lapide bianca, in marmo, spostando le foglie che
il vento vi aveva lasciato cadere. Sollevò la testa e lo guardò,
con un accenno di sorriso.
Shaoran
si avvicinò e si inginocchiò al suo
fianco, leggendo la semplice scritta che recava il nome di Nadeshiko
Amamiya-Kinomoto, e soffermandosi poi sulla foto di una giovane e bellissima
donna.
Sakura
si chinò verso la lapide, con un sussurro che
però Shaoran sentì benissimo.
«Mamma,
questo è Shaoran, il mio migliore amico.»
Si voltò a guardarlo. «Shaoran, questa è mia madre.»
Lui
la fissò. Aveva parlato al presente, come se lei fosse lì, in
quel preciso istante, davanti a loro. E sorrideva. Proprio come le aveva promesso. Proprio come gli aveva
insegnato.
Di
fronte a tanta forza, Shaoran si sentì inerme.
Lasciò
scorrere di nuovo gli occhi sulla fotografia.
«Le
assomigli» mormorò.
Sakura
continuò a sorridere.
Lentamente,
Shaoran fece ciò che gli sembrava più giusto fare. Giunse le mani
e chinò il capo di fronte alla tomba di Nadeshiko Kinomoto.
«Grazie
per sua figlia. È la persona migliore che abbia mai
conosciuto.»
Quando sollevò di nuovo lo sguardo, vide che Sakura lo
guardava, pensosa.
«Perché?» gli chiese, molto piano.
Shaoran
sorrise. Non aveva difficoltà a rispondere a quella domanda. Si rivolse
di nuovo alla foto, come se non stesse parlando direttamente a Sakura.
«Perché dà tanto, senza
chiedere in cambio nulla.
Perché è in grado di condividere tutto
ciò che ha, anche se le fa male, senza aspettarsi nulla dagli altri. Perché sa capire senza chiedere, né sente mai
il bisogno di chiedere nulla, per non far soffrire nessuno. E… E
perché ogni volta che scaraventa a terra qualcuno, in quel qualcuno
resta un segno indelebile di lei, che è in grado di trasformarlo.»
Si interruppe, confuso da se stesso, rendendosi conto di aver finalmente
espresso ad alta voce ciò che sentiva quando pensava a lei.
Quando riuscì a voltarsi di nuovo verso Sakura, la vide con il
viso chino e un sorriso timido. Gli parve così bella che subito il cuore
prese a martellargli furioso contro il petto.
«Sai,
Shaoran…» Sakura bisbigliava, senza guardarlo. «Prima di
portarti qui, ho avuto un po’ paura. Non volevo che questa cosa ti
turbasse, che ti facesse ripensare… beh, lo sai… a tuo padre…»
Shaoran
continuò a guardarla, anche se le sue ultime parole gli scatenarono dentro un moto di emozioni.
«Ma…» La ragazza alzò finalmente gli occhi
su di lui. «Non mi sembri triste.»
Ci
pensò su. Aveva ragione; non si sentiva affatto
triste. Era da molto tempo che non si soffermava sulla tristezza di quel
ricordo. Del resto, anche nel momento esatto in cui era tornato a vedere, si
era reso conto di non sentirsi in colpa come avrebbe temuto. Ormai ne aveva avuto la conferma, aveva superato quel pensiero
fisso che lo manteneva ancorato al passato… E sapeva benissimo di chi fosse il merito.
Senza
fretta, osservando tutti i propri gesti, così come non poteva fare da un
anno, prese una mano di Sakura tra le sue.
«Ti
ricordi cosa mi hai detto in quella casa sull’albero?»
mormorò. «Mi hai detto che grazie alla
promessa che hai fatto a tua madre eri andata avanti sulla tua strada. A me
è successo qualcosa di simile, ecco tutto… Grazie a quella stessa
tua promessa, anch’io adesso vado avanti sulla mia strada. Farà
sempre male, lo so, ogni volta che guarderò indietro; ma da quando me
l’hai insegnato, da quando hai condiviso con me
la tua storia, riesco a guardare avanti.» La guardò negli occhi,
cercando le parole che meglio potessero esprimere
ciò che si agitava in lui. «È solo per questo motivo che
adesso posso guardarti in viso. È solo grazie a te che ho capito di
poterlo fare.»
Gli
sembrava che ci fosse ancora tantoaltro da dire…
Ma non sapeva bene cosa.
Sakura
gli strinse le mani, con il sorriso che Shaoran stava imparando a conoscere e
che lo incantava ogni istante di più.
«Io
condividerei di tutto con te, Shaoran» mormorò la ragazza,
«se solo servisse a farti stare meglio. Non ho mai sopportato di vederti
così freddo e lontano dal mondo, e ancor meno lo sopporterei adesso che
so quanto siamo vicini.»
Era
la prima volta che glielo diceva chiaramente, anche se, certo, aveva sempre
fatto di tutto per farglielo capire… Shaoran non
riusciva più ad emergere da quegli occhi verdi. Ma
in quel momento Sakura li distolse dai suoi, guardando il cielo di un azzurro
deciso. Solo allora Shaoran si rese conto di quanta luce ci fosse intorno a
loro.
«Oh,
no, così non va.» Sakura si alzò sulle
ginocchia e, senza lasciargli le mani, si scostò leggermente
dalla tomba di sua madre. «Vieni qui, Shaoran,
c’è più ombra.»
Il
ragazzo si ritrovò accanto a lei sotto il grande
ciliegio dai rami scossi dal vento, molto vicino alla lapide di Nadeshiko.
Provò un immediato sollievo agli occhi. E dire
che finora non gli avevano dato alcun fastidio.
«Mi
dispiace» gli disse Sakura, sconvolta, notando che si sfregava gli occhi,
«è colpa mia, non mi sono resa conto che…»
«Tranquilla.»
Shaoran la guardò di nuovo. «Hai… Hai detto
che condivideresti di tutto con me?»
Dopo
un solo istante, lei annuì, convinta.
«Allora…»
Shaoran appoggiò la schiena alla corteccia dell’albero e
tirò dolcemente Sakura a sé. «Mi parleresti un po’ di
tua madre?»
La
ragazza gli rivolse il suo solito sorriso luminoso, poi annuì ancora, chiuse gli occhi e scivolò con il viso contro il suo
petto.
Shaoran
la circondò con le braccia, studiando il modo in cui il calore della sua
guancia e del suo respiro gli provocavano un assurdo
batticuore, e sentendosi circondare dal suo racconto sommesso come da un
abbraccio di luce.
«La
mia mamma era bella, aveva un sorriso dolce e sapeva sempre di buono, e non
poteva fare a meno di amare…» sussurrava
Sakura, direttamente sul suo cuore.
a
Ormai si erano
lasciati la collina alle spalle, quando Sakura si fermò
e gli afferrò un braccio.
«Shaoran,
vieni da questa parte. C’è un posto qui vicino che devi
assolutamente vedere. Non preoccuparti, poi ti lascio andare a casa,
prometto!» lo rassicurò ridendo.
Sorpreso
dal suo movimento brusco, Shaoran barcollò e quasi le finì
addosso. Si raddrizzò subito, cercando di ricomporsi, e la
guardò.
«Che posto è?»
«Tu
vieni!»
Le
andò dietro lungo la strada opposta a quella di casa, mascherando dietro
uno sbuffo impaziente la sua gioia di poter stare ancora un po’ con lei.
Sakura
lo trascinò oltre un angolo… e si fermò.
Si
voltò a trapassarlo con quelle sue iridi di smeraldo puro, assumendo
un’aria complice.
«Ecco,
vieni più vicino… Così» mormorò attirandolo a
sé.
Shaoran
sentì un caldo inimmaginabile quando fu ad un
soffio da lei. Ma poi Sakura si scostò un po’, fece un’allegra giravolta e, incrociate le braccia,
sorrise.
«Guarda
che veramente volevo solo offrirti un gelato per
scusarmi» esclamò.
Shaoran
non capì. La fissò, smarrito.
«Eh?»
«Davvero…
Qui vicino ne fanno di buonissimi.»
E, così dicendo, Sakura sollevò un braccio e gli
indicò un punto dall’altra parte della strada. Sempre più
confuso, Shaoran si voltò e vide una gelateria.
Ebbe
un’illuminazione. Un marciapiede, un muretto, una gelateria… e
quelle parole…
Si
voltò ancora e constatò che Sakura si era avvicinata.
«È
esattamente qui che ti ho “scaraventato a terra”»
bisbigliò.
Il
ragazzo ricambiò il suo sorriso. Si guardò di nuovo intorno.
E così, era lì che era iniziato tutto. In quel
punto preciso, la sua vita era giunta ad una svolta. In quell’angolo di
strada, anche se allora non lo sapeva, aveva iniziato ad uscire dal buio. E tutto perché una sconosciuta gli era piombata
addosso… come un dono dal cielo.
Sentì
che Sakura gli prendeva di nuovo la mano e scendeva con la guancia sulla sua spalla.
Istintivamente abbassò lo sguardo su di lei: era così serena,
così vicina, così bella…
Distolse gli occhi, a disagio.
Per
un po’ rimasero immobili, l’uno accanto all’altra, sul
marciapiede vuoto. Infine Sakura si risollevò.
«Ora
devi proprio tornare a casa» gli disse.
«Sakura…»
«Sì?»
Shaoran
la guardò. Cosa poteva dirle? Che le era grato di tutto? Sarebbe stato ripetitivo. Che era
felice di essere con lei, al suo fianco, ora e sempre?
Sarebbe stato difficile. Accidenti, lui non era mai stato molto bravo con le
parole… E adesso che avrebbe voluto esprimere tutto ciò che
sentiva, e che forse andava oltre la sua “amicizia” per
lei… era ancora peggio.
Con
un sospiro, scosse la testa.
«Niente.»
Sakura
reclinò il capo da un lato, con un’espressione incuriosita che gli
inferse un colpo allo stomaco.
«Devi
dirmi qualcosa, Shaoran?»
«No.»
Il ragazzo scosse la testa con maggior vigore. «No, niente.»
Ma come sempre, lei sembrò capire da sola. Gli sorrise e, incamminandosi con lui verso casa, lo prese
sottobraccio.
«Non
serve che tu dica nulla» sussurrò.
«Lo so che a volte le parole non bastano.»
Shaoran
soffocò un altro sospiro. Questa volta non era così; questa volta
avrebbe tanto voluto parlarle, in
modo da mostrarle chiaramente quantolui… Ma no, no, era troppo confuso, non ne era in
grado.
Camminarono
più tranquilli, in direzione della villa, sotto un sole ormai cocente.
Finalmente
Shaoran poteva vedere da vicino il posto in cui era vissuto nelle ultime tre
settimane. Gli fece uno strano effetto guardare quella struttura grandiosa,
considerando quanto si fosse sentito sperduto
lì dentro: ora che vedeva l’imponenza della residenza della sua
famiglia, quel noto senso di smarrimento in lui sembrava intensificarsi. Ma stavolta aveva un appiglio: era proprio lì,
stretto al suo braccio…
Sakura
gli restò accanto fino al cancello, ma allentò la stretta quando furono davanti ai gradini
dell’ingresso.
«Beh…
Ci vediamo domani, Shaoran.»
«Non…»
Lui guardò le sue mani che si allontanavano, con un’immediata
fitta di rimpianto, mordendosi il labbro. «Non vuoi entrare?»
Sakura
scosse lentamente la testa, sorridendo.
«Per
oggi devi restare con tua madre. Non lasciarla sola. In questo momento,
è lei la persona che può e che vuole esserti più vicina.»
Shaoran
non resistette all’impulso di scostarle i capelli da quegli occhi puri.
«Anche tu…» mormorò.
All’improvviso
la vide abbassare lo sguardo. Possibile che anche lei si sentisse in imbarazzo?
Turbato, ritrasse la mano dal suo viso.
Sakura
tornò a guardarlo e, dopo un attimo, lo abbracciò.
«A
domani» gli ripeté nell’orecchio.
Shaoran
la strinse a sé per qualche istante.
Temeva
di sapere, ormai, cosa significasse quel nodo allo stomaco, quel vuoto che lo
riempiva, che aveva imparato a riconoscere anche quando era ancora immerso nel
suo buio…
Poi
Sakura si alzò sulle punte dei piedi, e gli sfiorò una guancia
con le labbra.
Shaoran
lasciò ricadere le braccia e rimase immobile, il fiato sospeso e la
mente svuotata.
La
ragazza si allontanò da lui, sorrise e gli voltò le spalle per
correre a casa.
Lui
non seppe mai quanto tempo passò prima che riuscisse a muoversi. La
prima cosa che fece fu sfiorarsi la guancia, e allora si scoprì la pelle
rovente.
Sentì
il bisogno di abbandonare le spalle contro una colonna; si passò una
mano tra i capelli, cercando di tornare a respirare normalmente. Ma perchédoveva
sentirsi così sconvolto? Aveva già abbastanza pensieri… Si era appena
ripreso dalle conseguenze di un intervento chirurgico. Aveva appena constatato
di potersi lasciare alle spalle i sensi di colpa dovuti al pensiero di suo
padre. Non era certo di poter affrontare anche questo. Aveva solo quindici anni, maledizione.
Soltanto
quando si fu più o meno calmato, Shaoran si
scosse e salì i gradini d’ingresso della villa che già da
un po’ riusciva a sentire davvero casa sua.
In
stato di trance, aprì il portone ed
entrò.
La
prima impressione che lo colpì fu l’odore: un profumo invitante
gli suggerì che il pranzo era già pronto, ed attendeva solo lui.
In secondo luogo fu colpito dalla vista dell’ambiente che lo circondava.
Quella doveva essere una delle più fastose delle ville appartenute a suo
padre. Infine, percepì la voce di sua madre, che risuonava felice e
commossa in un punto delle stanze più vicine.
Shaoran
si mosse in quella direzione, continuando a riempirsi gli occhi della vista del
suo mondo, ma con il pensiero costantemente rivolto alle labbra di Sakura sulla
sua pelle.
«Sì,
cara» stava ripetendo sua madre per l’ennesima volta,
«è andato tutto bene, benissimo… Certo che ne sono
sicura!»
In
quel momento il suo sguardo e quello di Shaoran si incontrarono:
il ragazzo era appena entrato nella stanza, che si rivelò essere un
salone decorato, con una lunga tavola imbandita. Wei non c’era, ma sua
madre era lì, al telefono; al vederlo si illuminò.
«Sei
tornato, finalmente!» lo accolse, senza allontanare il ricevitore dalla
bocca. «Vieni qui, tesoro; le tue sorelle
vogliono parlarti.»
Sorridendole,
Shaoran obbedì, ma gli sembrava ancora di camminare sulle nuvole.
Prese
il telefono dalla mano di sua madre, osservando il suo riso ancora commosso,
nel bel volto segnato da un anno di preoccupazione… Ma
un altro sorriso continuava a
splendere davanti ai suoi occhi.
«Pronto?»
mormorò confusamente nell’apparecchio.
«Shaoran!» La voce di Fei Mei
recava note di isteria repressa. In sottofondo, si
sentivano le voci concitate delle sue altre tre sorelle. «Oh, Shaoran!… Ssshh, zitte, state zitte,
voi… Shaoran, come stai? Tutto bene? Ora
è tutto risolto, vero?»
«Sì»
sorrise lui, ancora perso dietro visioni di fiori di ciliegio e occhi verdi.
«Direi di sì.»
«Sono così felice» proseguì la giovane,
«tutte noi lo siamo… Non vediamo l’ora di
riabbracciarti… Oh, sarà così bello ricominciare tutto, non
credi, Shaoran? Quando tu e la mamma sarete qui,
andrà tutto a meraviglia, ne sono certa…»
Ma ormai il ragazzo l’ascoltava appena.
Un
pensiero spaventoso si era fatto strada nella sua
mente.
Che strano. Si era completamente dimenticato che, dopo
l’intervento, sarebbero dovuti ripartire al più presto per Hong
Kong.
Si
era completamente dimenticato che tutto ciò che aveva vissuto lì
non sarebbe durato.
Quindi,
anche Sakura…
Sussultò quando si accorse che sua madre gli sfilava di
mano la cornetta del telefono. Alzò gli occhi su di lei, e capì
che intuiva cosa stesse pensando in quel momento.
«Sapevi
che sarebbe arrivato questo momento» gli sussurrò infatti.
Lui
continuò a guardarla, passando dal senso di sgomento a quello di rifiuto
totale.
«Shaoran?…
Shaoran?»
La
voce di Fei Mei risuonava ancora ansiosa, dentro il ricevitore che sua madre
stringeva; ma né la donna né Shaoran vi diedero
peso.
«Quando?» mormorò il ragazzo, contenendo un
fremito di collera.
«Molto
presto» ripeté Shaoran, amareggiato, come a sottolineare
l’idea, nel bisogno disperato di convincersi di poterla evitare. «Quanto
presto?»
La
donna abbassò lo sguardo.
«C’è
un volo tra dieci giorni.»
Dieci
giorni.
Tra
dieci giorni, avrebbe detto addio alla cosa più preziosa che avesse mai
avuto. Tra dieci giorni, avrebbe detto addio all’unica persona che fosse
riuscita a farlo rialzare dalle sue macerie.
Cosa sarebbe stato lui, d’ora in poi, senza Sakura? Come avrebbe potuto andare avanti, dopo aver abbandonato
l’unica ragione che lo sospingesse sulla sua strada, quella che lo aveva
allontanato da rimorsi e rimpianti per indirizzarlo alla speranza?
Shaoran
diede le spalle a sua madre e uscì dalla sala da pranzo, ad occhi
chiusi, come a rifiutare tutto.
Corse
su per le scale, riconoscendo grazie all’abitudine dei movimenti la
stanza che era diventata la sua.
La
stanza in cui le aveva raccontato la sua storia, in cui lei aveva pianto per
lui, in cui lei aveva fatto i compiti al buio, in cui
per la prima volta lui aveva sentito battere il cuore più forte per via
della sua presenza…
Shaoran
chiuse fragorosamente la porta e vi si appoggiò, scivolando seduto al
pavimento, prendendosi la testa tra le mani. Non sentì alcun bisogno di
guardarsi intorno. In quel momento, non voleva vedere. Voleva solo poter
cambiare le cose.
Non
poteva pensare di poter andare avanti senza Sakura.
Senza di lei, lui non sarebbe stato più nulla.
Eccoci qua…U///ULo so, il finale è un vero
peccato, soprattutto dopo tante scene in cui i due si “avvicinano”
sempre più (la mia preferita è quella della tomba, mi è
apparsa in sogno e mi è sempre sembrata una situazione molto dolce^^ )… Ma dopotutto è
così che andrebbero le cose nella realtà, no? È abbastanza
ovvio che i Li debbano tornare a casa… Credetemi, dispiace a me quanto a
voi! ç___ç
Ringrazio per le recensioni:
Sakurahime949: Ciau!
Sono contenta che ti sia piaciuto l’atteggiamento di Touya
nel capitolo precedente!^^In effetti
avevo voglia di farlo sembrare un po’ più ragionevole, una volta
tanto, anche se posso assicurarti che manterrà un certo livello di scorbuticheria (uao, ho appena
creato un neologismo! XD )…
Grazie infinite! Baci!
Lady Maryon: Ciau,
carissima Maryon!!^^Ihih,
hai ragione, prima o poi un bacio ci dovrà pur scappare…
Però con la tristezza che Shao prova in questo
momento… Uhm, non posso dire molto, mi dispiace! ^///^’Comunque ci sono ancora dieci
giorni prima che i Li partano, non si sa mai! XDGrazie mille, bacioni!
Saku068: Ciau!
Ehh hai ragione, Shao
è stracotto ormai…^///^E quella mezza intontita (anzi, senza il
“mezza”) di Sakura non se ne accorge…ç___çRibadisco la mia opinione: a volte
sembra che sia lei ad avere problemi di vista!-___-Sono felice che la storia continui
a piacerti, spero di non deluderti! ^^Un bacio!
Dany92: Kyaaah!
Sei gentilissima, Dany!>///<Ma davvero sei rimasta al buio?! XDOsshao,
pensa che anch’io ieri notte ho fatto cadere per sbaglio una pila di cd; ero
nell’oscurità più fitta (avevo appena spento il computer),
e non potevo accendere la luce per non svegliare mio fratello nella stanza
accanto (ho una porta semitrasparente, una vera disgrazia)… Inutile dire
che ci ho messo una vita a ritrovarli tramite il tatto!… Ehmmm, sto divagando. ^^’Cooomunque
(mi è capitato di vederlo una volta, troppo buffo! XD ), ti ringrazio davvero per il tuo dolcissimo
commento, e spero solo che l’imminente partenza di Shao
non ti rattristi troppo… Come ho detto, manca ancora un po’ di
tempo, e chissà cosa succederà per allora…^___^Bacioni!
Stefola93: Grazie mille per il
commento! Sono lusingata per averti commossa!^^
Saku_cele: CiauCele! (Da te nevica?! Meinvidiosaaa!! >.<No, dai, scherzo! ^^ )Hai assolutamente ragione, Sakura è una tonta completa; ma che ci vuoi fare, le
Clamp l’hanno fatta così…XPSono contenta che il cappy ti sia piaciuto,
grazie davvero! Baci!
Non so come chiamarmi: Ciau
Ambra! Non devi più preoccuparti: come Sakura ha
detto, il fatto che Shao abbia recuperato la vista
non cambia la loro amicizia! ^^Senza contare
che ormai Shao è decisamente troppo cotto per
farsi questi problemi (l’unico “cambiamento” in effetti
sarebbe questo)!! XDPerò Touya, d’altro canto, potrebbe ancora costituire una
minaccia: si sa, il lupo perde il pelo… No, un attimo, così sembra
che sto parlando di Shao! °___°Ehm, va bè,
insomma, ci siamo capite. ^^Davvero hai
deciso di non mettere nessuna storia tra i preferiti? Kyaaa,
ma allora sono ancor più onorata dell’entusiasmo che hai per la
mia ff!!^///^Spero di non averti delusa troppo
con le note dolenti di questo capitolo…ç___çGrazie come sempre! A presto, bacioni! (PS. Eh già, in tutto sono 30 capitoli,
quindi ci avviamo alla conclusione…)
Ringrazio
come sempre anche chi inserisce la ff tra i preferiti
e chi si limita a leggere! ^^
Riuscirà
Shaoran a farsi una ragione della partenza? Lo dirà
a Sakura? E lei capirà, una
volta per tutte, come sarebbe anche ora, il motivo dei momenti di imbarazzo
del suo migliore amico?… Lo scopriremo nella prossima puntat…
Ah, già, volevo dire nel prossimo capitolo!XD
Questo sarà un aggiornamento veloce; tanto per
cambiare, cause di forza maggiore mi costringono a tagliare corto, e mi sa che
stavolta mi conviene non contrariare il boss (mia madre-___- )… Spero che non me ne
vogliate!^^’
Ad ogni modo, ecco il ventiduesimo capitolo (uh-uh, la
citazione stavolta appartiene al mio
uomo! *///*Ehmmm,
non fateci caso, è una storia lunga, e per vostra fortuna non ho neanche
il tempo di raccontarvela :P ).
Tomoyo aveva
l’espressione di un gatto che avesse appena messo
gli artigli su un topolino.
«Capisco.
Quindi, non appena si è trovato in condizione
di poterti vedere, lui non ha fatto
che arrossire e cadere nel nervosismo per tutto il giorno; è
così?»
Sakura
sbuffò. Sapeva bene dove sarebbe andata a parare l’amica.
«Non
so nemmeno io perché te
l’ho detto!» gemette, mentre attraversavano il cortile.
In realtà lo sapeva eccome: aveva
semplicemente bisogno di parlarne apertamente con qualcuno. Ci aveva pensato per tutto il pomeriggio
precedente, e quella mattina si era alzata con in
testa quel pensiero. Come mai
Shaoran, che con lei era sempre stato tanto ironico –
sia prima di aprirsi, sia dopo aver accettato la sua amicizia –
all’improvviso aveva iniziato a manifestare
tanto imbarazzo? Che fosse ancora il pensiero della
famosa settimana che avevano trascorso insieme, al buio? Forse sì;
dopotutto Shaoran era un ragazzo molto dolce, di certo si sentiva ancora a
disagio al pensare a quelle giornate nella sua stanza…
Ecco,
proprio così, aveva solo bisogno di parlarne. Il
perché, però, le sfuggiva. E ora
si rendeva anche conto che forse Tomoyo non era stata la scelta migliore. Era
la sua migliore amica, certo, al pari di Shaoran; ma era veramente troppo ossessionata da quella bizzarra teoria
secondo la quale uomini e donne non potevano essere solo amici!
«Senti, Sakura, io avrei un’idea.»
«Ah,
le conosco, le tue idee.»
«Vuoi
ascoltarla o no?»
Sakura
sospirò e si fermò a guardarla, lasciando che gli altri studenti
le superassero.
«Sì.
Scusa.»
«Di
niente.» Tomoyo sollevò un indice, con aria solenne ma divertita.
«Il punto è questo: o gli piaci, o ha paura. O
tutte e due le cose.»
Sakura
si sentì avvampare. Decise di non soffermarsi sulla prima ipotesi.
«Cosa diavolo vorrebbe dire, che ha
“paura”?» balbettò invece.
«Ma sì…» Tomoyo aveva l’aria di chi
spiega ad un bambino che due più due fa quattro. «Ragiona, Sakura.
Questo ragazzo è cambiato, stando con te, giusto? Voglio dire, ti
è diventato amico, ha capito che non avevi pietà di lui, e via
dicendo… Ora, pensa solo questo: può darsi che, finché tu
rappresentavi l’unica persona in grado di scuoterlo, lui non si facesse
troppe domande sulla tua amicizia; ma forse ora potrebbe pensare che tu non hai
più motivo per stargli così accanto, che dopotutto potresti
tornare alla tua vita, che il vostro rapporto non sarà più tanto esclusivocome
era stato finora… Perciò, questa eventualità potrebbe
fargli paura, e renderlo nervoso quando è con te.»
Sakura la guardò a bocca aperta, chiedendosi se quella ragazza
fosse umana.
«Ne abbiamo parlato, in effetti» ammise. «Mi ha
chiesto se le cose sarebbero cambiate. Ma l’ho rassicurato, gli ho fatto
capire che per me non cambierà mai nulla, che non smetterò di
stargli accanto ora che saprebbe anche continuare da solo…»
Il
sorriso di Tomoyo si fece più ampio e sornione: il gatto si era appena
pappato il topo.
«Ma
allora è evidente, Sakura: per esclusione, gli piaci.»
Ti pareva.
«Ma che sciocchezza!»
Sakura scosse energicamente la testa, sperando di non essere arrossita come
credeva. «No, guarda, non è possibile. Sono sicura che
c’è dell’altro.»
«Se lo dici tu.» Tomoyo alzò le spalle, ma non
smise di sorridere. Si rincamminò verso la cancellata e di colpo
tornò indietro, rivolgendole un sorriso a trentadue denti. «Ma guarda che coincidenza! Indovina un
po’ chi c’è qui fuori!»
Sakura
si sentì sprofondare nell’imbarazzo, quando a sua volta raggiunse
la cancellata e guardò in strada.
Shaoran
era lì, con le spalle al cancello, esattamente come la prima volta che
l’aveva aspettata, il primo giorno di scuola: l’unica differenza erano i suoi occhi, che ora scorrevano interessati su e
giù lungo la fiumana di studenti che usciva dal cortile.
«Io
vado» sogghignò Tomoyo, sfiorando la spalla di Sakura. «Ci
vediamo domani.»
Sakura
non fece in tempo a voltarsi a guardarla; era già sparita dalla parte
opposta della strada principale, oltre il cancello.
Sospirando,
la ragazza si fece coraggio. Per colpa di quella mezza
matta di Tomoyo, ora stare con Shaoran sarebbe stato alquanto imbarazzante… Ma era comunque troppo felice che lui
fosse lì.
Si incamminò verso di lui, e in quel momento il ragazzo si
voltò a guardarla.
Le
rivolse quel suo sorriso dolce, lo stesso di quando
l’aveva vista per la prima volta, la mattina precedente, nella saletta
della clinica.
Sakura
ricambiò, senza più alcun imbarazzo,
correndogli incontro.
«Ciao,
Shaoran!»
«Ciao,
Sakura» le disse, allontanandosi dalla cancellata.
«E così sei venuto a vedere la mia scuola» rise
lei. «Non è che ti perdessi chissà
cosa, sai?»
Anche Shaoran rise. Sakura lo fissò. Ecco, adesso era
cambiato di nuovo! Era tornato naturale, come era
stato nei primi giorni della reclusione in camera… Solo quando fu
abbastanza vicina, vide un accenno di rossore sul viso dell’amico. Non ci
capiva più niente.
Si
scosse; dopotutto, importava solo che lui fosse lì.
«Ehi,
aspetta un momento…» esclamò all’improvviso.
«Shaoran, ma tu non dovresti andare in giro con gli occhiali da
sole?»
«Eh?»
Lui la fissò spiazzato; poi alzò un sopracciglio. «Ah. Hai
preso quel chirurgo proprio alla lettera.»
«Direi!
Insomma, perché ti ostini a
mettere a rischio i tuoi occhi, si può sapere?» sbuffò lei.
Shaoran
sospirò, esasperato.
«Sakura,
oggi il cielo è di un grigio compatto. Non corro nessun pericolo.»
Sorrise di nuovo. «Non puoi proprio fare a meno di preoccuparti per me,
vero?»
Prima
di rispondergli, Sakura alzò il naso al cielo, constatando che aveva
ragione: in quella giornata coperta, gli occhi di Shaoran non sarebbero stati
esposti a troppa luce.
Abbassò
gli occhi e rise colpevolmente.
«Va bene, hai vinto tu. Andiamo a casa insieme?»
Shaoran
annuì. Poi le tese una mano.
«Da’
a me la cartella.»
Sakura
rimase interdetta.
«Perché?»
«Come,
“perché”? Te la porto io, no?»
Sakura
continuò a fissarlo, ormai assolutamente sconcertata. Il silenzio si
protrasse tanto che alla fine Shaoran iniziò a mostrare segni di impaccio.
«Cosa c’è?» borbottò, nervoso.
«Beh…»
Sakura incrociò le braccia e inclinò la testa, meditabonda.
«Credevo che i gentiluomini fossero una specie in via di
estinzione… Ma credo di aver appena trovato l’ultimo
esemplare sulla Terra.»
Shaoran
lasciò cadere la mano; poi se la passò dietro la nuca, con aria
contrariata.
«Quanto la fai lunga!»
sbuffò. «Ti
ho solo detto che voglio portarti la cartella.»
Di
fronte a quel suo rossore, così maledettamente
tenero, Sakura si sciolse in una risata.
«Va
bene, scusa… Solo che sono colpita» confessò, sfilandosi la
borsa dalle spalle.
Il
ragazzo fece un mezzo sorriso, e gliela prese dalle dita. Quando
le loro mani si sfiorarono, Shaoran distolse in fretta lo sguardo…
dandole ancora una volta di che pensare.
Si incamminarono vicini, e Sakura constatò che Shaoran era
davvero molto strano: a volte era tranquillissimo, le parlava e rideva normalmente;
altre volte, specie durante i brevi sguardi che le lanciava, iniziava a
sbuffare in quella sua maniera seccata, arrossendo sempre più. Non
riusciva davvero a capirlo.
Erano
quasi in vista della casa di Sakura, quando lei approfittò di uno dei
suoi momenti di allegria.
«Allora»
gli chiese, «che cosa hai fatto ieri di bello, con tua madre?»
Guardandolo,
si pentì subito della propria domanda. Shaoran, infatti, si incupì all’istante. Si sistemò in
spalla la cartella di Sakura, in modo da non guardarla negli occhi
mentre le rispondeva in tono piatto.
«Niente.»
Sakura
lo fissò solo per un attimo. Quando si rese
conto che lui non aveva intenzione di aggiungere qualcosa, né di
spiegarsi, distolse lo sguardo.
Eccolo
qui, il problema. Doveva essere qualcosa che riguardava Yelan. Altrimenti
perché si sarebbe rabbuiato in quel modo, al parlare
di lei?
Sakura
avrebbe voluto aiutarlo, ma, come sempre, non si azzardò a forzare le
sue barriere: non voleva in alcun modo sembrargli troppo invadente; era sempre
stato lui a decidere se e quando svelarsi con lei, e anche stavolta lei lo
avrebbe aspettato. Sperava solo che Shaoran avesse capito, ormai, che con lei
poteva parlare liberamente di tutto.
Cambiò
argomento, mentre si avvicinavano a casa Kinomoto.
«Senti, Shaoran… Ti va di uscire, oggi?»
Il
ragazzo alzò la testa di scatto e la fissò sconvolto.
«C…
Cosa?»
Lei
ricambiò l’occhiata, senza afferrare il motivo della sua
meraviglia.
«Che c’è? Ti avevo detto
che dovevo mostrarti ancora tante cose, no?» Sorrise. «Allora? Che mi dici?»
Lo
vide rilassarsi impercettibilmente, anche se sulle sue guance permanevano delle
tracce evidenti di rossore… No, decisamente non
lo capiva proprio.
«Oh…» Shaoran sorrise impacciato. «Certo
che mi va.»
Felice,
Sakura si fermò di fronte a lui.
«Allora
passo da te alle sei, va bene?»
«Va
bene» annuì Shaoran, ancora un po’ teso.
«Ehm…
Shaoran…»
«S…
Sì?»
«Ora…
puoi ridarmi la cartella.»
Il
ragazzo annuì ancora, e gliela porse senza guardarla. Mentre
riprendeva la cartella dalla sua mano, nonostante si fosse ripromessa di non
forzare i suoi silenzi, Sakura non resistette: sollevò la mano libera e
gli voltò il viso, costringendolo a guardarla.
«Se c’è qualcosa che non
va» sussurrò, «sappi che io sono qui. Lo sai
che ci sono. Capito?»
Shaoran
avvampò. Per un istante la guardò in silenzio, e Sakura fu quasi
certa che stesse effettivamente per dirle qualcosa; ma alla fine lo
sentì ritrarsi bruscamente dalle sue dita.
«Sì.
Lo so.» Non la guardava negli occhi, ma lei sapeva che ci credeva
davvero. «A più tardi, Sakura.»
Con
quelle parole, Shaoran si voltò, allontanandosi verso la villa
giapponese dei Li.
Sospirando,
Sakura si rimise in spalla la borsa, girandosi per entrare in casa.
Non
lo capiva. Non lo capiva affatto.
Se c’era davvero un problema con Yelan, ad ogni modo perché aveva
di quegli improvvisi cambiamenti d’umore e di atteggiamento?
Sorrise
tra sé. Già una volta gli aveva detto di essere una grande testarda. E di certo nel
frattempo non era cambiata.
Se
lui non voleva parlarle, lei avrebbe fatto di tutto
per essergli ancor più vicina.
Non
che fosse curiosa… Voleva solo essere certa che lui si fidasse davvero di lei. Anche
ora che le cose erano un po’ diverse. Anche
e soprattutto ora.
a
Alle sei in punto,
Sakura era all’imbocco del vialetto della villa. Aveva trovato Shaoran
già fuori, e subito si era chiesta se per caso la verità fosse
che aveva semplicemente litigato con sua madre… Tuttavia le sembrava
inverosimile: proprio ora, dopo che ogni problema sembrava essersi risolto… Ma il ragazzo – c’era da
aspettarselo – aveva eluso qualsiasi spiegazione, e lei aveva ritenuto
più saggio non insistere per entrare a salutare Yelan e Wei.
Ora
Sakura respirava a pieni polmoni l’aria della spiaggia, intrisa di
salsedine. Accanto a lei, Shaoran scrutava impensierito la stessa distesa di
ghiaia sulla quale, durante il loro secondo incontro,
erano stati seduti vicini per qualche minuto.
Non
lo aveva portato lì per caso.
Sakura
si voltò a guardare Shaoran. Il vento gli frustava i vestiti, e i
capelli gli svolazzavano sulla fronte. Il suo sguardo sembrava lontanissimo,
perso dietro chissà quali pensieri.
«Ti
ricordi che cosa ti ho detto qui?» gli chiese, esitante.
Shaoran
la guardò di sottecchi, con un sorriso un po’ storto.
«Quell’esempio
assurdo sulle onde? Certo che me lo ricordo.»
Sakura
non poté fare a meno di scoppiare a ridere.
«Non
mi riferivo a quello.» Incrociò le braccia. «Fai uno sforzo, dai.»
Il
ragazzo chinò il viso. Alle sue spalle, il cielo del tramonto si faceva
sempre più rosso.
«Hai
detto che volevi essermi amica» mormorò,
e la sua voce si perse nel rumore del mare. «E che non era facile farti
cambiare idea.»
Sakura
annuì, sorridendo, e mosse qualche passo verso il bagnasciuga. Qui si
tolse le scarpe, lasciando che l’acqua le lambisse i piedi. Si sentiva
fissi sulla nuca gli occhi bruni di Shaoran; era una sensazione un po’
strana. Doveva ancora abituarsi al fatto che ora lui poteva vederla, anche di
nascosto…
«Sakura…»
Si
voltò, sorridendogli incoraggiante.
Shaoran
fece un passo verso di lei, smuovendo alcuni ciottoli, con un’espressione
indecifrabile.
«Hai freddo?» le chiese infine, dopo una lunga pausa.
Sakura
lo fissò, perplessa.
«No.
Perché?»
«È
che… mi sembrava che tremassi.»
Sakura
abbassò gli occhi: l’acqua era fredda, sì, ma lei non stava
tremando… Oppure aveva avuto un brivido senza accorgersene?
Scuotendosi,
tornò a guardare Shaoran.
«Dai, vieni anche tu.»
«No,
lascia stare» mormorò lui, improvvisamente imbarazzato.
«Cosa c’è? Hai paura dell’acqua?»
«Certo
che no… Io… Io non tollero il freddo» sbuffò Shaoran.
Sakura
sorrise allusivamente.
«Non
è un problema. Non dovrai togliere le scarpe.»
Prima
che potesse reagire, tese un braccio verso il suo e lo
tirò a sé.
Shaoran
si ritrovò con i piedi nell’acqua. Alzò di poco il viso e
la guardò di sotto in su, apparentemente
combattuto tra la furia e la voglia di ridere.
«Tu
sei pazza, lo sai?»
«Certo che lo so!» Sakura rise,
tranquillissima, e cambiò discorso. «Ehi, facciamo una corsa, Shaoran?»
Lui
la scrutò da vicino, confuso. Poi sbuffò, arrossì e
scrollò le spalle.
L’istante
successivo, si ritrovarono entrambi a correre sulla riva, ridendo. I loro
piedi, immersi nell’acqua fino alle caviglie, sollevavano alti schizzi. I jeans di Shaoran furono presto fradici fino al ginocchio,
ma lui non sembrava darvi peso. Ad un tratto, prese la mano di Sakura nella
sua, e le rivolse un sorriso.
Nell’arco
di quel breve sguardo, Sakura sentì qualcosa di indefinibile,
qualcosa di… nuovo.
Il
“qualcosa” la distrasse, e la indusse a mettere un piede in fallo.
«Sakura!»
Shaoran
si chinò pericolosamente su di lei, evitando per un soffio di caderle
addosso. Sakura lo guardò ridendo, incurante di essere finita in
ginocchio nell’acqua.
«Scusami,
non so cosa mi sia preso!»
«Sì,
non c’è dubbio» mormorò lui, ancora combattuto, a
poca distanza dal suo viso. «Tu sei completamente
pazza.»
«E ancora non sai cosa ti aspetta!»
Sakura
lo schizzò. Quasi subito, Shaoran ricambiò allegramente il gesto.
Forse
lei era pazza, ma lui certo era strano: quel giorno cambiava da un momento
all’altro!
Ma chissà cosa le era preso, poi, quando il suo sorriso
l’aveva incantata in quel modo…
a
Domenica 23 settembre
Quella stranezza
andava avanti da tre giorni. Alla domenica, Sakura era alquanto frustrata.
La
situazione era sempre più ingarbugliata. Una volta era rimasta scioccata
dalla freddezza di Shaoran; ma almeno, allora la sua costante
era proprio quella: la freddezza. Dal giorno della caduta delle bende,
invece, in lui non c’era più una “costante”. E quegli alti e bassi erano la cosa più
incomprensibile del mondo. Quando lei meno se
l’aspettava, l’allegria di Shaoran lasciava il posto
all’imbarazzo, l’imbarazzo al distacco, il distacco al rifiuto, il
rifiuto all’ironia, e poi di nuovo daccapo… La cosa più
strana era che, molto spesso, il cambiamento coincideva con un tentativo da
parte del ragazzo di dirle qualcosa.
Sakura
non si era data per vinta; sicura che prima o poi
Shaoran avrebbe trovato il coraggio di dirle quale fosse il problema, aveva
proseguito ad incontrarlo come se niente fosse. Quel giorno stesso, lo aveva
trascinato al Parco del Re Pinguino per presentargli i suoi amici.
«Perché mai dovrei venire?» aveva sbuffato
Shaoran, in una delle sue fasi di distacco.
«Perché a me farebbe
piacere» aveva risposto lei, paziente. «Dai, Shaoran, voglio che oltre ai
luoghi tu veda anche altre persone. Non credo che ti farebbe male, sai?»
E alla fine era riuscita a convincerlo. Seppur
vagamente a malincuore, Shaoran l’aveva seguita, cedendo anche alle sue
suppliche perché finalmente si decidesse ad indossare gli occhiali
scuri.
«Uao!» Sakura lo aveva stuzzicato
per tutto il tragitto fino al parco, in preda ad un serio attacco di risatine.
«Parola mia, straniero, così sei davvero irresistibile!»
Ripensandoci,
constatò Sakura, quello era stato il momento più altalenante
della giornata – e dell’intero periodo: mentre lei gli lanciava
quei commenti, Shaoran non riusciva più a destreggiarsi tra
l’imbarazzo, la seccatura e l’auto-ironia. Più che altro,
però, l’imbarazzo l’aveva avuta vinta.
Al
parco, Shaoran era rimasto perlopiù sulle sue. Solo gli interventi di
Sakura erano riusciti a coinvolgerlo nelle conversazioni, che grazie al cielo
non si erano mai soffermate su ciò che Shaoran aveva appena passato.
Sakura si era resa conto che i suoi amici – Chiharu, Yamazaki, Rika e
Naoko – erano rimasti tutti un po’ turbati da quello straniero
silenzioso; Tomoyo, invece, le aveva scoccato degli sguardi molto simili a
quello che le aveva rivolto Touya quando le aveva
detto che Shaoran aveva bisogno di lei…
Quella
sera, mentre si preparava per andare a letto, Sakura non riusciva a smettere di
pensarci: forse era stato un po’ avventato, da parte sua, circondare di
gente Shaoran in quel modo. Probabilmente lui si era sentito fuori posto; era
troppo presto, era ancora troppo diffidente, e a quanto pareva riusciva ad
essere se stesso solo con lei…
Sì, si disse guardando verso la
villa, dalla finestra della sua cameretta; era proprio il caso di chiedergli
scusa. E magari, allora, Shaoran avrebbe capito che lei voleva
soltanto fare qualcosa per lui. Forse le avrebbe anche detto
cos’era che in quei giorni lo turbava tanto, minando in modo così
repentino il suo umore.
Si
decise. Era molto tardi, e sapeva che avrebbe almeno dovuto avvertire il
papà, ma temeva che a quell’ora non l’avrebbe lasciata
andare. Invece lei doveva farlo adesso, subito: doveva scusarsi con Shaoran se negli ultimi giorni
lo aveva messo troppe volte in imbarazzo, se a volte non era riuscita a capirlo.
E doveva dirgli che, nonostante tutto, lei era
comunque lì, per lui. Che non era cambiato niente.
Doveva essere certa fino in fondo che lui lo sapesse,
che le avesse creduto quando lei glielo aveva detto, alla casetta
sull’albero.
Così,
in estremo silenzio, Sakura spalancò la finestra e,
uscita in terrazza, iniziò a calarsi lentamente e cautamente dal
balcone. Pian piano, arrivò fin sotto casa.
Alzò
il viso verso la finestra di suo padre, cercando di soffocare i sensi di colpa;
poi si voltò decisa.
La
luna illuminava il cammino per la villa, che si ergeva silenziosa e buia in
fondo alla strada, e sembrava soffermarsi in particolare sul balcone che lei
aveva notato una volta, fuori della stanza di Shaoran, come invitandola in
quella precisa direzione.
Beh,
sì, anche questo è un “capitolo cerniera”… Tra
l’altro si interrompe proprio prima di una scena
importantissima…U///UChe ci posso fare, è più
forte di me interrompermi sul più bello…
Ringrazio
velocissimamente per le splendide recensioni Ruka88, Sakurahime949, Saku068, Saku_cele, Dany92, Non so come chiamarmi e Lady
Maryon(gentilissime come sempre, ragazze! ^///^ ), nonché
tutti i lettori!
E
ora scappo, altrimenti il boss mi ridurrà in uno stato tale da impedirmi
di postare il prossimo capitolo…°-°
E
giuro che il prossimo vale proprio la pena di essere postato! ^^
La luna produceva
strani effetti di luci e ombre sul soffitto della stanza in cui lui aveva visto
soprattutto ombre. I suoi occhi ora erano liberi di scorrere su quelle strane
forme, e non si saziavano di riempirsi della vista di
tutto ciò che lo circondava; ma in realtà nulla di ciò lo
interessava davvero. Non da quando aveva capito che presto si sarebbe lasciato
tutto dietro le spalle.
Quegli
ultimi tre giorni insieme a Sakura erano stati durissimi. Non
solo perché ormai si sentiva arrossire persino al solo guardarla, ma
anche e soprattutto perché era consapevole di non riuscire assolutamente
a dirglielo. Molte volte era
stato sul punto di provarci, almeno; il primo giorno in cui l’aveva aspettata fuori dal liceo, quel pomeriggio alla spiaggia, e
anche quel giorno stesso, al parco, dopo che lui e Sakura si erano congedati
dagli amici della ragazza ed erano tornati a casa insieme. Ma non c’era
stato verso: ogni volta, con una sorta di puntualità snervante, gli
erano mancate le parole, e per mascherare l’attimo di impasse
era stato costretto a cambiare atteggiamento.
Si
odiava per ciò che stava facendo. Probabilmente, vedendolo prima
allegro, poi distante, poi ancora impacciatissimo, Sakura non sapeva più
che pesci pigliare. Ma lui non riusciva in alcun modo a prendere il coraggio a
due mani e a dirle che tra dieci giorni avrebbe dovuto
lasciarla…
No,
non tra dieci giorni. Tra una settimana.
Il
tempo passava, e lui non sapeva come parlarle. Sospirò, chiudendo gli
occhi, consapevole che c’era anche qualcos’altro
che avrebbe voluto dirle prima di salutarla per sempre…
Qualcosa che era ancora più difficile
da dire. E difatti, ancora non riusciva a dirlo nemmeno a se stesso.
Per
l’ennesima volta gli risuonarono nella mente le parole che Sakura gli
aveva rivolto il venerdì precedente, davanti casa sua.
«Se c’è qualcosa che non va…
sappi che io sono qui. Lo saiche ci sono.»
Era
ovvio: aveva capito subito che lui le nascondeva qualcosa…
Ma non gli chiedeva nulla, come al solito. Era così unica…
Così speciale, così maledettamente…
Rischiò
di sprofondare nel delirio che lo assaliva ormai tutte le notti, ma per fortuna
un secco rumore giunse a distrarlo.
Shaoran
aprì gli occhi. Il rumore proveniva da fuori, e si ripeteva. Era come se
qualcosa si muovesse sul tetto della
rimessa, appena sotto la sua finestra. Un gatto randagio? No, la sua presenza
non sarebbe stata così evidente. Ma era anche
vero che i suoi sensi, ormai, erano allenati a cogliere in modo distinto anche
il minimo fruscio.
Quando sentì anche un respiro umano, si convinse che il
qualcosa era un qualcuno.
Inizialmente
pensò ad un ladro; il suo primo istinto fu di
avvertire Wei o sua madre. Poi si trattenne: non parlava molto con nessuno dei
due, da un po’ di tempo; non gli andava di rivolgersi a loro per nessun
motivo. Così si alzò dal letto, su cui si era lasciato cadere
completamente vestito, e senza un suono si avvicinò alla portafinestra
aperta sulla terrazza.
Il
balcone era inondato dalla luce della luna. In quell’atmosfera di un
biancore quasi irreale, Shaoran si prese quasi un colpo al vedere una mano
aggrapparsi alla balaustra, da sotto il balcone, seguita da un’altra mano
e da una testa che rivelavano una figura fin troppo familiare…
«Sakura?!»
Shaoran
uscì in terrazza e la raggiunse, afferrandole le mani, nel timore che
cadesse.
«Si
può sapere che ti prende?» sibilò. «Adesso ti dai
alla scalata libera? Ma come diavolo ti viene in mente di…?»
Fu
costretto ad interrompersi, perché in quel momento, ormai in piedi
dall’altro lato del parapetto del balcone, Sakura alzò il viso, e
lui si ritrovò a meno di un soffio dal suo naso.
«Se mi vedesse ora, la mia prof di ginnastica sarebbe fiera
di me!» rise la ragazza, più tranquilla che mai.
Shaoran
si ritrasse bruscamente, sentendosi arrossire, ma non le lasciò le mani.
Sakura accettò la sua presa e gli si aggrappò, scavalcando
agilmente il balcone e atterrando con grazia accanto a lui.
«Mi
dispiace se ti ho spaventato, Shaoran»
mormorò nel mezzo della manovra, «ma dovevo assolutamente
parlarti, non potevo aspettare.»
«Parla
piano» la supplicò Shaoran, temendo che sua madre li sentisse
dalla sua stanza.
«Sì,
scusa.» Sakura abbassò la voce, ma non smise di sorridere, mentre
si scrollava la gonna stropicciata. «Dicevo che
devo proprio parlarti, e che devo farlo adesso.»
Rendendosi
conto che la teneva ancora per una mano, Shaoran la lasciò andare,
sempre più imbarazzato da quella situazione assurda. Cosa
diavolo poteva spingere Sakura a scalare la villa e arrampicarsi sul suo
balcone, per di più di notte?
La guardò negli occhi, scorgendovi il riflesso delle stelle, e
sentendosi mancare il suolo sotto i piedi.
«Che cosa c’è?» borbottò
nervosamente, sperando almeno che il suo rossore non fosse troppo evidente.
Il
sorriso svanì, lasciando il posto ad un’espressione un po’
contrita che lo fece sciogliere.
«Io…»
sussurrò la ragazza, abbassando lo sguardo. «Voglio chiederti
scusa.»
«So
di non essermi comportata molto bene, oggi.»
Sakura mosse un piede, sempre con gli occhi fissi a terra. «Credo che tu non ti sia sentito affatto a tuo agio, al parco, così
circondato da persone che non conoscevi… E non c’è solo
questo. Da quando ti hanno tolto le bende… Non so perché, ma anche
se notavo che spesso ti sentivi a disagio, non ci ho dato peso. Probabilmente
mi sono semplicemente detta che dopotutto non era
niente, e per questo ho continuato come se niente fosse. Ma mi rendo conto che
forse non avrei dovuto ignorare il tuo
imbarazzo.» Con un sospiro, tornò a guardarlo in viso.
«Voglio chiederti scusa se non sono riuscita a capirti come avrei voluto.»
Shaoran
continuò a fissarla, interdetto.
No,
così non era giusto. Non era lei
a doversi scusare.
«Ma
Sakura… Sono io che non sono riuscito a farti capire…» Si interruppe; doveva smetterla di parlare senza pensare.
Scosse la testa. «Mi dispiace. Sono io a doverti chiedere scusa.
Io… Io so di essere stato un po’ strano, in questi giorni…»
Sakura
sorrise lievemente, ma non disse nulla.
Shaoran
prese un respiro profondo: ora che aveva iniziato, doveva finire. Doveva essere
sincero con Sakura; doveva dimostrarle che la capiva,
capiva che lei voleva solo fare qualcosa per lui. Doveva, soprattutto, dirle la verità sulla propria “stranezza”.
Subito.
«Il
fatto è che…» mormorò, «c’è
qualcosa che devi sapere. Non ho saputo dirtelo, perché non sapevo come
affrontare la cosa, perché non riesco nemmeno a concepire che…»
Maperché doveva
essere così difficile e doloroso dirle addio?
Sakura
lo guardava, in attesa. Shaoran prese fiato, stavolta
senza distogliere lo sguardo.
«Presto
dovrò tornare a Hong Kong.»
Strinse
i pugni, deglutì, e aspettò la sua reazione.
Negli
occhi verdi di Sakura passò un lampo di sorpresa. Dopo qualche istante,
la sorpresa divenne lentamente accettazione.
«Oh.
Capisco.» Si sforzò di sorridere. «Non ci avevo pensato. Ma in effetti è giusto che tu torni a casa, ora
che…» Si morse un labbro; non era brava a fingere, lo sconforto le
si leggeva in faccia. «Voglio dire, è normale, in fondo è
lì il tuo posto, con… con il resto della tua famiglia…
E…»
Shaoran
la guardò con infinita tristezza.
Come farò senza di te?
Avrebbe
tanto voluto dirglielo…
Sakura
sospirò, e in quel sospiro fu evidente che la maschera stava cadendo. Fu con voce rotta che riprese a parlare.
«Mi
mancherai moltissimo, lo sai?»
Senza
parole, Shaoran osservò le lacrime nascere in quei suoi occhi
incantevoli, scorrere giù per le gote e andare a morire da qualche parte
ai loro piedi.
«Mi
mancherai moltissimo» ripeté Sakura, cedendo a poco a poco al
pianto. «Sei… Sei il mio migliore amico… E ti voglio
bene…»
Quelle
parole gli infiammarono l’anima.
D’impulso,
Shaoran mosse un passo verso di lei e l’abbracciò.
«Anche tu mi mancherai» mormorò, senza sapere
come continuare.
Sakura
affondò il viso nella sua felpa, stringendosi a lui e scuotendolo con
quelli che erano ormai singhiozzi disperati, e che gli arrivarono fino al
cuore.
Shaoran
chiuse gli occhi, smarrendosi in quel dolore che condivideva pienamente.
E intanto quelle parole lo torturavano ancora.
«Sei il mio migliore amico… E ti voglio
bene…»
Anche lui le voleva bene. Da morire. Più che come ad un’amica.
Era
questo a fargli più paura, e a rendere ancor più insopportabile
l’idea di lasciarla.
Immerso
in quella consapevolezza, rimase immobile a lungo, per un tempo indefinito.
Alla
fine fu Sakura ad allontanarsi lentamente da lui, asciugandosi le lacrime.
«S…
Scusami, Shaoran…» La sua voce era un fruscio. «O… Ora
torno a casa… Immagino che tu voglia restare
solo…»
No, no che non lo voleva. Non avrebbe voluto
stare mai, nemmeno un istante, senza
di lei.
Senza
riuscire a trattenersi, le strinse una mano.
«Resta…»
Al
suo mormorio confuso, Sakura alzò gli occhi, arrossati eppure più
belli di sempre.
«Non
posso…» mormorò di rimando, altrettanto confusa.
Ma Shaoran l’attirò di nuovo a sé, lentamente,
tra le sue braccia, in modo da non perdersi nel suo sguardo.
«Ti
prego, Sakura… È la sola cosa che ti chiedo. Resta accanto a me,
per stanotte…»
a
Non aveva idea di
che ora fosse; ma la luna era già lontana nel
cielo, perciò doveva essere passato molto tempo da quando aveva preso la
coperta dalla sua stanza e si era accucciato con Sakura sul balcone.
La
ragazza si era addormentata nel suo abbraccio, abbandonando il viso contro di
lui, proprio come quel giorno al cimitero sulla collina, quando gli aveva raccontato
di sua madre, all’ombra del ciliegio. Dormiva di un sonno agitato.
Shaoran,
dal canto suo, non riusciva ad assopirsi. Continuava a guardarla, la sua amica,
il suo miracolo, la persona più importante
della sua vita. Continuava a rifiutare tenacemente l’idea di lasciarla.
Sul
viso di Sakura c’erano ancora tracce di lacrime. Shaoran sollevò
lentamente una mano, asciugandole una guancia con delicatezza, per non
svegliarla. Al suo tocco, inaspettatamente, l’espressione di Sakura si distese, si fece più tranquilla.
Come farò senza di te?
Quanto avrebbe voluto parlarle di quel che
sentiva. Non doveva
essere così difficile: sarebbe bastato chiamarla dolcemente e, quando
lei avesse aperto gli occhi, chinarsi a sussurrarle nell’orecchio due
piccole parole che racchiudevano un universo di sentimenti…
Io… ti…
Perché ora lo sapeva, ora era in grado di
ripetersi mentalmente ciò che da tempo aveva stampato nel cuore,
già da prima di poterla vedere…
Ti amo…
L’amava
da sempre, pur non accorgendosene. L’aveva amata quando,
con quell’irrefrenabile voglia di ridere, dopo essergli precipitata
addosso, incurante della sua diversità da lei, gli aveva detto che
voleva essere sua amica. L’aveva amata quando
aveva iniziato a fingere di incontrarlo per caso, semplicemente per andare a
parlargli e per stare un po’ con lui. L’aveva amata
quando lo aveva portato lassù nel suo rifugio, nella casetta dei
suoi genitori, e gli aveva dimostrato che ci si può sempre rialzare con
un sorriso. L’aveva amata quando aveva pianto
sul suo ginocchio, dopo aver ascoltato la sua storia di buio, piangendo solo
perché finalmente lui aveva calato le difese. L’aveva amata quando si era presentata da lui, la mattina
dell’intervento, e quando aveva convinto sua madre a lasciarla entrare
nella sua camera completamente oscurata. L’aveva amata
quando finalmente aveva visto per la prima volta, e come prima cosa, i
suoi occhi di un verde che, ora lo sapeva, era di speranza. E
l’aveva amata quella sera, vedendosela comparire sul balcone per
chiedergli scusa, avendo l’unica colpa di volergli stare vicina. E
l’aveva amata mentre la vedeva piangere per il
pensiero di perderlo. E l’amava adesso, che era
immobile tra le sue braccia, senza avere la minima idea di quanto gli facesse
battere forte il cuore.
E
avrebbe davvero voluto essere in grado di dirglielo… Ma non era
sicuro di riuscirci.
Senza
contare che forse, a quel punto, non sarebbe servito a niente.
Shaoran
sospirò, chinandosi su di lei fino a sfiorarle i capelli con la fronte.
Come
poteva anche solo pensare di poter lasciare la persona
che amava, la ragazza che gli aveva insegnato di nuovo a vivere?
Senza
di lei, sarebbe tornato inesorabilmente nel buio…
Rimase
così, fermo sul suo viso, finché pian piano scivolò in un
sonno inquieto.
Evviva!!
Shao ha finalmente aperto gli occhi in tutti i sensi! Festeggiamooo!!
XD
Questo
è un altro dei capitoli che mi è
piaciuto di più scrivere, e spero solo che per voi sia stato altrettanto
piacevole leggerlo… anche se è un po’ troppo discorsivo e
succede ben poco!^-^
Ringrazio
per le recensioni:
Saku068: Ciau!
Grazie mille per i tuoi complimenti, sono felice che ti sia piaciuto lo scorso cappy, a dire il vero temevo che
fosse un po’ noioso!^///^Sono perfettamente
d’accordo con te, Sakura è una tonta
totale; ma lascia che ti dica una cosa… La sua “tontaggine”
non durerà ancora a lungo…X3Dopotutto la ff sta per finire, e lei non può continuare a fare
la scema per sempre, no?! :DUn bacio!
Saku_cele: CiauCele! Grazie mille anche a te!!^^Ripeto, Sakura
è davvero un caso disperato, ma… Vedi sopra!!!XDBaci!
Dany92: CiauDany! Mi spiace di non aver ancora postato il momento
del bacio che aspetti…ç___ç Spero che il capitolo ti sia piaciuto
comunque! ^///^Colgo l’occasione per
ringraziarti anche per il commento alla mia prima shot
su KingdomHearts: sono
lusingata e commossa dal fatto che sia stata la prima yaoi
a piacerti, soprattutto perché anch’io non ho mai amato
particolarmente lo yaoi prima di conoscere quel pairing, che mi ha letteralmente stregata!! *///*E non preoccuparti, anch’io
so ancora poco di quel videogioco…:PSei stata gentilissima! Grazie
ancora, per tutto! Bacioni!
Sakurahime949: Waaa!! Pensi davvero che potrei pubblicarla addirittura in un
libro?? Ma allora il mio sogno di fare la scrittrice
non è del tutto infondato!!*///*Ti ringrazio all’infinito e
oltre!! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione!
Revelation80: Yay!
Benvenuta tra i recensori!!^///^Non so come ringraziarti,
davvero, per aver deciso di commentare!! Sono felice che la storia ti piaccia! Beh,
sì, Sakuracc… ehmmm,
volevo dire Sakura… mi è venuta ancora
più tonta che nell’anime – se possibile
– ma non ho potuto farci niente! Temo che la mia sia solo invidia…>///<Shaooo… Lascia
perdere quella scemaaa…Ooops,
mi sono lasciata andare! ^^’Grazie ancora
per i complimenti! Un bacio!
Sakurabethovina: Umpa-chan!^///^Ma sei stata dolcissima a
recensire!! Non so come ringraziarti!! Spero di
sentirti presto; purtroppo ultimamente MSN mi fa i capricci, ci sto litigando
anche ora che sto scrivendo…ç___çMaledetto! Ti mando mille baci e abbracci,
Rita carissima!!
Ringrazio
ancora come sempre tutti i lettori, chi inserisce la ff
tra i preferiti, e Te che non smetterò mai di ringraziare…
Vi
aspetto al prossimo capitolo, dove si vedrà la reazione di Sakura alla prospettiva della partenza diShaoran!
Vi chiedo immensamente scusa per avervi fatto aspettare
ancora. Purtroppo il mio maledetto pc è come
il traffico: funziona a giorni alterni. Ancora una volta mi inginocchio
davanti a voi e mi cospargo il capo di cenere. u___u
Spero che questo capitolo possa farmi perdonare!^///^’
E
raccoglierò i tuoi fiori che per
strada perderai
E
seguirò il tuo volo senza interferire mai
Perché
quello che voglio è stare insieme a te
Ron,
Non abbiam bisogno di parole
Lunedì 24 settembre
Sentiva una
sensazione di calore, di sicurezza, quella che doveva provare un naufrago
appena giunto al porto che cercava. Forse stava sognando. Si decise a sollevare
le palpebre, scoprendole più pesanti del previsto, e si svegliò
del tutto quando si ritrovò seduta contro un
muro e stretta in un abbraccio, con un viso molto vicino al suo. Il viso di
Shaoran.
Per
un istante si soffermò sui tratti del ragazzo cinese, ancora
addormentato. Il suo sonno sembrava nervoso, gli occhi recavano segni di insonnia; Sakura ebbe la netta impressione che avesse
dormito pochissimo. Continuando a guardarlo, sentì piombarle addosso il ricordo della notte appena trascorsa.
Sprofondò
di nuovo nella tristezza. Era stata una stupida
a non pensare nemmeno lontanamente che, dopo l’esito
dell’intervento, Shaoran sarebbe tornato in Cina. Ora si ritrovava del tutto impreparata alla cosa. Sarebbe stato
difficilissimo dirgli addio; si era coinvolta troppo, lui era diventato il suo
migliore amico, e adesso lei era costretta a perderlo. Probabilmente per
sempre.
Non è giusto.
Quanto
faceva male…
In
quel momento Shaoran si mosse, con un gemito sommesso. I loro visi erano ancor
più vicini. Sakura si sentì colta dall’imbarazzo, e si
affrettò a voltare la testa, non capendo cosa le prendesse ora…
Immobile
tra le sue braccia, con il suo respiro tra i capelli, rivisse tutto ciò
che si erano detti quella notte.
Così,
Shaoran era stato strano per tutto quel tempo perché non sapeva come
affrontare il discorso della sua imminente partenza. Evidentemente anche lui
soffriva all’idea di lasciarla. Sakura rivide nitido nella mente il suo
sguardo addolorato, mentre lei si sforzava di accettare la cosa. Sì, di
certo faceva male anche a lui. Erano troppo vicini, ormai; come potevano andare
avanti, se divisi?
Non
era solo una questione di ciò che lei
aveva rappresentato per Shaoran. Non c’entrava solo il fatto che lei era
stata l’unica persona di cui il ragazzo si fosse fidato, in quel momento
durissimo della sua vita. In realtà c’era anche ciò che
rappresentava lui per lei. Lo aveva
visto aprirsi, sorridere, cambiare, e questo solo per lei, per Sakura: non
poteva ignorare tutto questo, la sensazione di realizzazione che Shaoran ormai
le faceva provare con un semplice sguardo. Proprio come aveva detto a Yelan,
anche lei aveva bisogno di lui…
Ma adesso sarebbe cambiato tutto…
Sentì
un altro gemito, e Shaoran aprì gli occhi, posandoli su di lei.
Smascherata
dal suo sguardo, Sakura si sentì stranamente arrossire.
«Ciao»
mormorò lui, la bocca ancora vicina ai suoi capelli e la voce impastata
di sonno.
«Ciao»
si sforzò di sorridergli Sakura.
Solo
in quel momento, rendendosi conto che era l’alba, la ragazza si
ricordò che avrebbe dovuto essere nel suo letto.
Sciogliendosi
dalla sua stretta, scostò in fretta la coperta e scattò in piedi.
«Devo
andare» farfugliò, «se mio padre scopre che non sono a casa,
gli viene un colpo!»
Si
avvicinò alla balaustra del balcone. Alla luce del sole nascente,
tornare a casa tramite lo stesso percorso dell’andata sarebbe stato molto
più facile. Scavalcò il parapetto, e quando vi fu a cavalcioni si
voltò di nuovo a guardare Shaoran.
Anche
il ragazzo si era alzato, ora perfettamente sveglio;
era arrossito un po’, come se si fosse reso conto di colpo di aver
dormito all’aperto abbracciato ad una ragazza…
Sakura
scosse la testa, nervosa. Che diavolo di pensieri si
stavano affacciando alla sua mente sconvolta? Già, probabilmente era lo
shock. Eppure, non poté fare a meno di sentirsi in imbarazzo
quando Shaoran fece un passo verso di lei.
«Sakura,
io…» Si schiarì la voce, arrossendo ancora. «Mi
dispiace… Non voglio che tu abbia problemi con tuo padre e tuo fratello…»
«Stai
tranquillo.» Sakura gli rivolse un sorriso forzato, poi
abbassò la voce fino ad un sussurro. «Vedrai che troveremo
una soluzione, Shaoran. Io… Io non voglio rinunciare alla tua amicizia. Sei troppo importante per me.»
Si
morse un labbro, confusa; le sue parole suonavano strane alle sue stesse orecchie. Però lo
pensava davvero, di questo era sicura.
Distolse
lo sguardo, portò anche l’altra gamba al di
là del parapetto e, senza guardarlo, mormorò quella stessa
frase che gli aveva rivolto già quella notte, tra le lacrime.
«Ti
voglio bene.»
Per
qualche motivo, ripetergliela alla luce del giorno fu
più imbarazzante di quanto fosse stato pronunciarla nella penombra, con
gli occhi offuscati dal pianto…
Senza
osare alzare lo sguardo sul viso di Shaoran, Sakura si calò dalla
balaustra, posò i piedi sul tetto della rimessa e, afferrando il ramo di
un albero vicino, saltò a terra.
Corse
verso casa senza voltarsi indietro, chiedendosi come mai avesse avuto la
sensazione che Shaoran volesse dirle qualcosa di importante,
e soprattutto perché il cuore,
fin dal momento in cui lui aveva aperto gli occhi, le facesse tanto male.
a
Rientrò
dalla finestra che aveva lasciato aperta, lentamente e in silenzio. La casa
taceva; non sembrava che il papà né Touya si fossero già
alzati. Con un sospiro, Sakura crollò sul letto.
Il
suo pensiero era costantemente rivolto a Shaoran. Non poteva, non riusciva a pensare che lui se ne andasse. Sapeva che era giusto, che era ovvio, che lui
doveva tornare con sua madre dalle sue sorelle, a casa
sua; ma soffriva lo stesso. Accidenti, se soffriva. Si
sentiva distrutta dentro, annientata.
Non
avrebbe più passato i suoi pomeriggi con lui, non avrebbe più
visto il suo sorriso dolce, non si sarebbe più chiesta il perché
dei suoi silenzi e del suo imbarazzo…
Ma come poteva succedere? Ormai erano come una persona sola; per
lei era inconcepibile l’idea di ritrovarsi di colpo senza di lui. Non riusciva più nemmeno a ricordarsi come
passava il suo tempo prima dell’arrivo di quello
straniero dagli occhi vuoti che lei si era messa in testa di aiutare.
Gemette,
prendendosi la testa tra le mani e mordendosi le labbra a sangue per non cedere
di nuovo alle lacrime. Non poteva permettersi di piangere. Doveva restare
lucida; doveva trovare una soluzione, proprio come
aveva detto a Shaoran: doveva trovare un qualsiasi
modo per evitare tutto quel dolore…
Si
scosse, imponendosi di alzarsi. Tra poche ore avrebbe dovuto essere a scuola, e
lì cercare di comportarsi come al solito, per
non preoccupare Tomoyo e gli altri suoi amici. Forse passare a salutare come di
consueto sua madre le avrebbe snebbiato la mente.
Sakura
aprì piano la porta e si diresse in cucina, anche se si sentiva lo
stomaco chiuso.
Al
tavolo, con i capelli scarmigliati e un’aria truce, intento a mescolare
lo zucchero in una tazza di latte, sedeva Touya.
Quando lo vide, Sakura sobbalzò. Suo fratello sapeva sempre
cavarle di bocca qualsiasi cosa; era certa che non sarebbe riuscita a
nascondergli che quella notte non era stata nella sua stanza. No, un momento:
sarebbe bastato non restare con lui il tempo sufficiente a fargli capire
qualcosa… Già, avrebbe arraffato al volo qualcosa da mangiare e
poi sarebbe corsa via, al cimitero, dalla mamma.
Decisa,
Sakura entrò in cucina.
«Buongiorno,
Touya.»
Si
sentì i suoi occhi addosso, attenti a tutti i suoi movimenti, mentre si
dirigeva sicura alla credenza per recuperare le fette biscottate.
«’Giorno, mostro.»
Sakura
si ritrovò a risentire le parole di Shaoran, il giorno in cui era venuto
a casa sua.
«Tu non sei un mostro.»
Si
riscosse a fatica dal pensiero dell’amico, e si cacciò in bocca
una fetta biscottata, chiudendo l’anta della credenza. Sempre senza
guardare Touya, si voltò verso la porta.
«Vado
dalla mamma.»
Il
tintinnio del cucchiaino nella tazza si arrestò di botto.
«Davvero?
Non vai dal cinese, invece? Ah, no, dimenticavo che ci sei stata tutta la notte.»
Sakura
rischiò di soffocare. Iniziò a tossire, mentre si voltava
atterrita a guardare suo fratello. Touya ricambiava con uno sguardo
indecifrabile.
«E tu che ne sai?» sbottò
alla fine Sakura, ritrovando il fiato. «Cos’è, mi hai
spiata?»
«Ti
ho vista per caso, dalla mia finestra» rispose il giovane, in tono
insolitamente pacato. «E comunque
non c’è bisogno che ti scaldi tanto, mostriciattolo. Pensa se
papà sapesse che passi le notti ad arrampicarti
sui balconi altrui…»
La
ragazza rabbrividì. Aveva visto proprio tutto…
Terrorizzata, si riavvicinò al tavolo.
«Ti
prego, non dirglielo» lo implorò. «Non ho fatto niente di
male.»
Touya
sembrò soppesare la cosa, mentre la scrutava dall’altra parte del
tavolo, con la guancia abbandonata su una mano.
«Facciamo
così, sorellina: io non dico nulla al papà, se tu mi dici
cos’è che ti ha trattenuta dal cinese fino all’alba. Ho come
l’impressione che laggiù qualcosa ti abbia
sconvolta al punto da farti perdere la cognizione del tempo. È
così?»
Sakura
sospirò. Ecco, come volevasi dimostrare: Touya aveva
iniziato a giocare al detective. E come al
solito, avrebbe vinto.
Scivolò
a sedere di fronte a lui, passandosi una mano tra i capelli.
«Sì,
è così» ammise tristemente. «Shaoran mi ha… Mi
ha detto che sta per tornare in Cina. Poi mi ha
chiesto di restare con lui…» Abbassò il viso, sentendosi
arrossire. «Non volevo far preoccupare nessuno, Touya; volevo
solo stargli accanto. Io… Io non sopporto l’idea che lui… se
ne vada…»
«Ho
capito.»
Con
sua immensa sorpresa, il tono di Touya non era affatto
sarcastico. Lo sbirciò di sotto in su e
constatò che anche la sua espressione era molto seria.
«Non…
Non sei arrabbiato?»
«Diciamo che sono realista.» Suo fratello alzò
gli occhi al cielo. «L’ho capito da un pezzo, ormai, che non ti
saresti mai più tolta quel ragazzo dalla testa. Certo, non faccio salti di gioia, ma lo capisco. Resta da vedere se hai
capito tu… almeno ora che lui
sta per partire.»
Confusa
dal suo discorso, Sakura lo fissò.
«Che cosa vuoi dire?»
Lui
la guardò apertamente in viso, sollevando un sopracciglio.
«Andiamo,
Sakura, mettici un po’ di impegno. Possibile che
in questo momento tu non sappia andare oltre il tuo dolore?»
«Oltre
il mio dolore?» Dopo un istante, Sakura sospirò. «Non ti
seguo, Touya.»
«Non mi sorprende affatto.» Touya sbuffò, e il
suo sguardo divenne quasi rabbioso. «Senti, sorellina, rispondi alla mia
domanda: che cosa provi, quando sei
con Shaoran?»
Sempre
più perplessa, Sakura rifletté. Sapeva bene cosa provava con lui;
quel senso di euforia, la consapevolezza di essere in
compagnia di una persona che era stata in grado di rialzarsi, la certezza di
essere intimamente legata a lui… Però…
«Non
saprei spiegartelo a parole» mormorò infine, scuotendo la testa.
«Bene.»
Touya sembrava capire perfettamente, e questo la sorprese ancora di più.
«E tutto ciò per te è irrinunciabile, dico bene?»
«Certo che lo è!»
sbottò Sakura.
«Te l’ho detto, non posso tollerare il fatto di dovergli dire
addio… Io… non so come farò senza di lui, senza quel suo
sguardo che è tornato ad animarsi, senza…» abbassò la
voce, «senza i suoi abbracci… senza la sensazione di essere
totalmente completa, insieme a lui…» Si interruppe di colpo, confusa dalle
proprie parole.
«Cominci
a capire, allora?» sospirò Touya, incrociando le braccia.
E Sakura capì davvero.
Capì
che, oltre la tristezza, oltre il dolore, oltre l’amicizia, c’era
qualcos’altro.
Quel
“qualcosa” c’era sempre stato, anche se lei non se
n’era mai resa conto. C’era stato quando
si era ritrovata addosso a quello straniero e subito aveva provato il desiderio
di penetrare le sue barriere, di fargli capire che anche lui poteva trovare la
speranza di andare avanti. C’era stato quando
lei aveva iniziato a fingere di incontrarlo per caso, semplicemente per andare
a parlargli e per stare un po’ con lui. C’era stato
quando gli aveva mostrato se stessa, nella casetta sull’albero,
senza aspettarsi nulla in cambio. C’era stato quando
lui aveva ricambiato la sua fiducia, raccontandole la sua storia di buio e
smarrimento. C’era stato in quella settimana in cui lei non aveva esitato
a passare tutto il suo tempo con lui in una stanza senza luce, solo per
dimostrargli che anche allora gli era vicina. C’era stato
quando lo aveva visto uscire definitivamente dalle tenebre, riaprendo
gli occhi sul mondo. E c’era stato quella notte,
quando lui l’aveva fatta piangere, ma poi l’aveva stretta a
sé. E c’era stato quando lei gli aveva
rivolto quelle parole, quel “Ti
voglio bene” che tanto l’aveva confusa. E
c’era stato quella mattina, quando sotto il suo sguardo lei si era
sentita arrossire.
All’improvviso
ne era talmente consapevole
che si sentì girare la testa.
Guardò
Touya, senza vederlo davvero, e lo sentì mormorare poche parole.
«L’ho
capito subito, Sakura. Ma tu… Proprio tu sei stata tanto cieca da non accorgerti minimamente di quello
che c’era dietro la tua voglia di stargli accanto…»
Aveva
ragione. Aveva maledettamente ragione… Ma ora
sapeva.
Il
cuore le batté più forte, proprio come quella mattina sul balcone
della villa, mentre finalmente Sakura chiariva con se stessa di essere da sempre innamorata di LiShaoran.
Yattaaaa!! Grande Sakura,
finalmente le fette di prosciutto sono cadute!!! E
grandissimo Touya!!!XD
Cosa
non darei per avere un fratello così!… Spero davvero che abbiate
apprezzato il suo ruolo in questo capitolo: come è
già successo in precedenza, mi è piaciuto renderlo per una volta
una sorta di “aiutante”, che facesse aprire gli occhi a quella…
a quella ragazza, insomma. -___-Personalmente, Touya lo preferisco così!
Ok,
ancora una volta vi ringrazio velocemente, perché purtroppo le ben note
cause di forza maggiore sono all’opera…u___u
Ringrazio
perciò per le recensioni saku068,
Sakurahime949, saku_cele, revelation80, Dany92 e sakurabethovina, nonché tutti i lettori e chi inserisce la storia tra
i preferiti! ^///^Grazie, grazie,
grazie di cuore!
Mi
auguro di aggiornare più regolarmente, la prossima volta…^^’
Erieccoci!
Stavolta sarà davvero un capitolo breve; ho dovuto interrompere la scena
perché nel bel mezzo interveniva il punto di vista di Sakura, e secondo lo schema iniziale la storia prevedeva un
solo PoV per capitolo. Perciò, dato che sono
una maniaca perfezionista in quanto a schemi vari, purtroppo vi toccherà
leggere soltanto tre paginette… Il che potrebbe
anche essere un bene, dipende se la storia continua a piacervi o no…^^’
Anche quel giorno, il cielo era coperto. Oltretutto c’era aria di tempesta: il mare era agitato, le
onde si frangevano con fragore sulla riva e sugli scogli. In spiaggia
non c’era nessuno, a parte lui.
Shaoran
era seduto nello stesso punto in cui, come Sakura gli aveva mostrato, la
ragazza era andata a cercarlo per la seconda volta. I suoi pensieri erano un
turbine che non aveva nulla da invidiare a quello delle onde dinanzi a lui.
Erano
passati tre giorni e mezzo, novantaquattro lunghe ore, da quando sul balcone
della villa, sotto la luna, l’aveva guardata negli occhi e le aveva rivelato il motivo della sua recente inquietudine.
Novantaquattro ore, e ancora non riusciva a togliersi dalla pelle la sensazione
delle lacrime e dell’abbraccio di Sakura.
Quanto
faceva male…
In
quei tre giorni, la ragazza aveva continuato ad incontrarlo con la solita
regolarità; era evidente che cercava di andare avanti come se niente
fosse, ma Shaoran si era accorto di alcuni lunghi
silenzi, nei loro incontri, assolutamente inediti da parte sua. In più,
Sakura aveva anche iniziato ad evitare i suoi sguardi. Nonostante
la studiata allegria, non poteva impedirsi di soffrire, e lui certo non le dava
torto. Solo che vederla così triste e confusa era
ancora peggio che limitarsi al dolore di doverla perdere.
E non c’era solo questo, a turbarlo. Si era reso conto di
non averle detto la data esatta della sua partenza; del resto, ancora non se ne
sentiva in grado. Se glielo avesse detto, sarebbe stato ancor più
definitivo, ancor più inevitabile, ciò che stava per accadere… Ma intanto il tempo passava, avvicinando in
modo inesorabile quella domenica in cui avrebbe dovuto dire addio a Sakura, senza
che lei nemmeno sapesse quanto tempo restava loro.
Senza
che sapesse che lui l’amava.
Shaoran
affondò il viso tra le braccia che teneva
strette intorno alle ginocchia, con un’istintiva fitta di dolore allo
stomaco, al ripetersi quelle parole che tanto avrebbe voluto dirle, ma che
tanto sarebbero state difficili e inutili.
Ti amo…
Stare
con lei era diventato in un certo senso estenuante: di fronte alla sua
forzatura e ai suoi silenzi, Shaoran era sempre più combattuto tra la
voglia di stringerla a sé e rivelarle i suoi
sentimenti e la paura di sconvolgerla ulteriormente, ponendola di fronte a
qualcosa che di certo nemmeno aveva mai immaginato.
Ma perché dirglielo, poi? In un modo o nell’altro,
avrebbe solo fatto più male, a entrambi.
Sollevò
la testa, tornando a guardare il mare. Quel giorno aveva voluto recarsi
laggiù da solo, approfittando della strana assenza di Sakura da casa,
per riflettere. Ma si rendeva conto che non
c’era modo, non c’era
niente da fare per uscire da quella situazione. Alla fine della strada si intravedeva solo sofferenza. Qualunque cosa lui potesse fare, che fosse parlarle o tenere per sé
quell’amore che ormai lo struggeva, l’unica meta cui sarebbe giunto
era un dolore immane, imposto dal doverla lasciare.
E pensare che lei
aveva saputo convincerlo a viaggiare di nuovo, verso una speranza, lasciandosi
alle spalle rimorsi e rimpianti…
Shaoran
fece scorrere lo sguardo sulla spiaggia, ricordando con rammarico la
felicità che aveva provato solo pochi giorni prima,
quando Sakura lo aveva ricondotto lì e aveva giocato con lui come una
bambina, facendolo sentire tanto bene e in pace con se stesso da fargli persino
dimenticare il pensiero della partenza e dell’addio. Anche
allora stava male dentro, ma allora lei non sapeva, non aveva ancora ceduto
alla confusione, riusciva ancora a tirarlo su, proprio come aveva sempre
fatto…
Con
un sospiro, il ragazzo voltò la testa verso il molo, e gli si
bloccò il fiato.
Sakura
era lì, come apparsa dai suoi pensieri, la cartella di scuola su una
spalla e il viso rivolto al mare.
Era
così bella…
Shaoran
la fissò a lungo. La sua non era una bellezza puramente esteriore; negli
occhi di Sakura era perfettamente percepibile la bellezza della sua anima,
così ingenua, così spontanea, così sensibile, così
altruista e disinteressata. Ogni volta che la guardava negli occhi, lui
riviveva il momento in cui lei si era messa in testa di aiutarlo, così,
su due piedi, senza chiedergli nulla. E ringraziava il cielo di essersi trovato
sulla sua strada, quel giorno agli inizi di settembre, quello stesso breve mese
che avevano passato insieme, un tempo che però
a lei era bastato per riuscire ad entrare in tutti i sensi nel suo cuore.
Poi
Sakura voltò appena il viso, lo vide e gli rivolse uno sguardo
meravigliato.
Anche a quella distanza, quando i suoi occhi si posarono su di lui,
il cuore di Shaoran impazzì.
E adesso? Cosa doveva fare? Quel
pomeriggio di solitudine gli serviva per capire come avrebbe dovuto comportarsi
con lei – dirle che l’amava? Dirle che l’avrebbe lasciata tra soli tre giorni? O tacere tutto?… Ma adesso che la guardava, capiva che
non poteva assolutamente prendere una decisione. Non poteva, ecco tutto. Non
c’era nulla da fare, nulla, se
non rischiare di complicare le cose…
Scuotendosi,
si accorse che ora Sakura stava camminando verso di lui, sorridendo…
Ma
vide che quel sorriso era segnato da una sorta di impaccio.
«Ciao,
Shaoran» disse la ragazza, quando fu a pochi passi da lui.
«Ciao,
Sakura» mormorò Shaoran, scoprendo di balbettare.
«Come… Come mai sei qui?»
«Sono
dovuta restare a scuola per il progetto» spiegò lei, senza
guardarlo. «Certo che… Beh, è incredibile, sono passata di
qui per caso e… e ho incontrato te. Strano, eh?»
«Già»
bisbigliò Shaoran, tornando a guardare il mare. «Veramente
strano…»
Sakura
si sedette accanto a lui. Sbirciandola, Shaoran la vide
imbarazzata, come appariva sempre più spesso dalla notte che avevano
trascorso insieme sul balcone. Tuttavia, ancora una volta, stava
cercando di non sembrare troppo distante, o troppo triste: attaccò subito
a parlare del progetto sui libri da recensire, che era quasi terminato.
«…
Per fortuna “Il piccolo principe”
è anche un libro piuttosto breve, sai? Anche se negli ultimi tempi non
lo avevo più aperto, ieri sera sono riuscita a finirlo
prestissimo…»
Shaoran
la lasciò parlare, come accadeva spesso, limitandosi talvolta ad annuire
per manifestare la sua attenzione. Ma ciò cui era più attento era
la sua vicinanza, che continuava a scatenargli dentro una marea di emozioni, di fremiti repressi a stento.
Come farò senza di te?
Per
l’ennesima volta rischiò di cadere nella disperazione.
Non
c’era modo di sfuggire al destino, che voleva solo strapparla via da lui.
Non
c’era modo di sfuggire ai suoi sentimenti, che non erano mai stati al contempo tanto chiari e confusi.
Bene,
sì, lo ammetto io per prima, è un
capitolo molto “statico”. Abbiate pazienza, è solo per
introdurre la scena successiva, quando la prospettiva si sposterà
su Sakura; allora diciamo che qualcosa si
smuoverà… ^___^
Ringraziamenti:
Saku068: Grazie mille! Sono felice
che ti sia piaciuto l’episodio del… “sonnellino sul balcone”!
XDEh, sì, è stato
strano anche per me descrivere un Touya così
solidale, ma in qualche modo dovevo far rinsavire Sakuraccia,
e per una volta ho deciso di non ricorrere a Tomoyo,
ma a qualcuno di insospettabile… Oddio, quanto sono strana.u___uGrazie ancora, spero di non
deluderti!^^
Sakurahime949: Grazie mille per il tuo
commento! XD XDXDSono felice di tanto entusiasmo!! Beh,
come ho appena scritto, Tomoyo per una volta è
stata battuta sul tempo da Touya… Che ci vuoi
fare, quella santa ragazza ha pure una sua vita, non può star sempre appresso
a quella tonta della sua migliore amica per darle la scrollata quotidiana…^___^Ancora mille grazie! (Spero
tu non abbia aspettato a lungo, la prossima volta aggiornerò anche prima,
prometto! ^.^’’ )
Dany92: Dai, non è
possibile, ti ho distrutto il cellulare!!°///°Sono costernata, non immaginavo
di procurarti un tale shock! ^///^’’Ti ringrazio
infinitamente, come sempre, e spero di non deluderti… Un bacione!
Saku_cele: Grazie mille per il tuo
commento! ^^Mi dispiace di aver interrotto questo
nuovo incontro tra Shao e Saku,
ma
tutto proseguirà nel prossimo capitolo… che arriverà
prestissimo, giuro! ^^Baci!
Revelation80:Sìì,
tutti a festeggiareee!XDOk,
scusami, l’entusiasmo è stato troppo forte. ^___^Eh già, ora manca il
bello: la tanto sospirata rivelazione… Mi dispiace di farvi aspettare
tanto per questo, ma cercate di capire quel poverino di Shao,
è così confuso…ç___çE in
quanto a Sakura… Sshhh,
niente spoiler! XDUn bacio!
Ruka88: °___°Ehm… Ma
se mi uccidi non posso finire la storia! ^///^’’Dai, scherzo… Ti ringrazio
per il commento; per ora non posso anticiparti nulla sull’eventuale
partenza, ma… Ti prego, non uccidermi!! Ti giuro che andrà tutto
bene se mi lascerai vivere!! XDGrazie ancora, un bacio!
Stefola93: Sei davvero gentilissima,
quel “fantastico come sempre”
mi ha seriamente emozionato, non sto scherzando. Grazie di cuore. Spero di non
deludere le tue aspettative!^^
Ragazze,
siete davvero grandi, le vostre recensioni mi hanno fatto rotolare dalle
risate, perché tutte le cose che avete scritto
sull’improvvisa comprensione di Sakura –
inni al cielo, trombe celesti, festeggiamenti e compagnia bella –
è esattamente quello che pensavo io mentre scrivevo quel capitolo! Perciò grazie doppiamente!XD
E
grazie anche a chi continua a leggere e ad inserire la ff
tra i preferiti! ^^
Ora,
come ho detto, dal momento che questo capitolo
è stato così breve – e che anche il prossimo purtroppo lo
sarà – non ho intenzione di farvi aspettare una settimana per
pubblicarlo; quindi, pc permettendo, vi lascio
appuntamento per martedì (o al massimo mercoledì; perdonatemi, ma
ho ancora problemi di connessione…u///u ) per il numero ventisei, dove si concluderà la scena qui
iniziata: l’ennesimo incontro sulla spiaggia.
Apro un libro
che parla di noi, un amore con amore, io e te
Un
sentimento senza tempo, ali d’oro involo
Sonohra,
Io e te
Giovedì 26 settembre
Si sforzava di
apparire naturale, ma sapeva bene che ultimamente ci riusciva sempre meno.
Ovvio: era sempre più turbata dalla vicinanza di Shaoran, e le era
sempre più difficile ignorare i propri sentimenti.
Eppure
ormai ne era così
convinta…
Ormai
era totalmente certa di amarlo.
Gli
ultimi giorni erano stati durissimi, combattuti tra l’imbarazzo e la
tristezza, la voglia di abbracciarlo e sussurrargli la verità e
chiedergli di non lasciarla mai e la consapevolezza di non poter interferire in
quel modo nella sua vita. Ma lo amava, lo amava,
maledizione; lo amava come mai avrebbe nemmeno creduto possibile. Quanto era
stata stupida a non capire prima che
dietro quella vicinanza, dietro quel bisogno essenziale di stargli accanto,
c’era ben altro che amicizia.
Chissà
quando era stato il momento esatto in cui si era innamorata di lui…
Non
avrebbe saputo dirlo. Forse nello stesso istante in cui lo aveva investito e
aveva incontrato i suoi occhi privi di vista… Forse già allora era
consapevole di aver trovato l’altra metà di se stessa. Forse,
dopotutto, Tomoyo aveva ragione, e i colpi di fulmine voluti dal destino
esistevano davvero. Ma questo non lo aveva ancora ammesso con la sua migliore
amica: era troppo confusa dall’essersi resa conto di essere sul punto di
perdere ciò che aveva appena scoperto di avere, tutto ciò di cui
aveva bisogno… Era troppo confusa all’idea di dover dire addio a
Shaoran.
Quel
giorno, il trovarlo lì per caso, dopo essersi recata alla spiaggia
proprio per l’esigenza di stare sola e riflettere, subito l’aveva
fatta pensare ad un segno del destino. Anche quando erano separati, finivano
per incontrarsi. Ma non avrebbe più potuto essere così, quando
Shaoran sarebbe tornato in Cina…
No,
non doveva pensarci. Non voleva cedere alla tristezza. Non davanti a lui. Per
questo doveva continuare a sorridere. Sua madre aveva ragione: quello era davvero
l’unico modo per andare avanti.
Perciò,
si impose di continuare a parlare come se niente fosse del progetto scolastico.
«…
Per fortuna “Il piccolo principe”
è anche un libro piuttosto breve, sai? Anche se negli ultimi tempi non
lo avevo più aperto, ieri sera sono riuscita a finirlo prestissimo. Ora
si tratta solo di preparare la recensione, ma del resto ho già in mente
cosa scrivere.» Nonostante tutta la buona volontà, non riusciva a
guardarlo negli occhi. «In realtà, quella che si trova più
in difficoltà è Tomoyo: ha preso un classico inglese, non mi
ricordo nemmeno il titolo… Beh, a quanto pare era il più pesante
dei libri che ci sono stati messi a disposizione. Però dopotutto lei non
ha problemi di questo genere, a scuola è braviss…»
«Ma
come fai?»
Sakura
si interruppe, sorpresa, e finalmente si voltò a guardare Shaoran.
Il
ragazzo la fissava con occhi indecifrabili. Sotto quello sguardo bruno e caldo,
finalmente privo di schermi, Sakura si sentì arrossire.
All’improvviso si ritrovò anche a pensare a quanto fossero attraenti quegli occhi.
«A
fare cosa?» mormorò, smarrita e spaventata.
Come
obbedendo ad un impulso, Shaoran tese una mano e le scostò i capelli
dagli occhi.
«A
mostrarti sempre tanto forte… Anche quando stai male.»
Le
sue dita le scottavano sulla pelle. Imbarazzata, Sakura si voltò di
nuovo, sentendo il cuore batterle furiosamente nel petto, mentre Shaoran
ritraeva piano la mano.
Non
seppe rispondere alla sua domanda. Sarebbe stato troppo doloroso ammettere di
non voler pensare al fatto che stava per perderlo, ma dirgli qualsiasi altra
cosa sarebbe equivalso a mentire. E lei non voleva mentirgli. Ma non voleva
nemmeno fargli male.
Lei
voleva solo vederlo felice… Era sempre stato così. E ora sapeva il
perché.
Ma
questo non poteva in alcun modo
rivelarglielo. Ora non sarebbe
servito a niente.
L’unica
cosa che le venne in mente di fare fu aprire la cartella.
«Cosa
fai?» mormorò Shaoran, tra l’imbarazzato e
l’incuriosito.
«Ti
ho detto che l’ho finito, no?» sorrise Sakura, estraendo la copia
de “Il piccolo principe”.
«C’è una cosa che voglio leggerti.» Alzò gli
occhi su di lui. «Proprio come prima, ricordi?»
Dopo
una pausa, Shaoran sorrise e annuì.
Un
po’ impacciata, Sakura si concentrò sul libro. Trovò il
brano che cercava, incrociò le gambe e iniziò a leggere a mezza
voce.
Così
il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando l’ora della
partenza fu vicina…
“Ah!”,
disse la volpe, “… piangerò.”[*]
Vide
che Shaoran si irrigidiva, e con una mano trovò la sua, stringendola
forte.
“La
colpa è tua”, disse il piccolo principe, “io non ti volevo
far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…”
“È vero”,
disse la volpe.
“Ma piangerai!”,
disse il piccolo principe.
“È certo”,
disse la volpe.
“Ma allora che ci
guadagni?”
“Ci
guadagno”, disse la volpe, “il colore del grano.”[*]
Di
colpo, Shaoran ricambiò forte la sua stretta. Sakura prese fiato e
saltò alcune righe.
“Addio”, disse la volpe.
“Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col
cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.”[*]
Per
la prima volta guardò Shaoran, scoprendolo assolutamente attonito.
Quelle frasi sembravano riguardarlo intimamente… Sakura andò
ancora avanti.
“Gli uomini hanno dimenticato questa verità.
Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che
hai addomesticato…”[*]
Si
fermò, abbassò il libro e strinse anche l’altra mano su
quella di Shaoran.
«Non
importa se saremo lontani» sorrise, in modo più sincero. «Io
ti ho addomesticato, mi sento responsabile di te. E da questa storia ci
avrò guadagnato te.» Si ritrovò gli occhi pieni di lacrime,
ma non smise di sorridere. «E il ricordo di te non potrà mai
sparire.»
Scosso,
ma risoluto, Shaoran sciolse le mani dalla sua stretta e gliele portò ai
lati del viso.
«Sakura…
Io…»
Lei
lo guardò attraverso le lacrime, in attesa. Il ragazzo le asciugò
le ciglia; poi, mentre le sue gote si infiammavano, portò la fronte
contro quella di lei, respirando profondamente.
All’istante,
Sakura si rese conto di essere ad un soffio dalle sue labbra. Si sentì
avvampare a sua volta.
Ma
alla fine Shaoran si allontanò piano, ancora piuttosto rosso in volto, e
sorrise.
«Lo
rileggeresti?» mormorò timidamente.
Sakura
ricambiò il sorriso, annuendo. Mentre riprendeva il libro tra le mani,
Shaoran abbandonò la testa sulle sue ginocchia e chiuse gli occhi, come
se volesse rivivere uno dei momenti in cui lei aveva letto per lui durante la
settimana successiva all’intervento, quando ancora poteva soltanto
ascoltarla…
Sperando
che la propria voce fosse più udibile del suo cuore impazzito, Sakura si
asciugò le ultime lacrime, e gli lesse di nuovo la storia di un addio
che lasciava dietro di sé una delle più belle amicizie del mondo.
Credits: Tutti i brani contrassegnati da questo simbolo [*]
sono citati direttamente da “Il
piccolo principe”, opera originale di Antoine de Saint-Exupéry.
Tutte le
citazioni sono riportate senza alcun fine di lucro.
Ed
ecco conclusa la scena!^^Spero vi sia piaciuta! Vi confesso che
anche questo è un episodio tra i miei preferiti – io adoro queste frasi del “Piccolo principe”!– ma come sempre lascio a voi il
giudizio!
Ringraziamenti:
Saku_cele: Waaa come hai ragione,
magari Shao esistesse davvero!! *///*Grazie mille, sono felice che lo scorso
capitolo ti sia piaciuto nonostante la brevità! Spero ti piaccia anche
questo!^^Baci!
Sakurahime949: Sì, sono un po’
perfida a volte…XDAd esempio qui li ho portati ad un
soffio dal bacio e li ho fermati!! Ehh, non disperate, quel momento arriverà… presto…^___^Grazie per tutti i tuoi complimenti! Visto
che sono stata puntuale?XDBacioni! (PS. Ti farei entrare
volentieri nella storia, ma temo che allora dovrei fare entrare tutte le fan di
Shao che vogliono consolarlo, e allora la storia cambierebbe decisamente
registro…°___°’’’
Sarà per la prossima volta,
dai! XD )
SunShin3: ç___çIo semplicemente non ho parole per
ringraziarti. Sapere che sei rimasta a leggere la mia storia per ore senza
nemmeno accorgerti dello scorrere del tempo mi ha semplicemente commossa. Capisco
bene cosa intendessi, perché anch’io di solito preferisco seguire
una storia dall’inizio, e mi scoraggio quando ne trovo una lunghissima, poiché
per quanto interessante mi costringe a leggere un’infinità di
capitoli per mettermi in pari con gli altri recensori… Quindi, davvero,
io non ho parole per ringraziarti
abbastanza. Sei unica. Mi auguro solo che l’averti dedicato il capitolo
possa dimostrarti quanto la tua recensione e i tuoi complimenti mi abbiano resa
felice. Grazie a te. Un bacio. ^^
Ruka88: Uhm, il tuo riferimento a
Yelan mi porta a farti una piccola rivelazione (spero che tu non odi gli
spoiler ^^’ ): la mamma di Shao non può non rendersi conto di
quello che sta facendo a suo figlio costringendolo a partire, quindi tenetevi
tutti pronti a ciò che quella donna è disposta a fare per lui…
Stop! Poi dico troppo!XDGrazie mille, baci!
Stefola93: Dici davvero? Non potrei
deluderti mai??^///^’’’Mi lusinghi come sempre!! Spero tanto
che ti sia piaciuto anche questo capitolo! Un bacione!
Revelation80:XDOsshao, non ho mai pensato a inserire una citazione da “Sincerità”, ma sai che non
sarebbe una brutta idea? E comunque, pazienta ancora solo un pochino: la rivelazione arriverà… da
parte dell’uno o dell’altra!^^ Ti ringrazio per il
commento; in effetti anch’io lo trovavo un po’ confuso come
capitolo, ma ho davvero dovuto
interromperlo, per non stravolgere lo schema della storia… *Me malata di
schemi*u___u’’’Spero comunque che ti sia piaciuta la “fine”
della scena che avevo introdotto! ^^Grazie ancora, baci!
Dany92: Ma no, non potrai mai
essere monotona nelle tue recensioni! ^___^Al contrario, sei sempre gentilissima,
non so più come ringraziarti… Temo di essere io quella monotona! ç___çSpero solo che anche questo capitolo,
stavolta sui pensieri di Saku, ti sia sembrato realistico e ti sia piaciuto! ^^Un mondo di baci! (Quand’è il tuo compleanno?? Non voglio
perdere l’occasione di farti gli auguri per nulla al mondo!! ;D )
Ringrazio
come sempre tutti i lettori e chi inserisce la storia tra i preferiti! ^^
Bene,
ora, lasciate che vi dica una cosa… Anche il prossimo capitolo non
sarà il massimo della lunghezza, ma in compenso giungeremo alla svolta tanto
attesa: prima della partenza, Shao affronterà a viso aperto i suoi
sentimenti… o no?^^ Waaa, ha ragione Sakurahime949, sono
davvero perfida quando me ne esco così!! XD
Spero
di poter postare al più presto anche il capitolo ventisette!
Con tantissimo
affetto, vi abbraccio tutti forte forte!
Ok, lo ammetto, sono di nuovo in ritardo, ma ci tengo a
precisare che non è colpa mia…ç___çIl mio pc è stato kaputt per ben tre giorni; ebbene
sì, si è bloccato di nuovo, e per tre lunghissimi giorni ho
dovuto farne a meno… Ero psicologicamente distrutta… Abbiate un
briciolo di pietà…ç___ç
Ma per fortuna oggi mi sono ripresa alla grande,
perché stavolta un miracolo del cielo ha fatto sì che non si
perdesse nessun file!^___^Fiuuu,
temevo davvero di perdere le nuove ff appena iniziate… Yatta!!… Ops, sto divagando!^^’
Vi lascio subito al capitolo… decisivo!XD(In cui tornano le citazioni da libri… Personalmente non amo molto
Moccia, ma devo dire che questa
particolare frase è veramente azzeccatissima…)
A volte, quandoami, accade che lo dici nel modo peggiore, perché se fosse tutto chiaro e
limpido non sarebbe amore. Amore è confusione
e passione e disordine e ancora tanto e di più. E non sempre, quando impazzisci dentro, sai aspettare.
“Perché
io ti amo!”
E
non senti altro dentro di te. Non sai dire nulla di diverso. E lo dici a te stesso. Lo ripeti ad
alta voce. Lo urli quasi. Folle come solo un innamorato può essere.
Federico
Moccia, Cercasi Niki disperatamente
Domenica 30 settembre
Si svegliò
di soprassalto, ritrovandosi tremante nel letto, a fissare una parete su cui si
riflettevano le prime luci di quella domenica maledetta. Si passò una
mano sulla fronte. Era ben la terza volta, nell’arco di tre notti, che
faceva quel sogno: continuava a vedersi sulla spiaggia, ad occhi chiusi sulle
ginocchia di Sakura, intento ad ascoltare la sua voce; poi apriva gli occhi e
la vedeva sorridere, e allora lei abbandonava il libro, si chinava su di lui e
posava le labbra sulle sue…
Shaoran
si tirò su a sedere scrollando la testa, con il respiro ansante. Era una
vera tortura. Non riusciva più
a smettere di pensare a lei. Sarebbe stata abbastanza dura già
così, dilaniato da quel sentimento mai provato prima; ma come se non
bastasse, c’era anche il fatto che quel giorno stesso…
Perché non le aveva parlato prima? Come poteva,
adesso, andare direttamente a salutarla, senza un preavviso, senza dirle che
stava morendo dentro?
Affondò
di nuovo la faccia nel cuscino. Non ci era proprio riuscito. Dal giorno in cui
Sakura gli aveva parlato apertamente – per la prima volta da quando lui
le aveva detto di dover partire – di come si sentiva, senza più
sforzarsi di sembrare allegra, ma lasciandosi anche andare al pianto, mentre
muovendo dall’esempio di un libro gli dimostrava che i ricordi non li
avrebbero mai lasciati soli… Da allora, Shaoran non era più stato
in grado di dirle nulla riguardo la sua partenza: ogni volta che l’aveva
anche soltanto guardata era rimasto stregato dalla sua forza inesauribile, che
non si smentiva mai; si era sentito sempre più disarmato sotto i suoi
occhi verdi, e non era mai stato in
grado di formulare un discorso coerente. Se univa tutto ciò al fatto che
i suoi sentimenti per lei sembravano intensificarsi ogni giorno, ogni ora, ogni
momento, era ovvio che si sentisse sempre più confuso, al punto da non
sapere più come comportarsi in sua compagnia, se non accettando
incondizionatamente ciò che lei diceva e faceva, ascoltando intanto quelle
parole crescere sempre più nel suo cuore, quelle parole mai dette e che
però riflettevano tutto il suo animo.
Ti amo…
Quanto,
quanto avrebbe voluto riuscire a
guardarla in quei maledetti occhi di ninfa dei boschi e finalmente dirglielo,
dirle che senza di lei avrebbe perso tutto ciò che adesso sentiva di
aver raggiunto, dirle che l’amava per quello che era e che dava, e che
pertanto l’aveva amata pur non vedendola, e dirle che quando poi
l’aveva vista in tutta la sua purezza di bambina già cresciuta si era
innamorato di lei più di quanto non fosse già…
Ma
sapeva che non sarebbe mai riuscito a farle capire ciò che sentiva; per
certi versi, aveva sperato che lei, così intuitiva e sensibile, avesse
capito da sola: dopotutto, questo avrebbe spiegato i suoi recenti silenzi
imbarazzati… Tuttavia era cosciente dell’inutilità di quei
pensieri. Non aveva senso dirle quanto l’amasse, se era costretto a
perderla, quello stesso giorno, per sempre.
Già,
era inutile… Assolutamente inutile…
Aprì
di nuovo gli occhi, gli occhi che solo lei lo aveva convinto a desiderare di
poter usare di nuovo. Sì, rivelarle che l’amava così
disperatamente non sarebbe servito. Ma non sopportava l’idea di essere
giunto a questo punto, di dover prendere quel dannato aereo nel pomeriggio senza
averle prima detto nulla. Come aveva potuto barricarsi nel suo imbarazzo, nel
suo contemplarla in silenzio, e non rivelarle la data della partenza? Era vero,
aveva temuto che, parlandole, l’idea di lasciarla sarebbe diventata
più consistente, e quindi si era rifiutato di guardare in faccia la
realtà; ma aveva sbagliato comunque,
perché adesso sarebbe stata durissima, avrebbe fatto male da morire
andare a dirle semplicemente addio.
Si
alzò e si vestì distrattamente; non sarebbe riuscito a riprendere
sonno, ormai, anche se era solo l’alba. Quando fu in piedi, si diresse
con passi pesanti al balcone, ricordando la notte in cui Sakura si era
addormentata lassù tra le sue braccia, la notte in cui per la prima
volta gli aveva detto che gli voleva bene.
Per
lei era così facile esprimere se stessa tramite le parole. Lui non
sarebbe mai riuscito a dirle una cosa
del genere, ne era certo…
Però…
Però
ciò che provava per lei era così forte, così intenso,
così unico, che sentiva che non era solo giusto, ma anche necessario farglielo capire…
Shaoran
abbandonò la fronte contro il vetro gelido della portafinestra, cercando
di calmarsi.
Fu
in quel momento che vide una sagoma conosciuta sfrecciare giù in strada
su quelli che sembravano proprio essere pattini.
Incredibile.
Anche oggi era andata al cimitero da sua madre. Così presto, poi.
Si
rese conto con un sussulto che quella era l’occasione di cui aveva
bisogno.
Silenzioso
come un gatto, Shaoran corse fuori dalla sua stanza, giù per le scale, e
uscì dalla villa prima ancora di correre il rischio che sua madre si
svegliasse, o che Wei si accorgesse della sua uscita anzitempo.
Corse
ancora, allontanandosi dal vialetto, verso la strada principale.
La
sagoma di Sakura gli apparve da lontano, ma era come se fosse proprio
lì, al suo fianco: Shaoran vedeva distintamente il suo viso, i corti
capelli al vento, gli occhi verdi…
Corse
più forte, più forte,
sentendosi echeggiare nella mente alcune frasi di quel libro che aveva
significato tanto per loro.
“… Non si vede bene che col
cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.”[*]
E
infatti, anche nel suo buio, lui l’aveva vista dentro, e l’aveva amata per quello che era…
“Ci guadagno… il colore del
grano.”[*]
E
infatti, lui non avrebbe mai potuto dimenticarla, lei che era stata il suo
miracolo…
“… Tu diventi responsabile per
sempre di quello che hai addomesticato…”[*]
«…
Addomesticare voleva dire “creare dei legami”… Shaoran,
secondo te noi due ci siamo addomesticati a vicenda?»
«Tu
con me l’hai fatto di sicuro.»
Shaoran
si accorse all’improvviso che, giunta in vista di casa, Sakura stava
rallentando. Con un ultimo sforzo, le arrivò alle spalle e
l’afferrò per un braccio, costringendola a fermarsi e a voltarsi.
Gli
occhi di Sakura si fermarono su di lui, sorpresi, mentre la ragazza arrossiva
inspiegabilmente.
«Shaoran?!
Cosa fai fuori a quest’ora?»
Ansante,
per la corsa e per la vicinanza di lei, Shaoran non le lasciò il
braccio. Con un impulso improvviso la tirò a sé, guidandola
indietro sulla strada.
«Vieni
con me» boccheggiò.
«Dove?»
Sakura appariva sconvolta, ma non si sottrasse. «Sei sicuro di stare
bene?»
«No»
le rispose lui, sincero. «No, non sto bene. Sto malissimo.»
Ora
Sakura era più che sconvolta. Iniziò a subissarlo di domande, ma
Shaoran non disse più nulla.
Quando
superarono un altro angolo, vide che Sakura si guardava intorno.
«Ma
Shaoran… Qui è dove…»
Si
interruppe, e Shaoran si limitò ad annuire, osservando insieme a lei il
posto dove si erano scontrati, meno di un mese prima, mentre si sforzava di
riprendere fiato.
Passò
forse un minuto, o comunque abbastanza tempo perché il ragazzo
racimolasse il coraggio che gli serviva per farle la sua confessione. Le parole
gli uscirono in un mormorio.
«Oggi
torno a Hong Kong.»
Inizialmente,
Sakura non reagì. Poi si voltò a guardarlo con aria confusa.
Non
chiese nulla, e lui non aggiunse nulla.
Mentre, a poco a poco, lo sguardo di Sakura si
illuminava di comprensione, di incredulità, di dolore e infine di
risentimento, Shaoran distolse gli occhi da lei, sentendosi più in colpa
che mai.
«Come…»
Sakura sbottò di colpo, sorprendendolo. «Come sarebbe a dire, che oggi torni a Hong Kong? Vuoi dirmi che
parti oggi, così, senza
avermelo nemmeno accennato? Non posso
crederci! Shaoran, come hai potuto
non dirmelo? E io che pensavo che tu non me ne parlassi perché non eri
sicuro di quando avresti…!»
Shaoran
non si mosse. Lei lo afferrò per i vestiti, costringendolo a guardarla
negli occhi. Era la prima volta che gli si mostrava così
arrabbiata… e così delusa. Sulle sue guance paonazze caddero due
lacrime, due sole, di rabbia e frustrazione.
«Ma
te ne rendi conto? Adesso, di punto
in bianco, io mi ritrovo a doverti dire addio! Hai una vaga idea di quanto mi faccia male? Perché non ne hai parlato? Perché mi hai fatto
illudere di poterti avere accanto ancora per un po’? Rispondi!»
Lui
continuò a tacere. Sakura lo lasciò andare di colpo, solo per
iniziare a tempestargli il petto di pugni.
«Rispondi, Shaoran! Dimmi perché
mi stai facendo così male! Dimmelo, accidenti
a te!»
All’inizio
Shaoran non si mosse, accettando i suoi colpi come la giusta punizione per
tutto: per averle permesso di affezionarsi a lui, per essersi legato troppo a
lei, per averle causato quel dolore…
“La colpa è tua”, disse
il piccolo principe, “io non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che
ti addomesticassi…”[*]
Si
scosse all’improvviso. No… No, lui non avrebbe fatto una colpa a
Sakura, se ora si ritrovavano entrambi a soffrire in quel modo. Non era una
colpa. Era successo e basta.
Cercò
di bloccarle i polsi, ma Sakura, singhiozzando, continuò a dibattersi
selvaggiamente contro il suo petto. Con difficoltà, Shaoran la
immobilizzò tra le proprie braccia.
«Smettila!»
le gridò in viso, esasperato. «Lo vuoi capire che mi faceva paura l’idea di lasciarti? Lo vuoi
capire che sto male anch’io, che sto male soprattutto io, che senza di te non sono nulla, non sarò
più nulla? Lo… Lo vuoi capire che io ti amo, Sakura?»
Credits: Tutti i brani contrassegnati da questo simbolo [*]
sono citati direttamente da “Il
piccolo principe”, opera originale di Antoine de Saint-Exupéry.
Tutte le
citazioni sono riportate senza alcun fine di lucro.
*Musica
di suspence*
Zan! – Zan! –
ZAN!!
Oddio,
credo sia più forte di me, devo sempre fermarmi sul più
bello!XD
In
compenso, però, almeno la dichiarazione c’è stata!*___*Sììì, vai Shaooo!!
Spero
che con questo mi abbiate perdonato il ritardo…^^’
Ringraziamenti:
Ruka88: Eheh, Yelan avrà un
bel ruolo in seguito, vedrai, vedrai…XDAd ogni modo non preoccuparti: la rivelazione c’è stata, ci
sarà anche il bacio… Oppure no? Ihih…^___^Grazie mille per il commento, baci!
Saku068: Waaa, sono io a chiederti
scusa, non avevo notato la tua precedente recensione!°///°’’Beh, allora ti ringrazio doppiamente,
sia per la prima, sia per questa allo scorso capitolo!^^’Sei sempre molto gentile! Un bacione!
Stefola93: Sono lieta che tu pensi che
non ti deluderò mai, spero sia vero!!^///^Un milione di grazie! Bacioni!
Sakurahime949: Illuminazioni
celestiali?!*///*Oddio, tu vuoi proprio farmi montare la
testa!!^///^’Beh, come ho detto poco sopra, ancora un
pochino di pazienza per il bacio…XDIntanto te ne mando uno
io! E grazie ancora, come sempre!
SunShin3: Ma non devi assolutamente
ringraziarmi, sono io che ho solo voluto fare qualcosa per dimostrarti quanto
mi aveva colpita la tua gentilezza!*///*Sono davvero felice
che tu abbia apprezzato il paragone con il Piccolo
principe, in effetti adoro in modo particolare quelle frasi… E dire
che non l’ho mai letto!^___^Spero che anche questo
capitolo ti sia piaciuto! E chiedo di nuovo scusa per il ritardo!u___uBaci!
Dany92: Davvero sei nata il primo
di aprile?*w*Waaa ma che meravigliosa coincidenza!!
Il mio compleanno invece è l’11 novembre, che dire, io sono molto
più autunnale…XDEbbene sì, alla fine Shao si è decisamente “dato una mossa”! Spero tu abbia
gradito!^^Resta solo da vedere la reazione di
Sakura…XDUn bacione!
Saku_cele: Eh già, Shao si
è finalmente dichiarato!!XDCi voleva proprio, eh? Ti ringrazio come
sempre per il tuo commento! Un bacio!
Misurino: Kyaaa, non so come
ringraziarti, davvero, mi metti in imbarazzo!*///*Davvero ti piacerebbe farne un fumetto?!
Oddio, sono onorata di una tale proposta!! Devo dirti che anche la mia amica
Soili (alias Sakura182blast) me
l’aveva proposto una volta, ma se davvero ti fa piacere, ne sono
lusingata! Certo che puoi contattarmi, non mi scoccia affatto!!^///^Il mio contatto è: fabiana_f18@msn.com. Grazie ancora, mille
e mille grazie! Un bacio!
Revelation80: Ecco a te l’ora x!XDChe te ne è
sembrato? Certo, la cosa si deve ancora concludere, ma se non altro Shao ha finalmente
preso il coraggio a due mani! ^^A presto, un bacione!
_Bella_Swan_: ç___çNon smetterò mai, mai di
commuovermi per tanta gentilezza. Come ho detto a SunShin3, so bene cosa significhi trovarsi davanti a una ff
già sul punto di concludersi, e perciò chi decide comunque di
recensire mi colpisce dritto al cuore. Ti ringrazio infinitamente per i tuoi
complimenti, davvero! Spero di non deluderti! ^^Un bacio!
Patty123477: Ancora una volta sono onorata
di trovare una nuova lettrice! ^///^Kyaaa, sei troppo gentile, mi confondi!!*///*Spero che la ff continui a piacerti,
anche se mancano solo tre capitoli…^^’Baci!
Lasciatemi
dire che sono davvero felice, felice, felice
che i lettori aumentino… Non finirò mai di ringraziarvi!
Così
come chi inserisce la ff tra i preferiti!^///^
Bene,
eccoci qui… Ovviamente nel prossimo capitolo tornerà il punto di
vista di Sakura… Pc permettendo, lo posterò prestissimo! ^^Spero continuiate a seguirmi!
… Il ricordo
è una povera cosa. Io voglio i tuoi
capelli veri e la tuabocca e le tue braccia e gli occhi. Non avrei mai immaginato di poter amare tanto…
Philip
Pullman, Il cannocchiale d’ambra
Domenica 30 settembre
Di solito, dopo
essere stata in visita a sua madre, se aveva un pensiero che la assillava,
riusciva sempre a sentirsi meglio. Ma da un po’
di tempo, niente riusciva più a sollevarla.
L’imminente
partenza del ragazzo che amava era diventata il suo
pensiero fisso.
E
pensare che non sapeva nemmeno quando sarebbe partito. Shaoran non gliene aveva più
parlato, dopo quella notte sul balcone della sua stanza, alla villa; forse non ne era ancora sicuro, o forse… No, non aveva idea del
perché non fosse più tornato sull’argomento. Ma non era questo il punto. Lei stava male lo stesso. Anche se Shaoran le avesse detto che sarebbe restato a Tomoeda ancora per delle
settimane, o per dei mesi, sapere di dover accettare comunque il fatto che lui
non sarebbe rimasto per sempre al suo fianco la distruggeva. Perché lei
lo amava davvero, lo amava più di ogni altra
cosa.
Ed era così stupido amarlo, e non poterglielo dire,
perché il suo amore non avrebbe potuto mai cambiare il corso delle
cose… Si sentiva così inutile…
Inutilmente innamorata.
Anche quella domenica mattina si era rifugiata al cimitero sulla
collina, sotto i ciliegi, sperando di poter soffocare quei pensieri dolorosi.
Speranza vana. Ora che si ritrovava a sfrecciare sui roller
per tornare a casa prima che il papà e Touya si svegliassero, in modo da
preparare loro la colazione e di conseguenza cercare di distrarsi in qualche
altro modo, Sakura era ancora profondamente immersa nel pensiero di Shaoran,
del suo migliore amico che era cambiato per lei, che era stato il miracolo che
le aveva dimostratoquanto la promessa fatta a sua madre potesse far bene alle
persone… ma che era anche molto di più.
Shaoran
era la persona che voleva al suo fianco…
Quanto
lo amava…
Giungendo
in vista di casa, Sakura cercò di scuotersi dalla confusione in cui quei
pensieri la gettavano. Rallentò, già pronta ad imboccare la
svolta giusta.
Ma non arrivò mai all’altezza del cancelletto.
All’improvviso, una stretta al gomito la fece sussultare, imponendole di
fermarsi e di voltarsi.
Alle
sue spalle, con il volto arrossato e il respiro corto, c’era la ragione
dei suoi mille e più pensieri.
Lo
guardò incredula.
«Shaoran?!
Cosa fai fuori a quest’ora?»
Lui
la fissava, cercando di riprendere fiato, senza lasciarle il braccio. Doveva
averla rincorsa per un bel tratto di strada; pensosa com’era, non si era
minimamente accorta della sua presenza. Sakura si sentì arrossire sempre
più intensamente, mentre si perdeva in quegli occhi bruni.
Poi
Shaoran la tirò a sé, e la condusse indietro sulla strada che
aveva appena percorso.
«Vieni
con me» ansimò.
Turbata,
Sakura gli tenne dietro, ma non poté fare a meno di chiedergli
spiegazioni.
«Dove?…
Sei sicuro di stare bene?»
«No.»
A giudicare dalla sua espressione, Shaoran era sincero. «No, non sto
bene. Sto malissimo.»
Sempre
più agitata e confusa, Sakura cercò di cavargli di bocca
qualcosa, ma fu tutto inutile: Shaoran si era rinchiuso in una delle sue fasi
di mutismo.
Il
ragazzo continuò a tirarla per il braccio, fin oltre un angolo, dove si
fermò. Lei si guardò intorno, riconoscendo al primo sguardo il
posto, il muretto, la gelateria sul lato opposto della strada…
«Ma Shaoran… Qui è dove…»
Si interruppe. Vide che Shaoran si limitava ad annuire.
Non
capiva. Perché aveva sentito il bisogno di
portarla lì? Dopo averla rincorsa apposta, per giunta!
Capì
che doveva dirle qualcosa di importante; così,
come era solita fare, attese semplicemente che lui fosse pronto. Per un minuto
che le parve lunghissimo, rimase in silenzio al suo fianco, senza osare
guardarlo, rispettando il tempo che gli occorreva.
Poi
Shaoran mormorò poche parole.
«Oggi
torno a Hong Kong.»
Inizialmente,
Sakura non reagì in alcun modo. Poi si voltò confusa a guardarlo.
Non
riuscì a chiedere nulla, e lui non aggiunse nulla.
A
poco a poco, la ragazza passò dalla comprensione
all’incredulità, al dolore, al risentimento. Vide che Shaoran
distoglieva gli occhi da lei, con espressione colpevole.
Sbottò
tanto improvvisamente da sorprendere persino se stessa.
«Come…
Come sarebbe a dire, che oggi torni a
Hong Kong? Vuoi dirmi che parti oggi, così, senza avermelo nemmeno accennato? Non posso crederci! Shaoran, come hai potuto non dirmelo? E io che pensavo che
tu non me ne parlassi perché non eri sicuro di quandoavresti…!»
Si interruppe di nuovo; non si era mai sentita così
arrabbiata… né così delusa. Lui non poteva farle questo. Non aveva il diritto di sconvolgerle tutto
in quel modo…
Shaoran
non si muoveva. Sakura lo afferrò per la felpa, costringendolo a
guardarla in viso, mentre sentiva le prime lacrime di rabbia e di frustrazione
caderle dagli occhi.
«Ma te ne rendi conto?
Adesso, di punto in bianco, io mi ritrovo a doverti dire addio! Hai una vaga
idea di quanto mi facciamale? Perché
non ne hai parlato? Perché mi hai fatto illudere
di poterti avere accanto ancora per un po’? Rispondi!»
Shaoran
taceva ancora, e la guardava in modo quasi neutro. Esasperata, Sakura prese a
menare pugni alla cieca sul suo petto, ritrovandosi in preda ai singhiozzi.
«Rispondi, Shaoran! Dimmi perché
mi stai facendo così male! Dimmelo, accidenti
a te!»
All’inizio
sembrò che il ragazzo accettasse i suoi colpi come qualcosa che credeva
forse di meritare. Ma poi si riscosse; le strinse i
polsi, cercando di fermarla, e Sakura si dibatté selvaggiamente.
Lottò
tenendo gli occhi ostinatamente serrati, per non incontrare quel caldo sguardo
color marrone dorato che le aveva aperto nel cuore fin
troppe ferite. Alla fine, esausta, si ritrovò inerme, prigioniera delle
braccia di Shaoran.
«Smettila!»
le gridò lui in faccia, di colpo, esasperato. «Lo vuoi capire che
mi faceva paura l’idea di
lasciarti? Lo vuoi capire che sto male anch’io, che sto male soprattutto io, che senza di te non sono nulla, non sarò più nulla? Lo… Lo
vuoi capire che io ti amo,
Sakura?»
Aprì
gli occhi.
Le
mancava il respiro.
Il
cuore le sussultava nel petto.
Le
gambe le tremavano.
Aveva
la mente annebbiata.
Sollevò
il viso e guardò Shaoran. Il ragazzo si ritrasse di colpo da lei, come
se si fosse appena reso conto di ciò che le aveva detto.
Arrossì furiosamente, distogliendo lo sguardo.
«Io…»
Sospirò, tremante. «S… Scusami.»
Sakura
tornò lentamente a respirare, ma il suo cuore non si
era affatto calmato.
Sempre
senza guardarla, Shaoran scosse la testa e sorrise amaramente.
«Che strano. Ero convinto che non ci sarei mai riuscito.» Sembrava rivolto più a se stesso che a lei.
«Avrei solo voluto dirtelo in circostanze diverse. Avrei tanto voluto saperlo fare…
Ma non importa. Non serve a niente. Non mi servirà dirti quanto
mi hai fatto sentire bene fin dal primo momento… O che prima ancora di
sapere com’era fatto il tuo viso, sapevo
già che non avrei mai provato per nessun altro ciò che provavo
per te…» La sua voce era sempre più amareggiata, ma ad ogni
sua parola Sakura si sentiva un po’ più distante da terra.
«Non mi servirà, perché stasera stessa… di te
resterà solo un ricordo.»
Aveva
ragione… Anche lei era stata frenata da quello stesso pensiero…
Ma adesso non le importava di questo. Adesso la sola cosa che contasse era il fatto che Shaoran era lì, davanti a
lei, privo di tutti i suoi schermi, a svelarle il suo cuore, e non c’era
altro che lei potesse desiderare di più dalla vita di ciò che lui
le stava dando di sé…
Cercando
di calmare il respiro, Sakura gli si avvicinò, rompendo il silenzio che
era calato.
«Quando…
Quando ti ho portato dalla mia mamma» mormorò, «ti ho detto che con te avrei condiviso di tutto.» Gli prese
una mano e la strinse tra le sue, portandosela all’altezza del cuore.
«Ancora non ne ero consapevole, ma mi riferivo
anche a questo.»
Shaoran
sollevò il viso con estrema lentezza. La guardò sotto quel
rossore dolce di bambino cresciuto in fretta, quell’imbarazzo che
l’aveva sempre intenerita, e che aveva scoperto di amare profondamente.
Tra
le lacrime, Sakura si lasciò andare in un sorriso, stringendo la sua
mano.
«Quel
giorno tu mi hai detto che ti avevo dato tanto, senza
chiedere» continuò in un sussurro. «Forse è vero,
Shaoran; forse io ti ho dato tanto, ma non hai idea di com’è stato
vederti accettare quel tanto. Non sai com’è stato rendermi conto
che solo per me tu stavi imparando a mettere da parte le insicurezze, i ricordi
dolorosi, la diffidenza… Non sai com’è stato capire che ti
fidavi di me e vederti sorridere, dopo tante resistenze… Non sai come mi sono sentita, come mi sento ancora, ogni volta che sono con
te…» Abbassò ancora di più la voce, tanto che ormai
era molto più facile sentire il suo cuore. «Non sai quanto ti amo
anch’io…»
Nel
bel viso di Shaoran passarono mille emozioni in un solo secondo; ma Sakura non
si fermò troppo a lungo ad osservarle. Fece un altro passo, chiuse gli
occhi e lo attirò dolcemente a sé,
incontrando finalmente le sue labbra in un bacio.
Dopo
l’iniziale sorpresa, Shaoran ricambiò, stringendola forte, come
per non lasciarla andare mai più.
In
quei momenti di eternità, Sakura non
pensò più a nulla.
Ora
non erano due persone che avevano condiviso storie di dolori passati e presenti
e insieme avevano guardato al futuro; ora non erano
due amici sul punto di dirsi addio e con il cuore in pezzi. Ora erano solo due
ragazzi che si amavano, e che in quel momento, nella luce ancora pallida
dell’alba, avevano unicamente bisogno l’una
dell’altro.
Ok,
so che in questo capitolo avrei potuto scrivere molte
più cose, ma è venuto così. Il “fulcro”
dovevano essere i pensieri di Sakura, perciò
tutti gli eventi successivi alla dichiarazione aspetteranno
fino al prossimo capitolo. Spero comunque che questo
vi sia piaciuto quanto è piaciuto a me scriverlo. ^///^
E
ora passiamo ai ringraziamenti:
Sasusaku11: Ciao, ti ringrazio per il
tuo commento! ^^Spero che il continuo ti sia
piaciuto! XD
_Bella_Swan_: Grazie mille, Bella, sei davvero gentile!^///^Spero
di non averti per davvero tolto il sonno, con la suspence
dell’ultima volta! ^^’E spero anche
che ti sia piaciuto questo capitolo! Un bacio!
SunShin3: Oddio, le tue recensioni mi
commuovono sempre da matti. ç___çSe continua
così sarai costretta a rifornirmi di fazzoletti gratis per una vita, ti
avverto. XDNo, sul serio… Non so come
ringraziarti per i tuoi complimenti; parole come le tue mi danno tutta la
positività e l’entusiasmo di andare avanti a scrivere, scrivere,
scrivere. Mi fanno sentire… sì, apprezzata, ecco. Anche se suona un po’
stupido dirlo così. Ma è vero. E perciò sarò sempre io a ringraziare te. ^^Spero che anche questo capitolo
ti sia piaciuto come il precedente. Mille baci!
Saku068: Grazie mille per tutti i
tuoi complimenti, mi auguro che la reazione di Saku
abbia soddisfatto la tua curiosità! ^^Bacioni!
Ruka88: Mmm,
mi rendo conto di aver lasciato in sospeso il discorso della partenza… Comunque, come ho già avuto modo di ripetere, niente
paura: andrà tutto bene! ^^E intanto il
bello è che si sono finalmente dichiarati, sei d’accordo? =3Spero che questo capitolo ti sia piaciuto!
Un bacio!
Sakurahime949: Il bacio c’è
stato: ahah, ho scampato la
tua maledizione!!XDSono felice che
ti sia piaciuto lo scorso capitolo; spero che anche questo sia stato di tuo
gradimento! ^///^Baci!
Patty123477: Davvero mi segui dall’inizio??Waaa, ne sono felice!!^///^Perdona la
gaffe!^^’Oddio, sono lusingata che tu sia
rimasta tanto colpita dalla mia storia; i tuoi complimenti mi hanno fatto
girare la testa per tutto il tempo in cui ho letto la recensione, giuro che non
scherzo. *///*Mi dispiace che lo scorso
capitolo – come questo – sia stato un po’ breve (ma ti assicuro
che il prossimo sarà decisamente più lungo); come ho scritto poco
sopra, questi dovevano incentrarsi sui pensieri, non tanto sugli avvenimenti, e
quand’è così preferisco non dilungarmi troppo: ho sempre il
terrore di diventare troppo pesante….___.Mmm,
pensi davvero che la trama mi riguardi da vicino?… Beh… Sai…
La cocciutaggine con cui Sakura si è messa in
testa di aiutare Shaoran, inizialmente così
taciturno e introverso… L’essersi coinvolta fino a innamorarsi di
quello che considerava il suo “migliore amico”… Il vederlo
poi partire… Sì, lo ammetto, c’è molto di me in
questa Sakura.u///uMa il resto è pura invenzione, giuro! E se tu la pensi
così, non posso che esserne felice, perché vuol dire che evidentemente sono riuscita ad “entrare nella
testa dei miei personaggi”, come dico sempre io! ^///^Perciò grazie, grazie,
grazie, grazie, grazie, grazie, grazie e ancora grazie per tutti i tuoi
complimenti! Un bacio!
Saku_cele: Uh, no, direi
che stavolta – grazie al cielo – Sakunon ha fatto la tonta! XDEra pure ora!! Ti ringrazio per
il tuo commento, come sempre! Un bacione!
Revelation80: Concordo in pieno: viva la
forza della disperazione! XDEbbene
sì, siamo vicini all’ora y:
infatti mancano solo due capitoli alla fine della storia… Oh, no, non
posso pensarci, già mi viene la nostalgia! ç___çDispiacerà anche a me
scrivere la parola fine… Ehmmm, non lasciamoci intristire! ^^Spero che ti sia piaciuto questo
capitolo! Bacioni!
Stefola93: Kyaaa,
ma grazie!!^///^Sei
troppo gentile, davvero! Spero di non averti delusa con questo capitolo!^^Un bacio!
Dany92: Non so come ringraziarti,
sei meravigliosa… Soprattutto perché io, al confronto, sono
imperdonabile, dato che mi interrompo sempre sul
più bello! ^///^’Beh, come vedi,
Saku non gli è saltata addosso; ma sono d’accordo
con te: anch’io probabilmente avrei avuto la tua reazione! XDGrazie ancora, davvero! Un mondo
di baci e… ancora auguri di buon compleanno!^^
Grazie
anche a chi continua a leggere, a chi inserisce la ff
tra i preferiti, e… a Te… sempre di più.
Bene,
eccoci quindi giunti al momento della
verità. Nel prossimo capitolo si
riprenderà il tema della partenza. E così finalmente
vedremo se Shao partirà davvero, e soprattutto
vedremo – come vi avevo accennato – il
ruolo di Yelan in questa faccenda… Ma
perché dico “noi”?
Io lo so già!XDScusatemi, per
scaricare l’adrenalina mi sono concessa un piccolo attimo di perfidia,
spero non me ne vogliate. ^^’
Ad ogni
modo vi aspetto al penultimo capitolo di questa ff.
Mi dispiace di essere in ritardo. Avrei voluto – e dovuto
– aggiornare ieri sera… È che
stavolta sono così giù per la storia del terremoto… Ho partecipato
emotivamente a tutta la vicenda, forse perché la scossa si è
sentita anche qui e così mi è stato impossibile ignorare il
tutto; mettermi seduta tranquilla al computer mi ha fatto quasi sentire in
colpa.
Ma poi mi sono detta che molte
persone ancora aspettavano questo capitolo. E che forse,
pur in questa tristezza, magari posso provare a portare agli altri un sorriso.
Che poi, in fondo, è tutto il senso
di questa mia storia, dal primo all’ultimo capitolo. Portare
sorrisi a chi soffre…
Oh, non so perché sto facendo questi ragionamenti
così profondi. Spero comunque di non annoiarvi.
(Nota: in questo capitolo
è presente – praticamente per tutta la sua durata – una canzone;
si tratta di Truecolorsdi CyndiLauper.)
“Per noi sarà lo stesso. Ci ameremo sempre. Allora lasciarsi
sarà più facile, perché
ogni volta che ci si ricorda di una persona che
ci ama, si sente un po’ del suo amore.”
“Non è vero. Si sente
solo la sua mancanza.”
ToreyL.Hayden, Una bambina
Domenica 30 settembre
Ancora non riusciva
a crederci. Era molto di più di quanto avesse mai
osato sognare. E forse era proprio questo: un
sogno. L’ultimo sogno prima di andar via…
Invece no, si disse con un lieve sorriso incredulo; la ragazza stretta tra le
sue braccia era la sua meravigliosa realtà. Ed era tutto ciò di
cui avesse bisogno per essere felice, in quel momento
e sempre.
La
luce del sole era filtrata dai rami del ciliegio, ma a Shaoran sembrava che la
casetta dei genitori di Sakura fosse illuminata di un
chiarore quasi ultraterreno. Forse era solo il fatto che erano lì
insieme, lontani da tutto e da tutti… Il fatto
che lui l’amava e che lei lo amava.
E ancora non riusciva a crederci.
Sakura
si mosse nel suo abbraccio fino a poterlo guardare negli occhi. Gli sorrise, timida e raggiante, senza parlare.
Quanto
era bello guardarla… Quanto era
bello stringerla e sentirla solo sua, sapere che lei
era lì per lui, che ricambiava i suoi sentimenti…
Non
avrebbe mai creduto possibile di dirle davvero quelle parole. Ma era successo, in modo tanto impulsivo e avventato che sul
momento non se n’era nemmeno reso conto. Ora era lieto di aver ceduto a
quell’impulso: non gli importava nulla, non gli importava
di sapere che lasciarla avrebbe fatto ancora più male. Ora non pensava
che a stare lì con lei, semplicemente. E per Sakura era la stessa cosa:
per questo lo aveva portato lassù, senza passare da casa, chiedendogli
soltanto di stare insieme a lei. Proprio come aveva
fatto lui quella notte sul balcone…
Sakura
si sollevò in ginocchio tra le sue gambe e iniziò a trafficare
con una tasca.
«Voglio
farti sentire una cosa» mormorò.
Shaoran
l’avvicinò a sé, tenendola per la vita, e sorrise.
«Il
piccolo principe e la volpe alla fine sono rimasti insieme?»
suggerì, speranzoso.
Sakura
scosse lentamente la testa, ma prima che il suo sguardo si intristisse,
aveva già l’iPod in mano. Cercò una canzone in particolare,
poi gli sorrise e gli tese una delle cuffie.
Shaoran
sentì una musica sommessa. Riconobbe la canzone fin dalle prime note, e
subito alzò gli occhi su Sakura. Lei gli sorrise
e lo abbracciò restando in ginocchio, proprio come il momento in cui, in
quello stesso posto, gli aveva detto che le cose tra loro non sarebbero mai
cambiate. Ma forse stavano
cambiando.
You with the sad eyes
Don’t be discouraged, oh, I realize
It’s hard to take courage in a world full of people
You can lose sight of it all
And the darkness inside you can make you feel so small
Shaoran
si ritrovò a sorridere. Ancora una volta, Sakura trovava i riferimenti
più efficaci alla sua storia di oscurità,
di distacco, di dolore; prima ilpiccolo
principe, con la sua voglia di addomesticare e la sua paura di soffrire, e ora
questo… La strinse a sé. Esisteva al mondo una persona più dolce
di lei?
Sakura
si accoccolò contro di lui, respirando piano, posandogli una mano dritta
sul cuore.
Chissà
se si era mai resa conto di essere la sua luce nel
buio.
But I see your true colors
shining through
I see your true colors,
that’s why I love you
Sakura
cantava a bassa voce. Shaoran si incantò per
l’ennesima volta al suono che era stato per lui il primo segno della
bellezza del mondo esterno, dopo tanto freddo silenzio. La tenne più
stretta, chiudendo gli occhi, rendendosi conto che lei era stata davvero
l’unica a saperlo guardare dentro, a capirlo, ad accettarlo, a non
volerlo convincere di nulla, e che proprio per
questo lui aveva capito ed era cambiato così, spontaneamente, mentre
lei gli donava tutto un mondo senza nemmeno accorgersene…
So don’t be afraid to let them show
Your true colors, true colors are beautiful like a rainbow
Lentamente,
Sakura si sollevò di nuovo, e ancora una volta Shaoran sentì il
tocco morbido e leggero delle labbra di lei sulle sue.
Ancora
non riusciva a crederci…
Di
colpo, alla felicità si mescolò l’antica disperazione. Come
poteva lasciarla? Aveva bisogno di
lei, come dell’aria, come dell’acqua. L’amava così tanto, cosìtanto…
Show me a smile then
Don’t be unhappy, can’t remember when
I last saw you laughing
A
poco a poco, Sakura si allontanò dal suo viso e lo guardò negli
occhi.
«Cosa c’è, Shaoran?»
Con
un sospiro, il ragazzo le accarezzò i capelli, sfiorandole una guancia.
Portò la fronte contro la sua.
«Non
saprò mai più vivere,
senza di te» gli uscì detto.
If this world makes you crazy and you’ve taken
all you can bear
You call me up, because you know I’ll be there
«Non
dire così…» La voce di Sakura si fece triste. «Per favore.»
«È
la verità» mormorò Shaoran, senza muoversi, «è
solo per te che ho ricominciato a vivere. E tu lo sai.
Non avrò più niente, nessuna ragione, nessuna speranza, quando
tu…»
Sakura
gli posò una mano sulla bocca, scuotendo la testa.
«La
volpe aveva i campi di grano» sussurrò. «Tu avrai
questo.»
Lo
baciò ancora, e stavolta il suo bacio sapeva di
pianto.
And I’ll see your true colors
shining through
I see your true colors, that’s why I
love you
So don’t be afraid to let them show
Your true colors, true colors are beautiful like a rainbow
Shaoran desiderò ardentemente che il tempo non passasse mai. Ma c’erano cose che non si potevano in alcun modo
evitare. Se aveva imparato qualcosa, la notte in cui
suo padre lo aveva lasciato nel nero più fitto, era questo.
Non
sapeva quanto tempo fosse passato, quando si
ritrovò ad asciugare le lacrime di Sakura.
«Dovresti
essere a casa» le sussurrò. «Nessuno sa che sei qui…
Saranno preoccupati.»
A
malincuore, Sakura annuì.
«Vale
anche per te.»
«Sì…
Lo so.»
Si
alzarono lentamente, tenendosi per mano. Shaoran sospirò. Ogni sogno doveva finire, era una regola universale. La realtà
di fuori era già lì, ad aspettarli, e non si poteva più
rimandare.
Sakura
rimise in tasca l’iPod, e si tirò
indietro per lasciarlo scendere per primo dal ciliegio.
Calatosi
grazie alla fune, Shaoran arrivò a terra e alzò lo sguardo,
mentre anche la ragazza tornava a posare i piedi nel piccolo giardino pubblico.
Gli arrivò dritta tra le braccia, dandogli le spalle.
«Shaoran…»
«Cosa?»
Sakura
si voltò di colpo, gettandogli le braccia al collo, facendolo arrossire
d’imbarazzo e di sorpresa. Gli mormorò all’orecchio le
parole che gli aveva già detto, ma che ogni volta era più bello
ascoltare.
«Ti
amo da morire.»
a
Sentirono le voci
concitate ancor prima di vedere il gruppo di persone raccolte sulla strada.
Shaoran
strinse la mano di Sakura, mentre dinanzi a loro si paravano sua madre, Wei e i
Kinomoto. Erano tutti molto agitati, parlavano animatamente e gesticolavano con
furia. Fujitaka, il padre di Sakura, appariva sconvolto; Touya tendeva
più alla collera. Sua madre era visibilmente ansiosa, ma tentava di
mantenere un minimo di lucidità, anche grazie all’aiuto
preoccupato di Wei.
Evidentemente,
la loro “scomparsa” aveva generato più scompiglio del
previsto.
Shaoran
non si sentiva affatto in colpa nei confronti di sua
madre, ma non voleva che Fujitaka e Touya si arrabbiassero con Sakura.
In
quel momento le quattro persone ferme sul marciapiede si voltarono
all’unisono.
«Sakura! Grazie al cielo!»
Fujitaka
Kinomoto corse dalla figlia, posandole le mani sulle spalle.
«Stai
bene? Stai bene, non è vero? Ero così
preoccupato! Credevo fossi sulla collina, ma il tempo passava e… Alla
fine siamo scesi giù in strada, e abbiamo capito che anche Shaoran non
era a casa…» Gli occhi dell’uomo si soffermarono sul ragazzo.
«Non importa, non importa. L’importante
è che stiate bene, tutti e due.»
Vagamente
restio, Shaoran abbandonò la mano di Sakura, lasciandola
all’abbraccio di suo padre; così facendo, posò gli occhi
sulla sua famiglia.
Wei
si asciugava la fronte con un fazzoletto, con aria sollevata. Sua madre,
invece, lo fissava senza muoversi. Nel suo sguardo, Shaoran vide che lo capiva.
Non aveva bisogno di parlargli, non aveva bisogno di
toccarlo, per capire perché
quella mattina fosse uscito all’alba, senza dire niente a nessuno, e
perché fosse tornato solo dopo alcune ore, insieme alla ragazza che lei
stessa amava come una figlia.
Shaoran
fu grato del suo silenzio. Era la prima volta da dieci giorni che non si
sentiva furioso nei suoi confronti. Poi, qualcosa lo indusse a distogliere gli
occhi da lei.
Fujitaka
aveva sciolto l’abbraccio con Sakura, mentre Touya si era avvicinato. La
ragazza alzò gli occhi sull’espressione seria di suo fratello.
Sembrava impaurita.
Touya
non disse nulla. Si limitò a sollevare una mano, pronto a
schiaffeggiarla.
«No, Touya!» esclamò
Fujitaka, ma il figlio non lo guardò nemmeno.
Shaoran
agì d’impulso. Si parò davanti a Sakura, fissando il
giovane con rabbia.
«Non
toccarla» sibilò.
Sorpreso,
Touya abbassò il braccio, ma i suoi occhi non smisero di sprigionare
sdegno.
«Calmiamoci,
tutti quanti.»
La
voce di sua madre giunse conciliante, mentre la donna avanzava verso di loro.
Shaoran la guardò, ma lei aveva gli occhi fissi sui Kinomoto.
«So
bene cosa ha spinto Shaoran e Sakura ad allontanarsi, e ve l’ho
spiegato» esordì, lanciando un’occhiata di vago rimprovero a
Touya. «Vi prego di essere comprensivi con
Sakura, così come lo sono io. Vi prego di lasciare che stia accanto a
Shaoran, per il tempo che ci è rimasto.»
Senza
parole, Shaoran vide Fujitaka che lo guardava di nuovo, annuendo. Touya si
limitò a scrollare le spalle, ancora troppo arrabbiato per dire
qualcosa.
Sua
madre si rivolse a Sakura, con un sorriso.
«Vorrei
tanto che oggi tu venissi con noi all’aeroporto, Sakura.»
La
ragazza la guardava interdetta. Si voltò verso Shaoran, e allora
sorrise.
Per
la seconda volta, Shaoran sentì un flusso di gratitudine per sua madre.
a
Ormai stava per
finire tutto… Ma se non altro, erano insieme.
Sul
sedile posteriore della macchina dei Li, Sakura si
stringeva a Shaoran, la testa abbandonata sulla sua spalla e gli occhi chiusi.
«Mi
dispiace per Touya» stava mormorando, cercando di sorridere.
«Appena torno a casa lo uccido, te lo
prometto.»
Touya
si era mostrato scorbutico anche nel pomeriggio, quando lui e Fujitaka erano andati a salutare i Li alla villa: gli aveva stretto
la mano, ma la sua espressione dura non si era mai distesa. Shaoran non se
n’era sentito minimamente toccato, ma Sakura si era impuntata sulla
questione.
Anche Shaoran sorrise. Era impossibile non farlo, in compagnia di
quella ragazza, persino in una situazione così dolorosa. Inspirò
il profumo dei suoi capelli, stringendola a sé, per una volta incurante
delle presenze di Wei e di sua madre nei sedili anteriori.
«Non
preoccuparti» mormorò. «Pensa invece che da oggi dovrai
difenderti da sola da lui. Ma immagino che questo non ti faccia paura…»
«No,
infatti, non ho paura di lui.» Sakura aprì gli occhi e
sollevò il viso quanto bastava per incontrare i suoi. «Non
avrò più paura, ora che ho conosciuto te, ora che so quanto
coraggio si può provare, quando si trova qualcuno che ti è tanto
vicino.» Si morse le labbra. «Non ti
dimenticherò mai, Shaoran.»
La
tristezza la stava assalendo di nuovo. La sentì respirare profondamente,
per calmarsi. Sentendosi già sull’orlo della disperazione, Shaoran
le posò un bacio sulla fronte, tra i capelli.
«Nemmeno
io potrò mai dimenticarti.»
Can’t remember when I last saw you laughing
If this world makes you crazy and you’ve taken all you can bear
You call me up, because you know I’ll be there
a
Erano arrivati
all’aeroporto già da qualche minuto.
Shaoran
non aveva lasciato nemmeno per un secondo la mano di Sakura. Sua madre aiutava
Wei con i bagagli, in modo da lasciarlo solo con lei. Un terzo fiotto di
gratitudine…
«Senti,
Shaoran…»
Si
voltò a guardare Sakura. Era evidente che stava
lottando selvaggiamente contro il tremore della propria voce.
«Puoi… Puoi scrivermi» esclamò lei.
«L’indirizzo lo conosci, no?»
Shaoran
annuì, cercando di sorridere.
«Certo.»
Gli vennero in mente alcune frasi che lei aveva pronunciato
quando si era svegliata sul suo balcone. «Vedrai… Vedrai che
troveremo una soluzione… Sei troppo importante per me.»
Sakura
rise sommessamente.
«Com’è
che continui a prendere in prestito le mie parole?»
Shaoran
le sfiorò il viso, rispondendole in tutta sincerità.
«È
solo che… tu sai sempre cosa è giusto dire. Non come me.»
Lei
abbassò lo sguardo.
«Non
è vero» mormorò. «Adesso nemmeno io so cosa
dire.»
Shaoran
prese fiato. Sapevabene cosa era giusto dirle. Glielo aveva
già detto, sì, ma stavolta l’avrebbe
fatto guardandola negli occhi, mostrandole chiaramente quanto ci credesse. Le sollevò il viso con
entrambe le mani.
«Sakura,
io…»
«Il volo per Hong Kong è in partenza.
I passeggeri sono pregati di prendere posto.»
Al
suono dell’altoparlante, rimasero immobili a guardarsi.
Sakura
non riuscì più a trattenere le lacrime, mentre con un sorriso
debole gli prendeva le mani, allontanandole pian piano dalle proprie guance.
«Devi
andare.»
Prima
che lui potesse dire qualcosa, sua madre e il maggiordomo erano già
ricomparsi.
«Tesoro,
è ora…»
Shaoran sospirò profondamente. Sakura si voltò, con lo
stesso sorriso.
«Addio,
Yelan» mormorò.
In
quel momento, Shaoran vide che anche negli occhi di sua madre brillavano le
lacrime. Lei si avvicinò, si chinò su Sakura e la strinse al
petto.
«Sono
felice di averti conosciuta» le disse. «Non mi dimenticherò
di te, piccola Sakura. Non scorderò quello che sei
stata per la nostra famiglia.»
Sakura
si sciolse dalla sua stretta, piangendo ancora, ma senza smettere di sorridere.
Shaoran la fissò incantato mentre lei si
voltava a salutare Wei.
Quella
ragazza era stata davvero un
miracolo, si disse mentre la guardava porgere la mano
al maggiordomo. Un miracolo che l’aveva investito in pieno, lo aveva
trasformato, aveva cambiato il suo modo di guardare al mondo, al suo passato e
anche alla sua famiglia.
Quando Sakura si voltò di nuovo verso di lui, bella come non
mai, Shaoran seppe esattamente cosa fare.
Proprio
come prima, non diede peso alla presenza di sua madre.
Proprio
come prima, portò le mani tra i suoi capelli, avvicinando la ragazza a
sé.
La
baciò, senza più timore, senza
più dubbi, senza più nascondersi.
Sakura
non si ritrasse. Lo abbracciò e ricambiò il bacio, anche lei
senza alcun imbarazzo.
Quando riuscì a fermarsi, Shaoran si distaccò solo di
un soffio da lei, e quelle parole arrivarono da sole, improvvise come la prima
volta, ma, se possibile, ancora più vere di allora.
«Ti
amo» le sussurrò sulle labbra.
Sakura
sorrise tra le lacrime.
«Ti
amo anch’io.»
And I’ll see your true colors
shining through
I see your true colors, and that’s why I
love you
So don’t be afraid to let them show
Your true colors, true colors,
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Your true colors, true colours are beautiful
like a rainbow
a
La pista
dell’aeroporto era già una semplice striscia d’argento,
mentre l’aereo che lo avrebbe riportato a casa si librava alto nel cielo.
Eppure, se si concentrava, riusciva ancora a vedere
Sakura.
Chiuse
gli occhi, tenendo il viso premuto contro il finestrino gelido, i pugni stretti
sul vetro. Ma all’improvviso una mano calda e
conosciuta si posò leggera su uno di quei pugni.
Shaoran
non riaprì gli occhi, e ascoltò la voce di sua madre come da
molto lontano.
«Sapevo
che l’amavi.»
Lui
continuò a non muoversi, ma si irrigidì
istintivamente, confuso dalla sincera comprensione che trapelava dalla voce di
lei.
«L’ho
sempre saputo» continuò sua madre. «Fin
dalla prima volta che mi hai parlato di lei. Quando mi hai detto che l’avevi invitata alla villa, ho visto quanto
già allora l’amavi, forse senza nemmeno saperlo.»
Finalmente
Shaoran la guardò. Lei gli sorrideva con dolcezza.
«Tu
vedi ancora con i suoi occhi»
gli sussurrò, scostandogli i capelli dalla fronte, come faceva sempre quando era bambino. «E
questo significa che sarà per sempre.»
«Allora
farà male per sempre?» chiese Shaoran, senza la forza di sfuggire
alla sua mano.
Il
sorriso di sua madre fu sostituito da un sospiro.
«Ascoltami,
Shaoran. So che hai sofferto molto. E so che stai
soffrendo anche adesso. Lo so, credimi. E fa soffrire anche
me.» Gli accarezzò la guancia, con lo stesso gesto che anche
Sakura aveva compiuto più volte…
«Sono sicura che troveremo una soluzione. Non voglio che faccia male per
sempre. Fidati di me. So che lei ti ama, ma anch’io ti voglio bene.»
Shaoran
l’ascoltava solo distrattamente. Si sentiva esausto, svuotato. Chiuse di
nuovo gli occhi, scivolando con la testa contro il sedile dell’aereo, e
quando sentì il bacio di sua madre, era
già caduto in un sonno agitato. Pieno di sogni dal nome dei fiori di ciliegio.
Accidenti,
mi sembra quasi impossibile di essere arrivata fino a qui!!E pensare che il prossimo è l’ultimo
capitolo… mi fa davvero uno strano effetto.ç___ç
Beh,
come vedete, Shao è partito. Però…
Però…
Però… Chissà?^^
Ringrazio
per le recensioni:
_Bella_Swan_: Sei dolcissima, i tuoi
complimenti mi commuovono…ç///çBeh, il “ruolo” di Yelan qui non si è ancora propriamente definito, ma
dalle sue parole si può capire che intende fare qualcosa per Shao e Saku… Perciò,
pazienta solo ancora un pochino, e nell’ultimo capitolo… vedrai! ^^Grazie mille, un bacione!
Sakurahime949: Ok,
ti ringrazio innanzitutto per le faccine che metti
nelle tue recensioni, perché sono adorabili!xDE ovviamente ti ringrazio all’infinito
per il dolcissimo commento!… Mmm, non so se
definirlo un capitolo “strappalacrime”; comunque di certo io mi
sono commossa scrivendolo…^///^’Spero sia piaciuto
anche a te leggerlo! Un bacio!
Stefola93: Sei troppo
carina!^///^Grazie di
cuore!! Fammi sapere cosa pensi di questo capitolo, ci tengo!^^Baci!
Revelation80: Eheh,
la reazione di Touya, come vedi, non è stata delle migliori, ma ci ha pensato Shao
a dargli una calmata! xDPer quanto riguarda Yelan,
come ho detto, si vedrà nel prossimo e ultimo capitolo… Spero ti
sia piaciuto anche questo! Grazie e un bacione!
Saku068: Kyaaa,
mi confondi! Non so come ringraziarti per tutti i tuoi complimenti, ho paura di essere ripetitiva!! ^///^In effetti sì, è
strano che sia stata Saku a prendere l’iniziativa
per il bacio; ma come vedi qui Shao si è “rifatto”
e l’ha baciata davanti a Yelan e Wei!! *///*Non ti dico il delirio mentre scrivevo quella
scena!xDGrazie
ancora, baci!
Saku_cele: Grazie mille, Cele!^^Beh, purtroppo
la famosa partenza c’è stata, ma tu continua a sperare: non
è ancora detta l’ultima parola!! xDUn bacio!
SunShin3: Lo sapevo che mi avresti fatta commuovere un’altra volta! ç///çMa sei troppo, troppo gentile!! Io ti adoro!!^///^Non devi assolutamente scusarti
se recensisci “tardi”: sono io la ritardataria cronica con gli
aggiornamenti…u///ùE poi, l’importante è che
la ff continui a piacerti! Mi dispiacerebbe molto se
così non fosse!ç___çGrazie ancora,
all’infinito. Un bacio!^^PS. Mi
piacerebbe moltissimo leggere qualcosa di tuo! Purtroppo non conosco l’anime/manga su cui hai scritto, ma sono sicura che
scrivi benissimo: se mi fai commuovere nelle recensioni, figuriamoci nelle
storie!! ^___^
Ruka88: Dai, ma davvero ti sei
accorta dopo che avevo cambiato punto di vista?? ^^L’avevo scritto nell’introduzione
allo scorso capitolo, che prima della reazione
di Sakuradovevamo fare un “passo indietro”…
Dai, non preoccuparti, l’importante è che tu abbia apprezzato il cap e il bacio!! ^^E spero che anche questo capitolo
– e il prossimo – ti piacciano! Un bacione!
Dany92: Ma certo che ti sei complimentata, e credo che tu sappia che non so
più come ringraziarti per tutti i tuoi complimenti…! ^///^Ancora una volta ti ringrazio di
cuore! E spero che anche la fine della ff ti piaccia… Perché come hai scritto,
partenza di Shao a parte, la storia non è ancora finita! ^^Mille baci!
Kia85: Tu non sai quanto io mi senta onorata
di averti tra i miei lettori. Sul serio, io venero
sia le tue idee, sia il tuo modo di scrivere. Perciò
immagina come mi senta con tutti questi complimenti – come
era già dai tempi di “Aamyan degli Elfi”.*///*Concordo
con te: all’inizio ho un po’ accennato “a grandi linee”
l’avvicinamento di Shaoran a Sakura, per non rischiare di diventare ripetitiva o
scontata…u///ùMa sono lusingata che questa ff ti piaccia, davvero! ^///^Un bacio grande!
Sasusaku11: Grazie mille per i tuoi
complimenti! Spero ti piaccia anche l’ultimo capitolo! ^^Baci!
Grazie
anche a tutti i lettori, e a chi inserisce la storia tra i preferiti: alla fine
della ff vi ringrazierò tutti, uno per uno, promesso!^___^
E
dunque, eccoci qui.
È
l’ultima volta che do l’appuntamento per
il capitolo successivo.
E non
posso neanche pensarci, che mi viene il magone. ç///ç
Oh,
ma qualcosa dovrò pur dire. Vediamo…
Beh,
come ho detto, Yelan avrà un certo
comportamento, che avrà un certo peso sulla
fine della storia. In pratica tutto dipende da lei, se ci sarà l’happyending o
meno!^^Inoltre il punto di vista
tornerà a Sakura e… No, basta, poi dico
troppo!! ^___^
Voglio
comunque che sappiate che sono felicissima di essere
arrivata fin qui, ma che se ci sono riuscita è stato solo perché
ricevere il calore e il sostegno di tanti lettori mi ha incoraggiata a mille. Prima
tra tutte, a farmi sentire così, è stata la mia splendida
sorellina Soili, Sakura182blast.
Gli altri siete stati – e siete – tutti
voi.
E
con un augurio tardivo di buona Pasqua, eccoci arrivati all’ultimo
capitolo…
Non
credo di avere abbastanza parole, o di averne di abbastanza efficaci, per
manifestarvi la mia gratitudine. E non mi riferisco soltanto alle vostre
recensioni, ma anche a voi che avete letto passo passo questa storia e che
siete arrivati fino a qui. Vi ringrazio tutti, uno per uno. E vi
ringrazierò ancora meglio in seguito.
Per il momento, ancora una volta, vi auguro una buona
lettura!
L’amore è sintonia, è ridere insieme della stessa cosa, parlare nella stessa lingua, guardare con gli
stessi occhi.
Chicco
Sfondrini – Luca Zanforlin, A un passo dal sogno
Lunedì 5 novembre
Lunedì
mattina, un giorno come tanti. Del resto, ormai i suoi giorni erano tutti
uguali.
Da
cinque settimane, cioè trentacinque giorni, cioè
ottocentoquaranta ore, cioè cinquantamilaquattrocento minuti,
cioè un numero infinito di
secondi, la sua vita le sembrava essere diventata grigia, vuota, senza senso.
Se
non altro, aveva iniziato a utilizzare in modo più attivo la matematica.
Ma anche quella maledetta la faceva pensare a lui…
«…
Senti, mi faresti un favore grande grande? Mi puoi dare una mano?… Sul
serio, io le equazioni non so neanche cosa siano. Mi aiuteresti? Per favore…»
«Certamente.»
«Oh,
Shaoran, grazie! Sei… Sei
proprio un piccolo principe!»
Non
poteva continuare così. Non poteva continuare a sognare quel viso, quel
sorriso dolce, quegli occhi del colore caldo dell’autunno, del mese di
settembre che avevano vissuto insieme… Faceva troppo male.
Da
quando se n’era andato, lei era sprofondata nella depressione.
Era
diventata apatica, demoralizzata, indifferente a tutto ciò che la
circondava. Non le era mai successo di buttarsi così giù. Ma
perdendo lui, aveva perso ogni voglia di sorridere.
Perdonami, mamma.
Sulle
prime si era sentita orribilmente in colpa; per la prima volta, stava venendo
meno alla sua promessa. Ma col passare dei giorni si era assuefatta a quel modo
di vivere insofferente, e ora non credeva di poter in alcun modo riprendere la
stessa strada su cui aveva trascinato anche Shaoran… Non se lui non era
più al suo fianco.
E
pensare che quando era lui a
comportarsi così, lei si era ostinata come una bambina capricciosa, pur
di permeare quello scudo… Ancora non sapeva che il motivo era molto
semplice, se ne stava rinchiuso nel suo cuore e nel significato di due paroline
che adesso continuava a ripetersi solo mentalmente…
«Sakura,
mi stai ascoltando?»
La
voce di suo fratello la riportò bruscamente alla sua grigia
realtà, strappandola ai ricordi colorati di poco più di un mese
prima. Sakura portò gli occhi su Touya, malvolentieri, senza rispondergli.
«Ti
stavo informando che oggi il papà è dovuto uscire prima», borbottò il giovane,
irritato. «Di’ la verità…. Non ti eri neppure accorta della sua assenza, non
è vero?»
Aveva
ragione. Ma lei non era disposta a darglielo a vedere. Non gli aveva mai
perdonato la freddezza che lui aveva manifestato nei confronti di Shaoran, sia
prima di conoscerlo, sia il giorno della sua partenza. Ancora una volta, si
rifiutò di rivolgergli la parola, e continuò semplicemente a
guardarlo in modo neutro. Ormai, in casa, lei era rinchiusa nella sua muraglia
di silenzio, e Touya non sarebbe mai
riuscito a tirarla fuori da lì.
«Sakura…»
Lo sguardo del ragazzo passò dal furioso all’esasperato.
«Sono stanco. Sono davvero stanco
di vederti così. Lo so che ce l’hai con me, e francamente la cosa
non mi dà nemmeno fastidio… Ma non posso più sopportare
quello che ti leggo in faccia ogni santo giorno.» S’'i interruppe, posandole davanti il
piatto con la colazione. «E non sopporto nemmeno la tua mancanza di
appetito. Avanti, mangia.»
Con
la stessa passività, Sakura fissò il piatto colmo di frittelle e
lo stuzzicò di malavoglia con le posate.
Touya
le si sedette di fronte.
Per
un po’ ci fu silenzio. Poi…
«Quanto
tempo è che non vai dalla mamma?»
Suo
malgrado, Sakura alzò di nuovo gli occhi. Non si aspettava proprio che
lui tirasse in ballo quell’argomento.
«Non
vuoi rispondermi?» Touya incrociò le braccia sul tavolo. «E
va bene. Te lo dico io. Non ti vedo andare lassù da più o meno
una settimana.» Inaspettatamente, il suo sguardo si fece triste.
«Capisco che stai soffrendo. Ma non è giusto che tu dimentichi
tutto… Non è giusto che rinneghi la promessa che le hai fatto.
Così rinneghi te stessa. Il
tuo perenne sorriso era la cosa che ti rendeva più forte, te ne rendi
conto? Non puoi rinunciarci così.»
«Ma
come fai?»
«A fare cosa?»
«A
mostrarti sempre tanto forte… Anche quando stai male.»
Se
solo lui l’avesse vista
adesso…
Per
la prima volta da cinque settimane, Sakura parlò a suo fratello, con
voce inavvertibile.
«È
proprio questo il punto, Touya»,
mormorò. «Sorridere era
la mia forza. Ma adesso non posso più sentirmi forte. Non sento
più niente. Assolutamente niente.»
Touya
non si mostrò sorpreso o sollevato del fatto che lei gli avesse rivolto
la parola; al contrario, alle sue parole sbuffò di impazienza e si
alzò di scatto, voltandole le spalle.
«Senti,
fa’ un po’ come ti pare.»
E
difatti Sakura non desiderava altro che essere lasciata in pace, al suo nuovo
modo di fare, vuoto e freddo, vivo soltanto nei ricordi.
a
«Spicciati,
la tua amica è arrivata.»
«Lo
so», borbottò la
ragazza tra i denti, ancora una volta strappata ai propri pensieri.
Senza
salutare Touya, raggiunse l’ingresso e si infilò i roller.
«Buongiorno,
Sakura.»
Tomoyo
era lì fuori, sorridente, ad aspettarla. Da qualche tempo si rifiutava
di farsi accompagnare a scuola in macchina da sua madre, e preferiva andare a
piedi con Sakura. Anche se le ripeteva che voleva solo evitare di diventare una
fannullona snob, Sakura sapeva che lo stava facendo solo per lei. Avrebbe tanto
voluto provare un po’ più di gratitudine per la sua migliore
amica, ma proprio non ci riusciva. In lei non c’era più niente, se non i ricordi.
«Buongiorno,
Tomoyo» mormorò distrattamente, mentre le si affiancava sulla
strada e si muoveva piano sui pattini, per non lasciarla indietro, anche se la
sua compagnia non riusciva a farla sentire meglio.
Posò
gli occhi sulla villa dall’altra parte della strada, e subito li
distolse.
Ora
che lui non c’era più, quella casa non le provocava più
nulla. Solo un senso di vuoto.
Tomoyo
camminava tranquilla. Lei non era come Touya; lei accettava tutti i silenzi di
Sakura, e si comportava normalmente con lei, senza mostrare pietà per la
sua tristezza.
Proprio
come aveva sempre fatto lei con
Shaoran…
E,
soprattutto, anche se ormai le era chiaro di aver sempre avuto ragione sul
conto di Sakura, in tutto quel tempo Tomoyo non le aveva mai lanciato quei piccoli commenti allusivi che invece le
sfuggivano quando la ragazza ancora non aveva ammesso con se stessa di essere
innamorata di Shaoran. Si stava dimostrando una vera amica, come sempre.
«Oggi
termina il progetto. Hai finito la tua recensione?», domandò Tomoyo, sorridendo.
«Ti ho detto che l’ho finito,
no?… C’è una cosa che voglio leggerti…»
“Ci
guadagno”, disse la volpe, “il colore del grano.”
Con
una fitta di rimpianto, Sakura annuì bruscamente.
«E
tu?», si sforzò di
chiedere, in tono piatto.
«Sì»
sospirò Tomoyo, «ci è voluto un po’, ma alla fine ci
sono riuscita. Spero che al professor Terada non dispiaccia, ma ero talmente stufa
di quel libro che mi sono molto limitata, nella recensione: non ho fatto tutto
quel che avrei potuto… Ma ti sembra facile conciliare la lettura di un mattone del genere con le prove del coro
e tutti gli altri compiti?»
In
altre circostanze, Sakura avrebbe potuto sorridere: la prima della classe stava
cedendo… Ma in quel momento non trovava l’idea divertente quanto
l’avrebbe trovata solo due mesi prima.
Ci
fu una pausa, in cui l’unico rumore fu quello dei suoi roller e delle scarpe di Tomoyo sul
marciapiede.
«Devo
dirti una cosa» mormorò alla fine la sua amica, un po’
esitante.
Sakura
non disse nulla, limitandosi ad aspettare.
«Vieni
a sederti» propose Tomoyo, indicandole una panchina.
La
seguì docilmente, senza alcuna capacità di prendere iniziative o di
porre domande. Sedettero vicine.
«Prima
che tu uscissi di casa, poco fa» esordì finalmente Tomoyo, molto
piano, voltandosi a guardarla, «tuo fratello è venuto a
parlarmi.»
Sakura
ricambiò lo sguardo, impassibile.
Alla
fine, di fronte al suo silenzio, Tomoyo sospirò profondamente e ruppe
gli indugi.
«Non
credevo che avresti mai smesso di andare da tua madre. Credevo che fosse quella, la tua valvola di sfogo…
Credevo che ne avessi bisogno anche adesso.»
E
così, Touya aveva pensato di spifferare a Tomoyo fino a che punto fosse
giunta la sua apatia. Non che la cosa le importasse… Ad ogni modo, Sakura
sentiva che l’amica meritava più spiegazioni, rispetto a suo
fratello.
«All’inizio
era così» ammise, abbassando lo sguardo sulle proprie ginocchia.
«Ma adesso… Qualsiasi cosa di cui io possa aver bisogno… non
può aiutarmi. Perciò, che senso ha?» Scosse la testa,
ripetendo le stesse parole che aveva già detto a Touya. «Non sento
più niente, Tomoyo. Mi sento così vuota. Quello che è peggio… è che nessuno di
voi può davvero capirmi. Il
papà, Touya, tu…» Le si ruppe la voce. «Voi non sapete
com’è.»
No.
Non lo sapevano. Non avevano idea di comefosse amare così
disperatamente, amare da lontano, amare ancora dopo quello che probabilmente
era un addio.
Tenne
il viso chino, ma non pianse. Ormai aveva versato tutte le sue lacrime.
La
mano di Tomoyo si posò piano sulle sue, strette a pugno sulle ginocchia.
«Ma
siamo qui per capirti», le
sussurrò la ragazza. «Io
sono qui per capirti.»
Sakura
la guardò. Chissà se anche Shaoran si era sentito così
combattuto tra la voglia di cedere e il bisogno di tenersi tutto dentro, quando
aveva incontrato lei… Probabilmente sì.
«Lo
so, Tomoyo» sospirò. «Lo so.»
Ma
non cambiava niente.
Shaoran
aveva ragione.
«Non saprò mai più vivere, senza di te.»
Per
lei era lo stesso.
Passò
molto tempo prima che lei e Tomoyo si alzassero per rincamminarsi verso il
liceo. In silenzio, perché non c’era più nulla da dire.
a
«Che noia!» Nel banco accanto, Chiharu
continuava a sbadigliare. «Sapevo che aveva dato il massimo, ma non
pensavo fino a questo punto. A che pagina siamo? La decima?»
«Undicesima», la corresse Tomoyo, in un bisbiglio.
Sakura
seguì i loro sguardi e capì che si riferivano alla recensione che
Yamazaki stava leggendo alla classe. Distratta com’era, lei non ci aveva
capito niente.
«Parlando
di cose serie» bisbigliò ancora Chiharu, voltandosi a guardare
Sakura. «Pare che in questi giorni debba arrivare un nuovo
studente.»
«Mh?»
Incurante, Sakura tornò a guardare fuori dalla finestra.
«Un’altra vittima di Yamazaki? Povero lui.»
Chiharu
ridacchiò sommessamente, ma dovette tacere, perché il ragazzo
aveva appena chiuso il suo quaderno.
«Molto
bene, Yamazaki, molto bene. Una più che buona recensione.»
«La
ringrazio, professor Terada.»
«Sì,
beh, basta che non ti monti la testa.» Risatine generali. «Allora,
a chi tocca adesso? Vediamo… Kinomoto?»
Tomoyo
si schiarì leggermente la voce. Solo allora Sakura distolse gli occhi
dalla finestra.
«Kinomoto,
tutto bene?», si
informò l’insegnante. «Sei tra di noi?»
«Certo,
professore» mormorò la ragazza, ancora immersa nei suoi pensieri.
«Allora
vuoi renderci partecipi della tua recensione?» Terada consultò il
foglio che aveva davanti. «Tu avevi scelto “Il piccolo principe”, vero? Sono proprio curioso di
ascoltarti.»
«In
terza media ne abbiamo letto un brano. Parlava del piccolo principe che
incontrava una volpe; lei gli chiedeva di essere addomesticata. Ricordo bene
cosa diceva la volpe: per lei, addomesticare voleva dire “creare dei
legami”… Shaoran, secondo te noi due ci siamo addomesticati a
vicenda?»
«Tu
con me l’hai fatto di sicuro.»
Sakura
si alzò dal banco, con un vuoto allo stomaco. Non era sicura di
potercela fare.
Tomoyo
le lanciò un’occhiata incoraggiante. Con un sospiro, Sakura
afferrò il quaderno e andò a prendere il posto di Yamazaki, di
fronte ai suoi compagni, dando le spalle al professor Terada.
Non
ce l’avrebbe fatta. Aveva già pianto come una fontana mentre la
scriveva. Non poteva sperare di poter leggere
quella recensione davanti a tante persone che non avevano idea di quanto
rappresentasse “Il piccolo principe”
per lei, quanti ricordi, quanta tristezza, quanto amore…
Confusa,
si rassegnò e cercò di concentrarsi, ma il rumore improvviso di
un lieve bussare la distrasse.
«Avanti»
disse Terada.
Da
qualche parte alla sinistra di Sakura, la porta dell’aula si aprì
lentamente.
«Mi
scusi, è questa la seconda B?»
Un
tuffo al cuore.
Questa voce…
Sakura
si voltò, con il cuore che batteva forte, e si ritrovò a fissare
il nuovo studente di cui aveva parlato Chiharu. Se ne stava lì a
guardare il professore con un paio di occhi del colore dell’autunno,
dietro i suoi capelli castani perennemente scompigliati; nel momento in cui si
voltò verso di lei, un sorriso gli illuminò il volto.
Sconvolta,
Sakura sentì solo un improvviso capogiro, e la voce
dell’insegnante alle sue spalle che la chiamava, prima di ritrovarsi nel
buio.
a
Pian piano
aprì gli occhi, e si ritrovò investita da una luce bianca. Quando
mise meglio a fuoco, si rese conto di trovarsi nell’infermeria della
scuola.
«Sakura!
Finalmente ti sei svegliata…»
Ancora quella voce…
Allora
non era stato un sogno!
Sakura
si voltò, trovando chino sul letto in cui era distesa il viso che da
cinque settimane infestava ogni suo sogno, ogni suo pensiero, ogni suo respiro.
«Shaoran!»
Scattò
a sedere, ma il ragazzo la trattenne, con lo stesso sorriso che le aveva
rivolto sulla porta della classe.
«Stai
calma», mormorò.
«Hai avuto un mancamento. Non devi agitarti troppo.» Arrossì
intensamente. «Non credevo che rivedermi ti avrebbe fatto questo
effetto…»
Sakura
lo guardò, piangendo di gioia. Sollevò le mani e gli
sfiorò il viso, temendo di vederlo svanire da un momento
all’altro.
«Sei
tornato» fu tutto ciò che riuscì a dire.
Shaoran
le sorrise e annuì. Alzò lentamente una mano e le
accarezzò i capelli.
«Sono
tornato per te» bisbigliò.
Sakura
si gettò tra le sue braccia, singhiozzando. Non riusciva a crederci.
Abbracciarlo, sentire le sue mani su di sé, il suo respiro tra i
capelli… era una cosa troppo meravigliosa
per poter essere reale…
«Mi
dispiace di averci messo tanto» mormorò Shaoran, quasi senza
fiato. «Sarei tornato molto prima. Ma mia madre ha dovuto sbrigare
parecchie pratiche, per poter organizzare il trasferimento in pianta
stabile…»
Il
senso di quelle parole la colpì all’improvviso. Si
allontanò da lui per guardarlo in viso.
«Vuoi
dire… Vuoi dire che resterai per
sempre?»
Arrossendo
ancora, Shaoran sorrise, con una dolcezza che le fece quasi male.
«Te
l’ho detto che non so vivere senza di te» disse semplicemente.
Sakura
ricambiò il sorriso. Le sembrava che il cuore fosse sul punto di
esploderle, per la felicità, per l’emozione, per tutto quello che
provava per lui.
Abbassò
gli occhi, e in quel momento si accorse che Shaoran teneva sulle ginocchia il
suo quaderno, aperto alle pagine con la recensione de “Il piccolo principe”.
Il
ragazzo seguì il suo sguardo.
«Ti
era caduto…» sussurrò, stringendole una mano. «Mi
piace quello che hai scritto. Soprattutto questa parte…»
Gliela
indicò, e la lesse a bassa voce.
Era
la prima volta che lui leggeva per lei.
Uno dei temi più importanti di questo
libro è il modo in cui i sentimenti sono destinati a sopravvivere a
tutto, oltre lo spazio e il tempo. L’amicizia che lega il piccolo
principe alla volpe è qualcosa che non può andare perduto. Come
dice la volpe, ognuno di noi è responsabile di ciò che addomestica.
Ed è impossibile dimenticare ciò di cui siamo responsabili…
Per me, “addomesticare” è molto più che creare dei
legami: è legare per sempre qualcosa a te, farlo tuo e farti suo,
instaurando un vincolo indissolubile. E non importano le distanze, non importa
il tempo che sarà passato: quando ricorderai, grazie ad un campo di
grano o ai colori dell’autunno – quello che sia, ritroverai intatte
tutte le emozioni che hai provato quando hai addomesticato… Ti
sembrerà di vedere attraverso gli occhi dell’altro. E sarà
per sempre.
Mentre
Shaoran tornava a guardarla negli occhi, Sakura si sentì arrossire.
«Secondo
me, prenderai davvero un bel voto.» Il ragazzo sorrideva ancora.
«Però… Posso farti una domanda?»
Sakura
annuì, troppo felice e smarrita nei suoi occhi per poter spiccicare
parola.
«A
cosa ti fanno pensare i colori
dell’autunno?» fece Shaoran, scherzosamente allusivo.
Con
un sorriso, Sakura lo abbracciò di nuovo, e gli canticchiò
all’orecchio alcune parole.
But I see you true colors shining through
I see your true colors, that’s why I love you
So don’t be afraid to let them show
Your true colors, true colors are beautiful like a rainbow
Shaoran
la strinse forte a sé.
«Non
sai quanto mi sei mancata»
mormorò. «Queste cinque settimane mi sono sembrate una vita
intera.»
«Anche
tu mi sei mancato tanto.» Sakura sorrise. «Ma ora saremo sempre
insieme, vero?»
«Sempre.»
Shaoran la guardò negli occhi, scostandole i capelli. «Non ti
lascerò mai più. Io vedo con i tuoi occhi… Non posso lasciarti.»
Abbassò la voce. «E non vale solo per me…»
«Che
cosa vuoi dire?» chiese Sakura, turbata nel profondo da ciò che
lui stava esprimendo per la prima volta ad alta voce, senza esitazioni…
«Sei
ufficialmente invitata alla villa, questo pomeriggio.» Shaoran scese con
le dita sulle sue labbra. «Mia madre dice che non vede l’ora di
rivederti…»
Sakura
sorrise ancora, raggiante.
«Anch’io
sarò felicissima di rivederla!»
Shaoran
si avvicinò al suo viso.
«Sai,
invece, cosa renderebbe me
felicissimo, in questo momento?»
«Posso
immaginarlo» bisbigliò lei, contro la sua fronte. «Ma prima
devo dirti una cosa…»
Ma
il ragazzo la precedette.
«Ti
amo, Sakura.»
Mentre
le loro labbra si rincontravano dopo quello che era parso loro un tempo
infinito, Sakura capì che, da quella che era sembrata una fine, era nato
un nuovo inizio. E tutto cominciava da lì.
«Ti
amo anch’io, Shaoran.»
Ti sembrerà di vedere attraverso gli
occhi dell’altro. E sarà per sempre.
Credits: “Il piccolo
principe” di Antoine Saint-Exupéry; “True colors” di
Cyndi Lauper.
E
questa, signore e signori, è davvero la fine.ç__ç
Risposte
alle recensioni:
Ruka88: Beh, non ci sono stati cori
d’angeli o matrimoni; ma spero lo stesso che ti sia piaciuto il lieto
fine!^^Un bacio, e grazie mille!
Kia85: Ma grazie a te per i tuoi complimenti.^///^Spero che la canzone ti sia piaciuta! Mi
sembrava troppo adatta per questa situazione!*___*Sono felicissima di esserti stata utile
facendoti tornare l’ispirazione!^^Grazie davvero… Un
bacio!
Saku_cele: Hai visto che Shao è
tornato indietro davvero?^^Grazie infinite, baci!
Patty123477: Ma non preoccuparti se non
avevi letto un capitolo!^^L’importante è che la
storia ti piaccia ancora! Sono semplicemente commossa e lusingata dalle tue
parole…ç///çIl fatto
che tu pensi che io sia una “grande scrittrice” mi ha colpita al
cuore. Davvero. Ti ringrazio all’infinito, e spero di non averti fatto
tornare alla mente anche ricordi tristi riguardo la tua esperienza… Un
abbraccio fortissimo! (E tranquilla, la tua recensione non è stata
affatto scocciante, tutt’altro!^///^ )
Non so come chiamarmi:ç___çMa tu sei un angelo. Letteralmente. Non
c’è bisogno di mettersi a recensire tutti i capitoli, davvero!*///*Quello che per me conta di più
è il non averti delusa. Le tue parole sono dolcissime, mi sono commossa
di nuovo… Al di là dei complimenti che mi hai fatto (e che
puntualmente mi fanno arrossire!). Anch’io credo proprio di volerti bene,
Ambra!^///^Sei troppo dolce! Un bacio, e a presto,
si spera!^^
Saku068: Visto che quel
“Però” annunciava davvero un lieto fine?^^Grazie mille! Baci!
Dany92: Ebbene sì, la storia
è finita… Ma sono felicissima che tu l’abbia seguita fino
alla fine e che ti sia piaciuta!^///^Sono felice anche di
aver potuto parlare con te su MSN, alla fine! Ti abbraccio forte, Dany-chan!
Stefola93: Sei troppo gentile!^///^Spero che anche l’epilogo ti abbia
un po’ commossa! Baci!
SunShin3: ç///çMa anche tu sei un angelo! Sono onorata
e commossa… Lo so, sono ripetitiva; ma te lo giuro, leggendo la tua
recensione mi sono ritrovata a piangere dall’emozione. Non so come
ringraziarti, e non voglio dire altro perché temo che risulterei troppo
banale se cercassi di esprimerti a parole quello che sento. Comunque è
tutta colpa tua… Per citare – liberamente – la tua
recensione, non si emozionano gli aspiranti scrittori con parole dolci come le
tue!^^Grazie infinite, perché sono io a
dover ringraziare te. (Ah, un’altra cosa: sono felice di averti
appassionata a quella canzone, perché anche per me è una passione
pura, al punto che l’ascolterei giorno e notte!^^ ) Un bacio!
_Bella_Swan_: Ancora una volta ti
ringrazio dal profondo del mio cuore!^///^Purtroppo anche la mia
fantasia si va esaurendo, ma sono sicura che capirai che la mia gratitudine
è sincera. Baci!
Revelation80: Piaciuta l’ora y?XDGrazie come sempre! Un
bacione!
E
adesso passiamo ai ringraziamenti effettivi.
Grazie
a tutti i recensori (dal primo all’ultimo capitolo): Sakura182blast, Dany92, Non so come chiamarmi, Sakura93thebest, FaNtAsTiC PaUl, Katy 92, Sakura bethovina, MelMel, Pikki SakuraChan, Sakurahime949, Nike87, Ruka88,
Kikidabologna, Saku_cele, Lady Maryon, Saku068, Stefola93, Revelation80, SunShin3, Misurino, _Bella_Swan_, Sasusaku11, Patty123477,
Kia85.
Grazie
a tutti coloro che hanno inserito questa storia tra i preferiti: Akane_val, Alexis_92, Annie Black, Blackwizzard, Camoeight, Dany92, Eilinn, Ellyina, Evol, Hinayuki, IceGirl, Kamura86, Kia85, Lady Maryon, Lele 91, Lella23, Little Angel, Marghepepe,
MelMel, Misurino, Patty123477, Pigna, Pikki SakuraChan, Revelation80,
Saku068, Sakura182blast, Sakurahime949,
Saku_cele, Samuele, Stefola93, StUpId_LiTtLe_DoLl, SunShin3,
Trixina, Usachan, _Bella_Swan_, _Dayly_.
Grazie
a tutti i lettori, tutti quanti, dal
primo all’ultimo.
Grazie
infinite a Te, Samu, per tutto; perché questa storia era per te, e
perché so che tu lo sai.
Un
autore che adoro, Giovanni Del Ponte, nei ringraziamenti del suo libro “Gli Invisibili e il castello di Doom Rock”
ha scritto: Gran parte del fascino dello scrivere libri è che si entra in
contatto con persone straordinarie. Spesso con loro s’instaurano debiti
di riconoscenza.
Io
ho conosciuto molte persone che giudico di una sensibilità
straordinaria, pubblicando questa ff. E il mio debito di riconoscenza ce
l’ho con tutti voi.