Through your eyes

di Feel Good Inc
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Everything's changed ***
Capitolo 2: *** Sorry, foreign ***
Capitolo 3: *** Don't care about me ***
Capitolo 4: *** So who are you? ***
Capitolo 5: *** Into the darkness ***
Capitolo 6: *** Somebody in the empty house ***
Capitolo 7: *** You again! ***
Capitolo 8: *** Listen to the sea ***
Capitolo 9: *** Something strange ***
Capitolo 10: *** My shelter ***
Capitolo 11: *** Come and you'll realize ***
Capitolo 12: *** Forgive my tears ***
Capitolo 13: *** Thank you ***
Capitolo 14: *** Wondering about you ***
Capitolo 15: *** Seven days ***
Capitolo 16: *** Let me in ***
Capitolo 17: *** Your voice in my silence ***
Capitolo 18: *** Together is easier ***
Capitolo 19: *** Green eyes ***
Capitolo 20: *** Look at me ***
Capitolo 21: *** Very soon ***
Capitolo 22: *** You know I'm there ***
Capitolo 23: *** Stand by me tonight ***
Capitolo 24: *** Beyond the sorrow ***
Capitolo 25: *** No way ***
Capitolo 26: *** What I've found is you ***
Capitolo 27: *** The words I've never said ***
Capitolo 28: *** These moments of eternity ***
Capitolo 29: *** The last dream before leaving ***
Capitolo 30: *** Everything's beginning ***



Capitolo 1
*** Everything's changed ***


Through your eyes

Questa è la fanfiction più lunga che io abbia scritto finora. Alcune mie amiche, tra cui la mia adorabile sorellina virtuale Soili (Sakura182blast), mi hanno consigliato di aspettare che Erika indicesse il prossimo concorso ufficiale di EFP, per cercare di partecipare con questa ff; fino a ieri ero ancora decisa a seguire il loro consiglio, ma una serie di circostanze mi ha fatto cambiare idea. In primo luogo, mi sono resa conto che in genere in questi concorsi si inviano ff ben più brevi di questa; inoltre, ho promesso a me stessa di dimostrare qualcosa ad una persona cui voglio molto bene, e credo che questa storia possa essere il modo migliore per farlo.

Perciò, chiedo infinitamente scusa alle mie dolcissime Melania, Francesca e Soili, che tanto hanno sostenuto questa ff e la possibilità che facesse una bella figura in un concorso… Vi ringrazio ancora per quanto credete in me, e spero solo che non ve la prendiate troppo se me ne sono uscita così all’improvviso pubblicandola!

Ringrazio te in particolare, Soili, perché mi hai sostenuta passo passo e ci hai creduto sempre. E anche se conosci già la storia, non posso fare a meno di dedicartela, insieme a tutta la mia amicizia.

Infine… Un Grazie anche a Te…

Perché so che la leggerai, e so che capirai.

 

Nota: per questa storia ho preso degli spunti, più o meno specifici, da alcune fonti che ci tengo a citare.

La spada magica – Alla ricerca di Camelot

Un film di animazione che personalmente adoro.

Una bambina, di Torey L. Hayden

Un libro duro come la realtà ma poetico come una favola.

Niente di vero tranne gli occhi, di Giorgio Faletti

Un capolavoro di uno dei miei scrittori preferiti.

 

Non mi resta che augurare a tutti una buona lettura… E scusarmi per l’introduzione chilometrica!

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

1

Everything’s changed

 

Que les choses ont changé

Que les fleures ont fané

Que le temps d’avant, c’était le temps d’avant

 

Céline Dion, Pour que tu m’aimes encore

 

 

 

Domenica 2 settembre

 

L’automobile si fermò con un sibilo di pneumatici. Il ragazzo avvertì la lenta frenata della vettura, ma rimase immobile. Nessuna reazione poteva sfiorarlo. Era ancora fermamente contrario a quel viaggio.

«Siamo arrivati.»

La voce di sua madre. Bassa, dolce, affettuosa. Non era mai cambiata. Lei no.

Ancora una volta non si mosse. Voleva restare lì, nel suo buio, per sempre. Non aveva senso tentare. Non aveva nessun senso scendere da quella macchina, inoltrarsi in quel paese sconosciuto, andare di nuovo incontro al mondo. Non per lui. Non più.

Suo malgrado, teneva i sensi all’erta. Si accorse subito che il vecchio maggiordomo scendeva dall’auto, pronto ad aprirgli la portiera.

«L’aiuto io, signorino.»

No, lui non aveva bisogno d’aiuto. Tutto ciò di cui poteva aver bisogno era andato perduto. Non aveva senso tutto questo. Non voleva scendere, accidenti.

Tutto era cambiato. E faceva male. E non sarebbe mai più stato come prima.

L’uomo gli teneva aperto lo sportello, e ora gli sfiorava delicatamente una spalla. Lui non si mosse. Non aveva intenzione di darsi per vinto, di piegarsi.

«Tesoro.» La voce di sua madre vibrò di nuovo nell’abitacolo, intrisa di quello che doveva essere pianto represso. «Shaoran. Ti prego.»

Odiava sentirla così. Odiava sentirla e basta. Odiava sentire, sentire, e non poter fare altro.

Tutto è cambiato.

Sospirò. A quanto pareva, non aveva scelta. Non ce l’aveva più da un pezzo.

Scostando la mano del maggiordomo, tese una gamba, incontrando con il piede il suolo ghiaioso di un vialetto. Si alzò lentamente in piedi, uscendo all’aperto, ascoltando l’ennesimo sospiro che sua madre aveva emesso negli ultimi mesi.

Odiava ascoltarla sospirare. Odiava ascoltarla e basta. Odiava ascoltare, ascoltare, e non poter fare altro.

Tutto è cambiato.

Shaoran sollevò di poco il viso, incontrando una brezza leggera. I suoi occhi vuoti erano fissi sulla città straniera di Tomoeda, ma non erano in grado di vederla.

 

a

 

Quella casa doveva essere un’altra delle numerose residenze estive della famiglia Li. E pensare che lui non ne aveva mai saputo nulla. Ma ciò non toglieva il fatto che lui non voleva averci niente a che fare.

Non voleva starsene lì ad aspettare. Non aveva senso. Per quanto sua madre fosse convinta che quella fosse la cosa giusta, lui voleva solo abbandonarsi al buio, all’oblio, al silenzio. Non voleva tornare a ciò che non aveva più, non voleva nemmeno sperarlo. Non sarebbe mai più stata la stessa cosa. Lo sapevano tutti, maledizione. Allora perché costringerlo in quella stupida, assurda, inutile aspettativa?

Il letto era comodo, ma non era il suo letto.

La casa apparteneva alla sua famiglia, ma non era sua.

Lui non aveva niente, non era niente, non vedeva niente.

Rimase seduto sul soffice materasso ancora per qualche minuto, ascoltando i passi cadenzati del maggiordomo, dall’altra parte del muro, intento a sistemare i bagagli. Con ogni probabilità, sua madre si era rinchiusa in una delle stanze di quella villa apparentemente sconosciuta, e ora si abbandonava al sonno per non soccombere alle solite lacrime che tentava di tenergli nascoste.

E lui? Dov’era lui? Cosa faceva, cosa pensava, cos’era?

Era tutto sbagliato, solo di questo era certo.

Tutto è cambiato.

Si decise. Si alzò cautamente, saggiando il pavimento con i piedi. Percorse il perimetro della stanza che gli avevano affidato, una mano costantemente al muro, fino a trovare la porta. Cercò la maniglia, la sfiorò, aprì lentamente l’uscio e percorse a ritroso il tragitto che lo aveva condotto lassù, scendendo dalla scalinata con prudenza.

Quando si sentì giunto al piano inferiore, la voce affannata del solitamente imperturbabile maggiordomo lo raggiunse.

«Signorino Shaoran? Dove sta andando?»

Fuori, fuori da tutto questo!

Non rispose. Si limitò a riprendere a camminare lentamente, sempre accanto alla parete.

«Signorino Shaoran, sua madre non sarebbe affatto contenta. Lasci almeno che io l’aiuti…»

Si irrigidì all’istante, fermandosi, percependo la vicinanza solerte dell’uomo alle proprie spalle.

«No, Wei, lasciami andare da solo.»

«Ma signorino…»

«Niente ma. Almeno tu, lasciami fare ciò che voglio!»

Silenzio. Aspettò una reazione, cercando di non lasciar fluire la propria collera frustrata.

Quando parlò di nuovo, il maggiordomo aveva un tono sommesso e rattristato.

«Come preferisce, signorino.»

Con un brusco cenno del capo, il ragazzo riprese a muoversi. Arrivò infine all’uscio principale, che tirò a sé e spalancò. Uscì, impaziente, chiudendosi la porta alle spalle, lasciandosi dietro tutto, la casa silenziosa, il sonno fiducioso e ristoratore di sua madre, lo zelo preoccupato del maggiordomo, tutto, come aveva già fatto prima, quando tutto era cominciato.

L’aria di Tomoeda era quella di una tranquilla cittadina giapponese, in una comune domenica mattina degli inizi di settembre, e sembrava volerlo accogliere a sé, al pari della stessa speranza che aveva mosso sua madre, quella che lo aveva indotto ad accettare di lasciare Hong Kong. Ma lui non apparteneva a tutto questo. Lui non vedeva tutto questo… Non vedeva.

Con la stessa cautela, portando un piede davanti all’altro, Li Shaoran percorse il vialetto della villa che non sapeva di possedere, addentrandosi su un cammino invisibile ai suoi vani occhi vuoti, ancora una volta solo con i propri pensieri e i propri ricordi.

 

 

 

 

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Lo so, come inizio è un po’ enigmatico… I primi capitoli saranno ugualmente brevi, spero solo che non vi annoino troppo.

Un’altra cosa (più che altro, una preghiera che vi rivolgo fin da subito): non uccidetemi per ciò che ho fatto a Shaoran…

Grazie ancora per l’attenzione e a chi deciderà di recensire.

Sayonara minna!

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Capitolo 2
*** Sorry, foreign ***


Through your eyes

Ecco a voi il secondo capitolo…

Vorrei spiegare ora alcune note che non ho illustrato nella precedente introduzione: questa ff è una AU in quanto la storia delle carte di Clow è assolutamente da dimenticare, ed è una What if…? perché… Beh, questo immagino lo sappiate già.

Vi lascio subito al capitolo… I ringraziamenti a dopo!  ^^

Buona lettura a tutti…

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

2

Sorry, foreign

 

Ho imparato ad amare come te

Questa vita rischiando tutta me

Ho imparato il tuo coraggio

 

Laura Pausini, Viaggio con te

 

 

 

Domenica 2 settembre

 

Il vento leggero trasportava fin lassù i petali degli ultimi fiori di ciliegio, strappandoli ai loro rami con la stessa forza gentile in grado di strappare agli uomini ciò che avevano di più caro. La vista dei petali era per lei motivo di ricordi dolorosi, ma anche dolci.

Sakura Kinomoto abbassò di nuovo lo sguardo sulla liscia lapide di marmo.

«L’autunno è alle porte, sai?» mormorò con un sorriso triste. «Chissà se ti piaceva l’autunno. Non ricordo… È così difficile tenere stretti i ricordi, a volte.»

Si accoccolò nell’erba. A quell’ora del mattino il cimitero era sempre deserto. Ma a lei non importava, le avrebbe parlato anche se ci fosse stata una quantità di estranei a guardarla, incuriositi o impietositi che fossero. Sfiorò con delicatezza il marmo, i fiori, la foto. Si perse nello sguardo dolce della giovane donna, nei suoi tratti aggraziati, nell’immagine più tangibile di un ricordo ormai inconsistente.

Aveva paura di dimenticare. Non poteva sopportare l’idea di perdere anche il ricordo. Era l’unica cosa che le fosse rimasta di lei, ormai. Non voleva, non poteva, non doveva dimenticare. Per questo motivo, quasi ogni giorno si recava lassù, a guardarla, a parlare con lei, a cercare di mantenere vividi quei ricordi.

Chissà dove sei. Chissà se tu ti ricordi di me.

Si struggeva ancora nella consapevolezza di averla persa per sempre, nell’idea che non l’avrebbe più avuta indietro, non avrebbe più sentito la sua voce, non avrebbe più inspirato il suo profumo, non avrebbe mai potuto verificare se i suoi ricordi corrispondessero a realtà. Era passato così tanto tempo, ma non poteva impedirsi di soffrire ancora.

Ma sapeva che lei non avrebbe voluto.

Una cosa che ricordava bene erano le sue ultime parole.

«Sorridi, piccola mia.»

E le aveva sempre obbedito. Andava avanti così, sorridendo, perché glielo doveva, e perché sapeva di doverlo a se stessa. Ma era dura, a volte, quando il ricordo si ripresentava, dolcemente doloroso, a farle dubitare di poter essere in grado di andare avanti da sola; era dura soprattutto quando poi il ricordo stesso iniziava a sbiadire…

Si scosse. Non avrebbe dovuto essere triste. Le aveva fatto una promessa.

Distese le gambe, spostando lo sguardo dalla tomba al cielo azzurro.

«Spero che tu possa vedere questa giornata, dovunque tu sia.» Sorrise. «Sono sicura che ti piacerebbe. C’è un’aria serena, però al tempo stesso è come se il vento sussurrasse chissà quale segreto. Forse sta per succedere qualcosa. Le nuvole, poi, hanno delle forme così strane…»

Mentre si perdeva nell’osservazione di una nube bianchissima, che risaltava come una cicatrice o uno strappo nel cielo, tornò tranquilla e allegra come al solito. Era sempre così: quel posto era il suo conforto, il suo modo di tener fede alla promessa, il suo coraggio di sorridere ancora.

Avrebbe voluto restare lì per sempre. Sarebbe stato molto più facile. Sarebbe stato più naturale, perché sarebbe stata insieme a lei.

Ad un tratto si ricordò dell’appuntamento. Doveva sbrigarsi, se non voleva far tardi. Si alzò.

«Devo andare» mormorò con dolcezza, sfiorando un’ultima volta la lapide. «Tomoyo mi starà già aspettando. Non preoccuparti, tornerò presto. Ciao, mamma.»

Si voltò e percorse nel senso inverso il sentiero che dal cimitero discendeva la collina.

 

a

 

Il parco non era molto distante, e con i rollerblades avrebbe impiegato ancor meno tempo del previsto.

Sfrecciava sulle rotelle, allontanandosi dal cimitero, ma sentendone costantemente la presenza dentro di sé. Non avrebbe saputo dire se fosse una sensazione dolorosa; da un lato le faceva male, ma dall’altro era sempre piacevole pensare a lei, perché ciò le dava la forza di sorridere come lei avrebbe voluto.

Cercò di non pensarci. La vita andava avanti, punto e basta. Questo aveva voluto dirle sua madre, appena prima di chiudere gli occhi per sempre, con quella semplice frase.

«Sorridi, piccola mia.»

Certo, era inevitabile soffrire, ma non poteva pensare nemmeno per un istante di lasciarsi andare al dolore e di infrangere la sua promessa. Il solito sorriso le si dipinse sul volto, mentre pensava a com’era bello avere ancora qualcosa che la legasse a lei, qualcosa di più forte del fievole ricordo, qualcosa che l’accompagnava ogni giorno. La speranza che la sua mamma la vedesse, che sapesse che lei non l’avrebbe mai delusa.

Sakura svoltò un angolo.

E il secondo successivo si ritrovò addosso a qualcuno.

Era un ragazzo.

«Oh, scusami, mi dispiace, non avevo idea…» Si interruppe, confusa e imbarazzata. «Ti sei fatto male?»

Il ragazzo steso sul marciapiede, sotto di lei, teneva gli occhi chiusi; quando li riaprì, lei vide il loro intenso color marrone dorato. Non sembrava di quelle parti, non sembrava nemmeno giapponese. Ma Sakura non ebbe modo di pensare altro, perché si rese conto che gli occhi dello straniero non si posavano su nulla. Erano fissi, vaghi, vuoti.

Poi il ragazzo parlò.

«Starei meglio se ti alzassi dal mio stomaco.»

Ancor più imbarazzata, si sollevò e gli tese una mano per aiutarlo a rialzarsi. Quando si accorse che l’altro non sembrava in alcun modo aver notato la sua mano, i suoi sospetti divennero fondati.

«Scusami ancora… Lascia che ti aiuti.»

Gli sfiorò delicatamente il braccio. Lui si ritrasse, e si rialzò da solo, con cautela.

«Non mi serve l’aiuto di nessuno.»

Lo disse come una minaccia, in un tono definitivo che sembrava volersi rivolgere a tutto il genere umano. I suoi occhi erano indecifrabili, e sempre sfuggenti, incapaci di soffermarsi su qualsiasi cosa.

Lei capì di avere davanti agli occhi una persona sola, o che perlomeno si sentiva tale, che andava incontro al mondo senza vederlo.

 

 

 

 

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Ecco finito un altro capitolo decisamente breve e piuttosto introspettivo… Ancora una volta, spero solo di non avervi annoiato. Prometto che a poco a poco l’azione inizierà a svolgersi!  ^^’

Ed eccoci giunti ai ringraziamenti…

Sakura182blast: Sorellina mia, la tua recensione mi ha fatto piangere per dieci minuti di fila, e so che tu sai che sono sincera…!  ç///ç  Non devi commuoverti se ti ho dedicato la storia, lo sai che lo faccio perché ti voglio un bene infinito!! I tuoi complimenti mi fanno arrossire… Sono felice che tu abbia capito il motivo della pubblicazione anticipata, e sono felice anche di averne parlato con te; sento che posso davvero dirti tutto, amica mia, e del resto ormai credo seriamente che io e te siamo in costante collegamento telepatico… Altrimenti come spiegarci la famosa faccenda “Kingdom Hearts – San Valentino”?!  XD  Sto ancora ridendo a crepapelle al solo pensiero… nonostante la stranezza della situazione!… Ti voglio un mondo di bene, Soili, non cambiare mai… perché sei la persona migliore che abbia mai conosciuto. Mmm, meglio salutarti prima di cadere nella fase lacrime e compromettere i prossimi ringraziamenti!  ^///^  In bocca al lupo per la scuola!

Dany92: Ti ringrazio all’infinito per il tuo commento, sono così felice che ti piaccia il mio modo di scrivere! E poi sono lieta che tu abbia deciso di continuare a seguire la storia nonostante la, ehm, “piattezza” del primo capitolo… Spero solo che andando avanti tu non resti delusa!  ^^  A presto!

Non so come chiamarmi: Sono stata felicissima del tuo commento! Che bello, anche a te piace La spada magica!  XD  Mi spiace che tu abbia messo in pratica il tentativo di Shao di andarsene in giro senza vedere e che ti sia fatta male…  U///U  Ammetto di essere stata un po’ avventata nello scrivere che lui non avesse bisogno di appigli… Però, come avrai capito in questo capitolo, era un pretesto per consentire a Sakura di piombargli addosso… Comunque non preoccuparti, i suoi occhi restano sempre color ambra!  ^///^  A proposito, complimenti per il tuo nome, ammetto che ti invidio parecchio!  XD  E per quanto riguarda la sua impossibilità di vedere Sakura…  ^___^  Lo scoprirai se continuerai a leggere (anche perché la ff è già completa, devo solo pubblicarla)! Un bacio, Ambra!

Sakura93thebest: Enzuccia carissima! Sono così felice che la storia ti piaccia!! Ti ringrazio davvero tanto per i complimenti e per le tue bellissime parole… Anch’io sono felice di averti conosciuta, sento che siamo già ottime amiche, e conto di sentirti al più presto!  ^^  Ti abbraccio forte forte!

FaNtAsTiC PaUl: Ciao Paolo, Soili mi ha parlato di te! Sono stata davvero felice di aver ricevuto la tua recensione… Ebbene sì, io e la tua compagna di classe siamo praticamente la stessa persona…  XD  Ti ha già raccontato la storia dei video di Kingdom Hearts? Se no, fattela raccontare, anche se forse non ci crederai!!  XD  Grazie ancora per il commento, sono felice che l’inizio ti piaccia e spero che la ff continui ad incuriosirti… A presto!

Katy92: Il piacere è tutto mio, Katy-chan! E così anche tu sei un’amica della mia sorellina… Bentornata nel sito!  ^^  Sono lieta che il primo capitolo ti sia piaciuto, grazie mille per i complimenti!! Un bacione anche a te!

Sakura bethovina: Mia dolcissima Umpa!  ^^  Kyaaa sono contentissima che l’inizio della ff ti abbia incuriosita, spero davvero che anche questo capitolo ti sia piaciuto… Ti voglio bene, amica mia, a prestissimo!

MelMel: Ma tu sei tutta pazza!! Ok, capisco che il mio… ehmmm, che il nostro Samu ( U///U ) ti abbia passato il link, ma davvero non avrei mai creduto che ti saresti iscritta…  °-°  Sarà la nostra influenza a farti di questi effetti?  XD  Comunque ti ringrazio tantissimo per il commento, ed anche per la comprensione riguardo il concorso… Riguardo la “persona”…  ^///^  Ci sentiamo prestissimo, Mel! Ti voglio bene!

Ancora una volta,

Grazie anche a te…

 

Grazie anche a tutti voi che vi limitate a leggere, perché è un grande piacere sapere di aver suscitato l’interesse di tante persone!  ^^

Non mi resta che salutarvi in attesa del prossimo capitolo… Dove finalmente avrà luogo l’effettivo primo incontro tra Shaoran e Sakura, e forse si inizierà a capire qualcosa in più di questa mia storia…

Sayonara minna!

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Capitolo 3
*** Don't care about me ***


Through your eyes

Eccomi tornata… Finalmente aggiorno!  XD  Avevo davvero tanto bisogno di tornare nel mio amato EFP… In questi giorni sono davvero stressata, tra le prime lezioni di guida pratica ( °_____° ) e l’imminente colloquio per entrare a Scuolacomics… i miei poveri nervi sono sull’orlo del crollo!  ç___ç  Perciò non sono poi così sicura di ciò che potrei dirvi in questa breve introduzione… Mmm, sarà meglio lasciarvi direttamente al capitolo.

Ci vediamo dopo, per i ringraziamenti!  ^^

Buona lettura a tutti!

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

3

Don’t care about me

 

You come unannounced

Dressed up like you’re something else

 

Avril Lavigne, Complicated

 

 

 

Domenica 2 settembre

 

«Oh, scusami, mi dispiace, non avevo idea… Ti sei fatto male?»

Shaoran sollevò le palpebre al suono di quella voce concitata. Doveva essere una ragazza. Ma ovviamente lui non aveva modo di verificarlo.

«Starei meglio se ti alzassi dal mio stomaco» ribatté.

Il peso che aveva sentito gravargli addosso lo abbandonò lentamente, mentre la sconosciuta si alzava. Shaoran assestò le mani aperte al suolo, tastandolo cautamente prima di rialzarsi.

«Scusami ancora…» gli giunse di nuovo la voce della ragazza. «Lascia che ti aiuti.»

Percepì un tocco leggero sul braccio. Si ritrasse di scatto, rifiutando la mano di lei, e si rialzò con prudenza.

«Non mi serve l’aiuto di nessuno.»

Lo disse come una minaccia, sperando che lei la interpretasse come tale.

Ci mancava solo questa seccatura. Ora quella sconosciuta si sarebbe comportata esattamente come tutti gli altri, avrebbe provato pena per lui e avrebbe cominciato a fargli un sacco di domande stupide ed inutili… Nessuno capiva che lui era stanco, stanco di tutto, stanco di questa esistenza buia, stanco della pietà altrui?

Ritrovò l’equilibrio sulle gambe piantate al suolo e respirò profondamente. Ogni volta che si alzava senza l’appoggio di un sostegno verticale provava un capogiro immane, ma stavolta sembrava andare meglio. Probabilmente era tutta questione di abitudine. Già, abitudine a questo schifo di vita…

Era ancora conscio della presenza della ragazza che gli era precipitata addosso. Sbuffò sonoramente.

«Beh? Sei ancora qui?»

«Perché, ti do fastidio?» disse lei di rimando. Non sembrava offesa; c’era il tremolio di un sorriso provocatorio nella sua voce.

«A dir la verità, sì.» Shaoran voltò le spalle al punto in cui avvertiva la sua presenza. «Se non ti dispiace, vorrei restare da solo.»

«Dai, stavo scherzando» si affrettò a dire la ragazza, e ora la sua voce proveniva da un punto diverso, dritto di fronte a lui. «Senti… Mi dispiace davvero, credimi… Comunque non ti ho mai visto qui in giro. Da dove vieni, straniero?»

«Perché dovrebbe interessarti?» Irritato, Shaoran incrociò le braccia e incurvò la bocca in un ghigno sardonico. «Ah, già, dimentico sempre che per la gente comune è fonte di grande interesse tormentare chi è diverso. Di’ la verità, non avevi mai incontrato un cieco, eh?»

Per un istante calò il silenzio. Chiunque fosse quella ragazza, Shaoran era certo di averla ferita, ed era proprio questo che voleva. Nessuno aveva il diritto di irrompere nel suo buio personale con una risma di domande e chiacchiere allo scopo di riportarlo alla realtà di un mondo per lui invisibile.

Nessuno capiva che lui voleva solo essere lasciato in pace…

All’improvviso la ragazza tornò a parlare, ma di nuovo nella sua voce non c’era traccia di risentimento.

«Guarda che veramente volevo solo offrirti un gelato per scusarmi.»

Confuso, Shaoran abbandonò il suo atteggiamento sprezzante.

«Eh?»

«Sì, volevo solo farmi perdonare.» Ora era certo che lei stesse sorridendo. «Davvero. Ti va un gelato? Qui vicino ne fanno di buonissimi.»

Shaoran lasciò cadere le braccia lungo i fianchi.

«Mi prendi in giro?»

«Certo che no!»

Il ragazzo rimase in un silenzio attonito. Chi diavolo era quella tipa che prima, sbucando dal nulla, lo buttava a terra e poi pretendeva di trattarlo come una persona normale? Che accidenti voleva da lui?

Alla fine sbuffò di nuovo, contrariato.

«Che gusto preferisci?» insistette lei, sempre tranquilla.

«Non ho ancora accettato» le fece notare, incrociando di nuovo le braccia in un segno di chiusura.

«Ah, non preoccuparti» rise la ragazza, «io ci so fare, sono estremamente convincente! Allora facciamo così, prenderò una mia iniziativa, d’accordo? Non preoccuparti, andremo sul classico… Sono sicura che il cioccolato andrà benone… Aspetta solo un attimo, poi ci facciamo una bella chiacchierata. Sono molto curiosa, vorrei proprio sapere da dove vieni, straniero…»

Quasi rintronato dalla sua tirata, e infastidito da quella sua naturalezza, che lo coglieva impreparato, Shaoran sbuffò per l’ennesima volta.

«Non dovresti interessarti tanto a me, ragazzina.»

«Ma davvero? Io invece sono molto interessata a te.»

Parlava con disinvoltura, e Shaoran seppe subito che non si riferiva ai suoi occhi: aveva davvero voglia di conoscerlo; non era lo stesso interesse che si prova per i disagiati, non era la solita vecchia compassione, e lui si ritrovava spiazzato davanti a tanta espansività.

«Ah, e comunque, straniero, io ho un nome» continuò la sconosciuta. «Mi chiamo Sakura Kinomoto. Ma tu puoi chiamarmi Sakura e basta.»

«Molto piacere, Sakura e basta» borbottò Shaoran.

«Spiritoso.» Ancora una volta, lei non sembrava offesa. «E tu?»

«E io cosa?»

«E dai, straniero! Il tuo nome… Come ti chiami?»

Ancora reticente, il ragazzo si produsse in un altro sogghigno.

«Ne riparliamo dopo il gelato.»

«Ah, lo vedi che alla fine hai accettato? Te l’ho detto che ci sapevo fare!»

Shaoran restò immobile e confuso, percependo con i suoi quattro sensi la presenza di Sakura Kinomoto che si allontanava allegra, presumibilmente per andare a comprare davvero i famosi gelati, con un rumore grattato che gli fece pensare che ai piedi avesse dei pattini a rotelle.

Non sapeva cosa pensare. Arrivando a Tomoeda, con la sua valigia di speranze infrante stipate con cura da sua madre – che invece sperava ancora – lui si sarebbe aspettato di tutto, ma certamente non di incontrare una ragazza apparentemente tanto sensibile da non curarsi affatto della sua cecità… e perfino in grado di indovinare il suo gusto preferito.

 

 

 

 

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Ok, perdonatemi la stupidità dell’ultima frase…  U////U

Come promesso, però, finalmente questi due hanno iniziato a conoscersi… E prometto che dal gelato in poi si spiegheranno molte cose (ad esempio, la presenza di Shao a Tomoeda)!

Ora, sotto con i ringraziamenti…

Dany92: Ciau Dany, sono felice che i precedenti capitoli non ti abbiano annoiata…  ^///^  Che te ne pare di questo? Direi che finalmente siamo entrati nella storia vera e propria, eh? Hai ragione, come primo impatto non è stato dei migliori, ma chissà, chissà…  XD  Ti ringrazio infinitamente per i tuoi complimenti, sei gentilissima! Un bacione!

Pikki SakuraChan: Felicissima di ritrovarti! Non preoccuparti, capisco benissimo la situazione, ehm, scolastica!  ^^’  Mi fa molto piacere che la storia ti piaccia e che tu l’abbia inserita subito tra i preferiti, significa che hai molta fiducia in me… Sono commossa!  ç///ç  Un milione di grazie anche a te per i complimenti!

Katy92: Kyaaa come sei gentile!!  ^///^  Sono davvero contentissima che la storia continui a piacerti! Anch’io non vedo l’ora di conoscerti meglio, speriamo il prima possibile!! Bacioni!

Non so come chiamarmi: Cioè tu fai il login solo per recensire me??  ç/////ç  Ommioshao, così mi farete montare la testa… Comunque…  XD  Dai, è stupefacente che tu e tua sorella vi chiamiate così, è una coincidenza pazzesca! Poi mi ricorda molto un libro bellissimo, Le tre pietre di Flavia Bujor: è un fantasy in cui le tre protagoniste si chiamano Giada, Opale e Ambra…  XD  (Sisi, anch’io grazie alla mia sorellina Soili conosco Tsubasa, lo sto leggendo in inglese…) Ehm, riguardo la ff [sarebbe anche ora, ndAmbra], devo dire che hai ragione, Sakura avrà presto dell’altro cui pensare…  ^^  Si vedrà già dal prossimo capitolo!… Grazie infinite anche a te!!

Sakura bethovina: Umpa carissima, sono davvero entusiasta che la ff ti incuriosisca! Spero solo che continui a piacerti, ci tengo molto!  ^///^  Ti abbraccio forte, Umpa-chan!

MelMel: Non preoccuparti, so benissimo che anche per te è ricominciata la scuola… Mi fa piacere che tu voglia continuare a seguire la ff! In effetti quella di inserire citazioni è stata una trovata dell’ultimo minuto, quando ho iniziato a cantare di continuo Looking through your eyes (colonna sonora del film La spada magica) fino allo sfinimento…  XD  Comunque ci saranno anche citazioni tratte da libri… Sono felice che ti piaccia l’idea!… Ah, e così adesso lo chiami “il –censura– Shaoran”, eh?  XD  Mmm, mi sa che anche tu ti convertirai presto allo Shaoranesimo!! Un bacio!

FaNtAsTiC PaUl: Ciao Paolo, mi ha fatto molto piacere la tua recensione! Spero che tu risolva presto per il pc… Comunque sono davvero felice che tu abbia recensito nonostante il problemino!  ^///^  Mi fa piacere che anche a te piacciano le citazioni! Grazie ancora, spero proprio di sentirti presto… Bacioni anche a te!

Sakura182blast: Kyaaa sorellina, come sei dolce!  ^///^  Sono felice che tu abbia recensito, e soprattutto di averti fatto ridere con i precedenti ringraziamenti, nella parte riguardo Kingdom Hearts  XD  Anch’io ho riso come una matta leggendo la tua recensione! “In bocca a Shao”… È proprio vero, noi due siamo da studiare…  XD  Comunque non devi dire così, sorellina, tu meriti ben più che questa ff… Sono io che non riesco a credere a quanto ti piace questa storia!!  ç///ç  Ti voglio un mondo di bene, spero anch’io di sentirti al più presto! Un mondo di grazie e di baci!

 

Un ringraziamento molto speciale va alla mia adorata Evans Lily, che è stata così dolce da commentare tramite sms, a dispetto della “morte apparente” del suo pc!  ^^  Sei unica, Lily, ti voglio bene!

E infine, grazie a tutti voi che leggete, e grazie a Te…

Appuntamento al prossimo capitolo, che sarà di nuovo incentrato su Sakura: So who are you?

Sayonara minna!

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Capitolo 4
*** So who are you? ***


Waaa scusatemi per il ritardo

Waaa scusatemi per il ritardo! Mi dispiace! Ieri sera stavo per aggiornare, ma poi mi sono lanciata in una delle mie lunghe conversazioni notturne con la sorellina Soili e così…  ^///^  Vi prego, perdonatemi!

Ok, passo subito al capitolo, visto che si è fatto tanto attendere…

Buona lettura!

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

4

So who are you?

 

Voglio parlare al tuo cuore

Leggera come la neve

Anche i silenzi, lo sai, hanno parole

 

Giorgia, Di sole e d’azzurro

 

 

 

Domenica 2 settembre

 

«Ah, lo vedi che alla fine hai accettato? Te l’ho detto che ci sapevo fare!»

Sakura ridacchiò, poi scivolò sui roller attraversando la strada, giungendo al marciapiede opposto. La gelateria era aperta, e non le ci volle molto per chiedere e ottenere due coni al cioccolato.

Quando fu di nuovo in strada, fu lieta di constatare che il ragazzo era ancora lì.

Per qualche istante si limitò a studiarlo da una certa distanza, mentre lui camminava con molta circospezione, tendeva una mano fino a raggiungere un muretto vicino e trovava poi il modo di sedersi. Lo straniero sospirò, rilassando le spalle e abbassando il viso come per osservarsi i piedi… Peccato che i suoi occhi non potessero vederli.

Sakura provava uno strano turbamento verso quel misterioso adolescente che non voleva la comprensione di nessuno. Era rimasta di sasso quando lui le aveva sbattuto in faccia quella frase – «Di’ la verità, non avevi mai incontrato un cieco, eh?» – come se niente fosse, con quella sorta di accettazione rabbiosa, in quel modo inavvicinabile… Ma aveva deciso di non farglielo capire. Lei non provava pietà per lui… Non le piaceva l’idea che lui pensasse di essere un caso patologico, con l’unico scopo nella vita di suscitare compassione nel prossimo. Eppure sembrava proprio che il ragazzo dagli occhi bruni pensasse questo, e che di conseguenza volesse estraniarsi totalmente dal mondo… Doveva avere un’autonomia e una forza di volontà incredibili; in fondo se ne andava in giro da solo, nonostante l’handicap… Ma era freddo, distante, e tale sembrava intenzionato a restare.

Però ora aveva incontrato pane per i suoi denti. Sakura sorrise tra sé e sé. Quando si impuntava, era difficile che qualcosa riuscisse a distoglierla da quel pensiero. Ed ora era fermamente intenzionata a far sentire quel ragazzo sconosciuto… una persona come le altre.

Gli si avvicinò, schiarendosi la voce per manifestare la propria presenza.

«Ecco fatto» disse allegramente, «ho qui il gelato per te.»

Lo straniero non reagì se non sollevando impercettibilmente il capo.

Sakura gli avvicinò uno dei due gelati alla mano destra, sfiorandolo appena. Lui si mosse automaticamente, prendendo il cono dalle sue dita.

«Grazie» mormorò, in tono incerto.

«Non c’è di che.» Sakura sorrise più apertamente, assaggiando il cioccolato che già quasi le colava sulla mano. «Allora, mi sono guadagnata il tuo perdono, straniero?»

Il ragazzo alzò un sopracciglio, portandosi pian piano il gelato alla bocca.

«Può darsi.»

«E allora, me lo dici il tuo nome?»

Lui sbuffò, ma alla fine parve cedere.

«Mi chiamo Li Shaoran… Vengo da Hong Kong.»

«Accidenti! E che ci fa un cittadino cinese in questo buco?»

All’istante, il viso già adombrato del ragazzo si incupì.

«Mia madre. Ha… Ha contattato un chirurgo di queste parti. Vuole farmi operare agli occhi. Non sono cieco dalla nascita, sai… Lei spera che possa recuperare la vista; ma per quanto mi riguarda, la cosa non mi tocca neanche.»

Sakura avrebbe voluto darsi uno schiaffo per la propria indiscrezione. Ma del resto, mostrarsi rattristata sarebbe equivalso a mostrarsi compassionevole, e certo lei non voleva dare questa impressione al cinese; l’unico modo per fargli capire che non doveva sentirsi un “diverso” era continuare a comportarsi con naturalezza… Così decise di spostarsi su un argomento meno spinoso.

«E quanti anni hai… Shaoran?»

«Beh… Quindici» fece lui, evidentemente sorpreso dal fatto che lei non mostrava alcuna pena né rammarico per la sua risposta precedente.

«Anch’io ne ho quindici!» Sakura sorrise radiosa. «Ehi, forse potremo diventare amici, non credi?»

Li Shaoran ingoiò parte del gelato e si voltò di scatto verso di lei, pur senza guardarla.

«Si può sapere come ti viene in mente una cosa del genere?» sbottò. «Io sono un menomato, hai presente? Come ti aspetti di poter essere mia amica? E chi ti dice, poi, che io voglia un amico?»

Sakura mordicchiò il cono, senza cambiare espressione. Non avrebbe permesso al suo pessimismo cosmico di romperle le uova nel paniere.

«Perché dici questo?» chiese tranquilla. «Tu sei una persona, no? Cosa c’è di strano in te?»

Shaoran sollevò la mano libera, indicandosi gli occhi di quel caldo marrone dorato.

«Questi qui, ad esempio…?»

Per evitare di imbarcarsi in una risposta che sarebbe parsa solo un insieme di frasi di circostanza, Sakura distolse lo sguardo e cambiò ancora argomento.

«Beh, senti, ora ti parlo un po’ di me, mi sembra giusto che tu sappia chi ti ha investito in pieno!… Allora, io vivo qui a Tomoeda da una vita, e ti posso assicurare che di certo non ha nulla a che vedere con Hong Kong… Però ci si sta bene, tutto sommato…»

Prima ancora di rendersene conto, si era lanciata, tra un boccone e l’altro, in una delle sue tirate: su Tomoeda, su se stessa, su suo padre e suo fratello, sulla scuola che stava per ricominciare. Shaoran sembrava assorto nel suo gelato al cioccolato, ma Sakura era sicura che la stesse ascoltando con attenzione, magari chiedendosi perché diavolo quella strana ragazza si stava intestardendo nel voler diventare sua amica…

Nemmeno lei avrebbe saputo trovare una risposta precisa a quella domanda. Forse c’entrava la promessa fatta a sua madre. Forse l’aver promesso di continuare a sorridere, sempre e nonostante tutto, le trasmetteva inconsciamente il desiderio di veder sorridere anche gli altri. Forse, come lei era riuscita a trovare la forza di andare avanti, così avrebbe voluto che anche il ragazzo cinese non si confinasse in se stesso e capisse di fare ancora parte del mondo che non vedeva più…

«Ma tu parli sempre?» la interruppe all’improvviso Shaoran.

Sakura si scosse, poi scoppiò a ridere.

«Scusami, a volte parto a raffica! La mia amica Tomoyo me lo dice sempre…» Si interruppe di colpo, poi gemette lievemente. «Oh, accidenti… Tomoyo!»

«Dovevi incontrarti con lei, eh?» chiese Shaoran in tono neutro.

«Sì… Scusami, devo proprio andare.» Trangugiando l’ultimo pezzo del cono, Sakura si rialzò di nuovo sui rollerblades. Poi lo guardò sorridendo. «Spero di rincontrarti, Shaoran… Ovviamente non per terra.»

Le parve di vedere il lampo di un sorrisetto sul suo viso, ma forse fu solo un’impressione.

«Sbrigati» sbuffò ancora il ragazzo, finendo a sua volta il gelato. «Non dare la precedenza ad uno sconosciuto piuttosto che ad una tua amica.»

Sakura lo salutò allegra, prima di lasciarlo.

Sfrecciò sui pattini a rotelle lungo la strada. Giunta all’angolo, non seppe resistere alla tentazione di voltarsi a sbirciare alle proprie spalle.

Shaoran si stava alzando, e si stava incamminando con la stessa cautela di poco prima lungo il muretto. Anche a quella distanza, sembrava un po’ scosso.

Sakura sorrise. Forse quella parola, sconosciuto, sarebbe valsa ancora per poco.

 

 

 

 

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E finalmente ecco concluso questo incontro… Visto? Dopotutto ci sono delle speranze per Shaoran… E Sakura, che ha intenzione di tener fede a una vecchia promessa, non potrà che soffermarsi su questa notizia…  ^^

Passiamo subito ai ringraziamenti!

Non so come chiamarmi: Ciau Ambra! Non ti dispiace se ti chiamo per nome, vero?  XD  Sono sempre entusiasta di leggere le tue recensioni, davvero, mi fanno così piacere! Sei troppo gentile!  ^///^  In effetti sono d’accordo con te, per la prima volta in una ff non c’è il ricordo degli occhi di Sakura… Attenzione però, può sempre esserci qualcos’altro di importante riguardo quel verde…  XD  Sto parlando per enigmi, lo so, ma capirai andando avanti, promesso!! A proposito… Hai poi provato a corrompere qualche bel ragazzo (con problemi di vista o meno) con un gelato??  XD  Spero ti sia piaciuto questo primo confronto tra i due protagonisti… Un bacio e grazie ancora per i tuoi complimenti!

Sakura bethovina: Ciau Dada! Sono felice che tu non abbia trovato stupida l’ultima frase!  ^///^  Ti ringrazio tantissimo per il commento e per i complimenti… Spero di sentirti prestissimo perché da ieri sera già mi manchi! Un bacio, ti voglio bene!

Dany92: Ciau Dany! Grazie mille anche a te! Sono scoppiata a ridere quando ho letto che hai trovato buffa la reazione di Shao davanti al comportamento di Sakura…  XD  Era proprio così che volevo rappresentarlo: smarrito e… buffo! Povero cucciolo, ormai è tanto disgustato dalla compassione altrui che è diventato così chiuso e diffidente, e una persona solare come Sakura non può che lasciarlo interdetto…  *///*  Ehm, scusami, mi sono lasciata andare!! Ah, volevo dirti che ti ho aggiunta anch’io tra i contatti, mi spiace che non siamo ancora riuscite a farci una chiacchierata…  ^///^  Dai, speriamo di sentirci presto! Un bacione e grazie ancora!

Katy 92: Ciau Katy! Ti ringrazio tantissimo, davvero, sei troppo gentile!  ^///^  Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Hai visto che in effetti il gelato è servito a chiarire molte cose?  XD  Anch’io ti trovo simpaticissima e mi piacerebbe conoscerti meglio al più presto, anzi ti lascio subito il mio contatto: fabiana_f18@msn.com. Spero di sentirti su MSN qualche volta! Un bacione!

MelMel: Ciau Melania!  XD  Ahah, lo sapevo che avresti gradito la citazione di Avril Lavigne!! Ti ringrazio per il commento, mi fa molto piacere sapere che segui la ff, ma mi raccomando, non litigare con i tuoi per le tue capatine su Internet per colpa mia!  ^///^  Grazie ancora per i complimenti, sono commossa…  ç///ç  Bacioni anche a te, amica mia!

 

Infine uno speciale ringraziamento stavolta a sakura182blast, alias la mia sorellina Soili… Perché io lo so che sei molto impegnata e che non sei riuscita a commentare, ma so anche che comunque continui a seguirmi e a sostenermi, sempre e per tutto, e non sai quanto io ne sia felice; e poi grazie anche per avermi ascoltata ieri sera, senza giudicare come fanno tutti gli altri… Ti voglio troppo bene, Soili, sarai sempre la mia migliore amica!

 

Grazie infinite a chi legge, grazie a chi ha inserito la ff tra i preferiti (vedrete che vi ringrazierò uno per uno quando arriveremo all’ultimo capitolo, per non fare un torto a nessuno!  ^^ ), e come sempre grazie a Te…

Ora vi lascio con l’appuntamento al capitolo cinque: Into the darkness… sperando di essere un po’ più puntuale, stavolta!  ^^’

Alla prossima!

 

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Capitolo 5
*** Into the darkness ***


Through your eyes

Eccomi di nuovo qui con il quinto capitolo… Uff, spero di non essere in ritardo stavolta; temo di aver perso la cognizione del tempo ormai!  XP

Mmm, tra l’altro devo proprio sbrigarmi… Però dai, il tempo per i ringraziamenti lo troverò comunque!  ^^

Vi auguro subito una buona lettura!

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

5

Into the darkness

 

… I ricordi dormono dentro di noi. Preferiamo non svegliarli: i ricordi sono come i bambini, bisogna fare piano… quando si svegliano è difficile farli riaddormentare.

 

Giulia Carcasi, Ma le stelle quante sono?

 

 

 

Domenica 2 settembre

 

La ragazza lo salutò allegra, prima di sfrecciare via su quelli che, si ripeté Shaoran, dovevano essere rollerblades.

Per qualche istante, il ragazzo non si mosse. Era stupefatto. Quella Sakura Kinomoto doveva essere proprio cocciuta, se aveva finto di non aver afferrato il semplice concetto della sua diversità da lei. O forse credeva di poter conquistare la sua fiducia solo trattandolo diversamente dagli altri, non mostrandogli la sua compassione per lui? In tal caso, avrebbe dovuto capire prima o poi che lui non aveva alcuna intenzione di intenerirsi di fronte ai suoi tentativi di fare amicizia. Cosa le dava il diritto di credersi in grado di poter diventare sua amica? Era solo un’altra sconosciuta, da evitare con cura.

Anche se, in effetti, non si era fatto poi tanti problemi a parlarle del motivo della sua presenza in Giappone…

Scrollando la testa, Shaoran si alzò e appoggiò le dita al muretto alle sue spalle, incamminandosi nella direzione da cui era venuto. Non aveva voglia di andare altrove, per quel giorno. Iniziò a ripercorrere la strada che conduceva alla residenza Li di Tomoeda.

Stranamente, si sentiva osservato.

 

a

 

Anche se la vista gli era stata strappata da quel destino impietoso che gli aveva tolto anche molto di più che i suoi stessi occhi, gli altri suoi sensi supplivano adeguatamente alla carenza. Non gli fu affatto difficile orientarsi, ricordare il tragitto percorso, fino a raggiungere il cancello della casa in cui sua madre lo aveva praticamente trascinato.

Era ancora sul vialetto di ghiaia quando sentì il portone aprirsi bruscamente.

Poi echeggiò il grido.

«Shaoran

La nota di urgenza, allarme, ansia, furia nella voce di sua madre lo fece sussultare, tanto che, sprovvisto di appigli, il ragazzo perse l’equilibrio e cadde dolorosamente al suolo su un fianco.

«Shaoran!» lo chiamò di nuovo lei, ora più vicina, finché lui non la sentì chinarsi accanto a sé. «Santo cielo, ero così preoccupata! Perché sei uscito da solo? Sai che è pericoloso! Avresti dovuto farti accompagnare da Wei…»

«Sto bene» borbottò Shaoran, cercando di rialzarsi senza l’appoggio della madre.

«Ah, è così, stai bene, eh?» La voce di lei era intrisa di lacrime, ma lui non avrebbe saputo dire se fosse un pianto di frustrazione, di rabbia, di dolore, o di tutto questo, o di che altro. «Bene, allora adesso ascoltami: tu potrai anche stare bene, ma io sono stanca, hai capito?, stanca di preoccuparmi così per te! Non hai idea, vero, di come mi fa sentire tutta questa tua noncuranza? Non hai idea di quanto mi fai male, Shaoran?»

Di nuovo in piedi, si ritrovò ad urlarle contro.

«Non ne ho idea io? Sei tu a non avere idea… Non hai idea di come sia, mamma, non sai come mi sento! Non hai idea di come sia pensare ininterrottamente che mi ritrovo qui, per giunta in questo stato, quando invece… quando invece lui…»

Si interruppe, stringendo i pugni, tremando per tutte le emozioni che non riusciva ad esprimere se non in quell’isolamento che sua madre non riusciva a tollerare.

Sentì le sue mani afferrargli saldamente le spalle.

«Tesoro…» Ora la sua voce era sommessa, disperatamente triste. «Credimi, so come ti senti. Lo so. Manca anche a me. Da morire. Ma tu sei qui, e non puoi rifiutarti di vivere. Non puoi rifiutarti di sperare. Perché non vuoi che io ti aiuti? Perché non vuoi tornare a vedere? Non capisci che è ciò che anche lui vorrebbe per te? Perché sei così restio e ribelle, Shaoran, e non accetti invece l’aiuto di coloro che ti amano?»

La sentiva piangere. Di nuovo. Per l’ennesima volta.

Odiava sentirla così. Odiava sentirla e basta.

Odiava sentirla e non poter fare altro…

Scrollandosi le sue mani di dosso, Shaoran riprese a camminare con una certa irruenza sul sentiero di ciottoli, rischiando quasi di inciampare nei gradini d’ingresso. Percepì la presenza del maggiordomo che usciva precipitosamente, di certo attirato fuori casa dalle urla.

«Signorino Shaoran…?» Il suo tono era ancora allarmato, come quando lo aveva sorpreso ad uscire. Ma poi l’uomo sembrò rivolgere la propria attenzione alla donna, presumibilmente ancora inginocchiata sul vialetto. «Signora Yelan! Va tutto bene?»

«Benissimo, Wei» tagliò corto sua madre, prima di chiamarlo di nuovo, in quello che suonò come un lamento. «Shaoran…»

«Non ti voglio ascoltare» mormorò lui, dandole le spalle. «Non voglio ascoltare più nulla. Non mi serve a niente. Lasciatemi in pace, tutti quanti.»

Riuscì a salire fino al portone principale, ad aprirlo e poi a richiuderselo fragorosamente alle spalle.

Ancora una volta si mosse nel buio più nero per raggiungere la “sua” stanza e barricarcisi dentro.

Quando fu di nuovo lontano dal mondo, steso su quel letto in cui avrebbe dovuto passare molte delle notti successive, respirò a fondo, cercando di calmarsi.

Il buio. Era quello il nuovo senso della sua vita. Non c’era più nulla, ormai, se non l’oscurità.

Perché tutti cercavano di convincerlo a camminare verso la luce? Lui quella luce non la vedeva. Gli sembrava inutile la fiducia che sua madre riponeva in quel chirurgo giapponese a lui sconosciuto. Inutile e insensata, come tutto il resto. Lui non voleva sperare, voleva essere lasciato in pace, maledizione, in pace nella sua oscurità…

Gli venne in mente la ragazza che lo aveva scaraventato sul marciapiede. Anche lei, Sakura, avrebbe dovuto capire. Avrebbe dovuto arrendersi all’evidenza. Lui non voleva più contatti umani.

Non credeva più in nulla, e non credeva in ciò che gli aveva appena detto sua madre.

Non credeva che lui avrebbe voluto questo… Per il semplice fatto che lui non c’era più. Ecco tutto.

Nel suo buio, Shaoran rivide per l’ennesima volta negli ultimi mesi il bagliore di un fuoco assassino che gli aveva stravolto la vita, togliendogli ogni cosa: la spensieratezza dell’infanzia, la certezza di due occhi, il sostegno di una persona cara.

Si prese la testa tra le mani, serrando gli occhi già incapaci di vedere; ma i ricordi erano sempre troppo vividi, nessuna oscurità poteva sopprimerli…

Era quel ricordo il motivo della sua reticenza, del suo rifiuto, della sua ribellione.

Non gli sembrava giusto sperare, quando lui non sarebbe più tornato indietro.

 

 

 

 

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Lo so che non è granché come capitolo, che è brevissimo e che praticamente non succede nulla; però… non vi lascia la sensazione di qualcosa di irrisolto? Chi sarà questo “lui”?… Spero che vogliate continuare a leggere, così pian piano capirete tutto!  ^///^

Passiamo ai Ringraziamenti (ebbene sì, con la R maiuscola!)…

Dany92: Ciau Dany! Grazie mille per il tuo commento! Sono davvero felicissima che tu trovi lo Shao di questa ff molto simile a quello che c’è all’inizio dell’anime; la mia intenzione era proprio immaginare i due protagonisti di CCS in un ambito diverso, con circostanze diverse, e questo significava che avrei dovuto cercare di ricreare i loro veri caratteri… Perciò, se tu hai avuto questa impressione, vuol dire che per ora ci sono riuscita, il che è per me già una vittoria!  ^////^  Non sei tu a dovermi ringraziare, sono io che ti ringrazio all’infinito! Un bacione!

Sakura bethovina: Ciau Umpa! Grazie, sei veramente dolcissima!! Mi spiace di essere sparita l’ultima volta, come ho già spiegato alla sorellina Soili ho avuto un “problema” con mia madre…  U____U  Ma non potrebbe lasciarmi in pace, almeno ora che abbiamo l’ADSL??  è___é  Ehmmm, scusa il piccolo sfogo… Grazie ancora, Umpa-chan, ti abbraccio forte! Tvtttb!

Non so come chiamarmi: Ciau Ambra! Non so come ringraziarti per tutti i tuoi commenti… Sono davvero felicissima del tuo entusiasmo!! Beh, come hai detto tu, è proprio destino che quei due si rincontrino, perciò non preoccuparti!  ^^  Spero che Shao ti piaccia anche in questo capitolo… Come vedi questo cappy è molto introspettivo; che ne dici, spiega meglio i sentimenti di Shao in questo momento? Spero di sì!  ^///^  Eh eh, dai, vedrai che la prossima volta che offrirai la merenda ad un ragazzo andrà meglio, ne sono sicura!  ^__^  Un bacione anche a te!

MelMel: Ma non devi dire così, mi metti in imbarazzo…  >/////<  Beh, come ho detto a Dany, sono felice di aver rappresentato in modo realistico gli stessi Shao e Saku dell’anime, visto che l’intento era proprio quello: mostrare il loro incontro (e ciò che esso provoca in Shaoran) in circostanze alternative… Perciò grazie ancora, in questo modo mi fate capire che ne sono stata in grado!  ^///^  Sei troppo buona, Mel, davvero!! Spero solo di non deluderti…  ^^’  Bacioni anche a te, tvtttb!

FaNtAsTiC PaUl: Ciau Paolo! Allora, innanzitutto voglio dirti che sono stata felicissima di parlare con te su MSN, poi…  ^///^  Sono felicissima anche che il cappy ti sia piaciuto! Che te ne pare di questo? Come ho già detto, è veramente poca cosa, ma se non altro spiega qualcos’altro sull’isolamento di Shaoran… Riguardo la tua perla di saggezza…  XD  Hai proprio ragione, il che vuol dire che… Ehh, basta, niente spoiler, qualcuno potrebbe non gradire!!  XD  Grazie ancora, davvero! Spero di sentirti presto!  ^^

Sakura182blast: Waaa sorellina, ma come te lo devo dire, in spagnolo?? Non devi scusarti!!  ^///^  Sono io quella imperdonabile, sono sparita in quel modo…  ç___ç  Sigh, mi dispiace! Giuro che una notte di queste strozzo mia madre nel sonno…  è___é  Ehmmm, soprassediamo!! Grazie davvero di cuore, sorellina, torno a dire che non sei tu a dover ringraziare me…  ç///ç  La tua recensione mi ha fatto prima commuovere, poi scoppiare a ridere!  XD  Ti ringrazio, i tuoi commenti mi fanno sempre sentire meglio!! Dolci… Tronky… Shao…  */////*  Ommioshao, adesso continuo a pensare a quella “ricetta”… Te la ricordi?  XDDD  Basta, basta, cattivo Fiorello, mi farai morire dalle risate!! Ok, sorellina, cerchiamo di tornare nella normalità… anche se per noi è praticamente impossibile, in tutti i sensi!  XD  Spero anch’io di sentirti al più presto… Io invece posso lanciare un “Got it memorized?”??? (Mi piace troppo quella frase!)  XDDD  E dopo questo ringraziamento che sarà di certo incomprensibile a qualsiasi persona normale, ti lascio ripetendo ancora una volta che sei la migliore amica che potessi sperare di trovare… Ti voglio un mondo di bene, Soili!

 

Come sempre ci tengo a ringraziare anche chi si limita a leggere, e continuo a ringraziare infinitamente (non è un’esagerazione) anche chi ha inserito la ff tra i preferiti (ogni volta che mi connetto c’è qualcuno in più nella lista, sono commossa!  ^///^ ), e infine… Beh, non credo ci sia bisogno di aggiungerlo ancora, ormai lo sai…

Spero di ritrovarvi tutti al prossimo capitolo, dove la protagonista sarà di nuovo Sakura: Somebody in the empty house. Uhm, che titolo enigmatico, nee?  XD

Alla prossima, sayonara minna!

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Capitolo 6
*** Somebody in the empty house ***


Through your eyes

Ops, di nuovo un capitolo ritardatario! Vi imploro di perdonarmi, cari lettori, ma stavolta si tratta davvero di cause di forza maggiore, assolutamente improrogabili… Purtroppo i problemi di connessione sono così! Perciò mi sa che stavolta sarò un po’ sbrigativa nell’aggiornamento… Sigh, chiedo scusa!  ç___ç

Buona lettura a tutti…

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

6

Somebody in the empty house

 

Il Dono è questo. […] Ciò che può trasformare qualsiasi uomo. Fare di un assassino un Re… […]

Il nostro Dono… è la Speranza.

 

Flavia Bujor, Le tre pietre

 

 

 

Domenica 2 settembre

 

«Eccomi, Tomoyo!»

Sakura si fermò con uno stridio dei roller accanto all’amica, che l’aspettava appoggiata alla sua bici, appena oltre l’entrata del parco. Tomoyo Daidouji si voltò verso di lei con un ampio sorriso.

«Ce ne hai messo di tempo» l’accolse scherzosamente.

«Già, scusami» sorrise Sakura, portandosi una mano dietro la nuca in un gesto imbarazzato. «Ho avuto un piccolo… ehm… incidente.»

«Non preoccuparti» sorrise ancora Tomoyo, montando in sella alla bicicletta. «Dai, andiamo, ho promesso di essere a casa per pranzo.»

Annuendo, Sakura le si affiancò.

Percorsero i sentieri curati del parco fino al loro posto preferito, lo spiazzo con il piccolo gazebo dove erano solite sedersi a chiacchierare nelle lunghe mattinate estive. La scena all’intorno stava cambiando, lasciando progressivamente il posto ai colori più caldi di settembre, ma l’aria era ancora mite. Sakura respirò a fondo l’odore dei fiori, ripensando ai ciliegi del cimitero.

«Che genere di incidente hai avuto?»

La domanda di Tomoyo la scosse dai suoi pensieri.

«Ah… Ehm… Sono finita addosso ad un ragazzo» confessò.

Accanto a lei, Tomoyo frenò e portò i piedi al suolo, tenendo ferma la bici per poterla guardare in viso.

«Accidenti, Sakura» esclamò scoppiando a ridere, «possibile che tu abbia sempre la testa tra le nuvole? Ora inizi addirittura ad investire i poveri passanti?»

Anche Sakura si fermò, a disagio.

«Non è stato carino» ammise a mezza voce. «Anche perché…»

Tomoyo smise di ridere e la guardò incuriosita.

«Anche perché…?»

«Non era un ragazzo di queste parti» spiegò Sakura, sentendosi vagamente in colpa nel parlare di Li Shaoran in sua assenza. «Viene da Hong Kong. È… Insomma, lui è… è cieco.» Il senso di colpa si acuì al suono orribile di quella parola, che già rimpiangeva di aver usato.

Tomoyo si portò una mano alla bocca, senza parole.

«La cosa più brutta è che si comporta anche da emarginato, perché non vuole che nessuno lo avvicini, non vuole la compassione degli altri» continuò Sakura, come se non potesse fare a meno di parlare all’amica del giovane straniero, e provando un certo turbamento per via di quella necessità insensata. «Non avevo mai incontrato una persona più ermetica… Però, insomma, non è bello che si chiuda così, no? E poi, in fondo lui ha la speranza di tornare a vedere; sua madre lo ha portato qui per un’operazione, e…»

«Un’operazione?» ripeté Tomoyo. «Devono essere una famiglia importante…»

«Non so…» Sakura tentennava. «Non mi ha dato l’impressione di quel genere di persona. Te l’ho detto, è come se rifiutasse tutto il mondo…»

Tomoyo smontò dalla bici, l’accostò al gazebo e si sedette sulla panca nel suo centro. Sakura era ancora pensierosa quando si accorse che l’amica sorrideva di nuovo.

«Certo che sei incredibile, Sakura.»

«Eh?» fece lei, spiazzata.

«Voglio dire… Hai travolto uno sconosciuto e nel giro di poco tempo ti sei fatta raccontare la storia della sua vita!»

Di nuovo a disagio, Sakura raggiunse Tomoyo sulla panca di legno verniciata di bianco, all’ombra del gazebo, lasciandosi cadere accanto a lei con un sospiro.

«Era… per i suoi occhi. Non sopportavo di vederli così. Volevo solo capire… Capire perché fossero tanto vuoti. E non solo nel senso più materiale.»

«Capisco» annuì Tomoyo, passandosi una mano tra i lunghi capelli neri. «La tua proverbiale voglia di aiutare il prossimo non si smentisce mai.» Poi si voltò a guardarla con un’espressione furbetta. «Ma non sarà semplicemente che questo ragazzo ti piace

Sakura si sentì arrossire di botto.

«Ma dai, Tomoyo, che diavolo ti viene in mente?!»

«Scusami» ridacchiò la ragazza, «era solo un’impressione…»

«Sì, sì, scherzaci sopra…»

Sbuffando sonoramente, Sakura giocherellò con una corta ciocca di capelli, guardando fisso davanti a sé. Tomoyo era notoriamente un po’ ossessionata dai colpi di fulmine, ci credeva fermamente, e di conseguenza cercava sempre di influenzarla con quella strampalata teoria romantica… Ma lei non aveva alcun interesse, non in quel senso, verso il ragazzo di Hong Kong…

L’unica cosa che però innegabilmente la colpiva restava il suo sguardo spento…

 

a

 

Mezzogiorno era già passato quando Sakura salutò Tomoyo ed imboccò la strada di casa.

Dopo essere rimaste per un po’ al parco a parlare, avevano fatto un giro per negozi, godendosi la libertà degli ultimissimi giorni prima dell’imminente ritorno a scuola. Ma per tutto il tempo, lei non era riuscita a togliersi dalla mente quel Li Shaoran.

Su una cosa Tomoyo aveva ragione: lei era dotata di un’istintiva “voglia di aiutare il prossimo”. E questo senz’ombra di dubbio significava che, se le fosse capitato di incrociare di nuovo il cinese, avrebbe cercato di fargli capire che il mondo non era solo inutile pietà, ma anche speranza… Lei ne sapeva qualcosa. Già, ma come penetrare quello schermo dall’aria tanto invalicabile?…

Così immersa nei suoi propositi, Sakura alzò distrattamente lo sguardo, e subito la sua attenzione fu catturata da una vista inusuale.

All’altro capo della strada che portava a casa sua c’era da sempre una grande villa, lussuosa ed elegante, che non sembrava essere mai stata abitata. Sakura ne era stata perennemente incuriosita; da bambina fantasticava che i proprietari di quella grande casa vuota fossero persone piene di segreti, e anche crescendo aveva continuato a farsi domande al riguardo…

Ma ora intorno alla villa fermentava la vita. Un automezzo, forse un camion per i traslochi, aveva appena parcheggiato sul vialetto di ghiaia, mentre un uomo anziano dall’aspetto distinto, impeccabile nel suo completo scuro, sembrava dare delle direttive.

Sakura guardò sorpresa la scena. Le balenò in mente una frase pronunciata qualche ora prima da Tomoyo – «Devono essere una famiglia importante…» – ed ebbe una folgorazione.

La villa non doveva essere altro che una residenza appartenente alla famiglia Li.

Proprio a due passi da casa sua.

 

 

 

 

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Beh, forse questo capitolo non è proprio il massimo, se voglio farmi perdonare da voi… Spero comunque vi sia piaciuto! Vi prometto (quante volte avrò scritto questo “prometto”?  XD ) che a partire dal prossimo la storia si farà un po’ più dinamica e meno discorsiva… O forse tra due o tre capitoli…

Ringrazio velocemente i recensori del quinto capitolo: Dany92, Non so come chiamarmi, Katy 92 e MelMel (spero di riuscire a ringraziarvi presto a dovere!  ^^ ), e ringrazio ovviamente tutti i lettori e chi ha inserito Through your eyes tra i preferiti…

Ora scappo, prima che mi si disconnetta di nuovo il pc… Scusatemi ancora!!  ç___ç

Arigatou to sayonara!

È a posto la grammatica dell’ultima frase, sorellina Soili?  ^///^

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Capitolo 7
*** You again! ***


Through your eyes

Va bene, mi sa che ormai è ufficiale: non riesco più ad essere regolare nei miei aggiornamenti…  ç___ç  Imploro il vostro perdono… Vi lascio subitissimo al capitolo, sperando vi piaccia…

Buona lettura a tutti!

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

7

You again!

 

So when I’m lying in my bed

Thoughts running through my head

And I feel that love is dead

[…]

And through it all, she offers me protection

 

Robbie Williams, Angels

 

 

 

Lunedì 3 settembre

 

Uscì lentamente dall’incoscienza. Non ricordava il momento in cui si era addormentato… Aveva solo la vaga consapevolezza di essere rimasto chiuso in quella stanza per tutto il pomeriggio precedente, rifiutando di scendere per la cena; ormai doveva essere passata la notte… Un altro spiacevole aspetto della sua condizione, rifletté con amarezza: il non poter affacciarsi alla finestra per vedere se in cielo ci fosse il sole o la luna…

Represse uno sbadiglio. Si portò lentamente una mano al viso, poi abbandonò il braccio sullo stomaco. Il contatto con il tessuto dei vestiti gli diede un altro indizio: doveva essere crollato prima ancora di poter pensare di svestirsi.

Un rumore soffocato lo svegliò del tutto, e subito si scosse dal torpore. Concentrandosi, distinse il suo profumo, il lievissimo suono del suo respiro, tutto ciò che ormai aveva imparato a riconoscere di lei, da quando non poteva più vederla.

«Buongiorno, Shaoran» disse sua madre.

Il ragazzo rispose solo con un borbottio indistinto.

«C’è una cosa che dovresti sapere.» La donna sembrava a disagio. «Ieri sera ho chiamato il chirurgo. Abbiamo parlato ancora e… Beh, ha fissato una data per… per l’intervento. Tra dieci giorni.»

Shaoran non si mosse né parlò. Rimase così disteso, con una mano sull’addome e l’altra sul cuscino. Non sentiva nulla, non aveva emozioni. Era tutto come al solito… Piatto. Non lo aveva mai entusiasmato l’idea di sua madre, e anche ora non vedeva praticamente alcuna prospettiva nella notizia che lei gli aveva dato.

Era tutto così stupidamente inutile…

«Shaoran.» Sua madre sospirò profondamente. «Capisco che tu non voglia parlarmi. Capisco benissimo. Ma ti prego, ti prego, cerca di comprendere… Era ovvio che io mi inquietassi ieri. Sei uscito da solo, senza dirmi nulla… Io mi preoccupo per te, tesoro, è più che normale. Ascolta… Oh, so già che per te non cambierà nulla, ma ti prometto che da oggi ti lascerò uscire quando vorrai, a patto che tu sia con Wei, d’accordo?» Abbassò la voce fino ad un sussurro. «Ti prego, Shaoran… Parlami.»

«Non è questo» mormorò lui, senza muoversi.

«Cosa?»

«Non è questo, mamma. Non è il non poter uscire da solo a frustrarmi di più. O almeno, non è solo questo.» Cercò con cura le parole con cui potersi spiegare meglio, ma come al solito non le trovò. «Va bene, mamma, basta così. Non parliamone più. Ormai sono qui, immagino di non poter fare molto se non accettare tutta questa situazione. Come al solito. Del resto, credo che a questo punto la mia vita non sia altro che accettazione.»

Il silenzio di sua madre fu eloquente. Shaoran sapeva che lei voleva solo il suo bene, sapeva che comportandosi in quel modo lui le faceva male; ma anche lui stava male, dannazione, stava malissimo, e non solo per il modo in cui era costretto a vivere, ma anche e soprattutto per i fantasmi che lo tormentavano, per i ricordi legati all’origine della sua oscurità… Perché sperare? Perché farsi compatire? Nulla aveva senso, ora che tutto era cambiato.

Alla fine, nel silenzio, sentì la mano di sua madre su una guancia.

«Spero solo che con il tempo tu capisca, Shaoran. Spero che le mie speranze diventino anche le tue.»

Il ragazzo non sfuggì al suo tocco, come avrebbe voluto fare. Sospirando, si limitò a chiudere gli occhi, anche se non c’era alcuna differenza.

Poi la sentì allontanarsi, e fermarsi appena dopo aver aperto la porta.

«Immagino che uscire non possa farti che bene» disse ancora lei, nello stesso tono sommesso. «Ti chiedo scusa per non averlo capito ieri.»

L’istante successivo, lui la sentì chiudersi silenziosamente la porta alle spalle.

Le sue parole non potevano sollevarlo in alcun modo.

 

a

 

Alla fine aveva acconsentito, ma solo per non litigare di nuovo con lei. Non avrebbe potuto sopportare altra tensione.

E così ora camminava all’aperto, sulla spiaggia apparentemente deserta di Tomoeda, respirando a fondo l’aria impregnata di salmastro, ascoltando tutti i suoni che riusciva a percepire e avvertendo costantemente la presenza di Wei alle proprie spalle.

Era perlomeno riuscito ad ottenere che il maggiordomo lo lasciasse camminare da solo, senza aiutarlo. Ne era perfettamente in grado; solo il giorno precedente aveva percorso varie strade della città senza il bisogno di alcun supporto. E non gli era successo niente di niente… A parte, certo, l’incidente con quella furia scatenata sui pattini a rotelle.

Shaoran si ritrovò a pensare ancora a quella strana ragazza. Da quando era tornato alla villa, il giorno precedente, i suoi pensieri erano rimasti concentrati altrove; ma ora, fuori – fuori dai ricordi, poteva concedersi di interrogarsi su di lei, su quella sua naturalezza che lo aveva tanto turbato…

«Signorino Shaoran?»

Wei lo chiamò in tono esitante. Il ragazzo tornò bruscamente alla realtà.

«Sì?»

«Non so se può interessarle, ma c’è una ragazzina che ci segue da quando abbiamo lasciato la villa.»

Shaoran si fermò, sorpreso.

«Come sarebbe a dire? Una ragazzina che ci segue?»

«Capisco che possa sembrare assurdo, signorino; ma è così, ci sta senza dubbio seguendo. L’ho notata non appena abbiamo lasciato il vialetto d’ingresso: se ne stava dall’altra parte della strada a guardare la scena con aria interessata… Poco fa, era ferma all’incrocio, con un paio di pattini ai piedi… E adesso è qui in spiaggia.»

Alla parola pattini, Shaoran era rimasto totalmente frastornato.

Un dubbio atroce si fece strada in lui. Possibile che fosse di nuovo lei? Possibile che fosse tanto pazza da mettersi in testa persino di seguirlo…?

«Non dovresti interessarti tanto a me, ragazzina.»

«Ma davvero? Io invece sono molto interessata a te.»

Sì. Sì, di sicuro era capacissima di prendere un’iniziativa del genere.

Combattuto tra la stizza che gli suscitava tanta insistenza e la voglia di mettersi istericamente a ridere, Shaoran optò per un’altra scelta.

Quella faccenda andava affrontata subito.

«Wei, mi lasceresti solo per un po’?» esordì in tono leggero.

Il maggiordomo si mostrò allarmato, com’era prevedibile.

«Ma signorino, sa bene che sua madre ha insistito perché io restassi con lei per ogni evenienza…»

Shaoran stava quasi per lasciarsi andare ad una delle sue solite reazioni brusche, ma per una volta decise di lasciar perdere.

«Ti prego, Wei, solo per un po’. Potrai tornare tra… diciamo tra una mezz’ora, e vedrai che nel frattempo non mi sarà successo assolutamente nulla.»

«Non lo metto in dubbio» disse in fretta l’uomo, «non mi permetterei mai di pensare che le possa accadere qualcosa, ovviamente lei sa quello che fa…»

«E allora puoi farmi questo favore, vero?» lo interruppe il ragazzo.

Il maggiordomo restò per un po’ in silenzio, poi trasse un sospiro.

«Molto bene, signorino. Allora sarò di ritorno tra trenta minuti.»

«D’accordo. Io me ne starò qui buono buono.» Shaoran si sedette, con molta cautela, sullo strato di ciottoli della spiaggia. «Grazie, Wei.»

«A più tardi, signorino Shaoran.»

Ascoltò il rumore dei suoi mocassini che si allontanavano smuovendo la ghiaia.

Quando l’unico suono rimase quello delle onde, Shaoran si concentrò.

Se era davvero lei, lui le aveva appena dato l’occasione per farsi avanti. In tal modo non voleva certo favorire la sua testardaggine, consentendole di avvicinarsi a lui e di ripartire alla carica con la sua amichevole spontaneità; intendeva solo capire perché accidenti uno straniero cieco quale lui era le interessasse tanto.

Per qualche secondo ancora non sentì che il mare, ma all’improvviso un suono diverso tradì che lei si stava avvicinando, a passi esitanti, ovviamente senza pattini.

Shaoran non si mosse. Quando la percepì più vicina, fu colpito dalle stesse sensazioni che aveva provato il giorno precedente; non sapeva se fosse per l’odore che emanava, per la sua aura o per cos’altro, ma ora era sicuro che si trattasse davvero di lei.

Restando immobile, parlò nello stesso istante in cui i suoi passi, ormai abbastanza vicini, iniziavano a sovrastare il rumore delle onde.

«Ancora tu, Sakura Kinomoto.»

 

 

 

 

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E come c’era da aspettarsi, ecco che Sakura torna alla carica…  ^^  Povero Shao, ancora non sa cosa lo aspetta!

Ringrazio profondamente tutti i lettori, in particolare FaNtAsTiC PaUl e Dany92 per le dolcissime recensioni (a proposito, grazie anche per la tua comprensione, Dany!  ^///^ )… Spero di essere un po’ più puntuale d’ora in poi, visto che i problemi di connessione sono ormai risolti, almeno quelli…

Alla prossima!


PS. Ammetto di essere stata piuttosto telegrafica nell’introduzione e nella postfazione di questo capitolo, e me ne scuso…  U///U’  Ma mi credete se vi dico che proprio non ho modo di fare di più?? Maledetta routine familiare…  è___é  Recupererò nel prossimo, stavolta è una promessa vera!!

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Capitolo 8
*** Listen to the sea ***


Through your eyes

Ciau ragazzi! Sigh, mi spiace dell’immenso ritardo… Ma stavolta sono per davvero cause di forza maggiore: il mio pc è decisamente morto e sepolto, nel senso che abbiamo dovuto riformattarlo e di conseguenza praticamente tutto ciò che c’era è andato perso…  ç___ç  Waaa sono disperata… A parte questo, per fortuna avevo salvato questa ff su un floppy, ma ciò non toglie che gli aggiornamenti siano ora per me molto difficoltosi, dovendo andare a cercare qualcuno che possegga una connessione Internet (cosa non facile in questo buco  U///U ) e che mi permetta di collegarmi un attimo… Per questo motivo mi scuso fin da ora se sarò irregolare e soprattutto sintetica!

Detto questo, vi lascio al capitolo, ringraziando velocemente tutte le persone che hanno finora letto e recensito e inserito la storia tra i preferiti. Spero davvero di risolvere presto, senza Internet io praticamente non vivo, per non parlare di quanto mi manca la mia sorellina…  ç____ç  (Anzi, la ringrazio doppiamente in questo particolare capitolo, visto che la citazione è tratta da una canzone che, se non fosse stato per lei, non avrei mai conosciuto!  ^^ )

E ora… Sniff… Vi saluto… Se volete sapere come finisce questa storia, vi prego, tenete le dita incrociate per me!!

Arigatou to sayonara!

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

8

Listen to the sea

 

All the things that you can change, there’s a meaning in everything

And you will find all you need, there’s so much to understand

Take a look through my eyes

If there is a little place somewhere out there

Take a look through my eyes

Everything changes, you’ll be amazed what you find

 

Phil Collins, Look through my eyes

 

 

Lunedì 3 settembre

 

Anche quel lunedì, immancabilmente, Sakura si era recata al cimitero a far visita a sua madre, quasi alle prime luci del giorno. Non avendo questa volta alcun impegno per la giornata, aveva passato molto più tempo sulla collina, ed era mattina inoltrata quando si era infine decisa a tornare a casa.

Per una volta, lungo il tragitto, sua madre non costituiva l’unico suo pensiero.

Dal giorno precedente non riusciva a smettere di pensare al ragazzo cinese. L’immagine della sua espressione schiva e quasi furiosa era stampata nella sua mente. Non capiva perché ci pensasse con tanta insistenza, ma non sopportava l’idea che quel ragazzo fosse convinto che la vita non avesse più nulla da offrirgli, e che addirittura fosse restio all’operazione suggeritagli da sua madre. Era impossibile vivere così; Li Shaoran doveva in qualche modo ritrovare il sorriso… Lei stessa aveva imparato quanto fosse importante tornare a sorridere dopo il dolore… Solo così si poteva ritrovare la forza di andare avanti come prima. Era stato l’ultimo insegnamento che sua madre le aveva lasciato, e lei ora si sentiva quasi in dovere di trasmetterlo anche a chi la circondava… Anche a Shaoran.

Sakura svoltò all’angolo della strada che l’avrebbe portata a casa.

Ancora una volta, proprio come aveva fatto precedentemente, quando era uscita per salire sulla collina, si soffermò nel guardare la villa silenziosa all’altro capo della strada.

Se ci aveva visto giusto, quella doveva essere la nuova casa di Shaoran.

La ragazza rallentò, fissando pensierosa la grande abitazione stagliata di fronte a lei.

Era quasi arrivata all’imbocco della propria casa; ma all’improvviso il portone della villa si aprì rumorosamente, e lei sbirciò incuriosita le due persone ferme sulla soglia.

Una di loro era lo stesso uomo anziano che Sakura aveva visto dirigere il camion del trasloco.

L’altra figura era più minuta, e camminava piano, con circospezione. Sakura si fermò di botto, riconoscendo Shaoran.

E così aveva indovinato.

Il ragazzo scese cautamente dai gradini d’ingresso, portando con molta attenzione un piede davanti all’altro. A giudicare dal modo in cui l’uomo cercava di aiutarlo, nonché dai suoi modi e dal suo abito, doveva essere una specie di servitore. Sfortunatamente Shaoran non sembrava molto bendisposto nei suoi confronti, e continuava ad allontanare le sue braccia tese; proprio come aveva rifiutato l’aiuto di Sakura, quando lei lo aveva scagliato a terra, la mattina precedente…

La ragazza scosse la testa, rassegnata. Perché quel tipo si ostinava nel volersi chiudere a riccio e rifiutare qualsiasi contatto esterno? Poteva capire che fosse diffidente nei suoi confronti; in fondo lei era un’estranea – almeno per ora… Ma quell’uomo doveva far parte della famiglia, perciò perché tanta freddezza anche con lui?

Nel frattempo, Shaoran aveva iniziato a percorrere il sentiero di ghiaia della villa, seguito a poca distanza dal “servitore”. Sakura rimase immobile sul marciapiede, tanto assorta da non curarsi affatto dello sguardo che le stava rivolgendo l’uomo, e che probabilmente voleva significare: Chi sarà mai questa ragazzina tanto interessata al mio padroncino?

Forse Shaoran aveva solo voglia di una boccata d’aria, ma sua madre aveva ritenuto opportuno non farlo più uscire da solo… Però lei era troppo curiosa di sapere dove stesse andando!

 

a

 

E così aveva iniziato a seguirli.

Ora che vedeva Shaoran immobile sulla spiaggia, seduto con le braccia intorno alle ginocchia, perso dietro chissà quali pensieri, Sakura esitava.

Aveva pensato di cogliere prima o poi l’occasione per fingere di incontrarlo per caso e andare a parlargli… Ma adesso si sentiva come se volesse invadere i suoi spazi. Perfino il servitore lo aveva appena lasciato solo. Chi diavolo era lei per impicciarsi tanto? Dopotutto Shaoran non avrebbe avuto tutti i torti, se stavolta l’avesse mandata direttamente a quel paese…

Nonostante tutti quei pensieri, Sakura si ritrovò comunque a camminare impacciata verso di lui. Si era tolta i roller, che si sarebbero a dir poco rovinati con tutti quei ciottoli, e ora aveva ai piedi le scarpe di ricambio che portava sempre nella borsa, in vista di occasioni del genere… Senza le rotelle, i suoi piedi sembravano stranamente goffi. Forse stava sbagliando, forse non avrebbe dovuto…

«Ancora tu, Sakura Kinomoto.»

La voce improvvisa di Shaoran la fece sussultare. Il ragazzo era ancora immobile, a qualche passo da lei, eppure sembrava aver sempre saputo della sua presenza.

Colta alla sprovvista, Sakura impiegò qualche secondo per ricordarsi del suo piano iniziale.

«Ma guarda, anche tu qui, straniero?» disse poi, cercando di conferire un tono casuale alla propria voce.

«Vuoi prendermi in giro?» Per la prima volta, Shaoran si voltò impercettibilmente verso di lei. La vista dei suoi occhi fissi la turbò ancora di più. «Andiamo, ma se mi hai seguito per tutta la mattina. Anzi, già che ci siamo, perché non mi dici il motivo di tanto interessamento?»

Inizialmente Sakura non seppe come rispondere al suo tono tagliente. Accidenti, sarebbe stata davvero un’impresa. Quel ragazzo era un mondo a parte… Alla fine sospirò e decise di essere sincera.

«Mi sembra di avertelo già detto ieri, Shaoran» disse con semplicità, andando a sedersi accanto a lui. «Che c’è di male se diventiamo amici? E poi, si dà il caso che io sia una grandissima testarda, e che ora che mi sono messa in testa di diventare tua amica, non ti sarà affatto facile liberarti di me.»

Rise allegramente, ma non poté fare a meno di notare che Shaoran si era irrigidito per la sua vicinanza.

«Io proprio non ti capisco» sbuffò il ragazzo.

«Cosa c’è da capire?» chiese lei, guardando la sua espressione distante e disillusa.

«Te! Tu sei tutta da capire!» esclamò Shaoran, irritato. «Pretendi di essere diversa dagli altri, parlandomi in questo modo, non è vero? E credi che questo possa farti entrare nelle mie grazie, o cose del genere? Io non posso essere amico di nessuno, vuoi capirlo? Non ne vedo l’utilità. Non serve a niente. Senza contare che io e te non ci conosciamo nemmeno.»

Dopo lo sfogo, il cinese si chiuse in un ostinato silenzio.

Sakura non si scoraggiò. Fece scorrere lo sguardo lungo il bagnasciuga, appena oltre i loro piedi. Dopo qualche istante si decise a parlare. Tornò a guardare il ragazzo.

«Shaoran, lo senti il mare?»

Lui rimase interdetto, visibilmente confuso. Annuì piano, prudente.

«Bene. E cosa fanno le onde?»

Ancora una volta, Shaoran tacque. Ma poi un sorrisetto ironico gli incurvò le labbra, e lui si produsse in un sibilo che era una lodevole imitazione del rumore dell’acqua.

Suo malgrado, Sakura rise.

«Non intendevo quello. Te lo dico io. Le onde corrono, sempre, non si fermano mai. Non vedono dove vanno, però sanno esattamente cosa fare, sanno che la loro meta è la riva, e sanno anche che senza di loro non esisterebbe il mare, non esisterebbe questo spettacolo meraviglioso. Non vedono dove vanno, capisci?, ma sanno di essere importanti. Sanno di avere un senso. Il fatto di essere sempre in corsa e di sembrare mosse dal caso non le scoraggia. Loro non rifiutano la loro sorte.»

L’espressione di Shaoran tornò seria a poco a poco. Sakura lo vide pensieroso, forse colpito. Alla fine, il ragazzo sussurrò poche parole.

«Le onde non sanno proprio niente. Non hanno coscienza. Avresti potuto scegliere un altro esempio.»

A dispetto della sua serietà, Sakura scoppiò a ridere.

«Forse hai ragione… Ma l’importante è che tu abbia capito.» Si rialzò in piedi. «Senti, Shaoran, io devo proprio andare, oggi tocca a me preparare il pranzo. Sai che ti dico? Ci rincontreremo presto, e sono sicura che riuscirò a farti cambiare idea. Alla fine saremo amici per la pelle, te lo dico io!»

Shaoran sbuffò contrariato, ma non disse nulla.

Mentre, dopo averlo salutato, si allontanava in fretta sulla spiaggia, Sakura si voltò a guardarlo.

Era sempre immobile nella stessa posizione. Ma le sembrò che ora sorridesse vagamente.

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Capitolo 9
*** Something strange ***


Through your eyes

Yappp, sono riuscita ad aggiornare addirittura in anticipo rispetto al programma! Eh, sì, volevo assolutamente farmi perdonare, e così ce l’ho messa tutta… Per fortuna sono riuscita a ripristinare la connessione ad Internet, e ora voglio approfittarne!  ^___^

Vi lascio subito al capitolo… Buona lettura a tutti!

(NB: Forse a qualcuno di voi – qualcuno cui non piace il genere – verrà un po’ da ridere leggendo il cantante sotto la citazione…  -__-  Ma sono quasi certa che, se sentiste quella canzone, capireste bene perché l’ho inserita!  ^^ )

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

9

Something strange

 

Prima di te c’era il buio più profondo

E non so perché, prendevo a calci il mondo

Vivevo con me stesso una stanca abitudine

E cercavo un compromesso nella mia solitudine

 

Toto Cutugno feat. Annalisa Minetti, Come noi nessuno al mondo

 

 

Domenica 9 settembre

 

Non aveva mai sentito una tale nota di approvazione nella voce di Wei, nemmeno quando era ancora in grado di guardarlo negli occhi. Ma da una settimana, ogni volta che il maggiordomo si offriva di accompagnarlo fuori, Shaoran lo sentiva sempre compiaciuto. Questo esattamente dal giorno in cui, quando l’uomo era tornato alla spiaggia, lui gli aveva detto di conoscere già quella “ragazzina” che li aveva seguiti… Wei era stato soddisfatto in particolare dal fatto che, a quanto pareva, Shaoran e la ragazza in questione avevano parlato.

«È un bene, signorino Shaoran» continuava a ripetergli, «è davvero un bene che lei abbia conosciuto una coetanea in questa città. Sua madre in fondo sapeva che non sarebbe mai riuscito a restarsene solo alla villa… E sperava molto che lei potesse incontrare qualcuno che l’avrebbe aiutata in questo momento difficile.»

Il ragazzo tergiversava. In realtà provava ancora un istintivo risentimento verso Sakura Kinomoto, tanto sensibile e tanto matta da cercare in ogni modo di capirlo e di farsi capire da lui. Ma aveva preferito non dire a Wei che quella “coetanea”, proprio come chiunque altro sulla faccia del pianeta, non avrebbe mai potuto fare nulla per aiutarlo.

Ad ogni modo, venuto a conoscenza che quel giorno in spiaggia Sakura era andata appositamente a cercare Shaoran, ora Wei insisteva per farlo uscire dalla villa il più possibile, e Shaoran era quasi certo che l’intenzione del maggiordomo fosse proprio quella di facilitare gli incontri tra lui e la ragazza. Era ovvio che Wei era dello stesso avviso di sua madre: era cioè convinto che per lui tutto sarebbe stato più facile se avesse potuto sfogarsi con una persona della sua età… Shaoran detestava tutta quella preoccupazione per lui. Ma da quando il maggiordomo aveva preso l’abitudine di accompagnarlo ogni giorno al parco, per poi lasciarlo spesso solo, non era mai riuscito ad opporsi.

Così anche quel giorno, esattamente una settimana dopo essere finito disteso su un marciapiede, se ne stava seduto nell’erba, con la schiena contro un albero del parco, ad aspettare di sentire da un momento all’altro la voce di Sakura.

La ragazza aveva messo subito in pratica il proponimento di cui gli aveva parlato, quello di rincontrarlo al più presto. Sembrava anzi che lo spiasse ogni giorno, a giudicare dal modo sorprendente in cui riusciva a presentarsi sempre davanti a lui quando era solo. All’inizio Shaoran aveva provato il solito fastidio, poi aveva deciso di ignorare la cosa. Quella ragazzina era una persona come tutte le altre, non c’era motivo per trattarla diversamente: bastava escluderla dal suo mondo, proprio come era solito fare con chiunque.

Eppure, anche se nel corso dei loro incontri non faceva mai nulla per partecipare alla conversazione, non riusciva ad ignorarla come avrebbe voluto. La verità era proprio quella: lei non era come tutti gli altri; non insisteva nel parlargli di quanto fosse bella la vita, non si lanciava in considerazioni sulla “speranza che è sempre l’ultima a morire”, non… Non era come gli altri, e basta. E così Shaoran non riusciva mai ad estraniarsi totalmente dalle sue irrefrenabili chiacchiere sulla sua scuola e sulla sua famiglia.

Era così disarmante la sua spontaneità…

Il ragazzo era immerso in queste considerazioni, quando avvertì la presenza di lei.

«Ciao, Shaoran!»

La voce di Sakura era sempre la solita, sempre allegra, sempre spensierata. Nonostante tutto, era bello sapere che al mondo c’erano persone come lei, persone perennemente felici.

«Ciao, Sakura.»

«Ehi» rise la ragazza, mentre lui la sentiva avvicinarsi e poi sedersi al suo fianco, «che bello, oggi hai risposto in un tono più affabile! Di solito mi brontoli contro…» La sua mano gli raggiunse la guancia, dandogli un pizzicotto amichevole. «Confessa, ti è successo qualcosa di bello.»

Con vago imbarazzo per via di quel contatto non voluto, Shaoran si tirò indietro con la consueta ritrosia.

«No, niente affatto» ribatté. «Sei tu quella che ride sempre. Forse hai una visione distorta delle cose e credi che ora sia allegro anch’io.»

«Sempre quell’atteggiamento negativo, eh, straniero?» ridacchiò Sakura. «Comunque, guarda che non è vero che rido sempre. Solo pochi minuti fa, per esempio, ho avuto una litigata devastante con mio fratello. Cavolo, avrei voluto ucciderlo!» Shaoran la sentì sbuffare come una bambina scocciata. «Cioè, dimmi tu, secondo te uno ha il diritto di monopolizzare il bagno solo perché ha un appuntamento romantico? A momenti buttavo giù la porta e gliela sfasciavo in testa!…»

La lasciò parlare, come sempre.

Un’altra cosa strana nelle conversazioni, o meglio, nei monologhi di Sakura era il fatto che lei non gli faceva mai domande. Dopo il loro primo incontro, era sempre stata estremamente naturale, ma anche molto discreta: parlava soprattutto di se stessa, dei suoi amici, della sua famiglia – anche se mai di sua madre… E anche questa, in effetti, era una cosa che la distingueva da chiunque altro; come lui stesso le aveva detto, di solito la gente “normale” provava una curiosità quasi morbosa per quelli che erano come lui, e li subissava di domande sulle loro condizioni. Sakura no, lei non voleva costringerlo ad evocare qualcosa di doloroso…

Shaoran era combattuto. Anche troppo combattuto. Da un lato – pur non volendo – apprezzava tutto questo, era lieto del modo in cui Sakura cercava di avvicinarsi a lui; ma dall’altro, la sua natura ormai scostante lo induceva a guardare con astio a quei tentativi di approcci.

Ma perché quella ragazza così cocciuta era piombata proprio sulla sua strada? Lui non era già abbastanza disastrato e confuso dalla vita?

«… E quindi il fatto che domani ricomincia la scuola può essere un bene, sotto certi punti di vista» stava dicendo ancora Sakura. «Se non altro avrò meno tempo da passare con quello zuccone di Touya, ultimamente mi sta facendo impazzire!»

Buffo. Anche lei era in grado di fare impazzire la gente, in questo caso lui, con quella sua indescrivibile capacità di aprirsi agli altri, di volerli vedere sereni… Ma non sembrava nemmeno rendersene conto.

All’improvviso ci fu una pausa. Quando parlò di nuovo, Sakura sembrava totalmente sbalordita.

«Shaoran… Stai sorridendo…»

Il ragazzo tornò serio all’istante. Non si era accorto di aver sorriso; ma comunque fosse, cosa aveva lei da commentare?…

«Non fraintendermi» si affrettò ad aggiungere Sakura, «è uno spettacolo vederti sorridere! Solo un po’… inaspettato.»

Shaoran rimase per un po’ in silenzio, poi sospirò profondamente.

«Beh, sei tu a farmi sorridere» confessò, esitante.

La ragazza assunse un tono incredulo.

«Vuoi dire che ti sembro ridicola?»

«No.» Shaoran si ritrovò a sorridere di nuovo, e stavolta ne era perfettamente consapevole. «Non capisci? È… È solo che è bello sentirti parlare.»

Accidenti. Come gli era venuto in mente di dirle una cosa del genere? Non l’aveva ancora neanche ammesso con se stesso, e ora…

Sakura ammutolì, di certo sorpresa e confusa quanto lui stesso.

Ma poi Shaoran si sentì travolgere dal suo abbraccio.

«Ehi, che accidenti ti prende?!» sbottò.

«Oh, Shaoran!» squittì lei, vicina al suo viso. «Sono così contenta che tu mi dica questo! Vuoi dire che ora siamo amici, non è così?»

Il ragazzo cercò di divincolarsi, mentre l’imbarazzo, dato dal respiro di lei sulla sua guancia, si mescolava alla reticenza a rispondere alla sua domanda.

«Andiamoci piano» borbottò, riuscendo finalmente a scostarsi dal viso di Sakura.

La ragazza sciolse l’abbraccio, ma lui continuava a sentirla vicina, troppo vicina, e all’improvviso l’imbarazzo in lui prese il sopravvento su tutto il resto.

«Te l’ho detto che ti avrei fatto cambiare idea» disse Sakura. «Te l’ho detto che ci sapevo fare, ti ricordi? Sì, stiamo proprio diventando amici… Anche se sei ancora un po’ troppo orgoglioso per ammetterlo» concluse ridendo, battendogli un dito sulla fronte.

Shaoran si limitò a sbuffare.

Ancora una volta, ci aveva preso in pieno.

 

a

 

Quel giorno Wei aveva preferito andare a prenderlo in macchina, in modo da poter svolgere anche alcune commissioni per sua madre. Shaoran gli fu grato di quell’iniziativa; era tanto confuso che non si sentiva in grado di camminare fino alla villa. Per tutto il pomeriggio era rimasto in uno stato di tensione che si era alleviata solo quando Sakura aveva dichiarato che doveva tornare a casa…

La guancia contro il finestrino, le braccia conserte, Shaoran non riusciva a smettere di pensare a tutto ciò che si erano detti.

Che fosse vero? Che stesse a poco a poco calando le armi, accogliendo l’amicizia di quella ragazza strampalata? Eppure era convinto che non avrebbe mai più avuto bisogno di nessuno. Cosa gli stava succedendo, da un po’ di tempo a questa parte?

«Signorino Shaoran, va tutto bene?»

La voce di Wei dal sedile anteriore lo scosse. Imbronciato, Shaoran sospirò.

«Non lo so, Wei. Non ci capisco più niente.» Dopo una pausa, lasciò che le parole corressero fuori da sole, libere, e parlò soprattutto a se stesso. «Avevo unicamente un’ultima convinzione nella vita, quella di dover andare avanti da solo. Poi, ecco che si è profilata all’orizzonte una possibilità che può cambiare le cose… Anche questo non mi toccava affatto, non fino a poco tempo fa, non prima che comparisse questa sconosciuta a farmi dubitare di tutto… Lei è così… maledettamente diversa…» Sospirò di nuovo, scuotendo il capo, e tornò a rivolgersi direttamente al maggiordomo. «Sta succedendo qualcosa di strano, Wei. Io mi sento strano. E non so nemmeno perché.»

«Già» commentò l’uomo, senza scomporsi. «A quanto pare, sta succedendo qualcosa di strano. Ma se fossi in lei non me ne preoccuperei troppo.»

Shaoran avvertì un lieve sorriso nella sua voce tranquilla. Preferì non indagare sull’allusività di Wei, e abbandonò di nuovo il viso contro il finestrino della vettura.

Per qualche oscura ragione, si sentiva ancora addosso l’imbarazzo dato dall’abbraccio di Sakura.

Gli sembrava quasi di percepire ancora il contatto della sua pelle, il suo profumo, il suo respiro.

 

 

 

* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *

 

 

Ve lo dico io prima che me lo diciate voi: in effetti, sono saltata un po’ troppo precipitosamente dalla fase di gelo totale a quella di accettazione, per quanto riguarda ciò che lega Shaoran a Sakura  U///U  Sono consapevole di non aver approfondito bene questo cambiamento in lui, ma l’ho fatto per non allungare ulteriormente la prima parte della ff, rischiando di annoiarvi… Inoltre, tenete presente che il suddetto “cambiamento” non si è ancora ben chiarito a Shaoran: vale a dire che dovrà ancora accadere qualcosa prima che il nostro cinesino preferito accetti totalmente e incondizionatamente l’amicizia di Sakura… come vedrete nel prossimo capitolo…

Vi imploro quindi di perdonarmi se l’avvicinamento dei due ragazzi è sembrato qui poco credibile!  ç///ç

 

Ed eccoci finalmente giunti ai ringraziamenti, che per tanto tempo sono mancati!  ^///^

Nike87: La tua recensione mi ha fatto davvero piacere, sul serio; sono stata lieta di ricevere tanta sincerità! Perciò ora la ricambierò su tutti i punti… Innanzitutto, ti ringrazio per i complimenti riguardo lo stile e la verosimiglianza del carattere di Shaoran… Poi posso dirti che in effetti sono d’accordo con te: come ho già detto altrove, sono stata un po’ avventata nel descrivere Shaoran così autosufficiente; però in primo luogo era un pretesto narrativo (per consentire il primo incontro con Sakura, s’intende), e comunque non possiamo escludere che gli altri sensi dei non vedenti siano estremamente sviluppati (questo lo dico per esperienza personale, visto che vivo con una nonna quasi del tutto non vedente e che nonostante tutto in casa si trova bene  ^^ ). Per quanto riguarda Wei… Beh, non sarà sempre tanto “remissivo”, promesso!  XD  L’idea della “famiglia importante” nasceva semplicemente da una mia idea personale…  U///U’  Chiedo scusa; è che le condizioni della mia zona (un vero buco) mi fanno sembrare fuori portata anche solo l’eventualità di prendere un aereo, e magari potrebbe essere così anche per chi vive in un paesino come Tomoeda (che comunque deve essere tutta un’altra cosa rispetto a una metropoli come Hong Kong)… E, beh, i ciliegi in fiore a settembre…  ^///^’  Hai ragione, quello è stato un errore madornale, mi dispiace!! (Però ti assicuro che fino a pochissimo tempo fa non avevo la minima idea che la scuola in Giappone cominciasse in aprile, l’ho scoperto da poco!!) Grazie ancora per la tua sincerità!

Non so come chiamarmi: Ciau Ambra! Sono felice che tu continui a seguirmi! Eh eh, come vedi da questo capitolo Wei inizia a dire la sua a Shaoran… E posso dirti anche che lo farà sempre meglio!  XD  Grazie davvero per la recensione… Ah, e anche per quella alla mia ffIo vorrei… Non vorrei… Ma se vuoi…”. Mi hai fatto commuovere con le tue parole!  ç///ç  Bacioni!

Dany92: Ciau Dany! Sei veramente gentile… Davvero l’esempio sulle onde ti è piaciuto?  XD  Pensa che io dopo averlo formulato mi sono detta: “Mah, non è credibile…”, e per questo poi ho inserito quella risposta da parte di Shao! Però sono contenta che invece abbia convinto te!  ^///^’  Grazie ancora per tutti i tuoi complimenti e per il tuo interessamento per questa storia così altalenante! Ti abbraccio, bacioni!

Sakura bethovina: Ciau Umpa! (Hai proprio ragione… Quanto tempo! Purtroppo me ne stanno capitando di tutti i colori, ed ora dopo aver ripristinato la connessione non riesco ad aprire MSN…  U///U  A parte questo, diciamo tutto bene!  ^^  E a te come va?) Ti ringrazio per la recensione; ci hai visto giusto, quel sorriso era in effetti un passo avanti, e infatti ora il nostro Shao è confusissimo, vedi? Poverino…  ^///^  Spero di sentirti presto, mi manchi tanto! Grazie ancora e bacioni anche a te!

 

Ringrazio anche chi si limita a leggere, come di consueto… e ringrazio la mia pazzoide preferita, la mia amica MelMel, che ha deciso di pubblicizzare nel forum del sito questa ff  ^///^’  Spero solo di non deludere nessuno!

Sayonara, alla prossima!

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Capitolo 10
*** My shelter ***


Eccomi tornata con il decimo capitolo… Vi annuncio subito che questo è molto, molto più lungo dei precedenti; e già che ci siamo, vi dico anche che da qui in poi quasi tutti i capitoli saranno… ehm… piuttosto “consistenti”… ^///^’ Chissà, magari la pre

Eccomi tornata con il decimo capitolo… Vi annuncio subito che questo è molto, molto più lungo dei precedenti; e già che ci siamo, vi dico anche che da qui in poi quasi tutti i capitoli saranno… ehm… piuttosto “consistenti”…  ^///^’  Chissà, magari la prenderete bene quando vedrete che sarò di nuovo in ritardo con gli aggiornamenti!!

Buona lettura a tutti!

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

10

My shelter

 

Every now and then I’m insecure

Let me show you life can be so pure

Seize the day, wear a big happy smile on your face

 

Belle Perez, Hello world

 

 

Lunedì 10 settembre

 

Il primo giorno di un nuovo anno scolastico non le era mai sembrato più piacevole.

Camminava allegramente nel corridoio, a tratti si sentiva sul punto di saltellare. Al suo fianco, Tomoyo la fissava con aria a metà tra il divertito e il preoccupato.

«Devo dedurre che non vedevi l’ora di tornare a scuola, Sakura?» le disse all’improvviso.

La ragazza si voltò a guardarla, sorridendo apertamente.

«Beh… Diciamo che oggi ho dei buoni motivi per essere felice.»

L’espressione di Tomoyo si fece curiosa e attenta.

«Non dirmi che c’entra quel ragazzo di cui continui a parlarmi…»

«!» esclamò Sakura, radiosa.

Ridendo, Tomoyo la prese sottobraccio, parlandole direttamente all’orecchio in tono complice.

«Ah, lo sapevo! Sei veramente una ragazza testarda, Sakura, e alla fine riesci sempre ad ottenere quello che vuoi… Coraggio, adesso riferisci alla tua cuginetta tutti i particolari, senza saltarne uno.»

Sakura si sentì arrossire, ma non smise di sorridere.

«Ehi, guarda che non è affatto come pensi tu.»

«Ah, sì? E cosa ne sai di quello che penso io?» la stuzzicò ancora l’amica.

«Lo so, lo so cosa pensi! Sei sempre la solita, Tomoyo!» sbuffò Sakura.

«Va bene, allora dai, illuminami.»

«In realtà potrebbe non sembrarti questo granché» esordì lei, abbassando lo sguardo con un altro sorriso. «Ma per me è straordinario. Credo che finalmente Shaoran stia cominciando ad aprirsi con me. Ieri al parco è stato dolcissimo… Mi ha detto che è bello sentirmi parlare. Capisci? Gli piace il fatto che io gli parli! È evidente che adesso non si chiude più in se stesso in quella maniera assurda… Sono felice per questo, Tomoyo, perché a poco a poco lui ora potrà tornare a sorridere e a sperare e…» Si interruppe, troppo agitata ed esultante per poter continuare.

«Certo che ti fa un bell’effetto» commentò Tomoyo impressionata, ma poi la sua voce si addolcì. «Sei davvero coinvolta da lui, eh?»

«Ovviamente» ribatté Sakura. «Non mi darei tanto da fare, se non fossi coinvolta dalla sua storia. Cavolo, non posso pensare che una persona forte come lui… perché di certo lui è una persona forte… si ostini a non reagire, ad accontentarsi di isolarsi… Non mi piace, non mi piace affatto.» Sbuffò, improvvisamente pensierosa. «Anzi, sai che altro c’è? Sto pensando di… fare qualcosa che gli dimostri ancora di più che io mi fido di lui, e che allo stesso modo lui può fidarsi di me… Ma non so come fare… Non ho idea di come farglielo capire…»

«Perché non provi semplicemente a dargli qualcosa di te?»

Sakura si voltò perplessa a guardare in viso l’amica.

«Qualcosa di me?… Per esempio?»

«Oh, Sakura, devi essere tu a decidere.» Tomoyo sorrideva, senza più tracce di malizia nell’espressione e nel tono. «Io mi riferisco a qualcosa che tu possa condividere con lui, qualcosa di tuo, perché così lui capirebbe che ormai tu lo consideri davvero un amico… Perché è così, non è vero?»

«Sì.» Sakura ricambiò il sorriso. «Sì, è così.»

«Allora troverai facilmente il qualcosa che cerchi. Non preoccuparti. Tra amici è così.»

Lei annuì, riflettendo, e non disse altro finché non giunsero in classe.

Mentre la campanella annunciava l’inizio delle lezioni, aveva già un’idea in mente.

 

a

 

Il primo giorno di scuola era sempre leggero, e la campanella d’uscita sembrò suonare prestissimo.

Sakura uscì dal cancello insieme a Tomoyo, incamminandosi per la strada di casa, e si chiese se fosse il caso di mettere a conoscenza l’amica delle proprie intenzioni riguardo il ragazzo cinese. Ma non fece in tempo a prendere una decisione, perché quando si guardò avanti rimase totalmente sbalordita.

Shaoran era lì. Immobile con le spalle alla cancellata della scuola, le mani sprofondate nelle tasche dei jeans, sembrava concentrato sui suoni e sulle voci degli studenti che uscendo da scuola si ritrovavano a passare accanto a lui. In molti gli lanciavano sguardi curiosi, ma ovviamente il ragazzo non poteva in alcun modo accorgersene.

Sakura lo guardò a bocca aperta, fermandosi così bruscamente che Tomoyo, non vedendosela più al fianco, si voltò a guardare in tutte le direzioni per vedere dove fosse finita.

«Sakura?» la chiamò incerta, quando infine riuscì a vederla alle proprie spalle. «Che ti prende?»

«Non ci credo» mormorò lei, confusa. «Guarda, Tomoyo, è lui! È Shaoran!»

L’altra seguì il suo sguardo, soffermandosi a sua volta sul ragazzo, a qualche passo di distanza.

«Sul serio è lui? Ma scusa, com’è arrivato qui?»

«E io che ne so?»

Poi Tomoyo si voltò di nuovo a guardarla e le strinse una mano nella sua.

«Beh, meglio così, Sakura. Coraggio, vai da lui e metti in pratica la tua ultima trovata.»

«Tu non vieni?» le chiese Sakura, esitante.

«No.» Tomoyo scosse la testa sorridendo. «È te che aspetta.»

Con queste parole, la ragazza la salutò e si allontanò nella folla di studenti.

Per un istante Sakura rimase ancor più confusa dalle parole dell’amica. Cosa aveva voluto dire? Credeva che Shaoran fosse venuto ad aspettarla a scuola? Certo, lei gli aveva detto che quel giorno sarebbero ricominciate le lezioni, ma non credeva proprio che il ragazzo avrebbe potuto prendere un’iniziativa del genere. Anche se i loro rapporti stavano migliorando, era ancora troppo distante, troppo impenetrabile. Però forse, in effetti…

Senza sapere cosa pensare, Sakura si incamminò verso di lui.

«Ehilà, straniero! Che ci fai qui?» lo salutò allegra, quando fu al suo fianco.

Shaoran alzò la testa, gli occhi fissi davanti a sé, e fece un mezzo sorriso.

«Ciao. Tranquilla, non stavo aspettando il tuo arrivo, se è questa la tua impressione.»

Sbuffando, Sakura lo punzecchiò con un dito sul braccio.

«Mi chiedo per quale motivo tu possa decidere di attraversare tutto il quartiere e fermarti dritto davanti al liceo, se non per qualcosa di pertinente alla sottoscritta.»

«A quanto pare ritieni di avere una certa importanza nella mia vita» ribatté pronto Shaoran, inarcando un sopracciglio.

«Chissà.» Sakura sorrise. «Comunque stai evitando di rispondere.»

Il ragazzo sospirò, scuotendo la testa con rassegnazione.

«Le vuoi sempre tutte vinte. Per tua informazione, il mio maggiordomo ha dovuto accompagnare mia madre a parlare con il chirurgo che dovrebbe operarmi, così ha pensato bene di scaricarmi qui, sperando che io incontrassi una certa rompiscatole che mi avrebbe tenuto compagnia.»

Ignorando la curiosità istintiva che si era accesa in lei alla parola chirurgo, Sakura sorrise raggiante.

«Ah, ma allora in fin dei conti stavi proprio aspettando me!»

«Non di mia volontà, tieni presente questo» le fece notare Shaoran dopo un breve attimo di incertezza, incrociando le braccia con un ghigno pungente.

«Sì, va bene, vuoi dare ancora l’impressione che la mia presenza non ti faccia né caldo né freddo» constatò impaziente Sakura, sempre sorridendo. «Fai pure, Shaoran. Ma intanto, che ti piaccia o no, non riesci ad evitarmi come vorresti! Anzi, alla fine è quasi inevitabile che io e te ci avviciniamo!»

Come se lei avesse colto nel segno, il ragazzo smise all’istante di sogghignare, e sbuffò contrariato.

«Beh, senti…» Sakura decise di ascoltare il suggerimento di Tomoyo, e di concretizzare subito ciò che le era venuto in mente. «Sono contenta che tu sia qui… Perché voglio portarti in un posto.»

Shaoran non reagì.

«Allora, ci vieni, vero?» continuò lei, ansiosa.

Alla fine il ragazzo sospirò di nuovo.

«Immagino che se non venissi non riuscirei comunque a liberarmi delle tue insistenze.»

«Immagini bene!» rise Sakura. «Dai, andiamo. Non è lontano.»

Si incamminò lentamente. Shaoran si tenne alle sue spalle, all’erta, in modo da evitare gli altri ragazzi che ancora li circondavano.

Avevano percorso solo pochi metri quando Sakura si decise a dargli un avvertimento.

«Qui ci sono le scuole elementari» disse, un po’ tesa, sperando di non offendere Shaoran, riferendosi al fatto che lui non poteva vedere nulla intorno a sé.

Ma il ragazzo rimase impassibile, limitandosi ad annuire con un cenno brusco.

In quel preciso momento i ragazzini delle elementari si stavano riversando in strada. Correvano ovunque, con la loro energia frenetica che per Shaoran poteva costituire un vero e proprio problema… Sakura sbirciò ancora il coetaneo, vedendolo effettivamente in difficoltà. Evitare – senza poterli vedere – dei bambini doveva essere per lui più difficile che evitare adolescenti dal passo più tranquillo.

La ragazza esitò. Poi sbuffò, mandando al diavolo le proprie paranoie.

Si portò al fianco di Shaoran e gli prese delicatamente una mano.

Lo sentì subito irrigidirsi, e si morse le labbra. Ora lui l’avrebbe respinta, avrebbe rifiutato il suo aiuto, magari le avrebbe rinfacciato per l’ennesima volta che non aveva bisogno di nessuno, tanto meno di lei…

Invece, dopo qualche istante di nervosismo, la mano di Shaoran si rilassò impercettibilmente nella sua.

Stava accettando il suo aiuto. Era ancora teso, sì, ma non la stava allontanando come lei aveva temuto.

Sakura si concesse un sorriso, ma non disse nulla, e continuò semplicemente a camminare e a guidarlo.

Si lasciarono così alle spalle la scuola elementare e la folla di ragazzini vocianti, e presto si ritrovarono a percorrere da soli una strada diversa da quella che li avrebbe riportati al loro rione.

Per la prima volta, Sakura non faceva nulla per rompere il silenzio tra loro. Non era solo turbata dal fatto che Shaoran sembrava ormai avere accettato incondizionatamente la sua vicinanza… ma anche da ciò che lei stessa stava per fare, da ciò che stava per dargli di sé, per dimostrargli che tra loro potevano esserci fiducia e amicizia.

«Mi vuoi dire dove stiamo andando?» mormorò ad un tratto Shaoran, sfuggendo alla sua mano.

Per un istante Sakura si rattristò del suo nuovo tentativo di distanziarsi, ma si riprese subito.

«Ecco, siamo arrivati… È il giardino pubblico.»

In effetti, erano appena entrati nel luogo che lei tanto amava… Sakura era emozionata; stava per condividere con Shaoran una delle cose più importanti che avesse.

«Non mi sembra che sia il parco» commentò il ragazzo, fermandosi, come in ascolto. «Non credo di conoscere questo posto…»

«Difatti non lo conosci di certo» sorrise Sakura. «È sì un giardino pubblico, ma molto più piccolo e raccolto rispetto al parco della città… Qui ci vengono in pochi. Ma c’è una cosa di questo posto che voglio assolutamente che tu conosca, Shaoran.»

Lui aggrottò la fronte, confuso.

«Di cosa stai parlando?»

«Del mio rifugio personale. Vieni, è qui vicino.»

Sakura si incamminò tranquilla nel giardino, attenta che Shaoran la seguisse. Giunta ai piedi di un ciliegio preciso, girò intorno al fusto e recuperò la corda che lei stessa aveva fissato; poi iniziò ad issarsi sulla pianta.

Sbucò nel suo rifugio, ciò che non aveva mai condiviso con nessuno, ma che ora stava concedendo liberamente ad un ragazzo quasi sconosciuto.

Si sporse verso Shaoran, che, all’ombra dei rami dell’albero, ancora non capiva cosa stesse succedendo. Allungò un braccio fino a sfiorargli una spalla, facendolo trasalire.

«Sali» gli disse.

«Stai scherzando, vero?» Shaoran sembrava irritato. «In ogni caso non è divertente.»

«Dai… Ti aiuto io.»

Lui non replicò. Evidentemente stava valutando la situazione. Sakura si sporse di nuovo, e stavolta gli posò apertamente la mano sulla spalla. Accigliato, il ragazzo in un primo momento sembrò sul punto di scostarsi… Ma poi, sbuffando, sollevò una mano e strinse quella di lei.

Sakura sorrise trionfante. Due a zero.

Lo tirò su con cautela, e certo non fu facile, ma alla fine si ritrovarono entrambi, ansimanti, arrivati a destinazione, seduti su alcune vecchie assi di legno.

«Mi auguro che tu ora mi spieghi per bene» sbottò Shaoran, ansante.

«Più che giusto.» Sakura si guardò intorno nello spazio in penombra, sedendosi a gambe incrociate e riprendendo fiato. «Sei nella mia “casa sull’albero”. Ti sembrerà infantile, ma sappi che questo posto per me è tanto importante che non l’ho mai mostrato a nessuno.» Tacque per un istante, riordinando le idee. «Mio padre mi ha detto che lui e la mamma hanno costruito questa casetta quando si sono conosciuti, ai tempi della scuola. Non ti ho mai parlato di mia madre, Shaoran; l’avevi notato?»

Con la coda dell’occhio vide che il ragazzo annuiva. C’era di nuovo una certa tensione nel suo silenzio, quasi dell’imbarazzo. Sospirando, Sakura iniziò finalmente a raccontare, ponendo tutta se stessa dinanzi agli occhi vuoti di quello straniero che, senza saperlo, era più simile a lei – al suo io più nascosto – di quanto potesse immaginare.

«Aveva sedici anni quando sposò mio padre. Ma era malata. Molto. Irrimediabilmente.» Si morse un labbro, travolta dai ricordi, ma non cedette alla tristezza. «Ci sono molte cose che ormai non ricordo più di lei… Ma mi ricordo che quando ero solo una bambina la vidi… chiudere gli occhi… E la sai una cosa? Sorrideva.» Continuando a non guardare Shaoran, cambiò posizione e si abbracciò le gambe. «Quello è il mio ricordo più nitido. È la cosa più importante che mi abbia mai insegnato. E infatti gliel’ho promesso… Ho promesso che avrei sorriso. Sempre. Perché solo così si evita di soffrire.» Sospirò profondamente. «Soffrii comunque, è ovvio; era inevitabile. Ma quella promessa mi è servita molto. È solo per quella che io ora sono qui, che continuo nonostante tutto per la mia strada… È quella promessa che mi sono messa in testa di trasmettere intorno a me. Magari tu non sarai d’accordo, mi dirai che quando si sta male è praticamente impossibile sorridere… Però io vorrei tanto che tu capissi ciò che io ho capito, Shaoran. Lo vorrei davvero.»

Calò il silenzio.

Sakura si guardò intorno nel piccolo ambiente angusto tra i rami del ciliegio, osservando il luogo in cui era nato l’amore che avrebbe poi deciso della sua vita.

Ecco fatto. Ora avrebbe di nuovo rischiato che Shaoran prendesse tutto questo per compassione. Ma non le importava. Aveva sentito il bisogno di aprirsi in questo modo con lui, sperando che servisse a fargli comprendere che lei lo capiva, lo capiva benissimo, perché anche lei aveva sofferto, anche lei soffriva… e sperando che capisse anche che l’isolamento e il rifiuto del mondo non servivano proprio a nulla.

«Sakura…»

La voce di Shaoran risuonò bassa e incerta. Sakura si voltò finalmente a guardarlo.

«Dimmi.»

«Dove…» Il ragazzo esitò, impacciato. Sollevò una mano. «Dove sei?»

Lei lo fissò stupita. Stava volontariamente cercando la sua presenza? Come mai per la prima volta sentiva il bisogno di avere una certezza concreta di lei?… Scuotendosi da quelle domande, Sakura gli prese la mano tra le sue.

«Qui…»

Lo sentiva fremere in modo quasi impercettibile. In quel momento capì che Shaoran stava intraprendendo una feroce lotta contro se stesso, stava cercando di oltrepassare la propria barriera, per avvicinarsi finalmente a lei in modo volontario… Poco dopo, la sua mano le risalì un braccio, fino alla spalla, poi al viso…

Sakura sentì un inspiegabile turbamento quando sentì le dita del ragazzo sulla pelle.

«Hai i capelli corti» mormorò alla fine Shaoran, con un lieve sorriso timido.

E Sakura si sentì quasi sciogliere. Lui stava cedendo, la stava accettando, aveva capito, ormai non c’erano dubbi… Senza pensarci due volte, lo abbracciò come aveva già fatto il giorno precedente, ma con meno impeto, con più dolcezza.

E questa volta, dopo l’iniziale esitazione, Shaoran ricambiò l’abbraccio.

«Ora siamo amici, vero?» sussurrò Sakura.

Poteva percepire il suo imbarazzo… Ma alla fine la stretta di Shaoran si fece più sicura.

«Sì… Credo proprio di sì.»

 

 

 

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Ehm… Ve l’avevo detto che sarebbe stato lungo…  U///U  Spero di non aver annoiato nessuno…

Bene bene bene, eEcco finalmente definito il cambiamento di Shao!! Soddisfatti? Spero di sì…  ^///^  Io ce l’ho messa tutta per renderlo credibile! Ma ovviamente il giudizio sta a voi!

 

Ringrazio:

Dany92: Ciau Dany! Sono felice che tu abbia compreso la mia velocità nel descrivere la prima fase del rapporto tra Shao e Saku…  ^///^  E sono felice anche che tu, nonostante quella velocità, l’abbia trovato adeguato! Come sempre, ti ringrazio all’infinito… Che te ne pare di questo capitolo? Anche qui Shao doveva essere piuttosto confuso e puccioso, vero??  >///<  Bacioni!

Non so come chiamarmi: Ciau Ambra! Ah ah, ma lo sai che rido sempre come una pazza quando leggo una tua recensione? (Yeee, viva Gollum!!)  XD  Grazie soprattutto per questo, perché mi dai sempre la carica giusta per aggiornare e sapere quindi cosa ne pensi degli sviluppi della storia!  ^///^  Ebbene sì, il nostro caro Wei può decisamente sperare in un futuro nel quale la sua voce sia presa in considerazione… Ad esempio nel prossimo capitolo vedrai che…  ^___^  Eh eh, non voglio anticipare nulla! Spero che la ff continui a piacerti perché mi dispiacerebbe molto se così non fosse… Bacioni anche a te!

FaNtAsTiC PaUl: Ciau Paul! Sono stata felice del tuo commento, e anche di averti ritrovato su MSN l’altra sera!  ^^  Grazie mille, come sempre, sei veramente gentilissimo… Spero che anche questo cappy ti sia piaciuto!! Bacioni!

 

Grazie a tutti i lettori, uno per uno, e Grazie a chi so io...  ^___^

Alla prossima!

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Capitolo 11
*** Come and you'll realize ***


Through your eyes

E finalmente rieccomi!  ^^  Scusate il ritardo, è che con i compleanni di mezzo (sia quello della mia sorellina Soili, sia il mio) ho un po’ tralasciato gli aggiornamenti… Mi perdonate??  U///U

Anche questo capitolo sarà decisamente lungo… Torniamo al punto di vista di Shaoran, subito dopo il suo primo effettivo “avvicinamento” a Sakura

Buona lettura a tutti!

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

11

Come and you’ll realize

 

Adesso no, non voglio più difendermi

Supererò dentro di me gli ostacoli

I miei momenti più difficili, per te

[…]

I hear your voice and all the darkness disappears

[…]

Questo inverno finirà, fuori e dentro me

 

Eros Ramazzotti feat. Anastacia, I belong to you

 

 

Martedì 11 settembre

 

Doveva essere molto tardi. Non ricordava di aver mai passato una notte più lunga… Ammesso che fosse ancora notte.

Non riusciva in alcun modo a smettere di pensarci.

Quel giorno, Sakura aveva voluto condividere con lui, lui che ancora era solo uno sconosciuto con cui si era scontrata per caso, i suoi ricordi più preziosi. Lo aveva portato lassù, nel suo “rifugio personale”, come lo aveva chiamato, e così, nel più semplice dei modi, gli aveva mostrato se stessa. E gli aveva mostrato che forse, in fondo, lei ancora soffriva quanto lui.

Era quasi difficile credere che quella ragazza così allegra e dinamica nascondesse tutta la tristezza dietro il suo altruismo. Era incredibile pensare che forse c’era qualcosa a renderli simili.

Perché tutto questo lo turbava tanto?

Perché adesso si sentiva così legato a lei?

Con un profondo sospiro, ripensò ancora a come, per la prima volta, aveva apertamente cercato non solo la sua vicinanza, ma anche il suo contatto; il fatto che lui non la vedesse non era stato questa volta un impedimento, qualcosa che lo inducesse a mantenere le distanze… ma un impulso… In quel momento, più consapevole che mai del proprio non poterla vedere, aveva voluto annullare le distanze in un altro modo, sorprendendo persino se stesso.

E ora la sensazione di lei era ancora vivida.

Era come se la stesse abbracciando adesso, proprio adesso, di nuovo…

Shaoran si alzò a sedere sul letto, scrollando la testa. Dannazione, gli stava succedendo qualcosa di molto preoccupante. Aveva un nodo allo stomaco. Per qualche motivo assurdo, si ritrovò la gola secca.

Sbuffando, portò i piedi nudi al pavimento, sprofondandoli nel tappeto; poi si alzò pian piano, raggiungendo subito con le dita la parete alla sua sinistra, e si avviò verso la porta.

Viveva in quella grande villa estranea da una sola settimana, ma le sue percezioni più sviluppate gli avevano consentito di conoscerla subito a fondo; non aveva bisogno di alcun aiuto per spostarsi. Come sempre, del resto. Lui non aveva bisogno di nessuno… Eppure c’era una ragazzina ostinata alla quale finora non era mai riuscito a sottrarsi…

Ci stava pensando di nuovo.

Scosse ancora la testa con vigore, cercando di non soffermarsi sul senso del nodo allo stomaco che, in realtà, si sentiva addosso già da quel pomeriggio.

Scese le scale silenziosamente, le dita saldamente aggrappate al corrimano, fino a raggiungere il piano di sotto e avviarsi cauto in direzione della cucina.

Prima che potesse arrivare, sentì un tramestio provenire dalla stanza, seguito da un rapido rumore di passi e infine da una voce sorpresa.

«Signorino Shaoran? Come mai è sveglio?»

«Wei?» ribatté il ragazzo, nello stesso tono meravigliato. «Che ci fai in piedi?»

«Sono le quattro e mezzo, signorino» rispose l’uomo dopo una breve pausa. «Il mio dovere è essere sempre pronto all’alba.»

Shaoran sospirò. Le quattro e mezzo. Quindi aveva passato praticamente tutta la notte sveglio.

«Ho solo bisogno di un bicchiere d’acqua» borbottò, rispondendo alla domanda del maggiordomo.

«Ma certo. Provvedo subito.»

«Lascia stare, Wei, faccio da solo.»

Non aveva avuto intenzione di parlare in tono brusco, ma si rendeva conto che quelle parole dette da lui suonavano sempre più scontrose di quanto in realtà fossero.

Per fortuna Wei non replicò, permettendogli di avvicinarsi da solo alla cucina.

Shaoran riuscì a recuperare un bicchiere dalla dispensa, a raggiungere il lavello e a riempirlo d’acqua, chiudendo poi il getto in tempo per non rovesciarla. Ormai l’abitudine lo aveva reso piuttosto abile in questo genere di incombenze, rifletté con vaga amarezza… Ciò che per gli altri era la quotidianità, per lui era diventata un’impresa…

«Shaoran?»

Non reagì. Wei non lo chiamava quasi mai solo per nome. Ma quando lo faceva, significava soltanto una cosa…

«Ne vuole parlare?» aggiunse difatti il maggiordomo, esitante.

Shaoran sospirò e prese tempo bevendo. Capitava sempre più spesso che Wei cercasse di indurlo a parlargli dei suoi problemi. Di solito l’aveva vinta; era facile parlare con lui, che spesso si limitava ad ascoltare. Ma ora il ragazzo si sentiva talmente confuso…

Deglutì e infine si decise a cedere. Posò il bicchiere sul piano del lavello.

«Dimmi una cosa, Wei.»

«Volentieri.»

«Immagina che una persona che ti conosca da appena una settimana, di punto in bianco, ti dimostri di fidarsi di te al punto da parlarti di qualcosa di estremamente personale, che di solito non divide con nessuno… E immagina che lo faccia senza chiederti nulla in cambio, solo per starti accanto, anche se tu non l’hai mai incoraggiata in questo…» Abbassò la voce, teso. «Tu come ti comporteresti?»

L’anziano maggiordomo sembrò pensarci su per qualche istante. Shaoran attese la sua risposta quasi in trepidazione. Quando l’altro parlò di nuovo, c’era l’ombra di un sorriso nel suo tono.

«Come mi comporterei? Probabilmente la ricambierei di tanta fiducia.»

Il ragazzo rimase per un po’ interdetto.

«Vuoi dire che dovrei fidarmi di lei anch’io, e…?»

Si interruppe, senza sapere cosa aggiungere.

«Shaoran…» La voce dell’uomo ora era più vicina, e l’adolescente sentì il tocco gentile della sua mano su un braccio. «Capisco che per te è difficile.» Aveva abbandonato del tutto le formalità, ma a Shaoran ciò non diede alcun fastidio. «Ma credo che questa “persona” tanto buona, tanto altruista, tanto disinteressata meriti davvero un po’ della tua fiducia.»

Lui non disse nulla. Era già perso dietro i suoi pensieri, intento a riflettere.

Wei aveva ragione… Lui stesso aveva detto a Sakura che ormai, sì, erano amici… Quindi era giusto che lui iniziasse a ricambiare la fiducia e l’apertura della ragazza nei suoi confronti.

Lei stava facendo tanto per lui. Si era messa in testa di farlo uscire dal suo buio distacco, e con quella sua adorabile faccia tosta, probabilmente ci sarebbe anche riuscita.

Ma lui? Cosa poteva fare lui per lei?

Come poteva dimostrarle che ormai apprezzava profondamente le sue insistenze ad essergli amica?

Sospirando, Shaoran scosse la testa per l’ennesima volta. C’era, in effetti, qualcosa che poteva fare per lei, qualcosa che le avrebbe fatto capire… Ma sarebbe stato doloroso. E non sapeva se era pronto a questo.

La mano di Wei si allontanò dal suo braccio.

«Sono certo che farà la cosa giusta, signorino.»

Di colpo era tornato l’apprensivo ma serio maggiordomo che era.

Shaoran annuì vagamente, ancora confuso. Fece per uscire dalla cucina, tornare nella sua stanza, lasciare fuori tutto il resto… Ma ad un tratto si fermò, e si rivolse di nuovo all’uomo.

«Wei…?»

«Dica, signorino.»

«Oggi…» Non poté fare a meno di sorridere, in modo quasi colpevole. «Mi accompagneresti di nuovo di fronte al liceo?»

Questa volta era davvero sua l’intenzione di incontrare Sakura.

 

a

 

A voler essere sincero con se stesso, non aveva la minima idea di come dirglielo.

Si passò una mano tra i capelli, sospirando. Certo, la soluzione era chiara, sapeva benissimo cosa avrebbe dovuto fare, cosa avrebbe dovuto raccontarle… Però restava il fatto che lui non si sentiva tanto forte da poterci riuscire. Lui non era come Sakura; lei sì che era forte, andava avanti a testa alta, anche dopo aver pianto tanto…

Era di nuovo lì, fuori della sua scuola; sentì distintamente la campanella suonare e si appiattì contro la cancellata, pronto a sentirsi oggetto di attenzione da parte di tutti gli studenti che lo avrebbero notato, ma concentrato solo su ciò che aveva in mente di fare.

Chissà se anche Sakura aveva rimuginato tanto, prima di decidersi a portarlo alla casetta sull’albero…

Per un paio di minuti rimase così, in un’attesa nervosa. Poi ai passi cadenzati degli studenti si sovrappose il rumore di un paio di scarpe in corsa.

«Shaoran!»

Era lei.

Per chissà quale assurdo motivo, il suo nervosismo aumentò. Quando si sentì investito dall’abbraccio della ragazza, dovette trarre un respiro per imporsi di calmarsi. Ma cosa gli prendeva?

«Ciao, Sakura» si sforzò di sorridere, nonostante l’imbarazzo.

«Non riesco a credere che tu sia venuto anche oggi!» La sua voce suonava ancora più felice del solito. «Ehi, non dirmi che anche stavolta è stato il tuo maggiordomo a scaricarti qui…»

«No.» Shaoran si divincolò debolmente dalla sua stretta. «Stavolta… sono voluto venire io.»

Sakura lo prese sottobraccio.

«Oh, Shaoran» disse deliziata, «così mi fai felice… Visto, che ho vinto io? Adesso non ti fai più tanti problemi ad essermi amico!»

Il ragazzo non rispose. Come faceva a prendere tutto così alla leggera? Non provava alcun imbarazzo, alcun nervosismo al pensiero di aver raggiunto quell’amicizia tanto cercata solo dopo essersi totalmente esposta con lui?

«Allora mi accompagni a casa?» continuò Sakura, ansiosa.

Rassegnato, Shaoran sorrise e annuì.

«Sono contenta…» Lei iniziò a trascinarlo lungo il marciapiede. «La mia amica Tomoyo è dovuta restare a scuola per le prove del coro, ma se ci sei tu non mi sentirò certo sola. Certo che però, pensandoci, deve essere un po’ pesante per lei: è solo il secondo giorno di scuola e si ritrova già impegnata…»

Shaoran si lasciò guidare, senza rifiutare le braccia di lei strette intorno al suo. Ascoltò condiscendente le sue solite chiacchiere, ma intanto non smetteva di pensare.

Quale poteva essere il modo migliore per entrare in argomento e…?

«Ehi, lo sai che ieri, quando sono rientrata, mio fratello mi ha fatto una scenata?» rise ad un tratto Sakura. «Voleva sapere dove diavolo ero stata in tutto quel tempo, dopo essere uscita da scuola… Sì, come se si aspettasse che io andassi a dirlo a lui

Shaoran non poté fare a meno di sorridere di nuovo.

«Anch’io ho avuto problemi del genere. Sono tornato senza aspettare Wei. Quando mi ha visto da solo, per poco a mia madre non è venuto un colpo. Ancora non le piace che io gironzoli senza aiuto, anche se sa benissimo che non mi serve alcuna guida.»

Aspettò la risposta di Sakura. Ovviamente, si disse, una persona qualunque a quel punto avrebbe preso a dire che sua madre aveva ragione, che lui non doveva correre rischi inutili e via dicendo… Ma ancora una volta, Sakura si dimostrò diversa.

Scoppiò a ridere.

«Shaoran, sei proprio un figlio disubbidiente! Non sarà per caso la mia compagnia a farti un brutto effetto?»

«Probabile» ribatté Shaoran sorridendo, soddisfatto che lei avesse reagito esattamente come lui si era aspettato…

«La sai una cosa?» Sakura gli strinse il braccio un po’ di più. «Da ieri a oggi, mi sembri un’altra persona. Ieri eri ironico, pungente, ancora lontanissimo… Adesso hai un sorriso sincero. Ti dirò, sono fiera di te! Anche perché, torno a dirlo, è davvero bellissimo vederti sorridere. Dovresti farlo più spesso.»

Il ragazzo fu colpito da una nuova ondata di imbarazzo. Si sentì addirittura arrossire. Sbuffò, contrariato dal proprio riflesso imprevisto. Non capiva bene il perché, ma all’improvviso aveva proprio voglia di tornare ad essere “ancora lontanissimo”… solo per non dar modo a Sakura di capire quanto lei lo stesse turbando.

«Ehi, che fai, ora torni serio?» La voce della ragazza divenne lamentosa; sembrava una bambina che si vedesse rifiutare un regalo tanto atteso. «Ma non ti si può fare un complimento! E dai, Shaoran» continuò portando una mano tra le sue costole, «fatti una risata!»

Iniziò a fargli il solletico. Shaoran si morse il labbro, ma presto non poté più resistere, e cominciò a ridere. Ma non era poi così tanto per via del solletico: solo, di colpo si sentiva straordinariamente bene

«Ah, lo dicevo, io! Ormai tu non puoi fare a meno di me!» esclamò Sakura.

Shaoran scosse la testa, senza smettere di ridere.

Lei non sembrava avere idea di quanto fossero vere quelle parole…

Continuarono a camminare.

La ragazza riprese a parlare con la massima naturalezza, e lui si immerse completamente nell’ascolto, tanto che si ricordò di ciò che doveva dirle soltanto quando Sakura rallentò il passo.

«Ecco, casa mia è proprio qui davanti» gli stava dicendo. «Proprio dall’altra parte rispetto alla tua villa. Questo ancora non lo sapevi, eh?» concluse in una risata.

Shaoran rimase un attimo sorpreso, ma si scosse presto. Doveva dirglielo. Adesso.

«Sakura… Devo… parlarti.»

«Dimmi» fece lei interessata, fermandosi.

«Ecco…» Ci pensò su. «Forse… ora non è il momento. Vorresti…» Prese fiato: e dire che, una settimana prima, non si sarebbe mai nemmeno sognato di dirle una cosa del genere, a lei o a chiunque altro… «Insomma… Vorresti venire alla villa, domani?»

Trattenne il respiro. L’aveva fatto davvero. Il primo passo per farle capire

«Mi piacerebbe molto, Shaoran» disse Sakura dopo due soli secondi, con voce bassa ma entusiasta.

Il ragazzo espirò.

«Oh… Bene.» Cercò di suonare naturale. «Allora, a domani…»

«Certo!» esclamò lei, indugiando solo un altro istante con le mani sul suo braccio. Shaoran avvertì una strana scossa, mentre le sue dita gli scorrevano sulla felpa. «A domani.»

La sentì allontanarsi, poi aprire un cancelletto, presumibilmente quello di casa.

Si riscosse e si incamminò di nuovo, nella direzione in cui sapeva essere la villa Li; ora che non sentiva più lo strano turbamento datogli dalla vicinanza di Sakura, il suo senso dell’orientamento era di nuovo attivo. Si sentì in un certo senso sollevato.

L’indomani avrebbe ricambiato tutta la sua fiducia.

L’indomani le avrebbe fatto capire tutto.

 

 

 

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Ehm… So che la situazione è un po’ enigmatica…  ^///^’  Chissà cos’è che Shao vuole raccontare a Sakura  XD  Vi ho incuriosito almeno un po’??

 

Ringrazio infinitamente:

Dany92: Ciau Dany! Sono felice che tu abbia trovato puccioso lo Shao dello scorso capitolo!  ^///^  Anche a me dava quell’idea… E di questo, che te ne pare? Povero, in preda ai suoi dubbi e alle sue (in)decisioni…  >/////<  Ti abbraccio forte, grazissime come sempre!

Non so come chiamarmi: Ciau Ambra!  XD  Ahah, ho riso come una matta quando ho letto le tue parole (che Shao si era “sciolto” e che bisognava raccoglierlo con una spugna)!!…  X°°D  Ok, un attimo che mi riprendo… Allooora, come sempre non ho parole adatte per ringraziarti, il tuo entusiasmo è semplicemente travolgente e ti confesso che ogni volta attendo con trepidazione il tuo giudizio… Spero tanto che la ff continui a piacerti!!  ^///^  Tanti auguri per la tua fuga d’amore con Wei ( XD ), e ricorda… O anche più, ma con me ci sei tu!!  XD  Ti abbraccio, grazie ancora!

FaNtAsTiC PaUl: Ciau Paul! Grazie davvero, sei veramente gentilissimo, e come sai non mi riferisco solo ai tuoi commenti!  ^///^  Spero proprio che la storia continui a piacerti, anche con capitoli più lunghi…  U///U  Baci, a presto!

 

Ringrazio anche Nike87 per la ri-risposta alla mia risposta alla sua recensione, lasciata nel forum (ok, lo ammetto, detta così è un vero guazzabuglio!  XD )…  */////*  Accidenti Nike, quando ho letto che mi ringraziavi per la risposta mi sono commossa! Ma sono io a dover ringraziare te per il tuo commento competente e costruttivo!! E non sei affatto stata dura; recensioni come le tue sono utilissime per chi, come me, vuole sempre migliorare per fare della scrittura un ipotetico mestiere, perciò è davvero il minimo da parte mia ringraziarti!!  ^///^

Passando alla ri-ri-risposta ( XD )… Sono felice della tua comprensione per le mie – U///U – chiamiamole mancanze (ammetto che certe frasi in effetti rendono un po’ OOC personaggi come Sakura e Tomoyo!  ^^’ ) e del tuo suggerimento sul cambiare il periodo d’ambientazione… Purtroppo però – sigh – l’autunno assumerà una certa importanza col prosieguo della storia, perciò mi sa che il periodo dovrà rimanere quello…  ^///^’  Ma ancora una volta torno a ringraziarti, mi sei stata di grande, grande aiuto!! Un bacio!

 

Last but not least, grazie a chi inserisce la ff tra i preferiti, a chi la segue, e ovviamente a chi so io…  ^///^

Spero solo di riuscire a farmi viva un po’ prima, stavolta!  ^^’  Così si capirà anche cos’è che Shao vuole raccontare di sé a Sakura, e qual è il suo modo per far capire alla ragazza che ormai non ha più paura di aprirsi con lei…

Sayonara!

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Capitolo 12
*** Forgive my tears ***


Through your eyes

Questo aggiornamento sarà estremamente veloce; mi scuso per l’attesa, ma è veramente, veramente un periodo difficile… Spero solo di non spazientirvi troppo con questa mia irregolarità… Vi assicuro che sono mortificata.  ç///ç

Vi lascio subito al capitolo…

Buona lettura a tutti!

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

12

Forgive my tears

 

Quant’è difficile spiegare il modo in cui potrei scoprirti

Capire ogni tuo pensiero, quello che tu davvero senti

Siamo due cuori dispersi in un mondo di ricordi

 

Roberta Bonanno, Prendimi così

 

 

Mercoledì 12 settembre

 

Sapeva che avrebbe dovuto sentirsi allegra e soddisfatta. In fondo, ormai era chiaro che stava riuscendo nel suo intento: far avvicinare a sé quel ragazzo che sembrava aver perso tutto, farlo tornare sorridente e fiducioso, e perché no, magari anche fargli imparare di nuovo a voler bene a qualcuno…

Ma allora perché si sentiva così nervosa al pensiero di andare a casa sua?

«Ehi, Sakura, ma che hai?» Tomoyo si chinò davanti al suo viso, incrociando il suo sguardo. «Non sei mai stata così silenziosa.»

Sakura sospirò, giocherellando con le cinghie della cartella, dopo averla chiusa.

«Scusami, Tomoyo. È solo che…»

«Non dirmi che hai paura» la interruppe l’amica all’istante, meravigliata.

«Di cosa dovrei aver paura?» sbuffò Sakura, sempre più tesa. «No, guarda, è solo che… Insomma, lui sta facendo… così tanto… all’improvviso. Cioè, non so come spiegarti… Ma mi sembra quasi incredibile che nel giro di così poco tempo riesca davvero a fidarsi di me. Tutta quella freddezza… è praticamente svanita. Possibile che gli sia servito così tanto il mio gesto?»

«Piccola Sakura.» Tomoyo sorrideva dolcemente. «Non hai idea di quanto contino le parole. Possono sembrare vuote, possono sembrare inutili; ma per persone come lui, che non hanno che quelle, significano moltissimo. E condividere un dolore segreto con qualcuno che soffre come te, beh, probabilmente è il miglior dono che gli si possa fare. Era esattamente questo, ciò di cui ti parlavo ieri, dicendoti di dargli qualcosa di te.»

Colpita, Sakura ricambiò il sorriso.

«Beh, dai» disse poi Tomoyo, interrompendo quell’attimo di emozione condivisa. «Usciamo. Non è bene che tu lo faccia aspettare.»

«Non è detto che sia qui ad aspettarmi» borbottò Sakura, ora imbarazzata, mettendosi la cartella in spalla ed uscendo dall’aula ormai vuota mentre l’amica le si affiancava.

«Io invece scommetto di sì!»

«Lo sapevo. Riesci sempre a lanciarmi qualche insinuazione, anche nei momenti che sembrano più seri… Ti giuro, sei incredibile, Tomoyo!»

«Lo so. Per questo sono la tua migliore amica.»

Ridendo e scuotendo il capo, Sakura percorse il corridoio semideserto, avvertendo una crescente agitazione ad ogni passo. Le vennero in mente anche le altre “insinuazioni” che le aveva rivolto Touya quella mattina, quando lo aveva avvisato che probabilmente sarebbe rincasata ben oltre la fine delle lezioni, perché aveva qualcosa da fare.

«Sempre da fare! Mi domando dove accidenti vai, mostriciattolo, e soprattutto con chi!»

Se suo fratello l’avesse vista ora… Nervosa e impacciata, totalmente ignara di ciò che l’aspettava quel pomeriggio… Di certo si sarebbe inquietato ancora di più.

Furono tra le ultime a lasciare la scuola. Quando giunsero nel cortile ormai quasi vuoto, Tomoyo si fermò bruscamente, tanto che Sakura fu sul punto di rovinarle addosso.

«Ehi, che succede?»

«Sa… Sakura…» Tomoyo si voltò lentamente. «A quanto pare, qualcuno ti aspetta.»

La ragazza deglutì, emozionata senza saperne il perché.

Ma guardando fuori dal cancello, il suo turbamento divenne stupore puro.

Davanti alla cancellata era parcheggiata un’automobile vecchio stile, che lei aveva visto solo qualche volta in qualche vecchio film alla tv; una macchina di cui non conosceva nemmeno il nome, nera e lucida. Accanto allo sportello aperto c’era un uomo, vestito elegantemente, alto e stempiato; con un sobbalzo, Sakura si rese conto che era il maggiordomo della famiglia Li. Era la prima volta che si ritrovavano faccia a faccia – a parte l’unica occasione in cui lo aveva visto accompagnare Shaoran, il giorno in cui li aveva seguiti alla spiaggia; ma era ovvio che stava aspettando proprio lei.

«Accidenti.» Tomoyo le diede una spintarella leggera. «Dai, muoviti. Non puoi deludere il comitato d’accoglienza.» Le rivolse un rapido sguardo complice. «Attenta a quello che farai nella tana del lupo. Ti chiamo stasera, va bene?»

Sakura si sentì avvampare, ma la ragazza si era già allontanata.

Per Tomoyo era tutto così semplice! Era davvero convinta che ci fosse qualcosa sotto quello strano invito inaspettato da parte del ragazzo cinese? Lei non credeva proprio.

Si incamminò goffa, sentendosi addosso gli sguardi dei pochi studenti che ancora non si erano allontanati dalla scuola. Varcò il cancello e si fermò davanti alla lussuosa macchina.

«Lei deve essere la signorina Sakura Kinomoto.»

Il maggiordomo la stupì, inchinandosi prima ancora che lei potesse rispondergli. Sakura lo fissò a bocca aperta.

«Ho il piacere di essere stato incaricato di scortarla alla villa Li» aggiunse l’uomo, tenendole aperto lo sportello. «Prego, signorina.»

Sentendosi sempre più paonazza, Sakura si limitò ad annuire e ad obbedire. Salì lentamente in macchina, trovandocisi completamente sperduta.

Dopo un tempo che le parve infinito, il maggiordomo andò a sedersi al posto di guida.

La ragazza cercò di scuotersi. Certo, era una situazione strana, ma doveva assolutamente cercare di sentirsi a proprio agio: dopotutto stava per andare a casa di Shaoran. Era giusto che fosse preparata.

«Lei è il maggiordomo di Shaoran, vero?» chiese, tanto per rompere il ghiaccio.

«Sì, signorina, il mio nome è Wei Wang» rispose lui, avviando il motore.

«Non mi chiami in quel modo assurdo» rise Sakura. «Dai, può chiamarmi Sakura e basta.»

Sorrise, mentre nella mente le risuonavano le parole di Shaoran al loro primo incontro.

«Molto piacere, Sakura e basta.»

«Oh, mi scusi» aggiunse subito dopo, vedendo dallo specchietto retrovisore che l’uomo sorrideva sotto i baffi. «Mi dispiace, sono veramente una chiacchierona. Me lo dicono tutti. Anche Shaoran, in effetti.»

«Non si preoccupi.» Questa volta il maggiordomo guardò dritto nello specchietto per incontrare il suo sguardo. «Mi concede una piccola informalità?»

«Certo» rise di nuovo la ragazza.

«Allora la ringrazio vivamente, per tutto ciò che sta condividendo con il signorino Shaoran.»

Sakura fissò il suo riflesso, di nuovo a disagio; ma un istante dopo, l’uomo fece allontanare la macchina dal marciapiede e dal liceo Sejo, interrompendo quel fugace contatto visivo tramite il quale lei aveva percepito tutta la stima e l’affetto che doveva provare per il suo giovane principale.

«Le suggerisco di allacciare le cinture… Sakura.»

 

a

 

Tutte le fantasie fatte da bambina sfumarono nel nulla, quando Sakura si ritrovò con il naso in aria e gli occhi fissi alla facciata della villa che da casa sua non le era mai sembrata così grande. Quel posto non le incuteva alcun timore; solo un profondo senso di efficienza, di rispetto… e ovviamente di curiosità.

Wei Wang le passò accanto, andando ad aprire il portone d’ingresso, e introducendola nella residenza dei Li.

Sakura camminò attentissima, a piccoli passi, guardando alternativamente i decori del pavimento, delle pareti e del soffitto. In quel posto c’era da perdere la testa.

«Ah, tu devi essere Sakura.»

La voce che la fece trasalire era dolce, bassa, cordiale. La ragazza si voltò.

Ai piedi della scalinata che conduceva ai piani superiori, c’era una donna con lunghi capelli neri e un sorriso gentile. Il suo aspetto sembrava recare i segni di un periodo duro, di sofferenze e di mille pensieri, eppure era ancora bella e fiera. Sakura la ammirò all’istante.

«Sono io» mormorò imbarazzata, mentre un eco faceva rifrangere la sua voce in tutti gli angoli del salone illuminato.

La donna si avvicinò, muovendosi aggraziata nei suoi abiti semplici ma eleganti al tempo stesso.

«Puoi chiamarmi Yelan» sorrise. «Sono la madre di Shaoran.»

«È davvero un piacere» ricambiò Sakura, sincera.

Ad un tratto, Yelan la stupì quanto aveva fatto Wei, chinandosi a prenderle le mani nelle sue.

«Shaoran mi ha parlato di te» sussurrò. Sakura capì che anche lei era emozionata. «Certo, lo ha fatto solo ieri, solo per dirmi che ti aveva invitata, ma mi è bastato questo per capire. Deve essere davvero legato a te, per consentirti di entrare nel suo piccolo mondo che per tanto tempo si è tenuto chiuso addosso.»

La ragazza abbassò lo sguardo, sentendosi arrossire.

«Voglio solo ringraziarti, Sakura» continuò Yelan, abbassando ancora di più la voce. «Non so ancora cosa sia successo esattamente… Ma so che ieri, quando mi ha detto di te, per la prima volta dopo tanto tempo… ho visto i suoi occhi sorridere. Non so cosa tu abbia fatto di preciso, in quest’unica settimana che abbiamo passato qui, ma so che è qualcosa di speciale; e di questo ti ringrazio all’infinito.»

Sakura alzò lo sguardo.

Vide riflesso negli occhi della donna lo stesso dolore che offuscava così spesso quelli di Shaoran; ma in lei c’era più speranza, e c’era anche un sorriso pieno di sincera gratitudine.

Avrebbe voluto dirle qualcosa, assicurarle che non c’era bisogno che le dicesse quelle parole… Ma per qualche motivo non riuscì a dire niente di niente.

Poi Yelan le lasciò le mani e assunse un tono meno grave ed emozionato.

«Shaoran ti sta aspettando nella sua stanza. Wei ti accompagnerà.» Le rivolse di nuovo il suo sorriso commosso. «Sii sempre la benvenuta, Sakura.»

«Prego, da questa parte» giunse il maggiordomo a distrarla e a rivolgere la sua attenzione verso la gradinata.

Sakura iniziò a salire dietro di lui, mentre Yelan spariva in una delle numerose stanze.

La sensazione di nervosismo che le aveva attanagliato lo stomaco per tutta la mattina a scuola si acuì enormemente, mentre pensava che a breve avrebbe rivisto Shaoran, e che stavolta tutto sembrava diverso dai precedenti incontri.

Non capiva. Il mondo si stava rovesciando. All’improvviso, dopo che lei gli aveva mostrato tutta se stessa, quel ragazzo freddo e taciturno che non aveva mai cercato la sua amicizia iniziava a considerarla in modo diverso. L’aveva invitata da lui, ne aveva parlato a sua madre – «… ho visto i suoi occhi sorridere…» – e apparentemente sembrava volersi strappare di dosso le ultime barriere che lo dividevano da lei…

Stava cambiando. Si stava mettendo in gioco. Per lei.

Quest’ultimo pensiero la turbava non poco.

Tornò al presente quando vide che Wei si era fermato. Si immobilizzò, guardandolo bussare due volte ad una semplice porta scura al centro del corridoio.

«La signorina Kinomoto» annunciò l’uomo, per poi aprire la porta senza attendere una risposta.

A disagio, Sakura entrò nella stanza di Shaoran, mentre il maggiordomo si allontanava silenzioso.

Era un ambiente anonimo… come ci si poteva aspettare da una persona che non vedeva il posto in cui passava il suo tempo. Un letto a baldacchino, un armadio a muro, una scrivania inutilizzata, una poltrona.

Shaoran era seduto lì, con il viso basso e le mani aperte sulle ginocchia.

Per un motivo che non seppe assolutamente spiegarsi, Sakura al vederlo così provò un tuffo al cuore.

Poi il ragazzo parlò, senza preamboli, dandole come sempre l’impressione di essere profondamente consapevole di quanto lei gli fosse vicina, pur non vedendola.

«È successo un anno fa.» La sua voce era piatta, ma le mani, stringendosi a pugno, tradirono le sue emozioni. «A Sapporo. Era solo un’altra di queste stupide ville, ma a mia madre piaceva in modo particolare. Dovevamo restarci per due mesi. Ci restammo due settimane.»

Il ragazzo si interruppe. Sakura non si mosse, non fiatò, non pensò nemmeno. Restò immobile, in attesa.

Quando riprese, Shaoran era più calmo. Doveva aver lottato molto con se stesso, ancora una volta, per rivivere ciò che ora stava rivivendo per lei.

«Mi ricordo che c’era un maneggio, lì accanto. Alle mie sorelle non piacevano molto i cavalli, ma a me sì. E anche a mio padre.»

Una vaga sorpresa colpì Sakura, alla notizia che Shaoran aveva delle sorelle e all’accenno a suo padre, di cui non sapeva nulla; ma continuò a tacere.

«Non so bene come fece…» Adesso Shaoran sorrideva, amaro e nostalgico. «Fatto sta che, quando arrivammo, scoprii che ora il maneggio e le scuderie erano di sua proprietà. Mi disse che sarebbe stato felice di poter condividere quella passione con me… Per tutto il tempo, in quelle due settimane, non facemmo che cavalcare nei pressi della spiaggia… Fino a quella sera.» Il sorriso svanì lentamente, ma il tono rimase pacato. «Eravamo appena tornati. La villa aveva una rimessa… che ora usavamo per i cavalli. C’era… C’era vento, quella notte.» Il ragazzo respirò profondamente più volte, abbassando le palpebre sugli occhi vuoti. «Non ho ancora ben capito cosa accadde, e forse non lo capirò mai… Ma mi ricordo di un cavallo imbizzarrito… di mio padre che mi urlava di allontanarmi… della tanica di benzina rovesciata a terra…»

Sakura aveva istintivamente fatto un passo verso di lui, trattenendo il fiato. Aveva voglia di sfiorarlo, di alleviare in qualche modo quel dolore; ma non osò muoversi di più.

«Poi…» Shaoran puntò i gomiti sulle ginocchia, posando la fronte tra le mani. «Poi diventa tutto più confuso… Una trave che si spezza… Una scintilla… Il vento che fa tutto il resto, le fiamme alte, una fitta al viso e agli occhi e alla fine…» Sospirò, tremando da capo a piedi. «Alla fine niente. Il buio totale. E non c’era più nemmeno la voce di mio padre. Se n’era andato.»

Calò un pesante silenzio.

Sakura non riusciva a reagire in alcun modo. Si limitava a guardarlo, a guardare quel ragazzo privo di vista, privo di un padre, privo di tutte quelle certezze che reggono la vita di ogni adolescente; quel ragazzo che però, alla fine, aveva accettato di rievocare le privazioni subite soltanto perché una ragazza appena conosciuta lo capisse fino in fondo. E guardandolo, non poteva evitarsi di sentirsi salire qualcosa di doloroso fino alla gola.

Fu di nuovo Shaoran a rompere il silenzio.

«Sakura?»

Lei si scosse, parlò con voce flebile.

«Sono qui.»

«Scusami.» Il ragazzo si sollevò, tornando ad appoggiarsi allo schienale della poltrona. Se l’avesse potuta vedere, probabilmente l’avrebbe guardata negli occhi. «Non volevo… lasciarmi andare. Volevo solo che tu capissi. Come… Come io ho capito te.»

Il peso in gola sfociò in un suono troppo simile ad un singhiozzo trattenuto.

Sakura si morse un pugno, ma già le lacrime le riempivano gli occhi.

«Perdonami, Shaoran, io… non so cosa…»

«Sakura…» Inaspettatamente, Shaoran sorrise. «Non preoccuparti. Se vuoi piangere, puoi farlo. Sei… Sei mia amica. Non la prenderò per compassione.»

Era troppo.

«È proprio questo il punto» articolò la ragazza, facendo di tutto per impedire al pianto di riversarsi.

«Cosa vuoi dire?» mormorò Shaoran, confuso.

Sakura fece un altro passo verso di lui, poi un altro, e un altro, finché si ritrovò a chinarsi sulla poltrona e ad abbracciarlo.

Lo sentì trattenere il fiato.

«Grazie, Shaoran.»

«Per… Per cosa?»

«Per avermi permesso di guardarti dentro.»

Si allontanò da lui, e vide la sua espressione tesa e imbarazzata tornare a sorridere con dolcezza.

Incapace di trattenere ulteriormente l’emozione, scivolò in ginocchio e premette il viso contro la sua gamba, cercando di smorzare i singhiozzi che ormai la scuotevano.

Shaoran non si ritrasse; dopo qualche istante, Sakura poté anzi sentire le dita dell’amico soffermarsi incerte tra i suoi capelli, accarezzandoglieli piano.

«Ora siamo amici, vero?»

«Sì… Credo proprio di sì.»

Rimasero così a lungo, un ragazzo e una ragazza, con le loro sofferenze alle spalle, e un piccolo grande universo condiviso tra le mani.

 

 

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Ed ecco dunque svelata la storia… Che però non è affatto finita. E spero vogliate continuare a seguirmi!

Ringrazio velocemente Dany92 e Non so come chiamarmi per le loro splendide recensioni, nonché tutti i lettori che mi seguono passo passo in questa storia…  ^///^  E ancora una volta, mi scuso…  U///U’

Sayonara to arigatou!

 

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Capitolo 13
*** Thank you ***


Through your eyes

Lo so, lo so che stavolta sono in ritardo (a dir poco) madornale, ma con questo periodo festivo di mezzo ho un po’ trascurato EFP… Spero di rifarmi con questo inizio di un nuovo anno!  ^^

Dunque, eravamo rimasti…? Ah, sì…

Beh… Ma vi ricordate che in questa storia c’è un intervento chirurgico lasciato in sospeso??  ^^

Buona lettura a tutti!

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

13

Thank you

 

You don’t run with the crowd, you go your own way

You don’t play after dark, you light up my day

 [...]

What makes you different makes you beautiful

What’s there inside you shines through to me

[...]

You don’t know how you’ve touched my life

Oh, there’s so many ways, I just can’t describe

 

Backstreet Boys, What makes you different

 

 

Giovedì 13 settembre

 

Con tutto quello che era successo, dentro e fuori di lui, si era totalmente dimenticato dell’intervento.

Sua madre lo aveva svegliato presto, ricordandogli che il famigerato chirurgo li aspettava per le dieci. Lui aveva accolto quella prospettiva con la solita passività.

Inizialmente, in un momento che ora gli sembrava lontanissimo nel tempo, si era opposto con tutte le sue forze a quell’operazione; ma adesso era solo apatico, indifferente, non aveva idea di cosa aspettarsi.

Forse una parte di quella indifferenza era dovuta al fatto che ora c’erano altri pensieri a tormentarlo.

Seduto sul letto, intento ad infilarsi una felpa intuendone con il solo tatto il senso giusto, ne sbucò infine con il viso e respirò profondamente. Rimase per un po’ immobile a riflettere.

Gli sembrava di sentire ancora le lacrime di Sakura su un ginocchio.

Alla fine ci era riuscito. Era stato capace di fare qualcosa che mai si sarebbe aspettato di poter fare, prima di incontrare quel terremoto vivente. Era venuto allo scoperto, con la sua storia e le sue debolezze, incontro al rischio che lei improvvisamente non riuscisse più a non provare pena per lui. E come al solito lei era stata unica. Aveva pianto, sì, ma non per pietà; aveva pianto perché gli era grata del suo gesto…

Era più che unica. Era… diversa, maledettamente strana. Ma speciale per questo.

Di colpo si sentì arrossire. Cosa gli prendeva? Perché ultimamente non riusciva a smettere di pensare a lei? Una volta si era ripromesso di trattarla con la freddezza dovuta ad un’estranea, accidenti, e ora invece andava a raccontarle tutta la sua vita, e a sentirsi sollevato di averlo fatto.

Stava davvero cambiando tanto?

Scosse la testa con foga. Era tutto così strano… Ma non doveva pensarci. Ora doveva alzarsi da quel letto, e andare incontro ad una maledetta clinica che avrebbe deciso del suo destino.

Distese le gambe finché i suoi piedi incontrarono il tappeto, ma prima che potesse fare qualsiasi altro movimento, sentì la porta della stanza socchiudersi.

«Shaoran» lo raggiunse la voce di sua madre, con una vaga nota sorridente, «affrettati. Qui fuori c’è una sorpresa per te.»

«Arrivo» borbottò lui, sollevandosi lentamente e percorrendo l’area della sua camera, ormai tanto sicuro da non aver più bisogno di toccare la parete.

Senza chiedersi nulla, giunse davanti alla porta e la spalancò con una mano, uscendo in corridoio. Sentì i passi di sua madre allontanarsi giù per le scale; tuttavia avvertiva ancora una presenza silenziosa, proprio davanti a sé.

Il cuore gli saltò un battito, quando riconobbe la sensazione che di solito provava solo in sua presenza, prima ancora di distinguere il suo profumo familiare.

«Buongiorno, Shaoran!»

La sua voce dissipò gli ultimi rari dubbi.

«Che cosa ci fai qui?»

«Beh, quando me ne sono andata, ieri, tua madre mi ha detto che…» Sakura si interruppe, forse a disagio. Era la prima volta che gli dava quell’impressione… Poi la sentì sospirare e proseguire in un tono più brusco. «Insomma, sono venuta a salutarti e… e ad augurarti che vada tutto bene. Ma se ti secca, non preoccuparti, sparisco subito.»

Evidentemente temeva che lui non apprezzasse il suo gesto, che tornasse a chiudersi e a rifiutarla. Gli venne voglia di sorridere. Ma non capiva, quella zuccona, che ormai non avrebbe potuto mai più allontanarla, anche se avesse voluto? Non capiva che era riuscita sul serio a farsi una breccia tra le sue barriere?… Shaoran si odiava per questo, per averglielo permesso, per essere venuto meno ai suoi propositi di non fidarsi mai più delle belle parole di nessuno; ma era successo, ecco tutto, e certo le cose non sarebbero tornate come prima. Ormai Sakura era sua amica. E sembrava non rendersi neanche conto di quanto ciò significasse per lui.

«Perché ridi?» sbuffò Sakura di punto in bianco, nello stesso tono imbronciato.

«Rido perché a volte mi sembra davvero che tu viva sulle nuvole.» Shaoran scosse la testa, senza smettere di sorridere. «O forse fai solo finta di non capire.»

La sentì sospirare di sollievo e avvicinarsi, e subito si sentì inspiegabilmente in imbarazzo.

«Allora non ti secca, eh?» mormorò Sakura, ora con voce sogghignante.

Shaoran si ritrasse di poco.

«Ma tu non dovresti essere a scuola?» sbuffò, cambiando argomento.

«Oggi le lezioni iniziano più tardi» spiegò lei tranquilla. «Così ho pensato di venire qui, sempre sperando che ti facesse piacere. Per fortuna» rise, picchiettandogli la punta del naso, «questa tua aria brusca non nasconde del tutto il fatto che sei contento che io sia qui.»

Shaoran si ritrasse ancora, chiedendosi perché la sua vicinanza lo turbasse tanto. Ma non riuscì ad impedirsi di sorridere.

«Dai, ti accompagno di sotto» continuò imperterrita Sakura, «tua madre è già pronta, ha detto che mancavi solo tu.»

«Com’è che hai tutta questa confidenza con mia madre?» borbottò Shaoran, seriamente imbarazzato dalla cosa, mentre si dirigeva alla rampa di scale e afferrava il corrimano.

«Oh, è una persona adorabile!» esclamò la ragazza, deliziata. «Sul serio, è stata gentilissima con me… E poi, si vede che ti vuole bene, che pensa solo a cosa è meglio per te.»

Shaoran non replicò. Iniziò a scendere, sforzandosi di ignorare il tono ora serio di Sakura, che lo metteva sempre più a disagio.

Poi sentì una mano esitante sfiorare appena la sua.

Una scossa. Da capo a piedi.

Non capiva. Perché all’improvviso il contatto con la sua pelle gli faceva un effetto così… preoccupante?

Dio, quanti perché!

Inizialmente, come al solito, ebbe qualche resistenza; ma poi strinse la mano di Sakura, scendendo dalle scale con lei, e dopo qualche altro istante abbandonò il corrimano.

Un’ennesima cosa inquietante di quella ragazza era che non gli chiedeva mai se poteva aiutarlo, con quel tono preoccupato e solerte che caratterizzava i compassionevoli. Lo faceva e basta. E lui, che pure era tuttora fermamente convinto di potersela cavare da solo, non riusciva mai a sottrarsi a lei.

La mano di Sakura era calda, delicata ma sicura, e lo guidava dolcemente, senza fretta. Shaoran non poté fare a meno di pensare a tutte le volte in cui aveva sperimentato il suo tocco, e si sentì di nuovo arrossire, dandosi mentalmente dell’idiota e augurandosi che la ragazza non notasse nulla di ciò che provocava in lui in modo ormai quasi palese.

Percorsero il salone d’ingresso, fino ad uscire all’aperto. I suoni dal vialetto gli fecero capire che Wei stava avviando il motore della macchina.

«Allora arrivederci, Sakura.»

Sua madre si era appena avvicinata; Shaoran percepì che stava stringendo le mani di Sakura, sottraendole alla sua, e per un brevissimo istante la cosa gli diede quasi… fastidio.

«Arrivederci, Yelan» rispose Sakura allegramente, «spero di rincontrarvi presto.»

«Ti ripeto che qui sarai sempre la benvenuta» le assicurò la donna, prima di rivolgersi direttamente a lui. «Coraggio, Shaoran, dobbiamo andare.»

Si avviò sul vialetto di ciottoli. Shaoran l’ascoltò allontanarsi ancora. All’improvviso era consapevole, come non mai, del nuovo cambiamento che stava per stravolgere la sua vita… Avrebbe dovuto averne paura, forse, o provare una qualsiasi emozione; eppure tutto ciò che riusciva a pensare era che era felice di condividere l’attesa di quel momento con Sakura.

«Beh, Shaoran…» La ragazza gli era vicinissima. «Allora, ehm… Suona un po’ come una frase di circostanza, ma… Insomma…»

Senza pensare, Shaoran si voltò verso di lei e annullò anche l’ultima distanza, abbracciandola.

Sakura rimase interdetta, interrompendosi a metà frase.

«Ieri mi hai detto una cosa.» Lui le parlò d’impulso, a voce bassa, inspirando il profumo dei suoi capelli. «Mi hai detto “Grazie”. Sono io che ti devo ringraziare, per tutto quanto. Mi dispiace solo di non avertelo saputo dire subito, quando mi hai scaraventato a terra, quel giorno.»

La sentì ridere, ma la sua risata era emozionata. Sakura ricambiò l’abbraccio senza parlare.

Shaoran si morse un labbro. Avrebbe voluto proseguire, dirle quanto fosse speciale, quanto fosse meravigliosa la sua voglia di travolgere tutti con il suo ottimismo… Avrebbe voluto ammettere, per la prima volta anche con se stesso, che non aveva mai conosciuto una persona come lei…

«Devi andare» mormorò alla fine Sakura, sciogliendo l’abbraccio.

Il ragazzo sospirò profondamente e annuì. Lei gli sfiorò una guancia, solo per un altro istante.

«Andrà tutto bene, Shaoran. E sai una cosa? Presto… finalmente… riuscirai anche a vedermi.»

Si allontanò da lui, nel momento esatto in cui Wei portava l’automobile davanti all’ingresso perché Shaoran potesse salire più facilmente.

Quelle parole gli echeggiarono nelle orecchie infinite volte…

Forse aveva trovato un senso a quell’intervento chirurgico che gli era sempre parso inutile.

Anche se questo voleva dire rinnegare il fatto che suo padre, invece, non gli sarebbe mai stato restituito.

Poteva davvero guardare avanti, insieme a Sakura?

 

 

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Eh già, avevamo lasciato quella faccenda in sospeso per troppo tempo… Ma finalmente questo intervento si terrà… Spero vogliate continuare a seguirmi per scoprirne l’esito e le conseguenze!  ^///^

Ringrazio profondamente Non so come chiamarmi (ma non preoccuparti, Ambra, sono io quella che è sempre spaventosamente in ritardo con gli aggiornamenti!!) e Ruka88 (yap, una nuova arrivata, sono felicissima che la storia ti piaccia!!), nonché tutti i lettori… E con tanto affetto vi auguro il migliore degli anni possibili…

Sayonara to arigatou!

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Capitolo 14
*** Wondering about you ***


Through your eyes

Evviva, stavolta sono in anticipo!  XD  Anno nuovo, vita nuova… Speriamo solo che duri!!

Bene, come avrete intuito, è l’ora dell’intervento di Shaoran… Oppure no?!  ^^

Buona lettura a tutti…

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

14

Wondering about you

 

E tu, chissà dove sei

Anima fragile

Che mi ascoltavi immobile

 

Vasco Rossi, Anima fragile

 

 

Giovedì 13 settembre

 

L’orologio sul muro dell’aula sembrava essersi immobilizzato.

E dai! Sakura non smetteva di imprecargli contro mentalmente. Muoviti, stupida lancetta… Che ci vorrà mai? Una cosa tanto semplice! Vuoi proprio che mi alzi da questo banco e ti distrugga?

Non riusciva a stare ferma; continuava a rigirare la penna tra due dita e a far saltellare nervosamente una gamba. Non aveva la minima idea di ciò che il professor Terada stesse dicendo in quel preciso istante: era come se la sua voce fosse confinata nell’angolino più lontano della sua attenzione. Scoccava ripetuti sguardi all’orologio, ed era riuscita a concentrarsi sulla lavagna sì e no tre volte nell’ultima ora. Aveva persino preso a mangiucchiarsi le unghie: e pensare che aveva smesso da anni. Non si era mai sentita così ansiosa, mai; nemmeno per il primo giorno d’asilo, probabilmente.

«Ehi, Sakura!»

Si voltò e vide Tomoyo chinarsi sul suo banco, con una mano davanti alla bocca.

«Si può sapere che ti prende?» bisbigliò la ragazza.

Sakura cadde dalle nuvole.

«Come?»

«Sei agitatissima! Guarda!»

Tomoyo le indicò il quaderno che lei aveva inavvertitamente fatto cadere dal banco. Sakura si scosse e si chinò a raccoglierlo, subito aiutata dall’amica.

«Scusa, Tomoyo» sospirò, «oggi non ci sto con la testa.»

«L’ho notato.» Lei le rivolse un sorrisetto mentre le metteva tra le mani un foglio di appunti uscito dalle pagine del quaderno. «Sei sicura che vada tutto bene?»

«Ragazze, cosa state facendo?»

Al richiamo di Terada, sobbalzarono entrambe.

Drizzandosi sulla sedia, Sakura era già pronta a farfugliare una scusa, ma Tomoyo la precedette.

«Ci scusi, professore, ma Sakura non si sente molto bene. Potrei accompagnarla in infermeria?»

Il professore fece scorrere lo sguardo da lei a Sakura.

«Sì, in effetti la vedo strana da un po’.» Annuì. «Bene, Daidouji, accompagna pure Kinomoto. Dopotutto non manca molto alla fine delle lezioni.»

Questo lo dice lei… pensò Sakura, irritata. Ma sorrise tra sé mentre Tomoyo le prendeva la cartella e si alzava per scortarla fuori dalla classe.

Nel corridoio, tornò più ansiosa di prima.

«Ma quanto manca?» sbuffò, esasperata. «Oggi il tempo non passa mai…»

«Prego» disse Tomoyo, in tono neutro, restituendole la cartella.

«Oh…» Sakura avrebbe voluto darsi uno schiaffo. «Scusami, scusami, mi dispiace… Non volevo sembrarti un’ingrata. Ti ringrazio per avermi portato fuori di lì, stavo per impazzire…»

«Ehi, non preoccuparti.» Tomoyo sorrise. Non si arrabbiava mai, quella benedetta ragazza. «Però, non lo nego, se ora ti degnassi di spiegarmi qualcosa mi farebbe davvero piacere.»

Sospirando, Sakura si fermò, appoggiandosi al muro e fissandosi le scarpe.

«Il fatto è che… in questo preciso momento Shaoran è alla clinica. Sai… Per l’intervento.»

«E tu non riesci a smettere di pensarci, vero?» sorrise l’amica.

«Non cominciare» sbuffò la ragazza, alzando gli occhi al cielo. «Certo che ci penso, ma mi sembra naturale. Non certo nel modo in cui intendi tu.»

«Sakura, io non ho praticamente fiatato» obiettò Tomoyo in tono pacato. «Capisco come ti senti. Deve essere strano pensare che probabilmente da oggi cambierà tutto, senza contare che non è assolutamente certo che le cose cambino in meglio…»

«Oh, non farmici pensare!» Sakura si portò una mano alla tempia. «Continuo a chiedermelo. Continuo a domandarmi se ci sia la possibilità che l’intervento non risolva nulla. E se… E se lui tornasse a confinarsi come prima? Se pensasse di non poter più sperare… Se pensasse che è stato tutto inutile, anche tutto quel che ho fatto e detto io, anche ciò che abbiamo condiviso finora…? Mio Dio, Tomoyo, non mi perdonerei mai di averlo convinto a sorridere ancora, se lui si pentisse di avermi dato ascolto. Non mi perdonerei mai di aver fatto di tutto per essere sua amica soltanto per perdere la sua amicizia poco dopo.»

Ora che esprimeva le sue preoccupazioni ad alta voce, era come se quelle acquistassero maggior consistenza. Si ritrovò con un nodo alla gola e gli occhi umidi.

Tomoyo posò a terra la cartella e le prese il viso tra le mani.

«Ascoltami bene, Sakura. Tu sei una ragazza forte. E la cosa più bella di te è che riesci a trasmettere questa forza a chiunque… persino ad uno straniero scostante e solo, che nel giro di circa dieci giorni si è totalmente aperto con te, probabilmente più che con chiunque altro. Perciò, non puoi lasciare che questi pensieri ti rattristino. Perché tutto quello che gli hai dato resterà. Ne sono certa, lui non potrebbe mai pentirsi di averti accolto nella sua vita. Ormai, a quanto vedo, siete uniti indissolubilmente.» Le passò un dito sotto le ciglia e sorrise. «Non piangere, su. Andrà tutto bene. Dai, fai un bel respiro.»

Sakura obbedì. Cercando di calmarsi, ricambiò il sorriso dell’amica.

«Te l’ho mai detto quanto ti voglio bene, Tomoyo?»

«Lo so da sola» rispose lei con semplicità, allontanandosi un po’ e recuperando la cartella. «Credi di aver davvero bisogno dell’infermeria, o è sufficiente una boccata d’aria?»

«Una boccata d’aria basterà.»

Sakura si scostò dal muro e riprese a camminare lungo il corridoio. Le faceva sempre bene parlare con Tomoyo. Era sempre così; lei all’inizio partiva con le sue insinuazioni e le sue teorie bizzarre, ma alla fine immancabilmente si dimostrava indispensabile, un’amica fidata. Era sempre stata brava a tranquillizzarla, fin da quando erano bambine.

Però… non poteva impedirsi di continuare a pensare a Shaoran. Cosa sarebbe successo dopo l’operazione? Lui avrebbe continuato a fidarsi di lei, dopo un eventuale esito negativo, o l’avrebbe di nuovo allontanata? Quante domande, quante poche risposte. E quell’attesa contribuiva solo a stressare ulteriormente i suoi poveri nervi.

Uscirono in cortile. L’orologio sulla facciata principale indicava che di lì a cinque minuti le lezioni per quel giorno sarebbero terminate. Sakura sospirò per l’ennesima volta, chiedendosi se anche l’intervento di Shaoran fosse già stato effettuato.

«Vedo che è impossibile distrarti» constatò Tomoyo, fermandosi a guardarla.

Sakura sorrise a mo’ di scusa.

«Mi dispiace. Forse non sono molto di compagnia, oggi.»

«Forse

«Oh, va bene. Mi dispiace di non essere molto di compagnia, oggi. Così va meglio?»

«Decisamente.» Tomoyo aprì la cartella e iniziò a rovistare tra i quaderni. «Senti, facciamo così. Visto che non sopporto più di vederti con quello sguardo ansioso… ora ci penso io.» La sua mano riemerse stringendo un piccolo telefono cellulare. «Ecco qui.»

Perplessa, Sakura andò con gli occhi dalla sua espressione compiaciuta al telefonino e viceversa.

«Me lo ha dato mia madre» spiegò Tomoyo, «per lei è facile procurarsi cosette utili di questo genere. Di solito non lo uso che per le emergenze, e credo che questa sia un’emergenza.» Le afferrò la mano, premendole sul palmo il cellulare e chiudendole le dita. «Chiama quella clinica e fatti dire se l’operazione al signor Li si è conclusa. Forza, togliti questo pensiero.»

Sakura la guardò a bocca aperta. Poi le sorrise, raggiante, e le gettò le braccia al collo.

«Grazie, Tomoyo, sei unica!»

«Non ringraziarmi» rispose lei, scuotendo la testa. «Non è detto che questo possa farti sentire meglio…»

«Almeno è qualcosa da fare» ribatté Sakura. «Non sopportavo proprio di restarmene ancora qui con le mani in mano… Grazie davvero, Tomoyo.»

«Di niente.» Tomoyo sorrise, sciogliendo l’abbraccio. «Dai, chiama il centralino e fatti passare la clinica.»

Annuendo, Sakura compose il numero e si portò all’orecchio il cellulare.

Quasi subito le rispose la voce squillante di un’operatrice.

«Mi scusi, potrebbe per favore passarmi la clinica Kusanagi?» chiese la ragazza di getto.

«Certamente, signorina. Attenda solo un minuto.»

Sakura iniziò a battere a terra un piede, mentre Tomoyo sorrideva alla sua impazienza.

Alla fine sentì nel ricevitore una nuova voce di donna.

«Clinica Kusanagi.»

«Oh…» Sakura si immobilizzò, cercando di non lasciar trapelare troppa tensione nella sua voce. «Buongiorno. Vorrei un’informazione… Ehm… Ecco, vorrei solo sapere se… se l’intervento del signor Li Shaoran si è già concluso. Per favore.»

«Lei è una parente?»

«Ehm…» Sakura si accorse di colpo che già da un pezzo si stava torcendo una ciocca di capelli. «Beh, qualcosa… del genere. Diciamo… un’amica.»

«Capisco. Solo un attimo, signorina.»

Una pausa lunga qualche secondo o un’eternità. Poi la voce tornò a parlarle nell’orecchio.

«Sì, signorina, l’intervento ha già avuto luogo, ma è ancora presto per parlarne, credo che lei possa capire…»

«Oh. Certo.» Sakura inspirò ed espirò, più volte. «Naturalmente. Bene, la ringrazio.»

«Si immagini. Buona giornata.»

Sakura interruppe la conversazione e alzò lo sguardo su Tomoyo.

«Allora?» mormorò lei.

«Allora avevi ragione, Tomoyo.» La ragazza sospirò e le restituì il cellulare. «È andata. Ma ora sono più in ansia di prima.»

 

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Beh, lo ammetto, qui vi ho lasciato un po’ la faccenda in sospeso… Scusatemi, questo è un capitolo un po’ “di connessione”, ma mi serviva anche per descrivere il modo in cui Sakura sta affrontando l’operazione che potrebbe cambiare tante cose tra lei e Shaoran ^^

Dai, prometto che dal prossimo torneremo a concentrarci su Shao!

 

Voglio ringraziarvi tutti all’infinito, è bello tornare dopo tanto tempo e ritrovare da parte dei lettori lo stesso interesse, se non di più!  ^///^

In particolare ringrazio i recensori:

Dany92: Grazie mille, Dany, come sempre mi lusinghi!  ^///^  Non preoccuparti di avere “saltato” una recensione; l’importante è che la storia continui a piacerti, ci tengo molto!!  ^^  Bacioni e mille auguri di un felice 2009!

FaNtAsTiC PaUl: Ciao Paul, grazie dei complimenti! Anch’io spero di sentirti presto… Tanti auguri anche a te!  ^^

Kikidabologna: Grazie mille del commento!! Mi fa sempre piacere conoscere nuovi lettori, e sono felicissima che la storia ti piaccia finora!!  ^///^  Perdonami se vi lascio ancora un po’ sulle spine… Però… Ihih, presto si scoprirà l’esito dell’intervento!  XD  Un bacio, buon 2009!

Saku_cele: Ciao e benvenuta in EFP!  ^^  Sono contenta che ti piaccia la mia storia! Eheh, capisco la tua curiosità, e mi scuso anche con te se tiro un po’ la faccenda per le lunghe… Ma manca poco, promesso!!  ^///^  Grazie ancora, mille auguri di buon anno!

Non so come chiamarmi: Ciao Ambra!! Che bello, speravo tanto in una tua recensione!! Avevo paura che ti fossi stancata di aspettare i miei aggiornamenti…  U///U  Per fortuna posso contare su una lettrice fedele! Sono commossa, ti ringrazio come sempre!  ^///^  Speriamo tu abbia ragione: se l’inizio dell’anno influenza tutto l’anno, mi auguro davvero di continuare a scrivere, l’ho tralasciato un po’ troppo ultimamente… Ti ringrazio ancora! Buon 2009!

 

Grazie ancora a tutti i lettori e a chi inserisce la ff tra i preferiti…  ^^

Spero solo di riuscire ad aggiornare il più presto possibile…

Arigatou to sayonara minna!

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Capitolo 15
*** Seven days ***


Through your eyes

Ecco pronto il quindicesimo capitolo!

So che molti di voi lo aspettavano con impazienza… Ehm, lasciatemi dire che anche questo è piuttosto breve e sintetico… Ma se non altro delinea un paio di cosette molto, molto importanti…  ^___^

Buona lettura a tutti!

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

15

Seven days

 

Ma tu dove sei?

Ogni giorno più difficile

Il tempo senza te

 

Fiorello, Finalmente tu

 

 

Giovedì 13 settembre

 

Si svegliò con lo sgradevole, caratteristico senso di allarme dato da un vuoto di memoria.

Cosa gli era successo? Dov’era? L’ultima cosa che ricordava era un profumo di fiori, unito alla sensazione di un abbraccio…

Sakura…

Di colpo tutto tornò chiaro. Lo avevano portato in quella famosa clinica, dove lo aveva accolto quel famoso chirurgo, per sottoporlo a quel famoso intervento. Ricordava solo vagamente il forte odore di disinfettante tipico di qualsiasi ospedale di questo mondo… Come aveva fatto a dimenticarselo? E poi la voce bassa e cordiale dell’uomo che si dichiarava tanto abile da potergli restituire la vista – peccato che non potesse in alcun modo restituirgli il resto.

Un ultimo istante confuso, il lampo del sussurro di sua madre, e poi nulla.

«Stai tranquillo, Shaoran, andrà tutto bene…»

Quante volte si era sentito ripetere quella frase negli ultimi mesi? E quante volte l’aveva respinta con forza, negando di aver bisogno di quelle parole speranzose? E invece, quel giorno, gli erano bastate le parole di una ragazza qualunque per fargli considerare in termini tutti nuovi la speranza racchiusa in quella semplice frase…

Dimenticava che Sakura non era una ragazza qualunque.

Cercando di scuotersi dagli ultimi torpori dell’anestesia, aprì gli occhi, ritrovando il consueto buio.

Ovvio. Non si era aspettato nulla di diverso.

Avvertiva sul viso uno strano fastidio, come una stretta alle tempie. Sollevò lentamente una mano, passandosela sulla fronte, e scoprì la presenza di una fasciatura.

«Ah, è sveglio, signor Li.»

Shaoran riconobbe la voce del chirurgo. Cercò di parlare, ritrovandosi la voce impastata.

«Perché queste bende?» borbottò, invece di confermare l’affermazione del medico.

«Sono necessarie» rispose l’uomo, senza esitazioni. «L’intervento cui lei si è sottoposto era, di fatto, un trapianto. Le nuove cornee hanno bisogno di adattarsi. Pertanto è necessario che lei passi del tempo senza scoprire gli occhi, e senza esporli ad alcuna fonte di luce; una settimana almeno. Non si preoccupi, tra sette giorni esatti quelle bende che le proteggono gli occhi le saranno tolte. Le assicuro che tornerà senz’altro a vedere. A questo punto si tratta solo di aspettare.»

Sette giorni. Beh, tutto sommato, cos’erano mai sette giorni di buio, se confrontati con un anno di vuoto?

Shaoran annuì in silenzio.

«Molto bene.» Il chirurgo sembrava un tipo efficiente; la sua voce ora suonava più vicina, e sempre sollecita e positiva. «Allora direi che possiamo subito chiamare sua madre. Potete tornare a casa.»

Shaoran annuì di nuovo, docilmente, ascoltando i passi dell’uomo echeggiare sul pavimento e la porta della stanza che si apriva con un lieve cigolio.

Rimase per un attimo a pensare, sfiorandosi ancora le bende sugli occhi. Una settimana senza esporli ad alcuna fonte di luce. Valeva a dire, una settimana di relegazione in una camera buia.

Un’improvvisa supposizione gli provocò una stretta al petto.

Una settimana senza poter sentire la voce di Sakura?

Scattò a sedere, mentre la stretta si faceva insostenibile. Lo avrebbero rinchiuso in una stanza senza luce, certo, e di conseguenza non avrebbe più potuto avere quegli incontri, casuali o meno, con Sakura. Proprio ora che era consapevole di quanto ne avesse bisogno. Proprio ora che non poteva più in nessun modo fare a meno di lei…

Il rumore dei passi del chirurgo risuonò di nuovo nella stanza, seguito da quello, più leggero, delle scarpe e dell’andatura più familiari di sua madre.

«Tesoro!» La donna gli fu immediatamente accanto e lo strinse a sé. «Vieni, ti portiamo subito a casa.»

«Quanta fretta» borbottò Shaoran, a metà brusco e a metà ironico, senza riuscire a smettere di pensare che per una settimana sarebbe stato separato dalla sua amica, la sua migliore amica, la sua unica amica.

«È giusto averne, in effetti» puntualizzò il medico. «Deve trovarsi al più presto in una stanza più buia di questa… Nonostante la fasciatura, per l’adattamento delle cornee è essenziale soprattutto il fatto che non ci sia luce.»

«Hai sentito il dottore… Coraggio, Shaoran, andiamo…»

Senza più ascoltare né le elucubrazioni dell’uomo, né l’apprensione di sua madre, il ragazzo si alzò, restando chiuso in un ostinato silenzio; approfittando del momento in cui sua madre si profuse in ringraziamenti con il chirurgo, attraversò la stanza d’ospedale da solo, sfiorando le pareti.

«Signorino Shaoran!»

Ah, giusto, gli pareva che mancasse qualcuno. Le mani di Wei si posarono sulle sue spalle, mentre il maggiordomo gli rivolgeva un sussurro preoccupato.

«Non si preoccupi, andiamo subito… Da questa parte…»

Shaoran cercò di opporsi alla sua guida, ma alla fine, ancora spossato dall’anestesia e abbattuto da quel pensiero fisso che gli faceva malissimo, si arrese.

Si lasciò condurre fuori, lungo il corridoio, oltre le porte dell’ospedale, fino all’automobile, seguito dalle parole speranzose di sua madre, ma ignorandole costantemente.

Sette giorni senza Sakura.

 

a

 

Il viaggio fino alla villa gli parve eterno e immerso in un senso ovattato di apatia.

Quando si ritrovò di nuovo nella sua stanza, ascoltò solo distrattamente i movimenti di sua madre e di Wei, mentre si davano da fare per chiudere ermeticamente ogni finestra, impedendo alla luce del sole di colpire i suoi occhi bendati. Con altrettanto disinteresse accolse poi il bacio di sua madre, appena prima che lei lo lasciasse solo, sussurrandogli che ora poteva riposare un po’.

Nell’oscurità sua vecchia amica, Shaoran si lasciò cadere a braccia aperte su un letto che ormai conosceva, soffocando l’impulso assurdo e rabbioso e frustrato di prendere a pugni il cuscino.

Sette giorni senza Sakura.

Sette giorni senza poterla ascoltare ridere e parlare, senza poter sentire il suo profumo, senza poter percepire il calore della sua vicinanza, senza poter condividere nulla con lei, lei che era l’unico motivo che lo aveva sospinto quel giorno incontro a quel maledetto intervento, l’unica cosa che in realtà lui desiderasse davvero vedere in questo freddo mondo.

Proprio ora che sentiva di dipendere totalmente da lei, se la sentiva strappar via.

Sette giorni senza di lei equivalevano a ben più di un anno di vuoto.

Ormai lei era diventata troppo importante per lui. Troppo. Troppo.

E questa consapevolezza, in aggiunta, gli faceva in un certo senso paura.

 

 

 

* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *

 

 

Ebbene sì, le “cosette importanti” sono proprio l’esito dell’intervento e questa “settimana di buio” che si profila dinanzi al povero Shao, che a questo punto potrebbe benissimo denunciarmi per tutto quello che gli sto facendo passare…  U///U”  Ma ancora un po’ di pazienza, dai…  ^___^

[Eh, tanto peggio di così…  -___-  NdShaoran]

 

Ringrazio profondamente i recensori:

Dany92: Ciau Dany, grazie mille per i complimenti!! Ma certo che ti credo, è ovvio essere in pensiero per quel dolce cucciolo di Shao  *///*  Waaa gliene sto combinando di tutti i colori, vero?  ç___ç  Però, come ho detto, ancora un po’ di pazienza e tutti questi casini passeranno! Grazie ancora, spero di ritrovarti al prossimo capitolo!!

Saku_cele: Ciau Cele! Nooo, dai, non può essere, è già capitato che Paul mi dicesse che avevo usato la data del suo compleanno, e adesso anche con te…  °___°  Beh, sono onorata di queste sorprendenti coincidenze!!  ^///^  Grazie per il commento, spero che la storia continui a piacerti!

Ruka88: Bentornata Ruka!!  ^^  Eh sì, ora si tratta solo di vedere come andranno le cose per Shaoran dopo (e durante…) la “settimana di buio”… Grazie mille per la recensione, spero che continuerai a seguire la storia!

Non so come chiamarmi: Ciau Ambra! Guarda, il caso vuole che siamo in due ad avere l’INFLUENZA… Credo di non avere bisogno dei tuoi germi, ne ho già parecchi qui ora!!  XD  Sappi che sono felicissima che tu “non mi lasci in pace”, lo sai che aspetto sempre con trepidazione i tuoi commenti, che mi fanno sempre molto piacere!!  ^///^  Sono contenta che ti sia piaciuto lo scorso capitolo, nonostante la piattezza… Prometto che presto il tutto si smuoverà un bel po’ da questa fase di stallo…  XD  Grazie ancora, un bacio!

FaNtAsTiC PaUl: Ciau Paul, grazie mille per il commento!  ^^  Spero davvero che la ff continui a piacerti… Molto presto arriverà anche il mio capitolo preferito in assoluto…  ^///^  Alla prossima!

 

Ringrazio come sempre tutti i lettori… Non smetterò mai di farlo, e io parlo sul serio, non sono mai frasi di circostanza! Se sapeste quanto significa per me questa storia… Beh, basti dire che il fatto che così tante persone la seguano… mi fa camminare tremila metri sopra il cielo!  ^^

 

Appuntamento al prossimo capitolo, allora, dove tornerà il punto di vista di Sakura dopo l’intervento di Shaoran

Arigatou to sayonara minna!

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Capitolo 16
*** Let me in ***


Through your eyes

Eccomi tornata con il sedicesimo capitolo, un altro breve sguardo dal punto di vista di Sakura

Ma ci credete che siamo arrivati esattamente a metà della fanfic? E io non me ne ero nemmeno resa conto… XD

Beh, vi auguro una buona lettura!

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

16

Let me in

 

You and me together, through the days and nights

I don’t worrycause everything’s gonna be alright

 

Alicia Keys, No one

 

 

Giovedì 13 settembre

 

Touya la fissava come se lei fosse un’aliena appena calatasi in casa Kinomoto da un buco nel soffitto. Anche suo padre aveva un’espressione piuttosto stranita. Sakura non ci badò affatto, e continuò a trangugiare sempre più in fretta il suo pranzo, rischiando due o tre volte di strozzarsi, bevendo ripetutamente e respirando solo il minimo indispensabile.

«Parola mia» borbottò Touya, ripescando dal piatto il boccone di riso che gli era sfuggito dalle bacchette, «tu sei davvero un mostro.»

Sakura continuò ad ignorarlo. Posò sul tavolo le bacchette e il piatto vuoto, si pulì le labbra, si alzò di scatto e solo allora finì di deglutire.

«Devo scappare» biascicò, la bocca ancora impastata di riso.

«Ci avrei giurato» sorrise suo padre. «Non fare troppo tardi, tesoro.»

Annuendo, Sakura corse nell’ingresso e recuperò i roller, se li cacciò ai piedi e spalancò la porta.

«Deve essere di nuovo per quel ragazzino di cui continua a parlare» le sembrò di sentir dire da suo fratello, in tono scocciato; ma a quel punto era già fuori.

Si chiuse la porta alle spalle e si slanciò verso la villa all’altro capo della strada.

Finalmente!

Rientrando in casa da scuola, solo poco prima, aveva notato che la lussuosa automobile guidata da Wei era già lì, sul vialetto della villa: segno che Shaoran doveva essere già stato dimesso dalla clinica. Da allora non aveva fatto altro che aspettare febbrilmente di poter andare dai Li.

Doveva sapere come stava Shaoran. Doveva saperlo subito. Per questo si era ingozzata in quel modo, attirandosi addosso le occhiatacce di Touya e lo stupore del papà, ed uscendo prima che qualcuno potesse chiederle di lavare i piatti. Ma di questo non le importava minimamente; aveva ben altri pensieri.

Non ricordava di aver mai vissuto una giornata più ansiosa, più dubbiosa, più angosciosa di quella.

Shaoran era stato sottoposto all’intervento. Solo questo contava. Da quel momento in poi, in un modo o nell’altro, tutto sarebbe cambiato. Di nuovo. Ma stavolta le cose sarebbero cambiate anche per lei…

E dire che solo dieci giorni prima non lo conosceva nemmeno. Adesso le sembrava inconcepibile, se non impossibile, la semplice idea di non conoscerlo: era come se quel ragazzo dallo sguardo vacuo e cupo, che all’improvviso aveva iniziato a rivolgerle il suo sorriso timido, fosse diventato parte di lei, una parte inscindibile, cui lei non poteva rinunciare… Erano uniti, erano così legati l’uno all’altra…

Proprio per questo era terrorizzata dall’idea che Shaoran non tornasse a vedere e l’allontanasse da sé…

Scuotendo la testa, cercando di calmarsi, Sakura corse più forte sui pattini, avvicinandosi alla villa.

 

a

 

Quando il maggiordomo le aprì la porta, si raddrizzò immediatamente dal muro cui si era appoggiata per riprendere fiato dopo aver suonato il campanello.

Wei le scoccò uno sguardo stupito.

«Sakura?»

«Sì, sì, certo, sono io» ansimò la ragazza, impaziente. «Sono venuta per… Oh, insomma! È andato tutto bene? Come sta Shaoran? Wei, posso entrare? Posso parlare con lui?»

Ma non fu la risposta di Wei ad interrompere quel suo flusso di domande sconnesse.

Dall’interno della villa provenne la voce di Yelan.

«Chi è, Wei?»

Il maggiordomo si voltò appena, e subito dopo la madre di Shaoran si affacciò alla porta, soffermandosi con lo sguardo su Sakura.

«Oh» esclamò, «Sakura, che bella sorpresa! Non mi aspettavo di rivederti così prest…»

«Buonasera, Yelan» l’interruppe la ragazza, per poi tornare subito alla carica. «Come sta Shaoran? Posso entrare a parlargli?»

Il bel viso di Yelan si fece serio, mentre la donna usciva sulla soglia, accanto a Wei.

«Oh, mia piccola amica, non credo che…»

Sakura la fissò ad occhi sgranati, allarmata dal suo tono.

«È andato tutto bene, non è vero?» ripeté, ormai quasi isterica.

«Ma certo» la rassicurò Yelan, con un sorriso teso, rilassandola un po’, «certo che è andato tutto bene. Ma il chirurgo ha predisposto che per una settimana gli occhi di Shaoran non vengano esposti a fonti di luce, e…» Il suo sorriso svanì lentamente, mentre il suo nervosismo cresceva. «Per tutto questo tempo dovrà restare… nella sua stanza… E non credo che sia il caso che riceva visite, mi capisci…?» Alla fine si interruppe, aspettando la sua reazione.

«Mi… Mi sta dicendo» mormorò Sakura, scioccata, «che non potrò vederlo per una settimana?»

«Beh…» La donna sospirò profondamente, lisciandosi il vestito. «Oh, Sakura, mi dispiace, ma…»

«No.» Senza nemmeno rendersene conto, la ragazza fece un passo verso di lei. «La prego, Yelan… Io devo vederlo, devo parlargli. Non posso starmene semplicemente ad aspettare… per una settimana. Voglio che Shaoran sappia che gli sono vicina, adesso più che mai. Per favore… Io non… Non posso… Per favore»

Le mancarono le parole. Ma forse in quel momento a Yelan non servivano altre parole.

Sakura la vide scambiare uno sguardo con Wei, poi spalancare la porta ed invitarla ad entrare.

«Credo che in questo momento Shaoran abbia ancor più bisogno di te» sussurrò con voce tremante. «Vai pure. E grazie, Sakura… Come sempre.»

Sakura avrebbe voluto saltarle tra le braccia e stringerla forte, come avrebbe fatto con una mamma.

Invece, si diresse decisa alla scalinata e salì sicura fino alla camera di Shaoran.

Sulla soglia si fermò per un attimo, pensosa. Quella era la stanza in cui, solo il giorno prima, Shaoran le aveva rivelato tutto il suo dolore; era strano entrare e cercare stavolta di trovarvi la sua speranza.

Prendendo fiato, Sakura batté leggermente sull’uscio; poi girò la maniglia e aprì la porta.

La camera era tremendamente buia. Ricordando subito la disposizione del chirurgo appena riferitale da Yelan, la ragazza si affrettò a chiudere delicatamente la porta, in modo che la luce del salone non si riversasse all’interno. Si ritrovò nel nero più fitto.

Alla sua destra, nel punto dove ricordava essere il letto, sentì un movimento e un fruscio di lenzuola.

E se stesse dormendo? Si sentì improvvisamente a disagio, chiedendosi se non fosse stato il caso almeno di annunciare la sua presenza ad alta voce, prima di entrare… Dopotutto quella era pur sempre la stanza di un ragazzo, per la miseria…

«Sakura? Sei tu?»

Il cuore le balzò fino alla gola, al suono sorpreso della voce di Shaoran.

«Come… Come hai fatto a…?» farfugliò alle ombre.

«Non lo so» rispose il ragazzo, dopo una breve pausa. «Ti riconosco e basta. Mia… Mia madre ti ha lasciato entrare?» Ora la sua voce era più che sorpresa: era sbalordita. Ma… piacevolmente.

«Già.» Sakura si morse un labbro, cercando di impedire alla propria voce di fargli capire che il fatto che lui avesse riconosciuto la sua presenza l’aveva scossa nel profondo. «Verrei da te, ma non sono mai stata brava a giocare a mosca cieca» borbottò in tono più brusco, cercando di muovere pochi passi.

E all’improvviso accadde qualcosa che la lasciò assolutamente interdetta.

Shaoran scoppiò a ridere.

Era una risata pura, spontanea, e totalmente inaspettata.

«Aspettami lì» disse poi Shaoran, senza smettere di ridere. «Io ci sono abituato.»

«E chi si muove?» bofonchiò Sakura.

Ascoltò i suoi lievi movimenti fino a percepire la sua presenza accanto a sé; poi sentì che il ragazzo le prendeva la mano nella sua, guidandola nel buio, proprio come lei ormai era solita guidare lui nella luce del giorno.

«Benvenuta nel mio mondo, Sakura.»

Lei si sentì inspiegabilmente in imbarazzo. Forse per la sua inusuale allegria. Forse per le sue parole. Forse per la sua stretta calda e sicura. Non lo sapeva, accidenti.

«Di’ un po’, Shaoran, come mai sei tanto allegro?» non riuscì ad impedirsi di chiedergli, quando lui si lasciò cadere di nuovo sul letto.

Con un’altra risata, questa volta più sommessa, il ragazzo la tirò a sedere accanto a sé.

«Beh… Credo… Credo sia solo che… sono felice che tu sia qui.» Non le lasciò la mano; la strinse più forte. «Molto felice.»

Era troppo. Sakura non si sarebbe mai aspettata da lui una tale accoglienza. Ma quando era cambiato così tanto? E poi… Possibile che fosse cambiato proprio per lei?

«Sakura…» mormorò esitante Shaoran. «Piangi?»

Ecco che sembrava di nuovo sapere tutto di lei. Riusciva a vederla, nonostante tutto. La ragazza si asciugò gli occhi con la mano libera e sorrise.

«Non farci caso

Era come se tutti i suoi pensieri e tutte le sue paure fossero rimasti fuori della porta.

Gli si gettò addosso, abbracciandolo.

«È che sono felice anch’io, Shaoran.»

 

 

 

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Confesso che mi è piaciuto molto calarmi nei panni di Sakura in questo capitolo, constatare i primi segni evidenti del cambiamento di Shaoran grazie a lei, e soprattutto mi piaceva l’idea che per una volta fosse Shaoran a “guidare” lei…  ^///^  Ma ovviamente il giudizio va ai miei fidati lettori, e anche le critiche – come sempre – da me sono bene accette!

 

Ringrazio immensamente per le recensioni:

Saku_cele: Ciao, Cele! Mi fa piacere che tu voglia rileggere la storia per il tuo prossimo compleanno!  ^///^  Spero solo che ti piaccia fino alla fine… Grazie mille, un bacio!

Dany92: Ciao, Dany! Bravissima, hai indovinato subito: Sakura non poteva assolutamente tenersi alla larga da Shaoran per una settimana…  XD  E diciamocelo, come non capirla?  *///*  Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, e che ti piaccia quello dopo, e quello dopo ancora, e… Waaa, ok, ok, basta!  XD  Grazie come sempre, bacioni!

Lady Maryon: Che piacere ritrovarti!  ^///^  Un piacere e un onore!! Ti ringrazio per il commento e… Ehh… Beh, posso solo dire che almeno in parte hai ragione a pensare così, vale a dire che il classico “tutto rose e fiori” non è propriamente ciò che si prepara per questa ff, ma… Ooops, non posso dire troppo!!  ^__^’  Grazie ancora, ti abbraccio!

Non so come chiamarmi: Eh eh, come avrai letto, Shaoran può avere tutta la pazienza di questo mondo, ma non c’è niente da fare, non può isolarsi in alcun modo se Sakura si mette in testa di andare a trovarlo!!  XD  E ti assicuro che i suoi occhi non cambieranno affatto, anzi… anzi… Il loro colore non può cambiare, è importante che resti così… Waaa, mi sto di nuovo divulgando!!  ^///^’  Grazie ancora per il commento, e buona fortuna per la tua (ormai prossima) fuga con Wei!  XD  (Non preoccuparti per averlo chiamato ‘Nino’; personalmente uso nomignoli ben più ridicoli per Shao quando nessuno mi sente, ve l’ho detto che avrebbe tutti i motivi per denunciarmi…  -___- ) A presto!  ^^

 

Ringrazio anche chi inserisce la ff tra i preferiti, e chi legge e basta!  ^^

Alla prossima, allora, con il capitolo numero diciassette, che sarà decisamente più lungo e dettagliato… Mi scuso ancora per questi capitoli così brevi che spuntano tanto spesso; ma posso constatare che seguite la storia ugualmente, e vi posso assicurare non potrei esserne più felice!!  ^///^

Arigatou to sayonara minna!

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Capitolo 17
*** Your voice in my silence ***


Through your eyes

Ed ecco finalmente un capitolo un po’ più lungo… Beh, sarò sincera, spero davvero che questo vi piaccia, perché per quanto mi riguarda è il mio preferito. Non per come l’ho scritto, no… Ma per quello che succede… Aaah, ok, mi spiegherò meglio nelle note a piè di pagina!!  XD

Stavolta la citazione iniziale è presa proprio dalla colonna sonora del film La spada magica di cui ho già parlato… Non potrebbe adattarsi meglio a questo capitolo.

(Psst, a proposito, posso darvi un suggerimento? Ho scoperto recentemente un’altra canzone – cantata da Massimo Ranieri, l’amore della mia vita!  XD  – che mi fa un po’ pensare a questa mia ff… Se vi va, ascoltatela a questo link: http://www.youtube.com/watch?v=gPJMyAZRI5g&feature=channel_page. Io la trovo molto dolce…  ^///^ )

E ora… buona lettura a tutti!

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

17

Your voice in my silence

 

Here in the night, I see the sun

Here in the dark, our two hearts are one

It’s out of our hands, we can’t stop what we have begun

And love just took me by surprise

Looking through your eyes

 

Dal film “La spada magica” – Looking through your eyes

 

 

Venerdì 14 settembre

 

Non si sarebbe mai aspettato che quella ragazza arrivasse addirittura a convincere sua madre a lasciarla trasgredire alla sua reclusione forzata. Eppure l’aveva fatto; si era presentata da lui, nel buio, ed era rimasta al suo fianco per tutto il giorno. E mai, nemmeno una singola volta, aveva parlato dell’intervento: era come se, ora che la faccenda era stata affrontata, lei non volesse soffermarcisi, perché temeva in qualche modo di turbarlo… No, Shaoran non aveva mai incontrato nessuno come lei.

Quel venerdì, il secondo giorno di quella che sarebbe stata la sua lunga settimana di isolamento nell’oscurità, Shaoran aveva passato una mattinata tesa, trascorsa a sfiorarsi distrattamente le bende sugli occhi e a chiedersi cosa stesse facendo Sakura a scuola. E immerso in quei pensieri, non riusciva a smettere di rievocare nella mente la sensazione della sua vicinanza.

Ancora non aveva idea di che ora fosse, quando aveva sentito un leggero bussare alla porta, un tocco che aveva riconosciuto all’istante.

«Ehilà, disturbo?»

Aveva sorriso. Quella risata allegra non lo disturbava mai, anzi

E così lei era di nuovo lì, con lui, e di nuovo lui l’aveva guidata nel buio che gli era tanto familiare, e non aveva idea di come farle capire quanto lo facesse sentire strano, con quella sua voglia di stare sempre insieme a lui, persino ora che…

«Mio fratello diventa sempre più furioso, lo sai?» stava dicendo ora Sakura, con una nuova risata. «Ieri, quando sono uscita, l’ho sentito sfogarsi con mio padre… Secondo me la verità è che è un po’ geloso.»

«Geloso

Shaoran si sentì arrossire di botto. Per la prima volta, fu grato al buio che nascondeva il suo viso agli occhi di Sakura.

«Beh, sì» ridacchiò la ragazza. «È pur sempre il mio fratellone, immagino sia normale.»

Impacciato, Shaoran si limitò ad un mormorio di assenso.

«Però a volte può diventare davvero fastidioso» proseguì lei imperterrita, sbuffando leggermente. «Per questo oggi sono venuta direttamente qui, senza passare da casa. Tanto mio padre non c’è, e non avevo proprio voglia di andare a subire un terzo grado da Touya… Tua madre è stata dolcissima, mi ha chiesto se avevo fame, ma ho preso qualcosa da mangiare lungo la strada» concluse con scioltezza. Come se fosse la cosa più naturale del mondo andare da lui, a confinarsi là dentro, piuttosto che tornare a casa dopo la scuola.

«Sakura…» Shaoran sospirò e scosse la testa, ormai costernato dal suo atteggiamento. «Non dovresti comportarti così… Tu hai una vita, fuori di qua; perché devi sempre rinchiuderti da qualche parte con me? Anche adesso, non dovresti startene qui, chiusa al buio… Potresti essere in qualsiasi altro posto, con i tuoi amici, e invece…»

All’improvviso si sentì l’indice della ragazza puntato direttamente sul naso, minaccioso come un’arma che mirava al suo viso. Si interruppe, confuso e imbarazzato.

«Non dire mai più una cosa del genere» sibilò Sakura, da qualche parte al suo fianco. «Mai più, hai capito? Credevo che sapessi che ci tengo a te.» Lo disse con la solita spontaneità, senza accorgersi di quanto questo lo turbasse ancora di più. E andò avanti nello stesso modo. «A me non importa di restarmene “chiusa al buio”, se sono insieme a te. Lo capisci o no che sei anche tu mio amico, che se sono qui è perché voglio esserci? Lo capisci o no che questo fa sentire bene anche te, Shaoran?»

Il ragazzo si ritrasse.

«Non volevo farti pensare il contrario» mormorò in tono incerto.

«No, lo so» disse Sakura, stavolta felice, mentre allontanava il dito dal suo viso.

Shaoran sospirò di sollievo. L’ultima cosa che voleva era che lei pensasse che lui non le fosse grato della sua compagnia. Non era affatto così; lui aveva bisogno della sua compagnia, solo che non sapeva assolutamente come farglielo capire…

«Comunque» riprese Sakura tranquilla, tornando come se niente fosse al discorso precedente, «per Touya non c’è problema, davvero. Al momento l’unico mio problema sarebbero i compiti. Ma non importa, posso farli stasera… Ah, sai che a scuola ci hanno fornito una serie di libri da prendere in prestito per farne una recensione? Indovina cosa ho scelto io, dai!»

Si era inspiegabilmente animata. Smarrito, Shaoran alzò le sopracciglia, sotto le bende.

«E come faccio a saperlo?»

«E va bene, te lo dico io.» Sakura si sporse a parlargli all’orecchio, e lui si sentì subito a disagio. «Si intitola “Il piccolo principe”, è di uno scrittore francese, Saint-Exupéry. Ti dice qualcosa?»

Se solo ci fosse stata abbastanza luce perché lei potesse vederlo, Shaoran avrebbe alzato le spalle con sufficienza.

«Mi dice che deve essere la storia di un piccolo principe.»

«E dai, Shaoran, un po’ di fantasia!» Sakura scoppiò a ridere, e gli si fece ancor più vicina, assumendo un tono complice. «In terza media ne abbiamo letto un brano. Parlava del piccolo principe che incontrava una volpe; lei gli chiedeva di essere addomesticata. Ricordo bene cosa diceva la volpe: per lei, addomesticare voleva dire “creare dei legami”.» Ora era davvero vicinissima al suo orecchio. «Shaoran, secondo te noi due ci siamo addomesticati a vicenda?»

Nonostante l’imbarazzo cresciuto a mille, Shaoran non poté trattenersi dal sorridere.

«Tu con me l’hai fatto di sicuro.»

Appena ebbe serrato le labbra, se le morse furiosamente.

Come aveva fatto a dirglielo? Di solito non era così facile per lui esprimere ciò che aveva dentro… Ora, invece, le parole gli erano uscite di bocca così, da sole, spontanee. Cosa gli stava succedendo?

Sakura rise di nuovo, allontanandosi finalmente da lui, anche se quel suo movimento lo fece sentire improvvisamente più vulnerabile.

«È per questo che l’ho scelto» disse la ragazza con semplicità. «È vero che è soprattutto una storia per bambini; ma non ne ho potuto fare a meno, mi ricordava troppo… qualcosa»

Shaoran sorrise ancora, riprendendosi dal momento di panico.

«Lo sai…?» esordì, esitante. «Mi piacerebbe leggere quella storia. Se parla di problemi nel relazionarsi, beh, probabilmente è il libro adatto a me.» Sospirò amareggiato. «Una bella cosa, la lettura. Ti permette di andartene lontano… Se hai la possibilità di leggere, ovvio.»

Altrimenti, non ti restano che il sogno e il ricordo…

Fu distratto dalle sue meditazioni dal movimento brusco con cui Sakura si alzò dal letto.

«Shaoran, torno subito.»

Sorpreso, il ragazzo l’ascoltò attraversare la stanza buia con movimenti cauti.

«Ma che cosa…?»

Lei non lo ascoltò, né disse nulla. Aprì la porta con un lieve cigolio e la richiuse quasi subito, attenta come sempre che non entrasse troppa luce nella camera di Shaoran. Quando fu fuori, lui la sentì distintamente chiamare Wei. E, con i sensi all’erta, sentì anche che il maggiordomo effettivamente le rispondeva, si intratteneva a bisbigliare con lei in corridoio e poi scendeva le scale, diretto chissà dove.

Ma che accidenti stava combinando, adesso, quella pazza?

Passò meno di un minuto: i passi di Wei percorsero di nuovo le scale, poi la porta si riaprì e Sakura tornò nella stanza, con il suo profumo e la sua aura ormai inconfondibili.

«Eccomi qui. Solo un altro attimo di pazienza…»

«Si può sapere cosa stai…?» fece Shaoran, interrompendosi al sentire un sommesso clic.

«Wei è stato tanto gentile da procurarmi una torcia elettrica» spiegò Sakura, trafficando adesso con qualcos’altro.

«E per quale motivo?» ribatté il ragazzo, sconcertato.

«Che domande!» La voce di Sakura sembrava attutita, come se la sua testa fosse immersa in qualche cosa; ma l’istante successivo tornò a risuonare nel centro della stanza. «Voglio leggere per te, ovvio.»

Shaoran non reagì. Ascoltò tutti i suoi movimenti, capendo ora cosa significassero: aveva aperto la cartella che aveva lasciato sul tappeto, ci aveva frugato dentro con cura, e ne era riemersa sfogliando sonoramente le pagine di un libro. La sentì poi posare il libro su un piano, forse la scrivania, e muovere una sedia.

«Tranquillo, ho sistemato la cartella davanti al fascio di luce, così non ti disturba» lo rassicurò.

Lui continuava a non reagire. Riprendendo a sfogliare le pagine, Sakura ruppe il silenzio.

«Ehi, Shaoran, tutto bene?… Non è che ti sei addormentato? Però potevi darmi almeno il tempo di iniziare a leggere, prima di cadere nel sonno!»

Shaoran si scosse.

«Scusami» borbottò. Si schiarì la voce in modo da renderla più convinta. «Non serve che tu legga per me, davvero…»

«Ma a me fa piacere» lo interruppe Sakura, allegra, mentre il suono di pagine sfogliate si fermava. «Eccolo qui, l’ho trovato.»

Iniziò a leggere il brano de “Il piccolo principe” di cui gli aveva parlato poco prima. La sua voce riempì totalmente il silenzio e il buio intorno a lui, in modo che di colpo tutto gli sembrò molto meno opprimente.

E del resto era questo, ciò che la sua voce aveva sempre significato per lui: la fuga dall’oppressione della sua condizione, un’ancora di salvezza, qualcosa che più di qualsiasi altra gli ricordava che lontano dalla sua vista c’era un mondo pieno di musica…

“Vieni a giocare con me”, le propose il piccolo principe, “sono così triste…”

“Non posso giocare con te”, disse la volpe, “non sono addomesticata.

“Ah! scusa”, fece il piccolo principe.

Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:

“Che cosa vuol dire ‘addomesticare’?”                                                            [*]             

Shaoran rimase immobile, quasi incantato nell’ascolto. Non si era mai reso conto prima di quanto fosse importante per lui ascoltarla; ma adesso sentiva che non poteva sperare di sentire un suono più bello e più dolce della sua voce, che ora gli raccontava la storia di un ragazzino che per la prima volta si ritrovava a voler bene a qualcuno, di una volpe che gli spiegava l’importanza dell’amicizia, della nascita di una fiducia che gli ricordava fin troppo quella che era nata, così all’improvviso, tra lui e quella ragazza incredibile…

“… I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell’oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticata. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…”

La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:

“Per favore… addomesticami”, disse.                                                            [*]

E per la prima volta dalla mattina dell’intervento, fu portato a pensare che ascoltarla non gli bastava più. Voleva vederla… Ora ne era consapevole. Il motivo, però, non avrebbe saputo dirlo…

Fino a qualche giorno prima non avrebbe mai neanche lontanamente pensato una cosa del genere. Aveva quasi odiato la prospettiva dell’intervento, un tempo, perché era come un insulto, una mancanza; perché, al contrario dei suoi occhi, suo padre non poteva in alcun modo tornare. Ma adesso… Adesso non sapeva più cosa pensare. Sapeva solo che aveva un unico desiderio: vedere Sakura.

Voleva guardare negli occhi l’unica persona che era riuscita a farsi strada nel suo buio…

Che bisogna fare?”, domandò il piccolo principe.

“Bisogna essere pazienti”, rispose la volpe. “In principio tu ti siederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino…”                                                            [*]

Le parole sono una fonte di malintesi…, si ripeté mentalmente.

E difatti, lei non gli aveva mai rivolto parole che lo avrebbero fatto ritrarre da sé…

Poi Sakura interruppe il racconto, e fu come se una magia si fosse infranta.

«Sei ancora sveglio?» mormorò la ragazza, in tono sospettoso.

Di nuovo, Shaoran si impose di scuotersi.

«Certo…»

«Oh, bene. Temevo di essere stata un po’ una lagna» ridacchiò Sakura, impacciata.

«Niente affatto.» Shaoran si sentì arrossire ancora. «Mi… Mi piace la tua voce.»

Sakura chiuse il libro con un colpo secco, e Shaoran ebbe l’impressione che anche lei, ora, si sentisse in imbarazzo.

«Ehi, lo sai che ti dico? Visto che ci sono, adesso inizio anche i compiti… Per fortuna oggi ho solo matematica. Oh…» Sakura gemette. «Io odio la matematica! Saremo sempre due mondi distinti. Tu come te la cavi, Shaoran?»

«Me la cavo» mormorò lui, senza sbilanciarsi.

«Davvero? Senti, mi faresti un favore grande grande? Mi puoi dare una mano?» Il tono di Sakura era a dir poco supplichevole. «Sul serio, io le equazioni non so neanche cosa siano. Mi aiuteresti? Per favore…»

Shaoran rimase per un attimo confuso da quella situazione; poi ne fu quasi lusingato. E così, anche lui poteva in qualche modo essere utile a lei

«Certamente» sorrise.

«Oh, Shaoran, grazie! Sei… Sei proprio un piccolo principe!»

Un piccolo principe con le guance sempre più rosse… si disse lui, furiosamente imbarazzato.

 

a

 

Quello di Sakura si rivelò ben presto un eufemismo. Per lei le incognite non erano la x e la y; erano proprio le equazioni in sé a costituire una vera incognita… Shaoran le spiegò pazientemente alcuni procedimenti, ma Sakura prendeva tutto in modo talmente ironico che le sue “ripetizioni” non poterono aiutarla molto: entrambi finivano puntualmente per scoppiare a ridere, e così addio esercizio.

«Va bene, basta così» rise alla fine Sakura, rinunciando definitivamente a capirci di più. «Però devo ammetterlo, fare i compiti di matematica non è mai stato così divertente. E poi, è bello sentirti ridere.»

Shaoran scosse la testa sorridendo, ma le sue parole, ancora una volta, lo imbarazzarono.

«D’accordo» le concesse. «E ora?»

«E ora, pausa relax!» esclamò Sakura, mentre un altro clic gli indicava che stava spegnendo la torcia. La sentì alzarsi e tornare prudente verso il letto. «Dopo tanto studio, ci vuole proprio una pausa, non credi

«Dopo tanto studio?» ironizzò lui. «Questa è la tua idea di uno studio pesante, Sakura?»

Ma non riuscì a mantenere a lungo quel tono sarcastico, perché nel momento in cui lei gli sedette accanto, l’imbarazzo lo ghermì di nuovo. Ma che cosa gli prendeva, quel giorno? Finora non era mai stato così impacciato per via della sua vicinanza…

«Shaoran…»

Lei gli parlò in un sussurro: improvvisamente sembrava molto seria.

«Ah…» Sentendosi la sua mano stretta alla manica della felpa, il ragazzo si impose di concentrarsi sulla conversazione. «Sì?»

«Se ti faccio una domanda, mi prometti che non penserai male di me?»

«Certo» mormorò Shaoran, stupito, dopo un solo attimo di incertezza.

La mano di Sakura gli percorse il braccio, proprio come una volta lui aveva percorso il suo, e nello stesso modo andò a posarsi sul suo viso. Shaoran represse un brivido quando sentì quelle dita sottili e calde soffermarsi sulle bende all’altezza delle tempie. Sakura prese fiato.

«Ti… Ti fa male?»

Esitava ancora… Ma a Shaoran non dava fastidio quell’interessamento; sapeva bene che lei non provava pena per lui. Perché non riusciva a farle capire quanto si fidasse della sua amicizia?

«No…» sussurrò, sincero.

Dopo qualche istante, però, lei si ritrasse comunque dai suoi occhi, e si scostò da lui.

«Scusa, non volevo essere invadente… Solo che… Beh, vorrei saperlo, se stessi male…»

«Non preoccuparti.» Shaoran la interruppe d’impulso; ritrovò la sua mano sulle lenzuola e se la riportò al volto, tenendola ancora vicina a sé. «Stai qui…»

Si sentiva sempre più in imbarazzo, ma non poteva sopportare che lei si allontanasse. Non più.

Sakura si rilassò impercettibilmente contro di lui, e gli sfiorò piano i capelli che gli ricadevano sulla fronte e sulla fasciatura. Shaoran avvertiva un tepore sempre più intenso, un calore che non incendiava solo il suo volto, ma anche qualcosa dentro di lui.

«Forse…» mormorò alla fine Sakura. «Forse ora hai bisogno di riposare un po’…? Non voglio stancarti.»

Così dicendo, lo sospinse disteso sul letto. Ancora una volta si distanziò dal suo viso, e il ragazzo provò lo stesso senso di vulnerabilità.

«Devi tornare a casa?» le chiese, chiedendosi se la propria voce suonasse delusa come lui si sentiva.

La ragazza rise sommessamente. Si portò vicina al suo orecchio, facendolo sprofondare di nuovo nell’imbarazzo.

«Se vuoi che resti, resto…»

Solo allora Shaoran si rese conto che si era distesa al suo fianco e che stava abbandonando la testa sulla sua spalla. Chissà perché, il suo cuore ebbe una strana reazione: iniziò a battere all’impazzata, specie nel momento in cui Sakura si strinse a lui.

Confuso, emozionato, smarrito, Shaoran la circondò con le braccia.

«Grazie…» gli sfuggì detto.

«Grazie a te» mormorò lei. «Sai una cosa, Shaoran?»

«Cosa?» bisbigliò automaticamente, mentre il cuore gli impazziva nel petto.

«Credo proprio che tu sia il mio migliore amico.»

Shaoran non replicò. Rimase semplicemente immobile in quell’abbraccio, ad ascoltare il suo respiro sulla guancia e i battiti furiosi del proprio cuore.

E fu in quel momento, ripetendosi quella parola, che iniziò a porsi delle domande.

Amico.

Era una cosa normale che un “migliore amico” si sentisse come ultimamente si sentiva lui insieme a Sakura?…

 

 

 

* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *

 

 

Credits: Tutti i brani contrassegnati da questo simbolo [*] sono citati direttamente da “Il piccolo principe”, opera originale di Antoine de Saint-Exupéry.

 

Ed ecco spiegato il motivo della mia predilezione per questo capitolo: qui, finalmente, Shao comincia a farsi le domande più fatidiche…  ^///^  È stato troppo bello immaginarlo nel buio insieme a Sakura a farsi tali domande!

 

Ringrazio per le recensioni:

Saku_cele: Ciau Cele, sono felice che lo scorso capitolo ti sia piaciuto!  ^///^  Non preoccuparti, arriverà presto il momento della caduta delle bende di Shao!  ^___^  Un bacio!

Dany92: Ciau Dany! Sono d’accordo con te, Sakura è decisamente più prevedibile di Shao  XD  Sono contenta che ti siano piaciuti quei primi segni del cambiamento interiore di Shaoran… Che te ne pare di questi, nuovi nuovi??  ^///^  Grazie mille per i complimenti, ti abbraccio forte!

Non so come chiamarmi: Ciau Ambra, sono felicissima di vedere che anche i miei capitoli più brevi conquistano la tua attenzione, lo sai che ci tengo!  ^///^  E sono ancora più contenta che ti sia piaciuta la parte in cui Shao guidava Saku nel buio, perché era proprio una di quelle che preferivo anch’io scrivendola!! Un bacione!

Lady Maryon: Ma certo che è un onore per me ricevere le tue recensioni!!  ^///^  Waaa sarei tentata di rispondere subito alle tue domande, ma temo di non potere; conosco lettori in grado di uccidere per i troppi spoiler indesiderati…  °__°’  Spero comunque che continuerai a seguire la ff e che ti piaccia ancora!  ^///^  Baci!

 

Ringrazio tutti i lettori, ad uno ad uno, e chi inserisce la ff tra i preferiti – quasi ad ogni aggiornamento trovo altre persone che l’hanno fatto! Non ho più parole per ringraziarvi!!

Appuntamento alla prossima settimana, con un altro capitolo su Sakura

Arigatou to sayonara minna!

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Capitolo 18
*** Together is easier ***


Through your eyes

Pronto il capitolo 18: un po’ più “discorsivo” del precedente, ma spero vi piaccia lo stesso!… Continua la settimana di buio del povero Shao… Che succederà stavolta?  ^^

Buona lettura a tutti!

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

18

Together is easier

 

Io non posso far di più, tanto il cielo resta su

Sopra gli occhi miei, così doppiamente fragili

Proprio come sono adesso gli occhi tuoi

Fragili, per paura, sì

Che domani, nonostante il mare

Non si riesca più a sognare

 

Anna Tatangelo, Doppiamente fragili

 

 

Domenica 16 settembre

 

Non c’era niente da fare: lei odiava la matematica. Se non altro, però, sapeva sempre prenderla sul ridere.

«E così, se porto la x al primo membro, devo cambiarle il segno… Beh, capisco, in fin dei conti si dovrà pur integrare nel suo nuovo ambiente, quindi dovrà cambiare qualcosa. Certo che però è così stupido cambiare per farsi accettare dagli altri! Non ti pare?»

Shaoran non la smetteva più di ridere. Sakura ne era felice; quel ragazzo aveva tanto bisogno di distrarsi un po’… Era sempre grata di poter fare qualcosa per lui.

«Lo sai qual è il tuo problema, Sakura?» le ripeteva l’amico. «Tu non prendi sul serio la matematica.»

«E ci mancherebbe che la prendessi sul serio! No, scusa, Shaoran, mi vuoi dire a che accidenti serve nella vita scoprire il valore delle x e delle y? Voglio dire, nella vita al massimo possono tornarti utili le operazioni, o magari le frazioni, oppure anche le potenze, volendo esagerare… Ma le equazioni secondo te hanno un senso pratico? A me non sembra proprio! Sono una cosa assolutamente concettuale, teorica. E come si può prendere sul serio una teoria, se c’è sempre una teoria contrastante che può confutarla?»

Shaoran si limitava a ridere, anche se non mancò di dirle che il suo ragionamento era interessante.

 

a

 

Da tre giorni Sakura faceva regolarmente i compiti nella stanza buia di Shaoran, alla luce della solita torcia elettrica. In condizioni normali, avrebbe rinunciato da un pezzo a quegli insulsi esercizi che la prof le rifilava giornalmente; ma l’aiuto paziente e divertito di Shaoran faceva sì che lei attendesse quei momenti con gioia, ogni giorno al ritorno da scuola. Persino Tomoyo aveva notato il suo incremento di interesse nei confronti di quella materia, e com’era ovvio non aveva perso l’occasione per scherzarci su.

Ma quella domenica, naturalmente, Sakura non aveva ritenuto opportuno né necessario portare i libri di scuola alla villa… In realtà, Touya le aveva fatto notare che non era necessario nemmeno che lei passasse alla villa anche il fine settimana; ma dopotutto era da un pezzo che Sakura non gli dava più ascolto.

Però aveva portato con sé la copia de “Il piccolo principe”. Da quando Shaoran le aveva detto che gli piaceva ascoltarla, aveva iniziato a leggere ad alta voce nella sua stanza, in modo da potersi portare avanti con quel compito e al contempo fare ancora qualcosa per sollevare l’umore del ragazzo. Per lui quella settimana doveva essere frustrante, anche se non lo dava a vedere: stava per conoscere l’esito dell’intervento, e Sakura voleva assolutamente fargli capire che anche in quell’attesa poteva contare su di lei…

E così anche adesso sedeva sul suo letto, appoggiata alle sue gambe, e leggeva tenendo la torcia molto vicina alle pagine, in modo che il fascio di luce non colpisse mai in alcun modo il viso di Shaoran. Ogni volta che cambiava pagina, o posizione, o faceva un qualsiasi movimento, le sembrava di sentirlo irrigidirsi.

Questo era un aspetto di quei pomeriggi bui che Sakura aveva imparato a temere: ormai aveva capito che Shaoran era estremamente imbarazzato dal fatto che lei stesse per tanto tempo sola con lui in quella stanza priva di luce; un paio di giorni prima, anche Touya le aveva lanciato una sottile allusione irritata in merito. Lei capiva il loro punto di vista, sia quello dell’amico, sia quello del fratello… Ma ugualmente non poteva impedirsi di voler passare quel tempo con Shaoran: ormai era ciò che più attendeva ogni mattina quando apriva gli occhi. Persino la necessità di recarsi ogni giorno al cimitero, da sua madre, era passata stranamente in secondo piano…

Tali erano i suoi pensieri, quando Sakura ad un tratto chiuse il libro e si stiracchiò, sfiorando il braccio di Shaoran e sentendolo tesissimo.

Si ritrasse, per non accrescere ancora il suo imbarazzo, e gli parlò con la solita naturalezza.

«Lo sai cosa mi ci vorrebbe adesso, Shaoran? Una bella tazza di tè. Non so tu, ma personalmente quando parlo o leggo troppo a lungo la gola mi diventa arida.»

«Ma davvero?» ribatté Shaoran, in un tono che recava tracce di un sorrisetto ironico. «Strano che tu non l’abbia sempre arida, allora.»

«Mi stai dicendo che parlo troppo, eh?» sbuffò Sakura, con la stessa ironia. Schermò la torcia con una mano e si alzò dal letto. «Beh, senti, Mister Poche Parole, io scendo un attimo e poi porto su la merenda per tutti e due. Così vedremo se avrai ancora da ridire sulla mia gola.»

Ascoltando la sua breve risata sommessa, la ragazza percorse la stanza e raggiunse la porta; spenta la pila, uscì in corridoio infilandosela in tasca.

Dirigendosi al piano di sotto, continuò a rimuginare: effettivamente non doveva sembrare molto normale il fatto che lei volesse rinchiudersi ogni santo giorno in quella sorta di camera oscura insieme ad un ragazzo. Chissà cosa ne pensava Yelan, poi. Quest’ultima riflessione la fece arrossire di botto.

La porta della vasta cucina era aperta. Sakura entrò cautamente, pensando di chiedere come sempre l’aiuto di Wei per la merenda – a quanto sapeva, era sempre lui a fare compagnia a Shaoran al momento dei pasti; ma il maggiordomo non c’era: l’unica persona presente era Yelan.

La donna la vide e le sorrise apertamente, mentre lei si faceva piccola piccola sulla soglia.

«Hai bisogno di qualcosa, Sakura?» le chiese gentilmente la madre di Shaoran. «Wei è fuori, ma posso aiutarti io, mi farebbe piacere.»

«Oh, beh…» Sakura si accorse di farfugliare. Si schiarì la gola e ricominciò, senza guardarla direttamente negli occhi. «Beh, mi chiedevo se oggi non potevo portare di sopra io la merenda, al posto di Wei… E visto che non c’è, allora forse posso…»

«Ma certo.» Yelan sorrise ancora e aprì uno sportello della cucina immacolata, estraendone una teiera. «Siediti pure, cara, penso a tutto io.»

«Oh, no, davvero, io vorrei rendermi utile…»

«Tesoro mio…» La donna la guardò con l’espressione dolce che lei aveva imparato a conoscere. «Non c’è bisogno che tu faccia altro oltre a ciò che stai già facendo.»

Sakura la osservò muoversi leggiadra in cucina per preparare tè e biscotti, rendendosi conto che lei non sembrava affatto preoccuparsi della sua “vicinanza” con Shaoran, lassù in quella stanza dalle finestre chiuse. Si rilassò, mentre Yelan continuava il suo discorso emozionato.

«Sono contenta che tu e Shaoran passiate tanto tempo insieme. Per lui è molto importante, in questo momento, sapere di non essere solo… Ed è unicamente grazie a te che l’ha capito. Non ti ringrazieremo mai abbastanza, Sakura; vale per tutti noi.»

Proprio come la sua voce, le mani di Yelan tremavano leggermente. Di nuovo a disagio, Sakura le si avvicinò, le sfilò di mano la teiera e la posò sul fornello. Yelan non si oppose.

«Nessuno di voi deve ringraziarmi.» Impacciata, Sakura si concentrò sul fuoco che scoppiettava mentre lei apriva il gas; poi, quasi senza volerlo, si ritrovò a rivelarle tutti i suoi pensieri. «La verità è che anch’io ho bisogno di stare con lui. È che… Shaoran è l’altra faccia di me. Quella che ha più bisogno di conferme. Mi ricorda così tanto quel senso di impotenza che ho provato anch’io…» Sorrise tra sé, ancora incapace di guardare Yelan negli occhi. «All’inizio era proprio questo il punto. Volevo solo fargli capire che quell’impotenza si può sempre superare… Ma poi ho capito che c’era molto di più: c’era il fatto che, nonostante tutto, noi siamo molto simili. Non potevo più fare a meno di voler essere sua amica. E a quel punto, vedere che si fidava di me, così all’improvviso, è stato ancora più bello. Mi ha fatto capire che ho fatto bene a fare quella promessa…» Si interruppe.

«Quale promessa?» mormorò Yelan, colpita.

Finalmente Sakura alzò gli occhi su di lei.

«Quella di sorridere sempre. Quella che ho fatto a mia madre, quando mi ha lasciata.» Dimostrò le sue parole sorridendole. «Dopotutto, stando insieme è molto più facile.»

Yelan continuò a guardarla, e Sakura vide alcune lacrime spuntare agli angoli dei suoi dolci occhi di mamma. Chissà se lei conosceva già la sua storia; chissà se Shaoran gliene aveva parlato, o se aveva preferito tenerla per sé, perché quello era un dono che Sakura aveva voluto fare a lui, a lui soltanto…

In quel momento la teiera emise un sibilo, ed entrambe si volsero di nuovo alla cucina.

«È davvero incredibile la forza che emani, lo sai?» sussurrò Yelan, sollevando la teiera fumante, stavolta con una presa più salda. «Non mi sorprende che tu sia riuscita a superare le barriere di Shaoran.»

Sakura la vide asciugarsi una lacrima con la mano libera, e si sentì di nuovo arrossire.

Yelan si scosse e tornò al tavolo, dove versò il tè in due tazze, che sistemò su un vassoio insieme ad un piattino pieno di biscotti. La ragazza la ringraziò, ma lei scosse piano la testa.

«Ma fai così anche con Shaoran?» rise. «Tu non devi mai ringraziare, Sakura. Non ti conosco da molto, ma ho capito che saranno sempre gli altri a dover ringraziare te… Per un motivo o per un altro.»

Imbarazzata, Sakura si limitò ad abbassare lo sguardo sul vassoio.

«Riesci a portarlo da sola?»

«Certo» bisbigliò.

«Allora vai pure. Sono certa che Shaoran ti aspetta impaziente.»

Per la terza volta, Sakura avvertì un fiotto di calore al viso. Lo ignorò, annuendo e uscendo dalla cucina, lasciandosi alle spalle l’emozione di Yelan, che era anche la sua.

Tornando da Shaoran con la merenda, le sembrò di sentire un suono leggero echeggiare nella casa vuota: come di qualcuno che si soffiasse il naso.

In fondo, sì, ne era convinta. Aveva fatto davvero bene a fare quella promessa.

 

 

 

* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *

 

 

Ok, ok, l’avevo detto che era un po’ più discorsivo… L’intenzione era di tornare a porre l’attenzione sul personaggio di Yelan… Spero di non avervi annoiato troppo!  ^__^’

Prometto che il prossimo capitolo sarà mooolto più interessante… Ehm… Le spiegazioni a dopo!  XP

 

Ringrazio infinitamente:

FaNtAsTiC PaUl: Ciau Paul! Ma non preoccuparti assolutamente… Anzi, sono felice che tu stia seguendo la ff!! Mi fa piacere che ti siano piaciute le citazioni dal “Piccolo principe”; tra l’altro, torneranno anche in seguito…  ^^  Grazie ancora, un bacio! (PS. Puoi farmi un favore? Saluteresti la sorellina Soili per me? Mi manca tanto tanto  ç__ç )

Saku_cele: Ciau Cele! Hai ragione, se Sakura non cambia idea ci saranno migliaia di Shaoraniste in fila per accaparrarsi il bel cinesino!!  XD  Grazissime per i complimenti, bacioni!

Dany92: Waaa, troppe lodi, non le merito!!  °///°  Sono davvero felicissima che lo scorso capitolo ti sia piaciuto tanto! Ci speravo: come ho detto, per quanto riguarda i contenuti piace in maniera particolare persino a me, e io sono molto esigente con me stessa!  XD  Grazie, grazie, grazie!! Baci!

Non so come chiamarmi: Ciau Ambra! Kyaaa, sei gentilissima!!  >///<  Davvero hai letto il capitolo due volte?? Sono così lusingata, emozionata, commossa!… Ehm, ricomponiamoci.  ^///^  E se ti dicessi che assisterai presto alla… reazione di Shao?  XD  Grazie davvero all’infinito, un bacio!

 

Grazie anche a tutti i lettori, come sempre!!  ^^

 

Allora… Credo sia arrivato il momento delle “spiegazioni” citate poco sopra…

Insomma, la famosa settimana di reclusione deve finire prima o poi, no? E nel prossimo capitolo… Beh… No, vi lascio la sorpresa!  XD

Alla prossima… Arigatou to sayonara minna!

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Capitolo 19
*** Green eyes ***


Through your eyes

Waaa sono in ritardo con gli aggiornamenti!! Chiedo umilmente perdono: negli ultimi tempi ho avuto un tale estro creativo (si fa per dire  XP ) che ho scritto one-shot quasi ogni giorno, come avrete potuto verificare dalla nascita nel mio account di tre storie tutte nuove... Così, lo confesso, mi è passato di mente di aggiornare con il diciannovesimo capitolo! E dire che questo è così decisivo!!... Potrete mai perdonarmi?  ç__ç

Vi lascio subito alla lettura: non voglio farvi aspettare ancora!!  U///U

[Psst, spero che il titolo vi dica qualcosa...  ^__^ ]

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

19

Green eyes

 

There can be miracles when you believe

[...]

They don’t always happen when you ask

And it’s easy to give into your fears

But when you’re blinded by your pain

Can’t see the way, get through the rain

A small but still, resilient voice

Says hope is very near

 

Whitney Houston & Mariah Carey, When you believe

(Dal film “Il Principe d’Egitto”)

 

 

Giovedì 20 settembre

 

E così, finalmente ci siamo.

Shaoran non era sicuro di come si sentisse, mentre l’automobile partiva dal vialetto della villa e lui iniziava l’ultima parte del suo viaggio, quella che lo avrebbe portato a riaprire gli occhi sul mondo. L’unica cosa che sentiva chiaramente era una grande confusione. Tutto in lui si fondeva in un intrico di diverse emozioni spesso contrastanti.

Quel giovedì mattina, in cui il tempo sembrava passare al rallentatore, lo avevano accompagnato fuori dalla sua stanza, lasciando che le bende restassero ora la sua unica protezione dalla luce esterna; lo avevano guidato alla macchina, rivolgendogli le solite parole rassicuranti, e sua madre lo aveva stretto a lungo, ripetendogli più volte che sarebbe andato tutto bene. Ma lui non era preoccupato; il solo fattore che sul momento lo aveva turbato non poco, e che tuttora lo scombussolava, era stato la presenza di Sakura.

«Mio padre si è mostrato molto comprensivo con me» gli stava mormorando lei all’orecchio, in quel preciso istante, sul sedile posteriore dell’auto di famiglia. «Ha capito che oggi a scuola non sarei riuscita a combinare niente, che per tutto il tempo sarei stata con la testa da un’altra parte… Così mi ha permesso di accompagnarti.»

«Una volta ti ho detto che non dovevi preoccuparti tanto per me, ti ricordi?» borbottò Shaoran, sempre più imbarazzato dalla sua vicinanza.

«Sì, mi ricordo.» Sakura gli strinse una mano, con una risatina che suonò un po’ nervosa. «Ma nemmeno all’epoca ti ho dato retta.»

Shaoran non disse nulla. Finse di sprofondare nei propri pensieri, ma in realtà era intento nell’assaporare a fondo il senso di calore che la mano di Sakura gli trasmetteva.

In quella settimana in cui lei era stata l’unica a condividere la sua oscurità, il ragazzo si era sentito sempre più strano. Le mattinate, momenti in cui lei era a scuola, lontano da lui, erano state una tortura. I pomeriggi, momenti in cui lei gli era sempre più vicina, erano diventati fonte di imbarazzo. Le notti, tutte, le aveva trascorse a sognare la sua voce, le mani di lei sulle sue, e a sognare di poterla finalmente vedere.

Continuava a chiederselo incessantemente: era normale sentirsi così?

Persino in quel momento, in cui la sua unica preoccupazione avrebbe dovuto essere l’istante in cui gli avrebbero tolto le bende, non poteva fare a meno di soffermarsi sul proprio cuore che impazziva ad ogni respiro della ragazza al suo fianco.

«Shaoran… Hai paura?»

Il suo improvviso sussurro lo fece sussultare. Riflettendo, Shaoran si sfiorò la fasciatura.

«Non proprio» mormorò.

Ma come poteva dirle che in realtà stava solo pensando a quanto fosse unico e forte quello che provava per lei?

«Dai…» Sakura rise ancora, e stavolta sembrava più naturale. «Tua madre ha ragione. Andrà tutto bene. Non hai nulla da temere… Ehi, ci pensi che tra un po’ potrai vedere come sono fatta?»

Shaoran si sentì smascherato. Fu certo di avvampare, ma Sakura non sembrava curarsi del suo impaccio.

«Ora che ci penso, non mi hai mai chiesto nulla di me» continuò in tono pensoso. «Perciò ora non hai la minima idea di cosa aspettarti… Immagino che il tuo atteggiamento scostante ti renda anche indifferente a queste cose, eh?»

«Più o meno» le rispose in un borbottio.

In realtà, non le aveva mai fatto domande perché non credeva ce ne fosse bisogno: quella ragazza era stata capace di dargli così tanto, così tanto, senza che lui chiedesse mai nulla… Senza contare che nemmeno lei gli aveva mai fatto troppe domande. La loro era un’intesa che si basava più che altro sull’istinto, sulla consapevolezza di essere vicini, di non essere soli… Quei pensieri finirono per farlo sentire ancor più a disagio.

Poi Sakura gli prese le mani e se le portò al viso.

«Riesci a immaginarmi, così?» mormorò con voce spensierata.

Shaoran ebbe subito l’impulso di ritrarsi. Ma che diavolo le saltava in mente? Non si rendeva conto di quanto fosse imbarazzante per lui…? No, ovviamente lei non ne aveva idea: teneva ben strette le sue mani contro le proprie guance, e alla fine Shaoran non poté impedirsi di percorrerle il viso con le dita.

Il contatto con quella pelle morbida e tiepida aumentò il suo imbarazzo; ma lui continuò, quasi stregato, a conoscere a poco a poco la forma dei suoi occhi, dei suoi lineamenti… Quando le sfiorò la bocca, entrambi si ritrovarono a trattenere il fiato.

«Allora?» mormorò Sakura, cercando evidentemente di dissimulare il fatto che era confusa. «Hai qualche idea, adesso?»

«Beh…» esordì Shaoran, sempre più turbato, continuando a seguire i contorni delle sue labbra. «Non… Non saprei…»

In quel momento la macchina iniziò a rallentare, e dal sedile anteriore li raggiunse la voce di sua madre.

«Siamo quasi arrivati, ragazzi.»

Come colto in flagrante, Shaoran si allontanò precipitosamente dal viso di Sakura.

Si concentrò sulle manovre di Wei, che avvicinavano inesorabilmente l’automobile alla clinica; ma la sensazione della pelle della ragazza era ancora forte, proprio come il suo respiro e la sua voce e…

Alla fine l’auto si fermò del tutto. Wei spense il motore e aprì la portiera, dirigendosi subito al suo sportello e tenendolo aperto per lui. Per un istante fu come rivivere il momento del suo arrivo a Tomoeda.

E allora Shaoran si disse che, se a Tomoeda aveva trovato Sakura, forse anche in quella clinica poteva trovare qualcosa di altrettanto importante.

Scese con cautela dalla vettura, e quasi subito si sentì raggiunto da Sakura, che poi gli si aggrappò al braccio, sussurrandogli di nuovo quelle parole.

«Andrà tutto bene.»

Sentendosi ormai tranquillo, Shaoran sorrise e annuì.

 

a

 

Il corridoio della clinica era impregnato dello stesso odore di disinfettante che lui ricordava di aver sentito il giorno dell’intervento. Il chirurgo, invece, emanava un forte odore di dopobarba costoso.

«Bene, signor Li, è pronto?»

La sua voce suonava fiduciosa, ottimista. Stringendo forte la mano di Sakura nella propria, Shaoran annuì ancora.

«Allora direi che possiamo cominciare.» Il medico fece una pausa, poi sembrò rivolgersi a Sakura. «Tu sei una parente, cara?»

«Ehm…» Sakura sembrava intimidita. Per un istante, Shaoran se ne stupì. «Veramente no.»

«È un’amica» puntualizzò il ragazzo, in un tono che non ammetteva repliche.

«Capisco», ribatté il chirurgo, «ma, beh, se non è una parente, forse sarebbe il caso che aspettasse fuori, non trova?»

Shaoran ebbe l’impressione che il cuore gli mancasse un battito.

«Io non trovo» sentì che rispondeva sua madre, pacata ma decisa.

«Non importa» mormorò Sakura, con voce contrita, rivolgendosi a Shaoran. «Tu vai. Non preoccuparti. Io posso aspettare fuori insieme a Wei…»

«No.» Shaoran le strinse ancor più forte la mano, al punto che la sentì trattenere il respiro. «Devi esserci anche tu. Ti voglio con me, Sakura.»

Calò uno strano silenzio, in cui Shaoran rifletté sulle parole che aveva appena pronunciato: a lui suonavano così ambivalenti

«Molto bene» sospirò infine il chirurgo, cedendo. «Entrate pure.»

«Grazie…» sussurrò Sakura all’orecchio di Shaoran, mentre insieme entravano nella stessa sala in cui il ragazzo era stato sottoposto all’operazione.

Quel sussurro gli scatenò dentro qualcosa di indefinibile…

La porta si richiuse. Il medico guidò Shaoran e gli chiese gentilmente di sedersi in una certa poltrona.

Nel momento in cui lasciò andare la mano di Sakura, lui si sentì strano… fuori posto.

Si sedette, ma continuava a percepire la presenza di lei, immobile e silenziosa al fianco di sua madre.

«Eccoci.» La voce del chirurgo, unita al suo odore, gli indicò che l’uomo si stava chinando di fronte a lui. «Ora le tolgo le bende. Non sentirà alcun male, stia tranquillo. E apra gli occhi solo quando avrò finito, in modo da lasciar loro il tempo di riabituarsi alla luce.»

Shaoran annuì di nuovo, mentre le mani sicure dell’uomo iniziavano a muoversi intorno alle sue tempie, tirando con delicatezza i lembi dei bendaggi…

Sembrò passare un tempo infinito. O forse era solo troppo impaziente… In effetti, soltanto adesso si rendeva pienamente conto di ciò che stava per succedere: stava per tornare a vedere. Stava per vedere Sakura. Ne era sicuro; l’intervento non poteva in alcun modo essere fallito.

Per la prima volta, non si sentì in colpa al pensiero di poter recuperare la vista, mentre suo padre non sarebbe mai più potuto tornare indietro…

Ma cosa diavolo mi hai fatto, Sakura?

Perché una cosa era certa: era stata lei a cambiarlo…

Shaoran la sentiva respirare profondamente, come per tranquillizzarsi, da qualche parte alla sua sinistra. Avrebbe voluto dire qualcosa per rassicurarla, ma si scoprì la bocca totalmente asciutta.

E poi l’ultima benda cadde dalle sue palpebre ancora serrate.

«Bene, benissimo! Ora apra pure gli occhi, signor Li.»

Shaoran prese fiato. Per un altro istante rimase ad occhi chiusi, poi si fece forza e li aprì.

Nello stesso istante, sentì il mormorio di sua madre, che sospingeva Sakura verso di lui…

Ma non ci fece caso; era troppo preso dal turbine brumoso che si agitava nei suoi occhi.

All’inizio fu solo nebbia, di un colore indefinito, una sensazione più che una vera e propria visione. Ma poi dalle ombre iniziarono ad emergere delle forme distinte di luci e colori.

Da qualche parte alla destra del suo campo visivo, quella che sembrava una macchia bianca si rivelò essere un camice. Un camice da cui si irradiava un forte odore di dopobarba costoso…

Dritto davanti a lui, un insieme di tinte svelò pian piano il vestito di una ragazza.

Shaoran sentì che il cuore gli batteva più forte, mentre alzava lentamente la testa e metteva a fuoco un viso sconosciuto, contornato da corti capelli tra il biondo e il castano, dove erano perfettamente visibili due occhi colmi di apprensione e fissi su di lui.

Quegli occhi furono la prima cosa su cui la sua vista recuperata si soffermò.

Occhi verdi. Occhi profondi. Gli occhi di Sakura.

Un solo pensiero attraversò la mente di Shaoran; un pensiero che gli sembrò stupido, ma che era assolutamente sincero.

È bellissima…

La ragazza davanti a lui si mosse con cautela. Shaoran si sentì circondare dal profumo che ormai conosceva bene, e trasalì al suono della sua voce familiare.

«Shaoran…?»

Rispondendo ad un impulso, lui sollevò la mano fino alle sue labbra. Provò la stessa sensazione che aveva condiviso con lei qualche minuto o una vita prima, sul sedile posteriore di quella macchina…

«Sei proprio tu» mormorò, senza riuscire ad aggiungere altro.

E poi la vide sorridere, e la vide anche piangere. Ed era questa la cosa più bella: la vedeva.

Si alzò, esitante, per accogliere il suo abbraccio, sentendosi poi scuotere dai suoi singhiozzi. E guardandosi intorno con quegli occhi che erano tornati a vivere, Shaoran poté vedere anche il sorriso del chirurgo e le lacrime di sua madre, ancora più bella di quanto la ricordasse.

Ma era questa la cosa più bella: lui vedeva.

Si distaccò da Sakura e la guardò di nuovo. Si perse totalmente in quegli occhi di smeraldo, che lo scrutavano dentro, piangenti di gioia. Sentì che non si sarebbe mai stancato di guardarla. Solo dopo molto tempo riuscì ad imporsi di interrompere quello sguardo che li univa, e l’abbracciò di nuovo, più forte, lasciandosi andare in un sorriso.

Nessuno disse nulla. Non c’era bisogno di parole.

 

 

 

* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *

 

 

Yatta! Finalmente siamo arrivati a questo punto!!  XD

Spero davvero tanto che questa parte non vi abbia deluso; ho messo molto impegno nell’immaginare la reazione di Shaoran a questo fatidico momento, e non vorrei essere risultata noiosa...  ç__ç

 

Ringrazio per le recensioni:

Saku_cele: Ciau Cele! Grazie mille per il commento, sei sempre molto gentile!!  ^///^  Hai visto che alla fine le bende sono cadute?  XD  Al prossimo capitolo, un bacione!!

Saku068: Sono stata felicissima di ricevere la tua recensione! Mi lusinghi!!  ^///^  Spero che la storia continui a piacerti anche ora che Shao è uscito dalla stanza buia...  ^__^  Un bacio!

Stefola93: ... La migliore della categoria? Waaa non dire così, mi metti in imbarazzo!!  °///°  Non so dirti quanto ti sono grata delle tue parole, davvero...  ^///^  Sono felice che la ff ti piaccia... Spero che questo capitolo non ti abbia delusa! Bacioni anche a te!

Dany92: Ciau Dany! Come sempre sei gentilissima!!  ^///^  Sono contenta che ti sia piaciuto l’“approfondimento” su Yelan; temo che lei sia un po’ OOC rispetto al secondo film su CCS – l’unica occasione in cui l’ho vista  XP – ma c’è anche da dire che le circostanze qui sono molto diverse... Perciò sono lieta che tu abbia apprezzato il modo in cui l’ho descritta!  ^__^  Ebbene sì, finalmente Shao e Saku si sono guardati negli occhi... Cosa ne pensi del loro “primo impatto”?  XD  Ovviamente, tra loro non finisce qui... Figuriamoci!  ^^  A presto, baci!

 

Grazie anche a tutti i lettori, ovviamente!  ^^

 

Con l’augurio che mi abbiate perdonato il ritardo ( ç___ç ), vi aspetto nel prossimo capitolo...

Arigatou to sayonara minna!

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Capitolo 20
*** Look at me ***


Through your eyes

Mi sto praticamente prostrando al vostro cospetto, implorando il vostro perdono per lo spaventoso ritardo… So di aver lasciato la situazione in sospeso proprio in uno dei punti più cruciali, e ne sono addolorata…  ç___ç  Ma vi prego di credere che stavolta non è assolutamente colpa mia: quel maledetto del mio modem me ne ha fatte passare di tutti i colori ultimamente, e solo l’arrivo di un tecnico (immaginatevi un tizio in tutina da supereroe: capirete con quale speranza io l’abbia accolto in casa!  U///U ) ha potuto risolvere la situazione…

Spero ancora una volta di farmi perdonare con questo capitolo… Osshao, come sono ripetitiva!  U///U

Buona lettura a tutti!

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

20

Look at me

 

Turn around, look at what you see

In her face, the mirror of your dreams

Make believe I’m everywhere, living in your eyes

Written on the pages is the answer to a never ending story

 

Limahl, Never ending story

(Dal film “La storia infinita”)

 

 

Giovedì 20 settembre

 

Da quanto tempo non si sentiva così felice, così piena di voglia di urlare e di ridere? Non lo sapeva nemmeno lei. Sapeva solo che, ora che Shaoran la guardava dritto negli occhi, lei si sentiva… realizzata.

Sakura non riusciva a smettere di sorridere. Ogni volta che incrociava lo sguardo dell’amico, vedeva che lui non le staccava gli occhi di dosso. Dovette addirittura farlo spostare, quando arrivarono all’uscita della clinica, per evitargli una collisione frontale con l’anta della porta.

«Accidenti, Shaoran» rise euforica, «non è che ora devi guardare solo me, sai?»

Il ragazzo distolse subito gli occhi e arrossì furiosamente. Sakura continuò a tenere stretta la sua mano, mentre, insieme ad una Yelan commossa fino alle lacrime, uscivano dalla clinica Kusanagi.

Il chirurgo li aveva congedati gentilmente, con l’unica raccomandazione che per qualche tempo Shaoran usasse occhiali da sole, per non affaticare troppo gli occhi; Sakura aveva frenato l’impulso di baciare in fronte quello stesso medico che solo poco prima avrebbe voluto che lei non assistesse alla caduta delle bende. Era davvero troppo felice per Shaoran. Sapeva che lui meritava questo dono, dopo tanto dolore.

Wei aspettava, immobile e teso, accanto alla macchina. Yelan lo aveva invitato ad entrare con loro, ma il maggiordomo aveva affermato di non essere in grado di affrontare quel momento. Ora Sakura sorrise al vederlo voltarsi con apprensione e speranza verso Shaoran.

«Signorino…?»

Lui alzò il viso e lo guardò dritto negli occhi. Dopo un istante, la sua espressione si distese in un sorriso emozionato.

«Non sei cambiato affatto, Wei.»

Osservando tutto ciò che il vecchio e il ragazzo si comunicarono nello sguardo successivo, Sakura scoppiò di nuovo in lacrime.

Vide che Shaoran si voltava subito a guardarla, imbarazzato.

«Dai, Sakura… Non piangere.»

«Scusami.» La ragazza lasciò la sua mano, si asciugò gli occhi e sorrise felice. «Non posso farci niente.»

Shaoran sorrise ancora, incerto, mentre le sue guance, per chissà quale motivo, tornavano a tingersi di rosso. Sakura si sentì quasi sciogliere. Era così dolce il modo in cui la guardava.

In quel momento Wei diede loro le spalle, forse per non lasciarsi andare alle emozioni e mantenere un minimo di formalità adatta al suo ruolo; fu quindi Yelan ad avvicinarsi alla macchina e ad aprire lo sportello posteriore.

«Torniamo a casa» mormorò, la voce ancora rotta.

Sakura vide che Shaoran rivolgeva a sua madre uno sguardo pensoso.

«Mamma…»

«Dimmi, tesoro.»

«Posso…» Lo sguardo pensoso divenne sorriso colpevole. «Posso tornare a piedi con Sakura?»

Colpita, la ragazza lo fissò per un istante, prima di soffermarsi su Yelan. Lei era visibilmente confusa, e Wei, voltandosi, ebbe la stessa reazione. Ma poi i due si scambiarono un’occhiata, e quando tornò a guardare suo figlio, Yelan sorrideva.

«Va bene. È giusto.»

Gli si avvicinò, e per la prima volta da quando avevano abbandonato la sala della clinica, manifestò il suo sollievo abbracciandolo forte. Con un groppo in gola, Sakura guardò quello che era diventato il suo migliore amico lasciarsi alle spalle ogni reticenza per ricambiare l’abbraccio di sua madre.

Si tenne indietro, rispettando l’esclusività di ciò che stava rinascendo tra loro. Ma all’improvviso vide Yelan raddrizzarsi e rivolgersi a lei; poi la donna l’abbracciò come se anche lei fosse stata sua figlia.

Impacciata, ma felice di quel gesto, Sakura ricambiò. Vide Shaoran che assisteva alla scena con quel suo sorriso dolce, e per un attimo ebbe l’impressione di arrossire a sua volta, senza motivo.

Quando tornò all’automobile, Yelan li guardò entrambi e sorrise ancora, prima di salire al fianco di Wei. L’auto si allontanò, ma Sakura si sentiva ancora addosso gli sguardi delle due persone a bordo.

Alla fine si scosse e si voltò verso Shaoran.

«Dovresti stare con loro, in questo momento» mormorò. «Sono la tua famiglia.»

Lui le sorrise, con la stessa aria colpevole di poco prima, e arrossì un altro po’.

«Lo capisci o no che se sono qui è perché voglio esserci?» disse a mezza voce.

Rendendosi conto che aveva utilizzato le stesse parole che lei gli aveva rivolto all’inizio di quella settimana di reclusione, Sakura rischiò di scoppiare a piangere di nuovo. Scuotendosi, riprese la sua mano e iniziò a camminare allegramente, allontanandosi dalla clinica alle loro spalle.

«Allora andiamo, dai… Voglio farti vedere i posti dove siamo stati insieme.»

Le sembrò di vederlo arrossire ancora di più; ma la sua stretta era forte come non mai.

 

a

 

«Il “Parco del Re Pinguino”?» Shaoran stava leggendo incredulo l’insegna all’entrata del parco. «Sul serio si chiama così?»

«Sì.» Sakura scoppiò a ridere davanti alla sua espressione ironicamente stupita. «Non te l’ho mai detto? E dire che ci siamo incontrati qui molte volte, credevo di averti detto il nome del parco…»

«Incontrati?» Shaoran alzò un sopracciglio. «Di’ le cose come stanno, Sakura: tu mi stavi pedinando. Ogni volta che Wei mi lasciava qui, chissà come, spuntavi tu… Credevi che non avrei capito?»

«Oh, Shaoran.» Sakura rise ancora, scuotendo la testa. «Ma io speravo che tu capissi.»

L’espressione del ragazzo si fece confusa.

«Lo speravi?»

«Certo. Così avresti capito anche che ci tenevo davvero, ad esserti amica.»

Shaoran non replicò; rimase a fissarla senza parole, arrossendo per l’ennesima volta. Sakura lo prese per un braccio, guidandolo nel parco.

«Ora ti mostro il motivo di quel nome così strano.»

Accanto a lei, Shaoran camminava guardandosi intorno; era come se volesse imprimersi per bene negli occhi tutto ciò che finora non era stato in grado di vedere, pur avendo passato tanto tempo in quei luoghi e “conoscendoli” diversamente.

Sakura gli indicò le giostre per bambini che, anche se lui non lo sapeva, avevano fatto da sfondo a tutti i loro “incontri” nel parco. Al centro spiccava lo scivolo dalla forma di un pinguino gigante.

«Adesso capisci?»

Shaoran seguì il suo sguardo e sorrise. Un sorriso che si faceva sempre più emozionato, sempre più dolce, ad ogni nuova scoperta, e che Sakura non si sarebbe mai stancata di guardare.

«Così era qui che venivi a cercarmi?» mormorò il ragazzo, senza voltarsi a guardarla, un po’ impacciato.

«Sì» annuì lei, radiosa. «Però andiamo, ci sono così tante altre cose che devo mostrarti…»

Iniziò a correre, tirandoselo dietro, finché raggiunsero l’uscita del parco e, seguendo un lungo percorso di stradine secondarie, giunsero al giardino pubblico.

Non si fermò a dare spiegazioni a Shaoran. Fermandosi ansante tra gli alberi, gli lasciò la mano e si diresse sicura alla pianta che lui aveva già in qualche modo conosciuto.

«Ma…» Lo sentì ansimare in tono sorpreso, e si voltò a guardarlo. Shaoran aveva gli occhi fissi sui rami del ciliegio. «Quella è…?»

Sakura annuì di nuovo.

«È la mia casa sull’albero.» Tirò la corda che aveva già in mano. «Ti va di vederla?»

Shaoran abbassò gli occhi su di lei, mentre il suo respiro tornava regolare dopo la corsa; per un po’ la fissò con un’espressione indecifrabile, ma poi annuì lentamente.

«Mi piacerebbe.»

Sorridendo, Sakura si issò fin sulla casetta, poi si voltò a tendergli una mano, proprio come la prima e unica volta che lo aveva portato lassù. Questa volta fu più facile: Shaoran accettò il suo aiuto, ma non ne aveva davvero bisogno per poter salire.

Si ritrovarono sulle vecchie assi un po’ consumate, a guardarsi intorno. Sakura studiò l’espressione di Shaoran mentre faceva scorrere gli occhi sul piccolo ambiente limitato dai rami e da pareti intrecciate con legnetti e foglie. Per un po’ rimasero in silenzio.

Alla fine Shaoran abbassò lo sguardo, e i suoi occhi rimasero celati dai folti capelli castani.

«Sakura…» mormorò, esitante.

«Cosa c’è?» gli chiese lei, confusa da quella sorta di isolamento improvviso.

«Ora… Ora sarà tutto diverso, vero?»

Sul momento Sakura non capì cosa intendesse, ma mentre si soffermava sulla sua espressione, ora incupita, ebbe un’illuminazione. Certamente Shaoran si riferiva al loro rapporto: le cose tra loro sarebbero rimaste le stesse, oppure dopo questo cambiamento avrebbero perso quella sintonia che pian piano avevano trovato insieme?

Con un sospiro, gli si avvicinò, fino a trovarsi in ginocchio di fronte a lui. Gli prese il viso tra le mani.

«Guardami.»

Shaoran sollevò lentamente la testa. Erano vicinissimi, poteva sentire il suo respiro.

«Per me non cambia niente» mormorò. «Io continuerò così… Continuerò a starti vicino. Te l’ho detto, Shaoran: tu sei il mio migliore amico. E lo sarai sempre. E adesso che puoi, vedrai da solo che sono sincera.»

Nella penombra dei rami del ciliegio, vide distintamente il rosso intenso sulle gote di Shaoran; ma vide anche il suo sguardo, che ora non era più così maledettamente vuoto e distante, e vide che lui capiva.

Poi Shaoran tornò ad abbassare gli occhi, e di colpo la tirò a sé, abbracciandola, ritrovandosi con il viso contro la sua spalla. Sakura ricambiò sorridendo. No, le cose tra loro non sarebbero mai cambiate.

 

a

 

«Il sole si sta facendo più forte» constatò Sakura, riparandosi gli occhi con una mano, mentre ripercorrevano la strada che li aveva condotti fuori dal Parco del Re Pinguino fino al giardinetto.

«Ormai deve essere quasi mezzogiorno» convenne Shaoran, annuendo.

Sakura portò lo sguardo su di lui e si morse un labbro.

«Che c’è?» fece il ragazzo, perplesso.

«C’è che non dovresti ancora esporre gli occhi alla luce troppo intensa» rispose lei. «Accidenti, è tutta colpa mia, a quest’ora dovresti essere alla villa e invece…»

«Va tutto bene» la interruppe Shaoran, con un sorriso tranquillo. «Non preoccuparti…»

«No, ti riaccompagno a casa» si impuntò Sakura, cambiando direzione. «Non voglio che tu corra dei rischi per seguire me. Vorrà dire che ci rifaremo: a partire da domani vedrai tutta la città, va bene?»

Shaoran le si affiancò, scuotendo la testa.

«Sul serio, Sakura, io sto bene…»

Ma lei non lo ascoltò; non voleva assolutamente che nella convalescenza di Shaoran qualcosa andasse storto. Continuò perciò a camminare risoluta verso il loro quartiere.

Quando giunsero in vista di casa Kinomoto, Sakura gemette piano.

«Che succede ora?» chiese Shaoran, allarmato.

«Me n’ero dimenticata…» borbottò la ragazza, fissando la bicicletta parcheggiata fuori casa. «Oggi mio fratello tornava prima da scuola. E difatti è già qui. Che noia, mi toccherà subire un altro terzo grado…!»

Sakura si interruppe. Shaoran si stava incamminando deciso verso il piccolo cancello.

«Ehi, Shaoran, ma dove vai?»

Il ragazzo si voltò a guardarla.

«A casa tua» rispose in tono ovvio, come se fosse la cosa più naturale del mondo. «Se tuo fratello è tanto preoccupato dal fatto che passi troppo tempo con me, forse dopo avermi conosciuto la smetterà di farti domande.»

Sakura lo fissò a bocca aperta.

«Vuoi dire che… Davvero vuoi venire a casa mia?»

«Tu sei venuta a casa mia» le fece notare lui, con la stessa calma. «Ma se ti dà fastidio…»

«Ma certo che no!» si affrettò a dire Sakura, sorridendo radiosa. «Mi fa piacere, invece.»

Lo superò per aprire il cancelletto, ed ebbe la fugace impressione di vederlo arrossire un’altra volta.

Aperta la porta di casa, Sakura lo prese sottobraccio e lo guidò dentro.

«Papà! Touya!» chiamò a gran voce.

«Il mostro è tornato» sentì che borbottava suo fratello, da qualche parte intorno alla cucina, rivolto di certo al papà.

Shaoran si voltò a guardarla con aria smarrita.

«Non farci caso» sospirò Sakura. «Touya è fatto così.»

«Tu non sei un mostro» bisbigliò Shaoran, con voce appena udibile, distogliendo subito gli occhi da lei.

Sakura scoppiò a ridere.

«Ma quanto sei dolce, tu, Shaoran?»

«I… Io?» Il viso del ragazzo divenne, se possibile, ancora più rosso. «Eh…»

«Ehi, mostro, con chi stai parlando?»

In quel momento Touya si affacciò nell’ingresso. Quando vide Shaoran, il suo sguardo si fece indagatore.

«Fammi indovinare. È il ragazzo cinese, vero?»

«Si chiama Shaoran» ribatté Sakura, sperando di incenerirlo con gli occhi. «Sii educato con lui, capito

«Io sono sempre educato, mostro.» Touya si avvicinò. «Beh, piacere di conoscerti, Shaoran» concesse con sufficienza.

Sakura sbirciò l’espressione dell’amico, e constatò con gioia che era pronto a tenergli testa.

«Piacere mio.»

«Cosa succede, ragazzi?» Anche il papà li raggiunse, ma ovviamente fu molto più gentile. «Oh… Immagino che tu sia Shaoran… Benvenuto.»

«Grazie, signor Kinomoto» rispose educatamente lui.

«Entra pure» gli sorrise l’uomo, con un ampio cenno del braccio. «Sono davvero felice di conoscerti. Sakura ci ha parlato molto di te.»

«Davvero?» Shaoran sbirciò Sakura e chinò di colpo il viso, arrossendo. «Anche… Anche a me ha parlato di voi.»

Sakura si tolse le scarpe, sorridendo dell’improvviso imbarazzo dell’amico.

«A quanto vedo, oggi è andato tutto bene» continuò suo padre.

«Ehm… Beh, sì.»

«Ne sono felice. Davvero. Coraggio, non restiamo qui, entriamo…»

Esitante, Shaoran si voltò di nuovo a guardare Sakura, che gli sorrise e lo sospinse gentilmente in avanti.

«Non fare il timido! È stata tua l’idea, no?»

Sospirando, come se iniziasse a pentirsi del proprio ardire, anche il ragazzo si tolse le scarpe; poi entrò in casa insieme alla famiglia Kinomoto.

Sakura lo seguì, ma all’improvviso si sentì piombare una mano sulla spalla. Si fermò imbronciata, restando indietro.

«E va bene, Touya. Mi sembrava strano che non avessi fatto commenti. Parla chiaramente: cos’hai da dirmi?»

Si voltò, ritrovandosi a fissare gli occhi neri e seri di suo fratello, ad un soffio da lei.

«Solo questo» le rispose. «Stagli vicino. Glielo si legge in faccia, che ha bisogno di te.»

Sakura rimase interdetta a guardarlo, ma subito Touya si raddrizzò sbuffando.

«Non che la cosa mi faccia piacere, ovvio.»

Poi si incamminò a sua volta dietro il papà e Shaoran, lasciando Sakura assolutamente sconcertata nella saletta d’ingresso.

 

 

 

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Ops, l’ho fatto di nuovo!! Sto interrompendo una scena a metà…  XD  Dai che stavolta non vi farò aspettare tanto per il seguito!

 

Ringraziamenti:

Saku_cele: Sono felice che tu mi abbia perdonato il ritardo della volta scorsa… Spero che sarai altrettanto buona!!  ^///^  Ehh ti capisco, anch’io vorrei tanto essere al posto di Sakuraccehmmm, di Sakura!  >///<  Grazie ancora, sono lusingata dall’averti emozionato nella scena della caduta delle bende!! Un bacione!

Lady Maryon: Waaa ma tu mi confondi!!  ^///^  Temevo di aver scritto una storia troppo smielata, non è la prima volta che lo dico… Ma sono davvero contenta che ti piaccia!! Riguardo la tua domanda sull’ipotetica partenza di Shaoran… Ehm…  U///U  Oh, povero Shao!!… Grazie ancora per tutti i tuoi commenti, un bacio!

Non so come chiamarmi: Carissima Ambra, sono rimasta molto, molto colpita dal fatto che sei andata apposta a cercare la recensione che avevi postato nell’altra ff, e mi sono commossa nel constatare ancora una volta quanto sostegno stai dando a questa mia storia… Ma certo che ti perdono, anzi imploro te di perdonarmi per la mia irregolarità con gli aggiornamenti… E spero tanto che anche questi ultimi dieci capitoli ti piacciano… Ti abbraccio forte, sei davvero unica!!

Dany92: Ebbene sì, ci vede!!  XD  Sono felicissima di averti entusiasmata con l’esito dell’intervento… Ehh hai ragione, ora ci sono molte domande che si profilano all’orizzonte… Spero di poter rispondere a tutte in breve tempo!!  ^___^  Grazie mille per il tuo dolcissimo commento! Bacioni! (Ah, a proposito: grazie anche per aver letto e commentato la shot su Lizzie McGuire!  ^///^  Sei sempre gentilissima!!)

Stefola93: Kyaaa!! Grazie, grazie, grazie, grazie, grazie!! Sul serio, non ho altre parole!!  >///<

Saku068: So di essere ripetitiva, ma davvero non ho altre parole… Grazie mille!!  ^///^  Un bacio!

Sakurahime949: Sono felicissima, lusingata, emozionatissima!!  ^///^  E sono anche assolutamente d’accordo con te: al diavolo le gelosie di Touya… Però, come vedi, anche lui comincia a rendersi conto della situazione… Mi sa che alla fine l’unica che non ci ha capito niente è Sakura, tanto per cambiare!!  XD  Grazie ancora per la tua recensione, baci!

 

Un enorme GRAZIE anche a tutti i lettori, e a chi inserisce la ff tra i preferiti!  ^____^

 

Ora, e qui arrivano le note dolenti… Come metterla in maniera carina?… Beh, nel prossimo capitolo non sarà proprio tutto così rose e fiori… Voglio dire, per quanto mi riguarda, il ventunesimo è un altro dei miei preferiti, ma lascia anche una sensazione un po’ amara in bocca… Non voglio fare spoiler, soltanto prepararvi; anche perché temo che presto mi odierete ancor più che per i miei ritardi negli aggiornamenti o per la mia mania di interrompere le scene a metà…  ç___ç

Ad ogni modo, vi aspetto nel prossimo capitolo… fiduciosa!  ^___^

Arigatou to sayonara minna!

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Capitolo 21
*** Very soon ***


Through your eyes

Rieccomi! C’è mancato davvero poco che non potessi aggiornare oggi…   -___-  Mia madre ha avuto la splendida idea di mettersi a bazzicare su Internet e ho seriamente temuto che avesse compromesso la mia tanto sudata connessione… Ma per fortuna è tutto a posto!  ^^  Ecco quindi il ventunesimo capitolo!

Buona lettura a tutti, e… siate buoni!  ç___ç

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

21

Very soon

 

Oh, baby, I surrender to the strawberry ice cream

[...]

Well, I didn’t mean to do it

But there’s no escaping your love

 

Counting Crows, Accidentally in love

(Dal film “Shrek 2”)

 

 

Giovedì 20 settembre

 

Dopotutto non era andata male. Imbarazzo a parte. Tutto sommato, i Kinomoto si erano dimostrati proprio come Sakura: non avevano mai indagato l’argomento dei suoi occhi… Certo, quel Touya in effetti era stato un po’ pungente; ma dopotutto Sakura aveva ragione: era il suo fratello maggiore, era ovvio che fosse geloso di lei…

Però l’idea di causare la sua gelosia nei confronti di Sakura era per lui molto imbarazzante.

«Spero che Touya non sia stato troppo seccante» gli disse la ragazza con ansia, mentre uscivano da casa Kinomoto.

«No, non preoccuparti» mormorò Shaoran, scrutando per l’ennesima volta quel verde intenso che erano i suoi occhi.

«Meno male» sospirò Sakura, sollevata, prima di assumere un tono più deciso. «Ricordati questo, Shaoran: se ti senti in imbarazzo, o arrabbiato, o che altro… devi dirmelo, hai capito? Perché non voglio che tu stia male.»

Shaoran guardò quella sua aria insolitamente seria, sentendosi arrossire. Avrebbe voluto accontentarla. Ma come, come poteva ammettere che negli ultimi tempi era lei a farlo sentire continuamente in imbarazzo?

Scuotendosi, cercò di sorriderle e annuì.

«Ehm… Beh…» Sakura alzò lo sguardo al cielo, osservando il sole. «Credo che ora tu debba rientrare.» Riportò gli occhi su di lui. «Però…»

«Però…?» ripeté Shaoran, incuriosito.

Lei sbuffò, sistemandosi i capelli. Shaoran non riusciva a smettere di ammirarla.

«Però, vorrei tanto mostrarti solo un’altra cosa… È una cosa che non può aspettare fino a domani» mormorò Sakura, rilassandosi in un sorriso incantevole. «Tu che ne dici? Oh, aspetta, fammi pensare: posso anche chiedere un paio di occhiali da sole a Touya…»

Per un istante Shaoran si immaginò la scena: decise che era meglio di no.

D’altro canto, però, anche lui ci teneva a seguirla. Dovunque volesse portarlo. Anche in capo al mondo.

Imbarazzato, come se temesse che Sakura potesse intuire i suoi pensieri, si schiarì la voce. Aveva trovato la risposta a quella domanda: no, decisamente non era normale il fatto che lui si sentisse così.

«Non importa» disse alla fine, in tono abbastanza fermo. «Te l’ho detto, va tutto bene. Cos’è questa “cosa” che non può aspettare?»

Il sorriso di Sakura si fece più ampio, e anche più dolce.

«Shaoran… Ti va di vedere la mia mamma?»

 

a

 

Il cimitero era deserto. Un vento leggero smuoveva l’erba alta, facendo sì che con i suoi lunghi steli accarezzasse le lapidi, in un sussurro arcano. Shaoran si guardava intorno, senza trovare il coraggio di dire nulla: c’era qualcosa nell’aria, una sorta di mistero, che lo induceva a tacere.

Sakura si chinò accanto ad una lapide bianca, in marmo, spostando le foglie che il vento vi aveva lasciato cadere. Sollevò la testa e lo guardò, con un accenno di sorriso.

Shaoran si avvicinò e si inginocchiò al suo fianco, leggendo la semplice scritta che recava il nome di Nadeshiko Amamiya-Kinomoto, e soffermandosi poi sulla foto di una giovane e bellissima donna.

Sakura si chinò verso la lapide, con un sussurro che però Shaoran sentì benissimo.

«Mamma, questo è Shaoran, il mio migliore amico.» Si voltò a guardarlo. «Shaoran, questa è mia madre.»

Lui la fissò. Aveva parlato al presente, come se lei fosse lì, in quel preciso istante, davanti a loro. E sorrideva. Proprio come le aveva promesso. Proprio come gli aveva insegnato.

Di fronte a tanta forza, Shaoran si sentì inerme.

Lasciò scorrere di nuovo gli occhi sulla fotografia.

«Le assomigli» mormorò.

Sakura continuò a sorridere.

Lentamente, Shaoran fece ciò che gli sembrava più giusto fare. Giunse le mani e chinò il capo di fronte alla tomba di Nadeshiko Kinomoto.

«Grazie per sua figlia. È la persona migliore che abbia mai conosciuto

Quando sollevò di nuovo lo sguardo, vide che Sakura lo guardava, pensosa.

«Perché?» gli chiese, molto piano.

Shaoran sorrise. Non aveva difficoltà a rispondere a quella domanda. Si rivolse di nuovo alla foto, come se non stesse parlando direttamente a Sakura.

«Perché dà tanto, senza chiedere in cambio nulla. Perché è in grado di condividere tutto ciò che ha, anche se le fa male, senza aspettarsi nulla dagli altri. Perché sa capire senza chiedere, né sente mai il bisogno di chiedere nulla, per non far soffrire nessuno. E… E perché ogni volta che scaraventa a terra qualcuno, in quel qualcuno resta un segno indelebile di lei, che è in grado di trasformarlo.»

Si interruppe, confuso da se stesso, rendendosi conto di aver finalmente espresso ad alta voce ciò che sentiva quando pensava a lei.

Quando riuscì a voltarsi di nuovo verso Sakura, la vide con il viso chino e un sorriso timido. Gli parve così bella che subito il cuore prese a martellargli furioso contro il petto.

«Sai, Shaoran…» Sakura bisbigliava, senza guardarlo. «Prima di portarti qui, ho avuto un po’ paura. Non volevo che questa cosa ti turbasse, che ti facesse ripensare… beh, lo sai… a tuo padre…»

Shaoran continuò a guardarla, anche se le sue ultime parole gli scatenarono dentro un moto di emozioni.

«Ma…» La ragazza alzò finalmente gli occhi su di lui. «Non mi sembri triste.»

Ci pensò su. Aveva ragione; non si sentiva affatto triste. Era da molto tempo che non si soffermava sulla tristezza di quel ricordo. Del resto, anche nel momento esatto in cui era tornato a vedere, si era reso conto di non sentirsi in colpa come avrebbe temuto. Ormai ne aveva avuto la conferma, aveva superato quel pensiero fisso che lo manteneva ancorato al passato… E sapeva benissimo di chi fosse il merito.

Senza fretta, osservando tutti i propri gesti, così come non poteva fare da un anno, prese una mano di Sakura tra le sue.

«Ti ricordi cosa mi hai detto in quella casa sull’albero?» mormorò. «Mi hai detto che grazie alla promessa che hai fatto a tua madre eri andata avanti sulla tua strada. A me è successo qualcosa di simile, ecco tutto… Grazie a quella stessa tua promessa, anch’io adesso vado avanti sulla mia strada. Farà sempre male, lo so, ogni volta che guarderò indietro; ma da quando me l’hai insegnato, da quando hai condiviso con me la tua storia, riesco a guardare avanti.» La guardò negli occhi, cercando le parole che meglio potessero esprimere ciò che si agitava in lui. «È solo per questo motivo che adesso posso guardarti in viso. È solo grazie a te che ho capito di poterlo fare.»

Gli sembrava che ci fosse ancora tanto altro da dire… Ma non sapeva bene cosa.

Sakura gli strinse le mani, con il sorriso che Shaoran stava imparando a conoscere e che lo incantava ogni istante di più.

«Io condividerei di tutto con te, Shaoran» mormorò la ragazza, «se solo servisse a farti stare meglio. Non ho mai sopportato di vederti così freddo e lontano dal mondo, e ancor meno lo sopporterei adesso che so quanto siamo vicini.»

Era la prima volta che glielo diceva chiaramente, anche se, certo, aveva sempre fatto di tutto per farglielo capire… Shaoran non riusciva più ad emergere da quegli occhi verdi. Ma in quel momento Sakura li distolse dai suoi, guardando il cielo di un azzurro deciso. Solo allora Shaoran si rese conto di quanta luce ci fosse intorno a loro.

«Oh, no, così non va.» Sakura si alzò sulle ginocchia e, senza lasciargli le mani, si scostò leggermente dalla tomba di sua madre. «Vieni qui, Shaoran, c’è più ombra.»

Il ragazzo si ritrovò accanto a lei sotto il grande ciliegio dai rami scossi dal vento, molto vicino alla lapide di Nadeshiko. Provò un immediato sollievo agli occhi. E dire che finora non gli avevano dato alcun fastidio.

«Mi dispiace» gli disse Sakura, sconvolta, notando che si sfregava gli occhi, «è colpa mia, non mi sono resa conto che…»

«Tranquilla.» Shaoran la guardò di nuovo. «Hai… Hai detto che condivideresti di tutto con me?»

Dopo un solo istante, lei annuì, convinta.

«Allora…» Shaoran appoggiò la schiena alla corteccia dell’albero e tirò dolcemente Sakura a sé. «Mi parleresti un po’ di tua madre?»

La ragazza gli rivolse il suo solito sorriso luminoso, poi annuì ancora, chiuse gli occhi e scivolò con il viso contro il suo petto.

Shaoran la circondò con le braccia, studiando il modo in cui il calore della sua guancia e del suo respiro gli provocavano un assurdo batticuore, e sentendosi circondare dal suo racconto sommesso come da un abbraccio di luce.

«La mia mamma era bella, aveva un sorriso dolce e sapeva sempre di buono, e non poteva fare a meno di amare…» sussurrava Sakura, direttamente sul suo cuore.

 

a

 

Ormai si erano lasciati la collina alle spalle, quando Sakura si fermò e gli afferrò un braccio.

«Shaoran, vieni da questa parte. C’è un posto qui vicino che devi assolutamente vedere. Non preoccuparti, poi ti lascio andare a casa, prometto!» lo rassicurò ridendo.

Sorpreso dal suo movimento brusco, Shaoran barcollò e quasi le finì addosso. Si raddrizzò subito, cercando di ricomporsi, e la guardò.

«Che posto è?»

«Tu vieni!»

Le andò dietro lungo la strada opposta a quella di casa, mascherando dietro uno sbuffo impaziente la sua gioia di poter stare ancora un po’ con lei.

Sakura lo trascinò oltre un angolo… e si fermò.

Si voltò a trapassarlo con quelle sue iridi di smeraldo puro, assumendo un’aria complice.

«Ecco, vieni più vicino… Così» mormorò attirandolo a sé.

Shaoran sentì un caldo inimmaginabile quando fu ad un soffio da lei. Ma poi Sakura si scostò un po’, fece un’allegra giravolta e, incrociate le braccia, sorrise.

«Guarda che veramente volevo solo offrirti un gelato per scusarmi» esclamò.

Shaoran non capì. La fissò, smarrito.

«Eh?»

«Davvero… Qui vicino ne fanno di buonissimi.»

E, così dicendo, Sakura sollevò un braccio e gli indicò un punto dall’altra parte della strada. Sempre più confuso, Shaoran si voltò e vide una gelateria.

Ebbe un’illuminazione. Un marciapiede, un muretto, una gelateria… e quelle parole…

Si voltò ancora e constatò che Sakura si era avvicinata.

«È esattamente qui che ti ho “scaraventato a terra”» bisbigliò.

Il ragazzo ricambiò il suo sorriso. Si guardò di nuovo intorno.

E così, era lì che era iniziato tutto. In quel punto preciso, la sua vita era giunta ad una svolta. In quell’angolo di strada, anche se allora non lo sapeva, aveva iniziato ad uscire dal buio. E tutto perché una sconosciuta gli era piombata addosso… come un dono dal cielo.

Sentì che Sakura gli prendeva di nuovo la mano e scendeva con la guancia sulla sua spalla. Istintivamente abbassò lo sguardo su di lei: era così serena, così vicina, così bella… Distolse gli occhi, a disagio.

Per un po’ rimasero immobili, l’uno accanto all’altra, sul marciapiede vuoto. Infine Sakura si risollevò.

«Ora devi proprio tornare a casa» gli disse.

«Sakura…»

«Sì?»

Shaoran la guardò. Cosa poteva dirle? Che le era grato di tutto? Sarebbe stato ripetitivo. Che era felice di essere con lei, al suo fianco, ora e sempre? Sarebbe stato difficile. Accidenti, lui non era mai stato molto bravo con le parole… E adesso che avrebbe voluto esprimere tutto ciò che sentiva, e che forse andava oltre la sua “amicizia” per lei… era ancora peggio.

Con un sospiro, scosse la testa.

«Niente.»

Sakura reclinò il capo da un lato, con un’espressione incuriosita che gli inferse un colpo allo stomaco.

«Devi dirmi qualcosa, Shaoran?»

«No.» Il ragazzo scosse la testa con maggior vigore. «No, niente.»

Ma come sempre, lei sembrò capire da sola. Gli sorrise e, incamminandosi con lui verso casa, lo prese sottobraccio.

«Non serve che tu dica nulla» sussurrò. «Lo so che a volte le parole non bastano.»

Shaoran soffocò un altro sospiro. Questa volta non era così; questa volta avrebbe tanto voluto parlarle, in modo da mostrarle chiaramente quanto lui… Ma no, no, era troppo confuso, non ne era in grado.

Camminarono più tranquilli, in direzione della villa, sotto un sole ormai cocente.

Finalmente Shaoran poteva vedere da vicino il posto in cui era vissuto nelle ultime tre settimane. Gli fece uno strano effetto guardare quella struttura grandiosa, considerando quanto si fosse sentito sperduto lì dentro: ora che vedeva l’imponenza della residenza della sua famiglia, quel noto senso di smarrimento in lui sembrava intensificarsi. Ma stavolta aveva un appiglio: era proprio lì, stretto al suo braccio…

Sakura gli restò accanto fino al cancello, ma allentò la stretta quando furono davanti ai gradini dell’ingresso.

«Beh… Ci vediamo domani, Shaoran.»

«Non…» Lui guardò le sue mani che si allontanavano, con un’immediata fitta di rimpianto, mordendosi il labbro. «Non vuoi entrare?»

Sakura scosse lentamente la testa, sorridendo.

«Per oggi devi restare con tua madre. Non lasciarla sola. In questo momento, è lei la persona che può e che vuole esserti più vicina.»

Shaoran non resistette all’impulso di scostarle i capelli da quegli occhi puri.

«Anche tu…» mormorò.

All’improvviso la vide abbassare lo sguardo. Possibile che anche lei si sentisse in imbarazzo? Turbato, ritrasse la mano dal suo viso.

Sakura tornò a guardarlo e, dopo un attimo, lo abbracciò.

«A domani» gli ripeté nell’orecchio.

Shaoran la strinse a sé per qualche istante.

Temeva di sapere, ormai, cosa significasse quel nodo allo stomaco, quel vuoto che lo riempiva, che aveva imparato a riconoscere anche quando era ancora immerso nel suo buio…

Poi Sakura si alzò sulle punte dei piedi, e gli sfiorò una guancia con le labbra.

Shaoran lasciò ricadere le braccia e rimase immobile, il fiato sospeso e la mente svuotata.

La ragazza si allontanò da lui, sorrise e gli voltò le spalle per correre a casa.

Lui non seppe mai quanto tempo passò prima che riuscisse a muoversi. La prima cosa che fece fu sfiorarsi la guancia, e allora si scoprì la pelle rovente.

Sentì il bisogno di abbandonare le spalle contro una colonna; si passò una mano tra i capelli, cercando di tornare a respirare normalmente. Ma perché doveva sentirsi così sconvolto? Aveva già abbastanza pensieri… Si era appena ripreso dalle conseguenze di un intervento chirurgico. Aveva appena constatato di potersi lasciare alle spalle i sensi di colpa dovuti al pensiero di suo padre. Non era certo di poter affrontare anche questo. Aveva solo quindici anni, maledizione.

Soltanto quando si fu più o meno calmato, Shaoran si scosse e salì i gradini d’ingresso della villa che già da un po’ riusciva a sentire davvero casa sua.

In stato di trance, aprì il portone ed entrò.

La prima impressione che lo colpì fu l’odore: un profumo invitante gli suggerì che il pranzo era già pronto, ed attendeva solo lui. In secondo luogo fu colpito dalla vista dell’ambiente che lo circondava. Quella doveva essere una delle più fastose delle ville appartenute a suo padre. Infine, percepì la voce di sua madre, che risuonava felice e commossa in un punto delle stanze più vicine.

Shaoran si mosse in quella direzione, continuando a riempirsi gli occhi della vista del suo mondo, ma con il pensiero costantemente rivolto alle labbra di Sakura sulla sua pelle.

«Sì, cara» stava ripetendo sua madre per l’ennesima volta, «è andato tutto bene, benissimo… Certo che ne sono sicura!»

In quel momento il suo sguardo e quello di Shaoran si incontrarono: il ragazzo era appena entrato nella stanza, che si rivelò essere un salone decorato, con una lunga tavola imbandita. Wei non c’era, ma sua madre era lì, al telefono; al vederlo si illuminò.

«Sei tornato, finalmente!» lo accolse, senza allontanare il ricevitore dalla bocca. «Vieni qui, tesoro; le tue sorelle vogliono parlarti.»

Sorridendole, Shaoran obbedì, ma gli sembrava ancora di camminare sulle nuvole.

Prese il telefono dalla mano di sua madre, osservando il suo riso ancora commosso, nel bel volto segnato da un anno di preoccupazione… Ma un altro sorriso continuava a splendere davanti ai suoi occhi.

«Pronto?» mormorò confusamente nell’apparecchio.

«Shaoran!» La voce di Fei Mei recava note di isteria repressa. In sottofondo, si sentivano le voci concitate delle sue altre tre sorelle. «Oh, Shaoran!… Ssshh, zitte, state zitte, voi… Shaoran, come stai? Tutto bene? Ora è tutto risolto, vero?»

«Sì» sorrise lui, ancora perso dietro visioni di fiori di ciliegio e occhi verdi. «Direi di sì.»

«Sono così felice» proseguì la giovane, «tutte noi lo siamo… Non vediamo l’ora di riabbracciarti… Oh, sarà così bello ricominciare tutto, non credi, Shaoran? Quando tu e la mamma sarete qui, andrà tutto a meraviglia, ne sono certa…»

Ma ormai il ragazzo l’ascoltava appena.

Un pensiero spaventoso si era fatto strada nella sua mente.

Che strano. Si era completamente dimenticato che, dopo l’intervento, sarebbero dovuti ripartire al più presto per Hong Kong.

Si era completamente dimenticato che tutto ciò che aveva vissuto lì non sarebbe durato.

Quindi, anche Sakura…

Sussultò quando si accorse che sua madre gli sfilava di mano la cornetta del telefono. Alzò gli occhi su di lei, e capì che intuiva cosa stesse pensando in quel momento.

«Sapevi che sarebbe arrivato questo momento» gli sussurrò infatti.

Lui continuò a guardarla, passando dal senso di sgomento a quello di rifiuto totale.

«Shaoran?… Shaoran

La voce di Fei Mei risuonava ancora ansiosa, dentro il ricevitore che sua madre stringeva; ma né la donna né Shaoran vi diedero peso.

«Quando?» mormorò il ragazzo, contenendo un fremito di collera.

«Molto presto» rispose lei, improvvisamente esitante.

«Molto presto» ripeté Shaoran, amareggiato, come a sottolineare l’idea, nel bisogno disperato di convincersi di poterla evitare. «Quanto presto?»

La donna abbassò lo sguardo.

«C’è un volo tra dieci giorni.»

Dieci giorni.

Tra dieci giorni, avrebbe detto addio alla cosa più preziosa che avesse mai avuto. Tra dieci giorni, avrebbe detto addio all’unica persona che fosse riuscita a farlo rialzare dalle sue macerie.

Cosa sarebbe stato lui, d’ora in poi, senza Sakura? Come avrebbe potuto andare avanti, dopo aver abbandonato l’unica ragione che lo sospingesse sulla sua strada, quella che lo aveva allontanato da rimorsi e rimpianti per indirizzarlo alla speranza?

Shaoran diede le spalle a sua madre e uscì dalla sala da pranzo, ad occhi chiusi, come a rifiutare tutto.

Corse su per le scale, riconoscendo grazie all’abitudine dei movimenti la stanza che era diventata la sua.

La stanza in cui le aveva raccontato la sua storia, in cui lei aveva pianto per lui, in cui lei aveva fatto i compiti al buio, in cui per la prima volta lui aveva sentito battere il cuore più forte per via della sua presenza…

Shaoran chiuse fragorosamente la porta e vi si appoggiò, scivolando seduto al pavimento, prendendosi la testa tra le mani. Non sentì alcun bisogno di guardarsi intorno. In quel momento, non voleva vedere. Voleva solo poter cambiare le cose.

Non poteva pensare di poter andare avanti senza Sakura. Senza di lei, lui non sarebbe stato più nulla.

 

 

 

* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *

 

 

Eccoci qua…  U///U  Lo so, il finale è un vero peccato, soprattutto dopo tante scene in cui i due si “avvicinano” sempre più (la mia preferita è quella della tomba, mi è apparsa in sogno e mi è sempre sembrata una situazione molto dolce  ^^ )… Ma dopotutto è così che andrebbero le cose nella realtà, no? È abbastanza ovvio che i Li debbano tornare a casa… Credetemi, dispiace a me quanto a voi!  ç___ç


Ringrazio per le recensioni:

Sakurahime949: Ciau! Sono contenta che ti sia piaciuto l’atteggiamento di Touya nel capitolo precedente!  ^^  In effetti avevo voglia di farlo sembrare un po’ più ragionevole, una volta tanto, anche se posso assicurarti che manterrà un certo livello di scorbuticheria (uao, ho appena creato un neologismo!  XD )… Grazie infinite! Baci!

Lady Maryon: Ciau, carissima Maryon!!  ^^  Ihih, hai ragione, prima o poi un bacio ci dovrà pur scappare… Però con la tristezza che Shao prova in questo momento… Uhm, non posso dire molto, mi dispiace!  ^///^’  Comunque ci sono ancora dieci giorni prima che i Li partano, non si sa mai!  XD  Grazie mille, bacioni!

Saku068: Ciau! Ehh hai ragione, Shao è stracotto ormai…  ^///^  E quella mezza intontita (anzi, senza il “mezza”) di Sakura non se ne accorge…  ç___ç  Ribadisco la mia opinione: a volte sembra che sia lei ad avere problemi di vista!  -___-  Sono felice che la storia continui a piacerti, spero di non deluderti!  ^^  Un bacio!

Dany92: Kyaaah! Sei gentilissima, Dany!  >///<  Ma davvero sei rimasta al buio?!  XD  Osshao, pensa che anch’io ieri notte ho fatto cadere per sbaglio una pila di cd; ero nell’oscurità più fitta (avevo appena spento il computer), e non potevo accendere la luce per non svegliare mio fratello nella stanza accanto (ho una porta semitrasparente, una vera disgrazia)… Inutile dire che ci ho messo una vita a ritrovarli tramite il tatto!… Ehmmm, sto divagando.  ^^’  Cooomunque (mi è capitato di vederlo una volta, troppo buffo!  XD ), ti ringrazio davvero per il tuo dolcissimo commento, e spero solo che l’imminente partenza di Shao non ti rattristi troppo… Come ho detto, manca ancora un po’ di tempo, e chissà cosa succederà per allora…  ^___^  Bacioni!

Stefola93: Grazie mille per il commento! Sono lusingata per averti commossa!  ^^

Saku_cele: Ciau Cele! (Da te nevica?! Me invidiosaaa!!  >.<  No, dai, scherzo!  ^^ )  Hai assolutamente ragione, Sakura è una tonta completa; ma che ci vuoi fare, le Clamp l’hanno fatta così…  XP  Sono contenta che il cappy ti sia piaciuto, grazie davvero! Baci!

Non so come chiamarmi: Ciau Ambra! Non devi più preoccuparti: come Sakura ha detto, il fatto che Shao abbia recuperato la vista non cambia la loro amicizia!  ^^  Senza contare che ormai Shao è decisamente troppo cotto per farsi questi problemi (l’unico “cambiamento” in effetti sarebbe questo)!!  XD  Però Touya, d’altro canto, potrebbe ancora costituire una minaccia: si sa, il lupo perde il pelo… No, un attimo, così sembra che sto parlando di Shao!  °___°  Ehm, va , insomma, ci siamo capite.  ^^  Davvero hai deciso di non mettere nessuna storia tra i preferiti? Kyaaa, ma allora sono ancor più onorata dell’entusiasmo che hai per la mia ff!!  ^///^  Spero di non averti delusa troppo con le note dolenti di questo capitolo…  ç___ç  Grazie come sempre! A presto, bacioni! (PS. Eh già, in tutto sono 30 capitoli, quindi ci avviamo alla conclusione…)

 

Ringrazio come sempre anche chi inserisce la ff tra i preferiti e chi si limita a leggere!  ^^

 

Riuscirà Shaoran a farsi una ragione della partenza? Lo dirà a Sakura? E lei capirà, una volta per tutte, come sarebbe anche ora, il motivo dei momenti di imbarazzo del suo migliore amico?… Lo scopriremo nella prossima puntat… Ah, già, volevo dire nel prossimo capitolo!  XD

Alla prossima!

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Capitolo 22
*** You know I'm there ***


Through your eyes

Ehilà, eccomi di ritorno!  ^^

Questo sarà un aggiornamento veloce; tanto per cambiare, cause di forza maggiore mi costringono a tagliare corto, e mi sa che stavolta mi conviene non contrariare il boss (mia madre  -___- )… Spero che non me ne vogliate!  ^^’

Ad ogni modo, ecco il ventiduesimo capitolo (uh-uh, la citazione stavolta appartiene al mio uomo!  *///*  Ehmmm, non fateci caso, è una storia lunga, e per vostra fortuna non ho neanche il tempo di raccontarvela  :P ).

Buona lettura!

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

22

You know I’m there

 

Mi troverai accanto a te

Qualunque sia la strada che adesso prenderai

Ti volterai e mi vedrai

Io ci sarò se un giorno avrai bisogno tu di me

 

♥ Massimo Ranieri, Mi troverai

 

 

Venerdì 21 settembre

 

Tomoyo aveva l’espressione di un gatto che avesse appena messo gli artigli su un topolino.

«Capisco. Quindi, non appena si è trovato in condizione di poterti vedere, lui non ha fatto che arrossire e cadere nel nervosismo per tutto il giorno; è così?»

Sakura sbuffò. Sapeva bene dove sarebbe andata a parare l’amica.

«Non so nemmeno io perché te l’ho detto!» gemette, mentre attraversavano il cortile.

In realtà lo sapeva eccome: aveva semplicemente bisogno di parlarne apertamente con qualcuno. Ci aveva pensato per tutto il pomeriggio precedente, e quella mattina si era alzata con in testa quel pensiero. Come mai Shaoran, che con lei era sempre stato tanto ironico – sia prima di aprirsi, sia dopo aver accettato la sua amicizia – all’improvviso aveva iniziato a manifestare tanto imbarazzo? Che fosse ancora il pensiero della famosa settimana che avevano trascorso insieme, al buio? Forse sì; dopotutto Shaoran era un ragazzo molto dolce, di certo si sentiva ancora a disagio al pensare a quelle giornate nella sua stanza…

Ecco, proprio così, aveva solo bisogno di parlarne. Il perché, però, le sfuggiva. E ora si rendeva anche conto che forse Tomoyo non era stata la scelta migliore. Era la sua migliore amica, certo, al pari di Shaoran; ma era veramente troppo ossessionata da quella bizzarra teoria secondo la quale uomini e donne non potevano essere solo amici!

«Senti, Sakura, io avrei un’idea.»

«Ah, le conosco, le tue idee.»

«Vuoi ascoltarla o no?»

Sakura sospirò e si fermò a guardarla, lasciando che gli altri studenti le superassero.

«Sì. Scusa.»

«Di niente.» Tomoyo sollevò un indice, con aria solenne ma divertita. «Il punto è questo: o gli piaci, o ha paura. O tutte e due le cose.»

Sakura si sentì avvampare. Decise di non soffermarsi sulla prima ipotesi.

«Cosa diavolo vorrebbe dire, che ha “paura”?» balbettò invece.

«Ma sì…» Tomoyo aveva l’aria di chi spiega ad un bambino che due più due fa quattro. «Ragiona, Sakura. Questo ragazzo è cambiato, stando con te, giusto? Voglio dire, ti è diventato amico, ha capito che non avevi pietà di lui, e via dicendo… Ora, pensa solo questo: può darsi che, finché tu rappresentavi l’unica persona in grado di scuoterlo, lui non si facesse troppe domande sulla tua amicizia; ma forse ora potrebbe pensare che tu non hai più motivo per stargli così accanto, che dopotutto potresti tornare alla tua vita, che il vostro rapporto non sarà più tanto esclusivo come era stato finora… Perciò, questa eventualità potrebbe fargli paura, e renderlo nervoso quando è con te.»

Sakura la guardò a bocca aperta, chiedendosi se quella ragazza fosse umana.

«Ne abbiamo parlato, in effetti» ammise. «Mi ha chiesto se le cose sarebbero cambiate. Ma l’ho rassicurato, gli ho fatto capire che per me non cambierà mai nulla, che non smetterò di stargli accanto ora che saprebbe anche continuare da solo…»

Il sorriso di Tomoyo si fece più ampio e sornione: il gatto si era appena pappato il topo.

«Ma allora è evidente, Sakura: per esclusione, gli piaci.»

Ti pareva.

«Ma che sciocchezza!» Sakura scosse energicamente la testa, sperando di non essere arrossita come credeva. «No, guarda, non è possibile. Sono sicura che c’è dell’altro.»

«Se lo dici tu.» Tomoyo alzò le spalle, ma non smise di sorridere. Si rincamminò verso la cancellata e di colpo tornò indietro, rivolgendole un sorriso a trentadue denti. «Ma guarda che coincidenza! Indovina un po’ chi c’è qui fuori!»

Sakura si sentì sprofondare nell’imbarazzo, quando a sua volta raggiunse la cancellata e guardò in strada.

Shaoran era lì, con le spalle al cancello, esattamente come la prima volta che l’aveva aspettata, il primo giorno di scuola: l’unica differenza erano i suoi occhi, che ora scorrevano interessati su e giù lungo la fiumana di studenti che usciva dal cortile.

«Io vado» sogghignò Tomoyo, sfiorando la spalla di Sakura. «Ci vediamo domani.»

Sakura non fece in tempo a voltarsi a guardarla; era già sparita dalla parte opposta della strada principale, oltre il cancello.

Sospirando, la ragazza si fece coraggio. Per colpa di quella mezza matta di Tomoyo, ora stare con Shaoran sarebbe stato alquanto imbarazzante… Ma era comunque troppo felice che lui fosse lì.

Si incamminò verso di lui, e in quel momento il ragazzo si voltò a guardarla.

Le rivolse quel suo sorriso dolce, lo stesso di quando l’aveva vista per la prima volta, la mattina precedente, nella saletta della clinica.

Sakura ricambiò, senza più alcun imbarazzo, correndogli incontro.

«Ciao, Shaoran!»

«Ciao, Sakura» le disse, allontanandosi dalla cancellata.

«E così sei venuto a vedere la mia scuola» rise lei. «Non è che ti perdessi chissà cosa, sai?»

Anche Shaoran rise. Sakura lo fissò. Ecco, adesso era cambiato di nuovo! Era tornato naturale, come era stato nei primi giorni della reclusione in camera… Solo quando fu abbastanza vicina, vide un accenno di rossore sul viso dell’amico. Non ci capiva più niente.

Si scosse; dopotutto, importava solo che lui fosse lì.

«Ehi, aspetta un momento…» esclamò all’improvviso. «Shaoran, ma tu non dovresti andare in giro con gli occhiali da sole?»

«Eh?» Lui la fissò spiazzato; poi alzò un sopracciglio. «Ah. Hai preso quel chirurgo proprio alla lettera.»

«Direi! Insomma, perché ti ostini a mettere a rischio i tuoi occhi, si può sapere?» sbuffò lei.

Shaoran sospirò, esasperato.

«Sakura, oggi il cielo è di un grigio compatto. Non corro nessun pericolo.» Sorrise di nuovo. «Non puoi proprio fare a meno di preoccuparti per me, vero?»

Prima di rispondergli, Sakura alzò il naso al cielo, constatando che aveva ragione: in quella giornata coperta, gli occhi di Shaoran non sarebbero stati esposti a troppa luce.

Abbassò gli occhi e rise colpevolmente.

«Va bene, hai vinto tu. Andiamo a casa insieme?»

Shaoran annuì. Poi le tese una mano.

«Da’ a me la cartella.»

Sakura rimase interdetta.

«Perché

«Come, “perché”? Te la porto io, no?»

Sakura continuò a fissarlo, ormai assolutamente sconcertata. Il silenzio si protrasse tanto che alla fine Shaoran iniziò a mostrare segni di impaccio.

«Cosa c’è?» borbottò, nervoso.

«Beh…» Sakura incrociò le braccia e inclinò la testa, meditabonda. «Credevo che i gentiluomini fossero una specie in via di estinzione… Ma credo di aver appena trovato l’ultimo esemplare sulla Terra.»

Shaoran lasciò cadere la mano; poi se la passò dietro la nuca, con aria contrariata.

«Quanto la fai lunga!» sbuffò. «Ti ho solo detto che voglio portarti la cartella.»

Di fronte a quel suo rossore, così maledettamente tenero, Sakura si sciolse in una risata.

«Va bene, scusa… Solo che sono colpita» confessò, sfilandosi la borsa dalle spalle.

Il ragazzo fece un mezzo sorriso, e gliela prese dalle dita. Quando le loro mani si sfiorarono, Shaoran distolse in fretta lo sguardo… dandole ancora una volta di che pensare.

Si incamminarono vicini, e Sakura constatò che Shaoran era davvero molto strano: a volte era tranquillissimo, le parlava e rideva normalmente; altre volte, specie durante i brevi sguardi che le lanciava, iniziava a sbuffare in quella sua maniera seccata, arrossendo sempre più. Non riusciva davvero a capirlo.

Erano quasi in vista della casa di Sakura, quando lei approfittò di uno dei suoi momenti di allegria.

«Allora» gli chiese, «che cosa hai fatto ieri di bello, con tua madre?»

Guardandolo, si pentì subito della propria domanda. Shaoran, infatti, si incupì all’istante. Si sistemò in spalla la cartella di Sakura, in modo da non guardarla negli occhi mentre le rispondeva in tono piatto.

«Niente.»

Sakura lo fissò solo per un attimo. Quando si rese conto che lui non aveva intenzione di aggiungere qualcosa, né di spiegarsi, distolse lo sguardo.

Eccolo qui, il problema. Doveva essere qualcosa che riguardava Yelan. Altrimenti perché si sarebbe rabbuiato in quel modo, al parlare di lei?

Sakura avrebbe voluto aiutarlo, ma, come sempre, non si azzardò a forzare le sue barriere: non voleva in alcun modo sembrargli troppo invadente; era sempre stato lui a decidere se e quando svelarsi con lei, e anche stavolta lei lo avrebbe aspettato. Sperava solo che Shaoran avesse capito, ormai, che con lei poteva parlare liberamente di tutto.

Cambiò argomento, mentre si avvicinavano a casa Kinomoto.

«Senti, Shaoran… Ti va di uscire, oggi?»

Il ragazzo alzò la testa di scatto e la fissò sconvolto.

«C… Cosa

Lei ricambiò l’occhiata, senza afferrare il motivo della sua meraviglia.

«Che c’è? Ti avevo detto che dovevo mostrarti ancora tante cose, no?» Sorrise. «Allora? Che mi dici?»

Lo vide rilassarsi impercettibilmente, anche se sulle sue guance permanevano delle tracce evidenti di rossore… No, decisamente non lo capiva proprio.

«Oh…» Shaoran sorrise impacciato. «Certo che mi va.»

Felice, Sakura si fermò di fronte a lui.

«Allora passo da te alle sei, va bene?»

«Va bene» annuì Shaoran, ancora un po’ teso.

«Ehm… Shaoran…»

«S… Sì?»

«Ora… puoi ridarmi la cartella.»

Il ragazzo annuì ancora, e gliela porse senza guardarla. Mentre riprendeva la cartella dalla sua mano, nonostante si fosse ripromessa di non forzare i suoi silenzi, Sakura non resistette: sollevò la mano libera e gli voltò il viso, costringendolo a guardarla.

«Se c’è qualcosa che non va» sussurrò, «sappi che io sono qui. Lo sai che ci sono. Capito?»

Shaoran avvampò. Per un istante la guardò in silenzio, e Sakura fu quasi certa che stesse effettivamente per dirle qualcosa; ma alla fine lo sentì ritrarsi bruscamente dalle sue dita.

«Sì. Lo so.» Non la guardava negli occhi, ma lei sapeva che ci credeva davvero. «A più tardi, Sakura.»

Con quelle parole, Shaoran si voltò, allontanandosi verso la villa giapponese dei Li.

Sospirando, Sakura si rimise in spalla la borsa, girandosi per entrare in casa.

Non lo capiva. Non lo capiva affatto. Se c’era davvero un problema con Yelan, ad ogni modo perché aveva di quegli improvvisi cambiamenti d’umore e di atteggiamento?

Sorrise tra sé. Già una volta gli aveva detto di essere una grande testarda. E di certo nel frattempo non era cambiata.

Se lui non voleva parlarle, lei avrebbe fatto di tutto per essergli ancor più vicina.

Non che fosse curiosa… Voleva solo essere certa che lui si fidasse davvero di lei. Anche ora che le cose erano un po’ diverse. Anche e soprattutto ora.

 

a

 

Alle sei in punto, Sakura era all’imbocco del vialetto della villa. Aveva trovato Shaoran già fuori, e subito si era chiesta se per caso la verità fosse che aveva semplicemente litigato con sua madre… Tuttavia le sembrava inverosimile: proprio ora, dopo che ogni problema sembrava essersi risolto… Ma il ragazzo – c’era da aspettarselo – aveva eluso qualsiasi spiegazione, e lei aveva ritenuto più saggio non insistere per entrare a salutare Yelan e Wei.

Ora Sakura respirava a pieni polmoni l’aria della spiaggia, intrisa di salsedine. Accanto a lei, Shaoran scrutava impensierito la stessa distesa di ghiaia sulla quale, durante il loro secondo incontro, erano stati seduti vicini per qualche minuto.

Non lo aveva portato lì per caso.

Sakura si voltò a guardare Shaoran. Il vento gli frustava i vestiti, e i capelli gli svolazzavano sulla fronte. Il suo sguardo sembrava lontanissimo, perso dietro chissà quali pensieri.

«Ti ricordi che cosa ti ho detto qui?» gli chiese, esitante.

Shaoran la guardò di sottecchi, con un sorriso un po’ storto.

«Quell’esempio assurdo sulle onde? Certo che me lo ricordo.»

Sakura non poté fare a meno di scoppiare a ridere.

«Non mi riferivo a quello.» Incrociò le braccia. «Fai uno sforzo, dai

Il ragazzo chinò il viso. Alle sue spalle, il cielo del tramonto si faceva sempre più rosso.

«Hai detto che volevi essermi amica» mormorò, e la sua voce si perse nel rumore del mare. «E che non era facile farti cambiare idea.»

Sakura annuì, sorridendo, e mosse qualche passo verso il bagnasciuga. Qui si tolse le scarpe, lasciando che l’acqua le lambisse i piedi. Si sentiva fissi sulla nuca gli occhi bruni di Shaoran; era una sensazione un po’ strana. Doveva ancora abituarsi al fatto che ora lui poteva vederla, anche di nascosto…

«Sakura…»

Si voltò, sorridendogli incoraggiante.

Shaoran fece un passo verso di lei, smuovendo alcuni ciottoli, con un’espressione indecifrabile.

«Hai freddo?» le chiese infine, dopo una lunga pausa.

Sakura lo fissò, perplessa.

«No. Perché

«È che… mi sembrava che tremassi.»

Sakura abbassò gli occhi: l’acqua era fredda, sì, ma lei non stava tremando… Oppure aveva avuto un brivido senza accorgersene?

Scuotendosi, tornò a guardare Shaoran.

«Dai, vieni anche tu.»

«No, lascia stare» mormorò lui, improvvisamente imbarazzato.

«Cosa c’è? Hai paura dell’acqua?»

«Certo che no… Io… Io non tollero il freddo» sbuffò Shaoran.

Sakura sorrise allusivamente.

«Non è un problema. Non dovrai togliere le scarpe.»

Prima che potesse reagire, tese un braccio verso il suo e lo tirò a sé.

Shaoran si ritrovò con i piedi nell’acqua. Alzò di poco il viso e la guardò di sotto in su, apparentemente combattuto tra la furia e la voglia di ridere.

«Tu sei pazza, lo sai

«Certo che lo so!» Sakura rise, tranquillissima, e cambiò discorso. «Ehi, facciamo una corsa, Shaoran?»

Lui la scrutò da vicino, confuso. Poi sbuffò, arrossì e scrollò le spalle.

L’istante successivo, si ritrovarono entrambi a correre sulla riva, ridendo. I loro piedi, immersi nell’acqua fino alle caviglie, sollevavano alti schizzi. I jeans di Shaoran furono presto fradici fino al ginocchio, ma lui non sembrava darvi peso. Ad un tratto, prese la mano di Sakura nella sua, e le rivolse un sorriso.

Nell’arco di quel breve sguardo, Sakura sentì qualcosa di indefinibile, qualcosa di… nuovo.

Il “qualcosa” la distrasse, e la indusse a mettere un piede in fallo.

«Sakura

Shaoran si chinò pericolosamente su di lei, evitando per un soffio di caderle addosso. Sakura lo guardò ridendo, incurante di essere finita in ginocchio nell’acqua.

«Scusami, non so cosa mi sia preso!»

«Sì, non c’è dubbio» mormorò lui, ancora combattuto, a poca distanza dal suo viso. «Tu sei completamente pazza.»

«E ancora non sai cosa ti aspetta!»

Sakura lo schizzò. Quasi subito, Shaoran ricambiò allegramente il gesto.

Forse lei era pazza, ma lui certo era strano: quel giorno cambiava da un momento all’altro!

Ma chissà cosa le era preso, poi, quando il suo sorriso l’aveva incantata in quel modo…

 

a

 

Domenica 23 settembre

 

Quella stranezza andava avanti da tre giorni. Alla domenica, Sakura era alquanto frustrata.

La situazione era sempre più ingarbugliata. Una volta era rimasta scioccata dalla freddezza di Shaoran; ma almeno, allora la sua costante era proprio quella: la freddezza. Dal giorno della caduta delle bende, invece, in lui non c’era più una “costante”. E quegli alti e bassi erano la cosa più incomprensibile del mondo. Quando lei meno se l’aspettava, l’allegria di Shaoran lasciava il posto all’imbarazzo, l’imbarazzo al distacco, il distacco al rifiuto, il rifiuto all’ironia, e poi di nuovo daccapo… La cosa più strana era che, molto spesso, il cambiamento coincideva con un tentativo da parte del ragazzo di dirle qualcosa.

Sakura non si era data per vinta; sicura che prima o poi Shaoran avrebbe trovato il coraggio di dirle quale fosse il problema, aveva proseguito ad incontrarlo come se niente fosse. Quel giorno stesso, lo aveva trascinato al Parco del Re Pinguino per presentargli i suoi amici.

«Perché mai dovrei venire?» aveva sbuffato Shaoran, in una delle sue fasi di distacco.

«Perché a me farebbe piacere» aveva risposto lei, paziente. «Dai, Shaoran, voglio che oltre ai luoghi tu veda anche altre persone. Non credo che ti farebbe male, sai?»

E alla fine era riuscita a convincerlo. Seppur vagamente a malincuore, Shaoran l’aveva seguita, cedendo anche alle sue suppliche perché finalmente si decidesse ad indossare gli occhiali scuri.

«Uao!» Sakura lo aveva stuzzicato per tutto il tragitto fino al parco, in preda ad un serio attacco di risatine. «Parola mia, straniero, così sei davvero irresistibile

Ripensandoci, constatò Sakura, quello era stato il momento più altalenante della giornata – e dell’intero periodo: mentre lei gli lanciava quei commenti, Shaoran non riusciva più a destreggiarsi tra l’imbarazzo, la seccatura e l’auto-ironia. Più che altro, però, l’imbarazzo l’aveva avuta vinta.

Al parco, Shaoran era rimasto perlopiù sulle sue. Solo gli interventi di Sakura erano riusciti a coinvolgerlo nelle conversazioni, che grazie al cielo non si erano mai soffermate su ciò che Shaoran aveva appena passato. Sakura si era resa conto che i suoi amici – Chiharu, Yamazaki, Rika e Naoko – erano rimasti tutti un po’ turbati da quello straniero silenzioso; Tomoyo, invece, le aveva scoccato degli sguardi molto simili a quello che le aveva rivolto Touya quando le aveva detto che Shaoran aveva bisogno di lei…

Quella sera, mentre si preparava per andare a letto, Sakura non riusciva a smettere di pensarci: forse era stato un po’ avventato, da parte sua, circondare di gente Shaoran in quel modo. Probabilmente lui si era sentito fuori posto; era troppo presto, era ancora troppo diffidente, e a quanto pareva riusciva ad essere se stesso solo con lei…

Sì, si disse guardando verso la villa, dalla finestra della sua cameretta; era proprio il caso di chiedergli scusa. E magari, allora, Shaoran avrebbe capito che lei voleva soltanto fare qualcosa per lui. Forse le avrebbe anche detto cos’era che in quei giorni lo turbava tanto, minando in modo così repentino il suo umore.

Si decise. Era molto tardi, e sapeva che avrebbe almeno dovuto avvertire il papà, ma temeva che a quell’ora non l’avrebbe lasciata andare. Invece lei doveva farlo adesso, subito: doveva scusarsi con Shaoran se negli ultimi giorni lo aveva messo troppe volte in imbarazzo, se a volte non era riuscita a capirlo. E doveva dirgli che, nonostante tutto, lei era comunque lì, per lui. Che non era cambiato niente. Doveva essere certa fino in fondo che lui lo sapesse, che le avesse creduto quando lei glielo aveva detto, alla casetta sull’albero.

Così, in estremo silenzio, Sakura spalancò la finestra e, uscita in terrazza, iniziò a calarsi lentamente e cautamente dal balcone. Pian piano, arrivò fin sotto casa.

Alzò il viso verso la finestra di suo padre, cercando di soffocare i sensi di colpa; poi si voltò decisa.

La luna illuminava il cammino per la villa, che si ergeva silenziosa e buia in fondo alla strada, e sembrava soffermarsi in particolare sul balcone che lei aveva notato una volta, fuori della stanza di Shaoran, come invitandola in quella precisa direzione.

 

 

* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *

 

 

Beh, sì, anche questo è un “capitolo cerniera”… Tra l’altro si interrompe proprio prima di una scena importantissima…  U///U  Che ci posso fare, è più forte di me interrompermi sul più bello…

Ringrazio velocissimamente per le splendide recensioni Ruka88, Sakurahime949, Saku068, Saku_cele, Dany92, Non so come chiamarmi e Lady Maryon (gentilissime come sempre, ragazze!  ^///^ ), nonché tutti i lettori!

E ora scappo, altrimenti il boss mi ridurrà in uno stato tale da impedirmi di postare il prossimo capitolo…  °-°

E giuro che il prossimo vale proprio la pena di essere postato!  ^^

Alla prossima!

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Capitolo 23
*** Stand by me tonight ***


Through your eyes

Ops, temo di essere di nuovo in ritardo!  ^^’

Ok, stavolta ho un po’ più tempo, ma vi lascio subito al capitolo, le chiacchiere a più tardi…  ^^

Buona lettura!

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

23

Stand by me tonight

 

Dormi con me, resta con me questa notte

Tanto oramai non ho paura di perdermi

Dentro la foresta dei tuoi occhi

 

Michele Zarrillo, L’ultimo film insieme

 

 

Domenica 23 settembre

 

La luna produceva strani effetti di luci e ombre sul soffitto della stanza in cui lui aveva visto soprattutto ombre. I suoi occhi ora erano liberi di scorrere su quelle strane forme, e non si saziavano di riempirsi della vista di tutto ciò che lo circondava; ma in realtà nulla di ciò lo interessava davvero. Non da quando aveva capito che presto si sarebbe lasciato tutto dietro le spalle.

Quegli ultimi tre giorni insieme a Sakura erano stati durissimi. Non solo perché ormai si sentiva arrossire persino al solo guardarla, ma anche e soprattutto perché era consapevole di non riuscire assolutamente a dirglielo. Molte volte era stato sul punto di provarci, almeno; il primo giorno in cui l’aveva aspettata fuori dal liceo, quel pomeriggio alla spiaggia, e anche quel giorno stesso, al parco, dopo che lui e Sakura si erano congedati dagli amici della ragazza ed erano tornati a casa insieme. Ma non c’era stato verso: ogni volta, con una sorta di puntualità snervante, gli erano mancate le parole, e per mascherare l’attimo di impasse era stato costretto a cambiare atteggiamento.

Si odiava per ciò che stava facendo. Probabilmente, vedendolo prima allegro, poi distante, poi ancora impacciatissimo, Sakura non sapeva più che pesci pigliare. Ma lui non riusciva in alcun modo a prendere il coraggio a due mani e a dirle che tra dieci giorni avrebbe dovuto lasciarla…

No, non tra dieci giorni. Tra una settimana.

Il tempo passava, e lui non sapeva come parlarle. Sospirò, chiudendo gli occhi, consapevole che c’era anche qualcos’altro che avrebbe voluto dirle prima di salutarla per sempre…

Qualcosa che era ancora più difficile da dire. E difatti, ancora non riusciva a dirlo nemmeno a se stesso.

Per l’ennesima volta gli risuonarono nella mente le parole che Sakura gli aveva rivolto il venerdì precedente, davanti casa sua.

«Se c’è qualcosa che non va… sappi che io sono qui. Lo sai che ci sono.»

Era ovvio: aveva capito subito che lui le nascondeva qualcosa… Ma non gli chiedeva nulla, come al solito. Era così unica… Così speciale, così maledettamente…

Rischiò di sprofondare nel delirio che lo assaliva ormai tutte le notti, ma per fortuna un secco rumore giunse a distrarlo.

Shaoran aprì gli occhi. Il rumore proveniva da fuori, e si ripeteva. Era come se qualcosa si muovesse sul tetto della rimessa, appena sotto la sua finestra. Un gatto randagio? No, la sua presenza non sarebbe stata così evidente. Ma era anche vero che i suoi sensi, ormai, erano allenati a cogliere in modo distinto anche il minimo fruscio.

Quando sentì anche un respiro umano, si convinse che il qualcosa era un qualcuno.

Inizialmente pensò ad un ladro; il suo primo istinto fu di avvertire Wei o sua madre. Poi si trattenne: non parlava molto con nessuno dei due, da un po’ di tempo; non gli andava di rivolgersi a loro per nessun motivo. Così si alzò dal letto, su cui si era lasciato cadere completamente vestito, e senza un suono si avvicinò alla portafinestra aperta sulla terrazza.

Il balcone era inondato dalla luce della luna. In quell’atmosfera di un biancore quasi irreale, Shaoran si prese quasi un colpo al vedere una mano aggrapparsi alla balaustra, da sotto il balcone, seguita da un’altra mano e da una testa che rivelavano una figura fin troppo familiare…

«Sakura?!»

Shaoran uscì in terrazza e la raggiunse, afferrandole le mani, nel timore che cadesse.

«Si può sapere che ti prende?» sibilò. «Adesso ti dai alla scalata libera? Ma come diavolo ti viene in mente di…?»

Fu costretto ad interrompersi, perché in quel momento, ormai in piedi dall’altro lato del parapetto del balcone, Sakura alzò il viso, e lui si ritrovò a meno di un soffio dal suo naso.

«Se mi vedesse ora, la mia prof di ginnastica sarebbe fiera di me!» rise la ragazza, più tranquilla che mai.

Shaoran si ritrasse bruscamente, sentendosi arrossire, ma non le lasciò le mani. Sakura accettò la sua presa e gli si aggrappò, scavalcando agilmente il balcone e atterrando con grazia accanto a lui.

«Mi dispiace se ti ho spaventato, Shaoran» mormorò nel mezzo della manovra, «ma dovevo assolutamente parlarti, non potevo aspettare.»

«Parla piano» la supplicò Shaoran, temendo che sua madre li sentisse dalla sua stanza.

«Sì, scusa.» Sakura abbassò la voce, ma non smise di sorridere, mentre si scrollava la gonna stropicciata. «Dicevo che devo proprio parlarti, e che devo farlo adesso.»

Rendendosi conto che la teneva ancora per una mano, Shaoran la lasciò andare, sempre più imbarazzato da quella situazione assurda. Cosa diavolo poteva spingere Sakura a scalare la villa e arrampicarsi sul suo balcone, per di più di notte? La guardò negli occhi, scorgendovi il riflesso delle stelle, e sentendosi mancare il suolo sotto i piedi.

«Che cosa c’è?» borbottò nervosamente, sperando almeno che il suo rossore non fosse troppo evidente.

Il sorriso svanì, lasciando il posto ad un’espressione un po’ contrita che lo fece sciogliere.

«Io…» sussurrò la ragazza, abbassando lo sguardo. «Voglio chiederti scusa.»

«Tu… cosa?» mormorò Shaoran, totalmente spiazzato.

«So di non essermi comportata molto bene, oggi.» Sakura mosse un piede, sempre con gli occhi fissi a terra. «Credo che tu non ti sia sentito affatto a tuo agio, al parco, così circondato da persone che non conoscevi… E non c’è solo questo. Da quando ti hanno tolto le bende… Non so perché, ma anche se notavo che spesso ti sentivi a disagio, non ci ho dato peso. Probabilmente mi sono semplicemente detta che dopotutto non era niente, e per questo ho continuato come se niente fosse. Ma mi rendo conto che forse non avrei dovuto ignorare il tuo imbarazzo.» Con un sospiro, tornò a guardarlo in viso. «Voglio chiederti scusa se non sono riuscita a capirti come avrei voluto.»

Shaoran continuò a fissarla, interdetto.

No, così non era giusto. Non era lei a doversi scusare.

«Ma Sakura… Sono io che non sono riuscito a farti capire…» Si interruppe; doveva smetterla di parlare senza pensare. Scosse la testa. «Mi dispiace. Sono io a doverti chiedere scusa. Io… Io so di essere stato un po’ strano, in questi giorni…»

Sakura sorrise lievemente, ma non disse nulla.

Shaoran prese un respiro profondo: ora che aveva iniziato, doveva finire. Doveva essere sincero con Sakura; doveva dimostrarle che la capiva, capiva che lei voleva solo fare qualcosa per lui. Doveva, soprattutto, dirle la verità sulla propria “stranezza”. Subito.

«Il fatto è che…» mormorò, «c’è qualcosa che devi sapere. Non ho saputo dirtelo, perché non sapevo come affrontare la cosa, perché non riesco nemmeno a concepire che…»

Ma perché doveva essere così difficile e doloroso dirle addio?

Sakura lo guardava, in attesa. Shaoran prese fiato, stavolta senza distogliere lo sguardo.

«Presto dovrò tornare a Hong Kong.»

Strinse i pugni, deglutì, e aspettò la sua reazione.

Negli occhi verdi di Sakura passò un lampo di sorpresa. Dopo qualche istante, la sorpresa divenne lentamente accettazione.

«Oh. Capisco.» Si sforzò di sorridere. «Non ci avevo pensato. Ma in effetti è giusto che tu torni a casa, ora che…» Si morse un labbro; non era brava a fingere, lo sconforto le si leggeva in faccia. «Voglio dire, è normale, in fondo è lì il tuo posto, con… con il resto della tua famiglia… E…»

Shaoran la guardò con infinita tristezza.

Come farò senza di te?

Avrebbe tanto voluto dirglielo…

Sakura sospirò, e in quel sospiro fu evidente che la maschera stava cadendo. Fu con voce rotta che riprese a parlare.

«Mi mancherai moltissimo, lo sai

Senza parole, Shaoran osservò le lacrime nascere in quei suoi occhi incantevoli, scorrere giù per le gote e andare a morire da qualche parte ai loro piedi.

«Mi mancherai moltissimo» ripeté Sakura, cedendo a poco a poco al pianto. «Sei… Sei il mio migliore amico… E ti voglio bene…»

Quelle parole gli infiammarono l’anima.

D’impulso, Shaoran mosse un passo verso di lei e l’abbracciò.

«Anche tu mi mancherai» mormorò, senza sapere come continuare.

Sakura affondò il viso nella sua felpa, stringendosi a lui e scuotendolo con quelli che erano ormai singhiozzi disperati, e che gli arrivarono fino al cuore.

Shaoran chiuse gli occhi, smarrendosi in quel dolore che condivideva pienamente.

E intanto quelle parole lo torturavano ancora.

«Sei il mio migliore amico… E ti voglio bene…»

Anche lui le voleva bene. Da morire. Più che come ad un’amica.

Era questo a fargli più paura, e a rendere ancor più insopportabile l’idea di lasciarla.

Immerso in quella consapevolezza, rimase immobile a lungo, per un tempo indefinito.

Alla fine fu Sakura ad allontanarsi lentamente da lui, asciugandosi le lacrime.

«S… Scusami, Shaoran…» La sua voce era un fruscio. «O… Ora torno a casa… Immagino che tu voglia restare solo…»

No, no che non lo voleva. Non avrebbe voluto stare mai, nemmeno un istante, senza di lei.

Senza riuscire a trattenersi, le strinse una mano.

«Resta…»

Al suo mormorio confuso, Sakura alzò gli occhi, arrossati eppure più belli di sempre.

«Non posso…» mormorò di rimando, altrettanto confusa.

Ma Shaoran l’attirò di nuovo a sé, lentamente, tra le sue braccia, in modo da non perdersi nel suo sguardo.

«Ti prego, Sakura… È la sola cosa che ti chiedo. Resta accanto a me, per stanotte…»

 

a

 

Non aveva idea di che ora fosse; ma la luna era già lontana nel cielo, perciò doveva essere passato molto tempo da quando aveva preso la coperta dalla sua stanza e si era accucciato con Sakura sul balcone.

La ragazza si era addormentata nel suo abbraccio, abbandonando il viso contro di lui, proprio come quel giorno al cimitero sulla collina, quando gli aveva raccontato di sua madre, all’ombra del ciliegio. Dormiva di un sonno agitato.

Shaoran, dal canto suo, non riusciva ad assopirsi. Continuava a guardarla, la sua amica, il suo miracolo, la persona più importante della sua vita. Continuava a rifiutare tenacemente l’idea di lasciarla.

Sul viso di Sakura c’erano ancora tracce di lacrime. Shaoran sollevò lentamente una mano, asciugandole una guancia con delicatezza, per non svegliarla. Al suo tocco, inaspettatamente, l’espressione di Sakura si distese, si fece più tranquilla.

Come farò senza di te?

Quanto avrebbe voluto parlarle di quel che sentiva. Non doveva essere così difficile: sarebbe bastato chiamarla dolcemente e, quando lei avesse aperto gli occhi, chinarsi a sussurrarle nell’orecchio due piccole parole che racchiudevano un universo di sentimenti…

Io… ti…

Perché ora lo sapeva, ora era in grado di ripetersi mentalmente ciò che da tempo aveva stampato nel cuore, già da prima di poterla vedere…

Ti amo…

L’amava da sempre, pur non accorgendosene. L’aveva amata quando, con quell’irrefrenabile voglia di ridere, dopo essergli precipitata addosso, incurante della sua diversità da lei, gli aveva detto che voleva essere sua amica. L’aveva amata quando aveva iniziato a fingere di incontrarlo per caso, semplicemente per andare a parlargli e per stare un po’ con lui. L’aveva amata quando lo aveva portato lassù nel suo rifugio, nella casetta dei suoi genitori, e gli aveva dimostrato che ci si può sempre rialzare con un sorriso. L’aveva amata quando aveva pianto sul suo ginocchio, dopo aver ascoltato la sua storia di buio, piangendo solo perché finalmente lui aveva calato le difese. L’aveva amata quando si era presentata da lui, la mattina dell’intervento, e quando aveva convinto sua madre a lasciarla entrare nella sua camera completamente oscurata. L’aveva amata quando finalmente aveva visto per la prima volta, e come prima cosa, i suoi occhi di un verde che, ora lo sapeva, era di speranza. E l’aveva amata quella sera, vedendosela comparire sul balcone per chiedergli scusa, avendo l’unica colpa di volergli stare vicina. E l’aveva amata mentre la vedeva piangere per il pensiero di perderlo. E l’amava adesso, che era immobile tra le sue braccia, senza avere la minima idea di quanto gli facesse battere forte il cuore.

E avrebbe davvero voluto essere in grado di dirglielo… Ma non era sicuro di riuscirci.

Senza contare che forse, a quel punto, non sarebbe servito a niente.

Shaoran sospirò, chinandosi su di lei fino a sfiorarle i capelli con la fronte.

Come poteva anche solo pensare di poter lasciare la persona che amava, la ragazza che gli aveva insegnato di nuovo a vivere?

Senza di lei, sarebbe tornato inesorabilmente nel buio…

Rimase così, fermo sul suo viso, finché pian piano scivolò in un sonno inquieto.

 

 

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Evviva!! Shao ha finalmente aperto gli occhi in tutti i sensi! Festeggiamooo!!  XD

Questo è un altro dei capitoli che mi è piaciuto di più scrivere, e spero solo che per voi sia stato altrettanto piacevole leggerlo… anche se è un po’ troppo discorsivo e succede ben poco!  ^-^

 

Ringrazio per le recensioni:

Saku068: Ciau! Grazie mille per i tuoi complimenti, sono felice che ti sia piaciuto lo scorso cappy, a dire il vero temevo che fosse un po’ noioso!  ^///^  Sono perfettamente d’accordo con te, Sakura è una tonta totale; ma lascia che ti dica una cosa… La sua “tontaggine” non durerà ancora a lungo…  X3  Dopotutto la ff sta per finire, e lei non può continuare a fare la scema per sempre, no?!  :D  Un bacio!

Saku_cele: Ciau Cele! Grazie mille anche a te!!  ^^  Ripeto, Sakura è davvero un caso disperato, ma… Vedi sopra!!!  XD  Baci!

Dany92: Ciau Dany! Mi spiace di non aver ancora postato il momento del bacio che aspetti…  ç___ç  Spero che il capitolo ti sia piaciuto comunque!  ^///^  Colgo l’occasione per ringraziarti anche per il commento alla mia prima shot su Kingdom Hearts: sono lusingata e commossa dal fatto che sia stata la prima yaoi a piacerti, soprattutto perché anch’io non ho mai amato particolarmente lo yaoi prima di conoscere quel pairing, che mi ha letteralmente stregata!!  *///*  E non preoccuparti, anch’io so ancora poco di quel videogioco…  :P  Sei stata gentilissima! Grazie ancora, per tutto! Bacioni!

Sakurahime949: Waaa!! Pensi davvero che potrei pubblicarla addirittura in un libro?? Ma allora il mio sogno di fare la scrittrice non è del tutto infondato!!  *///*  Ti ringrazio all’infinito e oltre!! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione!

Revelation80: Yay! Benvenuta tra i recensori!!  ^///^  Non so come ringraziarti, davvero, per aver deciso di commentare!! Sono felice che la storia ti piaccia! Beh, sì, Sakuraccehmmm, volevo dire Sakura… mi è venuta ancora più tonta che nell’anime – se possibile – ma non ho potuto farci niente! Temo che la mia sia solo invidia…  >///<  Shaooo… Lascia perdere quella scemaaa Ooops, mi sono lasciata andare!  ^^’  Grazie ancora per i complimenti! Un bacio!

Sakura bethovina: Umpa-chan!  ^///^  Ma sei stata dolcissima a recensire!! Non so come ringraziarti!! Spero di sentirti presto; purtroppo ultimamente MSN mi fa i capricci, ci sto litigando anche ora che sto scrivendo…  ç___ç  Maledetto! Ti mando mille baci e abbracci, Rita carissima!!

 

Ringrazio ancora come sempre tutti i lettori, chi inserisce la ff tra i preferiti, e Te che non smetterò mai di ringraziare…

 

Vi aspetto al prossimo capitolo, dove si vedrà la reazione di Sakura alla prospettiva della partenza di Shaoran!

Alla prossima!

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Capitolo 24
*** Beyond the sorrow ***


Through your eyes

Vi chiedo immensamente scusa per avervi fatto aspettare ancora. Purtroppo il mio maledetto pc è come il traffico: funziona a giorni alterni. Ancora una volta mi inginocchio davanti a voi e mi cospargo il capo di cenere.  u___u

Spero che questo capitolo possa farmi perdonare!  ^///^’

Buona lettura!

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

24

Beyond the sorrow

 

Ma ti solleverò tutte le volte che cadrai

E raccoglierò i tuoi fiori che per strada perderai

E seguirò il tuo volo senza interferire mai

Perché quello che voglio è stare insieme a te

 

Ron, Non abbiam bisogno di parole

 

 

Lunedì 24 settembre

 

Sentiva una sensazione di calore, di sicurezza, quella che doveva provare un naufrago appena giunto al porto che cercava. Forse stava sognando. Si decise a sollevare le palpebre, scoprendole più pesanti del previsto, e si svegliò del tutto quando si ritrovò seduta contro un muro e stretta in un abbraccio, con un viso molto vicino al suo. Il viso di Shaoran.

Per un istante si soffermò sui tratti del ragazzo cinese, ancora addormentato. Il suo sonno sembrava nervoso, gli occhi recavano segni di insonnia; Sakura ebbe la netta impressione che avesse dormito pochissimo. Continuando a guardarlo, sentì piombarle addosso il ricordo della notte appena trascorsa.

Sprofondò di nuovo nella tristezza. Era stata una stupida a non pensare nemmeno lontanamente che, dopo l’esito dell’intervento, Shaoran sarebbe tornato in Cina. Ora si ritrovava del tutto impreparata alla cosa. Sarebbe stato difficilissimo dirgli addio; si era coinvolta troppo, lui era diventato il suo migliore amico, e adesso lei era costretta a perderlo. Probabilmente per sempre.

Non è giusto.

Quanto faceva male…

In quel momento Shaoran si mosse, con un gemito sommesso. I loro visi erano ancor più vicini. Sakura si sentì colta dall’imbarazzo, e si affrettò a voltare la testa, non capendo cosa le prendesse ora…

Immobile tra le sue braccia, con il suo respiro tra i capelli, rivisse tutto ciò che si erano detti quella notte.

Così, Shaoran era stato strano per tutto quel tempo perché non sapeva come affrontare il discorso della sua imminente partenza. Evidentemente anche lui soffriva all’idea di lasciarla. Sakura rivide nitido nella mente il suo sguardo addolorato, mentre lei si sforzava di accettare la cosa. Sì, di certo faceva male anche a lui. Erano troppo vicini, ormai; come potevano andare avanti, se divisi?

Non era solo una questione di ciò che lei aveva rappresentato per Shaoran. Non c’entrava solo il fatto che lei era stata l’unica persona di cui il ragazzo si fosse fidato, in quel momento durissimo della sua vita. In realtà c’era anche ciò che rappresentava lui per lei. Lo aveva visto aprirsi, sorridere, cambiare, e questo solo per lei, per Sakura: non poteva ignorare tutto questo, la sensazione di realizzazione che Shaoran ormai le faceva provare con un semplice sguardo. Proprio come aveva detto a Yelan, anche lei aveva bisogno di lui…

Ma adesso sarebbe cambiato tutto…

Sentì un altro gemito, e Shaoran aprì gli occhi, posandoli su di lei.

Smascherata dal suo sguardo, Sakura si sentì stranamente arrossire.

«Ciao» mormorò lui, la bocca ancora vicina ai suoi capelli e la voce impastata di sonno.

«Ciao» si sforzò di sorridergli Sakura.

Solo in quel momento, rendendosi conto che era l’alba, la ragazza si ricordò che avrebbe dovuto essere nel suo letto.

Sciogliendosi dalla sua stretta, scostò in fretta la coperta e scattò in piedi.

«Devo andare» farfugliò, «se mio padre scopre che non sono a casa, gli viene un colpo!»

Si avvicinò alla balaustra del balcone. Alla luce del sole nascente, tornare a casa tramite lo stesso percorso dell’andata sarebbe stato molto più facile. Scavalcò il parapetto, e quando vi fu a cavalcioni si voltò di nuovo a guardare Shaoran.

Anche il ragazzo si era alzato, ora perfettamente sveglio; era arrossito un po’, come se si fosse reso conto di colpo di aver dormito all’aperto abbracciato ad una ragazza…

Sakura scosse la testa, nervosa. Che diavolo di pensieri si stavano affacciando alla sua mente sconvolta? Già, probabilmente era lo shock. Eppure, non poté fare a meno di sentirsi in imbarazzo quando Shaoran fece un passo verso di lei.

«Sakura, io…» Si schiarì la voce, arrossendo ancora. «Mi dispiace… Non voglio che tu abbia problemi con tuo padre e tuo fratello…»

«Stai tranquillo.» Sakura gli rivolse un sorriso forzato, poi abbassò la voce fino ad un sussurro. «Vedrai che troveremo una soluzione, Shaoran. Io… Io non voglio rinunciare alla tua amicizia. Sei troppo importante per me.»

Si morse un labbro, confusa; le sue parole suonavano strane alle sue stesse orecchie. Però lo pensava davvero, di questo era sicura.

Distolse lo sguardo, portò anche l’altra gamba al di là del parapetto e, senza guardarlo, mormorò quella stessa frase che gli aveva rivolto già quella notte, tra le lacrime.

«Ti voglio bene.»

Per qualche motivo, ripetergliela alla luce del giorno fu più imbarazzante di quanto fosse stato pronunciarla nella penombra, con gli occhi offuscati dal pianto…

Senza osare alzare lo sguardo sul viso di Shaoran, Sakura si calò dalla balaustra, posò i piedi sul tetto della rimessa e, afferrando il ramo di un albero vicino, saltò a terra.

Corse verso casa senza voltarsi indietro, chiedendosi come mai avesse avuto la sensazione che Shaoran volesse dirle qualcosa di importante, e soprattutto perché il cuore, fin dal momento in cui lui aveva aperto gli occhi, le facesse tanto male.

 

a

 

Rientrò dalla finestra che aveva lasciato aperta, lentamente e in silenzio. La casa taceva; non sembrava che il papà né Touya si fossero già alzati. Con un sospiro, Sakura crollò sul letto.

Il suo pensiero era costantemente rivolto a Shaoran. Non poteva, non riusciva a pensare che lui se ne andasse. Sapeva che era giusto, che era ovvio, che lui doveva tornare con sua madre dalle sue sorelle, a casa sua; ma soffriva lo stesso. Accidenti, se soffriva. Si sentiva distrutta dentro, annientata.

Non avrebbe più passato i suoi pomeriggi con lui, non avrebbe più visto il suo sorriso dolce, non si sarebbe più chiesta il perché dei suoi silenzi e del suo imbarazzo…

Ma come poteva succedere? Ormai erano come una persona sola; per lei era inconcepibile l’idea di ritrovarsi di colpo senza di lui. Non riusciva più nemmeno a ricordarsi come passava il suo tempo prima dell’arrivo di quello straniero dagli occhi vuoti che lei si era messa in testa di aiutare.

Gemette, prendendosi la testa tra le mani e mordendosi le labbra a sangue per non cedere di nuovo alle lacrime. Non poteva permettersi di piangere. Doveva restare lucida; doveva trovare una soluzione, proprio come aveva detto a Shaoran: doveva trovare un qualsiasi modo per evitare tutto quel dolore…

Si scosse, imponendosi di alzarsi. Tra poche ore avrebbe dovuto essere a scuola, e lì cercare di comportarsi come al solito, per non preoccupare Tomoyo e gli altri suoi amici. Forse passare a salutare come di consueto sua madre le avrebbe snebbiato la mente.

Sakura aprì piano la porta e si diresse in cucina, anche se si sentiva lo stomaco chiuso.

Al tavolo, con i capelli scarmigliati e un’aria truce, intento a mescolare lo zucchero in una tazza di latte, sedeva Touya.

Quando lo vide, Sakura sobbalzò. Suo fratello sapeva sempre cavarle di bocca qualsiasi cosa; era certa che non sarebbe riuscita a nascondergli che quella notte non era stata nella sua stanza. No, un momento: sarebbe bastato non restare con lui il tempo sufficiente a fargli capire qualcosa… Già, avrebbe arraffato al volo qualcosa da mangiare e poi sarebbe corsa via, al cimitero, dalla mamma.

Decisa, Sakura entrò in cucina.

«Buongiorno, Touya.»

Si sentì i suoi occhi addosso, attenti a tutti i suoi movimenti, mentre si dirigeva sicura alla credenza per recuperare le fette biscottate.

«’Giorno, mostro.»

Sakura si ritrovò a risentire le parole di Shaoran, il giorno in cui era venuto a casa sua.

«Tu non sei un mostro.»

Si riscosse a fatica dal pensiero dell’amico, e si cacciò in bocca una fetta biscottata, chiudendo l’anta della credenza. Sempre senza guardare Touya, si voltò verso la porta.

«Vado dalla mamma.»

Il tintinnio del cucchiaino nella tazza si arrestò di botto.

«Davvero? Non vai dal cinese, invece? Ah, no, dimenticavo che ci sei stata tutta la notte.»

Sakura rischiò di soffocare. Iniziò a tossire, mentre si voltava atterrita a guardare suo fratello. Touya ricambiava con uno sguardo indecifrabile.

«E tu che ne sai?» sbottò alla fine Sakura, ritrovando il fiato. «Cos’è, mi hai spiata?»

«Ti ho vista per caso, dalla mia finestra» rispose il giovane, in tono insolitamente pacato. «E comunque non c’è bisogno che ti scaldi tanto, mostriciattolo. Pensa se papà sapesse che passi le notti ad arrampicarti sui balconi altrui…»

La ragazza rabbrividì. Aveva visto proprio tutto… Terrorizzata, si riavvicinò al tavolo.

«Ti prego, non dirglielo» lo implorò. «Non ho fatto niente di male.»

Touya sembrò soppesare la cosa, mentre la scrutava dall’altra parte del tavolo, con la guancia abbandonata su una mano.

«Facciamo così, sorellina: io non dico nulla al papà, se tu mi dici cos’è che ti ha trattenuta dal cinese fino all’alba. Ho come l’impressione che laggiù qualcosa ti abbia sconvolta al punto da farti perdere la cognizione del tempo. È così?»

Sakura sospirò. Ecco, come volevasi dimostrare: Touya aveva iniziato a giocare al detective. E come al solito, avrebbe vinto.

Scivolò a sedere di fronte a lui, passandosi una mano tra i capelli.

«Sì, è così» ammise tristemente. «Shaoran mi ha… Mi ha detto che sta per tornare in Cina. Poi mi ha chiesto di restare con lui…» Abbassò il viso, sentendosi arrossire. «Non volevo far preoccupare nessuno, Touya; volevo solo stargli accanto. Io… Io non sopporto l’idea che lui… se ne vada…»

«Ho capito.»

Con sua immensa sorpresa, il tono di Touya non era affatto sarcastico. Lo sbirciò di sotto in su e constatò che anche la sua espressione era molto seria.

«Non… Non sei arrabbiato?»

«Diciamo che sono realista.» Suo fratello alzò gli occhi al cielo. «L’ho capito da un pezzo, ormai, che non ti saresti mai più tolta quel ragazzo dalla testa. Certo, non faccio salti di gioia, ma lo capisco. Resta da vedere se hai capito tu… almeno ora che lui sta per partire.»

Confusa dal suo discorso, Sakura lo fissò.

«Che cosa vuoi dire?»

Lui la guardò apertamente in viso, sollevando un sopracciglio.

«Andiamo, Sakura, mettici un po’ di impegno. Possibile che in questo momento tu non sappia andare oltre il tuo dolore?»

«Oltre il mio dolore?» Dopo un istante, Sakura sospirò. «Non ti seguo, Touya.»

«Non mi sorprende affatto.» Touya sbuffò, e il suo sguardo divenne quasi rabbioso. «Senti, sorellina, rispondi alla mia domanda: che cosa provi, quando sei con Shaoran?»

Sempre più perplessa, Sakura rifletté. Sapeva bene cosa provava con lui; quel senso di euforia, la consapevolezza di essere in compagnia di una persona che era stata in grado di rialzarsi, la certezza di essere intimamente legata a lui… Però…

«Non saprei spiegartelo a parole» mormorò infine, scuotendo la testa.

«Bene.» Touya sembrava capire perfettamente, e questo la sorprese ancora di più. «E tutto ciò per te è irrinunciabile, dico bene?»

«Certo che lo è!» sbottò Sakura. «Te l’ho detto, non posso tollerare il fatto di dovergli dire addio… Io… non so come farò senza di lui, senza quel suo sguardo che è tornato ad animarsi, senza…» abbassò la voce, «senza i suoi abbracci… senza la sensazione di essere totalmente completa, insieme a lui…» Si interruppe di colpo, confusa dalle proprie parole.

«Cominci a capire, allora?» sospirò Touya, incrociando le braccia.

E Sakura capì davvero.

Capì che, oltre la tristezza, oltre il dolore, oltre l’amicizia, c’era qualcos’altro.

Quel “qualcosa” c’era sempre stato, anche se lei non se n’era mai resa conto. C’era stato quando si era ritrovata addosso a quello straniero e subito aveva provato il desiderio di penetrare le sue barriere, di fargli capire che anche lui poteva trovare la speranza di andare avanti. C’era stato quando lei aveva iniziato a fingere di incontrarlo per caso, semplicemente per andare a parlargli e per stare un po’ con lui. C’era stato quando gli aveva mostrato se stessa, nella casetta sull’albero, senza aspettarsi nulla in cambio. C’era stato quando lui aveva ricambiato la sua fiducia, raccontandole la sua storia di buio e smarrimento. C’era stato in quella settimana in cui lei non aveva esitato a passare tutto il suo tempo con lui in una stanza senza luce, solo per dimostrargli che anche allora gli era vicina. C’era stato quando lo aveva visto uscire definitivamente dalle tenebre, riaprendo gli occhi sul mondo. E c’era stato quella notte, quando lui l’aveva fatta piangere, ma poi l’aveva stretta a sé. E c’era stato quando lei gli aveva rivolto quelle parole, quel “Ti voglio bene” che tanto l’aveva confusa. E c’era stato quella mattina, quando sotto il suo sguardo lei si era sentita arrossire.

All’improvviso ne era talmente consapevole che si sentì girare la testa.

Guardò Touya, senza vederlo davvero, e lo sentì mormorare poche parole.

«L’ho capito subito, Sakura. Ma tu… Proprio tu sei stata tanto cieca da non accorgerti minimamente di quello che c’era dietro la tua voglia di stargli accanto…»

Aveva ragione. Aveva maledettamente ragione… Ma ora sapeva.

Il cuore le batté più forte, proprio come quella mattina sul balcone della villa, mentre finalmente Sakura chiariva con se stessa di essere da sempre innamorata di Li Shaoran.

 

 

 

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Yattaaaa!! Grande Sakura, finalmente le fette di prosciutto sono cadute!!! E grandissimo Touya!!!  XD

Cosa non darei per avere un fratello così!… Spero davvero che abbiate apprezzato il suo ruolo in questo capitolo: come è già successo in precedenza, mi è piaciuto renderlo per una volta una sorta di “aiutante”, che facesse aprire gli occhi a quella… a quella ragazza, insomma.  -___-  Personalmente, Touya lo preferisco così!

Ok, ancora una volta vi ringrazio velocemente, perché purtroppo le ben note cause di forza maggiore sono all’opera…  u___u

Ringrazio perciò per le recensioni saku068, Sakurahime949, saku_cele, revelation80, Dany92 e sakura bethovina, nonché tutti i lettori e chi inserisce la storia tra i preferiti!  ^///^  Grazie, grazie, grazie di cuore!

Mi auguro di aggiornare più regolarmente, la prossima volta…  ^^’

Sayonara!

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Capitolo 25
*** No way ***


Through your eyes

E rieccoci! Stavolta sarà davvero un capitolo breve; ho dovuto interrompere la scena perché nel bel mezzo interveniva il punto di vista di Sakura, e secondo lo schema iniziale la storia prevedeva un solo PoV per capitolo. Perciò, dato che sono una maniaca perfezionista in quanto a schemi vari, purtroppo vi toccherà leggere soltanto tre paginette… Il che potrebbe anche essere un bene, dipende se la storia continua a piacervi o no…  ^^’

Buona lettura!

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

25

No way

 

Ed è già difficile per me dirtelo così

Non ti dimenticherò tanto facilmente

Per le cose che mi hai regalato

Non ti dimenticherò, specie quando a luci spente

Tutto tornerà alla mente

Perché è stato troppo bello insieme a te

 

Gianni Morandi feat. Alexia, Non ti dimenticherò

 

 

Giovedì 26 settembre

 

Anche quel giorno, il cielo era coperto. Oltretutto c’era aria di tempesta: il mare era agitato, le onde si frangevano con fragore sulla riva e sugli scogli. In spiaggia non c’era nessuno, a parte lui.

Shaoran era seduto nello stesso punto in cui, come Sakura gli aveva mostrato, la ragazza era andata a cercarlo per la seconda volta. I suoi pensieri erano un turbine che non aveva nulla da invidiare a quello delle onde dinanzi a lui.

Erano passati tre giorni e mezzo, novantaquattro lunghe ore, da quando sul balcone della villa, sotto la luna, l’aveva guardata negli occhi e le aveva rivelato il motivo della sua recente inquietudine. Novantaquattro ore, e ancora non riusciva a togliersi dalla pelle la sensazione delle lacrime e dell’abbraccio di Sakura.

Quanto faceva male…

In quei tre giorni, la ragazza aveva continuato ad incontrarlo con la solita regolarità; era evidente che cercava di andare avanti come se niente fosse, ma Shaoran si era accorto di alcuni lunghi silenzi, nei loro incontri, assolutamente inediti da parte sua. In più, Sakura aveva anche iniziato ad evitare i suoi sguardi. Nonostante la studiata allegria, non poteva impedirsi di soffrire, e lui certo non le dava torto. Solo che vederla così triste e confusa era ancora peggio che limitarsi al dolore di doverla perdere.

E non c’era solo questo, a turbarlo. Si era reso conto di non averle detto la data esatta della sua partenza; del resto, ancora non se ne sentiva in grado. Se glielo avesse detto, sarebbe stato ancor più definitivo, ancor più inevitabile, ciò che stava per accadere… Ma intanto il tempo passava, avvicinando in modo inesorabile quella domenica in cui avrebbe dovuto dire addio a Sakura, senza che lei nemmeno sapesse quanto tempo restava loro.

Senza che sapesse che lui l’amava.

Shaoran affondò il viso tra le braccia che teneva strette intorno alle ginocchia, con un’istintiva fitta di dolore allo stomaco, al ripetersi quelle parole che tanto avrebbe voluto dirle, ma che tanto sarebbero state difficili e inutili.

Ti amo…

Stare con lei era diventato in un certo senso estenuante: di fronte alla sua forzatura e ai suoi silenzi, Shaoran era sempre più combattuto tra la voglia di stringerla a sé e rivelarle i suoi sentimenti e la paura di sconvolgerla ulteriormente, ponendola di fronte a qualcosa che di certo nemmeno aveva mai immaginato.

Ma perché dirglielo, poi? In un modo o nell’altro, avrebbe solo fatto più male, a entrambi.

Sollevò la testa, tornando a guardare il mare. Quel giorno aveva voluto recarsi laggiù da solo, approfittando della strana assenza di Sakura da casa, per riflettere. Ma si rendeva conto che non c’era modo, non c’era niente da fare per uscire da quella situazione. Alla fine della strada si intravedeva solo sofferenza. Qualunque cosa lui potesse fare, che fosse parlarle o tenere per sé quell’amore che ormai lo struggeva, l’unica meta cui sarebbe giunto era un dolore immane, imposto dal doverla lasciare.

E pensare che lei aveva saputo convincerlo a viaggiare di nuovo, verso una speranza, lasciandosi alle spalle rimorsi e rimpianti…

Shaoran fece scorrere lo sguardo sulla spiaggia, ricordando con rammarico la felicità che aveva provato solo pochi giorni prima, quando Sakura lo aveva ricondotto lì e aveva giocato con lui come una bambina, facendolo sentire tanto bene e in pace con se stesso da fargli persino dimenticare il pensiero della partenza e dell’addio. Anche allora stava male dentro, ma allora lei non sapeva, non aveva ancora ceduto alla confusione, riusciva ancora a tirarlo su, proprio come aveva sempre fatto…

Con un sospiro, il ragazzo voltò la testa verso il molo, e gli si bloccò il fiato.

Sakura era lì, come apparsa dai suoi pensieri, la cartella di scuola su una spalla e il viso rivolto al mare.

Era così bella

Shaoran la fissò a lungo. La sua non era una bellezza puramente esteriore; negli occhi di Sakura era perfettamente percepibile la bellezza della sua anima, così ingenua, così spontanea, così sensibile, così altruista e disinteressata. Ogni volta che la guardava negli occhi, lui riviveva il momento in cui lei si era messa in testa di aiutarlo, così, su due piedi, senza chiedergli nulla. E ringraziava il cielo di essersi trovato sulla sua strada, quel giorno agli inizi di settembre, quello stesso breve mese che avevano passato insieme, un tempo che però a lei era bastato per riuscire ad entrare in tutti i sensi nel suo cuore.

Poi Sakura voltò appena il viso, lo vide e gli rivolse uno sguardo meravigliato.

Anche a quella distanza, quando i suoi occhi si posarono su di lui, il cuore di Shaoran impazzì.

E adesso? Cosa doveva fare? Quel pomeriggio di solitudine gli serviva per capire come avrebbe dovuto comportarsi con lei – dirle che l’amava? Dirle che l’avrebbe lasciata tra soli tre giorni? O tacere tutto?… Ma adesso che la guardava, capiva che non poteva assolutamente prendere una decisione. Non poteva, ecco tutto. Non c’era nulla da fare, nulla, se non rischiare di complicare le cose…

Scuotendosi, si accorse che ora Sakura stava camminando verso di lui, sorridendo…

Ma vide che quel sorriso era segnato da una sorta di impaccio.

«Ciao, Shaoran» disse la ragazza, quando fu a pochi passi da lui.

«Ciao, Sakura» mormorò Shaoran, scoprendo di balbettare. «Come… Come mai sei qui?»

«Sono dovuta restare a scuola per il progetto» spiegò lei, senza guardarlo. «Certo che… Beh, è incredibile, sono passata di qui per caso e… e ho incontrato te. Strano, eh?»

«Già» bisbigliò Shaoran, tornando a guardare il mare. «Veramente strano…»

Sakura si sedette accanto a lui. Sbirciandola, Shaoran la vide imbarazzata, come appariva sempre più spesso dalla notte che avevano trascorso insieme sul balcone. Tuttavia, ancora una volta, stava cercando di non sembrare troppo distante, o troppo triste: attaccò subito a parlare del progetto sui libri da recensire, che era quasi terminato.

«… Per fortuna “Il piccolo principe” è anche un libro piuttosto breve, sai? Anche se negli ultimi tempi non lo avevo più aperto, ieri sera sono riuscita a finirlo prestissimo…»

Shaoran la lasciò parlare, come accadeva spesso, limitandosi talvolta ad annuire per manifestare la sua attenzione. Ma ciò cui era più attento era la sua vicinanza, che continuava a scatenargli dentro una marea di emozioni, di fremiti repressi a stento.

Come farò senza di te?

Per l’ennesima volta rischiò di cadere nella disperazione.

Non c’era modo di sfuggire al destino, che voleva solo strapparla via da lui.

Non c’era modo di sfuggire ai suoi sentimenti, che non erano mai stati al contempo tanto chiari e confusi.

Non c’era modo. E faceva male. Da morire.

 

 

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Bene, sì, lo ammetto io per prima, è un capitolo molto “statico”. Abbiate pazienza, è solo per introdurre la scena successiva, quando la prospettiva si sposterà su Sakura; allora diciamo che qualcosa si smuoverà…  ^___^

 

Ringraziamenti:

Saku068: Grazie mille! Sono felice che ti sia piaciuto l’episodio del… “sonnellino sul balcone”!  XD  Eh, sì, è stato strano anche per me descrivere un Touya così solidale, ma in qualche modo dovevo far rinsavire Sakuraccia, e per una volta ho deciso di non ricorrere a Tomoyo, ma a qualcuno di insospettabile… Oddio, quanto sono strana.  u___u  Grazie ancora, spero di non deluderti!  ^^

Sakurahime949: Grazie mille per il tuo commento!  XD XD XD  Sono felice di tanto entusiasmo!! Beh, come ho appena scritto, Tomoyo per una volta è stata battuta sul tempo da Touya… Che ci vuoi fare, quella santa ragazza ha pure una sua vita, non può star sempre appresso a quella tonta della sua migliore amica per darle la scrollata quotidiana…  ^___^  Ancora mille grazie! (Spero tu non abbia aspettato a lungo, la prossima volta aggiornerò anche prima, prometto!  ^.^’’ )

Dany92: Dai, non è possibile, ti ho distrutto il cellulare!!  °///°  Sono costernata, non immaginavo di procurarti un tale shock!  ^///^’’  Ti ringrazio infinitamente, come sempre, e spero di non deluderti… Un bacione!

Saku_cele: Grazie mille per il tuo commento!  ^^  Mi dispiace di aver interrotto questo nuovo incontro tra Shao e Saku,

ma tutto proseguirà nel prossimo capitolo… che arriverà prestissimo, giuro!  ^^  Baci!

Revelation80:  Sìì, tutti a festeggiareee!  XD  Ok, scusami, l’entusiasmo è stato troppo forte.  ^___^  Eh già, ora manca il bello: la tanto sospirata rivelazione… Mi dispiace di farvi aspettare tanto per questo, ma cercate di capire quel poverino di Shao, è così confuso…  ç___ç  E in quanto a SakuraSshhh, niente spoiler!  XD  Un bacio!

Ruka88: °___°  Ehm… Ma se mi uccidi non posso finire la storia!  ^///^’’  Dai, scherzo… Ti ringrazio per il commento; per ora non posso anticiparti nulla sull’eventuale partenza, ma… Ti prego, non uccidermi!! Ti giuro che andrà tutto bene se mi lascerai vivere!!  XD  Grazie ancora, un bacio!

Stefola93: Sei davvero gentilissima, quel “fantastico come sempre” mi ha seriamente emozionato, non sto scherzando. Grazie di cuore. Spero di non deludere le tue aspettative!  ^^

 

Ragazze, siete davvero grandi, le vostre recensioni mi hanno fatto rotolare dalle risate, perché tutte le cose che avete scritto sull’improvvisa comprensione di Sakura – inni al cielo, trombe celesti, festeggiamenti e compagnia bella – è esattamente quello che pensavo io mentre scrivevo quel capitolo! Perciò grazie doppiamente!  XD

E grazie anche a chi continua a leggere e ad inserire la ff tra i preferiti!  ^^

 

Ora, come ho detto, dal momento che questo capitolo è stato così breve – e che anche il prossimo purtroppo lo sarà – non ho intenzione di farvi aspettare una settimana per pubblicarlo; quindi, pc permettendo, vi lascio appuntamento per martedì (o al massimo mercoledì; perdonatemi, ma ho ancora problemi di connessione…  u///u ) per il numero ventisei, dove si concluderà la scena qui iniziata: l’ennesimo incontro sulla spiaggia.

Alla prossima!

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Capitolo 26
*** What I've found is you ***


Through your eyes

Notare la puntualità!  ^___^  No, scusate, è che il fatto di essere stata per una volta puntuale mi piace proprio tanto!!  XD XD XD

Ci tengo, come prima cosa, a dedicare questo capitolo a SunShin3, perché… Beh, il perché lo dirò in seguito.

E ora, come sempre, vi auguro buona lettura!

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

26

What I’ve found is you

 

Apro un libro che parla di noi, un amore con amore, io e te

Un sentimento senza tempo, ali d’oro in volo

 

Sonohra, Io e te

 

 

Giovedì 26 settembre

 

Si sforzava di apparire naturale, ma sapeva bene che ultimamente ci riusciva sempre meno. Ovvio: era sempre più turbata dalla vicinanza di Shaoran, e le era sempre più difficile ignorare i propri sentimenti.

Eppure ormai ne era così convinta…

Ormai era totalmente certa di amarlo.

Gli ultimi giorni erano stati durissimi, combattuti tra l’imbarazzo e la tristezza, la voglia di abbracciarlo e sussurrargli la verità e chiedergli di non lasciarla mai e la consapevolezza di non poter interferire in quel modo nella sua vita. Ma lo amava, lo amava, maledizione; lo amava come mai avrebbe nemmeno creduto possibile. Quanto era stata stupida a non capire prima che dietro quella vicinanza, dietro quel bisogno essenziale di stargli accanto, c’era ben altro che amicizia.

Chissà quando era stato il momento esatto in cui si era innamorata di lui…

Non avrebbe saputo dirlo. Forse nello stesso istante in cui lo aveva investito e aveva incontrato i suoi occhi privi di vista… Forse già allora era consapevole di aver trovato l’altra metà di se stessa. Forse, dopotutto, Tomoyo aveva ragione, e i colpi di fulmine voluti dal destino esistevano davvero. Ma questo non lo aveva ancora ammesso con la sua migliore amica: era troppo confusa dall’essersi resa conto di essere sul punto di perdere ciò che aveva appena scoperto di avere, tutto ciò di cui aveva bisogno… Era troppo confusa all’idea di dover dire addio a Shaoran.

Quel giorno, il trovarlo lì per caso, dopo essersi recata alla spiaggia proprio per l’esigenza di stare sola e riflettere, subito l’aveva fatta pensare ad un segno del destino. Anche quando erano separati, finivano per incontrarsi. Ma non avrebbe più potuto essere così, quando Shaoran sarebbe tornato in Cina…

No, non doveva pensarci. Non voleva cedere alla tristezza. Non davanti a lui. Per questo doveva continuare a sorridere. Sua madre aveva ragione: quello era davvero l’unico modo per andare avanti.

Perciò, si impose di continuare a parlare come se niente fosse del progetto scolastico.

«… Per fortuna “Il piccolo principe” è anche un libro piuttosto breve, sai? Anche se negli ultimi tempi non lo avevo più aperto, ieri sera sono riuscita a finirlo prestissimo. Ora si tratta solo di preparare la recensione, ma del resto ho già in mente cosa scrivere.» Nonostante tutta la buona volontà, non riusciva a guardarlo negli occhi. «In realtà, quella che si trova più in difficoltà è Tomoyo: ha preso un classico inglese, non mi ricordo nemmeno il titolo… Beh, a quanto pare era il più pesante dei libri che ci sono stati messi a disposizione. Però dopotutto lei non ha problemi di questo genere, a scuola è braviss…»

«Ma come fai?»

Sakura si interruppe, sorpresa, e finalmente si voltò a guardare Shaoran.

Il ragazzo la fissava con occhi indecifrabili. Sotto quello sguardo bruno e caldo, finalmente privo di schermi, Sakura si sentì arrossire. All’improvviso si ritrovò anche a pensare a quanto fossero attraenti quegli occhi.

«A fare cosa?» mormorò, smarrita e spaventata.

Come obbedendo ad un impulso, Shaoran tese una mano e le scostò i capelli dagli occhi.

«A mostrarti sempre tanto forte… Anche quando stai male.»

Le sue dita le scottavano sulla pelle. Imbarazzata, Sakura si voltò di nuovo, sentendo il cuore batterle furiosamente nel petto, mentre Shaoran ritraeva piano la mano.

Non seppe rispondere alla sua domanda. Sarebbe stato troppo doloroso ammettere di non voler pensare al fatto che stava per perderlo, ma dirgli qualsiasi altra cosa sarebbe equivalso a mentire. E lei non voleva mentirgli. Ma non voleva nemmeno fargli male.

Lei voleva solo vederlo felice… Era sempre stato così. E ora sapeva il perché.

Ma questo non poteva in alcun modo rivelarglielo. Ora non sarebbe servito a niente.

L’unica cosa che le venne in mente di fare fu aprire la cartella.

«Cosa fai?» mormorò Shaoran, tra l’imbarazzato e l’incuriosito.

«Ti ho detto che l’ho finito, no?» sorrise Sakura, estraendo la copia de “Il piccolo principe”. «C’è una cosa che voglio leggerti.» Alzò gli occhi su di lui. «Proprio come prima, ricordi?»

Dopo una pausa, Shaoran sorrise e annuì.

Un po’ impacciata, Sakura si concentrò sul libro. Trovò il brano che cercava, incrociò le gambe e iniziò a leggere a mezza voce.

Così il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando l’ora della partenza fu vicina…

“Ah!”, disse la volpe, “… piangerò.”      [*]

Vide che Shaoran si irrigidiva, e con una mano trovò la sua, stringendola forte.

“La colpa è tua”, disse il piccolo principe, “io non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…”

“È vero”, disse la volpe.

“Ma piangerai!”, disse il piccolo principe.

“È certo”, disse la volpe.

“Ma allora che ci guadagni?”

“Ci guadagno”, disse la volpe, “il colore del grano.”      [*]

Di colpo, Shaoran ricambiò forte la sua stretta. Sakura prese fiato e saltò alcune righe.

“Addio”, disse la volpe. “Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.”      [*]

Per la prima volta guardò Shaoran, scoprendolo assolutamente attonito. Quelle frasi sembravano riguardarlo intimamente… Sakura andò ancora avanti.

“Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato…”      [*]

Si fermò, abbassò il libro e strinse anche l’altra mano su quella di Shaoran.

«Non importa se saremo lontani» sorrise, in modo più sincero. «Io ti ho addomesticato, mi sento responsabile di te. E da questa storia ci avrò guadagnato te.» Si ritrovò gli occhi pieni di lacrime, ma non smise di sorridere. «E il ricordo di te non potrà mai sparire.»

Scosso, ma risoluto, Shaoran sciolse le mani dalla sua stretta e gliele portò ai lati del viso.

«Sakura… Io…»

Lei lo guardò attraverso le lacrime, in attesa. Il ragazzo le asciugò le ciglia; poi, mentre le sue gote si infiammavano, portò la fronte contro quella di lei, respirando profondamente.

All’istante, Sakura si rese conto di essere ad un soffio dalle sue labbra. Si sentì avvampare a sua volta.

Ma alla fine Shaoran si allontanò piano, ancora piuttosto rosso in volto, e sorrise.

«Lo rileggeresti?» mormorò timidamente.

Sakura ricambiò il sorriso, annuendo. Mentre riprendeva il libro tra le mani, Shaoran abbandonò la testa sulle sue ginocchia e chiuse gli occhi, come se volesse rivivere uno dei momenti in cui lei aveva letto per lui durante la settimana successiva all’intervento, quando ancora poteva soltanto ascoltarla…

Sperando che la propria voce fosse più udibile del suo cuore impazzito, Sakura si asciugò le ultime lacrime, e gli lesse di nuovo la storia di un addio che lasciava dietro di sé una delle più belle amicizie del mondo.

 

 

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Credits: Tutti i brani contrassegnati da questo simbolo [*] sono citati direttamente da “Il piccolo principe”, opera originale di Antoine de Saint-Exupéry.

Tutte le citazioni sono riportate senza alcun fine di lucro.

 

Ed ecco conclusa la scena!  ^^  Spero vi sia piaciuta! Vi confesso che anche questo è un episodio tra i miei preferiti – io adoro queste frasi del “Piccolo principe”! – ma come sempre lascio a voi il giudizio!

 

Ringraziamenti:

Saku_cele: Waaa come hai ragione, magari Shao esistesse davvero!!  *///*  Grazie mille, sono felice che lo scorso capitolo ti sia piaciuto nonostante la brevità! Spero ti piaccia anche questo!  ^^  Baci!

Sakurahime949: Sì, sono un po’ perfida a volte…  XD  Ad esempio qui li ho portati ad un soffio dal bacio e li ho fermati!! Ehh, non disperate, quel momento arriverà… presto…  ^___^  Grazie per tutti i tuoi complimenti! Visto che sono stata puntuale?  XD  Bacioni! (PS. Ti farei entrare volentieri nella storia, ma temo che allora dovrei fare entrare tutte le fan di Shao che vogliono consolarlo, e allora la storia cambierebbe decisamente registro…  °___°’’’  Sarà per la prossima volta, dai!  XD )

SunShin3:  ç___ç  Io semplicemente non ho parole per ringraziarti. Sapere che sei rimasta a leggere la mia storia per ore senza nemmeno accorgerti dello scorrere del tempo mi ha semplicemente commossa. Capisco bene cosa intendessi, perché anch’io di solito preferisco seguire una storia dall’inizio, e mi scoraggio quando ne trovo una lunghissima, poiché per quanto interessante mi costringe a leggere un’infinità di capitoli per mettermi in pari con gli altri recensori… Quindi, davvero, io non ho parole per ringraziarti abbastanza. Sei unica. Mi auguro solo che l’averti dedicato il capitolo possa dimostrarti quanto la tua recensione e i tuoi complimenti mi abbiano resa felice. Grazie a te. Un bacio. ^^

Ruka88: Uhm, il tuo riferimento a Yelan mi porta a farti una piccola rivelazione (spero che tu non odi gli spoiler ^^’ ): la mamma di Shao non può non rendersi conto di quello che sta facendo a suo figlio costringendolo a partire, quindi tenetevi tutti pronti a ciò che quella donna è disposta a fare per lui… Stop! Poi dico troppo!  XD  Grazie mille, baci!

Stefola93: Dici davvero? Non potrei deluderti mai??  ^///^’’’  Mi lusinghi come sempre!! Spero tanto che ti sia piaciuto anche questo capitolo! Un bacione!

Revelation80:  XD  Osshao, non ho mai pensato a inserire una citazione da “Sincerità”, ma sai che non sarebbe una brutta idea? E comunque, pazienta ancora solo un pochino: la rivelazione arriverà… da parte dell’uno o dell’altra!  ^^  Ti ringrazio per il commento; in effetti anch’io lo trovavo un po’ confuso come capitolo, ma ho davvero dovuto interromperlo, per non stravolgere lo schema della storia… *Me malata di schemi*  u___u’’’  Spero comunque che ti sia piaciuta la “fine” della scena che avevo introdotto!  ^^  Grazie ancora, baci!

Dany92: Ma no, non potrai mai essere monotona nelle tue recensioni!  ^___^  Al contrario, sei sempre gentilissima, non so più come ringraziarti… Temo di essere io quella monotona!  ç___ç  Spero solo che anche questo capitolo, stavolta sui pensieri di Saku, ti sia sembrato realistico e ti sia piaciuto!  ^^  Un mondo di baci! (Quand’è il tuo compleanno?? Non voglio perdere l’occasione di farti gli auguri per nulla al mondo!! ;D )

 

Ringrazio come sempre tutti i lettori e chi inserisce la storia tra i preferiti!  ^^

 

Bene, ora, lasciate che vi dica una cosa… Anche il prossimo capitolo non sarà il massimo della lunghezza, ma in compenso giungeremo alla svolta tanto attesa: prima della partenza, Shao affronterà a viso aperto i suoi sentimenti… o no?  ^^  Waaa, ha ragione Sakurahime949, sono davvero perfida quando me ne esco così!!  XD

Spero di poter postare al più presto anche il capitolo ventisette!

Con tantissimo affetto, vi abbraccio tutti forte forte!

Alla prossima!

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Capitolo 27
*** The words I've never said ***


Through your eyes

Ok, lo ammetto, sono di nuovo in ritardo, ma ci tengo a precisare che non è colpa mia…  ç___ç  Il mio pc è stato kaputt per ben tre giorni; ebbene sì, si è bloccato di nuovo, e per tre lunghissimi giorni ho dovuto farne a meno… Ero psicologicamente distrutta… Abbiate un briciolo di pietà…  ç___ç

Ma per fortuna oggi mi sono ripresa alla grande, perché stavolta un miracolo del cielo ha fatto sì che non si perdesse nessun file!  ^___^  Fiuuu, temevo davvero di perdere le nuove ff appena iniziate… Yatta!!… Ops, sto divagando!  ^^’

Vi lascio subito al capitolo… decisivo!  XD  (In cui tornano le citazioni da libri… Personalmente non amo molto Moccia, ma devo dire che questa particolare frase è veramente azzeccatissima…)

Buona lettura!

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

27

The words I’ve never said

 

A volte, quando ami, accade che lo dici nel modo peggiore, perché se fosse tutto chiaro e limpido non sarebbe amore. Amore è confusione e passione e disordine e ancora tanto e di più. E non sempre, quando impazzisci dentro, sai aspettare.

“Perché io ti amo!”

E non senti altro dentro di te. Non sai dire nulla di diverso. E lo dici a te stesso. Lo ripeti ad alta voce. Lo urli quasi. Folle come solo un innamorato può essere.

 

Federico Moccia, Cercasi Niki disperatamente

 

 

Domenica 30 settembre

 

Si svegliò di soprassalto, ritrovandosi tremante nel letto, a fissare una parete su cui si riflettevano le prime luci di quella domenica maledetta. Si passò una mano sulla fronte. Era ben la terza volta, nell’arco di tre notti, che faceva quel sogno: continuava a vedersi sulla spiaggia, ad occhi chiusi sulle ginocchia di Sakura, intento ad ascoltare la sua voce; poi apriva gli occhi e la vedeva sorridere, e allora lei abbandonava il libro, si chinava su di lui e posava le labbra sulle sue…

Shaoran si tirò su a sedere scrollando la testa, con il respiro ansante. Era una vera tortura. Non riusciva più a smettere di pensare a lei. Sarebbe stata abbastanza dura già così, dilaniato da quel sentimento mai provato prima; ma come se non bastasse, c’era anche il fatto che quel giorno stesso…

Perché non le aveva parlato prima? Come poteva, adesso, andare direttamente a salutarla, senza un preavviso, senza dirle che stava morendo dentro?

Affondò di nuovo la faccia nel cuscino. Non ci era proprio riuscito. Dal giorno in cui Sakura gli aveva parlato apertamente – per la prima volta da quando lui le aveva detto di dover partire – di come si sentiva, senza più sforzarsi di sembrare allegra, ma lasciandosi anche andare al pianto, mentre muovendo dall’esempio di un libro gli dimostrava che i ricordi non li avrebbero mai lasciati soli… Da allora, Shaoran non era più stato in grado di dirle nulla riguardo la sua partenza: ogni volta che l’aveva anche soltanto guardata era rimasto stregato dalla sua forza inesauribile, che non si smentiva mai; si era sentito sempre più disarmato sotto i suoi occhi verdi, e non era mai stato in grado di formulare un discorso coerente. Se univa tutto ciò al fatto che i suoi sentimenti per lei sembravano intensificarsi ogni giorno, ogni ora, ogni momento, era ovvio che si sentisse sempre più confuso, al punto da non sapere più come comportarsi in sua compagnia, se non accettando incondizionatamente ciò che lei diceva e faceva, ascoltando intanto quelle parole crescere sempre più nel suo cuore, quelle parole mai dette e che però riflettevano tutto il suo animo.

Ti amo…

Quanto, quanto avrebbe voluto riuscire a guardarla in quei maledetti occhi di ninfa dei boschi e finalmente dirglielo, dirle che senza di lei avrebbe perso tutto ciò che adesso sentiva di aver raggiunto, dirle che l’amava per quello che era e che dava, e che pertanto l’aveva amata pur non vedendola, e dirle che quando poi l’aveva vista in tutta la sua purezza di bambina già cresciuta si era innamorato di lei più di quanto non fosse già…

Ma sapeva che non sarebbe mai riuscito a farle capire ciò che sentiva; per certi versi, aveva sperato che lei, così intuitiva e sensibile, avesse capito da sola: dopotutto, questo avrebbe spiegato i suoi recenti silenzi imbarazzati… Tuttavia era cosciente dell’inutilità di quei pensieri. Non aveva senso dirle quanto l’amasse, se era costretto a perderla, quello stesso giorno, per sempre.

Già, era inutile… Assolutamente inutile…

Aprì di nuovo gli occhi, gli occhi che solo lei lo aveva convinto a desiderare di poter usare di nuovo. Sì, rivelarle che l’amava così disperatamente non sarebbe servito. Ma non sopportava l’idea di essere giunto a questo punto, di dover prendere quel dannato aereo nel pomeriggio senza averle prima detto nulla. Come aveva potuto barricarsi nel suo imbarazzo, nel suo contemplarla in silenzio, e non rivelarle la data della partenza? Era vero, aveva temuto che, parlandole, l’idea di lasciarla sarebbe diventata più consistente, e quindi si era rifiutato di guardare in faccia la realtà; ma aveva sbagliato comunque, perché adesso sarebbe stata durissima, avrebbe fatto male da morire andare a dirle semplicemente addio.

Si alzò e si vestì distrattamente; non sarebbe riuscito a riprendere sonno, ormai, anche se era solo l’alba. Quando fu in piedi, si diresse con passi pesanti al balcone, ricordando la notte in cui Sakura si era addormentata lassù tra le sue braccia, la notte in cui per la prima volta gli aveva detto che gli voleva bene.

Per lei era così facile esprimere se stessa tramite le parole. Lui non sarebbe mai riuscito a dirle una cosa del genere, ne era certo…

Però…

Però ciò che provava per lei era così forte, così intenso, così unico, che sentiva che non era solo giusto, ma anche necessario farglielo capire…

Shaoran abbandonò la fronte contro il vetro gelido della portafinestra, cercando di calmarsi.

Fu in quel momento che vide una sagoma conosciuta sfrecciare giù in strada su quelli che sembravano proprio essere pattini.

Incredibile. Anche oggi era andata al cimitero da sua madre. Così presto, poi.

Si rese conto con un sussulto che quella era l’occasione di cui aveva bisogno.

Silenzioso come un gatto, Shaoran corse fuori dalla sua stanza, giù per le scale, e uscì dalla villa prima ancora di correre il rischio che sua madre si svegliasse, o che Wei si accorgesse della sua uscita anzitempo.

Corse ancora, allontanandosi dal vialetto, verso la strada principale.

La sagoma di Sakura gli apparve da lontano, ma era come se fosse proprio lì, al suo fianco: Shaoran vedeva distintamente il suo viso, i corti capelli al vento, gli occhi verdi…

Corse più forte, più forte, sentendosi echeggiare nella mente alcune frasi di quel libro che aveva significato tanto per loro.

“… Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.”      [*]

E infatti, anche nel suo buio, lui l’aveva vista dentro, e l’aveva amata per quello che era…

“Ci guadagno… il colore del grano.”      [*]

E infatti, lui non avrebbe mai potuto dimenticarla, lei che era stata il suo miracolo…

“… Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato…”      [*]

«… Addomesticare voleva dire “creare dei legami”… Shaoran, secondo te noi due ci siamo addomesticati a vicenda?»

«Tu con me l’hai fatto di sicuro.»

Shaoran si accorse all’improvviso che, giunta in vista di casa, Sakura stava rallentando. Con un ultimo sforzo, le arrivò alle spalle e l’afferrò per un braccio, costringendola a fermarsi e a voltarsi.

Gli occhi di Sakura si fermarono su di lui, sorpresi, mentre la ragazza arrossiva inspiegabilmente.

«Shaoran?! Cosa fai fuori a quest’ora?»

Ansante, per la corsa e per la vicinanza di lei, Shaoran non le lasciò il braccio. Con un impulso improvviso la tirò a sé, guidandola indietro sulla strada.

«Vieni con me» boccheggiò.

«Dove?» Sakura appariva sconvolta, ma non si sottrasse. «Sei sicuro di stare bene?»

«No» le rispose lui, sincero. «No, non sto bene. Sto malissimo

Ora Sakura era più che sconvolta. Iniziò a subissarlo di domande, ma Shaoran non disse più nulla.

Quando superarono un altro angolo, vide che Sakura si guardava intorno.

«Ma Shaoran… Qui è dove…»

Si interruppe, e Shaoran si limitò ad annuire, osservando insieme a lei il posto dove si erano scontrati, meno di un mese prima, mentre si sforzava di riprendere fiato.

Passò forse un minuto, o comunque abbastanza tempo perché il ragazzo racimolasse il coraggio che gli serviva per farle la sua confessione. Le parole gli uscirono in un mormorio.

«Oggi torno a Hong Kong.»

Inizialmente, Sakura non reagì. Poi si voltò a guardarlo con aria confusa.

Non chiese nulla, e lui non aggiunse nulla.

Mentre, a poco a poco, lo sguardo di Sakura si illuminava di comprensione, di incredulità, di dolore e infine di risentimento, Shaoran distolse gli occhi da lei, sentendosi più in colpa che mai.

«Come…» Sakura sbottò di colpo, sorprendendolo. «Come sarebbe a dire, che oggi torni a Hong Kong? Vuoi dirmi che parti oggi, così, senza avermelo nemmeno accennato? Non posso crederci! Shaoran, come hai potuto non dirmelo? E io che pensavo che tu non me ne parlassi perché non eri sicuro di quando avresti…!»

Shaoran non si mosse. Lei lo afferrò per i vestiti, costringendolo a guardarla negli occhi. Era la prima volta che gli si mostrava così arrabbiata… e così delusa. Sulle sue guance paonazze caddero due lacrime, due sole, di rabbia e frustrazione.

«Ma te ne rendi conto? Adesso, di punto in bianco, io mi ritrovo a doverti dire addio! Hai una vaga idea di quanto mi faccia male? Perché non ne hai parlato? Perché mi hai fatto illudere di poterti avere accanto ancora per un po’? Rispondi!»

Lui continuò a tacere. Sakura lo lasciò andare di colpo, solo per iniziare a tempestargli il petto di pugni.

«Rispondi, Shaoran! Dimmi perché mi stai facendo così male! Dimmelo, accidenti a te

All’inizio Shaoran non si mosse, accettando i suoi colpi come la giusta punizione per tutto: per averle permesso di affezionarsi a lui, per essersi legato troppo a lei, per averle causato quel dolore…

“La colpa è tua”, disse il piccolo principe, “io non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…”      [*]

Si scosse all’improvviso. No… No, lui non avrebbe fatto una colpa a Sakura, se ora si ritrovavano entrambi a soffrire in quel modo. Non era una colpa. Era successo e basta.

Cercò di bloccarle i polsi, ma Sakura, singhiozzando, continuò a dibattersi selvaggiamente contro il suo petto. Con difficoltà, Shaoran la immobilizzò tra le proprie braccia.

«Smettila!» le gridò in viso, esasperato. «Lo vuoi capire che mi faceva paura l’idea di lasciarti? Lo vuoi capire che sto male anch’io, che sto male soprattutto io, che senza di te non sono nulla, non sarò più nulla? Lo… Lo vuoi capire che io ti amo, Sakura?»

 

 

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Credits: Tutti i brani contrassegnati da questo simbolo [*] sono citati direttamente da “Il piccolo principe”, opera originale di Antoine de Saint-Exupéry.

Tutte le citazioni sono riportate senza alcun fine di lucro.

 

*Musica di suspence*

Zan! – Zan! – ZAN!!

Oddio, credo sia più forte di me, devo sempre fermarmi sul più bello!  XD

In compenso, però, almeno la dichiarazione c’è stata!  *___*  Sììì, vai Shaooo!!

Spero che con questo mi abbiate perdonato il ritardo…  ^^’

 

Ringraziamenti:

Ruka88: Eheh, Yelan avrà un bel ruolo in seguito, vedrai, vedrai…  XD  Ad ogni modo non preoccuparti: la rivelazione c’è stata, ci sarà anche il bacio… Oppure no? Ihih…  ^___^  Grazie mille per il commento, baci!

Saku068: Waaa, sono io a chiederti scusa, non avevo notato la tua precedente recensione!  °///°’’  Beh, allora ti ringrazio doppiamente, sia per la prima, sia per questa allo scorso capitolo!  ^^’  Sei sempre molto gentile! Un bacione!

Stefola93: Sono lieta che tu pensi che non ti deluderò mai, spero sia vero!!  ^///^  Un milione di grazie! Bacioni!

Sakurahime949: Illuminazioni celestiali?!  *///*  Oddio, tu vuoi proprio farmi montare la testa!!  ^///^’  Beh, come ho detto poco sopra, ancora un pochino di pazienza per il bacio…  XD  Intanto te ne mando uno io! E grazie ancora, come sempre!

SunShin3: Ma non devi assolutamente ringraziarmi, sono io che ho solo voluto fare qualcosa per dimostrarti quanto mi aveva colpita la tua gentilezza!  *///*  Sono davvero felice che tu abbia apprezzato il paragone con il Piccolo principe, in effetti adoro in modo particolare quelle frasi… E dire che non l’ho mai letto!  ^___^  Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! E chiedo di nuovo scusa per il ritardo!  u___u  Baci!

Dany92: Davvero sei nata il primo di aprile?  *w*  Waaa ma che meravigliosa coincidenza!! Il mio compleanno invece è l’11 novembre, che dire, io sono molto più autunnale  XD  Ebbene sì, alla fine Shao si è decisamente “dato una mossa”! Spero tu abbia gradito!  ^^  Resta solo da vedere la reazione di Sakura…  XD  Un bacione!

Saku_cele: Eh già, Shao si è finalmente dichiarato!!  XD  Ci voleva proprio, eh? Ti ringrazio come sempre per il tuo commento! Un bacio!

Misurino: Kyaaa, non so come ringraziarti, davvero, mi metti in imbarazzo!  *///*  Davvero ti piacerebbe farne un fumetto?! Oddio, sono onorata di una tale proposta!! Devo dirti che anche la mia amica Soili (alias Sakura182blast) me l’aveva proposto una volta, ma se davvero ti fa piacere, ne sono lusingata! Certo che puoi contattarmi, non mi scoccia affatto!!  ^///^  Il mio contatto è: fabiana_f18@msn.com. Grazie ancora, mille e mille grazie! Un bacio!

Revelation80: Ecco a te l’ora x!  XD  Che te ne è sembrato? Certo, la cosa si deve ancora concludere, ma se non altro Shao ha finalmente preso il coraggio a due mani!  ^^  A presto, un bacione!

_Bella_Swan_:  ç___ç  Non smetterò mai, mai di commuovermi per tanta gentilezza. Come ho detto a SunShin3, so bene cosa significhi trovarsi davanti a una ff già sul punto di concludersi, e perciò chi decide comunque di recensire mi colpisce dritto al cuore. Ti ringrazio infinitamente per i tuoi complimenti, davvero! Spero di non deluderti!  ^^  Un bacio!

Patty123477: Ancora una volta sono onorata di trovare una nuova lettrice!  ^///^  Kyaaa, sei troppo gentile, mi confondi!!  *///*  Spero che la ff continui a piacerti, anche se mancano solo tre capitoli…  ^^’  Baci!

 

Lasciatemi dire che sono davvero felice, felice, felice che i lettori aumentino… Non finirò mai di ringraziarvi!

Così come chi inserisce la ff tra i preferiti!  ^///^

 

Bene, eccoci qui… Ovviamente nel prossimo capitolo tornerà il punto di vista di Sakura… Pc permettendo, lo posterò prestissimo!  ^^  Spero continuiate a seguirmi!

Alla prossima!

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Capitolo 28
*** These moments of eternity ***


Through your eyes

Tornata! E con la famosa reazione di Sakura!

Ma prima di giungere a tale reazione, occorre fare un passo indietro…

Buona lettura!

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

28

These moments of eternity

 

… Il ricordo è una povera cosa. Io voglio i tuoi capelli veri e la tua bocca e le tue braccia e gli occhi. Non avrei mai immaginato di poter amare tanto…

 

Philip Pullman, Il cannocchiale d’ambra

 

 

Domenica 30 settembre

 

Di solito, dopo essere stata in visita a sua madre, se aveva un pensiero che la assillava, riusciva sempre a sentirsi meglio. Ma da un po’ di tempo, niente riusciva più a sollevarla.

L’imminente partenza del ragazzo che amava era diventata il suo pensiero fisso.

E pensare che non sapeva nemmeno quando sarebbe partito. Shaoran non gliene aveva più parlato, dopo quella notte sul balcone della sua stanza, alla villa; forse non ne era ancora sicuro, o forse… No, non aveva idea del perché non fosse più tornato sull’argomento. Ma non era questo il punto. Lei stava male lo stesso. Anche se Shaoran le avesse detto che sarebbe restato a Tomoeda ancora per delle settimane, o per dei mesi, sapere di dover accettare comunque il fatto che lui non sarebbe rimasto per sempre al suo fianco la distruggeva. Perché lei lo amava davvero, lo amava più di ogni altra cosa.

Ed era così stupido amarlo, e non poterglielo dire, perché il suo amore non avrebbe potuto mai cambiare il corso delle cose… Si sentiva così inutile… Inutilmente innamorata.

Anche quella domenica mattina si era rifugiata al cimitero sulla collina, sotto i ciliegi, sperando di poter soffocare quei pensieri dolorosi. Speranza vana. Ora che si ritrovava a sfrecciare sui roller per tornare a casa prima che il papà e Touya si svegliassero, in modo da preparare loro la colazione e di conseguenza cercare di distrarsi in qualche altro modo, Sakura era ancora profondamente immersa nel pensiero di Shaoran, del suo migliore amico che era cambiato per lei, che era stato il miracolo che le aveva dimostrato quanto la promessa fatta a sua madre potesse far bene alle persone… ma che era anche molto di più.

Shaoran era la persona che voleva al suo fianco…

Quanto lo amava…

Giungendo in vista di casa, Sakura cercò di scuotersi dalla confusione in cui quei pensieri la gettavano. Rallentò, già pronta ad imboccare la svolta giusta.

Ma non arrivò mai all’altezza del cancelletto. All’improvviso, una stretta al gomito la fece sussultare, imponendole di fermarsi e di voltarsi.

Alle sue spalle, con il volto arrossato e il respiro corto, c’era la ragione dei suoi mille e più pensieri.

Lo guardò incredula.

«Shaoran?! Cosa fai fuori a quest’ora?»

Lui la fissava, cercando di riprendere fiato, senza lasciarle il braccio. Doveva averla rincorsa per un bel tratto di strada; pensosa com’era, non si era minimamente accorta della sua presenza. Sakura si sentì arrossire sempre più intensamente, mentre si perdeva in quegli occhi bruni.

Poi Shaoran la tirò a sé, e la condusse indietro sulla strada che aveva appena percorso.

«Vieni con me» ansimò.

Turbata, Sakura gli tenne dietro, ma non poté fare a meno di chiedergli spiegazioni.

«Dove?… Sei sicuro di stare bene?»

«No.» A giudicare dalla sua espressione, Shaoran era sincero. «No, non sto bene. Sto malissimo.»

Sempre più agitata e confusa, Sakura cercò di cavargli di bocca qualcosa, ma fu tutto inutile: Shaoran si era rinchiuso in una delle sue fasi di mutismo.

Il ragazzo continuò a tirarla per il braccio, fin oltre un angolo, dove si fermò. Lei si guardò intorno, riconoscendo al primo sguardo il posto, il muretto, la gelateria sul lato opposto della strada…

«Ma Shaoran… Qui è dove…»

Si interruppe. Vide che Shaoran si limitava ad annuire.

Non capiva. Perché aveva sentito il bisogno di portarla lì? Dopo averla rincorsa apposta, per giunta!

Capì che doveva dirle qualcosa di importante; così, come era solita fare, attese semplicemente che lui fosse pronto. Per un minuto che le parve lunghissimo, rimase in silenzio al suo fianco, senza osare guardarlo, rispettando il tempo che gli occorreva.

Poi Shaoran mormorò poche parole.

«Oggi torno a Hong Kong.»

Inizialmente, Sakura non reagì in alcun modo. Poi si voltò confusa a guardarlo.

Non riuscì a chiedere nulla, e lui non aggiunse nulla.

A poco a poco, la ragazza passò dalla comprensione all’incredulità, al dolore, al risentimento. Vide che Shaoran distoglieva gli occhi da lei, con espressione colpevole.

Sbottò tanto improvvisamente da sorprendere persino se stessa.

«Come… Come sarebbe a dire, che oggi torni a Hong Kong? Vuoi dirmi che parti oggi, così, senza avermelo nemmeno accennato? Non posso crederci! Shaoran, come hai potuto non dirmelo? E io che pensavo che tu non me ne parlassi perché non eri sicuro di quando avresti…!»

Si interruppe di nuovo; non si era mai sentita così arrabbiata… né così delusa. Lui non poteva farle questo. Non aveva il diritto di sconvolgerle tutto in quel modo…

Shaoran non si muoveva. Sakura lo afferrò per la felpa, costringendolo a guardarla in viso, mentre sentiva le prime lacrime di rabbia e di frustrazione caderle dagli occhi.

«Ma te ne rendi conto? Adesso, di punto in bianco, io mi ritrovo a doverti dire addio! Hai una vaga idea di quanto mi faccia male? Perché non ne hai parlato? Perché mi hai fatto illudere di poterti avere accanto ancora per un po’? Rispondi!»

Shaoran taceva ancora, e la guardava in modo quasi neutro. Esasperata, Sakura prese a menare pugni alla cieca sul suo petto, ritrovandosi in preda ai singhiozzi.

«Rispondi, Shaoran! Dimmi perché mi stai facendo così male! Dimmelo, accidenti a te

All’inizio sembrò che il ragazzo accettasse i suoi colpi come qualcosa che credeva forse di meritare. Ma poi si riscosse; le strinse i polsi, cercando di fermarla, e Sakura si dibatté selvaggiamente.

Lottò tenendo gli occhi ostinatamente serrati, per non incontrare quel caldo sguardo color marrone dorato che le aveva aperto nel cuore fin troppe ferite. Alla fine, esausta, si ritrovò inerme, prigioniera delle braccia di Shaoran.

«Smettila!» le gridò lui in faccia, di colpo, esasperato. «Lo vuoi capire che mi faceva paura l’idea di lasciarti? Lo vuoi capire che sto male anch’io, che sto male soprattutto io, che senza di te non sono nulla, non sarò più nulla? Lo… Lo vuoi capire che io ti amo, Sakura?»

Aprì gli occhi.

Le mancava il respiro.

Il cuore le sussultava nel petto.

Le gambe le tremavano.

Aveva la mente annebbiata.

Sollevò il viso e guardò Shaoran. Il ragazzo si ritrasse di colpo da lei, come se si fosse appena reso conto di ciò che le aveva detto. Arrossì furiosamente, distogliendo lo sguardo.

«Io…» Sospirò, tremante. «S… Scusami.»

Sakura tornò lentamente a respirare, ma il suo cuore non si era affatto calmato.

Sempre senza guardarla, Shaoran scosse la testa e sorrise amaramente.

«Che strano. Ero convinto che non ci sarei mai riuscito.» Sembrava rivolto più a se stesso che a lei. «Avrei solo voluto dirtelo in circostanze diverse. Avrei tanto voluto saperlo fare… Ma non importa. Non serve a niente. Non mi servirà dirti quanto mi hai fatto sentire bene fin dal primo momento… O che prima ancora di sapere com’era fatto il tuo viso, sapevo già che non avrei mai provato per nessun altro ciò che provavo per te…» La sua voce era sempre più amareggiata, ma ad ogni sua parola Sakura si sentiva un po’ più distante da terra. «Non mi servirà, perché stasera stessa… di te resterà solo un ricordo.»

Aveva ragione… Anche lei era stata frenata da quello stesso pensiero… Ma adesso non le importava di questo. Adesso la sola cosa che contasse era il fatto che Shaoran era lì, davanti a lei, privo di tutti i suoi schermi, a svelarle il suo cuore, e non c’era altro che lei potesse desiderare di più dalla vita di ciò che lui le stava dando di sé…

Cercando di calmare il respiro, Sakura gli si avvicinò, rompendo il silenzio che era calato.

«Quando… Quando ti ho portato dalla mia mamma» mormorò, «ti ho detto che con te avrei condiviso di tutto.» Gli prese una mano e la strinse tra le sue, portandosela all’altezza del cuore. «Ancora non ne ero consapevole, ma mi riferivo anche a questo

Shaoran sollevò il viso con estrema lentezza. La guardò sotto quel rossore dolce di bambino cresciuto in fretta, quell’imbarazzo che l’aveva sempre intenerita, e che aveva scoperto di amare profondamente.

Tra le lacrime, Sakura si lasciò andare in un sorriso, stringendo la sua mano.

«Quel giorno tu mi hai detto che ti avevo dato tanto, senza chiedere» continuò in un sussurro. «Forse è vero, Shaoran; forse io ti ho dato tanto, ma non hai idea di com’è stato vederti accettare quel tanto. Non sai com’è stato rendermi conto che solo per me tu stavi imparando a mettere da parte le insicurezze, i ricordi dolorosi, la diffidenza… Non sai com’è stato capire che ti fidavi di me e vederti sorridere, dopo tante resistenze… Non sai come mi sono sentita, come mi sento ancora, ogni volta che sono con te…» Abbassò ancora di più la voce, tanto che ormai era molto più facile sentire il suo cuore. «Non sai quanto ti amo anch’io…»

Nel bel viso di Shaoran passarono mille emozioni in un solo secondo; ma Sakura non si fermò troppo a lungo ad osservarle. Fece un altro passo, chiuse gli occhi e lo attirò dolcemente a sé, incontrando finalmente le sue labbra in un bacio.

Dopo l’iniziale sorpresa, Shaoran ricambiò, stringendola forte, come per non lasciarla andare mai più.

In quei momenti di eternità, Sakura non pensò più a nulla.

Ora non erano due persone che avevano condiviso storie di dolori passati e presenti e insieme avevano guardato al futuro; ora non erano due amici sul punto di dirsi addio e con il cuore in pezzi. Ora erano solo due ragazzi che si amavano, e che in quel momento, nella luce ancora pallida dell’alba, avevano unicamente bisogno l’una dell’altro.

 

 

* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *

 

 

*Musica di vittoria*

E finalmente ce l’abbiaaamo fatta!!  ^___^

Visto che il bacio c’è stato??  =3

Ok, so che in questo capitolo avrei potuto scrivere molte più cose, ma è venuto così. Il “fulcro” dovevano essere i pensieri di Sakura, perciò tutti gli eventi successivi alla dichiarazione aspetteranno fino al prossimo capitolo. Spero comunque che questo vi sia piaciuto quanto è piaciuto a me scriverlo.  ^///^

 

E ora passiamo ai ringraziamenti:

Sasusaku11: Ciao, ti ringrazio per il tuo commento!  ^^  Spero che il continuo ti sia piaciuto!  XD

_Bella_Swan_: Grazie mille, Bella, sei davvero gentile!  ^///^  Spero di non averti per davvero tolto il sonno, con la suspence dell’ultima volta!  ^^’  E spero anche che ti sia piaciuto questo capitolo! Un bacio!

SunShin3: Oddio, le tue recensioni mi commuovono sempre da matti.  ç___ç  Se continua così sarai costretta a rifornirmi di fazzoletti gratis per una vita, ti avverto.  XD  No, sul serio… Non so come ringraziarti per i tuoi complimenti; parole come le tue mi danno tutta la positività e l’entusiasmo di andare avanti a scrivere, scrivere, scrivere. Mi fanno sentire… sì, apprezzata, ecco. Anche se suona un po’ stupido dirlo così. Ma è vero. E perciò sarò sempre io a ringraziare te.  ^^  Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto come il precedente. Mille baci!

Saku068: Grazie mille per tutti i tuoi complimenti, mi auguro che la reazione di Saku abbia soddisfatto la tua curiosità!  ^^  Bacioni!

Ruka88: Mmm, mi rendo conto di aver lasciato in sospeso il discorso della partenza… Comunque, come ho già avuto modo di ripetere, niente paura: andrà tutto bene!  ^^  E intanto il bello è che si sono finalmente dichiarati, sei d’accordo?  =3  Spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacio!

Sakurahime949: Il bacio c’è stato: ahah, ho scampato la tua maledizione!!  XD  Sono felice che ti sia piaciuto lo scorso capitolo; spero che anche questo sia stato di tuo gradimento!  ^///^  Baci!

Patty123477: Davvero mi segui dall’inizio?? Waaa, ne sono felice!!  ^///^  Perdona la gaffe!  ^^’  Oddio, sono lusingata che tu sia rimasta tanto colpita dalla mia storia; i tuoi complimenti mi hanno fatto girare la testa per tutto il tempo in cui ho letto la recensione, giuro che non scherzo.  *///*  Mi dispiace che lo scorso capitolo – come questo – sia stato un po’ breve (ma ti assicuro che il prossimo sarà decisamente più lungo); come ho scritto poco sopra, questi dovevano incentrarsi sui pensieri, non tanto sugli avvenimenti, e quand’è così preferisco non dilungarmi troppo: ho sempre il terrore di diventare troppo pesante…  .___.  Mmm, pensi davvero che la trama mi riguardi da vicino?… Beh… Sai… La cocciutaggine con cui Sakura si è messa in testa di aiutare Shaoran, inizialmente così taciturno e introverso… L’essersi coinvolta fino a innamorarsi di quello che considerava il suo “migliore amico”… Il vederlo poi partire… Sì, lo ammetto, c’è molto di me in questa Sakura.  u///u  Ma il resto è pura invenzione, giuro! E se tu la pensi così, non posso che esserne felice, perché vuol dire che evidentemente sono riuscita ad “entrare nella testa dei miei personaggi”, come dico sempre io!  ^///^  Perciò grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie e ancora grazie per tutti i tuoi complimenti! Un bacio!

Saku_cele: Uh, no, direi che stavolta – grazie al cielo – Saku non ha fatto la tonta!  XD  Era pure ora!! Ti ringrazio per il tuo commento, come sempre! Un bacione!

Revelation80: Concordo in pieno: viva la forza della disperazione!  XD  Ebbene sì, siamo vicini all’ora y: infatti mancano solo due capitoli alla fine della storia… Oh, no, non posso pensarci, già mi viene la nostalgia!  ç___ç  Dispiacerà anche a me scrivere la parola fineEhmmm, non lasciamoci intristire!  ^^  Spero che ti sia piaciuto questo capitolo! Bacioni!

Stefola93: Kyaaa, ma grazie!!  ^///^  Sei troppo gentile, davvero! Spero di non averti delusa con questo capitolo!  ^^  Un bacio!

Dany92: Non so come ringraziarti, sei meravigliosa… Soprattutto perché io, al confronto, sono imperdonabile, dato che mi interrompo sempre sul più bello!  ^///^’  Beh, come vedi, Saku non gli è saltata addosso; ma sono d’accordo con te: anch’io probabilmente avrei avuto la tua reazione!  XD  Grazie ancora, davvero! Un mondo di baci e… ancora auguri di buon compleanno!  ^^

 

Grazie anche a chi continua a leggere, a chi inserisce la ff tra i preferiti, e… a Te… sempre di più.

 

Bene, eccoci quindi giunti al momento della verità. Nel prossimo capitolo si riprenderà il tema della partenza. E così finalmente vedremo se Shao partirà davvero, e soprattutto vedremo – come vi avevo accennato – il ruolo di Yelan in questa faccenda… Ma perché dico “noi”? Io lo so già!  XD  Scusatemi, per scaricare l’adrenalina mi sono concessa un piccolo attimo di perfidia, spero non me ne vogliate.  ^^’

Ad ogni modo vi aspetto al penultimo capitolo di questa ff.

Alla prossima!

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Capitolo 29
*** The last dream before leaving ***


Through your eyes

Ed ecco il penultimo capitolo…

Mi dispiace di essere in ritardo. Avrei voluto – e dovuto – aggiornare ieri sera… È che stavolta sono così giù per la storia del terremoto… Ho partecipato emotivamente a tutta la vicenda, forse perché la scossa si è sentita anche qui e così mi è stato impossibile ignorare il tutto; mettermi seduta tranquilla al computer mi ha fatto quasi sentire in colpa.

Ma poi mi sono detta che molte persone ancora aspettavano questo capitolo. E che forse, pur in questa tristezza, magari posso provare a portare agli altri un sorriso.

Che poi, in fondo, è tutto il senso di questa mia storia, dal primo all’ultimo capitolo. Portare sorrisi a chi soffre…

Oh, non so perché sto facendo questi ragionamenti così profondi. Spero comunque di non annoiarvi.

(Nota: in questo capitolo è presente – praticamente per tutta la sua durata – una canzone; si tratta di True colors di Cyndi Lauper.)

E ora, buona lettura!

 

 

* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *

 

 

Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

29

The last dream before leaving

 

“Per noi sarà lo stesso. Ci ameremo sempre. Allora lasciarsi sarà più facile, perché ogni volta che ci si ricorda di una persona che ci ama, si sente un po’ del suo amore.

“Non è vero. Si sente solo la sua mancanza.”

 

Torey L. Hayden, Una bambina

 

 

Domenica 30 settembre

 

Ancora non riusciva a crederci. Era molto di più di quanto avesse mai osato sognare. E forse era proprio questo: un sogno. L’ultimo sogno prima di andar via… Invece no, si disse con un lieve sorriso incredulo; la ragazza stretta tra le sue braccia era la sua meravigliosa realtà. Ed era tutto ciò di cui avesse bisogno per essere felice, in quel momento e sempre.

La luce del sole era filtrata dai rami del ciliegio, ma a Shaoran sembrava che la casetta dei genitori di Sakura fosse illuminata di un chiarore quasi ultraterreno. Forse era solo il fatto che erano lì insieme, lontani da tutto e da tutti… Il fatto che lui l’amava e che lei lo amava.

E ancora non riusciva a crederci.

Sakura si mosse nel suo abbraccio fino a poterlo guardare negli occhi. Gli sorrise, timida e raggiante, senza parlare.

Quanto era bello guardarla… Quanto era bello stringerla e sentirla solo sua, sapere che lei era lì per lui, che ricambiava i suoi sentimenti…

Non avrebbe mai creduto possibile di dirle davvero quelle parole. Ma era successo, in modo tanto impulsivo e avventato che sul momento non se n’era nemmeno reso conto. Ora era lieto di aver ceduto a quell’impulso: non gli importava nulla, non gli importava di sapere che lasciarla avrebbe fatto ancora più male. Ora non pensava che a stare lì con lei, semplicemente. E per Sakura era la stessa cosa: per questo lo aveva portato lassù, senza passare da casa, chiedendogli soltanto di stare insieme a lei. Proprio come aveva fatto lui quella notte sul balcone…

Sakura si sollevò in ginocchio tra le sue gambe e iniziò a trafficare con una tasca.

«Voglio farti sentire una cosa» mormorò.

Shaoran l’avvicinò a sé, tenendola per la vita, e sorrise.

«Il piccolo principe e la volpe alla fine sono rimasti insieme?» suggerì, speranzoso.

Sakura scosse lentamente la testa, ma prima che il suo sguardo si intristisse, aveva già l’iPod in mano. Cercò una canzone in particolare, poi gli sorrise e gli tese una delle cuffie.

Shaoran sentì una musica sommessa. Riconobbe la canzone fin dalle prime note, e subito alzò gli occhi su Sakura. Lei gli sorrise e lo abbracciò restando in ginocchio, proprio come il momento in cui, in quello stesso posto, gli aveva detto che le cose tra loro non sarebbero mai cambiate. Ma forse stavano cambiando.

You with the sad eyes

Don’t be discouraged, oh, I realize

It’s hard to take courage in a world full of people

You can lose sight of it all

And the darkness inside you can make you feel so small

Shaoran si ritrovò a sorridere. Ancora una volta, Sakura trovava i riferimenti più efficaci alla sua storia di oscurità, di distacco, di dolore; prima il piccolo principe, con la sua voglia di addomesticare e la sua paura di soffrire, e ora questo… La strinse a sé. Esisteva al mondo una persona più dolce di lei?

Sakura si accoccolò contro di lui, respirando piano, posandogli una mano dritta sul cuore.

Chissà se si era mai resa conto di essere la sua luce nel buio.

But I see your true colors shining through

I see your true colors, that’s why I love you

Sakura cantava a bassa voce. Shaoran si incantò per l’ennesima volta al suono che era stato per lui il primo segno della bellezza del mondo esterno, dopo tanto freddo silenzio. La tenne più stretta, chiudendo gli occhi, rendendosi conto che lei era stata davvero l’unica a saperlo guardare dentro, a capirlo, ad accettarlo, a non volerlo convincere di nulla, e che proprio per questo lui aveva capito ed era cambiato così, spontaneamente, mentre lei gli donava tutto un mondo senza nemmeno accorgersene…

So don’t be afraid to let them show

Your true colors, true colors are beautiful like a rainbow

Lentamente, Sakura si sollevò di nuovo, e ancora una volta Shaoran sentì il tocco morbido e leggero delle labbra di lei sulle sue.

Ancora non riusciva a crederci…

Di colpo, alla felicità si mescolò l’antica disperazione. Come poteva lasciarla? Aveva bisogno di lei, come dell’aria, come dell’acqua. L’amava così tanto, così tanto

Show me a smile then

Don’t be unhappy, can’t remember when

I last saw you laughing

A poco a poco, Sakura si allontanò dal suo viso e lo guardò negli occhi.

«Cosa c’è, Shaoran?»

Con un sospiro, il ragazzo le accarezzò i capelli, sfiorandole una guancia. Portò la fronte contro la sua.

«Non saprò mai più vivere, senza di te» gli uscì detto.

If this world makes you crazy and you’ve taken all you can bear

You call me up, because you know I’ll be there

«Non dire così…» La voce di Sakura si fece triste. «Per favore

«È la verità» mormorò Shaoran, senza muoversi, «è solo per te che ho ricominciato a vivere. E tu lo sai. Non avrò più niente, nessuna ragione, nessuna speranza, quando tu…»

Sakura gli posò una mano sulla bocca, scuotendo la testa.

«La volpe aveva i campi di grano» sussurrò. «Tu avrai questo.»

Lo baciò ancora, e stavolta il suo bacio sapeva di pianto.

And I’ll see your true colors shining through

I see your true colors, that’s why I love you

So don’t be afraid to let them show

Your true colors, true colors are beautiful like a rainbow

Shaoran desiderò ardentemente che il tempo non passasse mai. Ma c’erano cose che non si potevano in alcun modo evitare. Se aveva imparato qualcosa, la notte in cui suo padre lo aveva lasciato nel nero più fitto, era questo.

Non sapeva quanto tempo fosse passato, quando si ritrovò ad asciugare le lacrime di Sakura.

«Dovresti essere a casa» le sussurrò. «Nessuno sa che sei qui… Saranno preoccupati.»

A malincuore, Sakura annuì.

«Vale anche per te.»

«Sì… Lo so.»

Si alzarono lentamente, tenendosi per mano. Shaoran sospirò. Ogni sogno doveva finire, era una regola universale. La realtà di fuori era già lì, ad aspettarli, e non si poteva più rimandare.

Sakura rimise in tasca l’iPod, e si tirò indietro per lasciarlo scendere per primo dal ciliegio.

Calatosi grazie alla fune, Shaoran arrivò a terra e alzò lo sguardo, mentre anche la ragazza tornava a posare i piedi nel piccolo giardino pubblico. Gli arrivò dritta tra le braccia, dandogli le spalle.

«Shaoran…»

«Cosa

Sakura si voltò di colpo, gettandogli le braccia al collo, facendolo arrossire d’imbarazzo e di sorpresa. Gli mormorò all’orecchio le parole che gli aveva già detto, ma che ogni volta era più bello ascoltare.

«Ti amo da morire.»

 

a

 

Sentirono le voci concitate ancor prima di vedere il gruppo di persone raccolte sulla strada.

Shaoran strinse la mano di Sakura, mentre dinanzi a loro si paravano sua madre, Wei e i Kinomoto. Erano tutti molto agitati, parlavano animatamente e gesticolavano con furia. Fujitaka, il padre di Sakura, appariva sconvolto; Touya tendeva più alla collera. Sua madre era visibilmente ansiosa, ma tentava di mantenere un minimo di lucidità, anche grazie all’aiuto preoccupato di Wei.

Evidentemente, la loro “scomparsa” aveva generato più scompiglio del previsto.

Shaoran non si sentiva affatto in colpa nei confronti di sua madre, ma non voleva che Fujitaka e Touya si arrabbiassero con Sakura.

In quel momento le quattro persone ferme sul marciapiede si voltarono all’unisono.

«Sakura! Grazie al cielo!»

Fujitaka Kinomoto corse dalla figlia, posandole le mani sulle spalle.

«Stai bene? Stai bene, non è vero? Ero così preoccupato! Credevo fossi sulla collina, ma il tempo passava e… Alla fine siamo scesi giù in strada, e abbiamo capito che anche Shaoran non era a casa…» Gli occhi dell’uomo si soffermarono sul ragazzo. «Non importa, non importa. L’importante è che stiate bene, tutti e due

Vagamente restio, Shaoran abbandonò la mano di Sakura, lasciandola all’abbraccio di suo padre; così facendo, posò gli occhi sulla sua famiglia.

Wei si asciugava la fronte con un fazzoletto, con aria sollevata. Sua madre, invece, lo fissava senza muoversi. Nel suo sguardo, Shaoran vide che lo capiva. Non aveva bisogno di parlargli, non aveva bisogno di toccarlo, per capire perché quella mattina fosse uscito all’alba, senza dire niente a nessuno, e perché fosse tornato solo dopo alcune ore, insieme alla ragazza che lei stessa amava come una figlia.

Shaoran fu grato del suo silenzio. Era la prima volta da dieci giorni che non si sentiva furioso nei suoi confronti. Poi, qualcosa lo indusse a distogliere gli occhi da lei.

Fujitaka aveva sciolto l’abbraccio con Sakura, mentre Touya si era avvicinato. La ragazza alzò gli occhi sull’espressione seria di suo fratello. Sembrava impaurita.

Touya non disse nulla. Si limitò a sollevare una mano, pronto a schiaffeggiarla.

«No, Touya!» esclamò Fujitaka, ma il figlio non lo guardò nemmeno.

Shaoran agì d’impulso. Si parò davanti a Sakura, fissando il giovane con rabbia.

«Non toccarla» sibilò.

Sorpreso, Touya abbassò il braccio, ma i suoi occhi non smisero di sprigionare sdegno.

«Calmiamoci, tutti quanti.»

La voce di sua madre giunse conciliante, mentre la donna avanzava verso di loro. Shaoran la guardò, ma lei aveva gli occhi fissi sui Kinomoto.

«So bene cosa ha spinto Shaoran e Sakura ad allontanarsi, e ve l’ho spiegato» esordì, lanciando un’occhiata di vago rimprovero a Touya. «Vi prego di essere comprensivi con Sakura, così come lo sono io. Vi prego di lasciare che stia accanto a Shaoran, per il tempo che ci è rimasto.»

Senza parole, Shaoran vide Fujitaka che lo guardava di nuovo, annuendo. Touya si limitò a scrollare le spalle, ancora troppo arrabbiato per dire qualcosa.

Sua madre si rivolse a Sakura, con un sorriso.

«Vorrei tanto che oggi tu venissi con noi all’aeroporto, Sakura.»

La ragazza la guardava interdetta. Si voltò verso Shaoran, e allora sorrise.

Per la seconda volta, Shaoran sentì un flusso di gratitudine per sua madre.

 

a

 

Ormai stava per finire tutto… Ma se non altro, erano insieme.

Sul sedile posteriore della macchina dei Li, Sakura si stringeva a Shaoran, la testa abbandonata sulla sua spalla e gli occhi chiusi.

«Mi dispiace per Touya» stava mormorando, cercando di sorridere. «Appena torno a casa lo uccido, te lo prometto.»

Touya si era mostrato scorbutico anche nel pomeriggio, quando lui e Fujitaka erano andati a salutare i Li alla villa: gli aveva stretto la mano, ma la sua espressione dura non si era mai distesa. Shaoran non se n’era sentito minimamente toccato, ma Sakura si era impuntata sulla questione.

Anche Shaoran sorrise. Era impossibile non farlo, in compagnia di quella ragazza, persino in una situazione così dolorosa. Inspirò il profumo dei suoi capelli, stringendola a sé, per una volta incurante delle presenze di Wei e di sua madre nei sedili anteriori.

«Non preoccuparti» mormorò. «Pensa invece che da oggi dovrai difenderti da sola da lui. Ma immagino che questo non ti faccia paura…»

«No, infatti, non ho paura di lui.» Sakura aprì gli occhi e sollevò il viso quanto bastava per incontrare i suoi. «Non avrò più paura, ora che ho conosciuto te, ora che so quanto coraggio si può provare, quando si trova qualcuno che ti è tanto vicino.» Si morse le labbra. «Non ti dimenticherò mai, Shaoran.»

La tristezza la stava assalendo di nuovo. La sentì respirare profondamente, per calmarsi. Sentendosi già sull’orlo della disperazione, Shaoran le posò un bacio sulla fronte, tra i capelli.

«Nemmeno io potrò mai dimenticarti.»

Can’t remember when I last saw you laughing

If this world makes you crazy and you’ve taken all you can bear

You call me up, because you know I’ll be there

 

a

 

Erano arrivati all’aeroporto già da qualche minuto.

Shaoran non aveva lasciato nemmeno per un secondo la mano di Sakura. Sua madre aiutava Wei con i bagagli, in modo da lasciarlo solo con lei. Un terzo fiotto di gratitudine…

«Senti, Shaoran…»

Si voltò a guardare Sakura. Era evidente che stava lottando selvaggiamente contro il tremore della propria voce.

«Puoi… Puoi scrivermi» esclamò lei. «L’indirizzo lo conosci, no?»

Shaoran annuì, cercando di sorridere.

«Certo.» Gli vennero in mente alcune frasi che lei aveva pronunciato quando si era svegliata sul suo balcone. «Vedrai… Vedrai che troveremo una soluzione… Sei troppo importante per me.»

Sakura rise sommessamente.

«Com’è che continui a prendere in prestito le mie parole?»

Shaoran le sfiorò il viso, rispondendole in tutta sincerità.

«È solo che… tu sai sempre cosa è giusto dire. Non come me.»

Lei abbassò lo sguardo.

«Non è vero» mormorò. «Adesso nemmeno io so cosa dire.»

Shaoran prese fiato. Sapeva bene cosa era giusto dirle. Glielo aveva già detto, sì, ma stavolta l’avrebbe fatto guardandola negli occhi, mostrandole chiaramente quanto ci credesse. Le sollevò il viso con entrambe le mani.

«Sakura, io…»

«Il volo per Hong Kong è in partenza. I passeggeri sono pregati di prendere posto.»

Al suono dell’altoparlante, rimasero immobili a guardarsi.

Sakura non riuscì più a trattenere le lacrime, mentre con un sorriso debole gli prendeva le mani, allontanandole pian piano dalle proprie guance.

«Devi andare.»

Prima che lui potesse dire qualcosa, sua madre e il maggiordomo erano già ricomparsi.

«Tesoro, è ora…»

Shaoran sospirò profondamente. Sakura si voltò, con lo stesso sorriso.

«Addio, Yelan» mormorò.

In quel momento, Shaoran vide che anche negli occhi di sua madre brillavano le lacrime. Lei si avvicinò, si chinò su Sakura e la strinse al petto.

«Sono felice di averti conosciuta» le disse. «Non mi dimenticherò di te, piccola Sakura. Non scorderò quello che sei stata per la nostra famiglia.»

Sakura si sciolse dalla sua stretta, piangendo ancora, ma senza smettere di sorridere. Shaoran la fissò incantato mentre lei si voltava a salutare Wei.

Quella ragazza era stata davvero un miracolo, si disse mentre la guardava porgere la mano al maggiordomo. Un miracolo che l’aveva investito in pieno, lo aveva trasformato, aveva cambiato il suo modo di guardare al mondo, al suo passato e anche alla sua famiglia.

Quando Sakura si voltò di nuovo verso di lui, bella come non mai, Shaoran seppe esattamente cosa fare.

Proprio come prima, non diede peso alla presenza di sua madre.

Proprio come prima, portò le mani tra i suoi capelli, avvicinando la ragazza a sé.

La baciò, senza più timore, senza più dubbi, senza più nascondersi.

Sakura non si ritrasse. Lo abbracciò e ricambiò il bacio, anche lei senza alcun imbarazzo.

Quando riuscì a fermarsi, Shaoran si distaccò solo di un soffio da lei, e quelle parole arrivarono da sole, improvvise come la prima volta, ma, se possibile, ancora più vere di allora.

«Ti amo» le sussurrò sulle labbra.

Sakura sorrise tra le lacrime.

«Ti amo anch’io.»

And I’ll see your true colors shining through

I see your true colors, and that’s why I love you

So don’t be afraid to let them show

Your true colors, true colors, true colors shining through

I see your true colors, and that’s why I love you

So don’t be afraid to let them show

Your true colors, true colours are beautiful like a rainbow

 

a

 

La pista dell’aeroporto era già una semplice striscia d’argento, mentre l’aereo che lo avrebbe riportato a casa si librava alto nel cielo. Eppure, se si concentrava, riusciva ancora a vedere Sakura.

Chiuse gli occhi, tenendo il viso premuto contro il finestrino gelido, i pugni stretti sul vetro. Ma all’improvviso una mano calda e conosciuta si posò leggera su uno di quei pugni.

Shaoran non riaprì gli occhi, e ascoltò la voce di sua madre come da molto lontano.

«Sapevo che l’amavi.»

Lui continuò a non muoversi, ma si irrigidì istintivamente, confuso dalla sincera comprensione che trapelava dalla voce di lei.

«L’ho sempre saputo» continuò sua madre. «Fin dalla prima volta che mi hai parlato di lei. Quando mi hai detto che l’avevi invitata alla villa, ho visto quanto già allora l’amavi, forse senza nemmeno saperlo.»

Finalmente Shaoran la guardò. Lei gli sorrideva con dolcezza.

«Tu vedi ancora con i suoi occhi» gli sussurrò, scostandogli i capelli dalla fronte, come faceva sempre quando era bambino. «E questo significa che sarà per sempre.»

«Allora farà male per sempre?» chiese Shaoran, senza la forza di sfuggire alla sua mano.

Il sorriso di sua madre fu sostituito da un sospiro.

«Ascoltami, Shaoran. So che hai sofferto molto. E so che stai soffrendo anche adesso. Lo so, credimi. E fa soffrire anche me.» Gli accarezzò la guancia, con lo stesso gesto che anche Sakura aveva compiuto più volte… «Sono sicura che troveremo una soluzione. Non voglio che faccia male per sempre. Fidati di me. So che lei ti ama, ma anch’io ti voglio bene.»

Shaoran l’ascoltava solo distrattamente. Si sentiva esausto, svuotato. Chiuse di nuovo gli occhi, scivolando con la testa contro il sedile dell’aereo, e quando sentì il bacio di sua madre, era già caduto in un sonno agitato. Pieno di sogni dal nome dei fiori di ciliegio.

 

 

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Accidenti, mi sembra quasi impossibile di essere arrivata fino a qui!! E pensare che il prossimo è l’ultimo capitolo… mi fa davvero uno strano effetto.  ç___ç

Beh, come vedete, Shao è partito. Però…

Però…

Però… Chissà?  ^^

 

Ringrazio per le recensioni:

_Bella_Swan_: Sei dolcissima, i tuoi complimenti mi commuovono…  ç///ç  Beh, il “ruolo” di Yelan qui non si è ancora propriamente definito, ma dalle sue parole si può capire che intende fare qualcosa per Shao e Saku… Perciò, pazienta solo ancora un pochino, e nell’ultimo capitolo… vedrai!  ^^  Grazie mille, un bacione!

Sakurahime949: Ok, ti ringrazio innanzitutto per le faccine che metti nelle tue recensioni, perché sono adorabili!  xD  E ovviamente ti ringrazio all’infinito per il dolcissimo commento!… Mmm, non so se definirlo un capitolo “strappalacrime”; comunque di certo io mi sono commossa scrivendolo…  ^///^’  Spero sia piaciuto anche a te leggerlo! Un bacio!

Stefola93: Sei troppo carina!  ^///^  Grazie di cuore!! Fammi sapere cosa pensi di questo capitolo, ci tengo!  ^^  Baci!

Revelation80: Eheh, la reazione di Touya, come vedi, non è stata delle migliori, ma ci ha pensato Shao a dargli una calmata!  xD  Per quanto riguarda Yelan, come ho detto, si vedrà nel prossimo e ultimo capitolo… Spero ti sia piaciuto anche questo! Grazie e un bacione!

Saku068: Kyaaa, mi confondi! Non so come ringraziarti per tutti i tuoi complimenti, ho paura di essere ripetitiva!!  ^///^  In effetti sì, è strano che sia stata Saku a prendere l’iniziativa per il bacio; ma come vedi qui Shao si è “rifatto” e l’ha baciata davanti a Yelan e Wei!!  *///*  Non ti dico il delirio mentre scrivevo quella scena!  xD  Grazie ancora, baci!

Saku_cele: Grazie mille, Cele!  ^^  Beh, purtroppo la famosa partenza c’è stata, ma tu continua a sperare: non è ancora detta l’ultima parola!!  xD  Un bacio!

SunShin3: Lo sapevo che mi avresti fatta commuovere un’altra volta!  ç///ç  Ma sei troppo, troppo gentile!! Io ti adoro!!  ^///^  Non devi assolutamente scusarti se recensisci “tardi”: sono io la ritardataria cronica con gli aggiornamenti…  u///ù  E poi, l’importante è che la ff continui a piacerti! Mi dispiacerebbe molto se così non fosse!  ç___ç  Grazie ancora, all’infinito. Un bacio!  ^^  PS. Mi piacerebbe moltissimo leggere qualcosa di tuo! Purtroppo non conosco l’anime/manga su cui hai scritto, ma sono sicura che scrivi benissimo: se mi fai commuovere nelle recensioni, figuriamoci nelle storie!!  ^___^

Ruka88: Dai, ma davvero ti sei accorta dopo che avevo cambiato punto di vista??  ^^  L’avevo scritto nell’introduzione allo scorso capitolo, che prima della reazione di Sakura dovevamo fare un “passo indietro”… Dai, non preoccuparti, l’importante è che tu abbia apprezzato il cap e il bacio!!  ^^  E spero che anche questo capitolo – e il prossimo – ti piacciano! Un bacione!

Dany92: Ma certo che ti sei complimentata, e credo che tu sappia che non so più come ringraziarti per tutti i tuoi complimenti…!  ^///^  Ancora una volta ti ringrazio di cuore! E spero che anche la fine della ff ti piaccia… Perché come hai scritto, partenza di Shao a parte, la storia non è ancora finita!  ^^  Mille baci!

Kia85: Tu non sai quanto io mi senta onorata di averti tra i miei lettori. Sul serio, io venero sia le tue idee, sia il tuo modo di scrivere. Perciò immagina come mi senta con tutti questi complimenti – come era già dai tempi di “Aamyan degli Elfi”.  *///*  Concordo con te: all’inizio ho un po’ accennato “a grandi linee” l’avvicinamento di Shaoran a Sakura, per non rischiare di diventare ripetitiva o scontata…  u///ù  Ma sono lusingata che questa ff ti piaccia, davvero!  ^///^  Un bacio grande!

Sasusaku11: Grazie mille per i tuoi complimenti! Spero ti piaccia anche l’ultimo capitolo!  ^^  Baci!

 

Grazie anche a tutti i lettori, e a chi inserisce la storia tra i preferiti: alla fine della ff vi ringrazierò tutti, uno per uno, promesso!  ^___^

 

E dunque, eccoci qui.

È l’ultima volta che do l’appuntamento per il capitolo successivo.

E non posso neanche pensarci, che mi viene il magone.  ç///ç

Oh, ma qualcosa dovrò pur dire. Vediamo…

Beh, come ho detto, Yelan avrà un certo comportamento, che avrà un certo peso sulla fine della storia. In pratica tutto dipende da lei, se ci sarà l’happy ending o meno!  ^^  Inoltre il punto di vista tornerà a Sakura e… No, basta, poi dico troppo!!  ^___^

Voglio comunque che sappiate che sono felicissima di essere arrivata fin qui, ma che se ci sono riuscita è stato solo perché ricevere il calore e il sostegno di tanti lettori mi ha incoraggiata a mille. Prima tra tutte, a farmi sentire così, è stata la mia splendida sorellina Soili, Sakura182blast. Gli altri siete stati – e siete – tutti voi.

Grazie. Grazie. Grazie.

Ci rivediamo alla fine!

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Capitolo 30
*** Everything's beginning ***


Through your eyes

E con un augurio tardivo di buona Pasqua, eccoci arrivati all’ultimo capitolo…

Non credo di avere abbastanza parole, o di averne di abbastanza efficaci, per manifestarvi la mia gratitudine. E non mi riferisco soltanto alle vostre recensioni, ma anche a voi che avete letto passo passo questa storia e che siete arrivati fino a qui. Vi ringrazio tutti, uno per uno. E vi ringrazierò ancora meglio in seguito.

Per il momento, ancora una volta, vi auguro una buona lettura!

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

30

Everything’s beginning

 

L’amore è sintonia, è ridere insieme della stessa cosa, parlare nella stessa lingua, guardare con gli stessi occhi.

 

Chicco Sfondrini – Luca Zanforlin, A un passo dal sogno

 

 

Lunedì 5 novembre

 

Lunedì mattina, un giorno come tanti. Del resto, ormai i suoi giorni erano tutti uguali.

Da cinque settimane, cioè trentacinque giorni, cioè ottocentoquaranta ore, cioè cinquantamilaquattrocento minuti, cioè un numero infinito di secondi, la sua vita le sembrava essere diventata grigia, vuota, senza senso.

Se non altro, aveva iniziato a utilizzare in modo più attivo la matematica. Ma anche quella maledetta la faceva pensare a lui…

«… Senti, mi faresti un favore grande grande? Mi puoi dare una mano?… Sul serio, io le equazioni non so neanche cosa siano. Mi aiuteresti? Per favore»

«Certamente.»

«Oh, Shaoran, grazie! Sei… Sei proprio un piccolo principe!»

Non poteva continuare così. Non poteva continuare a sognare quel viso, quel sorriso dolce, quegli occhi del colore caldo dell’autunno, del mese di settembre che avevano vissuto insieme… Faceva troppo male.

Da quando se n’era andato, lei era sprofondata nella depressione.

Era diventata apatica, demoralizzata, indifferente a tutto ciò che la circondava. Non le era mai successo di buttarsi così giù. Ma perdendo lui, aveva perso ogni voglia di sorridere.

Perdonami, mamma.

Sulle prime si era sentita orribilmente in colpa; per la prima volta, stava venendo meno alla sua promessa. Ma col passare dei giorni si era assuefatta a quel modo di vivere insofferente, e ora non credeva di poter in alcun modo riprendere la stessa strada su cui aveva trascinato anche Shaoran… Non se lui non era più al suo fianco.

E pensare che quando era lui a comportarsi così, lei si era ostinata come una bambina capricciosa, pur di permeare quello scudo… Ancora non sapeva che il motivo era molto semplice, se ne stava rinchiuso nel suo cuore e nel significato di due paroline che adesso continuava a ripetersi solo mentalmente…

«Sakura, mi stai ascoltando?»

La voce di suo fratello la riportò bruscamente alla sua grigia realtà, strappandola ai ricordi colorati di poco più di un mese prima. Sakura portò gli occhi su Touya, malvolentieri, senza rispondergli.

«Ti stavo informando che oggi il papà è dovuto uscire prima», borbottò il giovane, irritato. «Di’ la verità…. Non ti eri neppure accorta della sua assenza, non è vero?»

Aveva ragione. Ma lei non era disposta a darglielo a vedere. Non gli aveva mai perdonato la freddezza che lui aveva manifestato nei confronti di Shaoran, sia prima di conoscerlo, sia il giorno della sua partenza. Ancora una volta, si rifiutò di rivolgergli la parola, e continuò semplicemente a guardarlo in modo neutro. Ormai, in casa, lei era rinchiusa nella sua muraglia di silenzio, e Touya non sarebbe mai riuscito a tirarla fuori da lì.

«Sakura…» Lo sguardo del ragazzo passò dal furioso all’esasperato. «Sono stanco. Sono davvero stanco di vederti così. Lo so che ce l’hai con me, e francamente la cosa non mi dà nemmeno fastidio… Ma non posso più sopportare quello che ti leggo in faccia ogni santo giorno.» S’'i interruppe, posandole davanti il piatto con la colazione. «E non sopporto nemmeno la tua mancanza di appetito. Avanti, mangia.»

Con la stessa passività, Sakura fissò il piatto colmo di frittelle e lo stuzzicò di malavoglia con le posate.

Touya le si sedette di fronte.

Per un po’ ci fu silenzio. Poi…

«Quanto tempo è che non vai dalla mamma?»

Suo malgrado, Sakura alzò di nuovo gli occhi. Non si aspettava proprio che lui tirasse in ballo quell’argomento.

«Non vuoi rispondermi?» Touya incrociò le braccia sul tavolo. «E va bene. Te lo dico io. Non ti vedo andare lassù da più o meno una settimana.» Inaspettatamente, il suo sguardo si fece triste. «Capisco che stai soffrendo. Ma non è giusto che tu dimentichi tutto… Non è giusto che rinneghi la promessa che le hai fatto. Così rinneghi te stessa. Il tuo perenne sorriso era la cosa che ti rendeva più forte, te ne rendi conto? Non puoi rinunciarci così.»

«Ma come fai?»

«A fare cosa?»

«A mostrarti sempre tanto forte… Anche quando stai male.»

Se solo lui l’avesse vista adesso…

Per la prima volta da cinque settimane, Sakura parlò a suo fratello, con voce inavvertibile.

«È proprio questo il punto, Touya», mormorò. «Sorridere era la mia forza. Ma adesso non posso più sentirmi forte. Non sento più niente. Assolutamente niente.»

Touya non si mostrò sorpreso o sollevato del fatto che lei gli avesse rivolto la parola; al contrario, alle sue parole sbuffò di impazienza e si alzò di scatto, voltandole le spalle.

«Senti, fa’ un po’ come ti pare.»

E difatti Sakura non desiderava altro che essere lasciata in pace, al suo nuovo modo di fare, vuoto e freddo, vivo soltanto nei ricordi.

 

a

 

«Spicciati, la tua amica è arrivata.»

«Lo so», borbottò la ragazza tra i denti, ancora una volta strappata ai propri pensieri.

Senza salutare Touya, raggiunse l’ingresso e si infilò i roller.

«Buongiorno, Sakura.»

Tomoyo era lì fuori, sorridente, ad aspettarla. Da qualche tempo si rifiutava di farsi accompagnare a scuola in macchina da sua madre, e preferiva andare a piedi con Sakura. Anche se le ripeteva che voleva solo evitare di diventare una fannullona snob, Sakura sapeva che lo stava facendo solo per lei. Avrebbe tanto voluto provare un po’ più di gratitudine per la sua migliore amica, ma proprio non ci riusciva. In lei non c’era più niente, se non i ricordi.

«Buongiorno, Tomoyo» mormorò distrattamente, mentre le si affiancava sulla strada e si muoveva piano sui pattini, per non lasciarla indietro, anche se la sua compagnia non riusciva a farla sentire meglio.

Posò gli occhi sulla villa dall’altra parte della strada, e subito li distolse.

Ora che lui non c’era più, quella casa non le provocava più nulla. Solo un senso di vuoto.

Tomoyo camminava tranquilla. Lei non era come Touya; lei accettava tutti i silenzi di Sakura, e si comportava normalmente con lei, senza mostrare pietà per la sua tristezza.

Proprio come aveva sempre fatto lei con Shaoran…

E, soprattutto, anche se ormai le era chiaro di aver sempre avuto ragione sul conto di Sakura, in tutto quel tempo Tomoyo non le aveva mai lanciato quei piccoli commenti allusivi che invece le sfuggivano quando la ragazza ancora non aveva ammesso con se stessa di essere innamorata di Shaoran. Si stava dimostrando una vera amica, come sempre.

«Oggi termina il progetto. Hai finito la tua recensione?», domandò Tomoyo, sorridendo.

«Ti ho detto che l’ho finito, no?… C’è una cosa che voglio leggerti…»

“Ci guadagno”, disse la volpe, “il colore del grano.”

Con una fitta di rimpianto, Sakura annuì bruscamente.

«E tu?», si sforzò di chiedere, in tono piatto.

«Sì» sospirò Tomoyo, «ci è voluto un po’, ma alla fine ci sono riuscita. Spero che al professor Terada non dispiaccia, ma ero talmente stufa di quel libro che mi sono molto limitata, nella recensione: non ho fatto tutto quel che avrei potuto… Ma ti sembra facile conciliare la lettura di un mattone del genere con le prove del coro e tutti gli altri compiti?»

In altre circostanze, Sakura avrebbe potuto sorridere: la prima della classe stava cedendo… Ma in quel momento non trovava l’idea divertente quanto l’avrebbe trovata solo due mesi prima.

Ci fu una pausa, in cui l’unico rumore fu quello dei suoi roller e delle scarpe di Tomoyo sul marciapiede.

«Devo dirti una cosa» mormorò alla fine la sua amica, un po’ esitante.

Sakura non disse nulla, limitandosi ad aspettare.

«Vieni a sederti» propose Tomoyo, indicandole una panchina.

La seguì docilmente, senza alcuna capacità di prendere iniziative o di porre domande. Sedettero vicine.

«Prima che tu uscissi di casa, poco fa» esordì finalmente Tomoyo, molto piano, voltandosi a guardarla, «tuo fratello è venuto a parlarmi.»

Sakura ricambiò lo sguardo, impassibile.

Alla fine, di fronte al suo silenzio, Tomoyo sospirò profondamente e ruppe gli indugi.

«Non credevo che avresti mai smesso di andare da tua madre. Credevo che fosse quella, la tua valvola di sfogo… Credevo che ne avessi bisogno anche adesso.»

E così, Touya aveva pensato di spifferare a Tomoyo fino a che punto fosse giunta la sua apatia. Non che la cosa le importasse… Ad ogni modo, Sakura sentiva che l’amica meritava più spiegazioni, rispetto a suo fratello.

«All’inizio era così» ammise, abbassando lo sguardo sulle proprie ginocchia. «Ma adesso… Qualsiasi cosa di cui io possa aver bisogno… non può aiutarmi. Perciò, che senso ha?» Scosse la testa, ripetendo le stesse parole che aveva già detto a Touya. «Non sento più niente, Tomoyo. Mi sento così vuota. Quello che è peggio… è che nessuno di voi può davvero capirmi. Il papà, Touya, tu…» Le si ruppe la voce. «Voi non sapete com’è.»

No. Non lo sapevano. Non avevano idea di come fosse amare così disperatamente, amare da lontano, amare ancora dopo quello che probabilmente era un addio.

Tenne il viso chino, ma non pianse. Ormai aveva versato tutte le sue lacrime.

La mano di Tomoyo si posò piano sulle sue, strette a pugno sulle ginocchia.

«Ma siamo qui per capirti», le sussurrò la ragazza. «Io sono qui per capirti.»

Sakura la guardò. Chissà se anche Shaoran si era sentito così combattuto tra la voglia di cedere e il bisogno di tenersi tutto dentro, quando aveva incontrato lei… Probabilmente sì.

«Lo so, Tomoyo» sospirò. «Lo so.»

Ma non cambiava niente.

Shaoran aveva ragione.

«Non saprò mai più vivere, senza di te.»

Per lei era lo stesso.

Passò molto tempo prima che lei e Tomoyo si alzassero per rincamminarsi verso il liceo. In silenzio, perché non c’era più nulla da dire.

 

a

 

«Che noia!» Nel banco accanto, Chiharu continuava a sbadigliare. «Sapevo che aveva dato il massimo, ma non pensavo fino a questo punto. A che pagina siamo? La decima?»

«Undicesima», la corresse Tomoyo, in un bisbiglio.

Sakura seguì i loro sguardi e capì che si riferivano alla recensione che Yamazaki stava leggendo alla classe. Distratta com’era, lei non ci aveva capito niente.

«Parlando di cose serie» bisbigliò ancora Chiharu, voltandosi a guardare Sakura. «Pare che in questi giorni debba arrivare un nuovo studente.»

«Mh?» Incurante, Sakura tornò a guardare fuori dalla finestra. «Un’altra vittima di Yamazaki? Povero lui.»

Chiharu ridacchiò sommessamente, ma dovette tacere, perché il ragazzo aveva appena chiuso il suo quaderno.

«Molto bene, Yamazaki, molto bene. Una più che buona recensione.»

«La ringrazio, professor Terada.»

«Sì, beh, basta che non ti monti la testa.» Risatine generali. «Allora, a chi tocca adesso? Vediamo… Kinomoto?»

Tomoyo si schiarì leggermente la voce. Solo allora Sakura distolse gli occhi dalla finestra.

«Kinomoto, tutto bene?», si informò l’insegnante. «Sei tra di noi?»

«Certo, professore» mormorò la ragazza, ancora immersa nei suoi pensieri.

«Allora vuoi renderci partecipi della tua recensione?» Terada consultò il foglio che aveva davanti. «Tu avevi scelto “Il piccolo principe”, vero? Sono proprio curioso di ascoltarti.»

«In terza media ne abbiamo letto un brano. Parlava del piccolo principe che incontrava una volpe; lei gli chiedeva di essere addomesticata. Ricordo bene cosa diceva la volpe: per lei, addomesticare voleva dire “creare dei legami”… Shaoran, secondo te noi due ci siamo addomesticati a vicenda?»

«Tu con me l’hai fatto di sicuro.»

Sakura si alzò dal banco, con un vuoto allo stomaco. Non era sicura di potercela fare.

Tomoyo le lanciò un’occhiata incoraggiante. Con un sospiro, Sakura afferrò il quaderno e andò a prendere il posto di Yamazaki, di fronte ai suoi compagni, dando le spalle al professor Terada.

Non ce l’avrebbe fatta. Aveva già pianto come una fontana mentre la scriveva. Non poteva sperare di poter leggere quella recensione davanti a tante persone che non avevano idea di quanto rappresentasse “Il piccolo principe” per lei, quanti ricordi, quanta tristezza, quanto amore…

Confusa, si rassegnò e cercò di concentrarsi, ma il rumore improvviso di un lieve bussare la distrasse.

«Avanti» disse Terada.

Da qualche parte alla sinistra di Sakura, la porta dell’aula si aprì lentamente.

«Mi scusi, è questa la seconda B?»

Un tuffo al cuore.

Questa voce…

Sakura si voltò, con il cuore che batteva forte, e si ritrovò a fissare il nuovo studente di cui aveva parlato Chiharu. Se ne stava lì a guardare il professore con un paio di occhi del colore dell’autunno, dietro i suoi capelli castani perennemente scompigliati; nel momento in cui si voltò verso di lei, un sorriso gli illuminò il volto.

Sconvolta, Sakura sentì solo un improvviso capogiro, e la voce dell’insegnante alle sue spalle che la chiamava, prima di ritrovarsi nel buio.

 

a

 

Pian piano aprì gli occhi, e si ritrovò investita da una luce bianca. Quando mise meglio a fuoco, si rese conto di trovarsi nell’infermeria della scuola.

«Sakura! Finalmente ti sei svegliata…»

Ancora quella voce…

Allora non era stato un sogno!

Sakura si voltò, trovando chino sul letto in cui era distesa il viso che da cinque settimane infestava ogni suo sogno, ogni suo pensiero, ogni suo respiro.

«Shaoran

Scattò a sedere, ma il ragazzo la trattenne, con lo stesso sorriso che le aveva rivolto sulla porta della classe.

«Stai calma», mormorò. «Hai avuto un mancamento. Non devi agitarti troppo.» Arrossì intensamente. «Non credevo che rivedermi ti avrebbe fatto questo effetto…»

Sakura lo guardò, piangendo di gioia. Sollevò le mani e gli sfiorò il viso, temendo di vederlo svanire da un momento all’altro.

«Sei tornato» fu tutto ciò che riuscì a dire.

Shaoran le sorrise e annuì. Alzò lentamente una mano e le accarezzò i capelli.

«Sono tornato per te» bisbigliò.

Sakura si gettò tra le sue braccia, singhiozzando. Non riusciva a crederci. Abbracciarlo, sentire le sue mani su di sé, il suo respiro tra i capelli… era una cosa troppo meravigliosa per poter essere reale…

«Mi dispiace di averci messo tanto» mormorò Shaoran, quasi senza fiato. «Sarei tornato molto prima. Ma mia madre ha dovuto sbrigare parecchie pratiche, per poter organizzare il trasferimento in pianta stabile…»

Il senso di quelle parole la colpì all’improvviso. Si allontanò da lui per guardarlo in viso.

«Vuoi dire… Vuoi dire che resterai per sempre

Arrossendo ancora, Shaoran sorrise, con una dolcezza che le fece quasi male.

«Te l’ho detto che non so vivere senza di te» disse semplicemente.

Sakura ricambiò il sorriso. Le sembrava che il cuore fosse sul punto di esploderle, per la felicità, per l’emozione, per tutto quello che provava per lui.

Abbassò gli occhi, e in quel momento si accorse che Shaoran teneva sulle ginocchia il suo quaderno, aperto alle pagine con la recensione de “Il piccolo principe”.

Il ragazzo seguì il suo sguardo.

«Ti era caduto…» sussurrò, stringendole una mano. «Mi piace quello che hai scritto. Soprattutto questa parte…»

Gliela indicò, e la lesse a bassa voce.

Era la prima volta che lui leggeva per lei.

Uno dei temi più importanti di questo libro è il modo in cui i sentimenti sono destinati a sopravvivere a tutto, oltre lo spazio e il tempo. L’amicizia che lega il piccolo principe alla volpe è qualcosa che non può andare perduto. Come dice la volpe, ognuno di noi è responsabile di ciò che addomestica. Ed è impossibile dimenticare ciò di cui siamo responsabili… Per me, “addomesticare” è molto più che creare dei legami: è legare per sempre qualcosa a te, farlo tuo e farti suo, instaurando un vincolo indissolubile. E non importano le distanze, non importa il tempo che sarà passato: quando ricorderai, grazie ad un campo di grano o ai colori dell’autunno – quello che sia, ritroverai intatte tutte le emozioni che hai provato quando hai addomesticato… Ti sembrerà di vedere attraverso gli occhi dell’altro. E sarà per sempre.

Mentre Shaoran tornava a guardarla negli occhi, Sakura si sentì arrossire.

«Secondo me, prenderai davvero un bel voto.» Il ragazzo sorrideva ancora. «Però… Posso farti una domanda?»

Sakura annuì, troppo felice e smarrita nei suoi occhi per poter spiccicare parola.

«A cosa ti fanno pensare i colori dell’autunno?» fece Shaoran, scherzosamente allusivo.

Con un sorriso, Sakura lo abbracciò di nuovo, e gli canticchiò all’orecchio alcune parole.

But I see you true colors shining through

I see your true colors, that’s why I love you

So don’t be afraid to let them show

Your true colors, true colors are beautiful like a rainbow

Shaoran la strinse forte a sé.

«Non sai quanto mi sei mancata» mormorò. «Queste cinque settimane mi sono sembrate una vita intera.»

«Anche tu mi sei mancato tanto.» Sakura sorrise. «Ma ora saremo sempre insieme, vero?»

«Sempre.» Shaoran la guardò negli occhi, scostandole i capelli. «Non ti lascerò mai più. Io vedo con i tuoi occhi… Non posso lasciarti.» Abbassò la voce. «E non vale solo per me…»

«Che cosa vuoi dire?» chiese Sakura, turbata nel profondo da ciò che lui stava esprimendo per la prima volta ad alta voce, senza esitazioni…

«Sei ufficialmente invitata alla villa, questo pomeriggio.» Shaoran scese con le dita sulle sue labbra. «Mia madre dice che non vede l’ora di rivederti…»

Sakura sorrise ancora, raggiante.

«Anch’io sarò felicissima di rivederla!»

Shaoran si avvicinò al suo viso.

«Sai, invece, cosa renderebbe me felicissimo, in questo momento?»

«Posso immaginarlo» bisbigliò lei, contro la sua fronte. «Ma prima devo dirti una cosa…»

Ma il ragazzo la precedette.

«Ti amo, Sakura.»

Mentre le loro labbra si rincontravano dopo quello che era parso loro un tempo infinito, Sakura capì che, da quella che era sembrata una fine, era nato un nuovo inizio. E tutto cominciava da lì.

«Ti amo anch’io, Shaoran.»

Ti sembrerà di vedere attraverso gli occhi dell’altro. E sarà per sempre.

 

 

* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *

 

 

Credits: “Il piccolo principe” di Antoine Saint-Exupéry; “True colors” di Cyndi Lauper.

 

E questa, signore e signori, è davvero la fine.  ç__ç

 

Risposte alle recensioni:

Ruka88: Beh, non ci sono stati cori d’angeli o matrimoni; ma spero lo stesso che ti sia piaciuto il lieto fine!  ^^  Un bacio, e grazie mille!

Kia85: Ma grazie a te per i tuoi complimenti.  ^///^  Spero che la canzone ti sia piaciuta! Mi sembrava troppo adatta per questa situazione!  *___*  Sono felicissima di esserti stata utile facendoti tornare l’ispirazione!  ^^  Grazie davvero… Un bacio!

Saku_cele: Hai visto che Shao è tornato indietro davvero?  ^^  Grazie infinite, baci!

Patty123477: Ma non preoccuparti se non avevi letto un capitolo!  ^^  L’importante è che la storia ti piaccia ancora! Sono semplicemente commossa e lusingata dalle tue parole…  ç///ç  Il fatto che tu pensi che io sia una “grande scrittrice” mi ha colpita al cuore. Davvero. Ti ringrazio all’infinito, e spero di non averti fatto tornare alla mente anche ricordi tristi riguardo la tua esperienza… Un abbraccio fortissimo! (E tranquilla, la tua recensione non è stata affatto scocciante, tutt’altro!  ^///^ )

Non so come chiamarmi:  ç___ç  Ma tu sei un angelo. Letteralmente. Non c’è bisogno di mettersi a recensire tutti i capitoli, davvero!  *///*  Quello che per me conta di più è il non averti delusa. Le tue parole sono dolcissime, mi sono commossa di nuovo… Al di là dei complimenti che mi hai fatto (e che puntualmente mi fanno arrossire!). Anch’io credo proprio di volerti bene, Ambra!  ^///^  Sei troppo dolce! Un bacio, e a presto, si spera!  ^^

Saku068: Visto che quel “Però” annunciava davvero un lieto fine?  ^^  Grazie mille! Baci!

Dany92: Ebbene sì, la storia è finita… Ma sono felicissima che tu l’abbia seguita fino alla fine e che ti sia piaciuta!  ^///^  Sono felice anche di aver potuto parlare con te su MSN, alla fine! Ti abbraccio forte, Dany-chan!

Stefola93: Sei troppo gentile!  ^///^  Spero che anche l’epilogo ti abbia un po’ commossa! Baci!

SunShin3: ç///ç  Ma anche tu sei un angelo! Sono onorata e commossa… Lo so, sono ripetitiva; ma te lo giuro, leggendo la tua recensione mi sono ritrovata a piangere dall’emozione. Non so come ringraziarti, e non voglio dire altro perché temo che risulterei troppo banale se cercassi di esprimerti a parole quello che sento. Comunque è tutta colpa tua… Per citare – liberamente – la tua recensione, non si emozionano gli aspiranti scrittori con parole dolci come le tue!  ^^  Grazie infinite, perché sono io a dover ringraziare te. (Ah, un’altra cosa: sono felice di averti appassionata a quella canzone, perché anche per me è una passione pura, al punto che l’ascolterei giorno e notte!  ^^ ) Un bacio!

_Bella_Swan_: Ancora una volta ti ringrazio dal profondo del mio cuore!  ^///^  Purtroppo anche la mia fantasia si va esaurendo, ma sono sicura che capirai che la mia gratitudine è sincera. Baci!

Revelation80: Piaciuta l’ora y?  XD  Grazie come sempre! Un bacione!

 

E adesso passiamo ai ringraziamenti effettivi.

 

Grazie a tutti i recensori (dal primo all’ultimo capitolo): Sakura182blast, Dany92, Non so come chiamarmi, Sakura93thebest, FaNtAsTiC PaUl, Katy 92, Sakura bethovina, MelMel, Pikki SakuraChan, Sakurahime949, Nike87, Ruka88, Kikidabologna, Saku_cele, Lady Maryon, Saku068, Stefola93, Revelation80, SunShin3, Misurino, _Bella_Swan_, Sasusaku11, Patty123477, Kia85.

 

Grazie a tutti coloro che hanno inserito questa storia tra i preferiti: Akane_val, Alexis_92, Annie Black, Blackwizzard, Camoeight, Dany92, Eilinn, Ellyina, Evol, Hinayuki, IceGirl, Kamura86, Kia85, Lady Maryon, Lele 91, Lella23, Little Angel, Marghepepe, MelMel, Misurino, Patty123477, Pigna, Pikki SakuraChan, Revelation80, Saku068, Sakura182blast, Sakurahime949, Saku_cele, Samuele, Stefola93, StUpId_LiTtLe_DoLl, SunShin3, Trixina, Usachan, _Bella_Swan_, _Dayly_.

 

Grazie a tutti i lettori, tutti quanti, dal primo all’ultimo.

 

Grazie infinite a Te, Samu, per tutto; perché questa storia era per te, e perché so che tu lo sai.

 

Un autore che adoro, Giovanni Del Ponte, nei ringraziamenti del suo libro “Gli Invisibili e il castello di Doom Rock” ha scritto: Gran parte del fascino dello scrivere libri è che si entra in contatto con persone straordinarie. Spesso con loro s’instaurano debiti di riconoscenza.

Io ho conosciuto molte persone che giudico di una sensibilità straordinaria, pubblicando questa ff. E il mio debito di riconoscenza ce l’ho con tutti voi.

 

Alla prossima storia!

 

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