giuro solennemente di non avere buone intenzioni

di _ AMBRA _
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Impeti di magia. ***
Capitolo 2: *** Quidditch & King's cross. ***
Capitolo 3: *** Finalmente Hogwarts. ***
Capitolo 4: *** Rondelle di ananas. ***
Capitolo 5: *** Alla ricerca costante di guai. ***
Capitolo 6: *** Misteri, leoni e gufi. ***
Capitolo 7: *** Nuovi nemici. ***
Capitolo 8: *** Strane piante. ***



Capitolo 1
*** Impeti di magia. ***


Capitolo  I,
impeti di magia.

 

Scricchiolio di una porta, passetti felpati su una moquette antica, svolazzante stoffa strusciata sullo scorri-mano di vecchio mogano, bassi tendaggi dischiusi.

<< Lumos >>,

un sussurro.

La piccola stanza illuminata mostrava file e file di scatoloni metà imballati, metà semiaperti che mostravano il contenuto più bizzarro, almeno agli occhi di un normale Babbano. In un angoletto dal colore non incoraggiante e dall’odore ammuffito ancor meno, uno sgabello a tre gambe era appena stato occupato da un ragazzino minuto dai capelli scompigliati, il cui ciuffo ribelle lasciava intravedere i furbi occhi scuri, brillanti alla luce ravvicinata della bacchetta accesa.
James fece un mezzo sorriso compiaciuto; era stato facile come sempre. Da mesi ormai si rinchiudeva nel silenzio della notte fonda, nel sottoscala di palazzo Potter.

Lì sotto si sentiva bene, a suo agio, si sentiva magico.

Infatti era stato proprio su quello scomodo sgabello, in un giorno, non diverso dagli altri a dirla tutta, in cui i signori Potter lo avevano messo in castigo, che circa cinque anni prima aveva illuminato la stanza stantia senza il bisogno di uno di quegli strani bottoni per la luce dei Babbani, né tantomeno di una bacchetta magica. Quella stessa sera si sarebbero potute sentire le grida di gioia dei Potter, in tutto il paese di Godric’s Hollow, festeggiare la prima manifestazione di magia nel loro unico figlio.

Lo stesso bambino guardava ora con noncuranza l’alone di luce che aveva creato, togliendosi gli occhiali rotondi per pulirli con un lembo del pigiama.

<< James! >>.

Gli occhiali caddero rompendo le lenti fragili.

<< JAAAMES! >>

Il piccolo Potter, maledicendosi sottovoce, prese la montatura da terra proprio nel momento in cui le tende del sottoscala venivano dischiuse per la seconda volta in quella notte.

<< Esci fuori di lì, James! Piccolo ladruncolo che non sei altro! >>.

Dall’angolo si sentì uno sbuffo e poi, il ragazzino, emerse dalla stoffa pesante con l’aria più pentita che gli riusciva.

<< Ti sei appena guadagnato una settimana chiuso in camera, James! E NON PROVARE A IMPIETOSIRMI SIGNORINO! NON ATTACCA, NON CON ME! >>

aggiunse poco dopo la Signora Potter notando l’atteggiamento stranamente umile del figlio, che era solito fare nei momenti in cui aleggiava il puzzo di qualche punizione.
James attraversò il corridoio a testa china per non tradirsi guardando la madre in pieno viso e poi si trascinò su per la grande scalinata che dall’ingresso portava al corridoio delle camere da letto. Stava per chiudere la porta della sua stanza con un sorrisetto sospettosamente trionfante, quando una voce alterata giunse dal pino inferiore:

<< La bacchetta di papà, James! Mi sottovaluti ancora dopo undici anni di esasperante convivenza e nove lunghi mesi di scalciate incessanti all’addome…Robe da non credere! >>.

Un grugnito infuriato giunse dallo spiraglio tra lo stipite e la porta, da dove sbucava una mano a palmo aperto su cui poggiava la fatidica bacchetta del Signor Potter. La donna la prese senza commenti, evidentemente ritenendoli assai poco significativi se il destinatario era il figlio, e sbattendo la porta, si coricò accanto al marito e mentre gli restituiva la bacchetta trafugata, si dedicò alla sfilza di lamentele consueta su che figlio viziato, intemperante, turbolento e sfrenato era capitato loro.
Ma mentre l’ultimo sospiro rassegnato giungeva dall’ altro capo del grande letto a baldacchino, un barlume lunare, proveniente da un’alta finestra, si posò sul volto spensierato dell’uomo illuminandone un sorriso quasi compiaciuto.
                                                      
                                                                  *******

La settimana seguente, fu una delle più afose dell’intero mese di Agosto, e per James la più opprimente e claustrofobica dell’anno. Da sei giorni e sei notti usciva dalla sua stanza solo per mangiare, bere e andare al bagno; cominciava ad invidiare perfino le tortorelle sulle tegole della casa affianco e addirittura lo stupido cane della signorina Bathilda in fondo alla via, che sembrava aver basato la sua esistenza su un abbaiare perpetuo: almeno lui era libero di fare ciò che voleva, si trattasse anche solo di abbaiare per il resto della sua esistenza, che James si augurava, sarebbe stata breve.
Era proprio intento a rimuginare su tali ingiustizie, quando la porta della sua odiata prigione si spalancò e andò a sbattere contro il muro di pietra dura producendo un boato tale da far alzare in volo tutti gli uccelli alla finestra.
Era talmente immerso nei suoi pensieri malinconici che non si era neanche accorto del passo pesante e frettoloso del padre che risaliva la scalinata per raggiungerlo. Ed ora eccolo lì, sulla soglia di camera sua, con il fiatone, le gote arrossate e un sorrisone stampato sul viso che andava da zigomo a zigomo. Il ragazzino lo guardò concedendosi un momento per viaggiare con la memoria per accertarsi di non aver combinato niente nelle ultime ventiquattr’ore. Quando l’esame interiore fu vittoriosamente terminato, James osservò attentamente il padre che ora stava sventolando come un vessillo sottoposto ad un tornado, un affare bianco-giallastro che assomigliava tanto a…

<< NO! >>

James gli corse incontro

<< No!...cioè, sì, sì, sì, sì! >>.

Cercò di arrampicarsi come un euforico scimpanzé alle braccia muscolose del padre che rideva allegramente portando la lettera sopra il capo, laddove il piccolo non sarebbe mai giunto. Poi il Signor Potter attraversò di gran carriera la porta, il corridoio con la lunga balaustra, la scalinata e girò a destra, oltre le due grosse e possenti colonne ai lati della cucina, sempre seguito dal trotterellante figlio che sembrava aver ritrovato il consueto buonumore perso nell’ultima settimana.

In cucina Dorea Potter guardava sorridendo quella scenetta, evidentemente divertita, poi spostò una sedia di lucido legno scuro e ci ficcò sopra a forza il figlio esultante.
Il Signor Potter solo allora allungò il braccio verso James e gli porse la lettera tanto attesa. Gli occhi del ragazzino erano sgranati come non mai e le mani corsero rapide alla chiusura in ceralacca rossa.

Era stato ammesso. Sarebbe andato ad Hogwarts!

In fondo aveva sempre saputo che quelle dei genitori erano solo intimidazioni per farlo stare buono. Eppure, ammise James, non era difficile credere che, come sostenevano entrambi, non sarebbe mai andato ad Hogwarts poiché là non li volevano gli scapestrati come lui.
Ma invece ora aveva la lettera, scritta con l’inchiostro verde smeraldo e con i ghirigori negli angoli.
Ed era sua.


Se in quel momento James avesse alzato lo sguardo dalla lettera, ancora pieno di gioia, avrebbe potuto vedere il bel gufo marrone che aveva assistito alla piccola riunione familiare fino ad allora, appollaiato suulla staccionata in ferro battuto che delimitava il parco di Palazzo Potter, spiccare il volo su nell’alto ciel sereno con un’altra lettera d’ammissione da portare a destinazione, a Londra.


                                                                           *******
                                                                                                       
Quella sera stessa in Grimmauld Place n°12, una lunga tavolata era stata imbandita ad opera d’arte dal vecchio elfo domestico Kreacher, che ora era intento a portare pietanze prelibate e a ripulire velocemente dalle stoviglie sporche, il tavolo occupato da circa una dozzina di maghi e streghe.
L’undicenne Sirius, se ne stava a capotavola, al posto che di solito spettava a suo padre, Orion Black. Il ragazzo era del tutto contrariato da quella situazione ma stranamente non era stato abbastanza scaltro da inventare qualche diversivo per evitare quella cena orripilante con i parenti che tanto odiava. Avrebbe di gran lunga preferito festeggiare l’ammissione alla Suola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, recapitatagli quel pomeriggio, da solo in camera sua, o magari di nascosto con i ragazzini Babbani che a volte guardava sognante mentre schiamazzavano allegri in fondo alla via. I genitori vietavano a lui e al fratello minore, perfino di guardarli in faccia e gli avevano insegnato fin da piccoli che quella gente doveva essere considerata come la schiavitù più scadente. O meglio ancora, non doveva essere considerata proprio.
Regulus, il fratellino minore di Sirius, beveva tutte quelle storie, pendendo letteralmente dalle labbra del padre, mentre il giovane Sirius aveva imparato a  far entrare da un orecchio e poi subito espellere dall’altro tutte le cattiverie infondate dei parenti Black; non era contro, ma neanche a favore di tutto ciò, si limitava a restarne fuori pensando piuttosto a progettare furbate varie che facevano esasperare l’elfo Kreacher che cercava ogni volta di fermare le birbanterie del padroncino, inutile dirlo, quasi sempre fallendo spudoratamente.
Ma di certo non si poteva biasimare il povero Kreacher, infatti Sirius Black era un ragazzino assai sveglio e intelligente per la sua età, spiccava tra i coetanei non solo per l’intelletto e la furbizia, ma anche per il bell’aspetto che già a undici anni e mezzo dimostrava con gran compiacimento della madre, Walburga.

Quella sera però, la Signora Black non era per niente contenta del comportamento del figlio maggiore, che come al solito si rivelava scontroso e sfuggente ogni qualvolta uno dei parenti Black si materializzava sugli ultimi gradini della dimora.

Sirius guardò alla sua destra oltre la rada chioma scura di suo padre, suo fratello Regulus punzecchiava l’arrosto scostando i lunghi capelli dalle spalle minute; ancora un po’ più in là, sedevano i nonni paterni, Arcturus Black e Melania Macmillan, con il suo immancabile cappello piumato che, notò Kreacher con un certo compiacimento, spolverava il lampadario ogni volta che la donna voltava il capo. La figlia Lucretia era seduta alla destra del padre, intenta a lisciare la bella chioma ambrata chiacchierando  amichevolmente con la lontana nipote Andromeda, che aveva corti capelli folti e un paio di occhioni dolci che avevano catturato persino la simpatia restia del cugino, con il quale era sempre andata molto d’accordo.

Lei gli fece un cenno comprensivo dall’altro capo della tavola a cui Sirius rispose con un sorriso esasperato per poi continuare la perlustrazione alla sua sinistra.

Oltre la madre, dall’aspetto alquanto superbo e reduce di una grande bellezza, sedeva quasi imbalsamato suo zio Cygnus e la bionda moglie Druella con le altre due figlie, Bellatrix e Narcissa, talmente diverse fra loro che fuori da quel contesto non sarebbero state scambiate nemmeno per remote cugine. Infine sull’ultima sedia al lato sinistro, Sirius riuscì a scorgere a malapena il lungo naso aquilino dello zio prediletto,  Alphard Nigellus. Il ragazzo notò con alquanto scarso stupore la bravura impeccabile dei genitori nell’affibbiare agli unici parenti che trovava degni di quel nome, i posti più lontani possibile dal figlio.

<< Sirius >>,

lo riportò una voce  gracchiante alla realtà,

<< ragazzo, spero bene che tu abbia intenzione di portare onore e gloria alla Casa di Serpeverde, come d’altra parte abbiamo fatto tutti noi. Ah, bei tempi quelli! Mi ricordo che al terzo anno il professor Dippet mi aveva consigliato di frequentare il corso di Babbanologia. Babbanologia! Sì, proprio così >>.

Quasi tutti i parenti risero di gusto a quelle parole mentre Sirius, fissava come ipnotizzato le alte piume nere sventagliare di qua e di là, pericolosamente vicine al prezioso lampadario d’argento.

<< Bhe, non ne parliamo poi, di tutti quei luridi Mezzosangue e traditori filobabbani che insozzavano il castello! Noi Serpeverde li odiavamo a morte, e anche tu, Sirius, scommetto che sarai un perfetto tradizionalista degli antichi costumi dei Black, davvero, ti ci vedo bene a torturare quei sudici porci, ad ammazzare i loro figli intaccati e ad incendia…AAARGH!! >>,

la vecchia donna fu distolta dal pensiero di perfetto erede che sarebbe stato il nipote, quando il più alto dei pennacchi del suo copricapo, apparentemente avvicinandosi troppo ad un paio di candele del lampadario affisso al soffitto, aveva preso fuoco. In pochi secondi le fiamme si erano divulgate fino a raggiungere le altre lunghe piume nere, trasformando la donna in un caminetto vivente, il quale si rifletteva guizzante negli occhi ardenti di Sirius, che esibiva il suo miglior ghigno soddisfatto.








Angolo autrice:

Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto, come ha entusiasmato me scriverlo.
Scrivetemi cosa ne pensate ( anche le critiche sono ben accette ;) )

A breve pubblicherò il secondo capitolo, perciò,
a presto! :*
 

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Capitolo 2
*** Quidditch & King's cross. ***


Capitolo II,
Quidditch & King's cross.



James scorrazzava spensierato nel parchetto recintato dietro la chiesetta del villaggio con un paio di ragazzi più o meno coetanei. Il gioco in cui erano impegnati consisteva nel lanciare la grossa palla rossa attraverso un vecchio copertone appartenuto senza dubbio, ad un camion nei dintorni. I signori Potter, avevano fatto in modo che tutte le loro scope fossero sigillate  e rinchiuse laddove il figlio non le avrebbe mai trovate, reputando già più che sufficiente ciò che combinava senza. Con questo però, non erano riusciti a tenere lontano James dal Quidditch, infatti fin da quando aveva iniziato ad intendere, volere e non da ultimo, combinare guai, il signor Potter aveva portato il piccolo a parecchie partite di Quidditch; questo e i diversi libri che James divorava, avevano reso al giovane Potter un bagaglio di conoscenze sullo sport magico paragonabili ai cronisti delle partite stessi. Perciò James trascorreva ogni bella giornata dal ciel sereno,  con i giovani maghi di Godric’s Hollow cercando di simulare una partita con quello che trovavano nelle vicinanze.

Il ragazzo biondo allampanato che giocava da battitore con un grossolano bastone improvvisato a mazza, spedì la palla dritto verso James che la indirizzò a sua volta nel copertone che il terzo giocatore, un ragazzo bruno dalle orecchie un po’ a sventola,  non riuscì nemmeno a vedere e il pallone gli sfiorò la spalla sinistra diretto a segnare l’ennesimo goal.

<< Per tutti i gargoyle, Frank! Che hai oggi? Non ne azzecchi una! >>
<< Hopkirk, senti chi parla! Giocaci tu da portiere contro Potter la prossima volta! >>
<< Eddai ti fai battere da uno più piccolo! Non ha nemmeno iniziato le lezioni di volo ad Hogwarts! >>.

James intanto palleggiava la pluffa improvvisata in aria con non curanza, facendole fare piccole capriole artistiche, sbuffando sonoramente all’indirizzo di quel litigio che da qualche tempo era diventato quasi abituale.
<< Ragazzi io torno a casa, mi avete stufato… >>.

Gli altri non sentirono neanche quella breve sentenza, immersi com’erano nel loro dialogo sul futuro portiere della partita seguente.
James non li capiva, Robert Hopkirk e Frank Pachiock erano ragazzi molto simpatici a suo giudizio, tranne quando si mettevano a discutere sul Quidditch, nel quale James li batteva clamorosamente entrambi, nonostante avessero un anno di istruzione alle spalle rispetto al ragazzino. James ne andava assai fiero e se possibile il padre ancor di più; tant’è che qualche volta il giovane aveva sentito Charlus Potter tentare di dissuadere inutilmente la moglie a far provare anche al figlio l’ebbrezza del volo. Il Quidditch era una dei motivi più arditi per il quale James non aspettava altro che l’inizio di settembre.

                                                                            *******

Quando il sole ormai era in procinto di tramontare, il portone di Palazzo Potter si dischiuse per fare entrare il ragazzo che insolitamente a passetti felpati, attraversò l’ingresso in silenzio. Giunto a metà scalinata però, la voce della madre lo raggiunse dalla cucina:
<< James…Il cartello >>
disse la donna con un tono al tempo stesso non curante ma che non ammetteva repliche. Il ragazzino sbuffò sonoramente e si trascinò con lentezza fino al pianerottolo davanti camera sua. Sopra la scura porta di quest’ultima spiccava un grande cartello bianco con su scritto in stampatello nero ben leggibile, quella che sembrava una lista, sormontata da un titolo in grassetto:

“cose che DEVO fare ad Hogwarts”.

Dorea Potter aveva affisso il fantomatico cartello alla camera di James il giorno dopo l’arrivo della lettera d’ammissione, e aveva disposto che lui, ogni volta che vi fosse passato davanti, avrebbe dovuto recitarlo ad alta voce. Nella donna evidentemente, era rimasto ancora un briciolo di speranza che il figlio non combinasse guai nei sette lunghi anni che avrebbe trascorso miracolosamente ad Hogwarts.
<< Punto primo >> sentenziò James con voce alquanto scocciata,
<< devo ascoltare le lezioni in silenzio, studiare e fare i compiti; punto secondo:  se i professori mi dicono di fare qualcosa io lo faccio e sto zitto; punto terzo: devo comportarmi bene; punto quarto: devo comportarmi bene; punto quinto… >>
La lista continuava così per altri quattro punti finché James non lesse l’ultima riga dell’elenco, scribacchiata con una calligrafia  sregolata che riconobbe subito e che si ricordava bene non esserci stata fino a quella mattina.
<< Punto decimo >> sentenziò ora solenne con un mezzo ghigno << NON devo diventare Serpeverde sennò papà mi uccide >>. La signora Potter si prese ancora un attimo per analizzare le ultime parole, James fece appena in tempo a coprirsi le orecchie con le mani tra un eccesso di risa e l’altro, quando giunse l’atteso urlo << Charlus! >>
                                                                                                         
                                                                       *******

Erano passate settimane dalla notizia dell’ammissione a Hogwarts e dalla disastrosa cena con i parenti, e finalmente quella mattina il calendario che aveva affisso alla parete segnava che era proprio quello il giorno tanto atteso, in cui lui sarebbe entrato per la prima volta nella scuola di Magia e Stregoneria migliore di tutti i tempi.
Sirius era sveglio dai primi raggi dell’alba e ora aspettava scalpitante l’arrivo  della più giovane tra le sue cugine, Narcissa, che sarebbe andata con lui e i signori Black, alla stazione di King’s Cross per frequentare il suo sesto anno d’istruzione ad Hogwrats.
Sirius scrutava concitatamente il grande orologio sulla credenza seguendo spostamento dopo spostamento i serpenti d’argento che fungevano da lancette. Quando infine il trillo del campanello anticipò l’ingresso della cugina, i Black si allinearono dinnanzi al mastodontico vecchio camino del lussuoso salotto, ed uno alla volta vi entrarono a turno e con manciate di polvere volante sparirono tra le fiamme verdi, finché il n°12 di Grimmauld Place non ospitò nessun altro eccetto Kreacher.

Sbucare nella grande stanza adibita ai caminetti magici, utilizzata solo in vista dell’inizio della scuola, non fu affatto piacevole per i Black, che erano abituati ad ogni tipo di comodità e lussuria, mentre ora trovavano su ciascun cappotto almeno un pollice di cenere e polvere volante.
<< Gratta e netta! >>
sentenziò la signora Black con un gesto infastidito della corta bacchetta magica. Ripuliti il più possibile e oltrepassata la folla di maghi e streghe che sbucavano dai caminetti a intervalli irregolari, al via libera di un guardia-mago, i Black si affrettarono ad uscire dal trambusto di schiamazzi, saluti tra varie famiglie e colpi di tosse provocati dalla fuliggine.
 I lamenti della signora Black si fecero sempre più insopportabili quando il quintetto giunse alla barriera di mattoni apparentemente insormontabile che in realtà li divideva dal binario 9 ¾ 
<< tutte queste precauzioni anti-Babbani, quando si potrebbe farla finita con un semplice gesto di bacchetta >>
Disse alquanto scocciata mentre anche la sua borsetta color vinaccia spariva lasciando solo muro solido.

Sirius era elettrizzato, gli occhi scuri brillavano d’ eccitazione; si prese qualche minuto lontano dai parenti per ammirare la lucida locomotiva cremisi e imprimersi per bene nella memoria quel momento senza euguali. Da lì a qualche minuto sarebbe stato libero, libero di conoscere nuove persone senza preoccuparsi del loro status di sangue, senza i commenti  molesti e le regole dei genitori, sarebbe stato libero di avere degli amici.

Poco più in là, Narcissa, gli faceva segno di avvicinarsi con la mano, Sirius tornò rapidamente con i piedi per terra e seguì svogliato il cenno della cugina che fino ad un attimo prima era intenta a parlottare fitto fitto con una compagna di corso, probabilmente figlia dei Greengrass, amici di vecchia data della famiglia Black, con cui proprio in quel momento si stavano intrattenendo.
<< Sirius, questa è la mia amica, Eris Greengrass >>
<< Piacere >>
Fece lui garbato
<< Eris mi stava giusto dicendo che quest’ anno è il primo anche per sua sorella >>
E mentre sua cugina finiva la frase, Eris Greengrass si voltò verso il gruppetto di maghi alle loro spalle per chiamare la sorellina
<< Andrea! Vieni che ti presento una persona! >>
 A quelle parole una ragazzina graziosa fece capolino dalla schiena dell’alto padre, e a passi lenti, quasi intimorita, si avvicinò ai ragazzi. Andrea Greengrass era bionda come la sorella, con lineamenti delicati e l’incarnato quasi diafano che dopo la presentazione non tardò a diventare di un tenue rosa pallido. Narcissa ed Eris si lanciarono uno sguardo compiaciuto, dopodichè chiamati dai genitori, i ragazzi si accinsero a prendere i bagagli.

Al momento dei congedi, quando la grossa locomotiva fischiò, i signori Black si avvicinarono al figlio per abbracciarlo brevemente e mentre Sirius salutava il fratello ancora troppo piccolo per andare con lui, Narcissa ringraziò gli zii e poi salì sul treno con il cugino facendosi spazio tra la calca di giovani maghi e streghe, diretti tutti verso il magnifico castello.

La locomotiva fischiò un’ultima volta, le porte si chiusero e il fumo inghiottì ogni cosa.






Angolo autrice:

Rieccomi con un altro capitolo! Mi scuso per l'attesa ma è stato davvero difficile trovare un momento libero in questi giorni... Detto questo, spero proprio che quanto abbiate letto vi sia piaciuto e vi abbia incuriosito.
Grazie mille per le recensioni del primo capitolo! Siete stati davvero molto gentili e mi avete fatto affrontare al meglio la stesura dei capitoli seguenti ;)

Vi prego di continuare a scrivermi, e soprattutto ditemi che ne pensate del nuovo personaggio: Andrea Greengrass!

Premetto che nel prossimo capitolo vi sarà un colpo di scena perciò... Leggete, recensite e rimanete collegati!


 

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Capitolo 3
*** Finalmente Hogwarts. ***


Capitolo III,
Finalmente Hogwarts.



 
Dopo quell’ultimo fischio assordante la locomotiva partì alla volta di Hogwarts trascinandosi dietro i lunghi vagoni.
 
Narcissa Black aveva portato con sé il cugino, in uno degli scompartimenti occupati dai Serpeverde e ora lei e le sue amiche stavano discutendo animatamente della loro estate mentre Sirius guardava il paesaggio cambiare fuori dal finestrino. La cugina e la figlia maggiore dei Greengrass, Eris, si erano accertate che lui e la piccola Andrea fossero seduti per tutta la durata del viaggio l’uno difronte all’altro, nella speranza di farli diventare amici o, pensò Sirius con una nota di fastidio misto a divertimento, qualcosa di più. Ma fino ad allora i due giovani non avevano aperto bocca anche se la ragazzina ogni tanto sbirciava nella sua direzione e subito dopo distoglieva lo sguardo intimidita.
Quando circa a metà del viaggio una signora corpulenta arrancò nello stretto corridoio del treno spingendo un carrello pieno zeppo di dolciumi, Sirius colse l’occasione per sfuggire da quella situazione sgradevole:
 
<< vado a prendermi qualcosa dal carrello >>
 
Disse ad Andrea, e dopo aver chiuso la prticina scorrevole dello scompartimento si accodò al gruppo di ragazzi nel corridoio.
Mentre aspettava il suo turno, Sirius guardò dentro ad alcuni scompartimenti lasciati aperti e fu contento di poter constatare che non tutti i maghi e le streghe su quel treno erano come quelli da cui era sgattaiolato via poco fa.
 
Rapidamente la fila di ragazzi si diradò e Sirius, appoggiatosi allo stipite di uno scompartimento, sentì senza volerlo un piccolo sprazzo della conversazione che si stava svolgendo all’interno, ma mentre allungava la mano per porgere alla signora le cioccorane che aveva scelto, sentì distintamente il nome “Black” dalla porta socchiusa.

<< Ecco ragazzo>>

Disse da dietro il carrello la donna paffuta porgendogli un sacchetto colmo fino all’orlo.

<< Grazie >>

Rispose distrattamente quello non distogliendo lo sguardo dalla porta semiaperta.
 Aspettò che lo sferragliare del carrello fosse abbastanza lontano e si mise in ascolto attento a non perdere nemmeno una parola

<< Sì Robert, lo so! Mio padre mi ha già spiegato che tutti i maghi più malvagi erano Serpeverde! E come vi ho ripetuto un attimo fa so per certo che i Black sono una delle peggiori famiglie purosangue smistata in quella Casa. Per questo, penso che non voglia che io sia smistato in quella Casa… Il fatto è che mia madre è Serpeverde e dato che di solito è una cosa ereditaria, ho le stesse probabilità di capitare in quella o nella Casa di Grifondoro >>

<< e quale preferisci delle due, James? >>

<< Grifondoro, ovviamente. Di certo non voglio diventare come i Black, questo è poco ma sicuro. >>

<< Ma saranno tutte dicerie quelle sulla loro famiglia, no? Avanti come fai ad esserne certo? >>

James abbassò il tono di voce e rispose al compagno:

<<…Mia mamma è una Black. Ovviamente non siamo praticamente più in contatto con i miei parenti materni, ma è la prima a testimoniare che i Black non sono persone per bene. Crede perfino che alcuni di loro siano in contatto con Voi- Sapete- Chi! >>
 
A quelle parole nella cabina trattennero tutti il respiro e prima ancora che avessere avuto il tempo di riprendere fiato, la porta si spalancò e Sirius irruppe nello scompartimento affollato.
 
                                                        *******
 
Il treno sferragliava impassibile lasciandosi alle spalle sempre più terreno trasportando con sé le parole dei passeggeri.
Sirius non si era nemmeno accorto di quel che aveva fatto, sapeva soltanto che non gli piaceva affatto che si sparlasse in quel modo della sua famiglia. Solo lui che ne faceva parte aveva il diritto di criticarla.

Chi era quel ragazzo che ostentava con tanta sfacciataggine ciò che non lo riguardava?

<< Cosa stavi dicendo? >>

Chiese Sirius in tono di sfida riprendendosi dalla sua stessa sorpresa per quell’azione non premeditata.

<< Scusa? >>

Rispose James con un sopracciglio alzato e l’espressione divertita.

<< Ho sentito quello che hai detto un attimo fa! Riguardo ai Black! >>

<< Vuoi un applauso? >>

<< Sono un Black, idiota! Non si prende in giro la mia stirpe! >>

Come udì l’epiteto rivoltogli, il ragazzo, abbandonata qualsiasi traccia di ilarità dal volto si alzò fulmineo sfoderando la bacchetta di mogano appena acquistata.

<< Stupeficium! >>

I ragazzi tutt’intorno sgranarono gli occhi allibiti dalla prontezza e dalla conoscenza magica del novellino. Ma Sirius schivò appena in tempo l’incantesimo d’attacco e rispose a tono al mittente.
I due ragazzi si fronteggiavano spavaldi in mezzo alla folla che si era accalcata davanti allo scompartimento, inaspettatamente del tutto padroni della situazione. In mezzo agli schiamazzi e ai lampi di luce migica che volavano in ogni dove, cercavano di venire avanti facendosi spazio tra la ressa, due figure alte già in divisa nera.

<< Spazio, siamo prefetti, spostatevi! >>

<< Non ci posso credere, sono del primo anno e già fanno casini! Expelliarmus! >>

Le bacchette volarono verso il ragazzo biondo con il distintivo affisso alla tunica, che le prese entrambe al volo.

<< Voi due, cosa credavate di fare? I professori verranno subito informati dell’accaduto non appena arriveremo a scuola. E voi, andatevene nei vostri scompartimenti, non c’è niente da vedere qui! >>

Disse rivolto ai visi curiosi degli spettatori tutt’intorno. Quando la folla si diradò il ragazzo biondo riprese:
 
<< Spero proprio di non rivedervi al tavolo di Corvonero, voi due darete del filo da torcere ai prefetti delle vostre Case, ve lo dico io >>

L’altro prefetto, una ragzza dai corti capelli scuri, prima di uscire dallo scompartimento raccomandò di indossare la divisa poiché a breve sarebbero arrivati  destinazione e mentre chiudeva la porta, i ragazzi iniziarono a cambiarsi in un silenzio carico di occhiate ostili.
 
Se doveva iniziare così la sua ricerca di amici, pensò Sirius, tanto valeva rimanere segregato a casa con Kreacher.
                   
                                                             *******


Lo sbuffo della locomotiva cremisi, pochi minuti dopo, annunciò l’arrivo a destinazione e prendendo i vari bagagli, gli studenti, un nugolo di toghe nere schiamazzanti, si fecero spazio per scendere a terra; tra di loro si riconoscevano ad una prima occhiata i ragazzini del primo anno: eccitatissimi e al tempo stesso spaventati dalle troppe novità.
 
<< Quelli del primo anno vengano con me! Venite qui, forza, santo cielo quanto siete piccoli >>
 
James e Sirius, lanciandosi un’ultima occhiata arrogante lasciarono le valige alla fermata del treno dove gli elfi domestici le avrebbero in seguito portate agli alloggi, e seguirono la piccola nube nera dei ragazzi più piccoli che si dirigevano sempre più terrorizzati verso un omone enorme che sventolava le braccia, evidentemente convinto che la stazza disumana e la folta chima scura, non bastassero per farsi notare.
 
<< Bene, ci siamo tutti? Io sono Rubeus Hagrid, custode delle chiavi e dei luoghi ad Hogwarts >>
 
Disse l’omone in un impeto d’orgoglio.
 
<< Ora seguitemi! E’ uan vecchia tradizione di Hogwarts farci arrivare quelli del primo anno con le barche, così vi potete guardare il panorama! >>
 
Disse il mezzo-gigante svoltando l’angolo ed indicando il lago nero che si apriva alla loro visuale sormontato dall’imponente castello con alte torrette illuminate.
Un coro di esclamazioni ammirate giunse dalla schiena di Rubeus Hagrid che sorrise compiaciuto, e poi,  tutti insieme arrivarono alla riva dello specchio d’acqua scura.
 
<< Bello eh? Prendetevi una barca ogni quattro di voi… Tutti a bordo? SI PARTEEE! >>

I ragazzini, terminata la corsa che avevano intarpreso per stare al passo con il Custode, si divisero in gruppetti e saliti a bordo in fretta e furia si tennero stretti ai bordi dei battelli che presero vita e iniziarono il traghettamento verso Hogwarts.

James era a dir poco esaltato, teneva lo sguardo fisso sul castello, imitato dai suoi compagni a bordo; poi, mentre strizzava gli occhi per guardare attraverso le tenebre della sera, vide in lontananza alti pali con in cima grossi anelli di ferro, e seppe che quello sarebbe stato un anno indimeticabile.
 

                                                           *******

 
Intento com’era nella contemplazione del castello e soprattutto del campo da Quidditch, James non si accorse nemmeno che i battelli si erano arrestati giunti alla riva opposta del lago nero.
Velocemente si apprestò a seguire gli altri, guidati da Hagrid.

Mentre si arrampicavano su per il lieve pendio per raggiungere l’alta rocca, a James cadde l’occhio sul ragazzo che aveva sfidato a duello a bordo del treno.
Eccolo là, un po’ più avanti di lui, intento a conversare con una ragazzina bionda.

Quante arie si da!

Pensò James guardando la biondina che rideva in risposta ad una presunta battuta del ragazzo Black.
Però doveva ammettere che non si era aspettato che un altro del primo anno fosse così ben preparato e avesse la sua esperienza nel campo degli incantesimi. Tutto quello che lui sapeva, l’aveva appreso dai genitori che per quanto riguardava il fai-da-te senza bacchette magiche, erano dei veri e propri falliti.
Ma di certo, non immaginava che un altro ragazzo della sua stessa età ne sapesse quanto lui e nemmeno voleva farsene una ragione.

Distolse lo sguardo dal soggetto di quei pensieri  nel momento in cui la piccola folla varcava la soglia di Hogwarts per la primissima volta.
 
La stanza in cui entrarono era molto spaziosa e vi si affacciavano una grande scalinata marmorea e proprio al centro, una mastodontica porta che dava l’accesso alla Sala Grande.

<< Eccoci arrivati signorine e signori! Io vi lascio alla professoressa McGranitt , quella di trasfigurazione, che vi porta lei dentro per di là >>
 
Disse Rubeus Hagrid indicando il portone ancora saldamente chiuso; dopodichè si avviò in un corridoio a lato che portava all’entrata secondaria della Sala Grande.

Un ticchettio di tacchi risuonò nell’ingresso e i ragazzini si guardarono intorno spaesati mormorando fra loro. Quando fu chiaro che il rumore proveniva dalla scalinata, tutte le teste si girarono verso destra e seguirono la discesa di una donna alta e sottile, vestita di verde con un gran copricapo in cima alla testa in perfetto stile scozzese.
Le chiacchiere cessarono all’istante e giunta rapidamente alla fine dei gradini, la strega si schiarì la voce e disse:
 
<< Buonasera ragazzi, io sono la professoressa McGranitt, sarò la vostra insegnante di trasfigurazione per i prossimi anni, e quindi, sarà meglio mettere in chiaro già da subito qualche cosetta. Primo: mi è giunta voce di un accaduto deplorevole. Spero non capiti più una cosa di tal genere. Esigo ordine e rispetto delle regole. Ovviamente dopo il banchetto di benvenuto ai ragazzi in questione verrà assegnata la punizione che si meritano e la ferma coscienza che hanno fatto un esordio a dir poco pessimo. Secondo: ora vi accompagnerò nella Sala Grande e mi seguirete senza il minimo rumore. Intesi? Forza allora >>
 
Detto ciò, le pesanti ante si spalancarono e un forte applauso si espanse tra le alte mura di un cielo stellato propagandosi lungo i quattro tavoli esultanti.

Entrarono.











Angolo autrice:

Come promesso, ecco il terzo capitolo! 

Come avrete notato, ho cercato di riportare il linguaggio abbastanza sgrammaticato di Hagrid, spero di averlo reso bene.

Che ne pensate dell'incontro tra i due protagonisti?

Scrivetemi le vostre impressioni, sono molto curiosa!

Spero di riuscire a pubblicare il quarto capitolo tra una settimana, 
rimanete con me!

Un bacio :*

 

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Capitolo 4
*** Rondelle di ananas. ***


Capitolo IV,
Rondelle di ananas candito.


 

 
Il boato crebbe a dismisura, le orecchie facevano quasi male ma al contempo quell’ovazione serviva ad ingigantire lo spavento e la paura delle aspettative altrui che tormentavano i ragazzini, soggetto e motrice di tutto questo.
Pochi facevano caso alle dimensioni della stanza, alle clessidre contenenti pietre preziose, ( ancora ovviamente tutte sgombre del loro luccichio) o al soffitto stellato che riproduceva perfettamente quella notte plumbea e speciale.
 
I ragazzi avanzarono facendosi forza a vicenda seguendo la professoressa McGranitt che sembrava estranea a tutto quell’eccesso di euforia.
James era preoccupato. Le parole che aveva detto lui stesso in treno gli echeggiarono nella mente ora più vere che mai.
 
Ho le stesse possibilità di finire nell’una o nell’altra casa.
 
Pensò concentrato.
Appena prima di arrivare ai gradini che dividevano i quattro lunghi tavoli dall’unico di sbieco dove sedevano gli insegnanti, James sentì qualcosa tirargli la tunica nera da dietro, così pesantemente e con forza che pensò sarebbe morto strangolato se non fosse stato per lo strappo apertosi laddove una mano si era aggrappata alla veste del ragazzo.
James si girò spaventato e scoprì che la causa dell’accaduto era un ragazzino talmente piccolo e mingherlino da risultare  perennemente nascosto dagli altri coetanei.

<< Sta’ attento! >>

sbottò James in un sussurro in direzione di quello con un’espressione scocciata.
Nessuno dei presenti si era accorto di nulla, nascosti com’erano al centro della piccola folla  e coperti dagli ultimi applausi.
Solo una ragazzina si era avvicinata e ora porgeva una mano al piccolo che la prese e si rialzò tutto concitato.
 
<< G-G-Grazie >> 
  
 << figurati >>
 
Rispose lei con un sorriso; poi si girò verso James e l’espressione cambiò drasticamente.
 
Accusa, disprezzo, biasimo.
 
Tutti esposti in un prato verde brillante.
La ragazza lo superò senza dire una parola e si arrestò all’inizio dei gradini ponendo fine alla danza delle fiamme vermiglie che le scendevano lungo la schiena.
 
A quel punto il preside si alzò e anche i più remoti rumori cessarono.
 
<< Un caldo benvenuto ai nuovi arrivati e bentornati agli studenti più anziani! >>
 
Un breve ma corposo applauso attraversò ancora una volta la Sala Grande.
 
<< Prima di dare i soliti barbosi… >>
e qui Albus Silente si accarezzò la lunga barba bianca,

<<… annunci, diamo inizio allo smistamento! >>
 
Una risata generale proruppe mentre un giovane uomo malridotto con al seguito un gatto, portava dentro la sala uno sgabello con un lercio cappello marrone dall’aspetto molto antico.

<< Grazie, Argus >>

disse la McGranitt in direzione del giovanotto. Ora tutta l’attenzione dei presenti era concentrata su quell’oggetto all’apparenza insignificante.
I ragazzi sempre più spaesati non notarono subito la spaccatura apertasi nel cappello, solo dopo che alcune parole uscirono da quest’ultima trattennero il respiro e quasi in apnea ascoltarono ciò che il Cappello aveva da dire:

 
<< Questa è la sera dell’inizio di un nuovo anno,
    ed io sono in Cappello Parlante come tutti sanno,
    qui, su uno sgabello portato,
    e da me ognuno verrà smistato.
    Quale Casa sarà la vostra?
    Di che virtù farete mostra?
    Quattro sono di Hogwarts le Casate,
    poiché quattro amici le han fondate.
    In primis, Godric Grifondoro, il coraggioso,
    che cavalleria e audacia ha avuto in dono;
    secondo, Salazar Serpeverde, l’astuto,
    che furbizia e potere ha sempre voluto; 
    terzo, Priscilla Corvonero, di grande saggezza,
    sapere e intelletto eran suoi con certezza.
    Infine, ma non per disprezzo, 
    Tosca Tassorosso, che di bontà faceva vezzo.
    E ora non badate alle discordie passate,
    ma tutti insieme un bell’anno passate. >>



Applausi e fischi accompagnarono la fine della filastrocca e poi la McGranitt lasciando qualche metro tra lei e il vecchio  Cappello da mago sentenziò:
 
<< ora vi chiamerò uno ad uno, e quando sentirete il vostro nome, verrete avanti, siederete sullo sgabello, poserete il cappello sulla testa e sarete smistati nelle vostre Case >>.
 
La strega srotolò una lunga pergamena:
 
<< Black Sirius >>
 
James voltò così violentemente il capo che fu costretto a massaggiarsi il collo prima di studiare il ragazzo tanto insopportabile che si trascinava verso lo sgabello.
Quando il Cappello Parlante gli scese sulla fronte, James notò che dal viso del suo nemico non trasparivano più gioia, eccitazione o spavento,ma  soltanto rassegnazione e avvilimento.
Dopo circa un minuto in cui la situazione rimaneva la stessa, gli studenti iniziarono a mormorare tra loro. James aveva come la sensazione che quel tempo fosse troppo anche per un Cappello Parlante così antico. Infine, lo strappo si aprì di nuovo e disse chiaramente:
 
<< Grifondoro! >>

Il tavolo più a destra scoppiò in un applauso festante e i ragazzi accolsero il nuovo studente senza troppe domande, anche se qua e là sprazzi di conversazioni corsero lungo la Sala:

<< Black? >>

<< Un Black tra i Grifondoro? >>

<< No, è un Serpeverde! Tutti in famiglia lo siamo! >>
 
Ma in confronto alla loro, la sorpresa del ragazzo stesso era cento volte maggiore e dall’espressione sollevata e festante, si sarebbe potuto dire anche che non fosse stata affatto una brutta novella.
Il piccolo Potter ora guardava Sirius Black con una punta di gelosia: avrebbe pagato fiumi di galeoni per essere sicuro di sedere a quel tavolo.
 
<< Bones Matthew >>
 
La professoressa McGranitt continuò impassibile a leggere la lista, mentre un ragazzo dai capelli color carota avanzava agitato. Questa volta, appena il Cappello fu appoggiato sul capo, sentenziò solenne:
 
<< Tassorosso! >>
 
Ora era il secondo tavolo a partire da destra ad esultare e il piccolo Matthew corse felice al suo posto fra gli studenti più grandi.
Poi, Chambers Jared fu assegnato a Corvonero, Derrick Leroy e Downton Christine a Serpeverde.
E quando il Cappello chiamò << Evans Lily >> la ragazza dai capelli rossi avanzò lentamente e tempo qualche secondo, diventò la seconda nuova Grifondoro.
 
Meno studenti mancavano più la tensione di James  cresceva, di tanto in tanto ascoltava qualche nome di un nuovo compagno, ma tornava velocemente a concentrarsi sul Cappello e il terrore lo invadeva di nuovo.
Quando la McGranitt iniziò a chiamare i nomi sotto la lettera “P”, Piton Severus fu smistato in Serpeverde ( con grande ovazione del tavolo più a sinistra) e poi toccò a lui:
 
<< Potter James >>
 
Il cuore gli sembrò voler saltare via dal petto.

 
                                                                           *******

 
Una vocina gli sussurrò alle orecchie:
 
<< Mezzo Potter, mezzoo Black… mmmm >>
 
<< Non voglio diventare Serpeverde! >>

Non era riuscito a trattenersi e una risatina gli risuonò nella testa:
 
<< Sapevo già cosa farne di te, grazie per l’aiuto comunque … >>
 
<< … Grifondoro! >>
 
James si tolse il Cappello e in fretta scese gli scalini diretto al tavolo dove sedeva la sua nuova famiglia.
Quando anche Wood Alexandra fu assegnata a Grifondoro, il giovane Argus Gazza  trasportò il Cappello Parlante fuori dalla Sala Grande e giunse il momento del discorso del preside. Il giovane Potter euforico com’era non sentì nemmeno la parte in cui venivano spiegati i divieti e i luoghi pericolosi, quali la Foresta Proibita, ma qualcosa faceva pensare che, anche se fosse stato attento a quel lungo elenco, non ci avrebbe dato particolarmente peso.
 
<< … e infine… >>  terminò Albus Silente,

<< …auguro a tutti noi un buon anno scolastico, buon appetito e… WATANKAAAAAA!!!!! >>
 
Una sonora risata scaturì da tutti i presenti e pietanze prelibate apparvero dal nulla, frutto dell’ottima cucina degli elfi domestici di Hogwarts.
James non si fece pregare e trangugiò più arrosto che poté (la tensione aveva comportato una certa quantità di fame) prima di concentrarsi sui suoi nuovi compagni; oltre a Sirius Black, altri due ragazzi erano stati smistati nella sua stessa Casa: quello più mingherlino era il piccolo che gli era caduto addosso prima dello smistamento, mentre l’altro era un ragazzino biondo paglia dal colorito un po’ pallido, dall’aria, pensò James, non sembrava essere in gran forma, la paura doveva aver giocato un brutto scherzo anche a lui.  A James pareva di aver capito che si chiamassero Peter Minus e Remus Lupin.
Vicino a lui invece, sedeva l’ultima ragazza smistata, Alexandra Wood, intenta a fare amicizia  con le altre due compagne, Lily Evans e Alice Prewett, sedute al lato opposto.
Stava giusto allungando la mano verso una torta di melassa appena comparsa sul vassoio d’argento, quando una ragazza Grifondoro più grande si avvicinò all’estremità del tavolo dove erano seduti i novellini e chiese:
 
<< Black e Potter? >>
 
James  e Sirius si guardarono per un attimo negli occhi, poi alzarono la mano decisi, sembrava che ogni traccia delle emozioni provate precedentemente quella sera se ne fossero andate per lasciare posto alla risolutezza di cui entrambi solitamente facevano foggia.
 
<< Ok ragazzi seguitemi forza, vi aspetta una notte di tortura giù nei sotterranei >>
 
Continuò la ragazza bionda indicando il portone in fondo alla Sala Grande. La risolutezza dei due, vacillò appena un poco prima che la seguissero costeggiando il tavolo dei Grifondoro ancora festanti, ignari della loro sorte.

 
                                                                    *******


Nei corridoi tutto sembrava troppo tranquillo, le torce appese alle mura in pietra fredda illuminavano fiocamente il cammino verso i sotterranei. I giovani Grifondoro seguivano il loro prefetto che avevano scoperto chiamarsi Abby Van Dyk, ammutoliti, scendendo sempre più giù.
Le loro menti, al di là delle apparenze, erano in frenetico movimento, i pensieri variavano da mostri disgustosi a mazzefruste incandescenti. Mai avrebbero pensato che il loro primo giorno a scuola, avrebbe preso una piega così drastica; ma se questo era il prezzo per rimanere ad Hogwarts erano ben felici di pagarlo anche a costo di qualche ferita.
 
<< Eccoci arrivati, io vi lascio qui, questo è l’ufficio del professor Lumacorno, vi dirà lui quali terribili insidie dovrete affrontare >>
 
Disse la ragazza,
 
<< vi saluto, buona fortuna e… Spero di rivedervi a colazione domani mattina! >>

E con uno svolazzare di tunica compì il percorso a ritroso, lasciando i compagni da soli, davanti alla porta di legno.
Ancora un’occhiata di intesa fra i due e poi Sirius bussò.
 
<< Avanti, avanti >>
Rispose una voce gioviale dall’altra parte,
 
<< oh, prego, prego venite avanti ragazzi >>
I due avanzarono lentamente,
 
<< suvvia! Non siate timidi, mi sembra di aver sentito che sul treno non vi siate fatti molti problemi, no? >>
Horace Lumacorno proruppe in una risatina che rimase la sola ad echeggiare nel sotterraneo.
 
<< Ehm, molto bene ragazzi, io sono il professor Lumacorno e voi, da quel che ho dedotto siete il signor Potter e il signor Black, non è così? >>
I ragazzi annuirono,
 
<< Bene, iniziate pure da quella vetrinetta laggiù, allora. >>
 
I due Grifondoro si voltarono verso il punto indicato e solo allora si accorsero dello strano posto in cui si trovavano.
L’ufficio, come l’aveva chiamato Abby, non sembrava affatto un ufficio. Un piccolo salotto occupava l’angolo della parete destra, e al centro una grande tavola troneggiava su un tappeto molto antico. La parete opposta invece ospitava una gran quantità di vetrinette, mensole e armadietti, tutti stipati di boccette impolverate o scatoline di vario genere. In sintesi, sembrava che in quel posto ci vivessero due persone oltremodo diverse.
 
<< Scusi? >>
Abbozzò Sirius,
 
<< eh? >>
Fece quello in risposta,
 
<< la… la vetrinetta? >>
 
<< oh sì, dovrete pulire le mie scorte di pozioni. E’ questa la punizione che ho concordato col preside… Qualche problema? >>
 
<< No, no! >>
si affrettarono a rispondere i due giovani mentre il colorito tornava del consueto colore e delle espressioni divertite e rilassate apparivano sui volti vivaci.
 
<< Bhe, che dite se vi lascio qui da soli e torno più tardi a controllare il lavoro? Sapete, un elfo nelle cucine mi ha spifferato che stasera ci sarà un dessert con i fiocchi! >>
Disse Lumacorno leccandosi con aria quasi famelica le labbra carnose.
 
<< Allora deve sbrigarsi professore, quel dolce non la aspetterà per sempre >>
Stette al gioco James,
 
<< Bravi, bravi ragazzi! >>

Dicendo questo  chiuse la porta e risalì il sotterraneo canticchiando allegramente.
Appena il professore girò l’angolo e la voce si affievolì fino a risultare un flebile cicaleccio, James si distese comodamente sul divano, mentre Sirius, aperta la credenza in fianco al tavolo, iniziò a piluccare quel che di commestibile trovava.
 
<< Hei Black, passamene uno >>
 
Disse James osservando il barattolo di ananas canditi che il compagno aveva appena aperto con noncuranza.
 
<< Manco morto! >>
Fu la lapidaria risposta.
 
<< avanti! Guarda che vado a chiamare Lumacorno! >>
 
<< ma figurati >>
 
<< che vuoi dire? >>
James si tirò su a sedere.
 
<< so che non lo farai >>
Rispose Sirius come se fosse la cosa più banale del mondo.
 
<< e come mai ne saresti così tanto convinto Black? Sentiamo! >>

Sirius gli lanciò una rondella di ananas zuccherato
 
<< facile, perché io e te siamo uguali. >>
 
James stava per controbattere ma mentre sulla lingua affioravano insulti e improperi, nella mente si accavallarono tutte le tappe che li avevano condotti in quella stanza.
Era stato forse un caso che i due ragazzi avessero su per giù conoscenze insolite nel campo degli incantesimi? Era un caso che fossero lontani parenti? Ed era per caso che erano capitati entrambi, contro ogni logica, in Grifondoro e ora nell’ufficio di un insegnante a fare tutt’altro che mettere a posto boccette di vetro?
 
<< Nient’affatto! Non siamo uguali >>
Tagliò corto infine James.
 
<< io sono molto più figo di te! >>

Un ananas volante colpì dritto nell’occhio il giovane Potter che un po’ stordito prese il cuscino più vicino e contraccambiò il colpo, fra gli allegri sogghigni e le calde risate che risuonarono nel freddo sotterraneo.












Angolo autrice:

Questo capitolo è stato un pò un'agonia, devo ammetterlo, è stato molto difficile per me scriverlo e rendere bene quello che volevo far trasparire da queste righe.
Per questo e per l'importanza che ha nella storia, è stato il capitolo più entusiasmante fra quelli già scritti.

Vi ringrazio per le recensioni ricevute, anche se poche, erano deliziose e mi hanno dato la giusta spinta per continuare questa mia storia.

Continuate a scrivermi,
un abbraccio.

 

 

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Capitolo 5
*** Alla ricerca costante di guai. ***


CAPITOLO  V,
Alla ricerca costante di guai.



 
Era mezzanotte passata quando Sirius e James uscirono dall’ufficio del professore di pozioni. Lumacorno aveva fatto ritorno nel suo alloggio talmente tardi che i ragazzi si erano appisolati mollemente sul morbido divano. Per loro fortuna il professore oltre all’ottimo dessert di cui li aveva informati prima di lasciarli soli, doveva aver trangugiato un bel po’ di Whisky Incendiario, perché ebbe bisogno di ben quattro tentativi prima di oltrepassare l’uscio dell’ufficio; così non appena riuscì ( con l’aiuto dei ragazzi) a distendersi sul divanetto dai cuscini verde smeraldo, dopo qualche attimo di annebbiamento, congedò i due Grifondoro dimenticandosi totalmente delle sue scorte di pozioni, le quali presentavano ancora un marcato strato di polvere.
James e Sirius se l’erano svignata sogghignando, ma risalita la scalinata buia dei sotterranei, iniziarono ad affiorare le prime domande :

<< Hei, James, dov’è il dormitorio dei Grifondoro? >>
Chiese dubbioso Sirius.

<< In una torre >>
Rispose quello

<< oh, grazie. “In una torre” dice lui… Siamo in un castello, genio! >>

<< senti, non so altro, mio padre me ne ha parlato solo una volta e non ha detto niente di più >>

<< andiamo bene, ora che si fa? >>
Sirius guardò il compagno che ora ridacchiava.

<< mi sa tanto che ci toccherà dormire qui stanotte >>

<< ma che ti ridi?! Io non ci dormo per terra come gli elfi domestici. >>

<< oh, ma sentitelo lui non vuole raffreddare il suo sederino purosangue con la pietra dura dura >>
piagnucolò James in una scarsa imitazione del giovane Black. Sirius sbuffò, allungò un braccio, prese l’altro per un lembo della tunica da mago e lo trascinò in una stanzetta che si affacciava seminascosta da una colonna,in un angolo del primo piano.

<< bhe, allora buonanotte! >>
Disse rivolto a James che ancora rideva guardando il compagno distendersi dietro ad una scrivania traballante e scheggiata.

<< nooootte >>
Gli rispose, e raggomitolandosi dietro alla porta, chiuse gli occhi con l’ombra dell’ennesimo sorriso in viso.
                                                                
                                                                               *******

Erano sorti da poco i primi raggi del sole quando i due ragazzi furono svegliati da urla isteriche:

<< piccoli ladruncoli nel mio ufficio! AAAARGH! Cercavate di insozzare anche le pareti della mia stanza, non vi è bastato il porcile che avete fatto al terzo piano! Ho passato tutta la notte a pulire quella schifezza! Ma ora vi becco io! >>

Il viso corrucciato di Sirius aveva fatto capolino da dietro la scrivania e gli occhi scuri, ancora insonnoliti,  fissavano sconcertati la scenetta isterica di Argus Gazza, il giovanotto che il primo giorno aveva aiutato la McGranitt con lo smistamento. Una maschera di sorpresa apparve sul suo volto, non solo perché era ancora frastornato dal brusco risveglio, ma anche perché non aveva la minima idea di cosa fosse successo su al terzo piano.

James ci mise un po’ più di tempo a svegliarsi, soltanto quando Gazza spinse la porta con tanto entusiasmo contro la sua testa sbraitando qualcosa che suonava come  “Fuori di qui” e “inaudito”, lui balzò in piedi in tutta fretta guardandosi intorno allarmato. Ma appena il giovane Grifondoro comprese la situazione, notando soprattutto la ridicola cuffietta a pois da notte che indossava l’uomo urlante, intercettò lo sguardo di Sirius che sbirciava ancora dalla sua postazione e insieme filarono fuori dalla porta spalancata, sospinti dalle loro stesse risa e dalle grida isteriche di Argus Gazza.

<< pure il bidello ora! >> esclamò Sirius riprendendo fiato.

<< hahaha, ti starebbe bene >>
Rispose James fra le risate,

<< che cosa? >>

<< la cuffietta, Sir! >>
                                                                  
                                                                                *******

I due ragazzi si rincorsero scherzando fino alla Sala Grande dove già un certo numero di persone ci stava dando dentro con la colazione. Il tavolo dei Grifondoro era il meno affollato.

James e Sirius si sedettero vicino ad Abby Van Dyk meditando vendetta per lo scherzo di cattivo gusto che lei aveva inferto loro la sera prima.

<< hei Abby! Qaul buon vento? Abbiamo appena incontrato la McGranitt… Non era proprio una fatina stamattina eh >>
Mentì spudoratamente James.

<< e quando mai lo è >>
Rispose il prefetto puntualizzando.

<< comunque ragazzi, sono contenta di rivedervi… sani e salvi >>
Continuò la ragazza strizzando l’occhio rivolta alle amiche del quinto anno che attaccarono con dei risolini tipici.

<< già, tutta fortuna! >>
Stette al gioco Sirius

<< bhe Abby, non so cosa abbia reso la McGranitt tanto di cattivo umore oggi… >>
Continuò James riprendendo il discorso di prima

<< …ma ha detto di dirti che vuole vederti immediatamente nel suo ufficio >>

<< immediatamente… >>
Abby Van DyK ora non rideva più

<< …nel suo ufficio >> finirono la frase per lei in coro Sirius e James crogiolandosi nella paura affiorata sul volto della ragazza.

Abby partì di gran carriera verso l’ingresso, i suoi passi rimbombavano ancora quando uno stormo di gufi e barbagianni fecero irruzione nella Sala Grande e a decine planarono sui quattro tavoli apparecchiati a dovere.
James e Sirius non furono particolarmente sorpresi poiché entrambi avevano vissuto in un ambiente prettamente magico, preferirono osservare invece, i ragazzi delle altre Case, che ormai si erano riversati quasi tutti nella sala.
Quattro barbagianni scesero in picchiata all’unisono sul tavolo dei Serpeverde, le facce schiacciate candide, di un bianco quasi perfetto. I due Grifondoro si sporsero sulla panca per osservare i destinatari: quattro ragazzini del loro stesso anno dall’aria insopportabilmente altezzosa. Sirius, guardandoli aprire dei pacchetti, sicuramente regali da parte delle loro ricche famiglie, pensò, fu contento più che mai che del giudizio riguardo a lui del Cappello Parlante.

<< Ma che cavolo… >>
Il ragazzo si voltò verso James che era intento a massaggiarsi la fronte coperta dai ciuffi scuri ribelli.

<< che c’è? >>
Chiese Sirius notando un grosso allocco prendere il volo dopo essersi rinfrescato il becco nel succo di zucca di James.

<< CAVOLO! >>

<< che cosa? >>

<< cavolocavolocavolocavolo, Sirius resta qua, torno subito! >>

James corse a perdifiato fuori dalla Sala Grande, Sirius lo vide scomparire nell’ingresso dove risuonarono delle urla che al confronto, pensò Black, quelle di Gazza erano state un piacevole sottofondo lirico.
Intanto un magnifico gufo reale scendeva leggero dritto verso di lui, si appoggiò elegantemente ai bordi della caraffa e porse con grazia la lettera bianca legata alla zampa sinistra. Sirius la slegò, guardando sorpreso l’animale che chiaramente non era il solito gufo di fmiglia. Prima ancora che riuscisse ad aprirla, James gli piombò di fianco, rosso e furente:

<< una strillettera! Mia madre! La McGranitt deve averla informata del treno di ieri >>
Sirius lo guardò sogghignando

<< e i tuoi, cosa dicono? >>
James allungò il collo verso l’amico; dopo qualche istante si ritirò da sopra la spalla di Sirius, amareggiato:

<< non solo non hanno speso una parola sul castigo di ieri, ma ti hanno regalato questo gufo! Sir…ti prego, adottami!! >>

<< non eri tu quello che andava diffamando il nome dei Black? >>
Rispose sorridendo malizioso Sirius,

<< e poi leggi qua il motivo del regalo… >>
Sirius gli indicò una riga particolarmente marcata con l’inchiostro nero pece.

<< …Per la tua entrata… tra i Serpeverde?! Ma Sir…Tu non hai…Loro non sanno… Ommioddio ahahah ! E ora come glielo dici che sei un Grifondoro? >>
Gli occhi di James brillavano per l’esaltazione

<< semplice… >>

<< bhe, amico… Io non direi …>>

<<… non glielo dico >>

<< …i tuoi ti uccideran… CHE? >>

James guardò allibito il compagno, non riusciva ad immaginare situazione più elettrizzante di dire ai genitori che era il diverso della famiglia, l’unico, il solo, tra tutti.

<< è facile James, non glielo dico, tanto lo scopriranno  prima o poi. Lasciamo stare per ora, la sclerata finale sarà ancora più divertente se aspetto un altro po’ >>

Si giustificò Sirius, ma dal tono della voce si poteva intuire facilmente che non ne era convinto nemmeno lui stesso.
James alzò le spalle e poi, insieme, seguirono i compagni del primo anno che secondo l’orario, si dirigevano verso l’aula di difesa contro le Arti Oscure, mentre il nuovo gufo di Sirius, infastidito dalle poche attenzioni del padroncino, si librava, probabilmente diretto verso la guferia di Hogwarts.
                                                                   
                                                                                 *******
 
Alla loro entrata l’aula era deserta, almeno così credeva Sirius. Le finestre in alto erano spalancate a mostrare il sole quasi al suo apice nel cielo sereno.
I ragazzi cominciarono a prendere posto ai banchi che occupavano l’ampia sala, tutti trepidanti per la loro prima lezione nel castello. L’orario era stato recapitato dai direttori delle Case, proprio quella mattina dopo colazione e i giovani Grifondoro quel giorno avrebbero affrontato la prima lezione di difesa contro le Arti Oscure, doppia ora di pozioni e infine erbologia.

<< Salve, chiudete la porta voi là in fondo grazie… silenzio prego >>

 La donna che aveva parlato era sbucata silenziosamente da una porticina laterale rialzata da un pianerottolo in pietra, accanto alla scrivania.

<< Sono la professoressa Gaiamens e quest’anno vi introdurrò alla difesa contro le Arti Oscure >>

Si presentò quella. Era molto vecchia, i capelli grigi erano acconciati in una lunga treccia che sfiorava il pavimento e gli occhi scuri le conferivano una forza d’animo che nessuno le avrebbe mai attribuito ad una prima occhiata .

<< via i libri ragazzi, santo cielo! Quelli li userete solo per fare i compiti… mi auguro >>

Sirius e James erano già pronti con i sottili bastoncini sfoderati. Sirus guardò la sua bacchetta : “quandici pollici e mezzo, legno di cipresso, nucleo di crine di candido unicorno” così gli aveva detto Olivander a Diagon Alley “ un po’ rigida, ma scattante e molto potente”.

<< Molto bene, allora… Prendetela ad un’estremità, con l’indice dritto molto aderente, ecco così signorina…? >>

<< Wood, professoressa >>

Sirius non capiva dove la Gaiamens volesse andare a parare. Non si era aspettato di imparare subito qualche incantesimo di attacco strabiliante, ma comunque non sicuramente una lezione su come si dovesse tenere in mano un bastone!
Si girò intorno in cerca di appoggio, ma la maggior parte dei Grifondoro alle parole della professoressa si erano subito dati da fare e ora sventolamenti vari percorrevano l’aula.
La professoressa Gaiamens si aggirava tra le file di banchi, correggeva, aiutava, consigliava e a volte, soccorreva allarmata:

<< No, no, no per l’amor del cielo usa una sola mano signor…? >>

<< Minus, P-Peter Minus >>

<< Ecco signor Minus, con delicatezza, così >>

Sirius si voltò ridendo e trovò il compagno di banco scosso da un uguale eccesso di ilarità.

<< Black e Potter? >>

Domandò la Gaiamens. Era tornata alla cattedra e ora rivolgeva un cipiglio irritato in direzione dei due amici in prima fila.
Sirius e James non si chiesero nemmeno come la professoressa facesse a sapere i loro cognomi : evidentemente la faccenda del treno si era diffusa molto rapidamente anche fra il corpo docenti.
I ragazzi annuirono, per nulla intimoriti, anzi, contenti che la lezione avesse finalmente preso una piega interessante.

<< credete forse che questa lezione non serva anche a voi? >>

<< francamente no, professoressa >>
Rispose Sirius spavaldamente

<< Bene. Allora, giratevi tutti! Il signor Black ci mostrerà la sua sfacciata superiorità. Vi avverto, non esponetevi troppo: il suo acume ricercato potrebbe esservi fatale >>.

 La nota di ironia non fu colta dalla maggior parte dei ragazzi che corsero al riparo, alcuni in fondo all’aula, altri nascondendosi sotto ai banchi, spaventati.

<< Stupeficium! >>
Disse Sirius, e una scintilla rossa scaturì dalla punta della bacchetta e il calamaio sulla cattedra traballò e cadde riversando l’inchiostro nero sul legno bruno. Una ragazza dall’altro capo della stanza lanciò un urletto, metre gli altri guardavano ammirati Sirius. Ma lui era concentrato sul viso della professoressa che però, dopo un attimo di esitazione, alzò le grigie sopracciglia e disse:

<< Tutto qui? Insozzare una tavola di legno. Era questo il tuo scopo? >>

<< se vuole le faccio veder cosa so fare su un compag… >>

<< Black! >>
Lo interruppe brusca la Gaiamens

<< Se anche mammina e papino ti hanno insegnato dei nomi di alcuni incantesimi, contro la legge sia chiaro, questo non fa di te un mago! Conoscere le parole non vuol dire conoscere la magia! Se fossi stato in grado di eseguire un vero Stupeficium, quel calamaio sarebbe andato in frantumi contro la parete! E non… >>

TOC, TOC, TOC!

<<… AVANTI! >>

Un mago piccolissimo dal viso da furetto fece capolino dalla porta in fondo all’aula

<< professoressa…Disturbo forse? Posso tornare più tardi se vuole io… >>
Il mago era visibilmente intimorito

<< no, no figurati Filius, ormai qua ho finito; penso che il signor Black e il suo amico Potter più di tutti abbiano capito la lezione di oggi. Ti raggiungo subito >>.
Mosse appena  la bacchetta e sulla lavagna apparvero scritti i compiti per la volta dopo; poi prese il suo lungo mantello del color del buio e Gaiamens e Vitius uscirono dalla classe mentre i ragazzi si preparavano per la lezione di pozioni.
 
                                                                                    *******

 
Il sotterraneo era freddo e l’intruglio che il professor Lumacorno gli aveva dato da fare era quasi pronto per essere imbottigliato.
James si stava annoiando alla grande. Sirius non smetteva più di inveire contro la Gaiames, evidentemente restio ad ammettere di aver subito una epica strigliata da una mezza mummia ambulante, come l’aveva chiamata lui.
James lo lasciò a sfogarsi con Alexandra Wood e Remus Lupin, i Grifondoro del paiolo accanto al loro.
Si mise in fila dietro ad un Serpeverde che stava sostenendo un dibattito sulle pozioni soporifere di cui James, francamente, non stava capendo nulla.
La ragazza dagli occhi verdi di Grifondoro si mise dietro di lui aspettando il suo turno, con la fialetta di liquido ambrato stretta in pugno.

<< Lily Evans, giusto? >>

Lei alzò le sopracciglia rosso scuro in risposta

<< ieri non era mia intenzione comunque… >>
Continuò James imperterrito

<< Si può sapere di cosa tu stia parlando di grazia? >>

<< allo smistamento. Ho risposto male a quel ragazzino perché ero nervoso, ma di solito io non sono così >>

<< ah sì…e dovrei dedurre che anche oggi a difesa contro le Arti Oscure lo eri mentre te la ridevi col tuo amico? >>

James le stava per dire che sì certo, era per quello che rideva con Sirius, ma qualcosa gli disse che era meglio non tirare troppo la corda con lei.
Lily Evans dal canto suo, non aspettò la risposta, lo sorpassò per la seconda volta nel giro di neanche ventiquattr’ ore e prese parte con non chalance  al dibattito tra l’insegnante e l’alunno di Serpeverde che la accolse nel trio mettendole un braccio attorno alle spalle, presentandola al professor Lumacorno.

James non si era accorto del brusio nel sotterraneo, accentuato dai borbottii dei calderoni sul fuoco, fino a che la McGranitt non fece irruzione nella stanza:

<< Horance, seguimi! >>

Lumacorno, lasciò andare la mano di Lily e come risvegliandosi da un sogno ad occhi aperti, intercettò lo sguardo allarmato della collega.

<< A-arrivo Minerva!Ragazzi la lezione è finita, lasciatemi le fialette con la pozione soporifera sulla cattedra >>
Ordinò il professore apprestandosi a seguire la McGranitt.

Mentre la piccola folla di Grifondoro e Serpeverde usciva dal sotterraneo tra mormorii e sussurri, Sirius si accostò all’amico:

<< non è normale tutto questo, no? >>

<< non penso esista qualcosa di normale in questa scuola, amico >>
Rispose ironico James, ma i suoi occhi erano seri e indagatori.

<< andiamo, prima Vitious chiama la Gaiamens, poi la McGranitt, Lumacorno… e hai visto la sua faccia! Era preoccupata…c’è qualcosa di più strano delle solite stranezze del castello >>

I due smisero senza quasi accorgersene di camminare verso la scalinata, guardandosi di sottecchi.

<< Seguiamoli >>
Disse James.







Angolo autrice:

Buonasera a tutti ;)
Mi scuso tantissimo per il ritardo nel pubblicare questo capitolo, ma credetemi sulla parola se dico che era un ritardo giustificato da un sacco di fattori esterni!

Vi ringrazio tantissimo per le recensioni, che spero aumentino prima o poi :3

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto anche perché finalmente si avvicina un pò di azione! Restate collegati per il prossimo capitolo mi raccomando!

Inoltre colgo l'occasione per farvi conoscere una meravigliosa fan fiction " Love's Curse", riguardante la saga di Percy Jackson, davvero ben scritta:

http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2436642

Un bacio, 
a presto :*



 

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Capitolo 6
*** Misteri, leoni e gufi. ***


CAPITOLO  VI,

misteri, leoni e gufi.

 
 
 


C’era qualcosa che non andava, questo era poco ma sicuro. E quando nell’aria aleggiavano stranezze, misteri o qualunque cosa non avesse ancora una risposta, per Sirius era come se una calamita lo attraesse. Poi, se in mezzo tra lui e il suo obiettivo dovesse per caso trovarsi un qualche ostacolo oltrepassabile soltanto infrangendo una mezza dozzina di regole… bhe, questo era irrilevante.
 
Per questo ora, il giovane Black e il suo compare erano letteralmente spalmati sulla porta dell’aula professori.
 
      -Che cosa?! Cos’hai detto Minerva?
 
     -Hai capito benissimo Pomona, il preside mi ha incaricata di informar…
 
     -Ma è inaudito! N-n-n non può accettare che un un un…
 
     -Horace!
 
     - No Minerva, mi rifiuto! Sono qui da più tempo di te e sinceramente abbiamo dovuto       affrontare ogni genere di stramberia con Silente come preside della scuola, ma questa non l’acc…
 
-Come puoi dire una cosa del genere!  -  La McGranitt si alzò furente dalla sedia dove era stata seduta fino a quel momento, rossa in viso e con i pugni stretti ai fianchi.
 
-Non vorrei essere nei panni di Lumacorno, eh James?
 
-Manco morto, amico.
 
Pomona Sprite, l’insegnante di erbologia che i ragazzi avrebbero dovuto conoscere nel pomeriggio, mise una mano sulla spalla della collega come per accertarsi che non succedesse nulla di grave fra i due insegnanti.
 
La McGranitt, come tornando in sé, riprese a parlare rilassando le mani ma non accettando la sedia che il professor Vitious le porgeva:
 
-Non penso che qui o in qualunque altro posto ci sia qualcuno contento di questa decisione, sia chiaro…   -  Disse guardando i professori uno ad uno
-…ma spesso ciò che ci piace dista anni luce da ciò che è giusto. E le decisioni che Albus Silente ha preso fino ad ora lo sono sempre state. Per questo io appoggio la sua scelta, e se anche non la condividete, si tiri indietro chi non ha debiti nei confronti del preside!
 
Detto questo la McGranitt si sedette e la Gaiamens prese la parola:  - Ben detto, io appoggio la decisione di Albus e la rispetto.
 
Tutti i professori, infine, annuirono, chi più bonariamente chi meno.
 
-E per quando sarebbe, Minerva?
-Questo fine settimana Silvanus, perché ci serve il tempo per preparare tutto ed essere pronti alla fine del mese.
 
Silvanus Kettleburn, insegnante di Cura delle Creature magiche, annuì, dopodiché strascichii di sedie iniziarono a prender piede nell’aula e i due grifondoro fuggiaschi si apprestarono a salire la rampa di scale che portava al secondo piano.
 
-Per tutte le pluffe del mondo di che diavolo stavano parlando, Sir?
 
-Non lo so ma mal che vada lo sapremo a fine mese, no?
 
-Qualunque cosa sia deve per forza essere qualcosa di grosso; Lumacorno è un codardo, e questo si sapeva, ma anche tutti gli altri professori non erano proprio contenti della notizia… Muoio dalla voglia di scoprirlo!
 
-Hei, ragazzi!  -  Alexandra Wood, anche lei una giovane grifondoro del primo anno, stava scendendo le gradinate di tutta fretta con i lunghi codini bassi color mogano che le dondolavano dietro la schiena
 
-Ciao Alexandra  -  Salutarono i due amici
 
-stavo cercando proprio voi due, Abby mi ha detto che lei non può farvi da guida perché è impegnata in un progetto di astronomia, quindi ha chiesto a me di farvi vedere la Sala Comune dei grifondoro
 
- seee, astronomia  - Sussurrò James a Sirius
 
-Grazie, arriviamo  -  Disse affabile Sirius sorridendo all’amico.
 
 
 
                                                                             *******
 
 
 
La Sala Comune dei grifondoro era perfetta. Non il perfetto lussuoso delle ville di cui si vantavano la maggior parte delle famiglie purosangue, né aveva l’ampiezza e la maestosità della sua casa, pensò James. Ma era decisamente perfetta.
 
Il rosso e l’oro erano i protagonisti di tutto l’arredamento, che era essenziale ma comodo; sul lato frontale del buco nascosto dal ritratto da cui si entrava, stava un grande camino in pietra e sulla cappa era scolpita una faccia di leone con l’enorme bocca spalancata.
 Ai piedi del caminetto vi erano una mezza dozzina di poltrone e pouf sgangherati ( ad alcune uscivano addirittura le molle dell’imbottitura) occupati quasi tutti da alcuni studenti del terzo e quarto anno che si aggiornavano sulle ultime novità dell’estate trascorsa.
La parte  sinistra della torre  era stata occupata da dei tavolini rotondi e traballanti, dove alcuni ragazzi avevano dimenticato qualche gobbi glia al termine di una partita; al lato destro invece, dei divanetti senza schienale( che ricordavano tanto i trichlini dei romani) ricoprivano la parete.
La pianta della Sala era ovviamente rotonda, essendo situata in una delle torri del castello, e ai lati vi erano due strette rampe di scale che portavano ai dormitori maschili e femminili.
Ma la caratteristica che colpiva maggiormente non appena si metteva piede nella stanza, era l’atmosfera. Il vocio dei ragazzi riempiva l’aria e le risate risuonavano e si espandevano; piccoli cigni di carta erano stati incantati per svolazzare un po’ ovunque e nel fuoco delle alte torce affisse alle pareti, danzavano incantevoli farfalle di fiamme.
 
-Perfetta. -  Disse James, condividendo con Sirius i suoi pensieri
 
-Concordo. -  Rispose Sirius in un sussurro.
 
-Già, è splendida, abbiamo avuto tutti più o meno la vostra reazione quando ci siamo entrati ieri notte… a proposito, cosa vi ha fatto fare Lumacorno?  -  Chiese Alexandra entrando dietro di loro e chiudendosi il quadro dietro
 
-Spolver… c’era un drago…
 
-E uno yeti…
 
risposero i ragazzi con sguardi complici
 
-Che cosa?!
 
-Già, ma non ti preoccupare li abbiamo fatti fuori, è bastato un zac, zac e ancora zac…
 
-Patetici.
 
La voce era arrivata da dietro le loro schiene
 
-Scusa, potresti ripetere?  -  Chiese sfacciato James girandosi con i migliori propositi di mettere a tacere chiunque mettesse in dubbio le loro brillanti bugie
 
-Patetici. Abby mi ha detto che vi ha fatto fare le donne delle pulizie. Alex, vieni con me? Vado a chiedere se la lezione di erbologia di oggi pomeriggio è stata annullata
 
Mora e rossa diedero la schiena ai ragazzi e se ne andarono da dove erano venute.
 
 
 
                                                                                   *******
 
 
 
Tirava una brezza fresca e rilassante su alla guferia e Sirius se ne stava con i gomiti appoggiati all’apertura in pietra grezza che fungeva da finestra alta e stretta per permettere l’accesso anche ai gufi che portavano pacchi più voluminosi.
 
Era andato lassù per trovare il suo nuovo gufo, che quella mattina aveva egoisticamente ignorato. Sirius non l’aveva fatto apposta, solo che proveniva da casa, e tutto ciò che gli ricordava quel posto non andava esattamente d’accordo con lui. Perciò era stato svogliatamente che il giovane Black aveva attraversato il buco del ritratto della Sala Comune ed aveva salito le lunghe gradinate che portavano alla torretta piena di spifferi adibita a rifugio per tutti i gufi del castello.
 
In realtà avrebbe preferito restare con James Potter, il ragazzo tanto simile a lui su cui si era ricreduto dai suoi primi pregiudizi. Ma quando dei ragazzi più grandi, dopo la lezione di erbologia, avevano invitato il suo amico ad unirsi a loro, Sirius si era sentito fuori luogo e d’impiccio e si era affrettato ad allontanarsi dal gruppetto, così gli era venuto in mente del gufo.
 
Tic, tac, tic , tac…
 
Sirius si voltò per vedere a chi appartenessero gli scarponcini che battevano un ritmo incalzante risalendo i gradini di pietra fredda.
 
-Oh, ciao!  -  Lo salutò sorpresa una ragazzina tutta riccia con la carnagione abbronzata  avvolta in una lunga sciarpa verde smeraldo e argento.
 
-Ciao.  -  La salutò lui di rimando non mostrando troppa confidenza ricordandosi il carattere degli altri ragazzi serpe verde che aveva conosciuto in treno.
 
-Scusa, non sapevo ci fosse qualcun altro, se ti disturbo torno più tardi, non c’è problema…
 
La ragazza riccia fece per girarsi e tornare indietro, aveva notato il tono poco amichevole e lo sguardo quasi infastidito dell’altro e non voleva proprio altre gatte da pelare quel giorno.
 
-No, no, resta pure, stavo solo cercando il mio gufo. Solo che penso di averlo offeso, e si rifiuta di farsi vedere…
 
Era quasi imbarazzato per la figura sgarbata che aveva fatto- che mi prende-si disse fra sé e sé… sono tutti questi cambiamenti ravvicinati…Tutte queste novità- si difese.
 
-È un gufo comune? Perché se lo fosse allora sarebbe un problema perché vedi, qui a scuola ce ne sono un campo da Quidditch pieno; invece se è un barbagianni dovresti provare in quell’angolo là, si radunano tutti lì insieme, sembrano quasi un gruppetto a sé, se invece è un gufo reale bhe, è facile, ce ne sono pochi e sono i più grandi; per le civette la facilità si raddoppia perché in questo periodo iniziano ad avere il piumaggio candido quindi sarebbe come cercare un unicorno in mezzo ad una mandria di tori e…  Cavolo… Sto parlando troppo, scusa
 
-È un gufo reale  -  Disse Sirius con un sorriso 
 
-E penso di averlo individuato! Mi aiuteresti a farlo scendere? Vedi? E’ quello là in alto a sinistra…
 
-Oh, sì, lo vedo! E’ enorme!
 
La ragazza fece uno strano verso con la gola, Sirius non sapeva per quale bizzarra ragione ma solo i pochi gufi reali lì presenti iniziarono a bubulare e soffiare come se capissero quel suono e stessero rispondendo al richiamo.
 
Sirius stava ancora guardando con gli occhi spalancati quelle stranezze, quando il gufo da lui indicato scese in picchiata e si fermò sul davanzale accanto a lui. Poco mancò che ci restasse secco.
La ragazze nascose un sorriso dietro alla piccola sagoma di uno stranissimo gufo bianco e grigio dai grandi occhi arancioni e dai buffi pennacchi insolitamente grandi. Che le stava appollaiato sul braccio destro.
 
-Hei!  -  Esclamò Sirius divertito
 
-Come hai fatto?
 
-Ho imparato nella mia terra d’origine, la Nuova Zelanda
 
 
-Però quindi tu vieni da lì?
 
-Ho vissuto lì quand’ero piccola, mia madre è nata nel sud della Nuova Zelanda, mentre mio padre è inglese, come te.
 
 
Sirius era incuriosito da quella ragazzina tutta ricci e stramberie e solo in un secondo momento si accorse del gufo che le stava appollaiato tranquillamente sul braccio.
 
-E lui chi è?
 
-viene dalla mia terra, è un assiolo faccia bianca e si chiama Ruru
 
 
-Che significa?
 
-Gufo, in lingua maori
 
 
-Viva la fantasia eh!
 
-Hei! Ero piccola quando me l’hanno regalato!
 
 
-Mmm-mmm  -  Fece Sirius prendendola scherzosamente in giro. La ragazza serpeverde fece una buffa faccia esasperata dopodiché rivolse la sua attenzione allo scuro gufo reale di Sirius
 
-È bellissimo, sembra un re.
 
-Sai, hai ragione, come il padrone.
 
-Ah- ah,  certo…e come si chiama?
 
-Sirius
 
Lei rise, mettendo in risalto i denti bianchissimi sulla carnagione scura
 -Il gufo, non te
 
-Oh… non ce l’ha un nome
 
-Che cosa? Andiamo, tutti devono avere un nome!
 
-Ehmm…suggerimenti in qualche strana lingua?
 
La ragazza si attorcigliò un ricciolo sul dito con fare pensoso
 
-Kingi.
 
-Sarebbe?
 
-Re, in lingua maori.
 
-Andata.
 
Lei sorrise compiaciuta accarezzando ancora una volta il suo piccolo Ruru, poi alzò leggermente il gomito e lui prese il volo aprendo le ali grigie e morbide
 
-Ah, comunque io sono Christine, Christine Dawnton.
 
 
 
 

 
 



Angolo autrice:

 
 Eh già,  finalmente mi sono decisa a continuare le avventure dei Malandrini! Dopo luuunghi mesi estenuanti di scuola e settimane di rilassante mare, ho pubblicato il sesto capitolo della mia storia, yuppie!
 
So che ho lasciato punti di domanda sparsi qui e là, soprattutto nel primo pezzo del capitolo e so anche che inizieranno ad affollarvi la mente pensieri strani su qualcuno dei personaggi… bhe che dire,  per ora a voi le interpretazioni !
 
Se volete che un personaggio che vi piace della scorsa generazione della saga compaia nei prossimi capitoli, basta chiedere e farò in modo che leggiate il suo nome scritto da me.
 
E infine… Recensite, recensite recensite e recensite!
 
P.S.
Passate a leggere Love’s Curse, una meraviglia riguardante la saga di Percy Jackson scritta a quattro mani <3 ( scusate ma non riesco a mettere il link :’(  )
 
 

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Capitolo 7
*** Nuovi nemici. ***


CAPITOLO VII,

nuovi nemici.



 
 
Dopo i primi incontri, il primo castigo e le prime lezioni, era arrivato il momento anche del primo fine settimana e James avrebbe pregato in arabo, se solo lo avesse saputo, che quel giorno arrivasse in fretta.
La prima settimana ad Hogwarts era stata davvero estenuante, evidentemente ascoltare stando zitto per più di dieci minuti non era una dote scritta nel suo DNA; non che ci avesse messo molto impegno, ma sicuramente se si fosse trattenuto quella volta che il professor Vitious aveva iniziato a spiegare gli incantesimi per accendere la bacchetta, e lui, per sbaglio, chissà come, non avesse acceso invece della sua bacchetta la punta del naso del professore, forse sarebbe andata meglio.
Oppure se si fosse trattenuto quella volta nella serra n°1, quando aveva aiutato un po’ troppo gli arbusti autofertilizzanti della Sprite a concimarsi da soli, forse avrebbe evitato di far evacuare la serra e non si sarebbe trovato compiti extra di erbologia per il resto della settimana. James cercava di frenare i suoi istinti distruttivi, ma proprio non ci riusciva, era come se una forza superiore lo bloccasse…o almeno, era quello che aveva detto nella sua prima visita nell’ufficio della professoressa McGranitt, la direttrice della Casa di Grifondoro. Ma il premio alle ore di maggior agonia andava sicuramente a quelle di Storia della Magia con il professor Ruf. James in quei momenti tirava fuori il meglio di sé.
 
Ma doveva ammetterlo, Hogwarts era fantastica. Non avrebbe potuto sperare di avere un amico migliore di Sirius, era l’unico che come lui, non si fermava due volte a riflettere e seguiva il suo istinto qualunque cosa gli dicesse di fare; ok, forse un po’ più guardingo di lui lo era, ma le sue idee erano le più brillanti e fra il dire e il fare per i due amici non vi era alcuna differenza.
 
Anche con Christine doveva ammettere che si trovava bene. Sirius gliel’aveva presentata la seconda sera dal loro arrivo, dopo averla incontrata alla guferia. Era una ragazza alta e scura con due grandi occhi castani e con quei riccioli neri che facevano quasi perdere il primato a James per la loro irrequietezza. L’unico suo problema era l’essere una serpeverde, cosa che non era sembrata possibile ai due amici finchè non avevano scoperto l’incredibile talento della ragazza nell’architettare sotterfugi e salvataggi in extremis che avevano più di una volta salvato sia lui che Sirius dalle grinfie di qualche professore.
 
Proprio in quel momento i due grifondoro e la serpeverde erano seduti nel portico del castello che si apriva sul grande parco della scuola. I tre stavano commentando fra risate ed esclamazioni l’ultima bravata di Sirius che era riuscito a far esplodere il calderone di Leroy Derrick nella loro ultima lezione di pozioni.
 
-Bhe se l’era meritato, tutti quei noiosi vaneggiamenti… Sicuramente ora la sua faccia sarà molto più interessante di prima
 
-…E’ ricoperta di bubboni Sir…
 
-Per l’appunto.
 
-…verdognoli e grossi quanto gobbiglie…
 
-Veramente gliene ho visto spuntare uno sulla fronte che assomigliava più ad un mandarino…
 
-Santo thestral, che schifo!
 
Sirius e James si erano ormai abituati alle strambe esclamazioni di Christine che comprendevano quasi sempre un  animale magico, e fra le sue stranezze e i ricordi della faccia deturpata del Serpeverde in questione, le risate raggiunsero un volume a dir poco notevole.
 James aveva quasi le lacrime agli occhi per il gran ridere, ma fu costretto a fermarsi quando vide il gruppetto dei serpeverde, capeggiati da Leroy (con tanto di bubboni verdognoli e tutto) uscire dal castello e dirigersi non distanti da loro, dalla parte opposta a dove si trovavano alcune ragazze di tassorosso e grifondoro che chiacchieravano tranquillamente.
 
Nonostante fossero ancora all’inizio dell’autunno, in quei giorni aveva tirato un forte vento e la brina che si era ghiacciata sul prato faceva presumere che il clima sarebbe peggiorato di lì a non molto.
 
Anche Sirius e Christine si erano accorti del gruppetto indesiderato e stringendosi la sciarpa argento e verde al collo e alzando il bavero del mantello nero, la ragazza cercava di non dare troppo nell’occhio.
 
Proprio in quel momento un ragazzino tutto pelle e ossa scese i gradini da cui un momento prima erano sbucati i serpeverde e correndo con il mantello scuro che sferzava l’aria gelida, corse a perdi fiato verso il portico sotto al quale si erano sistemati comodamente James, Sirius e Christine. Ma mentre oltrepassava lo schiamazzante capannello di ragazzi serpeverde, uno di loro allungò la bacchetta sotto la manica e il ragazzino incespicò nel lungo mantello finendo a gambe all’aria suscitando non poche risate.
 
-Hei!  -  Sirius si era alzato d’impulso e ora si dirigeva a grandi passi in direzione del ragazzo serpeverde
 
Alle sue spalle intanto, James aveva lanciato un’occhiata alle ragazze vicino al lago e subito aveva seguito l’amico, aiutando Peter Minus a tirarsi su da terra.
 
Intanto Sirius fronteggiava Leroy e gli altri ragazzi serpeverde con la bacchetta sguainata e il giovane Potter gli avrebbe dato man forte se non fosse stato per Rubeus Hagrid che dalla finestra della sua capanna al limitare della foresta proibita, aveva visto tutto ed ora si accingeva a raggiungere i ragazzi per fermare quella che prometteva di trasformarsi in una zuffa con i fiocchi.
 
-Che sta succedendo?- tuonò Hagrid con il suo vocione da basso.
 
-un funerale tra poco… - rispose James con una voce carica di veleno, non distogliendo gli occhi da quelli del suo avversario.
 
-Altro che funerale! Forza circolare, circolare ho detto!- il tono del guardiacaccia non ammetteva repliche, tuttavia mentre Leroy Derrick e la sua piccola banda rinfoderavano le bacchette con sguardi che trasudavano tutto l’odio di cui erano capaci, uno di loro, capelli scuri e naso prominente, sputò ai piedi dei grifondoro in gesto di scherno.
 
James e Sirius gli si lanciarono contro d’impeto, dimentichi della folla che li stava guardando.
 
-Questo è troppo! – James non ci vedeva più dalla rabbia, mai nessuno lo aveva trattato in quel modo e soprattutto mai nessuno doveva trattare in quel modo un suo amico.
Mentre Sirius si arrangiava come meglio poteva tirando calci e pugni alla cieca, James scagliò un incantesimo rictusempra all’indirizzo del ragazzo.
 
Hagrid nel frattempo aveva trattenuto gli altri serpeverde dal prendere parte allo scontro, ma mentre cercava di placare anche gli altri quattro, dalla serra n° 1 uscì la professoressa Sprite sbattendo la porta di vetro.
I ragazzi non l’avevano mai vista così arrabbiata e quando aprì bocca, confermarono i loro pensieri:
 
-Le mandragole stavano dormendo! DORMENDO, capite? Succede il 10 % del corso di una giornata, per il resto del tempo strillano come cornacchie indemoniate! Meno 10 punti alle vostre Case per ognuno di voi quattro e presentatevi stasera dopo cena nella mia serra per la punizione che vi spetta!
 
I ragazzi non osarono proferire parola e guardarono in silenzio la professoressa salire la gradinata che portava all’ingresso, poi con un’ultima occhiata d’odio, seguirono il suo esempio.
 
-Non finisce qui.- sentenziò infine Leroy Derrick.
 
Mentre gli altri si apprestavano ad entrare nel castello seguiti da Hagrid che con fatica portava in braccio il ragazzo colpito da James che si dimenava dalle risate, il giovane Potter, compiaciuto, si prese qualche secondo per rivolgere la sua attenzione verso la sponda del lago,proprio nel momento in cui un’indegnata Lily Evans si dirigeva verso il ragazzo dal naso lungo che aveva fatto il gesto tanto avventato di sputargli ai piedi.
James deluso, si voltò verso il portone con l’intenzione di varcarlo il più in fretta possibile.
 
Chissà cosa aveva sperato. Forse che vedendolo difendere Peter Minus, il ragazzino a cui si era rivolto sgarbatamente il primo giorno di scuola, Lily lo vedesse sotto un’altra luce?
Oppure che ammirando la sua bravura nel campo della magia ne rimanesse impressionata?
 Invece di fare tutto questo, lei si era semplicemente affrettata verso quel suo amico che oltre ad essere serpeverde, non era neanche sta bellezza. James non la capiva, e non era affatto strano, visto che si trovava per la prima volta ad affrontare il mondo femminile fino ad allora completamente estraneo.
 Comunque era solo una ragazza, si disse.
Ma una cosa era certa: il tipo nasone dai capelli mosci andava sistemato.


 
 
                                                                                        *******

 
 
-Sev! – Lily Evans si dirigeva di gran carriera verso il suo amico -Severus Piton! Che cavolo ti è saltato in mente?
 
Il ragazzo lanciò un’occhiata fugace in direzione dei compagni serpeverde che erano appena scomparsi dietro il pesante portone d’ingresso – ciao, Lily –disse poi con un’aria pentita. – non…non… -
 
-Cosa, Sev? Cosa hai da dire in tua discolpa? Non ti avrei mai ritenuto capace di un gesto simile se non lo avessi visto con i miei occhi! Forse ha ragione Tunia sul tuo conto!
 
-NO!- Severus Piton alzò di scatto la testa , negli occhi neri si poteva distinguere tutto il terrore, la sorpresa e la supplica possibile.
 
-E allora spiegati! Hai sputato a dei ragazzi, Sev, che per quanto possano essere arroganti, sfacciati e insopportabili, sono pur sempre persone.
 
-Non è come credi, io…
 
-Lascia stare Severus, io torno dentro.
 
Il giovane serpeverde la guardò risalire le scalinate con la lunga chioma rossa che ondeggiava languida al ritmo lieve dei soffi di vento che si fondevano con i suoi sospiri di rammarico, in una strana combinazione.
 
Lily era tutto. Da quando l’aveva  sorpresa alcuni mesi prima, sbucando dai soliti cespugli dietro i quali era solito spiare la giovane strega, Lily Evans, dopo un disastroso primo incontro, era diventata la sua ancora di salvezza nel pozzo nero, che era la sua famiglia, in cui galleggiava a stento.
Era l’incarnazione della dolcezza e della sensibilità, il tutto incorniciato da quei folti capelli rosso scuro e da quegli occhi straordinariamente verdi.
 
Una settimana fa, Severus era al settimo cielo, al pensiero di frequentare Hogwarts con lei, si era immaginato tutto perfetto, perfetto come lei. Finalmente sarebbe stata lontana dalle malelingue nei suoi confronti che le metteva in testa quell’invidiosa di sua sorella Petunia, e piano piano, magari si sarebbe addirittura accorta di lui in un altro modo…L’aveva sperato tanto, ma come al solito la sfortuna girava sempre dalla sua parte.
 Infatti il primo giorno, allo smistamento, lui era diventato un serpeverde, come la madre, mentre lei una grifondoro. Perciò oltre al fatto di farsi accettare dagli altri ragazzi serpeverde con la speranza di farsi finalmente degli amici, doveva stare attento a celare ai compagni la sua amicizia con la piccola grifondoro, sapendo bene che non l’avrebbero accettata in quanto faceva parte della Casata che più disprezzavano e soprattutto perché Lily Evans, era una nata babbana.
Ma era la persona più importante per lui e la miglior cosa che gli fosse mai capitata, e avrebbe mantenuto la doppia faccia con i suoi compagni pur di conservare la sua amicizia.
 
Quella stessa amicizia che ora traballava pericolosamente. Lily era arrabbiata con lui, per quel maledetto gesto che aveva commesso pochi minuti fa, doveva prevederlo.
Lei voleva sempre il meglio per tutti e aveva una capacità innata di farlo sentire in colpa quando sapeva di aver sbagliato. Ma come poteva dirle che aveva sputato a quel pallone gonfiato di James Potter solo per una stupida scommessa?
Leroy lo aveva sfidato poco prima a farlo davanti ad un insegnante, e Severus non appena aveva visto sbucare Hagrid dalla capanna di legno, aveva colto la palla al balzo, ritenendo non rilevante la differenza tra insegnante e guardiacaccia.
Ma ora il ragazzo si dava mentalmente dello stupido per non aver controllato prima che Lily non fosse nei paraggi. Ormai il danno era fatto, ma non vedeva l’ora sia di rimettere a posto le cose con lei, sia di farla pagare a quello sbruffone di Potter e al suo amico Black, con l’aiuto di Leroy, dopotutto, aveva vinto la scommessa.
 
 
 
 
 
 


 

Angolo autrice:

 
Buonasera a tutte le mie lettrici e i miei lettori, ecco qui il settimo capitolo! So che è più breve di quanto speravate e di quanto mi aspettassi io stessa, ma all’inizio la bozza era totalmente diversa e si è evoluta proprio mentre scrivevo. Le dita e i pensieri hanno fatto tutto da sé, perciò prendetevela con loro ;)
 
Comunque, spero proprio che vi sia piaciuto il risultato, anche perché finalmente sono riuscita a presentare anche il nostro Sev <3
 
Inoltre volevo ringraziarvi per aver letto, seguito e preferito la mia storia e spero che prima o poi arrivino anche più recensioni! *.*
 
Infine, vi informo che non pubblicherò capitoli da qui a due settimane poiché sarò al mare (dove mi darò da fare per idearli e scriverli).
 
Un abbraccio e buon proseguimento di vacanze,
_ AMBRA _
 
 

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Capitolo 8
*** Strane piante. ***


Capitolo IIX,

Strane piante.


           
Quella sera, dopo la cena nella Sala Grande, James e Sirius scesero i pochi gradini d’ingresso e si incamminarono svogliatamente verso la serra n°1, come stabilito dalla professoressa Sprite.
I ragazzi non vedevano l’ora di farla pagare ai loro compagni di punizione e quella sarebbe stata l’occasione perfetta se non fosse stato per la presenza imposta della Sprite.
 
Quando arrivarono, Leroy Derrick e Severus Piton avevano già affiancato la professoressa. Sul volto del primo, oltre ai segni dello scontro corpo a corpo con Sirius, vi si poteva leggere la stessa indifferenza, quasi noia, dei due grifondoro.
 
Sirius guardò compiaciuto il livido ,diventato già violaceo, sullo zigomo sinistro del giovane serpeverde che si reggeva al tavolo per dare sollievo alla caviglia su cui il grifondoro era caduto; dal canto suo, anche Leroy aveva di che essere fiero, date le condizioni del braccio destro di Sirius.
 Madama Chips, la donna che badava all’infermeria, esperta in medi magia, gli aveva detto che era soltanto una frattura e glielo aveva rimesso a posto con un intruglio che il giovane aveva sperato di non ingoiare mai più nella sua vita.
Tuttavia, gli aveva consigliato di tenere il braccio a riposo per qualche giorno ed era questo il motivo della stola di stoffa che allacciava il braccio ferito al suo collo.
 
-Bene, ora che ci siamo tutti, vi spiego in breve quello in cui consiste la punizione di stanotte – la professoressa Sprite si avvicinò mestamente alle mensole che ricoprivano la parete ovest della serra, scostò la sporca tenda di nailon e afferrando due vasi delle dimensioni di una pluffa ciascuno, si voltò raggiante verso il quartetto che la guardava con poco interesse.
 
-Innesti di Venere! – esclamò lei appoggiando delicatamente i due vasi sul tavolo nel mezzo della serra e guardandoli con occhi luccicanti, incantata.
 
I ragazzi spostarono lo sguardo dalla piccola strega tarchiata al contenuto dei recipienti in terracotta: davanti a loro si ergevano in tutto il loro fogliame, due alti arbusti con le grandi foglie a cuore, quello di destra tendeva ad un indaco intenso che sfumava in venature blu notte laddove i rami sfioravano il soffitto, mentre l’arbusto di sinistra era nettamente più basso ed esile e il colore che sfoggiava era un tenue rosa confetto che sulle foglie più alte sfociava in un fucsia audace.
 
-Ecco…gli Innesti di Venere sono degli arbusti molto particolari e interessanti!- squittì la professoressa Sprite intrecciando le mani e inclinando la testa in un gesto di affetto.
 
-Quando arrivano alla maturità, maschio e femmina si devono accoppiare…-
 
-Signore, fa che non sia oggi quel giorno! …- James iniziava ad essere inquieto
 
-…ma spesso, se non sempre, la femmina di Innesto di Venere, respinge le avance del maschio…
 
-E come darle torto? – commentò sarcastico Sirius
 
-… il vostro compito…- continuò imperterrita la Sprite lanciando occhiatacce all’indirizzo dei due grifondoro- …è quello di invogliare la femmina ad accettare il maschio.
 
A quel punto il tempo sembrò fermarsi per un attimo, dopodiché, scoppiò il tumulto: Leroy e James scattarono all’unisono verso la professoressa che li guardava beata, togliendosi indifferente dei residui di terra dal vestito marrone corteccia.
-CHE COSA?!-
 
-EH?
 
-Avete capito benissimo. – sentenziò quella tranquilla ma irremovibile, quando si tratta delle sue amate piante -Derrick, Potter, voi potete cominciare con lo scrivere dei versi in rima per una serenata, le femmine di Innesto di Venere adorano questo tipo di smancerie…. Per l’amor del cielo, Black, ora puoi anche smettere di tenere la bocca aperta come un’ebete, su!-
 
Sirius deglutì.
 
-tu e il signor Piton potete iniziare invece, con il lucidare le foglie del maschio, l’arbusto blu, per intenderci, per renderlo più attraente… e, Piton, potresti spruzzare un po’ di profumo di mughetto sui rami più alti? Sì?- La professoressa sventolava estasiata la mano davanti alla faccia del serpeverde che fino a quel momento aveva rischiato che i bulbi oculari gli si seccassero talmente aveva tenuto spalancati gli occhi.
 
-Molto bene!- saltò su quella, evidentemente prendendo il silenzio incredulo e arido di Severus Piton come un cenno di assenso - tutto chiaro? Avete domande?-
 
Silenzio.
 
-Sapevo che ci saremmo subito intesi!- disse infine la Sprite con un sorriso sornione- sono contenta che non abbiate preso questo compito sotto gamba, spero che al mio ritorno questi due arbusti siano già nel loro pieno accoppiamento.
 
-Se ne va?- chiese Leroy con un filo di panico nella voce, lanciando un’occhiata ad un ramo rosa un po’ troppo vicino alle sue parti intime.
 
-Sì, signor Derrick, anche se preferirei assistere a questo tanto atteso e indimenticabile evento, purtroppo gli altri insegnanti mi aspettano. – rispose lei, e spazzolato per un’ultima volta il vestito, ancora inequivocabilmente sporco di terriccio, spalancò la porta della serra e si inoltrò nel buio della notte.
 
-E dove va, professoressa?! – le chiese James, alzando il volume per farsi sentire da dietro il bancone di legno.
 
-Questi, Potter, non sono affari suoi.
 
 
                                                           *******
 
 
James scrutava ormai da qualche minuto fuori dai piccoli spiragli della serra di erbologia.
La Sprite non si era diretta verso il castello, l’aveva notato subito, e lanciata un’occhiata di intesa a Sirius, i due stavano intraprendendo uno strano gioco di spionaggio che consisteva nell’allungare il collo fra una foglia violetta e l’altra per cercare di vedere nel buio della notte, dove e cosa stesse facendo la professoressa. Il tutto, ovviamente, cercando di non far insospettire i due serpeverde.
 
-Potter! Ho scritto un intero verso da solo, sbrigati a far uscire la tua vena poetica o sarai il primo ad essere espulso da Hogwarts per una serenata.
 
-Esco un attimo, mi scappa.
 
-Hei Potter! Qui non ti crede nessuno ok?Tu vuoi filartela.
 
-Che fai Derrick, vuoi seguirmi?La facciamo insieme?
 
Leroy dopo avergli lanciato un’occhiata di sbieco, impugnò nuovamente la penna, la immerse nel calamaio e ricominciò a scrivere con espressione disgustata.
 
L’aria era più fredda di quanto si fosse aspettato, James si strinse nel mantello e cominciò la discesa che dalla serra n°1 portava al parco del castello, facendo bene attenzione a nascondersi nelle ombre proiettate dalla luna delle guglie della fortezza.
Aveva poco tempo, poi Leroy lo sarebbe venuto a cercare.
Era dovuto uscire.
Dalla serra non si riusciva più a vedere nulla da quando il sole era tramontato del tutto, e di sicuro, non si sarebbe fatto scappare un’occasione del genere. Doveva scoprire cosa nascondeva la Sprite.
 
Mentre superava anche l’entrata della scuola, un mormorio si fece sempre più sentire tra i rumori notturni.
James drizzò le orecchie, immobile.
 
-Stiamo aspettando ormai da mezz’ora, Pomona, quando pensano di arrivare Hagrid e Silente?
 
Quindi la Sprite non aveva mentito, doveva davvero incontrare gli altri professori- stabilì pensoso il giovane grifondoro. Le cellule grigie si muovevano così velocemente che si sarebbe potuto sentirne quasi il rumore. Ma se fosse una riunione del corpo docenti qualunque, perché si sono incontrati di notte, e al limitare della foresta proibita? E cosa centrano Silente e il guardiacaccia?-
 
-Staranno arrivando, professoressa Gaiamens, spero non abbiano trovato complicazioni…Il cammino era lungo fino a qui.
 
-E’ un peccato che Silente non possa usare la materializzazione congiunta… L’albero è troppo grande…e inquieto…
 
L’albero?Stanno aspettando che il preside e il guardiacaccia portino ad Hogwarts un albero?E poi, cosa voleva dire “irrequieto”?James non ci stava cavando un asticello dal buco.
 
Poi, un rumore proveniente dal cielo stellato rimbombò per tutta la valle.
 
-Eccoli! E’ pronto, Pomona, il fertilizzante per la crescita? Occorrerà ingrandire la pianta ancora di più. E Horace,sarà meglio lanciarle subito addosso quella tua pozione Sonnifera, si sta agitando e non poco da quel che vedo…
 
La professoressa Sprite e il professor Lumacorno annuirono vigorosamente in risposta alla Mcgranitt, mostrando in pugno le fiale ben sigillate.
 
James si sporse, curioso di vedere il misterioso albero che aveva richiesto l’aiuto di tutti i professori.
 
Una massa informe volava nella loro direzione, si avvicinava a poco a poco ma James riusciva già ad intravederne i lineamenti irregolari che si contorcevano dibattendosi.
 
Qualunque pianta sia, di sicuro non è un innesto di Venere- fu il primo pensiero del grifondoro.
 
Poi qualcuno interruppe il flusso dei suoi pensieri ingarbugliati tanto come quegli strani rami nel cielo, alle sue spalle:
 
- James!- lui si girò di scatto, sicuro di essere nei guai fino al collo, se fosse stato Leroy lo sarebbe andato dritto dritto a spifferare alla Sprite e lui non sarebbe più uscito da quella serra per almeno tutte le sere della settimana dopo, ma cosa più importante, non avrebbe scoperto che cosa stava succedendo in quel momento al limitare della foresta proibita.
 
Tirò un sospiro di sollievo.
Era solo Remus Lupin, il grifondoro del primo anno con cui ovviamente condivideva il dormitorio e ora che gli veniva in mente, era anche il suo vicino di paiolo con Alexandra, nelle ore di pozioni.
 
-Devi venire, James!
 
-No, senti, aspetta un attimo, sto facendo…Bhe non importa, zitto e aspetta qualche secondo.
 
-No! E’ importante! Sbrigati!
 
James non aveva mai fatto molto caso a Remus Lupin, si erano semplicemente scambiati qualche parola durante le lezioni e nella Sala Comune, ma una cosa aveva imparato su di lui: qualunque cosa accadesse, manteneva sempre la calma, quella calma che lui non possedeva di certo. Fu questo forse, a indurlo a dar retta alle parole di Remus. Adesso, la calma se n’era andata.
 
-Che succede?
 
-Tu e Sirius, da Gazza, subito!
 
 
                                                                       *******
 
 
Il corridoio era fiocamente illuminato e mentre correvano, James e Sirius, guidati da Remus, incespicarono più di una volta. Quest’ultimo li stava conducendo da Argus Gazza, l’uomo dall’aria malandata di cui avevano fatto conoscenza la prima sera.
Da quanto avevano capito, il custode era su tutte le furie per qualcosa e incolpava i due amici grifondoro. 
 
James e Sirius avevano lasciato la serra correndo a perdi fiato, per fortuna i due Innesti di Venere avevano già iniziato ad attorcigliarsi l’uno all’altro e i due serpeverde non avevano fatto molte domande sulla loro meta, convinti che stessero semplicemente uscendo come loro per non assistere all’intero accoppiamento delle due piante.
 
Quando il terzetto arrivò alla base della scala che portava al quarto piano, le urla inconfondibili iniziarono a farsi sentire: Gazza era fuori di sé.
 
-Ah no, io non ci salgo là su –James si era fermato con un piede sul primo gradino quando un urlo particolarmente acuto fece tremare i quadri alle pareti.
 
-Jay, andiamo, se continua così sveglierà tutto il castello…
 
-Ha ragione, meglio farlo smettere subito, anche perché è da un bel pezzo che va avanti così…- Remus continuò la salita, dietro di lui, Sirius e James lo seguivano lanciandosi occhiate interrogative.
 
Sì insomma, è vero che nella pausa pranzo di giovedì avevamo rotto l’armatura del quinto piano tentando di infilarci dentro, ma era altrettanto vero che siamo riusciti a far sparirne le tracce in meno di dieci minuti…Come ha fatto Gazza a scoprirci?- Sirius stava cercando in ogni modo di portare a galla nella memoria qualche altra brillante idea che aveva messo in atto con l’amico, ma il punto era che non ne riusciva a venire a capo.
 
-AH-AH! Venite a confessare, allora!- Il custode li attendeva in cima alla rampa di marmo con una mano sul fianco e l’altra aggrappata saldamente ad un moccio colante. Negli occhi un lampo di follia.
 
-Siete stati voi, vero? Al quarto piano! – gli sbraitò addosso in una nebbia di sputacchi
 
-Veramente era il quinto…- Disse Sirius in un sussurro che Gazza, preso dalla foga, non riuscì neanche ad udire
 
-Guardate che macello! Voi e i vostri stupidi giochetti!- A quel punto si spostò di lato lasciando libera la visuale sul corridoio del quarto piano, o meglio, quello che deducevano essere il corridoio del quarto piano: i muri di pietra e il pavimento erano interamente sommersi da una sostanza colante e nera, neanche i quadri erano stati risparmiati ed i loro abitanti si erano tutti rifugiati nelle cornici più lontane dalla catastrofe.
Perfino dall’alto soffitto di tanto in tanto cadeva qualche goccia di quello che scoprirono ben presto essere inchiostro.
 
-Ci vorranno ORE per pulire TUTTO!  E’ la seconda volta che combinate un disastro simile, il primo giorno al terzo piano non vi è bastato eh? Ma bene! State certi che stavolta non la passerete liscia, parlerò con il preside! Eccome se lo farò!- Gazza sembrava un pazzo con quel suo moccio che continuava a sventolare di qua e di là mentre urlava contro i ragazzi, dal canto loro, Sirius e James si guardavano con un’aria attonita e incredula: ne avevano combinate tante, ma in quel corridoio, non ci avevano neanche mai messo piede.
 
-Cosa succede?- la domanda arrivava dall’angolo opposto a dove si trovavano spaesati i due grifondoro, c’era troppo buio per scorgerne il volto, ma il tono fermo e tranquillo di Albus Silente era inconfondibile anche nella penombra del corridoio insozzato.
 
-Preside!- Esclamò felice Gazza andandogli incontro – è una fortuna averla qui! Così potrà vedere con i suoi occhi che cosa hanno combinato questi malandrini!
 
Albus Silente si guardò in giro e per un attimo sul suo volto comparve un lampo di indignazione, ma sparì quasi subito
-Calma, calma, Argus. Sono sicuro che il signor Potter e il signor Black sapranno darci le risposte che ci servono.
 
-Mi scusi Signore, ma qui è chiaro, lampante che c’è il loro zampino! Ha notato quante ne hanno combinate negli ultimi tempi professore? Sono stati più tempo in punizione che nei dormitori!
 
-Signore!
-Professore!
 
Esclamarono all’unisono i due accusati
 
-Non siamo stati noi stavolta, ci creda!- James era esterrefatto, di certo non voleva beccarsi un’espulsione, tanto meno per una cosa che neanche aveva fatto lui.
 
-E’ vero professore, non siamo stati quello che si dice “essere degli studenti modello” ma…Al quarto piano non abbiamo messo piede, non siamo stati noi, stasera avevamo la punizione con la professoressa Sprite, non avremmo avuto nemmeno il tempo per fare una cosa del genere…e ci creda, da esperti quali siamo, sappiamo che occorre molto tempo per una cosa così.- Sirius guardava il preside con aria supplichevole
 
Albus Silente ricambiò lo sguardo per qualche secondo, senza battere ciglio, dopodiché intimò:
-Vi credo.- il preside annuì leggermente – Argus, dovrà trovare un altro colpevole per ciò che è accaduto stanotte, questi ragazzi ne sanno come me e lei al riguardo.
 
-Grazie Signore!-
 
Il preside annuì nuovamente e con un leggero svolazzo della camicia da notte color vinaccia, girò l’angolo in silenzio lasciando James, Sirius e Remus dinnanzi ad un Gazza quanto mai scandalizzato e pronto ad esplodere.
I tre avevano l’impressione che colpevoli o meno, non sarebbero mai diventati grandi amiconi del custode.
 
I grifondoro si guardarono e con intesa, partirono di gran carriera verso la torre nord, desiderando solamente mettere tra loro e Gazza il maggior numero di corridoi, stanze, scale e muri possibile.
 
 
                                                                        *******
 
 
-No, Chris te lo abbiamo appena detto! Non siamo davvero stati noi al quarto piano. E nemmeno al terzo, il primo giorno.- Sirius e James avevano appena finito di spiegare alla giovane serpeverde quel che era successo quella notte. Usciti dal buco del ritratto e scesi fino al piano terra, quella mattina i due grifondoro avevano trovato Christine che usciva dai sotterranei e l’avevano messa al corrente.
 
-Bhe, sarebbe stata proprio una cosa da voi – ridacchiò lei soprapensiero
 
-E invece…c’è qualcuno che si diverte senza di noi- disse James metà infastidito, metà incuriosito dal mistero dei piani intaccati.
 
-E per giunta a nostro carico, direi! Se Silente non fosse così intelligente e capace di capire l’onestà di una persona, probabilmente questa mattina saremmo seduti sul treno direttii sparati a Londra.- concluse drasticamente Sirius.
 
-Eddai non fatela così drammatica, prendetela più che altro come una sfida: scovate il vero colpe…- I due amici si girarono per capire il motivo dell’interruzione della frase di Christine, ma voltatisi trovarono soltanto alcune ragazze di tassorosso che li superarono chiacchierando allegramente ed Abby VanDyk, la prefetto, che scendeva le gradinate sbadigliando vistosamente. Ma non c’era traccia di ragazze con la pelle scura e i ricci ribelli.
 

 
 
 
 

Angolo autrice:

 
Appena tornata dal mare e come promesso, ecco pubblicato l’ottavo capitolo! (:
 
Come sempre spero davvero che vi sia piaciuto, ormai stiamo iniziando ad entrare nel clou della storia.
Credo che con questo capitolo abbiate tirato le somme, almeno per quanto riguarda la faccenda dell’”albero irrequieto” ;)
Per il resto dovrete aspettare ancora un po’.
 
Infine, ho in programma di farvi una piccola anticipazione sul prossimo capitolo! Ebbene, darò largo spazio alla Casata dei Serpeverde!
Peerciò, connettetevi spesso, perché a brevissimo conosceremo meglio gli studenti-serpi!
 
Un abbraccio,
_ AMBRA _
 
 

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