Just one chance

di Lely_1324
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 ***
Capitolo 2: *** Cap.2 ***
Capitolo 3: *** Cap.3 ***
Capitolo 4: *** Cap.4 ***
Capitolo 5: *** Cap.5 ***
Capitolo 6: *** Cap.6 ***



Capitolo 1
*** Cap.1 ***


Cameron fece il suo ingresso nell'ufficio di House suscitando un'occhiata interrogativa da parte del diagnosta - la paziente è fuori pericolo, abbiamo somministrato betabloccanti e anticoagulanti per stabilizzare le funzioni cardiache. Ancora un paio di giorni e verrà dimessa- lo informò lei.

 

Lui si limitò ad annuire svogliatamente senza staccare gli occhi dalla figura della donna.

Il suo sguardo le bruciava addosso, lusingandola e mettendola a disagio allo stesso tempo. Quando il silenzio tra loro si fece assordante Cameron lo salutò con un cenno del capo e fece per andarsene ma la sua voce la trattenne- Perchè vieni sempre tu ad aggiornarmi sugli sviluppi del caso?- la domanda spiazzò Cameron - Beh ti ha mangiato la lingua il gatto?- rincarò lui, e prima che lei potesse replicare la interruppe nuovamente – No, aspetta! Fammi indovinare...le possibilità sono due: o chiappe bianche e il suo amichetto riccioli d'oro sono troppo codardi per venire da me ed ammettere la loro incompetenza in campo medico o tu sei terribilmente masochista e ti offri volontariamente di farlo perchè ciò implicare restare da sola con me.- Sul viso di House si fece largo un sorriso strafottente in seguito al quale si alzò con fatica e, recuperato il bastone, si avvicinò pericolosamente alla bella immunologa.

 

Il suo sguardo le penetrava l'anima, per lui era un libro aperto: gettava una veloce occhiata tra le righe e poi le sputava addosso le sue velenose sentenze. Odiava il suo sarcasmo perchè la descriveva in modo cinico anche se dannatamente veritiero.

Detestava questa sua disarmante capacità, la faceva vacillare, la destabilizzava, la faceva sentire nuda ai suoi occhi.

Solo facendo appello a tutta la sua forza di volontà riuscì a fornire una spiegazione verosimile sostenendo di avere un fantomatico turno di notte per poi concludere velocemente accennando confusamente ad alcune cartelle che doveva archiviare e lasciando, infine, l'ufficio.

Ma ad House quella risposta non soddisfaceva affatto, così decise di seguirla.

Aspettò che prendesse l'ascensore per poi uscire furtivamente in corridoio e constato che il piano a cui l'ascensore preso da Cameron si era fermato ciocideva con quello che ospitava l'archivio, si decise a raggiungerla ugualmente, anche se un po' deluso dalla sincerità della sua collaboratrice. Era la vigilia di Natale e non aveva casi, un puzzle da risolvere era proprio quello che gli ci sarebbe voluto, ma a quanto pare non era stato fortunato.

Giunto all'archivio tuttavia non trovò alcuna traccia di Cameron.

Si inoltrò,cercandola, tra i lunghi corridoi creati dagli scaffali,colmi sino all'inverosimile di raccoglitori etichettati che riportavano il nome paziente, la data del ricovero e il nome del suo medico curante sul dorso. Solo quando ormai era persuaso a tornare nel suo ufficio si accorse che la luce della sala adiacente all'archivio era accesa.

Si trattava di un ambiente che faceva parte del semi-interrato già prima che venisse adibita ad archivio e, a giudicare dal mobilio, molto probabilmente ospitava un sorvegliante notturno. Nella fica luce della stanza potè chiaramente distinguere la figura di Cameron sulla quale lasciò indugiare lo sguardo.

Sorrise furbo e si diresse a passo svelto, per quanto la gamba glielo consentisse, verso di lei.

Osservò con interesse la sua espressione concentrata e a tratti crucciata mentre sfogliava alcune cartelle,probabilmente quelle stesse cartelle che aveva invano cercato di fargli firmare per giorni, infine sorrise compiaciuto della sua reazione nel vederla sobbalzare quando si chiuse la porta alle spalle.

Quando gli occhi di lei si puntarono nei suoi, tuttavia ,il sorriso gli morì sulle labbra -House!- lo apostrofò lei con rabbia- sapevo che eri un idiota ma non credevo lo fossi fino a questo punto-

-Hey ragazzina!- ribatté lui ironico- così mi ferisci, mi aspettavo che fossi più felice di vedermi-

-Ed io mi aspettavo che tu sapessi che questa porta si apre solo dall'esterno- terminò lei con voce inespressiva riportando l'attenzione sulle cartelle. House attonito si lasciò scivolare lungo la parete sino a ritrovarsi seduto sul freddo pavimento - ci aspetta una lunga nottata- sospirò Cameron, e lui non poté far altro che annuire.

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Capitolo 2
*** Cap.2 ***


POV CAMERON

- stai bene?- gli chiedi vedendolo seduto a terra, il capo reclinato contro la parete, gli occhi chiusi ed una espressione di dolore dipinta sul viso.

- Oh si! meravigliosamente - ribatte caustico - ma starei ancora meglio se avessi il mio vicodin... sai si da il caso che sia rimasto nella giacca in ufficio!- termina socchiudendo appena gli occhi.

Sospiri, sai che quello che stai per dire ti costerà centinaia di frecciatine da parte sua...ma cerchi di mantenerre un tono incolore, distaccato, lo stesso che si usa con i pazienti.

- Tirati giù i pantaloni House!- Lo vedi spalancare mentre sul suo volto si apre un sorriso malizioso - Dottoressa Cameron, meno di dieci minuti chiusa qui con me e già vuole farmi abbassare i pantaloni?- porti le mani sui fianchi e sbuffi spazientita - Non preoccuparti House, non voglio molestarti! Sai benissimo che l'unico modo per attenuare il dolore è cercare di rilassare il muscolo che produce gli spasmi...-

Sospira a sua volta e si slaccia la cintura lasciando che i jeans scivolino lungo la coscia, per accettare la tua proposta il dolore deve essere diventato davvero insopportabile, sai quanto odia che qualcuno veda la sua gamba. Ti inginocchi accanto a lui e gli sfiori con delicatezza la cicatrice, puoi sentire il muscolo contrarsi sotto le tue dita ed improvvisamente ti afferra saldamente il polso,impedendoti di continuare . Alzi lo sguardo sul suo voto , lo osservi per qualche istante , stringe convulsamente la coscia con entrambe le mani e ha la fronte imperlata di sudore..sembra stremato.

- Cameron, smettila!-

- Di massaggiarti la gamba o di guardarti?-

- entrambe le cose, mi stai irritando-

- sai il mio spirito indomito di crocerossina vuole aiutarti, forse se mi lasciassi massaggiare la coscia, il dolore potrebbe diminuire- lui sospirò annuendo e lei cominciò a compiere movimenti circolari lungo tutta l'estensione della cicatrice. Aveva le mani calde e questo ad House risultò immediatamente piacevole e poi c'era qualcosa di diverso nel suo tocco che lo rendeva dannatamente efficace.

- Sei terribilmente testarda- le sussurrò chiudendo gli occhi.

- Lo so! - disse lei sorridendo mentre continuava ad applicare una leggera pressione sul muscolo.

- Te l'ho mai detto quanto rompi ragazzina?- le rispose sorridendo a sua volta.

House si sistemò meglio contro la parete e la guardò negli occhi: non ricordava quando era stata l'ultima volta in cui aveva sorriso così spontaneamente, ma il sorriso di Cameron era contagioso...Era davvero bella quando sorrideva, ma non la aveva vista sorridere spesso, certo c'erano i sorrisi di circostanza, quelli rivolti alle infermiere, ai pazienti e ai loro famigliari, ma lui era un attento osservatore e sapeva distinguerli da quelli sinceri, in cui i suoi occhi si illuminavano come se sorridessero a loro volta, che comparivano di rado.

-Grazie...davvero.- le disse puntando gli occhi su di un punto imprecisato, incapace di sostenere lo sguardo di lei, che si limito ad rivolgergli un cenno riconoscente. Era rimasta colpita dalla serietà con cui aveva pronunciato quelle parole e sapeva quanto gli era costato farlo, mostrarsi così vulnerabile ai suoi occhi non era semplice per lui. Si sedette accanto lui che ora, dopo essersi risistemato i jeans, sembrava seriamente intenzionato a dormire, e chiuse gli occhi a sua volta. Era stanca, dannatamente stanca: pensare gli risultava terribilmente difficile, ogni pensiero gli costava una forza che non aveva, non riusciva neppure ad aprire gli occhi, le palpebre non gli ubbidivano, risultavano pesanti come piombo. Così scivolò nel sonno, consapevole della sua presenza al suo fianco.

 

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Apri gli occhi e guardi l'orologio: è mezzanotte passata,è ufficialmente natale. Ti volti verso House, gli occhi ancora chiusi, la fronte riversa sul petto, sorretta dalla mano e gli sussurri uno stanco -Buon natale- lui apre gli occhi come se la tua voce lo avesse risvegliato da un profondo stato comatoso. Ti osserva per qualche istante poi il suo sguardo si poggia sulle lancette dell'orologio che si trova sopra la porta. il suo viso si contrae in una smorfia di disappunto, che ben presto diviene dolore non appena tenta di alzarsi dal freddo pavimento sul quale giacete entrambi. Lo vedi dirigersi con fatica verso un armadio ad ante e spalancarlo, lo senti emettere un grugnito di frustrazione quando lo trova vuoto ma non demorde ispezionando uno ad uno i cassetti che si trovano appena sotto di esso fino a quando non ne estrae un paio di coperte che stende su pavimento con espressione trionfante per poi girarsi verso di te e domandarti con un sorriso malizioso- da che parte del letto dormi?-

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Capitolo 3
*** Cap.3 ***


Devi averlo guardato con aria davvero sconcertata a giudicare dal ghigno furbo che gli si dipinge in viso. Il suo divertimento è direttamente proporzionale al tuo sconvolgimento, così decidi di stare al suo gioco, non hai scelta, e con apparente disinvoltura ti stendi sul lato destro del vostro giaciglio di fortuna. Ti guarda sospettoso, probabilmente era convinto che non avresti risposto così apertamente alla sua provocazione e che probabilmente ti saresti ostinata a passare l'intera nottata appoggiata a quella parete piuttosto che accettare di buon grado la sua proposta. il suo sguardo ti perfora la schiena, lo senti bruciare sulla pelle eppure tenti di ostentare sicurezza, e il modo migliore per farlo è evitare il contatto visivo, perciò continuare a dargli le spalle restando sdraiata su di un fianco ti sembra la mossa migliore. Lo senti sospirare per poi stendersi cautamente accanto a te. Tutta questa situazione è …..paradossale, si paradossale è l'unico termine che forse possa in parte descrivere l'assurdità di ciò che sta succedendo. Hai immaginato molto volte come potesse essere stare così a stretto contatto con lui ed ora che nel buio e nel silenzio della notte puoi distintamente percepire il suo calore, la regolarità del suo respiro devi ammettere che è piacevole.

-come mai proprio oggi?- le sue parole interrompono il flusso dei tuoi pensieri- intendo il turno di notte... non sei certo l'ultima arrivata in questo ospedale, avresti potuto facilmente evitarlo eppure sei qui..- sembra riflettere sulla sua stessa domanda, speri che si dia al più presto una risposta perché non sei esattamente in vena di ascoltare un altro dei suoi egocentrici tentativi di codificare le tue azioni.- la sindrome della crocerossina colpisce ancora?- sbuffi contrariata, risposta prevedibile da parte sua eppure ti ferisce come ogni vostra conversazione non si riveli altro che un suo tentativo di riaffermare la propria superiorità sul genere umano, di per se irrazionale e contraddittorio di cui tu sei esempio. - Perché odi tanto il Natale?- volevi che il tuo tono apparisse velenoso eppure dalle tue parole traspare solo curiosità. - non sono un fan dei dogmi sociali,- inizia- sai... tutte quelle cose del tipo pranzi con persone ipocrite convinte che lasciando la mancia al tassista e regalando caramelle ai bambini per un lasso di tempo pari ad una settimana l'anno la loro anima ne uscirà purificata e pronta per un viaggio di sola andata verso il paradiso dove potranno incontrare il frutto dei loro fanatismi religiosi! E poi lo shopping natalizio non si addice ad uno zoppo!- Non riesci a trattenere una risata a questa affermazione, una di quelle cristalline e liberatorie, gli sei grata di come abbia stemperato la tensione tra voi. Pochi istanti dopo senti la sua voce spezzare il silenzio della stanza – Quando era bambino, il natale a casa mia era un evento sociale per così dire...tutto ciò che contava era dare ai vicini l'impressione di essere la famiglia felice che tutti pensavano fossimo, quando nessuno sapeva di tutte le lacrime versate da mia madre, dei prolungati silenzi di mio padre....- interrompe bruscamente la frase, sai quanto è difficile per lui parlarne- ma questa ormai è storia vecchia. tu piuttosto cosa ci fai qui sola soletta in un grande ospedale la notte di natale? nessun parente sovraeccitato o fidanzato ansioso ad aspettarti a casa?-

-No, diaciamo che è da un bel po di anni che festeggio il Natale ospedale...precisamente da quando ho iniziato l'università- rispose pacatamente Cameron

-capisco..ti dedichi al prossimo 365 giorni l'anno, ma come la mettiamo con la tua famiglia?

-Io non ho una famiglia House- rispondi in un sospiro- o almeno non più.

Quando avevo quattordici anni mia madre morì di fibrosi cistica ed io mio fratello rimanemmo soli con mio padre. Lui era distrutto dalla morte di nostra madre e nel giro di pochi mesi iniziò a bere... quello fu l'inizio della fine, perdette il lavoro e la casa così intervennero gli assistenti sociali. Mio fratello sarebbe andato al College quello stesso anno ed io, appena avesse compiuto i diciotto anni, sarei andata a vivere con lui, così venni momentaneamente data in affidamento ad una casa famiglia: i miei genitori affidatari erano brave persone, abituate a gestire ragazzi di tutti i tipi, e per questo estremamente severi, ma il loro solo pensiero mi terrorizzava all'inizio. Ricordo ancora che il giorno del mio compleanno toccava a me sparecchiare la tavola e lavare i piatti. Ne mio fratello né mio padre mi avevano chiamato per farmi gli auguri e questo mi aveva spezzato il cuore, non tanto per il gesto in sé ma perché in quel periodo mi sentivo terribilmente sola e quella era la conferma delle mie paure. Ero sola. In ogni caso successe che mentre lavavo i piatti feci cadere un bicchiere che si frantumò in mille pezzi sul pavimento della cucina, era stato un attimo di distrazione: l'acqua era così calda e il sapone così scivoloso.... non dimenticherò mai lo schiaffo che ne seguì, riesco ancora a sentirlo bruciare sulla pelle. Quella stessa sera chiamai mio fratello, mancavano tre settimane alla data in cui sarei tornata a vivere con lui ma non mi rispose nessuno, squillava a vuoto, così gli lasciai un messaggio in segreteria pregandolo di richiamarmi. Il giorno seguente l'assistente sociale mi informò che aveva ottenuto il reclutamento anticipato in manina e il mondo mi crollò addosso. L'unica persona a cui pensavo di stare a cuore era improvvisamente scomparsa dalla mia vita a mia insaputa. Sentivo la terra crollare sotto i piedi, ero priva di qualsiasi speranza.. con il tempo imparai a riconoscere me stessa nei volti degli altri ragazzi della casa famiglia, leggevo nei loro occhi la mia stessa muta rassegnazione. Poi c'è stato finalmente il college, mio marito e beh .. il resto lo conosci!- 

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Capitolo 4
*** Cap.4 ***


Lo senti sospirare alle tue spalle: ti ha ascoltato in religioso silenzio,ma in questo momento ti penti di esserti confidata con lui, di avergli mostrato le tue debolezze, come se lui non le conoscesse...eppure lui ti ha sempre ispirato una fiducia che va ben oltre la stima professionale.

Ti poggia una mano sulla spalla e tu sussulti per il contatto inaspettato, non è propriamente una carezza, anzi non ci assomiglia affatto, ma ne cogli il significato intrinseco. Chiudi gli occhi ed assapori per qualche secondo il suo tocco fino a quando la sua voce ti riscuote:

-Sai cosa ti dico ragazzina, che sto morendo di fame e sono assolutamente determinato ad uscire da qui, e se ti mi aiutassi te ne sarei tanto grato da offrirti una lauta ricompensa..- sorridi di quel repentino cambio di atmosfera tipicamente alla House, ha la straordinaria capacità di stemperare la tensione proprio quando è necessario

-E sentiamo,Dottor House, in cosa consisterebbe questa lauta ricompensa?- ribatti a tua volta, voltandoti verso di lui assottigliando lo sguardo con fare indagatore

-Dottoressa Cameron- prosegue lui in tono scanzonato- la mia offerta prevede un hot dog, gentilmente offerto dal sottoscritto-

-Mi dispiace ma per aggiudicarti il mio aiuto dovrai fare decisamente di meglio... la mia controproposta e di hot dog, frullato e zucchero filato-

-non sene parla, stai tirando troppo la corda ragazzina... posso arrivare ad aggiungere il frullato, è la mia ultima offerta prendere o lasciare!-

-Andata, avrei accettato anche la tua prima proposta-

-Ed io sarei arrivato ad offrirti anche lo zucchero filato- sorridi apertamente a quella rivelazione

-Allora, hai in mente qualcosa?- gli domandi con fare cospiratore – lui sorride a sua volta divertito dal tuo tono e probabilmente dall'intera situazione

- Forse... vedi quella finestra appena sopra il contattore dell'elettricità? Quasi sicuramente da sulla uscita secondaria del parcheggio dell'ospedale, all'altezza del marciapiede considerando che siamo al piano interrato.. se tu riuscissi ad uscire allora potresti...

-venire ad aprire la porta facendo uscire anche te-

-sai è inquietante questa cosa di completare le mie frasi-

Mi sto solo guadagnando il mio frullato- Sorride compiaciuto di quello scambio di battute tra voi e si alza raggiungendo quella finestra che costituisce la vostra unica possibilità di fuga. E' una apertura lunga e stretta posta quasi a due metri e mezzo da terra. Ti avvicini a lui e con non poca riluttanza accetti il suo aiuto, che ti aiuta a sollevarti sino a raggiungere la finestra

-Ok Cameron, ora afferra...- ma non fa in tempo a terminare la frase che tu ha già aperto la vetrata e su di voi si è abbattuto un cumulo di neve.

-Dannazione- lo senti imprecare a denti stretti, vi siete sbilanciati e siete caduti rovinosamente sul pavimento. Il suo corpo ha attutito la tua caduta ma non ti ha permesso di ripararti dalla neve che ora riempie il pavimento della stanza: sei completamente bagnata e senti il gelo invernale penetrarti a fondo sino alle ossa. Lo vedi alzarsi e stendersi al centro del letto mentre si massaggia nervosamente la gamba. Tu al contrario ti rannicchi nell'angolo, cercando di concentrare tutto il calore che ti è rimasto e non farlo uscire dal tuo corpo.

- Cameron, stai tremando? -domanda serio House alzandosi appena con il busto. Non gli rispondi, sottolineare l'ovvio comporterebbe uno sforzo di energie inutile.

-Spogliati. - ti ordina, percorrendo il tuo corpo con un'espressione crucciata.

Sollevi la testa e ti volti verso di lui -Scusa? - domandi sbalordita.

-Spogliati.- controbatte- il tuo tremore mi impedisce di dormire -. sbuffa infastidito quando da te non riceve alcuna risposta ma non demorde

 

-Se la memoria non mi inganna meno di un paio di ore fa mi hai fatto esattamente la stessa richiesta. Ora per una volta nella vita dammi retta e spogliati, prometto che non approfitterò di te mentre hai un principio di ipotermia - sostieni il suo sguardo per un secondo, poi lo distogli. Non hai letto malizia nei suo occhi ma solo preoccupazione, seppur celata con maestria.

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Capitolo 5
*** Cap.5 ***


Cameron si alzò in piedi ed iniziò a spogliarsi velocemente: era una tortura togliersi i vestiti.

Gli fece segno di voltarsi quando non gli restò altro che il completino intimo di pizzo.

House cercò di non guardarla, ma i suoi occhi traditori agirono senza il suo permesso.

-Stavi aspettando qualcuno? - scherzò, notando l'eleganza del suo abbigliamento intimo.

Cameron lo fulminò con lo sguardo ed entrò nel letto.

Notò subito che era bollente: House aveva scaldato con la sua sola presenza tutto il letto, poteva sentire il suo profumo maschile in ogni dove. Lui le si avvicinò sotto le coperte ma Cameron scappò prontamente da quelle mani caldi che si protendevano per scaldarla.

-House, non mi pare il caso... - protestò lievemente.

Lui sbuffò annoiato – ricordi la parte sul non approfittare di te mentre congeli? È ancora valida, parola di scout- disse, avvicinandola poi delicatamente a sé come se fosse la cosa più fragile e leggera dell'universo.

Lei non oppose resistenza questa vota, succube del suo calore così avvolgente mentre lei si scoprì fredda come la neve che la aveva bagnata.

I loro corpi non erano mai stati così vicini: il seno di Cameron era appoggiato al petto di House, le braccia di lui si preoccupavano di scaldarla percorrendo con movimenti circolari la sua schiena, le spalle, la pancia e le gambe mentre il respiro di Cameron solleticava piacevolmente l'incavo del collo di House.

Poi, per un movimento sbagliato, il loro bacini si scontrarono.

Ci volle un secondo perché lei analizzasse la situazione, mentre House abbassò lo sguardo, conscio di ciò che sarebbe presto accaduto.

-Tu! - lo additò la giovane dottoressa alzandosi in piedi e liberandosi della sua stretta.

Hai organizzato tutto questo per cosa, per venire a letto con me? -

House si limitò ad abbassare lo sguardo. Si sentì un completo idiota per ciò che la sua bella immunologa aveva sentito sotto le coperte, quel chiaro segno di eccitazione maschile che aveva fatto sembrare l'unico gesto disinteressato che probabilmente aveva compiuto negli ultimi sette anni nient'altro che una macchinazione. Sbuffò infastidito da tutta quella situazione.

- Dannazione Cameron possibile che tu non non capisca! Io sono un uomo. E tu sei... Bellissima. - quelle ultime parole furono sussurrate mentre lo sguardo di lui, che prima aveva cercato gli occhi di lei, si abbassò, puntandosi sul pavimento.

Quella risposta spiazzò Cameron che,incapace di trovare qualcosa da ribattere, tacque improvvisamente.

Tra loro era calato un silenzio sordo,spezzato unicamente dal rumore dei loro respiri. L'imbarazzo fu rotto da Cameron che voltatasi di spalle parlò con estrema serietà: - Hai sempre creduto che i miei sentimenti per te non fossero altro che una infatuazione, una stupida cotta presa da una ragazzina ingenua, convinta di poter aggiustare tutto quanto ci fosse di sbagliato. Hai sempre creduto di essere sbagliato, e per questo di attirare la mia attenzione, la mia pietà. Mai il mio amore. Eppure House- continuò voltandosi e avvicinandosigli sino ad inginocchiarsi accanto a lui sulle coperte- nonostante mi fidi del tuo giudizio più di quello di chiunque altro,questa volta hai sbagliato- a queste parole il viso di House si contrasse in un espressione interrogativa, delineando una profonda ruga sulla fronte che Cameron accarezzò appena con la punta dell'indice per poi scendere sullo zigomo, sul collo, dove si soffermò qualche momento sulla cicatrice lasciata dallo sparo, ed infine sulla spalla che seguì sino a raggiungere la mano di lui. House rabbrividì a quel tocco e chiuse gli occhi quando la mano di lei sfiorò il suo viso, incapace di sostenere il suo sguardo e conscio di voler godere a pieno di quella inaspettata carezza. Lei non strinse la sua mano, semplicemente se la portò sul petto, all'altezza del cuore – se volevi che ti palpassi- proruppe House con un sorriso sghembo- bastava che me lo chiedessi, e saresti stata accontentata- . Ma Cameron si lasciò intimidire dal suo sarcasmo, poiché aveva intravisto negli occhi di lui, nell'incrinazione della sua voce, una vulnerabilità che raramente le era stato concesso di vedere. -Senti il battito del mio cuore House? Riesci a percepirne la velocità? Sai bene che può essere determinata solo da - -Un rilascio supplementare di endorfine- completò lui e cameron annuì mestamente – E sai bene che sentimenti come la pietà o la compassione non producono endorfine- terminò lei coprendo la mano di lui ancora poggiata sul suo cuore con la sua.

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Capitolo 6
*** Cap.6 ***


POV HOUSE

Mi sollevo su un gomito e ti guardo dormire.

Ti guardo dormire e non riesco a non pensare alle tue carezze, ai tuoi baci, a tutte quelle attenzioni che ho ignorato in questi anni, per una stupida testarda paura...di cosa?

Abbiamo fatto l'amore con impeto e con rabbia, con tenerezza e dolcezza inseme come se tutte le sensazioni e le emozioni tenute a freno per tanto tempo fossero esplose al solo tocco delle nostre mani.

Continuo a guardarti dormire.

Seguo il tuo profilo con lo sguardo, la tua pelle stropicciata contro il cuscino, la tua espressione serena. Vorrei sapere cosa sogni. Quante volte mi hai sognato Cameron? Io tante...

Hai cambiato posizione ora, il lenzuolo ti lascia la schiena scoperta coprendo poco anche il fondo schiena. Sorrido inconsapevolmente.

Sei bella Cameron, non solo perchè il lenzuolo ti lascia mezza nuda alla mia vista.

Il tuo viso è bello nella dolcezza che esprimi quando sorridi, nella determinazione che mostri fronteggiandomi, ostentando sicurezza. I tuoi occhi sono belli nella loro naturale brillantezza, nella luce opaca che mostrano quando sei ferita e non lo dici a nessuno, nello sguardo che hai riservato al mio corpo, alle mie cicatrici... a me.

Il tuo cuore è bello, nella tenerezza e nell'audacia con cui mi hai abbracciato questa notte, nella forza che dimostri ogni giorno, nella caparbietà di non lasciarmi sprofondare anche quando volevo solo sparire.

Non riuscirò mai a spiegarmi come puoi conoscermi così intimamente, come puoi sempre sapere cosa è giusto per me quando nemmeno io lo so.

Mi hai protetto sempre.... ed io ti ho detto che non sei altro che una crocerossina

Mi hai dimostrato di amarmi e non ho fatto altro che respingerti.

Me lo hai sussurrato anche questa notte, mentre ti stringevo a me. Lo hai detto in maniera quasi impercettibile ed io avrei dovuto dirlo a te... ma non l'ho fatto.

La mia mente lo ha fatto.

Il mio corpo lo ha fatto.

Il mio cuore lo ho urlato.

Ma la mia bocca è rimasta muta.

 

So che lo hai notato.

Tu hai continuato , nonostante il mio silenzio, anche se per un attimo i tuoi occhi si sono spenti dentro ai miei, per poi tornare a brillare quando ti ho sorriso.

Ti sei accontentata ancora una volta Cameron.

Cameron...non sono neppure riuscito a pronunciare il tuo nome, non ancora.

Tu mi hai chiamato " Greg", mi hai detto " Greg, ti amo" ed io non ho saputo fare altro che trincerarmi nel mio silenzio.

Ho un istinto irrefrenabile di svegliarti, non mi importa sei stanca e se hai dormito si e no quattro ore,.

Voglio che ti svegli.

Voglio che ti svegli e mi guardi.

Voglio che ti svegli e mi sorridi.

 

 

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