Salvezza, fiducia e amore

di kamy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Save me ***
Capitolo 2: *** Save you ***
Capitolo 3: *** Mi fido di te ***
Capitolo 4: *** Ti fidi di me ***
Capitolo 5: *** Ti amo ***
Capitolo 6: *** Mi ami ***



Capitolo 1
*** Save me ***


Ringrazio anche solo chi legge.

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Save me

Watson si leccò le labbra, socchiuse gli occhi e guardò l’amica gesticolare, le parole di lei le arrivavano ovattate alle orecchie e abbassò lo sguardo. Nel brusio di tutt’intorno erano confuse anche quella della coppia dei due amici. Watson guardò la tazza sporca del proprio rossetto, si sporse e osservò la sottile traccia di caffè all’interno.
-Holmes si diverte a darmi delle tracce confuse e a non ammettere che me le ‘sta fornendo, come ha fatto con la lavanderia. Mi sento un’allieva con un maestro, se non fosse che l’insegnante è folle- rifletté.
“Insomma, io mi preoccupo per te, noi lo facciamo…”. Percepì l’amica dire e alzò il capo, guardandola davanti a sé ed espirò dalle narici. Il cellulare le vibrò, portò la mano alla tasca e lo tirò fuori. In una serie di emoticon sorridenti c’era un messaggio.
“I n u” lesse a bassa voce.
“Come scusa?” domandò la donna della coppietta.
“Devo andare” rispose secca Watson. Si voltò, prese la borsa, sorrise e rimise il cellulare in tasca. Li salutò con la mano e raggiunse la porta.
-In una cosa è bravo, a tirarmi fuori dalla vera follia quotidiana: l’ipocrisia della vita- rifletté.

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Capitolo 2
*** Save you ***


Ringrazio anche solo chi legge.

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Save you

Watson salì gli scalini della metropolitana, uscì all’aperto e il vento le sferzò il viso arrossandole la pelle pallida. Gocce di pioggia scesero dal cielo, la colpirono facendola rabbrividire e la giovane donna aprì la borsa. Ne tirò fuori un ombrellino, lo aprì e richiuse la borsa avanzando. Evitò due uomini con la ventiquattrore e passò oltre una donna in giacca e cravatta. Entrò in un vicolo e proseguì sentendo i vari ticchettii prodotti dalla pioggia. Si voltò di lato vedendo un uomo seduto nel vicolo, coperto da un impermeabile e le cadde l’ombrello. Corse verso Holmes e s’inginocchiò accanto a lui.
“Holmes?” domandò.
Holmes alzò il capo, i suoi occhi erano cerchiati di nero e la sua pelle era tirata, il suo corpo era scosso da tremiti. Watson si piegò di più verso di lui e lo guardò negli occhi, vedendoli lucidi.
-Non avevo mai fatto caso a quanto i suoi occhi fossero stupendi- pensò. Lo strinse a sé, allontanandolo dal muro, e lo cullò.
“Ti sei fatto una dose?” domandò con tono duro. Sherlock negò con il capo e ansimò, stringendo gli occhi, facendo ispessire delle rughe d’espressione sul suo viso.
“Ne sento il bisogno Watson … volevo, io … volevo!” biascicò. Si staccò da lei, cadde seduto in terra e strisciò all’indietro.
“Io devo anestetizzare la mia mente. Essa riflette, non fa altro. Lei non sa cosa vuol dire notare troppo, essere superiori alla media e vedere la stupidità altrui” mugolò. Watson si sporse in avanti, lo issò e se lo poggiò contro. Lo strinse e gli mise il mento sulla spalla.
“Imparerò ad entrare nel suo mondo, in modo che lei non sia più solo e non abbia più bisogno della droga” promise. Holmes sorrise e la strinse a sua volta.
“Allora farà meglio a diventare lei la mia droga” sussurrò.

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Capitolo 3
*** Mi fido di te ***


Ringrazio anche solo chi legge.

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Mi fido di te

“Pensa davvero che io riesca a resistere ventiquattr'ore senza di lei? Mi sopravvaluta di gran lunga. Potrei commettere miriadi di omicidi” domandò Holmes. Aprì e chiuse le mani bloccate da un paio di manette, con indice e pollice prese un bastoncino di metallo e lo mise nel lucchetto. Watson portò il trolley fino alla porta, si allontanò da essa e si mise davanti alla finestra guardando fuori.
-Il taxi sarà qui a momenti- rifletté.
“E’ più probabile mi porti al suicidio con i messaggi che mi invierà. Le costa troppo scriverli in maniera normale?” chiese secca. Holmes fece scattare le manette che ricaddero sul tavolo con un tintinnio.
“Quei codici mi affascinano e d’altronde c’è stato modo di dimostrare che è utile durante il mio rapimento” rispose. Si mise un altro paio di manette e sbuffò.
“Ora risponda al mio quesito” borbottò. Watson sorrise e si mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

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Capitolo 4
*** Ti fidi di me ***


Ringrazio anche solo chi legge.

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Ti fidi di me
 
Holmes si sdraiò lungo disteso sul sedile della macchina e boccheggiò, il suo sangue gli impregnava i vestiti e macchiava sotto di sé.
“Non facciamo in tempo ad andare in ospedale. Mi operi, Watson” ordinò con voce rauca. Strinse gli occhi e con la mano tremante si sollevò la maglia, lasciando scoperta la ferita. Watson si guardò intorno, con gli occhi sporgenti e deglutì. Holmes mise una mano in tasca e avvolse con le dita ricoperte di sudore freddo un bisturi. Lo tirò fuori e lo porse alla donna, vedeva nero e il suo viso era grigiastro.
“Tolga il proiettile” farfugliò. Watson afferrò il bisturi e strinse le labbra fino a farle sbiancare. Osservò la ferita e avvicinò la lama di metallo al ventre perforato. Holmes gemette di dolore e boccheggiò.
“Si ricorda perché non sono più un chirurgo?” domandò Watson.
-Non è troppo in profondità, ma devo stare attenta a non recidere niente. A quanto pare ha avuto fortuna, il proiettile si è incastrato in una costola che non si è piegata e non ha infilzato nulla-rifletté. Iniziò l’operazione e tenne ferma la mano sentendolo ululare di dolore.
“Sono stata radiata per aver lasciato morire un paziente” si rispose secca.
“Io … mi fido … di lei…” bisbigliò Holmes perdendo i sensi. Watson iniziò l’estrazione.
“Ed io non la deluderò” bisbigliò.

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Capitolo 5
*** Ti amo ***


Ringrazio anche solo chi legge.

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Ti amo
“E’ davvero insolito” sussurrò Holmes. Watson si voltò, raggiunse il tavolo e gli appoggiò un contenitore di carta davanti al viso.
“Sì, è raro facciano offerte portar via alle caffetterie, ma ho pensato che per una volta una colazione decente non l’avrebbe uccisa” rispose. Sherlock negò con l’indice e schioccò la lingua sul palato.
“No, no, certo che no!” si lamentò. Aprì la busta e ne tirò fuori un contenitore di cappuccino e un cornetto vuoto.
“Non tanto questa sua insolita gentilezza, ma il fatto che lei si sia legata i capelli. E’ rimasta convinta di star meglio con i capelli legati, nonostante lei stia nello stesso modo sia così che quando li ha sciolti” brontolò. Sollevò il cornetto e indicò più volte la sua assistente.
“Perciò le piace qualcuno. O mi vuole chiedere di uscire con questa persona o è il giovane della caffetteria” si lamentò. Watson sorrise, si sporse e lo guardò negli occhi.
“Fuochino. Vorrebbe uscire con me Holmes e non per un omicidio?” domandò. Sherlock spalancò la bocca e il cornetto gli cadde di mano. Deglutì a vuoto e chiuse la bocca.
“Se avessi saputo che questo l’avrebbe zittita, l’avrei fatto il primo giorno”. Lo punzecchiò Watson.

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Capitolo 6
*** Mi ami ***


Ringrazio anche solo chi legge.

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Mi ami

Watson abbassò lo schermo del pc portatile che teneva sulle gambe sopra le coperte. Sentì dei passi veloci risalire rumorosamente le scale, il silenzio e dei passi che si allontanavano. Watson si voltò mettendo il portatile sul comodino e si sollevò il cuscino dietro di sé, appoggiandovi la schiena. Sentì un susseguirsi di passi che si allontanavano e si avvicinavano, scosse il capo e si massaggiò una spalla. La porta si aprì e Holmes entrò.
“Non voglio disturbarla, ma ecco … sì, c’è un caso. All’incirca c’è qualcosa che voglio sottoporre alla sua analisi questa sera … a cena” farfugliò. Watson socchiuse gli occhi e si leccò le labbra.
“Vuole invitarmi a cena fuori?” domandò. Holmes sgranò gli occhi e negò.
“Certo che no. Certo che no!” ribatté. Si chiuse la porta con un tonfo alle spalle e Watson sentì i suoi passi allontanarsi velocemente. Sospirò e sorrise.
“Unico e insostituibile Sherlock” bisbigliò.

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