Chocolate and smoke on the school

di Raven_Phoenix
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Chocolate and smoke on the School


Capitolo 1:



L'autobus era stretto...maledettamente stretto.
Perché cavolo non ero stato adottato da una qualche famiglia di riccastri così da permettermi un autistia e una di quelle belle merchedes di cui non riesci a capire quando inizia il cofano e quando finisce la coda? Invece eccomi qui, pigiato insieme ad almeno una quarantina di altri studenti su uno sgangherato autobus dalla vernice scrostata gialla. Ovviamente, essendo piuttosto gracilino, quel gruppo di gran simpaticoni palestrati mi aveva praticamente sollevato di peso e buttato in fondo alla folla che spingeva per accaparrarsi almeno uno degli scomodi sedili rivestiti di quella che poteva tranquillamente sembrare pelliccia di cane, lasciandomi l'unica scelta possibile: rimanere in piedi pregando perché la maniglia alla quale ero aggrappato non cedesse.
Rimasi per tutti i diciassette minuti di tragitto immobile, cercando di non dare peso alla puzza di sudore e di fumo attorno a me... come cavolo facevano a fumare dentro a una bolgia simile?!
Non vedevo l'ora di poter rimettere i piedi saldamente contro all'asfalto, anche se questo significava l'arrivo all'inferno: Scuola.
Avevo sempre odiato il primo settembre, quando quegli orribili cancelli di metallo si aprivano davanti a me mettendo in mostra quella prigione di mattoni grigi e azzurri. Era piuttosto grande, situata in cima ad una collinetta quasi come se stesse a significare che una volta entrati si sarebbe rimasti isolati dal resto del mondo, una sorta di Alcatraz in miniatura, come mi piaceva chiamarla. Era semplicemente spoglia, le pareti grezze di mattoni in cemento armato con i davanzali delle finestre e i cornicioni azzurro pallido. Il cortile consisteva in un piccolo spiazzo davanti all'entrata ed un cortile interno con qualche albero rinsecchito e delle panchine di sasso altamente scomode. L'interno, da come me lo ricordavo dall'anno precedente, non cambiava molto, con la sola aggiunta del pavimento in piccole piastrelle quadrate color crema e la luce artificiale delle lampade a neon.
Beh... i ricordi a breve non sarebbero più serviti dato che mi trovavo in procinto di varcare quei maledetti e dannatissimi cancelli.
Sospirai sistemandomi meglio la borsa a tracolla, e preparandomi all'inveitabile, mossi il primo passo verso il nuovo anno.
Il ritmico ticchettare dei miei stivali in pelle veniva quasi soffocato dalla bolgia di altri studenti che si correvano incontro abbracciandosi... anche a me successe la stessa cosa più o meno. Sentii soltanto una vocetta acuta gridare il mio nome e subito dopo un peso indesiderato piombarmi sulla schiena.
-Mello!-
Cercando di non perdere l'equilibrio e ritrovarmi con il sedere per terra, trovai la forza di borbottare qualcosa.
-Voglio ricordarti che pesi quasi più di me, mostriciattolo!-
Pochi istanti dopo sentii il peso indesiderato abbandonarmi per ritrovarmelo davanti agli occhi: basso, occhi azzurro chiarissimo quasi come se le iridi non esistessero, capelli argentei scompigliati che non vedevano l'ombra di un pettine da settimane, una camicia troppo grande per il suo corpo minuto e che toccava quasi le ginocchia, i pantaloni, stesso colore, debordavano da un paio di vecchie scarpe da ginnastica.
L'esserino alzò il braccio facendomi ciaociao con la mano quasi come un bimbo piccolo, e la manica troppo lunga rafforzava ancora di più questa sensazione dato che lo faceva somigliare a cucciolo dei sette nani.
-Già con la carogna sulle spalle, Mel?- chiese innocente facendo comparire un sorrisetto sul suo viso infantile.
-Non rompere, Near... e ti ho già detto duemila volte che non voglio essere chiamato Mel, d'accordo? Mi fa imbestialire...- risposi acido scostandomi con gesto nervoso una ciocca di capelli biondi dal viso che nell'assalto del piccolo nano malefico bianco era andata fuori posto.
Lui alzò le mani in segno di resa sospirando.
-Vedo che non sei cambiato nemmeno questa estate.- disse per poi tornare a sorridere ed alzare un sopracciglio -Possibile che non ci sia nessuna bella ragazza che ti abbia fatto drizzare il gioiellino in questi tre mesi?-
Inveitabilmente sentii le guance andarmi a fuoco, come tutte le altre volte in cui quell'idiota si metteva a parlare di cose sconce che prevedevano anche il mio coinvolgimento.
-Razza di scemo! Dovresti sapere che non ho tempo da perdere in queste cavolate, mentre tu ci provi ma vai sempre in bianco esattamente come i tuoi capelli, vero?- ribattei cercando di mascherare le mie guance in fiamme.
-Su su, lo sai che lo faccio apposta per vederti saltare come una molla. Ti conosco da abbastanza tempo per capire che rimarrai zitello a vita.- si difese dandomi una amichevole pacca sulla spalla.
Tsk... come se questa potesse essere una consolazione. Non avevo mai avuto una ragazza, né mi ero mai innamorato in tutta la mia vita. Del resto ero giudicato troppo strambo, troppo serio e taciturno, così ché nessuna aveva mai osato avvicinarsi per attaccare bottone. Non mi ero mai spiegato il perché, ma al momento non ero interessato a scoprirne la causa, tanto ero sicuro che non l'avrei mai scoperta... o almeno così credevo cinque minuti prima di entrare nel cortile interno.
Io e Near ci eravamo incamminati inesorabilmente verso il nostro crudele destino facendoci largo tra la folla per trovarci almeno un posto dove stravaccarsi in attesa che venissimo convocati tutti in aula magna per il rituale discorso di inizio anno. Trovammo uno spiazzo d'erba libero sul prato in pendenza proprio accanto al piazzale di mattonelle grigie. Gettai accanto a me la borsa e mi distesi con un rantolo indecifrabile. Near aveva iniziato a blaterare sul fatto che quest'anno ci sarebbero stati dei nuovi insegnanti, argomento che alle otto del mattino mi era difficile affrontare lucidamente. Rimasi a fissare il sole che piano piano sorse da dietro le montagne ed inondò tutto con la sua tiepida luce. Fu allora che qualcosa, o meglio qualcuno, attirò la mia attenzione.
Sotto ai raggi dorati, dal resto degli studenti attorniati nel piazzale, mi saltò subito all'occhio una strana ed insolita sfumatura: era la chioma rosso fuoco di un ragazzo, talmente forte che sembrava avesse la testa in fiamme. In mezzo a tutta quella esplosione di colore erano poggiati degli occhiali da aviatore arancioni, e mi chiesi da davvero non si sarebbero sciolti da un momento all'altro in mezzo a quell'oceano di lava. Rapito da quello spettacolo mi misi ad osservarlo meglio: era alto, fisico slanciato, pelle pallida, anche se mai quanto la mia, vestito con una maglietta semplice a righe nere e bianche e dei jeans infilati in un paio di stivali.
Non lo avevo mai visto prima d'ora, probabilmente doveva essere un nuovo arrivato a giudicare anche dal fatto che fosse solo. Con un gesto naturale e disinvolto frugò in una tasca dei pantaloni estraendo un pacchetto di Lucky Strike, e dopo aver estratto una sigaretta se la portò alla bocca accendendosela. Venne avvolto in pochi secondi da un fine alone di fumo, che gli conferì se possibile un aspetto ancor più irreale.
Poi successe tutto improvvisamente... il ragazzo girò la testa nella mia direzione, e mi fissò... i nostri sguardi si incrociarono e io non potei fare a meno di rimanere totalmente soffocato da quegli occhi verdi pieni di mille sfumature diverse. Giuro che in vita mia non ne avevo mai visti di così belli, nemmeno degli smeraldi avrebbero potuto competere. Il colpo arrivò inaspettato, dritto al petto quasi come se mi avessero appena tirato un pugno, poi si espanse e mi prese alla testa facendomela girare vorticosamente, talmente tanto che credetti di svenire, infine scese di nuovo fino al cuore e mi fece perdere un battito. D'un tratto l'aria mi sembrò troppo poca e mi sentii soffocare come se fossi stato in mezzo ad un oceano...ma questo oceano era verde come gli occhi di quello strano ragazzo.
Mi accorsi solo allora di essere rimasto a fissarlo imbambolato, e probabilmente lui doveva essersene accordo, scostò la sigaretta dalla bocca e distese le labbra in un sorriso.
Di scatto mi voltai dall'altra parte, e allora arrossii arrossii arrossii e arrossii fino a sentirmi andare letteralmente a fuoco il viso, tanto che ero indeciso se estrarre il cellulare e comporre il numero dei pompieri. -Mello? Ehi, che ti prende?- chiese Near accorgendosi delle stato pietoso in cui ero, ansimante e probabilmente rosso come un peperone.
"Il cuore... il cuore..." continuavo a ripetermi nella mia testa sentendolo battere all'impazzata. Che cavolo mi stava succedendo? Ero un po' troppo giovane per un infarto in fin dei conti, quindi doveva esserci qualcosa che non stava andando per il verso giusto.
Cercai di calmarmi prendendo dei lunghi respiri, tenendo gli occhi ben chiusi. In qualche modo riuscii a calmarmi, e quando mi azzardai a riaprirli mi ritrovai davanti Near, intento a giocherellare con i suoi capelli mentre mi guardava frastornato.
-Amico, hai bisogno di peacemaker?- mi chiese mentre si guardava intorno per capire la ragione di quel colpo...già... la stavo cercando anch'io in quel momento... e sfortunatamente la ritrovai.
Ritrovai con lo sguardo il ragazzo dai capelli rossi, e per poco non svenni sul serio quando mi accorsi che ancora guardava verso di me. Non potei evitare di nuovo quelle sfavillanti pietre preziose che mi fissavano, e mi ritrovai di nuovo imbambolato come un ragazzino davanti alle montagne russe. Beh, in effetti sembrava che il mio stomaco stesse facendo un dozzina di giri della morte in quel momento. Mi sorrise di nuovo e sentii la mia testa girare girare girare e girare ancora, tanto che mi chiesi se l'ipotesi di Near sul fatto che avessi dei criceti che corrono su una ruota al posto del cervello fosse vera.
A ripensarci quello era niente in confronto a quando il ragazzo mosse un passo nella mia direzione, a quel punto potei tranquillamente affermare di essermi ridotto allo stato vegetale.
"Oh cazzo..." pensai quando lo vidi compiere il secondo passo mentre ancora mi teneva inchiodato con lo sguardo.
Ecco, aveva mosso anche il terzo.
"Oh cazzo... oh cazzo... oh cazzo..." ed ora in quarto e a seguito il quinto "Cazzocazzocazzocazzocazzocazzo!"
Credete nei miracoli? Io sì, dopo quel giorno, perché in quel preciso istante gli altoparlanti fischiarono e la voce gracchiante del vice direttore annunciò di mettersi ordinatamente in fila davanti alle porte per entrare in aula magna.
Senza farmelo ripetere due volte agguantai Near per la manica della camicia e lo trascinai via di corsa con me come un sacco di patate. Non osai voltarmi nemmeno di un centimetro per vedere se il ragazzo dai capelli rossi fosse vicino o lontano. Sgusciammo tra gli altri studenti evitando di non venire uccisi da gomitate e quant'altro finché non appoggiammo le chiappe sulle sedie dell'aula magna. Solo allora mi concessi una breve occhiata alla fiumana di gente che stava entrando, e ovviamente quei dannati capelli rossi erano visibili anche da un chilometro di distanza. Mi calai in fretta il cappuccio del mio ciacchettino in testa e mi assicurai che mi coprisse per bene gli occhi. Fortunatamente si doveva essere seduto da qualche parte più avanti, così aspettai un po' più rilassato l'inizio del discorso.
Il direttore raggiunse il microfono sul palchetto e si apprestò a dire le solite cose che erano tutti abituati a sentire. Una volta finito di leggere il regolamento scolastico passò ai vari comunicati sui cambiamenti per il nuovo anno.
-Inoltre faccio presente che tra gli studenti del terzo anno ci sarà un nuovo arrivato. Vorrei che lo accoglieste tutti, ve lo presento.- annunciò ammiccando verso la parte sinistra della sala, e quasi come se me lo aspettassi lo vidi alzarsi... il rosso malefico.
-Date un caloroso benvenuto a Matt Hikinori.-
Tra gli applausi scroscianti e il brusio di sottofondo nella mia testa il suo nome rimbombò in ogni singolo angolo fino a farmelo uscire in un soffio dalle labbra, e quasi come se si fosse trattato del mio ultimo respiro lo pronunciai per la prima volta.
-Matt...-

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Eccomi, sono tornata! >_____< È tempo che posti anche il secondo capitolo, sisi u___u <-*si convince da sola* buona lettura^^


Chocolate and smoke on the School


Capitolo 2:


Credo che se Near non mi avesse schiodato di peso da quella sedia in aula magna sarei rimasto lì, a fissare il punto in cui LUI sedeva pochi istanti prima. Sempre trascinato per la manica da quel Puffo scolorito percorsi i corridoi che portavano alla nostra aula come in una sorta di trance e mi riebbi soltanto quando dovetti quasi inciampare per non finire addosso alle prime file di banchi. Fortunatamente percepii la risata trattenuta di Takada, quella insopportabile ochetta snob figlia di papà, e mi distrassi dal mio groviglio di pensieri per girarmi ed incenerirla letteralmente con uno sguardo.
Arrancai tra la guerra da colosseo che stavano ingaggiando i miei compagni per prendersi i posti migliori, e miracolosamente riuscii a buttarmi sul banco più vicino passando a filo dal ritrovarmi schiacciato completamente tra Shinichi e Mamoru. Solo dopo aver scampato il pericolo riuscii a capire in che postazione ero: secondo banco in penultima fila... mh, non male.
-Ehi Mello, sei ancora intero?- udii la voce di Near a poca distanza dalla mia.
Ok, ora qualcuno avrebbe dovuto spiegarmi come diavolo facesse quel benedetto albino ad essere riuscito a sedersi nel banco accanto al mio!
-Diciamo di sì, mezzo scassato ma ci sono.- risposi facendo un gesto di stizza con la mano.
Improvvisamente, proprio quando credevo di essermi calmato, il mio naso catturò un odore più forte del solito, e credetti di essere diventato così idiota da riuscire a strozzarmi con l'aria.
Fumo.
Fumo impregnato nei vestiti
. Fumo di sigarette.
A quel punto avreste potuto classificarmi come pazzo, ma riuscii ad indovinarne la marca con un fremito: Luky Strike.
Mi voltai di scatto, così veloce che sentii scricchiolare il mio collo, e mi ritrovai faccia a faccia con lui. Era seduto tranquillamente nel banco alle mie spalle, intento a guardarsi attorno incuriosito. Non era certo il tipico nuovo alunno disorientato in preda al terrore di non conoscere nessuno e perdersi nei corridoi, al contrario ciondolava sulla sedia con aria disinvolta mentre studiava i volti delle persone presenti nell'aula. Perché di tutte le classi possibili esistenti dovevano aver messo Matt proprio nella mia?! Questo pensiero continuava a martellarmi in testa costringendomi a voltarmi di nuovo dall'altra parte per non rischiare di avere un collasso definitivo.
Come se fosse potuto finire tutto voltandogli semplicemente le spalle... Pochi istanti dopo sentii una voce sconosciuta, roca e con uno strano timbro nella pronuncia.
-Ehi, biondino?-
Mi morsi il labbro talmente forte che di lì a poco sarebbe andato a sangue e lanciai una occhiata fulminea a Near come ultima speranza, ma quell'idiota era intento a parlare con Lidner. Presi un lungo respiro e mi voltai pronto a vedermela faccia a faccia con Matt.
Quando incrociai di nuovo i suoi occhi sentii quel briciolo di coraggio che avevo accumulato darsela letteralmente a gambe lasciandomi fermo e immobile come un baccalà, incapace di proferire parola.
Lui mi sorrise tranquillo smettendola di rimanere in equilibrio prepcario sulla sedia e mettendosi dritto.
-Scusa, mi sai dire se avremo bisogno già oggi i libri di testo?- mi chiese sporgendosi leggermente verso di me mentre parlava.
-Ehm...come?- riuscii a balbettare senza riuscire a capirci niente.
-Oh, forse ho capito. Sei nuovo anche tu?- fece lui notando il mio patetico boccheggiare mentre cercavo di riavviare il cervello.
-N...no! È che...- calma Mello, dannazione! Fai girare la ruota dei criceti che hai in testa! -... non lo saprò finché non ci avranno distribuito gli orari, ma probabilmente non ne avremo bisogno non ti preoccupare.-
Incredibile, aveva funzionato! Ero riuscito a riacquistare il mio autocontrollo davanti a lui, e anche piuttosto bene, anche se avevo le mani sudate e aggrappate saldamente al bordo della sedia.
-Ok, ti ringrazio.- mi sorrise... ecco che il mio autocontrollo ripreso con tanta fatica tornava a vacillare rischiando di finire a fare in culo dopo nemmeno tre secondi -Ah... tu sei?-
Non feci in tempo a rispondere che un oggetto non identificato sfiorò la mia testa e quella di Matt per andare a schiantarsi contro alla parete.
Un gesso della lavagna, ciò significava solamente che la prof era arrivata.
-Mihael!-
Eccola lì, la vecchia... -Signorino Kheel, non ho nessuna voglia di rimanere a fissare la sua schiena per il resto della lezione.- disse facendo apposta a darmi del lei, cosa che odiavo, e di certo lei lo aveva intuito -Girati immediatamente se non vuoi finire fuori dall'aula già dalla prima lezione.-
Mi esibii in una smorfia disgustata che fece scappare a Matt una risatina, infine dovetti distogliere lo sguardo da lui per tornare a fissare quella megera che probabilmente non aveva mai sentito parlare di una cosina chiamata "botulino".
Rimasi ad ascoltare i rantoli del rosso dietro di me che cercava di trattenere le risate... ero davvero così comico quando mi incazzavo?
Seguii i primi due minuti di lezione con l'entusiasmo di un bradipo che flirta con un polpo, finché non mi vidi arrivare al volo un pezzetto di carta accuratamente piegato. Senza farmi vedere dall'avvoltoio preistorico, lo aprii e lessi quelle poche righe scritte con una calligrafia un tantino disordinata:

"Scusa se ti ho fatto prendere la colpa dalla prof prima.
Piacere io sono Matt, e tu ti chiami Mihael Kheel, vero?
Peace and Love ^^"


Persi i successivi cinque minuti a cercare di coordinare il movimento di afferrare una penna e scribacchiare velocemente una risposta, poi con gesto disinvolto rilanciai il biglietto all'indietro. Avevo scritto soltanto due parole:

"Chiamami Mello."

Dopo neanche mezzo minuto l'agoniato foglietto mi ritornò indietro. Sopra c'era disegnata una caricatura di Matt stilizzata, riconoscibile dagli occhiali da aviatore sulla testa. Sotto di essa aveva scritto a caratteri cubitali:

"MELLO RULEZ! ^___^"

Sorrisi appena mentre me lo infilavo accuratamente nella tasca dei miei pantaloni.



Ecco anche il secondo capitolo, e finalmente i due diretti interessati sono riusciti a scambiarsi i primi cenni vitali XD
Uff, proprio oggi ho letto Death Note 12 ç____ç ma andiamooo! Non può finire così! VIVA I CATTIVIIIII!!! Detto questo vado a guardarmi il DVD che c'era in regalo contente la prima puntata dell'anime doppiata in italiano +__+ Ma primaaaa (<- in stile The Mask) ringrazio i miei lettori^^

Karin93: Grassie cara *-* spero checountinui a piacerti fino alla fine^^

Ina: *_____* già nel preferiti al primo capitolo? Me onorata assai u___u Arigatou XD

kokuccha: Ma grassie^^ Embeh, se Near l'avessi fatto come nella realtà lo avrei piantato a casa a giocare con le sue paperelle di gomma, Mello lo voglio far bocchggiare in opreda ai bollori più assurdi (muahahahahah!) e ovviamente doveva esserci Matt a fare la parte del figo no? u__u Ho anche ingrandito il carattere di scrittura come mi avevi consigliato^^

Ok, ora vi saluto veramente! >____< Sciauuuuuuu!!!!!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Me é tornata finalmente +___+ wuuuu-uuuuh! Dopo la carica eccessiva di yaoismo che ho ricevuto al Lucca Comics ho sfornato il terzo capitolo! >.<
Se per caso chi ci é stato ha visto o fatto una foto con una cosplayer di Mana dei Moi dix Mois un po' troppo bassa(io) insieme ad un' altro Mana e un gruppo di Death Note si faccia sentireeeeee *___*
Ed ora vi lascio all'imminente inizio del terzo capitolo u.u



Capitolo 3:


Percorsi il tratto di strada da scuola a casa senza nemmeno accorgermi di non aver preso l'autobus e di essere andato direttamente a piedi. Entrai in casa togliendomi le scarpe al volo, ed improvvisamente passando davanti alla cucina il mio stomaco reclamò come se non mangiassi da giorni. In effetti all'ora di pranzo non avevo toccato cibo lasciando tutto il mio vassoio a Near, che si era tranquillamente ingurgitato tutto come una candida e piccola fogna.
Mi avventurai tra gli scaffali della credenza rovistando qua e là nel tentativo di trovare qualcosa di commestibile che mi permettesse di arrivare vivo fino all'ora di cena. Dopo aver scartato una pila di pacchetti di biscotti ripieni alla marmellata e non essere rimasto sepolto per miracolo sotto alla mole di una dozzina di pacchetti di patatine, qualcosa catturò tutta la mia attenzione. Era in un angolino, ricoperto da un po' di polvere. La forma era rettangolare e di colore scuro, e dopo essere riuscito a prenderla arrancando tra tutte le altre provviste me la rigirai tra le mani.
Una tavoletta di cioccolata.
Non amavo particolarmente la cioccolata, ne avevo mangiata talmente poca e di malavoglia che a stento mi ricordavo il suo sapore.
Un nuovo brontolio allo stomaco rieccheggiò per la cucina.
-Oh, beh...é pur sempre commestibile.- dissi tra me e me a voce bassa alzando le spalle mentre uscivo dalla cucina per dirigermi verso il piano di sopra.
Una volta arrivato nella mia piccola e spoglia camera mi gettai sul letto, soffocando il viso nel cuscino e rimanendo lì così per qualche minuto senza dare nessun segno di vita. Improvvisamente la stanchezza mi aveva assalito, e presto mi ritrovai a sbadigliare spalancando la bocca a forno fino al punto da sentire le mascelle cigolare. Mi voltai a pancia in su, affondando le mani nelle tasche dei miei pantaloni. Nel farlo sfiorai con le dita qualcosa sul fondo, e reprimendo un nuovo sbadiglio lo tirai fuori per vedere cosa fosse. Spalancai gli occhi ed emisi un patetico verso strozzato, simile ad un tacchino quando gli tirano il collo, mentre mettevo a fuoco il piccolo foglietto di carta ripiegato che ora tenenvo tra le mani. Ci credete se vi dicessi che solo a vedere quel piccolo ed insignificante pezzettino di carta il mio cuore aveva accelerato di colpo?
Facendo un lungo respiro lo aprii e rilessi quelle poche righe scritte in quella calligrafia un poco sbilenca e il piccolo disegnino sul fondo. Mille pensieri tutti con al centro quei capelli rossi capaci di acciecarmi mi turbinavano nella testa.
Cosa aveva Matt di così ipnotizzante?
Immerso in quella domanda scartai assente la barretta di cioccolato che mi ero ricordato di aver lasciato sul letto, accanto a me. Mentre fissavo ancora il bigliettino staccai con un morso il primo pezzo. In quel momento accadde una strana reazione: il sapore intenso di cioccolato si sovrappose all'immagine di Matt nella mia testa, in una perfetta armonia, trasmettendomi una sensazione travolgente che mi fece sentire dopo tanto tempo vivo.
Lentamente, mentre ingoiavo la cioccolata e il sapore scivolava via dalla mia lingua, quell'euforismo spropositato aveva iniziato a sfumare fino a farsi lievissimo. Spalancai gli occhi con una sola parola che mi martellava nella testa.
Ancora...
Ancora...
Ancora!
Rivolevo assolutamente quel momento magico a tutti i costi, mi sembrava quasi di morire ora che era sparito. In uno scatto nervoso presi la tavoletta e la tolsi completamente dal rivestimento di carta stagnola. Lo schiocco sonoro del pezzo di cioccolata che si staccava mentre lo mordevo rieccheggiò per tutta la stanza, e venne seguito presto a ruota da altri, mentre davanti ai miei occhi danzava di nuovo l'immagine di Matt che mi sorrideva tranquillo mentre prendeva un tiro di sigaretta e mi soffiava una boccata di fumo in faccia. Quest'ultimo si mescolò all'odore del cioccolato, e l'insieme era così nuovo per me, così anomalo, così irresistibile da inebetirmi completamente, tanto che pensai di avere la febbre alta e di essere in procinto di svenire.
Cioccolata...
Fumo...
Fumo...
Cioccolata...
Fumo e cioccolata...
Raggiunsi l'ultimo morso della tavoletta, ormai sazio di quella nuova esperienza, e rimasi fermo immobile, sdraiato a pancia in su a fissare le piccole ragnatele sul mio soffitto, cercando di calmare il mio respiro affannato.
Fu da quel giorno che iniziai ad amare la cioccolata più dell'aria.

La mattina seguente, quando mi presentai davanti a Near minacciandolo con una penna biro di andarmi a prendere una tavoletta di cioccolato alla mensa, solo a vedere la mia ombra sul pavimento mi sembrava di essere più simile ad un serial-killer psyco al posto di un semplice ragazzo in astinenza...e che astinenza! Anzi, quale delle due? Da cioccolata o da Matt?
Tutta la notte mi ero rigirato nel letto pensando a lui, che nei miei sogni non faceva altro che fumarmi come un turco in faccia. Al momento, però, aveva la priorità la mia nuova dipendenza dal cacao. Pregai per Near che mi prendesse una bella tavoletta al fondente nero, come quella che avevo letteralmente violentato a morsi la sera prima.
Troppo preso dalle mie fantasie sulla cioccolata non mi accorsi minimamente di quello che mi accadeva attorno, perciò potreste tranquillamente immaginarvi il colpo che mi presi quando mi sentii assalire alle spalle da un "dolce" peso che mi era volato dritto in schiena in una frazione di secondo.
Barcollai in avanti.
-Che cazz...- mi voltai di scatto facendo però morire a metà l'inizio della bestemmia lunga tre chilometri che avevo in programma di dire mentre posavo lo sguardo sul mio assalitore.
Eccolo, davanti a me, occhiali da aviatore sul viso e paglia in mano.
-M...Matt?- farfugliai sforzandomi di non fare istintivamente un passo indietro.
Lui sorrise raggiante.
-Ehilà, Mel!- mi salutò euforico con tanto di "ciaociao" con la mano.
Mel? Cazzo, con tutti i nomignoli possibili esistenti doveva proprio andare a prendersi quello che odiavo di più?! In quel momento metà del mio cervello si incazzava a bestia per via di questo, mentre l'altra metà gongolava pensado: "E chissene frega di come ti chiama, ti sta parlando con la sua splendida voce ed é questo che importa!"
-Ehm... ciao.- lo salutai un po' disorientato.
-Miseria! Ma hai dormito stanotte?- mi chiese avvicinandosi per studiare meglio le mie occhiaie che urlavano "evviva le ore piccole!".
-Diciamo che ho avuto una notte in bianco quanto i capelli di Near.- risposi con una smorfia.
-Uh? Intendi quel tizio che di solito sta sempre con te e che sembra essere appena uscito dalla casetta degli omini della farina?- chiese lui.
Non potei trattenermi e voltai il capo dall'altra parte per iniziare a sghignazzare sulla battuta della farina.
-Sì, proprio lui.- risposi dopo essermi calmato dalle risate.
Anche lui rise, e a quel nuovo suono della sua voce sussultai. Anche quella era splendida, come tutto il resto.
Con mio grande stupore fare conversazione con Matt si stava rivelando piuttosto facile, o almeno finché non incrociavo il suo sguardo color smeraldo ed ero costretto a fissare il vuoto da un'altra parte per non arrossire all'istante. Poco dopo ci raggiunse anche Near, consegnandomi il mio preziosissimo tesoro.
Agguantai la tavoletta di cioccolato e la scartai come un posseduto, mi calmai solo quando mi ritrovai il primo morso che si scioglieva lentamente in bocca. Ora il suo sapore era realmente mescolato all'odore di fumo che emanava Matt, e per un istante mi sembrò quasi di stare fluttuando a qualche metro da terra. Mi riebbi quando sentii la sua voce riportarmi alla realtà.
-Meeeel?- mi passò una mano davanti agli occhi.
-Sì, sì, sono vivo.- risposi cercando di riacquistare la lucidità.
-Oh, bene! Andiamo in classe?- domandò gettando a terra il mozzicone della sua sigaretta.
Sia io che Near annuimmo.
Mi impalai per un attimo ancora nel vedere la sua camminata... a testa alta, le mani in tasca.
Che bella andatura...
Che bella cadenza nei passi...
Che bella disinvoltura...
Che bel cu... eh no! Porca puttana, Mello! Che cazzo di pensieri stavo facendo?!
Mi sforzai di seguirlo, non senza qualche problema nel riacquistare le mia facoltà motorie. Eddai, Mello! Le gambe! Devi muovere quelle!
-Ehi!- mi bisbigliò Near con una espressione a metà tra l'allibito e l'impaurito.
Gli risposi con un rantolo mentre addentavo la mia cioccolata.
-Sbaglio o Matt ti ha appena chiamato "Mel"?- disse facendo guizzare per una frazione di secondo lo sguardo verso Matt per assicurarsi che non ci sentisse.
-E allora?-ringhiai con la bocca mezza piena.
-Di solito se ti chiamo così mi uccidi!-
-Lo so.-
-E a lui allora non dici niente?!-
-No.-
-Perché?!-
-Sta' zitto, Near!-
Accelerai il passo fino a portarmi alla pari con Matt, in modo da troncare quella conversazione.
Avevo deciso: soltanto lui d'ora in avanti avrebbe avuto il permesso chi chiamarmi in quel modo. Convinto della mia decisione sghignazzai.
Ci fu una strana reazione quando varcammo la soglia. Metà della gente ammassata sui banchi si girò a fissarci con espressioni stralunate, disorientate, alcune addirittura piene di ammirazione. Non capendo che stesse succedendo guardai il riflesso mio e di Matt alla fila di finestre dall'altra parte dell'aula.
In un certo senso eravamo una combinazione alquanto strana. Lui che si toglieva gli occhiali da aviatore posandoseli in mezzo alla chioma rossa mettendo in mostra il suo sguardo felino ammaliante, io che finivo di addentare la mia cioccolata mentre con l'altra mano spostavo distrattamente di lato la frangia bionda. Non che sembrassimo dei top-model, ma emanavamo una discreta aura di due tipi non proprio comuni. Uno faceva inspiegabilmente risaltare l'altro.
-Ehi, Mel.- mi disse Matt ghignando dandomi un pugno amichevole sul braccio, accortosi anche lui di quella nuova tensione nell'aria -Ho l'impressione che ci divertiremo parecchio nei prossimi periodi.-
Io appallottolai la stagnola della cioccolata ormai finita e la buttai dritta nel cestino ghignando a mia volta.



*sghignazza puntando un dito verso Mello* Iniziano i pensieri perversi eeeeh?
NdMello: Perché questo essere ha deciso di usarmi come protagonista?! <-inizia a sbattere la testa contro allo stipite della porta xD
Ringrazio tuttissimi per aver commentato ed aver inserito la mia ff sui preferiti *___* spero siate numerosi anche per questo cappy^^
Al prossimo capitoloooo! Sbaciuz a tutti^^

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Olé olé olé! Ecco che Ravvy-chan arrivaaaaaaa! XDDDD Siamo giunti finalmente al quarto capitolo^^ dovete scusarmi se ci ho messo tanto, ma non ero in uno stato grandioso per scrivere, sono caduta in una fase poco creativa quando ho sputo che Luminor avrebbe lasciato i Cinema Bizarre (uno dei miei gruppi preferiti) T___T
Ma ora sono tornataaaa! Ooooh yess u_u Perciò bando alle ciance e buona lettura^^



Capitolo 4


La mia schiena andò a finire contro ad una parete, dopo aver arretrato per parecchio. Nessuna via di scampo.
Venni imprigionato nella sua stretta quando con le braccia mi cinse la vita in modo da tenermi fermo. Sentivo il suo respiro affannoso quanto il mio, mentre lentamente si muoveva sinuoso per tenermi ancora più stretto a lui. Tutto d'un tratto capii che tutta quella resistenza era inutile, e arrendendomi affondai una mano tra i suoi capelli, avendo quasi paura di potermi scottare con quel colore abbagliante simile ad una fiamma viva. Pochi istanti dopo sentii il suo respiro sul mio viso farsi sempre più vicino...più vicino...più vicino... Anche io gli venni incontro ormai impaziente di tutta quell'attesa.
-Matt...- sussurrai appena il suo nome quando le sue labbra erano a meno di un millimetro dalle mie.
All'improvviso un rumore assordante sovrastò tutto. Era insopportabile! Davanti a me, vicinissimo, vedevo Matt fissarmi con aria interrogativa. Possibile che lui non sentisse?
Nonostante la situazione tanto agoniata in cui ero non potei più trattenermi e gridai.
Basta!
Basta!
Basta!
-BASTA!- urlai divincolandomi come un forsennato.
Mi sentii scivolare e poco dopo con un sonoro tonfo caddi di botto dal letto trovandomi con la faccia schiacciata contro al parquet.
-Cazzo!- imprecai ancora mezzo intontito mentre cercavo di tirarmi su.
Di nuovo quel sogno. Ormai erano almeno tre notti di fila che lo facevo preciso identico, e mi stupivo dal fatto che al risveglio non ero incazzato per il sogno in sé... ma più che altro perché si interrompeva sempre sul punto cruciale.
-Cristo, se continua di nuovo così fanculo alla sveglia e rimango a dormire per due giorni di fila pur di arrivare alla fine.- rantolai mentre mi rialzavo e con un colpo secco mettevo a tacere la radiosveglia sul comodino.
Rantolando altre frasi simili mi trascinai al piano di sotto evitando per un pelo di inciampare e finire a farmi il resto della rampa tutta di culo. Entrai in cucina sbattendo come tocco finale la spalla contro allo stipite e mi accasciai come la morte del cigno sul tavolo.
-Cioccolato cioccolato ciaoccolato cioccolato cioccolato...- iniziai a ripetere come un disco rotto mentre iniziavo ad aprire e mettere a soqquadro tutti i cassetti in cerca della mia dolce amata, ma ovviamente non ne trovai nessuna. Benissimo, sarei dovuto arrivare a scuola come gli altri giorni minacciando Near di sofferenze tra le fiamme dell'inferno se non fosse andato immediatamente a prendermi una tavoletta. Tutto nei piani, avevo considerato anche quella possibilità nel casio mia "madre" si fosse scordata di aggiungere la mia cioccolata nella lista della spesa.
Tornai di sopra alla velocità della luce, ora con in testa solo in pensiero di arrivare il prima possibile a scuola per agguantare il piccolo lenzuolino bianco per la mia dose di cioccolateria quotidiana. Mi infilai dentro ai miei pantaloni di pelle, infilai maglietta e giacchetto insieme in un colpo solo, passai rapido in bagno accertandomi di non avere dei nodi stratorferici nei capelli al terzo stadio per diventare rasta. Mi lisciai compiaciuto la frangia che brillava di riflessi oro con il sole che filtrava dalla finestra, alla faccia di quelle stupide ochette che passavano ore dal parrucchiere per una decolorazione!
Proprio quando fui perfetto, pronto per partire con tanto di borsa a tracolla pesante trenta chili con libri e scartoffie varie, uno scampanellio alla porta rieccheggiò per la casa.
Andai di corsa verso la porta, impaziente di liquidare chiunque fosse per poi tornare ai miei "doveri".
Quando aprii la porta e misi a fuoco cosa mi stava davanti ebbi una strana reazione. Avete presente la storia dell'asino con le due balle di fieno? Due tentazioni irresistibili e non sapere quali delle due afferrare per prima.
-'Giorno, Mel. Consegna espresso per un decerebrato maniaco del cacao.- mi salutò Matt, comodamente appoggiato con la schiena alla cassetta delle lettere, impeccabile come al solito, tenendo tra le mani una tavoletta di cioccolato.
I miei occhi si fecero grandi quanto due pozzi alla vista di quel "panorama da cartolina". Ovviamente la mia espressione da deficente al cubo non doveva essergli sfuggita dato che poco dopo buttò all'indietro la testa partendo in una risata.
-Che hai da ridere?- dissi stizzito cercando di guadagnare tempo -Lo...lo sai che mettermi davanti della cioccolata appena sveglio mi fa degli strani effetti.- mi salvai in ultimo escogitando la scusa più logica che potessi trovare.
Lui annuì lanciadomi al volo la mia tanto agoniata tavoletta.
Ci incamminammo insieme, e Matt per i primi metri faticò a camminare dalle risate alla vista dei coriandoli di carta stagnola che volavano ovunque mentre facevo letteralmente a pezzi l'imballaggio della cioccolata.
Quando fummo sul cancello alla fine del vialetto lui si fermò a fissarmi. Aveva una strana luce negli occhi mentre sorrideva tranquillo.
-Uh? Che c'é?- chiesi con la tavoletta tenuta in equilibrio tra i denti.
Lui ridacchiò di nuovo, e con un gesto leggero mi passò una mano tra i capelli. Sentii il mio stomaco annodarsi più e più volte quasi come se stesse lavorando ad uncinetto. Rimasi immobile finché lui non si ritrasse, per poi mostrarmi un pezzettino di carta stagnola rilucente che teneva nel palmo.
-Oh...- dissi sentendo una vampata afferrarmi le guance -...grazie, Matt.-
-Prego, Mel.- rispose passando di nuovo una mano tra i miei capelli, stavolta scompigliandomeli di proposito.
Io mi tirai indietro bestemminando su tutti i minuti sprecati quella mattina per pettinarmeli a regola d'arte. -Eddai, non prendertela. Puoi scompigliare i miei come vendetta.- abbassò la testa incitandomi -Dai dai dai! Stamattina non ho fatto in tempo a sistemarmeli, fammi questo onore, Mel!-
Ora l'uncinetto nel mio intestino si era trasformato in un lavoro a maglia. Iniziai a sentire un caldo indescrivibile nemmeno mi avessero appena schiaffato su un aereo e portato direttamente in Italia per buttarmi nell'Etna. Allungai titubante una mano verso i suoi capelli...cristo santo, quanto avevo desiderato farlo?! Trattenendo il respiro feci passare velocemente le dita tra la sua chioma, affondando in una morbida fiamma che risplendeva alla luce del sole. A poco a poco presi coraggio e mi diedi da fare devastandogli completamente la sua capigliatura già arruffata di suo. Matt rise, una risata che avevo già iniziato ad adorare dalla prima volta che l'avevo sentita, e mi passò un braccio attorno alle spalle.
-Evvai, Mel! Sei meglio di qualsiasi Gel per capelli!- disse allegro.
Ricacciai indietro il più possibile i bollori che risalivano lungo tutto il mio corpo e sorrisi anch'io.
-Bene, vogliamo andare o c'é qualcun altro bisognoso delle mie arti da parrucchiere professionista?- chiesi ironico mentre già a metà frase Matt mi trascinava fuori dal vialetto di casa verso la fermata dell'autobus.
Ovvimente fu impossibile trovare due posti a sedere, perciò ci accontentammo di stare in piedi mezzi schiacciati dall'altra gente.
-Adesso ho capito come fai a rimanere così magro, se stai così tutti i giorni esci peggio di una sardina!- mi disse a bassa voce sghignazzando e lasciando per un attimo il sostegno dove stava aggrappato per mollarmi un pizzicotti sul fianco. Nella mia mente era balenata l'ipotesi di un possibile ed inevitabile disastro a causa del gesto di quell'idiota. Già, avete capito, stavo dando a Matt dell'idiota perché chiunque sapeva di non poter restare in piedi su un autobus senza avere un sostegno per tenersi in equilibrio.
Non ebbi nemmeno il tempo di avvertirlo che l'autobus prese una curva un po' troppo brusca.
Nel giro di un secondo mi vidi arrivare addosso Matt come uno stoccafisso.
-Porc... scusami, Mel.-
Era esattamente con il viso a tre centimetri dal mio, gli occhiali da aviatore mezzi storti che gli pendevano di lato dalla testa, gli occhi socchiusi nello sforzo di cercare di non cadere di nuovo, le sue mani agganciate alle mie spalle usandomi come sostegno.
Visione terribile... visione molto terribile...visione terribilmente...sexy.
Venni preso dalla tentazione di quelle labbra troppo vicine.
Fottermene di perdere anch'io l'equilibrio e finire del tutto a terra.
Fottermene delle persone sull'autobus che ci avrebbero visti.
Fottermene della sua reazione.
Non lo avrei lasciato scappare se avesse voluto ritrarsi.
Non lo avrei più lasciato e basta! Mi sarei ancorato a lui per il resto dei miei giorni.
Riemerse la mia coscenza che iniziò a prendere a schiaffi quei pensieri osceni, mi sembravano l'incarnazione del diavolo e l'ngelo microscopici che nei cartoni animati se ne stanno sulle spalle del protagonista e cercano di persuaderlo dalla loro parte.
"Non lo fare, non cedere alla tentazione altrimenti lo perderai per sempre! Di sicuro se lo farai ora si arrabierà." mi diceva l'angioletto svolazzandomi intorno con le mani giunte.
"Ma quando mai ti ricapiterà di nuovo una situazione simile? Avanti, fallo!" replicò il diavoletto punzecchiandomi con il suo forcone sul collo.
"È una cosa sbagliata nei suoi confronti, lo metterai di sicuro in imbarazzo con tutta questa gente attorno."
"Manda a quel paese quelle persone! Non vedi quanto é figo? Forza, sbranalo!"
"Sbranarlo?! Siamo impazziti?!!"
"Però devi ammettere anche tu che é figo."
"Beh... in effetti..."
"Perfetto! Sentito? Anche il pennuto bianco ti ha dato la sua benedizione, e ora SLINGUATELO!"
"Ehi, no! Aspetta, non intendevo quello!"
"Invece sì!"
"No!"
"Sì!"
Proprio mentre i due piccoletti iniziavano a darsele Matt riuscì a ritrovare l'equilibrio, spostandosi da quella posa. Non seppi dire se mi sentii sollevato o abbattuto, rimasi immobile con le farfalle nello stomaco incapace di pensare.
L'autobus si fermò davanti alla nostra scuola, e fui veloce come un razzo a farmi largo per uscire all'aria fresca. Dovevo assolutamente respirare, fare quattro passi con i piedi per bene a terra, sentrire di essere ancora nel mondo dei vivi, bisogno di...cioccolata!
La voglia di cacao mi prese così violenta tanto che pensai di essere incinto. In mezzo agli altri studenti che si muovevano intorno a me individuai una macchia bianca non molto distante.
-NEAR!- ruggii spaventandomi da solo della mia voce mentre mi dirigevo a grandi passi verso di lui. Già a quella distanza dovevo averlo terrorizzato con la faccia da spiritato che sicuramente dovevo avere in quel momento, perché schizzò subito come un fulmine verso i distributori automatici frugando nella borsa alla ricerca del portamonete. Dietro di me Matt alzò un sopracciglio.
-Non ti eri già mangiato tutta la tavoletta che ti avevo portato io? Rischi il coma diabetico.- mi disse sghignazzando.
Lo fulminai con lo sguardo da sopra la spalla mentre mi precipitavo a ritirare la mia "merce" da Near.
Subito ai primi morsi mi sentii decisamente meglio e riacquistai i nervi saldi.
Era mai possibile che una sola persona potesse farmi l'effetto di un esercito che mi passava sopra con tanto di guardie a cavallo?!
"In coma mi ci farai finire tu!" pensai guardando Matt di sottecchi mentre si accendeva una sigaretta. Mi accorsi anche delle ragazzine che passavano accanto a noi. Ci fissavano per poi voltarsi e ridacchiare e arrossire. Era da parecchio che succedeva, più precisamente da quando stavo sempre con Matt. Che stessimo risquotendo popolarità? Fino ad allora non ne avevo avuta tanta, ma stando accanto a quell'essere indefinito di Near di sicuro si finiva per sbiadire in mezzo al bagliore candido che emanava. Accidenti, avrei dovuto fargliela pagre anche per questo, dannato albino!
Feci un tentativo. Aspettai la prima ragazza di passaggio girata verso di noi, cercando di ricordarmi qualche scena nei film. La guardai dapprima con disinvoltura con la coda dell'occhio, poi voltai la testa spostandomi con un gesto veloce la frangia e la inchiodai con lo sguardo. La vidi sobbalzare. Sogghignai staccando con un colpo secco un pezzo di cioccolata con i denti. Quella diventò di tutti i colori prima di voltarsi immediatamente dall'ltra parte ed affrettare il passo.
Funzionava davvero!
Matt mi appoggiò una mano sulla spalla.
-Ehi, Mel. Hai quasi fatto morire quella ragazza!- prese un tiro di sigaretta -Mmh... great job!- concluse annuendo convinto.
-Oh thank you, darling.- risposi ridacchiando, provocando di nuovo i brividi ad un gruppetto di ragazzine che ci passava davanti.
-Cristo. Se vai avanti così farai cadere ai tuoi piedi anche me, lo sai?- mi disse alzando un sopracciglio e appoggiandosi anche con la testa sulla mia spalla mostrandomi un ghigno ambiguo.
Lo fissai scandalizzato, ed ecco che sentivo una nuova vampata salire rapida. Era ovvio che scherzasse.
Sdrammatizzai ghignando a mia volta ed allontanandolo a malincuore con una gomitata. Matt si voltò cercando di fare pratica anche lui sul mandare in iperventilazione le ragazze che passavano.
Senza farmi vedere da lui deglutii torcendomi le mani.
Stava sicuramente scherzando. Convinciti, Mello, ti stava prendendo amorevolmente per il culo. DOVEVA aver scherzato... ... ... o forse no?



Ueppa ueppa! Siiii! Matt e Mello alla conquista della scuolaaaa! +____+ ehm...ok basta sparare cazzate ^__^'''''' e il povero Near? Cavoli, mi sa che se lo faccio maltrattare troppo da Mello darà le dimissioni nel giro di altri due capitoli XD Ma non preoccupatevi, non lo lasceremo scappare u_u
Detto questo passo ai ringrziamenti:

Lilith92: Oooh me contenta *____* diventerà la tua droga come la cioccolata per Mello u.u muahahahah! XDDD

MIKYma: Beh i pensieri di Matt si sentono di meno dato che Mello narra in prima persona. Per ora il nostro rosso si limita ad "agire", ma vedrai in seguito che cosa combinerà, uhuhuh +___+

Sayoko_Hattori: L'omino della farina é storia XD Francamente non ho idea di come mivengano in mente certe cose o.O meglio non indagare altrimenti salterebbero fuori particolari osceni XD

Kagura92: Yeeeeeah! MANA IS GOOOD! (tradotto, ma cieeeerto che mi piacciono i Moi dix Mois *_*) e credimi, mettermi nei panni di Mana-sama per un giorno é stato qualcosa di divino OçççO coff coff...comunque XD Gli altri sbucheranno in seguito, ma non preoccuparti, ci saranno^^

Karin93: Oh grassie *___* pensa un po', forse sono stati proprio Melloe e Matt ad inventare le Back Devil al cioccolato u.u (non so se sai cosa sono, sono sigarette con l'aroma di cioccolato XD non so come siano da provare però dato che io non fumo ^___^'''''')

SPLITkosher: Grassie grassie *___* *saltella quà e là per la stanza*

Ina:Arigtou >.< La perversione di Mello aumenta ancora di più, non so se hai notato X°DDDDD

saku89: Grazieeeee^^ Sisi Mello comico mi diverte assai, muahahahah +____+

patri_lawliet: Davvero??? *_____* Che belluuuu! >.< Yeeeee, me si esalta XDDD grassiegrassie^^

P.S. Scusate se non vi ho ringraziati uno per uno nello scorso capitolo ma avevo postato di fretta! >.< al prossimo capitolo! Ciauuuu!

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


*Frump frump!* <- Raven emerge da un cumulo di scartoffie e disegni.
Waaaaaaaaaaaah! >.< Basta, non ce la faccio piuuu! La mia capo-sezione mi schiavizza e non ho mai tempo per postare ç___ç perdonooo! Ma ora sono qui con il tanto atteso quinto capitolo *-*
Qui i desideri di parecchi si avvereranno, assisteremo ad un colpo di scena, osshiiii! >.<
Buona lettura ciccini cari u.u



Capitolo 5


Per almeno la millesima volta nel giro di cinque minuti ricacciai indietro quello stramaledetto istinto perverso che mi stava letteralmente divorando.
Avrei già dovuto essermi abituato alla presenza di Matt. Del resto erano già passati quasi due mesi da quando lo conoscevo, e teoricamente i bollori che mi provocava avrebbero dovuto attenuarsi con il tempo. Oh, certo! Come se fosse stato facile in quel momento ignorare il suddetto sopracitato che dormicchiava placidamente con la testa appoggiata alla mia spalla nell'ora di pranzo! Sentivo il suo respiro leggero solleticarmi il collo, per non parlare del suo viso addormentato con gli occhi chiusi e qualche ciuffo di capelli fuori posto che gli ricadevano sulla fronte disordinatamente. Era così... oh... e porca troia! Ancora ragionamenti perversi si facevano spazio nella mia mente.
Matt emise qualche mugolio mentre apriva piano gli occhi.
-Mel?- mi chiamò con la voce impastata dal sonno.
-Mh?- risposi io fingendo poco interesse mentre guardavo l'ombra dell'albero sotto la quale eravamo seduti, nel cortile della scuola.
-Lo sai che sei comodo?- mi disse appiccicandosi ancora di più a me abbracciandomi a mo' di orsacchiotto.
"Oddiooooooooooooooooooooooooooooooo!" urlai dentro di me pregando perché lui non potesse vedere la mia espressione in quel momento.
Mi dovetti mordere la lingua per tornare in me ed elaborare il più in fretta possibile una risposta. -Sai, potrei farmi pagare per prestare i miei servigi di cuscino personale, che ne dici?- dissi ghignando sperando con questo di farlo allontanare per qualche secondo, giusto il tempo di riprendermi.
Visto che però quel giorno la sfiga perenne mi perseguitava accade esattamente il contrario.
Matt si asibì in un sorriso sbilenco da capogiro e mi si avvicinò sussurrando a poca distanza dal mio viso.
-Però non hai specificato con cosa devo pagarti, tesoro.- disse in un falso tono seducente che alle mie orecchie risuonò in un modo assurdamente sexy.
Mi stava prendendo il giro, ovvio! Allora perché io reagivo come un perfetto idiota e stavo iniziando ad avere la tremarella alle gambe?! Era cosa comune che tra amici si scherzasse in quel modo, anzi, si arrivava a fare di peggio! Alcuni perfino per scandalizzare la gente attorno si baciav... naaah, lui non poteva arrivare di certo a tanto!
-Stai attento, la mia parcella sarà salata.- sibilai cercando di stare al gioco facendo un tentativo di fulminarlo con lo sguardo.
Lui per un attimo mi guardò fisso per poi voltare la testa di lato ridendo come un pazzo.
-Sei crudele, Mel. Non fai neanche uno sconticino a un amico?- chiese ancora sghignazzando.
-Certo che no!- risposi mentre mentalmente tiravo un sospiro di sollievo, intravedendo la luce di un possibile cambio di conversazione... o almeno credevo.
Matt si calmò dall'attacco di risate improvvisamente.
-Oh, beh...- si voltò di nuovo verso di me con un ghigno -...vorrà dire che dovrò pagarti a rate.- e in meno di mezzo secondo, ancora prima che la mia mente recepisse il messaggio di quello che aveva appena detto, mi baciò.
Un bacio a stampo, assolutamente innoquo... ma non di certo per me!
Mi sentii esplodere letteralmente come una bomba nucleare. Cacciai un urlo assurdo e indietreggiai di scatto puntandomi con le mani. Non avevo calcolato Near che dormiva proprio a mezzo metro di distanza da me e ci inciampai sopra finendo lungo disteso.
Matt venne preso da un attacco mortale di risate nel vedere la mia reazione e la faccia di Near svegliatosi di botto dopo essersi ricevuto 52 chili di Mello scandalizzato di traverso sullo stomaco. Io continuavo a fissarlo con occhi e bocca spalancati mentre lo additavo ossessivamente.
-TU! TU MI HAI...!-
In tutta risposta Matt iniziò a rotolarsi sul prato dalle risate.
-Come osi ridere?!- gracchiai alzandomi di scatto pronto a fargli passare un brutto cinque minuti.
Lui se ne accorse e fu rapido a rialzarsi ed iniziare a correre. Non aspettai un secondo e mi precipitai all'inseguimento di quel disgraziato. Percorremmo come minimo tre volte il perimetro del piazzale, lui ridendo, io lanciando bestemmie. D'un tratto Matt cambiò strada e puntò verso gli spogliatoi della palestra. Accelerai ulteriormente quando lo vidi sparire all'interno della struttura, talmente veloce che quando arrivai davanti alla porta tramortii un ragazzo che ci stava davanti. Entrai guardandomi intorno con circospezione, non era lontano visto che riuscivo a sentire il suo ansimare mentre si riprendeva dalla corsa. Procedetti in punta di piedi fino a raggiungere la zona panchine davanti alle docce. Ora potevo vedere la sua ombra sul pavimento, proprio dietro all'angolo, strisciai lungo la parete il più vicino possibilee mi tenni pronto all'assalto.
"Stavolta se ridi ancora é la volta buona che sia io a farti impazzire!" pensai pregustandomi la vittoria.
Contai mentalmente fino a tre, e con un movimento secco uscii allo scoperto saltandoci sopra e bloccandolo.
-Porc...! Togliti Mel, sei pesante!- protestò lui mentre dopo lo spavento iniziale aveva iniziato a barcollare sotto al mio peso.
-Non ti mollo finché non cadrai in ginocchio, scemo!- protestai io ghignando.
Arrancò a destra e a manca alla ricerca di un appiglio, ma non ne trovò.
-Mel...cazzo, Mel! Ca...cadooooo!- urlò inclinandosi in avanti all'improvviso.
Ruzzolammo tutti e due a terra finendo dritti nelle docce, e anche se nella caduta mi ero provocato un paio di lividi la vendetta contro Matt era stata compiuta.
-Chi é il vincitore? Chi é il vincitore?! Oh sì, chi é il vintore? Eh Matt? Eeeeeeh?- iniziai a canzonarlo dangoli una pacca sulla spalla, ma lui non reagì. -Maaaatt?- lo chiamai di nuovo.
Se ne stava seduto a terra, fissando un punto davanti a lui con occhi e bocca spalancati. Incuriosito seguii il suo sguardo, e mi ci vollero all'incirca due millesimi di secondo per capire cosa lo turbasse.
Pigiati nell'angolo opposto della doccia stavano due ragazzi...ma non si stavano di certo dando una rinfrescata!
Uno dei due, con lunghi e disordinati capelli neri, era a petto nudo, e una maglietta bianca giaceva ai suoi piedi. Ansimava incontrollabilmente. L'altro invece, capeli castani in un taglio semplice e ordinato, vestito da impeccabile studente modello, con un braccio stava cingendo la vita al moro, mentre l'altra mano era bloccata sulla cintura dei suoi pantaloni.
I due erano immobili come due statue, e ci stavano fissando terrorizzati. Io e Matt eravamo nella stessa situazione, e non osavamo muovere un muscolo.
Che cazzo stavano facendo quei due?!
In quel momento risuonaronarono dei passi di corsa nei corridoi e poco dopo fece irruzione il ragazzo che avevo urtato mentre entravo negli spogliatoi, impossibile non riconoscerlo. Era alto, magro, pallido, vestito interamente di nero. Era vistosamente truccato e portava delle lenti a contatto gialle. Come tocco finale una cresta di minimo venti centimetri in testa.
Fissò prima noi, poi gli altri due, per poi esibirsi in una smorfia mortificata portandosi le mani alla testa.
-Uah, cavoli! Scusatemi ragazzi, non sono riuscito a fermarli!- esclamò con una voce parecchio stridula e surreale che non ci si sarebbe mai aspettati a vederlo.
Il perfettino dei due si rimcompose fulminando il tizio strambo per poi chinarsi e recuperare la maglietta bianca a terra. La porse al moro che se la infilò in fretta e furia.
-Light ti prego non mi ammazzare!- piagnucolò il cresta-boy facendosi piccolo piccolo e mettendosi in una posizione assurda con un braccio intorno alla testa.
Il damerino stava per aprir bocca quando l'altro lo fermò mettendogli una mano sulla spalla. -Non prendertela con lui, ormai il danno é fatto.- mormorò portandosi il pollice alla bocca mentre parlava. -Come sarebbe a dire che non devo prendermela con questo idiota, Ryuzaki?! Gli avevamo detto di non far entrare NESSUNO! Questi due ti sembrano per caso NESSUNO?!- sbraitò per poi indicarci.
Matt mi si strinse addosso.
-Oddio Mel, questi ci uccidono!- mi sussurrò vicino all'orecchio, e io mi irrigidii ancora di più.
-Bene, e adesso cosa facciamo?- chiese isterico il perfettino, credo che fosse indeciso se far fuori prima il ragazzo con la cresta o noi.
-Stai tranquillo, Light. Sono sicuro al 97% che non andranno a dire niente a nessuno... vero?- chiese il moro che ora ci fissava con i suoi occhi enormi contornati da profonde occhiaie.
Io e Matt annuimmo automaticamente con la testa senza ripensamenti, allorché gli altri tre tirarono un sospiro di sollievo.
-Spero per voi che manteniate la promessa.- ci ammonì guardanoci di traverso l'isterico in camicia e cravatta, e già mi inizava a stare sulle scatole.
-Ed ora che abbiamo chiarito sarebbe da maleducati non presentarsi.- disse il moro che ora si era messo accovacciato a terra -Io sono Ryuzaki, lui é Light.- indicò l'altro ricevendosi in risposta uno sbuffo. -Piacere, io invece sono Ryuk. Eheheheh...eh...eh.- disse poi il tizio con la cresta aprendosi in un sorriso a dir poco agghiacciante che lo rendeva simile ad una bambola woo-doo.
Matt mi si strinse ulteriormente contro nascondendosi per metà dietro alla mia schiena.
-Bah, non preoccupatevi se Ryuk vi sembra strano. È convinto di essere stato uno Shinigami nella sua vita precedente, ma oltre a questa sua idea é pressoché innoquo.- disse Ryuzaki succhiandosi ancora il pollice.
-Innoquo e inutile.- borbottò Light aggiustandosi la cravatta.
Ryuk abbassò lo sguardo iniziando a giocherellare con il lungo orecchino che portava al lobo sinistro.
-Scusa...-
-Ehm... che ne dite se potessimo uscire di qui intanto?- azzardai a chiedere temendo come reazione la pena di morte.
I tre annuirono ricomponendosi ed avviandosi verso la porta.
Io aiutai Matt ancora traumatizzato ad alzarsi.
-La prossima volta che vuoi fare una cazzata, piuttosto corri sempre in tondo per il cortine invece che infilarti in questi posti.- gli dissi con sguardo torvo.
-Don't worry, Mel. Credo che non potrò entrare nemmeno nella mia doccia di casa per due settimane dopo questo.- mi rispose mentre ci incamminavamo dietro agli altri.
Appena usciti distinguemmo subito la sagoma bianca di Near in avvicinamento.
-Ehi, dove vi eravate cacciati?- chiese una volta che ci ebbe raggiunti.
-Ehm... stavamo facendo conoscenza con loro.- risposi indicando la nostra compagnia.
-Oh... piacere, vuoi chi siete?- chiese il piccolo gnomo bianco mentre frugava distrattamente nella sua borsa ed estraeva una mela.
-Piacere, io sono Ryuzaki, lui é Light, e lui é...é...Ryuk?!- stava presentando Ryuzaki finché non si soffermò sullo spaventapasseri allampanato che in quel momento fissava Near ad occhi spalancati ed un ghigno quasi maniacale.
-Per dio, ti prego!- imprecò Light in un tentativo troppo lento di fermarlo.
Ryuk scattò in avanti così velocemente che non me ne accorsi quasi.
-Uaaaargh!- urlò fiondandosi su Near ed atterrandolo.
-Ommioddio, lo vuole violentare!- strillò Matt nascondendosi di nuovo dietro di me e stringendomi fino a farmi quasi soffocare.
Però ora Ryuk sembrava essersi "calmato" e se ne stava a gambe incrociate sopra a Near che strillava, tenendo tra le mani la mela che poco prima aveva tirato fuori l'albino. -Mela...mela...mela...mela mela mela melamelamelamelamelamela MELA!- esclamò con la voce acuta per poi iniziare a divorarla.
-Cosa sta facendo?- chiesi esterrefatto mentre assistevo alla scena inquietante.
-Dai, Mel. Tu non sei tanto diverso quando prendi in mano una tavoletta di cioccolata.- replicò Matt.
-Cosa?!- esclamai stizzito.
Lui sorrise sornione, mi stava di nuovo prendendo per il culo.
-Adesso non ti agitare tanto, Willy Wonka dei miei stivali.-
Lo fulminai digrignando i denti.
-Brutto...!-
-No, niente brutto. Io sono figo, right?- e detto questo mi baciò...di nuovo!
Ripercorsi in un secondo esatto tutti i colori dell'arcobaleno sul mio viso mentre lui già si dava alla fuga.
-MAAAAAAAAATT!- urlai inseguendolo, sotto allo sguardo curioso di Ryuzaki, che nel frattempo si era di nuovo accovacciato a terra.
D'ora in avanti si sarebbero uniti a noi anche quei tre stramboidi, tanto per movimentare ancora di più le mie giornate? Mentre correvo gettai un occhio alla situazione, e vidi Ruyk che ancora piazzato comodamente sopra a Near finiva di sbranare famelicamente anche il torsolo della mela sotto allo sguardo disgustato di Light.
Se non altro quello era un "buon" inizio.



Oh yeeeee! >.< Vi ho fatti contenti ora facendo entrare in scena Light e L? Per non parlare di quel mongoplettico di Ryuk versione umana XD Mi divertirò un sacco con lui, questo é poco ma sicuro +.+
Detto questo prima di passare ai ringraziamenti porgo le mie più angosciate scuse per aver tardato così tanto a scrivere questo capitolo T.T spero di non farvi più aspettare così tantoooo! >.<
Al prossimo cappy, ciauuuuuuuuuuuuuuuu!^^



MIKYma: Davvero come una droga *-* weeeeee, che bello! Adesso mando anche in overdose i lettori! >.< Grazie mille cara^^ spero che i nuovi particolari hot ti siano piaciuti.

Miyavi4eVeR: Miya tu fai meglio a tacere visto che sai praticamente tutta l'intera trama in esclusiva XDDDD Non lamentarti piccolo caffé-latte dai capelli rossi u.u

Karin93: Siii, Mello à un piccolo maniaco con i capelli alla Willy Wonka +_+ Ti ho accontentata con la comparsa di L e Light? ^^ Arigatouuu >.<

Nashan: Davvero ti sto facendo rivalutare Mello-chan? *-* grwaaaah! Vittoriaaa! *si mette in posa supereroica con il mantello che svolazza grazie ad un ventilatore nascosto* XDDD Grassie grassie dei complimenti^^

L i a r: Muahahah XD Allora nel prossimo capitolo se devo ascoltare le tue richieste metterò Matt in una piscina vuota e Mello che ci si tuffa sopra dal trampolino *sguardo altrettanto sadico* grazie grazie >.<

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Bon soir a tutti *_* sono terribilmente tornata finalmente con i nostri arrapamenti u.u



Capitolo 6



Fissai per per l’ennesima volta la porta dell’aula in attesa di veder apparire Near con il mio benedetto angolo di paradiso cioccolatoso tra le mani. Non era facile cercare di restare calmo con Ryuk appeso a testa in giù al bordo del mio banco.
-È l’inferno, È l’inferno! Se ci mandavo Ryuzaki era mille volte più veloce.- si lamentò dondolando insistentemente fino a perdere l’appiglio e cadere di faccia sul pavimento.
-Vuoi stare zitto, di grazia?- ringhiò Light fulminandolo come al solito.
-Forse sarebbe meglio se te ne stessi zitto tu, eh Yagami?- lo punzecchiai alzando un sopracciglio ricacciando indietro per miracolo la voglia di pigliarlo per quella sua perfetta cravatta stirata e inamidata con l’intenzione di appenderlo fuori dalla finestra. Se non fosse stato per Ryuzaki, che mi stava davvero simpatico, l’avrei fatto senza aspettare un secondo di più.
Da quanto mi avevano spiegato, Light e Ryuzaki si erano conosciuti al primo anno, e da allora era stato amore a prima vista. Stavano insieme da circa tre anni ora, e fino a prima dell’episodio nelle docce erano sempre riusciti a tenere la cosa segreta.
Un innoquo versetto simile ad un orgasmo risuonò per il corridoio precedendo l'entrata di Matt nell'aula. Poggiò con noncuranza il suo ombrello mezzo rotto contro alla parete e si avvicinò per poi scrollarsi i capelli zuppi dalla pioggia sopra di me.
-Maaaatt! Sei il mio tormento della mattina!- ululai riparandomi con le braccia... e anche per cercare di non soffermarmi troppo sulla visione dei suoi vestiti resi aderenti per la pioggia.
-Ti prego non dirmi così, amore! In questo modo ucciderai il mio tenero cuoricino.- esclamò con falso tono svenevole accasciandosi sul mio banco in una posa da pornostar.
Lo fissai torvo per due minuti buoni chiedendomi quante volte dovessero fare a pugni la sua intelligenza e la sua idiozia in quella sua piccola testolina rossa ogni giorno.
-Oh, bene. Se mi guardi così vuol dire che dovrò cercare qualcun'altro a cui dare le tre tavolette di cioccolato che ho nella borsa.- disse mentre iniziava a tirarsi su.
Ecco le paroline magiche.
-Uargh! Fermo, fermo!- urlai gettandomi in avanti per bloccarlo.
-Senti senti, qualcuno per caso mi supplica?- chiese ghignando.
-Andiamo, lo sai che ti voglio bene, vero? VERO? Dai, ti prego Matty!- lo implorai agganciandomi all'orlo della sua maglietta.
Lui con gli occhi luccicanti torno indietro e mi stritolò in un abbraccio.
-La prima dimostrazione di affetto pubblica che mi fai! Mi vuoi bene bene bene bene! Io invece ti aaaaaamo Meeeeel!- strillò per poi schioccarmi un bacio.
Con un rantolo caddi indietro con la sedia, trascinandomi dietro anche Matt ancora avvinghiato. Me lo ritrovai praticamente sopra ancora in preda a chissà quale esplosione di ormoni.
-Mh... sei così sexy spalmato sul pavimento, Mel.- miagolò stritolandomi ancora di più in quell'abbraccio assassino per poi scoppiare a ridere.
In quel momento fece capolino Near sulla soglia dell'aula. Fissò dapprima me e Matt stesi a terra, poi guardò Light, Ryuzaki e Ryuk.
-Mi sono perso qualcosa?- chiese innoquamente.
-Mh...nah.- rispose Ryuzaki dopo averci pensato su qualche secondo.
Ryuk si alzò di scatto dalla posizione moribonda che aveva assunto accasciato sul banco e partì a razzo verso Near senza curarsi minimamente di aver calpestato me e Matt nella corsetta spastica.
Near impallidì quanto i suoi capelli e fu svelto ad estrarre dal sacchetto che teneva in mano un paio di mele che lanciò in aria. Ryuk le prese al volo e si accovacciò a terra iniziando a ingurgitarle come suo solito.
-Pfiu... per oggi sono salvo.- sospirò Near appoggiandosi allo stipite della porta.
-Near, prima o poi mi dovrai spiegare perché ti fai sottomettere sempre per andare a procurare cibarie varie per gli altri alla mensa.- disse Light scavalcando con noncuranza il piccolo circo che avevamo allestito sul pavimento.
-È semplice Light, ora come ora Mello si trattiene durante le sue crisi mattutine d'astinenza, ma all'inizio se non riceveva la sua dose di cacao aveva preso il vizio di usarmi come sacco per la box. Ormai ci ho fatto l'abitudine, in più adesso se vengo preso d'assalto da Ryuk mi infilza con tutte le sue borchie.- rispose tranquillo il piccolo Marshmallow sbiadito indicando i numerosi braccialetti di Ryuk che in quel momento aveva finito la seconda mela e si esibiva in un "innoquo" ruttino.
Io intanto Avevo notato solo in quel momento lo sguardo delle nostre compagne di classe che fissavano la nostra posizione contorta con quasi i rivoli di bava alla bocca.
Già... mi ero dimenticato che ultimamente qualsiasi movimento mio o di Matt causava l'innalzamento degli ormoni a tutti gli esseri di sesso femminile. Se poi erano azioni combinate era ancora peggio, come in quel momento ad esempio. Che Matt facesse tanto il cretino solo per vedere come reagissero loro? O forse...
Mi riscossi ritrovandomi quei due occhioni verdi a pochi centimetri di distanza.
-Ehm... che c'é?- chiesi arrossendo di colpo.
Lui sorrise.
-Mel?-
-Sì?-
Ci fu un attimo di silenzio.
-...Fei belliFFimo!- esclamò con un tono altamente deficente.
-Dio, Matt!- imprecai spingendolo via e sospirando esasperato.
-Ma come, non mi chiami più "Matty"?- fece lui facendo il labbrino tremulo.
Lo squadrai mentre ci alzavamo da terra.
-Perché dovrei?- chiesi incrociando le braccia davanti al petto.
-Perché...perché... perché sei tanto gnocco quando lo dici.- mi abbracciò di nuovo con più dolcezza e mi baciò la fronte.
Alzai gli occhi al cielo chiedendomi se esistesse in quel ragazzo un briciolo di serietà e ricambiai l'abbraccio.
-Ok, sono gnocco Matty.- dissi scompigliandogli un po' i capelli e perdendomi per un attimo nel suo profumo.
In quel momento, potei giurarlo, sentii alcune delle nostre compagne lanciare dei gridolini da arrapate alla quintupla potenza.
-Peggio di Beautiful.- disse Ryuk mentre ci guardava con occhi sognanti degni di una zitella tappata tutto il giorno in casa a guardare telenovelas.
Sia io che Matt lo fulminammo con lo sguardo.
-Ma voi tre non dovreste tornarvene nella vostra classe?- disse Matt facendo "sciò sciò" con una mano.
-Già, non vorremmo mai augurarci che mister perfectis arrivi una frazione di secondo in ritardo, vero?- aggiunsi io fissando Light con un ghigno, ricevendomi in cambio uno sguardo inceneritore.
-Nel caso succedesse come conseguenza potrei far diventare quei tuoi angelici capelli biondi in qualcosa di simile al verdognolo spento, che ne dici?- rispose sorridendo soddisfatto.
Matt strinse di più l'abbraccio improvvisamente.
-Tu prova solo a toccare uno dei suoi capelli e io ti uso come portacenere, chiaro?!- sibilò con una espressione ed un tono di voce estremamente seri.
-Ah si?- lo provocò Light alzando un sopracciglio.
-Non sto scherzando, Yagami. Adesso gira i tacchi e sparisci.- lo minacciò glaciale.
Light mise il broncio e se ne andò trascinandosi dietro Ryuzaki ancora a bocca aperta.
Ryuk esterrefatto li seguì poco dopo.
Venni percorso da un brivido.
Non l'avevo mai visto fare così nemmeno quando si trattava dei suoi videogiochi.
-Stai bene, Matty?- chiesi spaesato.
Lui fece spallucce tornando a sorridere.
-Certo, é solo che quando quell'alloccone ti minaccia divento altamente iperprotettivo.-
Spalancai occhi e bocca rimanendo a fissarlo incredulo.
Matt iperprotettivo con me?!
Accortosi della mia espressione mi guardò accigliato.
-Cosa c'é?-
-N...niente.- farfugliai arrossendo e abbassandolo sguardo di colpo.
-Tutto bene, Mel?- chiese con una nota quasi impercettibile di preoccupazione nella voce.
Annuii proprio mentre la vecchia quaglia sessantenne comunemente chiamata professoressa, entrava in classe richiamando l'ordine.
Ci separammo sedendoci ai propri banchi, e per poco non mancai la sedia. La testa mi girava in un modo assurdo e la voce della prof. mi pareva lontana, rinchiusa in una bottiglia. Non capivo cosa stesse succedendo, le parole di Matt rimbalzavano da una parte all'altra martellandomi con insistenza.
Non seppi davvero come feci a resistere in quello stato per tutte le due ore. Quando suonò la campanella non riuscii più a trattenermi. La vista mi si incrociò e tutto si fece sfuocato, mi piegai in avanti accasciandomi sul banco respirando pesantemente.
Tra il vociare generale giunse la voce di Matt. Mi stava chiamando.
-Mel, ci sei?-
Poco dopo sentii la sua mano appoggiarsi sulla mia spalla e scuotermi leggermente. Non riuscii a trovare nemmeno la forza di parlare. Mi tirò all'indietro facendomi appoggiare di nuovo la schiena contro alla sedia e sentii un suo braccio avvolgermi le spalle. Di sottofondo sentivo anche la voce di Near anche se non riuscivo a distinguere le parole.
Concentrai tutte le mie forze per alzare un braccio.
-Matty...- mormorai con una voce che stentavo a riconoscere come la mia mentre trovavo come appiglio la sua maglietta.
-Cazzo Mel, tu scotti!-
D'un tratto le luci si oscurarono e tutti i suoni si riunirono in un solo rimbombo. Sentii le braccia di Matt sostenermi mentre lentamente scivolavo nell'incoscenza.



E l'albulanza arrivò portandolo viaaaaaa!(nota stonata) E chi c'era alla guida? MEEEEE!+.+
Povero Mello-chan u.u
Come sempre un grazie grazie a tutti, e per la cronaca, chi verrà al cartooncomics a Milano mi faccia sapere *.* Io ci sarò >.< Ed ora passiamo ai ringraziamenti u.u
Ciaaaau^^



Karin93: Ebbene sì, il lato perverso di Matt sta arrivandooo è.é e per la cronaca esatto, Light farà irreparabilmente la parte dello stronzetto XD
Grazie^^

MIKYma: Dove andremo a finire? ALL'INFERNOOOOO! XDDDD Beh, in effetti questa ff si sta rivelando alquanto lunghetta o.ò ma se ti piacciono le storie lunghe ben venga u.u
Thank you^^

Nanako: Shore *-* accie <3

aiko neko black: Duuunque, Near non ho intenzione di farlo mettere con nessuno se non con uno spiritello bianco come un lenzuolino quanto lui u.u Per le due richieste, diciamo che non sono un genio dei cap. rossi perciò credo che non ne metterò mai, mi spiace ^___^'''' secondo, Misa la inserirò solo ed esclusivamente quando servirà una controfigura da far schiantare contro ad un muro in fiamme XDDD
Thaaaaaanks^^

Nashan: Dietro ai baci a stampo di Matt si celano cose dell'altro mondo u.u E io ripeterò a vita che Ryuk umanizzato sarà uno dei personaggi più assurdi e divertenti da scrivere XDDD
Grazie *-*

Luchia L: Non preoccuparti, credo che presto metterò un disegno di Ryuk versione umana per facilitare l'immaginazione +.+ ma é tutto da vedere se riuscirò a farlo bene XD
Thank you <3

Miyavi4eVeR: Miya... taci! è.é scopati la gamba del tuo letto se ci tieni mentre fantastichi su questo cap u.u

MellosBarOfChocolate: Lo ammetto l'ambientazione scolastica é una pataccata però mi servirà in futuro per far sviluppare il periodo di tempo nella fanfic, ma non voglio fare spoilers u.u In quanto alle correzioni mi scuso, ma più di così non posso fare T_T word mi si é cancellato dal pc ed ora utilizzo word pad che non dispone del correttore automatico. Però probabilmente a breve sistemerò questo inconveniente u.u
Grazieeeee^^

Liby_chan: Near con Ryuk? O_o visione che non avevo calcolato...non preoccuparti, non lo farò, il solo pensiero mi fa venire i brividi XDDDD
Thx^^

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Ciao a tuttiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii! >.< Il settimo capitolo é pronto per voi, in cinque minuti, disponibile anche per cottura a forno a microonde XDDD




Capitolo 7



Quando mi svegliai desiderai all'istante che qualcuno mi tirasse una mazzata in testa per farmi perdere di nuovo conoscenza. Mi sembrava di stare dentro ad una lavatrice impostata su centrifuga, avrei anche potuto avere una mongolfiera al posto della testa in quel momento. Percepii di essere avvolto in delle lenzuola, ma nonostante questo avevo freddo, quasi fino a farmi battere i denti.
Mi azzardai ad aprire gli occhi e lanciai un urlo simile a quello di un vampiro quando vedeva un crocifisso. Compresi poco dopo di essere nella mia camera.
Accanto a me sentii una piccola risatina trattenuta.
-Ben svegliata, principessa.-
Mi voltai trovando Matt comodamente accoccolato sulla mia poltrona con in mano una rivista di videogiochi.
-Cos...che... come e dove?- farfugliai mettendomi lentamente a sedere.
Matt chiuse la rivista e la posò sulla scrivania avvicinandosi.
-Mio piccolo pasticcione, eri talmente svampito da non esserti accorto di essere arrivato a scuola con 39.2 di febbre stamattina, mh?-
-Febbre?!- esclamai provocandomi una fitta lancinante alla testa per aver alzato la voce.
-Ehi, calma Mel.- mi disse invitandomi a sdraiarmi di nuovo, e non me lo feci ripetere due volte.
Sospirai portandomi una mano alla fronte per togliermi la frangia dagli occhi.
-Mi hanno portato qui con il tappeto volante?- chiesi ricordando di non avere la minima idea di come fossi arrivato dal mio banco fino al mio letto.
-Se avessi potuto vedere lo spettacolo! Near nell'andare ad avvisare la megera che eri svenuto é scivolato ed é finito sotto alla sua gonna, dopodiché ti abbiamo portato in infermeria di peso in tre persone. Quando la dottoressa ha capito che si trattava solo di febbre ci siamo fatti il viaggio da scuola fino a qui in auto con il prof schizzato di scienze, hai presente quello che se sente un fischio acuto da fuori di matto?- raccontò per poi scoppiare a ridere divertito.
Nonostante fossi vicino al delirio ebbi la forza di guardarlo male prima di richiudere gli occhi.
-E ovviamente tu mi hai seguito in tutto questo pur di saltare un giorno di scuola.- tirai a indovinare sospirando.
-Ah! Errato, mio piccolo maniaco del cacao.- mi corresse -Visto che mi sei svenuto tra le braccia mi sono preoccupato da morire e non ne ho voluto sapere di lasciarti da solo neanche per un secondo. Quando poi siamo arrivati qui non c'era nessuno in casa quindi mi sono offerto di curarti finché non sarebbe tornato qualcuno.-
Si preoccupava ancora... se non fossi stato già accaldato per la febbre sarei arrossito di nuovo.
-Allora credo che rimarrai qui a vita. Mia... madre non tornerà per un bel po'.- risposi mentre già sentivo la morsa del sonno avvolgermi, rendendomi incapace di riaprire gli occhi.
Sentii Matt avvicinarsi e chinarsi. Mi accarezzò piano una guancia.
-Tranquillo, Mel...starò qui anche per sempre se sarà necessario.-
Non seppi se stavo già sognando, ma mentre scivolavo di nuovo nel sonno sentii le sue labbra sfiorare le mie.
Dormii trasportato da un sogno all'altro, tutti molto sfuocati, ma tra tutto quel chaos di pensieri riuscivo sempre a distinguere i capelli rossi di Matt. Cercavo di prolungare quel piccolo attimo in cui le nostre labbra si univano e tenerlo saldo più che potevo per sentirne appieno il "sapore".
Mi svegliai probabilmente dopo poche ore, a giudicare dalla luce fuori dalla finestra che si era totalmente spenta lasciando spazio ad un calmo cielo stellato di inizio autunno. La stanza era vuota, nessuna traccia di Matt se non per la rivista di videogiochi posata ancora sulla scrivania.
Cercando di non provocare danni a me e agli oggetti che mi circondavano scivolai lentamente fuori dal letto, e se non altro mi sentii risollevato nel constatare di riuscire a stare in piedi da solo, anche se un po' traballante. Arrancai verso la porta, cacciando fuori solo la testa scandagliando il corridoio.
Nessuno.
Procedetti fino alle scale, iniziando ad udire dei lievi rumori di sottofondo, provenienti molto probabilmente dalla cucina.
"Deve essere tornata mia madre..." pensai mentre iniziavo a scendere con cautela i gradini.
Una volta giunto agli ultimi fui forse un po' troppo precipitoso, e nel lasciare il corrimano persi l'equilibrio rimanendo in bilico per qualche secondo. Proprio quando stavo già prevedendo la caduta madornale due braccia mi sostennero all'ultimo momento.
-Cazzo! Che ci fai in piedi, Mel?-
Aspettai che la testa smettesse di girare come una giostra per riuscire a voltarmi e capire che il mio salvatore era Matt. Lo fissai strabuzzando gli occhi. -Sei ancora qui?- chiesi riprendendo a stare in piedi da solo.
-Ovvio, qui non é ancora tornato nessuno. Non credere che io ti lasci da solo, l'ho giurato sia ai prof che a te.- rispose lui con un sorriso, e solo allora notai il grembiulino a dir poco ridicolo che portava sopra ai pantaloni. Lo fissai cercando di trattenermi dal ridere.
-Mel, credo che tu stia delirando...- disse probabilmente dopo essersi accorto della mia espressione.
-No, no! È solo che...- mi trattenni fissando la zona interessata -... é a fiorellini, Matty!- esclamai lasciandomi sfuggire l'unica risatina che mi era concessa dal mal di testa atroce che si era alleviato ben poco da prima.
Matt fissò prima me, seguendo il mio sguardo, per poi soffermarsi sul grembiulino. -Embeh? Non voglio sporcarmi i pantaloni!- si difese portandosi le mani a cercare di coprire il grembiule ed arrosseno vistosamente.
"Che carino!" urlò una vocetta nella mia testa, e non potei essere più d'accordo con lei.
Un momento... oddio, sentivo le voci! Di nuovo...
-Comunque, stavo cercando di preparare qualcosa. Che ti andrebbe?- mi chiese cambiando argomento.
Al solo pensiero del cibo lo stomaco mi si capovolse contorcendosi.
-Matty, credi che potrei anche solo pensare di poter mangiare in questo stato?!- ribattei stizzito.
In effetti in quel momento non avrei avuto il coraggio di mangiare nemmeno la cioccolata... beh, se c'era Matt in fin dei conti la mia dipendenza da essa cessava di esistere.
-Ok, ok. Allora posso levarmelo.- rispose sbrigativo togliendosi il grembiulino e gettandoselo alle spalle.
Mi scappò una nuova risata, e stavolta il mal di testa non me la perdonò. Barcollai e mi aggrappai automaticamente a Matt. Mi abbracciò ridendo sotto ai baffi.
-Meglio che ti riporti a letto.-
-No, Matty! Non ho voglia di stare a rigirarmi tra le coperte a ripetermi quanto sto male.- protestai guardando in cagnesco il piano superiore.
Lui ci pensò su mentre mi accarezzava distrattamente la schiena.
-Allora che ne dici se optassimo per il divano e un qualche dvd?- propose.
Valutai per un attimo la situazione... se non altro mi sarei distratto un pochino.
Ci dirigemmo senza ulteriori incidenti verso il soggiorno dove il divano mi sembrò la terra divina su cui approdare per collassare, nonostante avessi fatto soltanto una cinquantina di metri dalla mia stanza fino a lì.
Mi sedetti di schianto, Matt fece lo stesso accanto a me. Mi strinse a sé dolcemente e mi abbandonai completamente a quell'abbraccio. Sarà stato per la febbre ma mi parve di poter sprofondare tra le sue braccia per una volta senza espoldere e diventare di mille colori.
Guardammo entrambi lo schermo della tv, dopo aver inserito il primo dvd a caso, senza parlare per un po', finché non iniziai a sentire gli occhi pesanti.
-Ma come, vuoi dormire ancora?- disse Matt sogghignando accarezzandomi i capelli.
Ricambiai il sorriso ironicamente sistemandomi meglio.
-Non é colpa mia se sei più comodo del mio letto.-
-Vai in quello della mamma che é sempre il migliore.- ribatté lui sghignazzando.
Sbuffai nascondendo il viso nell'incavo del suo collo.
-Se fosse davvero il letto di mia madre...- mormorai.
-Uh? Che intendi dire?- chiese lui accigliato sistemandosi in modo da potermi guardare meglio.
Borbottai per qualche istante prima di trovare le parole giuste.
-Lei non é veramente mia madre...sono stato adottato.-
Mi aspettavo come reazione qualcosa del tipo "Oh, mi dispiace!" dopo il fatidico momento di silenzio, invece fu tutt'altro. Matt mi fissò stralunato dopo aver fatto un mezzo salto per lo stupore.
-Mi stai prendendo in giro?!- chiese sbalordito.
-N...no, perché?- risposi capendoci ancora di meno.
-Beh,la troverai una cosa assurda ma... anch'io sono stato adottato.- esclamò.
Ci fissamo ammutoliti per qualche secondo.
-Non me l'avevi mai detto.- dissi mentre mi riprendevo lentamente.
-Nemmeno tu.- ribatté Matt tornando ad abbracciarmi più stretto.
-Tu...come...?- lasciai cadere la domanda così, frammentata.
-Mia madre divorziò quando avevo circa due anni, mio padre si volatilizzò, e da sola lei non sarebbe mai riuscita a mantenermi. Perciò dopo aver tentato di trovare qualsiasi parente disposto ad accudirmi non ebbe altra scelta che lasciarmi ad un orfanotrofio...adesso che ci penso in realtà il mio "vero nome", quello che avevo prima che mi adottassero, non era Matt. In realtà dovrei chiamarmi Mail Jeevas, o qualcosa di simile.- spiegò a voce bassa, lo sguardo vagamente malinconico. -E tu?-
Mi morsi il labbro cercando di trovare un punto da dove cominciare.
-Mio padre non l'ho mai conosciuto, mia madre non ricordava nemmeno chi fosse tra i tanti. Non ho ricordi, ma stando a quello che mi hanno raccontato lei aveva problemi...beveva, o qualcosa di simile. Quando era arrabbiata cercava qualsiasi cosa su cui sfogarsi... e allora rimanevo solo io.- finii la frase quasi in un sussurro.
-Mel... ti ha fatto male?- chiese Matt titubante.
Scostai per bene i capelli dal viso e mi spostai di modo che la luce pallida della tv si riflettesse sulla mia pelle. Non avevo mai mostrato questo a nessuno, nemmeno a Near.
-Guarda bene, se non te lo facessi notare io non si vedrebbe nemmeno.- gli dissi tracciando con la punta delle dita il contorno del mio occhio sinistro.
Matt mi studiò per qualche istante, infine notai un cambiamento nel suo sguardo. Con una mano mi sfiorò la guancia, poi seguì il contorno del mio mento.
-Oddio...- si lasciò sfuggire mentre ancora accarezzava piano la mia pelle.
Alla luce artificiale dello schermo si notava un lieve cambiamento. La parte che ora Matt stava toccando era completamente coperta da una cicatrice da scottatura quasi invisibile che si prendeva la metà sinistra del mio volto.
-Non so nemmeno come me l'abbia fatta, ma so solo che quando mia madre venne portata con la forza in una casa di cura e mi trovarono non fu un bello spettacolo. Ormai questa cicatrice é così vecchia che non si vede nemmeno, tranne in rari casi.- finii tenendo lo sguardo basso.
Matt mi strinse forte,e io cercai di non perdermene nemmeno un istante.
-Tsk... credevo di aver avuto una brutta infanzia, ma tu hai sofferto molto di più. Sei una persona forte.- disse contro alla mia spalla.
Io sorrisi amamramente.
-Matty, tu ricordi il volto di tua madre?-
Lui ci pensò su un attimo.
-Sì... aveva gli occhi verdi come i miei, mentre i capelli erano castano scuro.- rispose non capendo bene a dove volessi arrivare.
-Allora ti sbagli. Se te la ricordi allora sei tu di noi due ad aver sofferto di più. Io non ricordo nemmeno la sua voce, e forse questo é un bene, perché non posso sentire la mancanza di una persona che non "conosco più". Invece...a te é mancata, vero?-
Lo sentii trattenere il respiro per un istante.
-Sì... a volte ancora oggi.-
Calò il silenzio in cui le uniche voci nella stanza erano quelle provenienti dal film in televisione.
Non mi sarei mai aspettato che Matt nascondesse un passato simile, ma ancora di più mi ero stupito di me stesso, di come avessi raccontato tutto senza ripensarci due volte. Non avevo mai parlato di questa vicenda ad anima viva. Near, i miei professori e simili sapevano che io fossi stato adottato, ma nulla di più. Ora avevo scaricato tutto il peso del passato, decidendo di condividerlo con Matt, e mi trovai a pensare che quel segreto svelato era un nuovo tassello che rafforzava il nostro legame.
-Noi siamo amici, vero?- chiese lui spezzando improvvisamente il silenzio.
Alzai lo sguardo verso di lui un po' spaesato.
-Certo.- dissi accennando ad un sorriso.
-Migliori amici, Mel?- lo sentii stringere di più la stretta dell'abbraccio.
Rimasi leggermente spiazzato per qualche secondo per poi abbandonarmi di nuovo completamente a quell'abbraccio e annuire, mentre un sorriso si apriva sul mio viso senza che io me ne accorgessi quasi.
-Migliori amici, Matty.-



Ammazza sono rimasta estasiata nel vedere la bellezza di 14 recensioni *______* mi sento di un realizzato assurdoooo XDDDD
Dunque un avvertimento, la mia visitina al cartooncomics é saltata, ma spero di esserci per Fumettopoli a maggio *_* IT'S GOTHIC LOLITA'S TIMEEEE! >_____<
Ed ora passiamo ai consueti ringraziamenti^^

Luchia L: Ma grazie *_* sì, probabilmente ci sarò a fumettopoli il 10 maggio se tutto va bene e non v a monte tutto come per cartoon comics XD

_pEaCh_: Grazie^^ Cerco sempre di ridurre al minimo gli errori di distrazione ma un qualcuno mi scappa sempre ç.ç devo farli fuori tuttiii >.<

Liby_chan: Mh...L che mena Light? Uhuhuh, potrei anche pensarci +.+ grazieee^^

E ringrazio tantissimissimo anche _Kira_94, Meirouya, aiko neko black, MIKYma, Karin93, Soruccio, Miyavi4eVeR (ciuccia fringuella u.u), Nanako, Nashan e MellosBarOfChocolate per tutti i complimenti *__________________* thank youuuuu!

Ci vediamo al prossimo cap u.u ciaaaaaaaau *_*

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Meeeeeoooow *______* Sono ritornata dopo quasi...*uhm*... due mesi di assenza o.o ehm... ... ... *si volta verso la folla che la attende con forconi e fiaccole* scusatemiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii ^____________________^''''''''''''''''''''''
Vi prometto che cercherò di non fare mai più un simile ritardo. Non temete, non sono arrivata ad uno dei soliti blocchi d'ispirazione, soltanto non mi trovavo mai dell'umore giusto per impersonarmi in quella scorbutica testolina gialla di Mello XD
Bando alle ciance, LET'S START! è.é




Capitolo 8


-Ah! Matty, piantala!-
-E sta fermo Mel, o ti uccido sul serio!-
-Io sto fermo però... ehi! Ahi! Ahia! Ahia!-
-Bah, sei peggio di una suocera.-
-Io cos...!-
-Zitto, ho quasi finito!-
-MATT!-
-Et voilà!-
Finalmente da quando due ore prima Matt aveva messo le grinfie su di me si era deciso a lasciarmi. Mentre mi riprendevo mi indicò uno specchio appoggiato alla parete, così che potessi vedere quanti danni avevo riportato grazie a quella tarantola con gli occhiali da aviatore.
Era assurdo! Non mi ero mai sentito così maledettamente stretto, nemmeno nei pantaloni di pelle che una volta avevo comprato di due taglie più piccole per sbaglio. I pantaloni che ora portavo non erano affatto in pelle, ma di chissà quale materiale altamente scomodo grigio scuro, con una inutile cerniera gigantesca direttamente sul culo, il tutto infilato in un paio di stivali con una zeppa da far venire la pelle d'oca. Salendo una maglietta nera parecchio aderente con le maniche a rete, un collare di borchie stesso stampo dei bracciali che portavo ai polsi. I miei capelli, i miei INVIDIABILI ED IMPECCABILI capelli, dal morbido liscio erano alzati in tante punte per metà testa. Lo shock peggiore fu vedermi truccato con tanti strati tra ombretto, mascara e...ommioddio, quello era eyeliner!
-Matty... perché?!- chiesi con voce affranta fissandolo attraverso lo specchio.
-Perché mi vuoi troppo bene per dirmi di no!- rispose lui compiaciuto iniziando a saltellare.
-Ok, ma quando mi avevi chiesto se potevi "combinarmi" tu per il travestimento della festa di sede scolastica non avevi specificato QUESTO!- esclamai stizzito cercando di non incappare di nuovo nel mio riflesso.
-Ehi! Non potevo permettere che ti presentassi con un banale travestimento. Quando entrerai così altro che ormoni a mille delle nostre compagne di classe, sarà un orgasmo simultaneo!-
Presi la prima cosa che mi capitò a tiro, la bottiglietta dell'acqua appoggiata alla scrivania, e gliela lanciai dritta in testa.
-Oh, certo! E mi spieghi come ci arrivo da qui alla festa con questi zatteroni?!- chiesi indicando gli stivali.
Lui per tutta risposta incrociò le braccia sbuffando indignato.
-Sono Demonia per la precisione, e mi erano venute un occhio della testa.-
-Vorresti dire che queste te le mettevi?!-
-Certo.- rispose sorridendo orgoglioso.
Rimasi per qualche istante a fissarlo scioccato cercando di immaginarlo con indosso quei vatussi.
-Scherzavo! Me le sono fatte prestare da Ryuk.- scoppiò a ridere.
-Matty, tu non sei normale... e io farò una figuraccia, me lo sento.- mugolai portandomi una mano alla fronte.
-Perché mai dovresti fare una figuraccia? Sei talmente gnocco, Mel.- esclamò abbracciandomi e coccolandomi un po'.
Mi rilassai leggermente, trovandomi comodo in quei vestiti per la prima volta da quando mi erano stati fatti mettere a forza tra imprecazioni varie.
-Davvero sto bene così?- mormorai poco convinto della mia stessa domanda.
Matt mi sorrise dolcemente passandomi una mano tra i capelli, laddove non erano un tripudio di lacca.
-You are perfect, darling.- mi sussurrò appoggiando le sue labbra sulle mie per qualche secondo, un po' più a lungo delle altre volte.
-E tu come hai deciso di combinarti?- chiesi dopo un po' risvegliandomi da quel sogno ad occhi aperti.
Matt sogghignò sciogliendo l'abbraccio e dirigendosi verso l'armadio.
-Beh, non cambierà molto dal tuo abbigliamento.- disse mentre tirava fuori una maglietta nera della quale si capiva a stento la forma con tutti gli strappi che aveva, a seguito volarono per la stanza anche dei pantaloni di...lattex?! Oh mio dio!
-Matty...NO!- esclamai additandolo come se fosse stato un cucciolo che aveva fatto un disastro in casa.
-Perché?- chiese lui, e giuro che se avesse potuto avere delle orecchie da cagnolino in testa le avrebbe abbassate.
-Non oso immaginarti con addosso quella roba.- sbuffai facendo un passo verso di lui, senza calcolare purtroppo i trampoli che avevo ai piedi e di conseguenza caddi lungo e disteso.
Matt, simpaticissimo e delicato come al solito, si accasciò sulla scrivania ridendo.
-Tsk... adesso ho capito perché queste cose le chiamano "Demonia."-
Troppo occupato a cercare di riacquistare l'equilibrio non feci in tempo a fermare Matt che si chiuse a chiave in bagno con i vestiti che poco prima aveva disposto sul letto.
Arrancai fino alla porta accasciandomi contro al legno scuro.
-Mattyyyy, non puoi farmi questo!- urlai ricevendo come risposta una risata sguaiata e a seguito numerose zip che si aprivano e chiudevano.
Sconsolato mi sedetti sul letto attendendo l'uscita di quel degenerato. Pochi minuti dopo mi sarei pentito di essere rimasto lì e non essere scappato immediatamente...
-Oh...mio...mio...mio...- balbettai fissandolo con la bocca talmente spalancata da toccare terra.
Era una visione a dir poco inconcepibile! Quei vestiti assurdi che poco prima avevo guardato con un nodo allo stomaco ora stavano perfetti addosso a Matt, quasi come se fossero stati una seconda pelle. Il trucco nero spesso faceva risplendere se possibile ancora di più gli occhi verdi che in quel momento avrebbero potuto ammaliare anche una vecchia sessantenne in carrozzella cieca da un occhio.
-Come sto, darling?- fece lui ancheggiando esibendosi in un sorriso da farmi spedire direttamente nel mondo degli Shinigami.
Io ebbi appena la possibilità di fare un cenno con la testa, incapace di aggiungere parola.
Si avvicinò tranquillo fissandosi allo specchio sul muro e contemplò l'immagine sua affiancata anche alla mia ancora scioccata.
-Non hai la minima idea di come godrò nel vedere le nostre compagnucce di classe arrapate con gli ormoni a mille. Quanto ci fai che facciamo venir loro un orgasmo in piena regola?- disse sistemandosi meglio i capelli.
Avvampai prendendo nuovamente la prima cosa che mi capitò a portata di mano, il tubetto di lacca sul comodino, e glielo tirai. Questo gesto stava diventando abitudine.
-Ma sentilo...- borbottai sedendomi sul letto cercando di farmi passare le caldane per evitare che i pantaloni ultrastretti aderissero più del dovuto rendendo impossibile toglierli a fine serata.
-Su, forza e coraggio. Iniziamo ad incamminarci prima di arrivare in ritardo.- mi prese per mano e mi costrinse ad alzarmi per poi iniziare a trascinarmi fuori dalla stanza.
Cercai più volte di opporre resistenza ma era tutto inutile con quel treno che scricchiolava come un involucro di plastica ad ogni passo e che non la smetteva di eruttare iperattività da tutti i pori.
La parte più difficile in compenso venne poco dopo, quando in meno di tre secondi mi ritrovai fuori...all'aria aperta...sul marciapiede fuori da casa sua...pieno di PERSONE!
Non mi ero mai curato troppo degli sguardi della gente su di me visto che spevo di essere parecchio bizzarro già di mio, ma di sicuro MAI bizzarro quanto in quel momento! Le vecchiette al nostro passaggio si impietrivano scansandosi se non cambiavano addirittura strada, i genitori nascondevano dietro di loro i figli piccoli come se fossimo stati pronti a sbranarli, e altre sequenze di reazioni simili.
-Matty.- mugugnai a denti stretti dopo l'ennesimo sguardo trucidatore da parte di un tizio in macchina passato accanto a noi.
-Sì, darling?- rispose lui tranquillo mentre si accendeva una sigaretta.
-Voglio seppellirmi sotto all'asfalto se non arriviamo entro due minuti, al riparo dietro a delle discrete pareti.- ululai gesticolando forse un po' troppo, e di li a poco persi l'equilibrio per colpa di quelle dannate scarpe.
Matt mi afferrò in tempo per un braccio.
-Miseria! Non bastava che già superassi il metro e ottanta, dovevi proprio farmi provare l'ebrezza dei tacchi eh?!- sbraiatai dandogli una gomitata.
-Stai attento, credo che se Ryuk ti sentisse dire la parola "tacchi" per le sue scarpe adorate ti fucilerebbe a suon di mele.- rispose lui ghignando sadico.
Sbuffai rovistando freneticamente nella mia borsa fino a trovare una tavoletta di cioccolata di scorta per poi addentarla con un morso secco.
Fortunatamente dopo alcuni minuti fummo davanti ai cancelli della scuola, dove già si potevano vedere parecchi studenti in maschera intenti o a sistemare gli ultimi ritocchi o a commentarsi a vicenda i loro travestimenti.
In effetti molti di loro avevano costumi poco elaborati, evidentemente buttati là all'ultimo momento. Niente a che vedere con i nostri. Quando i primi sguardi si fissarono su di noi vidi chiaramente delle ragazze arrossire, alcune spalancare la bocca, altre nascondersi per lanciare gridolini e gemiti disgustosi.
-Iniziamo bene.- sussurrai a bassa voce ricevendo come risposta un ghigno soddisfatto di Matt.
Poco dopo ci vennero incontro Ryuk e Near. Molto intelligentemente quei due non avevano potuto escogitare travestimento migliore se non quello di scambiarsi i colori. Ryuk in una divisa da moschettiere completamente bianca studiata in ogni singolo dettaglio per far risaltare il suo lato bizzarro, mentre Near sembrava indossare un costume nero di Batman ma che dal mio punto di vista pareva più un Gobbo di Notre Dame imbaccuccato in un Burka.
Alla nostra vista i due collassarono accasciandosi sul prato, Ryuk a seguito si tirò su urlante sbraitando di non voler macchiare il suo travestimento con l'erba.
-Cosa vorresti essere con questo nido in testa?- disse Near indicando i miei capelli.
-Perché, si é forse mai visto invece un Batman con le ali di tre centimetri come quelle di un Kiwi?- risposi io di rimando alzando appena con due dita, tipico gesto di Ryuzaki, una delle protuberanze afflosciate sulla schiena di Near.
-Ma Mel, Batman non aveva mica le ali sotto alle braccia?- chiese shockato Matt fissando prima me e poi lui.
-Matty, ti scongiuro recedi dai tuoi commenti che di appropriato non hanno un benemerito cazzo.- dissi in falso tono cortese e composto.
Ruyk scoppiò a ridere per poi perdere l'equilibrio e ricadere di nuovo a terra. 'equilibrio di quel aragazzo non avrebbe mai smesso di stupirmi.
-Ehi!- esclamò fissando i miei piedi -Allora Matt é riuscito a farti mettere le mie Demonia!-
Io ringhiai incenerendolo con lo sguardo. Non potei aggiungere nuove battute perché Ryuzaki e Light arrivarono in quel momento, sfoggiando le loro divise da cappellaio matto e leprotto bisestile.
Matt si dovette nascondere dietro di me per scoppiare in una risata silenziosa che potevo sentire solo io a giudicare dal vibrare di quell'essere contro alla mia schiena.
-Due affascinanti donzelle a quanto vedo.- commentò Light fissando me e lui.
In meno di mezzo secondo Matt smise di ridere e si piazzò davanti a me.
-Se sei in vena di commenti acidi stasera preparati a tornare a casa con un triplo nodo a quelle tue orecchie, tenerello di un leprottino.- disse con un ghigno.
Arrossii mugugnando dentro di me. L'aveva fatto di nuovo.
Era da quell'episodio in classe che aveva iniziato a difendermi quando Light o altri perditempo si azzardavano a lanciarmi una qualche battuta vagamente offensiva.
Mi sbrigai a calmarlo abbracciandolo, funzionò quasi subito.
Altri ululati da parte delle ragazzine nei dintorni che avevano visto la scena...iniziava a darmi letteralmente sui nervi!
Dopo aver lanciato qualche altra secca a Near decidemmo di entrare.
Presi mentalmente nota di dover uccidere chi avesse inventato quella assurda festa proprio mentre i battenti delle porte principali si aprivano e venivamo avvolti dal chaos della festa. Quando sentii il panico iniziare a salirmi alla gola percepii fulminea la mano di Matt che andava a stringere la mia. Non seppi spiegarmelo nemmeno io, ma mi calmai immediatamente.



Sbaverei per avere anche solo uno dei vestiti che go progettato addosso a Matt e Mello *_____*
Per chi se lo sia chiesto mentre leggeva, vi espongo il modello delle Demonia che indossa Mello, giusto per farvi un'idea su cosa mi sono ispirata:

DEMONIA OçççççççççççççççO ghhhhh!
Passando a cose "meno serie" *coff coff coff coff* annuncio a chi sarà presente mercoledì all'alcatraz per il concerto dei Dir en Grey alzi la mano nella salaaaa! >.<
*silenzio assoluto*
T____T tsé... scherzi a parte chi davvero ci sarà si faccia vivo in qualche modo u.u cercate una con una camicia in stile guardie del palazzo reale nera e bianca, pantaloni pieni di fibbie e passanti con un trucco allucinante nero e rosso. IT'S MEEEEE! +___+

Ed ora passo al salutarvi e a seguito i ringraziamenti u.u CIAAAAAO AL PROSSIMO CAPPYYYY! *____*


Soruccio: Davvero? *-* ma proprio adorioriorioriii? Mi sento onorata u.u thaaaaank you^^

MellosBarOfChocolate: Wiiii, me contenta u.u Yessa, sono un misto tra Gothic Lolita e Visual-kei ^^ Alla conquista del mondooo +___+

Kira_94: Don't worry, diamo tempo al tempo u.u ti sembro forse una scrittrice che censura tutto ciò che va oltre all'abbraccio? è.é MUAHAHAHAHAHAH!!!! thx darling^^

Grazie mille anche a Miyavi4EvEr, Karin93, MIKYma, Luchia L, mich key e Per_xX per i complienti^^ ARIGATOUUUUU! *-*

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


A morte i ritardatariiiiii u.u Visto? Dopo la lunga attesa del capitolo precedente stavolta sono arrivata molto prima del previsto, attacco improvviso di ispirazione *-* auahahahahah!



Capitolo 9:


Mi sembrava di avere tutti gli sguardi del mondo puntati addosso...addosso a me e anche allo sciagurato che aveva progettato tutto questo e che ora mi teneva tranquillamente per mano.
Le solite ragazzine arrapate si erano moltiplicate all'inverosimile, tutte avvolte in micro-costumi che avrebbero dovuto risultare sexy e provocanti, ma le poverine purtroppo non sapevano di risultare patetiche bimbette a confronto della visione celestiale al mio fianco. Con le luci colorate che balenavano per tutto il salone Matt sembrava risplendere come un rubino infuocato. La folla si apriva letteralmente in due per farci passare, e in quel momento notai anche con un brivido che le occhiate arrapate ora non provenivano soltanto da ragazze. Oh fantastico, evviva la corporatura androgina! Se Matt avesse avuto anche la malsana idea di infilarmi sotto alla maglietta un reggiseno imbottito sarei stato letteralmente fregato sia sul davanti che sul..."retro".
Divenii viola al pensiero di quella visione e mi appiattii ancora di più a Matt cercando di non inciampare con le Demonia del caro signor Moschettiene caduto in una vasca di candeggina davanti a me.
-Ryuk, per curiosità, quanto ci hai messo a camminare bene con questi affari?- chiesi indicando le "caste calzature".
Ryuk si voltò di scatto verso di me con il suo ghigno inquietante appoggiandomi una mano dalle lunghe unghie perfettamente curate sulla spalla in segno d'incoraggiamento.
-Mello caro credimi, prima ancora di pensare a quando ci avrai fatto l'abitudine ti conviene chiederti in quanto tempo le fiacche sui talloni saranno guarite.-
Rimasi a fissarlo a metà tra lo shockato e l'inorridito.
-MATT! Non mi avevi parlato di fiacche prima di costringermi a fare questo!- urlai mollando immediatamente la sua mano per poi fulminarlo da sotto allo strato di trucco.
-Sono gli inconvenienti del mestiere, Mel. Ti conviene abituartici.- disse lui pacificamente mentre si sedeva al bar improvvisato posto davanti all'entrata dell'aula magna.
-Non starai pensando che da qui in avanti inizierò ad usare questo look tutti i giorni, vero?- chiesi stizzito.
-Perché no? Sei talmente sexy che ti chiederei di venire un attimo con me da soli sul retro della scuola.- disse dandomi un bacino sulla punta del naso con una finta espressione da maniaco pervertito.
Mi voltai dall'altra parte avvampando mortalmente, ringraziando per un attimo la luce violetta di sottofondo nella sala che sfasava tutti gli altri colori.
Sentii distrattamente Matt comandare una wodka red bull prima di accorgermi della scomparsa di Light e Ryuzaki.
-Dove sono cappello a cilindro bucato e Mr. Herriman di casa Foster?- chiesi a Ryuk mentre mi sedevo anch'io su uno sgabello alto del bar.
-Credo che siano andati ad "appartarsi" probababilmente nei bagni.- rispose distratto lui mentre chiamava il barista.
-Appartarsi per COSA?!- esclamai rischiando di strozzarmi con la mia stessa saliva, ma Ryuk ora era impegnato nella sua ordinazione.
-Portami un Malibu-ananas, e al posto dell'ananas mettici uno spicchio di mela.-
-Co..come prego?- chiese il barista fissandolo perplesso.
-Mela al posto dell'ananas, ora vaaaa!- ripeté lui convinto facendogli cenno di muoversi.
Il barista stralunato si dissolse per poi tornare poco dopo.
Non appena Ryuk si vide mettere davanti la sua ordinazione agguantò il lo spicchio di mela e lo fece sparire in meno di mezzo secondo nella voragine che si ritrovava al posto della bocca.
-Questo non mi va, lo vuoi tu Mello?- chiese ancora intento a masticare passandomi il bicchiere completamente pieno.
Il barista spalancò talmente tanto la bocca che di li a poco avrebbe potuto toccare il piano del bancone fissano prima Ryuk e a seguito me. Mi limitai ad alzare le spalle sospirando sconsolato mentre mi appropriavo inesorabilmente di quel povero Malibu-ananans. Accostai il bicchiere alle labbra e mi godetti il primo sorso che scendeva giù per la gola. Era una sensazione appagante, se non per una strana sensazione, come se ci mancasse qualcosa.
-Ehi, scusa.- dissi al barista allungandogli il bicchiere.
-Ci vuoi la fetta di ananas che non ha voluto il tuo amico?- chiese lui appena calmatosi dallo shock di pochi secondi prima.
-No.- dissi vagamente sovrapensiero per poi illuminarmi di colpo -Aggiungici della cioccolata, liquida, in polvere, solida, insomma la prima che ti capita a tiro.- dissi con un sorriso raggiante.
Il povero ragazzo rimase bloccato con il braccio a mezz'aria per prendere il bicchiere e sgranò gli occhi all'inverosimile.
-Cosa?!-
Mi sporsi prendolo per le spalle fissandolo dritto negli occhi.
-Chocolate, darling.- dissi scandendo lentamente quelle due parole con perfetto accento inglese.
Quasi in trance il barista si avviò.
-Ehi, portami anche un succo di mele quando torni!- gli urlò Ryuk agitando un braccio nella sua direzione in stile moglie casalinga che si affaccia alla finestra per salutare il marito.
Accanto a me sentii un tonfo secco, e voltandomi constatai che si trattasse della fronte di Matt, accasciatosi sul bancone ridendo.
-Vedo già i titoli del giornalino della scuola: "Scandalo al bar causato da Ryuk e Mello, non vogliamo l'ananas, infilatevelo su per il crepuscolo!"- disse in tono convinto agitando un pugno in aria.
-Non abbiamo un giornalino della scuola, e tu stai già alzando troppo il gomito.- dissi tirandolo per una guancia.
Lui si oppose con un mughugnio.
-E anche se fosse? Non devo mica guidare.- ribatté prendendo il suo bicchiere prosciugando quel che restava della sua wodka red bull -Portamente un'altra.- disse poi al barista che nel frattempo si era avvicinato per portarmi la mia "ordinazione". -So che per la grazia di tutti gli automobilisti non devi metterti dietro ad un volante, ma ti faccio notare che in qualche modo dobbiamo tornarci a casa, e non mi va di portarti a cavalluccio per tutto il ritorno.- risposi secco per poi dare il primo sorso al mio malibu ananas corretto cioccolato, decisamente migliorata rispetto a prima.
Matt mi fece quasi rovesciare tutto abbracciandomi.
-Ma quanto amo la mia dolce e tenera mogliettina previdente! Non devi preoccuparti, prometto che a casa ci torno con le mie stesse gambe.-
Arrossii vistosamente e lo squadrai con un sopracciglio alzato, e il tempismo volle che in sottofondo ci fosse un urlo da parte di Ryuk mentre si avventava sul suo succo di mele appena portatogli. Sospirai scompigliandogli i capelli ricambiando l'abbraccio.
-Ho appena parlato al muro, vero?- dissi in una mezza risata che mi faceva presagire una lunga e intricata serata.
-Siiiii!- rispose lui facendo sfrega guancia con la mia.
Probabilmente fu da quella risposta che decisi di non toccare più nulla da bere per quella sera. Almeno uno dei due doveva rimanere lucido per ritrovare la via di casa. Per la maggior parte della sera restammo al bar, solo io, Matt e Ryuk, importunando nuovamente il barista che ora della fine si era adeguato alle comande assurde ed aveva trovato perfino il coraggio di scherzarci su. Per un certo momento delle ragazze vestite da "infermierine" si erano sedute accanto a noi iniziando a parlare con Matt. Se ne andarono pochi minuti dopo aver sentito Ryuk lanciarsi in una delle sue risatine stridule degne di vecchia strega da film horror. Per questo se non altro gliene ero grato, sarebbe mancato giusto che Matt si attaccasse al culo di una qualche ragazza sotto ai fumi dell'alcol. All'improvviso era spuntato perfino Ryuzaki, che si era limitato ad arrancare fino a noi barcollante con in mano delle manette. Senza dire ne come e perché ammanettò il mio polso con quello di Matt.
-Cosa significherebbe questo?- chiesi indicando la lunga catenella che ora mi univa a Mr. prosciuga alcolici, intento a scolarsi l'ennesimo giro facendo a gara con Ryuk.
-Avevo paura che qualcuno potesse rubarvi, allora visto che non avevo l'antifurto ho preso la cosa più simile che potessi trovare.- rispose lui annunendo convinto.
-Delle manette non c'entrano NIENTE con un antifurto!- urlai io sovrastando per un attimo il volume allucinante della musica che rimbombava per la sala.
Ryuzaki fece un cenno di stizza con una mano per poi andarsene tranquillamente sparendo tra la folla così come era arrivato.
"E adesso visto che non mi ha dato le chiavi dovrei passarmi tutta la notte legato a questa spugna assorbi wodka degna erede di Spongebob?!" pensai dentro di me mentre un brivido freddo mi percorreva.
Ringraziai il cielo che la festa di li a poco avrebbe iniziato a volgere verso la fine, quindi iniziai a studiarmi un piano per risolvere la brutta situazione.
-Matty, i tuoi sono a casa?- chiesi sperando che un miracolo mi salvasse.
-No, ho la casa completameeeeente libera per darmi alla pazza gioia.- rispose lui strascicando le parole, scosso da una lieve risata.
-Perfetto!- esultai.
-Perché? Vuoi venire a casina mia per una "noche de fuego"?- chiese avvicinandosi ad un soffio dal mio viso.
Se non altro Matt er una vera frana in spagnolo.
-Non ho altre alternative visto che sono felicemente ammanettato a te e in più non ti lascerei mai e poi mai una notte da solo constatando che stasera devi aver inaridito le riserve mondiali alcoliche. Ho quindi deciso di farti compagnia nell'attesa dei postumi della sbornia, così mi divertirò con il tuo mal di testa.- conclusi con un piccolo ghigno mentre già mi immaginavo come si sarebbe prestato il risveglio l'indomani.
Lui annuì con la testa.
-Eh sì, l'ho sempre detto che sei da sposare, Alfred.-
-Alfred?!- esclamai spiazzato.
-Ma come? Alfred, il mio fedele maggiordono che mi aiuta a fare le pulizie di pasqua nella bat-caverna.- rispose lui convintissimo.
-Ti faccio notare che é Near ad essersi travestito da Batman stasera, non tu.- gli feci notare dandogli uno scapellotto.
Ok, se iniziava a straparlare in quel modo significava essere arrivati ad un punto critico, perciò urgeva levare le tende al più presto possibile.
Mi alzai dallo sgabello e cacciai un urlo degno di un cantante growl professionista.
-NEAR!-
Contai mentalmente deici secondi e puntualissima vidi la figura del piccolo mostriciattolo farsi strada fino a raggiungermi.
-Eccomi.- disse con il fiatone.
-Si può sapere che fine avevi fatto?- chiesi squadrandolo da capo a piedi alla ricerca di ogni possibile segno evidente che potessi sfruttare per prenderlo in giro nei prossimi vent'anni, ma non ne trovai.
-Ero andato nell'altrio dall'altra parte della scuola dove stanno facendo giochi di abilità alquanto strani. Mi sto divertendo a fare dei puzzle completamente bianchi ed ero in netto vantaggio su Ryuzaki prima che lui abbandonasse di colpo la partita e sparisse insieme a Light chissà dove.- rispose lui con gli occhi accesi da una luce beata mentre pronunciava la parola "puzzle".
Feci un sorriso forzato nel pensare a dove si potessero essere cacciati i due fidanzatini dispersi, cercando di trattenere commenti.
-Ok, allora trascinati dietro Ryuk alla tua sfida, non mi fido a lasciarlo qui da solo.- dissi dopo aver fatto un paio di calcoli strategici.
-Perché? Tu dove vai?- chiese lui.
Feci un semplice cenno con la testa verso Matt che in quel momento si era messo a urlare "Il cliente ha sempre ragione, perciò voglio un esercito di nani da giardino in terra cotta!".
-Ok, portalo a casa immediatamente.- disse Near dopo averlo fissato scandalizzato per qualche istante.
Salutai velocemente Ryuk dopo averlo scrostato dal bar con qualche difficoltà ed averlo lasciato sotto alla custodia di Near, dopodiché arrivò la parte del lavoro peggiore: convincere Matt ad alzarsi.
Mi appoggiai al bancone accanto a lui e lo fissai con un sorriso pari a quello di uno psichiatra davanti ad un paziente malato terminale di disturbi mentali.
-Matty, ti diverti ad importunare i bicchieri?- chiesi tranquillo in tono pacifico.
-Tantissimo!- rispose lui con l'espressione di un bimbo che aveva appena scoperto un gioco nuovo.
"Ci avrei scommesso." pensai sospirando.
-Non ti piacerebbe importunare altre cose, che so io, la porta di casa tua oppure ancora meglio il tuo letto?-
Lui ci pensò su un attimo tamburellando con le dita sul bancone.
-Può darsi, ma al momento Miss Frizzy e Mr. Gerard mi stavano spiegando quanto ci si diverte in una lavastoviglie.- rispose agitando i due bicchieri vuoti davanti a lui.
Mi battei una mano sulla fronte lasciandola scivolare lungo il viso.
-Merda, il trucco!- urlai quando vidi la mia mano sporca di nero.
Matt nel sentirmi scoppiò a ridere abbracciandomi.
Peccato, mossa sbagliata per lui.
Sfruttando il fatto che mi si fosse appoggiato totalmente addosso lo presi per le braccia e lo tirai giù a forza dallo sgabello. Barcollammo all'indietro di qualche passo mentre Matt urlava come se fosse stato su una giostra ad un luna park.
-Su, su. Andiamo a casa, e se fai il bravo ti prometto che avrai una bella sorpresina.- dissi iniziando a dirigermi verso l'uscita trascinandomi dietro lui che rideva come un rincoglionito di pura razza.
-Sorpresina? Che sorpresina? Vuoi dire che ti metterai in sexy lingerie e mi farai un balletto sul tavolino del soggiorno?- chiese ritrovando tutto d'un tratto l'equilibrio, e fu lui questa volta a trascinare me facendo appigglio sulla zip sul culo dei miei pantaloni che minacciavano di aprirsi da un momento all'altro.
-Razza di un pervertito, lasciamiiiii!- urlai scandalizzato sottrandomi alla sua presa con gesto talmente secco che la catenella delle manette che ci univano si ruppe e corsi fuori urlando.
Una volta fuori mi voltai e lo vidi sulla soglia della porta principale con un ghigno maniacale stampato in faccia.
-Dolcezza mia, coraggio lo so che anche tu vuoi che io sappia cosa nascondi sotto alla gonna, vieni qui!- mi urlò precipitandosi al mio inseguimento.
"Sapevo della tristezza da sbornia ma la perversione mi é nuova!" pensai dentro di me mentre acceleravo la corsa per non venire agguantato da Matt.
Non mi fermai finché non sentii alle mie spalle un tonfo sommesso, e mi girai vedendo quell'idiota bellamente spalmato a terra sul prato del cortile a pancia in su preso da una ridarella pazzesca.
Mi avvicinai cautamente, accertandomi pian piano che la fase maniacale fosse scemata, e mi inginocchiai accanto a lui.
-Il signore ha finito?- chiesi guardadolo esasperato.
Lui annuì per poi tirarsi su con un movimento secco, il suo equilibrio però non durò per più di due secondi.
Mi alzai anch'io aiutandolo a rimanere in piedi.
-Mh...mi sa che non va.- mugugnò lui annuendo convinto con la testa.
-Matty, mi avevi promesso che saresti arrivato a casa con le tue gambe. Presta onore al giuramento e cammina.- dissi prendendolo per un braccio iniziando a trascinarlo.
-Uh! Mel, con quell'aria da condottiero sei magnifico.- uggiolò attirandomi a sé ed abbracciandomi stretto.
Cercai inutilmente di allontanarlo per provare un nuovo tentativo di avviarci verso casa, ma mi teneva troppo saldamente.
-Ti prego, Matty! Ti prometto che se fai il bravo adesso, mi presterò per un pomeriggio intero alle tue torture tra vestiti, trucco e capelli senza lamentarmi, ok?- tentai ormai prossimo alla disperazione.
-Era questa la sorpresa di cui mi parlavi prima? Pregusto già la goduria!- esclamò -Ti trasformerò nella mia perfetta mogliettina di casa, contento?-
-Mo...mogliettina di casa?- ripetei io pensando già al peggio, una gonnellina a fiori rosa e un grembiule con i bordi in tulle.
-Daaaai! Puoi fingere di essere la mia mogliettina adesso per due minutini? Poi possiamo andare a casa, lo prometto.- disse con gli occhioni dolci, e nonostante la nebbiolina alcolica nello sguardo quella tattica non poteva fare a meno di convincermi.
-Ehm...ok. Che intenderesti per mogl...- ma lui interruppe la mia frase sbattendomi bellamente la risposta in faccia...o meglio, sulle labbra.
Mi baciò inaspettatamente stringendomi in un abbraccio dalla quale era impossibile sottrarmi. Non era un bacio semplice come quelli che mi dava di solito. Era un bacio più...bacio!
Rimasi letteralmente impietrito, senza riuscire a reagire nè a ribellarmi. Non riuscivo a realizzare che stesse accadendo sul serio, e non sapevo se esultare dalla gioia o preoccuparmi.
Dopo qualche secondo Matt si staccò lentamente da me con un sorriso ai limiti delle mie facoltà intellettuali. Bastò un attimo: lui ubriaco, io nel pallone, cademmo come due pere cotte a terra.
-Porc...!- imprecai massaggiandomi il gomito che avevo battuto sul marciapiede. -Oh God!- esclamò Matt rimettendosi a ridere.
Bestemmiando mi tirai su, lo agguantai tirandolo su di peso ed iniziai a dirigermi spedito verso casa sua. Procedetti per i seguenti quindici minuti a passo di marcia militare senza fermarmi nemmeno quando Matt minacciava di rovinare nuovamente al suolo. Raggiungemmo finalmente il vialetto di casa sua e cercai di farlo collaborare per farmi dire dove tenesse le chiavi, sprecando ancora vari minuti tra urletti e scivolate.
Quando riuscii ad aprire la porta e ad accendere la luce mi inginocchiai letteralmente sul tappetino d'ingresso ringraziando il cielo.
-Wilma, sono a casa!- urlò Matt precipitandosi dentro, sbattacchiando tra un mobile e l'altro facendo cadere tutto quello che vi era appoggiato sopra per poi arrivare nel soggiorno dove inciampò nel bordo del tappeto cadendo lungo e disteso sul divano con un rantolo d'apprezzamento.
-Che ho fatto di male per meritarmi questo tormento.- dissi avvicinandomi strisciando sulle ginocchia e sui gomiti, non avendo nemmeno la forza di rimettermi in piedi.
Con qualche sforzo mi issai sulla prima cosa che avesse un aspetto comodo: una di quelle poltrone che si trovavano di solito negli studi psichiatrici. Mi sentii simile ad un vecchietto in agonia con i reumatismi mentre mi ci accasciavo sopra. Come ultimo gesto presi il cellulare dalla tasca dei pantaloni che consisteva soltando una protuberanza scomoda e fastidiosa sul mio fondoschiena. Lo spensi e lo lanciai via, andando a mirare l'interruttore della luce spegnendola, dopodiché collassai definitivamente.
-Bella mira, Mel!- sentii dire a Matt mentre scoppiava di nuovo in una risata.
-Grazie.- farfugliai poco prima di addormentarmi di botto.
Avrebbe anche potuto crollare tutta la casa, ma sicuramente non mi sarei svegliato.



Embeeeeeh? u.u che ve ne pare di Matt ubriaco? XDDDD Povero Mello, gliene faccio passare sempre di più, ma del resto la ricompensa della "mogliettina" risarcisce i danni no? +_+
Ora che l'estate comincia la vostra Ravvy-chan ingranerà la marcia giusta per scrivere, finalmente libera dalla scuola XD
Ci vediamo nel prossimo capitoloooooo *o*


Grazie a _pEaCh_, MIKYma, _Metallica_, Per__xX, Karin93, Feffe_Cullen_Blast, Soruccio e MellosBarOfChocolate per le recenzioni ^^

Luchia L: No, purtroppo non sono andata a fumettopoli T_T Giuro che se alla prossima occasione che mi si presta non vengo faccio diventare Mello e Matt ETEROSESSUALI! è.é auahahahah!

MehDolcenotte: Credo che se anche avessi messo le demonia non avrei potuto distinguerti tra tutte le belle "calzature" che giravano per l'alcatraz *____* Madonna che bel concertooo! Peccato che si crepasse dal caldo XDD Ma dimmi per caso conosci gente come Sushi, Shin, Fragola e simili? Perché io ero con loro XDDD sono più riconoscibili quegli esseri che io u_u

_Kira_94: Mh... chi lo sa, forse un capitolo LxLight potrebbe starci prima o poi, ma al momento non ne ho previsti, mi spiase ç_ç forse prima o poi qualcosina lo insterirò^^ Se continuerai a leggere lo saprai u.u geheheh XD *sadica sadica sadica*


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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


E con il sottofondo della colonna sonora di Star Wars rifaccio la mia comparsa dopo un bel po' che non postavo o.ò Scusate ma le vacanze mi impigriscono parecchio ^_^'''' Pensate che mi mancavano solo una decina di righe da quasi due mesi per finire questo capitolo ma non facevo che fissare il file aperto e dire "Sisi adesso lo finisco"...ehm... e alla fine non lo facevo XD Chiedo perdono.
Bene, siete pronti?u.u che si dia inizio alla lettura è.é



Capitolo 10:


Ero altamente indeciso se la causa del mio risveglio fosse stato un odore pungente arrivatomi al naso o le malsane urla che sentivo in lontananza. Mi stiracchiai cercando di capire se fossi ancora tutto intero, ma nel farlo calcolai male senza ricordarmi dove mi fossi addormentato. Nel giro di mezzo secondo mi ribaltai dalla poltrona atterrando su un insolito tappeto dai ghirigori blu. Aprii gli occhi di colpo, ritrovandomi in una stanza sconosciuta. Ci dovetti impiegare trenta dei miei migliori secondi della mia mente appena sveglia per capire e ricordarmi tutto.
La sera prima, festa scolastica, Matt ubriaco, trascinare Matt fino a casa, schiantarsi sulla prima cosa dall'aspetto morbido e spegnere il cervello.
A seguito pensieri molto più confusi come ananas e mele che danzavano in cerchio mi passarono davanti agli occhi mentre un fracasso assordante proveniva da qualche parte in quella casa.
Con qualche difficoltà mi alzai testando la mia stabilità. Anche se avevo bevuto relativamente poco sentivo parecchio presenti i postumi della sbornia. Se mi sentivo frastornato io non osavo immaginare gli altri!
Mi incamminai verso la porta, evitando alcuni soprammobili sparsi a terra caduti dai mobili dopo il passaggio dello tsunami con i capelli rossi la sera prima. Trovai sulla soglia della stanza anche il mio cellulare che, mi ricordai solo ora, avevo usato come lancio del giavellotto, ringraziando di averlo trovato tutto intero ancora funzionante. Cacciai la testa nel corridoio, tendendo l'orecchio e captando un frastuono assurdo di padelle, individuando così in poco tempo la porta della cucina. Contai mentalmente fino a tre prima di abbassare la maniglia, preparandomi psicologicamente.
La scena che mi si presentò davanti in sé non mi stupì più di tanto: Matt seduto a terra con la schiena appoggiata ad una sedia, per metà nascosto sotto al tavolo.
Sarei anche scoppiato a ridere se si fosse trattato solo di quello, ma la cosa che mi preoccupò di più furono la presenza di Near, Ryuzaki, Light e Ryuk.
Lo stecchino con la cresta non era tanto distante dallo stato in cui era Matt, con solo l'unico cambiamento che la sedia doveva averla centrata nel momento di provare a sedersi, ed ora se ne stava con le braccia lunghe sul tavolo e la testa coperta da un porta pane. Near, con ancora indosso il mantello di Batman della sera prima, era intento a mettere in fila sul bordo del bancone della cucina dei cereali prendendoli uno ad uno dalla scatola, mentre Light e Ryuzaki, gli unici apparentemente sani e soprattutto con indosso vestiti decenti, simbolo che almeno loro dovevano essere passati da casa per cambiarsi e dormire in un comune letto, stavano trafficando ai fornelli.
Fissando questi ultimi due mi resi conto solo allora di essere ancora vestito con il travestimento della sera prima, così come lo erano anche Matt e Ryuk... oh no, mi sbagliavo! Ryuk era vestito come al solito, avevo dimenticato che per lui carnevale durasse tutto l'anno.
Rimasi sulla soglia della porta indeciso se prendere e scappare o arrischiarmi ad entrare.
-Oh, buongiorno Mello.- mi salutò Ryuzaki sorridendo -Cioccolata calda?-
-Ehm... perché no...- dissi facendo qualche passo incerto per poi sedermi.
In quel momento Ryuk riemerse dalla sua incubazione temporanea sotto al porta pane per salutarmi.
-Salve piccola pulzella innocente.- disse sorridendomi tranquillo.
-Allora non sei devastato dai resti dell'alcol.- dissi dopo averlo studiato meglio.
-No, sto una favola.-
-E allora perché avevi la testa sotto a quel coso?- chiesi stupito indicando l'oggetto in questione.
-Mh...perché lo trovavo divertente!- rispose lui ciondolando sulla sedia soddisfatto della sua risposta.
-Sì, certo ragazzo mio. Piuttosto...- dissi mentre mi abbassavo e con qualche difficoltà aprivo tutte le fibbie delle scarpe che tenevo ancora ai piedi -RIPRENDITI QUESTE COSEEEE!- urlai scaraventandole via con un senso di liberazione assoluta tanto che mi sarei voluto alzare in piedi sul tavolo urlando "FREEDOM!" impregnato dall'aura di Aretha Franklin.
Con un urlo straziante Ryuk si lanciò giù dalla sedia per andarle a recuperare, incappando anche in Matt che ancora non aveva trovato la forza di alzarsi, e non osai nemmeno immaginare da quanto tempo fosse lì.
Il fenomeno da manicomio in questione si accorse del mio sguardo puntato su di lui, e strisciando si avvicinò a me, aggrappandosi al braccio che avevo lasciato a penzoloni giù dal tavolo.
-Ti prego, dammi una mano.- mi disse cercando di tirarsi su facendo leva su di me, ma con poco successo.
-Dobbiamo dare una bella medaglia al genio del "no problem, so badare a me stesso", mh?- dissi fissandolo con un ghigno soddisfatto.
Lui per tutta risposta mi fulminò.
-Senti, non potresti cercare di metterci un po' più sentimento nell'offrirmi aiuto risparmiandoti le tue solite battutine acide?- disse stizzito.
-Ma sta zitto.- borbottai liberandomi dalla sua presa.
Matt barcollò all'indietro cercando di aggrapparsi a qualsiasi cosa per farsi da sostegno.
-Oddio, cado! cado! Sono sulla punta del Titanic e sto scivolando verso l'abisso artico! Aiutami Roooooooose!- urlò protendendosi verso di me senza successo. Due secondi dopo cadde a peso morto all'indietro spianandosi a mo' di tappeto a pelle d'orso sul pavimento.
Sospirai sconsolato guardando Ryuzaki, unica luce di salvezza in mezzo a quella gabbia di matti.
-A proposito, dove eravate finiti ieri sera?- chiese Near dal suo angolino rivolto ai due indaffarati davanti ai fornelli.
Light arrossì di colpo ma rimase composto continuando a controllare l'acqua per il caffé, mentre Ryuzaki si voltò con la sua solita espressione stralunata verso l'albino.
-Dunque, prima Light si é divertito a farmi questi- abbassò appena il collo della sua maglietta mostrano un paio di succhiotti grandi quanto una delle chiappe di Shin-chan -a seguito io mi sono divertito a...- non riuscì a terminare la frase perché Light prontamente l'aveva placcato a mo' da giocatore di rugby zittendolo.
Mi concedetti una risata maligna gustata fino all'ultimo considerandola una sorta di rivincita sul figlioletto di papà.
-Invece a voi il rientro é andato bene?- chiese Ryuzaki dopo essersi liberato del suo "peso amoroso".
-Mh...non mi ricordo molto sinceramente.- disse Matt riaffiorando da sotto al tavolo, riuscendo a rialzarsi da solo.
Io arrossii all'istante rischiando di strozzarmi con la mia stessa saliva. Ok, urgeva che mi calmassi immediatamente senza dare nell'occhio. No, non dovevo assolutamente pensare ai 7 centimetri di lingua di Matt che mi ero ritrovato in bocca la sera prima! Come se fosse stato facile, certo! Di sicuro mi avrebbe aiutato se avessi trovato l'episodio altamente rivoltante, ma da quando avrei potuto essere disgustato da un amorevole scambio di saliva con Matt?! Per Dio, ero un uomo dopotutto, l'uomo che non deve mai soffire, pronto a portare con onore la fama di Play Boy a scuola, colui che reputa il suo cuore di ghiaccio, incapace di provare sussulti se non quando la fiancata della macchina nuova si riga.
Oltre al fatto che io una macchina nemmeno l'avevo ero tutto il contrario. Le ragazze mi morivano dietro letteralmente nell'ultimo periodo ma non le degnavo nemmeno di uno sguardo, mi facevo delle paranoie madornali per ogni sillaba che usciva dalla bocca di Matt, arrossivo visibilmente e arrischiavo infarti ogni due per tre in sua presenza... stavo forse diventando donna?!
Del resto il brivido del tacchi, anche se non a spillo, l'avevo provato la sera prima, e perfino la mia prima e terrificante esperienza di make-up.
Preso dalla disperazione alzai lo sguardo vedendo Ryuk che estraeva quasi dal nulla una limetta per le unghie e iniziava a sistemare i suoi "innoqui artigli" lanciando un urletto ogni volta che incrociava una pellicina.
"Finché non arriverò al suo livello non dovrò preoccuparmi perlomeno." pensai scuotendo la testa quando l'essere schelettrico estrasse anche una boccetta di smalto per le unghie nero.
Mi voltai per non assistere al completamento della manicure... non l'avessi mai fatto!
Mi ero voltato giusto in tempo per ammirare Light e Ryuzaki impegnati in tutte le coniugazioni del verbo limonare tranquillamente seduti sul piano della cucina.
Spalancai occhi e bocca nello stesso momento cacciando un urlo paragonabile al lamento di un balenottero mentre indietreggiavo con la sedia additandoli.
I due si separarono, Ryuzaki con la sua solita espressione su un'altro mondo mentre Light si limitò a tossire diventando quasi viola ma mantenendo sempre la sua aria composta.
Matt si sollevò guardando i due con gli occhi che brillavano.
-Che bello! Che bello! Che bello! Voglio pomiciare anch'io!- urlò voltandosi verso di me ed appiccicandosi alle mie labbra come una ventosa.
-Pf...Pffff...PWUAAAAAH!- rantolai cercando di riprendere fiato perdendo l'equilibrio sulla sedia e finendo a terra inesorabilmente.
Non sapevo perché ma sentivo come una sensazione di deja vue in quella strana situazione, a voi no? Se non altro i baci di Matt erano tornati innoqui come sempre, se così li si poteva ancora classificare.
-Matty, piantala!- dissi stizzito.
Lui sospirò con una finta vena melodrammatica.
-Hai ragione tesoro, dobbiamo smetterla di incontrarci così.- ghignò alzando un sopracciglio e ringhiando in stile piccolo tigrotto arrapato.
Se in quel momento avessi potuto essere all'interno di un manga mi sarei auto-disegnato almeno trecento goccioline sulla testa con dietro una onomatopea lunga tre chilometri con scritto "Ghhhhhhhhhhhhhh!".
-Ci state prendendo gusto con queste scenette mattutine, vero?- disse Near dopo aver messo in riga anche l'ultimo cereale soddisfatto.
-E non ti immagini le scenette serali, piccolo.- rispose Matt sempre in tono malizioso.
Non mi ci vollero più di due millesimi di secondo per raggiungere il bel color violetto di cui era Light.
-Near vai a stirarti il mantello, sciò.- dissi trovando qualsiasi pretesto per allontanarlo.
Quando Iniziava con le sue domandine a bruciapelo arrivavo al 90% delle volte sull'orlo del collasso.
-Mh...forse é il caso che vada a cambiarmi.- disse lui alzandosi -Ma ricordatevi tutti una cosa...BATMAN REGNA!- urlò prima di correre fuori dalla cucina a braccia alzate con le piccole alucce del costume che sbattacchiavano da una parte all'altra.
Tirai un sospiro di sollievo mentre mi liberavo dall'abbraccio di Matt per cercare di raggiungere la tazza di cioccolata calda che Ryuzaki aveva appoggiato per me sul tavolo. Iniziai a sorseggiarlo sentendomi come un drogato quando riusciva a trovare la vena sul braccio. Mentre mi crogiolavo in quel denso piacere liquido anche Matt sembrò riacquistare un po' della sua lucidità e si sedette in braccio a Ryuk dondolandosi come un bimbo in braccio al Babbo Natale dei grandi magazzini.
-Oh buon signore, quest'anno visto che sono stato molto buono vorrei un disco volante, una pista di macchinine subacquee e un Action Man specializzato in paracadutismo che però alla fine non si appre e quindi muore tra atroci sofferenze cadendo su una fabbrica di letti di chiodi.- disse realizzato.
Per l'appunto... un piccolo, lagnoso e altamente ignorante bambino seduto in braccio a Babbo Natale.
-Vedremo cosa dirà la mamma.- rispose Ryuk fissando me con uno dei suoi mostruosi sorrisi.
-Se io sono la mamma pagatemi per aver vissuto nove mesi di sofferenza.- dissi io fulminandolo tornando a concentrarmi sulla mia tazza fumante.
-Bambini e mammine, posso avere la vostra attenzione?- chiese improvvismente Light avvicinandosi anche lui al tavolo.
-Ci illustri, illustre illustratore.- scimmiottò Matt vedendosi tappare la bocca da Ryuk dopo aver consultato fugacemente il mio sguardo.
-Dunque...- proseguì Light fulminando Matt, certo che quella mattina con tutte le saette che regnavano in quella cucina avremmo potuto aprire una centrale elettrica -Io e Ryuzaki oggi avevamo pensato di iniziare a guardarci intorno per fare qualche compera di Natale, quindi non appena saremo pronti andremo verso il centro commerciale. Visto che non ci fidiamo di lasciarvi qui da soli, piccoli pargoletti miei, potreste venire con noi, che ne dite?-
Al solo sentir nominare "centro commerciale" sia Ryuk che Matt e anche Near che era apparso in quel momento sulla soglia della porta spalancarono gli occhi con un sorriso a trentadue denti.
-SHOPPING!- urlarono contemporaneamente con i toni più striduli che avessi mai sentito degni delle teenager che leggono Vanity Fair con le pantofole pelose ai piedi e le maschere facciali al cetriolo.
Deglutii lentamente cercando di non farmi andare la cioccolta di traverso pensando svelto ad una soluzione.
Dunque, la porta era troppo lontana, e non potevo nemmeno cercare di scappare dalla finestra per via dei cactus appoggiati sul davanzale, mentre i condotti dell'aria erano troppo stretti anche per la mia corporatura perfetta, modestamente.
Mi girai verso la mia ultima salvezza, Ryuzaki.
-Dimmi che mentre loro saranno vittime del loro fantomatico shopping noi andremo a vedere qualcosa di più intelligente.- dissi speranzoso immaginandomi già un qualche salone di moto testando le fusa dei vari motori.
-Beh Mello, io e Light saremo impegnati tutto il tempo nel negozio di elettronica, non penso che tu voglia annoiarti fino alla morte tra i televisori al plasma. Meglio che tu vada a fare spese con gli altri.- rispose lui sorridendo e dandomi una pacca sulle spalle.
Cercai di consolarmi con una risatina mezzo isterica tra me e me vedendo i tre esaltati che già facevano la lista dei negozi da svaligiare. In silenzio mi dileguai alla ricerca dei vestiti di ricambio che avevo lasciato da Matt la sera prima sperando che togliendomi almeno quello scomodo travestimento mi sarei sentito vagamente meglio. Se non altro rimirarmi allo specchio con i miei capelli finalmente di nuovo lisci e morbidi mi tirò su di morale, per non parlare di quando scivolai in un paio di jeans grigi strappati e la mia felpa nera preferita con il cappuccio a punta. Scrutai meglio il mio viso allo specchio rimuginando per qualche istante. Mi ritornarono alla mente alcune parole della sera prima, quando Matt aveva iniziato a "trasformarmi" per la festa. Per farmi stare un po' più calmo mentre mi sistemava aveva escogitato di tutto, finché con un sorriso mi disse che con un trucco leggero sarei stato bene. Ovviamente ero arrossito ed ero rimasto più tranquillo fino alla fine del suo malefico lavoro.
Rimasi incerto su da farsi per qualche istante per poi prendere un respiro profondo ed afferrare la matita per gli occhi che stava sul ripiano vicino al lavandino. Cercando di non cavarmi un occhio feci del mio meglio, ricordandomi come aveva fatto Matt. Mi limitai a tracciare un finissima linea all'interno dell'occhio, sfumando leggermente quello che debordava. Una volta finito ebbi la tentazione più volte di prendere un batuffolo di cotone e togliere tutto, con il terrore che magari avessi sbagliato nel mettermela, e sicuramente Ryuk mi avrebbe preso in giro, certo non potevo competere con il suo solito make-up perfetto e sofisticato. Alla fine riuscii ad autoconvincermi e scesi al piano di sotto, dove nel frattempo anche gli altri avevano iniziato a riassesstarsi.
Trovai Matt in fondo alle scale mentre cercava di sistemarsi i capelli abbassando le punte cotonate rimaste con un pettine davanti ad uno specchio a muro.
-Hai bisogno di aiuto, Matty?- chiesi fermandomi fissandolo divertito appoggiandomi alla ringhiera.
-No grazie, ho quasi finito.- rispose lui per poi prende un respiro e dare uno strattone micidiale alla sua chioma rossa.
Con l'urlo che era uscito dalla sua dannata boccuccia i miei timpani erano schizzati fino al soffitto e minacciavano di non voler tornare mai più.
-Ehi, Mel!- esclamò poi avvicinandosi e scrutandomi da vicino assottigliando gli occhi per poi esisibrsi nel suo sorriso da svenimento -Ti sei truccato.-
Arrossii abbassando lo sguardo e sospirando pregando al rivestimento in moquet degli scalini di inghiottirmi. Lui continuò a ridacchiare schioccandomi un bacio veloce sulla fronte per poi scompigliarmi i capelli, suscitando in me l'urlo demoniaco di quando una mano estranea si andava ad infilare sulla mia invidiabile e fantastica chioma. Lui aumentò le risate mentre mi prendeva per mano e ci dirigevamo verso la cucina dove gli altri stavano ancora descrivendo il programma da svolgere al centro commerciale.
-Mello?- mi chiamò Ryuzaki avvicinandosi e fissandomi più del solito.
-Che c'é?-
Fu come se mi avesse scannerizzato da capo a piedi per ogni centimetro del mio corpo prima di alzare un sopracciglio.
-Sexy.-
Con un mugugnio mi voltai nascondendo la faccia nell'incavo del collo di Matt per poi arrossire fino alla morte.
Il simpatico riprese a ridere sedendosi e tenendomi in braccio. Nonostante avessi dovuto scattare come una molla nel trovarmi in quella posizione non osai muovermi per il rischio di diventare più viola che rosso, anzi, mi sarei potuto incenerire letteralmente da un momento all'altro. Dovettero passare all'incirca altri dieci minuti perché ritrovassi la forza di alzare la testa e sbirciare oltre la spalla di Matt per vedere Ryuk passare come un fulmine nel corridoio provocando un terremoto visto che si era appena messo le scarpe che mi aveva prestato la sera prima.
-Bene, siamo tutti pronti. Vogliamo andare?- annunciò Light con la classica piega di insegnante delle elementari pronto a fare l'appello degli allievi in fila per due pronti per andare in gita.
Presi un lungo respiro prima di alzarmi e dirigermi verso la porta che era stata spalancata già da Ryuk e Near, il primo mentre scriveva su un post-it la lista di quello che voleva comprare mentre l'altro cercava di farlo camminare dritto per evitare di farlo andare a sbattere sullo steccato. Cercando di ignorare i vicini che si affacciavano dalle finestre delle case accanto uscii anch'io, curandomi che il cappuccio della mia felpa fosse ben calato sul mio viso per non farmi riconoscere. Scartai una tavoletta di cioccolato gradendo il fatto che il freddo boia di quella giornata aveva fatto si che non si iniziasse a sciogliere già dopo tre morsi. Tutto sommato pensai che quello poteva essere un buon segno per dire che la giornata al centro commerciale sarebbe andata meglio di quello che speravo.
Mi ero illuso...mi ero DAVVERO illuso...mi ero DECISAMENTE TROPPO illuso.
Non facevo altro che ripetermi quello mentre fissavo mezzo disperato la mia unica luce di salvezza, Ryuzaki, che si allontanava insieme a Light verso il negozio di elettronica, lasciandomi in mezzo a tre calamità viventi che additavano le vetrine cacciando urli degni di un branco di tirannosauri.
I tre quarti d'ora di autobus passati a cercare di dissuadere Ryuk e Matt dal mettersi in piedi sui sedili a ballare la Conga erano stati i più faticosi della mia vita, per non parlare delle prossime come minimo due ore e mezza di corse per i corridoi del centro commerciale osservando come quegli sciagurati si sarebbero divertiti ad attentare ai loro fondi monetari.
-Preferivo i noiosi schermi al plasma di Ryuzaki e Light.- dissi sedendomi su una poltroncina fuori dai camerini del negozio gothic metal dove ci eravamo fermati come prima tappa. Ryuk sembrava stesse facendo la spesa al supermercato, svuotando metà degli scaffali lanciando un urletto ogni qualvolta vedeva qualcosa di interessante ai suoi occhi, mentre Near continuava a fissare intensamente un paio di New Rock bianche esposte in vetrina quasi come se da un momento all'altro avesse voluto incorporarsi con essi. Matt invece si era messo a discutere animatamente con la commessa stracarica di piercing e un braccio interamente tatuato, a quanto pareva sembravano presi da un monologo su come pogare anche con una costola rotta usando termini che nemmeno riuscivo a decifrare come della mia stessa lingua.
Tutto d'un tratto non seppi spiegarmi cosa successe, ma sentii come una forza irresistibile alle mie spalle che mi incitava a girarmi. Mi alzai dalla poltrona d'istinto, sembrava quasi che non fossi io a controllare il mio corpo, e mi voltai.
Di colpo avvertii un colpo allo stomaco e una luce talmente abbagliante da farmi lacrimare gli occhi. Quando riuscii a mettere a fuoco quello che mi stava chiamando fu come se il mio cervello si annullasse, spalancai la bocca e crollai in ginocchio incapace di parlare.
In una vetrina enorme sul fondo del negozio un po' in ombra che mi chiesi come avessi fatto a non vedere subito dall'inizio, c'era assolutamente la cosa più bella che avessi mai visto in tutta la mia vita.
Nero lucente, due ruote enormi e coriacee che sembravano in grado di resistere perfino se fossero passate sopra alle lame di cento coltelli, la sella in pelle dalla forma perfetta capace di non intorpidire i muscoli nemmeno dopo ore di viaggio, fari da urlo, manubrio da orgasmo, e laggiù, nascosto sotto al telaio immenso, un motore addormentato in attesa che qualcuno risvegliasse il suo ruggito.
-Mel? Che ti prende?- sentii la voce di Matt come se fosse stata lontana miglia e miglia.
Io alzai le braccia come se avessi avuto Cristo risorto con le infradito davanti a me, sentendo un rivolo di bava uscirmi dalla bocca.
-È...é...fantastica.- sussurrai con voce strozzata.
No... fantastica non era esatto. Era più che fantastica, più che perfetta, più che una divinità scesa sulla terra.
Quella era una moto.
Era la moto più assurda del mondo.
La MIA moto.
Quella moto DOVEVA essere MIA!



Ed ecco che anche Mello si brasa il cervello nei grandi magazzini u_u ma dovevo prima o poi mettere una "rivale in amore" per Matt no? XD
Al prossimo capitolo ragassuoli u.u ed ora i consueti ringraziamenti^^


Grazie grazie a o0ciao0o, Mello sexy Doll, _Kira_94, Luchia L, MellosBarOfChocolate e mich key.^^

Puce16: E chi può saperlo? u.u é questo il bello della ff, non sapremo fino alla fine se Matt non perde occasione di limonare allegramente con Mello perché si diverte oppure perché c'é sotto qualcosa. Se continui a leggere lo saprai *ghigno malefico* grazie del commento^^

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Ragazziiiii >.< Non vi ho dimenticati! Scusate per l'imminente ritardo ma non avevo mai la vena giusta per continuare T_T Ma adesso sono di nuovo qui u.u Leeeet's gooo! è.é



Capitolo 11



Perché?
Perché in un dannatissimo negozio di abbigliamento gothic metal doveva esserci quella meraviglia? Cosa cazzo c'entrava quella fottutissima moto da orgasmo con New Rock e pantaloni della Criminal Damage?!
-MEL!-
L'urlo di Matt mi riportò in parte alla realtà, facendomi trovare la forza di distogliere lo sguardo dalla teca.
-Matty! Guardala anche tu, ti prego! Non é bella?- dissi con il tono di un bimbo iperattivo davanti allo zainetto dei Power Rangers grande il doppio di lui.
-Cosa?- chiese lui guardandosi in giro per poi capire l'oggetto del mio desiderio perverso.
Commentò il tutto con un fischio mentre si avvicinava alla teca per vederla da vicino.
-Stupenda, vero?- disse la commessa avvicinandosi con un sorriso che espose la serie di piercing all'interno della sua bocca.
Io ebbi solo la forza di anniure con la testa mentre tornavo a perdermi sulle curve nere della moto.
-Non é un modello sul mercato vero?- chiese Matt dopo aver studiato attentamente quasi ogni centimetro di gomme, manubrio e fari.
-Esattamente. È unica nel mondo, viene dritta dritta da una particolare fiera di moto in cui ci sono costruttori appassionati. In pratica dedicano uno o più anni alla costruzione di una moto tutta di loro invenzione e l'unico momento in cui la espongono per metterla in vendita é in quella particolare manifestazione. Non é molto conosciuta perché molto spesso le moto che escono da li sono illegali.- spiegò avvicinandosi.
-Quindi questa la tieni qui solo per esposizione perché se la usassi ti arresterebbero su due piedi.- commentò Ryuk apparendo di punto in bianco dai camerini con indosso i vestiti che era andato a provarsi con ancora i cartellini dei prezzi attaccati.
Ebbi una fitta al cuore nel pensare che quella bellezza non potesse aggredire l'asfalto, costretta a prendere polvere trecentosessantacinque giorni all'anno in quella teca. Stavo già per dedicarmi all'harakiri quando le parole della commessa furono come un fulmine a ciel sereno.
-Oh no. Questa é legale.-
Mi voltai di scatto verso di lei.
-E allora perché la tieni qui a fare muffa?!- strillai ricordandomi solo in quel momento di essere ancora inginocchiato a terra e mi rialzai di colpo.
-Beh, perché io non la so guidare. Non é mia, io sono solo un'amica della proprietaria del negozio che al momento é ad una convention di tatuaggi per qualche giorno così io bado al negozio mentre non c'é. L'ha comprata alla fiera che ho detto prima un paio di anni fa, ma non é l'unica che possiede. Ne ha presa un'altra nell'ultimo anno perciò ha deciso di mettere in vendita questa visto che non la usava molto e le dispiaceva lasciarla nel suo garage sotto ad una coperta.-
Il respiro mi mancò e vacillai pericolosamente all'indietro, fortunatamente Matt se ne accorse e fu dietro di me in mezzo secondo tenendomi.
-Mel, tu stai male.- mi disse appoggiandomi una mano sulla fronte.
Mi liberai dalla presa e lo fissai sentendomi io stesso una espressione da psicopatico dipinta in viso.
-Non sto male! NON STO MALE! Ma dico, hai sentito? È in...VENDITA!- mi girai verso la teca e mi spiaccicai letteralmente sul vetro -E io la VOOOOOGLIO!-
Matt e Ryuk rimasero a guardarmi esterrefatti con le mascelle che potevano toccare tranquillamente terra mentre la commessa si limitò ad alzare un sopracciglio con un piccolo sorriso.
Una risata interruppe improvvisamente quel momento assurdo, facendo voltare tutti nella direzione dell'entrata del negozio.
-Questa si che é l'impersonificazione del desiderio fatta a persona.- disse una voce decisamente femminile.
In quel momento Near arrivò da noi quasi gattonando stravolto e balbettando qualcosa di incomprensibile.
-Oddio! Oddio! Oddio!-
Prima ancora che qualcuno potesse chiedergli cosa gli fosse successo la spiegazione arrivò da sola.
Preceduta dal tintinnio dei tacchi in metallo di un paio di New Rock alte fino al ginocchio si avvicinò una donna.
Era alta, magra quasi all'inverosimile, lunghissimi capelli neri e lisci con alcune treccine blu e bianche sparse tra la chioma, pantaloni di pelle quasi interamente coperti da catene, una cintura di proiettili stretta ai limiti attorno alla sua sottilissima vita, un corpetto nero dai lacci incrociati sul petto ed una sola manica lunga a rete, lasciava scoperto un piercing all'ombelico a forma di mezzaluna. Portava un anello per quasi ogni dito tra cui un paio lunghissimi a forma di artiglio, il braccio non coperto dalla manica mancante pieno di braccialetti di borchie, idem al collo tempestato di ciondoli complicati ed un collare di pelle con borchie lunghe ad occhio e croce cinque centimetri, il viso pallidissimo con un make-up assurdo che andava oltre a quelli complicati di Ryuk. Piercing al centro del labbro, sulla parte superiore sinistra della bocca, ad entrambi i lati del naso e un'altro al sopracciglio destro. Un occhio con una lente a contatto verde fluorescente con la pupilla a X e l'altro probabilmente del colore naturale grigio chiaro.
Rimasi a fissarla impietrito, come se emanasse un'aura di saggezza e rispetto immane, che quasi mi voleva costringere ad inchinarmi dinnanzi a lei. Non era solo il fatto che fosse bella quasi quanto la moto, ma era come se ci fossimo trovati davanti ad una celebrità di quelle che vedi solo ai grandi concerti metal.
Un urlo di Ryuk fece sobbalzare improvvisamente tutti riportandoci alla realtà.
-Amoreeeee!- strillò precipitandosi verso di lei a braccia alzate abbracciandola.
-Ryuk! Come stai, darling?- lo salutò lei ricambiando l'abbraccio e dandogli una pacca sulle spalle.
-Ah...tu la conosci?- chiesi io mentre si avvicinavano tenendosi a braccetto.
-Certo che la conosco, é una delle persone più eccezionali sulla faccia della terra!- esclamò lui appiccicandosi e facendo le fusa alla ragazza.
-Si tesoro, ma evita di consumarmi altrimenti non potrai più avere il 30% di sconto.- disse lei in tono scherzoso per poi salutare la commessa che ricambiò con un cenno.
-Tu guarda, parli del diavolo... mi avevi detto che saresti tornata solo in serata.-
La ragazza si esibì in un ghigno compiaciuto.
-Sarei anche potuta tornare ieri sera. Ho venduto praticamente tutto allo stand e ho avuto anche un po' di tempo per una "piccola" questione.- disse girandosi e mostrando il retro del corpetto aperto completamente sulla schiena fatta eccezione per due fini laccetti al centro.
Era visibile parte di un grosso tatuaggio di due ali che dalle scapole partivano e scendevano fino a sfiorare il fondoschiena, era nero intenso, tipico dei tatuaggi appena fatti.
Ci fu un urlo di stupore da parte di tutti noi all'unisono.
-Oh santa vacca!- esclamò Matt ipnotizzato.
Lei rise di nuovo voltandosi.
-Lasciando perdere tautuaggi vari, scusate non mi sono presentata. Piacere Danielle, sono la proprietaria del negozio.- disse stringendo la mano a me, Matt e Near.
Ci misi un po' a riconnettere il cervello e a fare qualche calcolo.
-Allora...tu...MOTO!- urlai ricordandomi del mio nuovo amore ancora chiuso in quella vetrina.
-What?- chiese lei alzando un sopracciglio.
-La moto...quella!- la indicai -La vendi vero? Vero? Vero?-
-Certo che la vendo, saresti interessato?-
-Ehm... vedi un po' tu.- disse Ryuk indicandomi mentre di nuovo mi spiattellavo a sbavare contro al vetro della teca.
-Te li scegli proprio bene gli amici. Dopo quei due pervertiti che sfruttavano ogni angolino per imboscarsi.- commentò Danielle, probabilmente aludendo a Light e Ryuzaki.
-Beh, si fa quel che si può.- rispose lui alzando le spalle.
-Dunque, tornando a te, ti chiami?-
-Mello.- risposi io ancora per metà su un altro pianeta.
-Bene, allora Mello, vuoi aggiudicarti questa piccolina.- disse avvicinandosi alla cassa e rovistando per qualche secondo in un cassettino per poi estrarre un mazzo di chiavi.
Tornò verso di me e appoggiandomi lievemente una mano sulla spalla mi fece spostare andando a cercare una piccola serratura sul fondo della vetrina. Vi infilò una piccola chiave, e allo scatto della serratura il mio cuore iniziò a battere a mille. Fu un attimo e i due centimetri di vetro che mi separavano da lei sparirono.
Lanciai un gridolino allungando una mano e sfiorando la carrozzeria nera lucidissima sentendola fredda sotto alle mie dita.
-Si lo so, é commovente.- disse Danielle gustandosi la scena divertita.
Mi voltai verso di lei con le lacrime agli occhi.
-Deve essere mia, ti prego.- dissi con voce strozzata.
-Con piacere.-
Ecco le parole magiche che mi fecero sentire un coro di voci bianche, stavo per vedere la mia vita illuminata da quel miracolo...ma tutto d'un tratto una sgradevole sensazione di qualcosa che non tornava si fece presto strada in me. C'era un particolare che mi sfuggiva anche se in un primo momento non seppi dirmi qual'era.
Bastarono poche parole a riportarmi a terra, o meglio, a farmi cadere in picchiata e sprofondare duecento metri sotto terra.
-Un secondo, ti dico il prezzo.-


-Andiamo Mel, non abbatterti così.- disse Matt passandomi un braccio attorno alle spalle.
-No!- esclamai io riprendendomi per la millesima volta la testa tra le mani.
Ero seduto al tavolino di un bar in faccia al negozio dove Ryuk in quel momento stava pagando i suoi nuovi acquisti discutendo tranquillo con Danielle.
Lui almeno era felice e contento. Quando pochi minuti prima mi ero sentito dire il prezzo della moto era come se mi avessero fucilato all'istante. Non potevo permettermela, nemmeno se avessi venduto il culo ogni sera sui marciapiedi per un mese.
-Non posso crederci...DOVEVA essere mia.- ripetei fino alla nausea per poi abbandonarmi a sospiri vari.
-Senti Mel, ok é una moto unica e fantastica, ma con quello che costa te ne puoi permettere altre dieci che puoi trovare in qualsiasi garage, non ti pare?-
-E secondo te dopo questo giorno troverò di nuovo piacere nel guardare altre moto al di fuori di quella?! È inconcepibile, ho sempre vissuto credendo di essere stato messo al mondo per uno scopo, ed ora l'ho trovato.-
Fu l'improvviso colpo, dritto sulla mia bella e bionda scatola cranica inferto con una scatola gigantesca targata "New Rock" a farmi perdere momentaneamente conoscenza e farmi tornare me stesso. L'artefice era Near che nell'intento di alzare la scatola con all'interno i pesanti stivali bianchi appena presi aveva rischiato di stendersi da solo a terra.
-Mello Mellino caro, ti pregherei di smetterla, ok?- disse tranquillo dopo aver riacquistato l'equilibrio.
-Facile parlare per te, tu e Ryuk avete fatto acquisti e venite a sbatterli sotto al naso a me e a Matt che non abbiamo potuto prendere niente.- mi voltai verso Matt che in quel momento aveva assunto una espressione colpevole.
-Ehm... veramente...- bofonchiò il rosso alzando timidamente un sacchettino trasparente dove si intravedeva la forma distinta di una cintura a proiettili.
-Perfetto...fantastico...grandioso...- continuai a dire iniziando a fare avanti e indietro per il corridoio -Perché la sventura é sempre su di me?!- imprecai incrociando le braccia davanti al petto.
-Ok ragazzi, chi gli da il colpo di grazia che lo farà svenire fino a che non saremo tornati a casa?- disse Matt girandosi verso Near allucinato e Ryuk che stava faticando a portare tutte le borse con i suoi acquisti.
In quel momento arrivarono anche Light e Ryuzaki che si erano limitati a fissare tutti uno alla volta.
-Che succede al piccolo baby?- chiese Light indicandomi mentre ero ancora preso da un attacco di sbuffi e grugniti.
-Il piccolo baby non ha potuto prendere la bambola che gli piaceva.- bisbigliò Ryuk sporgendosi verso di lui in modo innaturale.
-Oh povero piccino, allora immagino che io abbia fatto bene a prendere queste per tirargli su un po' il morale.- intervenne Ryuzaki alzando un sacchettino.
Mi voltai come se un radar avesse appena captato qualcosa nel mio raggio d'azione. Individuai il sacchetto che Ryuzaki teneva in mano e nonostante fosse parecchio spesso riuscii a decifrare la forma di quello che stava all'interno. Erano una...due...tre...no... un pacco famiglia che ne conteneva come minimo 10!
Compii un balzo unico raggiungendo il mio obbiettivo e strappandolo di mano al povero Ryuzaki che rimase ancora per qualche secondo con il braccio alzato e tenendo in pugno solo un brandello del sacchetto di plastica.
-CHOCOLATEEEEE!- urlai facendo voltare parecchia gente che passava vicino mentre strappavo sacchetto, imballaggio e carta stagnola contemporaneamente.
Grazie a quel diversivo riuscirono a portarmi fino alla fermata e a farmi salire sull'autobus senza che io urlassi e mi contorcessi, e per sicurezza quando ci sedemmo mi legarono con le cinture e mi tennero sott'occhio finché il centro commerciale non sparì dalla visuale.
Maledetti, detestavo ammettero ma sapevano come tenermi tranquillo quando volevano.
Una volta tornati andammo all'appartamento che condividevano Light e Ryuzaki, e non appena ci fummo sistemati mi attaccai al macbook che Mr.L mi aveva gentilmente concesso di usare, alla ricerca disperata di qualcosa che si riferisse alla fantomatica fiera di moto di cui le aveva parlato la tizia che sostituiva Danielle in negozio.
-Hai trovato qualcosa, Mel?- chiese Matt sporgendosi per guardare lo schermo e appoggiando sul tavolino da parte a me una tazza di cioccolata calda.
-Ancora niente.- risposi esasperato alzando le spalle e guardando per la prima volta la scena che si presentava davanti a me.
Mentre mi ero seduto a gambe incrociate sul divano con il pc in grembo avevo totalmente lasciato perdere Light, Ryuzaki, Ryuk e Near che si erano messi all'opera per montare il televisore nuovo che avevano comprato.
Ero veramente tentato di radermi un sopracciglio per ridisegnarlo perennemente alzato, le volte in cui usavo quella espressione si moltiplicavano ad ogni ora che passava.
Light stava cercando di trovare le istruzioni in una lingua consona, Near fissava sperduto lo schermo al plasma spento quasi avesse voluto inglobarsi con esso, Ryuk si era aggrovigliato con i cavi e Ryuzaki alzava con le sue solite due dita ogni pezzetto di polistirolo che era caduto fuori dallo scatolone.
Tutto il complesso non era per niente rassicurante per gli occhi di qualsiasi persona normale, ma io mi astenni dal commentare e tornai alle mie ricerche.
-Hai provato a cercare nel calendario degli eventi motociclistici in tutto il mondo?- chiese Matt sedendosi accanto a me.
-Sì, ho fatto passare tutto ma non c'é niente che ci vada minimamente vicino.-
-Mi sembra ovvio visto che la tizia ti ha detto chiaramente che é poco conosciuto per ovvi motivi. Non aspettarti di certo di poter trovare qualcosa in rete.- disse Ryuk finalmente libero dai nodi dei cavi elettrici.
-Tu che conosci Danielle non sai per caso dove trova tutte le informazioni? Magari...-
-Piccino mio, se potessi capire anche minimamente come fa Danielle a conoscere tutto quello che sa nel "suo campo" te l'avrei già detto.- rispose lui annuendo convinto con la testa e piantandosi le mani sui fianchi.
-Dannazione...sento che morirò.- mi lamentai chiudendo di scatto il pc e stravaccandomi sul divano appoggiando la testa sulle gambe di Matt. Il rosso in quel momento aveva lo sguardo perso, intento a pensare a chissà cosa. Rimasi a fissarlo per qualche minuto con il sottofondo degli altri che urlavano ancora presi dal televisore, infine si riscosse all'improvviso e si abbassò schioccandomi un bacio sulla fronte sorridendomi.
-Tranquillo Mel, vedrai che troveremo un modo prima o poi. Ci penserò io.-
Non capii cosa intendesse dire con quel "ci penso io", ma non potei rimanere a pensarci troppo perché in una frazione di secondo mi arrivò addosso un libretto delle istruzioni in finlandese appena lanciato da Light che aveva definitivamente perso la pazienza.
-Ehi, sottospecie di origami irrigidito! Chi ti da il permesso di lanciarmi addosso oggetti contundenti senza permesso?- dissi alzandomi e rilanciandoglielo indietro.
-Chi hai chiamato origam...argh! Brutto idiota, mi hai fatto tagliare con la carta!-
-Ma sta un po' zitto, Yagami. Con le tue lamentele contribuisci a farmi formare la lanuggine nell'ombelico.-
Con questo "dolce e tenero" scambio di battute proseguimmo l'intero resto del pomeriggio, e fortunatamente mi servì per dimenticare la mia amata moto...per il momento.



Eggià, Mellino é rimasto a bocca asciutta, poverino ç_ç Voi che dite? Matt saprà colmare il vuoto? u.u Vedreeeemo XD
Ragazzuole e ragazzuoli si sta avvicinando uno degli eventi più belli dell'anno, IL LUCCA COMICS!! *-* Chi di voi ci andrà? Io sarò presente il 1 novembre con un cosplay da Cyberpunk nero/verde. Se pensate di riconoscermi tra la folla fate un urlo mi raccomando XD (posterò anche delle foto forse più avanti^^)
Beeene, siamo alla fine anche dell'undicesimo capitolo u.u Non mi resta che passare i ringraziamenti eeee...Ciao a tutti, al prossimo capitoloooo *-*


Grazie delle recensioni a Puce16, uchiha_girl, mich key, o0ciao0o, blackygrace, Luchia L, Kira_94, Per_xX e Mello sexy doll ^^ thank you a tuttiii!

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Ommioddio non ci credo o__o sto per postare un nuovo capitolo! Ehm... sì, avete l'autorizzazione a linciarmi per essere in mostruoso ritardo di 3 anni T__T prometto, anzi, giuro solennemente che non farò di nuovo pause del genere in questa ff, intanto spero che tutti i lettori siano rimasti in attesa e non mi abbiano abbandonata ^___^ BUONA LETTURAAAAA!!!


Capitolo 12:
 
 
-Mh...-
Mi rimirai per l'ultima volta allo specchio. Tutto sommato avevo fatto un lavoro niente male.
Mi ero truccato di nuovo ok? E il risultato mi piaceva. Non era niente di troppo pesante e sofisticato, ma più dell'altra volta. Non avevo idea del perché, ma farlo mi piaceva, mi dava un senso di "sicurezza" in più... e va bene. Lo facevo anche perché Matt mi riempiva di complimenti, e la cosa mi piaceva un sacco.
Scesi le scale e giunsi al momento che attendevo dal giorno prima. Era una giornata parecchio deprimente, quando d'improvviso a me e a Matt era capitato il miracolo: il nostro professore era assente le ultime due ore. Presa la palla al balzo avevamo preso il primo autobus ed eravamo partiti verso il centro commerciale così che io potessi ammirare di nuovo la moto.
Ci aveva accolti Danielle, che quel giorno sfoggiava un abbigliamento cyber-goth nero e rosso con una cascata di dreadlocks comprati alla convention alla quale era stata la settimana prima. Dopo una nuova ovazione alla moto Matt riuscì a convincermi a guardare anche il resto del negozio, e tutto sommato mi rifeci alla faccia degli altri che l'altra volta avevano fatto shopping. Erano stivali "alla cow boy" targati New Rock con tanti adorabili gingilli.
Con un sospiro di soddisfazione li presi e li tolsi dalla scatola rimirandoli ancora una volta prima di infilarmeli e avendo un mezzo orgasmo nel sentire le cerniere che si chiudevano attorno ai miei polpacci.
Mi rimirai allo specchio un'ultima volta: sarei potuto essere definito comunemente un glam rock con il rosario al collo. Non riuscivo davvero a capacitarmi del cambiamento avvenuto in me nell'ultimo periodo, mi ero accorto solo la sera prima che i miei capelli erano cresciuti e mi ricadevano sulle spalle. Avevo decisamente riconosciuto i miei limiti dell'indecenza alla festa scolastica e avevo dedotto che decisamente non avrei mai più osato assomigliare alla fotocopia bionda di Ryuk.
-MEEEEEEEEEEEEEEL!-
Ecco Matt, nemmeno aveva bisogno di suonare il campanello per farsi riconoscere.
Aprii la porta e me lo vidi volare addosso schioccandomi il consueto "bacio del buongiorno".
-Ma ti é mai venuto in mente che ci potrebbe essere qualcun'altro in casa?- dissi cercando di non rimanere ucciso dal suo abbraccio.
-Ormai mi sono fatto un piano delle tue giornate e ho dedotto che al mattino sei sempre da solo.- fece uno dei suoi soliti sorrisi idioti -Hai paura che un giorno mi presenti alla porta con delle manette pelose e un portoricano super dotato per rapirti e fare una cosa a tre?-
Lanciai il mio solito sguardo torvo e andai a recuperare la mia borsa a tracolla borbottando qualche bestemmia. Lui ridacchiò mentre si accendeva una sigaretta.
-Ehi Matty, che farai nelle vacanze di Natale?- chiesi mentre ci incamminavamo verso la fermata dell'autobus.
Lui si strinse nelle spalle mentre prendeva un lungo tiro e faceva uscire il fumo lentamente dalla bocca.
-Non ne ho idea, non ho piani e in più Danielle mi ha invitato ad andare con lei a quel moto-raduno strano se mi va. Sai quello che ci ha detto la prima volta che siamo andati nel suo negozio...-
-Danielle ti ha invitato?- chiesi sbigottito.
-Sì,- rispose come se fosse stata la cosa più logica del mondo -ha detto che non c'é problema, mi presterebbe una delle sue moto e staremmo li per quei due o tre giorni.-
Rimasi a fissarlo con una strana, insolita e spiacevole sensazione alla bocca dello stomaco.
-Perché quella faccia?- chiese lui.
Alzai le spalle.
Come mai Danielle l'aveva invitato su due piedi ad una cosa tanto importante quando lo conosceva da qualche settimana?
-Non sapevo foste in così buoni rapporti.- mormorai cercando di fingermi indifferente.
-Una delle ultime volte che sono andato a trovarla ci siamo scambiati i numeri di cellulare e tutto il resto per discutere di alcune cose che interessavano ad entrambi e da li abbiamo fatto amicizia.- mi guardò per qualche secondo tirando un'altra boccata di sigaretta -Non vorrai dirmi che sei geloso!-
-Io? Geloso di cosa?- scattai subito sulla difensiva, anche troppo.
-Geloso...- si avvicinò a me pericolosamente -...di non essere stato invitato al raduno!- fece un sorriso gigantesco.
-Eh?- lo guardai alzando un sopracciglio.
-Oh non ti preoccupare Mel, basterà che glielo chieda con la mia "nonchalance" e vedrai che troveremo un posto anche per te.-
Quanto era stupido quel ragazzo?
-Non mi interessa molto...e poi ho solo la patente dello scooter.- in effetti in confronto al pensiero di Matt e Danielle insieme perfino la moto dei miei sogni perdeva un po' della sua luce paradisiaca... ho detto SOLO UN PO'!
-Tranquillo piccino, papà Matty farà l'impossibile.- mi scompigliò i capelli mentre giungevamo alla fermata dell'autobus.
-Cretino! Usa l'altra mano, non quella che hai usato per tenere in mano la sigaretta, mi fai puzzare i capelli di fumo!- protestai divincolandomi dalla sua stretta.
-Ma perfavore, in realtà scommetto che quando mi vedi fumare mi vorresti mangiare con gli occhi da tanto sono sexy.-
Ovviamente Matt non poteva sapere che la prima volta in cui l'avevo visto (e difatti stava fumando) per poco non mi ero ritrovato con un fiume di bava che mi usciva dalla bocca. Già, bei tempi quando mi sembrava una apparizione divina e ancora non sapevo che razza di cervello microscopico nascondesse sotto ai capelli rossi.
-Stai tranquillo Matty, sei talmente sexy che tra un attimo il conducente potrebbe investirti da quanto lo stai abbagliando.- dissi ammiccando all'autobus che stava arrivando in quel momento.
Blaterando sulle sue solite manie di protagonismo Matt salì seguito a ruota da me e per tutto il viaggio non feci altro che ascoltarlo parlare con il mio fedele sopracciglio sinistro perennemente alzato finché non arrivammo a scuola.
-Oddio, é Mihael!- sentii dire da qualche parte lungo il cortile disseminato di ragazze.
-Ehi Mel, aspettami!- disse Matt dietro di me affiancandomi con una mezza corsa sistemandosi la sciarpa che portava con un gesto che mi fece bloccare di colpo. Con il freddo gli si erano arrossate leggermente le guance e la punta del naso, ma questo faceva risaltare ancora di più i suoi occhi.
Dio, e pensare che ero convinto di aver superato definitivamente quelle crisi di imbambolamento totale!
-Mel?-
-Dimmi!- dissi quasi urlando mentre mi riprendevo.
-C'é qualcuno che ti sta stuprando con gli occhi.- disse lui con un sorrisetto.
-Eh?- mi voltai nella direzione indicata da lui e rimasi assolutamente esterrefatto.
A pochi metri di distanza mi teneva i suoi enormi occhi blu puntati addosso Lucinda White, in assoluto una delle più "stragnocce" presenti sul terreno scolastico. Rimasi per qualche secondo a fissare le sue ciglia fluttuanti che avrebbero catturato chiunque...chiunque tranne me.
-Oh my GOD!- eslcamai girandomi di nuovo di scatto verso Matt che aveva stampato in faccia un ghigno degno di uno stregatto.
-Non ci credo Mel, sei troppo gnocco anche per la White!-
Iniziai a sudare freddo.
-Nonononononono!- cercai di calmarlo prima che si mettesse a strillare frasi senza senso per tutta la scuola.
-Avanti tesoro, dacci dentro e usa il baccino!- mimò un ballo spastico che mi costrinse a prenderlo sottobraccio per trascinarlo via, anche per salvarlo dalle ragazzine che nel vederlo ancheggiare stavano perdendo i sensi. Ci fermammo dietro all'angolo dell'ala est
-Matty, non ho NESSUNA intenzione di gettarmi in una amabile chiacchierata con le protesi di Lucina!- esclamai additando il punto in cui eravamo pochi istanti prima.
-Eddaaaaaai, non dirmi che non ti arrapa.- disse dandomi una gomitata.
Innervosito lo scacciai arrossendo.
-NO!- risposi secco alla sua provocazione.
Il quel momento Matt si portò una mano alla tasca dei pantaloni e prese il suo cellulare.
-Ohohoh, aspetta allora che lo racconti anche a Danielle adesso.-
Mi assalì un'ondata di istinto omicida appena sentii il suo nome.
-Oh certo, allora si potrebbe dire che Lucina mi arrapa come a te arrapa la tua cara Danielle?- risposi acido incrociando le braccia al petto.
Matti si fermò di colpo e mi guardò stralunato.
-Cosa?- avesse potuto disegnarsi un punto interrogativo sulla fronte sarebbe stato perfetto.
Non trovai delle parole adatte per rispondergli, mi limitai solo a fissarlo chiedendomi cosa gli stesse passando per la testa, se fosse arrabbiato o meno per la mia osservazione. Non sembrava in preda alla collera, soltanto aveva la faccia di chi era appena stato illuminato su uno dei dubbi dell'umanità e stentava a volerci credere. Abbassai lo sguardo fissando la punta dei miei stivali in attesa di una risposta, una qualsiasi.
-Mel...- lo sentii avvicinarsi e poco dopo mi passò una mano guantata sotto al mento costringendomi ad alzare di nuovo la testa.
Era a pochi centimetri dal mio viso e mi guardava senza più nessuna traccia di voler scherzare. -Pensi che io voglia qualcosa con Danielle?-
-Così mi pare...- risposi con un filo di voce.
Si avvicinò ulteriormente e sfiorò le mie labbra con le sue; anche se mi aveva già baciato più volte c'era qualcosa di diverso in quel momento, qualcosa che mi stava facendo perdere completamente il lume della ragione.
-Io...io non...- mormorò a voce così bassa che stentavo a sentirlo anch'io.
-Ragazziiiii, aiutatemiiiii!- la voce di Near era arrivata alle mie orecchie come una palla di cannone e sentii Matt allontanarsi velocemente.
Poco dopo il lenzuolino posseduto sbucò da dietro l'angolo con il fiatone. Stavo per chiedergli cosa stesse succedendo quando udii altri urli e a seguito Ryuk arrivò in tromba assalendo il poverino.
-COME SAREBBE A DIRE CHE IN NEGOZIO HANNO FINITO LE MELE?!-
-Te l'ho detto Ryuk! Il camion fornitura é bloccato per strada per via della neve!-
-Neve?!- esclamai io avvicinandomi e dando una mano a Near per scrollarsi di dosso lo scheletro ambulante.
-Sì, ed é previsto che raggiunga la città entro il weekend, al momento ha soltanto bloccato le strade che si trovano più ad alta quota ma é questione di poco.-
-Che tempismo, giusto per bloccarci tutti qui dentro durante la festa natalizia scolastica.- commentò Matt alzando gli occhi al cielo -E poi come faremo io e Danielle a muoverci da qui con le moto con la strada impraticabile?- iniziò ad agitarsi dimostrano la mezza idea di mettersi a camminare avanti e indietro fino a fare un buco nel terreno.
Una sorta di urlo di vittoria si levò dentro di me appena mi resi conto che Matt probabilmente non avrebbe potuto scappare con Danielle per tutte le vacanze di Natale conoscendo le nevicate che ogni anno paralizzavano il traffico in quel periodo.
-Non preoccuparti, Matt. Le strade sono abbastanza pulite quindi non c’è grandissimo pericolo di sbandare.- disse Near prima di essere preso di nuovo d’assalto da Ryuk.
-Esatto Matty, ci saranno solo chilometri e chilometri di pericolosa strada ghiacciata pronta a farti scivolare, della neve chissenefrega.- dissi ironicamente stavolta senza aiutare Near (doveva pagarmela per aver dato quella tenue speranza a Matt).
-Uff… suppongo che dovrò avvertire Dani di questo.-
Oh cristo! “DANI”?! equivaleva quasi a “Mel”, che storia era questa?! Mi sentivo ribollire all’interno e mi stavo già facendo mille film mentali di come cacciare Danielle dallo stato o qualcosa di simile.
-Aspettate un attimo, avete detto festa nataliazia?- chiese Ryuk lasciando per un istante Near libero dalle sue torture.
-Già, sarà per questo week end, ho visto che iniziavano a portare un sacco di cose nelle cucine, sembra che l’abbiano pensata in grande quest’anno.-
-Vuoi dire che ci saranno anche scorte di MELE??- chiese isterico saltellando da una parte all’altra.
-Probabile.- risposi io distratto: mossa sbagliata. In meno di mezzo secondo Ryuk mi agguantò per un braccio ed iniziò a trascinarmi via.
-Accompagnami, tu che hai visto dove stavano portando tutte le scorte!-
-As…aspetta!- balbettai mentre venivo portato via, gettai un’ultima occhiata verso Matt e lo vidi che stava scrivendo un SMS a qualcuno. Di nuovo una fiammata di rabbia mi pervase ed affrettai il passo per stare dietro a Ryuk. Sicuramente stava spettegolando qualcosa con “DANI”. Dovevo avercelo stampato in faccia che volessi uccidere qualcuno perché una volta nell’atrio della scuola lo spaventapasseri nero si fermò a fissarmi incuriosito.
-Tutto a posto?- chiese guardandomi con la testa storta come al solito.
-No, sono talmente arrabbiato che mi verrebbe voglia di azzannare un muro!- risposi iniziando a camminare in cerchio istericamente.
-Ehi, che succede?- fece capolino Ryuzaki praticamente dal nulla, forse ci stava pedinando silenziosamente già da un po’.
-Mello è incazzato.- disse Ryuk puntandomi un dito ossuto contro.
-Perché sei incazzato?- chiese Ryuzaki fissandomi con il suo sguardo allucinato.
-Già, perché sei incazzato?- continuò Ryuk.
-Sì, vorrei proprio sapere perché sei incazzato.-
-Oh, anch’io voglio.-
-Bastaaaaaaaaa!- urlai esasperato scuotendoli entrambi.
-Non… non lo so neanch’io perché, ma mi da fastidio che Matt passi tutto il tempo a sentirsi con… Danielle.- pronunciai il suo nome con un tono oltretombale tanto che mi mancavano solo le fiamme blu in testa per somigliare a Ade. –Mi fa sentire… in disparte, ecco.-
Ci fu un lungo “ooooooh” di Ryuk e Ryuzaki all’unisono.
-Cosa c’è?- li guardai già con il terrore di quello che potevano tirare fuori.
-Mello è geloso di bestia.- sentenziò Ryuk mentre Ryuzaki annuiva.
Sentii ogni cellula del mio corpo arrossire e un urlo stizzito partì dalle mie viscere.
-COSAAAAAAAAA?!- mi appiattii contro un muro con un’espressione di terrore pura.
-Esattamente quello che ha detto Ryuk in termini un po’ più appropriato: sei geloso del tempo che Matt passa con questa Danielle.-
-Cosa vuoi che me ne importi? Non stiamo mica insieme.- risposi ricomponendomi.
-Io intendevo gelosia nel lato dell’amicizia, ma se tu la vuoi mettere su questo piano…- disse Ryuzaki con un sorrisetto quasi maniacale.
-Cos… no, no, NO!- allontanai entrambi agitando le braccia –Finitela, non c’è niente che non va! Sono… sono solo arrabbiato perché non mi hanno invitato a quel raduno di moto.- mi aggrappai all’ultima spiaggia.
-Ma tu non hai una moto.- mi beccò subito Ryuk.
-Però da quel che ne so io nemmeno Matt.- fece eco Ryuzaki; quei due quando coalizzavano erano una cosa impossibile.
Un momento… tutto si bloccò intorno alla frase “Matt non ha la patente”. Quindi… perché aveva detto di essere stato invitato da Danielle a quel raduno? Mi stava nascondendo qualcosa.
-Scusate, andate a cercare voi le mele, devono essere da qualche parte nel magazzino della mensa.- urlai ai due mentre alzavo i tacchi di corsa e andavo alla ricerca di Matt. Dovevo trovarlo prima che suonasse la campanella. Iniziai a cercarlo nel cortile ma non lo trovai, provai anche nell’atrio delle palestre anche se li di solito non voleva mai andarci, scandagliai tutti i corridoi che potei ma niente. Mi arresi quando suonò la campanella e mi avviai lentamente verso la mia aula, li sicuramente l’avrei trovato ma avrei dovuto aspettare fino alla pausa per potergli parlare tranquillamente e non con il terrore di essere ripresi dalla vecchia megera. Poco male, avrei avuto due ore e mezza per prepararmi bene un discorsetto, volevo far luce su questa cosa che mi puzzava. Quando però entrai in classe a parte Near che mi salutava con la mano mancava qualcosa. Il banco di Matt era vuoto.
“Ok, va tutto bene, è solo in ritardo di qualche minuto, arriverà.” dissi a me stesso per convincermi.
Matt però non arrivò, e dopo mezz’ora dall’inizio della lezione presi il coraggio e gli scrissi un messaggio.
“Dove sei?”inviai senza metterci nessuna faccina idiota e aspettai controllando lo schermo venti volte al minuto. Dopo quella che mi sembrava un’eternità mi rispose facendomi saltare il cuore in gola.
“Scusa Mel, sono andato a casa, non stavo molto bene T_T”
Non gli credevo per niente.
“Prima stavi benissimo,  non prendermi per il culo!”
Rimasi a torcermi le mani per tutti i dieci minuti che Matti ci impiegò per mandarmi una nuova risposta.
“Davvero, mi è girata la testa all’improvviso ed è un miracolo se non ho vomitato sulle scarpe della White -.- tra l’altro la siliconata ti stava cercando.”
Dovevo aver fatto un’espressione allucinante degna della bimba dell’esorcista perché Near mi fissava abbastanza preoccupato. Cosa diavolo tirava fuori di nuovo Lucinda?!
Non ci vidi più, non potevo continuare così o avrei disintegrato il banco a pugni.
-Professoressa!- urlai azandomi –Non mi sento molto bene! Ho una nausea terribile!-
Il manichino con le rughe smise di scrivere alla lavagna di colpo provocando uno stridio insopportabile con il gesso e mi esaminò con i suoi occhietti da avvoltoio.
-Mh… in effetti non hai per niente una bella cera Kheel.- commentò fortunatamente senza una vena di ironia, sembrava QUASI comprensiva.
Sì, stavo per vomitare forse, ma dalla rabbia! Però probabilmente la mia espressione doveva sembrare davvero quella di uno che stava male.
-Non ti preoccupare, anche Hikimori oggi è rimasto a casa per attacchi di nausea, deve averti attaccato qualcosa lui.-
Iniziai a sentire un mormorio da parte di alcune mie compagne di classe “Oooh poverino!” “Lo curerei io, accidenti!” e non fecero altro che incrementare il mio “senso di nausea”.
-Potrei…-
-Tornare a casa? Subito, non vorrai impestare tutta la classe! Su su!- ecco, era tornata la megera di sempre e gliene fui grata. Con un gesto fulmineo scaraventai tutto quello che avevo sul banco nella mia borsa a tracolla e accompagnato dal ticchettio del tacco dei miei stivali uscii a passo di corsa con l’effetto di sembrare un cavallo al galoppo (dovevo aggiungerla alla lista delle mie uscite e entrate di scena teatrali).
Ci fu un momento di panico dove non ricordavo che autobus dovessi prendere per arrivare a casa di Matt, dopodiché quando appoggiai le chiappe sul sedile mi prese un’ansia terribile. E se non fosse stato a casa? Avrei dovuto andare al centro commerciale al negozio di Danielle? O forse erano da chissà quale parte? Cosa avrei potuto dirgli? Come avrei giustificato la mia fuga improvvisa da scuola per tornare a cercarlo? Cazzo, che situazione! Sapevo solo una cosa, dovevo trovarlo a tutti i costi.
Mi ricordai per miracolo la fermata giusta e quando le porte dell’autobus si aprirono una folata di vento gelido mi investì facendomi pensare per una istante “cosa cazzo ci faccio qui?” ma proseguii tirandomi la sciarpa fin sopra al naso e chiudendo bene in giubbotto di pelle. Una volta che la casa di Matt era sbucata da dietro l’angolo il mio cuore batteva a mille e rischiavo il consueto attacco di iperventilazione ma le mie gambe continuavano si muovevano senza sosta verso la verità, mi sembrava di avere un masso di una tonnellata sulla testa.
Ecco, ero davanti alla porta, il dito alzato a mezz’aria per suonare il campanello che non sapevo se ritirare o puntare contro al bottone. Presi un lungo respiro.
Suonai.
Quei pochi secondi mi sembrarono durare una vita intera prima di sentire dei passi pesanti e la porta spalancarsi di colpo.
La visione non fu delle migliori: sulla soglia c’era Matt con una sorta di tuta improponibile gialla e nera, la sua pelle sembrava essere grigia. Appena mi vide i suoi occhi di spalancarono.
-Meeeeeel! Che bello che sei quiiii!- urlò gettandomi le braccia al collo fino quasi a farmi scivolare sul porticato.
-Che… che succede?-
Mi fissò con gli occhioni lucidi da bimbo piccolo.
-Sto maleeeeee!- mi si accasciò addosso di nuovo e avevo paura che di quel passo mi sarebbe venuta un’ernia a forza di sostenerlo quando mi si lanciava tra le braccia così. –Ho vomitato qualcosa come sette volte e di sette colori diversi, è terribile.- piagnucolò.
-Ehm… ok, non voglio sapere i dettagli.- risposi disgustato.
-Dev’essere stato il panino al tonno che ho mangiato ieri sera, ho sempre detto che quelle scatolette sono possedute dal demonio.- proseguì il suo piagnisteo blaterando alla rinfusa.
Mentre cercavo di convincerlo ad entrare in casa con la promessa che gli avrei tenuto compagnia fino a quando non sarebbe tornata sua madre dal lavoro mi sentii enormemente sollevata ma allo stesso tempo mi sentii estremamente colpevole. Nemmeno per un istante avevo creduto che Matt si fosse sentito male sul serio, l’avevo subito incolpato di tutto e di più. Avevo ancora intenzione di fargli qualche ramanzina per la scusa del raduno di moto che non stava né in cielo né in terra ma per quel giorno decisi di rimanere zitto e vedere cosa sarebbe successo in seguito. Ora avevo soltanto un’altra priorità: sperare che Matt non avesse fotografato i suoi vomitini per farmi vedere le gradazioni di colore.



Wooooooooo finalmente é finito anche il dodicesimooooo *____* che ne pensate di Nello ultra mestruato nei confronti di Danielle? Quando me lo immaginavo crepavo da sola nell'immaginarmi le espressioni apocalittiche X°DDD Tra l'altro colgo l'occasione: chi é stato al Lucca Comics 2012?? Ero presente nelle vesti di Sesshomaru di Inuyasha u.u se pensate di avermi vista scriveteeee *___* al prossimo capitolo >.<

Ringrazio delle recensioni Feffe_Cullen_Blast, Puce16, o0ciao0o, blackygrace, Mello sexy doll, _N_, Sunshine_TDN, MakaIndex e puLKa! Thank you aaaaaall <3<3<3

Sunshine_TDN: Mi hai fatto sentire una vatussa con il tuo commento *___* Esigo vedere lo schizzo dell'incontro tra i due piccioncini se dopo tutto questo tempo ce l'hai ancora da qualche parte X°D anch'io ho fatto dei disegnucci e vedrò se riuscirò a scannerizzarli e metterli nei prossimi capitoli *__*

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Eccomi quiiiiii ^^ mamma mia *___* mi mancava scrivere con la voglia di andare avanti per i miei lettori! Sono felicissima che alcuni di voi si siano accorti subito che la storia stava proseguendo! Spero che pian piano se ne rendano conto tutti >___< Ok, la smetto di compiacermi e vi lascio al nuovo capitolo ^^ Buona letturaaaaaaaaa <3
 
 
 
Capitolo 13:
 
 
-NO NO NO! LEVATI DALLE PALLE!- era tutto quello che era possibile sentir uscire dalla mia gola da circa una ventina di minuti.
-Ma perché?! Ti prego, ci vanno tutti! È per una buona causa!- piagnucolava Ryuk aggrappandosi ad ogni possibile sporgenza del mio corpo (non pensiamo male!), me lo stavo trascinando dietro da un’ora, facendo a cambio ogni tanto con Near o Ryuzaki, i signorimi Yagami e Ikimori se ne stavano in disparte con una sorta di ghigno spaventoso disegnato in volto.
-Ma… voi siete gli unici che possono darmi una mano e che ancora non hanno detto di sì!-
-Va bene, mi arrendo, vorrà dire che mi soffermerò sulla casualità dei numeri che verranno estratti.- disse Ryuzaki nel suo solito altro linguaggio non umano.
-Ah,  se ti arrendi tu lo faccio anch’io, ormai…- fece eco Near.
-COSA?! E mi lasciate solo?- sbraiati io mettendomi le mani nei capelli mentre sentivo tutta la potenza persuasiva di Ryuk posarsi sulle mie spalle.
-Ti preeeeeeego!- urlava mentre incespicava nel nulla per starmi dietro mentre mi incamminavo verso l’autobus.
-Mi volete dire cosa ci trovate di divertente nella TOMBOLA?!- tuonai incenerendoli tutti dal primo all’ultimo.
-Io sono già nel comitato studentesco, quindi per me è la prassi svolgere quello che estrae i numeri dal sacchetto.- disse Light lisciandosi il colletto della sua camicia mentre con sguardo fiero probabilmente già si immaginava sul palchetto dell’aula magna intento ad annunciare con voce impeccabile i numeri estratti.
-Io ci vado perché mi diverto un moooondo!- disse Matt saltellando ed appollaiandosi al mio braccio facendo quasi le fusa.
-Baaah! È un gioco per vecchietti e per chi vuole tentare di vincere le bottiglie di vino e sake per ubriacarsi alla faccia degli altri.- borbottai ora costretto a trascinarmi dietro Matt e Ryuk insieme, cercare di non inciampare nelle allucinati decorazioni sparse in ogni buco possibile della scuola e ora con nemmeno l’aiuto di Near e Ryuzaki.
Era già bello che avessi accettato di venire a quella stupida festa natalizia, e avevo desiderato tornarmene a casa anche diretto a piedi quando vidi sbucare insieme a Matt una stragnocca Danielle in “tenuta natalizia”, con un vestito lolita rosso e bianco, i lunghi capelli acconciati in maniera impeccabile con il tocco di un mini cappellino da babbo natale. L’unica cosa di cui le ero grato era che ora non dovevo più sentire le ragazzine isteriche lanciare grida iper acute per me e Matt, erano tutte troppo pietrificate dalla vista di Danielle.
-Andiamo Mello, potrebbe essere divertente se vinciamo noi vino e sake.- mi disse lei esibendosi in un sorriso perfetto che mi fece venire il desiderio di sotterrarmi duemila metri sotto terra.
-Ecco! Digliene quattro Dani!- cantilenò Matt trotterellandogli intorno.
“Ti strappo i testicoli e te li cucio sulle orecchie!” imprecai dentro di me mentre lo fissavo e mi sforzavo di assumere una smorfia che potesse avvicinarsi il più possibile a un sorriso.
-Va bene.- mi arresi alla fine, solo e unicamente perché non volevo saperne di andarmene a casa e lasciare quei due da soli insieme alle ambiguità di Ryuk, chissà cosa sarebbe potuto succedere!
-Questo è lo spirito, vecchio mio!- urlò lo scheletro borchiato in menopausa iniziando ad esibirsi in una sorta di ballo improponibile.
-Come mai questo improvviso cambio di idea?- mi punzecchiò Ryuzaki con uno dei suoi sorrisi inquietanti da bambola assassina che non dormiva da tre giorni.
-P…perché… perché di sicuro ci saranno anche delle tavolette di cioccolato da vincere, dico bene?- dissi cercando di apparire disinvolto.
-Yayyyyy!- Matt mi volò addosso iniziando a sfregare la sua guancia con la mia.
-Matty, non lo voglio lo scrub con la tua barba in questo momento, grazie!- imprecai cercando di scrollarmelo di dosso prima che mi facesse collassare un polmone. –Eeehi! Guarda là! Sta nevicando tanissimo!- urlai improvvisamente per distrarlo puntando un dito verso la vetrata.
-Ooooooh! Neveeee!- mi lasciò andare di colpo facendomi spalmare sul pavimento lungo e tirato, da gran signore quale era, per andare a spiaccicare il naso contro ai vetri.
-Vi prego, ditemi che qualcuno l’ha drogato perché se resta così per tutto il periodo delle feste lo faccio diventare la punta del mio albero di Natale, non so se mi spiego.- ringhiai mentre cercavo di ridarmi un contegno rialzandomi.
-Potrebbe essere un’opportunità per te di passare del tempo con lui, siccome è iperattivo peggio del solito vorrà uscire invece di tapparsi in casa con i videogiochi.- disse Ryuzaki fissando anche lui di fuori dove i fiocchi di neve erano grandi come palle da ping pong.
-Oh certo, io, lui e LEI.- ammiccai a Danielle che dove passava faceva cadere la mascella a tutte le presenze maschili. –Uff… non è giusto però!-
Bene, mi ritrovavo a scuola nel weekend, ad una stupida festa natalizia, con la sorte imminente di giocare a tombola, con un cretino mozzafiato dai capelli rossicci, quattro esseri eccessivamente nerd e con problemi cerebrali ai limiti dell’umanità, e come ciliegina sulla torta una stangona mostruosamente allupante che alzava il livello di feromoni a chiunque tranne al sottoscritto. Poco male, mancava solo che Babbo Natale arrivasse sbronzo in sella alla renna Rudolf e tutto sarebbe rientrato nei parametri per un nuovo film di Tim Burton o uno di quegli horror splatter inguardabili. Cosa ci facevo IO li in mezzo? La mia unica ragione di presenza in quel momento era in piena crisi infantile con il naso spiaccicato contro alla vetrata per vedere la neve che cadeva in compagnia di Danielle (e dalla ventina di ragazzi che le sbavavano addosso come dei lama).
-Suvvia, non è grave come sembra secondo me.- mi si avvicinò Ryuk stortando la testa come al solito.
-È anche peggio.- lo rimbeccai io mentre eruttavo come il Vesuvio mentre vedevo Matt ridere con quella espressione così… così… mmmmhhhhhhh!
-Forza, andiamo a prendere posto per la tombola!- strillò improvvisamente Ryuzaki, che fino a due minuti prima sembrava non potesse nemmeno sopportare di andare a fare un gioco del genere, invece ora pareva non stare più nella pelle, stava già trascinando per un braccio Light.
Sbuffai e li seguii dando le spalle alla tenera visione della “coppietta”, ormai mi stavo lentamente rassegnando… IN PARTE!
L’aula magna si stava riempiendo alla velocità della luce e assistei alla patetica scena di Ryuk che si spianava con tutto il suo corpo su un tavolo per tenerlo occupato. Perché il nostro gruppetto voleva sempre passare INOSSERVATO e DISCRETO, mi raccomando!
-Uh! Uh! Uh! Ecco, stanno passando a distribuire le prime schedine!- si agitò dopo che ci fummo seduti tutti a parte Light che si stava avviando in maniera altezzosa verso il palchetto, avevo il vago sentore che pensasse di potersi candidare alle prossime elezioni presidenziali della nazione solo prendendosi una carica di “estrai numeri”.
Presi in mano la schedina e mi misi a fissare tutti i numeri uno e uno per non dare occhio a Matt e Danielle che si stavano sedendo in faccia a me.
Non avrei mai immaginato che di li a poco sarebbe partito l’inferno.
Ad ogni cartellina della tombola se si faceva una piccola donazione regalavano un bicchierino di prosecco o vin brulé, tanto per tirare su un po’ l’animo. Sapevo che già la mia precedente esperienza di alcol in compagnia di quei degenerati era deviata in modo preoccupante ma ero talmente isterico che allungai direttamente venti dollari e ci lasciarono un fiaschetto intero di strepitoso, speziato e ancora caldo vin brulé fatto in casa. Intanto l’estrazione era già iniziata e la voce solenne di Light che annunciava scandendo quasi lettera per lettera i numeri mi fece iniziare a tracannare il prezioso nettare divino.
-Ventisette!-
-Wuuuuu! Ce l’ho!- esclamò Danielle, era già il quarto numero che azzeccava in meno di tre minuti mentre la mia schedina era ancora immacolata.
Stringevo la penna convulsamente tanto che avrei potuto annodarla come uno scoobydoo.
-Trentacinque!-
-Evvai!- ci si mise anche Matt gongolando.
-Cinquantatre!-
-AAAAAAAAAGH!- urlai alzandomi in piedi –CE L’HO! CE L’HO! BRUTTI BASTARDI!- mi resi conto dopo circa due secondi che fino a tre tavoli di distanza si erano girati a guardarmi ma non me ne importava un fico secco.
-Questo è lo spirito giusto, fratello!- si unì ai miei festeggiamenti Ryuk.
-Mel?- mi sussurrò Matt guardandomi abbastanza preoccupato.
-Siiiii? Invidioso Matty caro?- risposi con voce stridula e rasente allo psicopatico.
-N…non starai alzando un po’ il gomito?- chiesi ammiccando al fiaschetto che si stava abbassando pericolosamente di livello.
-Maccheddici! Non sono mica l’unico a berlo! E poi sotto Natale è bello essere tutti più allegri, no? FORZA LIGHT TIRA FUORI IL PROSSIMO NUMERO!-
Danielle scoppiò a ridere.
-Ragazzi, devo uscire con voi più spesso.- esclamò alzando in aria anche lei il bicchiere.
-Brava tesorino, bevi anche tu!- la incitai sentendomi un ghigno mostruoso stampato sulla bocca.
I seguenti venti minuti sfociarono nello scempio più indecente del mondo. Per poco non azzannammo quello che si aggiudicò la prima tombola, Matt doveva tenere a bada Ryuzaki e allo stesso tempo io che urlavo “DAMMI QUELLA TAVOLETTA DI CIOCCOLATO, STRONZONE!”
Ad ogni nuova imprecazione Danielle era sempre di più in preda alle risate il ché le dava un’aria ancora più carina, e la cosa non migliorava di certo il mio umore quando si appoggiava a Matt per cercare di riprendersi. L’apoteosi venne raggiunta quando Near riuscì ad aggiudicarsi un premio, a quel punto avevamo trasmesso a tutta la sala il nostro inveire tanto da sembrare di essere ad un’osteria e mi ritrovai in piedi sul tavolo a lanciare mandarini e noccioline appena vinte alla gente.
-Ecco miei cari! Lo ammetto, sono io il vero Babbo Natale!- mi sgolavo ricevendo applausi perfino dai docenti che normalmente mi avrebbero rinchiuso volentieri in qualche istituto per disadattati (mi sentivo potente!).
-Grazie, grazie! Siete stati meravigliosi!- dissi mentre varcavo i portoni della scuola. Ormai la festa stava finendo e tutti iniziavano ad avviarsi verso casa, tutti al sicuro nelle macchine dei loro genitori, a me toccava il freddo autobus, sempre ammesso che a quell’ora ne passassero ancora. Mia madre come sempre non ce l’aveva fatta a venire, era via per tre giorni ad una conferenza, e perlomeno si sarebbe risparmiata la scena del figlio sbronzo che metteva sottosopra la casa.
Mi buttai a terra in mezzo alla neve facendo l’angelo insieme a Ryuk e urlando a Near di non seguire il nostro esempio altrimenti si sarebbe mimetizzato troppo e avremmo dovuto aspettare la primavera per ritrovarlo. Matt intanto mi guardava sorridendo.
-Sono felice che anche tu una volta tanto ti sia lasciato andare Mel.- disse inginocchiandosi accanto a me, in risposta io gli feci la linguaccia.
-E io sono felice per VOI.- dissi additando prima lui e poi Danielle che era poco distante, stava parlando al telefono.
-Mh?- mi fissò lui accigliato.
-Oooooh coraggio Matty! Almeno adesso sono sicuro che quella che mi ha fottuto l’uomo è simpatica e il triplo più gnocca di me. Non sono arrabbiato, davvero!- già, più che arrabbiato ero furioso e rassegnato.
-Mel, si può sapere cosa stai dicendo? Non pensavo fossi così sbronzo da arrivare a straparlare. Vieni, ti do una mano.- disse tendendomi una mano che presi con riluttanza tra uno sbuffo e l’altro.
-Come sei tenero, e va bene. Mi accontenterò di questo tuo gesto come ultimo sprazzo affettuoso verso di me.- risposi in tono tragico, perché stavo facendo l’idiota in quel modo e non riuscivo a fermarmi? Sembrava avessi smarrito quel filtro che mi serviva a dividere il pensare le cose e dirle.
-Va tutto bene?- chiese Danielle avvicinandosi mentre metteva via il cellulare.
-Credo che qualcuno qui abbia bevuto un po’ troppo.- rispose Matt cercando di tirarmi su e sorreggendomi come meglio poteva.
-Nonévvero!- sbiascicai cercando di allontanarmi da lui ma dedussi che senza il suo appoggio sarei finito di nuovo con la faccia nella neve.
-Ehm… vi darei un passaggio ma Zack mi ha detto che ha i sedili posteriori intasati dagli strumenti.- disse lei guardandomi a metà tra il divertito e il preoccupato.
-Zack?- chiesi fissandola come un agente di polizia ad un interrogatorio.
-Già…- rispose lei guardandomi decisamente preoccupata a quel punto –Il mio ragazzo, e non vorrei che lo invitaste ad un party alcolico visto che vorrei tornare a casa incolume.-
Avete presente quelle scene in cui la musica di sottofondo si stoppa di colpo con imminente figura di merda in arrivo da parte del protagonista? Ecco, quello era uno di quei momenti.
-Ragazzo…- ripetei sentendo improvvisamente un gran caldo anche se dovevano esserci meno dieci gradi li fuori.
-Ehm… si. Eccolo là.- disse indicando un’auto che stava parcheggiando in quel momento fuori dai cancelli della scuola e una testa munita di lunghi capelli neri e qualche piercing sparso si sporse dal finestrino facendo cenno verso di noi.
-Oh…- ora ero seriamente convinto che avrei fissato solo i miei stivali fino alla soglia di casa pur di non guardare in faccia Matt.
-Beh, allora ci vediamo.- fece cenno lei a Matt che annuì tranquillo con il suo solito sorriso da idiota.
-CIAAAAOOO ZAAAAACK!- urlò poi in direzione della macchina e sentii l’eco di una risata tuonante e veder comparire anche un braccio tatuato dal finestrino che si agitava per salutare.
Ero talmente scioccato da quella scena che nemmeno mi accorsi di essere stato colpito da una palla di neve di Ryuk ed essere ricaduto a sacco i patate per terra.
-Oooops, dite che l’ho ucciso sul serio stavolta?- disse l’ammasso d’ossa semovente grattandosi la testa.
Ripresi appieno le mie facoltà dopo quel colpo (o quasi), e mi rialzai facendo in fretta a scrollarmi la neve di dosso.
-Bene, allora vado a casa anch’io. Ciao a tutti è stato bello favoloso incredibile e tutto il resto ora devo scappare o perdo l’autobus.- dissi senza darmi nemmeno il tempo di prendere una pausa tra una frase e l’altra, iniziai a camminare il più veloce possibile verso i cancelli evitando di correre a zig zag per tutto il prato.
-Mel, aspetta! Dove credi di andare conciato così da solo?- mi corse dietro Matt.
-No no NO! Vai via!- gli urlai contro mentre acceleravo il passo aumentando il rischio di ritrovarmi di nuovo con il sedere per terra.
D’un tratto mi venne un capogiro assurdo ed iniziando a maledire l’alcol fui costretto a rallentare.
-Posso sapere cosa ti sta succedendo? Voglio solo accompagnarti a casa, non voglio che tu finisca chissà dove in post sbronza.-
Mi impuntai come un bambino piccolo battendo i piedi.
-Ce la faccio benissimo da solo, cosa credi?- non avevo il coraggio di guardarlo in faccia, sentivo solo di essere diventato lentamente di tutte le sfumature possibili di rosso e violetto.
-Ma smettila.- lo sentivo chiaramente, stava ridacchiando, e io stavo per carbonizzarmi completamente da quanto stavo arrossendo. –L’ultima volta sei stato tu ad accompagnarmi a casa dopo una sbronza atomica, così almeno possiamo essere pari.-
Lo sentii avvicinarsi ma a costo di dire che avevo avuto un attacco di cervicale fulminante non avrei mai alzato la testa per nulla al mondo. Vidi solo la sua mano guantata a righe bianche e nere tesa davanti a me. Gliela strinsi riluttante e lasciai che mi conducesse verso la fermata dell’autobus.
-Così arriverai tardissimo a casa.- ci riprovai quando ci sedemmo sulla panchina della fermata.
Si strinse nelle spalle mentre guardava i fiocchi di neve turbinare intorno a noi.
-Ho avvertito i miei che avrei anche potuto non tornare, così avrebbero potuto godersi una seratina romantica senza di me tra i piedi. Più tardi arrivo meglio é.-
“Maledetti genitori libertini.” pensai mentre sbuffavo.
-Almeno posso farti un po’ di compagnia siccome sei a casa da solo. Non ti fa paura la casa vuota?- chiese poi voltandosi di nuovo verso di me.
Stavolta fui io ad alzare le spalle.
-Non mi cambia molto, con quel lavoro che si ritrova mia madre sono più le volte che sto da solo.-
-Mh… allora faremo un bel pigiama party!- salto su in piedi in posa epica.
-Non esiste, Matty!- esclamai smorzando sul nascere il suo entusiasmo. In quel momento arrivò l’autobus e lo benedii; se avessi dovuto farmela a piedi fino a casa in quello stato avrei dubitato della mia incolumità.
Mi lasciai andare sui sedili congelati, fortunatamente c’erano poche persone che avrebbero potuto assistere a eventuali scene patetiche. Stranamente però non accadde nulla, Matt se ne stava tranquillo accanto a me canticchiando mentre io cercavo di guardare fuori dal finestrino per capire in mezzo a quella tormenta di neve quando saremmo arrivati alla fermata giusta.
-Matty…- ebbi il coraggio di aprire bocca quando fummo sul vialetto di casa mia –Perché mi stai aiutando ancora?-
-Mh? Cosa intendi?- chiese lui girandosi verso di me mentre io cercavo le chiavi nella mia tracolla, un modo in più per non dover incrociare il suo sguardo.
-Anche se… se… ho fatto una scenata pietosa e inutile tu sei ancora qui. Dovresti insultarmi o qualcosa del genere.-
Ero riuscito a trovare il mio immenso portachiavi ma mi tremavano talmente tanto le mani che dovetti concentrarmi al massimo per riuscire a centrare la serratura.
-Eeeeeh? Stai scherzando? Eri così tenero! Nessuno è mai stato geloso nei miei confronti.- disse lui con il tono sembrava quello di un bambino e mi strizzò da dietro in un abbraccio.
Mi irrigidii e sentii il mio fiato farsi corto, la testa mi girava tantissimo.
-Solo una cosa mi ha dato giusto un po’ fastidio.-
“Ecco, ci siamo.” Pensai preparandomi alla ramanzina.
-Che…che cosa?- chiesi con la voce che mi tremava.
Mi voltai e mi trovai inchiodato ai suoi smeraldi che luccicavano.
-Che tu abbia pensato anche solo per un momento che mi piacesse Danielle.- aveva un mezzo sorrisetto da capogiro, sembrava imbarazzato anche lui. Sentii la terra mancarmi sotto ai piedi ma c’era lui a sostenermi e sembrava non voler mollare la presa per nessun motivo al mondo.
-M…ma… I-io…i-i-io e t-te… n… non stiamo mica…in…in… insieme.- mi sembrava la frase più lunga e difficile che avessi mai pronunciato in vita mia.
Matt abbassò la testa per una breve risata.
-Pensavo non fosse necessaria la parte ufficiale, ma sono stato uno stupido io che non penso mai alle cose più semplici.- mi si avvicinò lentamente circondandomi la vita con le braccia.
-Ehm… non credere che per me sia la solita cosa che dico tranquillo come quando ordino le brioches alla mensa.- quando si appoggiò a me potei sentire che anche il suo cuore batteva forte insieme al mio.
Non capivo. O meglio… credevo di capire quello che stava per succedere ma non riuscivo a crederci.
-Mel, vorresti… stare con me?-
Al suono di quelle parole sentii qualcosa accendersi improvvisamente dentro di me. Fece sparire il mio mal di testa, la nausea, il tremore, l’imbarazzo… tutto. L’unica cosa che mi lasciò furono le farfalle nello stomaco e la forza di azzardare quello che pensavo non avrei mai potuto fare.
Gli gettai le braccia al collo e lo baciai con tutto l’impeto che il mio corpo poteva avere. Fino a quel momento non ero mai stato io a prendere l’iniziativa, avevo sempre avuto paura. Ma in quel momento l’unica cosa che mi importava era tenerlo il più stretto possibile a me.
 
 
 
Woooooohoooooh ci sono riuscitaaa *_* spero di aver reso felici molti di voi con questo capitolo! In realtà avrei voluto farlo prima ma non potevo saltare la parte di iper gelosia u.u scusami Melluccio! (NdMello: Dannata autrice masochista! è.é)
 
Grazie mille a MakaIndex, Ginny Uchiha (P.S: amo il tuo avatar *__*) e Mello sexy doll per le recensioniiiii *____*

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Ciao a tuttiiiiiiii ^____^ cacchiarola che freddo faaaa? >.< Ho approfittato della mia consueta influenza da primo freddo per non avere scuse e rimanere tappata in casa con il fazzolettini e portatile per finire come si deve quest nuovo capitolo! Tra l'altro vorrei scusarmi a chi avesse letto lo scorso capitolo subito nelle prime ore dopo che l'avevo postato, non mi ero resa conto che il traduttore automatico di word mi avesse a cambiato  tradimento tutti gli "andare" e i "mandare" in "tornare" -___- *segue il mini flashaback di Raven che corre a ricorreggere tutto mandando bestemmioni*
Che dire... direi che per questo capitolo siamo quasi nel tema giusto, NATALEEEEEH *__* lucine, alberi, fiocchi, bocce, ghirlande, biscotti, cenoni, neve, e... (Vogliamo iniziare? Mi si fredda la ciocclata calda -___- N.d.Mello) eeehm u_u scusate il mio maniacalismo nataloso MWAHAHAHAHAHAHAH! Bene ** io e la mia coniglietta che attenta alla tastiera del mio pc vi auguriamo BUONA LETTURAAAAAAAA! ^o^



Capitolo 14:
 
 
Mi torcevo le mani insistentemente da parecchi minuti ormai, mi sentivo come una liceale che aspettava il suo accompagnatore per il ballo del diploma, ma in realtà la situazione non era poi così disperata. Lanciai un’occhiata allo specchio per l’ennesima volta e controllare di non avere nemmeno un capello fuori posto, non una piega sulla camicia, non un brufolo in procinto di deturpare la mia pelle.
-Hai finito li dentro?- mi giunse da fuori la voce di Matt.
-S…si! Adesso esco.- risposi aggrappandomi alla tendina della doccia come se fosse stata la gonna di mia madre e la stropicciai convulsamente.
“Forza e coraggio.” dissi mentalmente pervaso dalla voglia di prendermi a schiaffi, ma avrei rischiato di spettinarmi, NON DOVEVO spettinarmi! Presi coraggio e aprii la porta del bagno uscendo di gran carriera investendo quasi la figura rannicchiata per terra.
-Oh! E che cazzo Ryuk! Se ancora qui?- chiesi inviperito additando l’essere semovente che si stava dondolando sovrappensiero guardandomi con sguardo perso.
-Shhhht, ho trovato il mio punto comodo.- rispose lui senza muoversi di un millimetro.
-Cos…- stavo per vomitargli addosso una valanga di insulti quando mi accorsi che in quella scena c’era anche Matt.
-Ha detto di aver trovato il punto del pavimento con la temperatura ideale per stimolarlo a ragionare in maniera più intelligente di modo da poter battere il record di più dondolii.- anche se aveva appena detto una montagna di cazzate tutto quello che usciva dalla sua bocca mi sembrava così terribilmente bello… anche se avesse dovuto illustrarmi che forma assumevano un paio di calzini dopo averli lasciati in un angolo della sua stanza per un mese e mezzo.
-Va bene.- mi limitai a rispondere sovrappensiero, mi stavo crogiolando nella carezza che mi stava dando sulla guancia.
-Mel, lo sai che sei arrapante da morire?- disse spiaccicandomisi addosso, nemmeno un hamburger e una sottiletta avrebbero potuto aderire tanto quanto quell’abbraccio estremo.
-Mbah…s…offoco! ARGH!- farfugliai incespicando all’indietro finendo per il ripete la solita patetica scena di una caduta sul pavimento ricevendomi addosso tutto il suo dolce peso con la grazia di venti ippopotami.
-Tsé! Devi migliorare nel sostenermi. Come faremo quando ci sposeremo e tu dovrai prendermi in braccio per portarmi oltre la soglia della nostra villa super lussuosa dove poi mi adagerai in un letto di petali di rose? Immagina eh? IMMAGINA! Io in venti strati di pizzo bianco e tu con il cilindro e il papillon, waaaaaa!-
Mi coprii la faccia con le mani scuotendo la testa esasperato.
Dalla sera dopo la festa natalizia le battute e gli svarioni ormonali di Matt erano degenerati ulteriormente. Già… era passata solo una settimana e ancora non me ne ero capacitato del tutto. Io e Matt stavamo ufficialmente insieme e da un lato avevo un grande scompiglio dentro, tante cose sarebbero cambiate e alcune già avevano cambiato faccia, ma dall’altro lato provavo una forte sensazione di soddisfazione. Vedevo tutte quelle ragazze (e non solo) guardare Matt con gli ormoni che schizzavano a mille, si leggevano loro in faccia tutti i filmini mentali che si facevano su di lui, ma nessuno poteva mettere in pratica nemmeno la più ingenua di quelle azioni… tranne me.
-Matty, la senti la mia costola che si sta incrinando?- dissi con un filo di voce ancora schiacciato dalla sua “innocenete mole”.
-Oh, scusami Mel.- rispose lui affrettandosi ad alzarsi per poi tendermi una mano.
Non appena la presi mi ritrovai stretto in un suo abbraccio e le sue labbra che si incollavano alle mie per la gioia dei miei neuroni che si spensero automaticamente dopo quel contatto.
-Ehi, ehi! Se state testando la casa per farla diventare un bordello non ho niente da ridire ma qui ci sono persone caste e suscettibili a scene osé.- a malavoglia mi staccai da Matt per lanciare uno sguardo torvo di sotto verso il salotto dove Ryuzaki era appollaiato su una poltrona e Light, colui che aveva appena lanciato la frecciatina, che sfogliava distrattamente un libro preso a caso dalla libreria.
-Da quando ti scandalizzi per quello che fai ogni volta che ti imboschi con Ryuzaki da qualche parte a scuola? Non oso immaginare cosa succede quando siete da soli a casa.- disse indietro Matt leggendomi letteralmente nel pensiero.
-Di sicuro non abbiamo quella vena indecente che avete voi.- disse con una faccia schifata.
-Già- aggiunse Ryuzaki –tu sei decisamente peggio quando mi fai…- venne zittito da una raffica di cuscini che lo rovesciarono dalla poltrona da parte di Mr. Yagami che era diventato viola quanto il copridivano.
-Se siete pronti- si rivolse di nuovo verso di noi affacciati alla ringhiera delle scale intenti a farci passare le coliche dal ridere –potremmo anche iniziare ad avviarci, che dite?-
Al suono di quelle parole mi tornò il groppo allo stomaco. Era da giorni che non facevo altro che pensare a quel momento, ed ero terrorizzato dal fatto di non avere la minima idea a cosa stessi andando in contro. Scesi di fretta le scale e mi precipitai in cucina aprendo affannosamente la dispensa alla ricerca di una barretta di cioccolata da divorare per cercare di calmarmi un po’, ma avevo idea che nemmeno il cacao avrebbe potuto sistemare le cose quella volta.
-Ehi! Che fai, Mel? Non vorrai rovinarti l’appetito già adesso.- disse Matt facendomi “nono” con il dito mentre mi aspettava sulla soglia di casa, io in risposta lo guardai imbronciato tenendo la tavoletta mezza penzolante dalla bocca. –Mh…ok, ok, per questa vota faccio finta di niente, sei troppo carino così.- si arrese abbracciandomi di nuovo a tenaglia.
Se non altro anch’io iniziavo a capire i suoi punti deboli e a volte avevo la minima chanche di spuntarla con i suoi occhioni verdi.
-Grazie Light, per averci dato un passaggio.- disse Matt mentre ci avviavamo verso la sua Volvo nera che stava parcheggiata nel mio vialetto.
-Tsk… ancora non capisco perché ci siamo dovuti ritrovare qui.- borbottò lui scuotendo la testa.
-Perché Near non abita molto distante da qui, in più l’unico bugigattolo aperto oggi che vendeva le settimane enigmistiche da cervelloni per Ryuzaki e le mele per Ryuk è giusto qui dietro, e non penso che tu voglia avere entrambi in crisi d’astinenza per venti minuti di viaggio in auto.- rispose prontamente Matt con nonchalance.
-Mioddio, no.- rabbrividì mentre prendeva la chiave della macchina dalla tasca.
Tirai un sospiro di sollievo. Io da solo non sarei riuscito ad uscire con le mie gambe di casa in quel momento, mi sarei rinchiuso in camera con trenta chili di cioccolata e avrei spacciato di aver avuto una nottata di diarrea estrema all’ultimo momento conoscendomi.
-Comunque i tuoi sono stati davvero gentili ad invitarci tutti quanti per la cena della vigilia.- disse Ryuzaki che se ne stava seduto davanti, nella sua solita posa insolita, mentre scriveva freneticamente sulla sua enigmistica.
-Ma ti pare? Volevano conoscere i miei compagni di avventura, non ci credevano quando gli avevo raccontato di essermi fatto così tanti amici strambi da quando siamo arrivati. Peccato che Danielle e Zack non siano potuti venire, avevano una sorta di aperitivo per motociclisti.- rispose lui facendo spallucce mentre giocherellava con una ciocca dei miei capelli.
Deglutii più volte per accertarmi che la mia gola non si fosse  chiusa del tutto dal panico, mi sembrava di respirare come se avessi avuto un boa annodato sul collo invece che una semplice sciarpa. Fermo, calmati, prendi spunto da tutti gli altri, vedi come sono calmi? Non c’era ragione di essere così nervoso, dopotutto era una semplice cena, con tante altre persone, di sicuro mi sarei confuso perfettamente con l’ambiente e non avrei dovuto sostenere discorsi indesiderati.
Il mio auto-convincermi stava funzionando prima che Light accostasse sul marciapiede davanti a casa di Near e che quello salisse accanto a me con un completo elegante, ovviamente total white, sorridente come non mai.
-Buongiorno! Allora Mello? Non sei felice di conoscere la famiglia di Matt? Eh? Eh?- trillò dandomi piccole pacche sulla schiena –Io non vedo l’ora di conoscere tuo cugino, da quando mi hai detto che è un campione di scacchi mi sono allenato come un ossesso per poterlo sfidare.-
-IO TI STRIZZO COME UN…!- iniziai a inveire contro di lui con tutta l’intenzione di assassinarlo con la cintura di sicurezza, ma Matt mi fermò prontamente.
-Su su Mel, se fai così peggiori solo le cose.- provò a calmarmi massaggiandomi le spalle, ma era evidente che anche lui temesse una mia eruzione in piena regola con tanto di invenzione del nuovo sport “lancio del nerd fuori dal finestrino”.
-Oooooh, siamo nervosetti?- disse in tono canzonatorio Light gettandomi un’occhiata crudele attraverso lo specchietto retrovisore.
-BRUTTO IDIOTA CON I MOCASSINI, SE NON FOSSE CHE STAI GUIDANDO TI LANCEREI NUDO SU UNA PISTA DA SCI E POI VEDIAMO CHI SAREBBE QUELLO NERVOSO!- mi aggrappai con le mani al suo sedile scuotendolo.
-Meeeel! Voglio arrivarci vivo a casa!- mi riprese Matt tentando di staccarmi con il rischio che sradicassi un pezzo dell’imbottitura del sedile.
Ecco, normalmente già da solo mi impanicavo come una tredicenne al suo primo concerto pop, ora mi ritrovavo con i miei stessi amici che molto gentilmente mi davano una spinta per cadere più in fretta nel fosso, in più avevo anche finito la cioccolata! Mi agganciai a koala a Matt e non avrei voluto saperne di staccarmi finché non saremmo arrivati.
Ebbi un sussulto quando la macchina si fermò nel vialetto di una bella villetta con i muri color rosa pallido e strapiena di addobbi natalizi in stile americano. C’erano parecchie macchine parcheggiate accanto a quella di Light, e rabbrividii nel constatare che quasi tutte erano i tipici modelli sportivi che quando ti passavano accanto per strada rimanevi per due mesi e mezzo a bocca aperta ascoltandone il rombo del motore come se fosse stata l’opera della Scala di Milano. Fantastico, e Matt che mi aveva rassicurato sul fatto che sarebbe bastata una camicia e una cravatta per sentirsi a proprio agio in quell’ambiente.
-Ti prego, non dirmi che serviranno caviale o cose del genere.- bisbigliai a Matt mentre ci avviavamo verso il portone d’ingresso.
-Nah, da quando due anni fa zia Greta si è quasi strozzata con quello mia madre non ha più voluto saperne di averlo a tavola.- rispose lui tranquillo e con il suo solito sorriso disinvolto come se stessimo entrando a scuola.
Mi costrinsi a respirare ma solo il fatto di non sapere se avrei potuto scambiarmi un minimo cenno affettuoso con Matt mi mandava in paranoia. Non avevo avuto il coraggio di chiedere a Matt se avesse raccontato di noi ai suoi genitori, avevo paura che mi rispondesse qualcosa come “no, e dobbiamo fare finta di niente”.
Appena le porte si aprirono un insieme di musica classica e un gran fracasso di mille voci che parlavano una sopra all’altra ci investirono stordendomi.
Era tutto un tripudio di lucine, ghirlande, agrifoglio, Babbi Natale e renne dappertutto. Ricordavo appena i tratti di casa che avevo visto la sera della festa in maschera, quando avevo riportato Matt a casa in uno stato pietoso, nemmeno avevo notato che la casa fosse tanto grande. La poltrona da psichiatra dove avevo dormito io quella notte era sparita, c’erano solo gruppi di poltroncine dove gli invitati conversavano vivacemente, tutti in abiti ultra eleganti.
-Woooo…- esclamò Ryuk stortando la testa guardandosi intorno.
Già, nemmeno io avrei saputo dire di meglio  se avessi avuto voce per parlare. Era tutto così… da film. Tutti sorridenti, senza pensieri… tutti tranne me che sembravo essere sul punto di avere un infarto alla tenera età di diciassette anni. Guardai Matt, ma lui era già intento a salutare parenti vari, non potevo fare altro che restare al suo fianco immobile guardandomi intorno con il terrore che qualcuno potesse rivolgermi la parola in attesa della mia sentenza di morte. Ebbene, quella non tardò ad arrivare.
-Oh, ecco mia madre! Mammaaaa!- disse Matt prendendomi per un braccio e trascinandomi verso un gruppetto di donne intente a blaterare tutte riunite attorno ad un tavolino stracolmo di stuzzichini. Da tutte loro si staccò con disinvoltura una donna di mezza età un vestito rosso scuro a dir poco eccezionale. Non somigliava per niente a Matt, a partire dalla chioma castano scuro raccolta in una lunga treccia di lato, e gli occhi che si posarono su di me non erano verdi, ma azzurro chiaro.
-Oh, bene! Siete arrivati finalmente.- disse esibendosi in un sorriso a trentadue denti.
-Mamma, questi sono i miei amici.- ci indicò una alla volta dicendo i nostri nomi.
-Che meraviglia, non contenta che siate riusciti a venire. Dovevo per forza sdebitarmi, non dev’essere facile fare da babysitter a questo qui.- disse ammiccando a Matt mentre ci stringeva a turno la mano con una stretta piacevolmente calda e sicura.
Non sapevo ancora come comportarmi, ma ora potevo togliermi dalla testa l’immagine di una madre arcigna e pronta a liquidarmi in un nanosecondo.
-Si figuri signora Ikimori, basta promettergli di andare al parcogiochi e diventa mansueto come un agnellino.- rispose Light con il suo solito tono impeccabile.
La madre di Matt si esibì in una risata deliziosa.
-Vi prego, chiamatemi tutti Valerie, odio le formalità, mi fanno sentire come una di quelle vecchie imbaccuccate sulle sedie a dondolo.-
-Ma mamma, non devi tenere nascosta la tua identità segreta, ormai lo sanno tutti.- disse Matt guardandola con un sorriso perfido.
-Idiota di un figlio.- disse lei passandosi una mano sul viso (anche questo in maniera aggraziata e impeccabile) –Oh, vai a recuperare tuo padre, credo stia per suicidarsi per i discorsi dello zio Richard.-
-Agli ordini capo, ma voglio un aumento, sappilo.- rispose Matt in tono da supereroe e dopodiché si voltò per scrutare i presenti nel salone. –Trovato. Vado e torno.- disse dileguandosi in mezzo alla gente.
Non appena lo vidi sparire il pavimento mi mancò sotto ai piedi. Mi voltai verso gli altri ma con mio grande orrore vidi che Near si era allontanato probabilmente per cercare il fantomatico cugino campione di scacchi, Light e Ryuzaki si erano lanciati in una conversazione fitta fitta con dei tizi li accanto e Ryuk si era avvicinato al tavolo degli stuzzichini. L’unica persona ancora li accanto a me era la madre di Matt.
-Allora… Mello giusto?- chiese lei sorridendomi.
-S..si, cioè volevo dire non prorio… mi chiamo Mihael, ma mi chiamano tutti Mello… però può chiamarmi come vuole, nel senso…- sembrava che i miei neuroni stessero giocando agli autoscontri.
-Tranquillo, è più facile che mi ricordi Mello, se per te va bene ovviamente.- mi fermò dal mio balbettare senza senso.
-C-certo.- dissi io sentendo di volermi mettere a scavare un buco per terra anche solo con un cucchiaino.
-Del resto quando Matt mi racconta quello che combinate ti chiama sempre così.-
-Oh… le racconta di quello che facciamo? Davvero?- chiesi titubante.
-Ma certo! E devo dire che sei ancora più carino di quello che pensavo. Non avrei desiderato di meglio per il primo che mio figlio mi avrebbe presentato, ne sono davvero contenta.-
Rimasi a fissarla a bocca aperta.
-Matt ha…-
-Detto di voi? Ovviamente, ci tengo che si confidi con me su tutto. Perciò non sentirti in imbarazzo, non ho assolutamente intenzione di farti il quarto grado, inoltre mi aveva detto che sei molto timido, non voglio farti sentire fuori luogo.-
In quel momento non sapevo se svenire oppure andare a cercare direttamente Matt e saltargli addosso. Mi aveva fatto prendere un colpo quando mi aveva invitato a casa sua, e da li mi ero fatto mille pensieri su come cercare di passare inosservato, non dare nell’occhio proprio per evitare che intuissero qualcosa per paura che potessero uccidermi, castrarmi o qualcosa di simile, e invece scoprivo che quel tonto aveva già raccontato tutto dimenticandosi candidamente di farlo sapere anche a me. Ero indeciso se tirargli le orecchie o abbracciarlo così forte da fargli uscire i polmoni. Mi voltai spaesato per ritrovarmi il suo bel faccione sorridente a pochi centimetri dal mio.
-Ciaaaaao Mel! Guarda chi ti ha portato Babbo Natale.- disse passandomi un braccio attorno alle spalle e indicandomi il tizio che stava accanto a lui.
Era un ometto alto un metro e un panino, dai tratti tipicamente asiatici, gli occhi a mandorla erano celati dietro a degli occhiali spessissimi. Era sicuramente più vecchio di Valerie vista la piazzetta che aveva in testa e le rughe abbastanza marcate sulla fronte.
-Buongiorno Mihael.- disse lui sorridendo e tendendomi la mano che io strinsi un po’ titubante.
-Questo è papà.- disse Matt, anche se non erano necessarie le spiegazioni.
-P…piacere. Può chiamarmi Mello se preferisce.-
-Ti ringrazio ma sai, mi piace un sacco pronunciare nomi lunghi, le abbreviazioni mi sono sempre state un po’ sulle cosidette.- disse sghignazzando.
-Pensa che allunga il mio anche se non è quello vero.- bofonchiò Matt alzando le spalle esasperato.
-Mathias, mi vuoi far passare per il vecchio rincitrullito di turno?- ribatté il padre lanciandogli un’occhiata torva ma che con quegli occhiali non poté risultare che buffa. –Comunque mi chiamo Nicolas, sono davvero lieto che tu sia potuto venire. Sai… avevo quasi paura che mio figlio portasse a casa uno stramboide truccato con i capelli a spazzola.- disse dandomi un’amichevole pacca sulla spalla.
-Stavate parlando di me?- irruppe improvvisamente Ryuk che stava passando con un piattino stracarico di mele caramellate.
-Oh, gesù!- esclamò Nicolas facendo un balzo, sia Matt che Valerie scoppiarono a ridere e non riuscii a trattenermi nemmeno io.
-Ho per caso qualcosa tra i capelli?- chiese Ryuk seriamente preoccupato iniziando a passarsi una mano tra le punte della cresta.
-Non preoccuparti caro, sei perfetto.- disse Valerie sorridendogli per poi adocchiare il piatto –Ma… non ti faranno male tutte quelle mele?-
-Ryuuuk! Ti ho detto di tornare qui!- l’urlo fu seguito da Light che avanzava con passo marziale.
-Oh oh, la maestra mi ha scoperto. È stato un piaceeeeereeee.- disse coprendo con un braccio il piatto e dandosela a gambe sgusciando tra la gente seguito a ruota dalla suddetta “maestra-Yagami”.
-Tesoro, i tuoi amici sono eccezionali.- disse ridacchiando Valerie mentre io e Matt fissavamo il punto dove erano spariti i due con un grosso gocciolone sulla testa.
-Lieto del complimento.-
Ci voltammo tutti di scatto per trovare Ryuzaki nella sua posa sghemba e il pollice in bocca in mezzo a noi.
-Oh bene! Mathias, lui é Mr. Ryuzaki suppongo.- esultò Nicolas che quasi si mise a batter le mani dall’entusiasmo.
-Si pa’, in persona.-
-Cielo, ma mangia qualcosa?- mi bisbigliò Valerie con un mano sulla bocca.
-Ehm… sì, tutto quello che abbia una percentuale di zucchero del 70%.- risposi io altrettanto sottovoce.
-Mioddio.- esclamò lei scuotendo la testa.
Da quel momento dedussi che avrei fatto meglio a non aprire l’argomento cioccolata per non scandalizzarla.
-Signor Ryuzaki, avrei tante domande da porle se non le dispiace ovviamente. Sono molto curioso sull’argomento che ha trattato al concorso durante il meeting della biodiversità.-
-Mhm…- annuì Ryuzaki fissandolo con la sua solita espressione vuota.
-Ehm… già.- disse Nicolas gettando prima un’occhiata interrogativa verso di noi, Matt gli fece un cenno di assenso in stile “vai tranquillo papà, è sempre uno strano psicopatico di natura” –Vorrebbe seguirmi? Vorrei presentarle alcuni miei colleghi.-
-D’accordo.- annuì lui seguendolo con il suo passo strascicato.
Mi picchiai il palmo della mano sulla fronte scuotendo la testa.
-Eheh, papà fa il biologo marino, ha visto per caso uno dei progetti strambi di Ryuzaki e mi ha rotto le palle per un mese affinché glielo presentassi.-
-Ti prego, oltre a Ryuzaki che ha una giustifica, dimmi di nuovo cosa ci facciamo TUTTI qui.- dissi prendendolo per una manica della camicia.
-Perché sapevo che da solo tu non saresti mai venuto.- rispose lui sorridendo –E poi è stra divertente vedere le facce di zie e cugini scandalizzati.-
-Che cazz…?!- mi bloccai vista ancora la presenza di Valerie.
-Ho capito, vi lascio soli. Mi accomando Mello, picchialo pure quanto vuoi. A dopo.- disse lei defilandosi velocemente con la stessa identica espressione da “ho fatto la battuta” che aveva di solito Matt.
-Ah…oook.- dissi più a me stesso abbastanza sconcertato.
-Allora, ti piacciono mami e papi?- chiese Matt soddisfatto.
-Sì, ma non mi spiego come abbiano potuto scegliersi un figlio rincoglionito come te.- risposi voltandomi di nuovo verso di lui scrocchiandomi già le dita.
-Semplice, ero un figo già da piccolo.- fece il gesto di scostarsi un ciuffo di capelli dalla fronte in maniera paurosamente sexy (MellocontienitiMellocontienitiMellocontieniti non farti abbindolare, lo devi picchiare, ok? Hai anche il permesso della mamma!).
-Perché non mi hai detto che i tuoi lo sapevano?- mi sforzai di fare la faccia più imbronciata possibile.
-Perché in questo modo saresti arrivato isterico andante ma poi vedendo che era tutto a posto ti saresti rilassato. Se l’avessi saputo dall’inizio ti saresti iniziato a fare tante altre paranoie e avresti concluso con un esaurimento nervoso o saresti probabilmente scappato.- mi sorrise e mi scompigliò i capelli.
Riflettei brevemente e dedussi che in effetti si, probabilmente avrei fatto una cosa del genere. Sbuffai arrendendomi definitivamente.
-Insomma, perché tu mi conosci così bene da prevedere tutto e io invece non riesco ad immaginarmi cosa ti passa per la testa?-
Matt ridacchiò abbracciandomi.
-Oooh, che tenero che sei!- ok, se non altro riuscivo a capire quando si comportava da deficiente solo a guardarlo in faccia, come adesso –Io ti ho invitato qui proprio perché volevo che tu conoscessi qualcosa in più di me che a scuola non puoi vedere.-
Spalancai gli occhi esterrefatto.
-Davvero?-
-Certo, per cosa credi che ti abbia invitato qui a fare? Per darti in pasto alle zie zitelle?-
Ricambiai l’abbraccio con slancio fregandomene di tutta quella gente.
-Grazie, Matty.- dissi contro alla sua spalla. –O dovrei dire Mathias.- mi scappò una risata.
-Non mi chiamo Mathias, te lo giuro.- disse lui rabbrividendo.
-Mh, non mi convinci più di tanto.- giochicchiai con una ciocca dei suoi capelli.
-A me basta che mi chiami Matty.- disse prima di stortare la testa in una mossa un po’ alla Ryuk per baciarmi.
Dio, avrei voluto fermare quel momento da tanto era perfetto.
Ci fermò un vociare di alcune persone e dei tonfi sordi sulle vetrate. Di fuori gli altri avevano iniziato una battaglia a palle di neve e per poco non rischiai di crepare sul serio dal ridere nel vedere Ryuk nella sua corsetta sghemba mentre cercava di scappare ad un bimbo abbastanza agguerrito.
-Che dici? Usciamo anche noi?- chiese Matt ammiccando alla porta.
-Vorrai scherzare, hai visto i miei capelli quanto sono perfetti oggi? Manderei a puttane tutto i lavoro che ci ho me…- mi ammutolii mentre Matt mi faceva ballonzolare davanti agli occhi una tavoletta di cioccolato ripescata da chissà dove mentre lui già teneva una sigaretta ancora spenta tra le labbra (avevo il vago sospetto che avesse dotato tutte le sue giacche e giacchette di una pratica tasca porta cioccolata, non sapevo come facesse a farle apparire sempre nei momenti dove ero più vulnerabile).
-Va bene, va bene. Mi arrendo.- dissi con un mezzo sorriso.
Mi porse la mano che strinsi un po’ in imbarazzo e ci incamminammo di fuori dove nel frattempo si era creata una vera e propria guerra, anche altre persone erano uscite solo per gustarsi gli schiamazzi di bambini (e non) e della neve che aveva ripreso a cadere dal cielo che a poco a poco era diventato scuro. Mentre mi stringevo contro Matt per ripararmi un po’ dal freddo mentre rosicchiavo la mia cioccolata mi resi conto di essere felice per la prima volta in vita mia durante le feste natalizie. Di solito avevo sempre pensato a quei giorni come un inutile spreco di tempo e soldi tra decorazioni, cene e regali, ma la vedevo sempre dal lato della mia “famiglia” così per dire. Il mio Natale consisteva nell’andare con mia madre dai miei zii per un pranzo un po’ più calorico del normale, scartare due o tre pacchetti e poi tornare a casa per poi magari starmene davanti alla TV guardandomi la super maratona di film tipici del periodo o al massimo trascinarmi nel centro della periferia con Near per vedere lo spettacolino in piazza tradizionale del posto tanto per fare qualcosa. Ora che lo stavo vivendo con tante persone, e soprattutto con Matt, mi rendevo conto che la famosa “atmosfera natalizia” era tale solo se si aveva la compagnia giusta, quella che ti trascinava fuori di casa anche con una tempesta di neve. Per tutta quella sera non riuscii a levarmi di dosso quel sorriso spontaneo, tanto che quando Light mi riaccompagnò a casa mi accorsi che mi facevano male le guance. Appena varcai la soglia di casa mi venne però una sorta di nodo alla gola; avrei voluto passare anche il Natale con Matt ma non potevo lasciare da sola mia madre.
Mi accorsi dopo qualche istante che la luce del soggiorno era accesa.
-Mamma?- chiesi a gran voce mentre mi toglievo le scarpe.
-Ciao, tesoro! Ma come, sei qui?-
Aggrottai le sopracciglia mentre mi avvicinavo.
-Perché? Dove volevi che andassi?-
La trovai seduta in poltrona con una tazza di tè fumante mentre in TV stavano dando (strano a dirsi) Santa Claus è nei guai, i capelli scuri striati di grigio raccolti come sempre in una coda, i fini occhiali che le scivolavano sul naso lasciando intravedere gli occhi castani. Era da forse una settimana che non riuscivo ad incrociarla. Stranamente nel vederla così sentii un’insolita ondata di affetto anche verso di lei invece che la consueta indifferenza di quando la vedevo uscire dalla porta di casa con i suo solito tailleur da lavoro.
-Eri alla cena dagli Ikinori, no?- disse lei sorridendomi.
-Sì, come ti avevo detto.- risposi senza capire.
-Beh, non potevi restare li direttamente a dormire dal tuo amico?-
A quel punto dovevo averla fissata con un punto di domanda enorme stampato in fronte per l’espressione che fece tra il preoccupato e il divertito.
-Siamo stati invitati a casa loro anche per il pranzo natalizio e siccome gli zii quest’anno hanno deciso di andarsene in Florida…-
-Cos… cosacosacosaCOSA? Mamma cosa stai dicendo?- dissi con il mento che probabilmente stava toccando il pavimento.
-Ma come… credevo lo sapessi anche tu, ha telefonato qui a casa Matt l’altroieri per avvertirmi.
-MATT HA COSA?!- strillai stavolta iniziando a mettermi le mani fra i capelli.
-Non… te l’ha detto?- chiese lentamente mia madre iniziando a grattarsi la testa anche lei.
-Ti sembra la faccia di uno che lo sapesse?! Oddioooo! E adesso? Avevo messo tutto il mio essere più elegante per la vigilia, cosa… cosa mi invento adesso?!-
Lei scoppiò a ridere fino a quasi rovesciarsi dalla poltrona.
-Mioddio, dev’essere proprio una persona formidabile questo Matt per mandare in crisi mio figlio!- esclamò facendo il gesto di asciugarsi una lacrimuccia.
Stavo per scoppiare di nuovo in una crisi isterica da panico acuto quando sentii il mio telefono vibrare nella tasca dei miei pantaloni, non dovevo tirare ad indovinare chi fosse. Era un messaggio corto ma forte e chiaro.
“Ahahah! Scusa, ci vediamo domani, e prometto che potrai picchiarmi <3”
 


Dahahahahahahah credo che Mello abbia deciso di denunciarmi per ripetuto tentato omicidio a furia degli infarti che gli faccio venire XD Mmmmh beh, avverto tutti che se ritarderò un pochino con il prossimo capitolo non sarà perché vi avrò dimenticati, soltanto ci saranno di mezzo le feste quindi periodo pieno di caccia ai regali, cene con parenti ecc ecc ecc o_o e OVVIAMENTE i miei frugoletti mi daranno una mano *_*
(Scordatelo -.- ho altro da fare N.d.Mello)
(Io ci sono *___* N.d.Matt)
(Aaaah *-* N.d.Raven)
(Ma... ma non valeee ç__ç N.d.Mello)
(Zittooo u.u dai retta a Matty caro <3 N.d.Raven)
(Questo é sfruttamento minorile -__- N.d.Mello)
Coooooooomunque *__* tornerò appena finito il periodo festivo e non vi deluderò u___u Nel frattempo auguro taaaante bellissime feste a tutti voi che seguite questa ff ^____^ in particolare a Ginny Ichiha, MakaIndex e _N_ che hanno recensito, tanta cioccolata a voiiii *__*
AL PROSSIMO CAPITOLO, SCAIUUUUU X3

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Ragaaaaaaazziiiiiiii é_____è *in stile Grande Fratello* sono sopravvissuta alle feste, seppur con qualche chilo di troppo, ma non ho intenzione di salire sulla bilancia se non dopo aver fatto un mese di jogging giornaliero u___u (NdMello: Seeeeeeeeeeh -___-/ NdRaven: Ok Matty, vai pure a giocare all'infermierina amorevole è.é/ NdMatt: YEEEEEEE *__*/ NdMello: Nonononono ti pregoooo quello mi ucciderà ç___ç *viene trascinato via per un piede da Matt già con la divisa da infermiera Joy*/ NdRaven: Meahahahah é.è)
Comunque sia, per i nostri bellissimi ciuffolini il Natale arriva solo adesso, siete pronti? X°D Devo dirvelo, personalmente questo capitolo é stato come un parto siccome partivo con un filo logico ben definito ma poi vedevo qualche scena "natalizia" intorno a me e cercavo di inserircela fallendo miseramente XDDD brutta cosa scrivere i capitoli a tema con la ricorrenza per me u_u si sono strana ahahahahah! 
Bene, dopo questo monologo inutile vi lascio al capitolo, come sempre buona lettura^^



Capitolo 15:
 
 
Tutto sommato il pranzo di Natale non fu così disastroso, in fin dei conti stavolta gli altri non c’erano, eravamo stati invitati soltanto io e mia madre che era subito andata d’accordo con i genitori di Matt, difatti si erano subito messi a parlare di lavoro (era sempre una buona cosa quando si capitava su quell’argomento!) Matt era più che entusiasta che fossi con lui anche il giorno di Natale ed era oltre l’iperattivo, dovevo fare del mio meglio per evitare che mi volasse in schiena ogni cinque secondi.
-Mel! Mel! Hai provato l’arrosto di tacchino? Ho aiutato anch’io per cucinarlo.- disse fissandomi peggio del nostro docente di ginnastica quando dovevamo fare un test.
-Matty, l’ho già provato e ti ho già detto che é buono, se vorrai fare il cuoco diventerò grasso e obeso, sentiti in colpa.- risposi minacciandolo con la mia forchetta mentre cercavo di non strozzarmi con il boccone che avevo in bocca.
-Evvai! E io giocherò con ogni singolo rotolino della tua ciccia.- esclamò lui appiccicandomisi contro.
-Vi prego, salvaaaaatemi.- imprecai tra me e me indeciso se infilzarlo con la forchetta o arrendermi al mio destino.
-Mathias, lascia stare Mihael almeno fino alla fine del pranzo, per carità.- disse Nicolas sventolandogli un tovagliolo davanti al naso per cercare di scacciarlo da me, ma non servì a molto.
-Uffa, papà! Anche tu rompi le scatole alla mamma ma lei non ti dice niente. Lasciami vivere la mia vita sfrenata e libertina, prometto che non tornerò a casa incinto.- fece con finto tono svenevole che fece scoppiare a ridere mia madre.
-Potreste aprire un cabaret.- commentò sventolandosi con una mano, era diventata paonazza dal troppo ridere.
-No Vicky, niente da fare. Io dovrò fare il cuoco per alimentare l’obesità di tuo figlio.- ribatté serissimo… per mezza frazione di secondo, prima che partisse anche lui con la sua risata sguaiata.
-Oh, se la metti così d’accordo.-
Io la guardai esterrefatta.
-Mamma! Vuoi che tuo figlio diventi una botte di lardo?! Bene, lo terrò da conto quando sarò diventato bello e ricco con il mio villone a Las Vegas.- risposi sbuffando e ritrovandomi di nuovo chiuso nella presa a tenaglia di Matt.
Tutto sommato c’era un’atmosfera davvero rilassata, fino al giorno prima non credevo mi sarei ritrovato a fare battute come se niente fosse con i genitori di Matt il giorno di Natale per di più, tra mille cose fottutamente squisite che davvero stavano attentando alla mia perfetta pancia piatta. Mi faceva strano perfino non sentire i gorgoglii tipici di mia zia, ormai una volta all’anno mi preparavo psicologicamente per il pranzo “in famiglia”, ora non c’era nessuno che beveva rumorosamente la zuppa o si strozzava con il pane, c’erano solo chiacchiere e risate. E poi c’era Matt… anche se mi stava scassando l’anima con i suoi piagnistei da bimbo di cinque anni non potevo fare a meno di essere oltre il felice per essere li con lui.
Quando sentii il mio stomaco vicino all’esplosione alzai bandiera bianca rinunciando perfino a metà del mio dolce al cioccolato (questa cosa sarebbe passata agli annali storici), e ci trasferimmo tutti dalla sala da pranzo al soggiorno dove c’era l’abnorme albero di natale addobbato con bellissime bocce blu e ghirlande argento, ai suoi piedi c’erano una miriade di regali. Ce n’erano ancora di più che quelle false pile di pacchetti nei centri commerciali per le decorazioni. Mi sentivo abbastanza atterrito, il mio regalo per Matt era una piccola cosetta, non mi era venuto in mente nient’altro siccome avevo anche avuto poco tempo per riuscire ad andare da solo al centro commerciale, io e Matt eravamo rimasti sempre insieme negli ultimi giorni.
-Prima io! Prima io!- urlò Matt tuffandosi direttamente in mezzo ai pacchi, e io sperai non ci fosse niente di fragile.
-Mathias, per l’amor del cielo!- imprecò Nicolas precipitandosi a recuperarlo mentre Valerie scuoteva la testa esasperata.
-Baaaah, sta zitto vecchio, e scarta questo.- replicò lui ricomparendo con qualche ago di pino tra i capelli e spingendo un pacco enorme verso di lui.
-Ma io per loro ho preso soltanto delle scatole di cioccolatini.- bisbigliò mia madre abbastanza perplessa.
-Non me lo dire.- risposi anch’io a bassa voce e a denti stretti mentre cercavo di sorridere, in realtà sarei voluto sprofondare sotto la tappezzeria.
-Oh, regalo azzeccato, figliolo.- esclamò entusiasta Nicolas rimirando il suo regalo, una sacca di mazze da golf.
Il pacco per Valerie era forse il più grande di tutti, si rivelò essere un set di borsa, portafogli e sciarpa targati Louis Vuitton, ed iniziai a temere cosa sarebbe toccato a me. C’era qualcosa anche per mia madre, ma fortunatamente per lei più contenuto, “solo” un maglione di cachemire blu scuro sicuramente di qualche marca imponente. Venne poi il mio turno, e stranamente tutti, mia madre compresa, si zittirono e si voltarono a fissarmi. La cosa non mi piaceva, mi sentivo un animale di qualche circo o qualcosa del genere.
-A quanto pare sei rimasto solo tu, Mel.- disse sogghignando Matt, e a me vennero i brividi.
-I…io? Davvero?- dissi facendo finta di niente.
Matt annuì, e prese dalla tasca un piccolo pacchettino avvolto nella carta regalo nera. Potei sentire tutti trattenere il fiato.
-Ehi, ehi! C’è una bomba li dentro? Perché mi fissano tutti come se stessi per saltare in aria?- chiesi ad alta voce, mi sentivo morire da tanto stavo arrossendo ma proseguii, mi sentivo davvero troppo a disagio.
-Perché… abbiamo contribuito un po’ tutti per questo regalo, però principalmente è tutta opera di Matt.- disse Valerie in tono quasi divertito per cercare di calmarmi.
Il cuore mi batteva forte, tanto che avrei potuto stramazzare al suolo, ma decisi di allungare il braccio e prendere il pacchettino in fibrillazione. Perlomeno il pacchetto era piccolo, non poteva essere niente di grave… o almeno pensavo.
Scartai facilmente la carta, ormai ero diventato esperto a furia di aprire le tavolette di cioccolata, ed alzai incerto il coperchietto della scatola trattenendo il respiro.
Mi ritrovai a fissare una chiave con un grosso bordo nero semplice, e rimasi a fissarla perplesso.
-Una… chiave? Cosa apre?- chiesi titubante sfiorandola con le dita; non aveva nessun simbolo e nemmeno scritte incise.
Matt aveva un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
-Tra poco dovresti scoprirlo.- disse con il tono di un bambino che stava per mettere in atto uno scherzo.
Appena finì di dirlo sobbalzammo tutti al sentire una poderosa strombazzata di clacson che proveniva da fuori. Guardai con un punto di domanda apocalittico in testa Matt che mi prese per un braccio e mi portò davanti alle finestre che davano sul piazzale all’entrata della casa spalancandone una. In tutta tranquillità un furgoncino bianco stava parcheggiando proprio davanti al portone d’ingresso.
-Mi hai regalato… un furgoncino?- chiesi sbigottito sbattendo più volte le palpebre come per vedere se fosse una allucinazione.
-Naaaaah, ti ho regalato quello che c’è dentro.- rispose lui abbracciandomi.
-Che cazzo…- in quel momento vidi i finestrini del furgone abbassarsi e una testa sbucare fuori.
Danielle con un cappello da Babbonatale e barba finta, la si riconosceva per il braccio tatuato che stava sventolando allegramente.
-Pronta consegna! Scusate ma le renne erano stanche e la slitta era a far lucidare.- urlò mentre usciva direttamente dal finestrino senza disturbarsi ad aprire la portiera e si trascinò dietro una giacca di pelle siccome stava bellamente in maniche corte e stava per mettersi a nevicare di nuovo.
-Scaricate pure!- urlò in risposta Matt con nonchalance –Vuoi andare a vedere?-
Quando era arrivato al “Vuoi” stavo già correndo giù dalle scale, mi raggiunse mentre mi stavo annodando da solo nella mia sciarpa all’entrata.
-Qualunque cosa tu stia architettando sappi che ti ucciderò finché non sarà rimasta nemmeno una cellula del tuo corpo su questo pianeta.- dissi fulminandolo, ma lui si avvicinò con fare molesto.
-Mh, mi piacciono queste minacce. Quando le mettiamo in atto?- disse abbracciandomi con una espressione perversa.
Arrossii fino a carbonizzarmi e mi divincolai per riuscire scivolare fuori dalle sue tenaglie. Non mi rendevo conto di quello che stavo per trovare fuori da quella porta, ma sapevo che di sicuro avrei avuto bisogno di qualcosa di potente per riprendermi.
Spalancai la porta.
Ok… qualcosa di OLTRE il potente per farmi riprendere.
Era lì, davanti a me, nemmeno nei sogni mi era sembrata una visione così bella. Danielle insieme a un tizio palestrato e con la cresta che doveva essere il suo ragazzo, stava scaricando dal retro del furgoncino LEI. Trecento volte più nera in contrasto con la neve, duemila volte più lucida, un milione di volte più strafottutamente figa.
LA moto.
Perché non era UNA, era LA… e non potevo credere di avercela davanti.
-È… è mia?- mormorai con una voce oltre lo stridulo come se mi avessero appena asportato i coglioni quando sentii Matt arrivare alle mie spalle.
-Certo, tutta tua.- disse facendomi penzolare davanti agli occhi la chiave che presi con mano tremante.
Feci qualche passo verso quella meraviglia avendo paura che se l’avessi guardata per troppo tempo sarei potuto diventare cieco.
-Ora ti manca soltanto la patente e quando inizierà a fare calduccio potrai sfrecciare sulle strade facendo sbavare chiunque.- disse Danielle avvicinandosi e dandomi una pacca sulla spalla che quasi mi fece finire di faccia sulla neve da tanto sentivo le gambe molli.
Potevo sentire in lontananza le voci estasiate dei nostri genitori e di altri vari parenti, qualcuno applaudiva anche, ma non mi interessava. Feci un grande sforzo per distaccare lo sguardo dalla moto e voltarmi in cerca di Matt, che trovai ad appena qualche metro dietro di me. Gli volai letteralmente addosso, se era necessario mi sarei anche spezzato le braccia per riuscire stringerlo il più forte possibile.
-Ehi, Mel! Stavolta sei tu a far soffocare me. Mi piace!- disse ricambiando l’abbraccio di slancio.
 
Riuscii a prendere fiato e a far riattivare il cervello solo quando tutto il trambusto dei festeggiamenti cessò. Anche gli ultimi parenti di Matt se ne erano andati, e anche mia madre si era avviata verso casa, mi aveva dato il permesso di dormire li per quella notte. Ancora non riuscivo a credere che fosse successo quello che era successo. Me ne stavo nel grande garage degli Hikinori, seduto sulla mia nuova bimba, saggiando la comodità del sedile, avendo quasi paura di sciuparlo con le mie chiappe. Matt mi guardava divertito seduto sul cofano del Jeep di suo padre.
-Tu sei pazzo.- dissi scuotendo la testa –Come cazzo ti è saltato in mente?-
-Non la vuoi più?- chiese per poi ridacchiare e avvicinarsi.
-No!- mi allungai abbracciando la mia bambina con istinto materno, mi vergognai di me stesso quando mi accorsi che ero vicino a soffiare come una gatta bisbetica che difendeva i suoi cuccioli –È solo che… so quanto ti è costata, e mi chiedo cosa ti sia saltato in mente per regalarmi una cosa così grande. Mi sentirò in debito con te a vita.-
Lui si abbassò e mi accarezzò i capelli.
-Voglio dirti un grande segreto, lo sai? Ma devi promettermi che non lo dirai a nessuno e che dopo averti detto tutto non dovrai più sentirti in colpa, ok?- disse dolcemente.
Annuii lentamente scendendo dalla moto e ci avviammo verso la porta del garage ritrovandoci nel salone d’ingresso della casa, ora deserto e con le luci spente, le uniche fonti di luce erano le lucine colorate delle decorazioni messe ovunque. Mentre “passeggiavamo” per la casa ci tenevamo per mano, mi sembrava buffo pensarlo ma era la prima volta che facevamo una cosa così semplice e comune per una coppia.
-Sai Mel, non ho mai avuto nessuno di speciale nella mia vita prima di te. Certo, mi ero preso qualche cotta come tutti, ma non ho mai sentito l’impulso che ho avuto con te. Sono sempre stato espansivo con chiunque, o quasi, ma mi sembrava una cosa naturale per me, e per questo avevo paura che se avessi avuto davanti la persona giusta non sarei riuscito a capirlo in tempo, e quella se ne sarebbe andata.- si era fermato un attimo appoggiando una mano sulla fredda vetrata con fare pensieroso –Però allo stesso tempo ero convinto che nella mia vita sarei riuscito a trovare la persona speciale per me, non sapevo come, ma ne ero certo. E lo sapevano anche i miei genitori.-
Passammo attraverso il soggiorno che era già stato sgomberato dai resti dell’abbuffata natalizia.
-Quindi?- chiesi a voce bassa, non volevo spezzare quel racconto, la sua voce quando vagava nel passato assumeva un nonsoché di nostalgico, ma senza tristezza. Mi piaceva un sacco.
-Avrai già capito che la mia famiglia è abbastanza ricca, ma non mi piace per niente farlo sapere, infatti a meno che non si venga a casa mia non si capirebbe probabilmente. I miei genitori, tuttavia, quando mi adottarono avevano promesso che mi avrebbero viziato come nessun altro al mondo, e questo io non lo volevo. Ma i miei insistevano, continuavano a chiedermi se volessi fare cose che per qualunque altro bambino sarebbero state possibili sono nei sogni. In realtà, però…- improvvisamente vidi una vena di tristezza nei suoi occhi –tutte quelle meraviglie per me erano grandiose solo se avessi potuto condividerle con qualcuno, e non intendevo con gli amici normali, ormai quelli ero costretto a cambiarli periodicamente per via del lavoro di mio padre che ogni due per tre doveva cambiare città. Io cercavo un legame più forte, e anche se allora non sapevo esattamente di che tipo, sapevo che da qualche parte doveva esistere quello di cui avevo bisogno. Quindi per accontentare, per così dire, i miei genitori, per il compleanno dei miei sei anni chiesi ai miei un accordo.-
Lo fissai con aria interrogativa ma aspettai che finisse. Lui in tutta risposta mi guardò e sorrise.
-Chiesi che prendessero la metà dei soldi che avrebbero voluto spendere per me, per ogni compleanno, ogni Natale o qualsiasi altra festa, e che li mettessero su un mio conto personale.-
-Per avere un fondo risparmi per gli studi?- chiesi mentre ci eravamo fermati davanti a una porta e lui aveva messo una mano sulla maniglia.
-Certo che no, di quello non ne ho bisogno.- disse tranquillo facendomi segno di entrare.
Mi resi conto solo dopo svariati secondi di essere nella sua stanza, ovviamente enorme e piena di cianfrusaglie inutili.
-A che scopo allora?-
Matt ridacchiò mentre richiudeva la porta alle sue spalle per poi avvicinarsi e abbracciarmi.
-Per te.- rispose per poi baciarmi innocentemente.
-I…io?- ok, ora ero abbastanza allibito, Matt si era forse dimenticato di dirmi che era un veggente, un agente segreto che aveva spiato la mia vita o qualcosa di simile?
-Esatto.- sghignazzò di nuovo, probabilmente aveva decifrato i miei pensieri contorti –Un fondo dedicato interamente per quella persona speciale che un giorno o l’altro avrei trovato da qualche parte. Così avrei potuto viziarla fino alla nausea come se avessimo condiviso tutto quello che i miei genitori avrebbero voluto regalarmi. In un certo senso è come se avessi condiviso la mia infanzia con te.-
Aprii la bocca per parlare ma non ne uscì nessun suono, non c’erano parole per descrivere quanto pazzo potesse essere quel ragazzo. Di tutto avrei potuto pensare, ma di certo non avrei mai e poi mai minimamente preso in considerazione una cosa del genere. Non sapevo se arrossire di nuovo o abbracciarlo fino a consumarmi le braccia.
-Ma… sei sicuro che sia io quella persona? Se fossi uno stronzo bastardo in realtà?- chiesi anche se sapevo benissimo di non avere per niente credibilità, infatti Matt scoppiò a ridere abbracciandomi ancora più forte.
-Secondo te uno stronzo bastardo arrossisce ogni dieci secondi anche solo facendogli un complimento per i capelli?- disse apposta per farmi diventare viola all’istante.
-Così non vale però!- replicai sbuffando –Però… si insomma… davvero per te sarei quella persona?- stavo cercando in tutti i modi di non arrossire di più ma ogni sforzo era vano, avevo paura di rimanere paonazzo a vita.
-Certo che si, avevi dubbi?- fece l’espressione da cucciolo che mi piaceva tanto e che mi faceva cedere sempre –Non ti piaccio più? Devo andare in palestra? Ecco, tu credi che io sia un grassone inguardabile!- piagnucolò per poi scoppiare a ridere da solo facendomi ritirare tutti i miei buoni pensieri su di lui mentre lo squadravo; non c’era decisamente speranza con lui.
-Seh, seh, sei il mio ammasso di cellulite personale.- dissi per cercare di sbollentare la tensione che avevo addosso.
-Sai, i tuoi commenti per tirarmi su il morale potrebbero essere una dipendenza peggio delle sigarette.- disse lui riprendendo a fracassarmi le costole con un abbraccio.
Al sentire quella frase mi ricordai all’istante di un errore madornale che avevo appena fatto.
-Oh cazzo!- esclamai.
-Mh?- fece lui lasciandomi andare e guardandomi accigliato.
-C’era talmente tanto casino che… mi sono scordato di darti il tuo regalo.- mormorai preso dalla voglia di mettermi in un angolino a fare i cerchietti per terra.
Vidi letteralmente i suoi occhi diventare grandi come due padelle e pieni di sbrilluccichii. Si mise a saltellare facendo vibrare ogni cosa nella stanza da tanta era la grazia che ci stava mettendo.
-Cos’è? Cos’è? Cos’è? Cos’è? VOGLIO SAPERLOOOOOOO!-
Per un secondo ebbi paura di essere diventato sordo, poi dopo qualche istante le mie orecchie smisero di fischiare come indemoniate e mi ripresi (a stento!).
-Ehm… dovrei averlo lasciato in quel sacchetto dove avevo messo anche i cioccolatini per i tuoi.- dissi facendo mente locale.
-Eccolo!- esclamò indicando il sacchettino rosso che c’era accanto al suo letto.
Gli lanciai uno sguardo torvo.
-Ecco perché mi hai portato qui.- dissi scuotendo la testa, lui in tutta risposta ridacchiò gongolando degno da primo premio per la demenza.
-Possoaprirlopossoaprirlopossoaprirlopossoaprirlo…- lo zittii lanciandogli addosso la prima cosa che mi era capitata a tiro, un martello di gomma gonfiabile (??!) accanto alla porta.
-Muoviti o la carta regalo si decompone da sola tra poco.- dissi facendo segno di andare a prendere il regalo.
-Wiiiiiiii!- urlò prendendomi per mano e trascinandomi con sé fino a farmi schiantare sul suo letto.
Prese in mano il pacchettino con la carta rossa che in poco tempo finì a coriandoli svolazzanti in giro per la stanza. Rimase a rimirare per quasi un minuto intero da varie angolazioni il porta sigarette in argento con il coperchietto pieno di incisioni fantasy. Trattenni il respiro, avevo paura che rispondesse qualcosa come “e di questo cosa me ne faccio?”, ma la sua reazione fu tutt’altro. Si fiondò su di me in un millesimo di secondo infilandomi tre metri di lingua in gola e probabilmente con l’intento di incorporarmi al materasso.
-Grazie Mel! Lo porterò sempre sempre sempre con me, lo giuro!- disse entusiasta come un bimbo piccolo che riceveva la sua prima macchinina da corsa.
-Davvero ti piace?- chiesi sentendomi improvvisamente realizzatissimo.
-E me lo chiedi anche?- rispose lui riappiccicandomisi addosso –Sarà il mio tesoro preziosissimo, nessuno lo potrà toccare.-
Sorrisi anch’io ricambiando l’abbraccio.
-E io fino a quando dovrò continuare a dirti grazie per il tuo di regalo?- chiesi.
-Mh, direi fino al tuo compleanno, quando te ne farò un altro.- rispose lui strusciandosi su di me come un gatto.
-Non ci provare.- riuscii a dire prima che mi tappasse di nuovo la bocca con un bacio.
Ok, avrei iniziato a lavorare su me stesso per cercare di aumentare la forza per non cedere alle sue moine… dopo le feste, non c’era fretta!
 
 
 
 
 Waaaaahuuuuu e censuriamo la notte di Natale in grande stileee ** 
NdMello: Hai voglia, siamo stati alzati per giocare alla playstation fino a tardi e Matt si é addormentato come un macigno delle isole di pasqua -___-
NdRaven: Ma smettila, tanto hai ancora tempo u.u
NdMatt: Sì, però dopo noi n... *lancio della lavastoviglie contro Matt*
NdRaven: NON SPOILERARE IDIOTA! è.é
NdMatt: Ma... ç__ç
Eeeeeehm u.u non date retta alla testolina rossa, nel frattempo noi ci vediamo nel prossimo capitolo, recensite come se fosse l'ultima cosa che fate e nel frattempo ringrazio Ginny Uchiha, unicorn_inthemind e MakaIndex (<- ti ho aggiunto su facebook ** perdonami ma la tua richiesta e il tuo mp li ho trovati solo la settimana scorsa perché fb del cacchio me li aveva nascosti -___-) per le recensioni ^______^ spero di soddisfarvi sempre u_u 
Alla prossima, sciauuuuuu X3

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Capitolo 16
*** capitolo 16 ***


Ehm ehm... eccomiiiiii >_____< sì, sono in ritardo con questo capitolo u.u maaaaa....come dire. Avete presente quando siete in giro, vi viene l'ispirazione e vi mettere a scrivere su qualunque pezzo di carta utilizzabile? E poi diciamo che perdete questo cosidetto pezzo di carta e vi ripetete che dovete assolutamente ritrovarlo perché così come l'avevate scritta li sopra la scena era perfetta? Ecco... la prima parte del capitolo l'ho dispersa per circa un mesetto prima di ritrovarla in un antro nascosto della mia borsa u___u e mi ero impuntata a volerlo trovare altrimenti non sarei riuscita ad essere soddisfatta XD Quindi perdonaaaaaatemi >.< Non mi trettengo oltre e vi lascio alla lettura ^^


Capitolo 16:


 
-Mhh…-
-Beh?-
-Mmmmh…-
-Guarda che sono a posto.-
-Mmmmmmh…-
-Piantala Mel, sono perfetti come al solito, non c’è bisogno di guardarli uno per uno.-
Gettai un’ultima occhiata inquisitoria al mio riflesso nello specchietto per poi annuire soddisfatto.
-Yeah! I miei capelli hanno superato la prova “strapazzamento da casco”!- dissi estremamente fiero dando una pacca affettuosa a Ginger (ebbene si, avevo dato un nome alla mia moto strafiga, cosa c’era di male?!).
-Ha la patente da meno di una settimana e già mi viene voglia di pagare qualcuno per farlo sbronzare e metterlo al volante per fargliela ritirare.- disse Light scuotendo la testa mentre si appoggiava pigramente contro Ryuzaki.
-Non ti facevo così generoso, Yagami.- risposi io fulminandolo con lo sguardo mentre toglievo anche la giacca in pelle; la neve si era sciolta del tutto da appena due settimane ma faceva già un caldo infernale per i miei standard. L’unica fortuna era stato poter finalmente sfruttare il bel tempo per fare quella maledetta patente e tutta la pratica necessaria. Ora avrei potuto dire addio alle mattinate pigiato come una sardina nell’autobus per andare a scuola.
Anche Matt, forse più per sostenermi che per necessità (o voleva mantenere il duetto “strafighi della scuola”), si era deciso a fare la patente insieme a me, e aveva preso “in prestito” una delle moto iper truccate di Danielle, di un verde evidenziatore impossibile da notare e con un rombo che faceva tremare i vetri. Inutile dire le reazioni che si erano alzate dai nostri compagni di classe e altri studenti in generale. Mi sentivo quasi come se aspettassero tutti soltanto il momento in cui varcavamo i cancelli tutte le mattine. Cos’avevo fatto di male per meritarmi questo? Io ero quello che forse voleva farsi figo unicamente per Matt, degli altri poco mi importava, anzi, mi sentivo ultra infastidito da quelle occhiate e i commentini sottovoce, d’altro canto però Matt ci godeva un mondo, sosteneva fosse una sorta di rivincita per tutti i suoi compagni di scuola precedenti che l’avevano sempre preso in giro. Non volevo mettermi a criticare i suoi modi eccessivi da megalomane ma finché non mi si sarebbe presentata un’orda di gente con fiaccole e forconi non mi preoccupavo più di tanto, al massimo potevo arrossire come mio solito, ormai sembrava mi fossi tatuato il blush sulle guance.
-Invece di stare a controllare i tuoi capelli perfetti e compromettere il nostro tempo libero per prepararci agli esami, perché non impiegate le vostre giornate a fare qualcosa di costruttivo?- disse Light sempre più spazientito.
-Come se vi servisse studiare.- rispose Matt guardando la coppietta iper cervellotica.
-In effetti è un ripiego abbastanza inutile ma dobbiamo trovare una scusa per evitare Ryuk con il panico da esami.- rispose Ryuzaki mettendosi in bocca il pollice con una espressione abbastanza perplessa.
-Vi converrebbe aiutarlo, non me lo voglio trovare come ripetente l’anno prossimo.- dissi rabbrividendo, già soltanto la parola “esami” mi faceva venire l’ansia, figurarsi l’idea di passarli con il Re della distrazione. Mi stavo già preparando psicologicamente ai crolli ormonali di Matt, me lo vedevo già lanciare fogli di matematica ovunque e non sapevo se ridere o iniziare a preoccuparmi.
-Potremmo usarlo come arma di ricatto.- disse Light guardandomi perfidamente.
-In tal caso ci organizzeremo per chiuderlo in uno scantinato e fagli ripetere l’anno un’altra volta, vero Matty?-
-Mh?- fece lui come se fosse su un altro mondo.
-Uffaaaa, ti sto infondendo perle di saggezza essenziali per il futuro!- sbottai severo mettendo su il broncio.
-Il futuro?- fece lui con un smorfia di panico improvviso –Non iniziamo a parlare così futilmente del futuro, domani potrebbe cadere un asteroide sulla terra, quindi dobbiamo vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, right?-
Rimasi a guardarlo accigliato.
-Ti sei di nuovo addormentato intanto che guardavi Segnali dal Futuro?- chiesi mentre me lo immaginavo nel suo letto, avvolto a mummia nelle coperte, pronto a urlare come una ragazzina.
Lui fece una breve pausa bloccandosi nel suo atto di decantare frasi eroiche.
-Può darsi.- si grattò la testa per poi tornare quello di prima e fissarmi con occhi luccicanti –Mel, lo sai che sei troppo carino quando mi guardi in quel modo!- mi si appiccicò addosso facendo le fusa.
Sospirai pensando che avrei dovuto parlare con Valerie e dirgli di tenerlo sotto controllo di notte, era da una settimana che sembrava vivere su un altro pianeta, da quando aveva sviluppato l’hobby di guardarsi film di fantascienza fino a notte fonda senza curarsi di dover andare a scuola il giorno dopo. Quando gli avevo fatto notare le occhiaie mi aveva detto che contribuivano a farlo ancora più figo, o forse era tutto un pretesto per invitarmi più spesso a dormire a casa sua?
-Ora possiamo smetterla di parlare di beauty e motori e possiamo andare a mangiare qualcosa?- chiese uno spazientito Light con lo stomaco che brontolava a mille (allora qualche cenno che sotto a quel mondo di gelo ci fosse una persona con bisogni fisiologici c’era!). Quasi non mi ricordavo di essere solo a metà giornata, dovevamo ancora mangiare e affrontare un noioso pomeriggio all’insegna della Storia dell’impero Romano, la mia gioia si vedeva uscire da ogni poro, e infatti per quello Near era stato previdente procurandomi una dose maggiore di cioccolata quella mattina. Come meta ci dirigemmo tutti insieme verso un Mc Donald li vicino, era una sensazione di estremo godimento poter finalmente spostarsi fuori dal solito raggio d’azione della scuola per procacciare cibo ora che avevo due ruote saldamente ancorate sotto al mio fantastico culo potevamo andare tranquillamente a strafogarci e tornare in tempo per l’inizio delle lezioni pomeridiane.
-Per me un double cheeseburger con patate country, e coca cola da mezzo litro, grazie! Ah, ci aggiungo anche delle ali di pollo!- disse Matt con un sorriso candido.
-Però, che menù molto american style.- commentò Ryuzaki che come al solito aveva preso soltanto due donuts e un caffè con accanto almeno sette bustine di zucchero.
-Sai com’è, meglio che io mi riabitui a certi gusti ogni tanto.- disse alzando le spalle con un sorrisetto.
Stavo per chiedergli il perché quando ci voltammo tutti verso il bancone al sentire un “Per me tredici Apple Pie!” da un Ryuk tenero e innocente che sorrideva a trentadue denti con già l’acquolina in bocca.
Mioddio, perché non potevo mai scegliermi degli amici che avessero un sistema digestivo normale?! Ok, anche a me piacevano i cibi spazzatura, ma credevo che ordinando soltanto un cheesburger in più oltre al consueto menù fossi già esagerato… dovevo decisamente ricalcolare queste statistiche.
-Mh… non avevo molta fame oggi.- si azzardò a dire Matt quando finì tutto quello che aveva davanti compresi gli avanzi di tutti (era anche tornato indietro a prendersi un hamburger in più).
-E io che pensavo di aver visto il peggio con quello che hai mangiato al pranzo di Natale, invece noto che non cambia molto dalle tue razioni di tutti i giorni.- commentai abbastanza schifato siccome mi sentivo strapieno e non ero nemmeno riuscito a finire le patatine.
-Perché non mi hai mai visto quando per qualche inspiegabile e apocalittico motivo sono costretto a saltare la colazione.- mentre lo diceva sorrideva come un bimbo innocente.
-Oh mio dio! Ragazzi, credo che qualche shinigami oggi abbia ricevuto le sue ali!- esultò improvvisamente Near mentre teneva ancora lo sguardo fisso sul suo cellulare iper tecnologico.
-Hanno finalmente deciso di ricoverare Ryuk?- chiese Matt mentre lo stecchetto con la cresta si stava divertendo a fare degli origami improponibili con i tovaglioli di carta.
-No, quello ormai credo sia da classificare come un miracolo ultraterreno. Lidner mi ha appena scritto che il prof di storia si è sentito male per aver mangiato il polpettone della mensa, quindi io, Mello e Matt abbiamo il pomeriggio libero.- annunciò con gli occhi che gli sbrilluccicavano –Vuol dire che ora avrò un sacco di tempo per allenarmi sui miei puzzle in vista del super contest!-
Lo guardai frenando l’impeto di strangolarlo.
-E tu vorresti sprecare una simile manna dal cielo per dei puzzle del cazz…- Matt mi tappò la bocca con un bacino per non farmi finire la frase.
-Mel, ti ho già detto di non dire parolacce in pubblico, altrimenti mi vengono in mente delle sconcerie assurde e rischierei di saltarti addosso in pieno giorno.- mi guardò con uno sguardo ma maniaco che mi fece rabbrividire –Comunque dovresti gioire per la nostra botta di culo, non dar retta a questo povero ignorante che non sa cosa voglia dire divertirsi.-
-Ehi!- protestò Near, ma nessuno lo stava più ascoltano, io e Matt stavamo già pensando a come organizzarci mentre Ryuk, Light e Ryuzaki ci stavano maledicendo verdi dall’invidia.
-Mel, andiamo a trovare Dani? Oggi pomeriggio aveva le prove con la sua band strafiga e violenta.- chiese Matt mentre ci avviavamo verso i parcheggi.
-Ti prego, i miei timpani chiedono pietà. Ti ricordo che stamattina mi hai fatto ascoltare quell’obbrobrio di urli e assoli di chitarra che tieni nel tuo ipod per tutta la mezz’ora prima di entrare in classe e ad ogni cambio dell’ora. Risparmiami almeno quello.- risposi rabbrividendo per gli orrori che potevano essere racchiusi in un solo gigabyte di memoria.
-Scusi, dimenticavo il suo udito raffinato, sire.- disse lui con fare da lord inglese.
-Lei è davvero uno screanzato.- risposi io stando al gioco.
-Allora riformulo un’altra proposta. Potremmo crogiolarci in una passeggiata ad alta velocità con le nostre donzelle cromate a due ruote e poi appartarci alla mia reggia a consumare i tasti della mia playstation, le aggrada codesto programma?- disse con un sorrisetto; probabilmente doveva essere stra fiero di come aveva messo in piedi magistralmente la frase.
-Mi fate venire da vomitare.- commentò Light per poi salutare con un cenno della mano e dirigersi verso la sua auto, gli altri non aggiunsero altro ma probabilmente la pensavano simile.
Ora restavamo solo io e lui, e la “proposta cavalleresca” mi piaceva abbastanza.
-Va bene, ma solo alla condizione che se giochiamo a Mario Kart Bowser lo uso io stavolta.- dissi perfidamente.
-Uffaaa! Sei sempre il solito prepotente!- ma mentre frignava io mi ero già infilato il casco e gli stavo facendo segno “non ti sentooooo!”.
 
In sintesi la percentuale delle azioni utili per l’umanità grazie al nostro contributo scese sotto lo zero, gli unici movimenti che avevamo fatto erano stati; smontare dalla moto, recarsi nella sala giochi di Matt, pigiare i tasti della playstation e fare avanti e indietro per tornare e tornare dal bagno (aggiungo qualche pugno che lanciavo a Matt quando mi stracciava senza ritegno), non dovevamo nemmeno porci il problema di procurarci del cibo, bastava una chiamata e la domestica arrivava ogni volta con tutto il ben di dio che si poteva desiderare.
-Dammi un attimo di tregua, ne ho piene le palle di inciampare sui tuoi fottuti gusci di tartaruga.- dissi buttandomi a penso morto sul comodo divanetto.
-Ti rode la sconfitta da parte di un essere con un culo così marmoreo, eh?- disse Matt soddisfatto sculettandomi davanti alla faccia.
-Togli le tue chiappe dal mio visino angelico!- imprecai sculacciandolo, come se servisse a qualcosa.
-Non se ne parla, è proprio grazie a queste belle chiappette che ti ho conquistato, ricordi? Oltre al mio essere figo in ogni centimetro del mio corpo.- proseguì shackerandosi in tutta tranquillità.
-Ceeeeerto, questo bel culo che tu dici di avere tra poco lo prendo a calci se non la smetti di fare queste scenette manco fossi George Clooney.- borbottai scuotendo la testa.
Lui si girò, mi fissò con uno sguardo che conoscevo fin troppo bene, e prima ancora che potessi aggiungere qualcosa mi si lanciò addosso peggio di un tuffatore olimpionico urlando “Nespresso, What eeeeelse?”.
-Ti odio.- sussurrai con quel poco di voce che mi era rimasto dopo l’impatto epico, ed ora il responsabile mi si stava strusciando addosso peggio di un gatto fetente.
-Mhmh… certo.- disse prima di chiudermi la bocca con un lungo bacio che mi assaporai fino all’ultimo.-Mel, sai che un giorno mi piacerebbe cantare o suonare uno strumento per poter fare il giro del mondo?- disse Matt dopo una decina di minuti di silenzio dove eravamo rimasti sdraiati su quel divano.
-Eh?- lo guardai esterrefatto –Hai intenzione di inventare un nuovo tipo di terrorismo acustico?-
-Dolce e simpatico come quando calpesti un pezzetto di lego, thank you darling.- mi diede un buffetto su una guancia.
-Oh, di niente.- sorrisi sbattendo le ciglia.
-Comunque non sto scherzando. Vorrei riuscire a trasmettere delle emozioni alla gente, in qualche modo, come io ne provo quando ascolto della buona musica.- abbassò la testa sconsolato quando vide la perplessità sul mio volto –Ok, ci riprovo. Tu non hai delle canzoni che ti ricordano momenti belli o brutti? Che so… ad esempio ogni volta che da piccolo andavo al parco giochi mia madre in macchina mi faceva sempre ascoltare Bohemian Rhapsody dei Queen, e adesso ogni volta che la ascolto mi sento felice, come quando non vedevo l’ora di salire sulle altalene o lo scivolo del parco giochi. Hai capito?-
-Mh… Sì. Ma non credo di avere delle canzoni che significhino qualcosa per me. A parte sentirmi un esaltato ogni volta che sento la sigla di Batman.-
Ci fu una breve pausa in cui Matt rotolò giù dal divano ridendo talmente tanto da sembrare perso negli spasmi di un crisi epilettica e io sfiorai l’idea di farlo diventare tetrapleggico da tanto volevo picchiarlo.
-Ok, tornando seri- tossì per bloccare un nuovo attacco di risate –davvero non ti è mai capitato di avere una canzone speciale?-
-Non che mi ricordi, oppure è legata ad un ricordo inutile.- dissi mentre pensavo che in effetti non ero mai stato un grande amante della musica, il mio ipod non aveva mai superato la metà della sua capienza totale.
-Certo che sei proprio strano, io anche solo ad ascoltare canzoni che per me non significano niente ma valgono per altre persone sento i brividi scendermi giù per la schiena. E poi… ci sono quelle canzoni che sono diverse, fatte apposta per racchiudere dei ricordi. Io ne ho scoperta una giusto ieri.- si alzò di scatto dal divano e si diresse verso il grande stereo che stava contro a una parete.
Trafficò per un attimo con qualche cavo e poco dopo riuscì a collegarci il suo ipod.
-Non disturbarti, tanto di sicuro quella canzone non la conosco.- dissi mettendomi seduto.
-Shhht! Ascoltala e basta.- rispose lui premendo play e tornando accanto a me.
Dopo qualche secondo d’attesa partirono le prime note di un pianoforte, accompagnate da una voce femminile, leggera ma decisa.
-Si intitola “Break In” degli Halestorm. Non ti sembra assolutamente fantastica?- disse Matt dopo il primo minuto.
-Sì, è bella.- risposi anche se non capivo tutto quell’entusiasmo.
-Non la senti l’atmosfera che si crea? Quel misto di tristezza ma allo stesso tempo il legame di due persone?- sembrava realmente convinto di quello che stava dicendo, non c’era traccia di scherzosità nei suoi occhi.
-Matty, io non…-
Mi guardò sorridendo, e per un attimo vidi una vena di tristezza nei suoi occhi verdi.
-Non preoccuparti, prima o poi capirai quello che intendo.- disse per poi baciarmi dolcemente.
Io continuavo a non capire, l’unica cosa alla quale stavo pensando in quel momento era che Matt mi stupiva ogni giorno di più.
Fummo interrotti da un bussare leggero alla porta.
-Avanti.- disse Matt tornando normale di colpo.
Fece il suo ingresso Valerie, con indosso uno stupendo vestito rosso scuro, impeccabile e posata come sempre.
-Oh, ciao Mello! Non sapevo fossi qui anche tu.- disse aprendosi in uno dei suoi sorrisi radiosi.
-Prima che tu lo chieda, non abbiamo disertato le ore di storia, il prof non cera, ha fatto l’errore del polpettone della vensa, stupido vero? E io da buon figlio responsabile ho pensato di rifugiarmi in questo luogo sicuro al posto di andare a spacciare droga o farmi piercing e tatuaggi. Non sei contenta?- disse Matt fissandola con la faccia da bravo bambino.
-Non speravo di meglio.- disse lei ironicamente (ogni tanto mi chiedevo come facesse a non provare l’istinto di iniziare a fustigarlo urlando “STUPIDO FIGLIO!” o qualcosa di simile).
-Mamma, ti prego siamo impegnati in un torneo nerdissimo e io sto vincendo, puoi passare più tardi?- chiese Matt come se quella fosse la cosa più importante del mondo.
-D’accordo, d’accordo. Oh, solo una cosa già che sei qui, Mello.- mentre Valerie parlava sentii Matt irrigidirsi improvvisamente –Volevo chiederti se ti andava di assistere alla conferenza di mio marito settimana prossima che farà qui in casa nostra. Ci tiene sempre a queste cose.-
Matt a quelle parole scattò come una molla.
-Mamma, ti prego!- fece guizzare velocemente lo sguardo da me a lei –Non voglio fargli vedere quel lato noioso della nostra routine. Di sicuro non gli interessa.-
Io lo guardai accigliato.
-Perché no? Magari potrebbe interessarmi.- dissi mentre mi chiedevo ancora il perché di quella reazione esagerata.
-Mel, ti scongiuro! Non devi sentirti obbligato, saranno le ore più pallose della nostra vita. Non voglio che tu lo faccia per me.- vidi improvvisamente di nuovo quella vena di tristezza nei suoi occhi.
-Non mi voglio sforzare per te, solo vorrei vedere di cosa si occupa tuo padre. Sul serio, mi interesserebbe, e poi se ci annoiassimo saremmo sempre a casa tua, no? Potremmo uscire con una scusa e venire qui a giocare qualche altro torneo.-
Matt si morse il labbro inferiore e guardò Valerie.
-Matt… non preoccuparti, durerà solo qualche oretta, e se spariste non credo che tuo padre se ne accorgerebbe, ma sai che ci teneva che ci foste tutti e due.- disse lei guardandolo con sguardo eloquente, come se stessero parlando in codice, ma io non capivo.
Avevo paura che ci fosse sotto qualcosa ma davvero non vedevo cosa potesse esserci di male in una banale conferenza per di più su qualcosa di interessante, fare il biologo marino doveva avere il suo fascino.
-Vengo volentieri.- dissi convinto, ignorando le lagne di Matt –Dovete solo dirmi… come devo vestirmi.-
Valerie ridacchiò.
-Non preoccuparti, caro. Una camicia normalissima andrà più che bene.-
Sorrisi anch’io, l’unico che sembrava in punto di morte era Matt.
-E dai, Matty. Non sarà mica così terribile.-
Lui annuì poco convinto.
-S…sì, sarà… sopportabile.- rimase in silenzio ancora qualche istante per poi riattivarsi di colpo. –Mamma, ora puoi andare? Voglio finire questa partita.- disse convinto fin quasi ad urlare.
-Va bene, va bene.- mi salutò con un cenno della mano e mi sorrise prima di richiudere la porta.
-Matt, stai bene?-
-Sì, sì! Dai, muoviamoci, ti stavo stracciando alla grande!- rispose lui già con il joystick in mano.
Scossi la testa pensando che probabilmente il suo essere donna nascosto doveva avere il ciclo. Forse sarebbe stato meglio se gli avessi fatto qualche domanda in più, ma decisi di non farne.
 
 
 
 
 Bene, ammetto in questo capitolo ci sono parecchie stramberie inspiegabili, ma state tranquilli, nel prossimo capitolo, ahimé, verranno chiarite u_u' e spero che non mi uccida nessuno ma... che posso farci, l'ho partorita così questa ff é.è 
Recensite in tantisssssimi mi raccomando! Ringrazio iiinfinitamente unicorn_inthemind, Ginny Uchiha e Bella DN per le recensioni ^^e un grazie a tutti quelli che ultimamente hanno inserito questa ff tra le preferite *__* e siete davvero tantiiiissimi!
Al prossimo capitolo ^__^ sciauuuuuuuu X3
 P.S. Dimenticavo *_* ho due nuovi aiutanti pelosi che mi fanno compagnia nei miei momenti di scrittura, due teeeneri rattini (se volete vederli trovate mille paparazzate sul mio profilo fb u.u) quindi se vedete strane scritte in ostrogoto a metà capitolo che a me sfuggono non vi preoccupate, sono i due pestiferi Aki e Mochi che si fanno delle escursioni sulla tastiera u__u vi salutano anche loro :3

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Eccoci qui, e non posso nascondervi di essere ansiosa per questo capitolo T__T spero vi piaccia comunque XDDD non aggiungo altro o mi strozzo da sola OwO Buona letturaaaa!





Capitolo 17:
 
 
Per tutta la settimana per ogni ora che passava pensavo sempre di più che Matt avesse iniziato a drogarsi pesante oppure avesse scoperto uno di quei videogiochi che creavano dipendenza prosciugando la linfa vitale del giocatore. Aveva le occhiaie nere peggio di quelle di Ryuzaki, fumava come un turco appena e aveva la possibilità e mangiava tutto quello che trovava a tiro, una mattina aveva perfino rubato una delle mie tavolette di cioccolata (e l’avevo fustigato senza ritegno anche se ero preoccupato per lui). Nonostante queste manie convulse rideva e scherzava come sempre, ma sospettavo ci fosse qualcosa che non andava già da prima che assumesse le sembianze di uno zombie maniaco. Quando il venerdì mattina pronunciò le fatidiche parole “Sta già per iniziare il weekend? Che palle!” mi avvicinai e gli controllai le braccia minuziosamente.
-Mel, cosa stai facendo?- chiese lui guardandomi perplesso.
-Cerco i buchi di siringa.- dissi io serio tastando la sua pelle.
-Non mi drogo, cretino!- rispose lui riprendendosi il suo braccio sbuffando.
-Allora dimmi, devo programmare un esorcismo? Parli con la doppia voce o vomiti viola mentre giri la testa a trecentosessanta gradi?- volevo farla sembrare una battuta ma la mia faccia preoccupata l’aveva fatta sembrare una cosa seria.
-Io ne conosco uno, se ti interessa.- intervenne Ryuk che fino a quel momento era stato intento a trovare il modo migliore per appendersi a testa in giù su un ramo degli alberi del cortile senza troppo successo.
-Sai quanto si fa pagare all’ora?- chiesi convinto.
-Woooo! Basta con queste cazzate, mi fate venire l’ansia, e l’ansia mi fa fumare, e il fumo deteriora la mia pelle stupenda, e senza quella verrò additato come il lebbroso della scuola!- iniziò a blaterare Matt mentre prendeva una sigaretta dalla custodia che gli avevo regalato a Natale e l’accendeva tra una frase incoerente e l’altra.
-Mh… ci sono passato anch’io Matt. Tranquillo, una volta che ci convivi con l’insonnia scopri particolari invisibili nella notte che ti faranno riflettere sul cosmo e la sua forza. Ad esempio, hai mai provato a cercare le immagini come con le nuvole ma nell’intonaco del soffitto?- disse Ryuzaki fissandolo con sguardo comprensivo e con quel mezzo sorrisetto inquietante che mi faceva venire i brividi.
Matt fece passare lo sguardo su ognuno di noi con espressione a metà tra l’esterrefatto e lo schifato per poi lasciarsi cadere all’indietro sul prato.
-Lasciatemi decomporre in paceeeee!- piagnucolò coprendosi gli occhi con una mano.
-Lo farei volentieri ma non credo sopporterei l’olezzo del tuo cadavere.- commentò Light facendo appena sbucare gli occhi da dietro il giornale che stava leggendo da quando ci eravamo appostati li per la pausa pranzo.
-Grazie, Yagami. Almeno tu hai detto qualcosa di realistico.- biascicò Matt dalla sua posizione moribonda.
Ok, Matt che dava ragione a Light era davvero la goccia che faceva traboccare il vaso. L’avrei trascinato a forza da un medico o da uno psicologo il più presto possibile.
-Mel, prima che ti venga in mente qualunque cosa sappi che non entrerò mai in nessuno studio che puzzi di disinfettante con mille diplomi appesi alle pareti. Con questo includo medici, psicologi, chiropratici ed estetisti.- disse Matt che probabilmente mi aveva letto nel pensiero.
Cazzo, ora iniziavo a pensare che stesse acquisendo poteri paranormali.
-D’accordo, ma se mi rubi di nuovo anche solo un quadretto di cioccolata ti ci porto di peso, sappilo.- lo minacciai squadrandolo.
-Tsé… tu con quale esercito? Ti affidi alle tue possenti braccine e la tua forza titanica? Wowowowo! Aspetta, aspetta! Chiama gli Avengers, sicuro loro ti aiuteranno!- disse scoppiando a ridere da solo.
Rimanemmo tutti a fissarlo accigliati, perfino Near che era sempre stato il fan numero uno delle sue battute ignoranti aveva smesso di arricciarsi i capelli con le dita abbastanza e lo fissava.
-Che tu sappia è uscita una di quelle nuove console interattive o qualcosa del genere che potrebbe avergli fritto il cervello? Che so… tipo quella cosa, Sword Art Online, si chiama così?- mi bisbigliò Ryuk con espressione corrucciata.
-E io cosa ne so, ha talmente tanti videogiochi dai nomi indicibili che potrei anche ritrovarmi uno di quei giochi di ruolo hentai squallidi tra le mani e non rendermene neanche conto!- risposi io scuotendo la testa –E poi se fosse Sword Art Online dovrebbe avere addosso un casco strano ed essere incosciente.- precisai.
-Ecco, lo vedi?! Sta contagiando anche te con la sua indole nerd!- mi additò terrorizzato Near portandosi una mano alla bocca.
Merda… in effetti non aveva tutti i torti.
-Ragazzi, se iniziate a vedere anche in me gli stessi sintomi prendetemi, rinchiudetemi e disintossicatemi, forse per me non è ancora troppo tardi.- dissi io con i brividi freddi… ma che cazzo stavo dicendo?!
-Aaaaaah aaaaaah aaaaah, parli di disintossicazione da videogiochi quando non hai ancora affrontato quella per la cioccolata.- disse Light in quel tono da “arrenditi, sei fottuto” –Comunque proporrei un bel lavaggio del cervello a Hikinori per vedere quale sia il problema, i suoi rantoli iniziano a preoccupare anche me, devo ammetterlo.-
-D’accordo, domani vedrò di trovare due minuti per parlare con sua madre, un motivo in più per andare a quella conferenza dove mi hanno invitato.- dissi ricordandomi che Matt aveva iniziato a peggiorare proprio da quel giorno.
Forse se fossi riuscito a scambiare due parole con Valerie sarei riuscito a capirci qualcosa in più e vedere se potergli dare una mano a tornare in sé oppure se era una fase normale per lui e sarebbe passata da sola. Decisi di non dire niente per tutto il resto del pomeriggio, ma notavo che Matt sembrava sempre più nervoso e strano, non vedevo l’ora che arrivasse la conferenza, speravo di saperne di più. Chiesi a Matt di venire a casa mia dopo scuola per darmi consigli su come vestirmi, non volevo fare una brutta figura se mi fossi ritrovato in un covo di cervelloni in giacca e cravatta. Normalmente Matt non si faceva pregare quando lo invitavo, ma lo vidi tentennare quando glielo chiesi, però accettò lo stesso.
-Allora? Meglio la camicia semplice o questa che va bene con la cravatta bianca?- chiesi buttando vestiti alla rinfusa per la stanza alla ricerca di quelli che volevo.
-Guarda che non devi andare a un matrimonio, anche se venissi in jeans strappati e canotta andrebbe benissimo. E sarebbe sexy.- rispose lui con il suo ammiccare poco casto.
-Ceeeerto, allora posso presentarmi direttamente in pigiama, che ne dici?- dissi ironicamente facendogli vedere una sorta di camicia da notte orrenda che mi aveva regalato anni fa mia zia e che era rimasta a prender polvere sul fondo del mio armadio.
-Dico solo che non devi impegnarti più di tanto, vai benissimo così come sei.- si alzò dal mio letto e prese a caso una camicia nera, un paio di pantaloni semplici e un gilet grigio scuro che nemmeno mi ricordavo di avere. –Ecco, questi andranno benissimo.- disse sorridendo, ma vedevo che anche in quel sorriso c’era qualcosa che non andava.
-Matty, posso sapere cosa stai facendo ultimamente?- chiesi prendendo i vestiti e mettendoli da parte sulla sedia della mia scrivania.
-Ti prego Mel, smettila di farmi il terzo grado ogni giorno. Sono solo un po’ stressato e i tuoi interrogatori non mi fanno di certo stare meglio.- disse abbastanza brusco, ma si morse immediatamente il labbro inferiore come se si fosse pentito all’istante.
-Puoi anche evitare di lamentarti, io mi sto solo preoccupando per te ma se vuoi fare di testa tua come vuoi.- risposi io mettendomi immediatamente sulla difensiva.
Non volevo litigare, ma vedere Matt comportarsi in quel modo negando tutto mi faceva arrabbiare ancora di più. Dava la colpa soltanto allo stress? Stress per cosa? A scuola era un periodo tranquillo, non credevo proprio che avesse dei problemi a casa siccome era sempre coccolato da tutti, era una scusa che non reggeva in nessun modo.
-Non intendevo questo. È solo che…- si bloccò a metà e scosse la testa –lascia stare. Meglio che vada a casa, non voglio finire con una litigata per chiudere in bellezza questa giornata.- disse mettendosi una mano tra i capelli.
Io non dissi niente, rimasi a fissare i vestiti che c’erano sulla sedia per non farmi venire in mente nient’altro di scortese che avrebbe potuto mandare avanti quella discussone. Non avevo mai litigato con Matt e non volevo che quella fosse la prima volta.
-Mi prometti almeno che andrai a dormire ad un orario decente e non starai alzato fino all’alba per i tuoi videogames?- chiesi mentre lo accompagnavo alla porta.
Lui mi guardò per un attimo, sempre quella tristezza appena accennata, ma alla fine sorrise e mi baciò.
-Va bene, mamma.- disse scompigliandomi i capelli.
Sorrisi anch’io sforzandomi di rilassarmi.
-A domani.-
Lui annuì e uscì dalla porta. Rimasi a guardarlo dalla finestra mentre andava verso la sua moto, parcheggiata nel vialetto vicino alla mia, e lo salutai con la mano poco prima che si mettesse il casco.
Mi si strinse lo stomaco quando lo vidi sparire dietro alla prima curva della strada e appoggiai la fronte al vetro sospirando. Mi ci voleva un bel po’ di cioccolata per rimanere calmo, e mentalmente iniziai a costruirmi mentalmente il discorso che avrei potuto intrattenere con Valerie. Non volevo risultare invadente ma non volevo nemmeno rimanere con le mani in mano, che si trattasse di trasferirmi in pianta stabile a casa loro per tenerlo d’occhio ventiquattrore su ventiquattro o rinchiuderlo in una clinica.
 
La mattina seguente alla luce delle sette e mezza del mattino ero già in bagno intento a prepararmi, ringraziando che mia madre fosse partita prestissimo quella mattina e quindi potevo sfruttare ogni singolo centimetro del lavabo, doccia, asciugacapelli e tutto il resto, facendo tutto il baccano necessario alla perfetta preparazione (bestemmioni compresi). Mentre facevo la doccia ripetevo quello che mi ero messo in testa di dire.
-Ciao Valerie, avresti due minuti per due paroline? Naaaah, due minuti, due paroline e due coglioni! Dunque… Oh, eccoti Valerie! Potresti venire con me un attimo? Avrei bisogno di qualche consiglio… seh, così penserà che gli stia chiedendo quale smalto per i piedi mi starebbe meglio. Mhhh… forza, concentrati. Come ti trovo bene, Valerie! Senti… vorrei parlarti a quattrocchi per…bh! Bleah!- mi interruppi per tossire il mezzo litro di schiuma dello shampoo che avevo bevuto per sbaglio mentre parlavo. Ok, ero fottuto, me lo sentivo.
Optai per i vestiti che mi aveva scelto Matt la sera prima, e incredibilmente anche se ci aveva messo mezzo minuto aveva avuto buon occhio, facevo un figurone vestito così elegante, non mi ero mai visto così se non al matrimonio di mia cugina Suzy quando avevo otto anni e tutti i parenti mi avevano riempito i buffetti le guance fino a farmele diventare cianotiche perché sostenevano fossi “un vero ometto”. Decisi che per quel giorno non era il caso di truccarsi (non che avessi preso l’abitudine di impiastrarmi come un trans, ma avevo idea che in mezzo a tutta quella gente complicata la matita nera fosse da lasciare a casa nel beauty case.
Guardai l’orologio… bene, c’era tempo giusto per ingurgitare una barretta di cioccolata e partire con la mia Ginger, tutto sommato tre ore e mezza per prepararmi non erano troppe, mi stavo migliorando!
Mi sentivo abbastanza strano mentre mi infilavo il casco, avevo le farfalle nello stomaco e qualcosa mi diceva che sarebbe stato meglio se fossi rimasto a casa, ma ignorai tutto e partii in tutta tranquillità, sgommando felice come una pasqua  nel vialetto e imboccando la strada. Mentre ero rallentato dal traffico del mezzogiorno di sabato continuavo a riflettere, pensando di tutto e di più. E se Matt si fosse trovato un altro e volesse mollarmi? Forse era questo che l’aveva fatto diventare così strano, e giustificava le occhiaie, probabilmente vedeva l’altro tutta la notte e non dormiva… naaaah, mi stavo soltanto facendo paranoie inutili. Però magari…
Se non fosse che dovevo tenere le mani sul manubrio avrei iniziato a torcermi le dita dal nervosismo che mi aveva preso alla sprovvista. Più volte scossi la testa per convincermi che andasse tutto bene, ma più cercavo di stare tranquillo più ottenevo l’effetto inverso. Andò a finire che quando parcheggiai davanti a casa di Matt tra le mille auto ero teso peggio di una corda di violino. Mi ricordava in un certo senso quel momento in cui pensavo che Matt avesse una sorta di storia con Danielle, ero nel panico più totale e nonöiä1q avevo la minima idea di cosa avrei potuto dire o fare in una situazione del genere, e allo stesso tempo cercavo di convincermi che mi stavo inventando tutto. Stavo iniziando a pensare di avere davvero la sindrome da biondo senza cervello… ciò non voleva dire che avrei cambiato la mia amata chioma, stavamo scherzando?! Mentre facevo quel pensiero inutile riuscii a rilassarmi quel tanto che bastava per muovermi verso l’entrata e fare il mio ingresso tra un sacco di gente e venendo investito da un chiacchiericcio assordante.
Wow, c’era ancora più gente che alla vigilia di Natale. Del resto voleva dire che Nicolas doveva godere di un’ottima fama. Vagai con lo sguardo alla ricerca di qualche faccia conosciuta, sperando di riuscire ad intercettare Valerie prima di Matt così da togliermi in partenza ogni dubbio e puntare diretto al mio scopo, ma purtroppo fu più facile individuare in mezzo a tutta quella folla la chioma rossa.
-Matty!- urlai quando fui a pochi metri da lui sbracciandomi cercando di farmi spazio, ma quando si voltò verso di me desiderai di poter tornare indietro.
Era in tutto e per tutto uno zombie, pallido come un lenzuolo, borse viola sotto gli occhi che sembravano quelli di uno strafatto, arrossati e quasi fuori dalle orbite. Nonostante fosse vestito in giacca e cravatta, cosa che normalmente mi avrebbe fatto schizzare gli ormoni a mille, lottai contro il mio istinto di prendere e scappare a braccia alzate dalla paura. Non sembrava nemmeno lui, anche il rosso dei suoi capelli visto così sembrava slavato.
-Ehi, Mel.- disse con voce roca, segno che probabilmente doveva già aver finito almeno un pacchetto di sigarette soltanto in mattinata.
-C…ciao.- dissi titubante, avrei voluto iniziare a picchiarlo ma non era il caso di farlo in mezzo a tutta quella gente.
-Se ti interessa ho chiesto a mia madre di mettere un sacco di cioccolata nel buffet dei dolci.- disse sorridendomi come se gli facessero male le gengive.
-Ah… no grazie, non ho fame.- mi era appena passata.
Lui mi guardò accigliato.
-Ti senti bene?- chiese avvicinandosi e mettendomi una mano sulla fronte.
-Io benissimo, sembra che tu stia per morie.- sibilai per non farmi sentire troppo e prendendolo in disparte tirandolo per la cravatta.
-Lo so, ho un aspetto terribile. Ho solo voluto restare sveglio a finire un gioco online.- disse lui esibendosi di nuovo in quel sorriso da “mi hanno tirato un calcio nei denti”.
-Matty, me l’avevi promesso. Me la pagherai cara.- risposi secco fulminandolo.
Mi aspettavo una risposta del genere “vuoi che ti paghi in natura, tesoro?” ma non fece una piega.
-Mel ti prego, stai tranquillo. Ti prometto che tra poco finirà tutto.- disse abbracciandomi.
Mi vennero i brividi ma non ebbi il coraggio di dire altro su quell’argomento.
-Tra quanto inizierà la conferenza?- chiesi cercando di distrarmi dalla sua faccia cadaverica.
-Tra poco, dovrebbero annunciarlo tra qualche minuto.- rispose lui iniziando a mordicchiarsi il labbro inferiore.
-Ok, allora ho giusto il tempo di andare in bagno.-
Appena lui annuì mi lanciai tra le gente il più velocemente possibile. Sentii a malapena la voce di Matt.
-Aspetta, il bagno è dall’altra parte!-
Ma io non stavo cercando il bagno, dovevo trovare Valerie prima che iniziasse la conferenza e riuscire a parlarle chiaramente. Iniziai a muovermi a zig zag per depistare Matt che probabilmente aveva iniziato a seguirmi, e sentivo il mio cuore battere all’impazzata, come se stesse per esplodere, ma volevo assolutamente arrivare in fondo alla faccenda. Cazzo, possibile che nell’alta borghesia tutte le donne avessero la mania di quelle acconciature complicate? Erano ovunque, e avrei potuto confondere Valerie con chiunque. Provai anche a chiedere se qualcuno l’avesse vista ma invano, intanto appena scorgevo Matt in lontananza cambiavo direzione perdendomi in breve tempo. Improvvisamente tutte le persone iniziarono a dirigersi a fiume in un’unica direzione, segno che probabilmente la conferenza stava iniziando.
Merda!
Ora la mia unica speranza probabilmente era sperare che Valerie venisse chiamata a parlare o a partecipare e che poi restasse in un posto bene in vista per poi poterla raggiungere appena finito tutto, non c’era altro modo. Per il resto del tempo avrei dovuto impegnarmi per mimetizzarmi di modo che Matt non mi trovasse e mi trascinasse via come avevo predetto. Cosa avrei dato in quel momento per avere Near con me? Avrei potuto lanciarlo tra la folla come diversivo, difficile non vederlo! Invece mi trovavo lì, vestito elegante, schiacciato tra migliaia di cervelloni, in fuga dal mio ragazzo e alla ricerca di sua madre. Sembrava l’inizio per la trama di un film altamente pornografico se non altro, avrei potuto guadagnarci un giorno. Rimanendo il più attento possibile a non dare nell’occhio mi avvicinai il più possibile al palchetto che era stato allestito nel salone gigantesco che Matt una volta mi aveva fatto vedere, dove prima di ristrutturare la casa c’era una sala da ballo per le feste. Mi acquattai più o meno in terza fila scrutando da una parte all’altra e tirai un sospiro di sollievo quando intravidi i capelli di Matt che si muovevamo in tutt’altra direzione rispetto a me. Sul palco c’era già Nicolas che armeggiava goffamente con un microfono insieme a un suo probabile assistente facendo ridere non poca gente tra le prime file. Allungai il collo e finalmente riuscii a vedere Valerie, in prima fila raggiante come sempre. Di primo acchito mi sarei lanciato immediatamente verso di lei, ma ormai la presentazione stava per iniziare e avrei rischiato di fare una figuraccia o espormi troppo rischiando che Matt arrivasse a metà discorso e non potessi chiedere tutto quello che mi frullava per la testa. No, dovevo aspettare paziente, e appena sarebbero partiti gli applausi finali e la gente avrebbe iniziato a uscire creando una nuova baraonda sarei arrivato a lei.
-Ehm ehm… si sente? Mi sentite fino in fondo alla sala?- annunciò al microfono Nicolas.
Iniziarono una lunga sequenza di immagini di animali marini, alghe, grotte, scogli e chi più ne ha più ne metta proiettate sulla parete dietro di lui. Mi persi dopo i primi due termini scientifici che aveva usato e mi ritrovai a vagare con la mente, fissando quelle foto e immaginandomi immerso nel mare, con tutti quei pesci, come in un’oasi di pace, pensando che forse sarebbe stato bello se i coralli fossero fatti di cioccolata, e che con me ci fosse Matt, di nuovo tranquillo e brioso. Mi ero talmente prefissato di voler sapere cosa gli stesse succedendo che avevo quasi dimenticato i bei momenti passati insieme, e di quanto fosse cambiata la mia vita da quando Matt era entrato a farne parte. Era diventata la mia nuova routine, e forse ero tanto preoccupato per lui proprio perché fino a quel momento era sempre stato tutto rose e fiori, non avevo mai messo in conto che potessero esserci delle fasi diverse una dall’altra, del resto il mondo non poteva continuare a girare sempre allo stesso modo in tutta la mia vita. Tutto d’un tratto mi sentivo un povero mocciosetto con i complessi per la mia ombra. Dopotutto eravamo adolescenti, io di lì a poco avrei compiuto diciott’anni, era il periodo degli errori, delle esperienze e dei cambiamenti, se mi facevo mettere sotto solo da una qualche ipotetica crisi ormonale di Matt non osavo immaginare come sarebbe andata più in là con gli anni. Finalmente mi stavo convincendo di essere stato troppo suscettibile, e mi dissi che volevo migliorare.
O almeno… lo pensai per circa due minuti e mezzo, prima che tornassi a seguire quello che Nicolas stava dicendo…
-Questa rara specie che risiede sulle coste della California ha suscitato tutto l’interesse del mio team e in questi ultimi mesi ci siamo documentati abbondantemente raggiungendo risultati davvero interessanti.- spiegava facendo ampi gesti sulla cartina che aveva accanto –Non abbiamo mai visto una cosa simile e abbiamo deciso che debba essere studiata nella maniera più approfondita.-
Stavo cercando di decifrare che razza di creatura stramba e gelatinosa fosse quella nelle immagini, tutto felice delle mie nuove condizioni, senza rendermi conto di quello che stava arrivando a dire Nicolas. In quel momento sobbalzai quando sentii una mano sulla mia spalla e mi voltai di scatto vedendo Matt, il volto ceruleo, la fronte imperlata di sudore e il fiato corto.
-Mel… ascolta… vieni con me e ti dirò tutto io, ti prego!- farneticò strattonandomi per un braccio.
-C…cosa?- balbettai frastornato voltandomi di nuovo verso il palco… o forse avrei fatto meglio a non farlo.
Nicolas in quel momento si esibì in un largo sorriso annunciando a gran voce.
-Siccome il mio team è stato pluri-premiato e lodato per le ultime scoperte fatte, ci è stato concesso di acquistare le attrezzature necessarie ad una nuova ricerca, ed è per questo che mi trasferirò in America insieme al mio staff e alla mia famiglia per seguire direttamente questi fantastici studi entro la fine del mese.-
Improvvisamente mi parve di diventare sordo, vedevo la gente intorno a me applaudire ma non sentivo niente, in testa rieccheggiavano solo quelle parole come un disco rotto, e più si ripetevano più mi rendevo conto di quello che stava succedendo. Mi venne l’improvvisa voglia di vomitare l’anima, o svenire e contorcermi per terra, ma l’unica cosa che riuscivo a fare era fissare quel palco.
-Mel…- la voce di Matt mi arrivò come un suono lontano, e a stento trovai le facoltà di voltarmi verso di lui.
Mi guardava con le lacrime agli occhi, tremava e probabilmente non sapeva che razione avrei avuto.
Avrei voluto chiedergli “Te ne vai in America?” ma era una frase inutile, Nicolas non sarebbe potuto essere più chiaro di così nel suo annuncio. Ora era tutto più chiaro, potevo capire il deteriorarsi di Matt giorno dopo giorno, non avevo più bisogno di parlare a Valerie.
-Meglio che vada.- fu l’unica cosa che riuscii a dire mentre sentivo come se il pavimento si disintegrasse sotto ai miei piedi, se avessi detto una parola di più avrebbe sentito la mia voce tremare, dovevo filarmela prima che le lacrime venissero a farmi visita.
-No, ti prego, aspetta! Andiamo di sopra cinque minuti, ti spiegherò meglio.- rispose con voce rotta, ma io scossi la testa.
Non c’era niente da spiegare, ora capivo tutto fin troppo bene, e il fatto che non si fosse fatto avanti da chissà quanto per dirmi questa cosa mi dava una sensazione di tradimento inconcepibile. Chissà da quanto tempo lo sapeva, forse già dal primo giorno in cui era arrivato qui, e si era divertito fin da subito a stravolgermi la vita senza curarsi delle conseguenze. Oltre alla disperazione iniziai a sentire la rabbia salire senza nessun freno, e non volevo rischiare di fare una scenata in mezzo a tutta quella gente. Mi limitai a fissarlo ancora per qualche istante per poi fare dietrofront nonostante sentissi le gambe molli come pasta frolla, e dirigermi verso le porte del salone.
-Mel! Mel, ti scongiuro non andartene.- piagnucolò seguendomi, ma non dissi nulla, non lo guardai nemmeno, non sentivo nemmeno quello che stava dicendo, seguivo solo il bisogno di dover uscire da quella casa, lontano da tutto e da tutti. Mentre aumentavo il passo sentivo come un peso che cresceva dentro di me, e sapevo benissimo di cosa si trattasse. Il mio guscio, quella corazza che tenevo sempre addosso prima di conoscere Matt, quella che mi estraniava da chiunque cercasse di creare un contatto, l’indifferenza più totale. La tristezza era sparita, le lacrime che mi scendevano lungo le guance erano guidate dalla collera, tanto che quando presi il casco della moto quasi lo scaraventai a terra in un impeto isterico.
-Volevo dirtelo… volevo dirtelo davvero, ma ogni volta che ti guardavo… non ci riuscivo.- disse Matt che aveva iniziato a piangere a sua volta, non gliel’avevo mai visto fare, e nient’altro che parole già sentite in mille film che mi rimbalzavano addosso.
Presi la direzione dei portoni d’ingresso, e quando li spalancai lui provò a trattenermi per un braccio.
-Non è assolutamente una scelta mia, lo capisci vero?-
Sentii come una scossa pervadermi, la mano che mi tratteneva sembrava mi bruciasse la pelle. Con uno scatto secco mi liberai dalla presa.
-Non toccarmi!- urlai incenerendolo con lo sguardo -Non osare MAI PIÙ toccarmi.-
Lo guardai un momento. Vedevo quegli occhi così stupendi che, cristo santo, avevo amato da subito, ora annacquati dalle lacrime che gli stavano inondando il viso, la sua figura così fragile che sembrava potesse rompersi come un pezzo di vetro. Era esattamente la cosa che avrei odiato di più vedere fino a qualche ora prima. Per un attimo si acese in me l’istinto di prenderlo e abbracciarlo per cercare di cancellare quella disperazione, ma mi bloccai. Prima che potessi pensarlo di nuovo mi voltai e raggiunsi Ginger quasi di corsa, con le mani che tremavano mentre cercavo di inserire la chiave. Non allacciai nemmeno il casco, appena sentii il motore accendersi partii a tutto gas senza più voltarmi.
Mentre pregavo per arrivare a casa il più in fretta possibile non potevo fare a meno di pensare, in preda al rancore. Mi ero illuso di poter cambiare e diventare una persona amabile, lasciarmi alle spalle un’ infanzia passata nell’ombra senza essere mai stato considerato da nessuno, tutto grazie all’energia che mi trasmetteva Matt.
Tutte stronzate.
Mi aveva soltanto dato l’illusione di essere diventato una persona migliore, in grado di poter amare tranquillamente senza avere paura di rimanere ferito… avevo fatto più che bene a crederlo in passato, e avrei continuato a farlo anche in futuro, non avrei mai più abbassato la guardia.
“Bentornato vecchio mio.” mi dissi mentalmente con disprezzo mentre nascosto dal casco continuavo il mio pianto che non si sarebbe fermato per molto, molto tempo.



Vipregoviprego non uccidetemi ç____ç Io stessa mi sono data della cretina per aver pensato di ideare una cosa del genere, SCUSAMI MELLUCCIOLO! *abbracc*
Spero che non se la prenda nessuno ma non preoccupatevi, non mancheranno le sorprese, ve lo prometto u__u ci sono infatti in arrivo delle very very big news per questa ff, ma ve lo svelerò più in avanti, e se pensate di aver indovinato cosa mi frulla in testa esponete le vostre tesi, sono curiosa di sapere come la pensate *_*

Ringrazio in ultimo Bella_DN, unica temeraria che ha osato commentare lo scorso capitolo *__* grazie grazie cara <3<3

Al prossimo capitolo, recensioni recensioni recensioniiiii! ^o^ byeeeeee X3

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Eccomiiiiiii >________________< Non mi sono dimenticata di voi, NOSSIGNORE u_u mi sono soltanto vista un po' impegnata tra un cosplay e l'altro quindi il tempo libero si era ridotto un bel po' XD 
Questo lo definirei uno dei capitoli più struggenti che io abbia mai scritto pensando a questa ff ç_ç non ci sono tante battute idiote e paragoni assurdi come al solito ma spero vi piaccia comunque, e come ho detto il precedenza per farmi perdonare ci sarann delle big news ma lo annuncerò in parte solo alla fine di questo capitolo e nel prossimo é.è
Vi annuncio da subito che questo capitolo l'ho riletto un po' di fretta quindi sarà probabile trovare un po' di errori di distrazione (spero il meno possibile XD) tornerò a ricorreggerla quando ne avrò il tempo u.u
BUONA LETTURAAAAA! 



Capitolo 18:
 
 
Il buio.
Rumori ovattati che provenivano da fuori, ma che arrivavano come lontani echi alle mie orecchie.
Fissavo il mio cellulare che era sul pavimento senza vita, forse quando l’avevo buttato contro la parete era morto definitivamente, o forse si era solo scaricata la batteria, ma non mi importava saperlo. Non volevo vedere tutte quelle chiamate perse e i messaggi lasciati a vuoto, perché sapevo che c’erano, e sapevo anche cosa c’era scritto. Non mi importava leggerli, non mi importava di uscire dalla mia stanza anche se avevo già perso due giorni di scuola. Avevo anche sentito il campanello al piano di sotto, doveva essere venuto a cercarmi, ma ringraziai di nuovo il lavoro di mia madre che non la lasciava quasi mai a casa e quindi nessuno andò mai ad aprire la porta. Squillò anche il telefono di casa, quello probabilmente doveva essere Near che si stava chiedendo che fine avessi fatto, ma nemmeno di lui mi importava. Mi importava solo di rimanere dove stavo, seppellito da una montagna di rancore, lacrime che versai a dismisura pensando per un attimo di poterci annegare dentro, a tratti disperazione, a tratti tristezza infinita, a tratti invece una rabbia smisurata che mi avrebbe dato la forza di spaccare in due una montagna. Ma tutto questo sarebbe rimasto dentro quella stanza, nessuno doveva vedermi in quello stato, debole come non mai. Il vecchio Mello era tornato, più nessuna traccia di quel biondino allampanato che arrossiva come niente, soltanto un cinico e collerico ragazzo che sputava rocce e acido ad ogni parola. Sapevo che Matt era ancora li fuori, e che non avrei potuto rimanere rinchiuso fino alla sua partenza nella mia stanza, perciò dovevo agire, rafforzarmi, di modo che quando l’avrei rivisto l’avrei guardato e l’avrei congelato come qualunque altra persona. Le speranze erano poche ma avrei tentato con tutto me stesso, il male che mi aveva fatto e la delusione erano troppo grandi.
Soltanto giovedì mattina presi coraggio e mi alzai dal letto. Mi preparai come sempre, con una calma zen che pensavo di non avere, come se dopo quei semplici gesti mi sarei diretto al patibolo. La luce filtrava dolce e calda attraverso la finestra colpendo il mio viso, e rimasi per un attimo a guardare uno di quei rari momenti in cui era visibile la mia cicatrice.
Come avrei voluto rimuovere dalla mia mente il dolore come avevo fatto con quella… invece mi ritrovavo con una ferita sanguinante che non voleva saperne di rimarginarsi.
Sentivo la pelle tirare, secca e bruciata dalle lacrime salate che avevo versato, ma ignorai tutto e sciacquai tutto con l’acqua gelida.
Gelida come me.
 
Vidi Near sobbalzare quando sentì il rombo di Ginger alle sue spalle, e si voltò con una espressione da morto che cammina.
-Cristo santo, pensavo fossi morto!- disse appena mi tolsi il casco –Tutto bene?- chiese timidamente, capivo il suo imbarazzo, inutile chiedersi se l’avesse saputo.
-È tutto a posto, Near, come sempre.- risposi io tranquillo iniziando a dirigermi verso la scuola.
-N… non vuoi fermarti a prendere della cioccolata?- mi chiese mentre passavamo davanti alla mensa.
-Oggi non mi va.- dissi con noncuranza –Ci sono compiti che ho mancato per oggi?-
Near rimase a fissarmi scioccato per qualche secondo.
-No.- rispose poi con un sospiro.
-Perfetto.-
Vidi in lontananza Light, Ryuzaki e Ryuk che salutai con un cenno della mano velocemente, la campanella stava per suonare, e loro ricambiarono con la stessa preoccupazione dipinta sul volto di Near; ignorai anche quelle.
-Mello, sei sicuro di farcela?- mi chiese evidentemente nel panico Near poco prima di entrare in classe –Lui è venuto tutti i giorni per aspettarti.-
Mi stupii da solo quando sorrisi e gli misi una mano sulla spalla.
-Near, fai come se niente fosse. È facile, fidati.- dissi sperando che i gorgoglii del mio stomaco che si contorceva non si sentissero.
Trattenni il fiato quando entrammo.
Lui era lì.
I suoi occhi che fissavano il vuoto improvvisamente si animarono incontrando i miei, e lo vidi sussultare.
Aveva un’aria ancora più abbattuta di quando l’avevo visto l’ultima volta, e i suoi occhi cercavano disperatamente un appiglio in me, ma trovarono soltanto una gelida e scivolosa parete di ghiaccio. Mi stupii di come stavo realmente riuscendo a tenermi tutto dentro, a trasmettere solo l’astio anche se il mio cuore batteva all’impazzata e dentro di me sentivo come una lama segarmi in due. Ma lui non doveva vedere niente di tutto ciò.
Rimanemmo a fissarci ancora per qualche istante, poi mi voltai ed andai a sedermi al mio banco, muto come una tomba, dandogli le spalle. Sentivo il suo sguardo ancora su di me, il suo ansimare quasi agonizzante, potevo percepirlo anche se l’aula era un marasma unico dalle chiacchiere di tutto il resto della classe. Quando la professoressa entrò in classe udii poco più che un sussurro che però mi fece tremare dal profondo.
-Mel…-
Guardai intensamente una macchia sul mio banco concentrandomi al massimo per non dire e non fare niente.
Non voltarti.
Non voltarti.
Non voltarti.
-Silenzio, ragazzi! Vediamo di iniziare subito, siamo già abbastanza indietro con il programma.- gracchiò la megera ponendo fine a qualunque speranza di un dialogo, per mia fortuna.
Mi stupii che la cornacchia non avesse fatto nessuna battutina sarcastica sulla mia assenza, iniziò spedita a menare ordini e spiegare la lezione.
Tirai un sospiro di sollievo, anche se sapevo che non sarebbe durato per molto. Mi sforzai di fare qualunque cosa, perfino prendere appunti pur di distrarmi, ma un bigliettino volante non tardò ad atterrare sul mio banco.
Non lo aprii nemmeno nonostante la mia testa urlasse di farlo, lo strappai a metà e lo lasciai cadere a terra. Cercai di non immaginarmi la reazione che ebbe Matt con quel gesto, sperai solo che non facesse qualche crisi isterica.
Non seppi dire se quelle prime due ore passarono velocemente o al rallentatore, ero nel chaos più totale, volevo andarmene da quella situazione ma allo stesso tempo avevo paura di cosa sarebbe successo quando sarebbe suonato l’intervallo. La campanella mi prese, infatti, alla sprovvista e fu come uscire da una bolla di sapone. Il cuore riprese a battermi velocissimo e mi accorsi di stare tremando mentre mi alzavo dal banco. Alzai lo sguardo e capii in un nanosecondo dall’espressione di Near che guardava alle mie spalle cosa sarebbe successo.
Mi voltai e mi ritrovai faccia a faccia con lui.
Mi guardava come si guarda qualcosa che stava per rompersi e anche solo il suono di una voce poteva far andare tutto in mille pezzi. Deglutì due o tre volte mentre restavo in attesa, impassibile di facciata, sull’orlo di un precipizio all’interno.
-Volevi dire qualcosa?- dissi improvvisamente sentendo la mia voce calma, piatta, pungente, davvero non sapevo come stessi facendo, era come se il mio corpo non mi appartenesse.
Lui parlò con la voce che tremava.
-Vorrei che tu mi ascoltassi almeno per un attimo- il suo tono si incrinò ulteriormente –perfavore, Mel…-
Sentii come due onde gigantesche abbattersi tra di loro nella mia testa: una di disperazione nel vederlo così abbattuto e realmente dispiaciuto, l’altra però era il risentimento nel vedere che ancora riprovava con quelle parole già viste e già sentite e non bastavano per rimediare… la seconda fu più potente.
Strinsi i pugni dallo sforzo, ma quella frase che mi turbinava in testa riuscii a dirla, anche se nel farlo sentivo una parte del mio cuore dilaniarsi per quello che stavo facendo. Non volevo…ma dovevo.
-Non chiamarmi “Mel”- scandii parola per parola come se pesassero macigni, e lo vidi sbiancare di colpo -è un nomignolo che non può usare nessuno con me, non l’ho mai sopportato. Chiedilo anche a Near.- voltai leggermente la testa come per chiedere conferma all’albino che dal canto suo era totalmente pietrificato guardando la scena in silenzio.
Stavo per cedere, non sarei riuscito a tenere alto quel muro ancora per tanto, ma non ci fu bisogno di altri sforzi, perché lo sguardo di Matt cambiò. Vidi la rassegnazione in quel mare color smeraldo che si fece lucido, e una lacrima scese solitaria sulla sua guancia. In tutta la mia vita non avevo mai visto una persona con tanta tristezza dentro, arrivata a quel punto da non poterla più trattenere.
Si abbandonò ad un unico singhiozzo che per un attimo mi assordò, ed iniziai a vacillare, sentivo la mia espressione cambiare anche contro la mia volontà. Strinsi i denti più che potei.
Dovevo farcela.
Dovevo essere forte!
Matt aprì la bocca per parlare ma qualunque cosa stesse per dire gli morì in gola. Distolse infine lo sguardo dal mio e uscì di corsa dall’aula lasciandosi dietro soltanto la scia del suo profumo che mi investì come uno schiaffo.
Io rimasi immobile, fissando ancora il punto dove stava lui pochi secondi prima.
L’avevo colpito.
Tutto d’un tratto mi sembrò di non riuscire a respirare, e mi appoggiai al bordo di un banco.
-Mello!- accorse subito Near, e in quel momento fecero irruzione anche Ryuk e Light nell’aula.
-Cos’è successo?- chiese Ryuk accovacciandosi accanto a me scrutandomi preoccupato.
-Ce l’ho fatta…- sussurrai prendendomi la testa tra le mani –ce l’ho fatta…- ripetei.
Ce l’avevo fatta.
L’avevo ferito, l’avevo fatto andare via. Ora mi avrebbe odiato, non mi avrebbe mai più voluto vedere, e io in quel modo avrei ricominciato a stare bene. Ma in quel momento, quando avrei dovuto gioire, orgoglioso di essere riuscito nel mio intento… stavo malissimo.
Non riuscivo nemmeno a piangere, era come se non ci fosse abbastanza ossigeno nell’aria e dovevo lottare per non svenire.
-L’abbiamo visto uscire di corsa, Ryuzaki l’ha seguito e cercherà di parlarci lui.- sentii dire Light a Near.
Improvvisamente mi venne da ridere, ma quella che uscì dalla mia gola non fu una risata, sembrava più il lamento di qualche animale.
-Parlate pure tutti quanti con Matt, mi interessa solo che capisca di stare il più lontano possibile da me.- dissi nonostante dentro di me una vocina dicesse il contrario.
“Vai e raggiungilo, non puoi farlo andar via così con un ricordo disgustoso di te!”
Mi venne da vomitare e fui costretto a sedermi, non capendo quale ragione dovessi seguire, ma ormai mi dissi che il danno era stato fatto. L’avevo ferito a mia volta e non sarebbe mai più tornato da me. Sarebbe solo stato difficile superare quell’ultimo mese in cui avremmo dovuto condividere le lezioni e gli amici, e poi tutto sarebbe tornato come prima, come a settembre. Erano passati quasi dieci mesi dove avevo pensato di aver dato una decisiva svolta alla mia vita, invece ora mi ritrovavo a fare dietrofront. Che sciocco era stato a pensare che quel poco tempo fosse bastato per farmi cambiare, diventare una persona amata dalla gente, orgoglioso di mostrare i miei sentimenti. Chi volevo prendere in giro? Io ero Mello, il biondino scontroso dal cuore di pietra che ce l’aveva a morte col mondo, e questo non sarebbe mai cambiato, solo io avrei saputo come ero in realtà, sempre era stato e così sarebbe rimasto.
-Credo che andrò a casa, non mi sento molto bene. Forse ho una ricaduta dell’influenza.- annunciai come se la mia voce non mi appartenesse, e senza guardare in faccia nessuno mi alzai prendendo la mia borsa e dirigendomi verso la porta.
-Mello, ti accompagno.- sentii subito dietro di me Near.
-Ti prego, non voglio certo rovinare la tua media da studente modello, non si è mai sentito di un cervellone di tutto rispetto che marina la scuola.- risposi facendo un gesto di stizza con la mano.
-Non mi interessa, non ti faccio andare in giro in questo stato da solo.- mi si affiancò, aveva una determinazione incredibile quel giorno.
-Senti, non vedo come un essere rasente al monocellulare possa aiutarmi, torna ad immergerti nel tuo mondo asettico.- abbaiai incenerendolo.
Lui per tutta risposta alzò un sopracciglio.
-Sì, sì, questa battuta è vecchia. Forza, andiamo.- rispose senza accennare minimamente ad andarsene.
Strano, l’avevo quasi insultato ma lui non si era scomposto.
-Devo darti del figlio di puttana per riuscire a toglierti dalle palle?- dissi ricorrendo come ultima risorsa agli insulti pesanti.
-Dovresti piuttosto smettere di dar aria alla bocca. Ti conosco abbastanza e mi hai insultato talmente tanto che mi sono abituato. Vuoi che ti accompagni io a casa o devo chiamare la vecchia megera e spiegargli la situazione?- disse fermo e irremovibile come non lo avevo mai sentito.
Rimasi a guardarlo allibito, e se in quel momento non mi fossi sentito sul punto di voler morire mi sarei anche piegato in due dalle risate, ma non dissi niente e mi apprestai ad imboccare le scale per uscire da quell’inferno con Near al mio seguito.
Vedevo gli sguardi della gente, me li sentivo addosso peggio delle pulci. Probabilmente dovevano aver visto la fuga in lacrime di Matt, sarebbe stato difficile non vederlo, e ora vedevano il suo “compagno di coppia figa” andarsene in fretta e furia con chissà quale espressione devastata. Sicuramente qualcuno avrà iniziato a farsi mille domande e mille ipotesi, dovevano aver intuito tutti quello che era successo, e passando in mezzo a tutte quelle facce uguali sentivo le orecchie in fiamme. Le gambe facevano fatica a sostenermi, e la voglia di voltarmi gridando “cosa avete da guardare?!” si faceva sempre più strada man mano che sentivo il mio autocontrollo sparire insieme alle mie ultime forze. Probabilmente se non ci fosse stato Near con me non ce l’avrei realmente fatta nemmeno ad arrivare ai parcheggi, e non sapevo nemmeno come avrei fatto a guidare fino a casa.
-Puoi lasciarla qui, sicuramente Ryuk o qualcuno potrà riportartela a casa.- disse Near notando il mio sguardo terrorizzato.
-Non se ne parla neanche, nessuno guida la mia moto.- risposi secco nonostante sentissi il casco tra le mani pesare come un macigno.
-Mello…- mi si avvicinò titubante, probabilmente così come ero messo doveva sembrare che volessi ucciderlo all’istante –non voglio dirti queste cose per farti la paternale, te lo dico solo perché siamo tutti preoccupati.-
Feci un lungo sospiro per poi sedermi per terra, appoggiando la schiena contro Ginger.
-Lo so.- mormorai prendendomi la testa tra le mani, fortuna che la fine della pausa era suonata e non c’era più nessuno nei paraggi.
-Perché lo stai facendo?- chiese Near accovacciandosi accanto a me nella sua posizione strana.
Scossi lentamente la testa sentendo un groppo alla gola.
-Non lo so- sentivo la mia voce tremare –so solo che sono… tanto arrabbiato, e so che se non lo fossi e restassi carino e simpatico finché non se ne sarà andato via starei ancora peggio. Sento che… devo allontanarlo il più possibile, e l’unico modo che ho per farlo in fretta è questo.- balbettavo, incespicavo nella mia stessa lingua, ma tutto mi usciva come un fiume in piena, sentivo di starmi sgonfiando un minimo. Mi accorsi dopo aver parlato che le lacrime erano tornate a farmi compagnia.
Vidi Near sorridere per un istante.
-Allora non sei impazzito tutto d’un colpo, meno male.- disse iniziando a giochicchiare con i suoi capelli.
-Cosa vorrebbe dire? Sarebbe il contrario, ero impazzito per colpa di uno stupido ragazzino con il fascino da straniero e adesso sono tornato come prima.- dissi contrariato.
-Oh, è qui che ti sbagli. Forse per le persone normali tu sei così, ma ho imparato a conoscerti, so cosa c’è dietro alle tue bestemmie quotidiane e le minacce, ne ho avuto la prova dopo tutti questi anni proprio grazie a Matt. Ha fatto uscire quel tuo lato nascosto, quello che sei veramente e che non vuoi far vedere per paura di essere scambiato per un debole.-
-Beh se la tua teoria fosse vera, penso che adesso tu possa capire perché lo faccio. Ti sembra che mi diverta a stare qui a piangere come un cretino per uno che probabilmente mi ha preso in giro fin dall’inizio? Dio… ogni tanto credo che la storia dei biondi stupidi sia più che fondata.- dissi asciugandomi le lacrime con le maniche della mia felpa.
-Matt non ti ha preso in giro dall’inizio alla fine.- mi guardò con aria di rimprovero peggio di una mammina isterica –Non credo proprio che si aspettasse di levare le tende da qui, e nemmeno tanto in fretta. Guarda un po’ la situazione, non penso che i suoi genitori abbiano comprato quella casa da urlo con l’intenzione di viverci meno di un anno. Dev’essere stata una cosa improvvisa.-
-Certo, improvvisa come tutte le altre volte che hanno dovuto muoversi per colpa del lavoro di suo padre.- risposi acido.
-Tu credi ancora che ti volesse prendere in giro dall’inizio anche dopo averlo visto scappare via piangendo come una fontana? Andiamo, credo che tu lo conosca meglio di noi, non farebbe mai una scena simile per qualcosa che non gli interessa.- incrociò le braccia cercando di risultare autoritario, ma non fu un grandissimo risultato.
Sbuffai, indeciso su come continuare a pensare. Era la rabbia a parlare per me, ne avevo appena visto l’esempio, e ormai il danno pensavo di averlo fatto abbastanza grosso.
-Ho già fatto il lavoro sporco ormai. Anche se ci avesse tenuto a me devo averlo mandato K.O, e forse è meglio così, davvero.- mi sembrava la soluzione più veloce e indolore.
-Non è vero, non è la soluzione migliore!- esclamò Near.
-Già.- si unì improvvisamente una voce alle nostre spalle.
Ci voltammo di scatto e trovammo Danielle, appoggiata con i gomiti sulla sella di Ginger intenta a fissare il vuoto con aria sognante.
Indietreggiai di colpo strisciando di schiena per terra.
-E tu da dove arrivi?- chiesi esterrefatto, non l’avevamo sentita arrivare entrambi.
Iniziai a sudare freddo. Doveva essere lì per farmi una scenata assurda in quanto amica stretta di Matt, e la sua espressione faceva trasparire una certa rabbia.
Mi voltai verso Near per scoprire che questo se la stava dando a gambe levate.
-Ehi! Brutto idiota, mi abbandoni così?!- gli urlai dietro con l’impeto di togliermi uno stivale e lanciarglielo dietro.
Lanciai un nuovo sguardo a Danielle che non si era mossa di un millimetro, l’unico movimento erano i suoi capelli, che doveva aver tinto di fresco di un vivace rosso fuoco, mossi da un leggero vento. Non sbatteva nemmeno le palpebre. Deglutii cercando qualunque parola che potesse servire a non farmi ammazzare, anche se sapevo che probabilmente Matt al 99% le aveva telefonato in lacrime facendola andare in bestia. Ero spacciato, come minimo mi avrebbe bandito dal suo negozio a vita e mi avrebbe fatto trovare topi morti davanti alla porta di casa ogni mattina. Oddio, stavo iniziando a pensare cose assurde degne di un tossicodipendente, DI NUOVO.
Rimanemmo in quella situazione per quasi cinque, lunghissimi e interminabili minuti. Quando prese fiato per parlare la mia volontà era quella di sbriciolarmi come la pasta frolla.
-Mi ha appena chiamata Matt, e mi ha detto che gli hai dato il colpo di grazia. In pratica l’hai steso, passato al tritacarne, ridotto in una pappetta informe.- disse facendo poi scivolare il suo sguardo dritto nei miei occhi inchiodandomi.
-L…lo so.- dissi con appena un filo di voce.
“Ecco, sono morto.”pensai tenendomi pronto a proteggermi la faccia nel caso mi fosse volata addosso.
Fece schioccare la lingua con disappunto.
-Gli ho dato del cretino. Hai fatto bene, io ci avrei aggiunto anche un pugno in un occhio per finire il lavoro.-
Rimasi a fissarla esterrefatto, avessi potuto mi sarei staccato la mascella e l’avrei fatta rotolare fino in Equador.
-Quindi… tu… non sei qui per uccidermi o qualcosa di simile?- chiesi con la voce talmente stridula da competere con Olivia di Braccio di Ferro.
-Certo che no, al contrario!- esclamò facendo il giro della moto e sedendosi per terra accanto a me a gambe incrociate. –Sono qui anche per scusarmi.-
-What?!- ok, ora decisamente non ci capivo più niente.
Lei fece un sorrisetto amaro.
-Matt mi aveva detto che si sarebbe trasferito qualche settimana fa, e io ho tenuto la bocca chiusa nonostante ti vedessi spesso. Ho fatto davvero fatica, e prima quando mi ha chiamata in lacrime dicendomi cosa avevi fatto mi sono detta: cazzo! Per vedere reagire così Mello vuol dire che ci doveva essere rimasto davvero malissimo! Non mi sarei mai aspettata una reazione così piena di coraggio da te, dovevi essere spinto da una rabbia assurda.-
-Beh… più o meno.- dissi arrossendo.
-L’avevo minacciato più volte di non dirtelo all’ultimo momento, e che se non l’avesse fatto avrei provveduto io, non potevo sopportare di vederti felice come se niente fosse, anzi, ti stavi addirittura preoccupando per lui quando aveva iniziato con le sue stranezze, e tenermi dentro la verità faceva male. Avrebbe fatto meglio a non dirmelo. Perciò sappi che sto dalla tua parte.-
Non credevo alle mie orecchie. Danielle, la apparente amica del cuore di Matt… stava dando ragione a me?
-Credo che tu… ecco… sia la prima persona che mi abbia dato ragione. Near prima che arrivassi mi stava praticamente dicendo il contrario, e… adesso non so proprio cosa fare.- mi veniva voglia di prendere a testate l’asfalto.
-In una cosa, da quel che ho potuto sentire, Near ha ragione. Non devi pensare che ti abbia preso in giro dall’inizio.-
Alzai appena la testa sbuffando.
-Tu dici?-
-Su questo sono sicura, ho fatto da consulente a Matt praticamente dal primo giorno che l’ho conosciuto, quando siete venuti al mio negozio. Sai- sorrise –già da quella volta stava pensando di regalartela.- diete una lieve pacca sul serbatoio di Ginger –E me lo sono dovuto sorbire con le sue seghe mentali per tutto il tempo, anche dopo che aveva trovato il coraggio di chiederti ufficialmente di metterti con lui. Credimi, una persona che si comporta in quel modo non può aver pensato fin da subito di usarti come passatempo temporaneo.-
-È stata la mia paura per tutti questi giorni, grazie per avermela chiarita.- ero sinceramente grato a Danielle, e pensare che fino a non molto tempo prima l’avevo catalogata quasi come un nemico mortale, invece ora scoprivo dei lati che non avrei mai pensato di vedere sia di lei che di me stesso. Una volta quando una persona non mi piaceva rimanevo di quell’idea fino alla fine, invece avevo imparato a modo mio che forse non dovevo pensare a chiunque come mio nemico. Ora capivo anche le parole di Near sul fatto che in realtà il mio vero io non fosse quell’essere scontroso e ammantato di nero.
-Cosa pensi di fare ora?- chiese Danielle appoggiando il mento sulle sue ginocchia. –Manca un mese alla sua partenza.-
-Sinceramente non lo so. Mi sento talmente uno schifo da non sapere nemmeno se domani riuscirò ad alzarmi dal letto.- risposi tornando a pensare effettivamente sul da farsi.
-E in quel caso uno di noi verrà a prenderti di peso.- rispose lei alzando un sopracciglio –credo che ti convenga pensare se perdonare quell’idiota e vivere quest’ultimo mese che vi rimane al massimo oppure guardare avanti e far finta di non vederlo fin da subito.-
-Io…io…non lo so. Mi sentirei davvero in colpa a liquidarlo così ora che mi hai detto che non voleva prendermi in giro, e conoscendomi non ne sarei capace comunque. Però ora che l’ho trattato così male se dovessi ripresentarmi come se niente fosse a riporre le armi potrebbe essere lui a mandarmi a quel paese in definitiva. Senza contare che se continuassimo come se niente fosse alla fine ci starei ancora peggio.-
-Beh, le relazioni a distanza non sempre sono così terribili. Potrebbe darsi che tra meno di un anno suo padre decida di tornare qui, oppure quando sarà maggiorenne potrà decidere da solo dove andare.-
-Mh… non so se potrebbe funzionare.-
-Tu pensaci.- mi sorrise e mi mise una mano sulla spalla come segno di incoraggiamento prima di alzarsi. –Vuoi che te la porti a casa io?- disse ammiccando a Ginger.
-No, grazie. Penso di farcela. E poi è tutto più facile quando rifletti con la testa nel casco, no?- dissi azzardando un debole sorriso. –Grazie.-
-Nessun problema, piccolo.- mi sorrise anche lei per poi dirigersi verso i cancelli della scuola dove vedevo appena parcheggiata li fuori un’altra moto impossibile viola scuro che doveva fare un baccano terribile.
Da quel momento inizia a pensare, pensare, e ripensare a cosa avrei potuto fare. Dare un taglio netto o godersi tutto fino all’ultimo? Godersi tutto fino all’ultimo o dare un taglio netto? Scegliere una delle due alternative o restare sdraiati a letto finché non mi sarei fuso con le coperte e mi spuntasse il muschio sul naso?
Come minimo dovevo aver ingurgitato tre chili di cioccolato a giudicare dalla distesa di carta stagnola sul pavimento della mia stanza, e non avevo intenzione i fermarmi finché non avrei fatto fuori l’intera scorta che avevo custodito gelosamente nell’armadietto vicino al letto.
Ce l’avrei fatta il giorno seguente ad alzarmi da lì, andare a scuola, vedere Matt e riuscire a parlarci? LUI sarebbe venuto a scuola o non avrebbe voluto vedermi? Stando lì non potevo sapere che decisione prendere, dovevo vederlo in faccia e capire cosa volevo fare.
Stavo per iniziare a strapparmi i capelli uno ad uno (e questo era PIÙ CHE GRAVE) sentii il campanello suonare.
Guardai l’ora, e pensai che alle dieci di sera l’unica persona che avrebbe potuto presentarsi davanti alla mia porta fosse Near con una nuova dose di cacao per me oppure mia madre che aveva dimenticato per l’ennesima volta le chiavi. Mi buttai come un balenottero spiaggiato giù dal letto e mi diressi con altrettanta voglia di vivere verso la porta (fare le scale anche se in discesa sembrava difficile come un combattimento con un Predator). Quando aprii ci misi qualche secondo a realizzare chi avessi veramente davanti, sapevo solo che i miei polmoni avevano smesso di funzionare.
C’era Matt, e mi diedi dello stupido per non averlo incluso nelle possibilità. La cosa che mi stupiva di più forse non era nemmeno il trovarmelo davanti, era piuttosto il suo occhio nero.
-C… cosa…- balbettai nel panico più totale, stavo facendo del mio meglio per rimanere in piedi.
-Pensavo… che dopo quello che hai detto oggi avremmo rotto i ponti. Per circa un’ora l’ho pensato. SOLO per quei fottuti sessanta minuti.- fece una pausa prendendo un lungo respiro –Poi ho chiamato Danielle per dirglielo… e lei si è presentata a casa mia.- fece un gesto veloce della mano ad indicare il suo occhio dai contorni violacei.
Improvvisamente al solo immaginarmi la scena mi prese una incontrollabile voglia di ridere, tanto che non potei trattenermi e scoppiai, nemmeno io sapevo perché.
-Lo so, al tuo posto riderei anch’io.- disse alzando gli occhi al cielo –Ma almeno ci ho pensato.-
-A… a cosa hai pensato?- chiesi mentre cercavo di riprendermi con un grosso sforzo di volontà.
Fece una lunga pausa, gliene fui grato perché ebbi almeno il tempo di tornare serio, anzi, ora mi ero reso realmente conto che Matt stava lì, davanti a me, nonostante quello che avevo detto.
-Non voglio lasciar perdere.- iniziò a gesticolare, segno che anche lui fosse nel panico quanto me –Anche se non posso piegarmi alle scelte di mio padre non sarà il poco tempo insieme e la lontananza a fermarmi. Io ho scelto te e non cambio idea. Anche se questo vuol dire non essere più corrisposto e passare il mio tempo in America pensando a te anche se forse ti sarai fatto una nuova vita senza di me. Non mi faccio scoraggiare da niente, né dal tuo rifiuto né dalla gente che mi dice che non devo disperarmi per una persona che conosco da nemmeno un anno. Non mi serve un anno per capire se amo una persona, lo so già dal primo momento in cui lo vedo.- mentre parlava si era avvicinato a me, e io ero rimasto impietrito.
Panico.
Non sapevo come reagire, non sapevo nemmeno quello che volevo, eppure sentendo quelle parole non potevo fare a meno di sciogliermi come un ghiacciolo al sole e abbandonarmi lentamente tra le sue braccia che mi stringevano piano piano. Mi stavo scervellando per trovare le parole adatte a rispondere quando mi resi conto che non ce n’erano bisogno, avevo già risposto sia a lui che a me stesso quando l’avevo zittito con un bacio.
Mentre da una parte mi sentivo di nuovo completo, dall’altra sentivo già formarsi una voragine che sarebbe stata completa il giorno in cui Matt sarebbe partito, ma non mi faceva paura.
Ora lo sapevo.
Sapevo quello che volevo.
E ce l’avremmo fatta.
 


E ce la faranno sul serio?? é__è 
Bene, dopo tutte queste lacrime, lividi e sudore posso finalmente passare alle cose serie, cioé: INIZIAMO A FARE QUALCHE SPOILER!
Annuncio ufficialmente che questo che avete appena letto, ahimé, era il penultimo capitolo! *ride sadicamente*
Mi fa strano essere arrivata finalmente alla fine di questa ff anche perché dopo anni di cristi vari, risate, blocchi imminenti, idee allucinanti e illuminazioni divine mi ci sono affezionata, per non parlare del fatto che questa é la più riuscita che io abbia mai scritto finora *__* 
Starete pensando di uccidermi per avervi dato così poco preavviso o forse ve lo aspettavate... MAAAAAA le sorprese non finiranno qui *altra risata sadica* quindi vi comunico di non disperarvi, il grande mistero vi verrà svelato nel gran finale u_u sicuramente alcuni di voi avranno già capito cosa voglio dire, non sono brava nei colpi di scena é.è tirate pure a indovinare u.u
E come al solito ringrazio chi ha recensito 

Mihael_River: Ooooh davvero? *__* popolo della persuasione VIENI A MEEEEE! é___è *coff* comunque, Matt zombie? Naaaah il colorito verde stonerebbe con i suoi capelli u.u e Mello nerd... mhhh... non lo é già forse dopo essere stato a contatto con Matt per ben 18 capitoli?? XDDDD Grazie Mille della recensione **

Bella_DN: Complessi superiorità addirittura? Solo perché ti ho bofonchiato una risposta idioterrima? *_* yeeee, ma mi sento putteeeente! Grazie mille per continuare a seguire ^___^

loryiloveyou: Beh, l'importante é essere arrivata a lasciare una recensione che mi ha fatto mooolto piacere u___u grazie grazie grazie **

E anche tutte quelle 120 animelle che hanno anche solo letto il capitolo precedente ^___^
Bene, non mi resta che salutarvi e darvi appuntamento all'ultimo capitolo <3 non voglio essere melodrammatica *sniff* 
ALLA PROSSIMAAAAA SCIAUUUUU :3

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Ok... ci siamo... PREPARATE I FAZZOLETTIIIIII ç____ç SIAMO ARRIVATI ALL'ULTIMO CAPITOLO! 
Ancora non ci credo di essere riuscita ad arrivare alla fine, e pensare che per un certo periodo avevo pensato che sarebbe per sempre rimasta in sospeso, che avrei fatto meglio ad eliminarla da efp perché ormai dava solo false speranze ai lettori. E INVECEEEEE ce l'ho fatta, anche grazie a voi *_*
Bene, le smancerie le proseguo alla fine u.u meheheh!
Non mi resta che augurarvi per l'ultima volta BUONA LETTURAAAA!


Capitolo 19:
 
 
E un mese passò.
Lo vivemmo quasi come se niente fosse… quasi.
Rimanevo in silenzio mentre vedevo la casa di Matt svuotarsi lentamente e lo osservavo preparare varie iscrizioni per la possibile scuola che avrebbe scelto una volta in America. Proprio per quello una sera mi venne spontanea una domanda mentre lo assistevo nell’affrancare francobolli.
-Matty, perché stai scegliendo solo scuole private o iper lussuose?- chiesi dopo aver controllato l’ennesimo formulario prima di imbustarlo.
-Sono sempre andato in una scuola privata tranne qui.- rispose lui intento a staccarsi un francobollo dal dito litigandoci a bassa voce.
-Come mai allora a settembre avevi deciso di venire proprio nella nostra umile e orrenda scuola?- feci finta di non vedere le tasse d’iscrizione allucinanti che mi passavano davanti agli occhi; e dire che mi lamentavo della mia che era forse un terzo delle cifre che stavo vedendo.
Lui alzò le spalle.
-Così, sesto senso. Per una volta volevo provare una scuola normale, e siccome pensavamo di fermarci qui definitivamente avevo chiesto questo favore ai miei. Forse… il destino ha voluto che ti incontrassi ancora prima che ti conoscessi, che dici?- mi sorrise.
-Dico che hai guardato troppi anime e film fantasy.- risposi io alzando un sopracciglio e continuando la mia missione di chiudere buste.
In realtà stavo pensando esattamente la stessa cosa, ma non volevo ammetterlo. Se davvero il destino aveva voluto che Matt si iscrivesse alla prima scuola pubblica di turno facendomelo ritrovare addirittura nella mia stessa classe voleva dire che avremmo potuto superare anche la lontananza. Ero andato avanti così, pensando serenamente a questa soluzione, e mi aveva aiutato molto a non avere crolli emotivi man mano che mi rendevo conto di quanto si stesse accorciando il tempo prima della partenza. Iniziavo a vedere ogni momento senza Matt come tempo perso, perciò iniziammo a saltare lezione quasi tutti i giorni, ormai che ripetessi un anno o meno non mi interessava, sapevo che quando Matt sarebbe partito come minimo non mi sarei più presentato fino all’inizio del nuovo anno scolastico, avevo già preso i formulari per i ripetenti (tanto per riempirne uno mio, ero stufo di compilare quelli per Matt) e mia madre era stata straordinariamente comprensiva, per questa ragione vissi quell’ultimo mese estremamente sereno.
Poi arrivò il giorno della partenza.
Quella mattina mi svegliai ancora abbracciato a Matt, avevamo dormito avvinghiati, stretti il più possibile, come se sentissimo una forza che già ci stava trascinando via per separarci.
-Dovrei farti una foto adesso e metterla sul comodino, sarebbe più facile svegliarmi ogni mattina.- disse lui già con quegli occhi verdi da capogiro tristi e lucidi.
Sentivo la paura aumentare nonostante cercassi di restare tranquillo e preservare la calma per non svenire prima di arrivare all’aeroporto.
Mentre ci preparavamo mi sembrava fossimo una comune coppia sposata da anni che si apprestava ad andare a lavoro. Sarebbe stato bellissimo, avrei potuto preparare il caffè per tutti e due e poi dopo averlo salutato con il consueto bacio della buona giornata sarei andato a lavorare in chissà quale ufficio, per poi tornare la sera, ordinare cinese e starmene con lui sul divano a vedere qualche telefilm da nerd.
E invece? Ci preparavamo come se niente fosse anche se sapevamo che di lì a qualche ora non ci saremmo più visti per tanto, tanto, tanto tempo. Era come se stessimo per morire e chiacchierassimo tranquillamente di andare in vacanza al mare mentre stavamo lucidando le nostre bare. Ok, stavo iniziando di nuovo a fare paragoni inutili e macabri, ma in quel momento non me ne importava molto.
Stavo pensando a come avrei dovuto salutarlo, se trattenermi e non piangere oppure una vera e propria tragedia greca.
Mentre ero in macchina mi sentivo tremendamente a disagio. Avevo visto i genitori di Matt dire addio alla casa in tutta tranquillità, e anche durante il viaggio verso l’aeroporto chiacchieravano tranquilli. Dovevano aver vissuto quella scena un migliaio di volte e probabilmente non dovevano avere troppi rimpianti, e come dar loro torto! Stavano per trasferirsi in un posto eccezionale, e mi chiesi cosa ne pensasse Matt che faceva finta di niente, probabilmente non voleva fare nessuna scenata davanti ai suoi genitori o non far cadere nel panico anche me. Non avrebbe dovuto abbandonare soltanto me, ora che ci pensavo. Doveva essersi affezionato anche a molte altre cose, e non ci avevo mai pensato da bravo egoista quale ero. Non potevo fare altro che stringergli la mano e starmene in silenzio.
Quando arrivammo all’aeroporto con mia grande sorpresa trovai un sacco di gente. C’erano Ryuk, Light, Ryuzaki, Near, Danielle e perfino Zack, il suo ragazzo. Meno male, almeno avrei avuto un po’ di sostengo.
Per circa l’oretta prima del checkin e quindi dei saluti finali ridemmo e scherzammo tutti insieme, come se non stesse succedendo niente. Sembrava fossi l’unico ad avere il morale sotto i piedi e sentire lo stomaco che stava per prendere e andare a suicidarsi talmente lo sentivo contorcersi.
Il panico saliva, non facevo altro che stringermi sempre di più contro Matt, e sentivo anche la sua tensione.
Arrivò il momento.
Ci fu qualche lacrima, da parte di Danielle che in ultimo si era scusata per la milionesima volta del cazzoto nell’occhio, e nemmeno io potei trattenermi, ma non esplosi nel pianto isterico che avevo pensato. Matt invece si dimostrò tenace, e anche se lo vedevo sul punto di esplodere non scese niente da quegli smeraldi perfetti, forse fu per quello che non mi feci prendere troppo dal panico e non finii in una fontana di lacrime.
-Allora… posso lasciarti qui sicuro che non faccia qualche cazzata?- mi disse quando i suoi ormai si stavano già avviando verso le scale mobili.
-Certo, il massimo che potrei fare sarebbe prendere un aereo a caso per la disperazione e invece che venire a trovarti finire a Buenos Aires o qualcosa del genere.- dissi io cercando di sorridere mentre mi asciugavo le lacrime con una manica.
Lui sorrise e mi abbracciò dolcemente, avrei voluto inglobarmi in quelle braccia o fermare quel momento per sempre anche se sapevo che quel momento non avrebbe segnato la fine di tutto, o così pensavo.
-Non pensare mai che tu non sia in grado di fare qualcosa solo perché non ci sono io. E qualunque cosa succeda, qualunque decisione tu voglia prendere, fallo pensando per il tuo bene, ok?- mi prese in mento fra le mani e mi guardò dritto negli occhi.
Io annuii sentendo la terra mancarmi da sotto i piedi. Come avrei fatto a colmare il vuoto lasciato da quei momenti?
-Ciao, Mel.- mi salutò così prima di baciarmi… quell’ultimo bacio… e fare lentamente qualche passo indietro sostituendo la mia mano con la maniglia della sua valigia –Ti chiamo appena arrivo.-
-Ciao, Matty.- dissi io con voce stridula seguendolo con lo sguardo e salutandolo con la mano finché non lo vidi sparire sulla scala mobile.
Avrei voluto dirgli “Ti amo” ma lì per lì la trovai una cosa totalmente inutile, non avrebbe cambiato qualcosa.
Non mi resi subito conto di cosa era successo, ne presi coscienza dopo circa una ventina di minuti, quando mi ritrovai ad un Mc donald’s con gli altri, davanti ad una porzione enorme di gelato. Eravamo tutti lì, TRANNE LUI.
Ebbi un terribile e improvviso attacco di panico, e me ne resi conto solo quando mi ritrovai fuori, sotto la pioggia, e con un sacchetto di carta sulla bocca per cercare di far tornare il mio respiro normale. Mi calmai solo con l’idea che nel giro di qualche ora avrei ricevuto la chiamata di Matt che era arrivato a destinazione, e tutto sarebbe andato meglio. Aspettai, aspettai, aspettai… tutti quanti aspettarono insieme a me per farmi forza.
Dovetti ringraziare proprio tutti loro che mi impedirono di impazzire.
 
Perché quella chiamata non arrivò quel giorno.
Non arrivò nemmeno il giorno dopo.
Nemmeno quello dopo ancora.
 
Quella chiamata non arrivò mai…
 
Fu come se fosse sparito dalla faccia della terra, non solo per me ma per chiunque. Il suo telefono non tornò mai più raggiungibile, e se non fosse stato per Ryuzaki, che riuscì in qualche modo a sapere che il suo volo era arrivato tranquillamente a destinazione, avremmo potuto pensare che l’aereo fosse precipitato o qualcosa di simile. Nessuno si era mai preoccupato di chiedergli il suo indirizzo email, un numero di riserva, l’indirizzo della sua nuova casa o altro per rintracciarlo, credevamo tutti che un insignificante numero di telefono sarebbe bastato.
Fu come se Matt Hikinori non fosse mai passato per il nostro tranquillo paesino.
 
Per un momento, lo ammetto, pensai di non poter sopportare tutto questo, e dovevo ringraziare quel branco di esseri strani dei miei amici se riuscii a superare in parte il momento.
Per circa tre settimane non uscii dalla mia stanza se non per andare in bagno, mi sembrava di essere pari a un vegetale. L’unica cosa che mi passava per la testa era quell’ultima immagine che avevo di Matt, mentre mi salutava e spariva sulle scale mobili dell’aeroporto. Non avevo nemmeno una sua fotografia, non un oggetto che appartenesse o che potessi collegare a lui, tranne Ginger che mia madre aveva provveduto a coprire con un telone e metterla nell’angolo del garage. Non ne era rimasto niente di lui, e oltre alla sua esistenza si era portato via anche un pezzo di me.
Inizialmente la rabbia mi aveva posseduto insieme alla disperazione, e questo aveva scatenato gli attacchi di panico, violentissimi e devastanti che mi segregarono in casa; interagivo con il mondo esterno solo quando qualche anima si azzardava a venire a trovarmi.
Successivamente mi convinsi che sicuramente Matt non l’aveva fatto apposta. Doveva essere successo qualcosa, pensavo continuamente. Dopo quello che avevamo passato, dopo tutto quello che mi aveva promesso, era impossibile che avesse fatto carte false convincendo tutti noi. No… doveva esserci il suo perché, ma ormai non potevo farci niente. Potevo solo stare male e pregare che si presentasse davanti alla mia porta sorridente come sempre, che mi dicesse semplicemente “Eccomi, sono tornato!”
Non successe mai.
Il primo giorno in cui misi il naso fuori di casa per la prima volta fu per andare alla consegna dei diplomi di Light, Ryuzaki e Ryuk, e mi sembrava di essere un morto vivente. Mi ero guardato allo specchio e mi ero trovato più pallido e più magro del solito, rischiavo di riflettere la luce quasi quanto Near, e i miei capelli perfetti sembravano una parrucca di paglia arruffata, perfino la cicatrice era più visibile del solito. A metà cerimonia dei diplomi dovetti uscire a prendere una boccata d’aria, cercando di evitare un nuovo attacco di panico in mezzo a tutta quella gente.
Fu allora che conobbi inaspettatamente Miss Jinks. Era una insegnante di lingue, che non avevo mai avuto, ma mi disse che aveva sentito tanto parlare di me, a quanto pare era stata la megera. Mi sorpresi dal fatto che quella zitella di mezz’età, dopo tre anni dove sembrava mi sopportasse a mala pena, avesse capito prima degli altri di cosa avessi veramente bisogno. In effetti nemmeno io avevo mai pensato ad una soluzione come quella, ma decisi che se volevo tornare a stare bene doveva esserci un grosso cambiamento. Mi dispiacque soltanto di non averla più incrociata per poter ringraziarla.
 
Circa due mesi dopo ci eravamo ritrovati tutti di nuovo all’aeroporto per un’altra partenza strappalacrime.
La mia.
Con Miss Jinks ero riuscito ad organizzarmi per poter terminare il mio percorso scolastico all’estero con la scusa di un soggiorno linguistico. Per andare avanti avevo bisogno di un cambiamento radicale, e andarmene lasciandomi alle spalle tutte quelle cose che mi ricordavano Matt era la soluzione migliore. Dentro di me non lo odiavo, ed ero sempre convinto che non avesse mentito a nessuno, ma avevo deciso comunque di chiudere la questione, in fin dei conti era stato lui stesso a dirmi di fare qualunque cosa mi sentissi di fare senza pensare alle conseguenze che avrebbero avuto su di lui. Saremmo stati meglio entrambi, io non avrei mai saputo dove sarebbe finito lui, e nemmeno lui avrebbe più saputo dove fossi io, era semplice.
 
-Dai, Near! Non mi serve tutta quella roba, me la ritirerebbero prima dell’imbarco pensando che ci abbia messo dentro la cocaina!- dissi rimettendo tra le mani di Near il pacco da sette tavolette di cioccolata… poi ci ripensai e ne sfilai tre sbuffando –Grazie, fratellino.- dissi sorridendogli.
-E dai, se dici queste cose mi commuovo!- rispose lui nascondendo un singhiozzo anche se la sua espressione restava sempre impassibile (chi l’avrebbe mai capito!).
Faceva strano, ora che me ne stavo andando mi rendevo conto di quanto mi fossi affezionato a quelle persone. Non ci avevo mai pensato avendole al mio fianco tutti i giorni; era come qualcosa di abituale come allacciarsi le scarpe o lavarsi i denti, ma ora sapevo che mi sarebbero mancati tutti, soprattutto Near che era diventato come un fratello minore per me in tutti quegli anni, avevo fatto non poca fatica ad ammetterlo.
-Tanto per essere precisi, io mi sono annotato numero di telefono normale, numero di telefono del tuo cellulare estero, e-mail, e-mail di riserva e contatto Skype. Appena sarai arrivato e avrai trovato un alloggio mandaci immediatamente il tuo indirizzo altrimenti ti veniamo a cercare per spezzarti le braccine. Ho dimenticato altro?- chiese Light mentre controllava la lista sul suo cellulare.
-Aggiungici pure il mio numero, caro. Stai pur certo che alla mamma non può sfuggire.- disse mia madre mettendomi le mani sulle spalle e guardandomi con una espressione alla “prova a sparire da me e ti crocifiggo”, dopodiché mi abbracciò a lungo e mi riempì le guance di baci.
-Baaaah, mammaaa!- urlai cercando di farla smettere.
-Stai zitto, figlio! Anche se per lavoro mi vedrò costretta a venire a trovarti tra meno di due settimane mi mancherai un sacco, pulcino.- disse con gli occhi lucidi.
-Pulcino!- sentii gracchiare alle mie spalle Ryuk facendo partire una risata collettiva da parte di tutti.
-Ecco, mamma. Hai fatto il tuo dovere di mettermi in imbarazzo. Hai superato la missione.- dissi ironicamente.
-Va bene, va bene. Ti lascio andare, ma mi raccomando, se non mi chiami appena scendi dall’aereo tra due settimane arriverò e sguinzaglierò i cani da riporto per tutto il continente, sono stata chiara?-
Annuii sorridendo.
Era pur sempre la mia mamma, tralasciando le scene imbarazzanti.
La salutai di nuovo, poi se ne andò di corsa, doveva andare ad una conferenza importante. Per una volta il suo lavoro non ci avrebbe allontanati, ma ci avrebbe tenuti in contatto, e ne ero davvero felice, era una delle sicurezze che mi ero portato dentro per decidere se partire o meno.
Mi ritrovai lì, esattamente come eravamo rimasti l’ultima volta che ci eravamo trovati in quell’aeroporto.
-Dovremmo prendere un abbonamento per quelle poltroncine d’attesa se dobbiamo continuare così.- commentò Zack con il suo vocione, ma venne zittito da una gomitata di Danielle.
Non potei fare a meno di ridere.
-Ora dovrò trovarmi qualcuno da picchiare o guardare male. Terrò un taccuino per annotarmi tutte le battute che mi verranno in mente per voi, non mancherò di dovere al mio compito.- dissi alzando un sopracciglio come mio solito.
-E ti ricorderai di mandarmi qualche cintura di borchie? Vedrai, ne troverai ovunque! E tutte urleranno “portaci da Ryuuuuuk…yuuuuk…uuuuk”!- quando si accorse che tutti lo stavano guardando male si ingobbì tenendosi la testa con un braccio arrossendo.
-Questa me la devo già segnare.- commentai scuotendo la testa.
Gettai l’ennesimo sguardo al tabellone delle partenze. Il mio volo era pronto, dovevo andare ad imbarcarmi, e iniziai a sentire il mio stomaco contorcersi.
-È ora?- chiese Ryuzaki notando il mio sguardo.
Io annuii, sentivo un groppo di lacrime farsi strada verso i miei occhi.
Light mi strinse la mano, ma dopo un attimo di esitazione mi abbracciò dandomi qualche veloce pacca sulla schiena. Anche lui mi sarebbe mancato a modo suo.
-Fatti valere, Kheel.- disse sorridendomi.
Fu il turno di Ryuzaki che mi “abbracciò” anche lui, restando con le braccia rigide alzate a mezz’aria.
-Stai alla larga dai bagni pubblici, te lo consiglio.- disse serissimo come se mi stesse parlando di una faccenda mortale.
Cercai di non ridere e annuii.
-Uffa, non è giusto però! Fare casino mangiando i torsoli delle mele a testa in giù non sarà più lo stesso senza di te che mi insulti!- piagnucolò Ryuk avvolgendomi con le sue braccia ossute e stringendomi convulsamente.
-Avrai sempre Yagami, fidati.- risposi io, anche se mi sentivo onorato.
Sentii tirare su col naso dietro di me, e mi voltai per vedere Danielle che stava martoriando il povero braccio di Zack.
-Oh, che cazzo! Mi ero ripromessa di non farlo di nuovo!- si asciugò due lacrime –Vieni qui, piccolo!- mi gettò le braccia al collo scompigliandomi i capelli.
In ultimo rimase Near, e anche se tra noi vigeva la regola di non abbracciarci per più di una volta all’anno facemmo una eccezione. Affondai nei suoi mille strati vaporosi di camicia bianca, e fu allora che le lacrime iniziarono a scendermi lungo le guance.
-Siete i migliori grattaculo del mondo, grazie ragazzi.- dissi con voce stridula sforzandomi di sorridere, e scatenando l’ultima risata collettiva.
Mi avviai verso quelle scale mobili che tanto avevo odiato nei miei sogni, ma stavolta avrei visto quello che si nascondeva dall’altra parte, non sarei rimasto a guardarle inerme. Mentre scendevo lentamente e salutavo con la mano per l’ultima volta i migliori amici che potessi avere a questo mondo, mi chiesi se anche Matt avesse provato quello che stavo sentendo io: la voglia di ricominciare e di scoprire cose nuove, ma allo stesso tempo la tristezza infinita di doversi staccare dal consueto.
Più mi allontanavo dal mio mondo più mi sentivo solo, sperduto, tanto che dovetti farmi aiutare da più persone per trovare il mio gate da tanto ero terrorizzato. Quando mi sedetti al mio posto sul grande aereo di linea stavo tremando come se ci fossero meno cinquanta gradi, e per un momento mi venne la folle idea di alzarmi e correre fuori. Ma che figura ci avrei fatto? Quella del perdente e del bugiardo, avevo promesso a troppi che ce l’avrei fatta e non intendevo mancare di parola anche se mi sentivo più che un pesce fuor d’acqua.
Guardai dal finestrino casa mia che si allontanava sempre di più, baciata dagli ultimi raggi di sole. I mille reticoli di luci si sostituirono infine con la grande distesa nera del mare, e in qualche modo mi calmai. C’erano tante cose a me sconosciute che avrebbero potuto rendere la mia vita migliore, tante quante ne nascondeva il mare, e ce l’avrei fatta, avrei trovato quelle giuste.
Pioveva quando finalmente atterrai.
La prima cosa che feci fu chiamare mia madre appena mi fu concesso riaccendere il cellulare, subito dopo mandai un messaggio a tutti due volte per essere sicuro che li leggessero.
Improvvisamente mi sentivo piccolo in mezzo a quegli edifici pieni di vetri e le strade trafficate all’inverosimile nonostante ormai si fosse fatta notte fonda. In mezzo a tutta quella gente io ne cercavo solo una, anche se sapevo che sicuramente non poteva essere lì. A volte mi sembrava di intravedere qualche faccia conosciuta, ma ben presto si trasformavano tutte in sconosciuti, lasciandomi spiazzato.
Ero davvero solo, e se da un lato la cosa mi spaventava a morte da un altro ero felice. Fui estremamente orgoglioso di me quando riuscii ad usare la metropolitana e capii al primo colpo dove dovevo scendere per arrivare al mio hotel, ma soprattutto quando uscii da quelle porte mi si presentò davanti uno spettacolo che mi rapì immediatamente il cuore lasciandomi senza fiato.
Un tripudio di luci, cose, persone e profumi che mi accoglievano in questo nuovo mondo, e me ne sentii immediatamente parte nonostante la massiccia dose si smarrimento e paura che ancora dimoravano nel mio petto. Qualcosa, però, in quell’immagine mi rassicurò e mi strappò un sorriso.
Mentre me ne stavo lì, impalato sotto all’ombrello che avevo appena comprato tempestivamente da un marocchino biascicando qualche parola in inglese, fissavo la cabina telefonica rossa sul marciapiede, che stava li come a dirmi che avrei sempre avuto un collegamento a casa nonostante la lontananza, ovunque mi trovassi.
Davanti a me si stagliava in tutta la sua magnificenza il Big Ben.
No, la mia storia non era ancora finita.
Era solo l’inizio, e l’avrei affrontata con tutta la forza che avevo.
E con l’aiuto di qualche tavoletta di cioccolato.
Una marea di tavolette di cioccolato… forse.
 
 
 
 
 
 
 
THE END
 
 
 
MWAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH VI HO FREGATI TUTTIIIIIII! *______*
E mentre stavate già preparandovi a disperarvi gettandovi sui vostri letti con mille fazzolettini... TAN TAN TAAAAAN!
Ecco svelata finalmente la big big news di cui vi parlavo precedentemente u__u e se qualche ciompo non l'avesse ancora capito, CI SARÀ UN SEQUEEEEL *____* YUHUUUUU! Pensavate di esservi finalmente liberati di me eh? eh? eh? é__è Invece nonononono! Non avrei mai potuto dire bye bye a tutti con un finale così di merda XD
In ogni caso, mi vengon le lacrimuce lo stesso, perché anni e anni addietro, quando mi accingevo a pubblicare il primo capitolo di questa ff, mai mi sarei immaginata di ricevere così tanti complimenti, incoraggiamenti e tante altre bellissime parole! Avete contributo ad alzare la mia autostima ^___^ per questo vi voglio così bene da aver realzzato un seguito, e non preoccupatevi! È già tutto perfetto nella mia testa, non ci saranno blocchi dello scrittore (o sarà poco probabile) e la stesura é già ad uno stadio avanzato, quindi per un bel po' avrete da leggere u__u Per quanto riguarda la data della pubblicazione della nuova ff non dovrete attendere tanto, giusto far passare qualche settimana di modo che la leggano un po' tutti e partirò alla carica di nuovo ** spero mi seguirete sempre tutti, ne sarei davvero felice ^^

Ehm ehm... passiamo ai miei commenti finali su qesta storia, perché credo siano obbligatori u.u
Inizialmente l'avevo pensata come una trama molto più sobria, in quanto avrei voluto cimentarmi in un modo diverso di scrittura, abbandonando l'ironia che caratterizza solitamente le mie ff... ma mentre scrivevo mi assalivano le mille battute che avrei potuto aggiungerci, le scene imbarazzanti, le situazioni anomale (vedi il capitolo della festa in maschera con l'epica vestizione, la preoccupante scena delle ordinazioni al bar e l'apocalittico ritorno a casa XD credo di non essermi mai divertita così tanto a scrivere come in quel capitolo!) e dopo vari tentativi dove mi fermavo alla terza pagina e ricancellavo tutto... mi sono arresa iniziando il parto abominevole che ha portato a questo risultato ^__^'' alla fine ho capito che questo é il mio stile di scrittura e non devo soffocarlo siccome noto che ha riscosso molto successo ^^ mi impegnerò sempre per idearmi nuove idiozie, statene certi ^^

Nella prima bozza (Ohohoh arrivano gli spoiler OwO) non avevo ideato un finale strappalacrime, ma lentamente mi ero messa ad immaginare una sorta di "alternative end" ma che non avrei mai potuto inserire, perciò una sera mi é venuta la malsana idea: stravolgere il finale e prendere quell'alternativa come base per inziare il fantomatico seguito ^^ sì, sono problematica ma capitemi, amo troppo questi personaggi *_*

Altro spoiler che nessuno sapeva e che probabilmente non avrebbe mai potuto indovinare nessuno, é rivolto ad uno dei personaggi di mia invenzione presenti in questa ff ^^ e parlo di Danielle *__* ebbene, questo personaggio, di base, appartiene ad un'altra mia ff che non ho mai pubblicato, e sinceramente non so se la renderò mai pubblica un giorno, in quanto si tratta di un originale con una trama abbastanza contorta, e ci voglio lavorare veramente bene prima di pubblicare qualcosa. In quella storia risulta essere la protagonista, e oltre a preservare un carattere totalmente diverso da quello che avete visto, le due ff non sono collegate in nessun modo. Semplicemente ho "preso in prestito" il modulo del personaggio in quanto (scusate il megalomanismo XD) é un personaggio troppo figo che quasi non mi capacito di averlo creato *_* anche se qui non ha tantissimo spazio XD

In ultimo, ci tengo a precisare su un fatto con la quale ci ho litigato non poco XD LA LOCATION 
In quanto mi piace inventare anche i luoghi senza prendere particolari spunti, quindi essere libera di ideare tutto come più mi piace senza dover badare a punti fissi, prevalentemente non é mai indicato dove sia ambientata questa fanfiction, ma da come penso tutti abbiate potuto constatare, il sequel sarà ambientato a Londra *_* Perché diciamo che oltre ad essere la città del mio cuore mi sembrava perfetta come location per gli avvenimenti che ho previsto. Quindi mi sembra giusto dare un'ambientazione precisa anche ai fatti accaduto in Chocolate and Smoke on the School ^^ irrimediabilmente la mia decisione é caduta sul Giappone, che mi sembra l'ipotesi più probabile, in linea con la storia originale di Death Note, e siccome gran parte dei nomi sono giapponesi. Ho pensato ad una regione molto tranquilla, in netto contrasto con la caoticità futura^^
Ok... credo che con questo sia tutto, se avete qualsiasi altra domanda scrivetemi pure una recensione, sarò più che contenta di risponvervi *_*

Bene... che dire... ODDIO SONO TROPPO SENTIMENTALEEEE *abbraccia tutti i personaggi*
Mello: Tanto ci  stai già sfruttando nel sequel, a cosa servono tutte queste moine? >___>
Raven: Ma... ma poi... ma poi...
Ryuk: Autrice, NIENTE SPOILER! *le ficca in bocca una mela*
Raven: T_____T

Ringrazio tutti, ma proprio TUTTI, un'ultima volta per avermi seguita, in primis gli ultimi recensori: Bella_DN, Mihael_River, loryiloveyou e Giuggiola_chan ^___^  a seguire agli altri teneri esserini per aver recensito, per aver messo questa ff nei preferiti, tra le seguite o tra le ricordate, e anche soltanto a tutta quella gente che si é limitata a leggere nel silenzio! GRAZIE GRAZIE MILLE A TUTTI QUANTIIIIIIIIIII!!! >______________<

Ora mi accingerò a spuntare quel quadratino nel layout di pubblicazione con scritto a lato "Completa", e per un attimo mi dispererò, ne sono sicura ç___ç  ma vi do appuntamento per le nuove fantomatiche avventure very british dei nostri personaggi preferiti u__u Rivelo ufficialmente che il titolo del sequel si intitolerà "The city of the sweet flavors"! Quindi tenete gli occhi aperti ^^ 
Nel frattempo, se volete ingannare l'attesa e se vi interessa il genere, ho appena iniziato a pubblicare una nuova ff su Iron Man, intitolata "The mechanic and his problems", buttateci un occhio se vi va ^__^
Ho detto veramente tutto, scusate per il luuungo monologo ma dovevo farlo, only for youuuu >___< 
Appuntamento al primissimo capitolo di "The city of the sweet flavors" ^____^ vi aspetto in tantissimiiii! CIEEEEEEEEUUUUUUUUUUU <3 <3 <3 <3 <3 <3 
 
 

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