I see fire.

di Pichan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I see fire burning the trees and I see fire all of we souls and I see fire blood in the breeze. ***
Capitolo 2: *** Desolation comes upon the sky. ***
Capitolo 3: *** ...and I hope that you remember me... ***
Capitolo 4: *** And if the night is burning I will cover my eyes! ***
Capitolo 5: *** If this is too ending far then we should burn together... ***
Capitolo 6: *** When someone else's happiness is your happiness that is love. ***



Capitolo 1
*** I see fire burning the trees and I see fire all of we souls and I see fire blood in the breeze. ***


I see fire.
"I see fire burning the trees and I see fire all of we souls and I see fire blood in the breeze."
Erano dieci giorni che non lo vedeva. Aveva chiesto a Sakura delle sue condizioni e l'Haruno le aveva risposto che stava bene nonostante le ustioni di primo grado su parte del corpo. Si era accontentata di sapere solamente che il suo compagno di squadra fosse in buone condizioni, ma soprattutto in buone mani.
Sospirò, avvertendo perfettamente la ferita che aveva sul ginocchio che le faceva ancora male. Aveva subito un'operazione dieci giorni prima e nonostante le fantastiche cure e i rimedi naturali di Sakura riusciva solamente a fare qualche passo, sentendo poi la gamba lacerata dal dolore. Non aveva voluto mettere il gesso, ma solo una fasciatura semplice e poco invasiva.
La stanza bianca profumava di disinfettante, quello che ogni giorno utilizzava sulla ferita, le lenzuola candide sapevano di fresco e sul suo comodino c'era un vaso con dei bellissimi fiori, portati da Kiba. 
Sospirò di nuovo e il suo pensiero volò su un volto paffuto e dei capelli che somigliavano di più a una criniera. Gli occhi cominciarono a farsi rossi, quando bussarono alla porta.
"Avanti"- rispose, cercando di asciugarsi le lacrime che già le avevano solcato il volto.
Il suo viso si illuminò vedendo Shikamaru entrare ancora in ciabatte e con il pigiama azzurro dell'ospedale. Aveva i capelli legati, ma più scompigliati del solito, la faccia stanca e due occhiaie molto evidenti.
"Ciao Ino!"- la salutò accennando un sorriso che gli morì subito sul volto vedendo la ragazza che con il volto segnato dal dolore e da chissà quante notti insonni. Aveva i capelli sciolti e gli occhi rossi.
"Shikamaru!"- esclamò al limite dell'emozione. Scattò subito e nel modo più veloce che poteva si alzò e lo raggiunse per poi abbracciarlo forte a sé. I raggi del sole entravano timidi nella camera mentre anche le mani di Shikamaru iniziarono a stringerla. Potevano sentire perfettamente l'uno la disperazione dell'altro.
"Dimmi che stai bene, ti prego!"- lo imploro la bionda, stringendolo forte.
"Si, io sto meglio. Sakura mi ha dato delle pomate alle erbe. Tu piuttosto siediti. Sei stata operata da poco e devi riposare."- prese il suo braccio e se lo mise attorno al collo, mentre con le mani la teneva per la vita, accompagnandola verso il suo letto. 
"Com'è andato l'intervento? "- le chiese poi.
"Bene. Porto ancora i punti e dovrò stare a riposo per altro tempo, ma ora sto meglio."- rispose mentre alzava un po' il camice e spostando le bende per scoprire la ferita ancora fresca sul ginocchio.
"Quando ti toglieranno i punti?"- le chiese lui.
"Penso fra venticinque giorni. Mi ci vorrà ancora molto qui."- abbassò il capo pensando al negozio.
Rimasero in silenzio, perché non c'erano parole da dire se non quelle poche che già avevano pronunciato. Il dolore era troppo forte per entrambi, li lacerava lentamente dall'interno e l'unico appiglio che avevano era stare vicini.
Anche solamente stando in silenzio, gli bastava per sentirsi entrambi capiti, sollevati. Soltanto così potevano sentire l'affetto che provavano, scaldare i loro cuori ghiacciati, solo così avevano comprensione.
"Cosa faremo?"- chiese Ino, sapendo che il compagno avrebbe capito.
"Niente. Non faremo niente..."- sospirò per poi scattare nervoso verso la finestra.
"Non possiamo far altro che accettarlo."- aggiunse, mentre la ragazza abbassava lo sguardo sulla ferita ancora scoperta.
Non sarebbe successo niente se quella notte avessero fatto più attenzione. Non sarebbe successo niente sia a loro che a Choji.

Era scoppiato un incendio nella riserva dei Nara quella notte e subito, il team 10, o meglio i ragazzi che lo formavano prima di diventare tutti maestri, erano entrati in gioco con l'aiuto di Yamato che conosceva l'arte dell'acqua.
Arrivati sul posto si erano accorti che la situazione era più grave di quanto credessero, quindi si divisero subito i ruoli e iniziarono a far evaquare gli animali più grandi e a salvare i cuccioli. Tutti e quattro avevano aree diverse da setacciare, cercando inoltre di placare il fuoco che andava via via sempre più ad espandersi. 
Proprio mentre correva contro un piccolo cerbiatto, Ino cadde su una roccia abbastanza appuntita, squarciandosi il ginocchio. Con la tecnica del capovolgimento spirituale, fermò l'animaletto che stava finendo dritto fra le fiamme, preda del panico, poi strappandosi un pezzo di stoffa dalla gonna, si fasciò la ferita, rialzandosi a fatica. Il ginocchio le faceva male, il sangue fuoriusciva addirittura dalla fasciatura.
Si trascinò verso gli altri, avendo già evacuato tutta la sua area e proprio allora ritrovò per primo uno Shikamaru un po' sudato. Probabilmente la porzione di terreno che aveva scelto era la più ampia e la più difficile. In fin dei conti era lui il padrone lì e solamente lui conosceva quel posto come le sue tasche.
Il maestro Yamato aveva detto che mano a mano che i componenti finivano l'evaquazione degli animali, si sarebbe preoccuato lui stesso di spegnare l'incendio, quindi al momento non era con loro. Choji, ugualmente, non era lì quindi decisero subito di andare a cercarlo.
Cercarono fino a che non lo trovarono sotto un albero, mentre si avvicinava con cautela ad un lupo incastrato in una trappola da caccia. L'animale oltre ad essere nervoso e ferito, era anche impaurito dal fuoco e più l'Akimichi si avvicinava più il lupo si agitava.
"Ino, fai il capovolgimento spirituale e tieni buono quel lupo, io lo vado ad aiutare."- le disse Shikamaru correndo verso l'amico e subito la ragazza eseguì, rendendo docile il lupo.
Dagli occhi dell'animale di cui aveva preso possesso, Ino vide tutta la scena. Shikamaru che correva, Choji che si avvicinava e il fuoco che divorava gli alberi. Poi si senti il rumore molto forte e mentre sulla faccia di Shikamaru comparì una smorfia di disperazione, su quella di Choji non vide niente.
Non riuscì a capire cosa stesse succedendo, fin quando il busto di un albero in fiamme non crollò sul compagno che si avvicinava lentamente a lei, travolgendolo e schiacciandolo a terra.
Rilasciò subito la tecnica e ritornando nel proprio corpo cercò di avvicinarsi il più velocemente a Shikamaru che fra le fiamme lottava per l'amico e a Choji, che avrebbe avuto di sicuro bisogno di cure.
Una volta arrivata accanto a lui, vide il suo volto debole e un rivolo di sangue che gli colava dalla bocca. Il corpo era interamente schiacciato, ma Choji continuava a sorridere lievemente.
"Resisti Cho!"- gli disse prendendogli il testone fra le mani, accarezzandogli le guance e aspettando che Shikamaru riuscisse a tirare fuori l'amico in qualsiasi modo.
"No-n non ce la faccio r-ragazzi. Vi-vi voglio bene."- esalò l'ultimo respiro e chiuse gli occhi con una smorfia di puro dolore, mentre le urla di disperazione di Ino richiamarono Yamato.
Shikamaru era ancora lì che lottava con tutte le sue forze per togliere quel tronco di dosso al compagno, ma le sue ombre non sarebbero servite a niente, quindi cercò di arrangiarsi provando a mani nude e provocandosi diverse ustioni. Non gli importava del dolore che provava, Choji era la sua priorità in quel momento.
Solo all'arrivo di Yamato tutto si sistemò.
Domò il fuoco e con la sua arte del legno liberò Choji. Ino, dopo aver liberato il lupo, si avvicinò al corpo del compagno di squadra. Gli mise le mani sul petto cercando di guarirlo come meglio poteva, ma fu tutto inutile perchè sentì effettivamente che l'amico era morto. Il suo cuore non batteva più.
Il suo pianto di disperazione riprese, mentre si appoggiava con la testa sul petto dell'amico, sperando di essersi sbagliata e di poterlo riabbracciare dopo qualche giorno d'ospedale.
"Andiamo Ino."- Shikamaru la prese per il braccio, spostandola dal corpo e facendola alzare, per poi caricarsi sulle spalle il compagno defunto e incamminandosi verso Konoha.
I singhiozzi di Ino interrompevano il silenzio che si era creato fra di loro durante il cammino, mentre  Yamato aiutava la ragazza a camminare. Shikamaru silenzioso e assorto nei suoi pensieri come non mai, non riusciva a cedere a ciò che era successo. Choji non poteva essere morto. 


I ricordi di quella sera erano sfumati. Ino ricordava solo l'orrore del fuoco e poi quel sorriso dolce di Choji, le sue lacrime, le sue urla, il suo dolore. Non era possibile che il suo amico se ne fosse andato. Guardò Shikamaru alla finestra e le lacrime le scesero copiose sulle guance.
"Siamo rimasti soli, Shikamaru."- gli disse ricordando la morte di Asuma e quella di Choji. Il ragazzo sospirò, voltandosi verso la ragazza.
"Ce la faremo per loro."- le disse, mentre osservava gli occhi della ragazza riempirsi di dolore.
"Sai quando ci sarà la cerimonia?"- gli chiese Ino.
"Penso che Choza voglia aspettare la nostra uscita dall'ospedale."- rispose Shikamaru che le si avvicinò e le accarezzò il volto.
"Riposati. Non sforzare il ginocchio. Verrò io a trovarti."- le baciò la fronte e uscì dalla stanza lasciandola con il cuore in gola e la disperazione che provava quando veniva lasciata da sola preda di tutte quelle domande e quei tristi pensieri.

Angolo di Pichan!
Drammatica e triste ecco i due principali aggettivi di questa fanfiction, spuntata fra le mie idee ascoltando "I see fire" di Ed Sheeran. Vi consiglio vivamente di ascoltarla e magari di leggere la traduzione perchè è davvero bella e azzeccata.
La morte di Choji porterà cambiamenti. Sarà la scintilla che accenderà la bomba. Shikamaru e Ino resteranno uniti di fronte a questa perdita?
Aspetto le vostre recensioni, un bacio a tutti! :)

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Capitolo 2
*** Desolation comes upon the sky. ***


I see fire.
"Desolation comes upon the sky."
I giorni a seguire passarono velocemente. Ino migliorava di giorno in giorno anche grazie ai fantastici medicinali che Sakura le procurava e Shikamaru, anche se era uscito da un pezzo dall' ospedale, andava a trovarla giornalmente.
Si alzò in piedi costatando che il ginocchio non le faceva più male come qualche giorno prima e con calma riuscì ad arrivare alla finestra senza faticare troppo. Non si lamentava del fatto che ci mettesse molto per camminare, alla fine erano passati solamente venti giorni dall'operazione, anzi era soddisfatta del proprio miglioramento.
Aprì la finestra per poi uscire sul piccolo balconcino. Osservò tutta Konoha dall'alto e per un istante ebbe timore di tornare alla vita quotidiana anche se nello stesso tempo non aspettava altro. Stare chiusa in quella stanza non le faceva bene psicologicamente. Restava ore ed ore sul letto a pensare al proprio compagno di squadra che se n'era andato e l'unico momento in cui aveva tregua era quando qualcuno le faceva visita.
Inspirò profondamente l'aria pulita del mattino quando sentì aprirsi la porta. Si voltò e lentamente tornò in camera per vedere chi era.
"Buongiorno!"- la salutò Shikamaru togliendo dei fiori quasi appassiti da uno dei tanti vasi, per metterci dei bellissimi e freschi tulipani rossi. Ino sorrise e gli andò incontro.
"Buongiorno, a cosa devo questo onore?"- gli chiese abbracciandolo forte.
"Ho incontrato Sakura ieri sera e mi ha detto che dopodomani potrai uscire."- sorrise mentre inspirava il buon odore dei capelli biondi della ragazza, stringendosi forte a lei e sentendo -purtroppo- quanto fosse dimagrita.
"Quindi questi erano per festeggiare la mia uscita?"- gli chiese Ino guardandolo negli occhi con riconoscenza.
"No. Ho qualcos'altro."- la lasciò lì da sola in piedi, al centro della stanza. Ino lo vide uscire e si chiese mentalmente cosa le avesse portato. Tornò ad appoggiarsi al letto sentendo il ginocchio cominciare a fare male e proprio quando fu seduta vide la porta riaprirsi e Shikamaru entrare con una busta piena di chissà cosa.
"Sei dimagrita tanto in questo periodo e non so se è  perchè sei tu che rifiuti di mangiare o perchè come la penso io, la cucina qui dentro fa schifo - Ino rise -, ma non va bene così quindi ti ho portato qualcosa di buono."- le appoggiò la busta sulle ginocchia e quando la ragazza tirò il tutto fuori non poté non rimanere a bocca aperta.
Tre ciotole di ramen, acqua fresca, bibite ricche di sali minerali, cioccolatini, caramelle e chi ne ha più ne metta.
"Inoltre Sakura mi ha detto anche che ti sono tornate le tue cose, quindi ti ho preso qualcosa. Spero di aver indovinato!"- esclamò diventando rosso e ripensando all'istericità di Sakura quando l'aveva costretto ad andare a comprare quella roba per Ino perchè lei "non aveva tempo". La bionda sbarrò gli occhi tornando a controllare nella busta e trovando quello a cui Shikamaru aveva accennato. Trattenne una risata per rispetto del Nara che sicuramente si trovava in difficoltà e che, ne era certa, ce l'aveva messa tutta.
"Grazie, Shikamaru!"- disse per poi spostare la busta sul letto, alzandosi e abbracciandolo forte a sé. Shikamaru era tutto ciò che le era rimasto. Prima sua madre, poi suo padre e dopo ancora Choji. Se ne erano andati tutti prematuramnte, lasciando un vuoto incolmabile nel suo cuore. Ma Shikamaru era ancora lì e per lui avrebbe dato la vita pur di non lasciarlo.
"Mangi con me?"- lo guardò negli occhi sperando che il Nara non volesse costringerla a mangiare tutto insieme in quel momento.
"Ho già fatto, ma resto qui con te. Ti tengo compagnia."- prese la sedia accanto al letto di Ino e si sistemò, osservandola mangiare. Sapeva perfettamente che seppure la cucina in quell'ospedale non era delle migliori, Ino non mangiava per quello.
Era sempre stata una ragazza normale, con le forme giuste e con il peso giusto. Sin da piccola era stata abituata a mangiare tutto, proprio per questo era certo che fosse lo stress ad averla ridotta in quello stato. Il trauma per la perdita del compagno di squadra, il ginocchio rotto, l'operazione, il tempo che trascorreva da sola in quella stanza vuota erano tutti fattori che di sicura la disturbavano non poco.
"Com'è?"- le chiese mentre lei si portava un boccone di ramen in bocca.
"Delizioso!"- rispose a bocca piena facendo sorridere Shikamaru.
Continuò a mangiare fino a finire la prima porzione arrivando a metà della seconda. La presenza di Shikamaru la distoglieva dai suoi soliti pensieri fortunatamente.
"Come ti senti?"- le chiese, vedendola rimettere tutto in ordine.
"Benissimo, era tutto delizioso!"- gli rispose sorridente.
"So che non è il momento di parlare di questo ma... la cerimonia di addio a Choji si terrà proprio dopodomani. Tu ce la fai a camminare?"
"Si, ma avrò bisogno di una mano e forse di una sedia a rotelle. Ancora non riesco a stare in piedi a lungo."
"Va bene. Devo passare a prenderti qualcosa a casa?"- le chiese immaginando che la ragazza non si volesse presentare con il camice dell'ospedale.
"In camera mia c'è il vestito nero, uno a maniche lunghe, pesante. Puoi prendermelo?"
"Si, ci passerò fra poco. Riguardo alla sedia a rotelle, se Sakura ha il turno qui ti accompagno io."
"Non so precisamente che turno abbia, ma ti farò sapere."- gli rispose e proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta.
Entrambi risposero in coro con un "avanti" e subito la porta si aprì rivelando le figure di Choza e della signora Akimichi.
Si salutarono calorosamente e subito chiesero a Ino delle sue condizioni.
"Ci dispiace non essere passati prima, ma siamo stati molto impegnati."- disse Choza senza aggiungere altro. Shikamaru e Ino già sapevano tutto.
Il Nara stava parlando con loro dei suoi giorni in ospedale, mentre Ino osservava la signora Akimichi, visibilmente stanca e dimagrita. La perdita di Choji non aveva portato altro che dolore.
"Signor Choza, signora Akimichi, io vorrei dirvi una cosa. - interruppe Shikamaru che rimase ad osservarla serio, prevedendo il discorso che Ino avrebbe fatto - Siate fieri di vostro figlio. In questi anni passati a combattere al nostro fianco ha dimostrato di avere una forte sensibilità e un grande coraggio. Choji era un vero uomo. E' morto per salvare una creatura in difficoltà e non c'è uomo più grande di colui che si abbassa per aiutare chi è ha bisogno di aiuto. E' morto da eroe."- i singhiozzi della signora Akimichi e gli occhi lucidi di Choza le fecero chiedere mentalmente se fosse stato opportuno dire loro quelle parole.
"Grazie Ino. Grazie di cuore."- la abbracciò la donna e Ino sentì la stessa sua disperazione.
Rimasero ancora per un po' fino e se ne andarono salutando i sue ragazzi con dei calorosi e timidi sorrisi. Il dolore era forte e tanto, ma sentivano il calore di tutta Konoha avvolgerli e questo li rendeva forti.
Proprio mentre stavano uscendo dall'ospedale a Choza balenarono nella sua mente delle parole ben precise che Choji disse qualche anno prima.

"... quei due litigano di continuo papà, ma dovresti vedere quanto, in realtà, si vogliono bene. Se siamo in missione Shikamaru non la perde un attimo di vista e Ino è sempre pronta a proteggerlo e a fiancheggiarlo. Durante la guerra hanno fatto un gioco di squadra pazzesco. E' vero che con loro ci sono anch'io, ma è diverso, loro si guardano con sentimento e sono sicuro che prima o poi capiranno che sono destinati a stare insieme."

Erano state quelle le parole di suo figlio. Gliele disse così, di punto in bianco, mentre ragionava sulle loro doti, ripetendo quanto fosse fantastico collaborare con loro, mangiando un boccone dopo l'altro di bento.
Sorrise immaginando ancora quel volto cicciottello che gli somigliava, sperando tanto che il sogno di Choji si realizzasse.
Shikamaru restò con Ino fino al pomeriggio. Non appena gli Akimichi se ne erano andati si era acceso una sigaretta, poi si era appisolato un po' sulla sedia accanto al letto di Ino, mentre lei leggeva un libro e di tanto in tanto mangiava cioccolata. Quando il Nara si svegliò decise che era ora di andare e disse che sarebbe passato a Villa Yamanaka per prendere il vestito di Ino.
L'aveva salutata e l'aveva stretta forte a sé. Prima di lasciarlo andare, Ino lo aveva baciato delicatamente su una guancia ispida, sorridendogli e ringraziandolo ancora.
Dalla morte di Choji, si sentiva meglio se era sicuro che Ino stesse bene.

Angolo di Pichan!
Un capitolo lampo direi! :) Voglio finire questa minilog di 3/4 capitoli per poi dedicarmi agli altri lavori. Non manca molto alla fine e avrei potuto scrivere direttamente una maxi OS, ma meglio non mettere troppa carne sul fuoco... 
Vi lascio alle recensioni, un bacio a tutti!

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Capitolo 3
*** ...and I hope that you remember me... ***


I see fire.
"...and I hope that you remember me..."
La gonna del vestito nera volteggiava al vento, danzando triste come una bandiera di resa.
La resa degli amici, dei compagni di squadra e di tutte le persone che volevano bene a Choji e che non avrebbero mai voluto vedere celebrare quella cerimonia d'addio.
Ino era in piedi e con le mani sul petto osservava la bara in legno che veniva calata nella buca. Il cuore le batteva forte, le lacrime scendevano copiose e prepotenti sul suo viso mentre i lunghi capelli biondi venivano cullati dal vento.
No, niente di tutto quello poteva essere reale, Choji era lì con lei, era presente, era al sua fianco con un pacchetto di patatine in mano che cercava di non aprire.
Shikamaru era al fianco della bionda, le teneva una mano sulla spalla e non staccava gli occhi da lei, pronto a sorreggerla nel caso avesse avuto bisogno di aiuto.
Non si era risparmiata e seppure doveva tenere il ginocchio a riposo, si era fatta accompagnare sulla sedia a rotelle da Shikamaru, per poi restare in piedi per tutta la cerimonia.
Voleva salutare il suo compagno come meglio credeva e poi quel dolore non era minimamente paragonabile a quello che Choji aveva lasciato nel suo cuore.
Si conoscevano da quando erano nati e quando seppero di essere nello stesso team, Ino capì che sia il Nara che l'Akimichi l'avrebbero accompagnata per la vita.
Purtroppo però la vita era stata crudele e si era presa un ragazzo dal cuore tenero, un buono, un umile, un generoso, un sensibile. Una persona stupenda che aveva tanto da dare agli altri.
Per Ino, Choji era un eroe. Aveva dato la sua vita nell'intento di salvarne un'altra e la cosa gli faceva un grande onore.
Ma cosa se ne faceva, Ino, dei ricordi e dell'onore se quello che desiderava era rivedere il suo compagno sorriderle con la bocca piena?
Shikamaru si avvicinò alla bara del compagno con un mazzo di fiori bianchi, ma fu subito fermato dalla Yamanaka che nonostante il dolore prese i fiori e s'inginocchiò, sorretta dal Nara, per adagiarli delicatamente sul legno chiaro.
Shikamaru la tirò su sentendola singhiozzare come una bambina e mentre tornavano verso la folla nera, alcuni uomini iniziarono la sepoltura.
L'abbraccio di Ino smosse le viscere del Nara che quasi si sentì male. Non aveva accettato l'accaduto e forse mai l'avrebbe fatto.
"Perché lui e non io? Perché, Shikamaru?"- gli chiese con un sussurro la bionda, mentre si stringeva al ragazzo.
"Perché se ti fosse successo qualcosa... - strinse i pugni sentendo la rabbia aumentare - Ino, io e Choji ti abbiamo sempre protetta. Se ti fosse successo qualcosa saremmo morti anche noi due e..."
"Io potevo salvarlo, Shikamaru! Io dovevo fare in fretta, fare il Capovolgimento Spirituale e farlo spostare da lì. Io... E' tutta colpa mia!"
"Ssh! - le portò una mano dietro la nuca, facendole appoggiare la fronte sulla sua spalla - Non è colpa di nessuno. Tu sei stata sempre al suo fianco anche durante la guerra. Choji è morto a causa della sua sensibilità, del suo essere gentile."
"Glie ne stai dando colpa per caso?"- lo attaccò subito la bionda, ferita nei sentimenti e pronta a proteggere il nome dell'amico defunto.
"No, ma se non fosse stato così avventato forse..."
"Forse tu non hai capito un bel niente di Choji!"- gli disse guardando per un'ultima volta la bara quasi totalmente sepolta e sedendosi sulla sedia a rotelle, spingendosi con le braccia fino a casa.
Choji non era stato avventato. Choji voleva liberare quel povero animale impaurito che si sarebbe ferito da solo se lasciato ancora in quella trappola. Choji era stato generoso, come ogni volta.

Villa Yamanaka era vuota e desolata come sempre. Shikamaru non era più andato a trovarla dal giorno del funerale, forse perché offeso o forse per i troppi impegni.
Era rimasta sola per sei lunghi ed interminabili giorni in quella polverosa casa che non riusciva a pulire. Era stata via per più di un mese e al suo ritorno l'aria non sapeva che di chiuso e di triste.
Triste, proprio come lei. 
Quei giorni non era potuta nemmeno uscire a causa della pioggia ed era rimasta a vagare per casa alternando sedia a rotelle e passeggiatine intorno al tavolo della cucina.
Non era facile superare tutto da sola. Le rimaneva difficile fare anche le cose più semplici; lavarsi, vestirsi, cucinare, riordinare la camera, fare il letto erano diventate vere e proprie imprese per lei che oltretutto non era nemmeno motivata.
Non aveva ragione per sorridere e nessuno con cui farlo.
Sakura era sempre impegnata al lavoro, così come tutti gli altri, Shikamaru probabilmente non l'avrebbe nemmeno più guardata in faccia e di certo lei non sarebbe andata a cercarlo.
Se ne stava vicino alla finestra a guardare la pioggia mentre pensava e ripensava.
Com'era possibile che Shikamaru pensasse che la bontà e la sensibilità di Choji avevano ucciso il loro compagno di squadra?
Come poteva essere così insensibile? 
Come si permetteva di parlare in quel modo del suo amico d'infanzia?
Sbuffò amareggiata dal comportamento del Nara, quando suonarono il campanello e lei si trascinò il più rapidamente possibile ad aprire.
"Posso entrare?"- le chiese Shikamaru lasciandola di stucco. Era bagnato fradicio e non riusciva a capire cosa fosse venuto a fare con quel tempo.
Gli fece un cenno affermativo e lo lasciò passare, decisa più che mai a fargli pagare tutto.
"Cos'hai lì con te?"- gli chiese notando la zaino pieno che il Nara teneva sulle spalle.
"Poi ti spiego, ma adesso fammi parlare. L'altro giorno ti ho detto che era solamente colpa sua se Choji era morto e tu hai frainteso le mie parole. Ino, mi fa male! Fa male anche a me sapere che non c'è più e non avrei la forza di incolparlo! Non potrei farlo nemmeno se fosse morto per suicidio, ma il punto è che...- si fermò indeciso se proseguire o meno - il punto è che quando hai detto che era colpa tua, io non l'ho accettato!"
"Che cosa intendi?"- gli chiese.
"Che Choji sapeva a cosa andava incontro. E per proteggere noi ha voluto rischiare e seppure tu avresti tentato di salvarlo le cose non sarebbero cambiate."
"Ma cosa stai dicendo, Shikamaru? Io avrei potuto farlo spostare da lì e farlo correre a riparo."- alzò il tono della voce.
"E poi magari nel tentativo saresti morta anche tu. La tua tecnica è una lama a doppio taglio e questo lo sai."
La ragazza rimase in silenzio, voltata verso la finestra che dava sulla strada mentre il Nara sospirava irritato.
La vide abbassare il capo e appoggiarsi al vetro freddo. Le esili spalle furono scosse da singhiozzi sconnessi e subito il Nara si avvicinò a lei, avvolgendole il ventre con le mani e facendole appoggiare la schiena sul suo petto.
"Non voglio discutere con te, seccatura."
"E cosa sei venuto a fare allora? Con questo tempo potevi startene a casa."- gli disse tra i singhiozzi.
"In realtà dentro allo zaino ho portato i miei vestiti e le mie cose. Non voglio lasciarti da sola."- la sentì sussultare e la vide voltarsi verso di lui.
I loro volti si trovarono per la prima volta talmente vicini che per un istante mancò il fiato ad entrambi.
Ino si aggrappò al suo collo, stingendo forte il compagno di squadra che subito ricambiò l'abbraccio.
I loro due cuori battevano forti. 
Aveva bisogno solo di starle accanto, di poterla vedere riprendersi e rialzarsi da quella maledetta sedia a rotelle.
Voleva vederla sorridere vivace come sempre e voleva vederla vivere al massimo, come solo lei sapeva fare.

Angolo di Pichan!
Ok, non sarò il massimo della puntualità ma mi sto impegnando molto e sto impazzendo.
Fra contest, challenge, aggiornamenti, obbiettivi estivi e Topo Gigio (?) non ce la faccio più...
Spero che il capitolo vi piaccia e spero che non ci siano errori... Lo pubblico così senza ricontrollarlo, sono a pezzi.
A presto cuccioli! :3

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Capitolo 4
*** And if the night is burning I will cover my eyes! ***


I see fire.
"And if the night is burning I will cover my eyes!"
 
Dopo il primo giorno passato con Shikamaru, Ino sembrava aver ritrovato la forza di guardare avanti. Si era sorpresa quando il Nara le aveva annunciato che sarebbe rimasto con lei per aiutarla e subito il cuore aveva iniziato a battere con più forza e velocità.
Aveva un disperato bisogno di lui, del ragazzo che le era sempre stato vicino sin da quando erano bambini. C’era da ammettere che spesso e volentieri, Shikamaru era terribilmente irritante troppo per una frenetica come lei. La lentezza e la tranquillità del ragazzo, però, non le facevano altro che bene. La faceva sentire rassicurata, assecondata, ma soprattutto non si sentiva sola.
C’era anche da dire che il gesto di lui era da apprezzare. Shikamaru Nara, il genio pigro di Konoha aveva lasciato la sua tranquilla casa e la sua anziana madre, per convivere con lei, la seccatura per eccellenza. Gli era costato un grande sforzo se si pensava anche alla discussione che avevano avuto pochi giorni prima.
Il ragazzo le aveva dato la prova silenziosa di quanto tenesse a lei e di quanto, in realtà, condividesse con lei  quello stesso tagliente dolore.
“Shikamaru, la colazione è pronta.”- lo svegliò.
Gli aveva lasciato la sua cameretta a disposizione e lei si era trasferita nella camera matrimoniale dei suoi genitori. Di certo non lo avrebbe lasciato dormire sul divano.
“Arrivo.”- le disse senza nemmeno aprire gli occhi.
Ino se ne tornò in cucina sedendosi a tavola aspettando che il Nara scendesse per farle compagnia. Riguardo al suo ginocchio i miglioramenti erano lenti, ma evidenti e proprio quel giorno sarebbe andata in ospedale per una visita.
Quel giorno avrebbe finalmente saputo se la sua carriera di kunoichi era giunta al termine o se avrebbe potuto riprendere le missioni.
Il Nara sbucò dalla porta mentre si stiracchiava assonnato. Il petto era nudo e per la prima volta Ino poté vedere i suoi capelli sciolti, liberi dal suo solito codino.
“Buongiorno.”- la salutò con la voce impastata dal sonno.
“Buongiorno. – lo salutò lei radiosa- Non volevo svegliarti, ma fra poco ho una visita quindi se vuoi ancora dormire fai colazione e torna a letto.”
“All’ospedale?”- le chiese lui addentando un biscotto al cacao.
Il volto della ragazza sembrava essere più rilassato e anche le occhiaie erano attenuate e meno violacee. Forse finalmente stava riuscendo a riposare durante la notte.
“Sì. Sakura mi dirà se posso riprendere con le missioni o se dovrò abbandonare tutto.”- sorrise amaramente sperando fino all’ultimo in un esito positivo.
“Mi lavo e ti accompagno.”- prese la tazza di caffè e la bevve tutta d’un fiato.
“Ma Shikamaru se sei stanco…”- cercò di obbiettare, ma il ragazzo la interruppe.
“Sei una seccatura.”- le disse andando in bagno.
 
“Se lo pieghi così ti fa male?”- le chiese Sakura.
La biondina era distesa su un lettino d’ospedale mentre la rosa le maneggiava la gamba che aveva subito l’operazione.
“Un po’.”- rispose Ino in una smorfia di dolore.
“Riesci a stare in piedi?”- le chiese subito dopo l’Haruno.
“Non per molto. A un certo punto sento il ginocchio cedere e devo sedermi.”- rispose sinceramente guardando l’amica negli occhi.
La speranza iniziava ad abbandonarla.
“Sarà difficile, Ino. Per ora ti chiedo di tenerlo a riposo ancora per dieci giorni. La ferita è guarita bene, ma di sicuro i legamenti non sono più come prima. Dovrai riabilitare il ginocchio con degli esercizi specifici prima di poter tornare attiva per le missioni.”
“Va bene.”- rispose la Yamanaka abbassando la testa.
“Ti preparo subito una scheda con gli esercizi che dovrai eseguire.”- le disse uscendo dalla saletta e lasciandola sola.
Una lacrima le rigò il viso. La paura di non poter più tornare a combattere era tanta e temeva di non potercela fare.
“Posso entrare?”- chiese Shikamaru da fuori.
“Vieni, Shikamaru.”- gli disse lei guardandolo avanzare.
“Cosa ti ha detto?”
“Devo tenere il ginocchio a riposo e fare degli esercizi di riabilitazione. Solo dopo saprò se tornerò agile come prima.”- gli si leggeva perfettamente la disperazione che aveva negli occhi.
Il Nara si chinò su di lei avvolgendola con le braccia e accarezzandole i capelli lunghi.
“Ce la farai. La tenacia non ti manca.”- le sussurrò nell’orecchio facendola sorridere.
Ino ricambiò l’abbraccio. Era bello stare fra le braccia del Nara. Si sentiva al sicuro anche dal dolore che la morte di Choji le aveva portato. Lì, avvolta da lui era immune da tutto.
“Allora Ino, eccoti la sche…”- Sakura rientrò nel suo ufficio ritrovandosi di fronte qualcosa di piacevolmente insolito.
Era strano, infatti, vedere Shikamaru e Ino che si abbracciavano. Solitamente era più facile vederli litigare come cane e gatto che vederli abbracciati.
I due si divisero subito arrossendo sotto gli occhi di Sakura.
“Scusate. Ino, questa è la scheda.”- gliela porse, ma a prenderla fu Shikamaru che rimase ad osservare bene i disegni.
“Ti aiuto io.”- disse rivolgendosi a Ino.
“Ma Shikamaru, posso farlo da sola e poi se vieni chiamato per qualche missione dovrò sapere come cavarmela!”
“In realtà sarebbe meglio se ti facessi aiutare, Ino.”- le disse Sakura e subito Shikamaru riprese parola per evitare che la bionda tornasse ad obbiettare.
“Non mi chiameranno, quindi sta tranquilla. Adesso andiamo.”- la aiutò a scendere dal lettino e la fece sedere sulla sedia a rotelle.
Salutarono Sakura e se ne andarono, mentre la rosa li guardava intenerita. Dopo tanti anni e dopo tutte le difficoltà che aveva passato erano ancora vicini e sembravano essere più uniti che mai.
 
Spingeva la sedia a rotelle mentre la gente li osservava. Alcuni sembravano stupiti, altri sembravano provare compassione, altri ancora sorridevano con ammirazione.
“Cosa c’è per pranzo?”- le chiese Shikamaru.
“Teri. Ti va o vuoi qualcos’altro?”- gli chiese la bionda sentendolo sbuffare.
“No va bene.”
Rimasero in silenzio finché la bionda non riprese parola.
“Perché prima hai detto che non ti chiameranno per nessuna missione?”
“Ho chiesto personalmente all’Hokage una pausa. Mi sono preso tempo per aspettare che guarissi completamente e non cominciare a dirmi che non dovevo farlo.”
“Si, ma potevi almeno chiedere il mio parere!”- le disse leggermente alterata.
Le dava fastidio essere anticipata. Soprattutto se a farlo era lui.
“Parere di cosa? Se voglio stare con te devo chiedere il permesso?”- formulò male la domanda e solo un secondo dopo si accorse di ciò che aveva detto. Ino non gli aveva risposto, forse messa in difficoltà da quelle parole e continuarono il cammino verso casa.
Era da troppo tempo che sentiva il bisogno di stare con lei. Lei che sorrideva con forza anche se non c’era motivo, lei che riusciva a distoglierlo dai suoi dolorosi pensieri con le sue inutili e stupide chiacchiere, lei che sembrava una bambina che aveva bisogno di cure, ma che allo stesso tempo si prendeva cura di lui.
Avevano bisogno l’uno dell’altra per sostenersi a vicenda e per essere meno fragili di fronte a quella dura realtà con la quale da sempre facevano i conti.

Angolo di Pichan!
Eccomi qui! :3
Mi sto davvero impegnando questi ultimi giorni a correggere le vecchie storie e a scrivere gli aggiornamenti delle nuove! 
I miei obbiettivi estivi sono in caricamento! :P
Comunque riguardo al capitolo, il nostro ShikaShika VUOLE stare con Ino e piano piano lo vorrà anche in un altro senso!
Mi restano tre o quattro capitoli e poi anche questa fanfiction sarà finita!
Vi lascio alle recensioni, un bacio!

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Capitolo 5
*** If this is too ending far then we should burn together... ***


 
 I see fire.
"If this is too ending far then we should burn together..."
 
"Sh-Shikamaru -pronunciò il suo nome con i lacrimoni agli occhi- fermo, fermo ti prego! Basta, mi fai male!"
"Smettila di frignare come una bambina, ti avevo già detto che li avresti fatti con me!"- le strinse ancora di più una coscia portandosi la gamba della bionda sulla spalle e piegandole un po' il ginocchio.
"Oh kami! Se non togli quelle mani ti tiro un calcio in faccia."
"Se continui a essere così aggressiva farò peggio."- la guardò dritta negli occhi, mollando leggermente la presa.
"Mendokusee."- strinse le dita alla spalliera del letto cercando di resistere al dolore.
"Non odiavi quella parola?"- le chiese lui che, già da un po', aveva ripreso a piegarle e stirarle la gamba.
"Viviamo insieme da quasi un mese e il tuo condizionamento si nota."- accennò un sorriso che poi svanì, lasciando posto a una smorfia di dolore.
Il teatrino del Nara e della Yamanaka durò ancora per una decina di minuti, fin quando, stufo delle lamentele della bionda, Shikamaru non la mandò al diavolo.
"Ti pare normale prendere a pugni una persona che ti sta aiutando?"- le urlò contro. 
Shikamaru che urlava era uno spettacolo più unico che raro e probabilmente ance lui era stato condizionato dalla Yamanaka.
"Sono tre ore che ti sto chiedendo di fermarti. Come te lo devo dire che mi fai male?"- marcò per bene le ultime tre parole.
Lo vide sbuffare allontanandosi. Si alzò dal letto attraversando e uscendo dalla camera dei suoi genitori. Andò nella sua cameretta e     lo trovò lì sul balcone a fumare.
"Scusami."- gli appoggiò una mano sulla spalla e il Nara si voltò verso di lei.
Rimase in silenzio, offeso e ferito.
"Lo so che ti ho fatto male, ma non ho resistito! Mi stavi facendo male!"- si giustificò.
"E credi che mi diverta farti fare questi odiosi esercizi? Credi che non sappia quanto male facciano?"- le chiese senza degnarla di uno sguardo e fumando indisturbato.
"No, ma..."- venne interrotta.
"Domani hai il controllo e si saprà se potrai tornare a combattere. Se l'esito sarà positivo inizieremo già da domani gli allenamenti, se sarà negativo..."- strinse talmente tanto la sigaretta fra le dita che questa si spezzò.
"Cos'hai?"- gli chiese la bionda, riconoscendo troppo nervosismo in Shikamaru.
Gli prese il volto fra le mani e lo guardò negli occhi.
"Se sarà negativo evidentemente non ho fatto abbastanza."- le disse sentendo un groppo in gola e distogliendo lo sguardo dal blu oltremare degli occhi di lei.
"Stai scherzando spero! Cosa vuoi fare più di così?"- ricatturò la sua attenzione.
Le mani morbide e fresche della bionda sembravano lenire la sua preoccupazione.
"Preferirei che guarissi del tutto piuttosto che vederti salutarmi dai cancelli di Konoha, non potendo seguirmi in missione."- le disse anche se dopo si rimangiò mentalmente le parole.
La voleva lontana da ogni pericolo e da ogni missione che avrebbe potuto farle del male, ma nello stesso tempo avrebbe tanto desiderato tornare a combattere con lei in ricordo del vecchio team.
"Questa è la mia battaglia e se l'esito di domani sarà negativo sarò io a essere stata sconfitta."- gli disse sperando con tutto il cuore di poter tornare fra i kunai e gli shuriken.

Sakura uscì dal suo studio e subito venne investita da Shikamaru che attendeva già da una buona mezz'ora l'uscita dell'Haruno o della Yamanaka.
"Allora? Può tornare in missione?"- le chiese, ma trovò la risposta nello sguardo dispiaciuto della donna.
"Va da lei. Ha bisogno di te adesso."- gli disse superandolo e camminando lungo il corridoio.
Sospirò affranto. Doveva farsi coraggio per lei, per tirarla su, per farla sentire una donna perfetta proprio come prima di quell'incidente, una donna che non aveva dovuto rinunciare a niente e che dopo la lotta si era meritata il riposo.
Varcò la soglia dello studio di Sakura e una furia bionda gli si fiondò addosso strapazzandolo di baci e abbracci.
"Sei pronto Nara? Se non lo sei fatti coraggio perché mi dovrai allenare!"- urlò mentre lo baciava su tutto il volto, stringendolo in un abbraccio di esuberanza.
Un momento... Qualcosa non quadrava.
"Ma Sakura ha detto che..."- gli tappò la bocca con un bacio sulle labbra e subito si allontanò leggermente.
Sbarrò gli occhi e si portò la mano davanti alla bocca per coprire una risatina imbarazzata.
"E tu ci sei cascato?"- lo vide assumere un'espressione ebete sul viso, poi quella buffa faccia da pupazzo si trasformò in un inusuale sorriso a trentadue denti che non fece altro che aumentare i battiti del cuore di Ino.
"Mendokusee! Devi sempre farmi preoccupare!"- la afferrò e la strinse forte contro il suo petto.
Perfetto. Ino aveva vinto la sua battaglia, o meglio entrambi l'avevano vinta.

Era strano trovarsi in mezzo a qual bosco in attesa di avvistare il nemico. In verità doveva trovare Shikamaru e cercare di contrastare i suoi attacchi, ma dopo quasi due mesi le sembrava tutto troppo strano. Anche le armi ninja le erano estranee. Era allerta anche se i suoi sensi erano messi a dura prova anche dalla pioggia battente.
Ricordò quando sotto la pioggia, da ragazzini, lei, Choji e Shikamaru giocavano a fare i ninja.

"Non voglio giocare con questa pioggia. Non mi va di bagnarmi."
"Di che hai paura delle urla di tua madre, Shikamaru!"
"Lascialo perdere Ino. Un vero ninja non si ferma di fronte a una stupida pioggia."


Un fruscio la ridestò dai suoi pensieri e subito aguzzò lo sguardo cercando di captare ogni singolo movimento sospetto.
"Esci fuori Nara..."- sibilò mentre si spostava velocemente verso il cespuglio da dove avvertiva la presenza di chakra di Shikamaru.
Con cautela arrivò nei pressi dell'arbusto quando alle sue spalle sentì un rumore e subito si voltò difendendosi dall'attacco a sorpresa del moro.
Iniziò una lotta corpo a corpo, di sole arti marziali che per quanto conoscesse bene, Ino sapeva di partire in svantaggio. La cosa però non la preoccupava si limitava a difendersi e di tanto in tanto provava ad attaccare.
Era bello vedere Ino con così tanta forza di volontà. Shikamaru sentiva quanto i suoi attacchi fossero deboli e non si stupiva se fosse molto più goffa e lenta, ma glielo leggeva negli occhi che quella battaglia le stava ridando vita e speranze.
Quegli occhi celesti in quel momento irradiavano luce anche se le nuvole con la loro pioggia coprivano ogni raggio di Sole.
Era pronta e più agguerrita che mai a riprendere in mano la sua vita. Per sé stessa, per Asuma, per Shikamaru e per Choji.
I capelli biondi che le erano sfuggiti dalla sua solita coda aderivano alla pelle del viso e del collo, bagnati dall'acqua piovana e il suo completo viola era da buttare a causa del fango, ma agli occhi di Shikamaru non poteva che risultare naturalmente bella.
Gli attacchi del Nara aumentarono  di velocità, facendo indietreggiare Ino che, trovandosi in svantaggio, non riusciva a contrattaccare.
Con i piedi immersi nel fango la ragazza inciampò in quello che doveva essere un sasso, cadendo a terra. Shikamaru si fermò per poi chinarsi su di lei, inginocchiandosi e avvicinandosi al suo viso.
"Stai bene?"
"S-si..."- rispose imbarazzata dalla distanza ravvicinata con il ragazzo.
Gli occhi del Nara trapassavano i suoi mentre piano piano il loro volti si avvicinavano sempre di più. I loro cuori sembravano scandire i secondi di due bombe ad orologeria, impazziti e travolti da quel sentimento maturato nel dolore che li aveva incoraggiati e spinti ad andare avanti e ad avere coraggio.
Quando le loro bocche si unirono era già troppo tardi per tirarsi indietro. Non c'erano più i bambini che sotto la pioggia giocavano a fare i ninja, non c'era più la razionalità di Shikamaru, non c'era più il dolore che li aveva oppressi per così tanto tempo.
In quel bacio erano rinati.

Awww, awww, awww (angolo di Pichan!)
C'è, cioè, voglio di'... MA LI VEDETE? NON SONO BELLISSIMI?
Scusate se c'ho messo tanto per scrivere questo capitolo, ma con tutti i contest e i challenge non ce la faccio più.
Ho un miliardo di idee da partorire e troppe cose da fare quindi devo un po' limitarmi a fare con calma sennò a fine agosto sarò esaurita.
Spero di aggiornare in settimana o la settimana prossima. Ragazzi miei siamo arrivati alla fine, il prossimo sarà l'ultimo capitolo!
Dopodiché mi darò completamente a "Occhi blu" e là ce ne vorrà ancora un bel po'.
Io vi saluto e vi ringrazio in anticipo per le recensioni! :) Un bacio a tutti!

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Capitolo 6
*** When someone else's happiness is your happiness that is love. ***


I see fire.
"When someone else's happiness is your happiness that is love."
Da dietro l'angolo di una casa, nascosto nella penombra di quel vicoletto deserto osservava una precisa figura in mezzo alla folla. Era impossibile perderla di vista e anche se fosse stato, lui la teneva d'occhio. Monitorava le sue condizioni e gli sforzi che faceva, tenendosi sempre pronto a intervenire, nemmeno fosse stato un supereroe.
Le gambe lunghe erano scoperte. I pantaloncini di jeans lasciavano intravedere la piccola cicatrice che l'operazione le aveva lasciato sul ginocchio, ormai il dolore era un ricordo quasi lontano. 
Portava le buste della spesa da sola e regalava sorrisi a chiunque la salutasse. La gente era felice di rivederla camminare sulle sue gambe e non su una sedia a rotelle. Tutti quelli che la conoscevano avevano sperato nella sua completa guarigione. Sakura si era spaccata in quattro per procurarle i migliori rimedi naturali, Hinata le aveva fatto visita tutti i giorni, Teneten l'aveva spesso accompagnata per negozi -sicura che la shopping terapia avrebbe fatto effetto sulla Yamanaka-, Tsunade e Kurenai le erano state vicine come se fosse stata figlia loro. Naruto pranzava spesso da lei portandole ramen a volontà, Sasuke a volte si faceva vivo con l'Uzumaki, Shino era stato a casa sua per diversi giorni a causa delle formiche che le avevano invaso la cucina e la sala da pranzo, Kiba e Rock Lee le avevano portato fiori su fiori.
Poi c'era Shikamaru che era stato con lei notte e giorno, aveva gioito e sofferto con lei, avevano perso, combattuto e infine vinto insieme. Si era aperto, il suo cuore chiuso a riccio si era lentamente aperto facendo uscire i suoi sentimenti, quelli addormentati e repressi dal dolore.
La perdita Choji era stata troppo grande per poter pensare a quello che lentamente aveva iniziato a provare per Ino. Solo quando entrambi avevano metabolizzato la perdita dell'amico avevano sentito che nella terra fertile e bagnata del loro cuore stava nascendo un timido germoglio primaverile.
Il loro legame era il simbolo della forza, del trionfo sul dolore. L'amore tra loro due era vero, vivo e racchiudeva dentro di sé anche l'amico perduto.
Choji aveva sempre raccolto i cocci quando tra il Nara e la Yamanaka c'era qualcosa che non andava. Con amore li aveva sempre ricongiunti e si era preso cura dei loro cuori, come se avesse saputo fin dall'inizio che fra di loro sarebbe nato qualcosa e alla fine il suo sogno si era avverato. 
Dalla penombra vide Ino voltarsi verso di lui come se sapesse perfettamente dove fosse, come se sentisse che la stava seguendo.
Gli sorrise dolcemente, tornando a camminare fra la folla.

La sigaretta che teneva fra le labbra si consumava lentamente mentre con passi pigri si dirigeva verso casa. Non era tornato per pranzo, aveva preferito passare da sua madre che da tempo, ormai, viveva da sola.
Il sole basso dietro di lui allungava la sua ombra sul terreno mentre un fresco venticello d'inizio estate gli scompigliava il ciuffo.
Arrivò a Villa Yamanaka, lasciata in perfetto ordine. Da quando Ino si era rimessa in sesto aveva riordinato l'intera casa facendola tornare di nuovo splendente come un gioiello. Le erbacce e le piante appassite del giardino erano state rimosse e sostituite con fiori colorati e di ogni tipo provenienti da ogni angolo del mondo.Shikamaru era sicuro di non aver mai visto Villa Yamanaka in quello stato. La rinascita di Ino si notava persino negli ambienti in cui la ragazza viveva.
Si addentrò nelle varie stanze cercando la lunga chioma bionda della ragazza, ma la villa era vuota e di Ino non c'era traccia. Decise quindi di uscire.
Non seppe spiegare come, ma le sue gambe lo portarono sulla collina dove si allenava da ragazzino con il team dieci. L'intero prato era ricoperto di ciuffi di lavanda che rendevano l'aria profumata e fresca mentre sotto l'albero -quello dove si riposava con Asuma dopo gli allenamenti- sostava una chioma bionda molto familiare.
Attraversò quel mare di colore viola avvicinandosi sempre di più alla Yamanaka che sembrava contemplare il panorama che la vallata sotto la collina offriva.
"Come mai qui, Yamanaka?"- le chiese con finto distacco.
La ragazza si voltò verso di lui sorridendo e rispondendo con ironia.
"Volevo stare da sola. E' da questa mattina che qualcuno mi segue."- lo fece ridere e rimase per un attimo con il cuore appeso a un filo e con il respiro bloccato.
Il sorriso di Shikamaru era qualcosa di raro, qualcosa che non si vedeva solitamente, ma che sapeva rapire. Si poteva paragonare quasi a una stella cadente o a un'eclissi solare. 
"Qualche stupido ammiratore."
"O qualche intelligentissimo amante."- riportò il suo sguardo sulla vallata alludendo proprio a lui che tornò a ridere.
Non c'era stata notte, da quando si erano baciati, in cui Ino gli avesse permesso di dormire nel suo lettino. Dal giorno in cui aveva ricominciato con gli allenamenti l'aveva costretto a dormire nel suo letto perché -così diceva lei- era più comodo più confortevole.
Di certo il Nara non aveva obbiettato. Sul letto matrimoniale sarebbe stato decisamente più comodo, o meglio questo era ciò che pensava. Non aveva fatto i conti con i lunghi capelli sciolti di Ino che gli facevano il solletico, con i continui movimenti della ragazza e dei suoi abbassamenti e innalzamenti di temperatura che la costringevano a coprirsi e a scoprirsi tutta la notte.
Dormire con Ino era stato estenuante. 
La cosa positiva delle ultime settimane, però, era che appena lo sentiva mettersi a letto accanto a lei, gli balzava sopra iniziando a baciarlo e "costringendolo" a fare l'amore.
Era un lavoraccio, ma solo in quel modo a causa della stanchezza non avvertiva i continui movimenti della ragazza per il resto della notte.
"Sei pronta?"- le chiese.
A quelle parole la donna si voltò verso di lui penetrandolo con lo sguardo. Era pronta, sentiva il cuore battere a mille, il respiro affannato e i sensi offuscati dall'eccitazione.
"Non vedo l'ora."- gli sorrise sicura.
Le prese la mano portandosela alle labbra e baciandola lievemente. L'indomani il team dieci sarebbe partito per una missione e Shikamaru sapeva che non erano soli. Asuma e Choji li accompagnavano sempre, vegliavano su di loro, li proteggevano.
"Shikamaru..."
"Cosa c'è, Seccatura?"- le chiese con quel tono tenero che solo con lei gli riusciva.
"Grazie!"- si lanciò contro il suo petto, stringendo forte il compagno di squadra.
Non rispose limitandosi e baciarle i capelli biondi e profumati con le parole di Choji fisse nella mente.

Quella sera avevano cenato insieme e, seduti al tavolo, stavano parlando di Ino.
"Fa troppa confusione, è una pettegola e a volte è manesca."
"Lo dici solo per camuffare il fatto che ti piace."
"Non dire idiozie Cho."- sbuffò incrociando le braccia.
L'amico gli si avvicinò con un sorriso sornione.
"Fidati di me: tu la sposerai."- e senza dargli il tempo di rispondere se ne era andato a pagare il conto.


Angolo di Pichan!
Penso che questa mia piiiccolissima long sia il mio lavoro più riuscito.
Sono molto soddisfatta del risultato e sono felicissima che nel suo piccolo abbia riscosso quel po' di successo e di approvazione, perché si sa che le ShikaIno non sono molto seguite, lo ShikaTema spopola molto di più.
Io vi lascio e vi ringrazio taaaantissimo! 
E' stato un piacere scrivere questa fanfiction e portarla a termine e spero che ciò che ho provato lo abbiate provato anche voi nella lettura.
Un bacione a tutti i lettori e grazie ancora! <3

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