Sariah Bennett's Darkness Love

di mirai hime
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Like a Dolly ***
Capitolo 2: *** Good night, my dolly ***
Capitolo 3: *** The dark side ***
Capitolo 4: *** Oblivion pt.1 ***
Capitolo 5: *** Oblivion pt.2 ***
Capitolo 6: *** What do you think about me? ***



Capitolo 1
*** Like a Dolly ***


Londra, tipica mattinata grigia, un giorno perfetto per lei. Sariah Bennett, giovane nobile della capitale inglese, aveva varcato la soglia del portone della sua abitazione per salire sulla vettura che la porterà al suo quotidiano impegno: la Royal Academy of Music. Ebbene sì, dato il suo prestigioso status sociale poteva permettersi di frequentare uno tra i conservatori più antichi e rinomati del Paese.
Poco più che ventenne era una già nota compositrice e la sua passione per la musica, nella sua parte più tecnica e minuziosa, aveva fatto di lei una giovane promessa nel suo campo. Opportunità di esporsi a grandi livelli erano state favorite anche grazie alle influenze della sua famiglia nonché grazie al suo talento e spiccata propensione verso un genere piuttosto classicheggiante, quasi anacronistico gusto per la musica classica.
 Lo studio intenso e attento dei grandi maestri del passato l’aveva portata a proporre ad uno dei suoi professori un tema piuttosto interessante per la sua futura tesi: la percezione della musica classica nelle comunità dei vampiri. L’aspetto che più aveva incuriosito il suo professore era stato proprio il voler accostare creature dell’ombra e della notte a qualcosa di etero e pieno di luce come il mondo della musica classica.
Con il suo modo raffinato di scendere dalla vettura che l’accompagnava in accademia per poi entrare, destava meraviglia e stupore per come una giovane ragazza potesse avere tanta eleganza. Non sembrava appartenere a questa epoca, aveva un’aria tipicamente ottocentesca che la rendeva ancora più adatta per la Royal.
Non passava di certo inosservata Sariah: nel suo abito al ginocchio scuro con un corpetto ornato di pizzi e nastri in raso, calze ricamate che modellavano le sue gambe magre e scarpe alte per slanciare la sua figura non proprio altissima. Ciò che colpiva maggiormente era la sua pelle chiara sulla quale contrastavano il color mogano dei capelli e il nero dei suoi abiti. Incastonati in viso, aveva due splendidi occhi azzurri dai quali non trapelavano quasi mai emozioni accentuati dal trucco sfumato e perfetto che presentava ogni giorno.
Spesso solitaria e schiva nei confronti di chiunque, persino dei compagni del corso che ormai conosceva da anni. Non ha mai mostrato particolare interesse nelle relazioni umane e forse questa sua peculiarità faceva di lei un soggetto interessante da studiare.
Terminata la sua giornata accademica, Sariah lascia l’edificio per recarsi verso il parco situato di fronte: una vasta area verde adatta per rilassarsi prima di rincasare e il Queen’s Mary Garden faceva proprio al caso suo.
Passeggiare per il parco riusciva a far emergere un nuovo lato di Sariah: di spiccata grazia ma soprattutto cancellava quell’aria quasi cupa che si portava dietro ogni giorno. Non era stata abituata ad intrattenere relazioni con chiunque, si era sempre rapportata con gente con parecchi anni sulle spalle più di lei. I suoi coetanei erano come lei, silenziosi e soli oppure dall’aria snob e da discorsi frivoli e inconcludenti.
Voleva che qualcuno si accorgesse di lei e non soltanto ammirandola ogni mattina in accademia o per strada, l’estetica, per quanto potesse essere importante per una come lei, non era tutto. Le mancava quel contatto che tanto desiderava e che non avendo i modi per ricercarlo continuava ad isolarsi. Per una come lei il mondo della luce forse rappresentava un buona via d’uscita. Chi sarebbe stato disposto a realizzare questo suo desiderio? E a quale prezzo?
Sariah aveva imparato che la gente non fa mai nulla senza un compenso, non credeva a quelle rarità dall’animo buono che aiutavano disinteressatamente.
 
Tornata a casa aveva trovato i genitori intrattenere una conversazione con un ospite, lei non era a conoscenza che proprio quel giorno avrebbero ricevuto visite.
“Buona sera. Eccomi di ritorno.”, si era annunciata nel migliore dei modi per non manifestare la sua aria sorpresa circa la visita inaspettata. Aveva poi preso posto su un divanetto accanto ai genitori dopo aver salutato l’ospite.
“Ecco la nostra cara ed unica figlia: Sariah.”, aveva esordito la madre piuttosto soddisfatta nel pronunciare il nome inusuale della ragazza e di ritorno il giovane ospite si era presentato anche a lei baciandole la mano come conveniva.
Il giovane ospite della famiglia Bennett era anch’egli un aristocratico di pari livello e Sariah si meravigliava di non averlo mai incontrato prima di allora alle numerose serate a cui erano stati invitati.
Aveva preso a scrutarlo: alto, castano, apparentemente un bel fisico curato sotto l’abito elegante che indossava, una figura di classe insomma. Ciò che colpiva di più erano i suoi brillanti occhi verdi la sua carnagione pallida come quella dei Bennett. Da lì Sariah si rese conto di trovarsi davanti uno come lei: un giovane vampiro aristocratico londinese. 

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Capitolo 2
*** Good night, my dolly ***


Elijah Edwards era il giovane che scherzosamente conversava con i Bennett quel pomeriggio e Sariah finora aveva soltanto capito che era appena tornato da un suo viaggio durato due anni che lo aveva portato ad esplorare l’intera Francia. Aveva poi spiegato di aver scelto tale nazione per via del suo animo raffinato e gentile, incline con il buon gusto dei francesi.
Da come conversava, la giovane ventenne era interessata a carpire il motivo di tale visita, se era stato presentato come fosse quasi un amico di famiglia da sempre, avrebbe dovuto incontrarlo almeno una volta, ma invece nulla.
Mentre la domestica serviva thè e pasticcini in salotto, Elijah notando gli occhi azzurri di Sariah perennemente puntati addosso chiese: “Qualcosa non va Sariah? È da un po’ che i suoi occhi guardano incessantemente verso di me.”
Colta di sorpresa per quella domanda così diretta, per un momento aveva cambiato espressione, poi senza scomporsi troppo e riprendendo il controllo di sé, azzarda anche lei una risposta piuttosto secca: “Signor Edwards, non so spiegarmi il motivo per cui in tanti anni non ho mai avuto modo di fare la sua conoscenza in occasione di qualche serata galante alla quale, anche la sua famiglia sarà stata certamente invitata.”
Neanche il tempo di terminare le ultime parole che suo padre era intervenuto in tono di rimprovero, intimando alla figlia di porgere le sue scuse per quell’impertinenza che nel corso degli anni non era mai andata via.
Sariah, però, voleva una risposta. Era sospettosa per natura e soprattutto aveva imparato a studiare razionalmente le situazioni in cui si trovava e questa la intrigava particolarmente. Un bel giovane in casa sua che affermava di essere un conoscente di vecchia data dei suoi genitori, ma che lei con quasi centocinquant’anni alle spalle non conosceva. Chi era? Era decisa ad indagare.
Quella notte Elijah avrebbe preso posto in una delle camere gli ospiti, quella in fondo allo stesso corridoio che conduceva alla camera di Sariah.
Non potendo dormire, i vampiri sfruttano la notte come fosse un nuovo giorno e anche per Sariah era lo stesso. Si dedicava allo studio di antichi libri di storie sui vampiri, del loro ruolo nel corso del tempo, della loro percezione del mondo e come gli umani percepiscono queste creature soprannaturali. Era incuriosita dal passato e questo l’aveva portata a scoprire che se un vampiro ritornava in un luogo familiare dopo lungo tempo, aveva sicuramente lasciato qualcosa in sospeso: una sorta di legame col passato.
Mentre leggeva, non aveva minimamente fatto caso alla figura di Elijah nella sua camera e quando se ne rese conto lui sorrise gentilmente.
“Allora piccola Sariah, sicura di non conoscermi?”, domandava con aria divertita il ragazzo notando di nuovo lo stupore di quegli occhi di ghiaccio. I sensi della ragazza erano notevolmente allarmati, era bravo Elijah a celare la sua identità, ma lo era ancora di più nell’incutere terrore nel cuore della notte.
Riusciva a distinguere degli occhi neri come la pece al posto di quel verde brillante di cui era rimasta visibilmente colpita. Non aveva mai visto una figura così spaventosa a pochi passi da lei.
Non era solita scomporsi, in fondo era anche lei un vampiro e avrebbe dovuto conoscere bene quell’aspetto: l’aspetto di un predatore.
“Perché sei qui?”, furono le uniche parole che in quel momento aveva saputo pronunciare e per rispondere il giovane vampiro aveva preso a camminare per la camera.
“Sai, in realtà sono qui per riprenderti e questa volta sono disposto a tutto” si era voltato verso di lei, che alla luce della luna appariva ancora più eterea. Davvero non ricordava di averlo mai visto.
“e poi sono qui anche per esaudire il tuo desiderio” continuò sorridendole amabilmente. Sariah in quel momento non aveva ben afferrato le parole di Elijah, voleva solo che andasse via il prima possibile.
Le sue difese da ragazza impassibile erano state abbattute dalla paura, non le era mai capitato prima di quella notte. Quegli occhi talmente bui l’avevano spaventata troppo e non si era nemmeno resa conto che Elijah le aveva baciato la fronte gentilmente “Buona notte, Sariah” e poi era scomparso così come era arrivato.

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Capitolo 3
*** The dark side ***


Sariah era fermamente decisa a smascherare Elijah. Non solo si era introdotto nella sua camera nel bel mezzo della notte, l’aveva spaventata e tutto questo con estrema gentilezza.
Quella notte aveva passato in rassegna ogni invito delle feste precedenti e aveva deciso di consultare i due libri più importanti della biblioteca paterna: due archivi contenenti i nomi di tutte le famiglie di vampiri esistenti e le rispettive residenze. Sapeva sarebbe stato rischioso farsi scoprire da Elijah e aveva poco tempo.
L’indomani mattina era tutti sistemati nella sala da pranzo per la colazione: una mera formalità acquisita dal mondo umano, ma che realmente non soddisfava il loro appetito e bisogno primordiale. Essendo quel genere di predatori avevano bisogno di nutrirsi di sangue e forse questa era il loro lato più selvaggio e disgustoso. Creature così raffinate che si ribassano ad un tale livello per la sopravvivenza.
Avendo ormai solide radici nel mondo umano, avevano potuto sostituire il rituale della caccia con una semplice dispensa contenente il loro tanto amato liquido rosso, ottenuto con inganni dai principali ospedali della zona.
La commedia mattutina tra Elijah e i genitori di Sariah terminò solo quando la ragazza, alzatasi, aveva candidamente annunciato di andare alle sue consuete lezioni in accademia. Il giovane colse la palla al balzo per chiederle se avrebbe gradito la sua compagnia, ma com’era prevedibile Sariah si era letteralmente opposta.
“Non si preoccupi signor Elijah, ho già il mio autista che aspetta di sotto. E ora se volete scusarmi vado in accademia.” Detto questo la madre della ragazza aveva insistito con una certa veemenza affinché anche il ragazzo potesse far visita all’accademia per poi trascorrere una piacevole mattinata insieme.
Sariah conosceva ben poco di Elijah e non capiva come mai i suoi genitori fossero tanto attenti alle sue richieste e cercassero in ogni occasione di soddisfarle. Ciò che più la incuriosiva era come mai il ragazzo aveva così tanto interesse nel voler a tutti i costi far parte della sua vita. Si conoscevano appena, o almeno era quello che pensava lei.
Con una certa riluttanza aveva accontentato i suoi genitori ed ora si ritrovava a lezione con lui. Aveva riscosso un notevole successo tra gli allievi e i professori mostrandosi attento e interessato ad ogni materia. Si era comportato da tipico gentiluomo inglese.
Durante la pausa tra le lezioni, gran parte degli studenti si riversava per i corridoi e scambiava chiacchiere e appunti, ma tutti erano riamasti affascinati dalla figura di Elijah: non avevano mai visto tanta bellezza ed eleganza prima di allora. La degna concorrenza era quella di Sariah che aveva fatto da sempre la regina dell’accademia.
Era parecchio infastidita nel vedere i loro visi pieni di stupore e soprattutto non capiva perché Elijah doveva seguirla ovunque. In fondo l’accademia gli era stata presentata in tutto il suo splendore, non era un suo studente e adesso avrebbe potuto anche andarsene. Invece no, si era trattenuto fino al termine di tutte le lezioni.
Appena entrati in auto, Elijah aveva chiesto al loro autista di far salire il vetro oscurante tra il posto di guida e i passeggeri. Voleva parlare privatamente con Sariah.
Di nuovo quel senso di paura l’aveva attanagliata, era agitata e visibilmente a disagio. Aveva cercato di allontanarsi il più possibile dal giovane che già aveva assunto quello sguardo cupo della notte precedente: il verde brillante dei suoi occhi era di nuovo di un buio senza fine. Questa volta era davvero in trappola.
“Non aver paura Sariah, non voglio farti del male. È solo un modo per farti abituare alla mia presenza. Mi piace poter essere l’unico a  far cedere le tue difese.” Aveva esordito così avvicinandosi ancora di più alla ragazza. Quegli occhi avevano una strana influenza su di lei, la stordivano ed inspiegabilmente la allarmavano in maniera inaudita. Era tesa, in casi come questi la preda fugge o si nasconde per non essere catturata, ma lei non poteva entrambe le cose.
All’improvviso l’auto si era fermata e l’autista le aveva aperto la portiera per farla scendere, si sentì libera, ma questa stupenda sensazione durò solo un attimo: la presenza dietro di lei le dava i brividi. Si costrinse a mantenere la calma e ad aprire il portone di casa. Una volta varcata la soglia di casa, fu assalita dal buio.

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Capitolo 4
*** Oblivion pt.1 ***


Non aveva ben capito cosa fosse accaduto, aveva avuto la terribile sensazione di cadere nel vuoto e che non ne sarebbe uscita presto, le era mancata l’aria e le sembrava tutto così confuso. Ricordava solo di essere entrata in casa, Elijah alle spalle e poi il buio.
Sariah si era risvegliata in un luogo che non sembrava essere casa sua: non riconosceva il gusto spiccatamente classico della sua abitazione, il candore delle pareti, il luccichio dei cristalli del lampadario e soprattutto non aveva percepito minimamente la presenza dei suoi genitori.
Ciò che vedeva appariva di gran lunga un luogo irreale, gli oggetti non erano ben proporzionati e di colori quasi psichedelici, sembrava uno di quegli incubi che hanno i personaggi dei film horror. Sperava ardentemente si trattasse di un sogno, ma come ben sapeva, i vampiri non possono sognare, non sono come gli umani.
Si guardava attorno smarrita e confusa e non sapeva come mai tutto questo stesse accadendo proprio a lei che aveva condotto una vita sempre molto riservata proprio per nascondere il suo vero essere.
Improvvisamente si rese conto che Elijah era scomparso, non era in compagnia del ragazzo e ben presto constatò di non riuscire neanche a parlare, era bloccata. Era allarmata e spaventata.
Dopo un primo momento di sconforto e visibile agitazione decise di riprendere il controllo di se stessa e della sua mente: doveva calmarsi, pensare razionalmente e non lasciare che Elijah potesse prendere il sopravvento.
Non era abituata a sostenere un simile sforzo e per un tempo prolungato senza la certezza di potercela fare, ma in quel momento le balenò un’idea: aveva completamente dimenticato che i vampiri possiedono poteri! Erano creature soprannaturali e per tanto la natura li aveva dotati non soltanto di incredibile rapidità, forza, bellezza, eleganza associata ad un’incredibile mostruosità del loro essere. Erano in grado di soggiogare le menti con tale maestria da far spavento.
Soltanto ora si era accorta che tutte le volte in cui aveva a che fare con Elijah provava sempre una strana sensazione: erano i suoi poteri che sondavano il terreno per capire fin dove spingersi e questa volta aveva trovato un varco.
Aveva ripreso a concentrarsi per sciogliere la morsa di Elijah, per far capire che non sarebbe stato così facile averla. Il tempo trascorreva e la stanchezza iniziava a farsi sentire, non era abbastanza forte, forse perché non aveva mai ritenuto opportuno affinare le sue abilità da predatore ed ora nel momento del bisogno se ne rendeva conto.
Si era accasciata al suolo, se così si può definire quel piano su cui poggiava e che miracolosamente non vorticava come il resto di quella stanza in cui si trovava e proprio allora apparve Elijah sorridente che veniva a riscuotere il suo bottino.

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Capitolo 5
*** Oblivion pt.2 ***


Elijah con uno schiocco di dita aveva sciolto l’illusione della quale era stata vittima Sariah, era molto soddisfatto del suo operato anche se si era sempre ripromesso di perfezionarsi sempre più, in fondo l’illusione che aveva creato non era tra le più potenti. Eppure Sariah aveva ceduto, sapeva che l’influenza del mondo umano avrebbe portato a perdere parte delle sue capacità non essendo più necessarie come un tempo.
Adesso era tutta per sé, sdraiata proprio davanti ai suoi piedi e come sempre splendida. Quella di Elijah poteva sembrare una vera e propria ossessione nei confronti di Sariah, aveva soggiogato anche i suoi genitori in modo da farli acconsentire a qualsiasi sua richiesta e ci era riuscito.
Aveva preso la ragazza tra le braccia e ancora ne ammirava la bellezza del suo viso, la pelle chiara e soprattutto le labbra. Quelle labbra rosee lo avevano da sempre attratto e colse l’occasione per avvicinarsi e lasciarvi un tenero bacio. Sapeva che lei non ne avrebbe avuto memoria e che se lo avesse saputo lo avrebbe sicuramente rifiutato.
Elijah era fermamente intenzionato a portarla via con sé, sarebbe ritornato a York, la sua città natale e una volta giunti lì l’avrebbe fatta abituare alla sua presenza, anche con la forza se fosse stato necessario.
York era una cittadina caratteristica della Gran Bretagna, famosa per la sua cattedrale e per essere stata fondata dai Romani. Una delle sue peculiarità deriva dal fatto di poter vantare un centro storico medioevale ed edifici influenzati nell’architettura da Vichinghi e Normanni. Un luogo decisamente stupendo.
In questa tranquilla cittadina risiedeva la famiglia di Elijah, anche se il ragazzo non aveva intenzione di sistemare Sariah presso sua abitazione d’origine. Tra i suoi possedimenti rientrava anche una residenza in campagna, distante qualche chilometro dalla cittadina. Sarebbe stato il luogo perfetto dove poter trascorrere le sue giornate insieme a lei.
Giunto alla sua abitazione, aveva ordinato alle domestiche di sistemare la ragazza nella più bella delle sue camere, di preparare un bagno per entrambi e infine di farle indossare uno tra gli abiti più raffinati che aveva scelto con tanta cura.
Sì, la sua idea di portare via Sariah gli girava in mente già da molto tempo perché fin dalla prima volta che aveva avuto modo di conoscerla c’era stato qualcosa che inspiegabilmente lo aveva legato a lei. Non sapeva spiegarsi se fosse amore o meno, dato che non era così sicuro che i vampiri potessero provare sentimenti. In fondo il loro lato umano lo avevano abbandonato da tempo e non lasciar spazio ai sentimenti era forse la via più semplice per condurre una vita esente da delusioni.
Stava per farsi male davvero oppure aveva calcolato ogni dettaglio anche questa volta? La sua più grande delusione lo aveva portato ad un cinismo spaventoso: quando era ancora un comune mortale, aveva intrattenuto un’intensa relazione con una ragazza; era stata lei ad iniziarlo all’amore per prima, lo aveva fatto suo nel corpo e nella mente e poi un bel giorno lo aveva abbandonato. La sua delusione e la sua rabbia erano state talmente distruttive tanto da farsi prendere dall’impulso di uccidere. Aveva alle spalle una serie di omicidi da far spavento: le autorità avevano ritrovato corpi in condizioni spaventose e avevano ipotizzato che si trattasse di qualche animale inferocito che aveva puntato la zona come territorio di caccia.
Nel momento in cui era stato trasformato in vampiro, aveva continuato la sua attività da omicida seriale terrorizzando a tal punto la popolazione della cittadina tanto da sorvegliare tutte le giovani fanciulle presenti. Ma anche questo servì a ben poco.
Elijah si era ripromesso di reprimere ogni genere di sentimento positivo e si era lasciato consumare dall’odio e dalla cattiveria. Si mostrava a tutti come un bel giovane, affascinante e gentile sempre con un sorriso smagliante, ma dentro era soltanto un covo di vipere come si suol dire.
Sariah, invece, aveva uno strano effetto su di lui. Era come se qualcosa in lei toccasse qualche corda profonda nel suo intimo ed era curioso di scoprire cosa fosse. Anche per questo aveva deciso di portarla via con sé pur consapevole che sarebbe stato difficile convivere con la sua freddezza.
Preso dai suoi pensieri, si era fatto strada per il lungo corridoio che lo avrebbe condotto alla sala da bagno di Sariah. Dopo aver bussato, si rese conto che non ci fu nessun rumore in risposta: né uno spostamento d’acqua, né una parola da parte della ragazza. Decise di entrare.
Silenziosamente si era avvicinato al séparé decorato di arabeschi che nascondeva la vasca da bagno, vi girò attorno e notò sorpreso che la ragazza aveva ancora gli occhi chiusi. Era stata adagiata lì da una delle sue domestiche ed era totalmente priva di difese, anche da occhi indiscreti.
Elijah si perse a guardarla in tutto il suo splendore: la pelle meravigliosamente candida e i capelli corvini contrastavano perfettamente. Era perfetta in qualsiasi situazione constatò il giovane. Prese silenziosamente una sedia che si trovava lì vicino e si sedette per continuare ad ammirarla. I suoi occhi verdi, brillanti, la accarezzavano in tutta la sua interezza. Lentamente si avvicinò alla sua mano, la racchiuse tra le sue e la baciò. Non si era nemmeno accorto di essersi inginocchiato accanto a lei. Le sue labbra salirono dalla mano al braccio, scorsero caute sulla pelle vellutata del collo per poi approdare a pochi centimetri dalle sue labbra. Le desiderava ancora, nonostante le avesse rubato precedentemente un bacio.
Si calò su di esse fremente di desiderio, le accarezzava deliziato con le proprie labbra, sperando che lei non si svegliasse in quel momento, non sarebbe stato affatto quello giusto. Le aveva preso il viso tra le mani e l’aveva attirata a sé con delicatezza increspando leggermente la quiete dell’acqua della vasca da bagno.
Nel suo momento di massimo piacere, quasi di resa nei suoi confronti, Elijah si accorse che Sariah stava riprendendo conoscenza. Si allontanò prontamente da lei tornando a sedere mostrando la sua espressione più tranquilla, come se nulla dei pochi minuti precedenti avesse lasciato segni.
Sariah aprì gli occhi visibilmente stordita e guardandosi attorno per capire dove fosse, il primo viso che riconobbe fu proprio quello del suo “rapitore”.
“Ben tornata tra noi Sariah!”, aveva esordito sorridente Elijah. Lei si mise subito a sedere, notando solo in un secondo momento di essere in una vasca da bagno e che era completamente nuda davanti a quello che lei continuava a considerare uno sconosciuto. Cercò subito qualcosa per coprirsi: afferrò un asciugamano abbastanza lungo, si avvolse ed uscì con la sua solita ed impeccabile eleganza.
“La privacy non è più un diritto al giorno d’oggi!”, disse abbastanza stizzita e socchiudendo i suoi occhi di ghiaccio. Elijah era di nuovo riuscito ad annientare le sue difese da ragazza impassibile ancora una volta, poi continuò “Cosa ci fai qui e cosa ci faccio io qui?”. Si era resa conto che aveva smesso di darle del lei, non le sembrava davvero il caso di essere formale dopo tutto quello che aveva potuto vedere nel poco tempo in cui aveva ripreso conoscenza.
Il ragazzo di fronte a lei si era alzato e le si era avvicinato sorridente, le aveva accarezzato la pelle con la punta delle dita facendola rabbrividire. Mai nessuno aveva osato avvicinarsi a lei così spudoratamente come stava facendo Elijah in quel momento. Non era paura quella che aveva avvertito quando le dita di lui l’avevano toccata, era turbata, ma inerme allo stesso tempo. Sapeva che lui avrebbe potuto farle tutto ciò che desiderava in qualsiasi momento e forse quel lieve tocco sarebbe diventato qualcosa più grande di lei in futuro.

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Capitolo 6
*** What do you think about me? ***


Sariah era sorpresa da Elijah: si era presentato come un giovane affascinante, piombato in casa sua in un giorno qualunque. L’aveva soggiogata, rapita e ora? Ora si parava davanti come un uomo qualsiasi e le accarezzava la pelle. Davvero strano per uno come lui. Aveva la capacità di trasformarsi da perfetto demone qual era a gentiluomo di classe in un battito di ciglia. Davvero non riusciva a capire.
Cosa voleva da lei? Presa dai suoi pensieri e con lo sguardo fisso su di lui, aveva notato appena che le sue dita erano arrivate ad accarezzarle in volto e lui sorrideva. Non era il solito sorriso che precedeva qualche sua strana illusione: era inspiegabilmente dolce.
Anche Elijah continuava a guardarla negli occhi: un muto scambio di sguardi che nascondeva qualcosa che sarebbe di lì a poco accaduto.
Quasi con un movimento impercettibile, Elijah si era avvicinato ancora di più: con un braccio le circondava la vita e l’altra mano continuava ad accarezzarle languidamente il viso. Non aveva mai staccato, nemmeno per un secondo i suoi occhi verdi da quelli azzurri di lei. Percepire il tepore del suo corpo sul suo, poterla guardare così da vicino, non faceva altro che aumentare quella strana ondata di desiderio che nasceva in lui.
“Elijah…!”, aveva cercato di porre una giusta distanza tra loro due, era una situazione fin troppo imbarazzante per una signorina di buona famiglia come lei. Era davvero mancanza di rispetto e pudore! Ma mentre nella sua mente si affollavano frasi di indignazione, Elijah aveva aumentato la presa e aveva vanificato tutti i suoi sforzi per allontanarsi.
Sariah aveva gli occhi sgranati dallo stupore: aveva catturato le sue labbra in un bacio non del tutto casto, percepiva desiderio e passione, ma non era intenzionata a ricambiare, ma più tentava di allontanarsi e porre finalmente le distanza giuste tra loro, più lui continuava impassibile a giocare con le sue labbra.
Nella sua mente tutto sembrava simile ad un’altra delle illusioni di Elijah, ma cosa avrebbe potuto fare? Per quanto si opponesse, non riusciva a liberarsi come avrebbe voluto.
Aveva ormai deciso che si sarebbe lasciata trasportare da quello che voleva lui ed Elijah lo aveva percepito forte e chiaro e non si era di certo lasciata sfuggire all’occasione: aveva portato le braccia di Sariah intorno al suo collo, poi aveva interrotto il bacio per guardarla e si rese conto di un live rossore diffuso sulle guance. La guardava estremamente compiaciuto.
Rapidamente diresse il suo sguardo sul corpo di lei e sorrise ancora raggiante: si sarebbe occupato della pelle candida del suo collo. Appena vi s'insinuò con le labbra, notò che un brivido aveva attraversato la schiena della ragazza, se ne sarebbe ricordato in futuro pensò.
Riprese con una cascata di baci che lì, in quel punto avevano un effetto inaspettato per Sariah che inconsciamente aveva inclinato la testa su un lato, quasi volesse riceverne di più. Le era appena sfuggito un sospiro dalle labbra.
Elijah preso dalla passione del momento aveva affondato i suoi canini appuntiti e doloranti nel suo collo: sapeva che Sariah era un vampiro come lui, ma quel gesto in quel momento aveva tutt’altro significato.
Era un gesto di sottomissione. L’aveva sedotta, imprigionata tra le sue braccia e poi l’aveva sottomessa come una preda qualunque, come se fosse stata la sua ricompensa per tutto il tempo trascorso a guardarla da lontano. Lei era sua e avrebbe dovuto rendersene conto in fretta.
Elijah si era allontanato da lei sfoggiando uno sguardo tutt’altro che rassicurante mentre passava la lingua sulle labbra ancora sporche di sangue, poi disse: “Sei una ragazza volubile, a quanto vedo.” Sariah aveva tastato il punto in cui era stata morsa, con orrore aveva guardato le dita insanguinate e poi lo aveva guardato sconvolta.
“Come hai potuto!”, i suoi occhi erano di un rosso acceso, i suoi canini si erano allungati in chiaro segno di sfida e si era letteralmente lanciata su di lui seppur con estrema grazia che sembrava non perdere mai in nessuna situazione.
Elijah si era lasciato “aggredire” da Sariah che avrebbe voluto fargliela pagare. Era stata un’umiliazione troppo grave da dover sopportare. Sapeva benissimo che quel gesto era sinonimo di sottomissione e lei non sarebbe stata nulla per lui. Aveva creduto che almeno in quel momento così intimo avesse messo da parte la sua meschinità. Avrebbe anche acconsentito a qualche sua piccola richiesta se lo avesse voluto, ma così si sentiva alla stregua di un animale. E lei non lo era. Non avrebbe mai ceduto il suo ruolo da predatore per nulla al mondo.
La sua aggressione, com’era prevedibile, non andò a buon fine. Elijah era di nuovo in vantaggio. Era su di lei e la tratteneva per i polsi facendole volutamente del male. Umiliazione delle umiliazioni per lei che era ancora coperta con un asciugamano, le venne strappato via da Elijah e che ora aveva la possibilità di sottometterla per davvero e di farle male.
Sariah ad occhi chiusi aveva cercato in tutti i modi di divincolarsi da quella morsa dolorante che la tratteneva al suolo. Aveva avvertito quel tocco così sporco sul suo corpo tanto da desiderare di ucciderlo. Ogni parte di lei era stata scrutata abbastanza ed Elijah finalmente l’aveva lasciata libera.
“Non sai cosa ti aspetta Sariah, ogni notte, ogni ora, sempre, quando ne avrò voglia, verrò a prenderti” e l’aveva lasciata così, inerme e terrorizzata sul pavimento gelido di quella stanza.
 
Elijah era sceso al piano di sotto per dirigersi verso un piccolo studio privato rigorosamente in stile barocco, in perfetta sintonia con il suo gusto per lo sfarzo che quasi sfiorava l’eccesso. Aveva preso posto su di una poltrona di tessuto damascato rosso dopo aver preso dalla vetrinetta di fianco un bicchiere e il suo liquore preferito e ora beveva estremamente rilassato.
Si era lasciato andare su quella poltrona cercando di riprendere il controllo completo di se stesso. Aveva poi scostato un ciuffo di capelli che copriva gli occhi e si era passato una mano sul volto chiudendo gli occhi.
Era accaduto di nuovo, pensò, tutte le sue buone intenzioni erano svanite di colpo e si era lasciato sopraffare dalla sua altra metà. Detestava dover riconoscere di aver peggiorato la situazione quando le cose ancora non andavano per niente bene. Sapeva benissimo che Sariah non lo avrebbe mai perdonato o quantomeno accettato la sua presenza dopo il suo gesto. Ma cosa avrebbe potuto farci? Da tempo sapeva di soffrire di sdoppiamento della personalità ed era sempre più incontrollabile quella metà che si nutriva di tutti i suoi desideri più profondi arricchendoli di malvagità e puro odio.  
Per Sariah non provava un semplice sentimento che si ferma alla sola attrazione fisica. Certo c’era anche quello, ma era come se nel suo intimo aspirasse a qualcosa di più grande e profondo. E invece, ironia della sorte, nei momenti meno opportuni, la sua condizione da “Dottor Jakyll e Mister Hide” faceva irruzione improvvisa e rovinava o meglio devastava i momenti più belli della sua vita.
Fondamentalmente era un tipo a sé stante Elijah, disturbi a parte aveva da sempre mostrato un innato gusto per il lusso e per tutto ciò che si può definire arte e bello. E Sariah in quel momento rappresentava il massimo concetto di bellezza mista ad arte. Era un tipo che non passava inosservato, aveva da sempre suscitato un gran successo in ogni comunità in cui aveva vissuto nei due anni di viaggio.
Spesso si era fermato a riflettere su come mettere a tacere l’Hide che affiorava ormai troppo spesso durante le sue giornate ed era giunto alla conclusione che forse poteva trattarsi di un effetto collaterale che ci manifestava a seguito della sua trasformazione in vampiro. Aveva sì spento il suo interruttore per le emozioni positive per godere a pieno della vita, o di quello che lui considerava vita, ma era come se il suo lato oscuro rappresentasse i più radicati istinti da predatore, da bestia assassina che gode nel far soffrire gli altri. Perdeva di eleganza, di bon ton, di gusto in quei momenti e dopo ne pagava amaramente le conseguenze. E ciò che più temeva tra tutti era che un bel giorno potesse far visita qualcuno della sua famiglia e constatare che era davvero in condizioni così terrificanti da non essere più l’Elijah di sempre. Sapeva che quel giorno sarebbe arrivato e anche troppo presto. E non poteva far nulla se non arrendersi alla realtà dei fatti.
Ora però doveva escogitare qualcosa per farsi accettare da Sariah, non poteva perderla così, altrimenti sarebbe stata davvero la fine. Tutti i suoi sforzi per trovarla e portarla via sarebbero andati in fumo e sarebbe stata solo colpa sua.
 
Sariah ancora al piano superiore a cercare di apparire più decorosa possibile dopo quell’affronto che non avrebbe dimenticato tanto presto. Aveva deciso che non sarebbe rimasta un giorno di più in quella casa con una persona tanto disgustosa qual era Elijah. Aveva cercato di apprezzarlo in un primo momento, ma si era dovuta ricredere in fretta.
Proprio in quel momento una domestica era entrata nella stanza in cui si trovava sistemandole su di una poltroncina un bell’abito bordeaux al ginocchio, proprio il genere che le piaceva. Era anche decorato in modo elegante da raso nero. L’abito, infatti, presentava una lieve scollatura a cuore, piccole maniche gonfie e arricciate alla base, la vita stretta e lineare che si apriva poco più in basso in uno spacco decorato con un piccolo fiocco che lasciava spazio a delle eleganti balze in raso nero.
La domestica aveva anche portato un paio di scarpe adatte per quell’abito, un corredo di calze e immancabile la biancheria.
“Signorina”, aveva esordito la donna, “non appena sarà pronta, potrei sistemarle i capelli, se vuole.”
La domestica era una donna di mezza età, estremamente riservata e cauta nelle parole che Sariah non seppe dirle di no. In fondo le stava offrendo la sua disponibilità.
“Credo che farò prima un altro bagno e poi potrà tornare ad aiutarmi.”, aveva riacquistato la padronanza di sé e aveva anche accennato un sorriso alla donna dinanzi a lei. Le sembrava il modo più garbato per farle capire di voler restare sola ancora un po’.
“Molto bene signorina. Le ricordo che questa sera lei e il signorino Elijah cenerete giù in giardino. Il signorino ama la puntualità.”
Detto questo, si era congedata ed era tornata alle sue faccende, mentre Sariah si era concessa un altro bagno per distendere i nervi ed affrontare con tutta la sua buona educazione la cena con “il signorino Elijah”.

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