Tale Of Runs And Stars

di Donna_Oswald
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come schiantarsi su un pianeta sconosciuto mantenendo la calma (più o meno) ***
Capitolo 2: *** Un robot con un'astronave migliore della mia tenta di farmi fuori ***
Capitolo 3: *** Scampare alla morte e salvare un pianeta ***



Capitolo 1
*** Come schiantarsi su un pianeta sconosciuto mantenendo la calma (più o meno) ***


Mi chiamo Jenny.
E sono la figlia del Dottore.
Ok, in realtà sono soltanto un prodotto del suo dna inserito in una macchina, ma questo è un dettaglio.
Mio padre è un signore del tempo, ultimo superstite del pianeta Gallifrey, e viaggia attraverso lo spazio e il tempo con la sua cabina della polizia blu, il TARDIS. Cielo, quanto ho sempre desiderato averne uno mio. E invece mi devo accontentare di questa navicella mezza scassata,che non viaggia nel tempo ma solo nello spazio.
Mio padre è un essere buono.
In ogni posto in cui arriva fa del bene. Ad esempio salva il mondo. Soprattutto i terrestri dovrebbero essergli molto grati per questo.
Anche io voglio fare qualcosa di buono nella mia vita, vedere le meraviglie dell'universo, salvare le vite delle persone, proprio come mio padre.
È anche per questo che sono in viaggio.
È più o meno così che è iniziata...

Stavo pilotando tranquillamente verso una non-precisata meta, "vagabondando" nello spazio alla ricerca di...qualcosa,lasciandomi guidare dall'istinto.
Avevo appena superato una stella nana, e stavo per addentrarmi in una galassia vicina,quando ad un tratto i motori si spensero. Attivai di corsa gli scudi a propulsione gravitazionale di emergenza,per non rischiare di cadere nel vuoto.
Imprecando, e ricordando a me stessa che la manutenzione alla navicella era necessaria -quando io non l'avevo mai fatta, da quando ero partita rubando l'astronave - ,cercai di riattivare i motori,litigando con leve e pulsanti vari.
Mi sedetti di nuovo al posto di comando, spinsi l'accelleratore ed entrai nella galassia.
Ormai tranquilla, ammirai le stelle che la componevano... Erano quanto di più affascinante e meraviglioso avessi mai visto.
All'improvviso, nella penombra della navicella vidi lampeggiare una lucina rossa.
"No. No. No!" Pensai
"Carburante in esaurimento" disse la voce pre registrata del sistema operativo.
Il lampeggiare della lucina rossa divenne sempre più insistente, fin quando non suonó l'allarme che si attivava nei casi di emergenza.
"Carburante in esaurimento. Spegnimento motori" annunció il sistema. Accidenti a lui.
E i motori si spensero. Corsi ad attivare gli scudi. "Impossibile attivare scudi antigravità"
A quel punto venni presa dal panico. Cominciai ad armeggiare con tutti i pulsanti che mi ritrovavo sottomano, ma nè i motori nè gli scudi si accesero.
"No! E ora? Calma, Jenny, calma..."
Ma non feci in tempo a pensare a nient'altro, poichè venni improvvisamente sbalzata verso il basso.
"Impatto fra 10 minuti. Prepararsi all'impatto."
Impatto? Che impatto? Contro cosa?
Cercai di guardare attraverso il vetro e notai che stavo per schiantarmi a tutta velocità contro quello che mi sembrava un pianeta,a prima vista giallo-verde.
La navicella prendeva sempre più velocità,e la mia paura cresceva.
Stavo precipitando.
Non ero mai andata così nel panico, di solito riuscivo a mantenere la calma...ma non mi ero mai trovata in una situazione simile e non sapevo come fare...
"Ok. Ok. Pensa, Jenny, pensa. Non puoi morire così, ti pare? Fai il punto della situazione. I tuoi motori si sono improvvisamentespenti per mancanza di carburante e chissà per quale astruso motivo gli scudi di emergenza non si accendono. Ah, e stai per schiantarti contro un pianeta. Cosa puoi fare? Metterti a urlare? Mandare un SOS? No,non hai abbastanza tempo per aspettare che vengano a salvarti."
Quando ad un tratto ricordai.
"I motori ad energia termica!"
Corsi all'altro capo della navicella. Lì erano stipati i vecchi motori della mia navicella, che avevano ceduto il posto ad un più moderno motore a carburante. Nessuno li aveva fatti rimuovere quando erano stati installati quelli nuovi, e neanche io ci avevo pensato, successivamente,perché? Perché avevo pensato che mi sarebbero tornati utili in caso di emergenza, o più probabilmente perché mi ero dimenticata di farli togliere.
Si, ma come avviarli?
"Impatto fra 5 minuti"
Dovevo agire in fretta. Erano motori ad energia termica. Quindi erano alimentati grazie al calore? C'era un solo modo per scoprirlo. Corsi nella mia cabina, mettendola a soqquadro fino a quando non trovai quello che cercavo: un accendino e una bombola di gas. Agganciai la bombola al motore e aprii il gas.
Accesi una fiamma e tirai la leva dell'accensione. Niente.
Provai una seconda volta. Ancora niente.
"Impatto fra 2 minuti"
"Oh,andiamo,andiamo!"
Accesi di nuovo e tirai la leva. Sentii un leggero ronzio.
"Scudi antigravità attivati!"
"Si!" Urlai, euforica.
Corsi al posto di comando e feci rotta verso il pianeta contro il quale avevo rischiato di schiantarmi. Oramai ero entrata nella sua atmosfera.
Atterrai in una vasta zona senza abitazioni e scesi dalla navicella. Notai che riuscivo a respirare.
Mi guardai intorno, furtiva. Ero circondata da...cos'erano, alberi? Lo sembravano, eppure erano diversi.
Le loro chiome formavano una specie di cupola sopra la mia testa, e in sottofondo sentivo un leggero ronzìo, anche se non avrei saputo dire da dove provenisse.
Camminai per un po' senza perdere di vista la navicella, ma sapevo che avrei dovuto spingermi più oltre, per cercare una qualche forma di vita intelligente.
Così decisi di segnare il cammino, in modo da avere un punto di riferimento per tornare indietro. Mi avvicinai ad un albero e mi appoggiai ad uno dei rami più piccoli, che si spezzò tra le mie mani.
Quello che vidi fu sconcertante: all'interno dell'estremità del ramo che era rimasta attaccata all'albero non c'erano, legno e linfa come mi sarei aspettata, ma un fascio di circuiti verdi e marroni nei quali scorreva un liquido, che ora gocciolava dal pezzo di ramo che tenevo tra le mani.
Rompendo il ramo avevo spezzato i circuiti. Notai che il ronzio che avevo sentito prima proveniva dagli alberi.
Che tipo di pianeta era quello?
Faceva spaventosamente caldo in quel luogo, così mi tolsi la giacca che portavo e la avvolsi intorno ad un ramo, come punto di riferimento nel caso in cui fossi tornata indietro.
Non saprei dire per quanto tempo camminai, ma ad un certo punto sentii un fruscìo e intravidi un movimento alla mia destra.
Mi voltai, ma non vidi altro che il marrone e il verde degli alberi.
Sentii di nuovo quel rumore, questa volta alla mia sinistra. Mi girai di nuovo, ma accanto a me vidi solo un grosso masso.
Che, ad un tratto, si mosse. Un pezzo di roccia di staccó e si avvicinó a me,poi si mise in posizione eretta.
Ed aprì gli occhi.
I miei due cuori persero un battito.
"Che diavolo...?"
Poi il masso...cioè, la creatura che si era staccata da esso, cominció a cambiare colore, passando dal grigio della pietra a un verde-marroncino.
La guardai bene. Era alta e allampanata, con la pelle fatta di quelle che sembravano scaglie,anche se non ne ero sicura. Aveva luminosi occhi verdi dalle sfumature dorate e piccole orecchie appuntite.
Disse qualcosa in qualche lingua a me sconosciuta.
Per fortuna portavo sempre con me un dispositivo di traduzione istantanea, che agganciai all'orecchio a mo' di auricolare.
"Chi sei?" Ripetè la creatura
"Mi chiamo Jenny, non ho intenzioni ostili. Tu chi sei? Dove mi trovo?"
"Io sono Sareth, del nobile popolo dei Sithem, e tu in questo momento ti trovi sul pianeta Sithamein."
"Onorata di fare la tua conoscenza, Sareth." Risposi "La mia astronave è precipitata poco distante da qui e sono a corto di carburante..."
"La razza dei Sithem è generosa e pacifica. Vieni con me Jenny, ti mostrerò dove trovare carburante per la tua nave, affinchè tu possa ripartire" disse Sareth incamminandosi.
Dopo aver camminato un po', la mia guida ed io ci ritrovammo in una città.
Le case erano fatte di quella che mi sembrava una combinazione di legno e metallo, attraversata da fasci di circuiti.
"Tu vivi qui?" Chiesi a Sareth
"No" mi rispose lui,gentile "vivo più o meno dove ci siamo incontrati. Faccio parte dei gruppi che pattugliano i boschi"
"E...quella cosa sul masso...come sei riuscito a..."
"Noi Sithem riusciamo a fare in modo che la nostra pelle cambi colore a seconda dell'ambiente"
"Vi mimetizzate" Sareth mi guardó interrogativo. Evidentemente i Sithem avevano un vocabolario non troppo complesso. "Dalle mie parti si chiama così quello che riuscite a fare" spiegai.
Ad un tratto colsi un movimento con la coda dell'occhio. Mi voltai di scatto, rischiando di travolgere Sareth: all'angolo di una strada c'era un...non sapevo cosa fosse. Sembrava una specie di pagliaccio, con indosso una maschera da teatro...e il suo modo di stare in piedi mi ricordava quello di un robot.
"Sareth! Hai visto quello?" E gli indicai il pagliaccio
Ma quando ci voltammo all'angolo non c'era niente.
"Cosa c'è, Jenny?" Chiese il mio nuovo amico, confuso.
"Credevo di aver visto...non importa" scossi la testa, dovevo essermi sbagliata...o almeno lo speravo, visto che quel pagliaccio mi metteva una discreta ansia.
Ricominciai a camminare.
"Sareth, i Sithem sono l'unica popolazione che vive su questo pianeta?" Chiesi.
"Si, per quel che ne sappiamo." Mi rispose lui "anche se da qualche tempo stanno accadendo delle cose un po' strane..."
"Cose? Quali cose?" Chiesi,s ubito interessata. Magari, se fossi stata fortunata, avrei potuto aiutarli, come avrebbe fatto mio padre...
"Beh...persone scompaiono nel nulla, di notte. Finora sono spariti tre anziani. Non si sa dove siano finiti, come si siano allontanati dalle loro case, nè perché. È per questo che sono stati formati dei gruppi per la pattuglia dei boschi: speriamo di ritrovarli, e proteggiamo il nostro pianeta da eventuali intrusi...anche se non credo che tu voglia farci del male, sembri una brava persona."
"Tranquillo, Sareth, non rapisco anziani!" Ridemmo entrambi.
Dopo un po' arrivammo in un'area sovraffollata della città. C'erano moltissimi Sithem intenti a parlare fra loro, e a camminare fra bancarelle fatte di quello strano legno con i circuiti.
"Questo" mi spiegó Sareth "è il cuore della città. È dove scambiamo e vendiamo le cose."
"Un mercato" puntualizzai.
"Conosci un sacco di parole strane, Jenny. La prossima volta, se ci rivedremo, vorrei avere il piacere di impararne qualcuna" rise Sareth.
"In che senso 'se ci rivedremo'? Mi lasci qui?" Chiesi, allarmata.
"Mi dispiace molto, Jenny, ma devo tornare nei boschi. Il mio gruppo di pattuglia ha bisogno di me. Ma sta' tranquilla: il...com'è che lo hai chiamato? Ah si,'mercato'...il mercato non è molto grande. Qui troverai qualcuno che può venderti del carburante. O che può regalartelo, dato che non sei di qui e non conosci la nostra moneta. Ti auguro buona fortuna, Jenny, e spero di rivederti ancora." Il Sithem chinó la testa, in segno di saluto.
"Ti ringrazio davvero tanto, Sareth" risposi, salutandolo con la mano mentre si allontanava.
Bene.
Ero rimasta da sola.
Ora non restava che addentrarsi nel mercato e cercare del carburante.
 
 
 
PARTNERS IN CRIME~:

Salve gente! Sono le vostre autrici che vi parlano!
Ebbene sì, autrici uwu infatti questa fanfiction è a quattro mani, vale a dire che non c'è una sola mente malvagia alla regia, bensì due! Il che dovrebbe preoccuparvi muahahahahahah
Anyway, meglio presentarci degnamente u.u

Io sono Donna, nonchè la folle che ha partorito la presentazione inquietante che avete appena letto, e scriverò sempre(?) in viola, e io sono Clara, la pazzoide che ha tirato fuori dalla propria mente malata il primo capitolo!
Il prossimo sarà scritto da me, e arriverà presto perchè è già pronto u.u il che potrebbe farvi felici oppure no (?)
Abbiamo scelto di scrivere di Jenny, la figlia del Dottore, perchè è un personaggio di cui tutti noi whovians sappiamo veramente poco: è apparsa in una puntata, e poi? Cosa le è successo in seguito?
La DonnaOswald Industry(?) ha provato a rispondere a questi interrogativi -w
-
*coff*e poi ci serviva una vittima di cui scrivere :3*coff*
...e giustamente io devo fare la cavia. Grazie mille -.-" NdJenny
Sshhht, le autrici siamo noi, noi decidiamo u.u
Orbene, speriamo che la storia vi piaccia! E se vi è piaciuta (ma anche se non vi è piaciuta) recensite! Ve ne saremmo molto grate!
Al prossimo capitolo!
Donna, Allons-y!

*Clara e Donna salgono sul tardis e spariscono*
 
 

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Capitolo 2
*** Un robot con un'astronave migliore della mia tenta di farmi fuori ***


CAPITOLO 2

Già, ma da dove iniziare?
Il mercato era vastissimo, si dipanava per tutta la piazza principale e non solo, arrivava ad estendersi anche a vicoli e stradine laterali: era tutto un tripudio di colori, odori, suoni e oggetti strambi, che i Sithem scambiavano con altri oggetti, o compravano con quella che doveva essere la loro moneta, delle barrette argentate, dorate o azzurrine percorse da...fili elettrici?
Mi feci strada fra le bancarelle, osservando incuriosita tutti gli strani oggetti esposti: non ne avevo mai visti di simili, nè ne capivo l'utilizzo. Un grosso sorriso mi nacque spontaneo in faccia: era bellissimo viaggiare, scoprire nuove galassie, pianeti strani, conoscere razze diverse, imparare le loro tradizioni e passare del tempo con loro, imparando cose nuove. Stavo crescendo, cambiando, non ero più la Jenny nata per combattere, che sapeva solo sparare e attaccare, che si era lasciata coinvolgere in una stupida guerra di una settimana. Persa nei miei pensieri, mi soffermai involontariamente davanti ad una bancarella all'ingresso di un vicolo; stavo osservando uno strano fascio di  fili legati alle estremità da quelle che sembravano foglie essiccate, quando sentii qualcuno urtarmi da dietro. Rischiai di cadere in avanti, sulla bancarella, ma  riuscii a darmi una spinta con i talloni, scattando all'indietro e voltandomi verso...chiunque mi fosse caduto addosso. Per un riflesso istintivo, prima ancora di guardare il mio "avversario" allungai il braccio sinistro e lo premetti contro la sua gola.
A quel punto mi decisi a guardare in faccia il mio "aggressore": era un Sithem dall'aria confusa, che solo in quel momento reagì, divincolandosi dalla mia presa e rimettendosi in piedi in un nanosecondo, per poi tendere una mano verso di me, anche se mi stavo già rialzando.
《Scusa, ti ho spaventata? Non volevo farti male, scusami...stavo osservando uno strano pilastro, o almeno così sembrava....un pilastro automatico, che sembrava avere un volto, strano per di più....devo essere inciampato, scusami davvero....》aveva parlato con un tono quasi sognante, distaccato, e quasi avevo fatto fatica a seguire i suoi discorsi, ma mi era chiaro che avevo avuto una reazione decisamente esagerata per quello che era stato un banale incidente. Accidenti a me e alla "programmazione per la battaglia". Sbuffai, per poi sorridere al Sithem:
《Non preoccuparti, sono io che ho reagito male e ti chiedo scusa. Mi viene...naturale.》sottolineai quella parola con un secondo sbuffo, dovevo imparare a controllarmi, ricordare gli insegnamenti di mio padre, non volevo essere una guerriera sanguinaria. Non più.
《Comunque io sono Jenny e...》mi interrruppi, ricordando il motivo della distrazione del Sithem 《aspetta, hai parlato di un pilastro automatico? Con un volto strano?》
Possibile che avesse visto quel pagliaccio, lo stesso che avevo notato io poco prima?
《Piacere di conoscerti Jenny, io sono Nehfraj e...l'hai notato anche tu? Pensavo di essere l'unico, nessun altro l'aveva visto prima, oltre me... era una specie di pilastro, ma aveva un volto strano...non corrispondeva a nessuna delle razze che noi Sithem abbiamo imparato a conoscere, anzi: era molto colorato, quasi allungato, con delle parti dorate, e capelli di un colore strano...》Mi illuminai: si, stava descrivendo quel pagliaccio! 《Si, l'ho notato. Aveva una maschera....un volto finto, diciamo》spiegai notando l'espressione confusa del Sithem 《a coprirgli il viso...aveva l'aria di un pagliaccio-robot, e non era per niente rassicurante.》proseguii con aria cupa, quegli automi mi davano un brutto presentimento. 《Su questo hai ragione》rise Nehfraj 《Infatti penso sinceramente che ci sia lui dietro le sparizioni degli ultimi tempi, anche se gli altri non vogliono ascoltarmi. Sarò anche pazzo ma voglio tenerlo d'occhio. È bello vedere che c'è qualcuno matto come me》 Il tono tranquillo con cui l'aveva detto mi sorprese: sembrava che non gli importasse molto del giudizio degli altri, e allo stesso tempo mostrava di non avere il minimo problema a dire quello che pensava. 《Bene Nehfraj. Penso proprio che tu abbia trovato un'alleata. Allora, dov'è questo automa?》sorrisi euforica: quella aveva tutta l'aria di essere un'avventura coi fiocchi, pericolosa ed esaltante insieme. In più, avevo un aiutante. Ma non ebbi bisogno della sua risposta per individuare il pagliaccio: mi bastò voltarmi appena, per vederlo appostato verso la fine del vicolo. Svelta, afferrai il braccio del mio nuovo amico e lo trascinai verso il robot. Che, sfortunatamente, ci notò. E, chinando la testa da un lato, cacciò una lama dalle mani automatiche. 《Oooook...qualcosa mi dice che il nostro automa non è molto amichevole...》mormorai, afferrando la prima cosa che mi ritrovai sotto mano -uno di quegli strani fasci luminosi- Ignorando lo sguardo stranito di Nehfraj e del proprietario della bancarella, iniziai a brandire l'oggetto come avrei fatto con una pistola: 《Buono, pagliaccio...sta' lontano, eh? Stacci lonta...Ehi, che stai facendo?》Interruppi bruscamente la frase quando il robot inclinò la testa dall'altro lato, avvicinandosi a grandi passi.
Prima che potessimo fare qualsiasi cosa, era scattato in avanti, aveva afferraro il proprietario della bancarella da cui avevo preso l'oggetto ed era sparito con lui.
Volatilizzato.
《Dove è andato? E perchè ha portato via il venditore? Maledizione!! E ora?》sbuffai, e quasi non mi accorsi che il mio amico Sithem mi stava trascinando da qualche parte tra la folla: 
《Ehi, ehi! Piano, aspetta!》dimenarmi mi venne naturale, mi staccai dalla sua presa e lo raggiunsi.
《Ne ho visto un altro, o forse era lo stesso...da quella parte!》esclamò Nehfraj, con il suo solito tono tranquillo.
Guardai anche io...aveva ragione! Fra la folla di Sithem, quel coso spuntava chiaramente! Non era quello che aveva rapito il venditore, la maschera aveva un colore diverso...ma era uno di loro.
《Grande Nehf! Ora andiamo!》esclamai, iniziando a correre fendendo la folla.
 Si prospettava un inseguimento.
Divertente!
Cercai di farmi strada fra la gente, ma il pagliaccio era abile e più di una volta rischiai di perderlo di vista.
Per fortuna, o io o Nehfraj lo reindividuavamo sempre, e la corsa ricominciava.
In pochi minuti, riuscii ad arrivare dall'altra parte della piazza, anche se probabilmente, a giudicare dalle occhiatacce che mi lanciavano, mi ero guadagnata l'antipatia di alcuni Sithem che avevo investito.
《Scusate! Scusatemi!》gridai frettolosamente, senza perdere d'occhio il pagliaccio, che in quel momento stava svoltando un angolo.
Gli corsi dietro, seguita da Nehfraj, che mi aveva raggiunto velocemente.
Superammo altre due stradine, e ci ritrovammo ad imboccare quello che sembrava un vicolo cieco: perciò mi sorprese non poco vedere il pagliaccio dirigersi tranquillamente verso il muro...e aprire una porta. Appena sparì, lo imitammo. 
Ritrovandoci all'interno di un'astronave.
《Altro che la mia navicella scassata...》mormorai, mentre cercavamo di farci strada nei vari corridoi...e ci fermavamo ad osservare le vetrate che contenevano...strani oggetti?
《Hai una navicella? Dev'essere bello viaggiare fra le stelle!》Nehfraj si mostrò subito entusiasta...così mi venne un'idea:
《Lo è, molto. Se ti va potresti venire con me, viaggiare attraverso lo spazio....dovrai accontentarti di una navicella scassata, però alla fine non è male》sorrisi, anche mio padre portava delle persone con se', ricordavo bene Donna e Martha...inoltre Nehfraj mi era molto simpatico, e mi stava dando una grande mano in quell'avventura.
《Davvero? Si, si mi piacerebbe! ....è la mano di un Sithem quella!》era passato da un'argomento all'altro così in fretta da lasciarmi stranita: guardai nella direzione  indicata dal mio amico...e vidi, dietro una vetrata, una mano mozzata, dalla pelle con piccole squame di colore marrone grigiastro. 
Il colore era strano, ma in effetti mi ricordava molto le mani di quei pacifici esseri mimetici.
《La nostra pelle diventa così quando moriamo....》spiegò Nehfraj, scuro in volto 《mi chiedo che ci faccia qui. Anche se sospetto...che abbiamo trovato gli anziani》mormorò.
Senza sapere bene cosa dire o fare, mi avvicinai ad una porta...e sentii dei rumori provenire dall'interno.
Aprii velocemente e mi lanciai dentro, senza curarmi di chiudere la porta. 
La stanza in cui mi ritrovai era ampia, e quasi vuota, a parte alcune...barelle meccaniche, delle quali solo una era occupata dal corpo di un Sithem.
Mi avvicinai cauta, sperando vivamente che non fosse morto, e sgranai gli occhi quando lo riconobbi: era il proprietario della bancarella, quello che era sparito sotto i miei occhi!
《Cosa ci fai qui ragazzina? Hanno preso anche te?》la sua frase mi colse di sorpresa: sembrava immobile fino a pochi secondi prima!
《Veramente li ho seguiti. Volevo capirci qualcosa. Perchè vi hanno preso? Perchè suppongo che siano loro i responsabili della scomparsa dei vostri anziani, no?》
《...credo di si.》mi rispose il Sithem, dopo un istante di silenzio 《hanno detto qualcosa quando mi hanno preso...qualcosa riguardante la loro nave...e hanno detto che noi Sithem siamo...."compatibili", parola di cui non so il significato》Compatibili? Ricordai la mano che avevamo visto poco prima: era possibile che...
《Penso che voglia dire che gli siamo utili》sentendo una voce estranea, mi voltai di scatto, pronta ad attaccare, ma mi tranquillizzai vedendo Nehfraj: era entrato poco prima, senza che me ne accorgessi, tra l'altro. Impegnata a parlare con il proprietario della bancarella e a cercare di capire cosa stesse succedendo, avevo abbassato la guardia, dimenticandomi della porta aperta. 
Grosso errore, visto che il posto non era dei più tranquilli-, 
《Credo che vogliano usare parti dei nostri corpi per  l'astronave...forse è rotta e hanno un modo tutto loro di aggiustarla...e noi Sithem gli siamo utili》continuò Nehfraj, confermando le mie paure.
《Anche io lo temo. Probabilmente sono abituati ad aggiustare la nave con qualsiasi cosa possibile....e quando è naufragata, si sono "arrangiati" con gli unici pezzi di ricambio sotto mano...ovvero voi.》ragionai. 
《Corretto.》una voce metallica mi fece sobbalzare nuovamente.
Per la seconda volta, mi voltai di scatto, o almeno cercai di farlo: ad impedirmelo fu una lama che premette veloce contro la mia gola.
Anche Nehfraj era nella mia stessa situazione.
Riuscii a voltare di poco la testa e a lanciare un'occhiata al resto della stanza.
 Avrei preferito non farlo, in effetti: più di una decina di pagliacci erano arrivati silenziosamente nella stanza e ci avevano circondato. 
Il robot che mi aveva immobilizzata parlò di nuovo:
《Anche voi siete compatibili.
Ora morirete.》







Angolino delle autrici pazz...ehm...delle autrici e basta.
Salve gente!
Ci scusiamo infinitamente per il ritardo,ma la mia partner in crime Donna ed io (Clara) non siamo riuscite a pubblicare,non abbiamo avuto neanche un attimo libero!
Stavolta è stata Donna a scrivere il capitolo,mentre io l'ho betato ed ho già scritto il terzo,che pubbllicheremo presto (si spera)
Cosa ne pensate dei questo secondo capitolo e della storia in generale?  Gli strani androidi-pagliacci non vi ricordano niente? Regalo un biscotto a chi indovinerà la risposta!
Regaleremo un biscotto anche a chiunque recensirà,che la storia vi sia piaciuta o meno!
Al prossimo capitolo!


 

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Capitolo 3
*** Scampare alla morte e salvare un pianeta ***


"Anche voi siete compatibili. Ora morirete"
 
 Anche questa volta dovevo pensare in fretta. No, decisi, non c'era spazio per i pensieri in quel momento, così lasciai che l'istinto prendesse il sopravvento.
D'altra parte, ero nata per combattere!
Velocemente, tirai un calcio alle gambe del robot, con tutta la forza che avevo, poi lo afferrai per il braccio, lo gettai a terra e lo immobilizzai, tutto in rapida successione.
"Complimenti" commentó Nehfraj, senza minimamente scomporsi. E bisogna considerare che aveva ancora una lama puntata alla gola. 
"Jenny, purtroppo adesso È il momento di pensare. Dai, trova una soluzione!" Mi dissi "cosa puoi fare adesso?  Non puoi batterli tutti da sola, saranno almeno una decina...e tu non hai armi..."
Decisi di targiversare. Se non altro, era un modo per guadagnare tempo:
"Cosa ci fate voi qui, su questo pianeta?" Chiesi. Il droide inclinó la testa:
 "Dobbiamo riattivare la nostra navicella" 
"Fin qui ci sono arrivata. Ma perché utilizzate i corpi dei Sithem? Da quanto ho capito hanno una tecnologia sviluppata, non potevate chiedere dei pezzi di ricambio?" Il robot non rispose. 
"Ok. Va bene. Almeno ditemi come vi siete ritrovati qui. Perché proprio Sithamein?" 
"Le navicelle B-220 "madame de pompadour" e B-221 "Ssitam" sono entrate in collisione accidentalmente. Navicella B-220 precipitata sul pianeta terra. Nessun segnale dall'equipaggio. Navicella B-221 precipitata sul pianeta Sithamein, equipaggio disperso." Rispose il droide. Quindi non erano cattivi per indole...volevano solo riparare la loro nave, erano programmati per quello. Con la coda dell'occhio vidi il proprietario della bancarella cambiare lentamente il colore della propria pelle, passando al grigio della barella sulla quale era adagiato. Anche lui mi notò, e mi fece quello che sembrava un'occhiolino. Aveva in mente qualcosa, dovevo assecondarlo, e distrarre i robot. 
"Sapete" dissi alzando la voce per attirare la loro attenzione "anche io sono precipitata con la mia navicella! Avevo finito il carburante, non mi era mai capitato, e anche per me è la prima volta su questo pianeta..."
Davanti a me vidi Nehfraj, ancora con la lama puntata alla gola, che attuava lo stesso sistema, mimetizzandosi con l'ambiente circostante. In pochissimi secondi divenne quasi invisibile ai miei occhi. Dovevo continuare a distrarre i droidi:
"Anche io vengo da un pianeta molto lontano, e adesso ho bisogno d'aiuto per far ripartire la mia navicella, proprio come voi! I Sithem sono un popolo generoso, se glielo chiederete gentilmente, loro potrebbero aiutarvi!" 
"No." Rispose il droide che prima teneva fermo Nehfraj "basta parlare. Ora morirete." 
E mosse la lama in orizzontale, come se avesse voluto tagliare la gola a qualcuno. 
"Nehfraj!" Urlai 
"Tranquilla, sono dietro di te!" Disse il Sithem sorridendo "Mentre tu parlavi ho cambiato il colore della mia pelle e sono scivolato via senza che il robot mi vedesse! E lui ha fatto lo stesso!" Indicó il proprietario della bancarella.
"D'accordo. Ora cosa facciamo?" Chiese quest'ultimo. I droidi, accortisi che gli eravamo sfuggiti, si avvicinarono. Sapevo perfettamente cosa avrebbe detto mio padre in quel momento.
 "Corriamo!" 
 
E così facemmo. Non avevamo idea di dove stessimo andando, ma continuammo a scappare.
Correre mi fece pensare a mio padre. Aveva mai incontrato quei robot? Era mai stato su quel pianeta? Conosceva i Sithem? Cosa avrebbe fatto al mio posto? La risposta all'ultima domanda mi balenó in mente alla velocità della luce.
 "Lui non sarebbe scappato. Avrebbe affrontato i droidi, non avrebbe permesso che altri Sithem venissero uccisi". Mi bloccai nel bel mezzo della corsa. Non potevo scappare così e darla vinta ai droidi, dovevo aiutare i Sithem!
 Lasciai che Nehfraj e il venditore andassero senza di me e quando furono spariti nei cunicoli della nave mi voltai e ritornai da dove ero venuta. I robot erano ancora lì e non appena mi videro avanzarono, con quella loro andatura meccanica e ondeggiante. Volevo affrontarli, ma non sapevo come. Non potevo batterli tutti da sola senza armi!
Un momento...armi?? Mi frugai nelle tasche e trovai ciò che stavo cercando: i fasci metallici con cui avevo minacciato il robot al mercato. Li brandii come avrei fatto con una frusta, e mi preparai a fronteggiare i droidi. 
Uno di loro si avvicinó a me; doveva essere il capo, poiché era quello più spavaldo ed era l'unico che parlava. Lo afferrai per la parrucca non appena fu abbastanza vicino ma tutto ció che ottenni fu di fargli cadere la maschera.
 Per un attimo rimasi stupita. Non avevo mai visto qualcosa del genere: la sua testa era fatta completamente di vetro, trasparente e lucida, e al suo interno si trovava una complessa serie di ingranaggi dorati. Il robot tese le mani verso di me. Cercai di ragionare in fretta: potevano essere spenti in qualche modo? C'era, che ne so, un pulsante da premere, una leva da tirare, una qualsiasi cosa che li fermasse? In fondo erano esseri meccanici, un punto debole dovevano pur averlo. Il droide era vicinissimo a me e mi puntó la lama alla gola. Scattando in avanti, senza nemmeno pensare a quello che stavo facendo, lo colpii al torace con i fasci metallici. Un scintilla scaturì dal contatto tra questi ultimi e il droide indietreggió, come se si fosse ustionato. Quindi quella cosa poteva mandarli in corto! 
Avanzai, mentre il droide barcollava e tornava alla carica. Notai che gli altri mi avevano circondata, minacciandomi con le lame metalliche. Se avessi preso la rincorsa e premuto i fasci contro il petto del robot con tutta la forza che avevo, forse sarebbe andato in corto. Ma se non ci fossi riuscita tutti gli altri mi avrebbero presa.
 Dovevo provare. 
"Forza, Jenny, o adesso o mai più!" Feci due passi all'indietro, prendendo la rincorsa, poi scattai in avanti, i fasci elettrici nella mano. L'impatto col robot fu istantaneo. 
Lo gettai a terra con tutto il peso del mio corpo, continuando a premere i fasci contro quella che doveva essere la sua cassa toracica. Dal contatto scaturirono numerose scintille, ci fu una piccola esplosione e sentii un bruciore alla mano. 
Mi ritrassi di scatto. Nel punto in cui lo avevo colpito con i fasci il corpo del robot era come esploso. Guardandomi intorno, vidi che tutti gli altri droidi si muovevano con molta difficoltà, barcollando sempre di più, fino a spegnersi e ad accasciarsi a terra.
 "Ce l'ho fatta!" Pensai, fiera di me stessa: non potevo crederci, era finita, li avevo battuti! 
Una volta fuori dalla nave, vidi Nehfraj e il venditore, che mi corsero incontro.
 "Jenny! Credevamo di averti persa nella nave!" Mi disse Nehfraj "stai bene? I robot ti hanno fatto del male?"
"Sto benissimo, Nehf! E a proposito dei droidi...li ho sconfitti!" Risposi con un sorriso. 
"Possiamo sapere come hai fatto?" Chiese il venditore.  Raccontai loro ciò che era accaduto all'interno della navicella. 
"...Quindi....fammi capire, tu hai sconfitto quei robot con un conta-ore?" mi chiese perplesso Nehf. Un po' perchè dovevo scaricare la tensione, un po' perchè era tutto finito, un po' perchè il tutto si stava rivelando davvero assurdo, scoppiai a ridere, incredula: 
"Questo...questo è un orologio?" chiesi fra le risate "un oggetto che conta le ore?" chiarii a beneficio dei due, che annuirono. A quel punto, ricominciai a ridere ancora più forte
 "Voi....voi mi state dicendo che ho sconfitto dei robot a orologeria...con un orologio?" Prima Nehfraj, poi il venditore capirono il gioco di parole, e iniziarono a ridere insieme a me. Ci fermammo solo quando notammo che, nel frattempo, alcuni Sithem curiosi si erano avvicinati a noi."
Da dove viene quella nave?"
"Cosa ci fa qui?" 
"È per questo che spariscono gli anziani?" 
Non smettevano di fare domande. Aiutata da Nehfraj raccontai tutto dall'inizio.
 "Quindi li avete sconfitti?" Chiese un Sithem quando finimmo. 
"Credo proprio di si!" Risposi raggiante. 
" Guardate! C'è un disegno sulla nave!" Esclamó un altro. Mi voltai, e con stupore mi accorsi che avevano ragione: in effetti,sulla fiancata grigia della nave c'era qualcosa dipinto in nero. Mi avvicinai, e notai che non era affatto un disegno. 
Era una scritta, "SS Matisse". Le due "S" erano un po' discostate dall'altra parola, di cui solo la "E" era un po' rovinata e non si leggeva bene. Non ci misi molto a capire cosa fosse, sebbene la cosa fosse un po' strana: doveva essere quello il nome della nave!
"Cosa vogliono dire questi strani simboli?" Mi chiese Nehfraj. Non mi ero accorta che si fosse avvicinato.
 "Sono lettere" risposi "lettere del mio alfabeto. C'è scritto 'Matisse'. Credo sia il nome della nave."
"Ma loro...cioè...i pagliacci,hanno detto che la loro nave si chiamava 'Ssitam'..." Obiettò Nehf.
 
"Le navicelle B-220 'madame de pompadour' e B-221 ' Ssitam' sono entrate in collisione accidentalmente..."
 
 Mi voltai a guardarlo, con gli occhi sgranati. 
"Sei un genio!" Esclamai. Il Sithem mi guardó interrogativo. 
" 'Matisse' È il vero nome della nave! I droidi hanno detto 'Ssitam' perché lo hanno letto al contrario e non hanno notato la E finale, che è rovinata. Quando la nave si è rotta devono essersi sentiti persi, non sapevano da dove prendere i pezzi di ricambio per la loro navicella,e così sono venuti qui! Perché 'Ssitam' è estremamente simile a Sithem e Sithamein, quindi devono aver fatto un'associazione tra i due nomi! Ora è tutto più chiaro!" 
Presi fiato. Avevo detto tutto davvero in fretta, senza interrompermi. Ridacchiai quando mi ricordai che mio padre aveva parlato alla stessa maniera, su Messalina.
Nehfraj non si scompose, ma dopo qualche secondo un sorriso comparve sulla sua faccia pseudo-camaleontica.
"Ottimo lavoro,allora! Il mistero è stato risolto!" Disse "Ma...cosa vuol dire che sono un genio?" 
"Vuol dire che sei molto intelligente!" Risposi abbracciandolo. Ero davvero contenta. Un Sithem dall'aria autoritaria si avvicinó a noi.
 "È un anziano" mi sussurrò Nehf  "Noi li trattiamo con grande rispetto"
Quando l'anziano mi fu davanti, feci un leggero inchino, ma sia lui che Nehf mi guardarono come se fossi impazzita.
 Forse non era quello il costume di Sithamein.
Imbarazzata, cercai di darmi un contegno. L'anziano mi rivolse la parola.
"Come ti chiami,straniera?"
"Jenny" risposi.
"Ho sentito di come ti sei battuta per noi. Tutti i Sithem ti sono molto grati per questo. Ci hai salvato la vita. Tutti noi ti ricorderemo sempre e parleremo di te ai nostri figli, in modo che neanche loro ti dimentichino. C'è qualcosa che possiamo fare per ringraziarti, Jenny?" Ero emozionantissima. I Sithem mi stavano ringraziando! Parlavano di me come di un'eroina leggendaria, e ciò mi riempiva d'orgoglio. Era incredibile. Avevo fatto qualcosa di buono, li avevo aiutati, e mi stavano ringraziando per questo. Sentivo finalmente di avere uno scopo. Di nuovo, pensai a mio padre: anche lui si era sentito così, salvando pianeti e civiltà?
Riflettei su ciò che mi aveva chiesto l'anziano. "In effetti,una cosa ci sarebbe..." 
***

 
Mi apprestavo a partire, con Nehfraj al mio fianco e una grossa riserva di carburante gentilmente offerta dai Sithem.
Molti si erano radunati attorno alla navicella per vederci partire, salutandoci e augurandoci buona fortuna. Ero davvero contenta di ciò che avevo fatto, ed emozionatissima all'idea di ripartire, con Nehfraj al mio fianco, verso nuove avventure. Mi voltai a guardare il mio nuovo amico, che stava salutando la sua gente. 
Avviai i motori.
 "Sei pronto a vedere le stelle, Nehfraj?"





Angolo delle autrici!
Salve! Prima di tutto, ci scusiamo enormemente per il ritardo con cui è arrivato questo capitolo, anche se è stato scritto secoli fa. La storia non ha avuto un gran seuito, e non eravamo sicure di voler continuare.
Il capitolo è stato scritto da Clara, mentre il prossimo sarà scritto da Donna.
Cosa ne pensate?
Le avventure di Jenny non sono certo finite qui! Chissà quale sarà la sua prossima destinazione...
(ovviamente noi due già lo sappiamo eh eh eh)
Qualsiasi cosa pensiate della nostra storia, vi preghiamo di recensire, è gratis e a noi fa tanto piacere sentire la vostra opinione!
A presto!
Donna&Clara

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