Heart of Darkness

di AlexiaKH
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cella ***
Capitolo 2: *** Darkblade ***
Capitolo 3: *** Sono... cambiata? ***
Capitolo 4: *** Fuori dalla cella, finalmente... ***
Capitolo 5: *** Fortezza oscura. Parte prima: Malefica ***
Capitolo 6: *** Fortezza oscura. Parte seconda: Riku ***
Capitolo 7: *** Numero 0 ***
Capitolo 8: *** Sora ***
Capitolo 9: *** Antico Tempio. Parte prima: Leggende e testimonianze. ***
Capitolo 10: *** Antico Tempio. Parte seconda: Un passato doloroso ***
Capitolo 11: *** Antico Tempio. Parte terza: Riflessioni. ***
Capitolo 12: *** Antico Tempio. Parte quarta: Ciao nonno. ***
Capitolo 13: *** Castello dell'Oblio: Prima carta ***
Capitolo 14: *** Castello dell'Oblio: Seconda carta ***
Capitolo 15: *** Castello dell'Oblio: Terza carta ***
Capitolo 16: *** Ci rincontreremo ***
Capitolo 17: *** Naminè ***
Capitolo 18: *** Sentimenti ***
Capitolo 19: *** Allo scoperto ***
Capitolo 20: *** Castello dell'Oblio. Prima parte: Ritorno ***
Capitolo 21: *** Castello dell’Oblio. Seconda parte: Il piano. ***
Capitolo 22: *** La mia vera natura ***
Capitolo 23: *** Un tuffo nel Cuore ***
Capitolo 24: *** Sogno ***
Capitolo 25: *** Dentro la rete ***
Capitolo 26: *** Il documento ***
Capitolo 27: *** Tron ***
Capitolo 28: *** La verità, forse. ***
Capitolo 29: *** Nuove minacce ***
Capitolo 30: *** Mutazioni ***



Capitolo 1
*** Cella ***


Giorno 0

“Entra”
Entrai senza fare storie nella prigione che l’uomo poco fa aveva aperto. Era davvero una stanza completamente bianca e vuota, mancava persino il letto. Mi voltai per guardare di nuovo l’uomo che mi aveva sequestrata: alto, pallido come la luna, capelli azzurri lunghi e lisci, occhi felini gialli e una spaventosa cicatrice a forma di X che ricopriva tutta la faccia.
Quell’uomo dichiarò di chiamarsi Saïx e di dimenticare tutta la vita che ho vissuto fino ad oggi, compreso il mio nome, perché d’ora in avanti avrei condotto una nuova esistenza.
Lui chiuse la cella e, senza proferire parola, se ne andò, lasciandomi completamente sola nel bianco della mia prigione.
Odio il bianco perché chi, che come me, ha sempre vissuto nell’ombra; i colori luminosi mi hanno sempre dato un grande fastidio agli occhi, anche se… questo bianco ha qualcosa di malinconico… si, è un colore chiaro ma… dà la sensazione di strapparti via tutto ciò che ti poteva rendere felice, fino a lasciarti un senso di vuoto profondo.
Poco importa: io sono vuota, credo proprio che lo sono sempre stata… altrimenti perché ho seguito, senza opporre resistenza, due perfetti sconosciuti?
Perché ho voluto accettare l’invito di quell’uomo, che si presentò come Xemnas, a seguirlo nel suo castello? Perché mi sono fatta rinchiudere in cella da quel Saïx?
Semplice: ormai non ho più niente da perdere.
 
Xemnas ha detto che d’ora in poi sarò Alexia… se ripenso che fino a ieri ero ancora Elaia Larxis, pronta a lottare per quel briciolo di speranza che mi era rimasto… ma ormai è troppo tardi, non ci sarà più niente di buono nel futuro che mi aspetta.


Giorno 39

“Prevedibile”
La voce di Zexion ruppe il silenzio ed io, irritata mi alzai dal letto. Speravo che oggi lui o Vexen mi lasciassero in pace con i loro studi, esperimenti e raccolta dati… ma a quanto pare mi sbagliavo.
“Che cosa è prevedibile questa volta?”
“Ieri ti ho insegnato ad utilizzare la tua oscurità per materializzare oggetti a tuo piacimento, sia io che Vexen avevamo previsto che appena tornata in cella avresti materializzato un letto.”
Irritanti. Ecco com’erano quel nano dai capelli blu e quel vecchiaccio biondo con una pettinatura da donna. Ma almeno oggi è venuto solo Zexion… a differenza di quel vecchio non mi trattava come una cavia da laboratorio, e solo per questo parlare con lui è molto più piacevole, anche se… per lui sono una fonte infinita di dati da raccogliere.
“Prova tu a dormire per settimane su un pavimento e poi ne riparliamo! Sarai pure un Nessuno ma il senso del confortevole è una percezione che viene dal cervello, e non dal cuore”
Zexion non rispose, mi fisso per un momento impassibile per poi tirare fuori dalla tua tasca il suo fastidioso taccuino per scriverci qualcosa. Sospirai irritata, se lo avessi saputo prima non avrei mai accettato l’invito di Xemnas. Ok, non avevo più niente da perdere ma ho pur sempre una dignità da essere umano.
“Ho una domanda: a cosa è dovuta la tua attuale ira?”
“Me lo stai seriamente chiedendo?”
“Ti ho posto la domanda, quindi si: te lo sto seriamente chiedendo. Certe tue azioni vanno oltre la mia comprensione, sono imprevedibili.”
“Ma non avevi detto poco fa che ero prevedibile?”
“Avevo previsto che avresti materializzato un letto, ma mi ero sbagliato sulla tua reazione.”
“Beh, sono arrabbiata perché mi trattate sempre come se fossi una cavia da laboratorio, voi non lo capite perché siete privi di cuore ma esiste una cosa che si chiama dignità umana!”
“Dignità umana?”
Finalmente un espressione facciale da parte di Zexion, è sempre stato impassibile ma ora mostra una certa confusione. “Non è molto diversa dal rispetto che Vexen pretende da tutti, come membro fondatore.”
Zexion si rimise a scrivere sul taccuino, per poi andarsene non appena ebbe finito.
“Grazie per la tua collaborazione”
Disse andandosene, ormai quella era un’azione di ruotine perché tutte le sue visite finivano in questo modo.
E’ da più di un mese che conduco questa vita: ogni giorno viene un membro dell’Organizzazione, ci scambiamo due parole e poi se ne và.
Almeno non mi rivolgono sguardi di sdegno come facevano la gente del mio villaggio.



Angolo dell'autrice: Più che un capitolo è un prologo (vista la brevità) e... niente. Questo capitolo è un esperimento, giusto per vedere se può interessare a qualcuno il "What if?" sull'esistenza di un Anti-keyblade e del suo possessore. Dai prossimi capitoli ci sarà la trama vera e propria e spero di non deludere le vostre aspettative.

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Capitolo 2
*** Darkblade ***


Giorno 41
 
“Buon giorno Alexia.”
Xemnas?
Incredula mi voltai e mi alzai dal letto, non vedevo Xemnas da quando mi aveva prelevata dal castello. Mi era stato spiegato dai vari membri che era molto occupato nella creazione di un certo “Kingdom Hearts”, quindi mi sorpresi che oggi abbia deciso di sprecare il suo tempo con me.
“Credevo che tu fossi troppo impegnato per occuparti delle reclute.”
“Sei abbastanza intelligente da sapere che non sei una recluta qualunque.”
“Touchè”
La sua voce mi metteva a disagio: così fredda e autoritaria. Di certo sapeva come ottenere il rispetto altrui ma… mi incuteva. Ricordo ancora il terrore che ebbe mio nonno il giorno che lo vidi la prima volta… di sicuro si conoscevano ma non ho mai visto mio nonno intimorirsi per qualcosa o qualcuno, nemmeno quando sono apparse le prime manifestazioni del mio potere.
Xemnas fece sparire le sbarre della mia prigione ed io rimasi immobile sul mio letto a osservarlo.
“Dove hai intenzione di portarmi questa volta?”
“In un luogo dove potrai imparare ad usare il tuo straordinario potere.”
Straordinario potere. Per me è una maledizione: saper evocare la Darkblade è una maledizione.
Un’arma nata solo per la persona con cuore di pura oscurità.
Un’arma in grado di forzare qualsiasi serratura, per prelevare o cedere oscurità.
Un’arma che ti da la possibilità di dominare tutti i mondi.
Un’arma… del quale io non ne sopporto il peso, non da sola.
Senza fiatare lo seguì fino ad una stanza completamente bianca dove mi aspettavano dei Nessuno e degli Heartless.
“Combattili.”
“Non c’è problema.”
“Senza utilizzare la magia.”
Lo guardai perplessa, sono sicura che tutti i membri che mi hanno tenuta sotto osservazione gli avranno fatto rapporto che non riesco a manifestare a comando la mia arma.
“Lo sai che non posso.”
 “Ti ho dato 40 giorni per farti studiare, dai vari rapporti si deduce che il tuo potenziale nella nostra causa sia inestimabile, ma l’educazione che ti è stata data ti blocca perché ti è stato insegnato a sopprimerlo e non a domarlo.”
“Non c’è bisogno che me lo dica anche tu, lo so.”
“Per questo ho deciso oggi di occuparmi di te personalmente.” E si mise dietro di mettendo il palmo della sua mano sulla mia testa.
Non feci in tempo a fare nulla che la mia nella mia testa cominciarono ad apparire migliaia di immagini, suoni, odori… sembravano ricordi di una vita vissuta.
Man mano che le immagini scorrevano capii che erano tutti i miei ricordi, compresi quelli che avevo dimenticato.
Non aver paura. All’improvviso quella voce mi fece in qualche modo svegliare e mi ritrovai su un pavimento luminoso circolare, tutto il resto mi sembrava un oceano di oscurità.
Guardai in passo e vidi che il pavimento era un mosaico con me, dormiente, al centro e circondata da volti e oggetti che per me sono stati importanti.
Non aver paura dell’oscurità, non aver paura del luogo dove sei nata, non aver paura di me.
Vidi apparirmi davanti qualcosa avvolto di una nebbia nera che fluttuava.
Mi avvicinai e riconobbi l’oggetto: un’arma simile ad una katana con l’elsa e la lama sono color notte ma sono entrambe semi avvolte da una decorazione di rombi argentati tutti uniti tra di loro da catena nera. La Darkblade.
“Io non ti temo” Risposi freddamente.
Allora sostituiscimi al posto del simbolo della luce che è rappresentato nel tuo cuore.
Istintivamente abbassai lo sguardo e osservai il mosaico: c’era un sole rappresentato sul palmo della mia mano destra.
Se non mi temi sarà uno scherzo farlo, no?
Senza nemmeno starci troppo a pensare seguii il mio istinto: presi la Darkblade e la conficcai nel pavimento circolare, esattamente la conficcai nel sole.
Vidi l’immagine cambiare: adesso ero rappresentata con i mano la Darkblade che ha sostituito il simbolo della luce. Subito dopo vidi il pavimento incrinarsi e distruggersi ed io… caddi nel vuoto.
Non appena non sentii più il calore della mano di Xemnas mi risvegliai cadendo sulle mie ginocchia e tossendo come se un attimo prima stessi per annegare.
“Ora combattili”
Ancora ansimante mi alzai, cercando di ricordare dove fossi ora e che cosa mi era successo.
Un secondo dopo evocai la Darkblade ed eliminai tutti gli obbiettivi.
 
Mentre li uccidevi mi sentivo leggera, come se mi fossi tolta un peso o delle preoccupazioni:
NON MI SONO MAI SENTITA MEGLIO IN VITA MIA.
 

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Capitolo 3
*** Sono... cambiata? ***


Giorno 43
 
“..ia… exia… ALEXIA!”
Aprii con fatica i miei occhi, qualcuno mi stava chiamando ma avevo la vista così sfocata che non riuscivo a capire chi fosse quella macchia nera in tutto quel bianco.
Mi sentivo spossata, come se qualcosa mi avesse succhiato via tutte le mie energie.
“ALEXIA!”
Mi ridisse preoccupata quella macchia, la sua voce rimbombava così tanto nella mia testa da provocarmi un mal di testa tale da non farmi più riconoscere la voce. Mi sforzai con la vista e notai che in quella macchia nera ce ne era anche sopra una blu scuro più piccola.
“Ze… xion? … Che ci fai… qui?”
O almeno credo di avergli parlato in quel modo: ero così confusa che poteva essere benissimo un sogno, del resto Zexion mi osservava o nel laboratorio suo e di Vexen o da fuori dalla mia cella… mi sorprenderebbe veramente tanto se lui fosse veramente entrato.
“Che… accio… ui? … o pr… ato … er te!”
E poi tutto divenne di nuovo nero.
 
Giorno 44
 
Quando mi svegliai mi accorsi che aldilà delle sbarre c’era quello che, per lo meno, mi sembrava essere Xigbar che dormiva seduto appoggiato sul muro.
Mi alzai e mi avvicinai alle sbarre per vedere meglio. Si, era proprio Xigbar.
Prima di svegliarlo lo osservai, perché in qualche modo le sue cicatrici mi hanno sempre incuriosita perché sono dell’opinione che ogni cicatrice abbia una storia da raccontare e qualcosa dentro di me mi dice che quelle di Xigbar ne hanno una particolarmente interessante...
“So di essere irresistibile ma non pensi che sia troppo vecchio per te?”
 “Eh?”
Sorpresa, vidi Xigbar aprire gli occhi e, con l’espressione di chi si stai divertendo, si alzò e mi si avvicinò.
“Ben svegliata principessina.”
“Ma che diavolo…”
Cercai di riordinare le idee per liberarmi dall’imbarazzo di essere stata beccata a fissarlo, ma Xigbar aveva un’espressione così divertita da rendermi le cose più difficili.
“Accidenti se avessi un cuore riderei come un dannato, mi fai ricordare i gran bei vecchi tempi.”
“Potresti anche piantarla di prenderti gioco di me.”
“Dai Alexia non essere troppo severa con me: mi sono sempre divertito a prendermi gioco dei ragazzini e al momento sei l’unico essere nel castello sotto i sedici anni.”
“Ti burli di me solo perché ho quindici anni?”
Ecco un altro membro dell’Organizzazione che sopporto a malapena come Vexen!
Mi ha sempre dato l’impressione di un parassita: invece di focalizzarsi sul suo obbiettivo, si comporta aggrappandosi ai suoi ricordi di quando era un persona per poi sfruttarli per ricordarsi come si sarebbe divertito a torturarmi se avesse avuto ancora un cuore. E lui sarebbe il N°2 dell’organizzazione? Ma fatemi un piacere!
“Ok ok… per oggi mi sono divertito abbastanza, finirai per uccidermi solo con quello sguardo truce...” Smise di sogghignare e l’espressione dei suoi occhi, che si posavano su di me, era diventata seria.
“Del resto ora sei diventata una di noi… il nostro asso nella manica.”
“Non lo ero anche prima, scusa?” chiesi confusa delle sue parole perché mi era stato spiegato fin da subito che sarei diventata la loro spada, quindi non capisco che cosa intenda con ORA.
“Oh no… prima eri solo una nostra prigioniera, e lo saresti stata fino a quando non avresti giurato fedeltà alla nostra causa; quindi congratulazioni: ti sei conquistata il diritto ad avere una vera stanza!”
Lo guardai confusa: da quando ho giurato fedeltà a qualcuno?
“Ma ora basta con questi discorsi, ora hai tutto il tempo che desideri per comprendere. Se fossi in te creerei uno specchio, sarebbe un buon primo passo per capire.”
Mi fece un occhiolino e se ne andò.
Perché dovrei crearmi uno specchio? Non è che quel bastardo mi ha fatto qualcosa mentre dormivo? Anzi… ma quand’è che mi sono addormentata l’ultima volta e come?
L’ultima cosa che ricordo è Xemnas che mi accompagnava in una stanza…
Andai subito verso il muro e con solo la mia semplice volontà creai davanti a me un grosso specchio che mi riflettesse completamente… e rimasi shoccata.
Nel contesto generale ero ancora me stessa perchè possedevo ancora la carnagione chiara, l’altezza apparentemente poco sotto alla media, non con tutte le curve al posto giusto ma almeno di corporatura magra… ma fu il mio viso a sconvolgermi: era sempre il mio volto ma avvertivo nella fisionomia che qualcosa era cambiato… sensazione provocata sicuramente dal cambiamento dei miei occhi che, invece di essere neri, erano diventati di un rosso sanguigno ed i miei capelli, da sempre mossi e di un castano chiaro, avevano sviluppato una differenza cromatica, che si intensificava man mano che scendeva verso le punte, dello stesso rosso dei miei occhi. Questi due espressivi cambiamenti davano al mio viso un tono diverso: non davo più l’impressione di essere una ragazza fragile, quel rosso mi dava un tono più affascinante in un certo senso ma soprattutto mi dava il tono crudele.
Finirai per uccidermi con quello sguardo truce…
Ecco perché Xigbar ha cambiato subito atteggiamento quando l’ho fulminato…
 
Sono… cambiata?
 
Mi trattenni dal ridere, cercatemi di capire: finalmente davo l’impressione di quella che mi sentivo di essere tanto tempo: non più una persona buona, un cucciolo abbandonato, una vittima o una persona debole... ma di una sopravvissuta che ne ha passate tante ed ora è in cerca di un posto che le appartiene e della vendetta per tutto il male che ha subito.
 
Del resto non lo avevo già dimostrato a quei bastardi distruggendo il nostro “caro” villaggio e, con esso, il mio mondo?

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Capitolo 4
*** Fuori dalla cella, finalmente... ***


Giorno 45
 
Saïx mi fece uscire dalla cella e mi accompagnò in quella che sarebbe stata la mia stanza.
Impassibile, durante il tragitto, mi spiegò tutte le "regole" che dovevo rispettare:
1) obbedire sempre agli ordini impartiti 
2) ogni trasgressione sarà valutato come atto di tradimento punibile anche con la morte
3) non dovevo MAI uscire senza autorizzazione dall'area riservata solo ai membri fondatori 
4) mai entrare in contatto con i membri a partire dal n°8.
 
Io rimasi in silenzio ad ascoltarlo aspettando che finisse di parlare, i primi due punti erano scontati ma... gli ultimi due erano anormali: in pratica questo spostamento di "alloggio" mi portava solo in una prigione più grande e confortevole... Ma pur sempre una prigione.
"Per quale motivo mi é proibito uscire dall'area riservata e interagire con gli altri membri al di fuori di te e dei fondatori?"
Saïx sentendo quella domanda mi degnò finalmente di uno sguardo, avrei quasi scommesso che, se avesse avuto un cuore, al posto di quel viso inespressivo avrebbe tirato fuori un sorriso soddisfatto... mi dava la sensazione che si aspettasse la mia domanda.
"Sospettiamo che ci siano dei traditori tra di loro."
"C-cosa?"
"Stiamo tenendo sotto controllo quei membri ed a Xemnas non sembrava saggio metterli al corrente sulla tua esistenza nel castello, non sappiamo come si organizzerebbero se lo scoprissero."
Non so se con questa affermazione intendesse dire se hanno il timore che io mi possa alleare con questi possibili traditori o se hanno paura di non stanarli più se questi scoprano la mia esistenza.
Rimasi in silenzio e Saïx non aggiunse altro, continuando a guidarmi nei lunghi e labirintici corridoi candidi del castello.
Entrai in una sala circolare dove alle pareti c'erano delle porte, alcune decorate con un simbolo grigio (una catturò la mia attenzione perché era a forma di libro). Saïx si fermò davanti ad una porta senza il simbolo e mi aprì la porta, facendomi intravvedere l'ennesima stanza bianca con solo un letto appoggiato al muro sotto la finestra.
"Questa d'ora in poi sarà la tua stanza"
La stanza era così bianca e così spoglia che credo che sia arrivato il momento di personalizzarla, anche perché c’è fin troppo bianco per i miei gusti.
 
Giorno 47
 
Oggi avevo deciso di allenarmi, visto che ancora non mi era stata affidata nessuna missione, anche se Vexen mi aveva raccomandato di non strafare visto le sue continue lamentele di ieri a sentire continue attività magiche da parte mia nel materializzare e smaterializzare oggetti, per arredare il più possibile la mia camera, nel tentativo di oscurare il più possibile quel fastidioso biancore.
Evocai una decina di Heartless ed un gruppo più esiguo di nessuno, con la Darkblade impugnata saldamente. Respirai piano e chiusi gli occhi per rilassarmi, nella mia mente si formarono le immagini dei miei avversari che si stavano avvicinando pericolosamente; percepì un gruppo Heartless in aria che stava per atterrarmi sopra e mi mossi subito con l'arma per contrattaccare. Aprii gli occhi solo per assicurarmi di aver percepito bene i loro movimenti e di averli eliminati, erano spariti, e passai in offensiva attaccando senza pietà gli altri che erano ancora fermi, dove li avevo evocati.
Mentre cercavo di eliminare gli ultimi nessuno sentii la presenza di qualcuno che mi stava osservando ma non me ne curai finché non eliminai tutti gli avversari.
Mi voltai e vidi che gli osservatori in questione erano Xaldin e Zexion, il primo in piedi in mezzo al corridoio a fissarmi con fare sorpreso, mentre il secondo era a braccia conserte appoggiato sul muro sfoggiando un espressione scrutatrice.
"Non male come hai affinato i tuoi sensi" fu Xaldin il primo a parlare.
"Un chiaro esempio del tuo esibizionismo" commentò Zexion.
"La mia cosa?" Risposi seccata.
"Ti ho osservato per quasi tutto il tempo: prima che tu sentissi la nostra presenza eri molto più cauta, ma non appena ci hai avvertiti..." Scosse la testa nel dirlo "... Hai deciso di fare un po’ di scena"
Mi ammutolì: purtroppo aveva colto nel segno, ogni volta che é presente un membro dell'organizzazione cerco sempre di dimostrare che sono un buon acquisto... Nel tentativo di guadagnarmi più libertà personale.
"Proprio tu, che sei a momenti un suo coetaneo, ti dimostri così duro nei suoi confronti? Perfino Vexen ha deciso di essere più morbido, ora che è ufficialmente una di noi."
"É irrazionale e spreca una quantità enorme delle sue energie, difetti che in battaglia non tollero." rispose il blu irritato.
Possiedo un cuore, genio! Gli risposi molto irritata nella mia testa. E scusami tanto se sono irrazionale ma è una conseguenza nel possederlo!
"Ma cosa te ne importa? É importante che faccia il suo dovere nella nostra causa. Non sei più un moccioso."
Trattenni le risate. Effettivamente Zexion, anche quando mi studiava mentre ero in prigione, diventava in un certo senso infantile quando si trattava degli errori che commettevo, mentre gli altri membri se ne fregavano perché contava solo il risultato per loro; a Zexion però interessava anche come ci arrivavo e mi diceva il miglior modo per farlo, prendendola sul personale (se avesse un cuore ovviamente) ogni volta quando non lo ascoltavo.
"Che cosa ti diverte?" Mi chiese perplesso Zexion.
"Con me tenti sempre di fare l'adulto, anche se non abbiamo una sostanziale differenza d'età, però in questi momenti diventi veramente infantile"
Entrambi i nessuno mi guardarono perplessi ed io sospirai: mi dimentico sempre che essendo sprovvisti di cuore le mie azioni possono essere poco comprensibili.
"È quando voi avvertite una certa sensazione piacevole quando Vexen, con l'atteggiamento so tutto io, si umilia in un grave errore."
"Quindi con un cuore in realtà si reagisce in quel modo?" Chiese Zexion mentre prendeva il suo taccuino.
"Dipende dal carattere del proprietario, ma in generale si."
Xaldin guardò il ragazzo con fare interrogativo, mentre quest’ultimo era impegnato a scrivere, poi borbottò qualcosa a passa voce, ma non riuscì a capire, e se ne andò.
Mi sentivo stanca ed seguì l’esempio di Xaldin nell’andarmene verso la mia stanza, ma Zexion mi prese il braccio impedendomi di lasciare la stanza.
“Che cosa c’è?” gli dissi senza neanche voltarmi.
“Come ti senti? Hai ancora sbalzi di umore o altre anomalie?” Mi disse con un tono serio.
Feci un mezzo sorriso e per mia fortuna lui non lo vide perché ero ancora voltata.
“No, ora sto bene. Anche se i cambiamenti fisici che ho subito sono diventati permanenti, ma sia la mia psiche che il mio cuore sono a posto.” A quel punto mi voltai e proseguì “Quindi stai tranquillo e per favore lasciami andare in camera mia, sto cominciando a sentire la stanchezza e vorrei buttarmi sul letto.”
“Non prendere la tua oscurità sottogamba: il tuo cuore sarà anche fatto interamente di pura materia oscura, ma se la tua mente non riesce a reggerne il peso in ogni singolo attimo della tua esistenza… impazzirai come è già successo giorni fa.” E mollò la presa sul mio braccio, la sua espressione però si fece molto seria, come del resto lo era stata anche la sua voce facendomi quella raccomandazione.
“Mi credi veramente così debole?” Gli dissi sarcastica quasi ridendo.
“Tutti hanno delle debolezze, nessuno escluso. Non commettere l’errore di sopravalutarti”
“Non lo farò…” e comincia ad incamminarmi verso la mia stanza ma dopo qualche secondo un pensiero balenò nella mia testa e mi fermai in mezzo al corridoio. “Comunque non credevo che i nessuno fossero capaci di preoccuparsi per qualcuno.” E proseguì per la mia strada.
“Nemmeno io…” Mi parve di sentire, ma il tono di voce era così basso, come se fosse stato un sussurro, da non essere nemmeno sicura se fosse stato solo il frutto della mia immaginazione.
 
Il giorno dopo cominciarono anche ad arrivare le prime missioni, a volte ero anche affiancata da qualcuno, e quello fu l’inizio della mia vita al castello, che lentamente stavo veramente cominciando a sentirmi come se fossi finalmente a casa con l’organizzazione (con i membri che conosco ovviamente).
E’ vero che è strano vivere con esseri che, per ogni azione dettata dal cuore, mi osservano confusi come se avessero appena visto un alieno, però cominciavo ad essere felice.  
 
 
 
 
 
Note dell'autrice: Allora... inanzitutto ringrazio chi sta leggendo questa storia e chi l'ha recensita (veramente: i miei complimenti per aver letto fin qui senza morire di noia). Volevo usare questo angolo per chiedere scusa della lenta narrazione che, per il momento, ha la storia (in particolare questo capitolo) ma dai prossimi capitoli ci saranno delle svolte importanti. Quindi per chi non si è ancora stufato... ci rivedremo nei prossimi capitoli!  
P.S. Ovviamente se avete da fare critiche sono assolutamente ben accette, per me sono degli ottimi mezzi per migliorare la storia ^^

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Capitolo 5
*** Fortezza oscura. Parte prima: Malefica ***


 
Giorno 58
 
Missione:                                     DE246 (S)
Incaricato:                                   Alexia.
Mondo:                                         Fortezza Oscura.
Affiancamento:                          Missione in solitario.
Tipologia missione:                  Ricerca raccolta dati.
Obbiettivo:                                  Nessuno da eliminare, se non per difesa personale.
                                                        Osservare tutte le anomalie.
Partenza:                                      Immediata
Dettagli:
Attualmente il mondo è governato da una fata oscura, di nome Malefica. Si è impossessata da poco di quel mondo e l’Organizzazione è già al corrente del suo principale obbiettivo ma, nonostante ciò, le sue azioni ci risultano anomale. Vogliamo avere qualsiasi informazione reperibile sul suo operato fino ad oggi, possibilmente senza eliminare nessuno che non sia un Heartless.
Note: E’ OBBLIGATORIO indossare il soprabito dell’Organizzazione.
           Non si tollererà alcun tipo di trasgressione.
           Se è necessario, è permesso rivelare la propria identità.
 

Mi sentivo poco pratica a mettermi il soprabito, dopotutto ero abituata a stare con maglietta, jeans e felpa... scommetto che tra Xemnas e questa Malefica ci saranno sicuramente stati dei trascorsi e, nel caso in cui venga scoperta… anzi direi che il capo vuole che quella donna sappia che lavoro per lui; Zexion avrebbe sicuramente detto era fin troppo evidente se avesse sentito le mie supposizioni, non che bisogno essere un genio per capirlo: dopotutto le note hanno messo in luce che questa missione è parte di un piano ben congegnato.
 
Il mondo era desolato e sicuramente aveva sicuramente visto giorni migliori, l’unica costruzione presente era un castello in rovina circondato da una quantità enorme di oscurità, cosa che mi fece subito mettere a mio agio. Mi coprì il volto col cappuccio e m’intrufolai nel castello: l’atmosfera era tetra e dava la sensazione di essere abbandonato. Continuai a vagare e mi ritrovai in un salone e con davanti a me innalzato una sorta di altare decorato da un enorme cuore sul muro, ma quello che attirò di più la mia attenzione sono stati i muri del corridoio alla base dell’altare: c’erano sei aperture, tre per muro e, con rispettivamente davanti a loro dei piatti contenenti dei fuochi fatui, tre di esse contenevano delle ragazze addormentate. Nel muro di destra c’erano due fessure che ospitavano due delle tre ragazze: la prima bionda, con i capelli raccolti dietro il cerchietto, vestita di bianco; la seconda anch’essa bionda ma con i capelli lunghi e sciolti, chiaramente una principessa per via della tiara che possedeva, vestita di blu. Infine nel muro di sinistra una fessura ospitava l’ultima ragazza che era bianca come la neve, le labbra rosse come il sangue e i capelli neri come l’ebano. In quella stanza avvertì due contrastanti sensazioni: sentivo una forma di disagio da parte delle ragazze, che mi davano la sensazione che i loro cuori fossero puri… ma non di oscurità, mentre l’altare mi dava una sensazione di pace e mi chiamava a sé.
Sarei volentieri salita ma cominciai a sentire dei passi e subito mi nascosi nelle ombre.
Vidi arrivare una donna corvina dotata di corna, rivestita di un lungo soprabito nero, con in mano uno strano e lungo scettro e un ragazzo dai capelli argentati, vestito con abiti colorati.
“Questa d’ora in poi sarà la tua nuova casa…” Disse la donna mostrando un caldo sorriso.
“Voglio solo ritrovare Sora e Kairi, non mi interessa se questa diventerà la mia nuova casa.” Rispose il ragazzo indifferente.
“Puoi anche dimenticare il tuo amico Sora, come prescelto della Keyblade si è dimenticato di te ed ha iniziato a viaggiare con nuovi amici.” E gli mise la mano sulla spalla con fare materno. “Ma per la tua amica…”
“Sono e resteranno menzogne finché non lo vedrò con i miei occhi!” La interruppe subito il ragazzo scrollandosi la mano dalla spalla.
Prescelto della Keyblade? Quelle persone conoscono un prescelto della Keyblade?
Mi ricordo che mentre ero in cella Vexen mi spiegò  chi fossero esattamente i miei nemici, ovvero i guerrieri della luce ed in particolare i prescelti della Keyblade (a quanto pare un’arma simile alla mia Darkblade solo che è stata forgiata nella luce).
“Vuol dire che te lo dimostrerò, ti dimostrerò che ora solo io sono dalla tua parte…” E condusse il ragazzo verso l’altare, sentii le loro voci ed i loro passi allontanandosi ed io ne approfittai per uscire dalla stanza prima di essere scoperta ma non appena sentii riecheggiare la parola “Kingdom Hearts” mi bloccai. Subito tentai di avvicinarmi e riuscii a capire brevi tratti di frase del tipo “… le sette principesse dal cuore puro... aprirebbero la porta del cuore del mondo… raggiungere il luogo dove riposa il Kingdom Hearts… trovare la tua amica…” ed avrei continuato ad origliare se all’improvviso non fosse apparso un Heartless, marchiato con un simbolo che non avevo mai visto su quelli che evocavo io… anzi era completamente diversi dagli Shadow e Neoshadow.
Però un Heartless rimaneva pur sempre un Heartless e bastò un solo mio sguardo ad essere mansueto nei miei confronti e farlo ritornare nel regno dell’oscurità.
“A quanto pare abbiamo un topolino nel castello!”
Merda! Con timore mi voltai e vidi alle mie spalle i due soggetti. Il ragazzo mi guardava in silenzio e minaccioso mentre la donna mi guardava con un sorriso malefico…
Solo in quel momento realizzai, stupidamente per non essermene accorta prima, che quella era Malefica, ne ebbi la conferma perché mentre mi avvicinavo avvertivo una forte presenza oscura.
“A questo punto deduco che già sapevi della mia presenza, Malefica.” Le dissi sarcastica.
“Oh cara: sono a conoscenza della tua presenza nell’istante in cui hai messo piede nel mio castello.”
Guadai negli occhi il ragazzo che fino in quel momento mi stava scrutando e, con mia sorpresa, anche la fata… evidentemente c’era qualcosa che mi sfuggiva: non mi sembrava né un suo alleato e ne un suo nemico… Osservare le anomalie. Credo che anomalia si riferisse proprio a come la donna si scegliesse gli scagnozzi, anche se quello lì mi dava solo l’aria di essere il pupillo di Malefica, vedendo come lei prima cercava di entrare nelle sue grazie.
“Noto con piacere che la mia fama mi precede ma non credo di conoscere il tuo nome signorinella, sapevo che l’Organizzazione avesse finalmente avuto un membro femminile… ma secondo le mie informazioni dovrebbe essere una donna e non una ragazzina.”
Un membro donna? Credo che stia parlando del membro N°12... Allora ci avevo visto giusto: ci sono stati dei trascorsi tra lei e Xemnas, da come tiene d’occhio l’Organizzazione.
“Mi chiamo Alexia e sono qui per conto dell’Organizzazione…” Ora devo stare attenta a quello che dico, altrimenti rischio di non arrivare al mio obbiettivo. “… e chiedo scusa se mi dileguo, ma non ho più motivo di rimanere, con permesso.”
“Quanta fretta… e pensare che c’è anche il comitato d’accoglienza apposta per te…” E con un gesto circolare sulla pietra del suo scettro fece apparire una grossa quantità di Heartless che mi circondavano. Subito analizzai l’attività oscura della donna, con quell’azione era cascata nel mio bluff, sapevo che non mi avrebbe lasciato andare facilmente, ed ora mi aveva dato la possibilità di capire quanto sia potente. Il risultato fu scadente: questa donna ha una profonda oscurità dettata dalla brama di potere, dall’arroganza e dall’invidia, sentimenti molto instabili che possono prendere subito il sopravvento sul soggetto e farlo sprofondare nell’oscurità. Sembra potente ma in verità è una che non sa nemmeno qual è la vera essenza oscura, anche se crede di saperlo domare.
Meno male che sono stata ben istruita su questo.
Gli Heartless, anche loro marchiati dallo stesso simbolo di prima, si stavano avvicinando a me con cautela, ma io mi tolsi il cappuccio e col pensiero ruppi il controllo di Malefica su questi.
“Ma tu…” La fata chiaramente rimase shoccata ed il ragazzo capì che avevo fatto qualcosa e cominciò a scrutare con più attenzione entrambe per capire meglio la situazione.
“… tu… sei la figlia di Satella, Elaia, dico bene?”
Ma come… Ora ero io sotto shock, e lo ero talmente tanto che non riuscì più a formulare una frase.
“Ma non dovresti vivere tra le macerie dell’Antico Tempio assieme ad Aster? O ti cacciata per aver quasi distrutto il mondo?”
“Cosa?...” mi sentii le forze mancare… Ma di che sta parlando? Io fatto sprofondare quel mondo nell’oscurità… Cominciarono a venirmi migliaia di domande… Come faceva a conoscere il mio vero nome, quello di mia madre e quello di mio nonno?
“Oh… a quanto pare qualcuno si è lasciato ingannare… Non ti devi mai fidare del nessuno del buon caro e vecchio Xeanort… ricordatelo.”
La guardai confusa… dove voleva arrivare Xemnas nel spedirmi qui?
“Di certo non permetterò che l’unica proprietaria della Darkblade sia in mezzo a dei nessuno, ora che non sei più sotto l’ala protettrice di Aster, non vorresti fermarti qui?”
Ora ho capito, le ragazze dal cuore puro, le postazioni vuote, il ragazzo davanti a me… Quella fata non solo vuole il Kingdom Hearts ma vuole anche avere alleati per non essere contrastata da nessuno... Ecco perché sono qui: L’organizzazione sta ancora mettendo alla prova la mia fedeltà, il capo sapeva che avrei scoperto la verità sul mio mondo da quella donna.
“Grazie ma no grazie.” Gli risposi pronta ad andarmene.
La vidi avvicinarsi al ragazzo e sussurargli qualcosa del tipo “… ecco il potere che ti ho promesso…” ma non prestai particolare attenzione.
“La mia non era una richiesta di cortesia, cara.” Mi rispose minacciosa.
“Vuol dire che me ne andrò con le maniera forti.” Risposi dando a loro le spalle.
“Conto su di te, Riku”
Udendo quella frase subito mi misi in allerta, per prepararmi a combattere.
 
 
 
 
Note dell'autrice: Ecco il capitolo con un giorno di anticipo ^^
Ah... chiedo scusa per aver eliminato il capitolo ma... si era creato qualche problema con la visualizzazione e ho dovuto ripostarlo.
Comunque l'importante che ora non ci siano più problemi (spero). Comunque come vi ho promesso in questo capitolo ci sono elementi che stanno spezzando la tranquillità dei capitolo precendenti. Fatemi sapere e spero che vi sia piaciuto.
Appuntamento a giovedì/venerdì prossimo con:
La Fortezza oscura. Seconda parte: Riku

 

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Capitolo 6
*** Fortezza oscura. Parte seconda: Riku ***


Subito vidi Riku evocare un’arma, pronto ad attaccarmi, ma io feci un cenno con la testa per ordinare agli Heartless di attaccarlo, erano abbastanza per permettermi di avere il tempo di andarmene. Avrei volentieri affrontato lo scontro diretto ma gli ordini dicevano di non eliminare nessuno, quindi era più saggio andarsene prima che la situazione degenerasse.
Uscii dalla stanza e cercai subito un buon posto dove creare il corridoio, purtroppo non ero ancora pratica e mi ci voleva un bel po’ di secondi solo per riuscire e focalizzarlo, e finì in un’altra sala.
Riuscì a focalizzare il corridoio ma, nell’istante nel quale lo stavo creando, avvertii una fonte oscura sopra la mia testa e fui costretta a scansarmi facendo una capriola in avanti. Nell’atto sentii il rumore di una lama che si conficcava nel terreno ed istintivamente, quando fui di nuovo in piedi, evocai la Darkblade e mi voltai.
“Credevi veramente che un pugno di Heartless riuscissero ad eliminarmi?” Mi disse mentre toglieva l’arma dal pavimento.
“No, ma speravo di avere abbastanza tempo per andarmene.” E subito brandii l’arma per passare in offensiva. Lui parò il colpo e allontanò la mia lama da sé, per poco non scoprii la mia difesa dalla brutalità e la forza del gesto, e tentò di contrattaccare. Era molto forte, lo devo riconoscere, ma non abbastanza veloce per me. Nell’atto di sentire le nostre lame scontrarsi avvertii una forte risonanza… anzi no: un legame con questo ragazzo. Che siano i miei colpi o i suoi ad essere parati, io ero svantaggiata perché fisicamente ero più debole quindi dovevo inventarmi una strategia, ed anche in fretta. All'improvviso i miei occhi su posarono su una cosa: era un po' rischioso ma avevo finalmente un piano.
Subito smisi definitivamente di attaccare e parare per cercare in tutti i modi di schivarlo, in modo da farlo attaccare inutilmente per fargli abbassare la guardia dalla stanchezza. 
"Cos'è? Ti è venuta paura di affrontarmi?" Mi disse nel tentativo di provocarmi ma io non risposi.
Finalmente dopo interminabili minuti cominciai a notare segni di affaticamento ed io ne approfittai per focalizzare i miei pensieri sulle nostre ombre. Per mia fortuna mi ci volle giusto qualche secondo per materializzarli ed ordinare loro di immobilizzarlo.
In quel momento allentai la pressione che avevo sul mio corpo e solo in quel momento notai che avevo il fiatone. Anche se mi ha stancato usare questo tipo di magia complessa, che per di più una che non mi riusciva sempre, ero senza fiato soprattutto per il combattimento.
"Per rispondere alla tua domanda di prima: no, mi è venuta solo voglia di usare l'astuzia invece della forza bruta."
Nella mia mente ordinai alle ombre di tenerlo immobilizzato più saldamente, visto che da come si dimenava il ragazzo erano sul punto di mollare la presa, e loro gli fecero cadere l'arma e lo immobilizzarono sul pavimento.
Presi e guardai l'arma incuriosita: era affilata solo in un lato, il che mi faceva pensare che fosse della stessa tipologia di una katana, ma la forma della lama mi ricordava molto la forma di un’ala di pipistrello... Anzi quella di un drago.
Appoggiai il palmo della mia mano sinistra sulla lama e subito avvertii una cosa strana, anzi un'anomalia: è una lama che è stata forgiata tramite oscurità, anche se non è minimamente paragonabile alla Darkblade. 
Credevo che solo la mia arma fosse creata dall’oscurità…
"Riku... giusto? Perché possiedi una lama oscura?"
"Adesso ti metti a fare gli interrogatori?"
"Sono venuta qui per indagare quindi ora indago su di te."
"Non ti dirò niente."
"Non mi importa, lo farò che ti piaccia o meno."
Mi avvicinai alla sua ombra materializzata che, con i suoi occhi gialli, mi fissavano in attesa di ordini.
Mostrami la tua storia. Misi la mia mano sul suo petto, ad altezza di dove sarebbe stato il cuore, e chiusi gli occhi.
Vidi tutta la sua vita, come se ora fosse la mia, una vita profondamente legata ad un allegro ragazzo dagli occhi castani, Sora, è una ragazza dai capelli rossi, Kairi. È per loro che lui ora si trova qui.
Più vedevo scorrere il fiume dei suoi ricordi e più mi sembrava di comprendere che in un certo senso era molto più simile di quello che mi aspettavo: avrà avuto la fortuna di avere dei buoni amici, ma quelle sensazioni d’inadeguatezza, solitudine e il desiderio di diventare sempre più forti... Le conosco bene.
"Pensavi veramente che avresti potuto rubare i miei poteri?" Gli dissi non appena staccai la mano dall'ombra.
Lui spalancò gli occhi e non mi rispose.
"Tu vuoi ritrovare i tuoi amici a qualunque costo... Se vuoi veramente..."
In quel momento Riku si dimenò e con lui la sua ombra; quest'ultima neutralizzò la mia ombra, cosa che mi provocò un fitta nello stesso punto dove l'ombra è stata infilzata, per poi puntarmi un arma, che aveva preso posto della mano, sulla mia gola. 
"Bel trucco quello delle ombre, ma sarebbe stato meglio se ti fossi limitata solo alla tua"
Mi disse guardando soddisfatto la sua ombra, in qualche modo era riuscito a capovolgere il mio incantesimo.
Ma come diavolo? Deglutii e sentii la punta della lama toccarmi la gola, tutto mi potevo aspettare oggi ma non un errore così grave da parte mia, purtroppo nemmeno questa volta la magia di dominio sulle ombre ha funzionato come si deve.
Schioccai le dita e l'ombra di Riku, con sua grande sorpresa, si smaterializzò e tornò al suo posto, come aveva fatto la mia poco prima.
"Non male come hai vinto il controllo che avevo sulla tua oscurità, ma avresti fatto meglio prima a riprenderti la tua arma e poi puntarmela tu stesso: l'ombra sarà anche la tua ma la magia resta mia."
Riku tentò subito di riprendersi l'arma ma ottenne solo la mia Darkblade puntata addosso.
"Te la restituirò, ma prima voglio parlarti."
"Si certo, come se potessi fidarmi della mia avversaria."
"Hai un concetto strano di fiducia, visto che ti sei lasciato ingannare da quella donna." E sospirai. "Credevi veramente che fosse possibile rubarmi la Darkblade? Beh la risposta è no perché è un’arma che si ottiene solo per diritto di nascita."
"Cosa?"
"La mia spada può essere impugnata solo da chi possiede un cuore di pura oscurità, anche se tu riuscissi a rubarla verresti soffocato dall'oscurità della lama."
Lui mi guardò confuso, reazione ovvia visto che fino a qualche minuto fa credeva che avrebbe avuto la mia arma.
"Vedo che non sono l'unica ad essere stata ingannata."
"Malefica mi aveva detto che mi aveva detto che mi avrebbe dato il potere di trovare Kairi e quando ti sei rifiutata di unirti a lei mi ha detto che se ti catturavo viva avrei potuto avere le tue abilità."
"Ho visto i tuoi ricordi Riku, segui la mia stessa dottrina di pensiero: solo con impegno e duro lavoro riesci ad ottenere quello che non ti è stato dato per nascita."
Guardai il suo viso, per quanto la sua espressione si faceva da duro leggevo molto chiaramente che cosa stava passando: sensi di colpa, solitudine, insicurezza e paura. Sentimenti leciti, dopotutto entrambi avevamo commesso lo stesso imperdonabile crimine; gli restituì l'arma e mi rimisi il cappuccio. Credo di aver finito qui.
"Aspetta... " Comincio a dire per poi interrompersi perché credo che volesse chiamarmi per nome, ma o se lo era scordato o era indeciso se chiamarmi Alexia o Elaia.
"Chiamami Alexia."
"Io… ho aperto la porta che conduceva al cuore del mio mondo, che lo ha portato alla sua distruzione... Come hai fatto a convivere sapendo di aver distrutto il tuo?"
"Non lo so… sicuramente allora pensavo che non potevo tornare indietro ma... grazie a quello che ho fatto non vivo più quell'inferno, ma nel profondo non me lo sono mai perdonato."
"Per questo non vuoi essere chiamata con il tuo vecchio nome?"
"Bisogna pur ricominciare da capo, ed io ho scelto di farlo nell'Organizzazione"
"E ora? Che farai?"
Bella domanda... Vorrei almeno per tornare la, per vedere che cosa ho fatto.
"Per prima cosa ritorno in base, ho un paio di domande e condizioni da fare al mio capo, non mi è piaciuto come sono andate le cose oggi."
"Ti fidi ancora di loro?"
"Di certo non posso e ne voglio lasciare l'Organizzazione, è pur sempre la mia casa ora, ma vedrò di andare nel mio mondo e verificare con i miei occhi se quello che mi ha detto Malefica é vero... Diglielo pure perché, a questo punto, credo proprio che lei aveva previsto qualcosa di simile."
"Essere usato in questo modo mi manda in bestia."
"Anche a me..." E mi allontanai e cominciai di nuovo a provare a focalizzare per creare il corridoio oscuro, questa volta avevo tutto il tempo che mi occorreva per farlo.
"Spero che la prossima volta che ci incontreremo... sarà in circostanze migliori." Gli dissi sorridendo prima di voltarmi e attraversare il corridoio.

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Capitolo 7
*** Numero 0 ***


Non appena rimisi piede al castello corsi subito in camera mia e, con mia sorpresa, lì trovai Xemnas, che studiava il mio arredamento. Sapevo che mi avrebbe aspettata, ma non credevo che avrebbe violato così tanto la mia privacy.
"Devo dedurre che la tua missione è stata completata con successo."
"Io invece devo dedurre che qualcuno ha voluto giocare sporco." Gli dissi sarcastica ma tenendo un atteggiamento minaccioso. “Che diavolo significava quella farsa?”
"Significava che non sei ceduta al miglior offerente." Mi rispose impassibile.
"Quello era palese, ma cosa significa che il mondo esiste ancora? Mi sembrava che tu mi avessi detto che era stato disintegrato dalla sottoscritta!"
"Nemmeno io potevo prevedere che Aster fosse in grado di preservare e proteggere una parte del cuore di quel mondo." 
Feci un lungo respiro, per potermi calmare. Con Xemnas si poteva parlare solo con la ragione, e non di certo con la rabbia.
"C'è una cosa che ho imparato bene sui cuori quando ero una persona: i cuori sono imprevedibili e, sfortunatamente, questo concetto vale anche per il tuo di pura materia oscura; spiega: perché sei tornata qui?"
Rimasi in silenzio per qualche momento, volevo scegliere bene le parole che stavo per dire.
"Se c'è una cosa che ho capito, e che mi ha fatto capire, nel mio mondo di origine è che non posso vivere nella luce... Potrei andarmene nel regno dell'oscurità ma tu mi ha offerto un posto qui, un luogo che sta nel mezzo della luce e dell'oscurità... Il castello e l'organizzazione ora sono la mia casa, sarebbe stato stupido da parte mia accettare la proposta di Malefica." Fissai bene il mio sguardo al suo. “Inoltre tra di noi c’è un patto Xemnas, lo sai bene.” Lui tenne testa al mio sguardo severo e dopo qualche secondo aprii bocca.
“Tu volevi saper dominare il tuo potere, conoscere tutte le tue potenzialità e vivere in un luogo da definire casa tua dove potevi vivere senza più sopprimere la tua vera natura…”
“… In cambio io avrei aderito al tuo piano, qualunque esso sia, perché per qualche motivo tu hai bisogno che io partecipi consenziente. Sono diventata una tua alleata ma allo stesso tempo la tua peggior nemica …ma questo non vuol significa che mi puoi prendere in giro in questo modo.”
Xemnas sentendo la mia risposta mi diede la sensazione di esserne soddisfatto, mentre teneva i suoi occhi puntati su di me.
"Proprio perché sei un’alleata piuttosto preziosa che ti ho messo un’ultima volta alla prova: volevo vedere fin dove eri fedele al nostro patto, numero 0."
"Numero 0?"
"É il titolo che ti ho dato quando ti ho aiutata a sciogliere il tuo sigillo... anche se, nelle condizioni in cui eri allora, non potevi saperlo. Numero 0: Alexia, La principessa oscura." E si diresse verso l'uscita.
"Xemnas..."
Lui fermò il suo cammino e si voltò per guardarmi negli occhi. Se pensa veramente di passarla liscia dandomi un numero e un titolo si sbaglia di grosso!
"Hai ancora qualcosa da chiedermi?"
“Qual è esattamente il tuo VERO obbiettivo? Perché di certo non è il Kingdom Hearts come vuoi far credere a tutti.”
“Cosa ti fa dedurre ciò?”
“Lo stai lasciando a quella fata malvagia. Se tu lo volessi veramente mi avresti già mandata nel regno dell’oscurità per ritrovarlo visto che, per via del mio cuore, solo io potrei indagare senza imprevisti da parte di qualche Heartless.”
“Dove vorresti arrivare con questo?”
"Voglio andare nel mio mondo, voglio vedere con i miei occhi cosa ho fatto. Se me lo impedirai… mi farò sfuggire questo mio ragionamento sul tuo vero obbiettivo, ormai dovresti saperlo che non è un bene provocarmi.”
Vidi Xemnas voltarsi e questa volta sfoggiava un sorriso maligno.
“Subdola, intelligente e carismatica. Saresti stata la mia allieva più promettente se ci fossimo incontrati quando ero ancora una persona, mi ricordi molto me stesso quando avevo la tua età.”
“Si, sarei diventata la tua migliore allieva, ma anche allora sarei diventata il tuo peggior nemico.” Commentai sarcastica.
"Vuoi davvero andare in quel mondo? Anche se ti ordinassi di eliminarlo una volta per tutte?"
Spalancai gli occhi sentendo quelle parole...
"Quel mondo ora è sul baratro dell'autodistruzione, qualcosa lo tiene in vita ma non durerà per sempre. È meglio porre fine alla sua esistenza prima che sia troppo tardi; capirai anche tu, quando lo vedrai, che è la cosa migliore."
"Se quel mondo ha così bisogno di un colpo di grazia, lo farò senza troppi indugi. Devo comunque andare, anche se dovesse richiedere uno scontro diretto con mio nonno."
"Molto bene. Allora prepara un rapporto della missione di oggi è rimani in attesa fino a nuovi ordini."
 
Giorno 65
 
"Anche oggi in allenamento principessina."
Dio mio quanto è irritante!
Mi stavo esercitando con la magia per migliorare le prestazioni di combattimento della mia ombra, in modo che non mi ricapiti quello che è successo con Riku...
"Oh coraggio, hai intenzione di essere dura anche con il tuo vecchio?"
Istintivamente feci vitalizzare l'ombra nera di Xigbar e quest'ultima gli puntò l'arma addosso, l'azione fu così veloce che nemmeno ebbi il tempo di pensarci a pieno; questi atteggiamenti non mi sono mai andati a genio e Xigbar riusciva sempre a farmi salire l'istinto omicida quando superava il limite... Ovvero sempre.
"Wow... Non me l’aspettavo che fossi già capace con le ombre degli altri..." Mi disse sorpreso, evidentemente non se lo aspettava, ma devo ammettere che nemmeno io credevo che mi riuscisse così bene: si vede che è tutta una questione di cuore che di testa. Mi voltai e con lo sguardo feci ritornare l’ombra al suo posto.
"Messaggio ricevuto: ci tengo ancora alla mia vecchia pellaccia."
Sospirai, tanto è più forte di lui comportarsi in quel modo.
"Comunque che cosa vuoi?"
"Saïx mi ha detto di avvertirti che hai una nuova missione..." e sfoggiò un sorriso maligno “…con me.”
Lo guardai interrogativa e vidi che i suoi occhi si erano fatti seri. Credo che potrei uccidere qualcuno in seduta stante…
"Non guardarmi in quel modo, nemmeno io so in che cosa consiste!" Disse alzando le mani come per arrendersi.
Non è questo il punto: ti sopporto a malapena per 5 minuti… non oso immaginare cosa dovrò sopportare in missione....
"Il fascicolo? Dov'è?"
"Nella tua stanza"
Dove ha appena detto? 
"A proposito: curioso come l’hai arredata." E si voltò per andarsene ma feci in tempo a vedere un sorriso divertito. Io prima o poi lo ucciderò... Quel nessuno se ne inventava una più del diavolo per infastidirmi… oltre al fatto che devo capire tutta questa libertà di entrare nelle camere altrui senza permesso. Ma qui nessuno conosce il significato della parola privacy?
Andai nella mia stanza a recuperare il fascicolo, non capendo come mai Xigbar avesse definito l’arredamento “curioso”: mi sono solo limitata a creare uno specchio, un armadio color notte, decorata con le stesse catene della Darkblade, dove mettere i miei vestiti, una libreria color cenere piena zeppa di libri, CD e di oggetti che prendevo durante le missioni ed un tavolino dello stesso stile dell’armadio.
Trovai il fascicolo sul mio letto e lo lessi attentamente. Era un ordine di Xemnas in persona… trovando curioso ciò che ho scritto su Riku nel mio precedente rapporto, vuole che oggi lo tenga d’occhio; secondo alcuni informatori oggi si recherà alla Città di mezzo per un motivo ben specifico…
Più leggo questo fascicolo e più ne rimango confusa… Decisi di chiuderlo e di cambiarmi, per mia fortuna in questa missione non ho l’obbligo di mettermi il soprabito dell’Organizzazione, per poi raggiungere Xigbar. Lo trovai nel centro della sala a parlare con Lexaeus.
“Ecco la nostra principessina!”
“Potresti smetterla di chiamarmi in questo modo?” Sono passati due secondi e già mi aveva irritata alla grande.
“Buongiorno Alexia.” Mi disse improvvisamente Lexaeus con un tono completamente privo di qualsiasi emozione.
“Eh? Buongiorno Lexaeus.”
“Hey! Com’è che solo a me rispondi in maniera rabbiosa?” Intervenne Xigbar.
“Forse perché non approva il tuo modo di fare invadente.”
L’affermazione di Lexaeus mi fece uscire un mezzo sorriso. E’ un uomo di poche parole ma quelle che pronuncia bastano per cogliere nel segno, diciamo che è una persona che non parla inutilmente.
“Comunque come mai sei qui anche tu? In teoria solo io, e chi mi accompagna, parto in missione da questa stanza.”
“Anche io ho una missione alla Città di Mezzo.”
“Vieni con noi?”
Annuì per rispondermi. Sarei curiosa di sapere che missione gli è stata affidata… tre membri dell’Organizzazione mandati nello stesso mondo è… un’anomalia del modo di fare di Xemnas.
Gatta ci cova… di nuovo.








Angolo dell'autrice: Chiedo scusa per il ritardo ma gli impegni universitari stanno cominciando ad aumentare (che siano maledetti 'sti cavolo di esami!). Spero di non aver deluso nessuno con questo capitolo di passaggio... mi rendo conto che stò sempre stuzzicando la curiosità dei lettori senza mai dare tutte le spiegazioni e, nel frattempo, aggiungere nuovi misteri che stuzzicano ulteriormente (su questo sono cattiva e me ne vanto!).
Appuntamento con il prossimo capitolo, e questa volta vedrò di essere più veloce nel scriverlo :-P
 

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Capitolo 8
*** Sora ***


 
Lexaeus se ne andò per la sua strada mentre io rimasi sola con Xigbar Ci incamminammo nel primo distretto alla ricerca di Riku ma, dopo una decina di minuti, persi la pazienza e gli proposi di separarci, con la scusa che in questo modo avremmo avuto più possibilità di trovarlo, e rimasi da sola a vagabondare per la città.
Mi ritrovai nel secondo distretto e notai la presenza di pochi Heartless, questi ultimi si limitarono solo a guardarmi incuriositi per qualche secondo e poi perdere interesse per me. Continuai a camminare fino a raggiungere una cattedrale che, per qualche motivo, mi attirava; forse salendo sul tetto avrei potuto avere una panoramica della città, ma avvertii che dietro di me c’erano due Shadow che mi avevano seguita e continuarono a guardarmi curiosi. Stavo per ordinar loro di andarsene ma subito sentii urlare “Tuono” e con esso gli Shadow vennero eliminati da un paio di fulmini e subito dopo vedo un ragazzo, un “cane” (?) e una papera correre verso di me. Ero sul punto di mettermi sulla difensiva ma il viso del ragazzo mi provocò un forte deja vu.
Dove diavolo l’ho già visto?
“Stai bene? Accidenti, te la stavi per vedere brutta!” Subito mi chiese il ragazzo non appena mi raggiunse.
Capelli castani a punta, occhi color mare, vestiti rossi, un sorriso smagliante…
“Sora…” dissi inconsciamente sottovoce. Ora ricordo: lo avevo visto quando guardai nei ricordi dell’ombra di Riku.
“… Uhm… forse gli Heartless le hanno fatto qualcosa…” Disse il cane chinandosi verso la papera.
“O forse è sotto l’effetto dell’incantesimo Stop…” replicò la papera e fu la sua voce stridula a farmi finalmente reagire.
“Eh? Sto bene, credo… grazie per avermi aiutata… quegli Heartless mi hanno colta di sorpresa e… mi sono fatta prendere dal panico…”
Cercai di mostrarmi sotto shock e terrorizzata in modo da non destare sospetti sulle mie capacità, dal momento che questi erano palesemente guerrieri della luce.
“Puoi anche dimenticare il tuo amico Sora, come prescelto della Keyblade si è dimenticato di te ed ha iniziato a viaggiare con nuovi amici.”
Ricordo bene le parole di Malefica, secondo queste lui dovrebbe essere il custode della Keyblade e, di conseguenza, un mio nemico. Anche se era palese osservandolo meglio ora: impugnava una spada a forma di chiave.
“Beh meno male che siamo arrivati in tempo noi! Mi chiamo Sora, e loro solo Paperino e Pippo.” Mi disse porgendomi la mano per stringere la mia.
Trattenni un attimo le risate per l’ultimo nome che poteva avere un doppio senso, e poi mi avvicinai per stringergli la mano.
“Io invece mi chiamo Alexia... ” Gli dissi cercando di essere più serena possibile, cosa difficile visto che più mi avvicinavo alla Keyblade più avvertivo lo stesso disagio che avvertii con le ragazze rinchiuse nella Fortezza Oscura.
“Allora dove devi andare?” Mi chiese all’improvviso Sora.
“Come?”
“E’ meglio se ti accompagniamo, potresti essere di nuovo attaccata.”
“Sora non ci provare con tutte le belle ragazze che incontri!” Lo rimproverò in maniera scherzosa il papero.
“Eh dai Paperino non cominciare! Lo avrei fatto anche se fosse stata un maschio... No… intendevo che quello…” cominciò dire tutto rosso.
“Si abbiamo capito, tranquillo!” Dissero gli altri due ridendo come dei pazzi.
Ma questi sono scemi o cosa?
Di certo ero confusa… come fa lui, che dovrebbe avere dei poteri simili ai miei, ad essere così spensierato e allegro? Secondo i ricordi di Riku lui dovrebbe aver perso da poco il suo mondo, la sua famiglia e di certo anche il suo migliore amico, visto che ora vive con Malefica… come fa ad essere lo stesso dei ricordi di Riku? Questo tipo di cose ti cambiano… ti trasformano…
“Certo che per propormi di accompagnarmi significa che conosci bene questo mondo.”
Non appena finì la frase i tre mi guardarono perplessi, in particolare Paperino.
“Anche tu viaggi per i mondi!?” mi disse subito sorpreso ed entusiasta Sora prendendomi le mani.
“E’ così strano che lo abbia detto?” chiesi perplessa liberando le mie mani dalla morsa.
“Be' in teoria non si potrebbe fare…” disse subito Pippo “… E il codice ci vieta di dire ai nativi che veniamo da altri mondi!” continuò Paperino.
Sul serio? Non mi ricordo che qualcuno mi abbia parlato di un certo codice… a parte quello dei pirati…
“Dov’è la tua Gummiship? Viaggi con qualcuno?” Chiese Pippo.
“La mia cosa?”
“La tua nave! Se viaggi devi per forza averne una, a meno che tu…” disse Paperino diventando sempre più serio, a quanto pare non sapendo tutte queste cose sto diventando sospetta.
“Ah quella! Scusate ma io e il mio partner la chiamiamo in un altro modo!” dissi subito inventandomi la prima scusa. "Però nel separarci mi sono persa… pensavo che salendo sul tetto del campanile avrei avuto una panoramica della città…”
“Meglio che non entri, quel posto ora è pieno di Heartless.” Intervenne Sora “È meglio che tu vada nel primo distretto, quel luogo ora è sicuro.”
Ecco perché mi attirava così tanto…
“Il primo distretto è oltre quel portone, giusto?” chiesi mentre notai con tristezza che tutti gli Heartless che avevo incrociato prima sono spariti, sicuramente eliminati dal trio… Non che io sia nella posizione di protestare, ma mi sento come se avessi davanti a me degli assassini senza scrupoli… e pure abbastanza stupidi.
Pippo annuì e cominciammo ad allontanarci dalla chiesa, con mio dispiacere… con questi intorno mi sarà difficile portare a termine la missione… a meno che…
 “A proposito per caso conosci un ragazzo di nome Riku? O una ragazza di nome Kairi?”
La domanda di Sora mi colse alla sprovvista e ci dovetti pensare prima di rispondere per bene… Non so che reazione potrei avere se dicessi la verità.
“Se per Riku intendi un ragazzo molto arrogante… allora si, l’ho diciamo conosciuto, per quanto riguarda Kairi… no mi dispiace. Perché?”
“Sul serio?” Dissero sorpresi i due compagni di Sora.
“Sai per caso dov’è? L’ho incontrato poco fa al terzo distretto ma ora è sparito…”
Riku sarà alla Città di Mezzo per un motivo bene specifico… Mi ritornarono in mente le parole del fascicolo… effettivamente potevo capirlo subito che Riku sarebbe venuto qui o per Sora o per Kairi, ricordandomi il discorso che fece con Malefica al castello. Se quello che dice Sora è vero allora sono quasi certa che lui non sia più in questo mondo… non ho proprio portato a termine la missione ma almeno non torno completamente a mani vuote. Speriamo che Xigbar abbia avuto più fortuna.
“Non sapevo nemmeno che fosse qui…” dissi fingendomi sorpresa, è meglio che ora faccia il lavaggio del cervello a questi. “Il Riku che ho conosciuto era un nativo di un altro mondo… forse non è nemmeno la stessa persona, non è poi così difficile incontrare una persona albina…”
“Ma Riku non ha gli occhi rossi!” replicò Sora.
Lo so benissimo… certo però che sei troppo spensierato per i miei gusti, stai credendo a tutto quello che sto dicendo! Che idiota…
“Allora è stata una strana coincidenza, a quanto pare stiamo parlando di due persone diverse, mi dispiace di non esserti d’aiuto… avrei voluto almeno fare qualcosa per sdebitarmi del disturbo che vi sto dando…”
Arrivammo al portone.
“Nessun disturbo!” Mi rispose Sora.
“Grazie ancora per l’aiuto, sarei stata spacciata senza di voi.”
Ci salutammo e loro ritornarono verso il Secondo Distretto, ora so che Riku è stato qui e perché… in teoria dovevo osservarlo ma… sicuramente Malefica avrà approfittato dell’incontro per convincerlo e riportarlo al castello. Decisi di incamminarmi in un bar del Primo distretto prima di mettermi a cercare Xigbar e mi misi a pensare: come può uno come lui essere il prescelto della Keyblade? Strizza gioia da tutti i pori, entra facilmente in confidenza con gli estranei e di certo non ha l’aria di essere una persona sveglia!  Se questo è il mio peggiore nemico allora posso pure prendermela comoda, è così ingenuo che potrei batterlo ad occhi chiusi! Però…
Tutta quella serenità, quella gentilezza, quella felicità… da dove provenivano? Io non ho mai provato niente di simile… Ho sempre pensato che fosse il prezzo da pagare per i miei poteri ma… Che siano forse provenienti dalla luce che ha nel suo cuore?
Tutti questi pensieri mi fecero salire una devastante tristezza ed una malinconica invidia… perché mi sono resa conto che nel profondo non sono mai stata felice… Eppure voglio esserlo… Non so cosa darei per avere una vita normale… Ma che cosa vado a pensare? Poteva capitarmi di peggio e di certo non mi devo lamentare, nonostante tutto sono uscita da quell’Inferno del mio vecchio mondo.
Arrivai al centro della piazza del primo distretto e solo in quel momento mi accorsi che era completamente deserto, il che era strano perché quando ci passai la prima volta c’erano delle persone…
Cominciai a guardarmi in torno e poco dopo avvertii una forza oscura alle mie spalle: era una persona incappucciata con un mantello color pergamena.
Istintivamente, analizzando l’oscurità che avvertivo, riconobbi la figura come Xemnas e quindi rilassai i miei muscoli ma, man mano che mi avvicinavo, avvertivo qualcosa di anomalo… ero sicura che fosse lui dall’aura oscura che emanava… eppure mi dava l’impressione che… non può essere...
“Sei la prescelta oscura.” Disse la figura; la sua voce era così simile a quella del Superiore ma non era lui.
“Chi sei? O forse dovrei dire cosa sei?”
“Il mio nome è Ansem e credo che tu sappia che cosa sono realmente.”
“Non puoi essere sul serio un Heartless… hai il dono della parola.”
“Eppure anche tu puoi parlare.”
“Come prego?”
Ansem si mise a ridere udendo la mia risposta.
“Entrambi siamo nati dalle tenebre più profonde, entrambi siamo in grado di comandare l’oscurità del nostro universo per diritto di nascita ed entrambi… non abbiamo un briciolo di luce in corpo.” Disse con voce profonda come se avesse pronunciato una profezia. “Dimmi che cosa ti differenzia da un Heartless superiore?”.
Rimasi a disagio per il suo discorso, in un certo senso aveva ragione… non ero di certo una persona normale.
“Gli Heartless nascono dall’oscurità delle persone, io sono nata da un concepimento dei miei genitori nel Mondo Oscuro. Questo mi rende umana.” E feci un profondo respiro. “Non hai risposto alla mia domanda: cosa sei tu?”
“Xemnas aveva ragione, non ti pieghi facilmente se rimani lucida…” disse sorridendomi. “… Saresti stata l’allieva più promettente se ti avessi conosciuta quando ero ancora umano.”
Mi salì un altro deja vu: non è Xemnas ma mi sembra di parlare con lui… come se fossero la stessa persona ma allo stesso tempo due figure distinte.
X E M N A S … A N S E M … un anagramma!
“Sei l’Heartless che è stato generato assieme a Xemnas… siete nati dalla stessa persona.” E’ l’unica spiegazione, se no non potrei spiegare tutte coincidenze.
“Basta così!”
Vidi subito apparire Lexaeus che si mise tra e me Ansem.
“Tranquillo Aeleus, non ho intenzione di togliere la principessa oscura dall’ala di Xemnas. Col piano che ho in mente lei non è adatta, sfortunatamente.”
“Non sono venuto qui a proteggere lei, ma per proteggere te. Chi rischia di essere soggiogato dall’oscurità dell’altro sei tu e, di certo, non lei.”
Ci fu un lungo e pesante silenzio e poi Lexaeus proseguì.
“Xemnas vorrebbe che ti ricordassi chi tra i due è l’Heartless.” 
“Se le cose stanno così allora questa conversazione non ha più motivo di continuare, entrambe le vostre missioni sono state portate a termine.” E vi voltò per andarsene. “Per mia fortuna avevo già scelto il mio contenitore.” E se ne andò sparendo nel’ombra.
“Lexaus...” Lo chiamai confusa.
“Non devi ringraziarmi, faceva parte della mia missione.”
“Avevi il compito di proteggermi?” Gli chiesi sbalordita.
“No, certo che no. Dovevo consegnare un messaggio di Xemnas al sommo Ansem e tenerlo d’occhio, il Superiore sapeva che ti avrebbe cercata e in quel caso dovevo bloccare qualunque sia azione controproducente per il nostro scopo.”
Mi misi a pensare: Xemnas di sicuro vuole il potere attraverso cuori, mentre questo Ansem mi ha dato l’impressione che sia incorporeo e, di conseguenza, sta cercando un contenitore per chissà quale obbiettivo. Sono nati dalla stessa persona per bramosia del potere, un potere che tutti e due stanno disperatamente cercando… e ho come l’impressione che il Kingdom Hearts c’entri qualcosa…
“L’organizzazione, Malefica, io, Riku, il prescelto della Keyblade… facciamo tutti parte di un disegno ben congegnato, vero?”
“Non credo che tu abbia bisogno di chiederlo, dopotutto tra i due sei tu la più consapevole.”
“Sai per caso dove si trovi Xigbar?” gli chiesi dopo un breve momento di silenzio.
“Se n’è andato lasciandoti nelle mie mani.”
Lui COSA? Spero vivamente per lui che non se ne sia andato a mani vuote!
Feci un profondo respiro per darmi una calmata, andarsene durante la missione mollando il partner! Sapevo che c’era un membro che aveva avuto questo precendente ma… lasciamo stare. Tra l’eroe della Keyblade e quell’essere ne ho avute abbastanza per oggi, sentivo la testa pulsare.
“Un’altra cosa…” Disse Lexaeus mentre creava il corridoio oscuro. “… ti consiglierei in futuro di avere meno contatti possibili con l’eroe della Keyblade.”
“Per quale motivo? Non è meglio che studi da vicino il mio nemico”
“Il momento della vostra battaglia non è ancora giunto, e poi… Zexion e Vexen non sarebbero d’accordo sul tuo modo di fare impulsivo.”
“Cosa c’entrano ora?” Dissi quasi ridendo.
Non mi rispose, evidentemente si è reso conto di aver detto qualcosa di troppo, forse addirittura qualcosa di umano. Ma mi fa piacere sapere che, in un certo senso, c’è un senso di famiglia e amicizia tra i vari membri perché significa, che a furia di studiarmi e ascoltare le mie spiegazioni sulle percezioni, li stia comunque aiutando a ricordare che cosa significava essere umani.
 
 






Angolo dell'autrice: Per farmi perdonare del precende ritardo, pubblico in anticipo questo capitolo che conclude la prima parte della storia.
Si ho detto bene: la prima parte!
Quando iniziai a scrivere lo feci principalmente come un esperimento (tutto detto nell primo capitolo) e quindi non avevo gettato molte basi. Però, mano mano che continuavo a scrivere, ho aggiunto tratti psicologici, fisici e abozzi delle possibili realzioni interpersonali tra la protagonista e gli altri personaggi.
Questi 8 capitoli (sopratutto i primi 4) alla fin fine sono tutti capitoli d'introduzione... più che altro per me, se devo essere sincera.
Questa Fan Fiction è la prima che scrivo ed ero molto incerta... però eccomi ancora qui: piena di idee e addirittura dicendo che siamo alla fine della parte introduttiva della storia. (Oh mio Dio! Se questa è solo l'introduzione allora ho paura per quello che varrà dopo!)
Ringrazio chi mi segue, chi ha letto fino a qui e chi ha recensito (in particolare un abbraccio a Devilangel476 che, oltre ad aver recensito TUTTI i capitoli pubblicati fino ad ora, ha mi pazientemente sopportato a scambiato con con me qualche idee e consigli utili) e ci vediamo settimana prossima con il nuovo capitolo che innagurerà la seconda parte!

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Capitolo 9
*** Antico Tempio. Parte prima: Leggende e testimonianze. ***


Giorno 68
 
Ero nella mia stanza, sul mio letto, a guardare la finestra e, mentre stringevo tra le mie mani il fascicolo, chiusi gli occhi e pensai.
Cominciai a pensare a mia madre che se ne andò per sempre, lasciandomi dal nonno.
Cominciai a pensare a come sono stata cresciuta seguendo la via del guerriero.
Cominciai a pensare con la gente del villaggio mi guardava con orrore e disprezzo, mi chiamavano anche "la bimba della sfortuna" e non capii mai il motivo.
Cominciai a pensare a quando Xemnas si presentò alla mia porta come un amico di vecchia data del vecchio.
Cominciare a pensare ai pochi frammenti di memoria che ancora possiedo di quel famigerato giorno 0.
Cominciai a pensare al patto che feci con Xemnas, all'Organizzazione ed ai miei poteri.
Infine... Ripensai alle parole di Ansem... Sul fatto che lui sappia molte cose su di me, più di quante Xemnas vuole farmi credere...
Dopo aver consegnato il mio rapporto, per mia fortuna Xigbar aveva tenuto sott'occhio l'incontro tra Riku e Sora, cercai di discutere con Xemnas di Ansem ma questa volta non ottenni molto, ma in compenso oggi mi è arrivata la missione riguardante la distruzione definitiva del mio mondo... e per qualche motivo mi sento... malinconica.
All'improvviso sentii bussare e, dopo aver risposto, Zexion entrò in camera mia.
"Sei pronta?" Si limitò a chiedermi.
"Lo devo essere per forza, no?" Gli risposi sarcastica.
"Eppure qualcosa ti turba..."
"Da quando riesci a comprendere quello che provo?"
"Da quando ho cominciato a studiare i tuoi movimenti, anche se..." E si avvicinò per scostarmi qualche ciocca di capelli che mi coprivano gli occhi. "... Credo proprio che tu non sia troppo diversa del bambino che ero, quando avevo ancora un cuore."
Rimasi così sorpresa di quell'affermazione che mi ammutolì.
"Conosco quello sguardo: quello di una persona disperata, di una persona che ha perso tutto; in qualsiasi momento, sia quando si ride o si piange, ci sarà sempre quello sguardo nascosto negli angoli degli occhi."
Distolsi lo sguardo per il disagio che mi ha provocato la frase di Zexion, è come se mi stesse leggendo l’anima.
"Fino a qualche giorno fa neanche sapevi distinguere le tue percezioni, da dove viene tutta questa filosofia?" Gli dissi sarcastica.
"Me lo hai fatto ricordare tu: più ti studiavo e più ricordavo sulla mia vita da persona..." Mi disse voltandosi. "Avverti quando sei pronta." 
A quel punto, dopo aver detto a bassa voce "Non ce n'è bisogno." lo seguii fuori e, dopo aver creato il corridoio oscuro, raggiungemmo il mio vecchio mondo. 
L'Antico Tempio.
 
Nonostante mi sentii subito a mio agio, la prima cosa che mi colpì è che ormai quel mondo era completamente privo di colori vivaci: tutto era a pezzi, opaco e tetro. Gli alberi erano tutti morti e il terreno in molti punti presentava delle profonde crepature o addirittura dei buchi.
Non mi lasciai però troppo distrarre dai sensi di colpa, dopotutto la missione chiedeva di far sprofondare questo mondo nel regno oscuro... Una volta per tutte.
Xemnas aveva ragione: ora che lo osservo con i miei occhi, capisco che questo mondo è vicino all'autodistruzione, meglio eliminarlo prima, nel collassare, coinvolga altri mondi.
"Adesso che cosa dobbiamo fare?" Mi chiese Zexion di punto in bianco.
"Per prima cosa devo nascondermi o cambiare il mio aspetto... inutile dire che, se qui è sopravvissuto qualcuno, verrei riconosciuta subito; poi tu devi cambiarti d'abito, con il passaggio di Xemnas, ci sono persone che conoscono il significato del soprabito."
“Ora capisco perché sono stato affiancato a te per questa missione.”
Zexion, mentre mi rispondeva, fece apparire dal nulla un libro grigio e, sfogliandolo, fece scorrere l’indice su parole incomprensibili e delle nubi avvolsero entrambi.
"Così dovrebbe andare." E mi porse uno specchio apparso dal nulla.
Ero diventata irriconoscibile: la fisionomia facciale era completamente diversa, le labbra si erano fatte più sottili, gli occhi color ghiaccio e i capelli erano lunghi e blu elettrico.
"Mi vuoi far passare per tua sorella?" gli chiesi sarcastica; in quel momento mi resi contro che la mia voce aveva un suono più caldo, non la mia classica voce a bassi toni.
"Non esattamente, ma sei libera di interpretare chi vuoi, basta che la copertura sia convincente." mi rispose sistemandosi la camicia.
Guardandolo meglio notai come aveva cambiato abbigliamento: una camicia bianca sbottonata verso i primi bottoni, jeans blu e scarpe da ginnastica. Deve aver scelto un tipo di abbigliamento che, oltre a rispettare il mio stile, rispecchi il suo modo di fare da studioso... e sinceramente non gli stava troppo male.
Entrambi ci incamminammo verso la valle desolata, in silenzio, fino a ad arrivare al villaggio dove sono cresciuta.
"Perché questo mondo si chiama Antico Tempio?" mi chiese all'improvviso Zexion.
Lo guardai perplessa, proprio ora doveva farmi questa domanda?
"C'è una leggenda che narra che il cuore di questo mondo sia in un vecchio tempio all'interno della grande montagna davanti a noi” e gli indicai una montagna altissima e completamente spoglia “… un tempio così vecchio che risale ai tempi dove l'oscurità ancora non esisteva. Pare che chi riesca a trovare la sua entrata sia destinato a diventare uno dei più grandi guerrieri di luce della storia, con un sapere infinito del nostro universo."
"Non è una leggenda così troppo diversa da quella sul primo Kingdom Hearts e sulla creazione dei guerrieri della Keyblade..." cominciò a dire pensieroso." Non ti è venuto mai alcun sospetto?"
"In verità fu proprio Xemnas a svelarmi che queste leggende hanno delle connessioni e, anche se ne conservo solo dei frammenti, mi ricordo di esserci stata in quel luogo... per aprire la serratura e contaminare il cuore del mondo con l'oscurità, quindi ho la certezza che hanno un fondo di verità." Conclusi con un po’ di amaro in bocca
"E per quanto riguarda tuo nonno? Aster Faust?"
"Se per caso mi stai chiedendo se lui ha trovato l’entrata… credo che sia ovvio. Era così ossessionato sulla via del guerriero e sul combattere SEMPRE il male che mi ha reso l'infanzia un Inferno..."
Zexion mi fermò afferrandomi per il braccio e, prima che chiedessi qualcosa, mi indicò una figura maschile che stava uscendo da una delle poche abitazioni non semi-distrutta. Riconobbi subito quella figura: è Zeno, un mio coetaneo e figlio del sindaco... o ex-sindaco.
Guardai Zexion e lui capì al volo quello che avevo in mente: entrambi cominciammo ad avvicinarci a lui. Zeno dopo qualche minuto notò la nostra presenza e subito tirò fuori dalla giacca una coppia di pistole.
"Chi siete?" ci urlò puntandoci le pistole.
Per sicurezza feci materializzare, senza che Zeno se ne possa accorgere, delle custodie, una a testa, con contenenti dei coltelli da lancio.
"Qualunque cosa succeda usa i poteri solo come ultima risorsa, sono stata chiara? In questo mondo la magia è vista come la peste."
Zexion annuì e alzò le mani con fare di arrendersi.
"Mi chiamo Ienzo e lei è mia cugina Seira."
Zeno non abbassò la guardia ma abbassò le pistole e, di conseguenza, Zexion abbassò le braccia.
"Che cosa vi porta qui?"
"Non lo sappiamo, qualche ora fa eravamo su nostro mondo fino a quando dei Heartless ci hanno attaccati." Intervenni io.
"Il vostro mondo è stato distrutto?"
"E' l'unica cosa che possiamo dedurre... purtroppo..." Dissi con tono rammaricato. "Per caso conosci un posto dove possiamo rifugiarci?" 
Zeno rimase un attimo a fissarci... a fissarmi dubbioso, forse c'era qualcosa nel mio modo di fare che gli ricordava me, per poi rinfoderare le pistole.
"Il Protettore ha ordinato a tutti di portare nella sua dimora tutti gli stranieri, quindi vi consiglierei di seguirmi... potrete stare là per ora."
"Il Protettore?" chiese Zexion.
Lo soprannominano ancora in quel modo da setta religiosa?
"Il saggio che ha salvato quello che rimane di questo mondo." disse facendoci segno di seguirlo.
Ubbidimmo e lo seguimmo in silenzio, mentre io mi guardavo in torno ricordando com’era questo villaggio un tempo come se stessi osservando dei fantasmi.
"Cos'è successo?" Inutile dire che tutti e due lo sapevamo ma è meglio sempre chiedere, in modo da non dovermi tradire dicendo cose che in teoria non dovrei sapere.
"L'oscurità ha devastato la nostra terra e, per poco, anche il cuore del mondo. Tutti danno la colpa ad una ragazza che ora è morta ma... niente lasciate stare."
Mi credono morta?
"Ma cosa?" intervenne Zexion.
Zeno sospirò "... la mia famiglia mi ha sempre raccomandato di starle alla larga, che lei è la figlia della sfortuna perché è stata concepita nel Regno dell'Oscurità… che ci fosse oscurità nel suo cuore era palese... ma succederebbe a chiunque nei suoi panni."
"Stai dicendo che ha veramente quasi distrutto il suo mondo ma la stai giustificando?" gli chiesi con tono insistente, dopotutto si stava parlando di me.
"Parliamo di una ragazza che non ha mai visto i volti dei suoi genitori, odiata e temuta da tutti ed ha vissuto sotto la custodia del Protettore, suo nonno... direi che era inevitabile che si facesse soccombere... che l'abbiamo fatta soccombere dall'oscurità. Ora che il mondo è in questo stato, con i miei genitori dispersi... credo di poter capire parte del suo malessere e solitudine."
Sentendo quelle parole avvertii una fitta al mio cuore, Zexion notò subito la mia espressione e mi prese il polso, come se volesse essere sicuro se fossi ancora lucida; mi liberai della presa e lo guardai sorridendo, facendogli capire che era tutto a posto.
Dovrei sentirmi pentita di quello che ho fatto ma... non è così; prima di fare quello che ho fatto la mia vita era un Inferno vero e proprio, dopo quel giorno però non solo sto vivendo meglio... ma ho sentito finalmente quelle parole che desideravo udire da un paio di mesi: non ho indotto io il mondo alla distruzione ma gli abitanti stessi, io sono solo stata il mezzo e non la causa; dovevo veramente portare il mio mondo verso la distruzione per poter essere compresa anche solo in minima parte? A quanto pare si... ed ora è mio preciso dovere dargli il colpo di grazia: in questo modo alcuni abitanti, se avranno ancora abbastanza luce nei loro cuori, verranno catapultati in altri mondi mentre gli altri diventeranno degli Heartless... come giusto che sia.
Nel camminare arrivammo al centro del villaggio, ai piedi di una collina, dove si trova la mia vecchia casa; vidi Zeno indicarci una lunga scalinata, che conoscevo bene, dicendoci che dovevamo andare lì.

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Capitolo 10
*** Antico Tempio. Parte seconda: Un passato doloroso ***


Fissai la collina per qualche istante, prima di percorrere la lunga scalinata che portava alla mia vecchia casa. Anche questo luogo non è stato risparmiato dalla devastazione, una devastazione provocata dal mio folle gesto.
Al nonno piaceva vivere con le contraddizioni: era come un eremita e per questo decise di vivere su questa collina, appena fuori dal villaggio circondato da alti alberi, ma, nonostante ciò, decise di usare l’enorme magazzino, affianco casa, per tenere lezioni di combattimento con la spada e corpo a corpo. Anche nel suo metodo d’insegnamento c’era una contraddizione: per quanto avesse insegnato a molti ragazzi, solo mio padre, Arel Larxis, ed io fummo i suoi veri allievi; vedevo che con gli altri era sia severo e benevolo ma si limitava solo ad insegnar loro le basi, mentre con me era solo severo ed era andato ben oltre nell’insegnarmi solo le basi. Se agli altri insegnava come difendersi in caso di pericolo, a me, e molto probabilmente anche a mio padre, ha insegnato ad essere un guerriero d’elite… non l’ho mai odiato abbastanza per questo.
“Alexia…” mi disse rimproverandomi Zexion, ma con un tono basso. La sua voce mi riportò alla realtà, svegliandomi dai miei ricordi, e mi resi conto che mi trovavo davanti all’entrata della casa. Questa non era quasi cambiata, a parte le forti increspature sui muri grigiastri, in passato candidi.
“Alexia.” Ripetè Zexion, e questa volta mi accorsi che, oltre al fatto che Zexion mi stava chiamando con il mio nome, mancava qualcuno dal mio campo visivo.
“Dov’è Zeno?”
“E’ entrato in casa, dopo averci detto di aspettarlo fuori.”
Questo mi ricorda che il nonno odia le visite inaspettate… Sicuramente Zeno vorrà prima comunicargli chi siamo, in modo che lui si possa comportare di conseguenza.
Ci azzeccai in pieno e poco dopo Zeno ritornò, seguito dal nonno.
Se il primo era il volto della giovinezza, in altre parole alto, viso fresco ma con un leggero pallore e con i capelli e gli occhi castani… il nonno aveva il volto di un vecchio saggio, ovvero alto, muscoloso, col volto rugoso, con i capelli folti e grigi e gli occhi castani, come lo erano un tempo i miei.
“Voi dovreste essere Ienzo e Seirah, il ragazzo mi ha spiegato che cercate un posto dove stare temporaneamente, con quello che vi è successo siete ovviamente i benvenuti nella mia dimora. Per un vecchio fa sempre piacere avere dei giovani ospiti.” Ci disse con una voce calda e rassicurante, sapevo che era tutto parte di una recita… lo conosco fin troppo bene.
“La ringrazio da parte di entrambi, signor Protettore.” Rispose Zexion mostrando rispetto.
“Potete pure chiamarmi Aster.” E dopo si rivolse a Zeno.
“Tu torna pure al campo a finire i tuoi compiti, ci penso io a loro.”
Il ragazzo sorrise e se ne andò salutandoci, ovviamente salutò mio nonno con i dovuti riguardi.
“Vi chiedo di seguirmi nell’edificio alla nostra destra, devo controllare una cosa.” E s’incamminò senza neanche sentire la nostra risposta.
Io e Zexion lo seguimmo fino ad arrivare nel retro del magazzino, dove mio nonno si chinò per osservare il terreno.
“Voi due sapete che cosa è successo in questo mondo?” ci disse voltando lo sguardo verso di noi.
“Zeno ci ha raccontato che…” Fu Zexion a parlare ma io lo interruppi, sapevo che lui avrebbe usato un linguaggio cauto ma con il nonno se vogliamo andare al sodo bisogna essere diretti. “… che sua nipote si è lasciata conquistare dall’oscurità, portando il mondo sull’orlo della distruzione.”
Il vecchio mi guardò con gli occhi spalancato, non si aspettava che io gli avrei parlato senza peli sulla lingua.
“Ragazza…”
“Mi chiamo Seirah”
“Va bene, Seirah per caso è stata una persona che conoscevi a portare il vostro mondo alla rovina?”
“Non…” Zexion mi interruppe e continuò la mia frase. “… Non è stata una singola persona, ma un gruppo che volevano attirare gli Heartless per studiarli, le conseguenze sono state catastrofiche.”
“Allora posso capire il suo rancore: se siete a conoscenza della causa della distruzione del mondo è perché in qualche modo conoscevate chi ne ha provocato la fine, forse avete anche cercato di ostacolare questo folle gesto, ma alla fine avete solo potuto trovare un modo per mettervi in salvo… mi sto forse sbagliando?”
“A parte qualche dettaglio mancante, le sue deduzioni sono corrette.”
“Ne ero certo, dopotutto voi due emanate un’aura oscura. E’ emanata solo da chi fa parte del mondo oscuro o chi è entrato a contatto diretto con l’oscurità, per il momento voglio scommettere sulla seconda.”
“Con questo intende che non si fida di noi, vero?” Gli chiesi.
“Cercate di capirmi, è stato il sangue del mio sangue a portare in rovina questo mondo. Come potrei ora fidarmi ciecamente di chi non conosco?”
“Quindi ci ospiti solo per tenerci d’occhio? E’ per questo che hai dato l’ordine che tutti i forestieri dovevano essere portati da lei?”
Zexion mi guardò con fare interrogativo, non sapendo quale punto volessi centrare, mentre il nonno mi guardava sorridendo.
“Carisma, intelligenza e sfrontatezza. Le prime sono due ottime qualità, è un vero peccato che sia presente anche la terza.” Disse voltando il suo sguardo verso il terreno.
Mi mostro sfrontata perché è necessario per avere le informazioni che voglio, solo tu sai dove si trova ciò che rimane del cuore di questo mondo.
 “Guardate.” Ci disse invitandoci con un gesto della mano a guardare il terreno, c’era un bocciolo di un fiore e la cosa mi sorprese. “L’oscurità è devastazione e con il suo passaggio ha fatto morire la natura un tempo circostante. Nonostante tutto c’è ancora speranza, anche se il mondo è in crisi esiste ancora vita, pronta a sbocciare ed a esplodere.” E si alzò, voltandosi verso di me. “Usa la tua ira come carburante per andare avanti, come sta facendo questo fiore, in onore del tuo scomparso mondo. Non trattenerla o ne verrai soprafatta.”
“Lo dice per esperienza diretta?” Chiese Zexion.
“Lo dico come testimone, mia nipote è morta proprio per questo trattener dentro le emozioni.”
“In che senso?” Ero confusa dalla sua affermazione.
“Volete sentire la storia di un vecchio?”
“Vuole veramente raccontarci la sua storia nonostante il particolare che siamo degli estranei?” disse Zexion seguendo il mio esempio di usare la logica ed andare dritto al punto, probabilmente aveva capito la mia strategia. Un’altra contraddizione: dice di non fidarsi di noi visto il mio tradimento, ma si vuole comunque aprire a dei perfetti estranei.
“La ragazza è senza alcun dubbio umana e, a meno che lei non sia un tuo ostaggio ma ne dubito, lo sei anche tu… lei è una persona emotiva, ha un grande cuore e coraggio, tu sei più riflessivo e contenuto.” E con un gesto della mano ci invitò a seguirlo fino dentro casa.
Dopo quindici anni di critiche mi ha fatto un complimento, peccato che per riceverlo dovevo fingermi di essere un’altra persona.
L’interno era… più o meno identico a come me la ricordavo, a parte le crepe ovviamente; entrammo in sala e il vecchio ci fece accomodare sul divano, mentre lui ci chiese se volevamo qualcosa, per poi accomodarsi sulla poltrona di fronte a noi, dall’altra parte del tavolino in vetro.
“Prima di raccontarvi, posso sapere come si chiamava il vostro mondo?”
“Non riusciamo più a pronunciarlo.” Rispose tempestivamente Zexion. Io rimasi impassibile ma nella mia testa ero piuttosto confusa della sua risposta.
“Non ne sono particolarmente sorpreso, ho constatato con mano che chi entra a contatto diretto con l’oscurità rischia di avere una forma di amnesia. Prendete ragazzo che avete conosciuto: non riesce più a pronunciare il nome di sua madre; è una fortuna che non esista un essere oscuro in grado di manipolare la memoria… sarebbe una catastrofe.”
“Un avversario capace di farti dimenticare per cosa stai combattendo… di certo sarebbe difficile da abbattere.” Aggiunse Zexion, e mi accorsi che il suo volto era pensieroso… come se stesse valutando qualcosa. Lui è a conoscenza di questo effetto collaterale, se no non sarebe stato così tempestivo.
Conoscendo i movimenti di Zexion sicuramente già esiste un Heartless… anzi più probabilemte un Nessuno in grado di cancellare o manipolare la memoria altrui… Altra macchinazione fatta alle mie spalle.
Ci fu qualche secondo di silenzio, e poco dopo mio nonno cominciò a raccontare.
“Il mio nome è Aster Faust e vivo in questo mondo da più di 70 anni. Sono una delle poche persone che hanno il potere di combattere l’oscurità con un’arma particolare…”
Che sia la Keyblade? Eppure non mi pare di aver avvertito lo stesso disagio che ho avvertito stando vicino a Sora…
“Ho dedicato la mia vita per questo, aprendo anche una palestra, per trovare qualche allievo che continuasse il mio operato. Solo un ragazzo si dimostrò degno di essere il mio successore e col tempo fece parte della famiglia, sposando mia figlia, entrambi però furono risucchiati nel regno oscuro, io potei solo guardarli sparire, e dopo quasi un anno vidi, apparire dal nulla, mia figlia e tra le sue braccia una neonata…” Entrambi ci fingemmo sorpresi ma eravamo al corrente del DOVE sono stata concepita a nata, mi ricordo che fu per questo che il nonno mi faceva fare allenamenti durissimi per epurarmi. “… mia figlia però era stata contaminata dall’oscurità ed era irriconoscibile, aveva del rosso sia nei capelli e negli occhi… dovevo ucciderla ma non ne ebbi il coraggio, sapevo che ormai era irrecuperabile ma riuscii solo a esiliarla.” La mamma non è morta in un incidente? A quella dichiarazione sentii il mio cuore battere a mille e il sangue ribollire.
“Presi però in custodia mia nipote, si chiamava Elaia, e la educai al meglio affinché seguisse le mie orme e quelle di suo padre; ma la gente del villaggio sapeva quello che avevo fatto con mia figlia e cominciarono a vedere mia nipote come un pericolo e la trattarono come tale. Alla fin fine ha fatto la stessa fine di sua madre: a furia di trattenere le sue emozioni più oscure ha finito per soccombere anche lei, avrebbe distrutto questo mondo se non fossi intervenuto… per lei però era troppo tardi.” E tirò un forte sospiro. “Se vi ho voluto raccontare questa storia è perché voglio che impariate dall’errore di mia nipote.”
Sei un bugiardo! Hai raccontato solo la parte che ti faceva comodo! O hai dimenticato di tutte le punizioni corporali che mi hai inflitto? Ma quale troppo tardi, parli come se tu mi volessi salvare! Se non fosse arrivato in tempo Xemnas, tu mi avresti uccisa! Se un fanatico come tutti in questo schifoso mondo! Ma non vi siete resi conto che a furia di temere l’oscurità avete finito per evocarla?!?!?!
Cercai di rimanere più naturale possibile ma la mia furia omicida cercava di prendere il sopravvento, Zexion lo notò e mi prese la mano, che stringevo in un pugno, per darmi un contatto per riportarmi alla realtà, come al solito, ma questa volta la mia collera… la mia sete di vendetta era troppo forte.
Ed io, fino a poco fa, provavo addirittura sensi di colpa per aver cercato di distruggere questo mondo? Voglio ucciderlo. Devo vendicarmi di tutto quello che mi ha fatto. È quello che si merita.





Note per il prossimo capitolo: Mi sa proprio che sta tornando la vecchia Alexia-psicopatica, il "bellissimo" lato nascosto di Alexia uscito, per qualche istante, un paio di volte nei primi capitoli... speriamo bene... Non so voi ma il la preferisco quando è subdola ma sopratutto lucida...

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Capitolo 11
*** Antico Tempio. Parte terza: Riflessioni. ***


Ero sul punto di mandare all’aria la copertura ma all’improvviso si scatenò un forte terremoto che, a modo suo, mi fece recuperare il senno.
Ma che diavolo…
Vidi il nonno evocare una Keyblade, confermando la mia precedente teoria, e puntarla in alto.
“Reflexra!” Pronunciò senza un minimo di esitazione, e poco dopo si formò intorno a tutti e tre una barriera protettiva. Conoscevo quell’incantesimo, era stato proprio lui ad insegnarmelo. “Chiedo scusa, ma dopo l’incidente c’è almeno un terremoto al giorno… Spero che non vi sia caduto niente sulle vostre teste.” Disse con fare giustificativo.
Osservai la Keyblade, la sua presenza mi metteva a disagio: era uguale a quella di Sora ma… aveva l’aria più antica con tutte quelle increspature.
“Ora capisco come sei riuscito a salvare ciò che rimane di questo mondo…” intervenne Zexion, “… avete in qualche modo tratto in salvo il cuore del mondo attraverso quella chiave.”
“Conosci la Keyblade, ragazzo?” Chiese mio nonno.
“Come le ho già detto, nel mio mondo si stava studiando l’origine degli Heartless, la luce e oscurità… ovviamente sono arrivate anche leggende di una spada a forma di chiave, capace di aprire o chiudere qualunque serratura.”
“Esatto… conosci anche il nome dell’arma opposta alla Keyblade?”
Zexion rimase per qualche istante in silenzio per studiare mio nonno, probabilmente se avesse avuto il suo taccuino sarebbe già ad annotarlo.
“C’è una leggenda che narra l’esistenza di una lama detta Darkblade ma, se esistesse veramente, non potrebbe essere impugnata da nessun essere vivente… quella lama farebbe soccombere lo sventurato nell’oscurità.”
“Era quello che pensavamo tutti, ragazzo…”
In quel momento il terremoto cessò, e con essa anche l’incantesimo.
“Quindi sua nipote in qualche modo ha ottenuto la Darkblade, ha aperto la serratura e, nell’utilizzare l’arma, è morta.” Intervenni per tagliare corto, ormai avevo capito perché tutti pensavano che io fossi morta… lui non sa della mia natura di pura oscurità… probabilmente non se ne è mai accorto per il sigillo che Xemnas mi fece sciogliere più o meno un mese fa.
Che siano stati i miei genitori a mettermi quel sigillo?
“Ancora una volta la tua intelligenza mi sorprende, ragazza; è un vero peccato che il tutto viene rovinato da così tanta arroganza e mancanza di tatto.”
“Lo prenderò come un complimento.” Il bello di questa copertura? Dopo quindici anni posso essere me stessa senza essere bastonata da quel vecchio, per lui era un’ottima forma di educazione.
Il vecchio mi guardò irritato ma non disse nulla, questa volta ho davvero passato il segno.
“Credo che dopo tutto quello che vi sarà successo avrete fame e avrete bisogno di riposo… vi mostro la vostra stanza, dal momento che siete imparentati non vedo alcun pericolo.”
Non so se questo era un colpo basso ma… io rimasi parecchio senza parole e Zexion pure, è passato a dire t’indico la camera dove devi stare così non mi tocca sentirti ancora ragazzina ad un almeno sono sicuro che non farete niente che và al di là delle virtù morali.
Ci accompagnò alla camera degli ospiti e ci raccomandò di stare lì mentre lui sarebbe uscito a vedere se ci sono stati feriti nell’ultimo terremoto.
Io sprofondai nel divano lanciando un profondo sospiro.
“Tu e Aster siete veramente dei soggetti unici nel vostro genere.” Iniziò a commentare Zexion. “Tuo nonno manifesta una certa bipolarità, tu invece hai in un certo senso uno sdoppiamento della personalità.”
“Come prego?”
“Del tuo caso l’Organizzazione è già al corrente, non appena la tua mente abbandona la ragione tu ti fai soggiogare dall’oscurità, cambiando completamente la tua personalità… non te ne rendi conto perché fino ad ora perdevi sempre i sensi e la memoria.”
“Se mi stai dicendo che ancora non so controllare i miei poteri…” Comincia a contestare offesa, ma Zexion mi interruppe.
“Non i tuoi poteri, non riesci controllare te stessa: sei una bomba ad orologeria.”
“Da quando mi fai il cazziatone?”
“Mi pare di averti già detto che sono contrario all’irrazionalità che corta ad uno spreco delle energie.”
“Come potrei dimenticarmene, quel giorno mi hai cazziata davanti Xaldin, ma almeno in questi momenti sembri quasi umano.” Gli dissi beffarda, dopotutto non mi dispiacevano questi rimproveri… in un certo senso li vedo come dei modi per dire che per lui ora sono più una collega che solo una banca dati… poi sono abbastanza idealista nel cercare di analizzare i movimenti dei nessuno, nella speranza di trovare atteggiamenti umani.
“Comunque, cosa facciamo? Sappiamo che Aster ha portato in salvo il cuore da qualche parte, ma comunque sospetta di noi.”
Bel modo per cambiare discorso.
“Più che altro sospetta di me, mi ha linciata per tutto il tempo e mi ha anche messo alla prova… sono sicura che non gli sia sfuggito il mio desiderio di morte quando ha finito di raccontare la storia… a modo suo.”
“Tu sei sicura che, prima di allora, non avevi mai manifestato nessuna aura oscura?” Sapevo dove voleva arrivare Zexion: dal momento che sia il mio aspetto (per l’incantesimo di Zexion) che il mio comportamento (per il fatto che non sono più succube di quel vecchio) sono completamente diversi, solo la mia aura poteva essere riconosciuta dal suo punto di vista.
“Il quarantesimo giorno Xemnas mi aiutò a rimuovere definitivamente il sigillo sulla mia stessa oscurità, la mia aura ha cominciato a manifestarsi allora… quindi è impossibile che mio nonno abbia potuto percepirla”
“E da come parlava, non sembra che sia stato lui a mettertelo. Proprio non ti ricordi chi è stato?”
“Come fai a sapere che non me lo ricordo?”
“Quando hai sciolto il sigillo sei rimasta in coma per 4 giorni, ma in alcuni momenti sembravi cosciente e ne approfittavo per studiarti.”
Quindi quello non era stato un sogno…
“Ho capito… comunque non ne ho memoria.” Rimasi in silenzio per un momento, volevo cambiare argomento perché era inutile teorizzare su una cosa dove non possediamo indizi.
“… Credo che, per quanto mi sforzi a cambiare, ci sarà sempre quel dejavù per gli abitanti di questo mondo quando mi vedono, anche Zeno mi linciava…”
“Allora che cosa proponi di fare?”
“Avrei voluto vedere il Tempio ma… niente ci garantisce che sia ancora qui, la montagna in apparenza sembra integra ma non abbiamo fatto un sopraluogo dettagliato…” Che cosa dobbiamo fare? I terremoti giornalieri sono un chiaro segno che questo mondo è molto instabile… ma perché? Perché questo mondo ha un tale livello d’instabilità?
“Zexion…” Dovevo chiedere ASSOLUTAMENTE conferma di una cosa.
“Hai qualcosa da chiedermi?”
“E’ possibile che un cuore di un mondo possa essere contenuta in una persona?”
“Il corpo è pur sempre un contenitore, quindi è ovvio che può ma… dubito che possa sopravvivere a lungo, il cuore di una persona non è minimamente paragonabile a quello di un mondo.”
“Ma è possibile che ne possa contenere due?”
“Due cuori umani è possibile, a patto che ci siano tutti i requisiti necessari… un cuore umano e un cuore di un mondo… è possibile per alcuni soggetti ma solo per un breve periodo.”
“Che cosa succede se quel periodo scade?”
“Come stavo dicendo prima, la persona viene uccisa dall’eccesso di luce in corpo. I corpi umani sono contenitori fragili, non appena c’è un eccesso di luce o di oscurità la persona muore… i casi di decessi di luce non sono ancora esistiti, l’umanità è nata per vivere nella luce, ma per eccesso di oscurità… inutile dire che ne esistono parecchie.”
“A parte la sottoscritta e quelle ragazze dal cuore di pura luce…” Contestai.
“Quello è perché i vostri corpi sono stati predisposti per contenere quei cuori unici nel loro genere.”
Quindi è possibile che una persona, predisposta a sopportare più luce del solito, possa tenere dentro di sé un altro cuore… Perché non ci sono arrivata prima!
“Mio nonno ha il cuore!” Esclamai alzandomi dalla poltrona.
“Questo già lo sappiamo, è l’unico…” Lo interruppi. “NO! E’ il nonno a fare contenitore per il frammento di cuore di questo mondo!”
“E’ impossibile…” Disse subito Zexion scettico.
“Perché mai? Quel cuore lentamente veniva divorato dall’oscurità, mio nonno non appena è arrivato ha aperto la serratura del suo cuore per inserire quello che ne rimane di quello del mondo! Non ci vedo niente d’impossibile.”
Zexion rimase a fissarmi per qualche momento per ragionare. Alla fine annuì con la testa. “E’ un’ottima teoria, ma non credi che possa essere nel cuore di qualcun altro o da un’altra parte? Non possiamo permetterci nessun margine di errore.”
“Non vedo perché gradualmente questo mondo debba deteriorare, a meno che non sia per il deterioramento del corpo di chi ospita il cuore. Per quanto riguarda chi… da quel che mi ricordo al tempio avevamo solo io, Xemnas, Saix e successivamente il nonno, dubito che abbia avuto il tempo di trovare un contenitore che non sia lui.”
“Allora cosa proponi di fare?” Chiese ancora. Ok che il comando è mio, ma me lo sta chiedendo troppe volte, come se stesse valutando i miei ragionamenti logici.
“Togli l’illusione, prima lo elimino e prima sarà meglio per tutti. Ormai non serve più a niente continuare ad agire sotto mentite spoglie, abbiamo finito le nostre indagini… per quanto siano durate così poco.”
Senza proferir nessuna risposta Zexion Schioccò le dita ed entrambi recuperammo il nostro aspetto originario. Mi guardai allo specchio appeso al muro per vedere se era tutto a posto, in quel momento vidi che il mio riflesso era ritratto con un sorriso. In effetti l’idea di portare fine alla vita di quell’uomo mi faceva veramente stare bene.
“Vorrei che tu mi facessi il favore che nessuno interferisca con lo scontro, è una questione di famiglia.”
“Come preferisci, questo mi fa ricordare un romanzo che lessi tempo fa.”
“Davvero? E di che parlava?”
“Di un Faust* che fece un patto con un essere oscuro per far esaudire un suo desiderio, la storia finisce con quest’uomo che viene trascinato nell’oscurità dalla stessa creatura, si dica che da allora tutti i discendenti siano… maledetti in un certo senso.”
“Ora so il perché di tutto questo tuo interesse nei miei confronti quando ci siamo conosciuti! Mio nonno ha ottenuto il potere della Keyblade e con quella ha potuto proteggere il mondo, però ora ha perso tutto e presto io lo sistemerò… Le coincidenze esistono… Vuoi vedere che la storia è vera?” Dissi ridendo, non mi aspettavo che esistesse una storia del genere… come se fosse già stato scritto tutto.
Uscimmo dalla casa e ci separammo, io ero alla ricerca di mio nonno mentre Zexion andava verso una sorta di accampamento improvvisato. Cercai per una buona mezz’ora fin quando non decisi di provare a ritornare nella collina: era lì, ai suoi piedi, a fissarmi come se avesse appena visto un fantasma.
Non potei fare a meno di sorridere e con la mano destra generai una sfera oscura, che gli lanciai dopo pochi attimi. Un mio caloroso modo per dire “Ciao nonno”.






* Riferimento preso in ispirazione al VERO romanzo di Goethe "Faust" (chi ha fatto il liceo, in particolare quello linguistico, di certo saprà a cosa mi riferisco.)


Angolo dell'autrice:


Lo so, lo so! Sono in ritardo e il capitolo non è proprio il massimo dei miei capilavori. Ma era necessario un capitolo di "analizziamo tutti gli elemnti che abbiamo raccolto" per poter poi passare a quello che sarà la parte cloù di questa serie di capitoli ambientata nel Antico Tempio.
E poi per farmi perdonare finalmente pubblico quell desegno tanto richiesto da una certa persona, spero che non vi dispiaccia se abbia usato come modello Luka Megurime dei Vocaloid.
A settimana prossima con il prossimo capitolo: Antico Tempio. Parte terza: "Ciao nonno."

P.S. Si lo so, ho firmato il disegno (per evitare possibili pubblicazioni senza permesso, spacciandoli per propri)


























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Capitolo 12
*** Antico Tempio. Parte quarta: Ciao nonno. ***


Aster sguainò la Keyblade e parò il mio colpo.
“Cominciavo a temere che stessi solo aspettando la morte, ma noto con piacere che hai almeno mantenuto la volontà di lottare.” Gli dissi beffarda avvicinandomi.
“Elaia… ho sperato con tutto il cuore che tu fossi morta, ma alla fine il Maestro Yen Sid aveva ragione, aveva ragione su tutto…” Disse come se stesse parlando da solo, aveva lo sguardo nel vuoto e solo in un secondo momento posò gli occhi su di me. “Eri veramente tu quella ragazzina, e il tuo accompagnatore? Chi è?”
“Niente che ti riguardi, se fossi in te mi concentrerei su chi hai davanti vecchio.”
“Elaia…” Iniziò con un tono severo.
“Ora mi chiamo Alexia! La ragazzina che hai allevato non esiste più, gradirei che mi chiamassi con il mio nuovo nome.” Dissi con rabbia, ora tutto è diverso e non tollererò di certo che lui si comporti con me come faceva in passato.
“Alexia… che cosa ti hanno fatto? Che cosa ti ha fatto Xeanort?”
“Xemnas non mi ha fatto assolutamente nulla, mi sono solo liberata del sigillo che mi è stato imposto… ma a quanto ho notato prima è stato fatto a tua insaputa…”
Mio nonno rimase per qualche momento e fissarmi, poi spalancò gli occhi e mi guardò tristemente.
“Perfino dopo la morte hai tentato di proteggerla, non è vero Arel?” Disse in un tono così basso che capì solo il nome di mio padre.
Allora non sospettavo male… solo uno dei miei genitori poteva impormi il sigillo prima di essere affidata al nonno.
“Elaia sei ancora in tempo per redimerti, sei ancora in tempo ad essere purificata, abbandona quell’abominevole arma e aiutami a salvare gli abitanti rimanenti del villaggio…”
“Che cosa vuoi salvare? Ma ti senti quando parli? Parli come se tu fossi il capo di una setta! Se tu ci tenessi a me veramente, avresti già cercato un modo per trovarmi nell’istante in cui avresti saputo che ero ancora viva! Non ti è mai importato niente!”
Sentii la rabbia bollire il mio sangue: dopo anni dell’Inferno che lui e il villaggio mi hanno fatto passare, mi propone di salvare tutti come se mi stesse facendo un favore? C’è un limite a tutto, anche all’arroganza. Se solo tutti si rendessero conto che proprio quel loro modo di fare anti-oscurità ha da sempre attirato gli Heartless e il mio potere… quel giorno Xemnas mi mostrò un modo per uscire da quell’Inferno e, tuttora adesso, lo rifarei nonostante poi i possibili sensi di colpa. In quel momento sentii qualcosa che faceva eco nel mio cuore, come se una voce mi stesse sussurrando che cosa fare… era una sensazione molto simile di quando sciolsi il mio sigillo.
“I am the bone of my sword…”* Pronunciai senza neanche rendermene conto, è come se fossi entrata in trace perché sentivo come se stessi assistendo come spettatore e non come protagonista… nonostante assistessi in prima persona.
Pronunciata quella frase intorno a noi si formò un’atmosfera tetra ed io, quasi inconsciamente, evocai la Darkblade. Questa aveva un aspetto diverso del solito: ora i rombi erano di color rosso, come i miei occhi.
“…Steel is my heart, and fire is my anger…” Continuai a pronunciare e l’atmosfera tetra finì per trasformarsi ed essere uno spazio chiuso che intrappolava entrambi.
“… Surrender to the Darkness and I will show you mercy.”
Mio nonno rimase impassibile per tutto il tempo, per poi sorridere ed esclamare un qualcosa come “Finalmente”, ma non capì bene. Fu lui a fare il primo attacco ma io non mi mossi nemmeno un millimetro, nell’istante in cui mi stava per colpire feci apparire la mia ombra che prese blocco l’attacco con le mani.
“Pensavi veramente che mi sarei lasciata attaccare? Ora che finalmente posso ottenere la mia vendetta?” Dissi impassibile… era strano: fino a qualche minuto fa ero piena di ira e rabbia ma ora… è come se fosse stata assorbita dalla lama, rendendomi stranamente calma.
“Maledetta Darkblade! Ti sei già presa mia figlia, ridammi subito indietro mia nipote!” Urlò irato.
“Povero vecchio, non hai ancora capito che io e tua nipote siamo la stessa persona? Tua figlia mi è servita solo come catalizzatore per poter finalmente nascere.”
Hai manifestato uno sdoppiamento della personalità… Che sia quello che intendeva Zexion? Mi sembra di essere uno spettatore ma allo stesso tempo sono sicura di essere io ad agire…
“Tu non sei mia nipote, tu sei solo un abominio! Nessuno della mia famiglia è mai passato dalla parte dell’oscurità, hai contaminato mia figlia, mia nipote e perfino questo mondo!” Continuò a urlare irato, mentre cercava di fare pressione con la Keyblade sulla mia ombra.
“Io non ho fatto proprio nulla a parte far iniziare la mia esistenza, vecchio. Dai a me la colpa dei tuoi peccati, quando sei stato tu stesso a far iniziare tutto; hai taciuto quando ti era conveniente ed hai mascherato la verità quando era necessario, oh povero guerriero della luce: il più determinato a proteggere la luce ma anche quello con più oscurità nel suo cuore.”
“Tu menti!”
“Hai sempre guardato nell’abisso oscuro, per tenerlo d’occhio e proteggere la luce, ma non ti sei reso conto che l’abisso ha cominciato a guardare in te.”**
In quel momento feci sparire la mia ombra e le due lame si scontarono, l’effetto fu devastante. Sembrava che più le due lame si scontavano e più queste formavamo onde d’urti sempre più forti. Io eccellevo nella velocità e nella magia, ma lui eccelleva nella forza e nell’esperienza; io riuscivo a parare, evitare e contrattaccare tutti i suoi attacchi, ma lui li prevedeva tutti e sapeva come rispondermi.
“Reflexega!”, “Fuocoga!”, ecc… a volte mi lanciava degli incantesimi ma io sapevo come rispondergli, la cosa strana è che io riuscivo a fare gli incantesimi senza urlarli ai quattro venti… ci voleva tanto a pronunciare gli incantesimi a mente?
Mi accorsi anche che finalmente che aveva gli occhi puntati solo su di me e sulle mie mani, e non anche sulla mia ombra, e ne approfittai per evocare le nostre ombre per immobilizzarlo.
Il nonno però non mostrò segni di sorpresa e si fece catturare facilmente, ma io non me ne curai… finalmente lo avevo in pugno.
“Avrei altre domande da farti ma… potrai capire che abbiamo già perso fin troppo tempo.”
Prima di ucciderlo volevo interrogare la sua ombra e ottenere i suoi ricordi, volevo comunque sapere la verità su quello che è successo anni fa, se quello che ha raccontato è vero e forse ritrovare almeno mia madre, o almeno vedere il volto dei miei genitori.
Allungai la mano verso l’ombra di mio nonno ma non lessi nulla, guadai perplessa mio nonno.
“Pensavi veramente che mi sarei fatto leggere i ricordi facilmente?” Disse con uno sguardo determinato a non mollare.
“Vuol dire che te li prenderò con la forza, peggio per te: quello era il metodo meno indolore.”
Misi la mano sulla sua fronte e mi concentrai, ma mi pentì subito dopo. Non stavo solo leggendo i ricordi che volevo vedere, stavo letteralmente ereditando tutti i suoi ricordi, conoscenze e segreti e la cosa mi fece salire una profonda emicrania.
Non mi resi conto di quello che successo dopo ma avvertii che lo spazio chiuso si dissolse e all’improvviso il dolore si fece più lampante da farmi mettere le mani tra i capelli e cadere sulle mie ginocchia. Urlavo dal dolore, erano troppi ricordi insieme e la mia testa stava scoppiando.
“Mi dispiace deluderti nipote, ma la capacità di leggere e trasmettere i ricordi è un potere di famiglia. Non l’hai ottenuta attraverso l’oscurità, ma i miei complimenti per come ti sei rafforzata.”
“Co…me facevi a… saperlo?”
“Sei ancora troppo giovane, le tue azioni e i tuoi pensieri in combattimento sono ancora prevedibili, soprattutto per chi ti ha fatto da maestro.”
Era una trappola! Lui ha finto di distrarsi perché sapeva che io gli avrei letto la mente prima di ucciderlo! Ci sono caduta come una stupida…
Il nonno lasciò cadere la Keyblade e prese in mano la Darkblade.
Ma è impazzito? Chiunque, che non sia io, che prende in mano quell’arma verrà risucchiato nell’oscurità dell’arma!
“Ero già consapevole che ormai la mia fine era vicina.” Cominciò a dirmi avvicinandosi a me. “Da quando sei sparita il Maestro Yen Sid mi ha illuminato i miei peccati, so perfettamente cosa ho causato Elaia: nel tentativo di proteggere questo mondo ho finito per diventare un catalizzatore che attirava oscurità e gli Heartless, se non fossi stato così ossessivo Arel e tua madre sarebbero ancora qui e tu non saresti stata condannata ad nascere come un essere di pura oscurità.” In quel momento vidi la Darkblade rilasciare intorno al nonno una nube oscura. “Almeno nei miei ultimi atti di vita, permetti di impedirti di caricarti del peso della mia morte e di questo mondo. Questa sarà la mia redenzione.” Avevo gli occhi chiusi per il dolore dell’emicrania ma avvertii qualcosa di caldo ed umido sulla mia fronte. “Perdonami, se puoi, Elaia. La tua avventura comincia di notte. La tua strada non sarà facile, ma alla fine ti aspetta un sole nascente.”
In quel momento avvertii una fortissima fitta dietro il collo e svenni definitivamente.
 
Dopo tanto tempo feci un sogno: da una parte vedevo la mia vita, il mio passato pieno di addestramenti e punizioni… dall’altra vedevo il passato di Sora, Riku e Kairi che erano allegri e spensierati in spiaggia a giocare…
Non è giusto, perché sono stata privata di una normale e felice infanzia?
 
Giorno 70
 
Lentamente stavo riprendendo i sensi e avvertii un dolce calore che mi avvolgeva sospesa nell’aria, quando finalmente aprii gli occhi mi resi conto di essere tenuta stretta tra le braccia di Zexion. Provai a parlare ma… non ne abbi le forze e mi lasciai trascinare dal sonno.
Quando mi risveglia mi resi conto di essere in una stanza buia che non conosceva, ma mi ricordava il Castello dell’Organizzazione.
Mi alzai con fatica e mi resi conto che mi faceva ancora male la testa a tal punto da farmi venire un capogiro.
“Dovresti rimanere sdraiata, non so che colpo ti abbia inflitto Aster ma deve essere stato potente.” Disse Zexion, che solo ora mi resi conto che c’era anche lui in stanza.
“Dove siamo?” Mi limitai a chiedere.
“Siamo nei sotterranei del Castello dell’Oblio, il secondo quartier generale dell’Organizzazione.”
“Il Castello dell’Oblio?” La testa mi stava letteralmente scoppiando.
“Ho inviato un Nessuno per avvertire Xemnas della nostra posizione, congratulazioni per aver portato con successo la missione. Il cuore del mondo era veramente custodito da Aster.”
“Credevo di averti dimostrato che ero abbastanza intelligente.” Provai a dirlo ridendo… ero confusa… che sia stato un sogno quello che mio nonno mi ha detto? O sono riuscita in qualche modo ad eliminarlo?
“Era comunque un’ipotesi azzardata, volevo ottener conferma.” Ovvio che voleva avere prima delle prove certe: dopotutto rimane ancora una sorta di scienziato.
“Perché mi hai portata qui?”
“Quando ti ho trovata ti lamentavi di soffrire di male alla testa perché avevi dentro troppi ricordi che non ti appartenevano. Questo castello ha una certa influenza nelle menti e nei ricordi di chi entra, quella di portarti qui era la miglior opzione.” E si sedette sul letto. “Per lo meno adesso non svieni e né urli dal dolore, hai dormito per più di due giorni.”
Due giorni?!?!
“Che cosa è successo? Intendo quando mi hai trovata…” Avevo i ricordi parecchio confusi e onestamente non riuscivo a distinguere ora i miei ricordi a quelli di mio nonno e quelli di Riku… avevo le idee troppo confuse.
 
 
 
 
 
*Frasi ispirati all'incantesimo del Reality Marble di Archer in Fate/stay night
** Citazione del filosofo Nietzche






Angolo dell'autrice: Buon dì!
Eccoci col nuovo capitolo, spero di non aver deluso nessuno (ho fatto del mio meglio... ma la prima volta che scrissi il capitolo mi venne fuori una lunghezza equiparabile a due capitoli O.o).
Questo è il capitolo conclusivo del mondo  "Antico Tempio" e spero di averlo fatto degnamente. Nei prossimi capitoli è possibile un distacco dalla trama per dar spazio ai ricordi che Aster ha messo nella testa di Alexia. (Giustamente alcuni di voi vorranno delle risposte su certi dilemmi che ancora non sono stati chiariti.)

Alla prossima!
 

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Capitolo 13
*** Castello dell'Oblio: Prima carta ***


“Che cosa è successo? Intendo quando mi hai trovata…”
Alla mia domanda Zexion mi parve spiazzato, come se lo avessi messo in una posizione difficile; ma qualcosa dentro di me quasi mi ordinava di chiederglielo, come se il mio animo fosse mosso da un’irrefrenabile curiosità… o semplicemente ero in cerca di risposte per poter capire.
“Se intendi qualcosa di anormale… c’eri solo tu semi-cosciente quando sono arrivato.” Disse impassibile.
“… Stai mentendo…” Dissi quasi inconsciamente a bassa voce, mentre mi alzavo con la schiena: era come se, da qualche parte nella mia testa, qualcosa mi diceva che mi stava nascondendo qualcosa.
In quel momento venni assalita da una forte scossa nella testa, come se ci fossero delle immagini che volessero uscire, e istintivamente ci portai sopra le mani.
Sentii Zexion che tempestivamente mi prese il mento con una mano, mentre con l’altra teneva in mano il suo libro. Pronunciò un incantesimo e la testa smise di dolermi, gli fui grata per il sollievo e lo avrei ringraziato ma in quel momento fui solo capace di aggrapparmi al suo braccio per cercare di non svenire un’altra volta. Non appena alzai lo sguardo mi accorsi che il volto del Nessuno era vicino al mio e spalancammo gli occhi per la sorpresa contemporaneamente. Per il disagio, distolsi istintivamente lo sguardo puntandolo sulle mie mani, che tremavano ancora.
Perché diavolo mi sono messa a pensare a cose così futili?
Mi stavo rimproverando come non mai, con tutto il casino che avevo nella mia testa dovevo proprio mettermi a pensare alla particolarità del colore dei suoi occhi? Anche se ero sempre stata convinta che fossero verdi ma in quel momento notai che erano tendenti all’azzurro ghiacciato.
“Va meglio?” mi chiese semplicemente.
La domanda mi riportò alla realtà e delicatamente mi staccai dal suo braccio, in modo da potermi mettere seduta sul letto. Nell’atto vidi cadermi dalle gambe tre carte, con la parte superiore a punte, e subito mi chinai per raccoglierle.
“Molto… che cosa mi hai fatto per farmelo passare?” Gli chiesi mentre presi le tre carte.
Erano singolari: Erano tutte bordate di azzurro e due di loro avevano un immagine di un luogo, mentre la terza era completamente nera.
“E’ più facile fartelo vedere che spiegartelo, ma è tutto basato sulle carte che hai mano.”
Le carte?
“In che senso?” Chiesi confusa, ma nell’attimo successivo realizzai un pensiero. Una delle tre carte raffigurava il mio mondo, l’altra invece raffigurava un luogo familiare ma che non avevo mai visto.
“Riesci ad alzarti? E’ meglio che ti porti in un posto per farti capire più velocemente.” Mi disse alzandosi e porgendomi la mano.
Annuì e con il suo aiuto mi alzai e lo seguii.
“Ti ho già spiegato che questo luogo ha una certa influenza nelle memorie di chi vi entra…” Cominciò a introdurre la sua spiegazione mentre mi conduceva nei bui corridoi. “… In questo ha la particolarità di possedere delle stanze dove è possibile rivivere i propri ricordi, con i giusti mezzi.”
Rimasi sorpresa della sua affermazione, un luogo dove è possibile rivivere i propri ricordi… non mi sorprenderebbe se fosse anche possibile manipolarli o eliminarli… per una volta avevo intuito male: quando Zexion affermò con mio nonno l’esistenza di un potere in grado di manipolare la memoria altrui… avrà inteso questo luogo.
“E le carte che hai creato sarebbero il mezzo?”
“Per essere più precisi, ho preso i ricordi che hai ottenuto da Riku e da Aster e li ho materializzati sotto forma di carte ma…” Ci fu qualche secondo di pausa. “Non so come sia nata la terza, non è opera mia e sarei curioso di sapere che cosa racchiude.”
“Quindi…”
“Ho pensato che avresti apprezzato ottenere quei ricordi attraverso l’esperienza di viverli piuttosto che ottenerli rubando…”
“Io non ho rubato i ricordi di nessuno.”
“Ma è innegabile che non ti appartengono, altrimenti non saresti stata male.”
Mi zittì, non aveva tutti i torti. Diedi la precedenza alla gratitudine all’orgoglio, grazie a lui ora non avevo dolori e mi aveva appena proposto un modo per ottenere in maniera genuina i ricordi; però più che rubarli ne faccio una copia nella mia mente, senza privarli al proprietario, però…
Raggiungemmo quella che dovrebbe essere la porta della prima stanza, che era sopraelevata da una piccola scalinata.
“Scegli pure la carta che desideri per prima e lascia che l’effetto si attivi.” Concluse fermandosi.
“Tu cosa vuoi fare? Venire con me o…” Incerta cercai di chiedergli, ma venni interrotta tempestivamente dal suo sguardo. La mia era una domanda futile, anche se mi stava lasciando il libero arbitrio era ovvio che sarebbe venuto con me.”
Ero incerta nel decidere tra la carta nera e quella del mio mondo, ma alla fine decisi per la terza in modo da poter prendermi del tempo per quello che mi aspetterà nelle prossime due.
Avanzai stringendo in mano la carta con raffigurante un’isola, la sollevai e fui avvolta da una luce fortissima.
Prima di riaprire gli occhi avvertii un innalzamento della temperatura e sentii il suono delle onde, aprii gli occhi e rimasi meravigliata della visione nel mare limpido davanti a me. Per la prima volta la bellezza di quel mare e di quel sole che stava tramontando vinse il disagio che provo solitamente.
Benvenuta nelle Isole del Destino, sorella.
Mi voltai turbata, la voce che avevo sentito era femminile ma non vedevo nessun altro a parte Zexion.
“Hai scelto per primi i ricordi che hai preso da Riku… Queste dovrebbero essere le Isole del Destino…”
Rimasi sorpresa di risentire di nuovo quel nome, ma ne rimasi ancora di più non appena mi resi conto che effettivamente questo luogo lo avevo visto nei ricordi di Riku… come ho fatto a non riconoscerlo subito?
Subito dopo entrarono nel mio raggio visivo due figure: uno era Riku da bambino mentre altro era un uomo… con in mano una Keyblade.
Assistetti ad una strana scena: lo sconosciuto si chinò e fece impugnare a Riku la sua Keyblade. Guardai Zexion nella speranza di ottenere una spiegazione, ma anche lui aveva lo sguardo perso nella confusione.
Non appena il bambino se ne andò, ricongiungendosi a Sora, l’uomo ci notò e si avvicinò, io mi tenni pronta per un possibile attacco ma mi accorsi che il giovane voleva solo parlarci.
“Non sembrate appartenere a questo mondo…”
“Infatti è così, siamo solo in visita.” Intervenne Zexion.
Io rimasi a fissare lo sconosciuto: perché avvertivo in lui una potente fonte oscura? Eppure è un Eroe della Keyblade…
“Che cosa vi porta a viaggiare per i mondi?” Disse con una compostezza da farmi quasi dubitare se il cuore che aveva in petto fosse solo una decorazione.
“Perché possiedi così tanto potere oscuro nel tuo cuore?” Mi limitai a chiedere.
Lui rimase e fissarmi sorpreso e rammaricato.
“Dovrei dire la stessa cosa di te… non appena l’oscurità entra nel tuo cuore e difficile vincerlo.”
“Per un guerriero della Keyblade non deve essere di certo facile…” mi limitai a commentare.
“Vedo che avete assistito al rito di successione. “Comunque lei è Alexia ed io sono Zexion.” Intervenne Zexion porgendogli la mano con un falso sorriso.
“Terra.” Si limitò a dire mentre gli stringeva la mano, che notai che era rimasto stupito nel sentire la risposta.
Poco dopo Terra se ne andò, dicendo che era arrivato il momento di ricongiungersi con i suoi amici. Nonostante tutto ero confusa… un rito di successione? Se ho intuito bene quel guerriero ha nominato Riku suo successore ma… ora Riku impugna una lama oscura, lo verificai io stessa quando ho combattuto con lui.
 “Non capisco…” Disse sotto voce Zexion.
“Cosa?”
“Ero quasi certo che quel ragazzo fosse il Superiore… ma evidentemente mi sbagliavo, dopotutto il colore degli occhi e dei capelli erano completamente diversi…”
“Tu che intuisci male? Questo è un evento più unico che raro…”
“Concordo, ma i due avevano una somiglianza incredibile sia nell’aspetto che nell’aura…”
Ripensandoci non aveva tutti i torti, in un certo senso ora riesco ad accumunare i volti di Xemnas e di Ansem e quello di Terra; una cosa però era certa: ho appena visto un ricordo che nemmeno credevo di aver preso.
La luce ci avvolse, interrompendo i nostri pensieri e ci ritrovammo in un altro mento della giornata. Questa volta Erano presenti tutti i tre i ragazzi, indaffarati a costruire una… zattera?
Guardandoli avvertii un groppo alla gola; nonostante ormai conosco molto bene questi momenti a memoria, ogni volta che me ne rammento vengo salita da una profonda invidia… Sora… perché, tra noi due, solo a te è stata concessa una vita serena e spensierata?
La luce che avvolge quella scena è veramente fastidiosa ed io, non riuscendo più a sopportare quella spensierata visione me ne andai verso l’interno dell’isola.
Dovevo darmi una calmata… non potevo di certo perdere la ragione in questo modo, ma il solo pensiero della differenza di vita che abbiamo passato mi fa salire un turbine di emozioni che dubitavo di avere.
Ero in tentata di entrare in una grotta ma sentii che qualcuno mi afferrò per il braccio.
“Posso sapere che cosa ti è preso?” Mi chiese severo Zexion.
“Dubito che tu ora possa capire, mi sto comportando in maniera irrazionale.” Risposi seccata, non ero in vena di spiegargli tutto quello che mi passava per la testa.
“Ti sei fatta prendere dall’invidia quando hai visto quei ragazzi, non è vero?”
Mi voltai e guardai Zexion senza parole, non mi aspettavo che potesse capire fino a questo punto.
“Credevo di avertelo già detto in passato: stare al tuo fianco mi aiuta a rievocare i miei ricordi di quando ero una persona.” Mi disse liberandomi il braccio.
“Sei cambiato.” Zexion mi guardò confuso alla mia affermazione. “Quando ti ho conosciuto mi trattavi solo come una banca dati, ora invece ti sei spinto anche a volermi capire come persona.” Anch’io facevo fatica a credere a quello che stavo dicendo, ma era la verità.
“Non male come intuizione.” Mi disse abbozzando un lieve sorriso. “In effetti, non posso darti torto ma resta il fatto che non dovresti paragonare la tua vita a loro… altrimenti non riuscirai mai a darti pace.”
“Ci sei passato anche tu?”
“Ogni volta che vedevo un bambino spensierato con i suoi genitori, mi assaliva quell’invidia visto che ho visto morire i miei genitori.”
Hai lo sguardo di chi ha perso tutto. Ora riesco capire a cosa si riferisse Zexion prima della partenza.
Rimasi per qualche momento ferma, fissando il terreno, nel tentativo di calmarmi e, quando finalmente lo feci, mi accorsi della presenza di un’aura oscura alle mie spalle che conoscevo bene. Alzai lo sguardo e vidi che anche Zexion se ne era accorto, subito dopo ci adentrammo nella caverna.
Ora avevamo davanti Riku, con in mano una Keyblade, che stava per aprire la serratura che proteggeva la porta del mondo. Alle sue spalle vidi una figura incappucciata che gli stava sussurrando qualcosa, riconobbi subito la figura: era Ansem.
Presa dall’istinto comincia ad avanzare, volevo fermarlo anzi mi sentivo in dovere di farlo… come se potessi fermarlo veramente, dopotutto questo è solo un ricordo di un evento già accaduto.
“Non farlo Riku! Te ne pentirai a vita!” Gli urlai, ma non potei avanzare oltre perché vidi apparire affianco ad Ansem... me stessa.
“Sorella questo è solo un ricordo, non puoi fare assolutamente nulla!” mi disse.
Intanto il ragazzo, come se fosse in uno stato d’incoscienza, aprii la serratura e si sprigionò un forte vento.
“Ma chi…” Bisbigliai sorpresa, mi sembrava di guardarmi nello specchio.
“Non sperare che ti possano sentire, ho preferito prendere in mano la situazione.” Cominciò a dirmi con un sorriso agghiacciante. “Lo so: ora sei confusa e vuoi dei chiarimenti, ma tutto ha un suo tempo e ti consiglierei prima di utilizzare l’altra carta. Ormai il vostro compito in questo posto è finito, hai già assistito a un evento che non dovevi assistere.” Dopo di ciò, alzò la mano e schioccò le dita. In un istante mi resi conto di ritrovarmi davanti ad una porta, la aprii istintivamente e mi ritrovai di nuovo nel corridoio del castello.
“Si può sapere che cosa è successo?” Esclamò Zexion alle mie spalle.
Io non risposi e cominciai a pensare… quel modo di atteggiarsi e di parlare non mi erano nuovi… anzi a vederla mi è salito un attacco di dejavù.
“Credo che abbiamo appena incontrato quella che definisci la mia seconda personalità…” Mi limitai a dire. E’ folle… ma quel tipo di atteggiamento l’ho visto solo mentre combattevo col nonno.
“… Ti consiglierei prima di utilizzare l’altra carta.” Tirai fuori dalla mia tasca le due carte… pensai bene a quello che mi disse e subito intuì quale delle due intendesse.
“Non credo che sia soltato solo la tua seconda personalità, non può avere così tanto potere da manipolare la carta che ho creato a suo piacimento.”
“Hai per caso altre teorie?” Gli chiesi innervosita.
“No.” Si limitò a rispondere.
“Allora forme è meglio smettere di perderci in chiacchiere e usare questa carta.” Gli dissi indicando la carta con raffigurante il mio mondo.

















 

Angolo dell'autrice.
NOTIZIA IMPORTANTE: Da questa domenica sarò letteralmente offline per ben due settimane. La causa? Vado semplicemente in vacanza. Quindi chiedo scusa per la mancanza di nuovo capitoli per le prossime due settimane.


Passiamo ad altro... Chiedo perdono per chi può storcere il naso per qualche imprecisione degli eventi descritti, ma mi sono sempre chiesta (dopo aver giocato a tutti i KH esistenti) come ha potuto Riku aprire la serratura ed ho fatto una mia personale teoria (espressa poi sotto forma di capitolo) ovvero che Riku, essendo stato scelto come successore di Terra, era ovvio che era in grado di aprirla con il potere della Keyblade (che poi per quanche ragione, secondo i ragionamenti di Alexia, quest'ultima sia diventata una lama simil oscura).
Il motivo per cui ho inserito l'incontro con Terra, apparentemente futile, servirà per i prossimi capitoli.
Detto questo... ci vedremo all'anno nuovo con (e finalmente) il capitolo con i flashback dei ricordi di Aster e la VERA verità sulla famiglia Larxis/Faust.
Buon Natale e Felice Anno nuovo a tutti!

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Capitolo 14
*** Castello dell'Oblio: Seconda carta ***


Mi precipitai a percorrere velocemente le scale che portavano al piano superiore. Dovevo sapere di più e sicuramente lei mi stava aspettando nei ricordi di mio nonno.
“Alexia!” Mi rimproverò da dietro Zexion. Io non gli risposi ma mi fermai e mi voltai, tanto avevo già raggiunto la prossima porta.
Zexion mi prese per il braccio e mi guardò negli occhi severamente, era così vicino che notai il movimento veloce del petto che significava che aveva un leggero fiatone.
“Spero per te che tu non voglia perdere il senno.” Si limitò a dire.
“In che senso scusa?” Non capii la natura della sua domanda.
“Hai cambiato totalmente atteggiamento da quando abbiamo incontrato il tuo…” Si interruppe, nemmeno lui sapeva come definirla esattamente. “… Alter Ego. Non sappiamo esattamente che cosa sia e nemmeno le sue intenzioni.”
Rimasi a studiare il suo atteggiamento, era sicuramente strano.
“Tu già sapevi di lei, non è vero?” Dissi la mia intuizione alla fine. “E per qualche motivo tu la temi… Il Zexion che conosco io studierebbe senza indugi qualsiasi anomalia.”
Lui rimase sorpreso dalla mia affermazione e dopo qualche secondo si limitò ad annuire.
“Da quando ne sei al corrente?” Gli chiesi.
“Da quando hai perso i sensi nel giorno che hai rotto il sigillo sui tuoi poteri, per un breve periodo era lei a comandare il tuo corpo… Parlò con Xemnas in privato e persino lui era molto cauto nei suoi confronti...”
“Lo è per il mio potere, ti ricordo che è molto cauto anche nei miei confronti. Gli servo… anzi forse gli serviamo entrambe…”
“Questo è prevedibile ormai.” Concluse.
Dopo pochi attimi di silenzio salii sulle scale che portavano alla porta e ripetei il rituale della stanza precedente, una luce ci avvolse e mi ritrovai in quello che era il mio vecchio mondo: pieno di vita, colori e vitalità.
“Quindi era così il tuo mondo prima…” Commentò Zexion.
“Già… anche se non è esattamente come me lo ricordavo, ha qualcosa di…” Mi interruppi per qualche secondo perché vidi da lontano un ragazzo della mia età che attirò la mia attenzione. “… diverso.” E istintivamente il mio corpo si mosse per raggiungerlo.
“Aster!” Una voce attirò l’attenzione del ragazzo.
“Maestro Xeanort!” Rispose al richiamo entusiasta.
Zexion mi prese e mi fece nascondere dietro un albero.
“Ma che diavolo fai?” Protestai cercando di liberarmi.
Lui mise l’indice sulle sue labbra e mi indicò di guardare il ragazzo, mi voltai e vidi che assieme al ragazzo ora c’era un giovane uomo vestito di nero, con la carnagione molto scura e i capelli bianchi.
Non ci posso credere…
“Non ci sono dubbi: sono Aster e il Superiore, quando era ancora una persona… però non capisco…” Fu Zexion a commentare, ed io potei solo dargli ragione.
C’è qualcosa che non quadrava nemmeno a me in quella scena.
“A te cosa turba?” Chiesi.
“Ho conosciuto il Supe… Xeanort più o meno 10 anni fa ed aveva un volto molto differente… eppure non ho dubbi che sia lui, avverto la stessa traccia oscura.”
Lo guardai confusa. Anche io ho riconosciuto quel giovane uomo come Xemnas, ma non capivo dove stava il problema: la scena che stiamo vedendo sicuramente risale a 50 anni fa ed è ovvio che in 50 anni si cambia aspetto, visto che si invecchia. Il volto Zexion però appariva ancora spaesato e confuso e non capivo… e poi all’improvviso mi salì un flash: tutti i nessuno nascono prendendo gran parte dell’aspetto di quello che erano… eppure Xemnas non ha l’aspetto di un vecchio!
“Zexion, che aspetto aveva il Xeanort che hai conosciuto?”
“Dimostrava la stessa età del Xeanort di questo ricordo e la fisionomia facciale è quasi del tutto diversa… non so come spiegarlo bene… prima ho confuso il ragazzo di prima con il Superiore, ora che l’ho davanti faccio fatica ad riconoscerlo come tale.” Disse Zexion portando il pugno davanti alla bocca, segno che stava seriamente riflettendo.
Mi voltai e vidi i due allontanarsi verso la montagna, afferrai per il braccio Zexion e lo trascinai. Non dovevo perderli di vista. Man mano che li seguivo mi resi conto che riconoscevo la strada che stavano percorrendo, anche non l’ho mai effettivamente fatta prima d’ora.
Poco dopo vidi i due che, davanti a una parete rocciosa, fecero apparire un portone ed entrarono; in quel momento rimasi spaesata per qualche secondo perché riconobbi quella porta… l’avevo sognata così tante volte nei frammenti dei ricordi del giorno 0, quando tutto ebbe inizio.
Quella porta conduceva al Tempio. Entrammo facendo attenzione di non essere visti e assistei a una scena simile a quella tra Riku e il giovane, con la differenza è che il nonno prendeva l’impugnatura di una Keyblade conficcata sul terreno di una grande stanza, mentre Xeanort stava pronunciando qualcosa.
“Mmm… interessante…” Una voce femminile alle mie spalle parlò, e quando io e Zexion ci voltammo entrambi ci ritrovammo in uno scenario completamente diverso e davanti a noi c’era l’altra me.
“Ciao sorella… e Zexion.” Ci disse con un sorriso agghiacciante.
“Si può sapere chi sei?” Chiesi senza indugi.
“Mmm…” Cominciò a camminare posando un dito sulle labbra e alzando gli occhi al cielo, poi spalancò gli occhi e si fermò guardandomi. “Mettiamola così: sono te ma nello stesso tempo non lo sono. Prendimi come una tua seconda personalità!” Mi disse sorridente.
“Per essere una seconda personalità devo ammettere che sei fin troppo indipendente.” Risposi.
“Questo è perché non siamo nella realtà, solitamente io agisco da dentro di te, anzi noi, ma in questa dimensione astratta perfino io posso avere una forma concreta.”
“Darkblade, non abbiamo tempo per i tuoi indovinelli.” Commentò Zexion.
Lei sbuffò scocciata. “Come fa a piacerti quel ragazzo rigido… lo sai solo tu sorella, ma non pensare che io possa approvare.”
CHE COSA DIAVOLO STA DICENDO?
A quella sua frase, per qualche motivo mi sentii in difficoltà ed in imbarazzo; al contrario, Zexion parve solo confuso e si limitò a guardarmi, come se mi stesse studiando.
“Tu sei la Darkblade?” Chiesi, soprattutto per cambiare argomento.
“Esattamente, ma quello che ti ho detto non è sbagliato: sono nata dall’oscurità che hai nel tuo cuore, quando ancora si stava formando, nel ventre di Satella. Quindi sono e non sono contemporaneamente te.” Mi disse scocciata.
“Quindi quando perdevo il controllo…” Venni interrottà.
“Non cominciare a darmi colpe che non mi appartengono, io esisto unicamente per aiutarti e servirti. Se tuo padre non mi avesse sigillata quando siamo nate molti problemi non ci sarebbero mai stati.”
“Mio padre cosa?” Dissi.
“Ah già, tu alla fine non lo hai mai conosciuto; se ti può rendere felice voltati.” Mi disse indicando le mie spalle.
Mi voltai e rividi la mia casa e, all’esterno, vidi un uomo e un ragazzo che si allenavano a combattere con la Keyblade che erano osservati in lontananza da una ragazza che mi assomigliava in una maniera sconcertante.
“Quella ragazza è Satella, poi abbiamo Arel e Aster che si stanno allenado.” Mi disse vicino all’orecchio la Darkblade.
“Tu come fai a saperlo?” Chiese Zexion.
“Beh, dopotutto questi ricordi sono stati inseriti anche nella mia testa.” Rispose.
Io però non le prestai attenzione, ero troppo attirata da quella scena: stavo finalmente vedendo i miei genitori, per la prima volta li vedevo.
Mio padre era un bel ragazzo dai capelli neri, di corporatura né troppo muscolosa ma nemmeno troppo esile e si muoveva in combattimento in un modo abbastanza simile al mio.
Mia madre invece… era in pratica identica a me, solo che era molto più esile e piccola di corporatura e il suo viso mi parve più delicato e dolce.
Avevo un fortissimo desiderio di avvicinarmi a loro per poterli vedere meglio ma la sapevo che dovevo rimanere qui… avrei solo complicato le cose.
Strinsi i pugni dalla frustrazione e Zexion appoggiò la sua mano su uno dei due pugni.
“Qualsiasi cosa tu voglia fare, mantieni la lucidità.”
“Nah tranquillo, il bello di questa dimensione è che ne ho il pieno controllo. In questo momento siete come dei fantasmi!”
Quelle parole mi fecero venire un’illuminazione. “Hai anche manipolato i ricordi di Riku, vero? Come diavolo ci sei riuscita?”
“Mmm… sinceramente non lo so.” Disse facendo le spallucce. “Però è estremamente divertente avere il comando, non mi è piaciuto come mi hai opposto resistenza durante lo scontro con Aster.” Disse con fare infantile.
A quel punto rivolsi di nuovo le mie attenzioni ai miei genitori e mi avvicinai; era come se non esistessi… e questo mi fece male perché avrei tanto voluto scambiare qualche parola, dopotutto credo che sia normale voler conoscere i propri genitori…
“Sorella, spero che ti sia goduto questo spiraglio di felicità…” Mi disse la Darkblade nella mia testa, di sorpresa mi voltai e vidi di nuovo lo scenario intorno a me cambiare: sembrava più tetro e mi faceva sentire a mio agio. Guardai perplessa Zexion e lui mi si avvicinò.
“Probabilmente stiamo guardando un ricordo dove è avvenuta la tragedia che ha fatto sparire i tuoi genitori…” Si limitò a dire.
In quel momento sentii delle urla provenienti dalla mia casa e istintivamente corsi dentro, senza rendermi inizialmente conto che stavo attraversando i muri.
Mi ritrovai nella sala e vidi mio nonno che teneva in un braccio una neonata, mentre con l’altro impugnava la sua Keyblade contro una figura rannicchiata in un angolo.
“E’ morto, è morto è morto, è morto…” ripeteva la figura come un giradischi rotto.
“Satella per favore riprenditi!” Disse tremante mio nonno.
“No no no no no… tu non capisci! Arel è morto per causa sua, mi ha fatto promettere di proteggere la bambina ma la colpa è solo sua!” Gridò la figura voltandosi e alzandosi.
Era veramente mia madre ma era irriconoscibile: aveva le punte dei capelli e gli occhi rossi, come me ora, e il suo volto aveva perso la dolcezza che aveva fino a poco fa.
“Figlia mia, Arel ha fatto solo quello che avrei fatto io! Mi sarei sacrificato anche io per voi due!”
“TU NON CAPISCI!” Urlò come una pazza. “Non capisci, non capisci, non capisci! Lei è entrata dentro di me e mi ha parlato! Ci ha contaminato entrambe!”
“Ops… non è carino sparlare alle spalle dei diretti interessati” Commentò la Darkblade.
“Tu che co…” Venni interrotta dall’ennesimo urlo di mia madre. “Papà ti prego uccidimi…” Disse alla fine cadendo sulle sue ginocchia. “Arel è riuscito a salvare la bambina ma per me era già troppo tardi… lei mi sta ancora parlando… Ti prego, uccidimi…”
“Ma di che cosa stai parlando Satella?” Disse il nonno appoggiando la me stessa neonata sul divano. “Troverò il modo di toglierti l’oscurità, ma non potrei mai ucciderti figlia mia.”
Mia madre cominciò a ridere nel sentire quella frase. “Ma non capisci? Per la tua cara figlioletta è già troppo tardi” Alzò lo sgardo verso mio nonno e lì non vidi più un volto disperato, ma uno di sfida. “E’ stata un ottimo contenitore per permettermi di nascere, devo ammetterlo. Ma ormai di lei non ne ho più bisogno, il seme tanto è già sbocciato.”
Mio nonno, che fino a poco prima aveva abbassato l’arma senza che me ne fossi accorta, puntò di nuovo la Keyblade su mia madre.
“Si può sapere chi diavolo sei?”
“Un tempo mi chiamavano Darkblade, ma se devo essere corretta sono una traccia dell’oscurità che si trova nella tua cara nipotina.” Disse beffarda.
“Lascia subito andare mia figlia!” Gridò.
“Ma scherzi? E’ lei che si è lasciata contaminare così bene ed ora mi voglio divertire un po’, con la tua cara nipotina non posso… è troppo piccola per ora.” Concluse facendogli l’occhiolino.
Mio nonno si pietrificò a vederla e rimase immobile con il volto shoccato. In quel momento il volto di mia madre cambiò di nuovo e ritornò disperata.
“Io… devo andarmene… devo…” Disse farfugliando.
“Satella ma cosa…” Si limitò a dire mio nonno.
“Papà ti prego non ti avvicinare, ti prego tienila lontana da Elaia a qualsiasi costo!” Disse raggiungendo la porta.
“Satella…” Disse mentre si avvicinava a mia madre ma si blocco a vederla nel mettere le mani davanti.
“Non seguirmi, ti prego… Addio, vi vorrò sempre bene.” E dopo quello scappò fuori dalla stanza inseguita dal nonno. Poco dopo mio nonno ritornò scosso e si avvicinò alla me stessa neonata, appoggiò il palmo della mano sul mio petto.
“Sembri non avere oscurità nel cuore… bene.” Disse fra sé e sé sollevato. “Qualunque cosa accada devo assolutamente insegnarti a diventare un guerriero della luce, a qualsiasi costo… ho perso mio cognato ed ora mia figlia per colpa dell’oscurità, ma non devo perdere anche te.” Disse guardandomi rammaricato. “Chiunque fosse quell’entità ha già detto che si vorrà prendere anche te, ma io farò di tutto per impedirglielo…”
“Spiacente nonnetto ma era già troppo tardi: solo perché Arel mi aveva sigillata praticamente subito non vuol dire che io già non esistessi in lei, dopotutto siamo la stessa persona.” Commentò la Darkblade alle mie spalle.
Io in quel momento sentii le forze mancare e avvertii all’improvviso due braccia che mi presero per sostenermi.
“Alexia!” Gridò Zexion, ma io gli diedi a malapena un minimo di attenzione… mi ero già scordata della sua presenza prima…
“A dopo sorella…” Disse la Darkblade, per poi ritrovarmi di nuovo nel Castello dell’Oblio.
“Alexia!” Gridò di nuovo Zexion, solo in quel momento mi resi conto che stavo seduta sulle mie ginocchia e che il mio corpo era letteralmente abbandonato e sorretto da quello di Zexion.
Ripensai di nuovo a tutto quello che avevo visto: i dubbi e le domande su Xeanort, i miei genitori, l’abbandono di mia madre… era troppo per essere stato acquisito in una sola volta, ora capisco perché prima impazzivo di mal di testa…
Dopo molto tempo scoppiai in lacrime, per la prima volta piansi davanti a qualcuno… mi era stato insegnato a esternare le proprie emozioni solo in privato. Zexion nel vedermi in quello stato rimase sorpreso ma fece appoggiare il mio volto sul suo petto, un gesto tanto sensibile da lui non me lo sarei mai aspettato… probabilmente ha agito così in preda di un suo ricordo di quando era ancora una persona; però ora m’importava ben poco, volevo solo tirare fuori tutto quello che avevo fin ora trattenuto. Tutto quello che ho passato e subito non è mai stata colpa mia, in tutta questa storia io sono solo una vittima. Mio nonno non è riuscito a proteggere i miei genitori, i miei genitori hanno deciso di concepirmi nell’oscurità, mia madre ha fatto in modo che io nascessi con un cuore di pura oscurità e la Darkblade, la Darkblade si è voluta impossessare anche di mia madre e, infine, mio nonno ha deciso di rendermi una vita un inferno per il terrore di perdermi… in tutti questi eventi io sono stata solo la vittima che ha incanalato tutto il male… non è giusto! Perché a me è stato privato una vita serena e felice, mentre al prescelto della Keyblade si? Non avevo alcuna colpa a parte quello di esistere…




 

Angolo dell'autrice:
Rieccomi di ritorno dalle vacanze! Dovevo pubblicare il capitolo giovedì ma non ho resistito nel farlo ora. Allora come state? Passate bene le feste? ^^
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento e chiedo scusa se ci possono essere più erroracci di ortografia del solito (ricordo sempre che se li notate di dirmelo perchè così li correggo) e... questa volta mi sono sentita buona e ho voluto rispondere a delle domande che erano nate durante i precedenti capitoli, dal momento che mi rendo conto che averle per due settimane senza alcun chiarimetto può essere molto frustrante (ma nolto divertente per me XD)
Detto questo ci sentiamo settimana prossima (quasi sicuramente tra giovedì e venerdì) con il nuovo capitolo!

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Capitolo 15
*** Castello dell'Oblio: Terza carta ***


 
Quando finalmente mi calmai, ebbi le forze di rialzarmi e prendere in mano la terza carta. La carta che Zexion non ha creato, la carta che non ha alcun disegno, la carta nera. In quel momento capii, capii che cosa significava quella carta: nella mia testa sono contenute almeno tre memorie, ma chi mi assicura che le mie memorie e quelle della Darkblade siano le stesse?
“Ho un favore da chiederti.” Chiesi all’improvviso rivolgendomi a Zexion. “Anzi, ho due favori da chiederti.”
Zexion mi fissava stupito, molto probabilmente per la mia velocità di ripresa, ma comunque pronto ad ascoltarmi.
“Puoi aspettare dall’altra parte?”
“Nessun problema ma… perché?”
“Il mio sesto senso mi dice che è meglio che vada da sola, non chiedermi una giustificazione razionale perché non ce l’ho.” Conclusi amaramente.
“D’accordo, ti lascerò incontrare la Darkblade da sola.” Rispose Zexion.
Nel sentire quelle parole inizialmente spalancai gli occhi sorpresa, per poi rilassare il viso e fare un triste sorriso.
“Strano che non provi nemmeno a discuterne.”
“Sprecherei solo fiato, vedo nel tuo sguardo una determinazione irremovibile.”
“Accidenti... si vede proprio che finalmente i tuoi studi cominciano a dare i suoi frutti, meglio tardi che mai no?” Dissi ironica.
“Per ora i dati che ho ottenuto su di te bastano per comprenderti quando non sei del tutto razionale.” Concluse mentre si allontanava. “E il secondo favore?” Aggiunse.
“Non dire niente su quello che è appena successo.” Riferendomi al mio sfogo.
“Noto che qualcuno ha un orgoglio da mantenere…” Disse in lontanaza.
Nel sentire quella frase scossi leggermente la testa senza perdere il sorriso, Zexion è cambiato stando al mio fianco in queste ore ed è diventato più umano e meno nessuno; chissà che cosa ha dovuto passare quando aveva un cuore, siccome mi ha sempre detto che io gli ricordo il se stesso del passato.
M’incamminai verso la prossima stanza e subito avvertii una certa ansia nel mio animo, di certo ero tesa.
Siamo rimaste solo noi due, proprio come volevi tu.
Ripetei i movimenti per entrare e mi ritrovai in uno spazio buio ma non quello spazio dove manca la luce, perché comunque vedevo le mie mani ed il resto del mio corpo chiaramente, ma semplicemente in uno spazio nero.
“Ben arrivata.” Mi disse la Darkblade alle mie spalle.
Mi voltai e notai che potevo vedere anche lei chiaramente, mi guardai intorno alla ricerca di un indizio sul luogo dove mi trovavo ma c’era solo il nero.
“Hai fatto un tuffo nel nostro cuore, sorella.” Mi disse come se mi avesse letto nel pensiero.
“Non è possibile, non era così l’ultima volta che ci sono stata.”
“Quello è il TUO cuore, anzi è più corretto dire che lo era. Da quando hai sciolto il sigillo, le cose qua sotto sono cambiate.” Nel dire la frase si chinò e cominciò a disegnare con le dita, puntate verso il basso, dei segni nell’aria. Poco dopo una luce abbagliò la mia vista e quando riaprii mi ritrovai davanti ad una scena che avevo già visto: ai miei piedi c’era di nuovo il mosaico con raffigurante la me stessa in mano la Darkblade.
“Ora sono raffigurata anch’io, grazie a te.” Disse quasi con un tono di riconoscenza. “Non hai idea di quanto sia stato stancante restare in vita con le pochissime forze che il sigillo non mi aveva portato via.”
“Tu mi hai detto di farlo, o sbaglio? Ho solo seguito delle istruzioni.”
Io sono l’elsa della mia spada, l’acciaio è la mia oscurità e il fuoco è la mia rabbia, arrenditi all’Oscurità ed io mostrerò pietà...” Disse all’improvviso con tono solenne per poi rivolgersi a me. “Conosci il significato di queste parole, non è vero?”
“E’ l’incantesimo che hai pronunciato in un’altra lingua quando hai deciso di voler prenderti il controllo completo del mio corpo… ma non so se era riferito a me o al nonno sinceramente.”
Lei sospirò sconsolata scuotendo la testa.
“Il mio unico precedente possessore era più intuitivo… quel vecchio ti ha anche contaminata con la sua chiusura mentale.” Disse mentre fece apparire un piedistallo di pietra, dove si mise sopra guardandomi dall’alto.
“E’ arrivato il momento di spiegarti un po’ di storia, la storia legata a questo antico incantesimo, affinché tu segua il destino per il quale sei nata.”
Solo in quel momento mi accorsi che la Darkblade non aveva più quell’atteggiamento infantile ed enigmatico che possedeva nei precedenti ricordi, ora era seria e autoritaria.
“Tranquilla, non appena finisco con questo discorsetto ritornerò a comportarmi come prima. Per ora la situazione attuale richiede una certa serietà.”
“Puoi smettere di leggere e prevedere i miei pensieri? Dopo un po’ comincia a essere irritante.”
“Purtroppo siamo e non siamo la stessa persona ora, ci dovrai fare l’abitudine.” Mi disse sfoggiando un sorriso.
“Inutile dire che già conosci la leggenda che narra l’origine del nostro universo, ma ti conviene ascoltare la versione di chi ha assistito.”
Spalancai gli occhi sorpresa.
“Sia io che la Keyblade abbiamo un’esistenza nata fin dai tempi dimenticati.” E dopo una lunga pausa cominciò a raccontare. “Come tu sai, un tempo il nostro universo era illuminato dal Kingdom Hearts ma, come conseguenza ovviamente, esistevano anche le ombre. Per tenere in equilibrio sia la luce sia l’oscurità venne creta l’X-blade, la Keyblade e la Darkblade, per essere più precisa la prima venne creata attraverso una sorta di unione delle ultime due, ma nemmeno io ho i dettagli di ciò. Fin quando c’era equilibrio tra i due poteri non ci sarebbe mai stato caos, però col tempo la gente cominciò a essere terrorizzata dall’oscurità e questo portò squilibrio… il resto poi dovresti saperlo bene.” Concluse facendomi il cenno di continuare.
“Assieme alla paura nacquero altri sentimenti oscuri e la bramosia di potere, per il Kingdom Hearts, ha portato a una diffusione spropositata di Keyblade e alla successiva guerra che distrusse il precedente universo.” Era tutto quello che in quel momento mi ricordavo, parte di questa conoscenza l’ho avuta frammentaria dal nonno e in seguito Xemnas ha messo insieme quei frammenti.
“Esattamente. Ma la guerra non fu esattamente solo tra possessori di Keyblade, la vera guerra è stata tra il primo e vero possessore della Keyblade e dall’unico possessore della Darkblade. Fu per colpa di quello scontro che la X-blade e il Kingdom Hearts furono persi per sempre, e fu sempre in quello scontro che l’oscurità divenne così forse che manifestai una sorta di volontà quando morì il mio precendente possessore; dopo di lui nessun altro fu più in grado di maneggiarmi senza sopportare il peso dell’oscurità che ho assorbito prima e durante la guerra… finché non sei nata tu ovviamente.”
“Mi stai forse dicendo che, ora che esiste di nuovo un possessore della Darkblade, devo per caso battermi fino alla fine con il… o i possessori della Keyblade finchè non conquisterò il Kingdom Hearts?” Dissi esponendo le mie intenzioni.
“E’ la ragione della nostra esistenza. Noi due siamo le uniche e vere figlie dell’oscurità, nessun altro oltre a noi è nato nel regno oscuro, perfino gli Heartless e i Nessuno nascono nel mondo della luce, quando una persona perde per sempre il proprio cuore. Tutto questo è nato per via della X-blade e del Kingdom Hearts, ed è con loro che deve finire questa eterna lotta e disuguaglianza di due elementi che coesistono tra di loro”
“Perché mi stai dicendo queste cose?”
“Fino ad ora hai sempre agito per vendetta e sensi di colpa, ora che sia Aster che il tuo mondo d’origine sono spariti mi vuoi dire che cosa hai intenzione di fare? Ora che hai ottenuto la tua vendetta che scopo hai nella tua vita?.”
A quella sua domanda mi ammutolii.
“Come pensavo, del resto è normale… è successo tutto così in fretta ed in maniera confusionale, è ovvio che tu non abbia ancora avuto il tempo di pensarci sopra. Però ti do un indizio: tu hai già un destino da percorrere, per fortuna l’invidia te lo sta facendo emergere.”
L’invidia… C’è solo una persona che disprezzo così tanto per invidia.
“Combatti contro Sora, combatti contro i possessori della Keyblade. I due oggetti più potenti al mondo sono andati perduti per via dello scontro della lama di luce e della lama di oscurità, e sarà proprio con uno scontro tra esse che ritorneranno nel nostro universo.” Concluse.
“Che succederà dopo?”
“Quello dipenderà unicamente da te e da chi sarà presente quando succederà, se usati nel modo giusto ritornerà a regnare l’equilibrio… se usati nel modo sbagliato, onestamente non ci voglio nemmeno pensare a una simile eventualità”
“Se farò tutto questo…”
“Non ci sarà nemmeno più discriminazione tra luce e oscurità e sarai… saremo libere di vivere la vita serena che c’è da sempre stata negata.”
Era quello che volevo sapere, quello che volevo sentire. Se veramente ci sarà questo epilogo allora voglio lottare con tutte le forze, del resto è nella natura umana il desiderio di essere felice.
“Posso sapere che cosa stai confabulando con Xemnas?”
“Diciamo che è una mia vecchia conoscenza, o forse è il caso di dire che lo è il maestro Xeanort… resta che lui ci vuole sfruttare per i suoi scopi ma dobbiamo fare lo stesso anche noi; Xeanort, di conseguenza anche Ansem e Xemnas, ha studiato per tantissimi anni le origini del nostro universo e ne sa molto più di qualunque essere vivente esistente, me compresa. Per il momento sfrutta i suoi obiettivi per raggiungere il nostro, se poi assumerà un atteggiamento che ci verrà controproducente…”
“Nel patto tra me e Xemans è già previsto che in quel caso tenteremo di eliminarci a vicenda, per questo lui ora è così cauto nei miei confronti.” La interruppi.
“Volevo solo ricordartelo, visto la tua cotta volevo essere sicura se almeno questo lo focalizzi bene ancora.”
“La vuoi piantare con questa storia di questa ipotetica cotta che avrei per Zexion?” Chiesi irritata.
“Scusami ma mi diverto troppo a guardarvi, viaggiate sulla stessa lunghezza d’onda di rigidità” Disse riatteggiandosi infantilmente.
“Meno male che non appena uscirò da qui ritornerai ad essere solo una spada…”
“Quanta crudeltà in una singola frase, sei proprio cattiva lo sai?”
“Mi è stato detto di peggio, dovresti saperlo se tu sei me.”
“A proposito di questo…” Cambiò di nuovo atteggiamento mentre scendeva dal piedistallo, ritornando seria. “Non avercela troppo a morte con gli abitanti del tuo mondo di origine, Aster compreso: tua madre ha avuto paura di me quando ha capito che mi ero insediata dentro di lei per raggiungere te, diventando pazza; tuo nonno ha avuto paura vedendo tua madre in quelle condizioni e la gente del villaggio con lui… è stata la paura a far agire in quel modo tutti.”
“Dalla visione però non sei rimasta statica, no?”
“Lo ammetto, in effetti c’è anche una mia parte di colpa in tutto quello che ti è successo. Ma non perdere mai di vista la vera origine di tutto quello che ti è successo.”
“La paura dell’oscurità… l’ossessione di vederlo per forza come il male e non come un potere che coesiste con la luce… sei stata molto chiara su questo.”
“Perfetto, anche perché le cose stanno per cambiare drasticamente… di nuovo.”
All’improvviso avvertii per qualche secondo un dolore come se il mio cuore fosse appena stato pugnalato, e notai che anche la Darkblade premeva le mani contro il suo petto.
“Che cosa è appena successo?”
“Qualcuno sta combattendo ai Confini del Mondo per il Kingdom Hearts… Chi lo avrebbe mai detto che quell’Heartless sarebbe stato così stolto nel cadere in quella falsa informazione…”
“Di che stai parlando?”
“Ansem ha voluto aprire la porta che conduce al Kingdom Hearts, peccato che non è in quel modo che lo si ottiene e per questa imprudenza è morto, però…” E si ricompose. “Ora sembra che qualcuno abbia voluto chiudere quella porta, per fortuna.”
“Come fai ad esserne al corrente?” Le chiesi sorpresa.
“Sono pur sempre la Darkblade, e sono stata nell’oscurità per troppo tempo per non poter avvertire qualsiasi cambiamento importante in quel regno, col tempo lo erediterai da me.”
“Inutile dire che le ora le carte in tavola sono cambiate, vero?”
“E’ il caso di dire che ce ne sono delle nuove, se fossi in te uscirei di qui e comincerei ad agire. Sono quindici anni che non hai potuto agire come si deve per colpa dell’ignoranza.”
E dopo quella frase una luce mi avvolse e mi ritrovai al castello, cominciai a percorrere i corridoi alla ricerca di Zexion ma… di lui nessuna traccia.
Dopo una decina di minuti decisi di ritornare indietro quando, con la coda dell’occhio, notai una piccola figura nascosta dietro una colonna.
Mi avvicinai cautamente e quando la raggiunsi vidi che era una ragazza della mia stessa età svenuta, per essere più corretta era una giovane Nessuno bionda vestita con un semplice tubino bianco e dei sandali azzurri.






 

Angolo dell'autrice:
Lo so... sono in ritardo e vi chiedo scusa... tra problemi a casa ed esami universitari non ho avuto veramente il tempo per pensare ad un capitolo decente.
Spero di non deludervi con questo...
Comunque con questo capitolo abbiamo "ufficialmente" finito con la seconda parte, quella incentrata sul passato di Alexia, e finalmente ritornare agli aventi della saga (che a questo punto sono gli eventi di CoM e 358/2 Darys); però prima di iniziare la terza parte pubblicherò il prossimo capitolo, una sorta di "Special", dove non abbiamo come narratore la nostra protagonista ma un altro personeggio.
Detto questo... complimenti per essere arrivati fino a qui (sul serio... i miei complimenti e avete tutta la mia gratitudine) e... al prossimo capitolo!

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Capitolo 16
*** Ci rincontreremo ***


 
Tra le cose che hanno cambiato la mia vita radicalmente, devo ammettere che mi ha segnato di più di quanto avessi creduto quel breve incontro con quella ragazza.
Alexia… Ogni tanto mi capita di ripensare a lei, soprattutto ora che ho parecchio tempo libero poiché sono rimasto intrappolato.
 
Apparentemente sembrava che non provasse emozioni, per essere più preciso aveva un modo di fare enigmatico e misterioso, eppure mi ha mostrato compassione, attraverso il rosso dei suoi occhi, quando ha visto i miei ricordi.
Aveva compreso ciò che avevo nel cuore: la luce che mostravano Sora e Kairi mi facevano sentire fuori luogo, a volte sembravano appartenere a un altro mondo, uno tutto per loro, lasciandomi indietro… volevo il potere in modo da poterli raggiungere, anzi superare, così sarebbero stati loro a seguirmi. E’ vero, ho sempre battuto Sora nei nostri duelli ma nemmeno in quei casi riuscivo veramente a sentirmi superiore a lui.
 
Credevi veramente che fosse possibile rubarmi la Darkblade?”
 
Ricordo ancora il suo sguardo malinconico quando mi pose questa domanda, allora non capivo perché mi guardava in quel modo perché ero troppo accecato dalla sete di potere. Ma ora, che devo lottare con l’oscurità di Ansem che ho nel mio cuore, ho capito: Alexia ha di certo visto orrori ben peggiori di quelli che ho visto io, sapeva che cosa succedeva a chi, come me, avrebbe scelto incautamente di usare l’oscurità. Usare l’oscurità significa vincerla altrimenti sarà lei stessa a vincere su di te e controllarti, ed è quello che sta tentando ora di fare Ansem nel mio cuore.
 
Forse ha rivisto in me se stessa, forse è per questo che mi ha compatito. Di certo aveva l’aria di una persona carismatica, subdola e intelligente, ma allo stesso tempo aveva l’aria di essere una persona che vuole procedere per il suo cammino da sola, o senza coinvolgere più del necessario altre persone. E’ quello che vorrei fare anche io d’ora in avanti, per poter vincere su Ansem definitivamente e ritornare a casa dai miei amici.
 
Lei sapeva, forse addirittura aveva previsto quello che mi sarebbe successo, e ha tentato inutilmente di avvertirmi; sarà pure una mia coetanea ma paragonato a lei sono un ragazzino che deve ancora imparare a stare al mondo, io ero solo all’inizio di scoprire come funziona veramente il nostro universo mentre lei ne era già al corrente. Aveva commesso il mio stesso crimine ma di certo ne sapeva più di me su cosa fare realmente dopo.
 
Sora, Kairi ora ho finalmente capito dove ho sbagliato… spero che un giorno possiate perdonarmi.
 
Alexia… credo finalmente di averti capita almeno in parte, non oso pensare che cosa faresti se mi vedessi ora ma ho cercato di redimermi chiudendo quella porta, spero che anche tu stia cercando di redimerti, a modo tuo, per il tuo errore.
 
Ti ho incontrata per poco tempo ma mi hai lasciato un’importante lezione: il vero potere, la vera forza, non si ottiene rubando ma con impegno superando le sfide che ci ritroviamo davanti. Vincerò anche questa sfida e, quando ci rivediamo, non mi lascerò battere facilmente come nel nostro precedente incontro.
 

 





Angolo dell'autrice:
Eccoci di nuovo qui! Con questo chiudiamo ufficialmente con la seconda parte.
Si, sono ritornata alle origini scrivendo un capitolo della stessa lunghezza di quello che è stato il primo, ma tranquilli che nei prossimi ritorno a scrivere quelli belli lunghi come piace a tutti. Come già avevo anticipato nel precedente capitolo, questo è uno "special" e chiedo scusa per la brevità del testo... però non mi sembrava appropriato aggiungere altri pensieri, ritengo che così sia autosufficente. In questo capitolo abbiamo come narratore Riku dopo gli eventi di KH ma prima di quelli di CoM, perchè mai vi starete chiedendo? Semplice: mi sono sempre immaginata che cosa stesse pensando Riku mentre lottava contro l'oscurità insediata nel suo cuore e, visto il tema della seconda parte "Eventi del passato","Errori","Rimpianti" e "Decisioni sull'imminente futuro"... mi è sembrato apropriato mettere questo breve capitolo introspettivo. (Di certo avrete sentito la mancanza di uno dei personaggi principali della saga... nonchè il mio preferito e vostro per la maggiorparte di voi).

Approfitto di questo spazio però per comunicarvi che, come avrete notato, sono diventata abbastanza irregolare con le uscite... Ciò è dovuto a problemi personali e "Esami succhia-anima" quindi non so se potrò ancora garantire per "un capitolo alla settimana". Resta il fatto che comunque la stoia andrà avanti e nemmeno senza lunghe attese (cioè mesi) ma è possibile che per una/due settimane non ci siano aggiornamenti.

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Capitolo 17
*** Naminè ***


Non appena la vidi, cercai subito di svegliarla. Niente da fare, aveva letteralmente perso i sensi... seguii l'istinto, che mi portò ad appoggiare il palmo della mia mano sulla sua fronte, e chiusi gli occhi. Avverto un'anomalia in lei, è chiaramente una Nessuno ma per qualche motivo mi creava una sorta di disagio; decisi quindi di provare a leggere i suoi ricordi, poiché tutti i nessuno hanno memoria della loro vita passata.
Quello che vidi mi sorprese: i ricordi erano frammentari ma rividi le stesse scene che avevo visto nei ricordi di Riku, solo che era da un altro punto di vista... quello di Kairi. 
Vidi tutta la sua vita e poco a poco capì una cosa: io e lei siamo uguali ma allo stesso tempo opposte, anche lei possiede un cuore particolare ma il suo è di pura luce... Non mi bastava vedere la vita felice e spensierata che ha fatto Sora, prescelto delle Keyblade, adesso scopro anche chi ha il cuore di pura luce ha la stessa fortuna... Perché viene negato il diritto alla felicità anche per chi è nato nelle ombre?
Sinceramente mi sono rimasti impressi due ricordi: il primo c'era Kairi da bambina che è stata appena salvata da una donna con i mano una Keyblade, il secondo è quando Kairi nasconde il suo cuore nel petto di Sora e, successivamente, quest'ultimo apre il suo per restituirlo alla ragazza.
Ecco perché questa Nessuno mi mette a disagio, è una Nessuno nata da una ragazza dal cuore di pura luce. Però ciò non dovrebbe essere possibile, non esiste oscurità nel cuore che le ha dato origine... 
In quel momento la ragazza diede segnali che sta per rivenire, non appena aprii gli occhi notai subito che aveva lo sguardo spento.
"Finalmente ti sei svegliata." Dissi sorridendo, ma lei si limitò solo di guardarmi confusa in silenzio.
"Tu sai chi o dove sei?" Ottenni come risposte solo uno scuotimento di testa.
"Ti ricordi qualcosa? Qualsiasi cosa." Lei restò lì per lì a fissarmi pensierosa e poi sussurrò qualcosa che non compresi.
"Puoi ripetere?"
"... Il suono delle onde e Sora." disse con titubanza.
"Tu sai chi è Sora?" Le chiesi senza nemmeno con troppa sorpresa, poiché Kairi ha passato quasi tutta la vita in spiaggia con i suoi amici, anche se mi dispiaceva che non si ricordava di Riku per ora.
Mi alzai e le tesi la mano, facendole capire che dovevamo muoverci e lei, come avevo intuito aveva un carattere molto mansueto, mi prese la mano per aiutarsi ad alzarsi a mi seguii. La portai nella stanza dove mi ero svegliata e le dissi che poteva usare il letto, ma lei nemmeno mi ascoltò perché aveva lo sguardo fisso su un quaderno, sicuramente di Zexion.
Presi il quaderno e lo sfogliai, era pieno di appunti e riflessioni sui miei movimenti e atteggiamenti e ciò mi mise a disagio perché il proprietario mi aveva letteralmente passata con i raggi-X.
"... Foglio..." Disse la ragazza.
Foglio? Vuole una pagina di questo quaderno?
Riaprii il quaderno e andai verso il centro, per fortuna quelle pagine erano ancora pulite, e stappai la pagina centrale. 
Allungo il braccio per darglielo e subito gli occhi della ragazza s’illuminarono, presi anche una matita e gliela passai... nel caso se volesse scrivere qualcosa, forse i suoi ricordi. Invece, con mio stupore, cominciò a disegnare per terra.
Rimasi a fissarla per un po' per poi poggiarmi sul letto e riposarmi, a quanto pare interagire con quelle stanze deve avermi spossata.
Rilassandomi, chiusi gli occhi, e dopo una ventina di minuti all'improvviso nella mia mente apparve all'improvviso il mio incontro con Sora.
D'istinto spalancai gli occhi e mi alzai. Era veramente strana una cosa del genere. Volsi lo sguardo verso la ragazza, per fortuna era ancora impegnata a disegnare, ma mi scoccai quando vidi che stava disegnando, a modo infantile, il mio incontro con Sora.
"Ma come diavolo..." Dissi istintivamente.
"Questo è Sora, giusto?" mi chiese ingenuamente.
"Si... ma come hai fatto?"
"Volevo disegnare Sora, volevo ricordare il suo aspetto, e ci sono riuscita grazie a te... però avrei voluto incontrarlo anch’io." e fu in quel momento che mi accorsi che si era auto ritratta nella scena, quel gesto mi fece tenerezza ma all'improvviso ricordai che lei c'era in quel momento.
Se fossi stata qualcun altro non me ne sarei mai accorta ma, poiché anche io ho dimestichezza con le memorie altrui, so per certo che lei non c'era anche se ora ricordo il contrario.
Questa Nessuno non solo ha la capacità di leggere i ricordi altrui, ma anche di modificarli... Ha un potere ben superiore al mio.
"Stai bene?" mi chiese preoccupata.
"Si, sto bene" Le dissi mentendo.
Alla mia risposta fece un sorriso. "Meno male, non saprei come ringraziarti per avermi permesso di aiutarmi a ricordare il volto di Sora."
Non so se ero più turbata per l’essere entrata nella mia testa o per il fatto che sembrava che stesse manifestando delle emozioni.
"Che cosa sta succedendo qui?" I miei pensieri vennero interrotti dalla voce di Zexion. 
"Eccoti finalmente! Si può sapere dove ti eri cacciato?" Protestai.
"Ti ho aspettato dall'altra parte della stanza, dove ti eri cacciata tu piuttosto?" Rispose con toni severi per poi scuotere  la testa dall'esasperazione. "Ormai tutto ciò è irrilevante ora, chi è la Nessuno alle tue spalle?"
Ero sul punto di fare le presentazioni ma mi venne in mente che la ragazza non aveva un nome, quindi mi allontanai da lei, intenta ancora a disegnare e parlai a bassa voce a Zexion.
"L'ho trovata svenuta nei paraggi, non si ricorda nulla ma sono andata a vedere i suoi ricordi..." Prima di continuare diedi un veloce sguardo alla Nessuno, ancora incurante di noi, per poi continuare. "... è la Nessuno di Kairi, ce l'hai presente non è vero?"
Zexion inarcò in alto un sopraciglio e mi guardò dubbioso. "Intendi l'amica d'infanzia di Sora ed anche una delle sette principesse del cuore? E' impossibile."
"Lo pensavo anch’io ma... nella sua testa ci sono moltissimi ricordi che ho visto in Riku, solo che erano dal punto di vista della ragazza."
"Può essere uno dei fantocci di Vexen, anche perchè non avverto moltissima aura oscura in lei... stento a crederci che sia una Nessuno."
Feci un grosso sospiro. "Mi pare che Vexen sia al momento solo in grado di creare delle bambole senza un'identità, che si ottiene attraverso l'esperienza e dai ricordi... mi puoi spiegare come avrebbe fatto Vexen a impiantare i ricordi di Kairi in lei?" Conclusi cercando di convincerlo con tutta la logica possibile, il che non è facile visto che le mie deduzioni sono dovute principalmente da sensazioni e istinto.
"Non male come ragionamento logico... però rimane che è impossibile far nascere un Nessuno senza il giusto contrasto sta luce e oscurità nel cuore."
"E c'è ancora una cosa che non ti ho detto: ha il potere di leggere e modificare a suo piacimento i ricordi altrui"
"Sei seria?" mi disse con uno sguardo che mi trapassava.
"Ha disegnato il mio incontro con Sora e poi l’ha modificato aggiungendosi nella medesima scena, poco dopo nella mia testa è riapparso quel ricordo con quella modifica... se non avessi anch’io una capacità simile alla sua non me ne sarei mai resa conto..."
Zexion si mise a pensare, di certo ritorniamo al castello con una missione più che compiuta, visto le scoperte che abbiamo fatto in queste ore...
"Portiamola al castello, Xemnas saprà sicuramente che cosa fare..." concluse.
"Se apri il corridoio mi faresti un favore, io mi sento debole e non ho ancora padroneggiato come si deve quella magia..."
Lui annuì e, dopo essersi ripreso il quaderno, si diresse verso un muro per aprire il corridoio in pochi secondi, nel frattempo io andai verso la ragazza.
"Vieni, dobbiamo andare." le dissi porgendole la mano.
"Mi prometti che non mi lascerai da sola?" Mi chiese mentre si alzava tenendo stretta a sé il foglio.
"Perché me lo chiedi?" Ero sorpresa della sua richiesta, e pensare che sembra che abbiamo la stessa età.
"Anche se ogni cellula del tuo corpo è contaminato dall'oscurità, tu sei rimasta con un animo gentile, Alexia." Disse con la stessa innocenza di un bambino che disarma qualsiasi adulto.
"Come fai a sapere il mio nome?" Le chiesi completamente sorpresa.
"Ti sei presentata così a lui." Mi ci volle poco a capire che con lui intendesse Sora.
"A proposito di presentarsi, tu non mi hai ancora detto il tuo nome."
"Non lo so..."
Nell'udire la sua risposta cominciai un attimo a pensare, è vero che è Xemnas a dare numero, titolo e nome ai nuovi componenti ma... il mio istinto mi suggeriva di fare uno strappo alla regola.
"Hai detto che ricordi le onde... che ne dici di chiamarti Naminè?"*
Naminè nel sentire la mia proposta le si illuminarono gli occhi e annuì sorridendo, le feci segno di seguirmi nel corridoio, mentre Zexion ci aspettava senza dare alcun segno emotivo, e ci incamminammo tutti e tre al castello.
 
Giorno 74
 
Da quando sono tornata le cose al castello sono cambiate: assieme a Naminè arrivò quello stesso giorno anche il tredicesimo membro, Roxas, che Xemnas aveva personalmente reclutato. Entrambi sono due Nessuno anomali, hanno entrambi perso la memoria ed hanno una sorta di affinità con la luce, entrambi non assomigliano a quelli che erano quando erano ancora persone... anzi il ragazzo non gli assomiglia per niente.
Ho avuto la possibilità di vedere Roxas una volta, mi è bastato uno sguardo per capire che aveva dentro di sé il potere della Keyblade, ma com’è stato possibile? Secondo Vexen è perché è il Nessuno di Sora, ma io credo che ci sia altro... ho scoperto che Sora, quando aveva aperto la serratura del suo cuore, in qualche modo è riuscito a non diventare definitivamente un Heartless, per me in quel momento c'è stata un'anomalia che ha portato la nascita dei due Nessuno.
Roxas poi è stato mandato da Saïx e dal numero 8, quindi poi non conosco come si è evoluta la questione, ma Naminè è stata affidata a me, Zexion e Vexen e man mano che lei mi leggeva i ricordi che possiedo riguardanti Sora, ha cominciato a diventare meno infantile e più pacata e saggia. Abbiamo poi scoperto che ha il potere solo di vedere e cambiare solo i ricordi riguardanti Sora, il che ci ha lasciati tutti quanti perplessi.
"Oggi il Superiore ha deciso di mandare alcuni membri al Castello dell'Oblio." Disse all'improvviso Vexen nel suo laboratorio interrompendo il silenzio.
Io,Zexion e Lexaeus eravamo intenti a studiare dei dati quando udimmo quelle parole.
"È per la questione dei traditori?" Chiese Lexaeus.
"Li vuole separare dal resto dei membri, è per dar loro una sorta di ultimatum." Rispose Vexen.
"È normale che voglia prima essere sicuro delle loro intenzioni, proprio ora che siamo finalmente diventati in tredici." Commentò Zexion.
"Ma non è rischioso mandarli al Castello dell'Oblio? Praticamente sta dando un castello tutto per loro dove possono fare qualsiasi azione contro l'Organizzazione." Dissi esprimendo il mio disappunto.
"È proprio per questo che ve lo sto comunicando: sicuramente noi tre e il numero 8 verremo mandati per tenerli sotto sorveglianza, si sta poi discutendo se far venire anche te Alexia." 
"Non capisco che utilità vi darei, dopotutto il motivo principale per cui sono segregata in questa parte del castello è proprio perché i membri traditori non devono sapere della mia esistenza."
"Xemnas ha lasciato a te la custodia di Naminè." Rispose Vexen.
"Lei verrà con noi?" Fu Zexion a precedermi nel parlare.
"Esatto, Xemans pensa di usarla per rendere Sora un nostro burattino."
"Che cosa?" esclamai. "Perchè diavolo dovrebbe farlo? Naminè non vorrà mai farlo e mi rifiuto di dovermi battere con un avversario reso come un burattino".
"Alexia tu hai un potere immenso ma non puoi raccogliere i cuori, può farlo solo chi ha la Keyblade. Per raggiungere il nostro scopo ci servono entrambi i prescelti: il tuo potere richiamerà gli Heartless più potenti, con il potere del Numero 13 e di Sora li elimineremo per ottenere il Kingdom Hearts. Sono sicuro che tu questo lo abbia capito." Concluse Vexen.
Altro motivo per cui non sono d’accordo: a differenza dei Heartless e Nessuno che creo con la mia oscurità, gli altri rimangono comunque esseri viventi che in passato erano persone!
"La natura dell'arma impone alla ragazza di volersi scontrare con l'eroe della Keyblade in duello ad armi pari, non c’è gloria in uno scontro sbilanciato." Commentò Lexaeus.
"Inoltre anche noi tre stiamo nutrendo dei dubbi sul comportamento di Xemnas, ciò che abbiamo visto io e Alexia ha scosso perfino un fedelissimo come te, Vexen." Aggiunse Zexion. "Poteva mandare Alexia nel regno dell'oscurità a cercare il Kingdom Hearts ma ha permesso che qualcun altro potesse metterci le mani sopra e ora è perduto per sempre, adesso possiamo solo crearne uno artificiale senza nemmeno essere sicuri al 100% se avrà lo stesso potere dell'originale."
In quel momento ci fu silenzio, di certo nessuno dei tre è felice di dubitare del capo che fino a pochi giorni fa credevano cecamente, ma i movimenti Xemnas sono stati strani e quello che abbiamo visto nei ricordi che ho preso, in particolare in quelli di mio nonno, ci ha fatto riflettere tutti e quattro. Chi è veramente Xemnas? Qual è il suo autentico obiettivo?
Per ora io mi limito a fare come mi ha detto la Darkblade, sfruttare Xemnas per arrivare al mio scopo, però devo anche capire con chi mi sono alleata. Ho fatto male nel giorno 0 a fidarmi ed accettare cecamente il suo patto, ma ero disperata e non avevo molte scelte.
“Parlarne ora è inutile, credo che vada anche a nostro vantaggio andare al Castello dell’Oblio. Ci aiuterà a ragionare sul da farsi.” Intervenne Vexen.
Stanno pensando di tradirlo… come dar loro torto, dopotutto dubitano semmai Xemnas li porterà alla conquista del Kingdom Hearts.
“Quindi per ora chiudiamo la discussione qui.” Intervenni, mentre mi incamminai verso l’uscita della stanza. “Direi che per oggi abbiamo analizzato fin troppo i dati nelle nostre mani.”
“Sei pregata di non abbandonare la tua parte di lavoro, e abbi anche un po’ di rispetto per chi è più anziano di te.” Intervenne Vexen.
“Devo andare da Naminè quindi considera la mia uscita come una nuova raccolta dati, dopotutto su di me ne avete anche fin troppi.”










*Naminè significa in giapponese "Onda dell'oceano"

Angolo dell'autrice

Finalmente, dopo un eternità, eccoci con il nuovo capitolo! Siamo con la terza parte e finalmente stiamo rientrando nella trama della saga.
E' la prima volta che do voce anche a Vexen e spero di essere stata più fedele possibile alla sua psiche, cosa difficile visto che ogni volta che penso a lui mi veniva in menta la sua versione in parodia XD
Detto questo... ci vediamo al prossimo capitolo!

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Capitolo 18
*** Sentimenti ***


Giorno 76
 
Non appena mi finii di prepararmi uscii da camera mia, se Saïx è nel salone all’orario prestabilito vuol dire che deve affidarmi una nuova missione. Non appena lo vidi mi avvicinai ma notai subito che non aveva nessun fascicolo, necessario per avere ulteriori dettagli per la missione, da darmi.
 “Xemnas ti vuole nel laboratorio di Vexen.”
Buon giorno anche a te…
 “C’è qualcos’altro?” Gli chiesi mostrandomi delusa per il fatto di non avere nessuna missione.
“Sarà lui a darti i dettagli se lo riterrà opportuno.” E detto ciò se ne andò, è sempre bello parlare con lui…
Mi precipitai nel laboratorio e trovai sia Xemnas e sia Vexen, ma la cosa che colpì di più la mia attenzione fu un fantoccio senza volto disteso sul lungo tavolo dove di solito il Nessuno del ghiaccio teneva i suoi libri o faceva qualche esperimento.
“Buon giorno, Alexia.” Mi disse Xemnas fissandomi.
“Che cosa sta succedendo?” Chiesi beccandomi uno sguardo di disapprovazione di Vexen, dovuto al fatto che per lui ho appena mancato di rispetto essendo in teoria miei superiori.
“Vorrei che fossero impiantati dei ricordi in questo fantoccio.” Disse il Superiore. Li guardai entrambi confusa, la richiesta era troppo vaga per poter capire.
“Il tredicesimo membro, Roxas, è ancora molto instabile come Nessuno…” Fu Vexen a parlare. “… Xemnas ha deciso di prendere la precauzione di creare un fantoccio che potesse copiare i poteri del 13, inutile dire che per fare ciò bisogna prima impiantare un ricordo in modo che non sia una sorta di Simile.”
“Tutto qui?” Non ero proprio al settimo cielo nell’udire quelle parole: prima scopro che vogliono manipolare i ricordi di Sora per renderlo una sorta di burattino dell’Organizzazione, e ora vogliono rendere umano un burattino… “
“Sei preoccupata che tutto questo possa ostacolare i tuoi scopi?” Mi chiese Xemnas.
“Con tutto il rispetto ma, se sono destinata a combattere contro il prescelto della Keyblade, vorrei combattere con un avversario degno di quel nome.”
“Credo che tu sappia che ormai non esiste più un solo prescelto della Keyblade e, per quanto tu sia determinata a combattere, mi pare che tu disprezzi Sora e la sua ingenuità.” Intervenne Xemnas. “Prendi il Castello dell’Oblio come una prova, come alla fine è stato per te: se ne uscirà indenne allora hai trovato il prescelto con il quale deve combattere, se così non sarà vuol dire che non è lui il vero prescelto...”
“…e, nel frattempo che attendo, devo aiutarvi nel vostro intento di creare un Kingdom Hearts artificiale, sei stato molto chiaro.” Conclusi la sua frase. Posta in questi termini mi conveniva cercare di avere più guerrieri della Keyblade possibili, se Sora non si dimostrerà all’altezza potrei scoprire ironicamente che lo sarà questo fantoccio…
Appoggiai il palmo della mia mano sulla fronte del fantoccio, ci voleva un ricordo… un ricordo che l’aiuti ad essere vicina al numero 13, in modo da poter imparare da lui a usare la Keyblade… Decisi di usare i frammenti di memoria di Naminè inerenti al mare e al suono delle onde, il numero 13 avrà un senso di nostalgia semmai vedrà il mare. In questo modo il fantoccio manifesterà solo un interesse per il mare, senza andare contro il processo naturale della costruzione di una sua identità.
“Mi spieghi come farà a copiare i poteri del numero 13?” Chiesi non appena finì.
“Niente di estremamente complicato: quando il numero 13 avrà padroneggiato come si deve il suo potere, faremo in modo che i due siano abbastanza vicini da permettere al fantoccio di copiare attraverso un meccanismo di mia invenzione.” Rispose Vexen, mentre io guardavo attentamente il fantoccio che stava prendendo la forma di una ragazza con i capelli corti e corvini, in qualche modo mi ricordava sia Naminè che Kairi, cosa prevedibile avendo piantato un loro ricordo.
“Direi che il soggetto No.I è pronto per essere introdotto all’Organizzazione, Superiore.” Disse Vexen.
“D’ora in poi sarà il numero 14, Xion*; Alexia vorrei che per oggi tu rimanessi al fianco di Naminè.” Disse andandosene.
Tanto faccio solo quello da quasi una settimana…
Mi voltai verso Xion, non aveva niente addosso e quindi andai in camera mia a prendere una copia del mio soprabito, per poi ritornare nel laboratorio.
“Che cosa stai facendo?” Mi chiese Vexen dubbioso.
“Sarà anche un fattoccio ma le ho appena donato un briciolo di umanità, e intendo trattarla come tale.” Dissi mentre aiutai Xion a vestirsi, che nel frattempo, con un sguardo assente, cominciò a dare segni di coscienza.
“Era da un po’ che te lo volevo chiedere, perché ultimamente stai costruendo fantocci?” Chiesi curiosa.
“Xemnas mi chiese di iniziare il Progetto Replica, con l’intenzione di creare una copia di Sora… o per lo meno creare un nuovo possessore della Keyblade sfruttando il numero 13. Questo è il primo fantoccio ma è imperfetto… Onestamente non comprendo il perché il Superiore abbia deciso di tenerla ugualmente, avevo già i progetti di altre copie ben più complete.”
“Io invece credo di poter capire: più è imperfetto e più c’è margine di acquisizione, si completerà da sola con le giuste guide.”
Vexen rimase in silenzio a pensare alle mie parole, cercando probabilmente una ragione per avere fiducia nel numero 1, ma inutilmente.
“Io e Lexaeus seguiremo Zexion, abbiamo preso questa decisione; abbiamo delle aspettative verso il Superiore ma se scopriamo che non avrà intenzione di soddisfarle ci riterremo costretti da toglierlo dal suo ruolo di Capo dell’Organizzazione.” Dicendomi questo mi fissò attendendo una mia risposta. “Noi siamo cambiati stando con te, ma Zexion in particolare: ho cresciuto io stesso quel ragazzo da quando era diventato orfano a soli 5 anni, ti posso dire che tra voi due c’è un legame particolare. Non saprei descriverlo ma ogni volta che vedo te, numero 0, io rivedo anche quel ragazzino che ho cresciuto come un figlio.”
Le sue parole mi sorpresero, mai avrei creduto di poter sentire parole con un briciolo di umanità dalla bocca del Freddo Accademico.
“Dal tuo volto leggo un’espressione di sorpresa. Ti ho sempre trattata come una cavia da laboratorio, ma ricordo molto bene che tipo di affetto provavo per quel ragazzo, ed in nome di questi ricordi che ora ti sto parlando. Ti devo ringraziare: la tua vicinanza con Zexion mi ha fatto tornare in mente quanto ero protettivo nei suoi confronti, ed ora mi sento più vivo che mai con questo ricordo.”
Restai senza parole, non saprei nemmeno da che parte cominciare.
“Resterei anch’io senza parole nell’udire questa confessione, un’azione irrazionale non me lo sarei mai aspettato dal mio tutore.” Mi voltai e con sorpresa trovai alle mie spalle Zexion; io, presa dalla sprovvista e dal disagio, abbassai lo sguardo e dopo provai a concentrare la mia attenzione su Xion.
“Non è il caso di assegnarle una stanza?” Chiesi subito. “Ormai non c’è più ragione di farla rimanere in laboratorio.”
“In effetti… Vexen se non sbaglio nella nostra ala del castello ci sono delle stanze vuote, potresti portarla in una di queste? Magari vicino alla camera di Naminè, in questo modo è più facile tenerle d’occhio entrambe.” Disse Zexion.
Vexen lo guardò un attimo interrogativo, per poi dire un “Va bene” e ci lasciò soli, portandosi via la ragazza.
“E’ incredibile che tu sia riuscita a condizionare anche lui.” Iniziò a dirmi.
“Che ci posso fare? Sono quasi orgogliosa di aiutarvi a ricordare che tipo di persone eravate in passato.” Dissi mentre mi appoggiai sul bordo del tavolo.
“Per il piano che sto ideando, tu sei dalla mia parte?” Chiese senza troppo indugio, io rimasi un attimo a pensare e poi presi la mia decisione.
“Voglio fare un patto.” Cominciai a dire. “Lo stesso che feci con Xemnas.”
“Ovvero?” Chiese perplesso.
“Se devo scegliere di chi fidarmi ovviamente preferirei porre la mia fiducia in te, visto il legame che abbiamo. Se Xemnas non terrà la parola data a voi, non la terrà di conseguenza a me.” Presi un attimo di pausa per scegliere che cosa dire. “Se ciò dovesse accadere e tu deciderai di tradirlo, io starò dalla tua parte; ti aiuterò in tutti i modi possibili, sia nel capire le vere intenzioni di Xemnas e sia sul da farsi, a patto che tu mi aiuti con il mio scopo.”
“Finchè il tuo scopo consiste nel combattere contro il prescelto della Keyblade, nel tentativo di riportare l’antico equilibrio del vecchio universo… I miei genitori sono stati uccisi dagli Heartless quindi ti posso assicurare che aspiriamo alla stessa cosa, il Kingdom Hearts da un potere onnisciente ed è attraverso quello che vorrei arrivare al mio fine ultimo.”
“A questo punto abbiamo un accordo.” Dissi sorridente. “Perché però tutta questa insistenza? Non era già ovvio che ti avrei seguito?”
“Se ti dicessi che avverto un bisogno di averti al mio fianco ci crederesti?" Mi rispose tenendo lo sguardo non più fisso su di me.
“Ci crederei, tu stesso mi hai detto che con la mia compagnia stai ricordando te stesso; è ovvio che tu mi voglia al tuo fianco, giustamente vuoi ricordare il più possibile.”
Rimase in silenzio, come se la mia risposta non lo avesse convinto. Dopo qualche secondo mi si avvicinò e, prima che io potessi dire qualcosa, mi prese la mano destra.
“Dalla nostra ultima missione, dove abbiamo per motivi ovvi aumentato il contatto fisico, mi sono reso conto di sentire uno strano calore nel mio petto quando ti tocco. Secondo i miei ricordi al posto di quel calore dovrei avere un cuore che batte...”
Scoppiai in una silenziosa e debole risata.
“Non mi devi convincere a stare dalla tua parte dicendomi se avessi un cuore mi sarei innamorato di te, non sono una ragazzina disperata e affamata d’amore. Ho scelto di allearmi con te per la fiducia che ripongo nei tuoi confronti.”
Non posso e non voglio crederci: non sono così stupida da pensare veramente che lui provi qualcosa per me, già maledico la Darkblade per avermi messo la pulce nell’orecchio.
“Sarò anche chiamato il Burattinaio Mascherato, ma mi credi veramente capace di ciò?” Disse guardandomi seriamente negli occhi.
Ci pensai bene e inconsciamente mi vennero in mente dei dettaglii che prima non avevo fatto molto caso: il mio primo mese nella cella,il strano sogno che ebbi dopo aver tolto il mio sigillo, il suo graduale cambiamento nel suo atteggiamento nei miei confronti, la sua preoccupazione sulla mia condizione psico-fisica, il suo comportamento anomalo prima e durante la missione, quando mi sono risvegliata al Castello e infine quando mi sono sfogata… No, per un Nessuno come lui, che per comprendere i sentimenti umani doveva ogni volta descriverli dettagliatamente su taccuini e quaderni, sarebbe impossibile.
“Ho troppa fiducia nei tuoi confronti per pensare che tu ti stia comportando in questo modo apposta da quando ci siamo incontrati, ma non posso nemmeno credere e illudermi che tu possa provare qualcosa di amoroso.” Risposi a fatica.
“Illuderti? Nonostante la tua negazione, la Darkblade aveva ragione su di te.” Disse sorridendo, quasi sicuramente stava agendo in base ai suoi ricordi ma non mi aspettavo che potesse comportarsi così.
“Su di me? Guarda che nel terzo mondo è stata molto chiara: viaggiamo sulla stessa lunghezza d’onda di rigidità, come se volesse dirci che siamo fatti l’uno per l’altra.” Poco dopo mi pentii di quello che dissi quando mi resi conto che Zexion non era presente nel terzo mondo.
Si può sapere per che diavolo sto avendo questo comportamento da idiota? Se continuo di questo passo altro che subdola, intelligente e carismatica…
“Non potevo esserne informato, ma dalla tua espressione facciale deduco che ti sei appena resa conto del tuo errore.” Rispose Zexion.
Lasciai andare la presa sulla mia mano e mi allontanai da lui. Evidentemente più gli resto vicina in questo momento imbarazzante e più commetto questo tipo di errori.
“Non ti sto dicendo di amarti Alexia, ma è innegabile che tra noi due ci sia un legame particolare, basta solo vedere quanto spesso mi sia preoccupato per te, anche se ai miei occhi all’inizio eri solo un soggetto per raccogliere dei dati.” Cominciò a dire. “Il punto è: dorrei riavere indietro il mio cuore anche per comprendere questa situazione ambigua, ma per farlo per allora devo averti al mio fianco; solo allora saprò dirti se effettivamente la Darkblade aveva ragione, avendomi ora mi hai illuminato con questa nuova rivelazione.”
Rimasi in silenzio incredula. Una cosa è certa: non credevo che mi sarei sentita così a disagio, soprattutto non credevo che il mio battito cardiaco potesse andare con una tale velocità.
“Allora ci resta scoprirlo quando riavrai indietro il tuo cuore, spero solo che tu non pensi che ora diventi una priorità.” Dissi sarcastica.
“Ancora prediligo l’agire razionale, so bene che la chiarezza di questa condizione sarà per entrambi solo una conseguenza, rispetto al nostro scopo principale.” Dopo ciò non ci fu più molto da dire, quindi me ne andai da Naminè e già che c’ero comincia anche a dare un occhio a Xion, tanto non avevo di meglio da fare.
 
Giorno 92
 
Il tempo passava e man mano i preparativi per la missione speciale presso il Castello dell’Oblio erano stati completati.
Per non dare troppi sospetti, io ho cercato di non essere troppo “amica” con Zexion e gli altri, soprattutto ora che tutti e tre con la mia influenza stanno ricordando chi erano in passato… soprattutto ora che ho fatto quel patto con Xemnas.
Ho continuato a tenere Naminè sotto osservazione, che col tempo era diventata un po’ più consapevole dei suoi poteri e della sua identità; con Xion invece la vedevo ogni tanto in camera sua, ancora con un atteggiamento da bambola, nella sua stanza quando non avevamo entrambe le missioni… da quel che so tra poco la metteranno affianco del numero 13 in modo che possa incominciare a copiare la Keyblade.
“Partite domani?” Mi limitai a chiedere, dopo tanto tempo eravamo tutti e tre nel laboratorio.
“A quanto pare Sora si sta aggirando nelle vicinanze del Castello, quindi ci stabiliremo di là domani in modo da poterlo attirare.” Mi rispose Vexen.
“Alla fine Xemnas ha deciso di lasciarmi fuori da divertimento.” Commentai
“Non fingerti dispiaciuta.” Mi rimproverò Zexion.
“Che ci posso fare? Da una parte non so se prendermela per l’esclusione, dall’altra con i traditori allontanati dal castello la mia reclusione sarà finita da domani.”
“L’esclusione non durerà molto, alla fine noi tre faremo in modo che si crei una situazione dove la tua presenza sia necessaria.” Commentò Zexion.
“Sempre che per allora i traditori non siano già morti, vorrei tanto vedere i volti che ha causato la mia reclusione per ben tre mesi.” Risposi
“L’importante che quei due ricevano la punizione per il loro tradimento.”  Intervenne all’improvviso Lexaeus.
“Non è un contro senso detto da chi sta progettando di fare il medesimo tradimento?” Dissi ironicamente. “Anche se nel nostro caso, semmai avverrà, saremo noi i traditi e non Xemnas.”
Ci fu di nuovo il silenzio, i tre stavano cercando di metabolizzare la mia affermazione, non capendo dove possa essere tutta questa complicatezza. Avendo un cuore non sono in grado di capire la loro difficoltà nel comprendermi quando interagiamo.
“Lexaeus, avrei un favore da chiederti.” Chiesi mentre quest’ultimo mi fece un cenno d’assenso.
“Qualsiasi cosa accada in mia assenza… ti chiedo diproteggerli. Tra tutti sei quello più forte.”
“E’ un dovere di ogni guerriero proteggere i proprio compagni, puoi stare tranquilla.”
“Non per niente sei l’Eroe del Silenzio, di poche parole ma con un orgoglio da guerriero paragonabile a quello di mio nonno.”
“Non capiamo il motivo della tua richiesta.” Intervenne Zexion, dopo aver fatto uno scambio di sguardi con Vexen.
“Mi pare che in ogni missione speciale succeda sempre l’imprevedibile, basti solo a pensare a quello nel mio mondo, e preferirei che nessuno di voi muoia.” Dissi ricordando la morte di mio nonno, che ancora oggi non riesco esattamente a spiegarmi il motivo del suo gesto. “E poi alla fine mi sono affezionata nello stare in vostra compagnia.”
Li guardai ancora perplessi, ma questa volta ognuno mi diede un segnale di assenso come segno che avevano capito che intendessi e che fossero d’accordo con me.
Si era fatto tardi, ed io ero stanca. M’incamminai verso la mia stanza ma, poco prima di arrivarci, avvertii una mano sulla mia spalla. Sapevo già chi mi aveva fermata, solo un Nessuno si prende a volte certe libertà.
“Sei in preda di un gesto impulsivo?” Mi limitai a chiedere, voltandomi per guardare Zexion in volto.
“Volevo solo mostrarti un posto.” Mi disse lasciando la mia spalla. Lo seguii fino a raggiungere uno dei piani più alti del castello e finì per entrare in una stanza con presenti delle tombe illuminate di azzurro.
“Le tombe contenute in questa stanza indicano il nostro livello di salute, semmai ne vedrai una diventare rossa vuol dire che il membro corrispondente è morto.”
Le osservai attentamente e subito riconobbi le lapidi con raffigurate le armi di Vexen e Laxeaus e, affianco alla loro, una senza lapide.
“Quella senza lapide è la mia, non ho un’arma ma solo un libro d’incantesimi.” Disse indicandomela. “Puoi controllare da qui la nostra situazione se lo desideri, così saprai se sta andando tutto come previsto.”
“Ti ringrazio per il pensiero.” Mi limitai a dire, ma non saprà mai quanto gli sono grata per questo suo gesto. Il mio sesto senso non mi faceva presagire nulla di buono.







*Xion è veramente l'anagramma di No.I, quest'ultimo sta per "Numero 1" ovvero il primo fantoccio ideato da Vexen nel "Progetto Replica" (o Progetto Copia, dipende dalle versioni.)

 

Angolo dell'autrice:

Eccoci! Questa settimana doppio appuntamento!
Inutile dire che questa settimana mi sono lasciata andare nel sentimentalismo ma... capitemi vi prego: è dal primo capitolo che morivo dalla voglia di descrivere questa scena! Ho una cotta per quel Nessuno dalla sua prima apparizione nel CoM per GBA (e allora avevo più o meno 9-10 anni... ed ora ne ho quasi venti... già...), anche se mi rendo conto di averlo un attimo cambiato la sua descrizione psicologica originale... ma ero nella teoria "che cosa sarebbe successo se avesse incontrato qualcuno che gli avrebbe fatto la stessa influenza come l'ha subita Axel con Roxas?" Ed ecco le mie conclusioni (da romanticona... lo so... ma è stato più forte di me >.<).
Per il resto spero che sia tutto di vostro gradimento, mi rendo conto di aver fatto diventare Alexia più... umana che l'esempio di cattiveria che era nei precedenti capitoli, ma considerando quello che è successo nel Castello dell'Olblio mi sono sentita in obbligo, già dal precedente capitolo, di farle tirare fuori la bontà d'animo che teneva nascosto per proteggersi. (Lo disse anche Naminè: per quanto sia di pura oscurità il suo animo è ancora buono.)
Comunque, piccola nota: qualcuno mi ha fatto i complimento per la fedeltà che stia dando nella mia FF che, nonostante la presenza di elementi completamente inventati dalla sottoscritta, stia descrivendo in maniera fedele tutti quegli eventi mai raccontati nella saga... beh grazie mille, davvero! Vorrei anche far notare che il numero dei giorni d'ora in poi corrisponderanno a quelli di vita di Roxas con un aggiunta di 70 giorni (quindi il giorno 7 di Roxas sarà il giorno 77 per Alexia, ecc...) nel caso se qualcun altro volesse fare un controllo maniacale di quanto possa essere fedele alla trama XD Ovviamente mi fa felice saperlo, così ci possiamo scambiare opinioni e teorie (che sono sempre utili per la trama, e qualcuno lo sa molto bene).
Detto questo... Alla prossima!

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Capitolo 19
*** Allo scoperto ***


Giorno 93
 
“Buone notizie amici, oggi è un gran giorno: sono lieto di annunciarvi ufficialmente, dopo aver lavorato nell’ombra, che una nuova alleata è stata scelta per indossare la tunica.” In quel momento entrai nella sala circolare, con il soprabito dell’Organizzazione addosso, e a volto scoperto mi guardai intorno, c’erano solo due membri che non conoscevo, andando per deduzione credo che siano il numero 9 e il numero 10. “La prescelta della Darkblade, numero 0.” Nell’udire quelle parole notai subito lo sguardo sorpreso di Roxas, ma non me ne curai molto perché ero impegnata a cercare lo sguardo di qualcun altro.
Dov’è Xion?
Non appena finì la riunione, Xemans mi descrisse il percorso da fare per la sala ricreativa, dove Saïx mi avrebbe affidato le missioni da oggi in poi. Mi recai là e subito il braccio di Xigbar si mise pesantemente sulle mie spalle.
“Finalmente la nostra principessina è stata liberata dalla prigionia della torre!” Disse entusiasta.
“Leva subito quel braccio di dosso, Xigbar.” Mi limitai a dire minacciosa, lui si ritrasse non appena incrociò il mio sguardo. “Nemmeno la libertà ti ha ammorbidita un po’, continui ancora a essere così seria.” Commentò.
“Voi due vi conoscete?” A parlare fu un ragazzo castano, con una strana pettinatura in testa.
“Fino ad ora ha vissuto nella zona riservata ai membri fondatori, per questo motivo non eravate a conoscenza della sua esistenza.” Intervenne Xaldin che si avvicinava, seguito da un uomo con i capelli biondo platino e da Roxas.
“Il Superiore ha tenuto nascosto un bell’asso nella manica, non avrei mai immaginato che avremmo avuto con noi la prescelta della Darkblade.” Disse l’uomo platinato, notando che aveva uno strano modo di atteggiarsi oltre all’accento ambiguo. “Ora l’Organizzazione è inarrestabile con entrambi i prescelti.”
 “Hey ragazzino! Ti sei ammutolito?” Intervenne Xigbar dando una pacca sulla schiena di Roxas.
“Eh? … è solo che… che cos’è la Darkblade?” Rispose confuso.
Rimasi sorpresa in un primo momento, poi sospirai. Si era dimenticato, ovviamente, del nostro incontro.
 
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Giorno 71
 
“Ah, eccoti finalmente!”
La voce di Xigbar mi distrasse dai miei allenamenti. Mi stavo esercitando con la magia oscura, in modo da poter evocare dalla mia oscurità altri Heatless purosangue più potenti dei semplici Shadow.
“Che cosa c’è?”
“Ti chiederei di seguirmi, dopo mi ringrazierai.” Si limitò a dire facendomi segno con la mano. Rimasi perplessa ciò, poteva benissimo essere un nuovo modo per infastidirmi. “Eddai! Non guardarmi in quel modo!” Decisi di seguirlo, anche se con controvoglia.
Mi portò nella sala comune, quella che porta in tutte le stanze dei membri fondatori e la mia, e vidi che, seduto su una poltrona a fissare il vuoto, un ragazzo biondo della mia età e affianco lui Xemnas.
Il Superiore mi spiegò la situazione: lui era il Nessuno di Sora, Roxas, e non ha alcun ricordo della sua vita precedente; inoltre aveva un atteggiamento spento e vuoto, quindi venni portata per vedere se con il mio incontro avrebbe avuto qualche reazione… ma nulla. Rimase per tutto il tempo ad ascoltare senza quasi parlare, se lo faceva era quasi in monosillabi.
Mi presentai e gli dissi chi ero veramente, cioè che ero la prescelta della Darkblade, e ottenni solo come risposta una singola frase. “Che cos’è la Darkblade?” Nemmeno io ero completamente in grado di dire che cosa sia esattamente la Darkblade: si, è l’anti-Keyblade ma… cos’altro? Un’arma con all’interno un’anima? Oppure oscurità in forma solida capace di far uscire la parte più oscura di chi la impugna? Rimasi in silenzio e fui solo capace di andarmene, lasciandolo ai numeri 1 e 2.
 
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Le opzioni sono tre: o non si sono nemmeno degnati di spiegargli per bene le conoscenze basilari sul nostro universo, o non si ricorda nulla… o entrambe le cose. E la terza era più probabile.
“Il mio nome è Alexia, numero 0. Sono qui perché serve anche il potere della Darkblade, nota per essere l’Anti-Keyblade, per completare il Kingdom Hearts che l’Organizzazione sta cercando di ricreare. Prima che qualcuno lo domandi, il mio titolo è Principessa oscura, quindi ora sapete perché Xigbar mi ha chiamata principessina.” Tutt’ora non saprei come rispondere alla domanda di Roxas, quindi sperai fortemente che lo avrei distratto con questa presentazione.
“Il piacere è tutto mio! Io sono il numero 9, Demix il Notturno Melodico.” Disse il Nessuno con i capelli a spazzola, facendomi anche l’occhiolino. Già solo questo atteggiamento mi aveva fatto capire che era un membro tutt’altro che serio.
“Il mio nome è Luxord, numero 10 e Sfidante del Destino.Disse il Nessuno con i capelli platino.
“Io… sono il numero 13, Roxas e…” Si interruppe, come se volesse dire qualcosa ma non sa come farlo. “Tranquillo, so chi sei: il prescelto della Keyblade, la Chiave del Destino.” Intervenni.
“Ma… come?” Disse Roxas sorpreso.
“Ora basta perdere tempo, avrete in modo di conoscerla dopo aver fatto le vostre rispettive missioni. Roxas, tu devi partire ora.” Intervenne dal nulla Saïx. “Xion, tu và con lui.”
In quel momento finalmente vidi Xion, recatasi in un angolo della sala con ancora il cappuccio che le copre il volto; vidi i due, nonostante Roxas fosse ancora titubante, avvicinarsi a Saïx, prendere in mano il fascicolo e sparire dietro un corridoio oscuro.
“Demix, tu sarai in missione con Alexia, nella speranza che questa volta porti a termine la missione che hai miseramente fallito l’altro giorno.”
Sentii il giovane Nessuno sospirare, quando ebbi il fascicolo in mano rimasi sorpresa che la missione che aveva miseramente fallito era una semplice raccolta d’informazioni su potenziali obiettivi da trasformare in Heartless, in un mondo che si chiamava Atlantide.
“Giusto per curiosità: come hai fatto a fallire con questo tipo di missione?” Gli chiesi dopo aver attraversato il corridoio ed essermi ritrovata in un mondo con l’aria di essere antico, per via delle strane incisioni sulle mura di pietra, dove notai subito che gli abitanti avevano tutti, bambini compresi, i capelli bianchi.
 
Finita la missione, effettivamente più difficile del previsto, ritornai al castello e subito trovai Xion, da sola; mi avvicinai, era da tutto il giorno che volevo parlarle, e subito notai in lei movimenti e riflessi più fluidi di quelli che aveva l’ultima volta che l’avevo vista.
“Xion!” La chiamai non appena le fui vicina, lei però non mi rispose e rimase in silenzio a guardarmi.
“Tu ti ricordi chi sono?” In un primo momento pensai che non aveva nemmeno lei i ricordi del nostro incontro e del tempo passato insieme, ma annuì e questo mio pensiero venne scacciato via. Forse non era ancora in grado di parlare… O forse sapeva chi ero solo perché mi aveva vista questa mattina.
“Conosci anche lei?” Intervenne Demix alle mie spalle.
“Diciamo che sono stata presente alla sua nascita, in un certo senso.” Mi limitai a rispondere voltandomi verso di lui, so bene che siamo in pochi a sapere che Xion è un fantoccio e per questo motivo non dovevo farne parola con chi lo ignorava.
“Wow…” Si limitò a dire.
In quel momento mi ricordai che oggi non sono ancora andata a controllare la situazione al Castello dell’Oblio, nella stanza Prova dell’Esistenza.
“Sono felice di vedere che stai bene…” Dissi rivolgendomi a Xion. “… ci vediamo, ok?” E dopo averle parlato mi voltai per andarmene.
“… xia…” Per un momento mi parve di sentire il mio nome, ma fu il verso sorpreso di Demix e confermare che era successo veramente.
“…Alexia… Grazie, per la tunica…” Disse non appena mi voltai. Si stava riferendo quando le diedi un mio soprabito di riserva per coprirla il giorno che è nata, allora si ricordava veramente chi fossi.
“Prego, è bello finalmente sentire il suono della tua voce.” In qualche modo ha un suono rilassante che dall’idea che sia limpida come l’acqua… E me ne andai, rasserenata, a controllare il colore delle tombe. Erano ancora tutte blu.
 
Giorno 95
 
“Questa volta vado in missione da sola?” Chiesi sorpresa a Saïx. Visto la politica dell’Organizzazione, ero convinta che si andasse sempre in coppia.
“Ora l’Organizzazione è dimezzata, quindi non abbiamo più il lusso di agire in coppia nelle missioni, e poi la tua odierna è una cosa che puoi fare solo ed esclusivamente tu.”
Andai a controllare: dovevo creare un Heartless potente in modo che Xion riveli la sua Keyblade??
“Ma che diavolo…” Commentai ma fui interrottà. “Come ho detto prima: l’organizzazione è dimezzata, e ci servono ora più che mai tutte le risorse che abbiamo.” Finì di spiegare.
Si, ma mi state dicendo di creare o evocare un Heartless abbastanza potente da resistere ad una Keyblade… praticamente un gioco da ragazzi!
Non potendo protestare ancora attraversai il corridoio e mi collocai sulla terrazza della torre dell’orologio di Crepuscopoli in attesa di Xion e Roxas. Non appena arrivarono rimasi sorpresa del fatto che Xion non indossava più il cappuccio, per essere passati solo due giorni me ne sono persa di cose su di lei…
Non persi tempo, ed evocai l’Heartless più potente che riuscii ad avvertire nel Regno dell’Oscurità, avrei preferito crearlo con la mia oscurità ma non ero sicura di poterne creare uno così potente.
Rimasi a osservarli, Xion usava le magie elementari mentre Roxas cercava di contrastare il nemico con la Keyblade a fatica, se avessi saputo prima che era questo il loro livello avrei creato il l’Heartless perché credo aver un attimo esagerato… Ero pronta ad intervenire quado vidi il giovane Nessuno perdere l’arma, ma mi fermai quando vidi una cosa che mi lasciò a bocca aperta: la Keyblade di Roxas sparì, e Xion evocò la sua dando il colpo di grazia al nemico.
Chi lo avrebbe mai detto… missione compiuta.
Prima che loro si potessero accorgere di me, creai il corridoio oscuro e ritornai al castello.
Presa dalla stanchezza, dopo aver fatto rapporto, andai in camera, tanto avevo controllato le tombe quella stessa mattina, e mi buttai sul letto appisolandomi.
Per qualche motivo, quando mi risvegliai, ebbi addosso una strana sensazione d’inquietudine e, poco dopo, sentii bussare. Mi avvicinai per aprire la porta e trovai davanti Xemnas, che si limitò a dirmi di seguirlo e ironicamente mi portò alla Prova dell’esistenza. Questa volta la situazione non era la stessa di questa mattina, la tomba di Vexen era diventata di colore rosso.
“So che Zexion ti ha portata qui, come so anche che voi quattro nutrite dei dubbi sul mio comportamento.” Iniziò a parlare. “Per questo domani partirai per il Castello dell’Oblio, non posso permettermi di perdere qualcun altro dei miei uomini migliori, è già abbastanza grave la perdita di Vexen.”
Rimasi in silenzio sorpresa. Lui sapeva che cosa stavamo tramando…
Xemnas mi guardò con il suo solito sguardo impenetrabile, capendo che cosa stavo pensando.
“Nell’Organizzazione non è tollerabile ogni atto di tradimento, per questo motivo i numeri 11 e 12 sono stati mandati là, era già prevista la loro esecuzione… Per quanto riguarda i numeri 4, 5 e 6 ho voluto dare a loro il beneficio del dubbio, sono tutti membri di essenziale importanza per il nostro scopo comune. Qualunque cosa tu e Zexion abbiate visto, sono sicuro che ci sia stata di mezzo la Darkblade a farvi vedere qualcosa di anomalo, quindi  è stata data a loro una seconda possibilità.”
“E per quanto mi riguarda? Tu stesso hai detto che anch’io nutro dei dubbi.”
“Nutrirai sempre dei dubbi, visto il nostro patto. Non ti devi preoccupare della loro sorte, ti sto chiedendo di raggiungere quei tre e di assicurarti che ritornino salvi e pronti a continuare il loro contributo per l’Organizzazione.”
Tre? Ah… intende anche il numero 8. Formulando quel pensiero però vi venne un dubbio, come se qualcosa non quadrasse.
“Se questa è un ultimatum per i traditori e una prova per chi nutre dei dubbi… perché c’è con loro il numero 8?”
“Saïx ha insistito, dichiarando che fosse più efficiente se lo avessimo messo come infiltrato tra i traditori.”
“Ho capito… allora se non ti dispiace, andrei a riposarmi e a prepararmi, in modo da partire il più presto possibile.” Detto questo mi sbrigai a voltarmi e andarmene, dovevo subito controllare le mie provviste di pozioni, etere, ecc…
“Alexia.” La voce di Xemnas interruppe i miei passi e pensieri. “Finita questa missione, riporrò abbastanza fiducia da volermi raccontare che cosa avete visto al Castello; inoltre… avrei per te una missione supplementare segreta che ho affidato anche ai membri 4, 5 e 6.”
Ascoltai con attenzione la richiesta di Xemnas e subito corsi in camera mia.
 
Giorno 96
 
Dopo aver ricontrollato la situazione delle tombe che era rimasta invariata, ero pronta a partire ma venni fermata da Roxas.
“E’ vero quello che si dice? Andrai a controllare la situazione al Castello dell’Oblio?” Chiese preoccupato. “Sai già chi è stato eliminato? Anzi…” Lo interruppi.
“Hey! Quante domande!” In quel momento il giovane Nessuno si sentii a disagio.
“Scusa… vorrei solo sapere se Axel ritornerà…”
Axel? Andando per esclusione e deduzione, credo che si riferisse al membro al quale era stato affidato, al numero 8.
“Se ti riferisci al numero 8, è vivo e vegeto. E’ morto un solo membro e vengo inviata apposta per evitare che ci siano altri morti; quindi stai tranquillo e non agitarti troppo, ok?” Le dissi sorridente.
“Ti ringrazio…” Lui però non sembrava del tutto risollevato nonostante le mie parole.
In quel momento andai verso Saïx, e dopo avergli dato la conferma della mia imminente partenza, creai un corridoio oscuro e lo attraversai; fu proprio in quegli attimi di bui che mi accorsi di un particolare anomalo.
Roxas ha manifestato delle emozioni! E questa volta non erano azioni riflesse dovute ai ricordi della vita passata, perché lui non ha alcun ricordo e l’intensità con la quale mi ha mostrato la sua preoccupazione, o la paura di perdere un caro amico, non poteva essere in alcun modo finta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Angolo dell'autrice.


Eccoci di nuovo, dopo ben un mese di essenza.
Felice di vedere che, nonostante l'assenza, non mi sia ancora persa nessuno per strada :-P Comunque ho impiegato più del previsto per impagni universitari e lavorativi, ma non sono stata per tutto il tempo con le mani in mano perchè non appena potevo buttavo giù le basi di tutti gli eventi della terza parte, in modo da poter scrivere il capitolo più velocemente e più coordinato con i precedenti.
Sto cercando di scrivere rimanendo più fedele, e maniacale, possibile alla serie 358/2 Days e Com (quest'ultimo nei prossimi capitoli), quindi ogni riferimento e/o dettaglio non è casuale, sappiatelo! Mi sono poi presa la libertà di rendere giustizia il film della Walt Disney "Atlantis, The lost Empire" (scusate ma io l'ho visto solo in ligua originale e quindi non mi ricordo il titolo in Italiano) un classico che purtroppo è finito nel dimenticatoio... ve lo consiglio se non lo conoscete. Non avete idea di quanto vorrei che appaia in KH, ma dubito seriamente che lo faranno visto che prendono i film in considerazione i film che hanno fatto BOOM (prendete come esempio Frozen), e quindi ho deciso d'introdurlo per i prossimi capitoli, dobbiamo pur vedere la nostra protagonista in giro per altri mondi, no? Sopratutto ora che è libera. Ovviamente tutto questo solo finita la parte di CoM, parte già per sè molto ricca di eventi (che dovrò scriverli tutti! Evviva il masochismo! Ma fare una storia meno ingarbugliata era troppo mainstream? XD).
Detto questo spero che il capitolo sia di vostro gradimento, recensite se ne avete piacere (vi prego! Più pareri ho meglio è! Che siano positivi che negativi!) e al prossimo capitolo!
P.S. Ora che lo sto vedendo pubblicato su EFP mi rendo conto che questo capitolo possa sembrare più breve degli altri, purtroppo è via dei vari salti temporali avendo voluto mettere tutti qusti riferimenti a giorni specifici di 358/2 days.

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Capitolo 20
*** Castello dell'Oblio. Prima parte: Ritorno ***


Finito di attraversare il corridoio, mi ritrovai nei sotterranei del castello; non vidi nessuno e decisi di rintracciare Zexion e Lexaeus avvertendo le loro tracce oscure. Non fu particolarmente faticoso trovarli, perché non erano troppo lontani da dove mi trovavo.
“Alexia?” Fu Zexion a parlare per primo.
“Adesso qualcuno mi deve spiegare esattamente cos’è successo.” Dissi abbastanza autoritariamente, purtroppo mi rendevo conto che non avevamo tempo da perdere in inutili convenevoli. La mia missione principale era di assicurarmi della morte dei due traditori e del ritorno degli altri membri.
Zexion mi fece il punto della situazione: dalla missione originaria, ovvero trasformare Sora, attraverso Naminè, nel burattino dell'Organizzazione le cose erano precipitate. I traditori avevano sfruttato la situazione a loro favore, tentando di trasformare Sora nel loro, di burattino, allo scopo di spodestare Xemnas. Vexen e il numero 8, Axel, si erano infiltrati nella congiura con la falsa promessa di dar loro un mano; ma, messi con le spalle al muro, Axel, su ordine dei traditori, fu costretto a eliminare Vexen per non far saltare la propria copertura. Vexen, scomparendo, aveva a sua volta lasciato dietro sé una delle sue creazioni, il soggetto No.II, dopo averne fatto la replica di Riku, ma anche quest’ultimo era intrappolato nei falsi ricordi, che Naminè gli aveva impiantato, assieme a Sora e al suo gruppo. In breve: un bel casino!
“Ma era proprio necessario eliminare Vexen?” Protestai.
“E’ deplorevole, non ci sono scusanti a riguardo…” Intervenne Zexion, che mostrò chiari segni di fastidio.
“A questo punto cerchiamo di non far diventare la sua morte vana, quello che mi avete detto basta e avanza per condannare a morte i numeri 11 e 12, sono stata mandata anche per questo.”
“Ora il nostro problema è Sora.” Cominciò a parlare Lexaeus. “E’ ancora sotto il controllo di Naminè e dobbiamo fare qualcosa a riguardo.”
“E noi non possiamo eliminarlo…” Continuò Zexion.
“Purtroppo, finchè non troviamo un altro eroe degno di quel nome, ci serve quell’ingenuo per i nostri scopi… altrimenti staremo rischiando per niente.” Conclusi contrariata, Sora si è rivelato più inetto del previsto facendosi ingannare dai falsi ricordi di Naminè.
“Quando la luce perde di vista la sua via… potremmo trovare utilità a usare l’oscurità; quello che dobbiamo fare è portare l’Oscurità dalla nostra parte.” Disse Lexeaus. Non capì la sua frase, io rappresento l’Oscurità e sono già dalla loro parte; a chi si sta riferendo?
“Ma certo… Riku. Non siamo in grado di prevedere che cosa possa succedere se Sora e Alexia si battessero, ma se fosse contro Riku potremo fermare Sora…”
“No, aspettate un secondo: mi state dicendo che è qui anche Riku?” Più che altro vorrei sapere perché quei due non me lo avessero detto prima.
“In questo momento sta attraversando i piani sotterranei del Castello.” Mi rispose Zexion.
Alzai gli occhi al cielo, è strano che uno preciso come Zexion non mi abbia informata subito della presenza di Riku, però preferisco prendere questa cosa come una azione umana… Prima di dare il mio consenso, annuendo, riflettei bene sulla proposta di Lexaeus: Sora ora è una marionetta dei traditori, è meglio non correre rischi; quindi è più prudente usare Riku per fermarlo prima che possa fare danni irreparabili. Però…
“I traditori hanno ancora nelle loro mani Naminè, non pensi che dovrei toglierla dalle loro grinfie? Anche se fermassimo Sora, rimarrebbe il fatto che in questo momento ha la memoria deviata…”
Nell’udire le mie parole, i due Nessuno mi guardarono e mi diedero ragione. Alla fine si è deciso che, mentre Zexion avrebbe osservato e portato avanti le sue ricerche per la missione segreta aggiuntiva, Leaxeus avrebbe intercettato Riku, mentre io avrei liberato e convinto Naminè a rimettere a posto la memoria di Sora, a mio malgrado.
Non persi tempo e usai il corridoio oscuro per raggiungere la sala dove Naminè era tenuta prigioniera; ma, non appena arrivai nel corridoio che conduceva alla porta, vidi la bionda Nessuno uscire dalla stanza e correre. Non appena mi vide, rimase per qualche secondo sorpresa per poi correre verso la mia direzione come se mi volesse saltare addosso.
“Naminè?” Esclamai; mi aspettavo che fosse rinchiusa e legata da qualche parte, e non libera di scorazzare.
“Alexia!” Disse la Nessuno venendo verso la mia parte. Quando mi raggiunse si fermò a qualche centimetro di distanza, titubante su cosa fare o dire.
“Che cos’è successo?” Le chiesi; anche se non lo lasciavo vedere, ero felice di vedere che stava bene.
“Io volevo incontrare Sora ma… Marluxia mi ha obbligata a modificare drasticamente i suoi ricordi…” Cominciò a dire. “… Se non lo avessi fatto mi avrebbe rinchiusa qui per sempre, da sola…” Nell’udire le sue parole mi salì un forte istinto omicida. “Però ora sistemerò tutto! Axel mi ha fatto fuggire.”
“Meno male che si era infiltrato anche lui…” Dissi, quasi incosciamente, tirando un sospiro di sollievo.
“A quanto pare non dovevamo fidarci di Axel.” Disse una voce alla mia sinistra. Mi voltai verso quella direzione e vidi apparire una figura incappucciata da un corridoio oscuro; notai che l’espressione facciale di Naminè divenne terrorizzato e appoggiai una mano sulla sua spalla per tranquillizzarla.
“Ci penso io a lui, tu và!” Le dissi sorridendo, per poi mettermi tra lei e la figura misteriosa. Sentii Naminè, dopo qualche breve istante di titubanza, correre verso il piano inferiore e rimanemmo da soli.
“Deduco che tu sia il numero 11, Marluxia, giusto?”
Nell’udire le mie parole, si tolse il cappuccio, facendo anche cadere qualche petalo rosa, e mi mostrò il suo volto. Dall’aspetto sembrava un bell’uomo, con gli occhi azzurri e i capelli lunghi e rosa, ma per qualche motivo il suo atteggiamento mi faceva dubitare del suo orientamento sessuale.
“Esatto. Tu invece dovresti essere Xion.” Disse Marluxia, sorrisi nel sentire la sua deduzione, non potevo biasimarlo: non sapeva della mia esistenza e Xion, fino a poco prima della mia partenza, aveva sempre tenuto il suo volto coperto.
“Mi dispiace deluderti, ma la tua deduzione è sbagliata.” Cominciai a dire ritornando seria. “Non potevi saperlo, quindi mi presento: sono il numero 0, Alexia.” Nell’udire le mie parole, il Nessuno mi mostrò segni di spaesamento. “Xemnas già sospettava di un possibile tradimento da parte tua e del numero 12, e ha pensato bene di tener nascosta la mia esistenza all’interno dell’Organizzazione.”
“Avevo avvertito ultimamente un aumento di aura oscura nel castello… quindi eri tu.” Disse fra sé e sé.
“Per aver mosso azioni contro l’Organizzazione, ho gli ordini di assicurarmi che i membri numero 11 e 12 non escano vivi da questo castello.” Evocai la Darkblade, nel vedere quell’arma Marluxia spalancò gli occhi.
“Quell’arma… pensavo che fosse solo una leggenda.” Nel finire di pronunciare la sua frase, evocò la sua arma che si rivelò nell’essere un enorme falce. “Quindi esiste anche la prescelta della Darkblade, è un vero peccato…”
Non perse tempo e si avvicinò ad attaccarmi, schivai il suo attacco spostandomi alle sue spalle per allontanarmi e prendere le dovute distanze. Avvertivo in lui una forza notevole, preferivo studiare un attimo la sua tecnica di combattimento prima di compiere qualche errore. Dopo un paio di attacchi schivati, riuscii a farmi un idea del raggio di azione e del movimento della falce; per quanto quell’arma sia potente ha il difetto di non coprire completamente il proprietario da possibili attacchi laterali o dal retro, se paro il suo prossimo attacco potrei colpirlo, sfruttando la mia ombra, senza troppi problemi se sono abbastanza veloce, Marluxia impiegherebbe troppo tempo a riposizionare la falce per parare il mio attacco a sorpresa.
Però, poco prima di attuare la mia strategia, lo vidi sparire da sotto i miei occhi e riapparire da dietro le mie spalle, pronto ad attaccarmi.
Ma come diavolo?
E’ stato tutto questione di un attimo, non avendo nemmeno il tempo di voltarmi e parare il suo colpo, fui costretta a buttarmi in avanti ed evocare la mia ombra per bloccargli l’attacco e impedirgli di avanzare per un secondo attacco.
Non l’ho visto muoversi, che si sia teletrasportato? Eppure solo Xigbar dovrebbe esserne capace…
Subito mi rimisi in posizione di attacco e, mentre osservavo la mia ombra smaterializzarsi e ritornare al suo posto, mi morsi il labbro inferiore dal nervoso per essere stata costretta a svelare una delle mie carte coperte; ora che Marluxia sa che posso dare vita alla mia ombra starà più attento all’ambiente circostante.
“Bella mossa.” Esclamai.
“E’ un vero peccato che debba eliminare un elemento tanto valido, sei proprio sicura di non voler essere dei nostri?”
“Grazie per la proposta, ma ho un patto da onorare.”
“E’ un vero peccato.”
Mentre finiva la frase, vidi la falce muoversi verso l’alto e, in un secondo, si mosse velocemente creando due lame rosa dirette verso di me. Corsi verso di lui, facendo deviare con la Darkblade le due lame, e, notando che la falce ora era rivolta verso il basso, saltai nel tentativo di attaccarlo dall’alto. Il Nessuno fece un giro intorno a se stesso e sblocco il mio attacco, indietregiai rimanendo in posizione offensiva e mi spostai di lato, con andamento semicircolare, nel tentativo di trovare l’occasione e la strategia per eliminarlo, vedendomi Marluxia fece lo stesso.
In quel momento mi accorsi che il mio battito cardiaco era notevolmente accelerato, ma non sapevo se era per la tensione o per l’eccitazione di avere davanti un avversario degno di questo nome.
Entrambi ci avvicinammo per attaccare ed entrambi parammo i colpi ritrovandoci faccia a faccia, o per lo meno dovrebbe essere ma ispetto a lui sono abbastanza bassa. Decisi di rischiare e, con la mano tenuta appositamente libera, creai una svera di energia oscura e lo colpii in pieno petto; il Nessuno volò e cadde, quasi privo di ogni conoscenza, pochi mentri più avanti e io mi spostai sopra di lui e lo trafissi con la Darkblade.
Era una mossa rischiosa perché non ero riuscita a calcolare la sua resistenza magica, ma sono felice di vedere che alla fine ho avuto la meglio. Quando estrassi la lama dal petto, però, notai che il corso si limitò solo a disitregrarsi in migliai di petali e non a svanire nell’Oscurità.
“Ma che diavolo…” Mi interruppi perché avvertii una nuova presenza alle mie spalle, mi voltai e rividi Marluxia.
“Devo farti i miei complimenti, ti ho sottovalutata.” Mi disse con un espressione compiaciuta.
Nel guardarlo e nel ricordare ciò che era appena successo, capii tutto. Ma certo! Era solo una copia, un falso… come ho fatto a non accorgemene prima?
“Devo farteli anche io, hai creato un’ottima copia. Ci siamo sottovalutati a vicenda.” Dissi amettendo soddisfatta. In quel momento avvertii che qualcuno era appena stato eliminato, ma credo che sia il numero 12 o 8 perché sentivo chiaramente ancora la presenza di Zexion e di Lexaeus.
“Credo proprio che qualcuno abbia i minuti contati.” Disse una voce alle mie spalle. Voltai leggermente la testa, per non perdere di vista Marluxia, e cominciai a vedere che si stava avvicinando una fugura nera con i capelli rosso fuoco.
“Hai davvero dei fegato a farti vedere qui, traditore…” Disse Marluxia spostando lo sguardo sull’altra figura.
“Traditore? Non ho la più pallida idea di che cosa tu stia dicendo…” Disse il nuovo arrivato, in quel momento i nostri sguardi si incrociarono ma notai che non era per niente sorpreso di vedermi.
Se lui è qui vuol dire che il menbro che è stato appena eliminato era il numero 12, ma quello che ora mi sorprendeva di più era che non stava battendo ciglio.
“Alexia, giusto? Se non ti dispiace, potresti lasciarci soli? Abbiamo delle cose da chiarire.” Mi chiese Axel. Lo fissai per qualche secondo prima di prendere una decisione. Ormai è chiaro come il sole che è qui per eliminare Marluxia, ed io preferirei lasciarlo a lui per vedere come se la sta cavando Naminè con Sora.
“Va bene, ma vedi di non farti eliminare, anche io vorrei chiarire delle cose.” Dissi mentre m’incamminai verso le scale del piano inferiore.
“Sarà fatto!”
Corsi ai piani inferiori e, non appena intravidi Sora e compagnia bella, decisi di nascondermi dietro una colonna, non sapendo qual è esattamente il punto della situazione. Li vidi salire sulle scale e Sora era pensieroso, continuava a guardare una sorta di ciondolo che teneva in mano.
“Chi era? Chi è la persona più importante per me?” Lo sentii dire tra sé e sé. “E’ inutile…”
Vidi poi che i suoi due amici si avvicinarono a lui a tentarono di rasserenarlo, ma senza successo. Aspettai che se ne andassero prima di poter procedere ai piani inferiori per andare incontro a Naminè, ma non la trovai… al suo posto invece trovai la replica di Riku, senza alcun segnale di vita. Gli diedi un’occhiata e sembrava solo che qualcuno avesse spezzato il continuum concatenato dei suoi ricordi, posizionai la mano sulla fronte e provai a vedere cosa gli era successo. Non vidi nulla, purtroppo, ma con sorpresa vidi la replica rialzarsi.
Eppure non ho fatto niente per ripararlo… O almeno così credo, io sono capace solo di leggere le memoerie altrui, forse nel tentativo di farlo ho ricollegato i ricordi.
“Ma cosa…” Disse mentre cercava di rialzarsi.
“Non dovresti sforzarti.” Cominciai a dire. “Di sicuro avrai preso un brutto colpo per ridurti così.”
“Naminè… dov’è?” Disse senza nemmeno ascoltarmi. Alzai gli occhi al cielo, se non lo sa nemmeno lui allora è meglio che vada da Zexion, se non sbaglio nei sotterranei, da qualche parte, c’era un sistema di controllo. Avrei preferito studiare di più quelle replica ma avevo cose più urgenti da fare.
“Se ci tieni tanto a ritrovarla allora prendi questo e inizia a cercarla.” Dissi dandogli una pozione, mal che vada sarà lui a trovarla e a proteggerla, è stato programmato proprio per questo alla fine, da quello che mi è stato detto.
 








 

Angolo dell'autrice:

Eccoci con il ventesimo capitolo? O.o Oddio mi sembra ieri quando ho iniziato a scrivere il primo.
Comunque pensiamo a quello che ho appena sfornato: volevo pubblicare prima questo capitolo ma è andata a finire che è stato più difficile del previsto scriverla, mi sono dovuta rivedere tutti i filmati di CoM per fare una linea temporale di tutti gli eventi sia nell'avventura si Sora e sia in quella di Riku, quindi vi chiedo scusa per il ritardo ma volevo fare questo capitolo per bene. Vi prometto che il prossimo impiegherà meno tempo ad uscire perchè è stato già abbozzato e devo solo scriverlo in maniera definitiva. Spero che questo, e il prossimo ovviamente, sia un capitolo degno della serie e posso solo augurarvi "buona lettura"... nella speranza di ricevere altre belle recensioni... e si, sto parlando di AlexisOfTheDarkness, DevilAngel476 e Clif che mi hanno recensito OGNI SINGOLO CAPITOLO, e di questo mi inchino a voi e alla vostra follia (sopratutto a Clif che si è appena aggregato e recensito tutti i 19 capitoli in un colpo solo... wow!) e vi ringrazio di cuore.
Ovviamente ringrazio di cuore anche tutti quelli che l'hanno messa tra le seguite e/o ricordate o che la leggono e basta, non credevo di avere questo riscontro e il merito è solo vostro se oggi continuo a scrivere. A presto con il prossimo capitolo.

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Capitolo 21
*** Castello dell’Oblio. Seconda parte: Il piano. ***


Lasciai la Replica da solo, purtroppo avevo la priorità di tornare da Zexion, in modo di poter accedere al pannello di controllo e avere un quadro generale della situazione. Naminè non era con Sora, né con la Replica e nemmeno con il numero 8, e questo mi allarmava. Raggiunsi subito i sotterranei attraverso il corridoio oscuro e trovai Zexion, il quale era assorto nei suoi pensieri.
“Ti turba qualcosa?” Chiesi.
“Ci hai messo più del previsto a tornare, inoltre credevo che avresti portato con te Naminè… e invece...” Mi disse con uno sguardo preoccupato e perplesso.
“Sono successe un po’ di cose…” Dissi interrompendolo, provai a spiegargli tutto quello che ho visto dal mio incontro con Naminè fino al risveglio del fantoccio. “Quindi sono scesa per il pannello di controllo…”
“Pannello di controllo?” Mi chiese Zexion sorpreso. “Nel Castello dell’Oblio non c’è alcun sistema con un pannello di controllo…”
“Cosa? E i computer nell’altra stanza?”
“Sono solo dei database con informazioni che io, Vexen e Lexaeus abbiamo cercato di criptare e studiare… senza successo.”
Alzai gli occhi al cielo e cominciai a rendermi conto che la situazione era peggiore di quanto immaginassi: poiché Vexen e gli altri avevano il ruolo di supervisori, ho dato per scontato che ci fosse un sistema di controllo… Cominciai seriamente a preoccuparmi, e Zexion lo notò.
“A cosa stai pensando?” Mi chiese, la sua domanda mi fece in qualche modo ricordare il suo atteggiamento nei miei confronti quando per lui ero solo una banca dati. In un certo senso mi creava nostalgia ma anche come sia cambiato in poco tempo.
“Non abbiamo in mano niente: Vexen è morto, Lexaeus ancora non è tornato, il numero 8 sta combattendo contro Marluxia, Sora in questo momento non è né un burattino e né un guarriero vero e proprio, Naminè si è dileguata e… dubito che ci siano stati sviluppi per la nostra missione segreta.”
“Come ho detto prima: ho cercato di decriptare il database, inutilmente.”
Purtroppo Naminè, essendo un Nessuno anomalo, non emanava nessuna aura oscura e per questo non riuscivo a rilevare sua presenza; sarò arrivata da poco ma mi sentivo come se fossi inutile… dovevo fare qualcosa per uscire da questa pessima situazione. Ma proprio in quel momento, io e Zexion avvertimmo qualcosa d’inaspettato e, quasi come un gesto meccanico, entrambi ci voltammo per guardarci in faccia a vicenda.
“Lexaeus è…” Cominciai a dire a fatica. Non ci volevo credere: non avvertivo più l’aura oscura di Lexaeus, l’essere più forte fisicamente che io avessi mai conosciuto…
“Si, non è più fra noi…” Fu la voce di Zexion a riportarmi alla realtà. Lexaeus era veramente morto sotto la mia custodia, era veramente morto quando la mia presenza doveva garantirgli la sopravvivenza.
In quel momento arrivò il numero 8 attraverso un corridoio oscuro e, senza perdere tempo con inutili convenevoli, iniziò a parlare.
“Vexen, Larxene, Lexaeus… Chissà chi sarà il prossimo.” Disse il Nessuno rosso, per poi voltare il suo sguardo verso di me.
“Pensavo che potresti essere tu.” Rispose Zexion con un tono, e soprattutto con un’espressione, ironica.
“Chi, io?” Cominciò a dire quasi ridente. “No, non ci penso proprio. Le ho già prese da Sora, che pensa di avermi finito; e poi è stata una richiesta specifica di questa ragazza.” Concluse.
“Felice di vedere che sei duro a morire…” Iniziai a commentare. “Anche perché mi devi spiegare come diavolo facevi a sapere della mia esistenza e del mio nome.”
“Tu cosa?” Disse Zexion sorpreso. “Ero convinto che solo i membri fondatori e il vice sapessero di lei.”
“Infatti è così, ma ho assistito alla riunione che questa ragazza ha avuto con Naminè…”
“Aspetta un secondo!” Lo interruppi irritata. “Mi stai forse dicendo che hai assistito a tutta la scena?”
“Fin dall’inizio.”
E grazie al cavolo! Significa che per tutto il combattimento è rimasto comodamente seduto ad osservare, per poi farsi vivo quando ha visto che avevo eliminato solo una copia di Marluxia. Cercai comunque di non dare in escandescenza, nonostante odi questo tipo di atteggiamento, ma notai che Axel mi guardava confuso.
“Ma che le è preso?” Chiese Axel rivolgendosi a Zexion.
“Credo che sia infastidita perché hai osservato la battaglia tra lei e Marluxia senza alzare un dito.” Intervenne Zexion, che inaspettatamente aveva ragione. Quest’ultimo notò la mia espressione sorpresa. “Ricordati che ti ho studiata e ti sono rimasto accanto a lungo, è ovvio che alla fine si sarebbero mostrati i frutti.”
“Non targatemi come il profittatore di turno, mi sono mostrato quando credevo che quello che era riapparso fosse il vero Marluxia… per poi scoprire che era un’altra copia…”
“Credo che sia inutile ora discuterci sopra, ormai quel che è fatto è fatto.” Intervenni. “Potresti dirci che cosa è successo quando me ne sono andata?”
“Niente di particolare: io ho combattuto contro la copia di Marluxia poi, quando l’ho messo alle strette, ha deciso di usare Naminè per spingere Sora a combattere contro di me… purtroppo ho perso ma almeno sono riuscito a cavarmela.”
In quel momento riuscii a capire quello che era successo: mentre combattevo, Naminè ha risolto le cose con Sora ma, dopo ciò, una copia di Marluxia deve averla presa… per questo non riuscivo più a trovarla…
“Penso che il prossimo a morire sarà Marluxia. Per aver sfidato l’Organizzazione e aver preso di mira Sora.” Continuò Axel, ed io e Zexion fummo d’accordo su questo: o lo avremmo eliminato noi per la prima causa, o lo avrebbe fatto Sora per la seconda. “Spero solo che si comporterà proprio come gli dice il cuore.” Aggiunse riferendosi a Sora, dopotutto ora la sua memoria che era nel più totale caos...
“E tu invece?” Rivolgendosi a Zexion. “Pensavo che voi aveste dei piani per Riku.”
“Si, volevamo usarlo contro i traditori…” Iniziò a rispondere. “Ma con Marluxia fuori gioco, non ce ne sarà più bisogno… è solo una seccatura.” Lo fulminai con lo sguardo per l’ultima affermazione.
“Ed è anche pericoloso, ha eliminato Lexaeus…” Aggiunse Axel.
“Mi sono già battuta una volta con lui, andrò io a fermarlo.” Dissi. Purtroppo avvertivo una presenza oscura molto forte e simile a quella di Ansem in Riku, se prima non avvertivo la sua presenza oscura ora si è fatta forte e chiara dopo la morte di Lexaeus.
“Lo sai che non è questo il mio modo di agire…” Disse Zexion. “Tu hai ancora nella tua testa i ricordi di Riku, non è vero?” Mi chiese alla fine.
Capii dove voleva arrivare, voleva usare i ricordi che sottrassi a Riku per fargli costruire una carta… Essendo poi il Burattinaio Mascherato, potevo prevedere che lo avrebbe condizionato con le sue illusioni.
“Lei ha… i ricordi di Riku nella sua testa?” Chiese Axel sorpreso.
“Credo che sia il caso di presentarci come si deve…” Cominciai a dire ma venni interrotta.
“Lo hai già fatto con Marluxia, sei la numero 0, Alexia, e prescelta della Darkblade.” Cominciò a dire. “Io sono il numero 8, Axel, il Soffio di Fiamme Danzanti.”
“Vero ma, oltre ad essere la Principessa Oscura, ho la capacità innata di vedere i ricordi altrui… ma prima che tu me lo chieda: no, non ho le stesse capacità di Naminè, io posso solo limitarmi a spiare i ricordi con chi entro in contatto.”
“Mi chiedo come tu abbia ottenuto questa abilità.” Disse Axel. “Allora, se non vi dispiace, io vado ad assistere la morte di Marluxia.” E se ne andò.
“In un certo senso il suo modo di fare mi ricorda quello scherzoso di Xigbar, ma è abbastanza subdolo come Saïx.” Commentai.
“Appena lo conoscerai meglio, capirai che lo puoi veramente paragonare poco a Xigbar e a Saïx, soprattutto con quest’ultimo nonostante la loro amicizia prima di diventare dei Nessuno.” Disse Zexion.
“Non riesco proprio a vedere Saïx in sua compagnia, non lo sopporterebbe per incompatibilità di carattere.”
“Noi membri fondatori e loro due veniamo dallo stesso mondo, e ti posso assicurare che quei due erano migliori amici… prima di diventare Nessuno.” Disse mentre si avvicinava. “Però ne riparleremo in un momento meno critico…”
Giustamente dovevamo risolvere la questione con Riku prima che sia troppo tardi… ma prima di permettergli di avere un contatto fisico mi allontanai.
“Cosa hai mente di fare nello specifico?” Chiesi.
“Fermarlo, e impedirgli di avanzare… non intendo eliminarlo, entrambi sappiamo che dentro di lui dorme il potere della Keyblade, sarebbe stupido da parte mia farlo.”
Udendo quelle parole allungai la mano, che Zexion prese e strinse alla sua. Anche se i fini erano totalmente diversi, quel contatto mi stava dando un forte batticuore… Zexion con l’altra mano fece apparire la carta, che era identica a quella che utilizzai, ma non mollò la presa. Lo guardai confusa, ma notai che lo era anche lui nonostante il suo sguardo fosse fisso sulle nostre mani.
“E’ strano… Il calore che sento è così piacevole che non voglio interrompere il contatto.” Iniziò a dire, per poi rivolgere lo sguardo verso di me. “Alexia vorrei che tu leggessi i miei ricordi.”
“Come mai questa richiesta anomala?” Chiesi sorpresa.
“Preferirei che tu li avessi nel caso di un mio ipotetico fallimento, dopotutto ci sono delle possibilità.”
“Pensavi seriamente che sarei rimasta qui buona ad aspettati? Scordatelo, io vengo con te!”
Zexion nell’udire le mie parole rimase sorpreso e per qualche secondo si limitò solo ad osservarmi. “Credo che sia inutile tentare di farti cambiare idea, però il mio piano prevede che Riku veda solo me e le mie illusioni, quindi ti pregherei di rimanere nell’ombra.”
“Ricordati che sono qui per assicurarmi che tu sopravviva, quindi se sarai in pericolo agirò.”
“Era prevedibile, però vorrei che tu prendessi i miei ricordi… giusto per precauzione.”
Sospirai e annuì. In quel momento, però, tentennai: volevo mettere la mia mano sulla sua fronte ma qualcosa dentro di me, un pensiero nel mio subconscio, mi aveva dato la tentazione di fare un altro tipo contatto per prendere i suoi ricordi. Mi venne una sorta di flash, e in un attimo mi venne in mente di baciarlo; quando me ne resi conto, mi stavo già avvicinando a lui e subito appoggiai la mia fronte alla sua, per evitare di fare l’inevitabile. Presi i suoi ricordi ma mi sentii comunque a disagio. Cosa cavolo stavo per fare? Del resto, anche se lo facessi, per Zexion non rappresenterebbe nulla, non ha un cuore e non può provare emozioni.
“Bene, ho preso i ricordi.” Dissi allontanandomi da lui. “Direi che possiamo andare, no?”
“Cosa avevi in mente di fare prima?” Mi chiese.
“Niente…” Risposi, ma vidi che Zexion non era convinto della mia risposta, mi voltai sentendomi a disagio. “… niente di razionale, proverò a spiegartelo, ma dopo aver sistemato le cose, ok?”
“Come preferisci.” Disse per poi camminare e creare un corridoio oscuro, ed io lo seguii. Raggiunta la stanza dove avremmo intercettato Riku, mi nascosi in modo da assistere la scena. Quando il ragazzo arrivò, notai che era radicalmente cambiato: aveva un’aria più combattuta ma, soprattutto, la sua aura oscura era diventata identica a quella di Ansem. Avvertii che l’aura oscura di Marluxia era sparita e poco dopo ci fu un violento terremoto, durò per fortuna solo pochi secondi e il castello non dava nemmeno segnali di crepe.
“Cosa?” Iniziai a sentire da Riku “Uno degli odori è sparito… Uno molto forte.” Sentii poi il ragazzo esclamare e subito mi voltai nella direzione dove Zexion stava per uscire dal corridoio oscuro, esattamente davanti alla porta della prossima stanza.
“Marluxia, il custode del castello, è stato eliminato dall’Eroe della Keyblade.” Disse il Nessuno.
Riku nell’udire quelle parole rimase per un attimo immobile, come se stesse elaborando ciò che aveva appena sentito. “Keyblade… Vuoi dire Sora! Sora è qui!” Chiese alla fine impaziente.
“Si… vuoi vederlo?” Cominciò a dire Zexion. “Ma… puoi affrontarlo?”
“Cosa vuoi dire?”
 “Il mondo dell’oscurità e l’ombra di Ansem si annidano ancora nel tuo cuore. Vuoi presentarti davanti a Sora così? Non ti vergogni?”
Vidi Riku stringere i pugni e distogliere lo sguardo da Zexion; e bravo Zexion, ha intenzione di condizionare Riku attraverso il suo più grande punto debole: Sora o, per essere più precisa, la rivalità che ha nei confronti di Sora, oltre ai sensi di colpa che ha per quello che fece in passato. Ancora ricordo bene con che sguardo mi chiese che cosa avrei fatto, sapendo che il mio mondo esisteva ancora allora.
“Il destino di Sora è combattere contro l’oscurità.” Iniziò a dire Zexion. “Dovrà battersi contro la prescelta oscura, ma dovrà sistemare chiunque ospiti l’oscurità… anche te, in poche parole. Se non credi a quello che dico…” Dicendo ciò, il Nessuno lanciò la carta al ragazzo. “… è meglio che tu veda la verità con i tuoi occhi.”
Riku, quando posò lo sguardo sulla carta, rimase sorpreso. “Questa carta! E’ la nostra…”
“Si, è casa vostra.” E detto ciò Zexion sparì.
Vidi che Riku rimase ancora a fissare la carta, ancora titubante, per poi avvicinarsi la porta e utilizzare la carta per entrare. Aspettai qualche secondo per poi uscire dal mio nascondiglio, per poi vedere che Zexion mi stava raggiungendo.
“Tutto come avevo previsto.” Disse.
“E’ importante che ora riusciamo in qualche modo a fermarlo…”
“Ha già abboccato all’esca. Nonostante tutto, se si tratta di Sora o di Kairi, è vulnerabile.”
“Credo che sia normale, quando hai una persona cara.” Dissi, anche se mi stavo in parte riferendo a me stessa. Dei membri dell’Organizzazione con la quale avevo legato, è rimasto solo Zexion… e non so che succederebbe se svanisse anche lui.
Ho già perso tutto fin dalla nascita, quindi posso capire Riku il forte desiderio di Riku di ricostruire quei legami, che lui stesso in passato aveva reciso… se ne avessi la possibilità lo farei con i miei genitori. Sia per lui che per me, entrambi cambiati dal primo contatto che abbiamo avuto con l’oscurità, possiamo solo aggrapparci a quelle poche possibilità che abbiamo per crearci un legame. Me in particolare, che sono nata nel Regno Oscuro.
 


 

Angolo dell'Autrice:

Come promesso, ecco il capitolo! Siamo in una fase molto importante e credo che più o meno tutti sappiamo che cosa succederà nel prossimo capitolo. Se vi è mancato vedere Alexia in modalità assassina allora ho una splendida notizia per voi: può darsi che tra poco ritornerà ad esserlo. *Faccia malefica*
Comunque spero di non aver messo qualcosa di ridicolo e fuori luogo, quando ero un po' in difficoltà con la scelta degli eventi perchè non volevo arrivare subito alla parte "clou", con il timore di affrettare le cose senza descrivere per bene l'intera (e complicata) vicenda.
Appuntamento con il prossimo capitolo, anche per questo non dovrete aspettare molto perchè era già stata abbozzata assieme al capitolo precente e a questo che vi ho appena pubblicato. Spero che sia di vostro gradimento e vi auguro una buona lettura (che non ha molto senso farlo a fine capitolo perchè lo avete già letto in teoria... :-/)

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Capitolo 22
*** La mia vera natura ***


 
Non appena entrammo, seguimmo Riku a distanza, finché Zexion decise che era arrivato il momento di fare la sua mossa, lo vidi sparire dalla mia visuale e mi focalizzai su Riku, che in quel momento stava fissando sorpreso una palese illusione di Kairi.
Non appena vidi apparire Zexion, mossa dalla curiosità, mi avvicinai a loro rimanendo nascosta e ascoltai.
Zexion gli stava parlando, colpendolo nel suo rimorso più profondo: il fatto che avesse una vita perfetta ma ha rinnegato tutto, dai suoi amici alla sua stessa casa, per il potere che tanto lo allettava. Nel sentirlo parlare in quel modo ripensai un po’ a me stessa avendo fatto, anche se in situazioni diverse, la stessa identica cosa, ma non provo alcun tipo di rimorso… anzi sono felice di aver messo fine definitivamente a ogni legame con il passato, che sia il mio passato o la mia famiglia.
All’improvviso l’ambiente circostante cominciò a sgretolarsi e a essere avvolta nell’oscurità, nel vedere tutto ciò mi venne un flash: io questo l’ho già visto; in qualche modo mi ritornò in mente quando aprii la serratura del mio mondo di origine e, quando uscii, vidi il mondo che iniziava a sgretolarsi nello stesso identico modo, per poi essere raccolta da Xemnas.
“L’isola dove sei cresciuto fu separata, sbaragliata e molti cuori andarono persi per sempre nell’oscurità.” Sentii dire da Zexion. “A causa di quello che hai fatto tu!” Continuò facendo apparire un’illusione di Riku che osservava divertito la distruzione del suo mondo.
Anche se stava parlando con Riku, mi sentivo chiamata in causa ma, a differenza di quest’ultimo, mi scappò un sorriso al pensiero che avevo punito con la morte gli abitanti che per anni mi avevano insultata, isolata e temuta… è vero che ci poteva essere qualcuno che non era così e non meritava quella fine ma credo che persone come loro siano in grado di cavarsela e di non sprofondare nell’oscurità.
“Detestavi vivere su un’isola, così apristi la porta per le tenebre e la distruggesti. Sei stato tu!” Lo sentii dire con fin troppa enfasi per i miei gusti, però guardando lo sguardo colpevole di Riku capivo che era appena riuscito a fargli il lavaggio del cervello. “L’oscurità ti attirò a sé e ora le appartieni, dovresti guardare… guardare cosa sei veramente.”
In quel momento l’illusione di Riku prese le sembianze di un Darkside, mentre Zexion svanì per riapparire alle mie spalle. Il ragazzo dopo qualche secondo di titubanza iniziò a combatterlo con tutte le forze che aveva, mentre io mi voltai verso il Nessuno.
“Complimenti per il tuo discorso, anche se eri fin troppo euforico per i miei gusti” Dissi.
“Vero ma era necessario, e non ho ancora finito.” Iniziò a dire. “Gli ho fatto rivedere la distruzione del suo mondo, ma non ancora chi ha tradito.”
“Intendi Sora e Kairi? In effetti dopo quello che gli hai detto, delle loro parole di odio gli darebbero scacco matto…” Commentai.
“E’ prevedibile quanto sarà efficace.” E il suo sguardo si posò sul ragazzo, che stava per sconfiggere l’Heartless. “A quanto pare sta andando tutto come avevo previsto, non ci sarà bisogno del tuo aiuto.”
“In ogni caso, sai che ti coprirò le spalle se rischierai di essere ammazzato.” Dissi prima di vederlo svanire.
Focalizzai la mia attenzione su Riku, che aveva appena dato il colpo di grazia al Darkside, e apparire Zexion, sotto le mentite spoglie di Sora. Io, se fossi stata in lui, avrei anche fatto apparire Kairi, ma non ero io la stratega e mi limitai a fare le spallucce.
Zexion lo attaccò, sotto lo sguardo incredulo di Riku, per poi fargli perdere i sensi; dopo aver visto il ragazzo a terra, mi accorsi che era apparsa la porta per uscire da questa stanza e da questa illusione, segno che il piano di Zexion era riuscito.
Incominciai ad abbandonare il mio nascondiglio per raggiungere i due quando sentii un brivido alla schiena, subito mi voltai per riguardare i due. Riku si era in qualche modo trasformato, tirando fuori la sua oscurità, e lo vidi alzarsi e attaccare Zexion; quest’ultimo riuscì a spostarsi ed a evitare il colpo mortale, ma era abbastanza forte per vedere che la sua illusione stava svanendo, e riprese il suo aspetto originario, per poi cadere sulle sue ginocchia.
Ero indecisa su cosa fare: intervenire subito o continuare a fidarsi di Zexion? Purtroppo il colpo che aveva inflitto Riku gli faceva male, anche se non era stata fatale. Intanto i due si erano messi a combattere, ma sapevo perfettamente che Zexion non era più nelle condizioni di potergli tenere testa; creai un corridoio oscuro e mi teletrasportai nel campo di battaglia, bloccando la spada di Riku con la Darkblade, prima che colpisse ancora Zexion.
“Ma cosa?” Esclamò sorpreso il ragazzo.
“Alexia…” Disse a fatica Zexion.
“Sei ancora tutto intero?” Dissi rivolgendomi al Nessuno, lui mi rispose annuendo ma si vedeva lontano un miglio che ne aveva prese tante.
“Lascia pure il resto a me, rifugiati in un posto dove ti possa riposare e curare.” Dissi, per poi voltarmi verso di lui. “Ok?” Aggiunsi con tono autoritario,non avrei potuto garantire la sua sicurezza se fosse rimasto lì. Vidi Zexion sparire in un corridoio oscuro, ed io rivolsi tutte le mie attenzioni a Riku.
“E’ da un po’ che non ci vediamo.” Dissi respingendolo con la Darkblade, obbligandolo a fare un salto indietro.
“Come pensavo, tu sei con loro…” Disse.
“Non era ovvio dal mio salvataggio?” Chiesi perplessa.
“Lo sospettavo da prima, qui ho incontrato solo persone con quel soprabito, lo stesso che indossi ora e che indossavi anche allora.” Spiegò.
Ah! Mi ero dimenticata che in quella missione avevo avuto l’obbligo di indossare la tunica… In quel momento però notai che Riku non era in posizione né di attacco né di difesa, anche se aveva in mano l’arma era in una posizione rilassata.
“Che intenzioni hai esattamente?” Iniziai a dire mentre abbandonavo la posizione di attacco. “Non sembri uno che vuole combattere…”
“Nemmeno tu, mi avresti già attaccato invece di perderti in chiacchiere.” Disse facendo svanire l’arma e ritornando con il suo solito aspetto. Abbozzai una risata nel sentirlo parlare in quel modo e feci sparire la Darkblade, poco dopo l’ambiente tornò ad essere quello di un mondo sereno che non era a rischio di essere distrutto dall’oscurità. Ero quasi incredula di come eravamo così tanto simili da capirci al volo, nonostante sia la seconda volta che ci incontriamo.
“Quindi che cosa vuoi fare? Quattro chiacchiere con la ragazza che ti ha già sconfitto in passato?”
“Avrò la mia rivincita, però per ora preferirei che tu mi lasciassi passare.”
“L’uscita è alle tue spalle, ma l’hai ampliamente ignorata.” Dissi facendogli notare la porta alle sue spalle. “Sappiamo bene entrambi che qualcosa ti blocca.”
Nell’udire le mie parole, il ragazzo fu sorpreso ma non disse alcuna parola per contraddirmi, al contrario stava ci stava riflettendo su.
“Posso chiederti esattamente che cosa ti è successo? Da dopo il nostro incontro, intendo.”
“Non c’è molto da dire in verità… ho ceduto all’oscurità, ho cercato un potere che poi mi si è rivoltato contro risucchiandomi a sé.” Disse tristemente.
“Intendi Ansem, giusto?” Nell’udire quel nome lui rimase sorpreso. “Avverto in te la sua traccia oscura, non è stato difficile capirlo. L’ho conosciuto anch’io, purtroppo… e avevo intuito allora che cercava qualcuno da possedere.”
“Sto cercando di tenerlo sotto controllo, ma diventa sempre più forte…” Cominciò a dire. “Anche se era tutta un’illusione del tuo amico, per quel potere ho distrutto tutto.”
“Non dovresti incolparti troppo, sai? Quel che è stato è stato…” Dissi sospirando mentre guardo il mare. “E poi questo posto è tornato ad esistere, come tutti gli altri mondi risucchiati nell’oscurità. Il tuo unico problema è la paura di affrontare Sora e Kairi.”
Mi voltai verso Riku, che mi guardava ammutolito. Avevo colpito nel segno.
“Tu sai perché sei stato condotto qui?” Chiesi.
“In verità no.”
“Sora è in questo castello, dei membri traditori del mio gruppo hanno ben pensato di ridurlo come una loro marionetta, manipolandogli i ricordi. I miei colleghi hanno tentato un approccio con te perché pensavamo che tu saresti stato in grado di fermarlo… fino a poco fa.”
“Cosa intendi fino a poco fa?” Chiese sorpreso.
“Le cose sono cambiate e si stanno risolvendo da sole da quel che so, quindi non c’è bisogno di un tuo intervento. Però abbiamo pensato che dovevamo fermarti, quando hai messo fine all’esistenza di Lexaeus abbiamo notato un anomalia, ed ora che ti sto parlando so che riguarda l’influenza che Ansem ha ancora su di te.”
“Se Sora è qui io devo raggiungerlo! Anche se ho paura di quello che potrebbe dirmi…”
“Tranquillo, ora che ho capito qual è il tuo vero problema, preferirei che tu incontrassi Sora. Proprio perché hai paura della tua stessa oscurità, Ansem riesce in qualche modo a tormentarti; quindi penso che la migliore delle soluzioni sia che tu affronti Sora...”
Anche se avevo finito di parlare, in qualche modo mi bloccai avvertendo una pessima sensazione. Subito mi concentrai per sapere se era successo qualcosa a Zexion, ma mi rilassai quando avvertivo ancora chiaramente la sua traccia oscura. Almeno lui sta bene…
“Alexia?” Mi chiese Riku, riportandomi alla realtà.
“Scusami, stavo solo pensando…” Iniziai a dire. “Dovresti avanzare invece di perdere tempo con me…”
“Giusto… allora ci si vede.” Mi disse cominciando ad incamminarsi. “E grazie.”
“Riku!” Lo chiamai prima di vederlo svanire nella porta. “Non avere paura dell’oscurità, ormai è parte di te e dovresti accettarla. Ti posso assicurare che in fondo anche questa parte non così è male.” E dopo averlo visto svanire, m’incamminai anche io fuori dalla stanza per capire il motivo del mio strano presentimento.
Andai nelle stanze sotterranee, credendo che avrei trovato Zexion, ma non c’era nessuno. Mi riconcentrai per avvertire se c’era ancora la sua presenza, e mi rilassai quando la riavvertii… però perché ha deciso di non recuperare le forze?
Cominciai a perlustrare il castello, perché comunque anche se avvertivo la traccia oscura di Zexion non ero completamente tranquilla. Avvertivo una sorta di campanello di allarme nella mia testa. Quando risalii quasi tutti i piani sotterranei avvertii la presenza di Zexion molto vicina, mi voltai a guardare la porta che conduceva all’ennesima stanza. Che sia andato per rifermare Riku? Avvertivo anche la sua presenza ed era l’unica conclusione che potevo arrivare, anche se era abbastanza anomalo… nonostante sia stata una mia iniziativa farlo avanzare, uno prudente come lui non avrebbe mai sfidato di nuovo Riku dopo la sconfitta che ha subito, non subito per lo meno.
Entrai nella stanza e mi ritrovai in una strana città, ma non persi tempo a osservare l’ambiente per mettermi alla ricerca dei due. Fu lì che li trovai davanti ad una villa in un bosco, ma a mia sorpresa le due presenze che avvertivo erano quelle di Riku e della Copia di Riku che stavano combattendo.
In quel momento non capì più niente, come può quel fantoccio avere la traccia oscura di Zexion? Anche perché quando l’ho incontrato non l’aveva… In qualche modo il mio corpo si mosse automaticamente, come se volesse rispondere alla mia domanda, e dalle mie maniche spuntarono delle catene che disarmarono entrambi i ragazzi e li immobilizzarono. Mi avvicinai a loro e rivolsi tutte le mie attenzioni sul fantoccio.
“Tu…” Disse.
“Alexia?” Esclamò Riku, anche se non lo calcolai minimamente.
“Posso sapere dove hai preso quella forza?” Chiesi, perché mi ricordavo benissimo in che condizioni era quando lo trovai.
“Sai ti devo ringraziare, grazie a te sono riuscito a proteggere Naminè. Per la tua domanda, l’ho semplicemente presa. Ora potresti lasciarmi andare? Ho una questione aperta con lui” Rispose strafottente.
“Da chi l’hai presa?” Chiesi minacciosa. Avevo paura di sapere la sua risposta, ma dovevo sentirla.
“Senti, non ti sto attaccando solo perché ti sono grato per…” Non lo feci finire di parlare perché strinsi la presa con le catene.
“Ho detto da chi l’hai presa!” Ripetei infuriata.
“Da un Nessuno che stava nei sotterranei… Contenta ora?”
No… Sapevo che Axel era ai piani superiori e tutt’ora avverto la sua traccia in qualche modo sopra di me… E solo un altro Nessuno era ancora vivo nel castello fino a poco fa. In quel momento avvertii che la mia mente era appena stata teletrasportata in un'altra realtà, come se intorno a me ci fosse il vuoto, sentii il respiro affannarsi, il cuore batteva così velocemente da crearmi un fortissimo dolore al petto e le dita delle mie mani tremavano.
Zexion è morto… Era l’unico pensiero che riecheggiava nella mia testa.
Mi ci volle qualche secondo per focalizzare l’attenzione su quel fantoccio, che in quel momento mi stava guardando con aria di sfida ma il suo linguaggio del corpo mi lasciava intendere che volesse scappare. Sorrisi nel vederlo in quello stato.
“Alexia…” Mi parve di sentire da Riku; mi ero quasi dimenticata della sua presenza.
Schioccai le dita e feci materializzare l’ombra del giovane guerriero per tappargli la bocca, mi voltai verso di lui e vidi che era spaesato. Decisi di liberarlo dalla morsa delle mie catene, che solo ora mi rendo conto che sono le stesse che ornano la Darkblade.
“Scusami se ho interrotto il combattimento, ma ho una questione urgente da sbrigare con questo fantoccio, quindi sei pregato di non intrometterti perché non risponderò delle mie azioni.” Dissi prima di rivolgere tutte le mie attenzioni sul falso, gli tremavano le gambe per via dall’aura oscura che emanavo.
Corsi più velocemente che potevo dietro le sue spalle, dandogli un calcio ben assestato sulla colonna vertebrale. La replica lanciò un urlo di dolore ma, dopo essersi rialzato, sguainò la sua spada pronto per un attacco frontale; lo lasciai avvicinare, mentre evocavo la Darkblade, per poi parare facilmente tutti i suoi colpi concludendo la combo con una palla energetica oscura, che lo colpii sull’addome.
“Beh? Tutto qui quello che sai fare?” Cominciai a provocarlo. “Hai succhiato da Zexion la sua forza oscura, dovresti usarla meglio.” Mentre finivo di parlare, avanzai nel tentativo di infilzarlo con la mia lama, ma la marionetta ebbe la prontezza di schivare all’ultimo secondo, anche se a fatica per i colpi che aveva subito.
“Io… avevo bisogno dei suoi poteri…” Fu capace di dire a fatica. “… non volevo essere… continuare ad essere un falso…”
“Oh beh congratulazioni, sei passato dall’essere un fantoccio ad essere un parassita.”
“Stai… zitta! Non puoi capire tu…”
Innalzai un sopraciglio, che cosa aveva appena detto? Irata più che mai, lo riattaccai senza pietà fino a quando il fantoccio non fu più in grado di parare i miei colpi e soccombere.
Sentii le mie dita ancora tremare e il mio respiro si fece più affannoso e tremante, un solo pensiero in quel momento balzava nella mia testa: voglio ucciderlo.
Con la sensazione di avere le lacrime agli occhi, cominciai a ridere e portai la mano coprendo metà del mio viso. Che stupida che sono, ho veramente pensato che avrei in qualche modo avrei potuto ottenere un briciolo di serenità? Proprio io che sono nata con il cuore di pura oscurità? Ma per favore… La devo seriamente piantarla di fare la buona, tanto non è la mia natura esserlo.
“Tu credi che io non possa capire, eh?” Cominciai a dire. “Hai ragione, sai? Dopotutto tu non sai niente, tu non hai niente, tu non sei niente… sei solo un giocattolo che ha perso il suo creatore.” Mi scappò un’altra leggera risata isterica.
Presi il fantoccio per la gola e lo obbligai a stare in piedi, lui tentò di allentare la mia presa ma era tutto inutile. Dovevo ucciderlo, anzi… volevo. Però come? Mi vennero in mente così tanti modi per farlo in mille pezzi, che alla fine mi venne in mente il modo peggiore. Perché ucciderlo subito, quando conosco un lento processo che lo agonizzerà a morte?
“Lo sai che cosa si dice sulla mia spada? Che chiunque ne entri in contatto sprofondi nell’oscurità, ma non è del tutto esatto sai?.” Cominciai a parlare. “In verità, quello che fa è far sprofondare lo sconsiderato nella sua stessa oscurità, che lo tormenterà e logorerà a tal punto da farlo diventare un Heartless, ed è solo in quel momento che sprofondi nel Regno Oscuro come suo nuovo abitante.” Con l’altra mano, che impugnava la Darkblade, feci puntare la punta della lama al cuore della replica. “Anche se artificiale, anche tu sei provvisto di cuore, e verrai consumato dalla stessa oscurità che hai rubato a Zexion. Della serie: occhio per occhio, dente per dente; non lo trovi ironico?” Conclusi sogghignando.
Sentii che il malcapitato cercava di dire qualcosa, ma la mia presa era così forte che gli era difficile parlare chiaramente; mi gustai per qualche secondo la sua espressione terrorizzata,  infine lo trafissi con la Darkblade e lasciarlo cadere a terra.
Subito il fantoccio cominciò a essere avvolto da una nebbia oscura e lo vidi profondare nell’Oscurità. Non appena sparì del tutto, sentii le mie gambe cedere e cadere sulle mie ginocchia ma, nonostante ciò, continuavo a sghignazzare. Quand’è stata l’ultima volta che mi sono sentita così bene? … Ah, ora ricordo: è stato quando tentai di distruggere il mio mondo per la prima volta. Mi ero veramente dimenticata del dolce sapore della vendetta. Poco prima che la mia vista si offuscasse e perdere le forze, mi sorse un pensiero: il mio compito è riportare l’antico equilibrio tra luce e oscurità, allora perché le mie azioni mi si ritorcono contro? Se non mi fossi preoccupata per gli altri, non avrei riparato quel fantoccio e Zexion sarebbe ancora vivo… Che cosa devo fare? Qual è la mia vera natura? Dovevo capirlo prima di poter subire un altro colpo doloroso, e sapevo da chi potevo avere la risposta.













 

Angolo dell'autrice.

Finalmente ce l'ho fatta, sono arrivata ad un punto decisivo della trama: la morte di Zexion. Devo ammetterlo, per questa cosa mi sono ispirata a Regina di Once Upon a Time, dopotutto uno dei motivi della sua crudeltà era dovuta alla fame di vendetta nei confronti di Biancaneve (che la riteneva responsabile della sua infelicità). Alexia prima aveva appreso la ragione per la qualche la sua vita era andata in disgrazia nel suo mondo di origine ed ora, quando tentava di ricostruirsi da sola la sua felicità, tutto è di nuovo andato a rotoli... e questa volta ci ha rimesso la vita di qualcuno che lei teneva. Se ultimamente pensavate che si era rammollita allora gioite: perchè avrete davanti la vera prescelta oscura, quella che non solo sarà destinata a battersi con gli eroi della Keyblade, ma tenterà di distruggerli una volta per tutte. Il problema ora è: riuscirà la Darkblade a farla ragionare e convincerla almeno a portare avanti la sua missione? Noi lo sappiamo bene: se si riportasse l'antico equilibrio tra luce e oscurità, non ci sarebbe più alcuna discriminazione su coloro che vivono nell'oscurità. Ma non pensate che il desiderio di far predominare l'oscurità sia allettante? Come credo che sia allenttante per Alexia vedere Sora, colui che comunque ha sembre vissuto in serenità e felicità, cadere in disgrazia come è successo a lei?
Pensateci e, chi vuole, fatemi sapere i vostri pareri.
Lo ammetto: anche se ho in mente il finale dal primo capitolo, sono idecisa su come far comportare Alexia... farla diventare completamente malvagia o farle manterene almeno un minimo di un briciolo di umanità?

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Capitolo 23
*** Un tuffo nel Cuore ***


 
“Mai avrei pensato che tu potessi essere così stupida…”
Nell’udire quella frase, spalancai gli occhi e mi alzai di scatto. La testa mi girava e mi sentivo così debole che sembrava che il peso del mio corpo fosse immenso, ma cercai comunque di stare in piedi più naturalmente possibile. Mi guardai intorno e mi resi conto di trovarmi in un ambiente buio, illuminato solo dal pavimento, per essere precisa dal il mosaico che rappresentava il mio cuore. Vidi la Darkblade alle mie spalle che, a braccia conserte, indossava uno sguardo severo ma, non appena vide il mio volto, si sorprese.
“Nemmeno io avrei pensato di poterlo essere così tanto…” Commentai, rispondendo alla sua provocazione.
“Sei identica a tua madre.” Disse fra sé e sé. “Hai il suo stesso sguardo.”
“Scusami, ma questo che cosa c’entra?” Chiesi confusa.
“Quando tuo padre sparì nel regno oscuro, tua madre indossava sempre quello sguardo… quando non perdeva il lume della ragione, ovviamente.” Tenne a precisare. “Lo sguardo di una persona che, davanti a una perdita, perde la speranza e si arrende all’oscurità. Non hai idea di quante persone ho visto in quello stato.”
Rimasi in silenzio. Del resto aveva ragione, avevo agito stupidamente perché rincorrevo l’illusione di ottenere la vita che desidero, dimenticando che, ora come ora, per chi fa parte del regno oscuro è impossibile.
“Volevo farti una ramanzina ma vedo che non è necessario, hai già capito i tuoi errori.” Commentò.
“Volevo solo…” Provai a dire ma venni interrotta.
“Lo so, ma hai giocato a fare l’eroina e non è tuo compito salvare il primo che ti capita, e nemmeno salvare tutti. Non hai luce nel tuo cuore, hai me!” Iniziò a dire. “Pensi che mi faccia piacere essere quella che sono? Attendere da sola, per infiniti anni, un nuovo padrone in grado di sopravvivermi? Eppure sono così, me ne sono fatta una ragione e devi fartela anche tu. Anche io avrei voluto sapere che cosa si potesse provare ad avere una vita normale.”
“Ormai è inutile pensarci ora, stavo rincorrendo un ideale impossibile. Sarà possibile solo quando avrò portato a termine il motivo della mia esistenza, ripristinare l’antico equilibrio… e per farlo mi devo concentrare nel mio ruolo di anti-eroina e antagonista.” Commentai.
“Allora credo che sia abbastanza chiaro quello che devi veramente fare, portare più oscurità, vero? Non sappiamo con quale prescelto della Keyblade ti dovrai scontrare, ma inutile dire che anche se fosse Sora… i guerrieri della luce hanno veramente bisogno di fortificarsi.”
“Preferirei risvegliare la Keyblade sopita in Riku, piuttosto che battermi con quell’immaturo…”
“Rimane il fatto che, per trovare il predestinato che dovrà combatterti, dovrai portare più oscurità. Chiunque sarà s’impegnerà a rafforzarsi per eliminarti, perché verrai vista come colei che vorrà distruggere il nostro universo; non dovrai essere da meno, visto che dovrai ingannarli sulle tue vere intenzioni.”
“Per salvare l’universo devo prima tentare e fingere di volerlo distruggere completamente… certo che è un piano ambiguo quanto necessario.” Ora che ho recuperato il lume della ragione, lei voleva che m’impegnassi a mettere i bastoni tra le ruote ai guerrieri della luce, in modo da rafforzarli e combatterli tutti… di conseguenza dovevo rafforzare le mie abilità e ottenere, se possibile, delle nuove. Chiusi gli occhi e provai a pensare dove e come avrei potuto allenarmi, non avrei ottenuto nulla con gli allenamenti fatti fino a quel momento. Fu proprio quando avvertii che tra poco avrei lasciato quel luogo, che mi tornarono in mente dei ricordi di Zexion che potevano essermi utili. I ricordi degli studi che Zexion aveva fatto usando tutti i dati che giornalmente raccoglieva su di me, chi l’avrebbe mai detto che quel taccuino sarebbe stata la prima chiave necessaria per andare avanti per il destino che mi era stato prefissato?
 
Giorno 114
 
Aprii gli occhi e subito venni abbagliata da un candore. Mi ci volle qualche secondo per realizzare che ero ancora al Castello dell’Oblio, in una delle stanze dei piani superiori vedendo la luminosità del luogo. Mi alzai dal letto e mi concentrai per sapere se ero sola, di sicuro qualcuno mi aveva spostata qui. Avvertii la presenza di Axel sullo stesso piano dove mi trovavo, e subito mi misi a cercarlo, trovandolo alla fine del corridoio che si trovava fuori dalla stanza.
“A quanto pare qualcuno si è risvegliato.” Disse quando notò la mia presenza dietro le sue spalle. “Sinceramente cominciavo a pensare che non lo avresti più fatto.” Concluse voltandosi verso di me.
“Ti posso chiedere che cosa è successo mentre ero addormentata?”
“Niente di particolare, Naminè e Riku se ne sono andati dal castello insieme a un topolino ed un tizio tutto bendato, portandosi via anche Sora e i suoi amici.” Mi rispose il rosso, ma non rimasi del tutto sorpresa; anzi, speravo che Naminè trovasse un modo per andarsene e rimettere a posto Sora… per quanto lo detesti purtroppo è ancora necessario per i miei scopi. “Ah, e ovviamente hai distrutto la Replica.”
“Se siamo ancora qui è perché stai cercando quella stanza anche tu, vero?”
“La Stanza del Risveglio, la ragione principale per la quale siamo stati mandati qui...”
Rimasi in silenzio, guardando Axel. C’era qualcosa in lui di anomalo, che prima non avvertivo… più che qualcosa, avvertivo un’anomalia nell’aura oscura che emanava, ora che gli ero più vicina.
“Chissà che cosa contiene, per inviare così tanti membri dell’Organizzazione deve essere qualcosa d’importante per Xemnas…” Dissi cercando di non essergli sospetta, più guardavo quel Nessuno e più avvertivo qualcosa di strano. “Mi potresti dire esattamente quali zone hai controllato? In questo modo evito di controllare aree già perlustrate.”
“Nessun problema, nella stanza dove dormivi avevo cominciato a disegnare una mappa del castello.” Iniziò a dire andando verso la mia direzione, per dirigersi nella stanza dove mi ero risvegliata. “Se mi vuoi segui…”
“Stop!” Pronunciai, schioccando le dita, non appena mi diede le spalle. L’incantesimo non sarebbe durato per molto, quindi subito mi avvicinai e appoggiai il palmo della mia mano sulla sua nuca. Chiusi gli occhi e presi i suoi ricordi: utilizzai i pochi secondi che avevo a disposizione per visionarli velocemente, e alcuni degli ultimi mi portarono ad aprire gli occhi ed a allontanare la mia mano di scatto.
Tu… Pensai rabbiosamente, ma tirai subito un profondo respiro per calmarmi. Le circostanze erano troppo delicate per lasciarsi trasportare da azioni istintive, l’ho fatto in passato e non intendo sbagliare ancora… del resto Zexion è morto anche a causa della mia inettitudine di tenere la mia mente lucida in qualsiasi caso.
Schioccai le dita per sciogliere l’incantesimo e vidi Axel muoversi e parlare come se non si fosse accorto di nulla.
“… rmi ti mostrerò le aree che ho già controllato, così ci dividiamo quelle rimanenti.” Disse allontana dosi da me.
“Bene, allora conto sulla tua collaborazione.” Dissi raggiunge dolo a camminando al suo fianco.
“E’ una fortuna che non sia l’unico sopravvissuto, almeno ci possiamo dividere il lavoro.” Commentò con fare un po’ da sbruffone.
Ritornammo in stanza e mi mostrò tutti i dati che aveva raccolto e la mappa che aveva tracciato; il castello è molto più grande di quel che appare, ci sono infiniti corridoi che collegano tra loro infinite stanze. Però, per quanto ci provassi, non riuscivo ad annullare il mio intento di ucciderlo subito perché, se non fosse per il mio autocontrollo appena ripreso, lo avrei già fatto fuori con la Darkblade.
“Senti c’è una cosa che volevo chiederti.” Disse all’improvviso Axel, riportandomi alla realtà. “Tu non sei una vera Nessuno, lo vedo da come ti comporti… sei emotivamente autentica.”
“Hai ragione: ho un cuore, anche se comunque sono nata nell’Oscurità.” Risposi.
“Per caso il tuo vero nome… è Elaia?” Chiese alla fine, guardandomi direttamente negli occhi.
Mai mi sarei aspettata quel tipo di domanda, mi aveva letteralmente colta alla sprovvista. Come diavolo sapeva il mio vero nome? Eppure non mi pare che qualcuno, dai ricordi che ho preso, glielo avesse detto.
“A quanto pare ci ho azzeccato.” Disse per poi lasciarsi sfuggire un verso di soddisfazione, ma nonostante ciò la sua espressione non cambiò. “Tua madre, Satella… l’ho conosciuta, prima che diventassi un Nessuno assieme a Saïx.”
Che cosa? Subito rievocai nella mia mente i ricordi che avevo preso da Axel, ma per qualche ragione tutti i suoi ricordi di quando era una persona erano frammentari e corrotti in un certo senso. Vuoi vedere che…? Subito rievocai i ricordi di Zexion e mi resi conto che succedeva la stessa cosa, anche se quelli di Zexion i determinati punti erano molto più chiari e puliti. Fino ad ora, non me ne ero accorta subito perché i ricordi che avevo dato la precedenza erano quelli della loro vita di Nessuno; posso prendere solo i ricordi che il soggetto non ha dimenticato, eppure con quelli di Riku e di mio nonno avevo chiara tutta la loro vita, compresi i ricordi che loro non potevano ricordare…
Axel vide il mio atteggiamento pensieroso e lo mal interpretò, perché mi diede una leggera pacca sulla schiena, come se volesse confortarmi.
“Sai le assomigli in una maniera incredibile, se non ti avessi vista non mi sarei mai ricordato il volto della donna che cambiò Isa.” Iniziò a dire. “Mi ricordo che una volta ci disse che aveva una figlia di nome Elaia, sentendo Alexia ho fatto le mie supposizioni.”
“Ti ricordi qualcos’altro di lei?” Gli volevo chiedere direttamente dove fosse, ma non mi sembrava il caso; avevo appena verificato la veridicità dei ricordi di Axel con quello che mi aveva detto e… è tutto quello che ricorda di mia madre, a meno che nel frattempo gli sia tornato in mente qualcosa.
“Mi dispiace ma noi Nessuno impieghiamo veramente tanto tempo e fatica a recuperare i ricordi della nostre vite quando eravamo ancora persone…” Mi disse scuotendo la testa.
 
Giorno 141
 
“Sai mi sto seriamente chiedendo perché lo stai lasciando vivere? Credevo seriamente che lo avresti ucciso subito, quando hai scoperto la verità…” Esclamò la Darkblade, che giocava con una delle sue ciocche di capelli sdraiata sul mosaico. “Non ti sto criticando, anzi sono fiera della calma e della maturità che hai tirato fuori,  ma lo vuoi far tornare impunito, o hai in programma di ucciderlo un attimo prima del vostro ritorno?” Disse maliziosa.
Finalmente, dopo un mese, sarei ritornata al Castello che Non Esiste. Le ragioni della mia impazienza erano semplici: avrei fatto missioni più decenti, invece di cercare una stanza ad dir poco introvabile, e poi morivo dalla voglia di regalare a Numero 7 una nuova cicatrice facciale, come minimo…
“Uccidere Axel servirebbe veramente a qualcosa? Alla fine è più utile da vivo, visto che ha dei ricordi su mia madre.” Le chiesi scettica.
“In effetti, non hai tutti i torti; lo sai che questo vale anche per Mister Braccio Destro di Xemnas?”
“Prima o poi gliela farò pagare, far uccidere Zexion per accrescere il suo potere… Però prima devo trovare il modo di estrapolargli le informazioni che mi servono. Prima Malefica nomina mia madre e adesso scopro che ha avuto anche legami con quei due… non mi sorprenderebbe se scoprissi che ne ha avuti anche con Xemnas, c’è qualcosa che non mi convince...”
“E questo è solo uno dei misteri che dobbiamo risolvere, vero?” Mi chiese tutto ad un tratto.
“Già… E’ abbastanza fastidioso il fatto che non possa prendere tutti i ricordi da un Nessuno, se questo non ha ricordi nitidi sulla sua vita precedente.”
“Non ci possiamo far nulla, del resto ciò che erano quando avevano ancora un cuore e ciò che sono ora come Nessuno… Sono due esistenze completamente distinti quindi quelli che tu effettivamente prendi sono i ricordi della loro vita da Nessuno.” Commentò. “Cosa vuoi fare a riguardo?”
“Se devo essere sincera…” Rimasi in silenzio per poterci pensare su. “Credo che sia meglio che inizi a studiare, tutto ciò che riguarda il nostro universo, i cuori, il Kingdom Hearts, la storia, ecc… Nei ricordi di Zexion ho visto che lui ha fatto degli studi di questo tipo quando era una persona nel suo mondo di origine e ne aveva riscritti solo in parte quando è diventato un Nessuno. Posso prendere i dati che ha scritto fino ad ora dalla sua stanza, per poi andare nel suo mondo di origine e cercare i suoi studi che fece quando era Ienzo.” Risposi.
“Credo che questo a Xemnas non dispiaccia, del resto o li ritrovi tu o li ritroveranno prima o poi i guerrieri della luce. E’ facile capire la sua preferenza.” Commentò. “E poi potresti trovare anche quelli di Xemn… Xeanort, che di sicuro ha dei dati anche sulle mie origini che non ho ben chiare.”
“Si lo so, mi ricordo che avevi detto che avevi assistito solo alla parte finale della Guerra dei Keyblade… non sai perché e come sei nata, né la vera ragione dell’origine della guerra dei Keyblade, la ragione autentica dello scontro tra i due possessori…”
“Per qualche motivo, il mio precedente padrone non mi ha mai voluto rivelare queste cose, per lui era fin troppo doloroso rievocare quei ricordi… Non sono mai riuscita a sapere che cosa l’ha afflitto così tanto fino al giorno della sua morte.”
Malin Darkain, che segreti ti sei portato nella tomba? Pensai, anche se sapevo che i miei pensieri la Darkblade li poteva sentire benissimo. “Comunque per me è quasi ora di risvegliarmi, scommetto che tra poco Axel mi vorrà svegliare per dirmi che è ora di tornare.”
“Comunque sorella…” Disse prima che me ne andassi. “Posso finalmente dire che sei ritornata ad essere quella che sei veramente: Intelligente, carismatica e subdola; esattamente il tipo di padrone che riconosco. Per quanto mi piacesse punzecchiarti sulla tua cotta per quel Nessuno, non mi piaceva vederti così… banale.” Disse alzando la schiena, mettendosi in posizione da seduta. “Cioè cavolo! Dovresti essere l’essere oscuro più malvagio mai esistito, il nuovo incubo nero dei Guerrieri della luce e della Keyblade, e invece ti eri proprio rammollita.”
“Io non capirò mai che tipo di personalità hai veramente: in un secondo sei seria, in un altro sei infantile, in un altro ancora sei enigmatica… dovresti deciderti, sai? Non è facile starti dietro.”
“Lo so, per questo serve un cuore di pura oscurità per maneggiarmi. Pensi che una persona qualsiasi, o una di pura luce, possa star dietro a tutti i miei enigmi e congetture?”
“A malapena ti sopporto io.” Risposi abbozzando un sorriso, per poi lasciare quel luogo.
























 

Angolo dell'Autrice


Dopo un po' di ritardi, rieccoci qui! Ringrazio chi mi ha dato la propria opinione personale sulla domanda che lasciai nel precedente capitolo, perchè mi ha permesso di avere un'idea su come far continuare la storia senza fare errori irrimediabili.
Il prossimo capitolo, che verrà in un futuro non lontano, si arriverà la fine della terza parte e, dopo quello, vi anticipo già che durante i mesi di Luglio e Agosto non avrò per molto tempo in mano il computer, causa impegni lavorativi, e quindi i capitoli arriverranno con un enorme ritardo (non è una novità... basta pensare a questo capitolo... Uffa...)
Detto questo spero che sia di vostro gradimento, nella speranza che certi errori non mi siano sfuggiti come le ultime volte, e al prossimo capitolo!
 

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Capitolo 24
*** Sogno ***



Giorno 142

Mentre Axel se ne andò da qualche altra parte, io tornai al castello per prima assieme ai dati raccolti. Mi diressi verso la mia stanza e, con mia sorpresa, trovai Xemnas mentre percorrevo la strada.
 “Mi hai risparmiato il fastidio di chiedere un colloquio…” Gli dissi non appena lo guardai in faccia.
“Vorrei che tu mi seguissi.” Mi rispose con un’espressione impenetrabile.
Insieme salimmo, attraversando numerosi corridoi e stanze, e salimmo ancora fino a raggiungere una terrazza, e lì Xemnas si fermò cominciando a fissare un punto vuoto sulle nostre teste. Cominciai a guardare anch’io lo stesso punto e vidi qualcosa brillare, inizialmente pensai a delle stelle ma in un punto specifico erano troppo raggruppante tra loro, mi sembrava incredibile ma cominciavo a pensare che fossero “… Cuori” Dissi senza nemmeno rendermene pienamente conto.
“Esatto, presto cominceremo a vedere che tutti i nostri sforzi e sacrifici non sono stati vani.” Disse Xemnas soddisfatto, prima di voltarsi e posare lo sguardo su di me. “Il momento sta per arrivare.”
“Non prendermi in giro, sappiamo benissimo entrambi che il Kingdom Hearts che stai cercando di costruire non è il tuo vero obbiettivo.” Commentai.
 “Mi pare che la tua missione fosse di garantire la loro sopravvivenza.” Iniziò a dire cambiando discorso. “Quello che vorrei sapere da te non è il cosa è successo, ma il perché e il come.”
“ Dove vuoi arrivare?”
“La morte di Lexaeus è stato un vostro errore di calcolo, ma quella di Zexion c’è un’anomala. Vorrei mi facessi rapporto.” Iniziai a esporre gli eventi intorno alla morte di Zexion, compreso che scoprii la verità sul suo assassinio attraverso i ricordi di Axel, tenni per me solo tutto ciò che riguardava tra me e la Darkblade
 “Avevo intuito che aveva in mente qualcosa, quando aveva suggerito di mandare anche Axel… non pensavo che la sua sete di potere arrivasse a tanto… Ottimo.” Commentò fra sé e sé sorridendo, cosa che m’infastidì. “La stanza? L’avete trovata?”
“No.” Dissi mostrandogli il fascicolo. “Le nostre ricerche riguardanti la stanza sono tutte lì, in sostanza non siamo riusciti a trovarla perché il castello è circondato da un incantesimo che confonde i senso dell’orientamento, di conseguenza è impossibile guardare ogni singola stanza.”
Xemnas prese il fascicolo e cominciò a sfogliarlo attentamente, soffermandosi sulla mappa che eravamo riusciti a creare sui corridoi e le stanze principali. Nel frattempo mi misi di nuovo a guardare i cuori che fluttuavano nel cielo notturno, nel profondo ero ancora un po’ scettica sulla creazione di un Kingdom Hearts artificiale ma a quanto pare è possibile se esistono abbastanza cuori che si leghino tra loro.
“C’è altro che vorresti comunicarmi?” Chiese Xemnas.
“Vorrei andare nella Fortezza Oscura.”
“Il motivo della richiesta?”
“So che era il vostro mondo di origine e so che, quando eravate delle persone, voi facevate i vostri studi sui cuori e sul nostro universo in quel luogo.” Iniziai a dire. “Voglio apprendere tutto ciò che avete… anzi hai scoperto e studiato. Mi servono per conoscenza personale, per potermi rafforzare e per sperimentare nuovi incantesimi e abilità.”
Alla mia richiesta Xemnas rimase a pensare, probabilmente stava analizzando i pro e i contro però non m’interessava: la mia non era una richiesta di cortesia.
“Il tuo tempismo è a dir poco perfetto, avevo in programma di inviare qualcuno a riprendere tutti i miei studi.” Iniziò a dire. “Quel mondo ora sta per essere lentamente ripopolato, è solo questione di tempo prima che qualcuno riesca a superare la barriera oscura intorno al castello.”
“Allora abbiamo un interesse comune, io otterrò quello che voglio e allo stesso tempo mi occuperò che non finiscano in mani sbagliate.” Iniziai a dire. “Non credevo che avresti acconsentito così facilmente, davo per scontato che ti saresti inizialmente rifiutato per non farmi leggere degli appunti che volevi che tu tenessi segreti.”
“Mi sono occupato personalmente dei dati che desideravo che rimanessero segreti, troverai solo i miei studi e le mie scoperte; credo che ti possano bastare.” Mi rispose.
“Sinceramente, finché non m’intralcerai, non nutro alcun interesse nel scoprire i tuoi segreti ora. Ho un obiettivo da raggiungere e non mi voglio più far distrarre da niente.”
“Per quanto approvi il tuo pensiero, è un vero peccato. Il legame creatosi tra te e Zexion era un ottimo oggetto di osservazione.”
Rimasi ammutolita per un momento, non mi aspettavo quel tipo di affermazione. Guardai negli occhi Xemnas, nella speranza di poter capire che cosa volesse intendere, ma era impenetrabile.
“Già, è curioso come un Nessuno sia in grado di fare se instaura un rapporto con una persona.” Risposi.
“E’ curioso come un nessuno si ricordi come si faceva a provare emozioni, nonostante l’assenza del cuore.” Mi corresse. “Anche se Zexion non era l’unico Nessuno che tenevo d’occhio.”
Rimasi perplessa per la sua affermazione, però preferì non proferir parola e mi congedai. Dopo aver visto come ho influenzato Zexion, non mi sorprenderebbe che qualche Nessuno si ricordi qualcosa.
“Alexia.” Disse Xemnas mentre me ne stavo andando, nell’udire il mio nome mi fermai e mi voltai verso di lui. “Partirai domani, quando tornerai avrò una missione molto delicata da affidarti.”
“Di che si tratta?” Chiesi.
“Prima dovrai leggere i miei appunti. La tua missione sarà di recuperarli tutti, apprenderne il contenuto e distruggerli, avrai tutto il tempo che riterrai opportuno fino all’arrivo prima dei prescelti della Keyblade.”
Addirittura mi ordina di apprendere i contenuti di tutti i documenti? Se non lo conoscessi bene, ha un piano ben preciso se vuole che l’impari… Comincio a pensare che Xemnas altro che non aspettava questa mia richiesta… Mi sentii come una sorta di pedina, come se fosse tutto programmato da quando sono qui. Del resto non so di che cosa parlarono Xemnas e la Darkblade, il fatto che mi stia lasciando tutta libertà può essere una conseguenza. Ero conscia del fatto che la Darkblade ora stava sentendo ogni mio singolo sospetto, purtroppo mi è impossibile nasconderle qualcosa, quindi non appena riavrò l’occasione per rincontrarla le chiederò se in tutto questo ci fosse il suo zampino.
“Solo dopo aver portato al termine ciò, tu mi parlerai di questa missione delicata, dico bene?”
Xemnas, alla mia affermazione, fece si con la testa e me ne andai. Anche se fosse tutto parte di un suo ipotetico piano, volevo ottenere quei dati a tutti i costi per rafforzarmi e portare avanti il mio obbiettivo; conoscendo Xemnas sono sicura che quei dati sono autentici e che li avesse lasciati di proposito, nel gli servisse qualcuno con quel tipo di conoscenza. Se li avesse solo lasciati lì allora sarebbe tornato personalmente e non avrebbe mandato qualcun altro, e a quanto pare vuole che la sua pedina più rara e importante, in altre parole io, acquisti conoscenze e abilità gradualmente e di sua spontanea volontà…
Mentre scendevo mi accorsi che la Prova dell’Esistenza, la stanza dove tenevo d’occhio se situazioni vitali dei membri mandati nel Castello dell’Oblio, era non troppo lontana da dove mi trovavo. Deviai per raggiungerla, anche se ormai non avevo più niente da visionare, e ciò che vidi era esattamente la situazione che già conoscevo: i numeri 4, 5, 6, 11, 12 erano deceduti, finendo per quasi dimezzare l’Organizzazione. Fu in quel momento che avvertii una presenza alle mie spalle e, poco dopo sentii un corridoio oscuro aprirsi. Mi voltai per vedere chi fosse, e con mio rammarico era Saïx.
“Dov’è Axel?” Chiese.
“Ah, se non lo sai tu!” Risposi, tenendo a bada la voglia di procurargli, come minimo, una nuova enorme cicatrice facciale. Lui non mi prestò attenzione e posò lo sguardo sulle tombe alle mie spalle, come se volesse conferma che Zexion fosse realmente morto e Axel vivo.
“Devo richiedertelo, dov’è Axel?” Mi richiese impassibile.
“Non l’ho ucciso se era quello che ti premeva sapere.” Iniziai a dire. “Mentre tornavo qui, ha deciso prima di andare da qualche parte.”
Il Nessuno non mi rispose, anche se era rimasto impassibile ha capito che lo avevo scoperto.
“L’ultima volta che ti ho vista sfoggiare uno sguardo omicida simile, è stato quando ti rinchiusi nelle prigioni del Castello.” Commentò.
“Sarà perché forse ho davanti il mandante dell’uccisione di Zexion.”
“Anche se fosse, ora cosa vorresti fare? Lo hai risparmiato per uccidermi? Ti credevo più intelligente…”
“Io ti credevo più perspicace invece, se avessi voluto ucciderti lo avrei già fatto.” Cominciai a dire. “Ma tranquillo, ho una valida ragione per preferire che tu e Axel rimaniate in vita. Quindi puoi pure fare sogni tranquilli, sempre che tu ne sia in grado.” Conclusi mentre m’incamminai ad uscire dalla stanza. Il Nessuno non disse nulla e sentii che, non appena me ne andai che anche lui s’incamminò per salire, probabilmente per raggiungere Xemnas.
Finalmente raggiunsi camera mia e mi buttai sul letto, nonostante le apparenze ero veramente stremata mentalmente. La missione al Castello dell’Oblio, la morte di dei membri, la scoperta della verità sulla morte di Zexion reprimendo l’istinto omicida e i discorsi con la Darkblade mi hanno veramente spossata. Guardai fuori dalla finestra e vidi in lontananza i cuori che lentamente cercavano di riunirsi per legarsi in maniera solida, ma ora è inutile perché sono troppo pochi; non appena arriveranno al numero minimo necessario, riusciranno a legarsi.
Aspetta un secondo… Da quando ho tutta questa conoscenza approfondita dei cuori? Ci pensai su per qualche momento e poi mi resi conto che quasi sicuramente è ereditata dai ricordi di Zexion, del resto aveva passato anni nello studio dei cuori e degli Heartless.
Se… anche questa volontà di Zexion di farmi prendere i suoi ricordi, facesse parte del piano e delle previsioni di Xemnas? Ci pensai su ma, per quanto ci riesca, non riuscivo proprio a capire le sue reali intenzioni. Non è di certo il Kingdom Hearts, quello è solo un passaggio, ma perché ha preferito voler creare uno artificialmente invece di cogliere l’occasione e impossessarsi di quello svelato da Ansem? Perché ha preferito aspettare? Che volesse prima fare qualcosa?Non mi resi conto che, mentre m’immergevo nei miei pensieri, mi addormentai.
 
Mi ritrovavo ad ammirare un bellissimo paesaggio decorato dalle luci del tramonto, non conoscevo la città ma mi sentivo in pace con me stessa, la luce del sole mi scaldava, il vento faceva danzare i miei capelli e respiravo a pieni polmoni un odore dolciastro mai sentito in vita mia, ma era come se lo conoscessi da sempre. A quel punto tutto divenne confuso ma, nell’oblio, avvertii molto bene una sensazione di tristezza e dolore, come se qualcosa all’interno di me si fosse spezzato e poi una figura femminile, poco definita e voltata di spalle, che osservava un punto nel vuoto. Sentii all’improvviso delle voci, maschili e femminili che riecheggiavano ad effetto eco con toni diversi, confondendomi sul numero di quest’ultime.
 
Questo universo deve essere distrutto e ricreato.
Sarò il bene mascherato da male,
Sarò sia l’arma ristruttrice e lo scudo protettore.
Giuro che salverò questo universo,
A costo di perdere tutto,
Compresa la mia stessa umanità.
 
I am the bone of my sword.
 
Vidi il volto della figura femminile voltarsi dietro, guardandomi con la coda nell’occhio. Le sue labbra si mossero per pochi secondi, ma non percepii alcun suono.
Mi svegliai di soprassalto agitata, che diavolo è stato? Mi sentii agitata e mi accorsi di essere sudata. Non mi ricordavo che cosa avevo sognato ma era di certo un incubo. Mi alzai dal letto e sentii rumori da fuori la mia camera, deducendo che qualcuno abbia lasciato la propria stanza. Decisi di cominciare a fare i preparativi per la mia nuova missione, perché progetto di rimanere nella Fortezza Oscura il più a lungo possibile.
 
 
Ripara i nostri errori, riesci dove noi tre abbiamo fallito.
 
 
 
 
 
 


















 

Angolo dell'autrice

Eccoci in questo capitolo conclusivo. Con questo finisce la terza parte, tutta dedicata a CoM. Da qui sarò un po' più indipendente perchè Alexia non sarà particolarmente coinvolta negli eventi di 358/2 Days...
Questa volta non ho molto da dirvi, perchè vi devo solo riconfermare ciò che vi ho scritto nel precedente capitolo:
Da settimana prossima sarà difficile che riesca a stare a lungo sul computer, causa lavoro, quindi l'uscita dei capitoli tarderanno ulteriormente. Credo che tra Luglio e Agosto riuscirò solo a pubblicare un capitolo come si deve. Di questo me ne scuso ma il tempo a disposizione sarà veramente molto poco e non voglio pubblicare capitoli ad cazzum (faccio già abbastanza oscenità così con gli errori che spesso mi segnalate, non vi chiderò scusa abbastanza per la visione di quei orrori perchè m'impegno sempre al massimo per evitare di scriverli).
Quindi spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi ringrazio di cuore solo per il fatto di aver letto fin qui. Tra un mesetto, più o meno, la storia avrà un anno e sinceramente non mi aspettavo tutta questa notorietà.

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Capitolo 25
*** Dentro la rete ***


Giorno 145
 
Buio. Le strade erano avvolte dal velo oscuro della notte. Dopo il cataclisma causato dall’Heartless Ansem, questo mondo cambiò drasticamente: recuperò quello che dovrebbe essere il suo aspetto originario, un castello con ai piedi una città, ma era tutto in rovina e semi-distrutto. Il miasma oscuro era quasi del tutto sparito, giusto all’interno del castello ne era rimasto, e ormai alcuni abitanti natii avevano veramente cominciato a far ritorno grazie ad un gruppo capitanati da un certo Leon. Sono arrivata da un paio di giorni e per ora ho perso tempo ad esplorare la nuova struttura del castello e della città, in modo da sapermi muovere, attraverso delle mappe che ritrovai in uno studiolo.
Per la prima volta che uscivo dal castello, avevo bisogno di aria visto che l’atmosfera nel castello era ancora molto chiusa e polverosa, e ora mi ritrovavo a camminare nelle strade buie della parte ancora abbandonata della città. Aspirai a pieni polmoni l’atmosfera oscura e cupa, facendomi sentire a mio agio ed a casa, che avvolge il mondo e osservai come gli Heartless vagavano alla ricerca di un cuore. Era una sensazione strana quella che provavo: io voglio ripristinare l’antico equilibrio luce-oscurità però… sono così a mio agio in un posto dove regna desolazione e caos, proprio come un Heartless; ciò forse è dovuto al fatto che non esiste luce all’interno del mio cuore, ma allora come fa la Darkblade ad avere un così profondo desiderio di giustizia ed il forte desiderio di salvare tutti? Glielo dovrei chiedere.
Cominciai a notare le prime luci dell’alba, quindi decisi di creare un corridoio oscuro per rientrare al castello, prima di poter essere notata da qualcuno. Non appena rientrai, decisi di continuare le mie ricerche, invece di andare a dormire, e scesi fino allo studiolo con presenti tutti i documenti che Xemnas… Anzi Xeanort lasciò, secondo i ricordi di Zexion, ma prima mi lasciai guidare dall’istinto per poter premere un interruttore invisibile all’occhio umano. Avere i ricordi di Zexion è stata una fortuna, grazie a quelli sono a conoscenza già gran parte dei segreti che cela il castello e mi permette di non perdere tempo nel scoprirli.
Scese le scale, trovai una stanza altamente ben attrezzata di tecnologie avanzate dove, secondo le informazioni che ho tratto dai ricordi, serviva per fare ricerche avanzate, programmi di potenziamento e per tenere sott’occhio l’intero mondo. L’unico problema era che prima mi dovevo far riconoscere dal MCP, introdotto personalmente da Xeanort, del sistema come sua signora e padrona, in modo da poter utilizzare i macchinari indisturbata.
Feci materializzare una sedia, per potermi sedere e lavorare sul computer, e mi sedetti pronta a lavorare.
“Prevedibile”
 “Che cosa è prevedibile questa volta?”
“Ieri ti ho insegnato ad utilizzare la tua oscurità per materializzare oggetti a tuo piacimento, sia io che Vexen avevamo previsto che appena tornata in cella avresti materializzato un letto.”
Subito mi tornò in mente quel momento che ricordo come se fosse ieri, il trentanovesimo giorno ovvero la vigilia dello scioglimento del sigillo che mi mise mio padre sul mio cuore; Zexion non si scompose nel trattarmi come un oggetto di ricerca, tirando fuori quel suo taccuino per appuntare ogni singolo dettaglio degno di nota…
Che nostalgia che mi sale, allora non mi sarei mai minimamente immaginata che sarebbe successo quel che è successo, pensavo seriamente che la mia vita sarebbe stata in isolamento e dietro a delle sbarre come un inutile mostro che non dovrebbe esistere… ma io esisto, sono un essere umano che ha il diritto di vivere ed ho un ruolo essenziale per l’universo. Ogni esistenza ha un suo perché, che sia umana, Heartless, Nessuno ed anche la stessa Darkblade.
Misi le mani sulla tastiera e cominciai a digitare dei codici che Zexion Utilizzava per accedere al computer, all’inizio andò tutto liscio ma dopo, poco prima di poter accedere al sistema di controllo del mondo, mi ritrovai una schermata rossa con scritto ERRORE, poco dopo la schermata sparì per lasciare spazio ad una nera con in alto a sinistra un rettangolino bianco lampeggiante. Poco dopo questo cominciò a muoversi da sinistra verso destra lasciando alle sue spalle delle parole.
 
CODICE DI ACCESSO NUMERO 6: ACCESSO NEGATO
 
LO SCANNER NON TI RICONOSCE COME IL CREATIVO IENZO.
CHI SEI CREATIVA?
 
“Ma che diavolo?” Dissi stupefatta, mi guardai intorno e notai una telecamera che puntava su di me… anzi mi stava letteralmente scrutando. Dai ricordi di Zexion questo computer non dovrebbe avere la capacità d’intendere e di volere, avevo previsto che avrei avuto difficoltà ad accedere per via di qualche manomissione da parte di Xemnas… ma mai avrei pensato ad una cosa del genere. Tirai un profondo respiro e cominciai a digitare.
 
IL MIO NOME E’ ALEXIA.
TU CHI SEI?
 
Scrissi semplicemente. Non ottenni risposta e rimasi qualche secondo ad aspettare, all’improvviso la schermata si chiuse e se ne aprì un altro verde. Ai lati comparivano una serie di codici e al centro della schermata c’era la mia figura presa di spalle, istintivamente mi voltai e vidi una strana macchina che mostrava un leggero luccichio. Subito dopo sentii un bip e mi voltai subito: si era aperta in basso a destra un’altra schermata.
 
MCP CNTRL
LOG DATA
MODE: LOCK OFF
TARGET ON
ACTIVATE DOWLOAD
 
Non feci nemmeno in tempo a dire qualcosa che subito sentii qualcosa di caldo colpirmi la schiena e paralizzarmi. In quel momento la mia vista cominciò a vedere tutto con filamenti verdi luminosi fino a diventare tutto bianco. All’improvviso però vidi il nero e subito aprii gli occhi, ritrovandomi in un posto letteralmente bizzarro: tutto ciò che poteva sembrare un edificio era o sul blu o sul verde, decorato con delle lunghe linee luminose blu, mentre il resto era nero. Subito dopo mi accorsi che anche il mio aspetto era cambiato: sembrava che indossassi una sorta di tuta blu, anch’essa decorata da linee luminose blu in modo da ricordare il mio abbigliamento precedente, non appena misi la mia mano sul mio volto mi resi conto di indossare una sorta di fascia, che percorreva la circonferenza della mia testa, che mi copriva gli occhi e parte della fronte. Subito dopo, affianco a me, appare un raggio luminoso che poi lasciò spazio ad un personaggio singolare, anch’esso vestito in tuta con linee luminose, ma nel suo caso erano rosse. Aveva l’aspetto di un militare per come si era in messo in posa con le mani dietro la schiena.
“Chi sei?” Chiesi.
“Io sono il comandante Sark.” Iniziò a dire. “Ho ricevuto l’ordine di scortarti dall’MCP, anche con la forza.”
“Pensi veramente di obbligarmi a seguirti?” Chiesi.
Lui mi fece un sorriso. “Osserva” Disse per poi rivolgermi la sua mano destra.
Subito sentii una scarica elettrica fulminante provenire dal mio cuore, all’inizio soffrii perché presa alla sprovvista, ma subito tirai fuori la Darkblade pronta a colpirgli la mano. Nel vedere la mia reazione rimise la mano dietro la schiena, scrutandomi.
“Interessante…” Disse fra sé e sé.
“Si può sapere che cosa sta succedendo?” Chiesi con quasi affanno, dovuta alla scarica elettrica di prima.
“Ogni tua domanda avrà la sua risposta dall’MCP. Sei pregata di seguirmi, Alexia.”
Come diavolo fa a sapere il mio nome? Pensai e mentre cominciai a seguirlo feci mente locale su quello che mi è successo: ero a lavorare sul computer, dopo ho avuto quella strana conversazione e poi sono stata colpita da una sorta di laser… credo…
Non sarà che… Non feci in tempo a formulare a pieno il mio pensiero che un fascio di luce mi avvolse e subito in una stanza circolare. Al centro c’era una voragine con innalzata una sorta di colonna infuocata con un volto che mi scrutava.
“Ve l’ho portata come mi avete chiesto.” Disse Sark.
“Chi sei?” Chiesi al volto.
“Io sono l’MCP, Master Control Programm. Colui che governa questo sistema informatico centrale.”
Come sospettavo… sono finita dentro il computer.
“Creativa Alexia, secondo i più recenti dati che mi sono stati lasciati, tu possiedi i requisiti per esaudire la richiesta che feci al mio creativo molti cicli fa.” A questo punto credo che la parola creativa è un modo per chiamarmi umana.
Che si stia riferendo a Xemnas? Non mi sorprenderebbe visto che disse che lui aveva già pensato a recuperare ciò che non voleva che io scoprissi, aveva sia il tempo che l’occasione di prepararmi qualcosa.
“Come si chiama il tuo creativo?” Chiesi.
“Xeanort”
“Mai una volta che sbaglio, eh?” Dissi a bassa voce. “MCP dimmi: Xeanort ti ha lasciato qualche comunicazione?”
Alla mia domanda fece apparire davanti a me una schermata nera, la stessa con la quale comunicai prima. Sopra di essa c’era scritto:
 
RICHIESTA DI CREAZIONE PROGRAMMA PER CARCERAZIONE “TRON”
 
REQUISITI INSUFFICENTI PER SODDISFARE TALE RICHIESTA, ATTENDERE ARRIVO DELLA DARKBLADE
 
XEANORT, TRA QUANTI CICLI LA RICHIESTA SARA’ SODDISFATTA?
 
FIN QUANDO ALEXIA NON SARA’ PRONTA LA RICHIESTA RIMARRA’ SOSPESA
 
ALEXIA?
 
COLEI CHE POSSIEDE LA DARKBLADE E FIGLIA DI SATELLA
 
DISCENDE DA UNA DEI DUE CREATIVI CHE PROGRAMMARONO “TRON”?
 
LEI POSSIEDE I REQUISITI NECESSARI.
 
La comunicazione finisce lì, non appena la schermata sparì guardai confusa l’MCP: perché anche qui doveva comparire il nome di mia madre? Cosa diavolo avrà mai fatto in questi anni per essere così conosciuta? Perché poi non è mai ritornata a casa da sua figlia?
“Effettivamente la configurazione strutturale è quasi del tutto identica a quella della creativa Satella.” Commentò Sark. “Non c’è dubbio che si riferisse a lei, ho anche costatato personalmente i suoi requisiti più che sufficienti. Con lei finalmente riusciremo ad arrestare Tron.”
“Aspettate un secondo.” Cominciai a dire. “Esaudirò la vostra richiesta se è questo che volete, ma ad un paio di condizioni: che io abbia dopo libero accesso al sistema. Non intaccherò ne modificherò niente, ma mi serve tenere d’occhio la città ed avere i dati delle ricerche ancora presenti.”
“Richiesta accolta.” Rispose l’MCP. Poco dopo comparì alla mia destra una sorta di piccolo schermo con sotto una tastiera. “Digita un nuovo codice di accesso.” Aggiunse l’MCP, e non me lo feci dire due volte. Digitai dei nuovi dati, questa volta su di me e non su Zexion per avere un nuovo codice di accesso.
 
CODICE DI ACCESSO NUMERO 0: ALEXIA
 
CODICE LIVELLO 13
 
RICHIESTA DI ACCESSO DEL SISTEMA DI CONTROLLO DELLA CITTA’: ACCOLTA
RICHIESTA DI ACCESSO DEI DATI PRESENTI NEL SISTEMA: ACCOLTA
RICHIESTA DI ACCESSO DELLA CAMERA DI SIMULAZIONE: ACCOLTA
RICHIESTA DI ACCESSO DELLE TELECAMERE DI SORVEGLIANZA: ACCOLTA
RICHIESTA DI MODIFICA E CALCELLAZIONE DATI: ACCOLTA
RICHIESTA DI MODIFICA E CANCELLAZIONE PROGRAMMI: RESPINTA
 
“Vedo che hai deciso di respingere la mia capacità di cancellare ed eliminare i programmi dall’esterno per non essere eliminato a tua volta.” Dissi.
“Bada come parli creativa!” Disse Sark. “Ti sono stati dati dei privilegi, ma non sei una nostra alleata. Tu sei uno strumento per eliminare un nostro problema. Sii grata per aver accolto la tua richiesta.”
Qualcosa mi dice che loro odiano i creativi, ma non vogliono ammettere il fatto che ne sono dipendenti. Riguardai la schermata e subito notai una cosa.
“Che cos’è la camera di simulazione?”
“Ti sarà permesso di potenziarti nella camera di simulazione, se lo riterrai opportuno.” Mi rispose l’MCP
“Bene, quindi devo solo catturarvi questo Tron e poi sarò libera di usufruire dei privilegi che mi avete concesso, vero?”
“Per il momento non riusciamo ad individuare la posizione di quel programma, non appena lo staneremo lo potrai arrestare. Puoi usare quel pannello al tuo fianco per fare il log-out, ti invieremo noi un messaggio.” Disse Sark.
“Prima vorrei chiedervi un’altra cosa…”
“Troverai le risposte alle tue domande nel sistema, ora che hai l’accesso ai dati non siamo più obbligati a risponderti.” M’interruppe Sark. Nella sua risposta sospirai quasi esasperata, devono proprio odiare tanto noi umani, anzi creativi; avvicinai la mano sullo schermo di prima, pronta ad dover cliccare qualcosa sulla tastiera, ma una forza la trasse sullo schermo e non appena lo toccai venni avvolta dalla luce. Quando riaprii gli occhi mi ritrovai esattamente dov’ero prima di essere colpita dal laser: seduta davanti al computer. Dopo essermi ripresa da un bel mal di testa, forse un effetto collaterale del “viaggio”, digitai il mio codice ed effettivamente ora avevo libero accesso alla banca dati e al sistema di sicurezza della città. Preferendo prima vedere i dati registrati nel computer alle enormi pile di documenti dello studiolo, mi misi subito all’opera a leggermi e studiarmi i documenti, a partire da quelli con il codice di riservatezza più basso. Passarono ore dalla lettura d’infiniti documenti sullo studio dei cuori, degli Heartless, dei Nessuno e dell’oscurità… ma ancora niente su di me, sulla Keyblade, sull’origine del nostro universo e sulla Darkblade. Sentii gli occhi pensanti e quindi decisi di andare a riposarmi, cominciai a percorrere i lunghi corridoi interni del castello ancora intatti per raggiungere quella che scelsi come la mia stanza. Di sicuro la stanza di uno studioso vista l’enorme quantità di libri e di fogli volanti, ne guardai qualcuno quando arrivai ma si erano rivelati tutti appunti incomprensibili, probabilmente presi per poi trascrivere tutto per bene in un documento apposito che però manca… o forse sono nello studiolo. Mi buttai sul letto e crollai dalla stanchezza, questa volta non incontrai né la Darkblade e né feci strani sogni. Della serie: dormii come una morta.
All’improvviso però un rumore rombante mi svegliò. Andai subito nella sala del computer per accedere alle telecamere. Il rumore era dovuto ad una Gummiship che stava provando ad atterrare nel cortile del castello, ma ciò era impedito dal miasma oscuro e dalla barriera che inalzai quando venni qui. Poco dopo la Gummiship si allontanò e atterrò in città, io ne approfittai per ritornare in camera, togliermi la tunica dell’organizzazione per poter aggirarmi nella città in borghese. Detesto andare in giro di giorno, ma devo scoprire chi ha avuto quella brillante idea, oggi c’è stato questo tentativo fallito ma nei prossimi giorni non so cosa potrebbero tentare.
Uscita dal corridoio oscuro cominciai a camminare per le vie abitate delle città, ma vidi che le poche persone presenti erano troppo impegnare a ricostruire le proprie case e negozi per pensare alla Gummiship, quest’ultima la trovai parcheggiata in centro ma non vidi nessuno nelle vicinanze, mi girai un po’ intorno ma non vidi nessuno che potesse sembrare un pilota o un comandante. Ero sul punto di andarmene quando una mano si appoggiò sulla mia spalla, mi voltai e vidi un ragazzo con i capelli lunghi e castani, con una cicatrice che gli percorreva la faccia. Fu quella ad attirare la mia attenzione perché mi ricordava in un certo senso la cicatrice che aveva Saïx.
“Posso sapere chi sei?” Mi chiese scrutandomi.
“Bel modo di fare conoscenza.” Risposi togliendomi di dosso la sua mano dalla mia spalla.
“Vorrei che non ti facessi strane idee, ma io e i miei amici abbiamo portato qui ogni singolo abitante che vedi.”
In quel momento spalancai gli occhi dalla sorpresa, e solo in quel momento notai il ciondolo al suo collo, a forma di testa di leone; se il mio intuito non sbaglia, questo ragazzo dovrebbe essere Leon.
“Quindi mi hai fermata perché sai che non sono venuta qui grazie ad un tuo passaggio e, ovviamente, questo mi rende sospetta.” Commentai. “Puoi anche stare calmo, anche io viaggio per i mondi.”
“Questo lo davo per scontato, visto che ti ritrovi qui.” Mi rispose. Sospirai, questo qui oltre ad essere una persona attenta è anche molto rude… Cominciai a pensare che cosa fare per uscire da questa situazione, se me la gioco bene riesco anche a farmelo come alleato, così da tener meglio d’occhio quello che succede in città.
“Hey Leon! Ma dove ti eri cacciato?” Sentii da una voce femminile dietro le spalle di lui. “Ma ti sembra il momento di rimorchiare?” Aggiunse la ragazza non appena ci raggiunse.
“Yuffie…” Disse Leon con tono rimproverante. Lei, Yuffie,aveva i capelli neri e corti, indossava degli abiti scuri che ricordavano molto quelli di un ninja.
“Oh ma hey!” Cominciò a dire non appena mi guardò. “Occhi e capelli castani per metà rossi… Ma per caso sei la ragazza che Sora ha salvato alla Città di Mezzo?”
Che? Pensai disgustata. Ma quando mai io mi lascerei salvare da quell’ingenuo che vive nel mondo dei sogni? Però capii a cosa si stava riferendo.
“Accidenti, conoscete Sora?” Chiesi fingendomi sorpresa per nascondere il fastidio dell’affermazione di prima. Yuffie si riferiva sicuramente all’unico incontro che ebbi con Sora alla Città di Mezzo, anche se lui era ignaro della mia identità e quando mi vide in compagnia degli Heartless ha pensato bene di eliminarli per “salvarmi”… solo un idiota poteva non accorgersi che non ero in pericolo.
“Yuffie ma di cosa stai parlando?” Chiese Leon.
“Ma si! Ti ricordi di quella volta che Sora tornò da noi vittorioso dicendo di aver salvato una ragazza? Una viaggiatrice di mondi dagli occhi e dai capelli castani in parte rossi, dubito che ci siano molte ragazze con questa particolarità…”
Quanto vorrei uccidere Sora in questo momento… Però, razionalmente pensando, questa umiliazione sta andando a mio favore.
“Eh eh… da allora mi sono allenata per essere autosufficiente, visto che ci tengo a viaggiare per i mondi.” Dissi sorridendo imbarazzata. “Se ripenso che allora non riuscivo nemmeno a difendermi contro degli innocui Shadows…”
“Quindi tu conosci Sora?” Mi chiese Leon.
“Diciamo che gli devo un favore enorme.” Si, nei suoi sogni forse…
“E il tuo amico? Lo hai poi ritrovato?” Mi chiese Yuffie.
Fantastico, Sora ha raccontato a loro anche del lavaggio di testa che gli rifilai.
“Lui…” Non sapevo che cosa dire, ma all’improvviso mi venne un’idea. “Lui è morto.”
I due rimasero sorpresi della mia affermazione.
“Eravamo entrambi senza il nostro mondo di provenienza, ci siamo promessi che avremmo viaggiato per i mondi per avere la forza necessaria per sconfiggere gli Heartless… una cosa da stupidi sognatori, vero?” Dissi mostrando un profondo rammarico. “Però c’eravamo persi di vista e poi ho saputo che era morto… ora che ho scoperto che questo mondo è tornato ad esistere, sono qui a mantenere la promessa, a partire dal suo mondo d’origine, so che lui lo avrebbe apprezzato ed è per questo che sono venuta qui…” Conclusi.
Guardai i loro volti e avevano abboccato in pieno, Leon mi guardava ancora freddamente ma non più sospettoso, mentre Yuffie mi guardava mortificata, pensando di avermi chiesto una cosa che non doveva chiedermi. “Mi dispiace.” Disse infatti. “Qual’era il tuo mondo di origine?” Chiese alla fine. Rimasi dubbiosa se dire un nome a caso o il vero nome del mio mondo di origine ma, non sapendo fin dove arrivava la loro conoscenza sui mondi, preferii essere sincera. Tanto solo a mio nonno, che ora è morto, mi ripresentai come Alexia, quindi non correvo pericoli.
“Antico Tempio… probabilmente ora è ritornato ad esistere come questo mondo ma…” Dissi indicando la piazza semi distrutta. “…ma ora non ho il coraggio di vederla come sia ridotta, per ora preferisco ricordarla prima di essere stata conquistata dall’oscurità.” Conclusi.
“Hai detto Antico Tempio?” Intervenne Leon sorpreso.
“Si, perché?” Chiesi perplessa.
Vidi Leon che si scambiò uno sguardo con Yuffie, anche lei sorpresa.
“Lo sai, nel nostro gruppo abbiamo accolto un ragazzo che proviene dal tuo stesso mondo.” Iniziò a dire e in quel momento il mio sangue gelò. “ Aspetta un momento.” Disse prima di voltarsi. “Hey novellino! Vieni qua un secondo!” Urlo a squarcia gola.
Mi accorsi che stava urlando ad un piccolo gruppo di quattro persone, una di loro si allontanò di corsa.
“Yuffie quante volte ti devo dire di no chiamarm…” Non appena ci raggiunse si fermò a guardarmi stupito, ed io con lui.
“Zeno?” Chiesi stupita.





















 

Angolo dell'Autrice

I'm back! Finalmente ho finito di lavorare e sono ritornata a scrivere, non avete idea della fatica che facevo anche solo a rimanere in contatto con famiglia e amici! Mi dispiace veramente tanto per questo ritardo e spero di essermi fatta perdonare con quesot lungo capitolo pieni di spunti di quello che succederà nei prossimi e di riferimenti ai precedenti, in modo da non doversi rileggere tutto da capo per capire una cavolata.
Da adesso l'attesa non sarà infinita come è successo per questo capitolo, appena mi tolgo dalle scatole un maledettissimo esame di storia, stenderò in maniera definitva il prossimo capitolo!
Bye Bye!

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Capitolo 26
*** Il documento ***


 
“Zeno?”
Non ci potevo credere: davanti ai miei occhi c’era Zeno; sapevo che ci sarebbero stati sopravvissuti della distruzione del mio mondo, ma mai avrei pensato di incontrarne qualcuno. Ora si che mi sentivo con le spalle al muro, basta una singola parola sbagliata e tutta la mia copertura sarebbe andata all’aria.
Zeno però non proferì parola, sembrava che volesse dire qualcosa ma rimase fermo ad fissarmi, confuso e sorpreso.
“Sei viva…” Fu solo capace di dire mantenendo lo sguardo fisso. “Ma che diavolo ti è successo?” Aggiunse con un filo di voce.
Nel vederlo così, dentro di me sorrisi; ricordai quando lo incontrai sotto mentite spoglie nel mio mondo: quando parlò di me era così dispiaciuto e aveva pure tentato di giustificarmi. Quello che ho davanti a me non è il classico abitante che mi teneva e mi disprezzava, ma un ragazzo che ha provato pena per me.
“Zeno va tutto bene?” Chiese Yuffie preoccupata. “La conosci, no?”
“Più o meno si” Risposi io, prima che Zeno si possa riprendere dallo shock e dire qualcosa di sbagliato. “Lui è… era il figlio del sindaco del mio villaggio, io invece ero la nipote di un guerriero che aveva guadagnato molta stima e fama nel mio mondo… Non abbiamo mai veramente parlato, ci conosciamo solo di vista.” Fin qui era anche tutto vero.
“E’ vero Zeno?” Chiese Leon
“E’ la nipote del protetore…” Disse Zeno rimanendo ancora scioccato nel vedermi.
“Aspetta un momento, è la nipote del maestro della Keyblade del tuo mondo?”
Rimasi in silenzio, secondo le mie aspettative non dovrei correre nessun pericolo di essere smascherata… da quel che mi ricordo Zeno non sa nulla sulla verità della distruzione del nostro mondo e tantomeno non sa sulla mia vera identità. Per lui sono solo “la figlia della strega” e “la nipote tenuta a bada dal protettore”.
“Quindi tu sei in grado di utilizzare la Keyblade?” Chiese Leon.
“No… mi ha insegnato le basi del combattimento corpo a corpo, quello con la spada e qualcosa sulla magia. Sinceramente prima di iniziare a viaggiare per i mondi, neache sapevo che cosa fosse la Keyblade…” Commentai atteggiandomi da finta rammaricata. “Avrei voluto sapere molte cose prima di quel giorno…”
“Leon, Yuffie… vi posso chiedere di permettermi di parlare da solo con lei?” Chiese Zeno.
Alla sua richiesta i due si scambiarono degli sguradi per poi scrutarmi dalla testa ai piedi, in particolare Leon che si vedeva lontano un miglio che non si fidava di me fino a prova contraria. Dopo qualche secondo i due annuirono e se ne andarono, ma non senza aver detto prima di rimanere dove loro potessero osservarci. Qualunque cosa accadrà credo proprio che sarà Zeno l’unico che potrebbe farmi da garante, se riesco a lavorarmelo bene, in modo da poter continuare la mia missione e studi senza troppi intoppi. Io e Zeno rimanemmo lì in silenzio, sinceramente non sapevo che cosa Zeno volesse da me.
“… Non riesco a pronunciare il tuo nome, scusami” Cominciò a dire. Mi era sembrato strano che Zeno non mi avesse ancora chiamata per nome, l’oscurità deve averlo influenzato così tanto da averglielo rimosso. Se questa non è fortuna, almeno così evito qualche incomprensione semmai Sora, quando parlò di me a Leon, venisse fuori un nome diverso da quello che ricorda Zeno.
“… Alexia, ma mi sorprende che tu te lo sia scordato… vista la mia pessima fama.” Dissi.
“Sono successe molte cose da quando sei sparita… l’oscurità mi ha cancellato qualche ricordo… e il Protettore è…”
“Morto?” Lo interruppi, non avevo la minima voglia di sentire altro su di lui. “Lo avevo immaginato, quando scoprii che il nostro mondo si era distrutto dopo molto tempo dall’inizio del mio viaggio. Conoscendo il nonno non lo avrebbe mai permesso, a costo di rimetterci la vita per proteggere quel mondo…”
“E’ quello che ha fatto, ci ha protetti fino a quando ne ha avute le forze. Non so poi che cosa gli sia successo però… Trovai la sua Keyblade abbandonata fuori da casa vostra.”
“Capisco…” Commentai rimanendo impassibile. “Scusami se non mi dimostro dispiaciuta ma…”
“Tranquilla.” M’interruppe Zeno. “Non mi sorprende che tu non provi pena per nessuno del nostro mondo, dopo quello che ti abbiamo fatto per anni.”
“Già, alla fine ho scoperto che voi mi odiavate solo perché ero la figlia della donna che era tornata pazza dal Regno dell’Oscurità. Mio nonno deve avervi influenzato con la fobia dell’oscurità e di conseguenza mi avete sempre visto come una minaccia…” Risposi impassibile.
“Vorrei dire che è acqua passata ma… il tuo aspetto…”
“Occhi e capelli in parte rossi? Lo so, ho scoperto che anche a mia madre è successa la stessa cosa, dopo essere entrata in contatto con l’oscurità. Avrei mille volte preferito la perdita della memoria, come te, magari dimenticavo qualcosa di sgradevole…”
Rimanemmo entrambi in silenzio per qualche minuto, Zeno mi dava l’aria di essere… spezzato in un certo senso. Io me lo ricordavo come un ragazzo vivace, ostinato e che non si arrendeva mai di fronte a nulla… ora è quasi irriconoscibile, l’oscurità deve averlo sconvolto a tal punto di spegnare il suo spirito. Ripensandoci un po’ assomiglia alla vecchia me stessa, quando ero capace solo di autocommiserarmi senza però avere una vera e propria volontà di vivere.
“C’è qualcos’altro che vorresti dirmi?” Chiesi ma non ottenni risposta, rimase a fissarmi pensieroso come se stesse cercando un pretesto per trattenermi.
“Allora è meglio che tu torna dai tuoi compagni.” Dissi voltandomi in procinta ad andarmene, tra l’ostilità mostrata da Leon e il comportamento di Zeno, ora come ora non riuscirei ad indagare senza dare nell’occhio. Meglio far calmare le acque e ritornare in un altro momento, tanto, semmai riprovassero a rinfrangere la barriera, posso sempre rinforzarla. “A proposito…” Un ricordo mi trattenne ad andarmene, all’improvviso mi ricordai di nuovo le parole di Zeno quando tornai nel mio mondo natio con Zexion…  “… Grazie e ti perdono, quindi la prossima volta non mostrarmi quell’espressione piena dai sensi di colpa.” Dissi voltandomi verso di lui sorridendo, per poi andarmene per davvero. Dovevo pur dire qualcosa di carino, se no Zeno non avrebbe mai smesso di guardarmi come un cane bastonato e non so come potrebbero reagire i suoi compagni…
Mi allontanai dalla piazza per poi entrare in uno dei vicoli abbandonati per poter utilizzare un corridoio oscuro per teletrasportarmi alla fortezza. Ero ancora sorpresa, a quanto pare questo mondo ha da riservarmi molte sorprese, almeno non mi annoierò. Salì nelle torri della fortezza e rimani a guardare il panorama, il sole stava tramontando. Una città avvolta dai colori del tramonto…
 
Ripara i nostri errori, riesci dove noi tre abbiamo fallito.
 
Ma che diavolo? Sentii nella mia testa tre voci che mi dissero quella frase. A quali errori si riferivano? Mi venne un forte mal di testa e la mia vista si annebbiò, mi dovetti appoggiare al muro per non cadere. Mi sentivo mancare l’aria, sentivo freddo e tremavo, rimasi lì ferma per qualche minuto in attesa di riprendermi. Perché mi è venuta questa sensazione? Non è un ricordo, non è un ricordo che possiedo, a meno che… La Darkblade…
Purtroppo non potevo comunicare con la Darkblade quando volevo, era lei a convocarmi in un certo senso, ma, nel frattempo, potevo andare a consultare i documenti sbloccati dall’MCP. Del resto lei non mi ha mai voluto rivelare tutto, per qualche motivo mi rivela le cose solo quando le conviene farlo. Dal momento che risiede nel mio cuore e assorbe la mia oscurità, sa benissimo che non mi sono ancora fidata completamente di lei, troppi misteri e troppi buchi da riempire su di me, su di lei, sulla mia natura.
Raggiunsi la sala di controllo e subito mi misi a cercare documenti inerenti alla Darkblade, alle origini di questo universo e al Kingdom Hearts. Ne trovai a centinaia, Xeanort aveva raccolto una marea di dati, ma erano quasi tutti cose già risapute o a mio parere ora inutili per quello che sto cercando. Rimasi la a lungo finché non trovai un frammento di un documento strano: parlava della figura di un custode, una sorta di guardiano della X-Blade e del Kingdom Hearts, supportato e difeso da un guerriero della luce e uno dell’oscurità. Misi le mani sulla tastiera e subito cominciai a comunicare con l’MCP.
E’ POSSIBILE RECUPERARE GLI ALTRI FRAMMENTI DI QUESTO DOCUMENTO? Chiesi senza troppe cerimonie, è pur sempre un programma e quindi mi sembrava insensato rivolgermi con troppi giri di parole.
NEGATIVO. Ottenni all’inizio come risposta sullo schermo. E' STATA UNA RICHIESTA DEL MIO CREATIVO, CIO’ CHE TROVI E’ QUEL CHE NE RIMANE NELLA MIA SCHEDA MADRE.
“Maledizione!” Dissi arrabbiata. Quel maledetto mi aveva preceduta, comincio a stufarmi di essere sempre quella all’oscuro dei fatti significativi su di me… E non intendo aspettare che la Darkblade si decida a confessarmi ogni cosa, tanto lo so che non lo farebbe. Pensai attentamente su come agire, e all’improvviso mi venne un dubbio.
HAI DETTO CHE QUESTI DATI SONO QUELLI RIMASTI A TE, COME SI E’ SBARAZZATO DEL DOCUMENTO ORIGINALE? Una parte di me, una parte istintiva mi diceva di fare quella domanda. Forse è per via dell’eredità che mi ha lasciato Zexion, io in teoria non dovrei nemmeno essere capace di avere tutta questa dimestichezza con la tecnologia, dopotutto ero cresciuta in un villaggio poco sviluppato tecnologicamente parlando.
TRON. Rispose semplicemente. QUEL PROGRAMMA ERA NATO COME PROGRAMMA DEBUGER, QUINDI AFFIDAI A LUI IL COMPITO DI ELIMINARE IL DOCUMENTO. DOPO QUESTO ORDINE IL PROGRAMMA SI RIBELLO’ AL SISTEMA ED E’ RICERCATO DA ALLORA.
Questo si che era interessante, anche se il documento poteva essere distrutto, potevo recuperare da questo programma il contenuto. Da come mi ha parlato l’MCP, il documento aveva dei dati così sensibili a spingere il programma a ribellarsi, quindi sono sicura che il programma si ricorda alla perfezione il contenuto.
NON AVETE ANCORA TROVATO NESSUNA TRACCIA SULLA SUA POSIZIONE? Chiesi.
NEGATIVO. IL GENERALE SARK PERSE LE SUE TRACCE MOLTI CICLI FA. Ragionai su quello che mi scrisse, il programma è ancora all’interno del computer e ma a quanto pare sa far perdere le proprie tracce…
MCP. TRON ODIA I CREATIVI? Forse avevo un piano, per essere più precisa fu il mio istinto a farmelo venire basandosi sulle conoscenze di Zexion nella mia testa, ma dovevo prima avere conferma di una cosa. Continua a sorprendermi questa influenza.
NEGATIVO. Perfetto… Pensai leggendo la risposta sullo schermo, il mio piano poteva funzionare. Cominciai subito a cercare il programma di avvio del laser, in modo da essere teletrasportata all’interno del computer, ma l’MCP mi anticipò.
DESIDERI FARE LA RICHIESTA DOWLOAD? Mi chiese.
Risposi semplicemente con un SI e subito dopo si aprii una finestra con le stesse parole che vidi quando venni teletrasportata l’altra volta, subito dopo sentii il calore del laser e l’effetto del download. Quando riaprii gli occhi mi ritrovai faccia a faccia con l’MCP, ma non vedevo da nessuna parte Sark.
“So come stanare Tron” Dissi prima che potesse chiedermi qualcosa l’MCP. Il programma mi guardò in silenzio, dandomi una sorta di permesso per poter continuare a parlare. “Fai girare la voce che state dando la caccia ad una creativa che è in possesso di un frammento del documento sulla quale avevamo discusso prima.”
“Il documento SIH-20341? A che scopo?” Mi chiese dubbioso.
“Hai detto che Tron è cambiato dopo aver ricevuto l’ordine di eliminare quel documento, se venisse a sapere che c’è in giro un frammento potrebbe uscire allo scoperto, ma per fare colpo sicuro meglio aggiungere che questo sia nelle mani di un creativo che vorresti uccidere. In questo modo sono quasi certa che verrebbe in mio soccorso, e posso catturarlo per voi ottenendo magari anche qualche dato in più su quel documento.”
“Permesso accordato” Disse semplicemente, per poi far apparire un piccolo dischetto alla mia destra. Lo presi e lo guardai incuriosita, ma capii subito che si trattava del frammento del documento.
“Bene, ora dai l’allarme e mobilita dei programmi per darmi la caccia.” Dissi in procinta ad andarmene.
“Hai veramente i requisisti necessari.” Aggiunse l’MCP, nell’udire la sua frase decisi di rimanere dov’ero e inarcai il sopraciglio dubbiosa. “Non hai alcun senso di fedeltà, sei tendente al tradimento, hai abbastanza carisma da poter ingannare il prossimo.” Aggiunse.
“Anche se fosse? In questo momento le mie capacità ti sono utili, no?”
“Corretto.” Mi rispose.
“Visto che mi hai analizzata per bene, saprai benissimo anche che io non attacco se non ho un valido motivo, quindi finita questa missione continuerò ad agire come pattuito… finché non farai mosse strane.” Dissi prima d’incamminarmi ad andarmene.
“E’ proprio per questo che disprezzo i creativi, potete essere in grado di essere più distruttivi del peggiore virus esistente in questo mondo.”
 
 

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Capitolo 27
*** Tron ***


 
L’MCP non perse tempo, non appena uscii dalla stanza subito mi ritrovai circondata da quelli che sembravano Heartless trasformati in programmi. Erano pronti ad attaccarmi ma rimanevano immobili, in un certo senso confusi; probabilmente era dovuto al fatto che avevano ricevuto l’ordine di eliminarmi, ma la loro parte non condizionata dai circuiti cibernetici mi riconosceva come una loro simile e questo creava loro confusione. Da questo potevo dedurre che l’MCP non era informato sulla mia vera natura, altrimenti non avrebbe commesso un errore così grossolano. Effettivamente, ripensandoci, man mano prendo che sempre più confidenza con i miei poteri e la mia oscurità, riconosco sempre di più gli Heartless come miei simili. Ricordo ancora quando io stessa evocavo gli Heartless, per potermi allenare, finivo per eliminarli assieme ai Nessuno, ora invece li vedo come quel che rimane di quando erano persone e non me la sento più di eliminarli. Come l’oscurità ha cambiato loro, l’oscurità, o per meglio dire la Darkblade, ha cambiato me.
Cercai di creare un’intesa e subito abbandonarono la posizione di attacco e mi si avvicinarono ancora più confusi. Bastava solo sguardo per poter comunicare con loro, non avevo bisogno di altro. Alcuni Heartless si allontanarono, in modo da poter osservare ciò che mi stava intorno in modo da avvertirmi di qualche possibile anomalia, mentre gli altri mi lasciarono passare e cominciarono ad inseguirmi, in un secondo momento, fingendo di darmi la caccia.
Li seminai praticamente subito e cominciai a muovermi cautamente. Vagai per parecchio tempo finchè non avvertii un’anomalia tra gli Heartless: si erano agitati.
Fu così che lo vidi: un programma con le fattezze umanoidi simili a Sark, con l’enorme differenza che la corporatura era diversa e il colore principale era il blu e non l’arancione. Si stava difendendo dagli Heartless come meglio poteva.
Non mi andava a genio l’idea di eliminare gli Heartless per guadagnare la sua fiducia, anche perché poteva sapere dell’esistenza della Darkblade e del suo aspetto, quindi optai per attirare la sua attenzione e creargli una via di fuga, per poi ordinare agli Heartless di perdere le nostre tracce.
“Stop!” Urlai e tutti gli Heartless rimasero immobili. Il programma vedendomi arrivare in suo soccorso, subito mi guardò sorpreso.
“Senti, vuoi rimanere lì ancora per molto o ce ne possiamo anche andare? Non so per quanto tempo ancora rimarranno fermi.” Imprecai. Il programma annuì e m’indicò una via di fuga.
“Seguimi, ci porteranno in una zona che nemmeno loro ci potranno raggiungere.” Mi disse.
Fu così che svanimmo tra i corridoi della zona e, con mia sorpresa, il programma aprì un varco invisibile toccando il punto specifico di una parete mostrandomi una stanza nascosta. Non appena si chiuse mi guardai intorno, ma era letteralmente vuota fatta ad eccezione di una sorta di computer grande quanto la parete della stanza.
“Devo ammettere che sono rimasto sorpreso.” Commentò. “Non pensavo che il creativo che avevo intenzione di soccorrere sarebbe venuto in mio aiuto.”
“Gli Heartless ti stavano attaccando, e in questo caso è meglio farsi amici i nemici dei tuoi nemici. Alla fine mi hai salvata anche tu, mi sono buttata nella mischia ma non avevo la minima idea di come seminarli. Quindi siamo pari.” Cominciai a dire sospettosa. “Però c’è una cosa che non capisco: hai detto che volevi soccorrermi, perché mai un programma dovrebbe farlo? Sinceramente: sei il primo programma amichevole che incontro.”
“E’ più che logico che tu non ti fidi di me, Alexia.” Mi rispose.
“Come fai a sapere il mio nome?”
“E’ stato inviato un ordine di cattura su di te, e ci sono tutte le informazioni che l’MCP ha rilasciato per riconoscerti; essendo un programma di sicurezza, le ho intercettate e sono uscito per cercarti prima che ti trovassero loro.”
“In tutto questo non mi hai ancora detto come ti chiami e perché mai dovresti salvarmi.” Commentai.
“Non mi ricordavo che voi creativi poteste essere così diffidenti…” Pensò il programma ad alta voce.
“Sono pur sempre intrappolata in un ambiente ostile.” Risposi.
“Il mio nome comunque è Tron e, come te, anche io sono ricercato dall’MCP per possessione illecita di un documento e per insubordinazione.”
“Intendi che sono ricercata per questo?” Chiesi mostrandogli il dischetto. Tron si avvicinò e lo osservò per qualche secondo, sorpreso che avessi una cosa del genere con me.
“Si, e dovresti andartene. Altrimenti verresti eliminata dall’MCP. Anche se sei una creativa, non voglio che quei dati finiscano in mani sbagliate. Spero che tu possa capire.” Mi rispose. Sospirai nel sentire la sua risposta. Era del tutto logico: anche se mi ha salvata non vuol dire che possa fidarsi completamente di me. Devo inventarmi qualcosa per guadagnarmi la sua fiducia, oppure… “ Per questo spero che tu possa accettare il compito di prendere in custodia i dati in mio possesso.” Sentii dire, e rimasi talmente sorpresa che mi ammutolii. Non aveva alcun senso quello che stava dicendo, voleva affidare ad una perfetta sconosciuta dei dati che lo avevano reso un traditore… Era un’azione talmente… umana che non dovrebbe essere nemmeno contemplata da un programma, che agisce sotto la logica e la ragione.
Rimasi in silenzio per qualche secondo, e lo fissai. Cominciavo a capire perché l’MCP lo voleva arrestare, ha una sorta di indole umanizzata. Lo dovevo capire subito da come mi si era presentato, dai suoi movimenti e dalle sue espressioni facciali. Né l’MCP  e né Sark avevano anche solo mostrato un briciolo di espressione facciale, mentre questo programma ha un espressione rasserenata.
“Strano…” Commentai, e Tron mi fissò senza rispondere. “E’ strano che ti fidi così tanto di una perfetta sconosciuta, non è che stai tramando qualcosa?” Chiesi sospettosa, da quello che avevo capito i programmi non dovrebbero mentire ma… visto che Tron si comporta fuori dagli schemi non si sa mai, quindi è meglio che lo osservi meglio.
“So abbastanza di te da essere certo che il documento sarebbe in buone mani; sei la figlia di Satella, e questo mi basta per potermi fidare.” Mi rispose.
“Ma come…” M’interruppi, era una domanda sciocca. Tron deve aver avuto questa informazione nel mandato di cattura dell’MCP, dovevo riconoscerlo: è stato un colpo da maestro da parte di quel programma, perché così ho avuto subito la fiducia di Tron senza il minimo sforzo, nemmeno io ci avevo pensato… “Ho capito.” Risposi sorridendo. “Quindi ora è di vitale importanza che riesca uscire di qui sana e salva.”
“Esatto”
“Con l’MCP che ci da la caccia però sarà dura…” Iniziai a dire pensando. “Non sarebbe il caso di eliminarlo prima, avrà come minimo il controllo del laser visto che è stato lui a trascinarmi qui.”
“Non necessariamente.” Iniziò a dire Tron. “Basterebbe trovare un terminale per permettermi di attivare la procedura per farti fuggire ma…”
“Ma c’è un problema vero?”
“Ci sono in giro troppi Heartless, inoltre c’è la probabilità che il terminale possa essere stato disattivato.”
Rimasi in silenzio per qualche secondo. Il mio obiettivo è quello di prendere da Tron il documento e poi consegnarlo all’MCP, starò al gioco finché non avrò quel documento o almeno finché non saprò dove andarlo a recuperare. Per il problema Heartless, non vedo problemi… anzi potrei usarli per quando dovrò catturare Tron, ma devo prima creare una situazione sicura in modo che lui creda veramente che possiamo raggiungere il terminale senza pericolo.
“Vale la pena tentare, no? Dubito che potremo nasconderci per sempre…” Risposi. “Dovremmo almeno assicurarci di sapere se il terminale è attivo o no, così sappiamo come agire.”
Tron fu d’accordo con me e ci focalizzammo su come raggiungere il terminale, facendo apparire una mappa digitale attraverso quello che dovrebbe essere il suo disco di memoria. M’indicò tutte le possibili vie per poter raggiungere la Sala delle Comunicazioni alla Torre di Controllo, ma inutile dire che Sark si era ben preparato di mettere le adeguate linee difensive secondo le conoscenze di Tron.
Decidemmo la via apparentemente più pericolosa ma allo stesso tempo quella meno probabile che avremmo potuto intraprendere secondo i nostri… anzi i suoi nemici. Per me andava bene, più Heartless c’erano e meno avrebbe dato nell’occhio uno che avrei mandato da Sark per informarlo sulla posizione.
“Quasi dimenticavo…” Disse finito il discorso. “Ti devo dare il documento, se le cose non andassero bene voglio almeno che tu sia in grado di metterti al sicuro.” Concluse facendo materializzare dal suo disco di memoria un disco.
“Non parlare così, andrà tutto secondo i piani…” Risposi prendendolo e mettendolo in tasca. Almeno secondo i miei… Con questo ho tutto quello di cui avevo bisogno.
Aspettammo ancora qualche minuto prima di uscire e lo utilizzammo per controllare i nostri inventari in modo da avere le pozioni a portata di mano. Non appena uscimmo seguii diligentemente le indicazioni di Tron utilizzando strade praticamente deserte, secondo la logica di Tron era meglio non farci trovare dagli Heartless perché equivaleva far sapere la nostra posizione all’MCP. Sfortunatamente per lui, con un gesto veloce delle dita, evocai un Heartless non troppo vicino a noi con l’intento di spedirlo a dare a Sark il luogo dove ci saremo diretti.
E’ tutto fin troppo facile, sta andando tutto secondo i miei piani… anzi secondo i piani di Xemnas visto che è stato lui a prepararmi le condizioni necessarie affinché tutto andasse così liscio. Però ancora mi sfugge perché lui avesse deciso di fare una simile messinscena, perché farmi dare la caccia a questo programma per recuperare un documento che lui stesso aveva chiesto all’MCP di eliminare? Più vado avanti e più le sue azioni diventano ambigue.
“Siamo stati fortunati, per fortuna non abbiamo avuto problemi.” Disse Tron mentre stavamo entrando in quella che dovrebbe essere la Sala delle Comunicazioni. Non feci nemmeno in tempo nel guardarmi intorno che subito avvertii dietro di me un alto numero di Heartless.
Non perde tempo… Notai che Tron non se ne accorse e, giusto per mio capriccio personale, eseguì un incantesimo Stop. Gli Heartless ci circondarono e mi gustai l’espressione spaesata di Tron, quando finì l’effetto del mio incantesimo.
“Dopo tutti questi cicli, finalmente riesco a metterti in arresto Tron.” Disse Sark avvicinandosi a noi, facendosi liberare la strada dagli Heartless. Guardai Tron, che non rispose ma capii dalla sua espressione che cercava disperatamente una via di fuga, vederlo così confuso e inutilmente determinato mi fece scappare un sorriso.
“E’ tutto tuo, con questo ho tenuto fede alla mia parte degli accordi.” Dissi a Sark. Non ho saputo resistere: volevo vedere la faccia di Tron non appena avesse realizzato la verità.
“Ma come…” Fu solo capace di dire.
“Grazie per il documento.” Gli dissi sadicamente. Non mi dovevo nemmeno a sprecare nel dire altro, tanto ora aveva capito tutto e glielo leggevo in faccia, o forse è perché se no avrei rischiato di divertirmi forse un po’ troppo? Del resto poco importa, non mi curai di quelle poche parole che mi disse Tron e lo osservai mentre veniva portato via dagli Heartless.
“Ho l’ordine di portarti dall’MCP” Disse alla fine Sark rompendo il silenzio, e io lo seguì senza dire nulla. Non appena ebbi di nuovo davanti notai che, nella sua impassibilità, aveva una leggera espressione soddisfatta.
“Finalmente la mia richiesta è stata accolta.” Iniziò a dire. “Dopo innumerevoli cicli sono riuscito a sistemare ogni forma di resistenza, però mi rimane una cosa da fare.” Udendo ciò notai che un numeroso gruppo di Heartless si materializzò circondandomi. “Devo eliminare ogni probabilità di una futura resistenza da parte tua.”
Nell’udire le sue parole scoppiai a ridere, oggi mi stavo decisamente divertendo troppo. Non pensavo che i programmi potessero essere così stupidi e ingenui, o per lo meno non pensavo che lo fosse così tanto anche l’MCP, forse era dovuto al fatto che nella loro intelligenza artificiale manca la componente umana.
Vidi gli Hearless avvicinarsi ma, non appena smisi di ridere e li guardai, si fermarono e cominciarono a mostrarsi minacciosi verso Sark e l’MCP. I due guardarono la cosa in maniera del tutto spaesata e ancora una volta stavo per scoppiare di nuovo a ridere, ma cercai di contenermi.
“E’ incredibile che Xemnas avesse previsto tutto questo…” Incominciai a dire. “Vorrei metterti al corrente di una cosa: io e gli Heartless siamo come fratelli, figli di una stessa madre nota come l’Oscurità. Non ti ubbidiranno mai se ordini a loro di farmi del male perché mi riconoscono come una loro simile, anche se sono umana.”
Entrambi i programmi non dissero nulla, fecero solo la stessa espressione spaesata di Tron… a quanto pare è tipico dei programmi comportarsi così quando i piani non vanno come avevano previsto.
“L’unica cosa che voglio è avere accesso al database, vieni a meno alla tua parte dei patti e non esiterò a trovare un modo per spedire un esercito di Hearless ad uccidervi entrambi. E’ l’unico modo per annullare la probabilità che io mi possa ribellare.”
“Accordato.” Disse prima di rispedirmi nel mio mondo. Quando riaprii gli occhi mi riposizionai verso il computer per controllare se davvero l’MCP non mi avesse tirato qualche brutto tiro, ma a quanto pare il mio messaggio è stato ben recepito.
L’occhio cadde sulla data e sull’orario: non mi ero nemmeno resa conto che erano passati due giorni dalla mia priva visita all’interno del computer e, a quanto pare, stava finendo anche questa giornata. Presi dalle mie tasche il disco con all’interno il documento, ma il mio fisico stava per crollare e quindi mi limitai solo a metterlo nel computer e dargli solo una prima occhiata, per poi studiarmelo dopo essermi risposata… O almeno questa era la mia intenzione: non appena inserii il disco e aprii il file rimasi a dir poco traumatizzata dal contenuto.
 
Provo pena per chiunque che leggerà questa lettera, ma la verità dei fatti deve essere in qualche modo documentata da qualche parte. E’ giusto che si renda giustizia almeno nel credo che la mia defunta sorella ha dato la vita.
A te che stai leggendo questa lettera, avrei un favore da chiederti:
Tramanda e ricorda questi nomi. Io ho fatto il possibile, attraverso il mio potere, a trasferire e tramandare la loro storia, ma se ciò non bastasse, custodisci il peso dei segreti che sto per rivelare fin a quando non li condividerai quando troverai la mia discendenza, ti prego.
C’è stato un tempo dove un individuo capace di usare la magia veniva fatto dono della magia delle origini, e nella mia generazione ciò toccò a mia sorella minore, Alisys Faust. Come tutti i maghi guardiani, Alisys nominò due custodi prendendo le dovute precauzioni: Waylan Pendragon per la luce e Malin Darkain per l’oscurità. Mia sorella però notò subito che i poteri erano troppo per i due giovani guerrieri e allora creò due lame, sfruttando due frammenti della X-Blade, per forgiare la Keyblade, dove venne inserita la luce, e la Darkblade, dove venne inserita l’oscurità, per poi farne dono ai due guerrieri affinchè potessero avere un maggior controllo.
Non voglio infangare il nome di nessuno perché nemmeno io conosco la verità fino in fondo, ma col tempo nacque una rivalità tra i due guerrieri, che si trasformò ben presto in una guerra, e, a pagarne le conseguenze, fu mia sorella con la vita e si portò nella tomba ogni possibilità di ritrovare il Kingdom Hearts e alla divisione della X-Blade in 13 parti corrosi dall’oscurità e 7 parti corrosi dalla luce.
Ciò portò fine alla guerra ma anche al nostro universo, che venne inghiottito dall’oscurità e solo la luce racchiusa nel cuore dei bambini salvò delle terre in qualche modo.
Per il dolore, il guerriero di luce decise di porre fine alla sua vita lasciando il compito ai suoi seguaci, sopravvissuti nella guerra, di tramandare il potere della Keyblade affinché continuassero a proteggere la luce e quel che ne rimane delle nostre terre. Il guerriero dell’oscurità, invece, divenne definitivamente l’elsa di un’arma forgiata dall’oscurità nata dalla rabbia, distruzione, e la disperazione di tutti quelli che perirono durante la guerra e durante la distruzione del vecchio universo.

 
In quel momento mi dovetti fermare a leggere, era decisamente troppo quello che stavo vedendo. Alysis Faust… il nome della guardiana della X-Blade. Mi venne un terribile mal di testa leggendo questo, lo stesso mal di testa che avevo provato in precedenza. Che diavolo mi sta succedendo? Fu in quel momento che persi i sensi e tutto ciò che riuscii a percepire era solo di nuovo quella frase nella mia testa.
 
Ripara i nostri errori, riesci dove noi tre abbiamo fallito.










 

Angolo dell'autrice:

Lo so: sono in ritardo secondo i miei standard di pubblicazione e vi chiedo umilmente scusa. Però ho avuto decisamente con un sacco di problemi e non ci stavo veramente con la testa nel scrivere un capitolo come si deve, in particolare perchè, come molti avranno intuito, Alexia è una sorta di mio alter ego e se avessi scritto in determinati momenti avrei di sicuro tradito completamente la traccia psicologica che ho messo in tutti questi capitoli. Ho preferito aspettare affinchè ritornassi di nuovo "lucida" nel scrivere mantenendo il profilo mediamente alto (perchè comunque, per quanto possa essere carina la storia, non sono esattamente un genio della lingua italiana e mi sfuggono sempre un sacco di errori nonostante i miei controlli) piuttosto che... lasciarmi trasportare dalle emozioni.
Chiedo di nuovo scusa e spero di non aver tradito le aspettative di nessuno e nemmeno essere andata contro il profilo che ho tracciato nella storia in venti e passa capitoli.
E dopo questa premessa, nel prossimo capitolo continueremo a leggere il documento e veramente scopriremo dei fatti veramente interessanti, alcuni li ho già iniziati qui per farveli intuire per aumentare la curiosità. Una cosa però è certa: le coincidenze cominciano ad essere veramente troppe per essere tali, sta poi a voi a decidere se veramente ci sia qualcuno, se non Xeanort, ad aver architettato il tutto fino a questi livelli.
Detto questo: ci vediamo (si spera) presto al prossimo capitolo!
 

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Capitolo 28
*** La verità, forse. ***


 
Questo universo deve essere distrutto e ricreato.
Sarò il bene mascherato da male,
Sarò sia l’arma distruttrice e lo scudo protettore.
Giuro che salverò questo universo,
A costo di perdere tutto,
Compresa la mia stessa umanità.
 
I am the bone of my sword.
 
Quando riaprii gli occhi mi ritrovai ancora una volta all’interno del mio cuore. Le testa mi faceva ancora un gran male e avvertivo una moltitudine di voci che sussurravano, senza però capire cosa stessero dicendo.
“Basta!” Sentii urlare dalla Darkblade, e subito calò il silenzio. Non appena la guardai rimasi a dir poco sconvolta: la riconoscevo come la Darkblade, ma non aveva più il mio aspetto. Aveva l’aspetto di una giovane donna molto alta e snella, e talmente chiara di carnagione da sembrare un fantasma. Ogni cosa di lei era di colore neutrale, niente né di troppo luminoso e nemmeno di troppo scuro, compreso il suo vestito… fatta ad eccezione dei suoi occhi e dei suoi capelli: erano di color cremisi.
Guardava un punto indefinito in alto, come se stesse osservando una cosa che solo lei poteva vedere, ero sul punto di chiamarla ma, non appena mi avvicinai, subito al suo fianco comparvero altre due figure maschili, poco definite, che la osservavano. Alla sua sinistra c’era un giovane uomo biondo, in una tenuta da combattimento che non avevo mai visto prima, mentre alla sua destra c’era un giovane uomo dai capelli corvini mossi, legati con un elastico creando un piccolo codino, e vestito con un abbigliamento così scuro da potersi quasi mimetizzare con l’ambiente circostante, se non fosse per la pavimentazione luminosa.
“Ora mi ricordo tutto” Sentii dire alle mie spalle. Mi voltai e ritrovai faccia a faccia con la stessa giovane donna di prima, con la differenza che il suo abbigliamento simile al mio, ovvero aveva addosso un soprabito tipo quello dell’Organizzazione.
“Darkblade?” Mi limitai solo a chiedere.
“Eh già.” Iniziò a dire guardandomi, facendo l’occhiolino. “E’ bello riavere il mio aspetto originario. Senza offesa sorella, ma sono molto più carina così.”
“Si, sei decisamente tu.” Dissi sospirando con tono quasi esasperato. “Hai intenzione di dirmi tutto o ci devo arrivare da sola anche questa volta?”
“Sei abbastanza intelligente per arrivarci da sola, non credi?.” Si limitò a dire, guardando con malinconia le tre figure che pian piano stavano svanendo.
“Quindi sei Alisys Faust… e per di più anche una mia antenata. Perché sembra che non sia solo una semplice coincidenza?” Commentai.
“Forse era destino che fosse una discendente di mio fratello a sistemare… il pasticcio che avevo provocato.” Disse con rammarico. “Ora so dove voleva arrivare Xeanort, dovevo capirlo che puntava a questo risultato fin dall’inizio.” La guardai con fare interrogatorio e lei, notandolo, continuò a parlare.
 “Quando tu mi liberasti dal sigillo, sei stata in coma per diversi giorni e sono subentrata io. Era tutto previsto, mi aveva fatto delle domande su cose che allora non capivo… voleva vedere se semplicemente ricordavo. Tu hai fatto il tuo patto con Xemnas nel giorno 0, io con lui avevo anche l’accordo che se ti avessi aiutata e sostenuta a dovere, avrei trovato le risposte sulle incognite del passato che non ricordavo.”
“Quindi mi stai dicendo che alla fine sono stata usata anche da te, dovrei averci fatto l’abitudine in teoria...”
“E dai! Dubito che al mio posto avresti agito diversamente, Malin si rifiutò in alcun modo di parlare di quello che è successo prima e durante la guerra. Per migliaia di anni sono stata nel regno oscuro a farmi mille domande, volevo sapere la verità su di me… anche per capire come mai avessi questo sdoppiamento del mio carattere…”
“La tua vera personalità e quella condizionata dall’oscurità, questa cosa l’hai trasmessa anche a me.” La interruppi.
“Questo è vero.” Mi disse con un malinconico sorriso. “Ma hai un cuore di pura oscurità, e questo ha reso la tua psiche… più stabile; ti ricordo che all’inizio riuscivo a prendere totale sopravvento su di te, ricordati cos’è successo con Aster, ma ora riesco solo giusto giusto a comunicare con il tuo subconscio.”
“Questo spiegherebbe tutto e, a proposito di mio nonno, mi sono sempre chiesta come mai tu avessi assunto quell’atteggiamento quando hai posseduto mia madre.”
La Darkblade rimase per qualche istante in silenzio, assumendo un espressione cupa non appena sentì il nome di mia madre. “Credo che non mi scorderò mai l’oscurità racchiusa nel cuore di Satella… era tale da sembrare infinitamente maligna, nemmeno io ne sono uscita incolume.” Iniziò a dire. “Anche se questo sia il caso di dire: tale madre, tale figlia. E’ da lei che hai preso l’enorme capacità di accidia, disperazione e odio... Ma almeno tu sei riuscita a farne buon uso, mentre tua madre… beh lo hai visto.”
Rimasi ad ascoltarla impassibile, rievocando il ricordo del nonno che vidi al Castello dell’Oblio: una donna instabile, spaventata ma… cercava in tutti i modi di lottare per sopravvivere all’oscurità che l’aveva posseduta. Ha ragione: mia madre non è stata in grado di domare la sua stessa oscurità, era emotivamente fragile. Più vado avanti e più comprendo che l’oscurità è molto più contagiosa di quel che alcuni pensavano, perché ne hanno paura; però in molti non hanno capito che è la loro stessa paura a generare oscurità, e si rischiano conseguenze irreparabili. Io l’ho accettata, l’oscurità è parte di me, anzi io sono l’oscurità stessa.
“Questa situazione però…” Cominciai a dire. “… sta veramente cominciando ad essere irritante.” Dopotutto era da tempo che avevo realizzato che tutto quello che mi è successo fino ad oggi era un disegno ben strutturato di qualcuno, ma sapere che era una cosa congegnata fin dai tempi della Guerra dei Keyblade… Mi faceva sentire più manipolata di quanto pensassi, e la cosa frustante è che, nonostante la mia volontà, sembra che stia agendo esattamente come era stato previsto.
La Darkblade, anzi Alisys, nel sentire la mia affermazione si mise a ridere. “In effetti non hai tutti i torti, Kingdom Hearts ha un modo molto singolare per far girare il nostro universo.”
“Kingdom Hearts?” Chiesi confusa. “Che cosa c’entra?”
“C’entra tutto invece, o pensavi veramente che fosse solo una fonte infinita di conoscenza e potere?”
“Non capisco dove vuoi arrivare…” Dissi confusa.
“Non ti biasimo, solo chi veniva scelto come Guardiano può entrarci direttamente in contatto, scoprire la sua vera essenza e capirci veramente qualcosa… sai quante assurde teorie ho sentito da altre persone a riguardo?” E dopo la sua ultima battuta, la sua espressione si fece seria e iniziò a parlare. “E’ difficile da spiegare ma… credo che sia più corretto definire il Kingdom Hearts come una sorta di entità onniscente, ma non onnipotente.”
“Nel senso che ha una sua volontà?”
“Più o meno, ma non posso scendere nei dettagli, i segreti che sto custodendo sono troppo per te, non è ancora arrivato il momento.”
“L’avevo detto io che questa situazione è irritante… Ma ci sarà mai una volta che mi verrà spiegato TUTTO senza omissioni, segreti o stratagemmi? Neanche insisto perché so che sprecherei solo fiato.” Sbraitai esasperata.
“Ora che ho ricordato tutto, so perché Malin non mi aveva mai voluto dire nulla ed aveva ragione...” Disse con un sorriso malinconico. “Però sai già che cosa fare se vuoi scoprire il resto, no?” Aggiunse sogghignando, guardandomi negli occhi.
“Ma ti diverte così tanto?”
“Abbastanza, è un vantaggio nell’aver vissuto per migliaia di anni.”
“Quindi lo ammetti di essere vecchia.” Dissi come piccola vendetta.
“Ma… hey!”
“Me l’hai servita su un piatto d’argento.”
Alisys voleva dirmi qualcosa per protestare, ma si bloccò e mi guardò con uno sguardo amorevole. “Hai vinto sorella, ma solo per questa volta.”
“Dammi tregua, dopotutto credo che per oggi ho inglobato troppe informazioni, e il peggio è che la giornata è appena iniziata.” Dissi esasperata.
“I pazzi sognatori non conoscono tregua… o almeno era quello che diceva Malin…” Disse con un tono malinconico. “Spero che sia in pace, dopotutto ha esaurito la sua forza vitale prima del dovuto per colpa del peso oscuro che gli avevo affidato, anche Waylan…”
“Ho come la sensazione che le donne della nostra famiglia siano tutte soggette dalla Sindrome della perdita delle persone amate, non è possibile che ti ci metta pure tu!” Esclamai interrompendola, avevo capito tutto anche solo sentendo la metà del suo triste mea culpa: si sente in colpa per la guerra, per Malin, per la sua discendenza e anche per me in particolare.
Alisys rimase senza parole nella mia esclamazione, per poi scoppiare in una risata che riecheggiò in tutto l’ambiente. “Almeno hai recuperato un po’ di sarcasmo!” Esclamò.
Non appena riaprii gli occhi mi ritrovai con la faccia sulla tastiera del computer. Mi sentivo malissimo fisicamente parlando e ancora una volta mi rendo conto di come mi sono presa poco cura di me stessa da quando sono qui, mi sentivo debole e la testa ancora mi girava, ma riuscii a raccogliere lo stesso le forze per alzare il mio busto e rimettermi seduta composta sulla sedia e, posando il mio sguardo sul documento proiettato dallo schermo del computer, ritornai a leggere da dove mi ero interrotta.
 
Questa lettera è stata scritta in occasione della morte di Malin che, in punto di morte, mi ha rivelato le ultime volontà di mia sorella. Userò il potere che ho ottenuto per trasmettere ai miei figli i ricordi dell’esistenza di mia sorella, dopodiché sarò costretto ad abbandonarli per custodire il cristallo della magia delle origini. Mia sorella prima di morire ha predetto che una dei miei discendenti è destinato a riparare agli errori da lei commessi, forse sei tu il discendente o forse sei solo chi passerà il messaggio… Ma la Magia delle Origini deve ritornare nelle mani del suo legittimo proprietario, altrimenti senza di essa sarà impossibile rievocare l’autentico Kingdom Hearts.
 
Nella speranza che questa lettera non finisca nelle mani sbagliate.
 
Rimasi per qualche momento ad analizzare quello che avevo letto, dopotutto le informazioni che avevo raccolto erano essenziali per il mio scopo se corrispondevano alla verità. Avevo bisogno prima di tutto fare ricerche, scoprire qualcosa di più su questa “Magia delle Origini”, da lì avrei potuto verificare se la lettera fosse autentica o l’ennesima macchinazione di Xemnas… O della Darkblade, ovvero Alisys, stessa. A questo punto fatico anche a credere cecamente in lei, anche se ormai è parte integrante di me e quindi ogni suo pensiero e desiderio li avevo fatti miei nell’istante in cui ho sciolto il sigillo.
Mi venne in mente Zeno, dopotutto per un periodo è stato allievo di mio nonno, e forse sa qualcosa… sempre se l’influenza oscura non abbia intaccato anche quei ricordi. Però era un buon punto d’inizio, nel migliore dei casi avrei raccolto informazioni utili e nel peggiore dei casi sarei dovuta ritornare nel mio mondo di origine e cercare di trovare qualcosa tra le rovine di casa mia o cercare il famoso tempio nelle montagne.
L’unica cosa che mi lascia irrequieta era: quali erano le vere intenzioni di Xemnas? Conoscendolo avrebbe potuto benissimo fare da solo e mettere subito al corrente Alisys, quando i due si sono parlati… Eppure ha deciso di tacere e di lasciarmi scoprire tutto da sola, anzi prima ha persino voluto che fossi pronta nel farlo…
Forse non poteva… Pensai subito. Ma allora perché perdere tutto questo tempo con me invece di arrivare subito al sodo dopo aver sciolto il sigillo? Ci deve essere qualcos’altro sotto… Il problema però è che ora non potrei far altro se non fare il suo gioco, perché non avevo altre vie o strade da analizzare; non ho visto ancora tutti i documenti custoditi nel castello ma, a parte questo, erano tutti inutili.
Decisi per ora di mettere da parte questi pensieri per il momento, non avendo il lusso di perdermi troppo in ipotetici complotti o macchinazioni, ho un obiettivo e devo assolutamente arrivare nelle condizioni di sapere da Alisys tutta la verità, a costo di vederlo con i miei poteri… solo che già non sono allenata per sopportare il peso di prendere in un colpo ricordi di una persona che ha vissuto per più di 70 anni, altrimenti non sarei stata così male quando presi i ricordi di mio nonno, figuriamoci con una memoria millenaria…
Sentii il mio stomaco brontolare, per quanto sia resistente rimanevo ancora un essere umano e sospirai. Forse era veramente il caso che esca dal castello e prendere un po’ di aria, la vita da carcerata nel Castello che Non Esiste mi aveva condizionata più del dovuto… mi comportavo quasi peggio di Vexen e Zexion, quando si rinchiudevano per fare studi o esperimenti.
In un certo senso mi sono fatta condizionare da loro…
Controllai il mio vestiario, ero in borghese, e poi creai un corridoio oscuro per andare in città. Non appena sbucai da uno dei vicoli, mi avviai nelle strade principali, avevo bisogno di prendere sia dei vestiti di ricambio, qualcosa da mangiare e fare rifornimento di oggetti utili al combattimento; mangiare a parte , volendo potevo utilizzare la magia, grazie anche ai ricordi di Zexion scoprii nuovi modi per sfruttare l’oscurità, ma era meglio equipaggiarmi come qualunque altro guerriero. Trovai per primo una piccola armeria, dove presi qualche coltello da lancio, delle pozioni, etere e una katana non particolarmente lunga d’acciaio, in modo da sostituire la Darkblade nel caso fossi stata obbligata a combattere in città sottocopertura.
“Sono 20340 munny, signorina.” Disse il fabbro, nell’udire il prezzo totale dovetti trattenere il mio disappunto. Grazie al cielo che guadagno bene nelle missioni che mi affida Saïx…
Pagai e uscii dal negozio, mi misi in disparte e sistemai i nuovi acquisti, riponendo i coltelli e gli oggetti curativi in due apposite fondine che tenevo ai miei fianchi, attaccate alla mia cintura, e feci sparire la katana, in modo da evocarla con la magia come farebe chiunque.
Quando finì notai che una ragazza mi stava osservando: credo che sia poco più grande di me, molto carina, con i capelli castani e molto lunghi, legati a coda di cavallo facendo cadere una lunga treccia, e indossava un lungo abito rosa. Solo nel guardarla sembrava che ispirasse un senso di tranquillità e pace nell’area circostante, cosa che mi faceva sentire a disagio.
 “Finalmente ci incontriamo!” Mi disse in un primo impatto, mentre si avvicinava.
“Prego?” Chiesi confusa.
“Sei l’amica di Zeno, Alexia giusto? Sei la prima persona che vedo con i capelli bicromatici.”Mi rispose con un caldo sorriso. Abozzai un sorriso ma distolsi lo sguardo da lei, mi metteva veramente a disagio, il sorriso di questa ragazza è troppo puro, come lei del resto, per i miei gusti.
Si può sapere questa che cosa caspita vuole? Pensai irritata.
“Mi chiamo Aerith.” Riposai lo sguardo verso di lei per stringerle la mano.
“Io… beh lo hai detto prima come mi chiamo.”
“Le tue caratteristiche particolari fisiche non passano inosservate.” Mi disse senza malizia. “E poi Zeno ci ha parlato spesso di te, di come venivi trattata.”
“Ne parli come se ti riguardasse.”
“No no… però quello che diceva Zeno di te mi aveva sempre incuriosita.”
Sospirai. Questa ragazza era decisamente troppo onesta e pura, anche se non mi sembra stupida anzi non si è avvicinata a me solo per fare amicizia, sembra che in un certo senso mi voglia osservare, anche se è per soddisfare la sua personale curiosità. Non credevo che Zeno avesse parlato così tanto di me, nemmeno ci parlavamo al villaggio. “E’ una conversazione decisamente strana, per due persone che s’incontrano per la prima volta”
“Ho sempre avuto primi incontri strani, come conoscere ragazzi che cadono dall’alto.”
“Allora mi è andata decisamente di lusso.” Commentai beffarda, mentre Aerith scoppiò in una piccola risata.
“Aerith!” Sentii una voce vagamente familiare, e infatti era della ragazza che incontrai assieme a Zeno, quella vestita da ninja. “Che ci fai… oh! Allora sei viva!” Disse in appena mi vide con un sorriso sgargiante. “Cominciavamo a pensare che fosse successo qualcosa, per come sei sparita dalla città”
“Avevo delle cose da occuparmi” Dissi senza troppi giri di parole.
“Su questo aspetto mi ricorda un po’ Cloud, non trovi?” Disse Aerith all’amica.
“Sul sparire senza lasciare tracce e riapparire all’improvviso con nonchalance, o sull’essere evasivi nelle domande che non vogliono rispondere?” Chiese in maniera retorica. “Avevo già il sospetto la prima volta che l’avevo vista quando Zeno le aveva parlato, ma ora ne ho la conferma.”
Ora capisco… Pensai. Mi sembrava strano che fin da subito sono risultata così simpatica, nonostante Zeno: sono abituati a trattare con persone con questo atteggiamento. Meglio per me, così non sono costretta ad avere un atteggiamento più amicale per risultare meno sospetta.
“A proposito, hai sue notizie?” Chiese la bruna.
“Ovviamente no.”
Parlarono ancora ma io non prestai più ascolto, con la coda dell’occhio mi guardai intorno perché mi sentivo osservata. Dopo qualche minuto mi accorsi che anche Yuffie e Aerith avevano avevano avuto la mia stessa sensazione, infatti la prima aveva le mani che quasi sfioravano la fondina, mentre la’ltra si guardava cautamente.
“Forse è il caso di tornare in base.” Disse Yuffie.
La mora annuì e mi guardò con un espressione decisa e seria. “E’ meglio che venga anche tu con noi, da qualche ora l’aura oscura della città si è intensificata, saresti più al sicuro.”
L’aura oscura, eh? Credo che sia colpa mia e dell’MCP, con Tron fuori dai giochi ora è libero di utilizzare le sue risorse come meglio crede, invede di sprecarle per dargli la caccia. Pensai, quel programma non mi ha mai detto sulle sue intenzioni reali… però mi è parso d’intuire, visto il suo evidente disprezzo, che mira alla distruzione dei creativi residenti in questo mondo; probabilmente mi sento osservata per via del sistema di sorveglianza del castello, il che non significa che non corro pericoli, dopotutto l’ho minacciato per mantenere fede ai patti. “Sono d’accordo” Risposi, mentre seguii le ragazze.
A quanto pare non era ancora finita con l’MCP. M’intendo di computer, ma ancora non sono in grado di programmare un sistema altrettanto potente come l’MCP, questo è troppo anche per le conoscenze che mi ha lasciato Zexion. Se nel gruppo di Zeno ci fosse qualcuno in grado di cavarsela con i computer, allora potrei indirizzarlo nel creare qualcosa che possa ostacolare temporaneamente l’MCP da una qualsiasi azione, in modo che io possa usare il computer e finire la mia missione senza essere pugnalata alle spalle, poi è libero di fare quel che vuole.
“Yuffie, è un problema se Alexia viene con noi?” Disse la mora all’amica.
“No, anzi! Capita a fagiolo: Leon voleva vederla.” Disse per poi voltarsi verso di me. “E non accetto un no come risposta, hai idea delle energie che ho usato per cercarti?”
“Credo che sia più sicuro che tu venga con noi.” Disse Aerith, e onestamente mi convinse molto di più lei nel dire si, aveva negli occhi un’enorme fermezza.



 

Angolo dell'autrice.

Si... di nuovo in ritardo, scusate...
Ma ero in crisi per la parte finale del capitolo, avevo un ummagine di Aerith molto condizionata dal manga di KH, dove l'avevano descritta a momenti come una svampita... quindi mi sono ristudiata il personaggio, e questo significa impiegare molto più tempo.
Mea culpa.
Comunque sono curiosa di sapere i commenti su chi si era fatto le sue teorie sui misteri che avevo messo dall'inizio della trama (si Angel, mi riferisco in particolare a te XD) per sentire se molti avevano indovinato o no. La stessa Alisys ha detto su come si era divertita nel sentire le teorie altrui (anche se nel testo si riferiva al Kingdom Hearts, ma era tipo una frase dedicata a tutti i lettori che avevano avuto con me uno scambio di opinioni e teorie, in modo da poter scrivere al meglio l'universo del videogioco).
Detto questo ci vediamo al prossimo capitolo, sta volta evito di dire "il possimo capitolo è già strutturato, quindi arriverà presto" perchè ogni volta che lo dico mi ritrovo una marea di imprevisti che mi fa ritardare la pubblicazione... in breve sembra che me le cerchi! XD
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 29
*** Nuove minacce ***


Negli scorsi capitoli:

Alexia, in missione per conto di Xemnas nel recuperare e distruggere i documenti che ques'ultimo aveva lasciato al castello della Fortezza Oscura, scopre finalmente dei tasselli mancanti sulla sua famiglia e sulla vera identità dell'anima posseduta nella Darkblade, ovvero Alisys Faust, sorella del capostipite che aveva generato la famiglia della protagonista e ex custode della X-Blade. Ora rimane solo capire i misteri legati alla madre, Satella Faust, che, secondo la testimonianza di Axel e dell'MCP, la donna ha avuto dei trascorsi con il gruppo fondatore dell'organizzazione, quando erano ancora persone, e con Ansem. Durante però uno dei suoi giro di perlustazione nel mondo, rincontra Zeno, un suo conterraneo del loro mondo di origine e sopravvissuto alla distruzione del loro mondo, accompagnato dal gruppo di Leon, che si era stabilito da poco nel mondo con l'intenzione di ricostruirlo per riportarlo all'antico spendore, e quindi la ragazza si ritrova costretta a doversi avvicinare a loro per almeno capire il loro grado di pericolosità e se poteva in qualche modo sfruttarli.




 
Mentre seguivo le ragazze, con l’intenzione di studiarmi bene i membri del gruppo di Zeno per precauzione, cercavo di fare mente locale che giorno fosse. L’ultima volta che ne ho tenuto conto era il giorno 145, ovvero prima di tutta la questione di Tron e dell’MCP… oggi dovrebbe essere il giorno 148 se la memoria non m’inganna, visto che siamo al mattino presto.
Alla fine raggiungemmo una casa ed entrammo in fretta e furia, ma trovammo solo un vecchio vestito con cappello a punta abiti e azzurri, con una lunga e colta barba bianca, e un uomo di mezza età con i capelli biondi corti, di una corporatura molto muscolosa e con un vestiario che ricordava molto quella di un meccanico.
“Cid abbiamo un problema!” Disse Yuffie.
“I miei complimenti per essertene resa conto così presto.” Rispose l’uomo che era appena stato chiamato Cid. “E lei sarebbe…?” Chiese indicandomi.
“E’ Alexia, l’amica di Zeno.” Rispose Aerith. “Non ti ricordi? Ne avevamo già parlato.”
“Ah gia” Disse strofinandosi il naso con il dito. “Sono Cid, piacere di conoscerti piccoletta.”
Mi ha appena chiamata piccoletta? La cosa non mi fece per niente piacere, sarà più difficile del previsto sopportare questo gruppo, appena posso mi cercherò di dileguarmi e ritornare al castello.
“Se continuiamo di questo passo, questa casa diventerà un centro di accoglienza.” Sentii commentare da una voce che aveva poco di umano, mi voltai cercando la fonte della voce ma non vidi nessuno parlare.
“Anacleto!” Disse con tono rimproveratorio, mentre si avvicinava ad un tronchetto appeso al muro. Vidi da una fessura del tronchetto un gufo con il piumaggio marrone.
“No! No, no, no! Alla casa a Città di Mezzo avevamo accolto sia la combriccola che quel trio da circo! Poi torniamo qui e riaccogliamo la combriccola con i loro nuovi acquisti, e adesso lei!” Disse mentre usciva. “Qui c’è così tanta gente che tra poco saremo noi a dormire per strada!”
“Sono io o quel gufo ha appena parlato?” Dissi a voce alta.
“Eh! Sicuramente molto meglio di te!” Mi rispose il gufo, infuriato.
“Anacleto! Non si trattano così gli ospiti, e non ti permettere più di parlare in quel modo di Sora, Paperino e Pippo.” Disse il vecchio alzando il bastone verso il gufo, con fare intimidatorio.
“Ho ragione lo sai! Un trio formato da un ragazzino ingenuo, un cane e un papero parlanti, sono uno trio da circo!” Se prima quel gufo stava per attirare la mia antipatia, ora era il perfetto contrario. Vidi il vecchio guardare il gufo adirato, per poi sospirare e rivolgersi a me.
“Ti prego di scusarlo, è altamente istruito ma gli manca la buona educazione… è parecchio permaloso e burbero.” Iniziò a dire rilassando il volto.
“Permaloso? Chi? Cosa?” Disse il gufo allungando il collo in direzione dell’anziano, che lo ignorò, mentre gli altri sogghignavano per la scena comica appena assistita.
“Il mio nome è Merlino, sono un mago, mentre lui è Anacleto.”
“Anche se credo che già lo sappiate, il mio nome è Alexia.” Risposi rivolgendomi però a tutti i presenti.
“Il comitato di accoglienza non sarà proprio dei migliori, ma fa pure come se fossi a casa tua.” Aggiunse Cid per poi ritornare a osservare il computer.
“Non credo proprio!” Aggiunse il gufo, mentre volava per appoggiarsi sul cappello a punta del mago. Io rimasi curiosa verso il computer, subito riconobbi i codici che vedevo scritti sullo schermo, stava cercando di violare il sistema dell’MCP, ma quest’ultimo aveva un’alta protezione contro i virus.
“Posso?” Chiesi avvicinandomi, indicando il computer. I quattro rimasero senza parole nell’udire la mia richiesta. “Cosa?” Chiesi non capendo la loro reazione.
Tutti non seppero che cosa dire, a parte Anacleto. “Sul serio ci capisci qualcosa su quel pastrocchio futuristico?” Lo guardai confusa e fu Cid a intervenire.
“Quello che intende il gufo, è che già io faccio fatica e quindi è incredibile che una persona poco preparata possa anche solo capire.” Aggiunse, e nel sentirlo si scatenò in me il mio orgoglio, o forse quello da scienziato di Zexion, visto che la mia preparazione è dovuta ai suoi ricordi.
“Se vuoi violare il sistema ti conviene usare un’altra chiave, non ti sei accorto delle numerose scritte di ERRORE 408 non appena tenti di entrare?” Risposi scocciata.
Cid subito rivolse lo sguardo sullo schermo e esaminò le scritte. “Quindi secondo te sto utilizzando la chiave di accesso sbagliata… Come fai a dirlo?”
“Perché…” Iniziai a dire mentre mi avvicinai per poi indicargli vari punti dello schermo. “… stai provando a violare il sistema da ogni singola finestra che trovi, ma compare sempre lo stesso ERRORE, a questo punto direi proprio che il problema non sia il livello di protezione del sistema, ma della stessa chiave con la quale cerchi di entrare. Che poi lo stai facendo in un modo così evidente, sono sicura che, se ora ci fosse qualcuno a controllare l’insieme, avrà sicuramente aumentato le protezioni e modificato tutti i codici di accesso.”
Rimasero tutti a bocca aperta, ma decisi di calcare di più la mano. “E questo lo posso dire solo dando una rapida occhiata sullo schermo, di conseguenza posso? O la mia preparazione non è sufficiente?”
“E poi hanno il coraggio di dare a me del permaloso…” Aggiunse il gufo rompendo il silenzio che si era creato nella stanza. Cid nel frattempo, dopo avermi dato una forte pacca sulla schiena, forse troppo forte, mi fece accomodare e cominciai ad esaminare il computer. Era stato bravo per arrivare fin qui, ma non abbastanza per fare le cose per bene e con discrezione: la chiave di accesso che aveva utilizzato era giusta, ma l’MCP se ne era accorto e deve aver modificato tutti i codici, rendendo la chiave inutilizzabile, come avevo supposto all’inizio.
“Finché non troviamo un’altra chiave di accesso possiamo fare veramente ben poco…” Commentai. “In breve dovete ricominciare da capo, ormai questa è inutilizzabile.”
“Alla fine avevo ragione, ho fatto bene a dire di portarla qui.” Esclamò Yuffie. “Alla faccia di Leon e Cloud! Questa ragazza è un genio!” Aerith annuì con l’amica, sfoderando uno dei suoi classici e dolci sorrisi. “Zeno sarà felicissimo non appena la vedrà!” Aggiunse alla fine.
“Spero solo che non avete sul serio pensato che io rimanessi qui…” Commentai, e avevo ragione non sentendo risposta. “Vi darò una mano, ma non ho motivi per rimanere.” Non ci penso neanche a farlo, a malapena vi sopporto. “Ho altre priorità, e me ne devo occupare da sola.”
“Sembra quasi di sentire Cloud…” Commentò Cid.
“Ce ne eravamo accorte prima anche noi.” Aggiunse Yuffie. “Ma con l’aura oscura che sta aumentando non mi sembra il caso.”
“So badare a me stessa.” Risposi seccata. “Sentite… Lo so che volete tenermi d’occhio, per quanto Zeno possa ipoteticamente parlare bene di me, rimango sempre un elemento estraneo a voi.” Aggiunsi sospirando.
“E’ più intelligente di tutti voi messi insieme.” Commentò Anacleto, mentre gli altri rimasero ancora una volta sorpresi del mio atteggiamento.
“Non hai tutti i torti piccoletta, per noi sei un’estranea e Zeno ha perso gran parte dei suoi ricordi, di conseguenza non è esattamente affidabile la sua garanzia nei tuoi confronti.” Commentò Cid.
“Ma questo non significa che noi non ci fidiamo di te.” Aggiunse Yuffie. “Dopo il nostro primo incontro abbiamo discusso a lungo su di te, e abbiamo raggiunto la conclusione che potevamo darti una possibilità. Siamo abituati ai lupi solitari e come te, e poi abbiamo avuto l’impressione che in fondo tu sia di buon cuore, ci stai aiutando senza nemmeno che noi te lo chiedessimo.”
“Non ho comunque intenzione di vivere qui con voi, oltre al fatto che non dovreste dare fiducia così facilmente.” Risposi irritata, visto che il loro atteggiamento mi ricordava molto quello ingenuo di Sora, anche lui aveva abbassato la guardia quando ero con lui una perfetta sconosciuta. “Sentite se non avete bisogno di altro io me ne andrei, nel caso dovreste riuscire a trovare una nuova chiave di accesso funzionante, o avete bisogno di me, venite pure a cercarmi, anche se sarà dura visto che a volte non mi faccio trovare facilmente.”
Mi sorpresi per come loro non si opposero più, ma forse era per via del fatto che ricordavo questo Cloud, di conseguenza in un certo senso sapevano che ero irremovibile e che non mi avrebbero mai convinta a rimanere. Prima di andarmene ricordai che ancora dovevo mettere qualcosa sotto i denti, o sarei svenuta dalla fame visto che ero a digiuno da giorni. “Prima che me ne vada… potreste dirmi dove posso trovare un chiosco o qualcosa di simile?”
Tutti mi guardarono esterrefatti per poi cominciare a sorridere o a fare piccole risate. “Certo! Se vuoi ti accompagniamo noi.” Disse Aerith. “In effetti nessuno di noi qui ha ancora mangiato da ieri.”
“Ma non possiamo lasciare la base incustodita con Leon, Tifa e Zeno fuori.” Commentò Yuffie.
“Voi ragazze andate pure, noi uomini li aspetteremo qui.” Disse Cid. “Miraccomando portateci qualcosa di buono!”
“Anacleto vai anche tu.” Disse Merlino stuzzicando il gufo, che nel frattempo aveva appena fatto ritorno nel suo tronchetto, con il bastone.
“Con quei cosi là fuori? Fossi matto!” Esclamò.
“Su su andiamo, che un giretto fuori casa ti farà più che bene.”
“No! No, no, no!” Esclamò con fare quasi isterico, portando le ali  in una posizione simile alle braccia conserte.
“Guarda che ti faccio diventare uomo.” Rispose il vecchio.
“Oh no! Non oserai!”
“Parola mia che lo farò se continui a rimanere rinchiuso nella tua gabbia!”
“E va bene! Va bene!” Disse uscendo, fino volare sulla mia spalla. Mi paralizzai quando si appoggiò, sia per la sorpresa ma anche per come le sue zampe si erano arpionate sulla mia spalla, rendendo la cosa tutt’altro che piacevole. Tutti avevano assistito la scena tra i due ridendo, per poi salutare i due e andarcene. Non impiegammo molto a trovare un negozio di alimentari, dove presi per me un paio di panini e, notando lo sguardo di Anacleto, ne staccai un pezzo e glielo passai. All’inizio rimase restio del mio gesto, ma dopo aver borbottato qualcosa prese rapidissimamente il pezzo di panino e se lo ingoiò in un sol boccone.
“Devi proprio piacergli, mai si era comportato così con uno di noi, a parte Merlino ovviamente.” Affermò Yuffie, mentre continuavo a mangiare.
“Almeno questa ragazza ha la zucca di sapere quando tacere e quando parlare, non dice barbagianate come voi per tutto il giorno.” Rispose, facendomi fare una mezza risata, sia per l’affermazione e sia per la reazione delle ragazze, un misto tra sorpresa e indignazione. La mia pausa però non durò ancora per molto, con una scusa mi dileguai, facendo prima scendere Anacleto dalla mia spalla, e cominciai a vagabondare per trovare il primo vicolo deserto per poter ritornare al castello.
Alla fin fine era stata una perdita di tempo, in quel gruppo ho incontrato solo degli idioti senza alcun potenziale pericoloso, li potevo fare fuori tutti in un colpo solo, ma da quello che avevo capito non c’erano tutti i membri del gruppo, e questo mi portava alla triste conclusione che per davvero dovevo ritornare a fare visita a loro con la scusa di sapere novità sul loro problema informatico con l’MCP. Avevo ancora troppe cose da fare tra i documenti che dovevo ancora esaminare e distruggere, e l’idea di quella enorme montagna di file e fascicoli cartacei non mi faceva impazzire dalla felicità. Non appena misi piede, però, mi sentii in pericolo, mi venne la pelle d’oca. Non avvertivo nessuna presenza oltre alla mia, ma ero sicura che ci fosse qualcun altro oltre a me; invocai subito la Darkblade e cominciai a girare nei vari corridoi e stanze del castello, nella speranza di poter almeno percepire in maniera concreta, e non come una semplice sensazione, la presenza del ipotetico intruso. Ma non trovai e né percepii nessuno, quindi per sicurezza andai anche verso la zona dei giardini, ma niente. Cominciai a pensare che forse la stanchezza aveva cominciato a tirare dei brutti scherzi, ma subito dopo sentii il rumore di una lama sulla mia testa. Mi voltai di scatto, pronta a difendermi, immaginandomi già come parare e respingere la lama che stava scendendo verso di me dall’alto, ma per qualche motivo venni lo stesso trafitta. La mia mente era un misto di sorpresa e confusione, non capivo come diavolo avevo fatto a lasciarmi colpire, il mio tempismo era stato perfetto e avevo avvertito per tempo l’attacco; sputai sangue e, con la vista annebbiata dal dolore, spostai lo sguardo dalla lama, una lunga Katana d’acciaio, e mi sforzai ad guardare l’uomo che mi aveva attaccato. Cominciai a respirare a fatica e a tremare, ma non aveva importanza perché rimasi catturata dal colore particolare degli occhi: un misto tra l’azzurro e il verde acqua, che per qualche motivo sembravano di risplendere di luce propria. Non avevo mai visto degli occhi così vivi, nonostante la freddezza e impassibilità dello sguardo felino. Raccogliendo tutte le mie forze, mi sforzai di indietreggiare in modo da poter sfilare la spada dal mio corpo, per mia fortuna la spada non aveva eccessivo spessore, di conseguenza non mi sembrava di essere stata colpita in un organo vitale.
L’aggressore non fece nulla, si limitò a guardarmi in silenzio e immobile, per poi dire un “Notevole” con la sua voce profonda, non appena mi liberai della sua spada. Se questo qui mi voleva veramente morta, lo sarei stata da un pezzo… per qualche motivo mi voleva solo studiare.
“Cosa… vuoi da… me?” Dissi faticando, a malapena riuscivo a stare in piedi. Diedi una seconda occhiata e finalmente analizzai chi mi ritrovavo davanti: indossava un lungo cappotto a colletto alto, nero con due spallacci argentei, stivali e abiti neri. L'abito era leggermente aperto, a lasciar vedere il petto, coperto da striglie di cuoio. Aveva lunghi e fluenti capelli argentei con due ciocche di capelli si sporgono in avanti ai lati del volto. Però, nonostante lo avessi proprio davanti a me e sentivo l’aria minacciosa, non riuscivo ad avvertirne ancora nessuna aura oscura, capii al volo che quello che avevo davanti a me era una sorta di copia, dopo il mio scontro con Marluxia imparai la distinzione tra copia e originale.
Cercai con fatica di rimettermi in posizione difensiva, non staccava nemmeno per un secondo lo sguardo su di me.
“Non ci posso credere…” Cominciai a dire, o per lo meno, era il mio corpo che parlava.
Conoscevo bene questa sensazione, era capitato solo un’altra volta, la sensazione di assistere in terza persona quello che facevo. E meno male che Alisys aveva detto che non ero più instabile, una cosa che le permetteva di prendere il controllo del mio corpo.
Scusa, scusa, scusa! Sentivo rimbombare nella mia testa. Sto facendo una fatica enorme a controllare il nostro corpo, potresti gentilmente smettere di opporre resistenza? Non so quanta forza ho ancora a disposizione. Devo veramente sul serio farmi da parte? Fidati di me! Questo non lo puoi battere. Dai sorella per una volta fidati ciecamente, non fare l’ottusa. Decisi di lasciarla fare, effettivamente sentivo che la sua imposizione era molto più debole, ma nonostante era riuscita a togliere la stanchezza e il dolore dal mio corpo, facendomi stare in piedi come si deve, pronta a difendermi o attaccare.
 “Sei Sephiroth, vero? Non penserai davvero che uccidendo lei riusciresti a ottenermi? Ti credevo molto più saggio e riflessivo.”
“A quanto pare la mia fama mi precede. Sono consapevole che bisogna rispettare un requisito per possedere quell’arma, ricordo bene come è sprofondata una delle mie copie nell’oscurità, nel tentativo di recuperare il frammento rimasto in quella donna.”
Alisys rimase per un momento zitta, titubante se parlare o meno, sentivo una certa paura provenire da lei nell’aprire bocca. “Che fine hai fatto fare a Satella?” Chiese tesa alla fine.
“Non è ovvio?” E nell’udire quella frase allusiva, capii e in quell’istante mi salirono i brividi su tutto il corpo.
Sorella no! Ti prego stai calma e…
“Col cavolo che rimango calma.” Dissi, e questa volta ero io sul serio perdendo ogni contatto telepatico con Alisys. Risentii di nuovo la stanchezza e il dolore della ferita, ma non m’importava, anzi non persi la posizione composta; con le orecchie che quasi mi fischiavano, strinsi ancora di più l’arma, e cercai di regolare il mio respiro che si stava facendo affannato per la collera che stavo trattenendo.
“Deduco che tu sia la custode.” Disse l’uomo che era stato chiamato Sephiroth da Alisys. “Ora capisco perché sei stata in grado di rispettare il requisito, i tuoi occhi risplendono nella forma più pura dell’istinto omicida.”
“Ti conviene stare zitto se ti tieni alla tua pelle.” Risposi. “Prima di ucciderti, ti rifaccio la domanda di prima: cosa vuoi da me?”
L’uomo in quel momento si mise in posizione di attacco, puntando la punta della mia spada verso la mia gola. “Lo vedrai.”
Subito scansai la punta della sua lama da me e subito mi avvicinai per attaccare, ma il mio colpo venne parato e il mio volto si ritrovò a pochi centimetri al suo. Arpionai il mio sguardo sui suoi occhi, senza però lasciarmi incantare questa volta, che possedevano uno sguardo freddo ma scrutatore, come quello di Xemnas, e capii al volo che tipo di persona fosse. Alla fine mi sembravano simili. Proiettai la sua ombra alle sue spalle, pronta ad attaccarlo, ma il mio avversario lo notò subito e mi diede un calcio sull’addome, dove avevo la ferita, finendo con le ginocchia a terra sputando sangue, mentre lui subito abbatté l’ombra facendola smaterializzare e ritornare al suo posto.
Mentre lui si voltava su di me per finirmi, conficcai la spada nel terreno per rimettermi subito per poi sollevarla pronta a difendermi, ma non fui abbastanza veloce e vidi, in quell’attimo di transito, che Sephiroth estraeva da una delle sue tasche una sorta di cristallo verde acqua e me lo conficcò nell’addome, allargando la mia ferita e facendomi vomitare ancora più sangue.
Subito il mio respiro di fece così affannato a tal punto che temetti di entrare in iperventilazione, il dolore era insopportabile e sentivo bruciare ogni singola cellula del mio corpo, provavo così tanto dolore da non riuscire nemmeno a gridare per quanto volessi farlo. Successe tutto in un attimo, un attimo così veloce che mi si annebbiò la vista e le mie gambe cedettero a tal punto che caddi sul braccio dell’uomo, che ancora aveva ancora la mano nel mio addome, e cominciai a perdere i sensi. Le ultime cose che ricordo sono due voci maschili e una sensazione di levitazione.
Quando riaprii gli occhi mi resi conto di essere nel mio cuore, ma per qualche motivo trovai un cristallo che levitava al centro del mio mosaico, istintivamente mi avvicinai e vidi con orrore Alisys addormentata all’interno di esso. Non entrai in panico, provai a chiamarma o scalfire il cristallo, ma niente da fare… non riuscivo nemmeno a muoverlo di un solo millimetro. “Ma si può sapere che diavolo è successo?” Alla fine dissi ad alta voce.
Cominciai a ricordare tutto quello che mi era successo, mi sforzai e in un attimo tutto ritornò alla luce: aveva ucciso mia madre; ma quello che mi sorprese di più è che poco prima di perdere i sensi avvertii e sentii la voce di Xemnas.
Tempo fa, avevi preso la vita di una mia collaboratrice. Erano le parole che disse Xemnas. La ragazza ha un valore inestimabile. “…non ti lascerò fare quello che vuoi con lei…” Dissi inconsciamente mentre cercavo di ricordare. “… non pensi di avere già abbastanza copie…” Continuai, per poi avere un vuoto nella testa, probabilmente in quel momento svenni completamente. Ancora misteri, e ne avevo decisamente abbastanza.







 

Angolo dell'autrice:

Credo che chiedere di nuovo scusa per il ritardo sia diventata una cosa di routinne... Tutta colpa di Kingdom Hearts Unchained X... Ok, è anche colpa mia che me la sono presa troppo comoda.
Prima di tutto devo una piccola spiegazione per la mia piccola aggiunta: nello scorso capitolo ho riscontrato in un bel po' di persone la fatica di seguire gli eventi della storia, questa difficoltà è dovuta al fatto che da un capitolo ed un altro il tempo di pubblicazione è enorme, di conseguenza diventa inevitabile che si possano dimenticare dei pezzi, pezzi importanti a volte visto che su di essi si basano la storia o i suoi misteri. Posto questo problema mi arrivò un suggerimento da una mia lettrice storica, ovvero (la santa) Devilangel476, di fare una sorta di riepilogo dei capitoli precendenti, per aiutare i lettori che aspettavano il capitolo nuovo a non perdere i pezzi sulla quale si sarebbero concentrati il capitolo nuovo in questione.

Finalmente, dopo mesi che ci provavo, ho raggiunto un obbiettivo che avevo in mente di fare dall'inizio di questa parte incentrata sulla Fortezza Oscura: introdurre Sephiroth (tranquilli, non mi sono dimenticata di Cloud, ma visto che alla fine è la storia su chi si trova nel lato oscuro... il mio antagonista preferito ha avuto la precedenza). Ho un po' faticato perchè mi è stato davvero difficile fare una traccia psicologica fedele perchè in FFVII i due avevano una traccia psicologica specifica ma complessa, ma in KH ne avevano una completamente diversa e molto più semplificata (dovuto anche al fatto che alla fine hanno fatto solo una breve apparizione). Non è stato facile capire e scegliere a quale traccia affidarmi, lo vedrete meglio poi con Cloud nei prossimi capitoli.
In questo capitolo poi ho fatto un po' di testa mia: ho preteso la presenza di Anacleto, il gufo di Merlino, e ancora oggi non capisco perchè Nomura avesse deciso di escludere la sua presenza nella saga. Cioè parliamo di Anacleto! Quindi ho fatto un po' di testa mia e lo aggiunto, come voce della verità di quell'ambiente abitato da quelli che Alexia definisce "idioti", in modo da darle una presenza a lei gradevole e sopportabile. Spero solo che i puristi non mi lincino viva...
Detto questo, vi saluto e al prossimo capitolo!

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Capitolo 30
*** Mutazioni ***


 
Ispira… Espira… Ispira… Espira… Niente da fare, non riesco a regolarizzare il battito.
Da quando avevo ripreso conoscenza, avvertii delle dolorose pulsazioni che partivano dal mio stomaco, opprimendo anche il mio respiro. Queste pulsazioni erano sincronizzate con il mio battito cardiaco e più mi agitavo e più aumentavano al secondo, se non mi calmavo rischiavo di impazzire dal dolore; sudavo freddo e non riuscivo nemmeno ad aprire gli occhi, con la netta sensazione che qualsiasi movimento superfluo avrebbe solo peggiorato la situazione.
Non sentivo niente, non vedevo niente, non avvertivo niente… era come se fossi sospesa nel nulla, sospesa mentre cercavo di non contorcermi dal dolore.
All’improvviso sentii una sensazione fredda sul mio viso, ad altezza occhi, e quella mi riportò alla realtà, facendomi spalancare gli occhi e alzare il busto mentre ispiravo a pieni polmoni, come se non avessi mai respirato in vita mia. Mi guardai intorno e, con la vista annebbiata, mi resi conto di essere stata riportata nelle stanze della Fortezza Oscura, con al mio fianco una figura vestita di nero, con i capelli argentei. Non riuscii però a capire chi fosse, non feci in tempo a metterlo al fuoco che il mio corpo cedette ancora, costringendomi a sdraiarmi, prima di riprendere di nuovo i sensi.
“Interessante…” Commentò fra sé e sé la figura.
“Xemnas…” Dissi sforzando le corde vocali, non appena riconobbi la voce. “… Cosa…”
“Non dovresti sforzarti.” Disse interrompendomi. “Sei stata in coma per tre giorni…”
Tre giorni? Non ci volevo credere, come avevo fatto a dormire così tanto? Cercai di focalizzare quello che mi era successo, e poco a poco cominciai a ricordare. Mi toccai istintivamente il ventre, avvertendo una sorta di corpo estraneo, nonostante non rilevassi alcuna traccia di una ferita. Non avvertivo una sensazione fisica, era più che altro una percezione fastidiosa. Senza muovermi, rivolsi di nuovo lo sguardo verso Xemnas, riuscendo a metterlo a fuoco; non ci furono bisogno di parole, capì al volo quello che volevo sapere.
“Ti è stato impiantato il codice genetico di un altro essere vivente, sotto forma di cristallo.” Iniziò a dire. “A quanto pare è stato per fortuna un fallimento, probabilmente per la presenza della Darkblade… anzi dovrei dire della Custode.” Aggiunse indicandomi dei fogli. “E’ interessante come tu sia riuscita a recuperare questo documento.” Commentò fra sé e sé. Si stava riferendo al documento che avevo recuperato da Tron, quello dove il fratello di Alisys lasciò la sua testimonianza e le ultime volontà.
“No…” Cominciai a dire, sentendo la gola bruciarmi. Xemnas, in risposta, mi fissò impassibile, in attesa che continuassi. “Lei…” Non riuscii però a continuare, mi sentii come se stesse per mancarmi l’aria, finendo per tossire. All’improvviso sentii sulle mie labbra un liquido freddo, che riconobbi subito; quando poi rilassai i muscoli e riaprii gli occhi mi accorsi che Xemnas mi stava forzando di bere una pozione. Mi sentii leggermente meglio, almeno abbastanza meglio da riuscire di nuovo a parlare.
“Lei è stata sigillata, in un certo senso…” Dissi alla fine, dopo aver preso un profondo respiro. “Quindi non è stato un totale fallimento… qualunque cosa mi abbia fatto Sephiroth.”
Xemnas non fiantò, ma per una volta riuscii a decifrare quello che stava pensando: non ci poteva credere, mi guardava dubbioso e confuso, scrutando ogni singolo millimetro del mio corpo. La cosa mi mise a disagio, sembrava che stesse guardando un fantasma.
“Ho l’aria di una che non stia parlando seriamente?” Chiesi scocciata.
“Una reazione inaspettata…” Commentò fra sé e sé, per poi iniziare a pensare, come se qualcosa fosse andato storto e contro le sue previsioni. Poco dopo se ne andò dalla stanza, senza più fare ritorno. Concentrandomi mi accorsi che non aveva abbandonato la Fortezza, ma si era solo rintanato da qualche parte, a fare chissà cosa. Rimasi lì a riposarmi, non potendo fare altro, per poi riuscire, con quel poco di Mana che avevo recuperato, a lanciarmi un Curaga e finalmente riuscire a muovermi. Non ero ancora rimessa in sesto al certo per cento, la sensazione di fastidio nel mio addome mi creava una certa spossatezza, ma almeno ero in grado di muovermi e stare in piedi da sola. Seguendo i miei sensi, raggiunsi Xemnas, che era sommerso di carte e libri in uno studiolo.
“Posso essere informata anch’io, o devo come al solito arrivarci da sola?” Commentai non appena varcai la soglia della porta. Non ottenni risposta, continuava a osservare i fogli che stava studiando. Decisi di avvicinarmi, curiosa dallo strano comportamento di Xemnas, era raro vederlo così. Sembrava così diverso dal solito.
All’improvviso mi ricordai che effettivamente mi sentivo diversa, e non solo nell’addome: sentivo mente e cuore più leggeri e liberi, come se mi fossi tolta un peso. All’improvviso divenne tutto più chiaro, non era troppo diverso da quello che succedeva con i ricordi, solo che era il procedimento inverso: non me ne ero mai accorta, essendoci nata, ma effettivamente la presenza di Alisys aveva il suo peso, ma ora non era più così, a causa di quel corpo estraneo che aveva bloccato tutto.
“Vedo che ci stai arrivando da sola…” Commentò Xemnas, osservandomi con uno sguardo indecifrabile. I miei pensieri sono davvero così facili da intuire? Pensai, mentre mi sentivo colta con le mani nel sacco. “Avvicinati.” Curiosa, obbedii e mi misi alla sua destra, osservando i fogli che aveva davanti. C’erano un sacco di raffigurazioni, scritture che non sapevo leggere, e veramente tantissimi dati. Da quel poco che riuscii a leggere, capii che erano tutti testi riguardanti la magia.
“Che cosa vuoi mostrarmi esattamente?” Chiesi dubbiosa.
“Mentre eri in coma, ho avuto modo di studiare ogni tuo singolo cambiamento fisico, ma a parte una leggera perdita della tua aura oscura, non notai molto. Ma ora…” S’interruppe, per poi schioccare le dita e far comparire uno specchio sulla scrivania. “Osserva.” Aggiunse.
Per poco non feci cadere lo specchio, quando osservai il mio riflesso: le punte rosse dei miei capelli erano completamente scomparse, lasciando come unico colore il castano, mentre i miei occhi… erano diventati un misto tra l’azzurro e il verde acqua, che per qualche motivo sembravano di risplendere di luce propria; mi ricordarono molto quelle di…
“Sephiroth…” Commentai inconsciamente, abbassando lo specchio. Ti è stato impiantato il codice genetico di un altro essere vivente. Non avevo prestato molta attenzione a quelle parole, ma adesso, con questo cambiamento, aveva tutto più senso. Con la Darkblade avevo preso le sue caratteristiche fisiche, gli occhi e le punte dei capelli rossi, ma al loro posto ne avevo altri. “Ma quando è su…”
“Dopo averti dato la pozione.”
Capii finalmente che cosa mi era successo, e che cosa mirasse quel Sephiroth: perché rischiare di morire nel tentativo di impossessarsi della Darkblade, com’era successo quando uccise mia madre, quando poteva impiantare il suo DNA per potermi controllare?
“Ecco perché stavo male…” Continuai a parlare, non curante se Xemnas mi stesse ascoltando o no. “Il mio corpo cercava di resistere alla trasformazione, ma adesso che sto meglio… è perché una delle due parti ha avuto la meglio.”Curandomi, avevamo involontariamente facilitato la trasformazione. Sentivo come se avessi perso una parte di me, una parte che avevo sempre avuto fin dall’infanzia e che mi aveva sempre caratterizzata, nonostante fosse una sorta di maledizione, ma una maledizione che avevo imparato ad accettare. Ora mi sentivo a metà.
“Forse possiamo annullare il processo.” Disse Xemnas
Lo guardai perplessa. Come faceva a essere tanto esperto di queste cose? La risposta poteva essere solo una: probabilmente rientrava nei suoi studi, esperimenti o scopi. Mi tornò in mente anche il progetto Replica che Xemnas commissionò a Vexen e Zexion, e in quel momento mi salì un brivido sulla schiena. Probabilmente voleva fare la stessa cosa, o forse lo aveva già fatto.
“Hai mai fatto questa cosa su qualcuno?” Chiesi semplicemente.
“La Darkblade avrebbe dato complicazioni e resistenze.”
“Per questo eri così sicuro che il tentativo di Sephiroth fosse fallito.” Iniziai a dire alzando la voce. “Non negare che hai accarezzato l’idea di farmi anche tu questo scherzo, se avessi avuto la possibilità.”
“In quanto Nessuno, non possiedo un cuore. Possiedo solo i ricordi e la volontà del me stesso che è esistito, non posso imporre la mia volontà su un altro essere vivente, dotato o meno di cuore.”
“Non hai comunque risposto alla mia domanda.” Anche se gli potevo dare buona questa sua giustifica, il fatto che ne sapesse così tante cose non mi tranquillizzava. Poteva aver detto solo una mezza verità, in modo da nascondermi qualcosa.
“Non è ovvio?” Disse semplicemente, e lessi sopra le righe della sua frase: lo aveva fatto, o almeno ci aveva provato. Lo fissai nei suoi occhi ambrati, anche loro che risplendevano di vita propria e mi vennero in mente due volti.
“Saïx e Xigbar, non è vero? Anche se dici di non poterlo fare come Nessuno, questo non significa che tu lo avessi fatto prima.” Se una caratteristica della trasformazione era l’avere gli occhi del tuo possessore, allora potevano essere solo loro due. Per Saïx mi venne quasi scontato, era il suo vice e gli ubbidiva ciecamente, oltre al fatto che Axel, da quello che vidi nei suoi ricordi, affermava che l’amico fosse molto cambiato; ma per Xigbar invece? A parte gli occhi non avevo altro, anche se nel suo modo di fare avevo sempre intuito che ci fosse ben altro nella sua amichevole spocchiosità.
Troppo scossa per quello che mi era successo, con un enorme bisogno di starmene in distarte a riflettere. Niente aveva in quel momento più importanza, avevo già scoperto fin troppe cose e dovevo schiarirmi le idee.
 
Giorno 165
 
Stavo sdraiata sul mio letto, a guardare il Kingdom Hearts dalla mia finestra. Mi venne quasi da sorridere pensando che nello stesso giorno, che il Kingdom Hearts cominciava ad avere un aspetto concreto, Sephiroth m’impiantò il DNA di questa entità che Xemnas chiamò Jenova. Con il passare del tempo, cominciai a soffrire di forti emicrania causati da fischi nelle mie orecchie, come se qualcosa mi stesse chiamando a sé, avendo una volta ogni tanto delle visioni simili a dei frammenti di ricordi che però non riuscivo a interpretare, dal momento che erano troppo confuse. Fino ad ora sono sempre riuscita a resistere, ma era estenuante e mi portava via un sacco di Mana e energie. Xemnas decise di annullare la mia missione riguardanti i documenti, per farmi ritornare al Castello, dove sarei stata più al sicuro, o forse era meglio dire che sarei stata più sotto stretta sorveglianza.
Sentii all’improvviso la porta bussare, sorprendendomi che avesse finito così presto. Alzai il cappuccio del mio soprabito dell’Organizzazione, coprendomi per bene il volto, per poi avvicinarmi alla porta ed aprire. Xion, da quando ero tornata, aveva preso l’abitudine di venirmi a trovare in camera, poiché decisi di trascorrere le mie giornate lì senza uscire. Anche oggi negli occhi aveva un’espressione cupa e preoccupata. Qualche giorno fa si accorse che non era più in grado di utilizzare la Keyblade, e questo la spaventò perché raccogliere cuori era il suo scopo, quindi ora si sentiva inutile e in debito con Roxas, che la stava coprendo.
La feci accomodare, per poi richiedere la porta e appoggiarmi sul muro, davanti a lei.
“Allora… che succede al castello?” Mi limitai a chiedere, nella speranza di evitare le sue domande. Sapevo perché era qui, era preoccupata per me.
“Niente…” Disse mentre guadava il Kingdom Hearts.
“Ancora niente?” Chiesi, riferendomi se avesse in qualche modo risolto il suo problema con la Keyblade.
“No… E non so più che fare…” Rispose con voce tremante.
Di certo Saïx non manderà per sempre lei e Roxas in missione insieme… In effetti anche il caso di Xion era strano. Potevo vedere chiaramente che la sua aura oscura era notevolmente diminuita, come se qualcuno gliel’avesse rubata in parte. Ma nemmeno io riuscivo a capire molto, del resto preferivo chiudermi in camera a combattere le mie crisi da sola. Mi avvicinai a lei, abbracciandola da dietro per dare conforto. Non so se poteva funzionare, del resto non avevo mai avuto questo tipo di esperienze con l’inferno che avevo vissuto prima del giorno 0, dopotutto stiamo parlando di una nessuno… anzi di una creazione di Vexen. Ma nei suoi confonti sentivo ancora una sorta di legame, come se in qualche modo ne fossi responsabile, e questo mi spinse e fare l’unico gesto che da piccola desideravo, nei momenti di sconforto.
“Se non rievoco la Keyblade… io…” Tremava ancora. Era incredibile quanto fossero genuine le sue reazioni.
“Andrà tutto bene.” Le dissi, staccandomi. Rimasi un po’ a rimurginare sul suo problema. Stare accanto a Roxas non l’aveva aiutata a ricordarsi di evocare l’arma, quindi forse ci voleva qualcosa di più diretto. “Che ne dici se domani chiedi a Roxas di prestarti la sua Keyblade?” La piccola Nessuno non capì che cosa volessi intendere. “Forse, maneggiandola, avresti più possibilità per ricordare.” Notai che i suoi occhi si illuminarono, per poi annuire. Non potevo dire che fosse una soluzione, ma di certo ha funzionato nel non far cadere Xion nello sconforto. La magia è strettamente legata all’emotività dell’utilizzatore e la Keyblade e la Darkblade non facevano eccezione. Me ne accorsi io con me stessa, quando all’inizio persi il controllo dei miei poteri, a causa dello sconforto creatasi qunado scoprii che cosa mi aveva fatto Sephiroth, ma avevo recuperato il controllo non appena tirai fuori la grinta necessaria per combattere i mal di testa.
“Grazie…” Mi disse timidamente, per poi ritornare con un espressione cupa. “Alexia…” Iniziò a dire, ma capendo al volo quello che volesse dirmi, la interruppi subito.
“Non è il momento di pensare a me, sto bene.”
Rimase in silenzio a guardarmi, non sapendo se provare ad insistere o accontentarmi. Di certo io non la aiutavo a stare tranquilla, standomene tutto il giorno chiusa nella mia stanza con il cappuccio alzato, ma non avevo scelte migliori da fare: non potevo rischiare di avere una crisi in missione, e questo modo di nascondermi evitava domande scomode da parte di quei membri che ancora non sapevano molto sui piani segreti dell’Organizzazione.
“Ok…” Disse alla fine, decidendo di non isistere. Prima di lasciare la stanza mi diede un ghiacciolo di colore azzurro, dicendomi che la prossima volta le piacerebbe che lo mangiassi con lei e gli altri. Non era un segreto a nessuno che lei, Roxas e Axel andassero a fine missione a Crepuscopoli, sulla Torre dell’Orologio, a rilassarsi.
“Ma è salato!” Esclamai non appena addentai il ghiacciolo, per poi sentire un bocca uno strano retrogusto dolce.
 
Giorno 166
 
“Lord Xemnas ti ha appena convocata.” Disse Saïx, facendo irruzione nella mia camera.
Buongiorno anche a te… Pensai infastidita della intrusione, anche se ormai non era la prima volta da quando misi piede al Castello, quindi ero in un certo senso abituata.
“Dove?” Mi limitai a chiedere.
“Sala dei tredici Troni.” Mi rispose dandomi le spalle. “A proposito, non intrometterti più con il fantoccio.”
“Se non vuoi assaggiare la mia lama, non chiamare più Xion in quel modo in mia presenza.” Risposi minacciosa, irrigidendo il corpo.
“Solo perché le hai dato un ricordo e il soprabito? Rimane sempre un fantoccio.”
“Tu non sei da meno.” Risposi, alludendo al fatto che aveva il DNA di Xeanort nel suo corpo, cosa che in un certo senso lo faceva assomigliare a un fantoccio tanto quanto Xion. Saïx non raccolse la mia provocazione, finendo per andarsene senza ribattere. Per parlare così, lui sapeva che Xion aveva perso la capacità di usare la Keyblade, e in qualche modo il mio suggerimento aveva funzionato. Probabilmente aveva in mente qualcosa o semplicemente se ne voleva sbarazzare, era pur sempre l’unico esperimento ben riuscito del Progetto Replica di Vexen, progetto che a lui dava fastidio.
Creai un corridoio oscuro e mi teletrasportai al centro della stanza indicatomi, ritrovandomi faccia a faccia con Xemnas, accomodato sul trono più alto.
“Se mi hai fatta chiamare, è perché hai finalmente trovato una soluzione.” Risposi.
“Sarò breve: ho studiato il modo per permettere alla Darkblade di riavere il predominio, a discapito delle cellule di Jenova.”
Era anche ora… Pensai. Per poi apparirmi, davanti a me, il classico fascicolo delle missioni e lo lessi molto attentamente. Era estremamente dettagliato, con una serie infinita di informazioni e dati.
“Mi sembra impossibile fare tutto in giornata.” Cominciai a dire. “Mi stai chiedendo di visitare ben quattro mondi.”
“Ne ho tenuto conto”
Rilessi di nuovo attentamente il fascicolo, cercando di stimare quanti giorni avrei impiegato. Ma era impossibile, perché non dipendeva esclusivamente da me. Era una missione capace di tenermi occupata anche per settimane, ed era tanto lunga quanto complessa.
A mente, schematizzai tutto in modo da avere le idee più chiare:
-Dovevo recarmi ad Atlantide, e recuperare almeno un frammento della Magia delle Origini.
- Ritornare alla Fortezza Oscura per rintracciare Aerith.
- Riportare Aerith nel suo mondo di origine, Midgar, e portarla in un luogo dove potesse creare un cristallo, o materia come la chiamano loro, capace di contrastare l’influenza di Jenova.
- Infine dovevo ritornare nel mio mondo di orgine, l’Antico Tempio, per trovare il luogo consacrato dove si narra che si trovino delle reliquie appartenute ad Alisys quando era in vita, impregnate della sua magia.
- Dopo aver ottenuto i tre oggetti, dovevo compiere un rituale per assorbirli dentro di me. L’unico rischio era calcolare male la quantità di Magia delle origini necessaria: essa fungeva da protezione ai miei poteri e al mio cuore di pura oscurità contro la magia bianca, quindi se non fosse stata abbastanza il rischio di perdere la vita era alto.
“Quando posso partire?” Chiesi alla fine. Xemnas non aveva motivi questa volta di ingannarmi. Gli servivo lucida e perfettamente in grado di agire secondo il mio volere, e non come marionetta manovrata da qualcun altro. Gli oggetti e le magie descritte nel fascicolo non avevano a che fare con lui, quindi non poteva essere una trappola, ma questo non mi avrebbe fatto abbassare la guardia. La missione comunque era tutto tranne che semplice.
 









 

Angolo dell'Autrice:


Buonsalve a tutti!
Che record, sono riuscita a pubblicare a distanza di due sole settimane e non di mesi... Sono fiera di me!
Comunque rieccomi qui con il nuovo capitolo che conclude anche questa terza parte. Inutile dire la quarta parte che cosa tratterà, è tutto anticipato nel capitolo! La nostra protagonista dovrà veramente fare un lungo viaggio...
Piccola nota: Con Atlantide non mi sto riferendo ad Atlantica, il regno di Ariel, ma quella del film Atlantis con la principessa Kida (se non conoscete il film vi ORDINO di andarvelo a vedere, perchè è una vera chicca della Disney che purtroppo è stata sottovalutata). Sembra una cavolata, ma vi posso assicurare che qualcuno in passato me le confuse.
Non ho molto da dire questa volta... quindi spero che vi sia piaciuto e che i prossimi capitoli che arriveranno possano ancora catturare la vostra attenzione.
Ci sentiamo al prossimo capitolo!

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