Tokio Hotel VS Cinema Bizarre

di kiku_san
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere nè dei Tokio Hotel nè dei Cinema Bizarre, ne offenderli in alcun modo.


Tokio Hotel vs Cinema Bizarre


Prologo

AMBURGO: STUDIO DI REGISTRAZIONE DEI TOKIO HOTEL.

“OK, ragazzi, mi sembra buona, potete togliervi le cuffie, ve la faccio risentire”
“Bene, Karl” disse Tom mentre appoggiava la chitarra.
Georg fece lo stesso con il basso, mentre Gustav stiracchiandosi lasciò la sua postazione alla batteria, per raggiungere i compagni.
“Passami qualcosa da bere” accennò rivolto a Georg, che gli lanciò una lattina di coca; il batterista la prese al volo per un pelo, imprecando tra i denti.
“Allora siete pronti?” la voce del tecnico del suono che stava dietro ai vetri della consolle, risuonò nella saletta dove i ragazzi stavano provando la base di una nuova canzone.
“Vai Karl, dai non stare a sentire questi due, altrimenti facciamo notte”
La musica inondò lo studio, era veramente una buona prova, ora mancava solo la voce di Bill per rendere perfetta la nuova canzone.
Era il nuovo singolo, quello che avrebbe fatto da traino al nuovo album. A detta di tutti quelli che l’avevano sentito, era degno di Monsoon o di una delle più belle canzoni degli album precedenti.
Accanto a Karl, al di là del vetro apparve improvvisamente Bill, con un sacchetto di patatine che sgranocchiava con studiata lentezza ed eleganza.
“Che cazzo ci fai lì, guarda che adesso tocca te lavorare, muoviti vieni qui”
Bill per tutta risposta fece una linguaccia all’indirizzo dei tre e uscì. Ricomparve quasi subito, entrando nella sala, lanciò il sacchetto di patatine al fratello, facendone uscire la metà e si mise accanto al microfono.
“Quanto scommettete che è buona la prima”
Un coro di sghignazzi accolse le sue parole, Georg e Tom in particolare sembravano particolarmente divertiti.
“Io invece scommetto che ti ci vorranno almeno dieci prove, solo per arrivare ad un risultato mediocre”
“Tu caro fratellino devi solo stare zitto, guarda che ho sentito Karl come bestemmiava per tutte le volte che hai toppato un accordo”
“Se sei così sicuro di te, allora scommettiamo, io ci metto cento euro che quando torniamo, diciamo fra una mezz’ora sarai ancora qui”
“Ci sto”
“Bene andiamo a farci un giro, mentre tu cerchi di azzeccare le note giuste”
“Inutilmente” aggiunse Georg.
“Proprio così” rise Tom dando una pacca sulla schiena all’amico.
“Andate a farvi fottere, stronzi” e per sottolineare meglio il senso della frase, Bill li congedò con il dito medio delle due mani.
I tre salirono nell’appartamento che aveva visto nascere e crescere il fenomeno Tokio Hotel. Ora non vi abitava più nessuno, ma se ne servivano quando dovevano registrare, proprio come in quel caso.
L’ album, il terzo della loro carriera, ( senza contare quelli tradotti in inglese o la riedizione di loro successi con uno o due inediti), era quasi pronto, sarebbe uscito in autunno, inizialmente con il lancio di un singolo. Tutti loro sapevano che, nonostante i successi continui e travolgenti che continuavano a mietere in tutta Europa, alla faccia di chi aveva pronosticato loro una carriera da meteore, questo album sarebbe stato basilare. Se avesse avuto il successo dei precedenti nessuno li avrebbe più fermati. In caso contrario, una battuta d’arresto, proprio in quel momento della loro carriera, sarebbe stata deleteria e molto pericolosa.
Per questo la gestazione dell’album era stata così lunga, non si potevano permettere il lusso di sbagliare.
“Allora che ne dici, andiamo a prendere per il culo Bill?” propose Georg a Tom, lasciando il joy-stick della play.
Tom guardò l’orologio, era passata quasi un’ora.
“Scommetti che è ancora lì e discutere se quella nota va bene così o deve essere più alta, più bassa o chissà che...”
“Sì, con Karl che starà sclerando”
“Ehi Gustav, vieni anche in tu in studio?”
Il batterista uscì dalla sua camera con un libro in mano.
“Mmm, aspettatemi che arrivo”
Erano sul punto di uscire che la porta si aprì, David Jost entrò con passo svelto.
“Che ci fai qui, David?” esclamò Tom sorpreso, lo aspettavano solo per la settimana successiva, quando sarebbero state pronte le registrazioni.
“Guarda che noi non siamo pronti” fece Georg con aria sospetta. Oddio forse avevano capito male, se l’erano presa troppo comoda ed ora chi lo avrebbe sentito quello.
“C’è una notizia importante, appena me l’hanno comunicata sono venuto qui, dov’è Bill?”
“In sala di registrazione, stavamo andando giusto lì, ma che notizia è?”
“OK, andiamo da Bill”
“E’ capitato qualche casino?” disse Tom guardingo.
“No, nessun casino, perchè? Hai fatto qualche casino Tom? Qualcosa che io dovrei sapere?”
“Figurati, che cosa dovrebbe essere successo? L’ho detto tanto per dire” rispose il chitarrista con aria innocente.
“Non hai messo incinta nessuna, o fatto sesso con una minorenne o cose del genere, vero?”
“Ehi per chi mi prendi, cominci a credere anche tu alle puttanate che scrivono i giornali”
“Lasciamo perdere, comunque è una notizia di lavoro”
Avevano intanto raggiunto la sala di registrazione, dove Bill stava discutendo con Karl.
David entrò in saletta: “Bill ho bisogno di parlarti”
“Ehi David che ci fai qui, è successo qualcosa?”
“Vieni, andiamo di là, staremo più comodi”
“Ehi ma io sto finendo di registrare, non posso”
“Sì che puoi, finirai domani”
“Sì Bill, finiremo domani, non c’è problema” la voce di Karl risuonò, la sua faccia stravolta era illuminata da un raggio di speranza.
“Ehi Karl, da quante volte la ripetete?” Tom si stava trattenendo per non ridere.
Karl fece segno con le dita, quindici, poi si alzò stiracchiandosi.
“Allora fratellino caccia la grana”
“Quanto sei stronzo, io mi ammazzo per fare un buon lavoro e voi avete il coraggio di prendermi per il culo”
“Niente palle, fuori i soldi”
“Te li darò”
“Come no, come tutte le altre volte vero?”
Bill sbuffò, prese un asciugamano e si asciugò il sudore, poi se lo mise al collo ed uscì seguendo David.
“Allora che ci devi dire di così urgente, avanti sentiamo” fece Bill, lasciandosi cadere su una poltroncina e attaccandosi ad una lattina di Burn.
“Mi ha chiamato un dirigente della ARD, hanno un idea: uno show musicale con tutte le band e i solisti che in questo periodo hanno portato la musica tedesca ad essere apprezzata in tutta Europa. Naturalmente voi sarete gli ospiti d’onore, in realtà tutti sanno che siete stati voi a spianare la strada agli altri, siete voi che dovunque andiate fate sold out, voi che in un concerto radunate ventimila e più persone, voi che fate vendere i giornali se sopra c’è una vostra foto. Senza di voi lo show non avrebbe senso.”
“Bene mi sembra che non ci siano problemi, andiamo lì facciamo una canzone o due, rispondiamo a un po’ delle solite domande sceme, ritiriamo l’eventuale premio e ce ne andiamo”
“Beh non è proprio così Tom”
“Che c’è sotto David?” Gustav lo guardava serio.
“Lo show verrà ripreso dal canale nazionale televisivo. Sarà in realtà una kermesse..”
“Una che?” interruppe Georg.
“Durerà quattro giorni. Il primo giorno i vari gruppi e solisti presenteranno la canzone di loro maggior successo, che per voi sarà Durch der monson naturalmente; il secondo giorno, metà dei partecipanti eseguirà un’altra canzone a propria scelta, e qui decideremo quale potrà essere, seguirà un intervista, il terzo la stessa cosa per la seconda metà. Il quarto giorno si eseguirà un inedito o una delle canzoni più recenti. Al termine il pubblico da casa voterà per la band o il solista che meglio rappresenta l’attuale panorama della musica tedesca.”
“Che palle, quattro giorni per cosa? Sai che non abbiamo bisogno di tutto questo, per quale motivo dovremmo farlo” esclamò Tom.
“E’ un occasione che non possiamo lasciarci sfuggire invece. Per prima cosa è un obbligo morale verso il vostro pubblico. Tutti si aspetteranno di vedervi, voi siete le superstar e avete degli obblighi. Cosa pensate scriveranno i giornali se non ci andrete, già mi immagino i titoli: “ I Tokio Hotel snobbano la manifestazione”, “ Tokio Hotel: chi pensano di essere diventati?” Insomma tutti penseranno che ormai vi considerate superiori, che ve la tiriate”
“Pensano giusto, noi ce la tiriamo”
Un’occhiataccia di David fece sparire la risatina di Tom.
“Come non detto, stavo solo scherzando”
“Inoltre è un’occasione d’oro per presentare il nuovo singolo che uscirà proprio in quel periodo. Non ce ne potrebbe essere una migliore, pensate, con un colpo solo saremo visibili a qualche milione di persone. Non male come lancio”
“Chi ci sarà?” chiese Gustav con tono professionale.
“Da quello che ho capito, quelli della ARD vogliono fare le cose in grande, in pratica le migliori band sul mercato e i vari solisti, la manifestazione riguarderà la nuova musica, quindi nessuno al di sotto dei trenta o forse anche meno. E’ uno spettacolo rivolto sopratutto ai giovani e alla musica che loro ascoltano. Comunque mi hanno fatto solo qualche nome, stenderemo meglio i particolari prima di sottoscrivere il contratto”
“Quali nomi ti hanno fatto?” Georg sembrò svegliarsi da un colpo di sonno.
“Sicuri per ora sono LaFee, i Panik, i Killerpilze, le Debbie Rockt, Jimi Blue e i Cinema Bizarre, poi hanno altri contatti”
“Beh non male” mormorò Georg.
“Non male? Ma che cazzo dici? Senti David sinceramente mi sembra un’idea di merda” Bill si era alzato e gironzolava per la stanza, nervoso.
“Quale sarebbe il problema?” sospirò David.
“Possibile che non ti rendi conto, quelli sono tutti dei semisconosciuti, che c’entriamo noi con loro? Non sono per nulla al nostro livello, ci vogliono solo per alzare il tono della trasmissione, altrimenti chi li ascolta quegli sfigati.”
“Dai Bill, non è vero, mica puoi dire che La Fee è una sfigata e poi le Debbie Rockt non sono per niente male, neanche un po’, passare quattro giorni con loro non mi dispiacerebbe per niente. Ehi Georg hai presente la cantante...”
“No cazzo non le conosco, vado subito su you tube a vedere qualcosa”
“Vai amico e poi mi dici, comunque quella è già prenotata sia chiaro..”
“La piantate di fare gli idioti voi due, io mi preoccupo del gruppo e voi pensate subito a quello”
“Che c’è da preoccuparsi Bill, siamo i più famosi, i migliori, lo sappiamo e allora.. che problema c’è”
“Non voglio essere reclutato in uno show del cazzo che magari sarà un flop clamoroso”
“Ti assicuro di no Bill, sarà pubblicizatissimo, sarà l’evento della stagione autunnale, stai tranquillo fidati, non ve ne avrei neanche parlato se non mi fosse sembrata un’ottima opportunità”
“E il voto del pubblico? Non mi piace mettermi in gara con gente che ha fatto tre canzoni in tutta la sua carriera”
“Santo Dio, Bill che palle, hai paura di non vincere?” gemette Georg che non vedeva l’ora di poter verificare su Internet la solista di quel cazzo di gruppo, di cui non si ricordava più il nome.
“E se capitasse, vi immaginate la figura? Oddio saremmo smerdati per il resto della nostra vita”
“Tu fratello non stai bene, prima dici che noi siamo troppo forti per quelli là, poi hai paura di perdere, ma sei scemo?”
“Bill è assurdo solo pensarlo, ha ragione Tom” disse David sorridendo.
“I Cinema Bizarre hai detto?” continuò Bill, come se stesse seguendo un suo pensiero.
“Sì perchè?” rispose David.
“Quelli proprio non li sopporto”
“Oddio no! Adesso ricomincia con un’altra paranoia” gemette Tom con sguardo angosciato.
“Si può sapere che ti hanno fatto” intervenne Gustav incuriosito.
“Scusate ma non li leggete i giornali?”
“Perchè tu sì? Accidenti Bill questa è una novità”
“Sei il solito scemo fratello, su tutti i giornali di musica i Cinema Bizarre sono presentati come i nostri rivali, quelli che dovrebbe scalzarci dal cuore delle fans e così via, hai presente – CINEMA BIZARRE: ARRIVANO I NUOVI TOKIO HOTEL- cose di questo genere, si stanno facendo conoscere grazie a noi”
“Cazzo Bill lo sai che sono i giornali che raccontano tutte queste scemenze per vendere qualche copia in più, guarda che loro non hanno mai detto niente del genere, anzi hanno sempre dichiarato di essere molto diversi da noi, sia musicalmente che come immagine”
“Ehi Gustav come mai sai tutte queste cose” Georg guardò un po’ preoccupato l’amico.
“Ho letto qualche loro intervista e ho sentito qualche loro canzone. Niente di che devo dire”
“Allora ragazzi va bene per tutti, non vi ho parlato del compenso perchè stiamo ancora trattando, ma vi assicuro che sarà un bel po’ di soldi”
“Bene direi che questo particolare ci ha convinti del tutto” disse Georg alzandosi e spostandosi i capelli liscissimi che gli coprivano il viso.
Solo Bill non sembrava del tutto convinto, ma nessuno a quel punto ci fece più caso.
“Guarda che non mi sono scordato i cento euro fratellino” Tom gli andò accanto.
“Che noioso che sei”
“Cos’hai? Stai ancora pensando a quel gruppo?”
“Ma figurati, chi se ne frega”


BERLINO: APPARTAMENTO DI STRIFY, YU E KIRO.

“Allora ci siamo tutti?”
Il produttore dei Cinema Bizarre, diede una rapida occhiata in giro per sincerarsi dell’attenzione dei cinque ragazzi.
“Bene la notizia è questa: siamo stati contattati dalla ARD per una manifestazione canora di quattro giorni, una specie di festival, è una splendida occasione, che ne dite?”
“Noi e chi altro?” chiese Luminor che sedeva sul bracciolo di un divano in una posa da regina dei dannati.
“Parecchia altra gente, ho qui l’elenco semi-ufficiale”
E così dicendo fece passare un foglio tra i cinque.
Trascorsero alcuni minuti.
“Oddio che palle ci saranno quegli stronzi” si lamentò Strify, rivolgendosi più che altro a se stesso.
“Di chi parli?” gli chiese Luminor.
“Ovvio di chi vuoi che parli, dei gemelli Kaulitz e di quelle altre due amebe”
“Amebe? Che cazzo sono le amebe?” Kiro smise per un attimo di mangiare gelato direttamente da una maxi-vaschetta e si fece attento.
“E dai Kiro le amebe no? Non dirmi che non hai mai sentito parlare di amebe in vita tua, tutti ne parlano” Yu stava apertamente sogghignando, si divertiva come un matto a prendere per il culo i suoi coinquilini.
Kiro gli fece una linguaccia e poi volutamente lo ignorò, per rivolgere la sua attenzione a Strify.
“Adesso mi spieghi cosa sono ste’ cazzo di amebe”
Strify lo guardò interdetto, poi scosse la testa.
“Esseri informi, senza cervello, proprio come te. Ecco tu potresti essere una ameba” le sue labbra sottili si tirarono in un sorriso che adddolcì la sua espressione.
“Mi stai prendendo per il culo” piagnucolò Kiro continuando a mangiare gelato, già il suo interessse per la conversazione si stava spegnendo.
“Insomma possibile che non si possa fare un discorso serio qua dentro?” Luminor appariva seccato.
“Perchè ti stanno sul culo?” chiese soavemente Shin, che finora era stato solo ad ascoltare.
“Niente di personale, ma mi sembra che il successo li abbia montati parecchio, sai che palle stare quattro giorni a contatto con questi che pensano di essere chissà chi, se la tirano troppo. E poi volete scommettere che la stampa sarà adosso solo a loro”
“Beh anch’io me la tirerei se avessi fatto il botto che hanno fatto loro e poi non siamo mica solo noi e loro, ci saranno un sacco di altri gruppi e solisti, può essere che neanche ci incrociamo”
Shin aveva la capacità di riportare nella loro giusta dimensione gli avvenimenti.
“Vero e poi i Tokio Hotel noi ce li mangiamo a colazione, perlomeno tra me e il loro chitarrista non c’è gara” Yu si era alzato in piedi stiracchiandosi e dirigendosi verso Kiro, intenzionato a fregargli un po’ di gelato.
“A dire la verità tu e Kaulitz, sembrate assomigliarvi” fece Luminor sornione.
“In che cosa ci somiglieremmo scusa? Guarda che ho visto dei loro filmati e suona proprio da cane e poi non ha per niente sex-appeal, vuoi mettere con me?”
“Per esempio da quanto ho letto e sentito in qualche intervista non se ne lascia scappare una, proprio come te”
“Ah divertente, bene voglio conoscerlo questo tipo, ci scommetto che quello che racconta per metà sono palle”
“Sexgott” fece Shin.
“Cosa?”
“Lo chiamano così, ci sarà un motivo no?”
Yu si mise a ridere, prima di mettersi in bocca due dita piene di gelato.
“Cazzo, ma fai proprio schifo” protesto Kiro.
“Mi sa che ci divertiremo” profetizzò Luminor, alzandosi anch’egli in piedi e stirandosi con le mani i suoi lunghi capelli.
“Allora è tutto a posto, mi sembra” e così dicendo il produttore se ne andò incrociando le dita.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

“ Avanti Tom dammi una mano con ste’ borse” la voce piagnucolosa di Bill, quella che faceva sempre quando aveva bisogno di aiuto o solo di qualcuno che facesse qualcosa al posto suo, raggiunse Tom mentre stava giusto buttandosi con tutto il suo peso sul letto.
“Arrangiati” urlò, fregandosene se il fratello lo avesse sentito o no. Cazzo aveva dieci persone dietro al culo che gli aprivano pure la porta e doveva sempre rompere le scatole a lui.
Si guardò attorno, la sistemazione era di suo gradimento. L’hotel dove erano alloggiati era veramente di lusso e vicinissimo al teatro dove si sarebbe svolta la manifestazione. Peccato che la maggior parte degli artisti era alloggiata lì, non aveva molta voglia di fraternizzare con gli altri fatte due eccezioni: Jimi che era loro amico già da molto e le Debbie Rocket. Con Georg si erano documentati ed erano arrivati alla conclusione che tutte e cinque erano degne di attenzione, ma lui in particolare puntava a Fie la solista, mentre Georg propendeva per Tan la batterista.
Si rilassò un po sul letto, poi uscì per andare a controllare che Bill non avesse avuto una crisi di nervi.
Proprio mentre passava davanti all’ascensore, le porte di questo si aprirono ed uscirono tre tipi che rischiarono di investirlo.
“Ehi scusa” fece un ragazzo dai capelli neri ed alcuni pircing sul viso, con un borsone in mano.
“Niente figurati” rispose automaticamente Tom, mentre si rendeva conto che quei tizi lui li aveva già visti da qualche parte.
“Ehi tu sei uno dei gemelli Kaulitz, il chitarrista” fece un ragazzino sorridendo.
“Sì sono Tom”
“Piacere io sono Kiro” il ragazzino gli tese la mano sempre sorridendo, “Loro sono Yu e Strify, siamo i Cinema Bizarre, cioè ne mancano ancora due, ma ce li siamo persi.”
“Kiro la vuoi piantare di parlare sempre per niente, ti muovi a cercare le camere.”
Quello che aveva parlato, Strify, sembrava un po’ teso e nervoso, strattonò Kiro e si rigirò la scheda magnetica in mano. Chissà perchè a Tom ricordava un po’ Bill, forse per il modo di fare aggraziato, forse per i lineamenti delicati.
“Su questo piano ci siamo noi” disse Tom.
“Avete riservato tutto il piano?” rispose con voce un po’ aspra Strify.
“A dire la verità pensavo di sì, però non ne sono sicuro.”
“Penso proprio di no ragazzino, ci sono un mucchio di camere su ogni piano.”
Quello che aveva parlato, Yu, lo guardò con aria divertita e un po’ arrogante.
-Ragazzino? Come si permetteva quell’imbecille di chiamarlo così?- pensò Tom, ma prima che potesse replicare, quello gli aveva già voltato le spalle inoltrandosi nel corridoio.
Quando entrò nella camera di Bill, lo trovò alle prese con Marlene a cui diceva dove disporre i suoi bagagli. Come erano lontani i tempi in cui dovevano trasportare da soli, non solo le loro valigie ma anche gli strumenti, ora erano serviti e riveriti in tutto e per tutto: una vita da nababbi.
“Ehi Bill sai chi ho incontrato in corridoio?”
“Babbo Natale?”
“Spiritoso! Tre dei Cinema Bizarre, hanno tre nomi assurdi, penso che siano dei mezzo giapponesi, anche se fisicamente non sembra proprio.”
“Non dirmi che stanno al nostro stesso piano?”
“Così pare, sul nostro stesso corridoio.”
“Merda, proprio quelli.”
“Devo assolutamente scoprire dove alloggiano le Debbie Rocket, speriamo almeno nel nostro hotel. Vado a chiedere a Georg.”
Prima di aprire la porta, Tom si voltò e aggiunse: “Ah sai, uno di quelli, Strify mi sembra o qualcosa del genere, ti assomiglia un po’.”
Bill si alzò alla velocità di un lampo e gli si avvicinò.
“Che cazzo stai dicendo, non mi assomiglia per niente, è uno sgorbio al mio confronto, non ha stile, non ha voce, è solo capace di copiarmi ma è una copia mal riuscita.”
“Ehi che diavolo ti prende?” Tom era sorpreso dalla reazione del fratello.
“Tutti continuano a dire sta’ cazzata, ma dove mi assomiglia si può sapere?”
“Che te la prendi a fare? Ho detto che ti assomiglia un po’ nel modo di fare, tutto qui. Cazzo c’è bisogno di prendersela così per una scemata del genere, io non ti capisco Bill.”
Bill si sedette sul letto, la voce divenne più sottile e Tom capì che avrebbe dovuto abbandonare l’idea di andare a cercare Georg, per restare a consolare un po’ il fratello.
“Ci sono delle fan che dicono che lui è bello come me.”
“Beh ti assomiglia un po’ ma non c’entra niente con te, adesso che ci penso bene è proprio diverso, tu sei unico Bill lo sai, sarai per sempre unico.”
Lo abbracciò stretto, sapeva che fra poco la crisi sarebbe passata.

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“Tra tutti quelli che esistono, ci dovevano assegnare le camere proprio sullo stesso corridoio di quei montati, che sfiga.”
“A me il chitarrista mi è sembrato simpatico” a Kiro quasi ogni persona stava simpatica, per cui il suo commento non fu neppure preso in considerazione.
“E così quello sarebbe il sexgott, santo iddio, chi si è inventato sta scemenza?”
“Beh sembra che faccia strage di ragazze, Yu ti devi rassegnare, le tipe in questi giorni non saranno tutte tue.”
“Kiro tu sei troppo ingenuo, non sai distinguere tra un bluff e uno tosto.”
“Fammi indovinare, chi è quello tosto?” Kiro fece la faccia assorta e pensierosa.
“Davvero spiritoso, tu cara la mia bestiolina tieni il conto e alla fine vedremo chi sarà il vincitore.”
“Yu ti informo che siamo qui per una manifestazione canora non per un torneo di scopate, forse non ti è ancora chiaro.”
Yu alzò le spalle al commento di Strify. “Bene vado a sistemare la mia roba in camera, poi che facciamo?”
“Per oggi non c’è nessun impegno, io per mio conto mi voglio rilassare un po’ prima di cena.”
“OK,allora ci si vede dopo” così dicendo Yu uscì, seguito da Kiro.
Strify rimase sdraiato sul letto, rilassarsi non era facile, era sempre nervoso prima di un impegno importante, avrebbe voluto vicino Shin, sicuramente lui sarebbe riuscito a calmarlo con la sua pacatezza, oppure Luminor che rimaneva sempre impassibile in ogni circostanza.
Ripensò all’incontro di poco prima, Tom Kaulitz non gli era proprio sembrato speciale, solo un ragazzetto rasta e neppure gli altri due gli facevano un grande effetto anche se non li aveva mai incontrati di persona, quello che lo incuriosiva era Bill, lui si che aveva carisma, doveva ammetterlo, gli sarebbe piaciuto conoscerlo ma nello stesso tempo era convinto che da quell’ipotetico incontro non ne sarebbe uscito niente di buono, pensava che fossero troppo simili per andare d’accordo, due prime donne non possono stare sulla stessa scena.

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Era ormai ora di cena, al ristorante dell’hotel tutta la sala era stata prenotata per gli ospiti.
Georg e Tom stavano parlottando al bar prima di sedersi a tavola.
“Allora hai scoperto qualcosa?” disse Georg all’amico con fare da cospiratore.
“Come no, le ragazze stanno nel nostro stesso hotel, dovrebbero scendere per cenare e quello sarà il momento giusto per sferrare l’attacco.”
“Siamo d’accordo allora, io mi prendo Tan e tu fatti chi vuoi.”
“Non ti preoccupare, lascia fare a me, ma Gustav dove si è ficcato?”
“L’ho visto nella saletta qui accanto parlare con un tipo biondo.”
Proprio in quel momento ecco apparire Gusti che chiacchierava animatamente con Shin.
“Ciao ragazzi” si avvicinò agli sgabelli dove Tom e Georg erano seduti, “lui è Tim.”
I due ragazzi seduti fecero un gesto di saluto al tipo accanto al loro amico.
“Tim? Scusa ma suoni in qualche gruppo?” chiese Tom.
“Lui è il batterista dei Cinema Bizzarre, ci siamo incontrati e ci siamo messi a parlare e non trovate strana la coincidenza che tra tutta questa gente, proprio noi due ci siamo conosciuti?”
“Dov’è lo strano scusa Gustav” Tom era rimasto un po’ interdetto, in effetti lo strano era che l’amico avesse fatto conoscenza con qualcuno in modo così rapido, indipendentemente da chi si trattasse.
“Beh lo strano è che siamo tutte e due batteristi mi pare ovvio.”
Tom e Georg annuirono.
“Certo che è ovvio, lo avevamo capito subito. Ma voi non eravate giapponesi?” replicò Georg un po’ interdetto.
Un’occhiataccia di Gustav gli fece capire immediatamente di aver detto una colossale cazzata.
Shin rise: “I nostri nome d’arte si ispirano ai manga giapponesi ma noi siamo tedeschi, altrimenti che ci faremmo qui.”
“Non sapevo che Tim fosse un nome giapponese” continuò implacabile Georg cercando di sistemare la questione, ma in effetti peggiorandola di più.
“Cazzo Georg ma sei proprio scemo, Tim è il suo vero nome, quello d’arte è Shin”
“Beh lo sapevo, possibile che non capite quando uno scherza?" cercò di rimediare Georg.
“Forse è meglio andare a tavola, mi sa che è ora e io comincio ad avere fame” si introdusse nel discorso Tom, che scese dallo sgabello e si avviò verso il ristorante.
Quando furono seduti tutti e tre e Gustav ebbe salutato il ragazzo biondo, Tom cominciò a lanciare insulti verso l’amico.
“Ma ti sei rimbecillito, cosa cavolo ti è saltato in mente.”
“Ma di cosa stai parlando?” domandò Gustav con stampata sul viso un’espressione sorpresa.
“Sto parlando di quel Tim o Shin o come cazzo si chiama.”
“Non capisco, è simpatico, abbiamo un sacco di interessi in comune.”
“Zitti non una parola, sta arrivando Bill, lo sai che si è fissato male con quel cazzo di gruppo e tu ci vai proprio a fraternizzare.”
Bill si sedette accanto ai quattro compagni, tranquillo e felice.
“Allora cosa sono quelle facce, c’è qualcosa che non va.”
“Niente di niente Bill, stavamo discutendo il menu” rispose ghignando Georg.
Al termine della cena, proprio mentre i quattro ragazzi stavano per lasciare il tavolo, Shin si avvicinò tranquillamente.
“Ehi Gustav ti va di andare a bere qualcosa al bar, i miei amici vorrebbero conoscervi, visto che dobbiamo passare quattro giorni insieme e molto probabilmente ci vedremo spesso non vedo perché si debbano rimandare le presentazioni.”
Bill guardò con un viso allibito prima Shin e poi Gustav.
“Zitto fratellino, poi ti spiego tutto” Tom si affrettò a sussurrargli nell’orecchio.
Al bar li attendevano Luminor, Strify, Kiro e Yu.
Erano seduti su dei divanetti e tutti stavano bevendo qualcosa.
Shin e Gustav fecero le presentazioni.
Bill squadrò Strify con sospetto e ricevette un'occhiata dello stesso tipo.
Kiro era entusiasta e divertito e Gustav cercò di sopportarlo per tutto il tempo che rimasero insieme, giusto quello di sorseggiare qualcosa facendo finta di trovarlo tanto simpatico, chiedendosi come faceva Shin a non averlo già ucciso.
Luminor era gentile ma un po’ freddo e staccato come era suo solito.
Yu non staccò gli occhi di dosso a Tom e quando lui lo guardò con quel suo sguardo un po’ obliquo, quello che faceva svenire le ragazze, gli si avvicinò.
“C’è qualcosa che non va amico?” gli fece Tom con sospetto.
“No, è che non riesco a capire cosa le ragazze trovino in te.”
“E perché ti interessa, hai una sorella?”
Yu si mise a ridere.
“Vedo che sei uno dalla battuta facile, anch’io non me la cavo male con le ragazze ed ero curioso di conoscerti.”
“Bene, due galli in un pollaio allora.”
“Proprio così, ma se ti sei guardato intorno stasera, direi che di galline ce n’è in abbondanza per tutte e due” rispose Yu.
I due si misero a ridere.
Più tardi in camera, Bill strillava furibondo.
“Io non riesco proprio a capire, ma allora lo fate apposta, ditemelo che è così.”
“E dai non farne una tragedia in fondo non sono antipatici, io e Yu ad esempio ci intendiamo benissimo ed anche Gusti e Shin e lo sai quanto è difficile Gustav.”
“Siamo metà di mille e proprio con loro dovete fraternizzare, siete degli stronzi.”
“Insomma Bill si può sapere che cazzo ti hanno fatto?”
“Sono i nostri rivali, quelli che vogliono soffiarci il posto nel cuore delle nostre fans.”
“Ma ti ascolti quando parli, in realtà quello che ti sta sulle scatole è Strify, hai paura che sia più bello di te ed in effetti devo dire che ha un bello stile e parecchio fascino” rise Tom, che non riuscì ad aggiungere altro perché una cuscinata in faccia gli fece morire le parole in gola.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

1° GIORNO.

All’alba delle due di pomeriggio il telefono squillò. Tom aprì gli occhi, li sbatte un paio di volte prima di rendersi conto di dove era e di che cosa gli stava martellando le orecchie.
“Chi è che rompe a quest’ora?”
“Mi scusi signor Kaulitz ma è la sveglia, ha chiesto lei di essere chiamato.”
Tom si alzò in piedi brontolando e a tentoni aprì la tenda, una luce accecante lo investì in pieno. Nello stesso istante sentì bussare alla porta.
“Ma insomma ce l'hanno tutti con me oggi?” mugugnò.
“Apri sono David.”
Tom arrancò fino alla porta sbadigliando rumorosamente. David entrò a razzo guardandolo sbalordito.
“Non dirmi che ti sei appena svegliato, dobbiamo essere in teatro tra meno di un ora per le prove.”
“Beh e che ci vuole e poi non cominciare a mettermi fretta che poi so come va a finire, dobbiamo stare tutti ad aspettare che Bill finisca di sistemarsi.”
“Bill è già pronto.”
“Non scherzare.”
“No è la pura verità.”
“Cosa diavolo è successo?”
“Con certezza non lo so neppure io, so solo che ieri sera quando gli ho detto che prima di voi provavano i Cinema Bizarre, ha fatto una faccia strana.”
Dopo circa un’ ora i ragazzi si trovarono davanti ad una colazione/pranzo.
“Cosa ti è successo Bill, David mi ha detto che eri pronto prima di tutti noi, eccetto di Gustav naturalmente.”
“Voglio essere puntuale che c’è di male?”
“Niente, mi suona un po’ strano però detto da te.”
“Non ti va mai bene niente di quello che faccio. Ho pensato che è giusto rispettare gli orari visto che saremo in parecchi a provare questo pomeriggio, poi mi sono anche detto che se andiamo in teatro un po’ in anticipo possiamo sentire un po’ le prove di quegli stronzi no?”
“Quali stronzi?” fece Georg.
“Non lo hai capito? Bill si riferisce ai Cinema Bizzarre ci scommetto” replicò Gustav senza scomporsi.
“Scusa ma che ci frega di ascoltarli, non ti stavano sulle scatole fino a ieri sera” Georg era sempre più interdetto.
“Anche oggi se è per questo, ma ogni strategia insegna che bisogna conoscere il nemico e quindi voglio osservarli un po’.”
“Non era sufficiente vederti qualcosa su You Tube?”
“Ho bisogno di vederli dal vivo.”
“Forse non ci vorranno alle loro prove.”
“Beh me lo dovranno dire in faccia.”

^^^^^^^^^^^^


Arrivarono in teatro in netto anticipo. Bill come se niente fosse, si avvio verso la platea, si avvicinò il più possibile alle prime file e si acciambellò come un gatto su di una sedia. I suoi occhi non perdevano di vista Strify che aveva cominciato a cantare “Lovesongs”
Tom lo raggiunse.
“Allora che te ne pare?”
“Se quella è la canzone migliore, chissà le altre.”
Tom ridacchio, Bill a volte sembrava una vecchia zitella invidiosa.
“Eh dai che non sono male, ma con noi non c’entrano proprio, te lo avevo detto, fanno tutto un altro genere di musica e hanno un altro stile, però devo dire che Yu con la chitarra ci sa fare, se è così anche con le ragazze mi sa che mi devo impegnare per vincere la sfida.”
Bill si alzò.
“Sempre a pensare a quello.”
“A proposito fratello, dopo di noi provano le Debbie Rockt e ho promesso alle ragazze che ci saremmo fermati un attimo a sentirle.”
“Vedo che come al solito non perdi tempo, comunque adesso pensiamo alla nostra di prova.”
“Con tutte le volte che abbiamo suonato Monsoon potrei anche farne a meno.”
“Sì, però è sempre meglio non lasciare niente al caso, stasera dovremo essere perfetti.”
“Come sempre.”
“Più di sempre” sorrise Bill.
Quando i Cinema Bizzarre completarono la loro prova e il palco fu libero, i Tokio Hotel iniziarono.
Bill era particolarmente nervoso e la prova si interruppe quasi subito. Aveva intravisto la sagoma di Strify andare a sedersi proprio dove prima era seduto lui.
Alla ripresa ancora una volta Bill sbagliò l’attacco.
“Santo Iddio fratello che cazzo ti succede, la potresti cantare anche mentre dormi.”
Bill lo fulminò con lo sguardo. Georg e Tom si lanciarono un’occhiata dietro le spalle di Bill, che cercava di non perdere la calma e di stare concentrato.
Ma non ci riusciva, si sentiva nervoso e arrabbiato, avrebbe voluto scendere dal palco e andare nella seconda fila in platea, prendere quell’imbecille di Strify e cacciarlo via a calci in culo, ma ovviamente non poteva. Sapeva cosa gli avrebbe risposto quell’individuo se avesse preteso che se ne andasse. Lui aveva assistito alle loro prove quindi perché non poteva essere il contrario?
Cercò di scacciare il pensiero di Strify che lo stava osservando, la cui presenza lo faceva andare in paranoia.
“No, così non va bene, devo concentrarmi” si disse dentro di sé. Chiuse gli occhi, che in quel momento erano nascosti da un paio di grandi occhiali con le lenti scure, cercò di ritrovare le emozioni che Monsoon gli dava sempre.
La prova andò benissimo, Bill cantò con tutto il cuore e l’anima.
Stava per andarsene e tornare in albergo, quando una voce vellutata alle sue spalle lo bloccò.
“Se canterai così stasera, non ci sarà storia per noi.”
Si girò di scatto, era proprio chi sospettava che fosse: Strify e accanto a lui svettava Luminor che gli sorrideva.
“Grazie” Bill rispose anche se non si era ancora ripreso dalla sorpresa.
“Ho visto che hai presenziato alla nostra prova e ho voluto renderti il favore” riprese il cantante sempre con voce soave.
Bill non riusciva a capire se dietro a tutta quella gentilezza quel tipo lo stesse pigliando per il culo, anche se il suo istinto gli urlava di sì.
“Ero curioso di sentirvi, continuano a parlare di noi come rivali ma in realtà non sapevo come suonaste, non vi avevo mai ascoltato” rispose Bill con tutta la calma che riuscì a racimolare e in più aggiunse anche un sorriso di quelli che sapeva fare solo lui: incantevole.
Gli occhi di Strify brillarono: ”Beh spero che ti siamo piaciuti, sarebbe molto interessante conoscere il tuo giudizio.”
“Ci sono già i critici per quello e poi c’è il pubblico che dovrà votare, quello sarà il giudizio più importante” e con queste parole Bill si allontanò, felice di come aveva gestito il colloquio.
Gustav gli si mise a fianco.
“Che voleva”gli chiese curioso.
“Niente di speciale, mi ha fatto i complimenti.”
“E’ stato gentile.”
“Certo, come potrebbe esserlo un serpente velenoso.”
“Ancora con sta' paranoia, eddai Bill, non prendere male tutto quello che fanno perché sei partito con dei preconcetti.”
“Gusti, sei patetico tanto sei ingenuo.”
Gustav alzò le spalle: “Fa un po’ come ti pare. Tom e Georg rimangono qui, fra poco provano le Debbie Rockt , mi sa che tuo fratello ha già buttato l’amo.”
“Io torno in albergo, tu che fai?”
“Vengo anch’io.”

Intanto dietro al palco, aspettando che i tecnici sistemassero gli strumenti, Tom stava appartato in un angolo con Fie la cantante della girlband.
“Allora cosa ne dici se dopo le prove ci vediamo.”
“No, direi di no, sono troppo nervosa per stasera, non siamo abituate come voi a comparire davanti a milioni di spettatori.”
“Ti potrei calmare io, conosco un massaggio tailandese che funziona benissimo, ti rilassa completamente.”
Fie si mise a ridere e Tom pensò che era davvero carina quando sorrideva, più carina del solito.
“Allora ci vediamo in camera mia?”
“Avevo sentito dire che eri un tipo che ci provava con tutte, ma non pensavo che fossi così bravo ad incantare una ragazza, comunque grazie ma no, non è il momento giusto, vogliamo stare tutte insieme fino a stasera.”
“Va bene, ti capisco, allora facciamo dopo lo spettacolo.”
“Sarò morta dopo lo spettacolo, l’emozione già mi sta stendendo adesso.”
“Bene per ora ti lascio tranquilla, ma non pensare di esserti liberata di me.”
“Chi ti ha detto che voglio liberarmi di te” fece lei rivolgendogli un sorrisetto malizioso.
“Questa ci sta di sicuro” pensò tra se Tom già immaginando la scena.
“A proposito, il tuo amico bassista…”sembrava che non le venisse il nome.
“Chi Georg?”
“Sì proprio lui, mi sa che ci sta provandoci con Tan, però guarda che spreca il tempo, lei ha il tipo.”
“Beh che c’entra, tipo che va tipo che viene, non sarà mica sposata.”
“No, ma Tan e il suo tipo stanno insieme da parecchio, non rischierebbe mai di mandare tutto all’aria solo per una scopata.”
Accidenti, la ragazza parlava chiaro, pensò Tom.
“Però puoi riferirgli che Denise gradirebbe molto qualche lezione di basso” e sorrise di nuovo.
“Lo farò sicuramente felice, ma tu devi fare felice me.”
“Vedremo” con un gesto delicato prese tra le sue dita un dreadlock, “mi piacciono molto i tuoi capelli” sussurrò.
“Solo quelli?” sorrise Tom, sfoderando il suo sguardo da seduttore.
“No, anche gli occhi non sono male e le labbra” e così dicendo passò un dito leggero sulle labbra di Tom e sfiorò il pircing tirandoglielo delicatamente.
“Se ci conosceremo meglio, scommetto che ti piacerà qualcos’ altro di me.”
“Ne sono sicura” gli mormorò Fie soffiandogli la risposta in un orecchio, “Però vedi io sono molto possessiva, se mi capita di vederti con un’altra ti puoi scordare completamente di me.”
“Non ci sarà nessun altra, te lo prometto, per lo meno per questi quattro giorni.”
“E’ quello che ti chiedo.”
Una voce chiamò: “Le Debbie Rockt sul palco per la prova.”
“Scusa devo andare, allora ciao” e Fie si allontanò sfiorandogli la mano con una carezza.
Tom si allontanò leggermente eccitato, quella ragazza ci sapeva fare, si sarebbero divertiti parecchio insieme, tutto sommato l’idea di David di partecipare allo show era stata una bella pensata.

^^^^^^^^^^^^


Tornato in albergo Tom si accorse di Yu che stravaccato su di un divano, stava bevendo qualcosa al bar, con lo sguardo perso nel vuoto. Gli si avvicinò.
“Ehi, come va?”
Yu sbattè un attimo gli occhi, mettendo a fuoco la figura di Tom.
”Bene, siediti ti offro qualcosa da bere.”
“Sto cercando mio fratello, lo hai visto?”
“No, avanti dai siedi.”
“Va bene, ma mi fermo solo un attimo.”
“Allora a donne come andiamo?”
“Direi bene, come al solito e tu?”
Yu rise: “Sto aspettando un' amica.”
Aveva appena pronunciato queste parole che si accorse che l’attenzione di Yu non era più su di lui. Seguì il suo sguardo e intercettò una ragazza che si stava avvicinando. Tom rimase senza fiato, ragazza era riduttivo: era una strafiga, una creatura da sogno, una dea.
“Merda e quella chi è?” balbettò.
“E’ l’amica che aspettavo” rispose Yu alzandosi.
La ragazza lo raggiunse e gli stampò un bacio sulla guancia.
“Lei è Misha, lui è Tom Kaulitz dei Tokio Hotel.”
“Certo, sono contenta di conoscerti, di persona sei ancora meglio che in foto” disse la ragazza dando anche a Tom un piccolo bacino, “ Scusami Yu, vado un attimo a salutare un amica e arrivo” aggiunse poi, allontanandosi nella hall.
Quando la visione fu svanita, Tom ritrovò la voce.
“Chi è quella tipa fantastica?”
“Una modella russa, l’ho conosciuta quando ho fatto delle foto…che poi è venuto fuori un casino e sarebbe stato un sacco meglio se non mi fossi lasciato convincere, non so se le hai viste..”
“No, a dire la verità non so di cosa stai parlando” rispose Tom un po’ perplesso.
“Meglio così, è una delle mie tante cazzate, un po’ grossa a dire la verità, comunque è una storia vecchia. Beh sul set fotografico ho conosciuto Misha, ci siamo sentiti e ho scoperto che sarebbe stata in Germania in questo periodo, quindi l’ho invitata e come vedi lei ha accettato ben volentieri. Questa sera dopo lo spettacolo andiamo a sballarci un po’ al “Tief rot”, se ti va puoi unirti a noi,”
Tom fu preso in contropiede, non si aspettava davvero quella proposta.
“Non saprei, a dire la verità non abbiamo parlato di cosa fare stasera, non so se David, il nostro produttore, è riuscito a ficcarci qualche impegno anche lì.”
Yu ridacchio: “Non sei un po’ cresciuto per farti dire da altri come occupare il tuo tempo?”
A Tom quel tono di voce e quelle parole non piacquero neanche un po’, ma cercò di ricacciare in gola la rispostaccia che gli stava venendo istintiva.
“Nessuno mi dice cosa fare nella vita privata, ma David può avere preso accordi con qualche locale che si sarà garantito la nostra presenza e allora andremo lì.”
“Certo, certo, non volevo offenderti, comunque se cambi idea fammi sapere e…a proposito se dovessi venire ce l’hai la ragazza o devo chiedere a Misha di portare un amica?”
Eh no, questo era troppo, da quando in qua lui aveva bisogno che qualcuno gli cercasse una ragazza?
“Non ti preoccupare è dall’asilo che non ho di questi problemi.”
“Ah che scemo ho dimenticato con chi sto parlando, sexgott, cazzo come ho fatto a essere così sbadato!”
Yu stava diventando troppo irritante per i gusti di Tom, stava giusto per mandarlo a quel paese quando Yu gli battè la mano sulla spalla e si allontanò.
“Scusa sta arrivando Misha, ci vediamo amico.”
Tom lo mandò mentalmente all’inferno e poi andò alla ricerca di Bill con un diavolo per ogni rasta che aveva sotto il cappello.

^^^^^^^^^^^^


Il palcoscenico era illuminato, tutto era pronto per l’inizio dello spettacolo. L’ARD aveva fatto le cose in grande.
Gli artisti si trovavano nei loro camerini in attesa del proprio turno.
“Stiamo tranquilli ragazzi” sbottò Georg, “Tanto noi veniamo quasi alla fine, purtroppo.”
“Sai che è una strategia dell’organizzazione. Ai migliori aspetta il finale, in questo modo il pubblico è costretto a seguire tutto lo spettacolo. Se suonassimo all’inizio, metà della gente cambierebbe canale o spegnerebbe la TV” spiegò Gustav con calma, lui era l’unico che in quei momenti riusciva a mantenere il suo sangue freddo.
“A proposito cosa diavolo ci fa una televisione nel nostro camerino?” continuò aggrottando le sopraciglia.
“E’ una mia idea” rispose Bill con voce carezzevole, “Pensavo che ci saremmo potuti distrarre un po’ vedendo gli altri concorrenti in gara.”
“Ti sei rimbecillito, lo sai che io ho bisogno di tranquillità” esclamò Gustav rigirandosi le bacchette tra le mani.
“Lo so Gusti, sai che facciamo? Azzeriamo l’audio OK?”
“Tu sei da ricovero” brontolò il batterista e ficcandosi le cuffie sulle orecchie uscì per cercarsi un angolino tranquillo.
“E dicci Bill” fece Tom cercando di trattenere le risate “Quali concorrenti ti piacerebbe vedere?”
“Quanto sei scemo, eh va bene voglio vedere gli stronzi e allora, cosa c’è di male?”
“Quando cantano?”
“Un po’prima di noi.”
“Ti sei informato per bene vedo” Georg strizzò l’occhio a Tom.
“Piantatela e non rompetemi più.”
Il tempo passò in un baleno ed ecco la presentatrice chiamare in scena i Cinema Bizzarre.
Bill alzò subito l’audio.
Strify cominciò a cantare la prima strofa, era vestito in modo impeccabile e i suoi movimenti erano dolci come la sua voce.
Kiro con il basso a tracolla era simile a un folletto aggraziato e ribelle. Shin aveva delle extension biondo platino che gli allungavano i capelli fino alla vita. Luminor sembrava la madre di tutti i vampiri: freddo e seducente.
Yu sfoggiava i suoi pircing alle labbra, al sopraciglio e al naso che gli davano un aria un po’selvaggia, confermata dai suoi tatuaggi.
Bill dovette ammetterlo tra se: quei tipi avevano classe e stile.
Finalmente qualcuno bussò alla loro porta: “Tokio Hotel fra dieci minuti in scena.”
Come sempre (quante volte l’avevano vissuta quella situazione), sentirono lo stomaco chiudersi, respirarono adagio, soffiando fuori l’aria lentamente e si buttarono.
Le note di Monsoon riempirono il teatro, Bill si immerse in quelle note completamente, sentiva di essere nella giusta predisposizione d’animo, sentiva la pelle d’oca e dei brividi di emozione. Tom al suo fianco era concentrato come sempre sul suo strumento, sentiva il basso di Georg e il ritmo della batteria pulsare con il suo cuore. Tutte le sue paure e i suoi timori sparirono improvvisamente. Loro erano i migliori, come sempre.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***



Capitolo 3

2° GIORNO.

Bill aprì gli occhi lentamente, girò la testa per vedere che ore fossero: le tre del pomeriggio. Si era svegliato prima del previsto, aveva programmato di dormire per quasi tutta la giornata visto che era libero da impegni. Nel dormiveglia ripensò agli avvenimenti della sera prima e sorrise soddisfatto. Avevano fatto un eccellente esibizione e lui si era sentito veramente ispirato mentre cantava la canzone che li aveva lanciati.
Avevano concluso degnamente la serata in un locale molto cool, di cui non ricordava più il nome.
Si erano divertiti! David aveva organizzato un party in loro onore, c’era un mucchio di gente e tutti lo avevano rassicurato sul fatto che loro erano stati i migliori. Non che ci fosse bisogno di rassicurazioni, Bill sapeva di essere il migliore, ma sentirselo dire lo rincuorava sempre.
Insieme a loro erano stai invitati altri artisti. Tom era andato al settimo cielo quando aveva saputo che anche quelle ragazze.. come si chiamavano.. Debbie Rockt.. qualcosa del genere, erano state invitate.
Sicuramente era finito a letto con la cantante mentre Georg….. beh il bassista sembrava un po’ scorbutico, forse quella alla quale mirava gli aveva dato buca. Con Georg spesso succedeva così, tra tutte le ragazze che sbavavano per lui, si intestardiva sempre su una che non lo filava per niente, sembrava farlo apposta.
Fece un bel respiro, si girò sul fianco e si arrotolò ancora di più nel piumone, era presto, poteva sonnecchiare ancora un po’.

Nella sua camera Tom si agitò nel letto, borbottò qualche parola incomprensibile e alla fine aprì gli occhi.
Gli ci volle un bel po’ prima di capire chi fosse, dove si trovasse, cosa stesse facendo.
Guardò la sveglia: accidenti solo le tre del pomeriggio, come aveva fatto a svegliarsi così presto!
Il sonno ormai era passato, rimase con gli occhi aperti a ripensare alla sera prima. Accidenti era stata una pessima serata.
Beh all’inizio sembrava che tutto andasse per il meglio: avevano suonato bene e Bill non aveva preso neanche una stecca, il “Palace” era un locale molto carino e quando aveva saputo che ci sarebbe stata anche Fie e le sue amiche, era stato certo che tutto sarebbe finito in gloria. Invece le sue previsioni si erano rivelate sbagliate.
Fie era stata molto disponibile, avevano bevuto, ballato e amoreggiato.
Si era lasciata baciare e santo iddio doveva dire che la ragazza ci sapeva veramente fare. Gli aveva messo il fuoco nelle vene e non solo in quelle.
Si erano un po’ appartati e Fie si era stretta contro di lui, baciandolo di nuovo. E quando lui le aveva proposto di andarsene in camera di uno o dell’altra gli aveva solo chiesto di aspettare che il party finisse, lei e le sue compagne avevano bisogno del maggior spazio di visibilità possibile e il party con i Tokio Hotel era per loro un’occasione magnifica.
Così Tom aveva aspettato pazientemente.
Fie gli era vicino, scherzava con lui e continuava a proporgli di assaggiare nuovi cocktail. Lui non si era certo tirato indietro: morale quando erano usciti dal locale era ubriaco al punto che anche sforzandosi, non ricordava più chi lo aveva accompagnato a letto. Sperò con tutto se stesso che fosse stato Bill o uno dei ragazzi o chiunque altro, ma non Fie.
Si alzò e andò a farsi una doccia, doveva chiedere subito a qualcuno.

Georg e Gustav stavano chiacchierando in camera di quest’ultimo.
“….Allora Tom mi ha detto che con Tan non c’era speranza ma che alla chitarrista, Denise, piacevo. Quando siamo stati al “Palace” mi sono guardato in giro e mi vedo arrivare questa brunetta insignificante che si presenta e sai chi era ?”
“Denise”
“Come fai a saperlo?”
“Ho tirato ad indovinare” disse Gustav alzando gli occhi al cielo.
“Ora io mi chiede se questa non è sfiga, ma di quella grossa. E’ possibile che succede sempre così, che le ragazze che mi piacciono non mi cagano e quelle che non mi piacciono ci provano?”
“Che ha di sbagliato questa Denise, a me non sembra male, anzi tutt’altro.”
“Non è il mio tipo, neanche un po’.”
“Beh dovresti cercare di adattarti.”
“Adattarmi? Sei impazzito? Se non c’è feeling a me non viene proprio di provarci.”
“Sì ma tu non le hai lasciato neanche il tempo di dire due parole, come può nascere del feeling se tu scappi?”
“Senti, il feeling scatta subito è questione di pelle, non servono le parole, se non scatta una può parlarmi anche tutta la sera, ma non se ne fa niente.”
“Dovresti rivedere le tue teorie.”
Due colpi alla porta interruppero la discussione. Tom entrò prima che qualcuno avesse avuto il tempo di dire “avanti”.
“Già sveglio a quest’ora, qui c’è qualcosa che non va. Ti senti male?” disse Gustav sorpreso.
“Spiritoso, non avevo più sonno, poi ho pure mal di testa, qualcuno ha una compressa.”
“Continua a bere e vedrai che a trent’anni avrai il fegato spappolato.”
“Gusti ti prego, ti ho chiesto una pastiglia non un cazziatone. Ho bisogno che qualcuno mi dica una cosa.”
“Dì” fece Georg un po’ stupito.
“Ieri chi mi ha portato a letto?”
Georg scoppiò in una delle sue mitiche risate.
“Da quello che mi risulta tu e Fie siete saliti in camera tua, pensavo che aveste.. beh insomma hai capito” rispose Gustav.
“Non mi ricordo più un cazzo di niente, ma non penso di aver combinato granchè, ero proprio sbronzo.”
“Figura di merda! L’hai mandata in bianco?” riuscì a balbettare Georg tra le risate.
“Ti ho detto che non mi ricordo, adesso devo cercarla e cercare di capire cosa è successo. A proposito, tu e Denise?”
“Non parlarmene, mi è stata appiccicata come una sanguisuga, non riuscivo a liberarmene.”
“Ti pareva! Bill dorme?”
“Noi non lo abbiamo visto.”

Tom uscì e cercò di riflettere, la cosa gli riusciva alquanto difficile visto che lui di solito prima agiva e poi pensava, ma in quel momento era importante che non facesse altre cazzate.
Stava gironzolando senza una meta pensando al da farsi, quando la vide da lontano.
“Ehi Fie” gridò
“Ciao” lei si fermò ad aspettarlo, era truccata e agghindata di tutto punto come se dovesse salire sul palco.
“Volevo chiederti una cosa….” Tom non sapeva da che parte cominciare, era imbarazzatissimo e non c’era abituato.
“Dimmi, però sbrigati, fra poco abbiamo l’intervista.”
“Senti ieri sera cosa è successo, sai io non mi ricordo troppo bene.”
Fie si mise a ridere: “Ci credo eri ubriaco fatto, non sapevo che reggessi così male l’alcool altrimenti non ti avrei fatto bere così tanto. Comunque siamo usciti insieme e io ti ho accompagnato in camera tua… pensavo che ci sarebbe scappato qualcosa tra me e te, ci siamo baciati poi io ti ho spogliato e tu…”
“E io cosa” Tom deglutì rumorosamente.
“Tu ti sei addormentato così me ne sono andata, però sei molto carino quando dormi” e così dicendo gli diete un piccolo buffetto sulla guancia.
“Accidenti, non mi era mai capitato, ho fatto una figura di merda ha ragione Georg, però stasera mi farò perdonare vedrai, recupereremo quello che abbiamo perso ieri.”
“Vedremo, noi stasera dobbiamo esibirci, non so, ci sentiamo dopo.”
Tom rimase ad osservarla raggiungere il gruppo e accompagnate da alcuni giornalisti e tecnici entrare in un saloncino, poi ritornò in camera di Gustav dove trovò anche Bill che si era fatto portare un’abbondante colazione, nonostante fossero ormai le cinque del pomeriggio. Bill nell’alimentarsi non badava agli orari ma solo alle sue voglie momentanee.
“Bene direi che ormai il pomeriggio è andato, comunque stasera non abbiamo impegni quindi qualcuno ha qualche idea?” chiese Tom agli amici.
“Tim mi ha detto che il “Tief rot” è un bel posto, loro ci sono stati ieri sera e si sono divertiti.”
“Di chi stai parlando Gustav?” Bill si era fatto subito attento.
“Di Tim o Shin come preferisci, il batterista dei Cinema Bizzarre.”
“E si può sapere quando ti ha detto tutto ciò?”
“Stamattina, non tutti sono dei ghiri in letargo come voi, l’ho incontrato a colazione.”
“OK allora vada per questo locale” disse Tom aprendo la porta per uscire.
Era ormai sera quando Bill entrò nella camera del fratello.
“Ehi Tom secondo te con la T- shirt quale collana sta meglio tra queste?”
Tom era affascinato dal video del suo PC e non sembrò neppure averlo sentito.
“Ehi Tom che cazzo stai guardando, hai sentito cosa ti ho chiesto?”
“Cazzo Bill vieni qui, ti faccio vedere una cosa.”
Bill si avvicinò incuriosito.
Sullo schermo apparivano delle foto.
“Ehi ma quello non è il chitarrista… Yu?” fece Bill sbalordito.
“Proprio lui, certo ci è andato pesante.”
“Pensavo che tu perdessi la testa quando si parla di ragazze ma quello ti batte alla grande e poi che foto sono…si è rimbecillito?”
Le foto in questione ritraevano Yu con alcune ragazze.. il problema era che erano tutti seminudi e in pose non propriamente caste.
Insomma foto hot, parecchio hot.
“Come hai fatto a trovarle?” chiese Bill.
“E’ stato lui a parlarmene ieri, io lì per lì non avevo capito che cosa stesse dicendo, poi poco fa stavo gironzolando su Internet, così mi è venuto in mente di andare a vedere cosa fossero ste’ foto ed eccole qui.”
“Chissà il suo produttore, se è come David l’avrà fustigato a sangue.”
“Penso di sì visto che poi lui ha scritto una specie di lettera di scusa alle fans che si erano incazzate di brutto.”
“E ci credo, mi sarei incazzato anch’io.”
“Che c’entri tu scusa.”
“Niente, volevo dire che se fossi stata una sua fan ci sarei rimasta male.”
Tom guardò Bill che era completamente assorbito da quello che vedeva.
Beh tutto si poteva dire di Yu ma non che non avesse un fisico da paura, pensò Bill tra sé mentre osservava quelle foto, tutto muscoli e niente cervello!
Si riscosse con fatica: “Senti comincia a prepararti e dimmi quale collana mi sta meglio.”
Tom sbuffò: “Perché non lo chiedi a Strify, potrebbe darti dei consigli migliori”
“Quanto ti odio” gli rispose Bill uscendo dalla camera.

^^^^^^^^^^^^


Strify si stava per la cinquecentesima volta sistemando i capelli.
“Allora sei pronto? Guarda che fra dieci minuti tocca a noi.”
“Dio mio Luminor come sei asfissiante, arrivo.”
Strify uscì e rivolse un sorriso dolce e luminoso a tutti.
“Allora ragazzi come sto?”
Kiro lo osservò a lungo, attento.
“Io se fossi in te cambierei cravatta, non mi convince quell’accostamento di colore..” Kiro non riuscì a finire la frase che gli arrivò una cuscinata in faccia.
“Kiro piccolo, dolce, idiota Kiro, cosa apri a fare quella tua boccuccia se non sai altro che sparare cazzate, siamo già in ritardo e tu vai a parlare della cravatta” se avesse potuto Yu avrebbe incenerito il bassista con il suo sguardo abbagliante.
“Ha chiesto lui un parere.”
“Adesso basta ragazzi, Strify la cravatta è a postissimo, Yu piantala di blaterare e Kiro alza il tuo culo e muoviamoci” Luminor stava perdendo la pazienza “Sapete che odio arrivare in ritardo.”
Shin teneva la porta aperta e sorrideva angelico.
“Mi raccomando ragazzi, niente cazzate” disse mentre gli amici gli passavano davanti.
Ad attenderli al piano terra c’erano gli uomini della security che li condussero in una saletta, lì i fonici e i cameramen stavano sistemando gli strumenti per registrare l’intervista.
“Giuro che se ci chiedono se siamo i nuovi Tokio Hotel mi alzo e me ne vado” mormorò Strify sorridendo.
L’intervista iniziò.
“Strify alcuni dicono che hai copiato lo stile di Bill dei Tokio Hotel.”
“Non direi proprio, mi sembra che il mio stile non c’entri per nulla con quello di Bill. Lui è più .. non so definire lo stile di Bill, non so neppure se ne abbia uno in realtà, però io mi esprimo in modo differente, sicuramente più raffinato direi.”
“Quindi vi dà fastidio il paragone con i Tokio Hotel?”
“Ci da fastidio perché non si possono fare paragoni.”
Quando uscirono erano abbastanza soddisfatti di se stessi. Il loro produttore li stava aspettando.
“Bravi ragazzi ve la siete cavata bene, ora andiamo a teatro stasera sarà la vostra serata, dovete giocarvela al meglio, ci siamo capiti?”
“Faremo scintille non preoccuparti” rispose Strify sorridendo.
E che scintille! Non si sarebbero dimenticati facilmente di loro, altro che Tokio Hotel, avrebbero fatto vedere al pubblico chi valeva veramente.
Il momento dell’esibizione arrivò in un lampo.
I Cinema Bizzarre assistettero insieme ai presentatori alla loro intervista.
“Bene ragazzi direi che adesso conosciamo quasi tutto di voi, quindi penso che tutti siano ansiosi di sentirvi suonare.”
“E’ quello che sappiamo fare meglio, questa sera suoneremo Forverer or never” rispose Strify.
I cinque ragazzi erano veramente su di giri. Strify elegantissimo si muoveva come una diva del cinema muto, con gesti molto teatrali e armoniosi, sottolineando con questa gestualità i vari passaggi della canzone, accanto a lui Kiro e Yu lo accompagnavano rendendo ancora più spettacolare l’eibizione. Alle loro spalle la presenza di Shin e Luminor, benché meno in vista, veniva ripresa da fari di diversi colori ed esaltata.
Alla fine il pubblico cantava insieme a Strify il ritornello.
La loro esibizione avrebbe fatto molto discutere.

^^^^^^^^^^^^


“Allora Bill sei pronto, guarda che questa volta non ti aspettiamo, ti arrangi.”
“Ehi ragazzi un attimo, muovetevi venite qui”
“Che diavolo c’è ancora” fece Tom sbuffando “guarda che se mi chiedi ancora quale collana mettere, ne uso una per strozzarti”
“Dai muovetevi” la voce di Bill giungeva concitata.
I tre entrarono rassegnati.
Bill era incollato davanti al teleschermo, proprio in quel momento partì l’intervista dei Cinema Bizzarre.
“Non dirmi che dobbiamo sciropparci le chiacchere di questi e poi magari anche la canzone” rantolò Georg “Guarda che io ho voglia di divertirmi, fuori c’è già l’auto che ci aspetta.”
“E’ importante, dobbiamo conoscere il nemico.”
“Nooo ancora con questa paranoia del nemico e basta Bill!!” Gustav stava perdendo la pazienza, “Come te lo devo dire che ognuno fa la sua strada”
“Tu taci traditore, sei stato tu il primo a fraternizzare con quel batterista del cavolo.”
“Senti adesso non mi vorrai controllare le amicizie spero, Tim è una persona che mi piace, ci sto bene, parliamo un sacco e penso che la cosa sia reciproca, non me ne frega se a te per chissà quale capriccio questi tipi non piacciono.”
“Che c’è Gusti ti sei preso una cotta per il biondino?” fece Georg, ma un’occhiataccia di Gustav lo bloccò all’istante, “Stavo scherzando, insomma possibile che nessuno capisca mai quando scherzo?”
Bill lo ignorò completamente, la sua attenzione era rivolta unicamente a quello che stava dicendo Strify.
“Ecco sentite lo stronzo….Bill non ha stile??? Ma chi pensa di essere questo qui….Il mio stile è più raffinato??? Certo ti vesti come mio nonno, avete sentito cosa ha detto? E’ un gran bastardo, fa finta di essere gentile e ne approfitta per pugnalarci alle spalle; è la tipica persona che dice le cose peggiori su di te mentre ti sorride, un serpente.”
“Va beh dai non farne un dramma” fece Tom cercando di calmare il fratello “In fondo è vero che lui ha uno stile più raffinato.”
“Ha uno stile da vecchio, da vecchia checca.”
“Allora vogliamo andare?” interruppe Georg.
Bill non si prese neanche la briga di rispondere.
Ma il peggio doveva ancora venire. Durante l’esecuzione della canzone i Cinema Bizzarre misero in scena una serie di fanservice da far cadere il teatro per le urla del pubblico.
Ci furono il bacio di Strify e Kiro e gli atteggiamenti sexy di Strify e Yu e Bill si rese conto che lo stile di Yu era veramente agli antipodi rispetto a quello del fratello. Tom quando suonava era concentrato sullo strumento, quando si muoveva lo faceva con la sua camminata spavalda ma senza eccedere, Yu non stava fermo un attimo, faceva giravolte, suonava lo strumento tenendolo quasi sopra la sua testa, ancheggiava come se dovesse scoparsi la sua chitarra.
“Ma che cazzo stanno facendo?” riuscì a dire.
“Beh accidenti, ci vanno pesantini i ragazzi.”
“Eh poi rompono le palle a noi perché io e Tom ci guardiamo negli occhi o io gli do un calcetto, oppure mi muovo un po’ vicino a lui; questi guarda cosa stanno facendo e non gli dice niente nessuno.”
“Vuoi scommettere che domani sui giornali non si parlerà che di questo, in fondo siamo in prima serata in TV, mi sa che hanno un po’ esagerato” escalmò Gustav.
“L’hanno fatto apposta, proprio per questo, è l’unico modo che hanno per far parlare di loro.”
“Insomma adesso possiamo andare?” ripetè per l’ennesima volta Georg “Non è che anche noi dobbiamo fare ste' cose vero? Io piuttosto che baciare Tom esco dal gruppo.”
“Lo stesso vale anche per me, cosa credi” gli rispose Tom.


^^^^^^^^^^^^


La serata al locale stava procedendo bene.
Bill stava parlando con alcune ragazze, Tom era già alla seconda fase nella sua strategia di conquista. Veramente aveva promesso a Fie che in quei giorni avrebbe fatto il bravo, ma Fie in quel momento non c’era e quindi la promessa per Tom era momentaneamente sospesa.
Tutto cambiò all’improvviso quando fecero il loro ingresso Strify, Yu e Shin insieme a Fie e Denise e si diressero verso alcuni divani un po’ appartati.
Bill era circondato da gente diversa e quindi non si accorse di nulla, Tom era troppo occupato a flirtare con la tipa e toccò quindi a Georg trovarsi all’improvviso assediato dalla brunetta delle Debbie Rockt.
“Ciao Georg” la voce gli giunse proprio così vicina all’orecchio da farlo sobbalzare.
Quando si voltò si trovò faccia a faccia con la ragazza che lo guardava con un’espressione dolce e incantata.
“Ciao come mai qui?” riuscì a balbettare il bassista, mentre nel suo cervello stava cercando disperatamente un sistema per sfuggire a quell’assedio.
“Lo spettacolo è finito, siamo venute a divertirci un po’ tanto domani abbiamo la giornata libera. Voi come mai qui piuttosto?”
“Beh avevamo bisogno di distrarci un po’, però stavamo giusto andando via, sai domani è una giornata faticosa, dobbiamo svegliarci presto” Georg continuò su quel tono cercando intanto con lo sguardo Gustav o Tom, come un naufrago cerca un canotto di salvataggio.
Accidenti a quella ragazza, gli stava troppo vicina e sembrava non avere la minima intenzione di mollarlo.
“Ciao Tom" anche Tom fu preso in contropiede dalla voce di Fie alle sue spalle.
“Scusa non volevo disurbarvi, ti ho visto e sono venuta a salutarti ma ora vi lascio soli, mi sembra che non ne vediate l’ora” la voce di Fie era controllata e calma, ma Tom percepiva in sottofondo rabbia e forse anche delusione.
“Fie che bella sorpresa, rimani pure non ci disturbi affatto vero …” cazzo come si chiamava la tipa con cui ci stava provando?
“Melanie.. e questa chi è?” la voce di Melanie non era più così dolce come prima, ma piuttosto irritata e un po’ sorpresa.
In fondo due secondi prima lui le aveva proposto di trovare un posto dove stare tranquilli da soli.
Fie sorrise a Tom e si allontanò.
“Scusa Melanie ma ti devo lasciare” Tom seguì a razzo la cantante, accidenti doveva rabbonirla e poi finalmente sarebbero andati in hotel a concludere.
Ma rabbonire Fie non era così facile. Lei fece l’offesa per tutto il resto della serata e Tom dovette tirare fuori dal suo repertorio ogni espediente per farsi perdonare o per meglio dire per convincere la ragazza che lui non stava facendo proprio nulla di male.
Alla fine il suo sguardo obliquo e il suo sorriso da sbruffone che piaceva tanto alle ragazze, sortirono il loro effetto. Fie e Tom uscirono e si recarono in hotel.
“Camera mia o tua?” chiese Tom.
“Vieni da me, ho un completino intimo che voglio tu veda.”
“Con immenso piacere” già Tom sentiva profumo di vittoria.
Si misero seduti sul letto cominciando a baciarsi, Tom insinuò le sue mani sotto la maglietta della ragazza che ricambiò la cortesia. Entrambi con affanno si tolsero gli indumenti che stavano diventando ingombranti.
Tom aveva già slacciato con una sola mossa i gancini del reggiseno di Fie, quando lei lo bloccò.
“Aspetta tesoro, vado un attimo in bagno a cambiarmi, ricordi l’intimo sexy di cui ti ho parlato, faccio in un minuto.”
Quando Fie si chiuse in bagno, Tom si sistemò meglio sul letto in fremente attesa.
Fie fu di parola, dopo poco uscì e quello che aveva addosso era veramente eccitante. Tom la stava riaccogliendo tra le sue braccia, quando qualcuno bussò alla porta.
“Lascia perdere” disse Tom cercando di baciarla di nuovo.
“Fie ti prego aprimi sono Denise” disse una voce rotta dal pianto.
Fie guardò Tom: “Sento cosa vuole e poi sono subito da te, rimani caldo mi raccomando” gli soffiò in un orecchio.
“Fai in fretta.”
Tom sentì bisbigliare, Fie ci stava mettendo decisamente troppo.
Quando tornò da lui, aveva un’espressione preoccupata.
“Scusa Tom ma dobbiamo rinviare, Denise sta male, ha bisogno di qualcuno che la consoli.”
“E proprio tu devi farlo, non c’è qualcun altro?”
“No, mi dispiace davvero, ma non la posso lasciare così, potrebbe anche fare una stupidaggine, pensa se tuo fratello fosse nei guai, tu cosa faresti, rimarresti con me a fare sesso?”
“No, ma lei non è tua sorella.”
“E’ lo stesso, scusa ma ormai mi è passata l’ispirazione, comunque ci saranno altre occasioni abbiamo ancora due giorni e ti prometto che ti ripagherò di questa sera con gli interessi E poi se lei sta così è colpa del tuo amico, di quell’idiota di Georg che gli ha detto in faccia di non ossessionarlo più.”
Gli diede un ultimo bacio e lo spinse fuori dalla sua camera.
Tom si mise alla ricerca di Georg, l’avrebbe pagata quell’imbecille, con qualcuno doveva pur sfogarsi.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***



Capitolo 4

3° GIORNO

Verso mezzogiorno i Tokio Hotel al completo si trovarono per mangiare uno spuntino prima di affrontare il pomeriggio e lo spettacolo serale.
Bill si era svegliato di malumore e con un leggero cerchio alla testa.
Tom e Georg si tenevano il muso, dopo che la sera prima Tom ne aveva dette di tutti i colori all’amico, colpevole secondo lui di aver fatto naufragare una serata che si stava mettendo al meglio tra lui e Fie.
Georg si era difeso dicendo che non poteva certo immaginare che Denise ne facesse una tragedia.
L’intervista era alle due e quindi avevano giusto il tempo di mandare giù qualcosa nello stomaco e di riordinare le idee.
“Se mi chiede ancora se sono maschio o femmina, glielo dimostro al momento” imprecò Bill prima di entrare nel saloncino dove li aspettava la giornalista.
“Basta che non ci chieda perché ci chiamiamo Tokio Hotel, altrimenti giuro che gli dico quello che penso di lei” sentenziò Gustav entrando.
“Pensate di essere i favoriti in questa manifestazione, come lo pensano tutti?”
“Speriamo che il nostro pubblico voti per noi” rispose Tom con la sua voce un po’ roca.
“Tom ne abbiamo sentite parecchie sul tuo conto, sei ancora un accanito sostenitore della “one-night-stand?”
“Beh sto cominciando a darmi una calmata, sono più tranquillo, però di fronte ad una bella ragazza non mi tiro certo indietro.”
“Ci avrei scommesso, invece sai Bill qual è la battuta che circola dopo che hai dichiarato che è da tre anni che non baci una ragazza?”
“No” disse Bill a denti stretti, si aspettava qualche frecciatina da quella specie di arpia.
“Beh dicono che forse è vero che da tre anni non baci una ragazza, ma può essere che nel frattempo tu ti sia dedicato a baciare qualcun’altro.”
“Bene, non capisco perché c’è tutta questa curiosità sui miei gusti sessuali, comunque ripeto per la centesima e ultima volta che il mio look non ha niente a che fare con la mia identità ne con i miei gusti sessuali. Ci sono molti altri che si truccano e si smaltano le unghie, quindi non capisco perché solo su di me girano certe battute di pessimo gusto” Bill parlò con tono concitato, come faceva quando era nervoso.
Finalmente l’intervista era finita, c’erano un paio di ore libere prima di andare a teatro per le prove: Gustav andò in palestra per scaricare un po’ la tensione, Tom si mise alla ricerca di Fie, era stufo di come stavano andando le cose, quella sera cascasse il mondo lui si doveva portare a letto la ragazza, ormai era diventata una sfida tra lui e la sfortuna.
Georg e Bill si sistemarono su un divanetto al bar. Bill aveva bisogno di qualcosa di caldo, il mal di testa stava aumentando e anche l’irritazione.
“Oh mio Dio dimmi che è un’allucinazione” esclamò ad un tratto il bassista alzando gli occhi dalla tazza.
“Che c’è?” chiese Bill.
“Non dirmi che quella pazza mi sta di nuovo perseguitando.”
Denise stava puntando proprio verso di lui.
“Io me la batto” fece Georg alzandosi di scatto e cercando rifugio in un ascensore.
Bill scosse la testa, certo che Georg quando ci si metteva era proprio irremovibile.
Mescolò distrattamente il cappuccino caldo e cercò di dimenticare quella stupida giornalista che gli aveva dato sui nervi, in fondo avrebbe dovuto esserci abituato, avevano scritto vagonate di cattiverie su di lui e invece no, ci rimaneva sempre male!
“Tutto solo?” una voce bassa e calda lo fece sobbalzare.
Yu si stava sedendo accanto a lui.
Ci mancava giusto quello, per rovinare la giornata!
“Sì, mi sono preso un attimo di pausa prima di andare a teatro.”
“Ti vedo un po’ sbattuto, c’è qualcosa che non va?”
Bill guardò bene il chitarrista seduto accanto a lui: aveva un berretto di lana nero calato sui capelli e una maglietta a maniche lunghe gli copriva i tatuaggi, sul labbro inferiore solo due anellini.
“Abbiamo appena fatto un’intervista del cazzo e poi mi sono svegliato con il mal di testa, mi converrà prendere qualcosa prima che aumenti.”
“Se ti va ci penso io a fartelo passare.”
Bill lo guardò sorpreso, che stava dicendo quell’idiota? Se stava facendo lo spiritoso giurò che non gliela avrebbe fatta passare liscia.
“Hai una pastiglia a portata di mano?” chiese prudentemente.
“Niente pastiglie, tu hai bisogno di un bel massaggio.”
“E chi me lo farebbe?”
“Io.”
“Tu? Stai scherzando.”
“No, ho studiato da fisioterapista, la mia specialità sono i massaggi, chiedi a Strify e a Kiro.”
Bill al nome di Strify sentì aumentare l’irritazione.
“Non ho dubbi, ma non mi sembra il caso.”
“E invece si, dai muoviti” e senza aspettare Yu lo afferrò per il braccio e lo condusse verso l’ascensore: “Camera mia o tua?”
“Ti ho detto che non se ne parla neanche” rispose Bill stizzito, riappropriandosi del braccio, “Non so che idea ti sei fatto, ma guarda che hai sbagliato di grosso.”
L’espressione di Yu era stupefatta.
“Ehi frena bello, cosa hai capito, guarda che io ti voglio solo fare un massaggio, tutto qui, mica voglio insidiare la tua virtù, a me piacciono le ragazze non so se ti è chiaro.”
Bill si sentì un perfetto idiota.
“Bene allora vada per il massaggio” decise di rispondere, non voleva fare la parte nè di quello che prende una cantonata nè del puritano, si rassegnò pensando che quando una giornata inizia male di solito finisce peggio.
Bill entrò in camera sua ostentando una disinvoltura che in realtà non provava.
“Bene mi devo mettere sul letto.”
“No basta che ti sieda bello comodo su questa poltrona, non vorrei essere frainteso ma dovresti toglierti la maglietta, giuro che non ti mangio” Yu ridacchiò.
“Guarda che non ho frainteso proprio niente, è che tu, come mio fratello, hai sempre in mente quello, come un chiodo fisso.”
“Chi ti ha detto sta’ cazzata, cioè non è una cazzata, fare sesso mi piace ma tu non sei il mio tipo, come ti ho detto preferisco le ragazze. Ora basta, rilassati e lascia fare a me.”
Bill cercò di ubbidire, le mani di Yu calde e forti si posarono sulle sue spalle, poi sul collo e sulla nuca cominciando a massaggiarlo, sentiva un profondo rilassamento distendere i suoi muscoli contratti, doveva ammetterlo quel tipo era veramente bravo. Si perse nelle sensazioni piacevolissime che quelle mani sulle sue spalle gli provocavano, poi Yu con i polpastrelli delle dita cominciò a massaggiargli le tempie, con movimenti circolari.
Bill perse il conto del tempo.
Si riscosse sentendo bussare alla porta e una voce chiamarlo: “Bill siamo pronti muoviti” era David.
“Arrivo subito” riuscì a dire come risvegliandosi da un sogno.
“Ti lascio andare, allora come va il tuo mal di testa?”
Bill si accorse che si sentiva bene, rilassato anche se un po’ stordito.
“Sto bene.”
“Hai visto che non ti raccontavo balle, bene allora in bocca al lupo per stasera, ci vediamo.”
Quando Bill scese nella hall tutti lo stavano aspettando.
“Che stavi facendo?” gli chiese Tom distrattamente.
“Che cazzo vuoi che facessi?” gli rispose Bill con un tono di voce indisponente.
“Accidenti, siamo di malumore vedo, bene come non detto, lasciamo perdere, quando fai così l’unica cosa è interrompere la comunicazione altrimenti si finisce a litigare e in questo momento non mi sembra il caso.”
La voce di Tom era delusa e arrabbiata.
Bill si pentì subito di come aveva risposto al fratello e si ripromise di trovare il modo per fare pace, a volte avevano i loro scazzi ma nessuno dei due riusciva a starsene arrabbiato con l’altro per troppo tempo.

^^^^^^^^^^^^

Solo dopo le prove, a teatro, Bill trovò il momento adatto, si avvicinò a Tom sussurrandogli all’orecchio: “Ehi mi dispiace, sono un po’ nervoso, scusa.”
Tom sorrise: “Sei scusato.”
“Senti e come va con Fie?” disse timidamente Bill cambiando discorso.
Tom alzò le spalle senza parlare.
“Non sono riuscito a trovarla, non so dove sia finita.”
Non passò molto che il cellulare di Tom squillò.
“Ehi Tom sono Fie.”
“Ciao, ti ho cercata per tutto il giorno ma non ti ho trovata.”
“Scusa ma è stata una giornata incasinatissima.”
“Stasera che si fa?”
“Senti è successa una cosa fortissima, Planet Radio ci ha chiesto di essere in studio da loro per commentare insieme lo spettacolo di stasera, poi dovremmo restare lì per rispondere alle domande di chi telefonerà.. Io penso che non finiremo tardissimo, ci potremo dare appuntamento in camera tua se ti va bene, appena finisco vengo da te, ti piace la mia proposta?”
“Certo che mi piace e portati quel completino intimo, eri favolosa ieri sera.”
Si sentì una risatina: “Ne ho parecchi vedrò come stupirti, allora a stasera e mi raccomando in bocca al lupo, pensa che io dovrò commentare la tua esibizione, quindi dacci dentro.”
“Non essere troppo severa mi raccomando.”
“Come potrei con te” rispose Fie con voce dolce prima di chiudere la comunicazione.
Arrivò ben presto il momento dell’esibizione.
I ragazzi erano concentrati, in quel momento nulla poteva distrarli.
Quando uscirono sul palco, un boato li accolse: urla, grida, i loro nomi scanditi, slogan.
Quando finalmente ci fu un po’ di calma i Tokio Hotel rimasero soli sul palco con la loro musica e il loro pubblico.
Le parole della canzone e la musica entrarono nel cuore di tutti: a tutte le ragazze che stavano in quel momento ascoltandoli sembrò che le parole che Bill stava pronunciando con tanto fervore, fossero dedicate ad ognuna di loro. Il ritornello finale, quello che alla fine di ogni concerto faceva per incanto piovere striscioline argentate sulla testa del pubblico, venne cantato da tutte le fans con le lacrime agli occhi; quante volte lo avevano urlato ai concerti, felici per aver assistito ad uno spettacolo indimenticabile e tristi perché sapevano che tutto stava per finire. “An deiner seite” era una canzone strana proprio per questo: piena di gioia e di desiderio che tutto non finisse mai, ma anche di malinconia e nostalgia.

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Strify era sdraiato sul divano, con accanto Luminor e Shin.
Yu stava giocherellando con la chitarra in fondo alla stanza, Kiro era ancora in bagno a preparasi.
Quando i Tokio Hotel si esibirono si spense ogni tipo di commento e tutti quanti rimasero ad ascoltare con attenzione.
Dopo che le urla del pubblico si furono acquietate e sul palco rientrarono i presentatori, solo allora Luminor parlò.
“Devo dire che sono stati bravi, bella canzone, hanno fatto bene a scegliere quella.”
Strify stava zitto, con la fronte un po’ aggrottata mordicchiandosi le labbra.
“Allora? Tu che dici?” lo incitò Luminor.
“Dai non farci stare con il fiato sospeso visto che siamo qui a romperci i coglioni invece di essere fuori a divertirci, perché tu hai deciso di stare a vederli” Yu alzò un po’ il tono di voce che di solito teneva basso.
“Io non riesco a capire..” furono le uniche parole che uscirono dalla bocca del cantante.
“Cioè, che cosa non riesci a capire?” lo incitò Shin.
“Non riesco a capirci niente… niente di niente… non hanno niente di niente non è così?”
“Forse se riuscissi ad esprimerti meglio potremo darti una risposta” fece Luminor alzando un sopraciglio in una espressione dubbiosa.
“Possibile che non capiate… vi rendete conto che questi non hanno niente, niente di speciale, non hanno uno stile particolare, non fanno una musica nuova, non sono dei geni a suonare o a cantare, non fanno granchè spettacolo.. come cazzo fanno a piacere così…io non riesco proprio a spiegarmelo.”
“Bill mi sembra che abbia stile” fece Yu dal fondo.
“Come mille altri” lo rimbeccò Strify.
“Ehi di che cosa state parlando?” Kiro emerse dal bagno.
“Dei Tokio Hotel.”
“Hanno già cantato?”
“Sì hanno appena finito.”
“Meno male, allora possiamo andare fuori.”
Strify lanciò un’occhiataccia al bassista, poi si alzò.
“Ha ragione Kiro una volta ogni tanto, ci conviene uscire.”
“Strify si sta ammalando, ti ha dato ragione, non è proprio una bella cosa, neanche un po’.” disse Yu a Kiro uscendo.
“Spiritoso, io penso che cominci a capire chi tra noi ragiona e chi continua solo a sparare cazzate e anche a farle.”
“Quale cazzata avrei fatto scusa?”
“Quale vuoi che ti dica tra le migliaia che ho a disposizione?”
“Senti chi parla.”
“Ti devo dire l’ultima?”
“Avanti sentiamo, che cazzata avrei fatto?”
“Che ci facevi nella stanza di Bill Kaulitz questo pomeriggio?”
A quelle parole Strify che stava schiacciando il bottone dell’ascensore si fermò.
“Cosa hai fatto scusa?”
Shin cominciò a ridacchiare.
“E poi sarei io che fraternizzo troppo con i Tokio Hotel, io in camera con Gustav non ci sono ancora finito.”
“Ehi ma siete tutti scemi” cercò di difendersi Yu “Che cazzo andate a pensare, gli ho fatto solo un massaggio.”
“Tu hai fatto un massaggio a Bill Kualitz, ho capito bene Yu?”
“Sì Strify, guarda che non è mica un delitto, lo dici come se avessi violentato una dodicenne.”
“Oh mio Dio, come ti vengono questi paragoni Yu, tu sei malato” disse Shin.
“Yu ci hai tradito, i massaggi sono solo per me e per Strify, in esclusiva”
“Eh piantala Kiro, io mi sono rotto di questo interrogatorio, non è successo niente di che, ci siamo incontrati al bar, lui aveva mal di testa e così gli ho fatto un massaggio, fine della storia.”
“Nooo, quello per far passare il mal di testa, quello che ti senti in paradiso e perdi il lume della ragione? Proprio quello? Dai Yu sei un porco e Bill che ha fatto? Ti è saltato addosso?”
“Kiro sei più deficiente di quello che pensassi finora e questo è tutto dire, guarda che io non mi sognerai mai di farmi uno come Bill, non so se lo sapete ma mi piacciono le ragazze, sono in gara e in netto vantaggio con suo fratello per vedere chi se ne fa di più, figuratevi un po’ e comunque neanche Bill è gay.”
“Te lo ha detto lui mentre si spogliava?”
“Senti Strify se ti ci metti anche tu allora siamo a posto, mi state facendo incazzare.”
“OK adesso basta, direi che è ora di lasciarci alle spalle sta’ paranoia, non è un delitto frequentare i Tokio Hotel, va bene?” disse Shin.
“E adesso se non vi dispiace possiamo andare?” concluse con voce neutra Luminor, che finora se n'era stato zitto.

^^^^^^^^^^^^

“Allora Tom sei pronto?” brontolò Georg, al di là della porta della camera del rasta.
I ragazzi erano tornati in hotel e si stavano preparando ad uscire per rilassarsi un po’.
Tom aprì la porta: “Scusa Georg ma io non vengo, andate voi”
Georg assunse un’espressione realmente preoccupata:” Che c’è amico, stai male, vuoi che chiami qualcuno, un dottore?”
“Eh piantala non sto per niente male, ma Fie dovrebbe arrivare tra poco.. capito!”
Georg strizzò l’occhio: “Sarà la volta buona finalmente, è due giorni che vai in bianco con lei.”
“Sì non c’è bisogno che me lo ricordi e comunque ieri è stata tutta colpa tua.”
Georg gli diede una pacca sulla spalla e si avviò verso l’ascensore.
Il locale che avevano scelto era affollatissimo.
Si sistemarono ad un tavolo e chiesero da bere.
Non era passato che una decina di minuti che Gustav si sentì toccare una spalla, voltandosi si trovò davanti Shin che gli sorrideva.
Bill stava per dire qualcosa, quando un calcio di Georg da sotto al tavolo lo bloccò.
“Sono venuto a farvi i miei complimenti, vi abbiamo visto in TV, siete stati bravi.”
“Grazie, dai siediti con noi.”
“Sei gentile ma non voglio disturbare, stavo andando al bar a prendere qualcosa.”
“Vengo con te” e Gustav si alzò seguendo l’amico.
“Ma hai visto anche tu?” la voce di Bill era esterrefatta.
“Cosa?”
“Come cosa, Gustav ci ha mollato per correre dietro a quel tipo, come un cagnolino.”
“Come un cagnolino a me non pare, sono andati a farsi qualcosa al bar, mica era obbligato a stare con noi.”
“Certo che sì.”
Georg sbuffò.
“Senti Bill adesso non vorrei che andassi in paranoia ma dovrei lasciarti anch’io, ho visto una tipa che conosco e sai com’è.”
“Certo vattene pure, chi se ne frega, sai che ti dico, che mi sto rompendo le scatole di tutti voi.”
Georg fece spallucce, con lui i piagnistei non attaccavano proprio, tant’è che Bill non aveva ancora finito di parlare che lui era già sparito tra la folla.
“Chissà Tom che sta facendo” pensò Bill.

Tom si era fatto la doccia e aveva scelto con cura il suo abbigliamento.
Poi si era messo tranquillo a giocare con la Play per occupare il tempo.
Era già passata la mezzanotte, Fie non avrebbe tardato ancora per molto.
Passò un’ ora, Tom si stiracchio, spense il gioco e decise di ordinare qualcosa da mangiare e da bere, qualcosa di stuzzicante da mangiucchiare insieme alla ragazza e una bottiglia di champagne per rendere un po’ euforica l’atmosfera.
Dopo poco si sentì bussare, eccola era arrivata finalmente!
La delusione si dipinse evidente sul suo viso quando aprendo la porta incrociò lo sguardo di un cameriere che gli aveva portato il suo ordine.
“Lo mettà là” disse Tom.
Erano quasi le due, Fie non avrebbe tardato di più.
Mise le cuffie per ascoltare della musica, si sedette comodamente sulla poltrona e cercò di restare tranquillo, ma una strana ansia si stava impadronendo di lui.
Alle tre decise di chiamare Fie, ma il suo telefonino non dava segni di vita.
Non sapendo che fare aprì la bottiglia di champagne e mentre assaggiava le specialità che il cameriere aveva portato cominciò a bere.
Si portò il carrello vicino alla poltrona insieme alla bottiglia e accese la TV.

Bill, si stava ormai annoiando ed era stanco, stava per uscire dal locale quando qualcuno nella calca lo urtò.
Girandosi si trovò faccia a faccia con Yu che teneva due bicchieri in mano e si stava dirigendo verso un tavolo occupato da Strify e da altre persone.
“Ehi ciao non sapevo che c’eri anche tu” lo bloccò Yu con tono confidenziale.
“Me ne sto andando, sono stanco.”
“Ah certo, bella esibizione quella di stasera, ma domani è il grande giorno vero?”
“Sì infatti, bene ti saluto.”
“Perché non ti fermi un attimo al nostro tavolo, poi possiamo andarcene insieme.”
-Ci manca solo quello- pensò tra se Bill, cercando di sorridere.
Però la presenza di Yu gli dava una sensazione strana, che aveva già provato nel pomeriggio.
Vedendolo ci si aspettava da lui dei modi da macho, bruschi e arroganti e invece aveva una voce calda e dolce e un tono molto basso, lo guardava con simpatia e nei suoi occhi si leggeva una sorta di imbarazzo, misto a divertimento.
“Yu allora arriva da bere?”
La voce di Strify colpì Bill e senza volerlo si trovò a dire una cattiveria.
“La prima donna ti reclama, vedo che non puoi concedere del tempo ad altri.”
Yu si mise a ridere, con una risata bassa e un po’ roca.
“Strify è un vecchio amico, sta facendo lo scemo, ci divertiamo a romperci le scatole reciprocamente, sai com’è. Allora vieni Bill?”
“Non mi sembra il caso, penso che non tutti siano entusiasti di avermi come compagnia”
Stava giusto per svincolarsi da quella situazione, quando vide Strify avvicinarsi.
“Ciao Bill” la voce di Strify era morbida come velluto “Allora vedo che hai socializzato con Yu, anche se da quello che ho saputo la socializzazione c’è già stata questo pomeriggio.”
Bill guardò Yu negli occhi, come aveva potuto quell’idiota andare a raccontare a tutti quello che era successo, non che fosse successo nulla di sconveniente, ma gli seccava che lui fosse andato a raccontarlo proprio a quell’invidioso di Strify.
“E’ proibito? Penso che Yu sia maggiorenne e in grado di decidere come occupare il suo tempo o deve chiedere il permesso a te?”
“Certo che no, sai io non sono un accentratore che vuole che tutti stiano ai suoi piedi e ai suoi ordini, noi siamo molto liberi di fare quello che vogliamo.”
“E chi sarebbe l’accentratore?”
“Beh Bill mi sembra logico, sei tu che monopolizzi l’attenzione nel tuo gruppo, vuoi solo e sempre parlare tu, a mala pena tuo fratello riesce a dire due o tre battute.”
“Guarda che ti sbagli e comunque non sono affari tuoi.”
“Può essere che mi sbaglio ma l’effetto vedendoti dal fuori è questo, te lo assicuro: comunque ti faccio i miei complimenti per stasera, non riesco a capire come con la voce che ti ritrovi e questo look semi-punk ormai un po’ vecchiotto e superato, tu possa essere così…”
“Così cosa?” la voce di Bill stava incrinandosi in note di rabbia.
“Così… non mi viene la parola.”
“Così carismatico, Bill” una voce calda e profonda concluse la frase di Strify, Luminor si era aggiunto al gruppetto.
“Grazie” sussurrò Bill e senza aggiungere nulla uscì dal locale su tutte le furie.
Quel serpente a sonagli di Strify l’avrebbe pagata cara, l’indomani sera quando loro avrebbero vinto si sarebbe preso la sua vendetta sui commenti pieni d’invidia di quella checca isterica.
Si consolò pensando a Tom, sicuramente per lui la serata era andata molto meglio!

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***



Capitolo 5

4° GIORNO


Appena tornato all’hotel Bill si ficcò sotto le coperte, era stanchissimo e l’indomani sarebbe stata una giornata pesante.
Quando aprì gli occhi e vide le cifre digitali rosse proiettate sul soffitto che indicavano le cinque di mattino, gli uscì un gemito. Cercò di rilassarsi e di cacciare dalla testa tutti i pensieri che non volevano andarsene: tra tutti era soprattutto la rabbia nei confronti di Strify a farlo agitare e anche, doveva ammetterlo, la delusione che Yu gli aveva provocato.
“Ti sta bene” si sgridò mentalmente “Come ti è venuto in mente di fidarti di uno così, farti fare un massaggio, ma si può essere può idioti.”
“Non è mica successo niente di male” gli diceva un’altra voce “In fondo si è trattato di un semplice massaggio senza nessun secondo fine.”
Riuscì a tirare le otto in questo stato, poi si alzò e andò in bagno. Lo specchio gli rifletté il suo viso sciupato, con delle belle occhiaie come sovrappiù.
“Giusto quello che ci vuole per oggi che è la finale.”
Si fece una doccia caldissima e poi si sdraiò sul letto con il viso impiastricciato da una crema, che la pubblicità diceva prodigiosa per stendere i lineamenti del volto.
In realtà avrebbe voluto andare da Tom per confidarsi con lui ma sicuramente Tom stava dormendo con Fie dopo essersela spassata. Lo invidiò una volta di più!
Alle dieci decise che Fie avrebbe dovuto essersene già andata e vestitosi alla belle e meglio andò dal fratello.
“Ehi Tom” chiamò dopo aver bussato un sacco di volte senza avere avuto risposta, “Devo tornare più tardi?”
Niente.
”Allora mi vuoi rispondere?”
Finalmente la porta si aprì, se Bill si sentiva uno straccio, Tom lo era veramente.
“Che cosa ti è successo?”
“Bho, mi sono svegliato adesso.”
“Non hai dormito a letto” disse Bill entrando e dando un’occhiata al letto ancora fatto.
“Direi di no” fece sorpreso Tom.
“Ma stai bene?”
“Direi di no.”
“Cos’hai?”
“Penso di aver bevuto troppo ieri sera.”
“E Fie?”
Tom rise amaro.
“Bella domanda fratellino.”
“Che vuoi dire?”
“Che l’ho aspettata tutta notte e poi mi sono addormentato.”
“Non è venuta?”
“Come vedi.”
“Ti ha fatto sapere qualcosa?”
“Niente, comunque appena mi sistemo gliela faccio pagare cara, chi cazzo crede di essere quella?”
“Comincia con il farti una doccia e cambiati i vestiti” disse Bill turandosi il naso.
“Forse è meglio, oggi abbiamo una giornata dura che ci aspetta e guarda come sono ridotto.”
“A chi lo dici!”
Tom era appena uscito dal bagno ancora in accappatoio, che bussarono alla porta.
“Vado io, comincia a vestirti.”
Quando Bill aprì si trovò di fronte Fie.
“Cercavo Tom.”
“Sei un po’ in ritardo e adesso abbiamo da fare” rispose Bill cercando di chiudere la porta.
Fie riuscì a infilarci un piede: “Scusa Bill ma ho bisogno di vedere Tom.”
“Chi è?” la voce del chitarrista arrivò dal fondo della stanza.
“Tom sono io” disse ad alta voce Fie.
Bill la incenerì con uno sguardo, ma si fece da parte.
Fie entrò: “Bill avrei bisogno di parlare con Tom, puoi uscire.”
“Eh no bella mia, sei tu che devi uscire, non certo mio fratello.”
Bill sorrise radioso a quelle parole.
“Ti prego Tom, ci metto solo un momento.”
“Hai sentito cosa ha detto Tom, devi andartene” rincarò la dose Bill.
Fie guardava Tom con due occhi da cucciola, afflitti e pieni di speranza mista a dolore.
“Va bene ma solo un minuto, non ho molto tempo, Bill per favore ci puoi lasciare soli, ti raggiungo io fra un attimo in camera tua.”
Il sorriso di Bill svanì, ma ubbidì.
“Allora sentiamo” fece Tom sorridendo amaramente.
“Siamo rimasti in radio fino alla e due, c’erano un sacco di ragazzi all’ascolto e ci hanno fatto un mucchio di domande.”
“Ben per voi.”
“Poi il nostro manager mentre stavamo per tornarcene all’hotel ci dice che dobbiamo fare una comparsata in un locale, dove si erano radunati alcuni ragazzi dei nostri fan-club. Io non sapevo cosa fare.”
“Forse una telefonata?”
“Sì volevo ma mi sono detta: finisco presto, sarà solo una mezz’ora e poi vado da lui e gli faccio una sorpresa.”
“Infatti la sorpresa me l’hai fatta.”
“Dio mi dispiace, Tom ti prego, ero sui carboni ardenti al locale, chiedilo alle altre, continuavo a supplicare di andarcene, ma eravamo circondate da una folla di gente e quando ho capito che avrei fatto troppo tardi ero incastrata tanto da non riuscire neanche a prendere il cellulare.”
“Bella scusa, bene, comunque ora ho da fare.”
“Tom hai ragione ad essere arrabbiato, ma non è colpa mia, quando siamo tornate, erano già passate le tre, sono venuta a bussare in camera tua ma non mi ha risposto nessuno, ho pensato che forse dormivi e non ti ho voluto disturbare.”
“Gentile da parte tua.”
“Tom perdonami ti prego, questa notte sarò tutta tua cascasse il mondo.”
Così dicendo Fie gli si avvicinò abbracciandolo e baciandolo prima con timore e dolcezza e poi sempre più appassionata.
Tom che inizialmente aveva risposto al bacio quasi controvoglia, si trovò a ricambiarla e a decidere che in fondo poteva anche perdonarla visto che lei era veramente pentita.
“Cosa mi dai se ti perdono?” disse staccandosi un po’.
“Stanotte tutto quello che vuoi.”
“Tutto, tutto? Guarda che potrei chiederti molte cose.”
”Penso che tutto ciò che mi potrai chiedere non potrà che essere piacevole.”
“Va bene, prometti.”
“Prometto.”
“Allora sei perdonata, ma stasera cascasse il mondo tu sarai nel mio letto.”
“Cascasse il mondo Tom.”

^^^^^^^^^^^^


La giornata trascorse in un baleno, tra mille impegni, prove e vari cambi d’abito.
Finalmente l’ultima serata della manifestazione ebbe inizio.
Tutti si erano preparati al meglio, tutti erano nervosi e anche un po’ emozionati.
Bill si diede un ultima occhiata allo specchio: il make-up gli aveva coperto gli ultimi segni di occhiaie e di stanchezza, gli occhi truccati brillavano di energia.
Gustav era come al solito silenzioso e super-concentrato, Georg tentava qualche accordo con il basso e Tom si sistemava per la millesima volta la chitarra a tracolla.
E poi eccoli sul palco, il boato del pubblico, le urla, i loro nomi gridati e infine il silenzio e la musica e la voce di Bill che si materializzava toccando tutti coloro che lo stavano ascoltando. Ecco di nuovo la magia che solo i quattro ragazzi sapevano creare, un alchimia di chissà che.
La musica non era ancora svanita del tutto che applausi, urla, grida ripresero.
Lo show continuò e fu la volta dei Cinema Bizarre.
Il gruppo stava preparando anch’esso un nuovo album che sarebbe uscito con l’anno nuovo e ripropose la nuova canzone che già avevano suonato live “Crashing and burning”.
Era una canzone molto delicata e con una melodia ipnotica che la sosteneva, che te la faceva subito entrare nel cervello.
Strify era elegantissimo, Yu era seduto su di uno sgabello e lo accompagnava con la chitarra. Naturalmente anche i Cinema Bizzarre raccolsero ovazioni e consensi.
Alla fine non era rimasto altro che dare inizio al televoto.
I partecipanti erano stati fatti accomodare in platea nelle prime file.
Bill stava facendo ogni tipo di scongiuro e con gli occhi chiusi pregava. Non aveva ancora fatto l’abitudine alla tensione prima di una premiazione, ogni volta si diceva che anche se non avessero vinto non sarebbe caduto il mondo e ogni volta nel momento fatidico pregava che fossero di nuovo primi e poi si sarebbe accontentato e non avrebbe chiesto di più.
Se Dio lo avesse ascoltato probabilmente lo avrebbe fulminato.
Per i Cinema Bizzarre era un’altra questione, il loro manager aveva detto che arrivare entro i primi tre sarebbe stato da considerare un buon risultato, in fondo il loro successo era cosa piuttosto recente e naturalmente tutti si aspettavano che i Tokio Hotel fossero i primi.
Il presentatore aprì la busta: “Signori e signore al terzo posto si classifica LaFee.
Applausi, grida e la cantante salì sul palco per ritirare il premio. Anche se cercava di non darlo a vedere sembrava piuttosto delusa.
“Al secondo posto i Cinema Bizzarre”
I ragazzi si abbracciarono, era il miglior risultato che potessero sperare.
“Al primo posto i Tokio Hotel”
Bill potè respirare, gli abbracci lo soffocarono, anche loro si ritrovarono sul palco accecati da centinaia di flash.
I soliti discorsi di circostanza, foto, sorrisi, strette di mano e finalmente la serata si concluse.

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Naturalmente tutti dovevano essere presenti all’after-show che era stato organizzato.
Solo il tempo di riprendere fiato, farsi una doccia e cambiarsi d’abito e poi di nuovo si ritrovarono tra la gente che non faceva che complimentarsi con gli uni e gli altri.
“Che c’è fratellino, mi sembri un po’ teso, ormai è tutto finito, abbiamo vinto e soprattutto la canzone è piaciuta, ora ti puoi rilassare.”
“Certo” sorrise Bill con un bicchiere in mano “Ma sarò più rilassato quando domani lasceremo questo posto, non voglio avere nessun contatto con i nostri cari colleghi, non vedi come ci guardano? Se potessero ci ucciderebbero.”
“L’invidia è una brutta bestia che ci vuoi fare, meglio però essere invidiati che invidiare ti pare? Cavolo, hai visto come ci guardava LaFee dopo la premiazione, comunque sai che ti dico, fregatene e goditi il momento.”
“Sì, basta che non si avvicini qualcuno di mia conoscenza, giuro che non li reggo più.”
“Stai alludendo ancora a Strify e compagnia.”
“Mmm.”
“Perché dovrebbero avvicinarsi, hanno avuto il secondo posto, è più di quello che speravano.”
“E di quello che meritavano.”
“Dai lascia perdere, io sto attaccato alla gonna di Fie, questa sera prendo la rivincita su tutte le altre volte che sono andato in bianco.”
Stava per voltarsi quando andò a sbattere contro Yu che si era avvicinato.
“Scusa sexgott, allora è l’ultima sera dobbiamo tirare le somme se non sbaglio.”
“Quali somme scusa?” fece Tom colpito da improvvisa e sospetta amnesia.
“Quante ragazze ti sei fatto finora?”
“Mica avrai preso sul serio quella scommessa, io l’ho detto così per dire.”
“Ho capito, ho vinto io.”
“Non hai capito proprio niente sai.”
“Io me ne sono fatte quattro.”
“Guarda non ti rispondo neanche, sei patetico.”
“Ieri me la sono spassata con due, sai non volevo far torto a nessuna.”
“Guarda che non mi interessano le tue prestazioni e comunque la qualità vale più della quantità; ora scusa ma ho qualcuno meglio di te che mi aspetta.”
“Chi? La tipa delle Debbie Rockt? Stai attento perché quella è una tosta.”
“E tu come fai a saperlo?”
“Me l’hanno detto, è stronza.”
“Penso di riuscire ancora a cavamela con una ragazza senza bisogno dei tuoi avvertimenti, che tra l’altro nessuno ti ha chiesto.”
Yu alzò le spalle e si ritrasse per lasciare passare Tom.
Poi si avvicinò a Bill, che di fianco al fratello aveva ascoltato tutto.
“Senti Bill volevo chiarire una cosa.”
“Senti tu piuttosto, non ho nessunissima voglia di parlare con te ne con nessun altro del tuo gruppo, perciò se non ti dispiace preferirei che te ne andassi, sai se perdi tempo potresti rischiare di uscire fuori dalla media.”
“Che media?”
“Delle ragazze fatte in quattro notti.”
“No davvero senti io non ho raccontato niente del massaggio, cioè non che ci fosse nulla di male, ma non mi sembrava il caso, il fatto è che quello stronzo di Kiro mi ha visto uscire dalla tua camera e allora ho dovuto dirlo agli altri: tutto qui.”
Yu teneva gli occhi bassi, fissi sul bicchiere che aveva in mano, il tono di voce era carezzevole.
“OK, tanto non c’è problema, come hai detto tu non si è trattato che di un massaggio.”
“Allora non sei arrabbiato?”
-Certo che lo sono brutto stronzo- avrebbe voluto gridargli Bill, ma non sapeva neanche lui il perché, perciò pensò bene di tenere a freno la lingua e di fare il superiore.
“Figurati, ho altre cose per la testa, mi ero pure dimenticato.”
“Bene” e Yu gli fece un sorriso liberatorio.
Bill sperò che in questo modo la conversazione fosse finita e il chitarrista se ne andasse, ma Yu non sembrava aver voglia di lasciarlo e cominciò a parlare delle canzoni che avevano presentato.
Si sedettero su di un divano e a Bill sembrò che il tempo volasse e che tutta la gente che affollava il locale scomparisse.

Tom e Fie si stavano divertendo, avevano ballato e bevuto, ora stanchi e un po’ sudati erano stravaccati su un divanetto. Fie teneva la testa sulle ginocchia di Tom che, abbassato sul suo viso, la baciava con impazienza.
“Scusate se vi disturbo” una voce li fece trasalire, Tom alzò la testa per vedere chi fosse così ficcanaso da venirli a disturbare.
“Ehi come va?” Fie aveva girato gli occhi e con slancio improvviso si era alzata per abbracciare Kiro, “Siediti con noi.”
“Beh non vorrei disturbare.”
“Figurati non disturbi affatto.”
Kiro sorrise e si sedette completamente a proprio agio.
“Vi conoscete?” azzardò Tom.
“Sì da un sacco di tempo” rispose Fie e Kiro annuì felice.
“Io e Kris siamo solo amici, vorrei precisare.”
Kiro rimase un attimo pensieroso, poi gli occhi gli brillarono.
“Oh sì certo ho capito: tu e lui state insieme, certo Tom non devi pensare male, io e lei siamo solo due mattacchioni, ci divertiamo a fare scherzi, casini, cose di questo genere, niente sesso tra noi.”
“Niente sesso, si intende” rise Fie abbracciando Kiro.
“Che tipo di scherzi?” si informò Tom .
“Cose sceme, molto sceme, è meglio non dirle ci prenderesti per bambini dell’asilo” Kiro ridacchiava.
“Faccio portare qualcosa da bere, va bene?” propose poi e prima che Tom potesse dire qualcosa, l’ordinazione era già partita.
Una bottiglia di champagne fu svuotata senza che Tom se ne potesse rendere conto, Kiro e Fie ridevano come stupidi ricordando i loro vecchi scherzi.
Alla terza bottiglia, Tom sussurrò a Fie : “Penso che hai bevuto abbastanza, molti se ne sono già andati, direi che se ce ne andiamo anche noi non daremo nell’occhio.”
“Come vuoi amore” gli soffiò la ragazza nell’orecchio.
Si alzarono, Kiro li seguì.
All’uscita si separarono con grandi baci.
Finalmente anche quello scocciatore se ne era andato, ora lui e Fie erano soli e tra poco avrebbe insegnato alla ragazza come ci si divertiva sul serio.

Georg si stava proprio svagando, lui era un tipo che alle feste si sballava davvero, gli piacevano un sacco e quella era proprio riuscita bene, aveva appena finito di ballare con una tipa niente male, si sarebbe fatto una birra per rinfrescarsi e poi se ne sarebbe tornato in albergo, guardandosi in giro non vedeva nessuno dei suoi amici, forse erano già rientrati.
Si alzò e chiese un’auto per tornare in hotel, era solo, quella sera non era riuscito a rimediare niente, lui era disponibilissimo a divertirsi ma la ragazza che si portava a letto doveva rispondere ad alcune caratteristiche ben precise, non era di bocca facile come Tom, soprattutto doveva scattare qualcosa: una simpatia immediata e un’attrazione fisica, senza questo preferiva lasciare stare.
Stava salendo sull’auto, quando si sentì chiamare.
“Scusa Georg stai tornando all’hotel?”
Cazzo non poteva essere vero! Era Denise, quella rompicoglioni, possibile che certa gente non la capisse proprio quando non era aria. Anche gli individui insistenti davano sui nervi a Georg.
“Sì, perché?” disse con tono freddo.
“In questo momento non ci sono più auto e siccome sto tornando anch’io ti spiacerebbe se andiamo insieme?”
Che faccia tosta, certo che era dura a capire le cose. D’altra parte non poteva rifiutarsi e il tragitto era di un quarto d’ora, poteva sopportarlo.
“Sali.”
Denise non se lo fece ripetere, si accomodò accanto a lui, sorridendo.
Appena l’auto partì un silenzio gelido calò su di loro, Georg cercò un diversivo guardando fuori dal finestrino ma era tardi e ormai le strade erano deserte.
Erano quasi arrivati quando la ragazza si schiarì la voce imbarazzata.
“Georg io….ehmmm volevo scusarmi… per il mio comportamento di questi giorni. Certo tu avrai pensato che sono una grande rompicoglioni.”
“No, figurati!” fece il bassista.
“Beh se lo hai pensato hai fatto bene, mi sono proprio comportata male, è la prima volta nella mia vita che mi capita di essere così insistente. Il fatto è che da un sacco di tempo volevo conoscerti…beh appena ti ho visto in TV mi sei subito piaciuto e … pensavo che ci potesse essere qualcosa tra noi in questi giorni. E’ strano che con te mi sia comportata così, di solito penso che tra due persone debba scattare un feeling speciale, non mi accontento facilmente. Ti ho proprio rotto, scusa, è che il feeling non è stato reciproco e io non mi sono rassegnata.”
“Scusa com’è la tua teoria sul feeling..sai mi interessa” disse Georg avvicinandosi.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***



Capitolo 6


NOTTE.


“Andiamo in camera mia, dai” disse Fie prendendo per mano Tom.
Appena entrati cominciarono a baciarsi e contemporaneamente a svestirsi.
Tom era molto eccitato, in fondo erano quattro notti che aspettava quel momento e Fie gli sembrava più desiderabile che mai.
La ragazza si buttò sul letto ridendo.
“Ehi non avrai bevuto troppo, non farmi lo scherzo di addormentarti sul più bello” gli sussurrò Tom in un orecchio.
Fie rise di nuovo: “Macchè, guarda che quello che non regge l’alcool sei tu, sei tu quello che si è addormentato la prima sera, io sono solo un po’ brilla ma meglio per te, qualche bicchiere mi rende più disinibita. Dovrebbe piacerti.”
“Eccome.”
Ormai erano semi-nudi: Fie con uno dei suoi completino super-sexy, Tom con i boxer.
Si abbracciarono, rotolando sul letto e baciandosi.
“Ed ora a noi due piccola, ti ricordo la tua promessa.”
“Certo, me la ricordo benissimo, sono a tua disposizione, vediamo cosa sai inventare, a me piace un sacco la fantasia quando si fa sesso.”
“Abbiamo qualche ora prima del mattino per dedicarci alle varie acrobazie, anzi se tu mi avessi ascoltato ce ne saremmo andati via molto prima da quella palla di festa e avremmo avuto più tempo per noi.”
“Te l’ho spiegato, se fossimo andati via nel bel mezzo del party avremmo dato troppo nell’occhio, c’erano un sacco di fotografi, non voglio domani trovarmi nei panni della tua ultima fiamma sulla copertina di qualche giornale.”
“Perché no, sarebbe tutta pubblicità gratis per te.”
“Di questa pubblicità ne faccio anche a meno.”
“Fai male, passare una notte con Tom Kaulitz ti darebbe un bel po’ di notorietà in più, ti potrebbe essere utile.”
“Scusa ma cosa vuoi dire?” Fie si era allontanata un po’ da Tom e lo guardava con sorpresa.
“Niente, lasciamo stare, basta parlare, dedichiamoci a cose più piacevoli.”
“No adesso mi spieghi cosa volevi dire.”
“Niente” sbuffò Tom cercando di riabbracciarla, ma la ragazza con un gesto gli allontanò il braccio. “Come niente, tu stai dicendo che se mi fossi fatta fotografare con te, questo mi avrebbe aiutata.”
“Sì, che c’è di male.”
“Tu giudichi me e il mio gruppo così scarse da avere bisogno di utilizzare questi mezzucci per farci pubblicità?”
“Lasciamo stare dai!”
Fie si mise seduta sul letto, rialzandosi il reggiseno che Tom gli aveva abbassato.
“No non lascio stare per niente, mi piacerebbe sapere che opinione hai delle Debbie Rockt, visto che pensi che scopare con te ci procurerebbe più notorietà.”
“Non è proprio così, però potrebbe aiutarvi.”
“Sei uno stronzo Tom, io pensavo che tu ci apprezzassi, mi hai fatto un sacco di complimenti e adesso scopro che ci consideri così poco da aver bisogno di questi scoop di merda per raccattare un po’ di popolarità.”
“Non l’ho mai detto.”
“Certo che lo hai detto e per di più non solo pensi che non valiamo come gruppo, ma che io come persona potrei utilizzare il sesso con te per farmi pubblicità. Ma cosa pensi che sia? Una poveraccia qualsiasi che spera di essere fotografata tra le tue braccia per far sapere al mondo che c’è anche lei? Pensi che mi importi qualcosa di essere conosciuta come quella che Tom Kaulitz ha scopato la notte in cui i Tokio Hotel hanno vinto “Die Besten in Deutschland?”
“Senti Fie possiamo lasciar perdere questo discorso” replicò debolmente Tom, ormai tutta l’atmosfera erotica che si era prodotta stava dissolvendosi rapidamente, ma aveva ancora la speranza di poter riappacificarsi e riprendere da dove avevano lasciato.
Ma Fie era di tutt’altro avviso.
“Sei veramente un bastardo, non ti facevo così, stronzo che non sei altro, ma chi ti credi di essere, sexgott del cazzo, sarai anche affascinante e ci saprai fare ma io non sono una delle tue troiette in calore che non aspettano altro che di essere scopate da te per vantarsi con le amiche, pensavo che questo ti fosse chiaro e invece ..lasciamo perdere guarda e meno male che sta' storia è uscita adesso, per lo meno posso dire che non mi potrai mettere nel tuo elenco se ce l’hai.”
Così dicendo Fie si rivestì in fretta e furia, mentre Tom cercava di spiegarle che era tutto un equivoco e che lei aveva capito veramente male, ma tutti i suoi tentativi di chiarimento non servirono ad altro che ad aumentare la rabbia della ragazza, che uscì sbattendo la porta.
Tom rimase un po’ inebetito, guardò l’orologio: le quattro, chi poteva rimediare a quest’ora?
Proprio nessuna! Così cominciò a prendere a calci tutto quello che gli capitava sotto tiro, era furibondo, non gli era mai capitato : quattro notti in bianco per colpa di quella pazza, non era possibile!!

^^^^^^^^^^^^


Erano ormai arrivati all’hotel.
“Che ne dici se ci fermiamo al bar a prendere qualcosa, sul serio mi interessa la tua teoria” disse Georg.
Denise sorrise: “D’accordo tanto non ho sonno.”
La ragazza parlava e il bassista la guardava cercando di stamparsi sul viso un’espressione attenta. In realtà oltre alle sue parole cercava di riflettere su quanto gli stava capitando.
Per la prima volta si rendeva conto che Denise era carina, non il suo tipo, però carina e che le sue parole rispecchiavano in pieno quello che lui pensava.
Alla fine la interruppe.
“Sai anch’io come te ho sempre pensato che dovesse subito scattare la scintilla appena visti altrimenti non c’era storia, però adesso non sono più convinto che sia sempre vero.”
“Perché?” chiese Denise.
“Perché con te non è scattato nessun feeling ed è per questo che ho cercato di tenerti alla larga, ma ora che ti sono stato ad ascoltare e ti ho potuta conoscere un pochino meglio, devo dire che mi piaci, ti trovo simpatica, dolce e carina.”
“Beh grazie” Denise arrossì.
“Senti se ti chiedessi se ti va di venire su da me, mi prenderesti per uno stronzo?”
“Non penso.”
“Non sono uno che si approfitta, è che mi sto dando del deficiente per non averti permesso di conoscerci meglio e vorrei rimediare al mio errore.”
Denise non disse nulla ma il suo sorriso diceva di più che qualsiasi parola.
“Quando domani lo dirò a Gustav mi farà il culo per un’eternità.”
“Che cosa devi dire al tuo amico?”
“Beh vedi lui ha sempre cercato di convincermi che non è detto che una persona ti possa piacere solo se scatta il colpo di fulmine, che a volte può capitare che ti piaccia poco per volta conoscendola meglio, io ho sempre negato questa teoria, ora dovrò rimangiarmi le parole.”
Così dicendo Georg pensò alla faccia soddisfatta che avrebbe fatto Gusti.

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Erano stati a parlare tutta sera e Bill aveva finto di seguire i discorsi che si svolgevano, ma in realtà pensava a come Yu apparisse diverso se conosciuto da vicino rispetto a quello che appariva a prima vista e rifletteva che i piercing e i tatuaggi che sfoggiava gli stavano incredibilmente bene.
Era rimasto sorpreso nel sentirlo parlare, aveva la battuta facile ed era brillante e a volte completamente pazzo, ma era anche tenero e dolce.
Ora erano tornati insieme all’ hotel e Yu aveva insistito per accompagnarlo alla sua camera.
“Bene è stata una vera sorpresa conoscerti” disse Bill per rompere il ghiaccio.
“Positiva spero?” sfoggiò un sorriso Yu.
“Sì certo.”
“Allora io vado, domani siamo in partenza e devo ancora preparare i bagagli.”
“Certo, allora ci si vede.”
Bill gli tese la mano per stringerla ma Yu la ignorò completamente e invece lo strinse tra le braccia.
“Oddio che cazzo sto facendo” si disse Yu, ma Bill lo aveva colpito fin dal primo giorno che l’aveva incontrato e il fatto che a lui piacessero le ragazze e che Bill fosse un ragazzo non era di fondamentale importanza, lui era abituato a seguire l’istinto senza pensarci troppo su.
“Oddio che cazzo sta facendo” cercò di pensare Bill, ma prima di riuscire a terminare il pensiero le labbra di Yu si posarono sulle sue e lui si trovò senza neanche pensarci a ricambiare il bacio.
Era una sensazione strana baciare un ragazzo, stringere tra le braccia un tipo alto quanto lui e muscoloso. Strana ma piacevole.
“Senti che ne dici di entrare, non sarebbe molto intelligente farci trovare in questa situazioneda qualcuno che passa.”
Bill annuì e automaticamente aprì la porta.
Il cuore gli batteva a mille, lo stomaco era pieno di farfalle e il cervello sembrava essersi impallato.
Appena entrati Yu gli si accostò di nuovo e di nuovo lo baciò e Bill assaporò la dolcezza e la delicatezza di quel bacio. Continuando a baciarsi raggiunsero il letto e Yu si sedette sulla sponda tenendo Bill nel suo abbraccio.
Bill sentiva le mani del chitarrista accarezzarlo da sotto la maglietta e rabbrividiva a quei tocchi. Quando la T- shirt volò via e lui si trovò tra le braccia di Yu semi-nudo cominciò a preoccuparsi.
“Oddio che cazzo sto facendo, qui non si tratta più di qualche bacio.”
Frenò con la mano le carezze del compagno che lo guardò un po’ sorpreso e un po’ divertito.
“Senti io penso che forse non sia il caso di andare avanti.”
“Non ti piace?”
“Sì però io non sono mai stato con un ragazzo, mi sembra che la cosa stia prendendo una piega che non mi aspettavo.”
Yu rise.
“Bene allora siamo in due, non avrei mai e poi mai pensato di finire la notte nel tuo letto Bill, ma le cose sono andate così, io assecondo sempre il destino. Non ti preoccupare non faremo nulla che non vorremo entrambi, ora rilassati e cerchiamo di rendere piacevole il più possibile questa notte.”
Bill chiuse gli occhi, Yu la faceva semplice e la sua filosofia di vita assomigliava maledettamente a quella di Tom “cogli l’attimo” e via.
Il suo stile di vita invece era sempre stato diverso, ma ora tra le braccia di Yu si disse che per una volta forse doveva davvero lasciarsi andare e non pensare a niente.
I baci e le carezze eccitarono entrambi e venne spontaneo ad entrambi placare reciprocamente la loro eccitazione.
Rimasero abbracciati per un po’ rintanati sotto il soffice piumone.
Poi le mani di Yu ripresero quel dolce supplizio andando ad accarezzare ogni centimetro della pelle di Bill, con carezze esperte e molto efficaci.
“Che hai in mente?” chiese Bill con voce roca.
“Niente che tu non voglia, lo sai.”
“Cosa ti piacerebbe fare?”
“Quello che ti piacerebbe che io ti facessi Bill, veramente, se tu non vuoi a me va bene così, passerò tutto il tempo che ci rimane ad accarezzarti e baciarti, in fondo siamo già venuti ed è stato bello, ma se a te va potremo spingerci un po’ più in fondo.”
Bill sentì il suo corpo irrigidirsi un po’ per la paura e contemporaneamente fremere pensando alle sensazioni che Yu gli avrebbe fatto provare.
Odiava dover essere lui a decidere, avrebbe preferito che Yu avesse preso l’iniziativa.
“Io non sono esperto” disse debolmente.
“Neanche io, ma non credo ci voglia un corso e un diploma, tu mi ecciti tantissimo e penso che io non ti sia indifferente, non aver paura se le cose non fossero di tuo gradimento mi fermerei te lo giuro, non ti farei mai del male.”
Bill a queste parole spinse via tutte le sue paure, si sentiva pronto e voglioso di affrontare quell’esperienza.
“Allora facciamolo” mormorò.
Yu non aveva fretta, era molto esperto di preliminari e li usò con Bill per creare un atmosfera di eccitazione e di piacere.
Quando venne il momento, usò tutte le cautele del caso, fu dolce e delicatissimo, aspettò che Bill fosse ben rilassato e poi si occupò non solo del suo piacere ma anche di quello di Bill.
Alla fine si lasciarono scivolare sul letto appagati entrambi.
Bill si addormentò subito tra le braccia di Yu, che prima di chiudere gli occhi gli diede un ultimo bacio sulle palpebre chiuse.

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Capitolo 8
*** Epilogo ***



EPILOGO

Quando aprì gli occhi la prima cosa che Bill vide, fu il viso di Yu accanto al suo.
Di colpo gli tornò in mente tutto quello che era successo durante la notte e subito arrossì di vergogna.
Accidenti come diavolo aveva fatto a cacciarsi in una situazione come quella, non aveva neppure la scusa di essere ubriaco.
Poi guardò di nuovo il ragazzo accanto a lui, il suo braccio muscoloso e tatuato che lo abbracciava sui fianchi e provò un senso di tenerezza.
Era stato bello e appagante, doveva ammetterlo e anche se la vergogna lo faceva arrossire non poteva negare che gli era piaciuto molto.
Yu aprì gli occhi e gli sorrise, alzò un po’ la testa e lo baciò, i loro piercing sulla lingua si scontrarono producendo un rumore metallico, era molto sexy giocarci uno con la lingua dell’altro.
“Che ore sono?” chiese Yu dopo un bacio interminabile.
“Dio mio è tardissimo”
Bill aveva appena finito di dire quelle parole che qualcuno bussò alla sua porta.
“Ehi Bill allora sei pronto” era la voce di Tom.
“”Eh cosa hai detto?”
“Guarda che noi siamo pronti, aspettiamo solo te, dai apri”
“Scusa Tom, arrivo subito, aspettami di sotto”
“Di sotto? Sei scemo, dai fammi entrare”
“Non sono solo”
“Cosaa? Stai scherzando”
“No”
“Allora ti aspetto giù” disse Tom allibito.
Le cose al mondo stavano girando decisamente all’incontrario: lui aveva passato la notte da solo e Bill si era trovato compagnia, c’era qualcosa che non andava.


Nella hall trovò Gustav che stava salutando Shin.
“Allora ci risentiamo, non vedo l’ora di provare con te qualche assolo.”
“Certo ci puoi contare, in fondo non stiamo lontani, mi ha fatto davvero piacere conoscerti Gustav e anche se i nostri compagni non si possono sopportare questo non conta niente per me, non voglio rinunciare alla tua amicizia.”
“Sono d’accordo con te, alla prossima.”
Tom si avvicinò a Gustav appena questo rimase solo.
“Hai visto Georg?”
Gustav accennò con la testa ad un angolo un po’ appartato della grande sala.
Georg e Denise si stavano salutando, erano abbracciati e si stavano baciando.
Tom scese dalle nuvole.
“Ma che cazzo è successo?”
Gustav si strinse nelle spalle.
“Ne so quanto te, fino a ieri sera diceva che non poteva vederla.”
Denise uscì e Georg si avvicinò agli amici.
“Che cazzo hai combinato Georg?” chiese Tom non riuscendo a tenere a freno la curiosità.
“Gustav avevi ragione, a volte bisogna saper rivedere le proprie teorie” sorrise Georg soddisfatto.


In camera di Bill, Yu si era rivestito.
“Allora io vado.”
“Va bene, senti Yu io ci terrei che questo rimanesse tra noi.”
“Pensi che sia così scemo da andare a raccontarlo in giro?” rispose Yu offeso.
“No, non volevo dire questo, ma vorrei che non lo raccontassi a nessuno, neppure ai tuoi amici.”
“Fossi matto, se lo racconto a Strify mi spella vivo.”
Bill si oscurò.
“Perché scusa? Vuoi dirmi che potrebbe essere geloso, tu e lui state insieme?”
“Ehi frena, che hai capito, te l’ho detto che tu sei il primo per me e l’unico, Strify ti detesta e se sapesse che siamo stati insieme chissà che menate mi farebbe, comunque sono un po’ matto e faccio un sacco di cazzate ma so dare un giusto peso alle cose importanti, per me questa notte è stata importante Bill.”
“Anche per me.”
“Non ci vedremo più?”
“Non so.”
”Lasciamo fare al destino allora.”
“Va bene.”
Yu dopo un ultimo bacio uscì alla chetichella dalla camera di Bill, senza che nessuno lo vedesse.


Finalmente dopo circa mezz’ora Bill scese nella hall.
“Grazie a Dio anche questa volta ce l’abbiamo fatta” rise Georg.
“Ehi Bill ma chi cazzo avevi in camera” disse Tom incuriosito.
“Bho!”
“Bho? Ma che risposta è.”
“Senti Tom, ieri ero ubriaco ed oggi mi sono trovato nel letto una tipa, è stato imbarazzantissimo non voglio più parlarne.”
“Santo Dio Bill mi stupisci, tu che hai fatto una one-stand night, questo non l’avrei mai creduto possibile.”
“Può capitare a tutti di fare una sciocchezza no?”
“Basta che ti sia divertito.”
Bill taceva.
“Allora si o no?” insistette Tom.
“Sì mi sono divertito” disse Bill, avrebbe voluto anche aggiungere “E non è stata una sciocchezza” ma sorrise solamente, ripensando a Yu.
“Bene ora ci siamo tutti, possiamo andare.”
“Non mi hai detto come è andata a te, ti sei divertito con Fie.”
Bill aveva appena finito di pronunciare queste parole che si sentì una voce squillante.
“Ehi Tom.”
Tom si girò come se fosse stato scottato e Bill capì che c’era qualcosa che non andava.
Accanto all’uscita c’era Fie e Kiro che facevano ciao con la manina a Tom, ridendo.
Il chitarrista si avvicinò rapidamente.
“Che cazzo vuol dire questo?”
”Scusa Tom” disse Kiro cercando a stento di frenare le risate, “E’che Fie mi stava raccontando come è riuscita a vincere la scommessa e a spillarmi cinquecento euro.”
“Quale scommessa?”
“Tom non arrabbiarti ti prego ma io e Kris abbiamo scommesso.”
“Tu e chi?”
“Io e Kristian, il primo giorno che siamo arrivati parlando del più e del meno abbiamo cominciato a parlare di te e Kris sosteneva che nessuna ragazza poteva sfuggire al tuo fascino, allora abbiamo scommesso che ti avrei tenuto sulla corda per tutti i quattro giorni facendoti andare in bianco non solo con me ma proprio con tutte. Diciamo che mi sono sentita la vendicatrice di tutte le ragazze che hai usato.”
“Non pensavo che potesse vincere devi credermi Tom, io avevo scommesso su di te, ma questa stronzetta ne sa una più del diavolo.”
“Caccia i soldi Kris e niente palle e tu Tom perdonami, sei davvero carino e ti devo dire che ho fatto molta fatica ad andarmene tutte le volte che ero nel tuo letto, ma una scommessa è una scommessa e io odio perdere” così dicendo gli scoccò un bacino sulla guancia ed uscì insieme a Kiro.
“Allora cosa è successo?” chiese Bill avvicinandosi.
“Niente di speciale” borbottò Tom, “E' meglio sbrigarci l’auto ci aspetta.”
“Allora ragazzi non è stata un’idea straordinaria partecipare a questo show?” disse David in auto, tutto contento.
Stranamente nessuno rispose.
Tutti erano assorti nei loro pensieri.
David li guardò attentamente cercando di entrare nelle loro teste.
Gustav stava giocherellando con le bacchette fischiettando una canzone mai sentita. (un motivo che gli aveva fatto sentire Shin e che gli era rimasto in testa).
Georg sorrideva beato (la notte con Denise era stata una vera sorpresa, mai più si sarebbe fermato alla prima occhiata).
Tom era immusonito (ora capiva come ci si sentiva ad essere usati).
Bill guardava fuori dal finestrino, lo sguardo perduto dietro a chissà chi (non era pentito di quello che aveva fatto, sapeva che tra lui e Yu non ci sarebbe mai potuta essere nessuna storia, ma era felice di averlo avuto tra le braccia, anche se per una notte soltanto).

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Nell’auto Luminor si chiese se fosse preda di qualche allucinazione, nessuno parlava e guardando i visi degli amici li vedeva assenti ad inseguire ognuno i propri pensieri.
“Cosa c’è ragazzi?” chiese “Mi sembrate strani, in fondo è andata bene”
Tutti annuirono senza dire una parola.
Kiro si stava sistemando i capelli specchiandosi nel finestrino, sicuro segno di nervosisimo.
Pensava a Tom, certo lui e Fie erano stati parecchio stronzi nei confronti del chitarrista dei Tokio Hotel, ma naturalmente non c’era nulla di personale, anzi Tom gli stava pure simpatico, quando aveva scommesso era più che sicuro che Fie avrebbe dovuto cedere con un tipo tosto come lui.
Invece la stupidità di Tom gli era costata cinquecento euro, ma non era tanto per i soldi che era arrabbiato, quanto per il fatto che ancora una volta aveva perso una scommessa con la sua amica. Ormai era cronico, con Fie non riusciva mai a vincere! Proprio per questo quando lei gli aveva proposto quella sfida, era sicurissimo che avrebbe chiuso con la serie negativa di perdite che sembrava non finire mai. Ciò che era successo gli confermava una volta di più la sua teoria: “Le donne sono esseri molto pericolosi, non bisogna mai abbassare la guardia ed evitare di fidarsi ciecamente”. Poi tra tutte le donne Fie era certamente la più infida, si era giocata quel tonto come aveva voluto; scosse la testa per sistemarsi alcune ciocche che non volevano stare dove avrebbero dovuto (era felice di esserle amico e aveva molto da imparare da lei).
Shin giocherellava con delle bacchette, un regalo di Gustav. Era stato bello conoscerlo, Gustav era un ragazzo in gamba, niente stranezze, trucchi, travestimenti e cose del genere, il tipo che proprio non ti aspetti che suoni la batteria in un gruppo. Gustav era preciso, quasi pignolo e Shin era stato attratto da queste caratteristiche, proprio perché lui era l’esatto contrario, inoltre Gustav era un tipo chiuso, non faceva amicizia facilmente, preferiva starsene zitto anziché parlare a sproposito e in questo si assomigliavano e poi l’amore che entrambi avevano per lo strumento che suonavano era un collante prodigioso tra loro.
Insomma Gustav era un tipo difficile da trovare nel loro ambiente, a Shin era piaciuto appena avevano iniziato a parlare e mano a mano che approfondivano la conoscenza si sentiva sempre più attratto da lui. Naturalmente era stato ben attento a non far capire all’amico che per lui il loro legame si stava trasformando in altro, non avevano parlato dei loro gusti sessuali, ma era pronto a scommettere che Gustav fosse un etero convinto. Fargli delle avances sarebbe servito solo a farlo scappare a gambe levate. Beh si erano ripromessi di incontrasi più spesso, Shin pensò che avrebbe fatto di tutto per diventare l’amico prediletto di Gusti e dopo chissà, forse avrebbe potuto convincerlo che tra loro avrebbe potuto esserci qualcosa di più. (Mission Impossibile? Mai dire mai).
Strify pensava ai Tokio Hotel, per quattro giorni si era arrovellato cercando di capire il perché del loro mega successo, era mosso da invidia ma non solo, c’era anche curiosità. Non avevano un look particolarmente curato a parte Bill, sembravano dei ragazzi della porta accanto e anche Bill in fondo non era che un ragazzino. Le canzoni non erano niente di speciale, le loro capacità musicali neppure e allora? Poi l’ultima sera quando avevano suonato aveva capito, cioè non aveva capito ma aveva percepito che quando loro erano sul palco succedeva una strana alchimia, che li rendeva unici forse perchè veri.
Avrebbe voluto dirlo a Bill, in fondo quell’invidia che provava era scomparsa, i Cinema Bizzarre avrebbero fatto comunque la loro strada indipendentemente dai Tokio Hotel; avrebbe voluto dire a Bill che lo ammirava ma aveva paura che il cantante non gli avrebbe creduto. Decise che se ci fosse stata una prossima volta lo avrebbe fatto e avrebbe convinto anche gli altri del gruppo a cambiare atteggiamento, sapeva che a parte Shin, i suoi amici erano stati condizionati un po’ dal suo malumore nei confronti del gruppo rivale. Li guardò in faccia, soprattutto Yu avrebbe fatto storie, era un maledetto testone, ma lui sapeva come convincerlo (era sicuro che il suo amico alla fine avrebbe accettato quello che lui diceva, succedeva sempre così, a volte si chiedeva se Yu non fosse innamorato di lui; se non fosse stato certo del fatto che gli piacevano troppo le ragazze, quella ipotesi non sarebbe stata troppo azzardata).
“A che stai pensando?” gli chiese vedendolo pensieroso.
Yu si riscosse: “A niente di particolare”, sorrise a Strify cercando di mettere da parte il ricordo di Bill (sapeva però che sarebbe rimasto sempre con sé come una delle notti più dolci e tenere che aveva trascorso).



Grazie a tutte coloro che hanno letto, messo tra i preferiti e soprattutto recensito questa fanfic.

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