The last moments

di LateNight_01
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dieci anni dopo ***
Capitolo 2: *** Elsa e Jacob ***
Capitolo 3: *** Sai mantenere un segreto? ***
Capitolo 4: *** Neve ***



Capitolo 1
*** Dieci anni dopo ***


Elsa guardava la sua bambina dormire.
Le ricordava così tanto Anna...i suoi capelli erano rossicci, lunghi, si era addormentata sorridente.
Erano passati dieci anni da quando aveva perso la sorella, non aveva fatto in tempo a salvarla...ma era come se fosse tutti i giorni lí, accanto a lei, che la aiutava.
Dopo un mese dalla sua morte, aveva incontrato un uomo, Jacob, che in qualche modo l'aveva fatta innamorare. Si erano sposati dopo un anno, e poi avevano avuto la loro prima figlia, Kia, che da pochi giorni aveva compiuto otto anni.
Elsa si alzó dal bordo del letto della figlia, le sistemó le coperte, ed uscì dalla stanza.
Appena fuori, vide Jacob che la aspettava.
-Dorme?- chiese lui, sottovoce, trasmettendole quella dolcezza che solo alcuni uomini possono avere. La regina rispose con un cenno affermativo della testa, mentre appoggiava la punta del suo naso a quello del marito.
I suoi occhi brillarono. Sorrisero entrambi.
-E il piccolino, come sta?- fece lui, mettendo la sua mano sopra la pancia di lei.
Elsa lo bació dolcemente sulle labbra, poi i loro sguardi di unirono. La regina aspettava un bimbo, da due mesi ormai.
-Fai la magia- continuó lui. Elsa ricordó l'ultima persona che aveva pronunciato quella frase. I ricordi erano troppi, e troppo dolorosi. Il sorriso si spense e si allontanó dal marito. Prese a fissare nel vuoto.
-Ei, mi dispiace...- Jacob prese la sua mano piccola e fredda, sentendosi veramente dispiaciuto per ció che aveva detto.
-Non importa, davvero...non è niente- Lo sguardo di Elsa si riaccese, e con la mano creó una stella di ghiaccio, che lasció volare via. I loro sguardi si fecero complici.
-Ora sará meglio andare, prima di svegliare la piccola- fece lui. Entrambi si incamminarono verso la loro stanza, mano nella mano.
********************************************************************

Verso le tre di notte, Elsa sentì un rumore provenire dalla stanza di Kia.
Quella notte non era riuscita ad addormentarsi, a causa dei pensieri. Si alzó dal letto in fretta, stando attenta a non svegliare il marito.
Si avvicinó alla porta che dava sul corridoio, e appoggió l'orecchio. Sentiva, in lontananza, una voce di donna.
Appena si affacció, non sentì più nulla, ma andó verso la camera della figlia, e aprì la porta. Trovó Kia seduta sul letto, e appena vide la madre andarle incontró, la fissó con quegli occhioni blu. Elsa si sedette accanto a lei e prese le manine della bimba.
- Che succede? Non hai sonno?- le sorrise dolcemente e le diede un bacio sulla fronte.
La figlia rimase seria, fino a quando disse una frase che fece gelare il sangue della madre.
- Mamma, tu hai una sorella-.
Elsa si pietrificó. Non aveva mai parlato a Kia di Anna.
-No- rispose, ancora scossa. La bambina sorrise, quel sorriso le ricordava terribilemente la sorellina.
- E invece sì! Si chiama Anna! Lei era qui...mi ha raccontato dei pupazzi di neve che facevate da piccole, e ha detto che lei ti guarda sempre...e che le manchi- disse quest'ultima frase facendo una leggera pausa, come se non avesse il coraggio di dirla.
Poi guardó gli occhi di ghiaccio della mamma, che si stavano riempiendo di lacrime e di incredulitá. Rimasero immobili e sirenziose per alcuno minuti che sembrarono ore, poi Elsa riprese in parte il controllo di se stessa:
- Kia, ora dormi, era un sogno- disse con la voce piú tranquilla che poteva fingere.
Non si sarebbe trattenuta a lungo.
Cominció a cantare una canzone alla figlia, che si riaddormentó in poco tempo.
Elsa stava per uscire dalla stanza, quando notó la finestra aperta nella camera. Soffiava un vento leggero, e alcune foglie autunnali si posarono sul davanzale. Il cielo era limpido, pieno di stelle. La lune della luna illuminava parzialmente la camera.
Una lacrima fredda scese silenziosa sulla guancia della regina, che uscí in fretta nel corridoio, chiudendosi la porta alle spalle.
E poi la vide.
Era ad una decina di metri da lei, che rideva. La sua risata cristallina risuonó nel corridoio, producendo un leggero eco. Elsa vide le sue trecce rosse, i suoi occhi verdi e brillanti. Era uguale all'ultima volta che l'aveva vista. Era come se il tempo, per la sorellina, si fosse fermato. Anna era morta dieci anni prima, ed Elsa ne era consapevole.
La maggiore rimase immobile fino a quando non si sentì chiamare per nome.
A quel punto cominció a correre verso di lei, verso quella eterna diciottenne, un po' pazza, che le aveva fatto passare i momenti più belli della sua vita. Corse, come se sapesse che tutto quello non sarebbe durato a lungo. E quando si abbracciarono, scoprì che quel vuoto insopportabile che aveva sempre sentito, era solo dolore tenuto dentro, e ora stava svanendo.
Scoppió in lacrime, mentre teneva stretta la sorella.
-Anna....mi sei mancata così tanto, torna, ti prego, ho bisogno di te!-.
Il fantasma di Anna la tenne ancora un po' stretta senza dire nulla, poi le parló dolcemente:
- Elsa, anche tu mi manchi ma...non ho quasi nessuna possibilitá di tornare indietro...-.
La regina sollevó lo sguardo, speranzosa.
Quindi, c'era almeno una possibilitá su mille?
Il suo sguardo parlava chiaro, o forse i fantasmi leggono il pensiero.
-Kia...lei é l'unica possibilitá che abbiamo. Lei mi ha sentito, ma non è riuscita a vedermi. Se lei riuscisse...io tornerei-.
Le parole dells minore risvegliarono in Elsa qualcosa.
-Te lo giuro, Anna, lei riuscirá a vederti. Non ti ho salvato tempo fa, ma ora lo faró-. Le sorelle stavano una davanti all'altra, tenendosi le mani, sorridenti fra le lacrime.
Era una promessa, e Elsa manteneva sempre le promesse.

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Capitolo 2
*** Elsa e Jacob ***


Elsa si sveglió di soprassalto nel suo letto.
Fuori era ancora buio. Guardó il vecchio orologio che c'era nella camera. Le quattro e quarantacinque.
Aveva il fiatone, come se avesse corso, ed era accaldata. Il suo cuore andava a mille, era stato solo un sogno?
Fece girare lo sguardo nella semioscuritá della stanza, si mise a sedere sul letto.
Cominció a respirare profondamente, mentre fissava la luna attraverso la porta a vetri che dava sul terrazzo della sua camera. Aveva ancora nella testa l'immagine di Anna, in piedi in quel corridoio, che rideva dolcemente, come se stessero giocando. E si ricordava di aver pianto.
Si portó una mano sul viso: aveva ancora le guance umide.
No, non era stato solo un sogno.
Si alzó in piedi e si mise una mano sulla pancia, appena visibile. Il suo sguardo era come ipnotizzato dalla luce della luna.
Jacob si era svegliato in quel momento, e la chiamó in un sussurro. Elsa si voltó, sorridendo debolmente. Lui la raggiunse.
-Perchè non dormi?- le chiese, mettendole un braccio intorno alla vita. Le posó un bacio leggero sulle labbra.
-Ho fatto un sogno- rispose lei. Non era affatto un sogno, ma non lo poteva spiegare a lui.
-Era un incubo? Stai piangendo-. Lei fece per rispondere, ma il marito le mise un dito davanti alla bocca, come per zittirla. I loro visi si avvicinarono.
Lei uní le mani dietro al suo collo, poi si alzó sulle punte dei piedi nudi per baciarlo.
Questa volta il bacio fu lungo.
Lui la strinse in un abbraccio, lei poggió la testa sulla spalla di lui.
-Ti amo- le sussurró lui all'orecchio.
La coppia era rischiarata  solo dalla pallida luce della luna, la luna che faceva compagnia ad Elsa tutte le notti che non riusciva ad addormentarsi. E dalle stelle. Ce n'erano a milioni, di quei puntini di luce. Tutte così simili eppure così infinitamente diverse fra loro, uniche, speciali.
Proprio come i fiocchi di neve.
-Anch'io- rispose Elsa e si fece guidare dal marito sulla terrazza, piena di foglie autunnali, quelle che scricchiolano sotto i piedi.
Lei si ricordó di quando era bambina e insieme ad Anna facevano delle lunghe passeggiate per i viali, era un autunno di 23 anni prima, e le foglie secche formavano un morbido tappeto sotto di loro, che faceva rumore ad ogni loro passo. E loro passavano interi pomeriggi così, era uno dei ricordi piú belli che la regina aveva di sua sorella.
Riprese a piangere.
Jacob non disse una parola, solo la tenne stretta fra le sue braccia, mentre gli unici suoni che si sentivano erano le foglie e i singhiozzi di Elsa.
Restarono interi minuti così, e piano piano le lacrime passarono, e si sedettero entrambi su una panca che si trovava lì fuori. Era ancora buio, ma stava per sorgere il sole.
Elsa era avvolta in una coperta, i capelli sciolti le ricadevano sulle spalle.
Lui continuava a tenerle un braccio intorno al corpo. Il respiro di Elsa si condensava, eppure non faceva molto freddo. Lei si decise a parlare:
-Anna...mi manca così tanto, Jacob. A volte vorrei solo tornare indietro, e poterla salvare, lei non doveva morire. Dovevo morire io al posto suo-.
Jacob la guardó negli occhi.
-Lo sai, lei è sempre insieme a te. Capisco che il tuo dolore ti renda difficile anche vivere, andare avanti ogni giorno, essere felice. E i sensi di colpa ti fanno pensare cose che in realtá non sono come pensi tu. Non hai colpe della morte di tua sorella-.
Le parole del marito furono accolte col silenzio. Il sole cominció a sorgere pochi minuti dopo.
-Tienimi stretta- disse lei. Lui la bació di nuovo, questa volta sulla guancia.
Era fredda come il ghiaccio.

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Capitolo 3
*** Sai mantenere un segreto? ***


Elsa fu svegliata dalla luce che irrompeva dalla porta a vetri del balcone. L'ultima cosa che ricordava erano lei e Jacob che guardavano sorgere il sole. Aveva ancora un po' di sonno, quindi rimase fra le coperte. Si chiese dove fosse lui, e cos'era successo quella notte. Jacob entró in quel momento, ma lei rimase immobile. Lui si avvicinó e si sedette sul letto accanto a lei. -Ciao- la salutó lui. Lei sorrise. Suo marito aveva trentacinque anni, era alto molto piú di lei. Aveva i capelli rossicci e sempre un po' scompigliati, il viso cosparso di lentiggini. E poi aveva quegli occhi blu scuro, che "erano wow", come diceva sempre lei. Lui era entrato come un raggio di sole quando la vita di Elsa sembrava essere sprofondata nell'oscuritá, e l'aveva salvata. Poi, era iniziato l'amore. -Stai meglio?- chiese lui, accarezzandole il viso. Lei come risposta avvicinó la sua mano ai suoi capelli e glieli sfioró, sulla superficie di essi si formó una leggera brina. Rise. -Secondo te?-. Lei si tiró su seduta, continuando a guardarlo in modo un po' furbetto. - Lo prendo come un sì- fece lui, divertito. Mentre sorgeva il sole, Elsa si era addormentata fra le sue braccia, allora lui l'aveva messa a letto, ma non era piú riuscito a prendere sonno. Lei lo abbracció sussurrandogli un "ti amo". A volte, assomigliava ad una bambina. Era la sua bambina. ********************************************************************************** Minuti dopo, la regina si decise ad alzarsi, anche perchè erano le dieci e avrebbe sicuramente avuto impegni durante la giornata. Jacob era giá andato a firmare alcuni fogli nel suo ufficio. Elsa aveva appena finito di truccarsi, quando sentì bussare alla porta, delicatamente. Tre battiti. Si aspettó quasi di sentire la voce di Anna, quando aveva piú o meno otto anni, che le chiedeva se voleva fare un pupazzo di neve. "Sì" pensó lei. "Voglio fare un pupazzo di neve insieme". Questo pensiero quasi involontario fece abbassare la temperatura di qualche grado. Bussarono di nuovo. -Mamma?- era Kia. -Posso entrare?-. La regina sorrise: -Certo, piccola-. Appena vide la figlia entrare corse ad abbracciarla. La piccola rise, poi tornó seria. -Mamma, ti ricordi di stanotte?-. Certo, che se lo ricordava. E si ricordava anche della promessa che aveva fatto. -Si- rispose solamente. -Com'è fatta Anna? Sentivo la sua voce, ma non riuscivo a vederla, forse si era nascosta. Ti assomiglia? E dov'è ora?- Le chiese Kia. -Ascolta- inizió Elsa -Ti racconteró una cosa, ma tu devi promettere che non ne parlerai mai a nessuno-. La bambina annuí. La regina inizió a parlarle di Anna, di cosa era successo dieci anni prima e del fantasma che le era apparso quella notte. La piccola seguiva tutto il discorso come se capisse perfettamente quello che la madre le stava dicendo. -Ti aiuteró a far tornare la zia- Kia mostró un sorriso un po' sdentato. -E tu, lo sai mantenere un segreto?- chiese infine. Questa volta fu Elsa ad annuire. La figlia alzó la mano destra davanti a lei, e la aprì. Un piccolo fiocco di neve ne uscì, e rimase sospeso per un po' in aria. La regina era rimasta stupita e senza parole. La bambina richiuse la mano. -Sono come te- disse, come se fosse la cosa piú naturale del mondo. ********************************************************************************** Elsa e Kia avevano deciso di mantenere segreto il potere della piccola, almeno per un po'. Per fortuna, lei aveva giá imparato a controllarlo, per questo non se ne era mai accorto nessuno. La giornata era passata in fretta per entrambe, fra studi e giochi per la bambina e trattative ed impegni per Elsa. Era giá mezzanotte. Madre e figlia erano insieme nella cameretta della bimba, sapevano quello che dovevano fare. La stanza era rischiarata dalla luce della luna e delle stelle. C'era qualcosa nell'aria, di diverso rispetto al solito. Entrambe sapevano cos'era, ed erano pronte. Sapevano chi dovevano aspettare.

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Capitolo 4
*** Neve ***


Elsa guardó per un po' la sua bambina seduta accanto a lei. Si sentiva tesa e non aveva detto una parola da quando era in quella stanza, quasi che l'aria che si respirava lì la soffocasse. Kia, al contrario, aveva un leggero sorriso sul volto, come succede quando ti viene in mente qualcosa di bello. Dondolava le gambe facendo battere leggermente i piedi sul legno del letto, mentre le scarpette facevano un rumore sordo. Continuava a far vagare lo sguardo dalla porta, per poi voltarsi alla finestra, dalla quale non si vedeva nulla se non un piccolo spicchio di luna. Aveva una luce strana negli occhi, come se sapesse perfettamente come comportarsi, come se l'avesse giá fatto altre milioni di volte. Elsa non staccava lo sguardo da lei, quasi affascinata dall'autocontrollo della piccola, chiedendosi a cosa stesse pensando in quel momento di assoluto silenzio. Quel battere ritmico delle scarpette di Kia entró presto nella testa della regina come un rumore assordante. Si inumidì le labbra diventate ormai secche e gelide, e strinse forte con le mani la coperta, che si tramutó in ghiaccio alcuni istanti dopo. Molló rapidamente la presa e tenne leggermente sollevate le mani, guardandole impaurita. Se avesse perso il controllo adesso, sarebbe stata la fine. Il gesto della regina fu notato da sua figlia, che ormai non sorrideva piú, e aveva smesso anche di muovere i piedi. Cercó gli occhi celesti di sua madre come per tranquillizzarla. -Mamma, stai bene?-. Elsa si sentì profondamente sollevata dal fatto che Kia avesse rotto quello strano silenzio, e allo stesso tempo la sua vocina dolce le ricordó inevitabilmente quella di Anna, e fece un grosso sforzo per trattenere le lacrime che le pizzicavano gli angoli degli occhi. Si prese tempo per rispondere. -No, Kia...non sto tanto bene- disse, pentendosi un attimo dopo di quello che aveva appena detto. La piccola non rispose, saltó delicatamente giú dal letto allontanandosi di qualche metro. Quando si voltó, aveva un grosso sorriso che le illuminava il volto e la mano destra nascosta dietro la schiena. Appena vide l'espressione interrogativa della regina, prontamente tiró fuori una palla di neve e la scaglió contro di lei, colpendole la spalla. Aspettó un contrattacco da parte sua, ma la bionda non reagiva, e per alcuni secondi la bimba ebbe il terrore di averla fatta infuriare, piuttosto di averla tirata su. Si dovette ricredere quando sollevó il braccio e fece nascere dalle sue dita un'altra palla di neve con la quale la colpì sul petto. La neve morbida si infranse sulla rossa che rise. La madre la imitó, e finalmente si alzó anche lei dal letto, pronta a continuare quella battaglia. La piccola battè la scarpa sul pavimento della sua stanza, e si formó una leggera lastra di ghiaccio. Raccolse un po' di neve che era apparsa per terra e la buttó scompostamente sull'altra, Elsa ricambió, ma sua figlia la schivó prontamente spostandosi leggera sul ghiaccio, mentre i capelli rossi si sporcavano di bianco, come la sua vestaglia. Le loro risate erano l'unico suono che si sentiva in tutto il palazzo, a parte un altro che si avvicinava sempre di più a loro. Kia fece volteggiare tra loro le manine, stavolta quello che creó assomigliava di piú a un grosso fiocco di neve. Lo liberò nell'aria, esplose e fece una piccola nevicata che andó ad imbiancare le loro guance. La bionda ammirava a bocca aperta quello che Kia aveva creato. La figlia la raggiunse e le avvolse la vita col braccino, infondendole uno strano calore. Si scambiarono un'occhiata piena d'affetto, prima che Elsa la prese in braccio e la fece sedere sul letto sopra di lei. Rimasero ancora abbracciate in silenzio, ma questa volta il silenzio non era qualcosa di brutto. Questa volta sostituiva tutte le parole che si sarebbero volute dire. Elsa sussultó quando sentì qualcosa di caldo posarsi sulla sua spalla. Ci mise un po' per capire cosa fosse. Giró leggermente la testa e i suoi occhi di ghiaccio si incontrarono con un altro paio verdi brillanti. -Anna- sussurró. Kia sentì quel nome e scese veloce dal letto, senza voltarsi. Si mise contro il muro, visibilmente spaventata. In fondo aveva otto anni, e i bambini di otto anni hanno paura dei fantasmi. -Mamma!- la sua voce tremava, mentre si stringeva fra loro le braccia. Elsa fece per andare da lei, ma la figlia la allontanó: -Non toccarmi, oppure succederá anche a te! Stammi lontana!- quasi urló. La regina non riusciva a capire, e cercó Anna nella speranza che lei potesse fare qualcosa. Quell'eterna diciottenne le andó accanto e le prese la mano, provocandole un brivido. Il vestito che indossava era sempre lo stesso, lo stesso con il quale si era congelata dieci anni prima e si era vaporizzata nell'aria. I capelli rossi erano ancora stretti in un paio di trecce che le ricadevano sulle spalle. Solo il viso era cambiato, prima sempre sorridente e allegro e adesso con un'espressione che Elsa non aveva mai visto su di lei. Mista fra la paura, la tristezza e la speranza. Tenne ancora più stretta la sua mano semitrasparente, e intanto si avvicinó a Kia, accarezzandole dolcemente i capelli, mentre lei era ancora girata contro la parete. Non si mosse da quella posizione, ma la madre non si diede per vinta. -Kia, non avere paura- disse Anna, abbozzando un leggero sorriso. Anche il sorriso era rimasto uguale, e la bionda sorrise anche lei solo guardandola. La bambina rilassó le braccia lungo il corpo, decidendo che forse valeva la pena di tentare. -Su, girati- fece Elsa, prendendo la sua manina fredda. La piccola non rispose. -Va tutto bene?- continuó la mamma, un po' preoccupata. Finalmente la bimba parló, e le sue parole entrarono nei cuori delle sorelle come una lama appuntita. -Ho caldo...non è mai successo prima...- fece una pausa per deglutire -E se mi giro e non la vedo? Non tornerá mai piú-. Anna ed Elsa si guardarono con lo stesso sguardo. Non ci avevano pensato a questa possibilitá, ma era un rischio che dovevano correre. O ora, o mai. Questa volta fu la sorella minore a parlare -Kia, ascoltami, io lo so che hai paura, ti capisco. Hai paura che non andrá tutto esattamente come gli altri si aspettano, e hai paura che questo potrá deluderli. Ma io e tua madre ti vorremo sempre bene, qualunque cosa accada- I suoi occhi verdi diventarono lucidi -Noi siamo la tua famiglia-. La bambina rimase ancora un po' immobile, mentre mille domande le passavano per la mente. Le era scesa una piccola lacrima giù per la guancia, che si era congelata sulla sua pelle. Era vero, pensó, se ci avesse provato forse la zia sarebbe tornata, o forse no. Ma se non avesse nemmeno tentato l'unica certezza che le sarebbe rimasta sarebbe stata quella che non avrebbe mai conosciuto la ragazza di cui la madre le aveva parlato, quella ragazza cosí simile a lei, coraggiosa e dolce. Raccolse tutta la forza che aveva in sè, mentre si girava lentamente verso le due sorelle...

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