Solo un atto di vero amore può sciogliere un cuore di ghiaccio... (parte 2)

di Parsy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** 10 ANNI DOPO ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


“Sta arrivando! Sta arrivando!”
Kristoff era agitatissimo. Correva da una parte all’altra in preda al panico. Anche io ero agitata, ma dovevo restare calma. Mia sorella stava partorendo ed io dovevo essere con lei. Corro fino a raggiungerla nella sua camera. Era già tutto pronto per il parto.
“Fammi entrare!” mi dice Kristoff con un tono quasi autoritario.
“No! Solo donne per il parto di mia sorella!”
“Elsa, se ti giri vedrai che in stanza c’è un uomo!”
“Kristoff, se guardi bene vedrai che quello è il dottore che assiste al parto! E poi ti farebbe bene non guardare, sei già agitato…”
“Certo che sono agitato: mia moglie sta per dare alla luce mio figlio…”
“…o figlia!” lo correggo con un piccolo sorriso.
“Vabbè è lo stesso! Tu non mi fai entrare e io non so che fare!”
“Fidati andrà tutto bene. In fondo è mia sorella. Aspetta fuori.”
“Ok Elsa.” Annuisce con un broncio sulle labbra.
È proprio testa dura mio cognato! Ma è così che piace ad Anna, e se piace a lei, piace a me. Entro nella stanza e chiudo la porta. In tutto siamo io, il dottore e la badante che ha cresciuto me e mia sorella. Tutto è pronto per il parto.
“Non lasciarmi Elsa!” mi chiede, per non dire implora, Anna.
“Certo che no sorellina…”
 
Due mesi. Sono passati due mesi da quando l’ho incontrata. Mi manca. Mi manca tanto. Calmoniglio è stato il primo ad accorgersi che sono diverso ultimamente: passo molto tempo da solo, a volte non dormo la notte e penso sempre. Dopo se ne è accorto Sandman, che lo ha detto a Dentolina, che lo ha detto a Nord. In poche parole, se hai un problema prima o poi tutti lo vengono a sapere e finiscono con il fare una riunione per cercare di aiutarti. A proposito è meglio se inizio ad andarci...
“SILENZIO IN AULA!” tuona Babbo Natale battendo il pugno sul tavolo. “Allora Jack, parlo io in rappresentanza di tutti noi: ultimamente sei strano: hai perso il tuo senso dell’umorismo, ti isoli e non ti concentri neanche nei tuoi doveri di guardiano. Per non parlare del fatto che circa 2 mesi fa sei scomparso per due giorni e nessuno ha mai saputo dove sei andato. Puoi darci delle spiegazioni? E se hai qualche problema, ti prego dillo. Noi siamo la tua famiglia ora.”
“Non ho niente da dire. E poi che vi interesse dove sono andato qui due giorni. Avevo bisogno di stopparmi un attimo e sono andato un po’ in giro. Ecco tutto!” ero arrabbiato del fatto che mi chiedevano dove fossi andato, ma volevo sembrare il più calmo possibile.
“Jack noi vogliamo solo aiutarti…” Calmoniglio non aveva mai parlato con tono più preoccupato.
“NON HO BISOGNO DI ESSERE AIUTATO!” la rabbia mi ha fatto preda e sono esploso in un grido che ha spaventato tutti, anche i folletti di Babbo. Mi sono alzato e sono andato via, correndo.
Improvvisamente mi ha raggiunto Dentolina che mi ha fermato semplicemente posandomi una mao sulla spalla.
“Forse io so quale è il tuo problema…” mi sussurra.
“Davvero?”
“Sì! Penso che in mezzo a questa storia ci stia una donna.”
“Co-come hai…”
“…fatto a capirlo? Semplice: sono l’unica donna in mezzo a tanti uomini, quindi so qualcosa sull’argomento. Ti va di parlarne!”

“Sì, forse mi farà bene… Si chiama Elsa ed è la regina di un regno chiamato Arendelle. Ha i capelli biondi e gli occhi azzurri e… padroneggia il ghiaccio...”
“Come te.”
“Esatto! Avevo sentito parlare di lei e volevo vederla; le ho detto che potevo aiutarla a controllare i suoi poteri, lei si è fidata e io subito dopo l’ho… baciata.”
“L’HAI BACIATA!” Dentolina era completamente scioccata “DOPO UN INCONTRO L’HAI GIA’ BACIATA!”
“Sì, e a lei è piaciuto. Poi me ne sono andato. Cosa devo fare?”
“Andare da lei e mantenere la tua promessa, mi sembra ovvio! Ora va a prepararti, penso che sia lunga la strada fino ad Arendelle. Ma prima di andartene passa a salutarci, così non stiamo in pensiero. Specialmente Calmoniglio: si è preoccupato tanto per te.”
“Ok, grazie mille fatina dei denti…”
 
“Una femmina! È una femmina!”
Eccola, mia nipote. Mia sorella piangeva lacrime di gioia mentre la puliscono e la sistemano sul letto. Il dottore mi porge la piccola avvolta in una coperta come un fagottino. È bellissima. Mi ricorda sua madre quando era piccola. Occhi azzurri come Anna e capelli (anche se pochi) biondi come il papà. Il colore della pelle era chiaro, ma non mancavano le guance rosse.
“Guarda Anna! Questa è tua figlia!”
Kristoff entrò di colpo quando sentì piangere la bambina e sfondò quasi la porta. Io la misi nelle braccia della madre e mi feci da parte. Kristoff si precipitò da Anna per vedere sua figlia. Una lacrima di gioia gli rigò il viso con un sorriso che mostrava tutti i denti.
“Lei è nostra figlia, Anna?”
“Sì, Kris! Lei è Azura, nostra figlia…”
Azura. Bellissimo nome per mia nipote. Loro, insieme, sono bellissimi. Una famiglia perfetta.
Kristoff si avvicina alle labbra di Anna per lasciarle un breve bacio. Un bacio pieno di gioia, affetto e amore… Un po’ come il mio avuto con Jack tempo prima. Jack, dove sei. Non si è più fatto vivo da quel giorno. Forse avrei dovuto cercarlo, ma Arendelle e mia sorella avevano bisogno di me. Non potevo abbandonare il regno e Anna diventata mamma. Ma avevo bisogno di vederlo…
Non avevo capito molto delle sue ultime parole:”Grazie Elsa: ci siamo resi più forti a vicenda!”
E poi perché aveva nominato “un atto di vero amore”? Era come se sapesse che io provavo già alcuni sentimenti per lui. Sin dal primo momento il suo viso mi era familiare. Eppure non lo avevo mai visto prima, ma soltanto sentito parlare da qualche leggenda popolare.
Ora basta pensare a qualcuno che non si è fatto più vedere! Ora devo solo concentrarmi su Arendelle, mia sorella e mia nipote, la piccola Azura…
 
“Ragazzi, ho intenzione di partire per un po’…”
Rimasero immobili tutti quanti, tranne Dentolina, come se avessi detto chissà che cosa…
“Sì ragazzi ho delle faccende in sospeso da sistemare. Se volete delle spiegazioni chiedete a Dentolina. Arrivederci! Tornerò presto!”
“Arrivederci Jack!” Calmonoglio fu l’unico a dirmi qualcosa.
Poi mi voltai e me ne andai, con il sacco in spalla.
Non mi ricordavo bene dove fosse questo posto chiamato Arendelle e non sapevo nemmeno se Elsa fosse ancora in quel castello, o se si ricordasse di me.
Dovevo tentare.
Per Lei…
Per Me…

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Corri Jack! Corri! Lei ti sta spettando! Non potevo fermarmi… Non potevo deluderla…
Sembrava un’eternità, correvo da ore, attraversavo paesi, ma non potevo fermarmi.
Non avrei voluto ammetterlo, ma ero esausto, completamente!
Nella mia mente balenavano ricordi, i momenti trascorsi con lei. Sono stati pochi attimi, ma quegli attimi non sono facili da dimenticare, come lei. E se mi avesse dimenticato? No, Jack! Lei non ti avrebbe dimenticato! L’ho visto solo una volta, ma è come se la conoscessi da sempre. LEI può capirmi! LEI può aiutarmi! LEI mi ha fatto sentire diverso! LEI è riuscita a sciogliere il cuore di ghiaccio dello spirito dell’inverno!
Eppure il suo viso mi era fin da subito così familiare. Perché?
Ho bisogno di risposte e solo facendomi coraggio posso averle. Devo solo andare dalla Regina delle Nevi…
                                                          
Anna è stanca e Kristoff le fa compagnia dormendo sula sedia accanto al letto. Sono bellissimi!
Quando entrambi sono stanchi sono io a tenere la piccola Azura. Mi piace tenerla tra le braccia. Mi ricorda quando Anna aveva paura, da piccola, e mi svegliava chiedendo conforto. Invece quando è mia sorella a tenerla tra le braccia mi ricorda mia madre, quando ci prendeva e ci cullava tra le sua braccia.
Azura è tranquilla, dolce , non piange quasi mai, ma quando non riesce a trattenersi e sono io a tenerla, la ripongo nella culla e poi con le mani modello dei piccoli blocchi di ghiaccio a forma di ballerine e li faccio danzare intorno a lei. Le piace molto e ride sempre quando faccio fare loro le acrobazie. A volte si addormenta guardandoli.
Cullo la piccola, ma ad un certo punto inizia a piangere.
“Dai, fai silenzio! Buona! Guarda le ballerine!” Niente da fare, non smette.
Ad un certo punto la porta della camera da letto si apre ed esce Kristoff. Fa uno sbadiglio e mi chiede:“E’ tutto ok? Se vuoi, facciamo cambio?”
“Non preoccuparti Kristoff. La cullo un po’ e si addormenterà. Tu puoi tornare da Anna e riposarti ancora un po’.”
“In realtà fra i due quella che dovrebbe riposare sei tu. Facciamo così: ora ci penso io ad Azura e tu vai nella tua stanza per una bella dormita. Ne hai bisogno. Anna ti direbbe la stessa cosa…”
“Ok, ma se hai qualche problema chiamami!”
Odio quando utilizza la frase “Anna ti direbbe la stessa cosa” per farmi fare ciò che lui vuole. Ma aveva ragione. Non avrei voluto ammetterlo, ma ero esausta, completamente!
Mi dirigo in camera. È notte fonda e il castello è deserto. Entro in stanza e mi affaccio alla finestra. È primavera da poco e la natura si risveglia. Mi piace guardarla di notte. Un soffio di vento gelido, però, mi sfiora il viso. È strano in primavera! Chiudo la finestra e le tende. Scopro il letto e mi ci metto sopra. Afferro le coperte e chiudo gli occhi, nella speranza di dormire.
 
È notte ormai. Una parte di me dice di riposarmi, l’altra di continuare. Trovo un grande albero in una piana e decido di fermarmi lì per la notte. Salgo su un ramo. La gente non dovrebbe vedermi, le foglie mi coprono bene. Non riesco ad addormentarmi. Giocherello un po’ con alcuni fiocchi di neve: li modello formando una ballerina che faccio danzare intorno all’albero. La faccio posare davanti a me e la modello un altro po’: allungo il vestito, raccolgo i capelli in una treccia posta sulla spalla sinistra e formo un lungo strascico che faccio partire dalle spalle fino a terra. Anche sotto forma di fantoccio di ghiaccio è uno splendore.
Poggio la testa sul tronco dell’albero sollevandomi il cappuccio per ammorbidire l’impatto.
La Luna splende nel cielo. Non ci sono le stelle. La Luna è l’unica fonte di luce. Voglio riposare, ma non ci riesco. Guardando verso l’alto mi chiedo se anche ad Arendelle la Luna è così luminosa.
La Luna a scelto me e gli altri guardiani. Forse ha scelto anche lei…
Chiudo gli occhi nella speranza di addormentarmi. È difficile trovarsi davanti un muro nero se fino a qualche secondo fa si stava ammirando la dolce luce lunare.
Buonanotte mondo! Buonanotte Elsa!
 
Non riesco a dormire. Mi giro e rigiro nel letto, ma senza una soluzione. Decido di fare due passi. Esco dalla stanza e mi dirigo fuori, nei giardini del palazzo. È tutto così calmo e silenzioso. È notte fonda e tutti dormono. Nel giardino c’è una panchina; mi siedo utilizzando il bracciolo come schienale e congiungo il petto con le gambe. Guardo in alto…
La Luna è più luminosa del solito stasera. Non ci sono stelle. Il cielo sarebbe buio se non fosse per Lei.
Mi domando se la Luna è così luminosa dovunque. Non ci avevo mai fatto caso, ma è bellissima. Da piccola la guardavo quando mi sentivo sola e volevo conforto. Sembrava che mi parlasse.
Ad un tratto una scintilla illumina il cielo: una stella cadente!
Esprimi un desiderio Elsa!
Jack dove sei?
 
Apro gli occhi per un momento; è impossibile dormire! Una stella cadente segna il cielo. È  strana!  È come se volesse dirmi qualcosa! È come se Elsa volesse dirmi qualcosa!
Buona notte Mia Regina!
Non temere, sto arrivando!
 
Buona note Jack!
Io ti aspetto!
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice.
Scusate il ritardo, ma avevo il computer fuori uso (Uffa!). Cercherò di fare uscire un capitolo a settimana,circa. Ringrazio coloro che hanno letto e che hanno recensito.
Salve Gente e Buona Lettura!
LadyParsy

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


“Buongiorno dormigliona!”
Una voce dolce e molto familiare irruppe la mattina nella mia camera da letto. Mi girai e tentai di aprire gli occhi.
“ANNA! Cosa ci fai qui?!”
“Ti sveglio... Mi sembra ovvio…”
“HO CAPITO CHE MI STAI SVEGLIANDO!”
“Allora perché gridi?”
“IO NON STO GRIDANDO!” mi bloccai immediatamente nel vedere Anna fare un sorrisetto compiaciuto affermando il mio torto.
“Scusa se ho gridato. Volevo semplicemente chiederti perché sei venuta a svegliarmi. Dovresti stare a letto e riposare…”
“Elsa ormai sono grande: non devi più dirmi cosa devo o non devo fare. Mi sento bene e volevo farti visita.”
“Sei proprio testarda lo sai!”
“Lo so. Elsa mi accompagneresti nella sala dei quadri per fare una passeggiata?”
“Certo, ma prima una bella colazione e vestiti puliti!”
“Sento odore di sorellona felice…” disse ridendo mostrando tutti i denti.
In effetti ero felice e stranamente… molto affamata!
 
Una specie di ronzio mi svegliò di colpo. Il sole era già alto: quanto avevo dormito?!
Il ronzio si trasformò in un battito d’ali. Ali piccoli e sottili, come se qualcuno volesse stuzzicarmi.
Mi girai di colpo. Niente. Mi alzai e scesi dal ramo abbassandomi il cappuccio.
Chi si prendeva gioco di me era alle mie spalle. Afferrai il bastone come se fosse una lancia e mi girai di colpo, per spaventarlo.
Fui sorpreso di vedere chi fosse l’essere che mi ha svegliato. Dente da Latte!
“Che ci fai qui?” lei mi fece un sorriso. Forse l’aveva mandata Dentolina, o forse era venuta da sola.
Si mise sulla mia spalla con i piedini nel cappuccio e le ali chiuse sulla sua piccola schiena. Era chiaro che volesse stare con me. Mi rimisi in marcia, correndo. Volevo arrivare presto.
 
“Possiamo andare ora?” quando Anna è impaziente si capisce subito.
“Aspetta! Devo ancora vestirmi.”
Presi il mio solito abito azzurro e quando lo poggiai sul letto, Anna lo rimise nell’armadio.
“Metti sempre lo stesso abito da quando lo hai fatto! Ora ti faccio vedere come dovrai vestirti!”
Mi mostrò un abito azzurro, poco più scuro di quello che utilizzavo di solito, con la scollatura a cuore, senza spalline, lungo e molto leggero. Sul corpetto era pieno di decorazioni fatte con brillantini. Andai a provarlo. Mi stava bene. Quando uscii mia sorella mi porse un copri spalla blu in pizzo e mi disse: “Visto che ti stanno bene anche gli altri vestiti! Comunque un giorno di shopping con me non te lo toglie nessuno!”
Sorelle minori: tutte uguali!
 
Faceva caldo. Non lo sopportavo. Più correvo, più il sole batteva forte. Dente da Latte si era rifugiata nel mio cappuccio, forse si era addormentata..
Io andavo avanti. Arrivai in un piccolo villaggio, molto familiare. Tutti erano indaffarati. Preparavano l’occorrente per una festa. Mi avvicinai per ascoltare quello che dicevano vicino ad un carro con dei fuochi d’artificio sopra.. “Devi portare questi fuochi ad Arendelle per i festeggiamenti della piccola principessina! Stai attento: la sorella della regina ha chiesto tanti fuochi per sua figlia!” disse un uomo al cocchiere.
Ne approfittai e salii sul carretto, cercando un posto tra i fuochi. Osservai il paesaggio. Ecco perché mi era familiare: ci ero già passato quando andai ad Arendelle la prima volta! Ero vicino al mio obbiettivo! Anche se mi aspetta molta strada da fare…
 
Ci avviammo nella sala dei quadri. Anna mi ha spesso detto che da bambina andava lì in cerca di giochi da fare. Arrivati iniziammo a vedere i quadri. Ci fermammo davanti a quello rappresentante i nostri genitori. Una lacrima segnò il viso di Anna. I miei occhi diventarono lucidi. Decisi di cambiare quadro. Mi fermai davanti ad uno che mostrava un villaggio in festa. Nostra madre ci raccontava spesso che quello rappresentava il villaggio dove sono cresciuti i suoi antenati. In piazza a festeggiare c’erano il fornaio, la tessitrice, molti bambini e poi c’era l’ava di nostra madre. La guardai: assomigliava molto sia a lei che a me ed Anna. Poi accanto c’erano i suoi frate…
 
Approfittai del viaggio in carro per riposare un po’. Dente da Latte si era spostata nella tasca davanti della felpa. Tentai di riposare, sapendo che stavo arrivando a destinazione…
 
Non è possibile! Non posso crederci… 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Non ricordo quante volte ho sognato in questa mia nuova vita. Questa è una di quelle volte…
 
Sognai mia sorella. L’ultima volta che la vidi aveva paura, paura di cadere nel ghiaccio e congelare. Io ero lì, davanti a lei. Lei era piccola e ingenua. “Fidati di me!” le dissi “Non aver paura!”. Presi un bastone e la spinsi via per salvarla.. Caddi io al suo posto.
E la Luna mi scelse…
Sognai mia sorella piangere. La sognai crescere, innamorarsi, sposarsi, diventare madre, invecchiare…
Morire.
 Sognai i suoi figli, i suoi nipoti, e via via sognai la sua stirpe. Uno dei suoi nipoti si innamorò della figlia di un Lord.. Si sposarono, alla fine, ed ebbero una bambina, una bella bambina, con la grazia di una principessa e il viso di mia sorella: aveva i suoi occhi i suoi capelli, i suoi lineamenti, la sua risata…
La bambina crebbe e si sposò con un re proveniente da una terra lontana di nome Arendelle…
 
Non è possibile! Non posso crederci…
 
Accanto l’ava di mia madre c’era un ragazzo. Ballava, come tutti gli altri. Rideva, come lei…
Un po’ si somigliavano e mia madre mi disse che quello era uno dei fratelli della sua antenata bambina.
Vestiva di marrone con un piccolo mantello legato al collo. La pelle era pallida, quasi trasparente. I capelli erano castani e gli occhi splendevano come stelle.
Non ero molto sicura del quadro che avevo davanti. Eppure lo avevo ammirato tante volte.
Da una parte non avevo dubbi. Era Jack! Ma come era possibile?
 
Ebbero due bambine. La maggiore con i capelli biondi e gli occhi color ghiaccio, la seconda con i capelli castani, quasi rossicci, e gli occhi azzurri, più scuri della primogenita.
 
Mi svegliai di colpo.
Non è possibile! Elsa?! Elsa è discendente di mia sorella. Ecco perché lei mi era così familiare! Ecco perché lei mi ha sempre ricordato mia sorella!
Ecco perché lei è come me…
Non posso crederci…
Rimasi a fissare il vuoto per un bel po’, fino a quando vidi Dente da Latte fuori dal tendone del carro con due mele rosse tra le braccia.. Buttò una sulle mie gambe e poi si sedette per mangiare l’altra..
Il sole stava sorgendo e con poca luce illuminò un castello.
Eravamo arrivati ad Arendelle…
 
“Anna, tu, per caso, ascoltavi nostra madre quando ci parlava di questi quadri?”
“Sì, a differenza tua!” mi fece una piccola linguaccia e io ricambiai con un’altra smorfia.
“Mi parli di questo quadro?”
“Rappresenta il villaggio in festa di una nostra antenata. Qui è presente tutta la sua famiglia: la figlia più piccola, il fratello e la sorella grandi e il fratello secondogenito…”
“Sai dirmi di più di lui?”
“Mi sembri strana… Comunque da quel che mi ricordo, lui scomparve in un lago di ghiaccio e morì. Poi non so più niente. Perché ti interessa così tanto?”
Finsi di non sentire. “Sono la tua sorellina. Ti conosco. Cosa mi stai nascondendo?”
“Anna… Io mi sono innamorata…”
Mia sorella esplose in un grido di gioia. “Lo sapevo! Lo sapevo! Ti avevo vista diversa ultimamente! È proprio vero, l’amore cambia tutti! SOLO UN ATTO DI VERO AMORE PUO’ SCIOGLERE UN CUORE DI GHIACCIO… senza offesa…”
Feci un segno di rassegnazione con la testa e ci sedemmo.
“Adesso vuoi spiegarmi cosa centra con il quadro?”
“Mi sono innamorata di Jack Frost! È venuto a farmi visita una volta ed è identico a quel ragazzo sul quadro. Anna mi segui? Forse è per questo che ho i miei poteri: sono sua discendente!”
Anna aveva gli occhi lucidi per l’emozione. Molto probabilmente si era fermata a qualche frase precedente, non capendo il resto, ma forse è meglio così…
“E quando vi siete incontrati l’ultima volta? Voglio sapere tutto! E non dirmi che devo andare a letto! Non ci torno!”
“Sono passati due mesi da quando ci siamo visti l’ultima volta e lui… mi ha baciata” Anna spalancò la bocca meravigliata e allo stesso tempo elettrizzata “So che tornerà presto e ti racconterò tutto bene mentre andiamo a fare shopping. Ti piace l’idea?”
“Tu che vuoi fare shopping!?! TU!?! È proprio vero che l’amore fa cambiare le persone…”
 
 
Devo avere risposte. Anzi... le necessito!
E ora le avrò!

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


La città era in festa, tutti gli abitanti per le strade e un invitante profumo di pane appena sfornato era nei polmoni di tutti. Dente da Latte si massaggiava lo stomaco e annusava continuamente gli odori provenienti dalle botteghe della città con la bocca aperta. Il carro si diresse verso le grandi porte della città. Appena superate scendemmo dal carro. La piccola fatina si nascose nel mio cappuccio per evitare di essere vista, io invece volevo essere visto, ma non potevo presentarmi con una felpa, un pantalone, un “pezzo di legno” in mano e senza scarpe.
Approfittai della mia invisibilità per “prendere in prestito” una camicia azzurra accompagnata da un gilet blu, un paio di pantaloni neri e scarpe blu notte. La mia piccola amica si rifugiò nella tasca del pantalone, il bastone invece dovevo tenerlo in mano. Ora ero pronto per uscire allo scoperto…
 
Le botteghe erano brulicanti di persone, anche provenienti da paesi lontani. Anna ed io approfittammo del servizio Baby-sitting di Kristoff  (mi sembra normale visto che è il padre!) e ci concedemmo un po’ di tempo da sorelle.
“Allora mi vuoi descrivere questo tipo!”
“Jack! Si chiama Jack!”
“Dai per favore!”
“Ha i capelli color argento, gli occhi più celesti del ghiaccio e…”
“Regina Elsa non ti starai mica facendo l’auto descrizione?!” Olaf sbucò dal nulla sulla groppa di Sven tutto pettinato con addosso la sella reale.
“CIAO OLAF!” gridò Anna “Mi dai un caldo abbraccio?”
Olaf scese dalla sella della renna, andò incontro ad Anna e la abbraccio forte.
“Vuoi favorire anche tu Elsa?”
“Io vorrei trovare qualche vestito nuovo se lasciate mia sorella!”
Anna si staccò dal pupazzo di neve e salutammo i due per dirigerci al negozio di vestiti di fiducia.
Pesò Anna a trovarmi il vestito: un lungo abito elegante bianco cosparso di fiori ricamati con al centro perline lucenti; il corpetto splendeva di perline argentate, facendo contrasto con le semplici maniche di tessuto leggero che finivano all’altezza del gomito, lasciando le spalle scoperte; lo strascico in pizzo era quasi trasparente e cadeva dalle maniche fino al pavimento; le scarpe abbinate erano semplici e color ghiaccio con disegni irregolari su tutti i lati. Infine mi scelse un fermaglio per legare i capelli con la tipica pettinatura di nostra madre, anche quello color ghiaccio.
“Adesso sembri una vera regina!”
Non sapevo che dire. Mi sentivo bella, mi sentivo come nostra madre, mi sentivo elegante. Mi sentivo una regina, una vera regina.
 
Girai tra le bancarelle quando feci uno strano incontro…
Correvo tra la folla. I piedi mi facevano male. Mi guardai in giro e ripresi a correre. Non guardavo neanche chi avevo davanti perciò… BOOM… andai a sbattere contro un cavallo… no, una renna… una renna reale con sopra un… PUPAZZO DI NEVE!
“Ti sei perso amico?” non solo il pupazzo di neve parlava, ma sopravviveva al caldo. Forse per via della nuvoletta che nevicava SOLO su di lui.
“No no, tutto bene. Ma tu come…”
“…faccio a non sciogliermi e a parlare? Deduco che tu sia uno straniero? E stata la regina Elsa a crearmi e a fare in modo di non farmi sciogliere”. Quella ragazza continua a stupirmi.
“La regina? Sai dove posso trovarla pupazzo di neve?”
“Mi chiamo Olaf! E tu?”
“Jack, mi chiamo Jack!”
“Se procedi dritto per quella strada entrerai in una via piena di negozi di vestiti. La regina e sua sorella erano dirette in quella via.”
“Grazie pupaz… Olaf!”
Corsi nella direzione che mi indicò ed era piena di persone. Guardai in tutti i negozi, quando vidi una ragazza dai capelli rossicci raccolti in due trecce e un mantello con sopra lo stemma reale.
Anna! Entrai nel negozio e la vidi. Era con un vestito bianco in mano e addosso aveva un vestito azzurro, più scuro di quello con la quale la incontrai. La treccia che le cadeva sulla spalla aveva piccoli frammenti di ghiaccio che le facevano splendere i capelli alla luce. Era di spalle e non mi aveva ancora visto.
“Elsa!” la chiamai. Lei si fermò per un momento e poi si girò.
“Jack!” sussurrò.
Mi venne incontro con gli occhi lucidi. Voleva piangere. E anche io.
“Pensavo che tu ti fossi scordato di me!” mi disse con un filo di voce.
“Non avrei mai potuto…”
 
Jack…
È qui, per me…
 
 
 
Note dell’autrice
La storia è quasi finita e spero di non avervi deluso.
Se volete mettete “Mi Piace alla mia pagina Fb dove presto nasceranno concorsi, gadgets, alcune anteprime dei miei scritti (presto pubblicherò una storia su ISDA e una su Twilight) e tanto altro…
Grazie a chi ha letto e recensito,
LadyParsy
 
https://www.facebook.com/LadyParsyMultifandom?ref_type=bookmark

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Le presi il viso fra le mani e avvicinai le sue labbra alle mie. La baciai con passione e lei sembrava apprezzare. Avevo gli occhi chiusi e suppongo anche lei. Elsa portò le sue mani sulla mia testa, fino a spettinarmi i capelli.
È stato così che le mie labbra di ghiaccio hanno incontrato di nuovo le labbra di rosa, calde e sottili. “Non voglio che finisca” pensavo “Voglio che duri per sempre!”
 
È stato piacevole incontrare di nuovo le sue labbra gelide. Proprio come la prima volta. Avevo gli occhi chiusi e penso li avesse anche lui. Jack non lasciò per un secondo le mani dalle mie, fino a quando…
“LO SAPEVO! LO SAPEVOOOOOOOOOO! Elsa io te l’ho sempre detto! Il vero amore! È OPERA DEL VERO AMOREEEEEEEEE!”
Anna fece in modo di farci staccare l’uno dall’altra. Inizialmente io e Jack ci guardammo negli occhi: gli presi il volto fra le mani e lui mi afferrò in vita.
Dopo mi rivolsi a mia sorella:“Anna se sei tanto fan del vero amore, perché hai fatto in modo di staccarci?” le feci un sorrisetto.
“Scusami sorellona, ma… ABBIAMO UNA FESTA DA ORGANIZZARE, DOBBIAMO VESTIRCI E PREPARARCI, PERCHE’ OGGI MOSTREREMO A TUTTA ARENDELLE LA PICCOLA AZURA! Non era per darti fretta. Chiaramente anche il signorino è invitato. Detto ciò… dirigiamoci al castello!”
 
Il castello era decorato con fiori di colore rosa di ogni tipo. Tutti erano in fase di preparazione, anche Olaf sulla renna.. Ha dirigere i lavori c’era un uomo dai capelli biondi, vestito in maniera elegante e che aveva in braccio una bambina in un tenero fagottino bianco.
Anna gli gridò:”KRISTOFF SIAMO TORNATE!”
L’uomo che si chiamava Kristoff si girò verso di lei e le venne in contro, per poi darle un lieve, ma dolce, bacio sulle labbra..
“E lui chi è?” disse rivolgendosi a me.
“Lui è Jack, il fidanzato di Elsa, ovvero tuo futuro cognato.”
“Anna…” le disse Elsa con tono quasi severo.
“Non dirmi che non vi sposerete!?!”
Mi voltai verso di Elsa e lei cambiò la sua espressione da arrabbiata a imbarazzata. Le guance pallide diventarono rosse e rimase per un po’ in silenzio. Poi aprì le labbra per dire: “Anna,per favore… Abbiamo ospiti…”
“Non preoccuparti Elsa, non è successo niente.” Anche se quello che aveva detto Anna non mi dispiaceva affatto.
Non ho potuto fare a meno di inarcare il labbro in un sorriso, pensando a quell’affermazione.
“Ad ogni modo, ora io ed Elsa ci andiamo a cambiare. Tu Kris mostra a Jack una stanza ed abiti puliti adatti a lui. Dammi la bambina e va a prepararti anche tu.”.
Kristoff mi condusse verso una stanza: le pareti erano bianco neve, le lenzuola del letto azzurre, il comodino e l’armadio il legno chiaro.
“Nell’armadio ci sono alcuni abiti da cerimonia, dovrebbero essere della tua taglia. Scusa ma ora devo andare a controllare gli ultimi preparativi.”
“Grazie e buon procedimento.”
Aveva già l’abito addosso quando arrivammo al castello: un completo nero, una casacca bianca con ricami non molto elaborati e un cerchietto d’oro sulla testa, tipo corona, con pietre rosse incastonate intorno.
Mi dirigo verso l’armadio. Ci sono una quindicina di abiti da cerimonia. Ne scelgo uno classico: camicia e pantaloni bianchi, giacca lunga azzurra con bottoni e rifiniture color oro e stivali neri. Prendo tutto dall’armadio mi dirigo verso il bagno per rinfrescarmi un po’.
 
Indossai l’abito bianco precedentemente provato, mi sistemai i capelli con il fermaglio di nostra madre e preparai lo scettro reale da cerimonia.
Azura indossava già un vestitino bianco, decorato con merletti dai motivi floreali sparsi su tutto il completino e sulla testa un fermaglietto bianco con sopra una stellina. Era tranquilla nella culla e giocava con la ballerina di ghiaccio.
Anna sbucò dalla cabina armadio. Indossava un abito con le spalline scese sulla spalla che raggiungevano il gomito, il tessuto leggero le cadeva perfettamente sul corpo, la gonna era leggermente gonfiata e le scarpe erano blu notte. Il corpetto era semplice, ma più guardavi verso il basso, più apparivano gradatamente disegni irregolari, fino ad arrivare alla fine della gonna completamente coperta di motivi decorativi. Il colore del vestito seguiva l’andamento delle decorazioni e passava gradatamente dal celeste del corpetto al blu scuro della gonna. I capelli lisci erano legati in una semplice coda laterale e sulla testa aveva un cerchietto con pietre rosse incastonate, come Kristoff. Era splendida.
“Anna io… non ho parole… sei bellissima!”
“Mai quanto te Elsa! Ora andiamo, dobbiamo presentare Azura al popolo!”
Mi diressi sul balcone che dava sulla piazza di Arendelle. Anna e Kristoff erano alla mia destra e Azura era tra le mia braccia. Riuscivo a vedere Jack tra la folla con un abito da cerimonia che gli calzava a pennello.
“Popolo di Arendelle, io Elsa, in qualità di regina, presento a tutti voi la figlia dei vostri principi e principessa, la piccola principessina Azura.” Anna e Kristoff presero la bambina per farla vedere meglio al popolo, che rispose con un grande applauso.
Le fasta fu perfetta. C’era la musica, il buffet, gli invitati… Tutti erano a loro agio, tranne Jack che sembrava nervoso. Volevo parlargli, ma Anna mi chiamò per aiutarla a gestire i regali per la nascita.
Jack mi si avvicinò e io dovetti fargli subito una domanda: “Jack, forse ti sembrerà strano, ma io temo che noi…”
 
“…siamo parenti?” non so come l’abbia capito, ma dovevo risponderle. “In realtà penso che lo siamo dato che discendi da mia sorella.. Ma  vedi, ci sono varie generazioni di differenza, e poi da quando sono lo spirito dell’inverno i guardiano sono la mia famiglia, come fratelli e sorelle. Perciò dubito che noi due possiamo definirci parenti.” Vidi il sollievo nei suoi occhi. Mi allontanai. Dovevo fare una cosa…
 
Tutto procedeva tranquillamente, fino a quando Jack chiamò l’attenzione a sé.
“Scusate gente! Il mio nome è Jack Frost e devo dire una cosa alla vostra regina, ma voglio che tutti voi ascoltiate.” Una fatina portò a Jack un bastone di legno con la punta curva.
Jack sbattè il bastone per terra e subito una marea di scintille glaciali circondarono la sala. Sopra di lui si plasmò un fiocco di neve, più grande degli altri.
“Elsa questo rappresenta i miei poteri, la mia forza. Rappresenta me.” Rinchiuse il fiocco fra le mani “Io lo offro a te” le riaprì e al posto del fiocco apparve un anello di oro bianco con una gemma azurrina. “Elsa, donandoti questo io mi consegno a te, i miei poteri sono tuoi, lo spirito dell’inverno è tuo. Se accetti questo anello io sarò tuo, fino a quando lo vorrai, per sempre.”
 
“Elsa vuoi sposarmi?”mi misi in ginocchio porgendole l’anello.
 
Non potevo crederci. Mia sorella si avvicinò al mio orecchio, dicendomi: “E’ giunta l’ora di dire una follia!” poi si fece da parte.
Io mi chinai all’altezza di Jack, racchiusi le sue mani nelle mie e a pochi centimetri di distanza dalle sue labbra dissi: “SI!”
 
TO BE CONTINUED…

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Capitolo 7
*** 10 ANNI DOPO ***


ATTENZIONE: questo capitolo, a differenza di tutti gli altri, è scritto in terza persona per quanto riguarda entrambi i protagonisti. Buona lettura!
 
“Mamma! Papà! Guardate cosa ho fatto!” la piccola Maia era entusiasta della ballerina di ghiaccio che era riuscita a far danzare da sola.
Per avere solo otto anni, aveva imparato bene ad usare i suoi poteri e Elsa e Jack erano entusiasti.
“Bravissima Maia!” Elsa sapeva essere una madre gentile ed affettuosa. “Fallo vedere a papà.”
Maia corse verso il padre per fargli vedere la sua piccola creazione. Jack stava parlando con Nord per discutere dell’arrivo annuale dell’inverno.
“Papà guarda!” disse Maia felicissima.
“Sei stata bravissima tesoro” rispose il papà “Stai diventando più brava di me e della mamma!”
“Nessuno è più bravo di te e della mamma! Quando torneremo ad Arendelle voglio far vedere quello che ho fatto agli zii e ad Azura.”
La famiglia reale Frost si era recata al Polo Nord per lavoro del padre, ma solitamente le riunioni più importanti si tenevano nella sala grande di Arendelle. Per questo il castello era stato avvolto da una sfera protettiva, la quale manteneva e mantiene tutti coloro che abitano all’interno eternamente giovani, ad eccezione delle principessine Maia e Azura che sarebbero cresciute fino alla maggiore età.
“Non preoccuparti Maia. Vai a mettere le valigie sulla slitta che Nord ci darà un passaggio ad Arendelle.”
“Subito papà!”
La slitta era già pronta per la partenza e appena la famiglia reale salì a bordo, Nord partì verso Arendelle.
Anna, Kristoff e Azura stavano attendendo da circa trenta minuti il loro arrivo.
Azura e Maia si somigliavano moltissimo: entrambe avevano ereditato i lineamenti della nonna, Azura aveva i capelli biondi, ma più scuri rispetto al colore di nascita, Maia invece li aveva color argento, perfetti per i suoi occhi color ghiaccio.
 Azura preferiva portare i capelli sciolti o con una coda di cavallo, Maia invece preferiva lo chignon, oppure si divertiva a farsi fare una treccia dalla mamma.
“Mamma guarda! Arrivano Zia Elsa, Zio Jack e Maia!”
Anna era sempre stata una madre affettuosa e Kristoff un padre premuroso.
Così come Elsa era stata con Anna nel momento del parto, anche lei non ha abbandonato la sorella maggiore in uno dei giorni più belli della sua vita.
Elsa e Jack si sposarono circa un mese dopo la proposta di matrimonio e dopo due anni ebbero Maia.
Olaf e Sven si divertivano molto a giocare con loro, tanto che le due bambine si divertivano a chiamarli “zietti”.
Jack si era trasferito ad Arendelle e per questo motivo molte volte ricevevano visite da parte di altre creature leggendarie, specialmente da Dentolina, che altre a raccogliere i denti delle bambine, si divertiva a giocare con loro.
Elsa fece in modo che sia lei e Jack, sia Anna e Kristoff, fossero sovrani della città, perciò fece posizionare altri due troni nel salone del castello. Per le loro figlie erano stati costruiti apposta due coroncine e due piccoli troni.
Arendelle non era mai stata più bella e splendente di così: con la positività contagiosa di Anna e la forza di Elsa, quella città è diventata un bel posto in cui vivere.
Un posto dove chiunque sarebbe voluto restare.
 
Angolo dell’autrice: la storia è finita e spero di non avervi deluso troppo. Quest’ultimo capitolo è nato solo per spiegare alcune cose lasciate incomplete nell’ultimo e che spero si siano capite. Detto ciò vi lascio e se vorrete ci rivediamo alla mia prossima storia. Arrivederci e se vi va mettete un like alla mia pagina FB.
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Buona giornata,
LadyParsy

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